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INDICE E LEGENDA
INDICE •Introduzione •Tonnare e tonnarelle •Il capanno emiliano •Il lavoriere delle Valli di Comacchio •Il trabucco •La pesca oggi
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I titoli di color arancio sono focus sui Beni del FAI
I termini in rosso sono spiegati nel GLOSSARIO
INTRODUZIONE La pesca sin dall’antichità ha rappresentato per l’uomo un mezzo fondamentale di sostentamento: ne sono testimonianza i ritrovamenti di resti di pasti a base di pesce risalenti al Paleolitico. Inizialmente la pesca era praticata a mano senza particolari strumenti; solo dopo centinaia di millenni l’uomo iniziò a utilizzare arpioni, fiocine, ami, lenze, reti… Scene di pesca con arpioni e reti sono raffigurate, ad esempio, su alcuni bassorilievi tombali egizi.
Scena di pesca raffigurata nella Mastaba di Mereruka nella necropoli di Saqqara, in Egitto.
TONNARE E TONNARELLE Uno dei sistemi di pesca più antichi è quello delle tonnare, impiantate in Sicilia e nel Mar Nero già ai tempi degli antichi greci. Per “tonnare” e “tonnarelle” si intendono gli insiemi di reti a schema fisso che vengono posizionate in particolari tratti di costa dove, in base ad esperienze secolari, si ritiene più probabile il passaggio dei tonni e di altri pesci marini.
Lo schema della tonnara prevede una rete posta perpendicolarmente alla costa, lunga anche alcuni chilometri, detta pedale o coda, che indirizza e concentra i pesci all’interno di stanze (generalmente da sei a nove). L’ultima camera è la camera della morte, dove avviene la mattanza.
TONNARE E TONNARELLE Generalmente la tonnara si cala per 45-60 giorni all’anno, tra maggio e giugno, in modo da concentrare più pesci possibile nelle reti prima di effettuare la mattanza. La tonnarella è più piccola: ha due sole stanze e un pedale lungo solamente alcune centinaia di metri. La tonnarella inoltre rimane in mare più a lungo: circa sei mesi, da aprile a settembre. La pesca del tonno rosso nel Mediterraneo è testimoniata da fonti antichissime: dai graffiti della Grotta del Genovese nell’Isola di Levanzo nelle Egadi (datati 9.000 a.C.), alle monete e ai vasi greci e romani. È probabile che un sistema simile a quello delle tonnare venisse utilizzato già nel V-IV secolo a.C. e, in epoca romana, il tonno messo in salamoia divenne uno degli alimenti fondamentali per approvvigionare le legioni. Dal medioevo fino al XIX secolo numerose tonnare si diffusero in tutto il Mediterraneo, fino a che i nuovi processi industriali del XX secolo rivoluzionarono i metodi di pesca. Scena marina con pesci e molluschi. Casa del Fauno, I sec.d.C. Museo Archeologico Nazionale, Napoli.
TONNARE E TONNARELLE Nei pressi dell’Abbazia di San Fruttuoso a Camogli (GE), Bene del FAI, si trova uno dei rari esempi di tonnarella ancora funzionante, in cui però non si pescano più tonni, ma pesci da passo (cioè di passaggio) di minori dimensioni. La tonnarella è oggi proprietà di una cooperativa gestita direttamente dai pescatori, che tramandano alle nuove generazioni i metodi della pesca tradizionale. Le reti utilizzate dai pescatori di Camogli hanno una particolarità: solo una piccola parte è realizzata in nylon, materiale non biodegradabile, mentre la maggior parte è in cocco, fibra naturale del tutto biodegradabile. Questo materiale permette ai pescatori, una volta finita la stagione, di lasciare le reti ormai molto rovinate sul fondale e farle decomporre completamente dal mare, per poi rinnovarle ogni anno.La rete in cocco presenta anche un altro vantaggio per i pescatori: favorisce la proliferazione di alghe e piccoli invertebrati sulla sua superficie, che attira e intrappola i pesci.
IL CAPANNO EMILIANO
Un altro tipo di luogo legato alla pesca è il capanno, diffusosi soprattutto in Emilia Romagna come rifugio temporaneo per i pescatori, che qui potevano conservare gli attrezzi e, se necessario, trovare riparo durante la notte o le intemperie. Le origini dei capanni da pesca in Emilia Romagna sono antiche: già nel XIV secolo sono attestati capanni di supporto per la pesca in valle, realizzati soprattutto in zone ricche di canne palustri. I capanni infatti non erano costruiti solamente in prossimità delle aree costiere marine, ma anche nelle zone fluviali e paludose, con diverse finalità: oltre alla pesca fornivano supporto per la caccia e come ricovero per il bestiame.
