Resistenza e nuova coscienza civile

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Sergio Favretto

Resistenza

e nuova coscienza civile Fatti e protagonisti nel Monferrato casalese

EDIZIONI

FALSOPIANO



In ricordo di papĂ Giuseppe prigioniero dei tedeschi per due anni. Il suo racconto mi ha permesso di apprezzare il valore della libertĂ



Sergio Favretto

Resistenza e nuova coscienza civile Fatti e protagonisti nel Monferrato casalese

EDIZIONI

FALSOPIANO


La pubblicazione è stata possibile grazie alla partecipazione di:

Città di Casale Monferrato

Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria

L’autore ringrazia tutte le persone che hanno fornito testimonianze, documenti, fotografie; i partigiani che hanno contribuito con racconti, memorie; i collezionisti che hanno fornito notizie ed aperto raccolte e rassegne; i semplici cittadini, anche di orientamento politico diverso, che hanno fornito documentazione e suggerimenti con l’unico scopo di cercare la verità. Un ringraziamento ai funzionari degli Archivi di Stato di Torino, Alessandria ed Asti; dell’Archivio Arcivescovile di Torino e dell’Archivio Diocesano di Casale Monferrato, dell’Archivio Catti di Torino; degli Archivi e Biblioteche Comunali di Casale Monferrato, di S. Salvatore, di Frassineto Po, di Villadeati; della Fondazione Pietro Gobetti di Torino e delle varie Fondazioni storiche consultate. L’apparato fotografico è stato approntato con i contributi di Teresio e Pierangelo Torielli, di Loris Barbano, di Giuseppe Marotto. Alcune immagini sono tratte dall’Archivio dell’ANPI di Casale Monferrato, da Archivi comunali e diocesani, da siti web ufficiali. Un ringraziamento particolare per l’amichevole collaborazione a Diego Manetti

In copertina: Attimi della Liberazione davanti al Castello di Casale Monferrato (foto Teresio Torrielli) © Edizioni Falsopiano - 2009 via Baggiolini, 3 15100 - ALESSANDRIA http://www.falsopiano.com

Per le immagini, copyright dei relativi detentori Progetto grafico e impaginazione: Roberto Dagostini Prima edizione - Aprile 2009


La Resistenza del Monferrato casalese è stata analizzata più volte, con differente profondità. Si ricordano le ricerche ed i romanzi di Gianpaolo Pansa, gli studi di Daniele Borioli, di Sergio Favretto, di Fabrizio Meni, di Mauro Bonelli, di Evasio Soraci. Sono tutte opere settoriali. Mancava, tuttavia, un’opera d’insieme. Ce la consegna Favretto con questo volume. All’impegno del dettaglio, della completezza, si unisce il coraggio di una nuova interpretazione e di una lettura anche sociologica del fenomeno resistenziale. L’autore è andato alla scoperta di nuove testimonianze, di fonti e documenti inediti; ha raccolto fotografie, consultato archivi, acquisito atti. Con il riferimento di una traccia temporale, è stato composto il difficile mosaico di eventi e protagonisti, fra il 25 luglio 1943 ed il luglio 1945. Per la prima volta, gli eventi resistenziali del Monferrato vengono raccordati con la dimensione regionale; si individuano alcune peculiarità; si declinano in modo nuovo i capitoli sul contributo di ex militari e carabinieri, sulla rete di sostegno dei parroci e del laicato cattolico, sul ruolo della presenza ebraica, sul crescente dissenso verso il Regime da parte di studenti e corpo insegnante. Grazie ad un’attenta e scrupolosa indagine, traducendo ed interpretando più di cento fonogrammi tedeschi (oggi nell’archivio dell’ISRAL), l’autore ha recuperato preziose ed inedite informazioni sulla presenza tedesca in Provincia di Alessandria, sulle violenze compiute dal Maggiore Wilhelm Meyer e sulla sua tragica fine. Con dovizia di particolari, vengono ricostruiti l’eccidio di Villadeati, la cattura e la fucilazione della Banda Lenti, la fine della Banda Tom, l’epilogo verso la Liberazione. Sono state riscritte pagine di storia, mentre ne sono state aperte altre nuove. L’apparato documentale e fotografico è in massima parte inedito; costituisce un patrimonio importante, messo ora a disposizione del lettore. Per le ragioni che ho sintetizzato, il lavoro di ricerca e d’interpretazione svolto da Favretto ha meritato l’attenzione e l’incoraggiamento dell’Istituto Storico della Resistenza di Alessandria. Sono certa che il saggio costituirà un obbligato riferimento conoscitivo e documentale per studiosi e semplici cittadini.

Carla Nespolo

Presidente ISRAL

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È sufficiente consultare velocemente i riferimenti bibliografici e documentali, per cogliere la rilevanza della Resistenza del Monferrato nel contesto storico piemontese. Ricercatori e studiosi hanno dedicato, fin dagli anni Cinquanta, una grande attenzione verso le espressioni di antifascismo e di militanza partigiana in tutta l’area del Monferrato. Casale e tutto il suo hinterland hanno, in effetti, vissuto un periodo forte ed irrepetibile: giovani studenti, operai e contadini, parroci, ex militari, renitenti, partigiani operativi, ebrei, insegnanti, tutti sono stati coinvolti nel processo di costruzione di una nuova coscienza civile. Nella nostra città e fra le colline, abbiamo avuto episodi drammatici ed unici; abbiamo avuto, altresì, una coralità più diffusa, fatta di generosità e di organizzazione. La nostra area ebbe una presenza violenta ed oppressiva delle forze tedesche occupanti; ebbe ritorni fascisti nostalgici ed irrazionali, per questa ragione ancor più incomprensibili; dovette tragicamente registrare le vittime innocenti di Villadeati, i giovani fucilati della banda Lenti e della banda Tom. La ricerca di Favretto tenta una nuova sintesi fra molte informazioni e molti dettagli, ci offre, altresì, una chiave di lettura complessiva del fenomeno resistenziale. Conoscendo lo scrupolo indagativo e la professionalità dell’autore, non mi sono meravigliato di poter leggere un’opera singolare e completa. Sono felicissimo, dunque, che questo lavoro, su convinta proposta del Comitato Unitario Antifascista presieduto da Annamaria Crosio, abbia trovato sbocco con una pubblicazione partecipata anche dal Comune di Casale. Paolo Mascarino

Sindaco di Casale Monferrato

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Mi è sempre caro tornare sui temi della Resistenza, specie sulle vicende che hanno coinvolto il nostro Piemonte. Hanno motivato la mia vita privata e pubblica. Il nuovo lavoro di Sergio Favretto ci offre l’occasione per conoscere aspetti e fatti inediti, i molteplici protagonisti di un periodo storico fondamentale per la libertà e la democrazia di oggi. Il Monferrato conobbe la stessa partecipazione popolare, la stessa tensione ideale che vivemmo noi partigiani dell’Ossola. Ricordo quando, dopo l’8 settembre, lasciai la Caserma Passalacqua di Tortona ed in bicicletta raggiunsi Bognanco, con l’intento di costituire un primo nucleo di resistenza. Già da studente, prima a Tortona e poi all’università di Genova, non esitai a rivelare il mio profondo dissenso verso il Regime fascista. Da Bognanco espatriai in Svizzera, dove fui internato e quindi ammesso all’università di Ginevra, dove frequentai le lezioni di Einaudi, di Del Vecchio, di Carnelutti. Furono momenti ricchi di formazione e di dialogo critico sulla situazione italiana, alimentati dall’ambiente cosmopolita, dai contatti con i fuoriusciti italiani, fra i quali Modigliani e con il Maquis francese. A fine primavera ’44 fortunosamente lasciai la Svizzera e raggiunsi la Val Cannobina e la Val Vigezzo dove contribuimmo, dopo un duro rastrellamento, alla costituzione della brigata Generale Perotti e della divisione Piave. I docenti di Ginevra mi sconsigliarono di rientrare in Italia per unirmi alla lotta di liberazione, perché ritenevano più opportuno che finissi gli studi giuridici e completassi la mia formazione. Decisi, invece, senza esitazione il mio rientro. Vi sono momenti nella vita che richiedono immediata assunzione di responsabilità: l’ora delle scelte che qualificano l’esistenza. La coralità e il pluralismo che contraddistinsero la Resistenza del Monferrato connotò anche la nostra Resistenza nell’Ossola, la breve e significativa esperienza della Repubblica Autonoma dell’Ossola. Nelle brigate partigiane ci ritrovammo insieme, ex militari, carabinieri, finanzieri di frontiera, clero, operai, contadini, insegnanti. Persone in genere semplici, ma motivate e determinate. Ci ispirarono ideali e progetti molto elementari: la riconquista di libertà essenziali, di movimento, di 11


espressione culturale, di organizzazione privata e pubblica, il riscatto dell’immagine e del ruolo storico dell’Italia, compromesso del tutto dal rapporto di alleanza col Nazismo. Il crollo del Regime e dell’apparato statale fascista ci restituì una frazione di sovranità che poi dovemmo integrare e qualificare con la lotta di Liberazione, con un nuovo senso di Patria, non più intesa come nazionalismo d’autorità e retorico, ma restaurato nel libero confronto fra le culture e le realtà sociali. La Resistenza originale e più autentica fu quella che si affermò nel ’44 sotto la spinta dell’ entusiasmo e nella chiarezza ideale. Il 1945 fu particolarmente caratterizzato dall’intenso reclutamento politico che avrebbe prefigurato il futuro. Vedo che nel Monferrato, come in Val d’Ossola, si ebbe la positiva fusione fra la componente cattolico democratica, il residuo lealismo monarchico, il pensiero liberale, la tradizione socialista di matrice familiare, le convinzioni comuniste. Fra i valori fondanti vi era la certezza che la dignità dell’uomo non si realizza se non si superano le diseguaglianze di partenza, se non si affermano tutte le libertà. La cultura libera e creativa, ad esempio, è la garanzia contro ogni tentazione del potere. La ricerca dell’autore ci offre una documentata conferma di come la Resistenza nel Monferrato, al pari dell’Ossola, fu un fenomeno autenticamente popolare, perché genuini e popolari furono gli apporti individuali e quelli condivisi. Adriano Bianchi

Comandante partigiano nella Brigata Perotti Divisione Piave in Val d’Ossola ferito in combattimento il 18 ottobre 1944 Medaglia d’Argento al Valore Militare

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Quello che qui premetto ed introduco è un lavoro di pregio, per compiutezza e profondità. L’autore ha realizzato una vera ed efficace antologia di fatti, di protagonisti, di valori e d’impegno sociale, È la storia del nostro Piemonte, del Monferrato casalese fra il ’43 ed il ’45. Nell’acquisire le testimonianze e nell’elaborare la ricerca, Favretto ci svela, petalo dopo petalo, un insieme di grande significato: nei venti mesi, la Resistenza si delineò come coraggio e responsabilità crescenti, come palestra di nuova democrazia, come inequivocabile contesto di nuova coscienza civile. Il Monferrato casalese, con i confini allargati fino a Chivasso, Asti, Alessandria e Valenza, si rivela come un campione emblematico per capire i processi avvenuti, verso la Costituzione. Quando Favretto pubblicò la sua prima ricerca sui temi resistenziali (Casale partigiana, 1977) si preoccupò di raccogliere narrazioni, testimonianze, documenti; di ricostruire eventi, interpretare il senso collettivo di ciò che accadde. Realizzò un importante recupero storico-documentale e fotografico. Il saggio di oggi, invece, estende l’osservazione ad un’area molto più ampia, collega gli eventi locali ad un intreccio a scala provinciale e regionale; ci offre una lettura sociale e prepolitica dei vari tematismi resistenziali; disvela alcuni fatti e documenti inediti, come i fonogrammi tedeschi che confermano tutta l’attività di sabotaggio delle formazioni partigiane. Si trattò di una storia di valori, di attese; fu un riscatto di democrazia, fu il passaggio dal buio alle nuove libertà, fu il ritrovamento della dignità della nazione. In questi ultimi anni, si è coniata la dialettica storiografica sulla “guerra civile” e sul contrasto irrisolto fra “vinti e vincitori”. Concetti che, per quanto legittimamente indagabili sul piano metodologico e strategico, sono stati tuttavia, in molti casi, piegati ad un approccio “reazionista”, orientato a mistificare o a sminuire il ruolo della lotta di liberazione La Resistenza fu, invece, soprattutto la matrice sulla quale poi si sviluppò la nuova coscienza civile repubblicana. Recuperare dati e testimonianze non è impresa semplice, soprattutto quando vi è ancora una forte partecipazione emotiva. È buona regola, infatti, elaborare studi storici solo a debita 13


distanza temporale dal periodo di accadimento. Il tempo, infatti, è saggio consigliere nelle analisi storiche. Ciò è avvenuto, anche qui. Narrare la Resistenza nel Monferrato casalese ha voluto significare coinvolgere memoria e passione ideale-politica di molti protagonisti, di gruppi organizzati e di comunità locali. Nell’ascoltare e nel raccogliere il patrimonio di esperienza vissuta, l’autore si è attenuto ad un fondamentale criterio: ricostruire oggettività sull’intero periodo e, a pari tempo, delinearne la significanza sociale e civile. Nella ricostruzione Favretto è andato alla ricerca di molti dettagli nuovi, di gente mai ascoltata, di documenti per troppo tempo sepolti o resi sbiaditi. Fra queste pagine, vi sono testimonianze inedite, vicende reinterpretate, materiale fotografico e documentale che approda per la prima volta al lettore. In essa è, altresì, raccolta un’antologia di piccoli eventi che, insieme in un equilibrato collage, dà la percezione della complessità del fenomeno resistenziale. Accanto al patrimonio documentale e narrativo, viene offerta una possibile lettura culturale e sociale di questa delicata fase storica. Il lavoro svolto rivela come sia riduttivo e parziale insistere sulla dialettica-contrapposizione fra fazioni diverse di una guerra civile, mentre si debba riconsegnare alla storia una più corretta lettura dei fatti resistenziali, intesi come “laboratorio” di una nuova coscienza civile. Ne sono sempre più convinto. La Resistenza non va attualizzata con studi storiografici all’insegna della dialettica oppositiva fra vincitori e vinti. La Resistenza, invece, deve permetterci di capire come si sia passati da una fase buia e rinunciataria, quella di un Regime che godette a lungo della complicità dei poteri forti e di un largo consenso, non solo coatto, sul versante del popolo, ad una nuova fase di responsabilità collettive e di coscienza civile rigenerata. Fra le pieghe di questa ricerca, accanto a mille nomi e mille fatti, si può leggere, senza alcun dubbio, anche una diffusa passione dell’autore. Questa, si è sempre più accentuata, grazie alle persone che ha ascoltato e ai documenti che inconsapevolmente hanno parlato.

