Anno 46 | N°17 del 10.12.2015 | quindicinale | € 5,50 | www.fashionmagazine.it
E H I S SI D GL IN EN ION RS VE
Il magazine di news, business e trend
The Industry’s Top 50 Dagli stilisti ai manager, passando per imprenditori e influencer di grido: ecco chi ha lasciato il segno nel 2015
sommario
n°17
10 DICEMBRE 2015 www.fashionmagazine.it
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L’Editoriale
protagonisti
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Stefano Ricci «Si apre una fase nuova»
news
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10 In primo piano Il trend del mercato dei beni di lusso 12 Guardando oltre la crisi Si tornerà a crescere grazie agli emergenti 15 Top Fashion Chart I 50 protagonisti del 2015
In copertina
FA N 17 COVER X sommario.indd 12
17 dei 50 personaggi che hanno calcato la scena nel 2015
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BUSINESS
30 Marella La sfida è sul digital e sul contemporary
32 Retail real estate al Mapic Il consumatore chiede sempre di più
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sommario
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10 DICEMBRE 2015 www.fashionmagazine.it
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36 Maredimoda Cannes Responsabilità: l’onda impetuosa del cambiamento 37 Maroc in Mode e Maroc Sourcing Marocco meglio dell’Asia: l’export cambia rotta
MODA
47 Persone e poltrone
40 Anticipazioni donna Pre-fall 2016 42 Borse “fai da te” Transformer come un robot 44 Brand to watch 46 Ritratti Alessandro Milia Head of digital di Silvian Heach «Il mio baricentro è il consumatore»
38 Modaprima Lieve flessione di buyer ma la qualità è salva 39 Digital fashion
48 Q&A Massimo Bonini «Ogni giorno ho un sogno nuovo»
pEOPLE
49 Spotlight 50 Red carpet
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L’EDITORIALE
Marc Sondermann
Direttore/Editor-in-Chief
Vincere si può In the eyes of Fashion Magazine, the industry’s businessperson of the year is Stefano Sassi, CEO of Valentino. The Italian manager has been able to obtain incredible performances, even when measuring himself against his own past success. Nobody could compare, not even the masterminds of fast fashion and digitally savvy companies.
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ando un’occhiata alle 50 personalità più influenti del fashion system mondiale, pubblicata nel numero attuale di Fashion, salta subito all’occhio che le presenze italiane sono tutt’altro che marginali. Ben 22 tra ispiratori e decision maker al top della moda internazionale provengono dal Belpaese. Tra di loro si trovano sia manager, imprenditori e negozianti, sia creativi e influencer. A dimostrazione che immaginare una fashion business community vibrante e dinamica senza italiani a livello globale non solo è arduo, è impossibile. Le stesse storie di successo più importanti hanno ben impresso il marchio dell’invented here. In cima alla classifica troviamo in Stefano Sassi, amministratore delegato di Valentino, l’artefice dell’exploit più roboante del 2015. Il ceo della celebre maison non solo ha azzeccato, qualche anno fa, in modo scien-
tifico la scelta del duo creativo destinato a risollevare le sorti del marchio. Il manager ha saputo altresì accelerare, anno dopo anno, le performance commerciali, senza lasciarsi distogliere da riassetti societari o smottamenti geopolitici di sorta. Oggi, come non mai, il nome Valentino è quello che più di tanti altri brand impersona il concetto di effervescenti sellout. La scelta non poteva dunque che ricadere su di lui. Ovviamente, noblesse oblige. Nelle posizioni immediatamente successive troviamo coloro che stanno radicalmente ridefinendo i paradigmi del fashion business nel suo insieme. Si tratta dei recordman del fast fashion e del digital, mattatori del momento. Nel 2015, un esegeta per così dire sciamanico del luxury ha saputo imporsi su tutti. La sua cavalcata è stata imponente. I tempi sono però quelli dei grandi cambiamenti. Per l’anno a venire la corsa si preannuncia serrata.
