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INDICE •Definizione •Il mulino ad acqua “per di sotto” •Il mulino ad acqua “per di sopra” •Il mulino ad acqua natante •Il mulino a vento •I mulini industriali •Mulini particolari •Altri tipi di mulini •I mulini del FAI
I titoli di color arancio sono focus sui Beni del FAI
La lente di ingrandimento ti segnala un altro approfondimento che potrebbe interessarti
I termini in rosso sono spiegati nel GLOSSARIO
IL MULINO - DEFINIZIONE Il termine mulino, che designa sia la struttura che la macchina in essa conservata, serve sin dall’antichità per la macinazione di cereali o altri prodotti. Si attiva attraverso un lavoro meccanico derivato dallo sfruttamento di una forza (acqua, vento, lavoro dell’uomo o di animali, energia elettrica…). Il mulino è un prototipo di fabbrica, perché è uno degli esempi più antichi di associazione tra una macchina per la produzione e un edificio. Non a caso in Inghilterra il termine con cui si indicava il mulino (mill) venne utilizzato anche per le fabbriche tessili (cotton mill), metallurgiche (steel mill) e le cartiere (paper mill). Mulino di Baresi, Roncobello (BG), Bene del FAI dal 2005
Le fabbriche
IL MULINO AD ACQUA “PER DI SOTTO” Il mulino ad acqua utilizza l’energia meccanica prodotta dalla corrente di un corso d’acqua; è conosciuto sin dai tempi antichi, sebbene la sua capillare diffusione in Europa avvenga solamente nel medioevo. Sin dalle origini venne utilizzato soprattutto per macinare il grano.
In questa illustrazione, tratta da una versione del Cinquecento del De Architectura di Marco Vitruvio Pollione (I secolo a.C.), è descritto un mulino a ruota verticale e “per di sotto”, che solleva l’acqua dal basso. Le pale sono movimentate dal veloce passaggio dell’acqua, provocato da una strozzatura del canale di alimentazione. Pala azionata dalla corrente d’acqua
Macina azionata dalla pala idraulica
IL MULINO AD ACQUA “PER DI SOPRA” Il mulino a ruota verticale e “per di sopra”, evoluzione della tipologia precedente, riceve l’acqua dall’alto: per il fatto di essere alimentata dalla sommità, la ruota gira grazie al peso dell’acqua che cade per la forza di gravità, aumentandone l’efficienza.
Canale che convoglia l’acqua e la fa cadere dall’alto sulla ruota. Molinetto della Croda a Refrontolo (TV)
IL MULINO AD ACQUA NATANTE Un’altra tipologia di mulino ad acqua è quello natante. Questo impianto di macinazione galleggiante si moltiplicò sui fiumi europei nel medioevo per scomparire quasi completamente nell’Ottocento, con il diffondersi della navigazione a vapore, che necessitava di spazi liberi sulle sponde. A Revere, sul Po, è stato ricostruito in scala un mulino natante perfettamente funzionante, per ricordare i trecento mulini che in passato galleggiavano sul fiume da Cremona fino alla foce.
Mulino natante di Revere (MN)
IL MULINO A VENTO Il mulino a vento sfrutta la forza del vento (energia eolica) per azionare la pala, inserita al di sopra di una torre o in cima a una collina. Generalmente le pale del mulino a vento sono collocate fuori dall’edificio, tranne nella tipologia del mulino fenicio, di cui esistono solo tre esemplari in tutta Europa (in Sicilia, in Liguria e in Spagna). Il mulino fenicio ha le pale all’interno della torre, in prossimità di feritoie, ed è adatto alle zone con venti deboli, ma costanti.
Mulino a vento a Trapani, utilizzato ancora oggi nelle saline per la macinazione del sale o il pompaggio dell’acqua.
Il mulino fenicio di Borgio Verezzi (SV)
I MULINI INDUSTRIALI Per secoli l’architettura dei mulini rimase pressoché invariata; solo nel XIX secolo, grazie alle innovazioni tecnologiche che portarono alla rivoluzione industriale, si cominciarono a costruire grandi mulini industriali: le ruote vennero sostituite da motrici a vapore e turbine e l’architettura “povera” dei mulini tradizionali si adattò a quella della fabbrica, con uno stile “internazionale” diffusosi in Italia, in Germania e in Inghilterra. Il Mulino Stucky di Venezia, costruito dall’omonimo imprenditore svizzero nel 1895, è un esempio di mulino industriale, oggi trasformato in albergo e centro congressi. L’impianto era modernissimo: dotato di illuminazione elettrica alimentata a gas, impiegava 1500 operai con turni che coprivano tutta la giornata e produceva 2500 quintali di farina al giorno.
MULINI PARTICOLARI: IL MULINO DA SETA Il mulino da seta è stato utilizzato per secoli per torcere e binare insieme i singoli fili di seta, ricavati dai bachi. Inizialmente questa operazione veniva condotta a mano: il mulino da seta consentì di velocizzare il processo, in quanto poteva compiere contemporaneamente il lavoro di centinaia di operai. Il mulino da seta venne inventato a Lucca nel XII secolo e perfezionato a Bologna, dove ebbe grande diffusione, grazie all’introduzione della ruota idraulica. Alla fine del XVI secolo esistevano a Bologna 119 mulini da seta mossi da 353 ruote idrauliche. I mulini da seta erano enormi e occupavano tre-quattro piani di un palazzo. La struttura dei mulini da seta venne anche riprodotta sull’Encyclopédie di Diderot e D’Alambert del 1751.