Daniele Borioli

Ricercatore storico ISRAL

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Capitolo primo

Con il CLN rinasce l’antifascismo

Capitolo primo

Con il CLN rinasce l’antifascismo

Dalle ore 17 del 24 luglio e fino all’alba del 25 luglio del ’43, il Gran Consiglio del fascismo tenne una seduta straordinaria. L’ordine del giorno presentato da Dino Grandi, sostenuto tenacemente da Bottai e dal casalese Cesare Maria De Vecchi, con l’adesione imprevista di Galeazzo Ciano, venne approvato a netta maggioranza: 19 voti favorevoli, 2 astenuti e 7 contrari. Mussolini fu così definitivamente esautorato. Incisero le considerazioni sullo sviluppo negativo della guerra, il crescente disagio sociale e l’isolamento internazionale dell’Italia, la presa d’atto dello sbarco alleato in Sicilia, avvenuto il 10 luglio. Vittorio Emanuele III diede l’incarico di formare il nuovo governo al Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, uno dei pochi esponenti della classe militare gratificati dalla simpatia del popolo, grazie alla positiva campagna in Etiopia e all’autonomia dimostrata rispetto alla più recente versione dittatoriale, personalistica del potere di Mussolini. Badoglio era già stato preallertato, nei giorni precedenti, dal Re per un eventuale incarico. Vittorio Emanuele Orlando preparò i testi dei comunicati ufficiali che sarebbero stati radiotrasmessi. Nel Monferrato, dopo i primi comunicati radiofonici e senza alcuna forma organizzata di movimentazione, come nel resto d’Italia, la sconfitta del Duce venne salutata con manifestazioni d’esultanza. Giovanni Battista Arista, speaker ufficiale del Fascio, lesse lo storico annuncio e le prime disposizioni del Re. I messaggi furono replicati ogni quindici minuti. Furono cancellati i simboli del regime, rimosse le insegne pubbliche del Fascio, tolte le scritte murali che inneggiavano al dittatore. Alcuni gerarchi fascisti fuggirono in Germania, altri si sottomisero alle autorità militari. 15


La milizia si unì all’esercito regolare. L’esultanza fu compatta, senza differenza di fede politica. La caduta di Mussolini e l’incarico a Badoglio (di origini monferrine, nato a Grazzano, in provincia di Asti) vennero letti come fine della guerra, una svolta radicale; ma così, poi, non avvenne. Fu un’esultanza liberatoria, sintesi fra patriottismo ed esplicita insofferenza verso il passato regime. Efficace l’osservazione di Gianni Oliva, storico piemontese, che così commenta:

“All’ordine geometrico dell’inquadramento paramilitare subentrava una confusione liberatoria nella quale si sprigionavano le energie soffocate dell’atmosfera di guerra ed in cui la comunità, per tanto tempo compressa e divisa dall’emergenza, ritrovava un’identità di gruppo ed il gusto della solidarietà, come avrebbe scritto Piero Calamandrei con un’associazione storica ardita, ma suggestiva ” 1.

Pietro Calamandrei scrisse:

“In questa prima settimana è corso per l’Italia un brivido simile a quello del Risorgimento, quando se ne andavano i re stranieri e il popolo scendeva nelle piazze e tutti cantavano e si abbracciavano” 2.

Il 25 luglio venne percepito come una pietra tombale rispetto ai tre anni di guerra, ai drammi familiari per le vittime in combattimento; alla precarietà del cibo e dei salari, allo stillicidio dei bombardamenti, al clima violento nelle fabbriche e nella scuola, al generale impoverimento della coscienza collettiva. L’entusiasmo iniziale fu dettato anche da un’errata e diffusa equazione, fra crollo del regime e fine del conflitto. Ma così non fu. Badoglio dichiarò che la guerra sarebbe proseguita. Al velo di neopatriottismo che caratterizzò gli entusiasmi di quei primi giorni, vi era sottesa la simpatia del popolo per una scelta coraggiosa del Re, per Badoglio e per il ruolo dell’esercito. Anche nel Monferrato casalese, in città e nelle colline, la gente si sentì sollevata e liberata da una cappa opprimente e vio1

Gianni Oliva, I vinti e i liberati, Milano, Mondadori, 1994, p. 14.

Pietro Calamandrei, Lettere 1915-1956, a cura di Alessandro Galante Garrone, vol. 1, Firenze, Le Monier, 1968, p. 151.

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lenta, nella sfera individuale e sociale. All’entusiasmo liberatorio si unì una spontanea fiducia nella monarchia e nell’esercito, quasi un riscatto monarchico, nella continuità delle istituzioni, dopo un ventennio dittatoriale fascista. Come la storiografia evidenzierà, Badoglio confermò la guerra, ma promosse celatamente la trattativa per giungere all’armistizio. Temendo una dura reazione del PNF, il Re ed i collaboratori prefigurarono alcuni interventi di garanzia: la confluenza della milizia fascista nell’esercito, l’attribuzione all’esercito del compito di assicurare l’ordine pubblico, l’imposizione del coprifuoco dalle 21,30 alle 6 del mattino. In provincia di Alessandria, la tutela dell’ordine pubblico venne assunta dal generale Attilio Grattarola, comandante della difesa di Alessandria alle dipendenze della IV Armata 3. In Alessandria, carabinieri ed esercito intervennero per contenere i più accesi dei manifestanti. Non si ebbero scontri rilevanti; non vi fu la caccia al fascista. Si organizzarono cortei popolari nella giornata del 26 luglio, da Piazza Garibaldi a Corso Roma, verso Palazzo Ghilini 4. A Casale, si formarono alcuni cortei spontanei; si ritornò a gioire assieme, con un nuovo ottimismo per il futuro. Anche qui, si cancellarono scritte e simboli, si bruciarono manifesti e materiale propagandistico; si distrussero statue, busti ed effigi del Duce 5. Luigi Cappa, impegnato antifascista e noto partigiano poi, ricorda bene quel clima di festa liberatoria:

“Per tutto il 25 luglio, per tutta Casale non s’incontrarono più fascisti. La piazza antistante la stazione ferroviaria era stracolma di militari, carabinieri, gente comune, alcuni giovani – racconta Luigi Cappa - Fu l’occasione per prendere contatto fra dissidenti. Rividi alcuni amici antifascisti di Porta Milano, appartenenti al gruppo di Sogno, Carrera, Acquaviva. Non mi parve vero, quel momento. Improvviso, ma tanto atteso” 6. 3

“Il Piccolo”, organo d’informazione di Alessandria, 31 luglio 1943.

Cesare Levreri, Il Partito d’Azione in Alessandria, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1986, p. 18-19-20.

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Enrica Morbello Core, Dalla parte giusta, Alessandria, 2006, p. 99. Testimonianza di Luigi Cappa, resa all’autore nel settembre 1976.

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Mentre Cesare Levreri polarizza l’attenzione sulla figura di Livio Pivano, l’altro storico resistenziale Gianpaolo Pansa ci fornisce preziose informazioni sulla struttura ed efficacia della presenza socialista e comunista dell’area alessandrina, sui fermenti che poi daranno origine al Partito d’Azione ed alla Democrazia Cristiana di Bellato e Brusasca, proprio nei quarantacinque giorni badogliani 7. Efficacemente, Pansa utilizza il messaggio “attendere e vigilare” per tradurre il generico impegno dell’antifascismo alessandrino nelle settimane che precedettero l’armistizio. Alle riunioni del Comitato Interpartitico di Alessandria, parteciparono Walter Audisio, Ottavio Maestri e Renato Veggi per il PCI; Luigi Fadda, Silvio Gambarana e Ferruccio Boffi per i socialisti; Livio Pivano, Lorenzo Capriata e Giuseppe Piccinini per il PdA; Angelo Bellato per la Democrazia Cristiana; Giuseppe Maranzana per i liberali e Camillo Ravazzi come indipendente. A Casale Monferrato, non venne creato un formale Comitato, ma si realizzò una nuova disponibilità operativa fra socialisti e comunisti, per incrementare il dissenso nelle fabbriche e per acquisire peso amministrativo locale. Fra i protagonisti del dialogo, i socialisti Paolo Demichelis, Giovanni Milani e Giuseppe Cappa; i comunisti Domenico Navazzotti, Carlo Eugenio Carretto e Camillo Bruno. Il vescovo di Casale, Monsignor Giuseppe Angrisani, nella lettera pastorale I doveri dell’ora così scriveva a proposito del 25 luglio:

“Ora che s’è diradata alquanto l’atmosfera, densa di calcinacci e di caligine, prodotta dal crollo dell’edificio ventennale del fascismo; e che s’è placato il clamore della piazza lasciando posto alla voce serena del buon senso, permettete, cari figlioli, che il vostro Vescovo vi rivolga una parola paterna ...”.

Chiaro il giudizio negativo verso il regime sconfitto, parimenti chiaro l’invito al buon senso ed al superamento dei conflitti 8.

G. Pansa, Guerra partigiana tra Genova e il Po, Bari, Editori Laterza, 1998, p. 11-12-13. Viene qui citata la più recente edizione, ampliata ed integrata, dell’opera di Pansa, editata in origine sempre da Laterza nel 1967. 7

Mons. Giuseppe Angrisani, Lettera Pastorale “I doveri dell’ora”, Casale Monferrato, 1943, in Archivio Diocesano di Casale Monferrato.

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L’esautoramento di Mussolini fu l’occasione per il rafforzarsi delle convinzioni antifasciste ed antinaziste. Gli scioperi di marzo ’43 nelle grandi città del triangolo industriale ebbero il merito di aver tradotto in vibrata protesta lo scontento diffuso fra le classi lavoratrici; in provincia, tuttavia, non raggiunsero il risultato sperato. A Casale, si astennero dal lavoro solo alcune frange delle maestranze nelle Cementerie Marchino di Morano Po e nelle cementerie di Ozzano. I dipendenti dello stabilimento Eternit (allora erano milletrecento) non scioperarono. Su questo dettaglio, puntualmente Fabrizio Meni osserva come, proprio nell’aprile 1943, venne inaugurato un nuovo stabilimento Eternit ed avviato un nuovo ciclo produttivo. È probabile che tale circostanza abbia impedito l’adesione delle maestranze agli scioperi del marzo 1943. Le proteste del marzo, forti e diffuse a Torino, ad Alessandria, ad Asti, ebbero effetti pervasivi anche nelle aree collinari, dove vi erano pendolari e collegamenti familiari. La protesta fu salariale e rivendicativa, ma anche sociale 9. Con il 25 luglio, invece, la generale opposizione al regime ed alle ultime scelte belliche, rivelatesi esiziali, ebbe modo di manifestarsi liberamente. Non v’era, tuttavia, ancora un movimento antifascista organizzato. Non a tutti fu chiaro che la caduta della facciata del regime non voleva dire fine della guerra, libertà politiche, ma poteva significare ancora una nuova dittatura militare, una restaurazione monarchica. I partiti, dopo un primo momento di velleitarismo, non persero tempo. Partito Comunista, Partito Socialista, Partito d’Azione e Democrazia Cristiana intensificarono i contatti in tutta la provincia. I vecchi militanti antifascisti, demotivati dopo gli insuccessi subiti nel ventennio e di fronte all’ineluttabilità delle vicende belliche, ritrovarono ora nuova speranza. Ad Alessandria, Livio Pivano animò il Partito d’Azione e ricostruì i contatti con altri esponenti dell’antifascismo liberale, cattolico, socialista e comunista. Da fine 1942 a luglio-agosto 1943, Livio Pivano e Walter F. Meni, Quando i tetti erano bianchi, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2000, p. 90-91. 9

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Audisio (giovane e dinamico esponente del partito comunista alessandrino) svilupparono una significativa attività di coordinamento antifascista, creando il contesto di alleanze che diede origine, poi, al fronte interpartitico ed al più formale Comitato Interpartitico Antifascista (agosto 1943). Di contro, tra luglio ed agosto, la presenza militare tedesca nella provincia di Alessandria registrò un forte incremento. Dalla Francia, giunsero la XCIV e la LXXVI Divisioni del LXXXVII Corpo d’Armata Tedesco agli ordini del generale Gustav-Adolf von Zangen, con sede di comando ad Acqui Terme. Le due formazioni si stabilirono nel retroterra genovese e nella Val Scrivia, per controllare le linee ferroviarie e le rotabili tra la Liguria e l’Alessandrino. Una terza Divisione, la LXV, giunse dalla Germania e si stabilì nell’Oltrepo Pavese e nella Val Staffora. L’esercito italiano presente in queste zone era esiguo. Si ricordano alcuni reggimenti di fanteria, di artiglieria e del genio. Un totale di circa 9000 uomini. Ad Alessandria e a Casale, si avvertiva sempre più la differenza numerica ed organizzativa fra l’esercito italiano e le truppe tedesche, movimentate a corona dell’area. Si trattava di un vero accerchiamento, di un’occupazione strisciante e ben ponderata. L’8 settembre

La notizia dell’armistizio, siglato da Badoglio e gli alleati, causò uno stato di completo disorientamento fra le unità militari. Il messaggio dell’armistizio fu registrato da Badoglio alle 19,45 dell’8 settembre e venne trasmesso ogni quindici minuti dall’EIAR. Dopo tre anni di guerra, prive del comando supremo, fatte segno di attacchi di sorpresa dai tedeschi con mezzi corazzati, le nostre truppe abbandonarono armi e uniformi. Soldati e ufficiali si diressero verso casa, presero d’assalto treni e pochi autoveicoli. I reparti si sciolsero. Mancò qualsiasi forma di tenuta organizzata. Anche nell’alessandrino, il 9 e il 10 settembre, si attuò il piano “Achse”, operazione di disarmo delle forze armate italiane. A Casale Monferrato, l’11 settembre, furono sufficienti pochi mezzi blindati tedeschi e il Presidio si arrese. In poche ore le caserme si svuotarono. La gente s’impadronì del materiale e del20


l’equipaggiamento abbandonato dai militari. Andarono dispersi mobili, viveri, cancelleria e documenti. Furono salvati solo alcuni libretti di deposito del 2° Genio e il timbro di quel Comando, nonché alcuni pacchi di documenti contabili del 1° Artiglieria di Corpo d’Armata, lasciati alla sicura custodia del parroco della cattedrale, Don Baiano. Buona parte del materiale racimolato dai casalesi negli edifici militari alimentò per mesi la borsa nera della città 10. Pochi ufficiali superiori rimasero con gli occupanti. Tra gli altri, vanno ricordati Imerico per la M.V.S.N., Simeoni e Viani per l’Artiglieria, Costantini per i reparti del Genio. Quest’ultimo sarà poi comandante del Presidio della RSI. La caserma Decristoforis avrà come comandante il tenente colonnello Palumbo del Genio, al quale verrà dato il triste incarico di raccogliere il materiale umano per le unità in formazione, da inviare in Germania per l’addestramento. Verso la fine di settembre verrà poi costituita a Casale la G.N.R.; a capo sarà posto Carlo Fornero. Il comando verrà successivamente affidato al console Luciano Imerico. Nei giorni successivi all’8 settembre, la caccia ai militari (ufficiali e soldati) ordinata e condotta dai tedeschi fu spietata. Determinante fu la collaborazione di alcune donne conosciute in città come la Cisi, la Prete, la Gaviorno. All’interno del Fascio repubblichino venne costituita un’autonoma appendice femminile capeggiata dalla Ruo ved. Pardi. Dopo la prima reggenza del segretario del Fascio, si ebbe un direttorio composto da Sardi, Fornero, Iannuzzi, Salto, Colombini e Bargero. Al 30 settembre 1943 gli iscritti al Fascio casalese erano solo 280, mentre prima del 23 luglio si contavano 3.550 aderenti. Meticoloso ed efficace il ricordo di quei giorni che ci ripropone Enrica Morbello Core: “Alle Casermette, gli ufficiali avevano dato l’ordine ai militari di tornarsene a casa. Li vedevamo poveri e sbandati, di fronte a casa

Cfr. “La Voce del Monferrato” numero pubblicato il 7 settembre 1945; vedi l’articolo L’8 settembre a Casale; B. Mantelli, Il terzo Reich in provincia di Alessandria, in Alessandria, dal Fascismo alla Repubblica, a cura di R. Botta-G. Canestri, Alessandria, Boccassi, 1995, p. 75; R. Loy, La parola ebreo, Einaudi, Torino, 1997, p. 117. 10

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nostra ... Impauriti, temevano d’incontrare i tedeschi. Mi misi a percorrere il Valentino, bussando alle porte di chi conoscevo, per chiedere abiti civili. Poi incominciai a invitarli a casa, pochi alla volta, ospitandoli nel laboratorio di mio padre. Davo loro da mangiare e nascondevo le loro divise” 11.

