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INDICE •Definizione •Le miniere •Miniere di superficie •Miniere sotterranee •La zolfara siciliana •Curiosità •Le cave •Curiosità •L’attività estrattiva oggi •Il futuro delle miniere •Le miniere in video •Una ex cava tra i Beni del FAI
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I titoli di color arancio sono focus sui Beni del FAI
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MINIERE E CAVE - DEFINIZIONE Miniere e cave sono i luoghi deputati all’estrazione dal sottosuolo di rocce e minerali, che vengono poi impiegati nel settore industriale. Il settore estrattivo in Italia è regolamentato da un decreto del 1927, che definisce in modo preciso l’attività delle miniere e delle cave in base al tipo di materiale che viene estratto.
Secondo questo decreto l’attività mineraria è sottoposta a concessione statale: ciò significa che il proprietario del terreno da cui si estrae non è proprietario del giacimento, che rimane allo Stato. Le cave invece sono lasciate alla disponibilità del proprietario del suolo e sono soggette alle leggi delle diverse regioni. Consulta anche l’approfondimento sulle fabbriche
Metalli come oro, argento, rame, ferro, zinco, mercurio ecc.
Sono miniere i siti da cui si estraggono‌
Grafite (usata per produrre matite, coloranti, materiali refrattari, che resistono a lungo alle alte temperature, e transistor, particolari dispositivi elettronici) Rocce asflatiche e bituminose (per le strade e l’edilizia)
LE MINIERE
Fosfati (usati in agricoltura e come agenti lievitanti) Alumite (per produrre l’alluminio)
Pietre preziose Acque minerali e termali Gas
Caolino (per produrre porcellana, gomme, detersivi, coloranti per alimenti e dentifrici) Talco (usato nell’industria della carta, della plastica, della gomma, per produrre pitture, vernici e stucchi)
LE MINIERE
Le miniere possono essere di due tipi, definiti in base al luogo da cui vengono estratti i materiali
Miniere di superficie
Miniere sotterranee
MINIERE DI SUPERFICIE La miniera di superficie estrae risorse minerarie poste vicino alla superficie del terreno: gli escavatori rimuovono lo strato di rocce e terra posto sopra il deposito, per poi estrarre i minerali con appositi macchinari. L’industria mineraria di superficie trasforma pesantemente il paesaggio, poiché una volta esaurita l’estrazione, l’area di sfruttamento viene abbandonata lasciando una profonda frattura nel territorio. Ex miniera di bauxite a Otranto (LE): la miniera si è naturalmente riempita di acqua e si è creato spontaneamente un nuovo ecosistema lacustre.
MINIERE SOTTERRANEE Le miniere sotterranee operano sotto la superficie terrestre: grazie all’aiuto degli esplosivi e delle macchine di scavo il materiale da estrarre viene frantumato, per poi essere trasportato all’esterno. Oltre alle macchine per l’estrazione, la miniera deve prevedere anche cunicoli e gallerie di comunicazione, impianti di illuminazione e di ventilazione per impedire la formazione di gas nocivi ed esplosivi come il grisù. Nel secolo scorso, per rilevare la presenza di grisù, i minatori portavano con loro una gabbietta di canarini, animali molto sensibili al gas: quando questi davano segni di soffocamento era necessario abbandonare subito la miniera.
Miniera abbandonata di Argentiera (SS), dalle caratteristiche strutture in legno, utilizzata fino agli anni Sessanta per l’estrazione dell’argento. Argentiera rappresenta un notevole esempio di villaggio minerario costruito tra il XIX e il XX secolo.
UN ESEMPIO DI MINIERA: LA ZOLFARA SICILIANA Lo zolfo è un cristallo di colore giallo, conosciuto e usato sin dal tempo dei romani. Oggi è utilizzato per produrre fertilizzanti, polvere da sparo, insetticidi e fungicidi. In passato la Sicilia è stata la più importante regione italiana esportatrice di zolfo: alla fine del XIX secolo si contavano 700 miniere tra la provincia di Palermo, Enna e Catania, che impiegavano oltre 30.000 “zolfatari”. Lo zolfo non solo veniva estratto, ma anche raffinato attraverso grandi forni (i “calcaroni”) situati all’esterno della miniera, brevettati e perfezionati nell’Ottocento grazie all’introduzione della macchina a vapore. Bambini all’ingresso di una zolfara, 1899. All’interno di una miniera lavoravano moltissime persone: i pirriaturi (picconieri), che staccavano il materiale dalla roccia, i carusi, bambini che trasportavano il materiale in superficie, gli scarcaratura e gli arditura, addetti al calcarone, tutti guidati dal capomastro. Le condizioni di lavoro erano durissime, come descrive Luigi Pirandello nel racconto Ciaula scopre la luna.