ALTRI TIPI DI MULINI
MULINI
MULINO A PALMENTI: mulino costituito da due ruote in pietra di cui una mobile e una fissa; dall’antichità venne utilizzato per macinare il grano.
FRANTOIO: mulino a ruota orizzontale messa in moto dalla forza lavoro di animali (cavalli o asini), che aziona una pressa per spremere le olive.
TORCHIO DI CATONE E TORCHIO LATINO: sono due macchine simili, la prima descritta dal politico e scrittore Marco Porcio Catone (II secolo a.C.) e utilizzata nel mondo romano, la seconda usata fino al XIX secolo; entrambi erano costituiti da una leva formata da una trave e da una vite, azionata dalla forza lavoro di due/tre uomini, che permetteva di spremere una grande quantità di uva per ottenere il vino.
I MULINI DEL FAI Molti Beni del FAI sono situati in zone dalla forte connotazione agricola e conservano ancora oggi diverse testimonianze del lavoro dell’uomo durante i secoli, tra cui torchi e mulini destinati alla lavorazione di vari tipi di prodotti: il mulino di Baresi (BG), i rustici di Villa Della Porta Bozzolo (VA) e l’antico torchio della Baia di Ieranto (NA).
Mulino diBaresi,Roncobello (BG)
Villa Della Porta Bozzolo, Casalzuigno (VA)
Baia di Ieranto, Massa Lubrense (NA)
I MULINI DEL FAI: BARESI Situato nella piccola località montana di Bàresi, in Val Brembana, il fabbricato rurale in pietra risale al XVII secolo ed è collocato in un’area di grande rilevanza storica, in quanto reca tracce di insediamenti abitativi dell’età del bronzo. Il mulino è sottoposto a vincolo per la sua tutela dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è un Bene del FAI dal 2005.
Mulino di Baresi, Roncobello (BG)
I MULINI DEL FAI: BARESI Il mulino conserva ancora oggi un torchio per la spremitura delle noci, un mulino per le farine (datato 1672) e alcune testimonianze di un antico forno per il pane. Dalla sua attività decine di comunità della valle hanno ricavato per secoli i beni per la loro sussistenza: farina, pane, olio per l’alimentazione e l’illuminazione.
Il torchio (a sinistra) e il mulino (a destra), su cui è stata incisa la data di fabbricazione (sopra).
I MULINI DEL FAI: VILLA DELLA PORTA BOZZOLO Immersa nel paesaggio della Valcuvia, una valle prealpina nell’entroterra lombardo del Lago Maggiore, Villa Della Porta Bozzolo nasce dall’ampliamento seicentesco dell’antica Domus Magna cinquecentesca, posta a presidio di un piccolo insediamento agricolo, comprensivo di alcuni edifici rurali ancora oggi in gran parte conservati.
CANTINA
TORCHIO E GHIACCIAIA
FILANDA
I MULINI DEL FAI: VILLA DELLA PORTA BOZZOLO Il torchio è una macchina usata per la spremitura delle vinacce, cioè dell'uva già pigiata una prima volta. Il torchio di Villa Della Porta Bozzolo è il più grande della Lombardia: le sue impressionanti dimensioni ci rivelano che di esso si servivano anche i contadini della Valle di Casalzuigno, che ne pagavano l’utilizzo con denaro.
I MULINI DEL FAI: VILLA DELLA PORTA BOZZOLO
La macina di Casalzuigno veniva utilizzata per la produzione di olio di noci e nocciole, frutti un tempo molto diffusi nella zona. L'olio ricavato serviva per uso alimentare, per l'illuminazione e per oliare le ruote dei carri.
La macina di Villa Della Porta Bozzolo è collocata nello stesso ambiente del monumentale torchio.
I MULINI DEL FAI: BAIA DI IERANTO La baia di Ieranto (Massa Lubrense, NA) è un’insenatura della penisola sorrentina che si trova ai piedi di Punta Campanella: si estende per 47 ettari e 3 chilometri di costa. Abitato sin dal paleolitico, il luogo è menzionato da Strabone (I secolo a.C.) e Plinio il Vecchio (I secolo d.C.), che identifica la baia come quella in cui Ulisse incontrò le sirene. La baia, sin dai tempi antichi, è stata sfruttata come cava di calcare e presenta numerosi reperti di archeologia industriale, come i forni di calcinazione utilizzati per produrre la calce da costruzione, le vasche di raccolta delle acque piovane, i piani di carico per trasportare i materiali. Miniere e cave
I MULINI DEL FAI: BAIA DI IERANTO Un’altra importante attività lavorativa che ha contraddistinto la storia della baia è stata la coltivazione degli ulivi: il FAI, proprietario dell’area, è intervenuto con un’opera di restauro ambientale per bonificare le aree agricole e l’uliveto. Ancora oggi sono conservati alcuni edifici che contenevano i macchinari agricoli per la lavorazione delle ulive, come l’antico torchio per la spremitura.