I militari fuggivano; i tedeschi, con mezzi semoventi, circondarono il castello, sede del Presidio. Presero prigionieri tutti i soldati, si diressero alla caserma e magazzini di Corso Duca d’Aosta. I militari, al comando del colonnello Boggione, resistettero per poco tempo e poi abbandonarono gli edifici e trovarono rifugio fra la popolazione civile. I tedeschi occuparono così tutte le posizioni militari di Casale; non solo, per la pulizia e la manutenzione delle caserme, rastrellarono i giovani studenti e tecnici-operai; li obbligarono a lavorare, con minacce. Un gruppo di 55 tedeschi alloggiò alle casermette; alla comunità salesiana del Valentino, il direttore invitò tutti i seminaristi a ritornare nelle proprie famiglie. La comunità salesiana si distinguerà, poi, per fattiva collaborazione con la Resistenza. Il Presidio Militare di Casale condannò “l’evasione dei militari dalle caserme” e descrisse la popolazione come impaurita ed affamata, per la dura repressione attivata dai tedeschi occupanti. Il 9 settembre, a Valenza, ci fu un breve scontro fra reparti del Reggimento Artiglieria ed un nucleo di carabinieri, contro i tedeschi della Wehrmacht 12. Nei vari paesi del Monferrato i tedeschi nei giorni 9, 10, 11 settembre fecero comparse violente e dimostrative. A Frassineto Po, ad esempio, arrivarono nella sera dell’11 settembre. Piombarono in paese, cercarono il maggiore Filippo Vitali, con i suoi dieci uomini dell’esercito. Entrano in parrocchia. Non trovano nulla. Lasciarono un piccolo avamposto, di poche unità. Alcuni giovani casalesi, dopo l’8 settembre, scelsero di aggregarsi alle formazioni di montagna. Camillo Morandi, ad Enrica Morbello Core, Dalla parte giusta, Alessandria, 2006, p. 102-103; descrizione confermata all’autore a novembre 2008. 11

12 William Valsesia, La Provincia di Alessandria nella Resistenza, Alessandria, 1980, p. 75.

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esempio, nato a Casale nel ’23, si unì alla 47ª Brigata Carlo Monzani, nel Canavese. Venne catturato e fucilato dai nazifascisti a Forno Canavese, dopo un durissimo scontro con il nemico. Era il 9 dicembre 1943. Sempre nel Canavese, trovò tragica fine Renzo Garrone (nato a Cereseto Monferrato nel ’26). Apparteneva alla VIIª Divisione G.L. Ferreira e venne ucciso il 14 ottobre ’44 dai nazisti a Vico Canavese. Nello stesso luogo venne catturato e poi fucilato anche Mario Garis (nato nel 1924), sempre appartenente alla VIIª Divisione Ferreira. L’attività dei primi CLN

Gli avvenimenti delle due prime settimane di settembre accentuarono la paura e le incertezze. Non tutti colsero subito l’indispensabilità della lotta di Resistenza, né parvero chiare le modalità operative da seguire. Come gli scioperi di marzo furono dissenso economicosociale, il 25 luglio fu dissenso e strappo politico; l’8 settembre fu, invece, il ritorno della paura e della violenza, in un contesto di sbando generale. Alcuni sperarono nell’immediata conclusione del conflitto, grazie all’intervento degli Alleati; altri, anche se convinti dell’opportunità della rivolta armata, non si mossero con la dovuta determinazione. Nel Monferrato e nel Casalese, zone caratterizzate dalla piccola proprietà contadina e lontane dai grandi centri industriali, dominava l’atteggiamento di un incolpevole attendismo. Di fronte all’avvertita e diffusa presenza dei tedeschi occupanti ed alle collaborazioni dei rinati fascisti di Salò, la gente monferrina sperava in momenti più opportuni; attendeva eventi risolutori nazionali; non credeva nelle proprie forze oppositive. Soltanto sul finire di settembre la volontà di resistere si espresse con più chiarezza: l’antifascismo degli anni ’20, sopito da due decenni di dittatura, riemerse. Il Monferrato casalese non fu terra facile per l’affermazione del Fascio. Le vicende storiche e politico-amministrative del ventennio furono contrassegnate dal predominio delle classi forti (agrari, cementieri, banchieri), dalla sudditanza dei ceti medi e borghesi, ma anche dal ricorrente dissenso di agricoltori, operai, 23


organismi cattolici e sindacalismo. Molti fatti emblematici di questa forte e latente conflittualità, crearono una memoria collettiva diffusa e non più cancellabile. Gli eventi del 25 luglio e dell’8 settembre riaccesero e ridiedero respiro a ricordi, ideali, progetti e voglia di riscatto sociale. A Casale e nei paesi collinari, infatti, ricomparvero immagini e narrazioni inquietanti. Ne richiamiamo alcune. Il 6 marzo 1921 i fascisti casalesi, guidati da Giovanni Passerone inaugurarono il nuovo gagliardetto con una manifestazione di piazza, organizzata e dimostrativa. Ci fu una mobilizzazione a senso unico. Giunsero squadre fasciste da Torino, da Alessandria e Vercelli. Vi era tensione in città, già nei due giorni precedenti. La tensione caratterizzava gli ambienti politici socialisti, comunisti ed anarchici; di contro, i fascisti animati da Cesare Maria De Vecchi miravano a provocare la scintilla per crescere nei consensi e per dare un duro colpo alle amministrazioni locali. Un operaio venne oltraggiato, perché non salutò il gagliardetto fascista. Al passaggio di un piccolo corteo d’auto dei notabili del Fascio, dalla sede della Camera del Lavoro, nei pressi del ponte sul Po, partirono alcuni spari. Vennero uccisi due sardi, Strucchi e Broglio; il segretario della Federazione dei legionari di Fiume, Scaraglio; venne ferito De Vecchi. I fascisti replicarono duro; spararono ed isolarono la sede della Camera del Lavoro, per due lunghe ore. Giunsero carabinieri ed esercito. I comunisti si arresero; uscirono a mani alte dall’edificio. I fascisti ruppero il cordone dell’esercito; vi fu uno scontro diretto, con feriti. L’agricoltore Francesco Novarese, presente alla Camera del Lavoro per una consulenza-assistenza ed il casalese Patrucco ebbero la peggio. I carabinieri intervennero 13. A seguire, vennero arrestate 175 persone; altri protagonisti dovettero fuggire. Il sindaco socialista Rampini tentò la pacificazione, ma la tensione durò alcuni giorni. I carabinieri faticarono a controllare l’ordine pubblico. Vennero aggrediti il vice-sindaco Ricolfi ed esponenti socialisti e comunisti. Il 10 marzo venne F. Meni, Quando i tetti erano bianchi, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2000, pag. 25; Lorenza Lorenzini, Fascismo e dissentismo in provincia di Alessandria, Alessandria, 1980, Edizioni dell’Orso, pag. 59.

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ferito il senatore Battaglieri. Gli scontri di marzo ’21 accentuarono a Casale il netto divario fra una sinistra movimentista, frazionata al proprio interno e con debole ruolo dei partiti storici, ed un ceto borghese alleato con lo squadrismo fascista e la grande proprietà immobiliare. Venne proclamato lo sciopero generale dei lavoratori casalesi. Grandi adesioni nei cementifici, nelle cave del Monferrato. Nel ’24, dopo un processo pilotato, la Corte d’Assise di Torino riconobbe Giovanni Cappa, segretario della Camera del Lavoro, quale responsabile ed animatore degli scontri. Riparò in Francia. Il 7 agosto del 1921 era domenica. Nella piazza Principe Amedeo (oggi piazza Audisio) di Trino vi era il consueto passeggio domenicale. Verso le 12 la squadra “La Disperata” proveniente da Casale ed un gruppo di Arditi proveniente da Vercelli provocarono scontri con alcuni gruppi comunisti. Vi furono violenze, tafferugli per alcune ore. Verso le ore 19, un gruppo acceso di fascisti fu costretto a rintanarsi nell'osteria del Principe Amedeo. Dalle finestre incominciò a sparare sulla folla. Nella piazza, cadde ferito a morte Vincenzo Coletto, di anni 46, padre di cinque figli. Era semplice cittadino. Negli scontri vennero feriti anche Carlo Irico (consigliere comunale comunista), Pietro Tricerri, Giuseppe Tomasino, Giuseppe Croce, Carlo Mandosio. Il Comune, date le condizioni economiche della famiglia Coletto, si accollò le spese del funerale. Nei giorni successivi, centoventi dipendenti del cementificio di Trino scioperarono per protesta contro la violenza fascista. Informazioni puntuali sulla vicenda si ebbero sul settimanale “La Sesia” di fine agosto ’21, ma soprattutto nel volume Il divenire del proletariato trinese. Rerum patriae (1798-1921) di Franco Crosio-Bruno Ferrarotti, edito dal Comune di Trino nel 1992. Un terzo fatto inquietante avvenne a Frassinello d’Olivola, il giorno 25 dicembre del 1921. Nella sede di una cooperativa di consumo, di matrice socialista, si festeggiava, con un ballo. Giunsero alcuni giovani fascisti, provocarono accese discussioni. Vi furono violenze verbali ed alcuni spari. Una bomba provocò il lieve ferimento di Masserano Giovanni e di Silvio Sanlorenzo, fascista di Camagna. Dopo 25


poche ore arrivò la rappresaglia di un gruppo di fascisti, provenienti da Camagna e Casale. In piena notte, entrarono in paese, raggiunsero l’abitazione di Bartolomeo Ruschena (anni 55), presidente della cooperativa e considerato, erroneamente, responsabile degli scontri. Lo uccisero con cinque colpi di fucile e due pugnalate. Vi furono anche altri feriti. Polizia e carabinieri intervennero. Furono arrestati i fascisti Balbo e Dosio 14. Per lo scoppio della bomba, venne accusato Emanuele Cotti di Frassinello. Venne processato e poi assolto, a febbraio ’23, dalla Corte d’Assise.

“I fatti drammatici del Natale ’21 li conobbi da mio padre Francesco e da mamma Eleonora. Papà era più restio; mi raccontò solo che quella notte venne avvisato di stare in casa, di non uscire per il paese. Sarebbero tornati i fascisti – così ci narra la signora Giuseppina Salio (nata a settembre ’21), oggi nonna, ma preziosa testimone anche della vita partigiana fra le colline del Monferrato – Mia madre spesso ricordava come quella notte mi stesse allattando. Udì degli spari, a cento metri. Vide gran confusione. Si spaventò molto, non riuscì più ad allattare. I fascisti uccisero Bartolomeo, un uomo onesto e generoso. Fu una violenza gratuita, per spaventare il paese”.

Giuseppina Salio ci riceve nella sua abitazione, in pieno centro di Solonghello. Ci porge un album fotografico di ricordi familiari; vi sono foto degli anni ’20, del marito alpino; vi sono foto ed articoli di stampa sulla banda Tom. Giuseppina ci confida che preparò una decina di camice per i partigiani della banda Tom; fece anche un corpetto in stoffa per Ginetto (Luigi Cassina). Ma i partigiani non le poterono indossare; furono catturati ed uccisi prima che potessero essere consegnate. È rimasta con questo rammarico addolorato; lavorò Su questo evento, poco noto, si veda “La Vita Casalese” n. 1 del 1921, uscito il 1 gennaio 1921; F. Meni, Quando i tetti erano bianchi, op. cit., pag. 29; M. Franzinelli, Squadristi, Milano, Mondadori, pag. 361; G. A. Chiurco, Storia della Rivoluzione Fascista, Vallecchi, Firenze, 1929, vol. III, pag. 392; si riveda, inoltre, “Il Monferrato” del 3 marzo 1923; il n.1 del gennaio 1922 de “La Scolta” di Casale Monferrato; ricerche documentali sono state compiute anche da Mario Cravino, storico locale di Frassinello. 14

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Testimonianza resa all’autore da Giuseppina Salio, gennaio 2009.

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in fretta e con passione per quelle camice, ma non servirono 15. I fatti di Frassinello ebbero ripercussioni in tutto il Monferrato; i fascisti ne rivendicarono la paternità; le classi lavoratrici, comuniste e socialiste, subirono un chiaro effetto intimidatorio. Vi è poi un quarto fatto. Siamo nel 1923, nella frazione Zanco di Villadeati. Il comunista Innocenzo Boario venne eletto consigliere provinciale, in rappresentanza del Monferrato. Un gruppo di fascisti casalesi lo uccise, con fucilate al volto, mentre saliva le scale della propria piccola cantina. Nel ’24, in piena campagna elettorale (l’ultima libera) a Gabiano si tenne un comizio-confronto fra i candidati Marescalchi, Mazzucco ed il popolare Brusasca. Una squadra di fascisti, capeggiata da Giovanni Passerone, impedì il normale svolgimento del comizio, con violenze e manganellate 16. Gli eventi di Casale (6 marzo del ’21), di Trino (agosto del ’21), di Frassinello (25 dicembre del ’21), di Zanco di Villadeati (1923) e di Gabiano (nel ’24) sono stati chiari episodi di gratuita violenza che alimentarono per molti anni il profondo dissenso delle popolazioni verso il regime. A luglio ’43, i citati eventi tornarono vivi come allora; acquisirono nuova attualità ed originarono nuovi timori. In questo clima, vanno contestualizzate le prime esperienze resistenziali. Luigi Quarello, comandante partigiano, così narrò l’origine delle formazioni nel Monferrato:

“Già a partire dal 25 luglio 1943, giorno effettivo della caduta del fascismo in Italia, avvenuto in seguito alla mozione di sfiducia del Gran Consiglio fascista nei riguardi di Mussolini, nella frazione di Cardona del Comune di Alfiano Natta (prov. di Alessandria) s’incontrava un gruppo di elementi, parte sfollati da Torino e parte residente a Cardona, i quali, chiamati da Luigi Quarello (mai iscritto al P.N.F. al pari dei suoi fratelli) con il nome di battaglia “Vigin”, si radunavano cercando di vedere la situazione come si presentava, per essere utili nell’opera che si sarebbe dovuto iniziare: la riconquista della Democrazia in Italia. Il clima era ancora di guerra ed infatti l’Italia era ancora sotto la 16

Relazione scritta fornita da Giuseppe Brusasca all’autore, nel 1976.