CURIOSITA’: LE MINIERE D’ORO IN ITALIA
Le più grandi miniere d’oro al mondo sono situate tra l’Indonesia, il Nord e il Sud America (Nevada, Perù, Argentina…). Forse non tutti sanno che anche l’Italia ha avuto le sue miniere d’oro, concentrate soprattutto sulle Alpi Occidentali nel massiccio del Monte Rosa e nel Gruppo di Voltri. Pare che i fiumi Dora Riparia e Dora Baltea derivino il loro nome proprio dalle miniere d’oro della zona in cui scorrono.
Le miniere un tempo sfruttate attorno al Monte Rosa erano collocate a Pestarena e Vanzone in Valle Anzasca (VB); ad Alagna, Rimella e Fobello in Valsesia (VC) e sotto i ghiacciai in località “Le Pisse”.
LE CAVE
Sono cave i siti da cui si estraggono… Torba (usata come combustibile, come fertilizzante e per affumicare alcuni alimenti come il salmone e il malto per il whisky)
Pietre da costruzione (come marmi, graniti, arenarie, travertino, ardesia…)
Sabbia e ghiaia (per la fabbricazione del calcestruzzo) Silice (per la l’industria vetraria e ceramica)
Farina fossile (utilizzata in alcuni test medici, come filtrante per acqua e vino e per produrre la dinamite) Materiali per l’edilizia (come il calcare per il cemento, l’argilla per i mattoni)
LE CAVE Anche le cave, così come le miniere, possono essere scavate a cielo aperto o in sotterraneo: la prima metodologia è la più diffusa, la seconda viene utilizzata per materiali particolarmente pregiati come il marmo di Candoglia, estratto in Val d’Ossola e impiegato per la costruzione del Duomo di Milano, o il marmo di Carrara sulle Alpi Apuane.
Duomo di Milano in marmo di Candoglia
Cave di marmo a Carrara
LE CAVE Per i marmi e le pietre ornamentali si utilizzano tecniche e tecnologie specifiche per permettere il distacco dalla parete di grossi blocchi rocciosi il più possibili regolari e privi di danni. Nei tempi passati erano usati a tal fine strumenti di ferro: cunei di varie dimensioni, che venivano inseriti nelle fratture naturali della pietra e poi picconati, in modo da ampliare progressivamente l’intercapedine e provocare il distaccamento del blocco. Nel XVI secolo venne introdotta anche la polvere da sparo, che rendeva più agile il distacco, ma causava grandi sprechi di materiale.
I metodi più moderni prevedono l’uso del filo elicoidale e la tagliatrice a filo diamantato: un cavo d’acciaio, su cui sono montate perline di diamante sintetico, viene fatto girare velocemente, consentendo il taglio netto della pietra.
CURIOSITA’: COME TROVARE I MINERALI? Come fanno i geologi a sapere cosa si trova sotto terra per valutare se aprire una nuova cava o una nuova miniera?
Possono analizzare gli affioramenti in superficie, che forniscono informazioni sulle rocce sottostanti.
Possono esplorare gli strati più interni della terra attraverso trivellatrici che raccolgono campioni di roccia a una profondità di alcuni chilometri.
I geofisici invece esplorano il sottosuolo con metodi differenti, partendo dal presupposto che materiali diversi hanno proprietà fisiche diverse: ad esempio per cercare i giacimenti di ferro utilizzano il “magnetometro”, che funziona come una calamita. Altri strumenti misurano la gravità o la radioattività dei materiali presenti nel terreno.