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protagonisti
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Stefano Ricci
«Si apre una fase nuova»
Il marchio fiorentino da 154 milioni di euro continua la sua espansione, con una serie di importanti aperture a cominciare dagli Usa. Nel 2015 il fatturato è rimasto stabile, ma la corsa degli ultimi anni ha portato all’ampliamento della struttura produttiva. «Ora ripartiamo con l’espansione. La Borsa? Arriverà, ma non nel 2016», dice l’a.d. Niccolò Ricci, fiducioso per l’anno che verrà «anche se dopo Parigi fare previsioni non è facile» di Andrea Bigozzi
The Italian luxury menswear label Stefano Ricci continues its expansion with a series of openings in the world including new stores in Las Vegas and Miami. The growth in recent years (with revenues around 154 milion euro) has also brought an extension of its corporate headquarters in Fiesole. è stato un anno di riflessione, in «Ilcui2015 la priorità è stata investire sull’ampliamento della nostra sede produttiva a Fiesole, passando da 5 mila a 9 mila metri quadrati. Un passo necessario per continuare nella corsa degli ultimi anni, mantenendo la qualità e l’eccellenza delle nostre produzioni. La paura del terrorismo sarà un elemento essenziale per l’andamento del 2016, ma noi siamo ottimisti e prevediamo forti investimenti a livello retail». Niccolò Ricci, amministratore delegato della Stefano Ricci, azienda fondata 43 anni fa dai genitori Stefano e Claudia, non è tipo da fermarsi ai singoli dati, cerca sempre di vedere il quadro generale e di capire la variabili macroeconomiche e non solo che condizionano il mercato. Per questo ancora prima di snocciolare i risultati
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dell’azienda, tiene a sottolineare come il clima seguito ai fatti di Parigi, insieme ad altre criticità come il calo dei consumi in Cina e i cambi valutari russi, potrebbero pesare sui consumi del lusso. Siamo alla fine dell’anno, tipico momento per lasciarsi andare a bilanci e previsioni. Come è stato il 2015 e come si preannuncia il 2016? Abbiamo un modello di business solido, un posizionamento alto, una competenza nella pelletteria forte, che crescerà grazie agli investimenti sulla produzione. Anni di coerenza strategica permettono alla Stefano Ricci di darsi obiettivi di crescita importanti nel medio-lungo termine. Negli ultimi tre anni siamo saliti del 50%, del 50% e del 15% annui e in questo 2015 ci sarà
l’effetto consolidamento (il 2014 si è chiuso intorno ai 154 milioni di fatturato, ndr). Per noi rappresenta la fine di una parte del nostro progetto, ora possiamo ripartire con l’espansione. Nel 2016 beneficeremo dell’effetto pieno dei negozi che abbiamo aperto nel 2015 (Shanghai e Milano in via del Gesù, dove registriamo fino a 10 clienti al giorno, quando a noi ne basterebbero un paio). Per l’anno in arrivo ci aspettiamo un incremento importante, anche in considerazione di una serie di nuovi negozi. Ma dopo l’attacco a Parigi, non è facile fare previsioni. A breve inaugurerete a Las Vegas e Miami. A cavallo tra dicembre e gennaio apriamo a Las Vegas, all’interno del City Center Crystal. Tra marzo e aprile, invece, sarà
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1. Niccolò Ricci (photo courtesy by Susan Mariani) è a.d. della Stefano Ricci, mentre il fratrello Filippo ricopre il ruolo di direttore creativo 2. Il nuovo store Stefano Ricci di Milano 3. La sartoria della griffe, nata a Firenze nel 1972 4. Un modello della collezione spring-summer 2016 5. La Shanghai Mansion di Stefano Ricci 6. Nel 2015 è stato ampliato lo stabilimento di Fiesole per dare più spazio alla pelletteria
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la volta di Miami, dove abbiamo preso un’intera palazzina nel cuore del design district. In più arriveranno due nuovi shop in shop con Neiman Marcus. Con queste operazioni vogliamo ribadire l’importanza degli Stati Uniti che per noi performano benissimo, compensando le performance di altri mercati come Cina e Russia, dove comunque stiamo tenendo posizione. Sempre parlando di retail, quanti negozi aprirete nel 2016? In totale almeno sette/otto per essere presenti a livello internazionale in oltre 50 monomarca. Sempre che non ci capiti qualche buon affare imprevisto nell’arco dei prossimi 12 mesi: allora il numero portrebbe salire. Apriremo a Melbourne, a Vancouver e ad Astana in Kazakistan. Abbiamo in programma anche un secondo punto vendita a Firenze all’interno dell’hotel Four Seasons, confermando la volontà dell’azienda di legarsi saldamente al Paese dove tutto è nato. Va di più l’abbigliamento o gli accessori? Diciamo che per noi il mondo della pelletteria e della cravatta vale il 50% delle vendite. I consumi maschili sono trainati dagli accessori da un lato, che sono riferiti a un lifestyle più rilassato, al viaggio e al sartoriale dall’altro, che noi esaltiamo nell’abilità artigianale italiana, nell’attenzione nel dettaglio. E nel servizio “da re” che offriamo nei nostri store.