IL CAPANNO EMILIANO
Altre casucce parecchie in questa pineta si veggono, le quali a diversi usi furono poste, come per pesca, per caccia o per ricovere de’ guardiani della pineta medesima, e di quelli talvolta delle mandrie bovine silvestri, i quali non mancano di comodità ne’ due piani, in cui sono divisi. Da Istoria civile e Naturale delle pinete ravennati, di Francesco Giannini, 1764
In uno di questi capanni del ravennate, nell’agosto del 1849, venne ospitato Giuseppe Garibaldi insieme alla moglie Anita, mentre cercavano di raggiungere Venezia dopo la caduta della Repubblica Romana. Durante la seconda guerra mondiale numerosi capanni vennero utilizzati dagli sfollati che fuggivano dalle città: raramente infatti i tedeschi si avventuravano tra i canneti e le zone paludose. A partire dagli anni Cinquanta e Sessanta il capanno da pesca è diventato un luogo di svago, dove trascorrere il tempo libero immersi nella natura.
IL LAVORIERE DELLE VALLI DI COMACCHIO
Curiosità: la pesca con i lavorieri è un metodo particolare diffuso nelle Valli di Comacchio, all’interno del Delta del Po. Il video, girato nel 1929, mostra il funzionamento dei lavorieri, strutture di sbarramento che catturano cefali, spigole, orate e soprattutto anguille nei momenti di migrazione stagionale dalle acque salate del mare a quelle salmastre della laguna. http://www.youtube.com/watch?v=6VcWraw GHeg
IL TRABUCCO Proseguendo a sud sulla costa adriatica è possibile incontrare un’altra struttura tipica della tradizione: il trabucco. Il trabucco è una costruzione in legno formata da una piattaforma sul mare caratterizzata da due o più lunghi bracci, detti antenne, che sostengono le reti per la pesca. Secondo alcuni storici è di origine fenicia, ma si diffuse soprattutto nel XVIII secolo.
Esistono due diversi tipi di trabucco, a seconda della zona e del tipo di costa su cui sono costruiti: il trabucco Garganico (foto a sinistra), ancorato alla roccia a picco sul mare, e il trabucco abruzzese o molisano (foto a destra), collegato alla costa da una lunga passerella.
IL TRABUCCO In un angolo della piattaforma sorgeva una capanna bassa, col tetto di paglia, spiovente, il cui vertice era difeso da una fila di tégoli rossi e ornato d'un toppo di quercia scolpito in forma d'una testa bovina, con infisse due grandi corna - contro il maleficio. […] A destra e a sinistra sorgevano dalla scogliera le due maggiori antenne verticali, sostenute alla base da piuoli di tutte le grossezze, che s'intersecavano, s'intralciavano congiunti tra di loro per mezzo di chiodi enormi, stretti da filo di ferro e da funi, rinforzati con mille ingegni contro le ire del mare. Due altre antenne, orizzontali, tagliavano in croce quelle e si protendevano come bompressi, di là dalla scogliera, su l'acqua profonda e pescosa. Alle estremità forcute delle quattro antenne pendevano le carrucole con i canapi corrispondenti agli angoli della rete quadrata. […] La lunga e pertinace lotta contro la furia e l'insidia del flutto pareva scritta su la gran carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni. Da Il Trionfo della morte, Libro V, di G. D’Annunzio, 1894
LA PESCA OGGI
Ancora oggi la pesca marittima, rispetto a quella praticata nelle acque dolci, offre una maggiore quantità di prodotti: oltre ai pesci si possono trovare molluschi, crostacei e vari prodotti organici dell’ambiente marino, quali spugne, coralli… Le disposizioni legislative del nostro paese identificano tre tipi di pesca: la pesca territoriale, che si esercita nel mare territoriale, la pesca mediterranea, che si pratica in tutto il mar Mediterraneo entro gli stretti di Gibilterra e dei Dardanelli, e la pesca oltre gli stretti. Negli ultimi decenni, a livello nazionale e internazionale, si è posta sempre di più l’attenzione sul concetto di pesca sostenibile: ad esempio nel 1995 la FAO, organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha emanato il Codice di condotta per la pesca responsabile, che ha la finalità di stabilire principi e criteri per l'elaborazione e l'attuazione di politiche nazionali per la conservazione, la gestione e lo sviluppo delle risorse della pesca. Leggi il testo integrale: http://www.fao.org/docrep/005/v9878i/v9878it00.htm
LA PESCA OGGI Consigliamo la visione della raccolta di documentari di Vittorio De Seta, Il mondo perduto, 1954-59, che comprende interessanti testimonianze video della pesca in Sicilia.
Un esempio di pesca territoriale: la pesca del pesce spada in Sicilia e Calabria condotta con la feluca, una speciale imbarcazione attrezzata con un alto palo, da cui è possibile individuare il pesce spada alla profondità di 10 metri e una passerella, da cui il pescatore lancia l’arpione. http://www.youtube.com/watch?v=CaiIghbev bc