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I termini in rosso sono spiegati nel GLOSSARIO
INDICE •Definizione •Il mondo classico •Le botteghe medievali •L’età moderna •Tra ‘800 e ‘900 •Le camere di commercio •I negozi del FAI
I titoli di color arancio sono focus sui Beni del FAI
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IL COMMERCIO: DEFINIZIONE
Per commercio si intende l’acquisto o la vendita di beni (che possono essere beni di consumo, mobili, immobili o servizi) in cambio di altri beni (baratto) o di moneta.
Mercato di Piazza Campo dei Fiori a Roma, dal Quattrocento sede di un’intensa attività commerciale.
Sin dall’antichità, con l’affermarsi di un modello di vita stabile legato all’agricoltura, i traffici commerciali si svolsero in luoghi particolari, il più delle volte tutelati da specifiche divinità; questi luoghi erano scelti per la loro vicinanza a strade, corsi d’acqua, snodi di passaggio, edifici di culto e spesso si trovavano in aree pianeggianti, dove era agevole organizzare l’esposizione e la vendita delle merci.
IL MONDO CLASSICO
Nella Grecia classica inizialmente le attività commerciali trovarono posto nell’agorà accanto ai templi e agli edifici pubblici: ben presto però l’esigenza di distinguere l’attività civile-religiosa da quella economico-commerciale portò alla netta separazione degli spazi, per cui l’agorà si divise in due parti. L’agorà di Atene del II secolo a.C. era divisa in due zone: la parte ovest destinata alla funzione politico-religiosa, comunicante mediante angusti passaggi con la zona posta a est e a sud, riservata alle attività commerciali e mercantili, direttamente collegata con le principali vie di comunicazione.
IL MONDO CLASSICO Nel mondo romano il forum seguì un’evoluzione analoga a quella dell’agorà greca: nel periodo repubblicano, infatti, il foro ospitava un gran numero di botteghe (tabernae) ma, con il crescere della potenza di Roma, divenne spazio esclusivo dell’attività politica. Le tabernae lasciarono quindi il posto ai monumenti dell’età imperiale e vennero dislocate in altri luoghi della città, differenziati secondo la merce venduta: forum vinarium, piscatorium, olitorium… Curiosità: la spesa non era mai fatta dalle matrone romane, che raramente uscivano di casa, ma dagli uomini o dalle schiave. I mercati potevano essere all’aperto o al coperto e non mancavano le botteghe affacciate sulle strade e i venditori ambulanti. Tempio rotondo del Foro Boario (o bovario, destinato cioè al commercio di buoi e altri tipi di carne), situato vicino al Tevere così da favorire lo scambio di merci.
LE BOTTEGHE MEDIEVALI Nel Medioevo, dall’anno Mille in poi, il commercio riacquistò vigore dopo una fase di stallo e i mercanti ricominciarono a praticare le loro attività soprattutto al di fuori delle mura cittadine, dando vita ai sobborghi, veri centri di scambio. In città tuttavia non mancavano le botteghe, spesso a conduzione familiare, poste al piano terreno delle abitazioni. La tendenza degli artigiani a riunirsi in corporazioni portò al raggruppamento delle botteghe per tipologia di merce venduta, tanto da creare strade o quartieri commercialmente specializzati.
VIA OREFICI
VIA CAPPELLARI
VIA SPADARI
VIA ARMORARI
Alcuni nomi di vie del centro di Milano che ricordano le antiche botteghe artigiane presenti.
L’ETA’ MODERNA Con il crescere della potenza delle classi mercantili si affermò in Italia la volontà di dare maggiore importanza ai luoghi deputati alle attività commerciali. Nel Rinascimento nacque così la concezione del mercato come edificio stabile e definito: una grande loggia destinata ad accogliere al coperto i singoli posti di vendita. Le città commerciali si arricchirono inoltre di magazzini e fondaci utilizzati come deposito delle merci.
Loggia del mercato nuovo a Firenze
Fondaco dei Turchi a Venezia
TRA OTTOCENTO E NOVECENTO Nell’Ottocento la rivoluzione industriale, l’avvento al potere della borghesia, lo sviluppo dell’economia capitalista e l’aumento della popolazione urbana cambiarono il volto delle città, all’interno delle quali si evidenziò l’esigenza di disporre di strutture commerciali più moderne, dove fosse possibile immagazzinare e smerciare grandi quantità di prodotti, non più solo di prima necessità, ma anche di lusso: da questi presupposti nacquero le strade commerciali costeggiate da negozi, i vasti mercati coperti e i grandi magazzini.