Fedele al principio dell’unicità, Stefano Ricci non firma licenze, non crea seconde linee, non fa saldi. In realtà, non escludiamo l’ipotesi di stringere accordi di licenza per profumi e eyewear, ma alle nostre condizioni. Alla base del deal dovrebbe esserci la disponibilità del partner a sposare la nostra strategia: rendere qualsiasi oggetto firmato Stefano Ricci esclusivo e lontano da ogni forma di sconto. Una politica che suona incompatibile con le logiche delle vendite online. Un canale su cui il mondo della moda sembra scommettere sempre di più... Il sartoriale e il bespoke difficilmente si vendono online, e per il momento sono meno interessati dal fenomeno digital. Noi abbiamo comunque una nostra piattaforma dell’e-commerce, che nel 2016 rilanceremo con un progetto tutto nuovo. Ma al centro della nostra strategia resta il punto vendita. Spesso le vostre collezioni sono protagoniste di road show all’estero. Avete mai pensato di sfilare di Milano? Francamente no. Per noi la sfilata è un strumento vincente di comunicazione business to consumer e non business to business, quindi continueremo a utilizzarla per eventi in grande stile, pensati sopratutto per i nostri clienti internazionali.
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A proposito di quotazione, siete sempre molto corteggiati. Da poche settimane avete ottenuto il rating Standard Ethics. È un segnale? È vero, siamo corteggiati e con la nostra crescita è inevitabile. La Borsa ci interessa, ma non è una necessità immediata. Anche perché siamo sani e riusciamo a sviluppare i nostri progetti autonomamente. Certo, la nostra volontà è di vivere l’azienda come fosse quotata e il rating ottenuto va in questa direzione. Così quando le condizioni per un Ipo saranno favorevolei, potremo prendere la decisione in tempi brevi. Anche se non credo che ciò accadrà nel 2016. Un’ultima domanda: ora che suo padre Stefano non è più presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana, tornerà ad occuparsi al 100% dell’azienda? Mio padre è rimasto sempre operativo in azienda nei tre anni di guida del CFMI e continuerà ad esserlo. Ma negli ultimi tre anni sia io che mio fratello Filippo (direttore creativo del brand, ndr) abbiamo messo su famiglia. Quindi per non farlo annoiare, gli faremo fare il nonno. ●
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NEWS In primo piano a cura di Elisabetta Fabbri
Tessile-moda italiano: previsioni ritoccate al ribasso
Fatturati positivi da gennaio a settembre Ricavi Var. %
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+32%
MONCLER
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+25%
CUCINELLI
318
+15%
BASIC NET
406
+14%
1.020
+7%
AEFFE
193
+7%
TOD’S
787
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GEOX
709
+6%
YNAP (*)
FERRAGAMO
Dati in milioni di euro. (*) Bilancio pro forma
Sistema Moda Italia-Smi cuts its 2015 outlook for the Italian textile and apparel industry.
bilanci a nove mesi
Ynap e Moncler a passo veloce
in Francia
I big del lusso investono nel savoir-faire
Listed Italian fashion companies reported positive nine-month results. At Ynap proforma revenues improved by 32% while Moncler grew by 25%.
Chanel, Hermès and Lvmh have invested in small manufacturing companies to maintain the activity and know-how of the luxury production chain.
Tra le quotate della moda italiana, è il fashion e-tailer Ynap che spicca per il trend delle vendite a nove mesi. Nel bilancio pro-forma, il gruppo frutto della fusione (lo scorso ottobre) fra Yoox e Net-a-porter ha registrato un +32% a 1,18 miliardi (ottenuti confrontando dati che sono l’aggregato di valori storici, rettificati per simulare gli effetti economici della fusione, come se il merger fosse avvenuto a inizio esercizio). A fine settembre, il solo Yoox ha raggiunto i 440 milioni di ricavi (+20%). Ritmo accelerato anche per Moncler, che archivia il periodo con 562 milioni di euro (+25%) e 166 punti vendita diretti (32 in più rispetto a fine 2014). Crescono oltre il 10% Basic Net e Brunello Cucinelli. Il gruppo umbro ha registrato 317,6 milioni di fatturato. Le vendite aggregate dei licenziatari del gruppo torninese che controlla marchi come Robe di Kappa, Superga e K-Way sono invece salite a 405 milioni. Il lusso di Ferragamo ha messo a segno un +7%, superando il miliardo di euro di giro d’affari. Analoga performance per Aeffe (marchi Alberta Ferretti, Moschino e Pollini), che ha totalizzato 193 milioni di ricavi, ma ha accusato un -35% nell’ebit. Crescono del 6% due grandi realtà delle calzature come Tod’s e Geox. Il gruppo marchigiano, che di recente ha incorporato il marchio Roger Vivier (prima prodotto in licenza), ha fatturato 787 milioni. Il giro d’affari delle scarpe “che respirano” si è attestato a 709 milioni.