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pressione degli anglo-americani, pressione che si faceva sempre più forte quando a partire dall’8 settembre 1943, il territorio italiano veniva ufficialmente occupato dalle forze armate tedesche, appoggiate dalla neo Repubblica fascista di Salò. Fu precisamente l’8 settembre che a Cardona di Alfiano Natta si formava ufficialmente il 1° Centro patriottico organizzato della Resistenza il quale, appoggiato anche dai parroci della zona, ma particolarmente da Don Damarco, Don Finazzi e Don Bolla, si estendeva rapidamente, formando gruppi in ogni paese, formazioni alle quali gli organizzatori del Centro, in riunioni notturne, illustravano le ragioni del Movimento ed i doveri da assolvere. È doveroso ricordare i primissimi collaboratori di Vigin nell’opera di organizzazione del Movimento di Resistenza. Per Cardona: Druetto Rodolfo, Damarco Tersilio e Piovano Pino; per Alfiano: Pizzo Beppe; per Sanico: Ragazzi Paolo; per Zanco: Ferraris Luigi; per Moncalvo: Capra Giovanni; per Castellalfero e Montiglio: Gerolla Secondo; per Scandeluzza e Rinco: Magnone Angelo; per San Giorgio Monferrato: Spinoglio Felice; per il prezioso collegamento con Torino: Borgnino Pier Luigi e Quarello Pier Battista, ed altri molti ancora dei quali dopo tre decenni ricordiamo la preziosa opera, ma non il loro cognome e nome. Si promuoveva così la costituzione della 7ª Divisione Autonoma Monferrato appartenente al Corpo Volontari della Libertà, la quale doveva operare nel triangolo compreso fra Chivasso-Asti-Casale. Fra le altre cose, va ricordata l’importante riunione avvenuta nella sala della Casa parrocchiale di Alfiano Natta già la sera del 2 novembre 1943, ove con la collaborazione ed anche il rischio non indifferente da affrontare, il parroco Don Damarco Marco, ospitava i rappresentanti di una ventina di paesi della zona, che ricevevano le direttive del Movimento locale da Vigin, e quelle del C.L.N. regionale, rappresentato nella riunione dall’On. Gioachino Quarello, il quale già aveva fatto parte del Governo Badoglio, con Buozzi e Roveda. Egli illustrava quali fossero le finalità da raggiungere, e la necessità di svolgere opera di convinzione e d’incitamento verso i giovani e le popolazioni monferrine per affrontare i doveri da assolvere che sino alla Liberazione sarebbero stati sempre più difficili e talvolta sanguinosi” 17.

A fine settembre, si costituì ad Alessandria il CLN provinciale,

17 Luigi Quarello, Relazione ed appunti sul movimento della Resistenza, in Archivio Diocesano di Casale Monferrato.

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come a livello nazionale si era passati dal Comitato delle opposizioni al Comitato di Liberazione Nazionale. Venne promosso dagli stessi antifascisti che già il 26 luglio diedero origine al Comitato Interpartitico Provinciale, con l’adesione successiva di nuovi adepti, convinti dal pericoloso clima post armistizio. Nel CLN provinciale entrarono Carlo Bognetti, Ottavio Maestri, Walter Audisio e l’avv. Renato Veggi per il PCI; Luigi Fadda, Diego Giacobbe e Carlo Rossi per il PSIUP; Lorenzo Capriata, Giuseppe Piccinini, Livio Pivano e Carlo Ronza per il PdA; Angelo Bellato per la DC; i fratelli avvocati Mario ed Edoardo Ferrari per i liberali, come pure Giuseppe Maranzana. Il CLN era composto da cinque partiti antifascisti, strutturati a livello locale. A rappresentare la DC, in un primo momento, si pensò a Carlo Torriani, noto antifascista e fondatore del Partito Popolare negli anni ’20 ed amico di Luigi Sturzo. Torriani, tuttavia, declinò la proposta “perché direttamente impegnato come cappellano all’Istituto Michel di Alessandria 18. Sempre ad Alessandria, a fine settembre, si costituì il nucleo di GAP (gruppi di azione patriottica) con Mario Piacentino come responsabile militare e Carlo Girardenghi come responsabile politico. Carlo Girardenghi fu poi figura di primo piano della lotta partigiana e Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza di Alessandria, uomo di cultura e storico locale. I gappisti s’impegnavano in azioni di coraggioso dissenso, contro i tedeschi e fascisti, fra le vie della città, nei sobborghi, nelle aziende, in un chiaro contesto urbano. La caduta di Mussolini e l’8 settembre rialimentarono le convinzioni e le speranze per la libertà, anche a Valenza. Durante il ventennio fascista, il dissenso esplicito venne rappresentato, in modo efficace, dal socialista Francesco Boris, già capostazione. Non aderì al Fascio, dovette cercarsi un altro lavoro. Anche nelle file cattoliche, si costituì nel ’42 la prima sezione della DC, d’ispirazione degasperiana. Nel laboratorio della farmacia Manfredi, alla presenza dell’ex popolare avv. Giuseppe Brusasca, venne fondata la sezione. Contribuirono Carlo Barberis, Gigi Venanzio Vaggi, Luigi e Vittorio Manfredi, Pietro Staurino, Luigi Ezio Gabutti, L’eredità possibile, Alessandria, Ugo Boccassi Editore, 1999, p. 27.

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Deambroggi, Luigi Stanchi, Giuseppe Bonelli e Felice Cavalli. La sezione sviluppò immediatamente temi ed iniziative di dissenso clandestino al regime. Alla notizia dell’arresto di Mussolini, nell’abitazione di Francesco Boris, si tenne un primo incontro per costituire il CLN valenzano. Accanto a Boris per il partito socialista, vi aderirono Luigi Vaggi per la DC, Ercole Morando per il PCI, Vittorio Carones per il Partito d’Azione e Poggio per il PLI, poi sostituito da Cuttica. Il CLN di Valenza tenne varie riunioni, cambiando sede di volta in volta, per non destare sospetti. Si svolsero a casa Boris, a casa di Costantino Scalcabarozzi, in casa Mazza alle Terme di Monte Valenza, a casa dei fratelli Marchese, nella biblioteca Silvio Pellico dell’oratorio del Duomo di Valenza 19. Francesco Boris e Paolo De Michelis (già parlamentare socialista negli anni ’20) furono arrestati a marzo 1944 e condotti nella sezione tedesca delle carceri Nuove a Torino, per poi essere inviati nei campi in Germania. Vennero poi liberati, grazie ad uno scambio di prigionieri. Giulio Doria, antifascista ed aderente a metà ’44 al movimento partigiano, ricorda dettagliatamente quei difficili momenti nell’intervista rilasciata a Maria Grazia Molina e pubblicata nel n. 23 di “Valenza d’na vota” edito a dicembre 2008, (pag. 169 e seg.). Il fratello di Giulio, Mario, aderì subito alla formazione autonoma Patria, guidata da Edoardo Martino e Giovanni Sisto. Il secondo fratello, Pietro, visse anni di prigionia in Germania, come militare catturato dai tedeschi. Giulio disertò la chiamata alla Capitaneria di Savona e si diede alla macchia, nella campagna valenzana. Giulio ricorda d’aver curato e nascosto cinque militari australiani, sfuggiti alla cattura dei tedeschi; di averli poi avviati in Lombardia. Anche Giulio entrò nella brigata autonoma Patria, si collegò con Vaggi e tesse una fitta rete di relazioni fra la città ed i comuni del Monferrato. A Casale, i militanti dei partiti antifascisti si unirono; diedero

Per approfondire le ricerche dell’antifascismo valenzano si vedano: Enzo Luigi Guidi, “Valenza antifascista e partigiana”, Valenza, 1981; Maurizio Dealessi, articolo Paolo De Michelis, pubblicato in “Valenza d’na vota”, n. 2/87. 19

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origine al primo comitato di resistenza casalese. Per meglio cogliere il clima difficile nel quale sorse questo primo organismo, bisogna ricordare come il commissario di PS Maiocco, il segretario politico del Fascio Bacco ed il console Imerico si prodigarono per fornire ai tedeschi i nomi degli antifascisti da trasferire in Germania. L’operazione provocò in città sdegno ed indignazione. Fu la scintilla che vinse le titubanze e le paure: si iniziò a voler la lotta. Per l’invio nei campi tedeschi vennero segnalati: Bosco Carlo, Bonomi Emilio, Fatutto Policarpo, Carlo Eugenio Carretto, Cappa Mario, Monti Vincenzo, Balbis Vincenzo, Gonella Gino, Coppo Clemente, l’avv. Ernesto Boverio, Mazzucco Enrico, il capitano Bruschi, Ferraris Giovanni, Rondano, Rota, Guerrera, Cerutti Giuseppe, geom. Gattone, Guzzo Dorino, Carfì e l’avv. Vittorio Dardano. Alcuni di questi antifascisti, in un pomeriggio piovoso di ottobre si diedero appuntamento sul greto del Po. Dovevano incontrarsi con un rappresentante del Comitato d’Azione Segreto di Torino, un certo compagno Carsano, originario di Balzola. E, proprio lì, tra i cespugli, nacque il primo Comitato per la Resistenza, un embrionale CLN casalese. Ne facevano parte Carlo Eugenio Carretto quale presidente, Carlo Bosco come cassiere, Milani Giovanni e Del Rosso Alessandro come consiglieri, Monti Vincenzo e Mazzucco Enrico. Panicco Cherubino ebbe il compito di mettere al sicuro gli sbandati inglesi che erano presenti in zona 20. Il primo CLN si sciolse ad esordio di novembre, con la contemporanea costituzione di una banda armata ad Arcesa, frazione di Brusson in Valle d’Aosta. La componevano parecchi militanti antifascisti casalesi. Pierino Pagliolico manteneva i contatti con Arcesa e badava al regolare invio di viveri e munizioni. Più avanti, entrarono a far parte in modo organico nel CLN i rappresentanti della Democrazia Cristiana e del Partito Liberale. Il secondo CLN era così composto: Camillo Bruno e Enrico Mazzucco (PCI), Giovanni Milani (PSIUP), l’avv. Dardano Vittorio (PLI), Francesco Triglia (DC). Mentre nelle grandi città del Nord, come Torino, Milano, Brescia, Novara, i partiti politici vollero con i CLN mettere

Cfr. “Rinascita Democratica” numero del 25 aprile 1947; vedi l’articolo Come è nato il primo CLN a Casale. 20

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assieme, in modo più efficace, le singole capacità di mobilitazione e di lotta, nei centri di provincia i partiti giunsero, talvolta ed inconsapevolmente, a frenarne l’operato, confidando più nelle proprie capacità aggregative. In tali realtà, infatti, le organizzazioni politiche preferirono muoversi autonomamente. Il rischio non vi fu, tuttavia, dove si registrò la piena sintonia tra i componenti dei vari CLN, dovuta all’adesione individuale e all’amicizia. Ciò avvenne a Casale. Francesco Triglia così ricorda quei momenti:

“Il CLN di Casale era sorto dalla comune volontà di combattere l’arroganza delle forze tedesche che comandavano in città. Nei primi mesi, non puntammo a grandi obiettivi di lotta, ma al mantenimento della pace e di una certa tolleranza. Per questo motivo, il nostro lavoro inizialmente consisteva nella protezione dei ricercati politici, degli antifascisti perseguitati dalle S.S., degli ebrei che avevano a Casale una significativa comunità, con Sinagoga ed attività collaterali. Di grande aiuto fu la presenza di Giuseppe Brusasca, uno dei massimi dirigenti del CLN dell’Alta Italia. Spesso ci riunivamo nel solaio e nelle cantine del Tribunale di Casale, presso l’Istituto della signora Mazzone in via Trevigi. Con il tempo, ci attrezzammo per rifornire le bande partigiane delle colline del Monferrato e dell’Astigiano; nel ’44 iniziarono a pervenire nella nostra sede armi, vestiti e viveri in modo regolare, costante. Giuseppr Brusasca ci aiutò molto. In città operavamo con il pieno appoggio degli abitanti. Interpretavamo l’odio verso i tedeschi e l’allergia verso il fascismo; volevamo una nuova Italia, una nuova vita pubblica, nuove regole per convivere. Dall’attendismo dell’anno 1943 si passò nel ’44 alla diffusa convinzione di poter resistere e vincere. Numerosi sarebbero gli episodi emblematici di questa solidarietà del popolo. Accanto alle tradizionali forze della sinistra storica, PCI e PSIUP, si segnalarono i cattolici democratici e le forze liberali. Posso dire che il CLN, più che organizzare azioni di lotta o attacco, destinò le proprie energie ad un lavoro di sostegno materiale e morale a chi, invece, operava in prima linea nel Monferrato o ad Arcesa, in Val d’Aosta 21”. Testimonianza di Francesco Triglia e Giulio Novarese, rilasciata all’autore nel giugno 1976.

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Accanto ai comitati antifascisti ed ai vari CLN, creati anche in altre località del Monferrato, vanno ricordati alcuni gruppi spontanei che, anche se privi di una precisa collocazione e legami politici strutturati, conducevano la lotta contro i tedeschi occupanti, in modo efficace e coraggioso. La loro azione privilegiò la raccolta di armi, rubate ai tedeschi occupanti; la diffusione di ciclostilati e l’apposizione di scritte sui muri della città. A Casale furono ritrovati due volantini estremamente interessanti e provocatori. Il primo venne diffuso nelle vie del centro, il 20 ottobre. Questo il testo:

“Casalesi, ricordate. È colpevole il privilegio che usurpa il diritto altrui, e perirà. Ma è ugualmente colpevole, e per di più ridicolo, l’oppresso che spera, senza far nulla, di riavere il suo diritto. Non vi è vittoria per tutti senza battaglia per tutti. Il tedesco e il fascista usurpano il nostro diritto di libertà. Uniamoci tutti per scacciare il fascista e il tedesco. W Badoglio. W l’Italia libera” 22.

Il secondo volantino è datato 9 dicembre; venne distribuito in via Roma e via Cavour. Si rivolge in modo particolare ad un gruppo di fascisti della città:

“Per noi poveri, che di diritti non ne abbiamo, ma solo abbiamo il dovere di lavorare imprimiamoci in mente quanti della tessera ne fanno un altro uso, e spendono denari rubati al Governo o al sudore di noi lavoratori, vivono senza mancare di nulla. Di essi, a nessuno sarà lasciato la testa attaccata al collo. Cominciamo dal Podestà al Commissario, da Bacco a Imerico, da Guaschinone a Pettenati, da Miglietta Amedeo a Starace, da Steardi a Miglietta. A tutti gli sfruttatori della Patria, ai Gagà da caffè, agli assidui al Monte Carlo (in riva al Po), agli agenti annonari vigliacchi ed ai vigliacchi vestiti da guardie e a tutti i burattini in grigioverde. W la libertà, W il Re e W Badoglio”.