Le fabbriche
Carta da parati disegnata nel 1862 da William Morris, fondatore del Movimento delle arti e dei mestieri (Arts and Craft). Il Movimento nacque in Inghilterra con l’obiettivo di recuperare e valorizzare il lavoro artigianale in contrapposizione alla produzione seriale di bassa qualità delle industrie. I prodotti del Movimento erano esposti annualmente nella New Gallery di Londra.
TRA OTTOCENTO E NOVECENTO Allo sviluppo delle nuove tipologie edilizie legate al commercio concorsero le tecniche costruttive sperimentate a partire dal secolo XIX: le ossature portanti, di ghisa prima, d’acciaio e di cemento armato poi, consentirono l’ampliamento delle vetrine, che vennero ad occupare quasi interamente il fronte stradale. Parallelamente si andò sviluppando la tipologia del grande magazzino, concepito come un bazar orientale, cioè un grande emporio provvisto di ogni tipo di merce con ampia possibilità di scelta, antesignano dei più recenti supermercati e centri commerciali.
I primi grandi magazzini italiani furono aperti a Milano (La Rinascente, come fu ribattezzata da Gabriele D’Annunzio nel 1917, fondata dai fratelli Ferdinando e Luigi Bocconi nel 1865) e a Napoli (Grandi Magazzini Italiani di Emidio e Alfonso Mele, inaugurati nel 1889), entrambi pensati sull’esempio del francese Le bon Marchè (“il buon affare”).
LE CAMERE DI COMMERCIO Oggi un punto di riferimento importante per tutte le attività commerciali italiane sono le Camere di commercio, che operano sia nel panorama nazionale che in quello internazionale. Le Camere sono al centro di una fitta rete di organismi che lavorano con istituzioni, enti e associazioni, garantendo servizi, strategie di sviluppo e progetti.
Alcune cifre della rete italiana del sistema delle Camere di commercio (www.camcom.gov.it ): 105 Camere di commercio, 1 Unione italiana, 19 Unioni regionali, 146 sedi distaccate per l’erogazione di servizi sul territorio, 74 Camere di commercio italiane all’estero. Sede della Camera di Commercio di Napoli: l’istituzione venne fondata da Giuseppe Bonaparte nel 1809, ma il palazzo risale al 1897.
I NEGOZI DEL FAI Nel 2013, tra i 24 Beni del FAI salvati, restaurati e aperti al pubblico figurano anche tre negozi, di cui due ancora in attività (l’Antica edicola dei giornali a Mantova, l’Antica barberia Giacalone a Genova) e uno trasformato in sede museale (Negozio Olivetti a Venezia).
Antica edicola dei giornali Mantova
Antica barberia Giacalone Genova
Negozio Olivetti Venezia
ANTICA EDICOLA DEI GIORNALI, MANTOVA
Risalente al 1882, l’Antica edicola dei giornali è realizzata in ferro battuto, lamiera, legno e vetro e poggia su un basamento in muratura a pianta ottagonale. La struttura presenta delle bifore in stile neogotico e la copertura culmina in un pinnacolo di metallo sbalzato. Pinnacolo in metallo
Bifora in stile neogotico
Base e struttura ottagonale
ANTICA EDICOLA DEI GIORNALI, MANTOVA Inizialmente il proprietario dell’edicola, Ulisse Sicola, ottenne il permesso di collocare la struttura nella centralissima piazza Sant’Andrea, vicino alla chiesa progettata da Leon Battista Alberti nel 1472. Qualche decennio dopo, nel 1925, Sicola venne esortato a trasferire l’edicola in piazza Canossa, dove tuttora è collocata, “per non interferire con la trionfale Basilica Albertiana”.
Basilica di Sant’Andrea (a sinistra) e Piazza Canossa (sopra) a Mantova.
ANTICA EDICOLA DEI GIORNALI, MANTOVA Dopo aver ottenuto il vincolo per la sua tutela dalla Soprintendenza per i beni storici e artistici, nel 1992 la Delegazione FAI di Mantova ha acquistato l’edicola, che versava in un forte stato di degrado e abbandono, per restituirle, grazie a un accurato restauro, la funzione originaria.