Le grandi maison francesi continuano a fare incetta di piccole imprese altamente specializzate, per preservare la filiera dell’alto di gamma e assicurarsi speciali forniture. L’ultima operazione, in ordine di tempo, ha riguardato Chanel, che a inizio mese ha rilevato il Calzaturificio Gensi di Giulianova, Teramo (nella foto). Si tratta di una realtà da 160 dipendenti e 1.500 scarpe prodotte al giorno (tra uomo, donna e bambino), che da lungo tempo collabora con la maison diretta da Karl Lagerfeld. Hermès, invece, ha rilevato uno dei suoi storici fornitori di pellami pregiati, Tanneries du Puy. Con questa operazione la maison del lusso rafforzerà il polo Hermès Cuirs Précieux e preserverà un centinaio di posti di lavoro nella regione Auvergne-Rhône Alpes. Nota soprattutto per il box-calf (un pellame di vitello premium per tomaie), Tanneries du Puy rifornisce grandi nomi della calzatura e della pelletteria nel mondo. Lvmh ha invece acquisito una quota di minoranza del gioielliere Repossi, fondato nel 1920 a Torino. L’ingresso da parte del gruppo di Bernard Arnault permetterà al marchio italiano di estendere il network distributivo. Attualmente le collezioni di preziosi disegnate da Gaia Repossi sono vendute in una novantina di punti vendita, tra multimarca e department store, oltre che in due monomarca, a Parigi (ora in ristrutturazione) e Monte Carlo.
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Per la fine del 2015, il tessile-moda italiano realizzerà un fatturato di 52,6 miliardi di euro, in crescita dell’1,1%: 2,7 punti percentuali in meno rispetto alle stime di Sistema Moda Italia (Smi) dello scorso giugno. La crisi in Russia e Grecia, il “terremoto” finanziario in Cina, le oscillazioni valutarie e, non ultimo, il terrorismo hanno portato anche a una revisione delle esportazioni, previste a 29 miliardi di euro (+1,9%, dal +3,8% del 2014). Dopo i crolli dei livelli occupazionali degli scorsi anni (quasi 102mila posti di lavoro in meno tra il 2008 e il 2014), il tasso di decremento del 2015 è stato contenuto, nell’ordine dello 0,3%. Nei primi sei mesi del 2016 è previsto un recupero: i ricavi dovrebbero registrare un aumento del 2,2%, rispetto al primo semestre del 2015, come risultato risultato del +1% del monte della filiera e del +2,9% delle imprese a valle. Atteso un progresso dell’export del 2,9% e una situazione di stabilità sia per le aziende attive (-0,2%) sia per l’occupazione (-0,1%).
C.P. Company in mani cinesi Enzo Fusco sold C.P. Company to Hong Kong based company Tristate Holdings.
Cinque anni dopo l’acquisizione di C.P. Company dalla Sportswear Company di Carlo Rivetti, Enzo Fusco cede la label a Tristate Holdings, società di Hong Kong da 400 milioni di euro di ricavi annuali, che produce e distribuisce moda per marchi propri e di terzi. «C.P. Company cresce troppo lentamente - ha spiegato Fusco -. Il giro di affari 2014 era di 9 milioni di euro e salirà a 10 milioni nel 2015, di cui l’80% realizzati all’estero. Ma le spese sono altissime. E io non posso più affrontarle con una struttura come la mia». «Tristate - ha aggiunto - darà al brand una chance incredibile: quotato a Hong Kong, con oltre 900 store in Cina e collaborazioni con brand come Burberry e Hugo Boss, potrà affrontare i giusti investimenti per il suo rilancio».