Le prime mosse della Resistenza, compiute a Casale, venne-

Il testo originale dei volantini venne pubblicato da Gianpaolo Pansa nel volume Guerra partigiana fra Genova e il Po, edito da Laterza. Alcune copie sono comprese nell’archivio personale di Libero Spadonaro.

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ro poi seguite e condivise dai quadri e militanti antifascisti del Monferrato. Comunisti e socialisti, anche al di fuori del CLN, continuarono a tessere e sviluppare contatti ed azioni. Le adesioni al neocostituito PFR e così alla GNR furono molto poche. Più volte, in ripetuti documenti e relazioni, i gerarchi si lamentarono dello scarso successo nelle iscrizioni e nella frequentazione; chiara fu l’opera dissuasiva del clero e degli ambienti cattolici, di molti parroci e degli oratori. La banda di Arcesa, a Brusson

Pur nel contesto di un’avviata e consapevole lotta armata di Resistenza, il CLN intese sempre evitare rischi ed effetti deleteri per la popolazione civile. Di fronte alla prepotenza tedesca e fascista, alleate per riscattare gli insuccessi degli ultimi mesi, si preferì attutire l’offensiva a Casale e tentare la spontanea gemmazione di prime bande partigiane. I ripetuti richiami della leva del ’23 e del ’24 per reclutare nuovi militari alla RSI andarono quasi deserti. Nonostante gli appelli di ottobre e novembre, anche i militari non si consegnarono nelle caserme ed iniziarono a collaborare con i ribelli. Dato l’insuccesso, il Distretto militare fu trasferito da Casale ad Asti. A fine ottobre, un gruppo di antifascisti casalesi decise di lasciare la città e creare un centro di raccolta ed organizzazione della Resistenza armata ad Arcesa, una frazione di Brusson, in Valle d’Aosta. Una vera e propria base di reclutamento e di formazione. Il gruppo casalese si diede appuntamento in piazza Statuto, davanti alla chiesa dell’Addolorata. Venne trasportato su camion, verso la Val d’Ayas. Altri volontari si allontanarono in treno. A Casale, i preparativi furono curati dai membri del CLN, da alcuni ex militari passati alla Resistenza come il S.Ten. Edoardo De Vasi, il S.Ten. Remo Milani, il Maresc. Giovanni Trebbi, il Maresc. Achille Peduzzi, il Capitano dei carabinieri Martino Veduti (medaglia d’oro della prima guerra). Per finanziare l’iniziativa, più fonti testimoniali rivelano che giunsero i contributi dello stesso Veduti (proprietario di un’azienda che produceva sacchetti di carta per il cemento), dell’industriale Modesto Maina. L’ing. Giovanni Liprandi, tenente di artiglieria, collaborò fat34


tivamente con il CLN e con il gruppo di Arcesa. I viaggi di trasferimento e di trasporto viveri ed abbigliamento erano assicurati dalla ditta Fratelli Allara, ditta che operava da Vercelli verso Torino ed Aosta. Fra gli organizzatori, vi era anche Alberto Ariotti, reduce della battaglia di El Alamein. L’Ariotti si distinse per capacità operativa e per efficacia informativa. Formò ed istruì molti giovani renitenti, li avviò prima fra le bande partigiane nel cuneese, poi a Brusson 23. Del gruppo di ribelli di Arcesa facevano parte: Giovanni Conti, comunista e gestore del bar-ristoro della stazione ferroviaria di Casale; Giuseppe Barbesino, capostazione a Villabella, legato come Veduti all’associazione combattenti di Livio Pivano; Oreste Rossi con i figli Francesco, Italo e Bruno, fondatori poi delle brigate Matteotti; Giuseppe Carrera e compagni, della banda di via Mantova, ispirata dal noto antifascista Mario Acquaviva; Carlo Eugenio Carretto, del CLN casalese; Bizzarro Arduino, partigiano garibaldino che verrà poi ucciso a Serralunga di Crea; Novarese Luigi, Pedrazzetti Giuseppe, Barbano Enrico, Musco Marcello, Carotti Luciano, Sasso Pietro, Garavello Leo, Morano Giovanni, Oliaro Luigi, Pistone Giuseppe, Cervi Ezio, Bolla Pasquale, Timossi Carlo, Boscaldi Pierino, Prediano Giacinto, Angelo Merlino, Sbarato Giacinto, Catale Ruggero, Morano Ettore, Darone Mario, Allara Arturo, Zavattaro Luigi, Cipriani Giovanni, Falda Pierino, Zavattaro Arturo, Castagnone Virginio, De Giovanni Giuliano, Gentile Alfredo, Coppo Luigi, Coppo Evasio, Berrone Aldo, Facini Gildo, Sogno Giuseppe, Cantelli Giovanni, Filippini Luigi. Ai giovani antifascisti, si unì l’esperienza militare del tenente Remo Milani e del maresciallo Giovanni Trebbi. I rapporti fra Casale e Brusson erano coordinati da Pietro Pagliolico. A fine novembre, il gruppo partigiano di Arcesa poteva contare già cento ribelli. Ottenne anche un finanziamento dall’ing. Adriano Olivetti, come altre formazioni nel canavese. Mentre il CLN e gli antifascisti casalesi sostenevano l’avvio

Per dettagli e documenti puntuali, si veda: Fabrizio Meni, Quando i tetti erano bianchi, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2000, p. 127-130; Cesare Levreri, Il Partito d’Azione in Alessandria, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1986, p. 37-40. 23

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dell’esperienza del gruppo di Arcesa, i tedeschi e i fascisti locali catturarono i loro familiari, senza ottenere delazioni. In città, si moltiplicarono furti di armi alle caserme, al Tiro a Segno; si diffondevano i volantini contro la RSI, contro i tedeschi. A metà dicembre, la coraggiosa esperienza di Arcesa ebbe termine, con rastrellamenti e catture. Dopo settimane di appostamento e di attività esplorativa, anche con infiltrati, la Prefettura di Aosta organizzò per il 13 dicembre un pesante rastrellamento. La Milizia Ordinaria e la Milizia Confinaria di Aosta risalirono a tappeto la Val d’Ayas, alla ricerca del gruppo di Arcesa, dei militari aggregati, degli ebrei. Nel rastrellamento, in uno scontro con i partigiani torinesi, venne catturato anche Primo Levi. A Brusson vi fu un breve attacco armato; poiché le forze erano impari, i partigiani si arresero. Giuseppe Carrera fu ucciso; Carlo Eugenio Carretto fu fatto prigioniero; i fratelli Rossi si rifugiarono a Torino nel Canavese, i più giovani tornarono a Casale. Remo Milani, nato a Casale Monferrato il 16 dicembre 1915, colonnello d’artiglieria, ha narrato la sua breve esperienza partigiana ad Arcesa nelle memorie, oggi consultabili presso la biblioteca civica di Casale Monferrato. Dopo aver militato nell’esercito fino all’8 settembre, frequentando anche l’Accademia di Modena-distaccamento di Sassuolo, decise di unirsi al gruppo di partigiani in Val d’Ayas. Così ricorda i difficili momenti:

“Nel periodo ottobre-dicembre 1943, resomi conto della situazione nella quale eravamo caduti, preso contatto con persone di una certa esperienza, autorevolezza, fiducia e onorabilità, sentito il parere dei familiari, venuto a conoscenza che in Val d’Ayas ad Arcesa di Brusson si stava costituendo un gruppo di giovani sotto leva, col patrocinio del C.L.N. casalese, mi convinsi di raggiungere, unitamente al maresciallo Trebbi, già di mia conoscenza, tale gruppo. Una mattina presto, dei primi giorni di dicembre, ancora mio papà mi accompagnò al treno, in partenza per la Valle d’Aosta. Quando tale gruppo cominciava faticosamente e con pochi mezzi ed armi ad organizzarsi sotto l’aspetto militare, sfortuna volle che s’infiltrasse nel gruppo stesso (peraltro ingenuamente ed in buona fede, operazione avallata da alcuni membri dello stesso C.L.N. casalese) un sedicente Ten. Redi, risultato poi un emissario della Prefettura di Aosta. 36


Lo stesso Redi, segretamente, in accordo con Aosta provocava l’intervento di due colonne della Milizia ordinaria – 12ª Legione Aosta, ed un’altra della Milizia confinaria – 1a Legione Monviso. Il Redi passato nella parte opposta ha diretto le operazioni con la cattura di armi, materiali, automezzi, di alcuni prigionieri inglesi, latitanti in seguito all’armistizio, rifugiatisi nel gruppo stesso. Il combattimento provocava anche la morte del giovane casalese Carrera ed il ferimento del giovane Zavattaro Luigi. Io ed il maresciallo Trebbi, sottrattici alla cattura, abbiamo risalito la montagna occultandoci, con l’aiuto di brava gente del luogo. Dopo alcuni giorni, con molta precauzione abbiamo fatto ritorno a casa. Il fatto ha avuto ripercussione anche a Casale e dintorni generando una serie di arresti di persone sospette a seguito di ordini del capo della Provincia di Alessandria. Così uno dei primi nuclei di partigiani costituitisi in Valle d’Aosta con giovani casalesi di leva è finito ingloriosamente con riflessi preoccupanti anche per la città di Casale. In occasione del funerale a Casale del giovane Carrera, morto a Brusson, la polizia ha bloccato l’entrata del cimitero nell’intento di arrestare i cosiddetti “ribelli di Val d’Ayas” eventualmente presenti alla cerimonia. Io che ero presente mi sono sottratto all’arresto, scavalcando il muro di cinta in fondo al cimitero e disperdendomi attraverso i campi e rientrando a casa a notte inoltrata. In occasione poi della perquisizione della mia abitazione, mi sono sottratto nuovamente alla cattura, con una rocambolesca fuga attraverso il balcone retrostante la casa e rifugiandomi per qualche mese in città, presso care persone, quasi parenti, ed in seguito presso mia sorella Maria. Situazione tuttavia precaria, insoddisfacente per me e per le famiglie ospitanti. Rientrai quindi di notte a casa con mio papà” 24.

Il fratello di Remo Milani, Giovanni, fu membro socialista del CLN casalese, fin dall’origine. Divenne vice-sindaco, nel primo governo cittadino a Casale, dopo la Liberazione. Gli effetti diretti del rastrellamento e cattura di Brusson si ebbero a Casale, dove il 16 dicembre la G.N.R. ed il commissariato di PS fermarono Martino Veduti, Edoardo De Vasi e Remo Milani, Ricordi personali della mia vita militare, Casale Monferrato, 2002, consultabile in Biblioteca Civica, Casale Monferrato.

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Giuseppe Barbesino. I tre vennero subito interrogati il 16 dicembre, mentre Adriana Massa, fidanzata del De Vasi, venne rilasciata. Barbesino venne arrestato nella stazione di Villabella, proprio mentre stava per avere un primo contatto con il partigiano Walter Audisio di Alessandria. Veduti, Barbesino e De Vasi furono condotti alle carceri di Alessandria. Il 22 dicembre, sempre a Casale, la polizia arrestava Giovanni Conti, Luigi ed Angelo Allara. A seguire, vennero arrestati Cantele Antonio, Pacello Pasquale, Quercifoglio Bruno, Mario Fabba, Narciso Martinetti. Il 18 gennaio ’44, l’ultimo gruppo di partigiani di Arcesa, detenuto nelle carceri di Casale, fu trasferito alle carceri di Alessandria: Federico Barbesino, Luigi Novarese, Leo Garavello, Giuseppe Pedrazzetti, Ettore Morano, Pietro Buscaldi, Giuliano Degiovanni, Angelo Merlini, Giovanni Morano, Luigi Coppo, Giacinto Frediano, Arduino Bizzarro, Luigi Borla e Giovanni Franco. A metà gennaio ’44, si può considerare compiuta l’operazione di annientamento del gruppo di Arcesa, una prima forma di banda partigiana, creata da antifascisti casalesi, fra le montagne della Valle d’Aosta. Il dissenso e la resistenza civile caratterizzarono anche i comportamenti del magistrato Procuratore del Regno di Casale, avv. Alessandro Casalegno. Giunto a Casale ad aprile 1943, Casalegno non nascose le proprie idee, non visitò il Prefetto, il Federale, il segretario politico fascista. Dopo l’8 settembre, non collaborò con i tedeschi, non omaggiò il Prefetto, s’inimicò le SS locali. Nei mesi successivi, Casalegno aiutò e sostenne alcuni detenuti destinati all’internamento in Germania; aiutò a fuggire gli ebrei casalesi; si prodigò a favore del Col. Gustavo Leporati, arrestato e destinato alla fucilazione. Il figlio di Casalegno si unì ai partigiani. Presso il Tribunale di Casale e gli uffici della Procura, si riunirono clandestinamente spesso alcuni noti antifascisti casalesi, come l’avv. Ernesto Boverio, il prof. Giovanni Moffa, il commerciante Francesco Triglia; il giudice Giacomo Porta, il sost. procuratore Selicorni condivisero l’azione dell’avv. Casalegno. La rete informativa antifascista poteva contare sulla collaborazione di ufficiali militari come il tenente dell’areonautica 38


Michele Bruno, il ten. col. Gustavo Leporati, il tenente Gherardo Guaschino, il col. Giuseppe Zorzoli. Molte informazioni venivano fatte transitare tramite le sorelle Ginevra ed Adalgisa Abba di Casale; piena collaborazione giungeva da Vincenzo Monti e dal dott. Cesare Cortesina, dalla signora Luisa Canova. Sul fronte opposto, la ripresa d’iniziativa fascista avvenne anche grazie al sostegno culturale della stampa locale. A Casale, il 6 novembre ’43, uscì il primo numero de “Il Lavoro casalese” diretto da Aldo Battistella. Il vero animatore e notista politico-sindacale era, tuttavia, Arturo Pettenati, leader nazionale del sindacato fascista dei cementieri. Il settimanale non fu solo organo di proselitismo sindacale, ma chiarissimo fiancheggiatore della RSI e della lotta antiresistenziale ed antiebraica. Durissime furono le campagne denigratorie contro il dissenso locale, contro i resistenti, contro gli ex militari collaboranti. “Il Lavoro casalese” del 4 dicembre ’43 incitò odio contro gli ebrei, dando spazio e consenso alle rigide disposizioni che vennero impartite agli organi pubblici: tutti gli israeliti, anche quelli discriminati, dovevano essere avviati ai campi di concentramento; i loro mobili ed immobili immediatamente sequestrati; i nati da matrimoni misti, sottoposti a vigilanza speciale. La polizia fascista catturò a Casale i pochi ebrei anziani rimasti, dopo che alcune famiglie ed i più giovani furono agevolati nella fuga e riparo in Svizzera. Da Casale, diciotto ebrei vennero avviati ai campi di sterminio e forni crematori tedeschi. Fra gli anziani, Sanson Segre di 87 anni. Non tornò più 25. Fra i primi partigiani del Monferrato, va ricordata la figura di Pietro Pagliolico, nato a Casale nel 1910 ed ucciso da G.N.R. l’8 marzo 1944, a Cugliate di Marchiorolo, nel Varesotto. Pagliolico, dopo aver partecipato alla creazione del primo CLN a Casale e del gruppo di partigiani ad Arcesa di Brusson, aderì alle formazioni d’azione della 1ª Divisione MoscatelliBrigata Lazzarini nell’area del biellese e del varesotto. Portò l’esperienza resistenziale casalese in altre aree di accentuata connotazione repubblichina. Catturato e ferito, venne G. Pansa, Guerra partigiana tra Genova e il Po, Bari, Editori Laterza, 1998, p. 64-65. 25

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lasciato agonizzante per ore e poi freddato. La moglie Maddalena Cappa fu generosa ed efficace staffetta partigiana nel Monferrato, venne carcerata per alcune settimane. Fra i partigiani casalesi non operativi nel Monferrato, vanno ricordati Guido Costanzo (1923) fucilato a marzo del ’45, fra i monti dell’entroterra di Valle Imperiale (IM); Giacardi Emanuele (1925) militò nella Brigata Longhi a La Spezia, venne catturato ed ucciso dopo un’azione di sabotaggio, a marzo 1945 nei pressi di La Spezia .