L’edicola ottocentesca prima e dopo i restauri condotti dal FAI.
BOTTEGA STORICA DI BARBIERE, GENOVA Situata in vico dei Caprettari, tipico caruggio del centro storico di Genova, la piccola barberia è uno dei più antichi negozi del capoluogo ligure. Ampia soltanto 10 metri quadri, la bottega fu aperta dal barbiere Giacalone nel 1882. Nel 1922 il figlio Italo rinnovò l’arredamento interno secondo le tendenze dell’Art Déco. Per Art Déco, il cui nome deriva dall’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, tenutasi a Parigi nel 1925, si intende il gusto della società borghese del primo dopoguerra. Questo stile presenta caratteri decorativi geometrici, composizioni ritmiche e simmetriche e una forte attenzione alla scelta dei materiali, spesso pregiati.
BOTTEGA STORICA DI BARBIERE, GENOVA
La bottega appartenne ai Giacalone fino al 1992, anno in cui, alla morte del barbiere, venne acquistata dalla Delegazione FAI di Genova. Dopo averla restaurata e riaperta al pubblico, il FAI ne ha affidato la conduzione a un barbiere genovese di antica tradizione, che svolge quotidianamente il servizio di barberia.
BOTTEGA STORICA DI BARBIERE, GENOVA
La bottega è ricchissima di elementi decorativi policromi: uno scenografico gioco di lampade e vetri colorati si contrappone allo sfondo di tradizionali piastrelle bianche, che si riflettono e si moltiplicano sugli specchi che circondano lo spazio.
NEGOZIO OLIVETTI, VENEZIA
Il Negozio Olivetti venne progettato da Carlo Scarpa nel 1957-58 su incarico di Adriano Olivetti, che desiderava realizzare un moderno showroom in piazza san Marco a Venezia per esporre le macchine da scrivere e da calcolo prodotte dalla celebre azienda di Ivrea. Chiuso nel 1997 e temporaneamente trasformato in una rivendita di prodotti per turisti, nel 2011 il negozio è stato dato in concessione al FAI da Assicurazioni Generali, proprietaria dell'immobile, perché fosse restaurato e aperto al pubblico.
Le fabbriche Carlo Scarpa (Venezia 1906 – Sendai, Giappone, 1978) fu un importante architetto e designer italiano, che si dedicò prevalentemente all’allestimento di mostre, al restauro di complessi monumentali, alla realizzazione di negozi e abitazioni private. Dal 1933 al 1947 fu consulente artistico della vetreria Venini di Murano, dove acquisì l’amore per i materiali, i dettagli e le decorazioni, tipico di tutte le sue opere.
NEGOZIO OLIVETTI, VENEZIA Il negozio è caratterizzato da una brillante articolazione dello spazio, lungo e stretto (21 metri di lunghezza per 5 di larghezza) e suddiviso in due piani più un ammezzato molto basso. Il fulcro dell’ambiente è la straordinaria scala centrale quasi sospesa nel vuoto, che si contrappone all’altro punto focale, la scultura Nudo al sole (1956) di Alberto Viani, opera che l’architetto Scarpa ha collocato sopra una base in marmo nero del Belgio, coperta da un velo d’acqua in continuo leggero movimento.
NEGOZIO OLIVETTI, VENEZIA Una grande varietà di materiali sono stati accuratamente scelti dall’architetto per rendere più prezioso l’ambiente: tra i legni ci sono il palissandro e il teak africano, le pareti sono in stucco veneziano con luci fluorescenti protette da lastre di vetro satinato. Il pavimento è ornato da un mosaico in tessere di vetro di dimensioni e colori diversi a seconda delle zone del negozio: l’area d’ingresso è rossa, la parte centrale bianco-grigia, la zona di accesso laterale è blu, mentre quella del retro è gialla.
NEGOZIO OLIVETTI, VENEZIA Grazie alla recente donazione al FAI da parte di Olivetti di un gruppo di macchine da scrivere e da calcolo storiche, il negozio ripresenta l’originale esposizione di prodotti degli anni Cinquanta/Sessanta. Tra i modelli presenti, è da segnalare la celebre macchina da scrivere portatile Lettera 22, che è stata anche esposta al MOMA di New York, insieme alla Lexikon 80 e alla calcolatrice scrivente Divisumma 24, tutte opere del designer emiliano Marcello Nizzoli.