Didattica
Quando si cerca il futuro nell’antico Palma Choralis e le nuove generazioni di musicisti
DI MARCELLO MAZZETTI E LIVIO TICLI
Criticità come risorse Nel 2015 inizia la storia del Dipartimento di Musica Antica “Città di Brescia” quando Palma Choralis · Research Group & Early Music Ensemble viene chiamata a dare forma ad una struttura didattica a Brescia in virtù dell’esperienza acquisita a livello internazionale in campo performativo, pedagogico e della ricerca musicologica. In città, infatti, si assisteva ad una emergenza culturale di settore che, fra le altre cose, aveva registrato la quiescenza di alcuni importanti festival caratterizzanti il panorama della musica antica da lungo tempo. Anche le proposte accademiche e formative specialistiche – settore in cui l’offerta italiana risultava spesso decentrata rispetto a centri d’avanguardia come la Schola Cantorum di Basilea (CH) o il Conservatorio dell’Aia (NL) – localmente erano ridotte ad occasioni puntiformi o ad alcuni percorsi non integrati in un progetto pedagogico di più ampio respiro. Inoltre, con la storica catalogazione delle collane musicali bresciane stampate fra il 1497 e il 1740 iniziata da Oscar Mischiati e conclusasi in apertura del nuovo millennio, la città sembrava aver saldato il debito verso il proprio patrimonio culturale immateriale, nonostante l’auspicio con cui prese avvio tale iniziativa fosse quello di una rinascita concertistica ed editoriale incentrata sul repertorio antico. L’analisi delle criticità e dei punti di forza micro e macroterritoriali ci ha spinti, dunque, a ripensare alla musica antica partendo dalla formazione di base e modulando un’offerta formativa su tre livelli: 1. una didattica inclusiva per fasce d’età (dall’infanzia alla formazione permanente) e per background musicale (propedeutica e percorsi pre-intra-post accademici), mirata all’acquisizione di competenze di base trasversali
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DIDATTICA
vocali-strumentali con un focus sul Cinque-Seicento; 2. la valorizzazione delle fonti musicali locali grazie ad un network con biblioteche e archivi. 3. la sensibilizzazione a livello locale e internazionale ai rapporti fra musica e territorio attraverso attività incentrate sul genius loci: una Summer School diffusa fra Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna capace di coinvolgere dipartimenti di musica antica esteri (USA, UK) per ricostruire oggi parte di quel soundscape peculiare e irripetibile, grazie ad esperienze musicali intensive per-formative che facciano ampio uso degli edifici e degli organi storici ancora presenti dopo secoli dalla loro costruzione.
Metodologia L’approccio trasversale a tutte le attività intende mostrare sperimentalmente come l’odierna “prassi esecutiva storicamente informata” (degenerante nell’inflazionato monstrum “esecuzione filologica”) rimanga un’etichetta vuota se non supportata (e preceduta) da una “pedagogia musicale storicamente informata”, che costruisca un solido background teorico-pratico di competenze per affrontare in maniera critica e consapevole le pagine musicali del passato e le sue modalità performative. Il syllabus di tutti i corsi è incentrato sulla riscoperta in chiave applicativa: 1. del canto e della vocalità come elementi propedeutici e imprescindibili (anche per la didattica strumentale); 2. della solmisazione come metodo di lettura della musica, dell’intonazione intervallare, dell’ascolto attivo; 3. della mano guidoniana come “strumento” per la fissazione della memoria musicale, e come mezzo analitico, improvvisativo e compositivo; 4. di manoscritti e stampe dell’epoca nell’esecuzione musicale quotidiana al fine di familiarizzare: a. con le diverse notazioni (canto piano, fratto e figurato)