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Indice dei nomi Abba Adalgisa, 39 Abba Ginevra,39 Abbate Giovanni, 170n, 282 Accatino Giuseppe, 65 Aceto Mario, 170n, 181 Acquaviva Mario, 35, 288, 289, 290, 291, 292, 293, 294, 295, 296, 297, 298, 299, 300 Acuto Luigi, 63, 183, 246 Acuto Pietro, 238, 239 Agazzone Mario, 102 Agostinetto Mario, 98 Aime Stefano, 272, 273 Albano Ennio, 110, 120, 120n Alexander, 109, 240 Alfonso Andrea, 51 Allara Angelo, 38, 111,112,113,114,115, 115n Allara Arturo, 35 Allara Luigi, 38 Almirante Giorgio, 128 Altani Giovanni, 299 Ambrosino Adriano, 174 Amedeo Renzo, 270n Amerio Rosanna, 110n Amisano Cesare, 65 Andreotti Giulio, 203 Angelino Guido, 145, 160 Angelino Luigi, 116, 137, 137n, 178n, 183, 183n, 200n, 296, 296n Angelino Stefano, 216 Angrisani Giuseppe, 18, 18n, 48, 100, 103, 105, 114, 115n, 134, 135, 169, 198, 199, 200n, 223, 229, 229n, 230,235, 236, 239, 241, 242, 246, 255, 261, 279, 287

Aniasi Aldo, 80 Annaratone Aldo, 185 Annaratone Franco, 53 Ansaldi, 234 Anselmi Tina, 80 Anselmi, 214 Ardita Riva Mario, 102 Arduino, 214 Argellini, 170n Ariotti Alberto, 35 Ariotti Anna Maria, 187n Ariotti, 282 Arista Giovanni Battista, 15 Artom Faustina, 132 Artom Vittorina, 132 Audisio Walter, 18, 19, 29, 37 Augino Giuseppe, 109, 116 Bacchelli, 279 Bacco, 33 Badò Vittorio, 273 Badoglio Pietro, 15, 236 Baiano Luigi, 234 Baiano, 21 Bailo Giuseppe, 287 Balbis Vincenzo, 31 Balbis, 227 Balbo, 26 Balconi Laura, 282 Baldassarri Giovanna Tedeschi, 93n Baldassarri Vanna, 88, 90 Balduzzi Giovanni, 52n Balduzzi Renato, 228 Balestra Dario, 257 Ballario, 234 Balossino, 238 Baracco G., 234 Baravalle Giovanni, 278, 278n, 381


279, 280 Barbano Aldo, 49 Barbano Enrico, 35 Barbano Giovanni, 73 Barbano Lorenzo, 68, 209, 214 Barbano, 75 Barbato Antonio, 99n Barberis Amedeo, 76n, 83 Barberis Carlo, 29 Barbero Enrico, 271 Barbesino Federico, 38, 78 Barbesino Giuseppe, 35, 37 Barbesino, 79 Barco Filippo, 125 Bargero Guido, 253 Bargero, 21, 236 Barioglio Vittorio, 245 Baroglio Leandro, 72 Barth Karl, 65 Bartolomeo, 26 Bassi Lucio, 203n, 228 Basso Bruno, 104n Battezzati Idalgo, 167n Battistella Aldo, 39, 248 Battiston Evasio, 180 Beccuti Emilio, 125 Beccuti Pietro, 60, 61n, 125, 167n, 168 Becker, 88. 183, 286, 304, 305, 307, 308, 315, 318 Bedone Ferrari Anna, 137 Behle, 309 Bellato Angelo, 18, 29 Bellone Antonio, 281 Bellotti Carlo, 271 Beltrami Vittorio, 282 Benesch, 312, 313, 320 Bensi Libero, 181 Benzi Pietro, 118 Bergamaschino Aldo, 65 Berluti Rolando, 44 Berrone Aldo, 35

Berruti Rosa, 63, 64 Bersano Augusto, 253 Bertazzoni Renzo, 179 Bertinotti Angela, 187n Berto Andrea, 110n Bertoletti Palmiro, 102 Bertolotti Rodolfo, 84 Berustein, 234 Bevilacqua, 227 Bianchi Adriano, 228 Bianchi Giovanni, 142 Bianchi, 207 Bianco Carlo, 237, 237n Bianco Clemente, 97 Bianco Ginetto, 94 Bianco Pietro, 97 Bidault George, 205 Biglia Giovanni, 239 Bigliani, 71 Biglieri, 227 Bignazzi Alessandra, 189n Bisoglio Gustavo, 180 Bizio, 175 Bizzarri Mario, 62 Bizzarro Andino, 35, 77, 77n, 80 Bizzarro Arduino, 38, 77n, 78, 171 Bizzarro Giuseppe, 73 Bizzarro Vittorina, 80 Blume, 318 Boario Innocenzo, 27, 201 Bobbio Norberto, 282 Bocca Giorgio, 282 Boccalatte Alessio, 116, 171 Boccalatte Ida, 214 Boccalatte Marcello, 237 Bocchino Luigi, 271 Bocchino Silla, 226 Boffi Ferruggio, 18 Boggione, 22 Bognetti Carlo, 29 382


Boiardo, 234 Bolla Giuseppe, 236 Bolla Pasquale, 28, 35, 98 Bondesan Silvio, 75 Bonelli Giuseppe, 30 Bonelli Mauro, 119n Bonomi Emilio, 31 Bonomi Giovanni, 216 Bonzano Pio, 52 Bordiga Amedeo, 297 Bordino Angelo, 62, 65 Bordino Piero, 62 Borello R, 50n, 93n Borg Pisani Carmelo, 156 Borgnin Pier Luigi, 28 Borioli Daniele, 43n, 59n, 68, 68n, 200n Boris Francesco, 29, 30 Borla Angelo, 74 Borla Luigi, 38, 78 Borla Maria, 73, 80 Bortieris Boris, 116 Boscaldi Pierino, 35 Bosco Carlo, 31, 184, 264 Botta Roberto, 21n, 43n Bottai, 15, 149, 150 Botto Elio, 119n Botto Ernesto, 73 Botto Ida, 104n Botto, 90, 91 Boverio Ernesto, 31, 38, 206, 207, 211, 212, 215 Boverio Francesco, 207n Braccini, 227 Braga Luigi, 271 Braga, 225 Braghero Giorgio, 84, 287 Bredereck, 303 Brignoglio, 241 Bronda Alfonso, 271 Brosio, 227 Bruno C., 184

Bruno Camillo, 18, 264, 226n Bruno Michele, 39 Bruno, 85 Brusa Adriano, 104n Brusa Gianni, 104n Brusa Giuseppe, 150 Brusa Mario, 174, 239 Brusa Melania, 104n Brusasca Giovanni, 188 Brusasca Giuseppe, 10n, 27n, 100, 104, 130, 135, 188, 189n, 192, 192n, 196, 197, 199, 200, 200n, 202n, 203n, 223, 242, 244, 247 Brusasca, 18, 27, 29, 32, 56 Bruschi, 31 Bucca Antonio, 179 Buffa Domenico, 271 Bug, 320 Buozzi, 28 Buscaldi Pietro, 38, 78 Busto Gigi, 119n Busto Paolo, 241 Caccia, 233 Cagna, 84 Calamandrei Pietro, 16, 16n Calchi Novati Gian Paolo, 282 Callori Filippo, 182 Campese Paolo, 144 Camurati Ernesto, 199, 236 Camurati Valentina, 89, 89n, 90.92 Camurati, 80, 89, 90, 92 ,94, 169, 186, 237 Cane Arturo, 104n Canestri Giorgio, 21n Caniggia Carlo, 181 Caniggia Dino, 181 Canova Luisa, 39 Cantamessa Ercole, 84 Cantamessa Paolo, 65 Cantarello Aldo, 116 383


Cantele Antonio, 38 Cantelli Giovanni, 35 Capetta Giuseppe, 52 Cappa Adele, 174 Cappa Elso, 174 Cappa Francesco, 69, 70 Cappa Giovanni, 25, Cappa Giuseppe, 18, 179 Cappa Luigi, 17, 17n, 123, 123n, 124, 179, 288, 288n Cappa Maddalena, 40 Cappa Mario, 31 Cappelli Piccinardi, 102 Capra Giovanni, 28, 48 Capriata Lorenzo, 18, 29 Caprioglio Angelo, 91 Caprioglio Lino, 72, 72n, 80, 87 , 178, 178n Caramellino Onorina, 101 Caramellino Oreste, 94 Carcano, 197 Carcione Massimo, 119n CarfĂŹ, 31 Carlo Gentile, 217 Carmi Bruno, 138 Carmi Dario, 137, 138, 139, 281 Carmi Delia, 138 Carmi Dirce, 138, 140 Carmi Elia, 129 Carmi Elio, 133n Carmi Gioconda, 131 Carmi Isaia, 132 Carobbi Luciano, 178 Carones Vittorio, 30 Carotti Luciano, 35 Carrera Giuseppe, 35, 36, 78, 288 Carretto Carlo Eugenio, 18, 31, 35, 36 Carriero, 179 Carsano, 31

Cartosio Paolo, 71 Casalegno Alessandro, 38, 207, 225 Casavecchia Carlo, 170 Casò, 197 Cassina Luigi, 26, 116 Castagnone Virginio, 35 Castelletti Mario, 116 Castelli Franco, 43n Castelli Gian Luigi, 186 Catale Ruggero, 35 Catella Alceste, 241 Cattaneo Giovanni, 181 Cavalli Felice, 30 Cavallotti Edvige, 186 Cavani Luigi, 102 Cavoli Giovanni, 109, 116 Cenacchio Felice, 170 Cerio Eugenio, 48 Cermelli Pietro, 273, 274 Cerruti Luigi, 60 Cerutti Giuseppe, 31 Cervi Ezio, 35 Cesarina, 247 Ceva Silvio, 220 Chiesa Gilda, 67 Chiesa Guido, 65, 170 Chignoli, 227 Chistino Alfonso, 237 Chiurco G.A., 26n Churchill Winston, 289 Ciano Galeazzo, 15 Cicconi Giuseppe, 102 Cigliano Stefano, 269, 270 Cipriani Giovanni, 35 Cisi, 21 Clerici Edoardo, 196 Coggiola Bernardino, 72, 82, 82n Coggiola, 236 Cohen Venezian Carlo, 132 Coletto Vincenzo, 25 384


Colli, 235 Colombini Carlo, 253 Colombini, 21 Colombino, 214 Conti Giovanni, 35, 38, 299 Conti Senando, 51, 179 Coppo Angelo, 206 Coppo Clemente, 31 Coppo Enzo, 178, 216 Coppo Evasio, 35 Coppo Luigi, 35, 38, 78 Coppo Maddalena, 80 Coppo Vincenzo, 58, 72, 178n Coppo, 170n Core Dino, 292, 293 Corino Carlo, 44, 72, 79, 179, 183, 216 Corino Evasio, 236 Corniati, 239 Corrado Luigia, 104n Correnti Giuseppe, 77 Cortese Vinicio, 43 Cortesina Cesare, 39 Cosentino B. Battista, 212 Cosentino, 179 Cossavella, 135 Costanzo Paolo, 301 Cotta Carlo, 44, 47, 57, 103,105, 199, 244 Cotta Gabriele, 224, 237 Cotta Sergio, 48, 49, 50n, 57, 93n, 103, 199, 224, 244, 301 Cotta, 237 Cotti Emanuele, 26 Cover Lino, 171 Cravino Mario, 26n Croce Giuseppe, 25 Crosetto Enrico, 214 Crosio Anna Maria, 80 Cuccia Giovanni, 281 Cuore Germano, 239 Cuttica Giovanni, 175

D’Ambrosio Virginio, 102 D’Antona Olga, 80 Dal Pozzo Camillo, 271 Damarco Giovanni, 116, 216 Damarco Marco, 28, 240 Damarco Tersilio, 28 Damasco, 122 Danè, 210, 211, 214, 226 Dappiano Pietro, 125 Dardano V., 264 Dardano Vittorio, 31, 184 Darone Mario, 35 Davito Giorgio, 135 De Angeli Arturo, 133, 133n, 137 De Bernardi Leandro, 65 De Bernardi Piero, 65 De Gasperi, 195, 196, 197, 202 De Giovanni Giuliano, 35 De Logue, 175 De Luca Mario, 104 De Michelis Paolo, 30 De Vasi Edoardo, 34, 37 De Vecchi Cesare Maria, 15, 24, 253, 253n Dealessi Maurizio, 30n Deambroggi Luigi, 30, 186 Deambrogi Ezio, 58 Deambrogio Carlo (Pavese Cesare), 142, 234, 278 Deambrogio Giuseppe, 78 Deambrogio Mario, 94 Deangeli Arturo, 139 Deangeli Isaia, 138 Deangeli Lidia, 138 Degiovanni Giuliano, 38, 78 Degiovanni, 179 Del Rosso Alessandro, 31 Dellavalle Alberto, 44, 48, 88, 94, 96 Delogu, 303, 304 Delrosso, 232, 233 385


