FARCORO 2-2021

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Analisi

Johann Sebastian Bach Il mottetto «Jesu, meine Freude» BWV 227

DI FABRIZIO DEFRAIA

ANALISI Fabrizio Defraia Fabrizio Defraia, nato a Cagliari nel 1990. Da sempre appassionato di musica antica, ha studiato organo con Giorgio Parolini e musica corale con Michele Napolitano. Nel 2017 consegue il diploma accademico di I livello in direzione di coro e composizione corale presso il Conservatorio Statale di Musica di Cagliari con una tesi sul mottetto Jesu, meine Freude BWV 227 di Johann Sebastian Bach. Attualmente studia musicologia presso il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali di Cremona dell’Università degli Studi di Pavia.

La raccolta di sei mottetti bachiani BWV226-230 ad oggi pervenutaci è costituita da un insieme di composizioni eterogeneo, poiché ciascuno di essi è stato composto in tempi diversi e presenta stili, strutture e soluzioni compositive talvolta assai differenti, così come differenti furono gli eventi per cui ogni singolo mottetto venne composto. È proprio tale natura occasionale la caratteristica della pratica del mottetto nella Germania luterana barocca: non solo tale forma musicale non fu soppiantata dalla novità del corale luterano, ma col pretesto della riforma da un lato nacquero stili mottettistici tedeschi in lingua tedesca, dall’altro la contaminazione coi Kantionalsätze1 e con lo stile concertato diede la luce alla forma della Cantata, che divenne forma privilegiata ad uso della liturgia evangelica, relegando il mottetto a composizione d’uso occasionale. Tale pratica è testimoniata dalle innumerevoli raccolte di mottetti in uso: tra queste in particolare il Florilegium Portense (1618/1621) di Erhard Bodenschatz, in uso presso la Thomasschule, dove Bach fu Thomaskantor a partire dal 1723, e nelle due chiese principali di Lipsia, la Nikolaikirche e la Thomaskirche, e di cui lo stesso Bach si procurò una copia. Quattro dei sei mottetti bachiani sono chiaramente identificabili come musica per cerimonie funebri, tra cui il mottetto Jesu, meine Freude BWV 227. Pervenutoci in copie tardive, il mottetto BWV 227 è l’unico della raccolta a essere scritto a cinque voci e pare essere 1. Col termine Kantionalsatz si intende l’armonizzazione semplice a quattro voci omoritmiche di una melodia composta sul testo di un inno luterano. Tale melodia è posta alla voce superiore per rendere possibile la partecipazione della comunità ecclesiastica al canto religioso. Nell’analisi che segue si farà riferimento ad essa come “melodia del Kantionalsatz” onde evitare l’uso improprio di altre terminologie tecniche quali cantus firmus e simili.

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