L’ATTIVITA’ ESTRATTIVA ITALIANA OGGI L’Italia è sempre stata ricchissima di miniere, che sono andate via via chiudendosi nell’ultimo secolo: la causa principale non è stata l’esaurirsi dei filoni o dei materiali estratti, ma l’alto costo dell’estrazione e della messa in sicurezza dei siti. Secondo una ricerca del 2010 (fonte CRIET: Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio) i materiali più scavati in Italia oggi sono le pietre ornamentali, usate in edilizia, il calcare, il gesso, la sabbia e le argille, fondamentali nel settore ceramico. Nel 2010 le 1628 imprese che si occupavano di estrazione erano così ripartite: NORD CENTRO SUD E ISOLE 49% 25% 26% (prevalentemente in (prevalentemente (prevalentemente in Lombardia) in Toscana) Puglia)
IL FUTURO DELLE MINIERE
Anche se negli ultimi decenni il numero delle miniere in Italia si è ridotto sempre più (tanto che è impossibile avere un dato esatto su quelle attive), non si è esaurito il desiderio di testimoniare e tramandare alle nuove generazioni il ricordo di questo lavoro durissimo, ma affascinante. Perciò molte miniere oggi sono state trasformate in parchi minerari e musei. Ecco qualche esempio:
Parco Nazionale Museo delle Miniere dell’Amiata, Piancastagnaio (SI) http://www.parcoamiata. com/index.php
Parco dello zolfo delle Marche, Pesaro (PU) http://www.parcodelloz olfodellemarche.it/defa ult.asp
Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, Iglesias (CI) http://www.parcogeomin erario.eu/
Museo delle solfare di Trabia-Tallarita, Caltanissetta (CT) http://www.mstt.it/inde x.php
LE MINIERE IN VIDEO
Il sito http://www.grand-paradis.it/it/la-miniera-di-cogne raccoglie un interessante repertorio di immagini e video sulle miniere, l’attività estrattiva del minerale (la magnetite, molto ricca di ferro e utilizzata nell’industria) e la vita dei minatori. Nel documentario Il mondo perduto di Vittorio de Seta è raccontato il lavoro in una miniera di zolfo siciliana negli anni ‘50.
UNA EX CAVA TRA I BENI FAI: LA BAIA DI IERANTO La baia di Ieranto (Massa Lubrense, NA) è un’insenatura della penisola sorrentina che si trova ai piedi di Punta Campanella: si estende per 47 ettari e 3 chilometri di costa. Abitato sin dal paleolitico, il luogo è menzionato da Strabone (I secolo a.C.) e Plinio il Vecchio (I secolo d.C.), che identifica la baia come quella in cui Ulisse incontrò le sirene.
La baia sin dai tempi antichi è stata sfruttata come cava di calcare: recenti scavi archeologici infatti hanno riportato alla luce due fornaci per la produzione di calce. Esse hanno una pianta circolare di 5 metri di diametro e sono realizzate in calcare e malta.
UNA EX CAVA TRA I BENI FAI: LA BAIA DI IERANTO Nel 1986 l’area, di proprietà dell’Italsider, che fino al 1945 vi aveva svolto l’attività estrattiva, fu donata al FAI perché venisse sottratta all’incuria in cui versava e ai pericoli della speculazione edilizia. Il FAI intraprese lunghi e complessi lavori di restauro e recupero ambientale, che hanno da una parte bonificato l’area naturale e dall’altra preservato le preziose testimonianze dell’attività estrattiva e industriale.
La vasca di raccolta delle acque piovane convogliava l’acqua dolce nelle cisterne che alimentavano i circuiti di raffreddamento delle macchine nella sala compressori.
UNA EX CAVA TRA I BENI FAI: LA BAIA DI IERANTO La sala compressori, costruita nei primi decenni del XX secolo, ospitava le macchine per la produzione di aria compressa, indispensabile all’alimentazione delle perforatrici con le quali si praticavano i fori per le mine nelle rocce di calcare della cava.
Un complesso sistema di frantumazione dei materiali estratti all’interno della cava produceva calcare di dimensioni ridotte che poteva piÚ facilmente essere caricato sulle chiatte e trasportato agli stabilimenti Italsider di Bagnoli (NA).
UNA EX CAVA TRA I BENI FAI: LA BAIA DI IERANTO Oggi nella cava di calcare, abbandonata da piÚ di mezzo secolo, si è verificata una ricolonizzazione spontanea di flora autoctona, con specie rare in via di estinzione. I lavori di restauro intrapresi dal FAI nella Baia di Ieranto hanno portato anche al rifacimento degli oltre due chilometri di muretti a secco, alla ricostruzione dei terrazzamenti per la coltivazione dell’ulivo e al ripristino dei sentieri storici.