Demicheli Paolo, 18 Desana Paolo, 56, 265, 266, 267, 267n, 68 Deutscher Wehmach Zoban, 186 Di Lalla Manlio, 196n Dodson, 173 Donati Giuseppe, 191 Donati, 199 Dorato Carlo, 91 Dorato Giuseppe, 91 Doria Giulio, 30, 186n Doria Mario, 30 Dosio, 26 Druetto Edoardo, 90 Druetto Rodolfo, 28 Duerr, 303 Edler, 312, 314 Einaudi Giulio, 277 Emanuelli, 186 Enzo Corsari, 281 Eros Ormea, 210 Eros, 212, 214 Errante Pietro, 71 Esposito Raffaele, 219, 220 Exner, 316 Faa di Bruno, 249 Fabba Mario, 38 Fabiani Filippo, 271 Facciolo Mauro, 93n Facini Gildo, 35 Fadda Luigi, 18, 29 Falabrino G., 184 Falabrino Giovanni, 264 Falda Pierino, 35 Faletti Enrico, 86 Falk Enrico, 197 Fanfani, 203 Farello, 236 Farina Clemente, 220 Farina, 186, 292 Farinacci, 145

Fassari Claudio, 287 Fatutto Policarpo, 31 Fenoglio Beppe, 183 Ferrari Berto, 43n Ferrari Edoardo, 29 Ferrari Mario, 29 Ferraris Giovanni, 31 Ferraris Luigi, 28 Ferrarotti Franco, 82 Ferreo Giuseppe, 240 Filippini Luigi, 35, 65 Filosa Vittorio, 231 Finazzi, 28, 237, 239 Fiorini, 294 Fiz Carlo, 132 Fiz Riccardo, 133 Fiz Roberto, 132 Fiz, 87 Flisio Giuseppe, 212 Florio M., 50n Fo Dario, 282 Foa Emilio, 132, 184 Foa Matilde, 132 Foa, 199 Foco Giuseppe, 71 Foglia, 237 Forcella Enzo, 41n Fornaro Federico, 43n Fornero Carlo, 21, 68, 130, 210, 213, 214, 226, 253 Fornero, 21, 122, 183 Forno Tullio, 301, 301n Fossati Ettore, 199 Fossati, 235 Francia, 205 Franco (il Pilota) 172 Franco Giovanni, 38, 78 Franz, 183 Franzinelli Mimmo, 26n Franzosi Giacinto, 44n, 92n, 110n Franzosi, 174 386


Frascarolo Rino, 58 Frediano Giacinto, 38, 78 Fusi, 227 Gabutti Ezio, 29n, 52n, 192n, 228 Gagliardini Renato, 285 Galimberti Ernesto, 290 Galioto Niccolò, 220 Galli Giorgio, 196n Gallo Alberto, 294, 299, 300 Gallo P., 129n Gamaleri Marco, 271 Gambarana Silvio, 18 Ganora Luigi, 55 Garavello Leo, 35, 38, 78, 178 Garbarini Alfredo, 91n, 96, 96n Garbarino Carlo, 58, 182 Gariglio Bartolo, 230n Garis Mario, 23 Garlando, 227 Garoppo Giuseppe, 239 Garoppo, 125 Garreau Raimond, 186 Garrone Galante Alessandro, 16n, 282 Garrone Renzo, 23 Gassman Vittorio, 282 Gatti Eugenia, 53n Gatti Felice, 237 Gatti Teresa, 145, 160 Gattone, 31 Gaviorno, 21 Gentile Alfredo, 35 Gentile C., 217n Gentner, 315 Gerolla Secondo, 28 Geuna, 227 Ghirardo Costantino, 180 Ghitta Maria, 104n Gho Quinto, 186n Giacardi Emanuele, 40 Giachino, 227

Giacobbe Diego, 29 Giambone Eusebio, 227 Gilardenghi Carlo, 29, 110n Gilardi Giovanni, 69 Gilardi, 238 Gilardino Delchio, 174 Gilardino, 238 Gimelli G., 184n Giovana Mario, 282 Giovannacci Lanfranco, 281, 282, 282n Gippa Clemente, 91 Gippa Luigi, 91n Gippa Vincenzo, 90 Giraudo, 227 Giunipero Augusto, 93 Giunipero Mario, 105n Gobetti Piero, 281 Gonella Gino, 31 Gorla Giulio, 124 Gota Giovanni, 52 Gozzano Guido, 281 Gramsci, 289 Grandi Dino, 15 Grandi Stefanino, 261 Grandi Stefano Tommaso, 167, 170 Grandi, 197 Grassi Pierino Lorenzo, 107 Grassi, 185 Grattarola Attilio, 17 Gremmo Roberto, 297, 297n Greppi Francesco Alfieri, 99, 99n, 170 Grignolio Idro, 63n, 90, 102n, 187n, 224n Grillo Aldo, 55 Grillo, 223 Gronchi, 197 Grossi Alberto, 102 Gruzdas Sharja, 133 Guaita Giovanni, 104n 387


Guaita Renato, 49, 51, 104n, 179 Guarnero Luigi, 109, 110, 122 Guaschino Angelo, 223 Guaschino Gerardo, 39, 55, 57, 58, 62, 101, 199, 216, 221, 221n, 222, 223, 224, 225, 226, 244, 247, 294, 296, 298, 299 Guaschino Giovanni, 223 Guaschino Mario, 212 Guaschinone, 33 Guasco Maurilio, 127n, 192n. 228 Guerrera Nello, 105 Guerrera, 31 Guerreschi Aldo, 55 Guglielminetti Andrea, 262 Guidi Luigi Enzo, 30n Gusmano Pretti Giuseppina, 131 Guzzo Dorino, 31 Guzzon Karen Sarah, 181 Harbjoire Harrj, 116 Hauber, 308 Haypler, 318 Heilemann. 314 Heuber, 312 Hildebrandt, 186 Hitler Adolf, 259, 266, 267 Hoffmann, 312 Iannuzzi Mario, 210, 211, 214, 226 Iannuzzi, 21, 75, 84, 87 183, Imerico Luciano, 21, 33, 133 Imerico, 213 Imerito Assuero, 271 Innocenzo Massimo, 87 Interlandi Telesio, 128 Iotti Nilde, 80 Ivaldi Luigi, 44n, 82n, 94n, 110n, 174n Iviglia, 234

Jacini S., 196n Jaffe Raffaele, 128 Jannelli, 316, 317 Jarach Augusta, 132 Jefferson, 225 Jori Duilio, 179 Kainz, 308, 309 Kazan Jefferson Alber, 186 Kern, 320 Krallo, 315 Kulinat, 307, 313, 314, 317 Kurt Lorenz, 105 La Pira, 203 La Porro, 71 Lachello Maioglio Ondina, 89, 89n, 92,95 Lachello Teodato, 93 Lanfranco Felice, 91 Lazagna Gian Battista, 282 Lazzarini, 98 Lazzati, 203 Leach, 53, 262 Legnazzi Natale, 186 Lenti Agostino, 57, 59, 60, 61, 62,63,64,65, 68 Lenti Colombina, 64, 64n, 68, 214 Lenti Pietro, 60,63,65, 68, 170 Leone Pietro, 65 Leotta Rosario, 232 Leotta, 231 Leporati Emilio, 214 Leporati Gustavo, 38, 39 Leporati, 82, 227, 170n Lerch, 301 Leto Agostino Guido, 297 Levi Carmi Nella,139 Levi Federico Simone, 132 Levi Giuseppe, 140 Levi Mario, 284 Levi Primo, 36 Levi Vittorio, 132 388


Levidalli, 128 Levreri Cesare, 17n, 18, 35n, 184n Libertini Lucio, 282 Lippautz, 315, 316 Liprandi Giovanni, 34 Liprandi, 237 Lombardi Riccardo, 282 Longo Ferdinando, 97 Longo Giuseppe, 186 Longo, 290, 298 Lorenzini Lorenza, 24n, 190n Lovera Felice, 169 Loy Rosetta, 21n Lucini Ernesto, 102 Lukesch, 304, 305 Lupano Edoardo, 65 Lupano Giovanni, 261, 276 Lupano Pietro, 65 Luparia Marcello, 65 Luparia, 234 Luria, 117 Lusani Vittorio, 239 Maccario Camillo, 97 Maccario Dario, 60 Macis, 246 Maestri Ottavio, 18, 29 Maffei Marina, 46 Maggi, 303 Magnone Angelo, 28 Maina Modesto, 34 Malano Gian Battista, 124 Malavasi Gioacchino, 196, 197 Maler, 301, 302, 303, 305 Malvestiti Pietro, 195, 197 Manassero Attilio, 68 Manassero Mario, 61, 62, 65 Mancini Luigi, 83 Mancio, 293 Mandosio Carlo, 25 Manfredi Vittorio, 29 Manganelli Cesare, 132n, 266

Manino Stefano, 94 Mantelli Bruno, 21n, 132n, 218n Mantovani Luigi, 247n Manuel, 234 Maranzana Giuseppe, 18, 29 Marchese Guido, 186 Marchese, 30 Marchis Nicola, 62, 65, 175, 185 Marchis Riccardo, 230n Marelli Augusto, 211 Marelli, 212 Marenda Giuseppe, 289, 290, 290n, 296, 297 Marescalchi, 27 Marinone Crescentino, 65 Marotto Giuseppe, 274, 275, 276, 277 Marrazza Achille, 196, 202 Martinetti Narciso, 38 Martini Enrico (detto il “Mauri�), 172, 224, 225, 270 Martino Attilio, 80 Martino Edoardo, 30, 52, 53, 56, 199, 224, 244, 247, 262 Martinotti Luciano, 215, 216 Martinotti Paolo, 100, 101n Masala, 181 Masi, 186 Massa Adriana, 38 Masserano Giovanni, 25 Massinelli, 174 Massobrio, 273 Maugeri Giuseppe, 116 Mauri Angelo, 192 Mazzolari Primo, 196 Mazzone Giovanna, 134, 135, 199, 235, 241, 242, 243, 246, 278 Mazzucco Biagio, 65 Mazzucco Eleonora, 181 389


Mazzucco Enrico, 27, 31, 85 Mazzucco Ettore, 80, 81 Mazzucco Mario, 214 Mazzucco, 201 Meda, 197 Medri P., 111 Melagro Pierino, 220 Melotti Dea, 68 Meni Fabrizio, 18, 19n. 24n, 26n, 35n, 63n, 93n, 110n, 173n, 174n, 190n, 200n, 288n, Meni Manuela, 99n, 229n, 241 Menighetti, 201 Merlini Angelo, 38, 35, 78 Merlo Luigi, 174n Meyer, 88, 90, 92, 94, 96, 97, 98, 100, 107, 114, 122, 177, 182, 183, 218, 231, 232, 233, 234, 275, 284, 303, 304, 307, 310, 313, 315, 316, 317 Micco Umberto, 253 Michelone, 238 Mietzner, 309 Miglietta Amedeo, 33 Miglietta, 282 Migliori, 197 Milanaccio Pier Paolo, 271 Milani Giovanni, 18, 31, 37, 184, 264 Milani Remo, 34, 35, 37n Minazzi, 237 Minervini Carlo, 48 Miracapillo Bruno Savino, 56, 104 Modica L., 229n Moffa Giovanni, 38, 184, 264 Moffa, 85 Molas Giuseppe, 48 Molina Maria Grazia, 30 Molina Mariagrazia, 186n Molinari Elio, 273 Molo Gaetano, 59

Monchietto Francesco, 104n Monchietto Giovanni, 104n, 238, 239n Montanaro Giuseppe, 272 Montano, 227 Monti Vincenzo, 31, 39 Montiglio Maria, 137 Montiglio Vittorina, 137 Montoli Antonio, 83 Monzeglio P., 129n Moosdorf, 309 Morandi Angela, 66 Morandi Camillo, 22 Morandi Carlo, 66 Morandi Enrico, 65 Morandi Paolo, 66 Morandi Renato, 65, 66 Morandi Rosanna, 65, 66n Morando Ercole, 30 Morano Ettore, 35, 38, 78 Morano Giovanni, 35, 38, 78 Morbello Core Enrica, 17n, 21, 22n, 224n, 281, 281n, 292, 294 Morello Armando, 135 Morello Erminia, 132 Morello Sergio, 135, 136, 170 Moretti Vincenzo, 170n, 187n Moretto Manuela, 301 Morieta, 110 Morisasco Marco, 72 Moro Aldo, 203 Mortara Corrado, 132 Mortari Giacomo, 102 Moscone Felice, 228, 241, 242, 243n Mossano Silvana, 187n Muggia Ettore, 134 Muggia Lino, 132 Muggia Pugliese Irma, 138, Murgia, 139 Musco Marcello, 35, 78, 178 Musso, 210 390


Mussolini Benito, 143, 145, 209, 259, 266, 267, 268 Muzio Angelo, 99n Muzio Daniele, 265n Nasi, 103 Natta A., 267n Natta Alfiani, 240 Natta Dario, 181 Navazzotti Domenico, 18, 81 Nebbia Giovanni, 186 Nebbia Mario, 185 Nebuloni, 197 Negri Giovanni, 98 Nenci Carlo, 102 Nickel, 304 Nigra Costantino, 135 Nigra De Rossi, 135 Novarese Francesco, 24 Novarese Giulio, 32n, 241, 244, 247 Novarese Luigi, 35, 38, 78 Novarese, 223, 225 Oddone Mario, 288 Oddone, 191 Odino Giancarlo, 42 Odisio Carlo, 91 Odisio Giuseppe, 91 Odisio Luigi, 91 Oggero Oscar, 253 Olearo Antonio, 57, 58, 108, 116 Oliaro Francesco, 174 Oliaro Luigi, 35, 174 Oliaro Sergio, 173 Oliazzo Lilia, 104n Oliva Gianni, 16, 16n Olivetti Adriano, 35 Ombra Celestino, 271 Orlandi Orlando, 214 Orlandi, 209 Ormea Eros, 210 Orsingher Giuseppe, 231

Orsingher, 230n Ortodossi Oliviero, 196 Osella Giovanni, 240 Osella, 246 Ottolenghi Giorgio, 130 Ottolenghi Giuseppe,127, 130, 132 Ottolenghi Torre A., 129n Pacello Pasquale, 38, 178 Pacifici Emanuele, 131 Pacifici Riccardo, 131 Pacomio Luciano, 229n Pagella Claudio, 116, 122 Pagliano, 117, 131 Pagliasso Dina, 140 Pagliasso Ercole, 140 Pagliasso Pasquale, 140 Pagliolico Pietro, 39 Paiusco Domenico, 52, 53n Palumbo, 21 Pampuro Giuseppe, 65 Panelli, 138 Paneri Tito, 52 Panicco Cherubino, 31 Panizza Giovanni, 237 Pansa Gianpaolo, 18, 18n, 33n, 39n, 43n, 60n, 80, 106n, 110n, 200n, 281, 290, 291, 291n, 296 Pantaleone Michele, 282 Parassole Francesco, 272, 274, 274n Parassole Romeo, 272, 274 Pardi Ines, 251 Parri Ferruccio, 282 Parvopassu Francesco, 264 Parvopassu, 225 Paschero Bartolomeo, 94, 96 Pasquarelli Ernesto, 58, 182 Passerin d’Entrèves Alessandro, 282 Passerone Giovanni, 27, 253n Pastrone Felice, 65 391


Patrucco Giacomo, 214 Pavese Cesare, 234, 277, 278, 278n, 279, 280, 281 Pavese Maria, 277 Pedrazzetti Giuseppe, 35, 38, 78 Pedrotti Ernesta, 65 Peduzzi Achille, 34 Pella Albino, 127 Peracchio Remo, 116 Perini Francesco, 226 Perini Olimpia, 226 Perosino Aldo, 129n Perotti Giuseppe, 227 Perra Enrico, 83 Pesce Giovanni, 282 Petri Gianfranco, 95, 95n, 226 Petri Pietro, 226 Pettenati Arturo, 33. 39, 129, 248, 254, 259 Pezzana Claudio, 207 Piacentino Mario, 29 Piacibello Alfredo, 44, 73, 74, 75, 288 Piacibello Angelo, 73 Piacibello Mario, 73 Piacibello Rosa, 73 Piacibello, 71 Piccinini Giuseppe, 18, 29 Picciotto Fargion L., 132n Picollo Ada. 246 Picollo Luisa, 246 Pietra Angelo, 44, 88 Pietra Italo, 282 Pietrasanta Agostino, 228 Piovan Pino, 28 Pistone Giuseppe, 35, 174 Pivano Fernanda, 278 Pivano Livio, 18, 19, 29, 35, 186, 186n Pizzo Beppe, 28 Platone Assunta Tina, 294, 299

Platone Felice, 294, 299, 300 Platone Giuseppe, 271 Pochettini Elio, 71 Pollarolo Camillo, 58 Porro Aldo, 175, 185, 221 Porta Antonio, 80, 81, 82 Porta Giacomo, 38, 295, 298 Porta Maria Ausilia, 81 Porta Vincenzo, 81, 82, 184 Portiglia Anselmo, 292 Pozzi Nino, 48 Pozzo Maria Teresa, 104n, 107n Prediano Giacinto, 35 Prete, 21 Pretti Felice, 132 Priatti Jofre, 65 Priora Domenico, 104n, 107, 107n Proserpio Ezio, 292 Provera Quintino, 240 Pullara, 197 Punzo, 294 Quarello Gioachino, 28 Quarello Luigi Piero, 27, 91, 93, 98 Quarello Luigi, 28n Quarello Pier Battista, 28 Quarello Pietro, 100 Quarto Giuseppe, 124 Quercifoglio Bruno, 38 Rabaglino Rodolfo, 55 Rabellotti Remo, 49 Raccah Giuseppe, 132 Radicati, 237 Ragazzi Paolo, 28 Raiteri Giuseppe, 238 Raiteri Guido, 72, 175, 239 Rall, 303 Ramezzana, 79 Raschio Giuseppe, 116 Rastelli Giovanna, 181 Ratta Luigi, 181 392


Ravazzi Camillo, 18 Ravetta Aldo, 220 Re Cornelio Pio, 87,135 Redi, 36 Renosio M., 50n Revelli Nuto, 282 Riccardi Muzio, 61 Richard, 313, 317 Ridolfi Armando, 196 Ridolfi, 197 Rivello P. Paolo, 43n Rizzi Giuseppe, 109 Roda, 215 Roesenfeld, 314 Rogano, 232 Roggero Adriano, 281 Roggero Dionigi, 63n, 183, 183n, 187n Roggero, 170n Rognoni Virginio, 80 Rohleder, 218, 287 Roma Agnese, 73, 214 Romanello Luciano, 100 Ronco Giovanni, 65 Ronco Rinaldo, 57, 58, 72, 102, 178, 183, 209, 214 Roncoroli, 131 Rondano Lorenzo, 104 Rondano, 31 Ronga Armando (“Cantalupo”), 271 Ronza Carlo, 29 Roosevelt Franklin Delano, 259, 260 Roosevelt, 289 Rosenthal, 231 Rossanigo, 186 Rosselli (fratelli), 196 Rossi (G.N.R.), 211 Rossi Amelia, 207 Rossi Bruno, 35, 96, 96n, 123, 125, 179

Rossi Carlo, 29 Rossi Evasio, 175 Rossi Felice, 102 Rossi Francesco, 35, 123, 124 Rossi Innocenzo, 58, 76, 79 Rossi Italo, 35, 79, 123, 124 Rossi Oreste, 35, 79 Rossi Paolo, 185 Rossi Pietro, 144 Rossi, 211, 214, 235 Rossini Aimo, 107 Rota Alfredo, 203n Rota Firmino, 63, 183 Rota Leandro, 145 Rota Mario, 300 Rota Melotti Dea, 183 Rota Silvio, 107 Rota, 31 Rotelli Augusto, 107 Roveda, 28 Rufatti Nino, 44, 124 Ruschena Bartolomeo, 25 Sabatini Sergio, 170 Sacerdote, 199 Salio Giuseppina, 26, 26n Salmoni Bianca, 133 Salto Giovanni, 253 Salto, 21 Sammartin Giosuè, 219, 220 Sampò Giorgio, 258 Sandiano Luigi, 51, 221 Sanlorenzo Aldo, 84 Sanlorenzo Silvio, 25 Sannazzaro Nino, 175n Santambrogio Luigi, 80, 116, 118 Santambrogio Paolo, 117, 119 Santambrogio Rosetta, 76n, 80, 116, 118, 119, 119n Santos Benvenuto, 299 Santuccio Francesco, 219, 220 Saracco Osvaldo, 211 393


Sardi Giuseppe, 253 Sardi, 21, 210, 214, 226, 231, 231n, 232 Sartorelli, 211 Sarzano Severino, 287 Sasso Pietro, 35 Sbarato Giacinto, 35 Sburlati Antonio, 271 Scagliotti Edoardo, 107 Scalcabarozzi Costantino, 30 Scalfaro Oscar Luigi, 80 Scamuzzi Ernesto, 81, 179 Scarabelli, 173 Scarola Rino, 85n Scarrone Pierino, 65 Schaper, 304 Schick, 234 Schiffere, 136 Schindler, 301, 304, 305, 309, 310, 312, 315, 320 Schneider, 312 Schoenbeck, 317 Schweda, 308, 318 Schwraz, 310 Scoppola Pietro, 196n Scurati Felice, 53 Secchia, 290, 297, 298 Segre Alessandro, 127 Segre Augusto, 127n, 132n Segre Cesare Davide, 133 Segre Ezechiele, 127 Segre Giulia Rosa, 133 Segre Mimmo, 284 Segre Sanson, 133 Segre, 117 Seidel, 304, 313 Selicorni Giuseppe, 38, 97 Serrafero Gabriele, 54, 72, 100, 223 Serretta Carlo, 116 Serri Mirella, 291n Servato Jean, 54

Serventi Giorgio, 215 Sesia Aldo, 287 Siegel, 308 Silke, 309 Sillano Benedetto, 140 Sillano Enrichetta, 140 Sillano Renzo, 140 Simeoni, 21 Sirchia Giorgio, 184, 206, 264 Sirotto Stelio, 239, 239n Sisto Giovanni, 30, 51, 52n, 93n, 199, 228, 242, 244, 247 Sisto Paolo, 52n Sogno Giuseppe, 35, 116, 120, 122, 288 Sogno, 214, 291 Solerio, 118 Sommaruga Claudio, 266, 267n Sonnino Moise, 133 Soraci E., 94n Sori Giuseppe, 287 Sorisio, 170n Spadonaro Libero, 33n Spagarino Giovanni (“Rino�), 271 Spagliardi Remo, 84 Spalla, 233 Spanner, 303 Sparwasser, 303, 313 Spataro G., 196n Spigo Giovanni, 65 Spina Giuseppe, 55 Spinoglio Antonio, 168 Spinoglio Felice, 28 Spinoglio Oreste, 57 Spinoglio, 238 Spriano Renato, 58 Stalin, 289, 297 Stanchi Luigi, 30 Starace, 33 Staurino Pietro, 29, 186 Steardi, 33 394


Strata Guglielmo, 146 Sturzo Luigi, 29 Suanno Egidio, 180 Subbrero Giancarlo, 123n Succi Paolo, 271 Taccori Enrico, 181 Taddei Guido, 220 Talice Mario, 52 Talin Martino, 55 Tallia Pierino, 287 Tani, 231, 233, 314 Tanio Giovanni, 220 Tappa, 234 Taverna Maria Teresa, 301 Taviani Paolo Emilio, 80 Tedeschi Alfredo, 88 Temporin Tullio, 97 Teopisto Fiorino, 216 Testa Domenico, 63n Thuemmler, 309 Ticozzelli Ines, 68 Timossi Carlo, 35 Timossi Maria Clara, 52 Todaro Carmelo, 102 Togliatti, 289, 295, 297, 298 Tom, 209, 215, 216, 276, 277 Tomasino Giuseppe, 25 Torelli Maria Luisa, 62 Torielli Gian Franco, 284 Torielli Pierangelo, 284, 284n, 285 Torielli Teresio, 283, 284 Torra, 199 Torriani Carlo, 52, 52n, 130, 191 Tortorella Aldo, 80 Tortrino Carlo, 185 Tosi Edmondo, 42 Tosini Filippo, 102 Tovo, 209 Trabucchi Alessandro, 59n Tranfaglia Nicola, 80

Trebbi Giovanni, 34, 35, 36 Treves Eugenia Allegra, 133 Tricerri Pietro, 25 Triglia Francesco, 31, 32n, 38, 135, 206, 223, 225, 241, 244, 247, 264 Triglia Teresa, 242 Trombin Almerino, 78, 72, 178 Tumino, 238 Tummler, 320 Ubertazzi Carlo, 213 Ulla Giovanni, 107 Vaggi Luigi, 52 Vai Luigi, 104n Vaj R., 93n Valdata Giovanni, 58 Valeriani Giovanni, 185 Vallone Ernesto, 91 Valsesia William, 22n, 200n Valterza Ernestina, 244 Vanossi Bernardo, 144 Vasini Bruno, 216 Vautero Giuseppe, 159, 160, 164, 165 Vay R., 50n Veduti Martino, 34, 37, 221 Veggi Renato, 18, 29 Venazio Vaggi Gigi, 29 Venezia Riccardo, 104n Venier Giancarlo, 49, 51, 55n, 57, 100. 101, 101n, 105, 105n, 178, 199, 223, 224, 244, 247 Vercellino Nilla, 140 Verda Mario, 200n Verdina N., 234n Vernetti Fiorenzo, 178 Vernetti Fiorenzo, 178n Vernoni Sergio, 55, 64, 100, 101, 101n, 105, 105n, 294, 298, 298n Vernoni, 223, 224 Verri Angelo, 240 395


Viada Marco, 220n Viale Roberto, 127n Viani, 21 Viano, 135 Vicino Pietro, 119n Videmaro Villata, 55 Vignolo Giacomo, 175 Villa Andrea, 129n, 134n, 200n, 234n, 267n Villiam, 232, 233 Violante Luciano, 80 Vitali Filippo, 22 Vittone Marilena, 104n, 107n Volpato Antonio, 169, 231, 232, 233, 234 Von Zangen Gustav- Adolf, 218 Wilcke Clara Bocca Wolf Mietek, 131 Wolf Walter, 131 Yo Yo Mundi, 122n Zaccheo Germano, 241 Zacchia, 63 Zambone, 272, 273 Zampetti, 268 Zanchetta, 197 Zanetti Alfio, 83, 214 Zanetti Gabiati, 211 Zanetti Pompeo, 213 Zanotti Pietro, 102 Zanzottera Pietro, 78, 81, 178 Zavattaro Arturo, 35 Zavattaro Luigi, 35 Zavoli Sergio, 80 Zemide Giovanni, 107 Zola Giovanni, 209 Zola, 75 Zorzoli Giuseppe, 39, 179, 225 Zuccotti Susan, 127n Zurlo Stefano, 297, 297n

396


INDICE Un saluto

Carla Nespolo

p. 7

Paolo Mascarino

p. 9

Introduzione

Adriano Bianchi

p. 11

Capitolo primo Con il CLN rinasce l’antifascismo

p. 15

Daniele Borioli

Capitolo secondo Le formazioni partigiane si organizzano

p. 13

p. 41

Capitolo terzo Il gruppo Lenti e le prime rappresaglie dei tedeschi p. 60 Capitolo quarto Le formazioni Garibaldi

Capitolo quinto L’offensiva nazifascista e l’eccidio di Villadeati Capitolo sesto Partigiani e popolazione civile

Capitolo settimo Il contributo della Brigata Matteotti

397

p. 71 p. 84 p. 99 p. 123


Capitolo ottavo Una comunità ebraica frantumata Capitolo nono Scuola, cultura e società

p. 126 p. 141

Capitolo decimo Verso l’epilogo

p. 171

Capitolo undicesimo L’attesa Liberazione

Capitolo dodicesimo Giuseppe Brusasca: radicale antifascismo e servizio alle istituzioni Capitolo tredicesimo I processi ai fascisti casalesi

Capitolo quattordicesimo Carabinieri, ex militari e dissidenti Capitolo quindicesimo Il contributo del mondo cattolico

Capitolo sedicesimo Documenti, testimonianze e dintorni Capitolo diciassettesimo L’enigma di Mario Acquaviva

Capitolo diciottesimo Fonogrammi inediti dei comandi tedeschi 398

p. 177 p. 188 p. 206 p. 217 p. 228 p. 248 p. 288 p. 301


Inserto fotografico

p. 321

Nota dell’autore di Sergio Favretto

p. 369

Abbreviazioni e terminologia

p. 374

Fonti (settimanali e riviste)

p. 380

Bibliografia essenziale

p. 375

Indice dei nomi

p. 381

399


Sergio Favretto

Resistenza e nuova coscienza civile Fatti e protagonisti nel Monferrato casalese

La lotta di Liberazione fu la palestra per la nascita di una nuova coscienza civile. Attraverso una puntuale ricostruzione, con documenti e fotografie inediti, il libro analizza la genesi dell’antifascismo monferrino, dall’esordio delle prime formazioni partigiane autonome al sacrificio delle bande Lenti e Tom, fino al crudele eccidio di Villadeati. Affiorano i contributi decisivi di ex militari e carabinieri, la fitta rete di sostegno di parroci e laicato cattolico, il dissenso del mondo della scuola, il ruolo della comunità ebraica. Una lettura innovativa, oltre le sterili versioni oppositive fra vincitori e vinti. È certo che la Resistenza e la Liberazione furono il frutto spontaneo del crescente impegno di un’intera società civile. Il saggio intende promuovere una coscienza storica condivisa. Sergio Favretto (1952) è nato a Casale Monferrato. Avvocato, ha pubblicato i volumi I nuovi centri per l’impiego fra sviluppo locale e occupazione e Il diritto a braccetto con l’arte. Coltiva, da sempre, accanto ai temi giuridici, interessi per lo studio della storia contemporanea. A 23 anni ha pubblicato le prime interviste a partigiani e nel ’77 il saggio Casale partigiana. Ha collaborato con il QSC dell’ISRAL di Alesandria. È relatore in convegni sui temi di storia della Resistenza in Piemonte.

ISBN 978-88-89782-66-8


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