Kering vende Sergio Rossi
Kering agreed to sell shoemaker Sergio Rossi to buyout firm Investindustrial. Investindustrial ha acquistato il marchio di calzature Sergio Rossi in mano al gruppo francese Kering per una cifra non ancora precisata. L’operazione include gli asset industriali, i diritti collegati al marchio e l’intera rete distributiva. Kering aveva rilevato Sergio Rossi nel 1999 per 179 miliardi di lire (circa 92 milioni di euro). Con l’intensificarsi delle ipotesi di cessione, nei mesi scorsi è circolata una stima dell’azienda intorno ai 100 milioni di euro. Alcuni analisti ora ipotizzano una valorizzazione più generosa, tra i 160 e i 200 milioni di euro, per il brand a tutt’oggi in perdita.
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Paris, Porte de Versailles whosnext.com
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JAN. 2016
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International fashion trade shows premiere-classe.com
MACROECONOMIC OUTLOOK guardando oltre la crisi
si tornerà a crescere grazie agli emergenti
Il tessile-moda di eccellenza, dove l’Italia è leader, ha ancora valide carte da giocare nel medio periodo. Gli economisti hanno individuato i mercati dalle maggiori opportunità di qui al 2020. Di certo saranno da rivalutare gli emerging, anche se l’anno prossimo performeranno peggio delle economie avanzate di Elisabetta Fabbri
We are seeing an increasing role for emerging economies as producers but also as buyers of textile and apparel products. The greatest opportunities for European high-quality textile companies are in China, Vietnam and Hong Kong. Premium fashion should aim to China but also to the US and EU.
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on sarà niente di più che una crescita modesta - dal 3,1% al 3,3% - quella prevista per l’economia mondiale nel 2016. Con rallentamenti nei commerci internazionali, come già emerso nel 2015, condizionato dal minor contributo di Russia, Cina e Brasile. Tuttavia la filiera della moda non deve perdere la fiducia, soprattutto nei Paesi emergenti. «L’anno prossimo le economie avanzate performeranno meglio delle emergenti, grazie alla ripresa della domanda interna, a una politica monetaria accomodante e a politiche fiscali più espansive», ha spiegato Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, intervenuto il 18 novembre alla convention annuale di Euratex (la maggiore organizzazione europea del tessile-abbigliamento), a Fiera Milano Rho. Per quanto riguarda l’inflazione, l’economista ha prospettato prezzi generalmente bassi, con un lieve rialzo per la fine del 2016: un vantaggio se lo si vede in termini di potere d’acquisto del consumatore e di approvvigionamento di materie prime da parte delle imprese. Con i tassi di interesse ai minimi, imprese e famiglie torneranno a indebitarsi rispettivamente per investimenti e spese personali. A proposito degli emerging market (nell’analisi di Intesa-Sanpaolo, tutti eccetto Europa, Turchia, Usa, Canada, Giappone e Australia) «stanno rallentando - ha detto De Felice - ma questo non modifica il loro ruolo sia di produttori sia di consumatori». Infatti, la crescita dell’output resta più alta di quella nelle economie avanzate e con l’aumento dei livelli di produzione saliranno anche i salari. Negli ultimi anni gli emerging hanno notevolmente incrementato la quota di esportazio-
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ni di tessili (oltre 9 punti percentuali fra il 2007 e il 2013, arrivando al 64% del totale mondiale) a scapito di Europa e Turchia (29% la quota, dopo avere perso 8 punti perentuali). Nell’export di abbigliamento, europei e turchi hanno tenuto di più: la share è diminuita al 26% (dal 31%), mentre gli emergenti sono arrivati a controllare il 72% (dal 68%). A rendere ottimisti è il crescente ruolo degli emerging in veste di importatori. Tra il 2007 e il 2013 la loro share è aumentata di 7 punti percentuali nel comparto “textile” (al 52% dell’import totale) e di quasi 4 punti nell’area ”apparel” (24%).
performance fornite dall’associazione di categoria Sistema Moda Italia-Smi, riferite ai primi otto mesi del 2015 (vedi grafico in basso), la filiera nazionale ha registrato un +15% a Hong Kong, e un +9,5% in Cina, contro il -32% incassato in Russia e le deludenti performance dei maggiori partner, Germania e Francia (+1,9% e -2,8% rispettivamente). Tra le economie avanzate spicca l’incremento della domanda di Usa (+21%) e Regno Unito (+10%). Nelle stime dell’ufficio studi, in collaborazione con l’Università Luic (vedi anche a pag.10), per la fine del 2015 le esportazioni italiane di tessile-moda dovrebbero evidenziare nel complesso un +1,9%, dopo L’export italiano cresce a hong kong il +3,8% del 2014. Nonostante il clima di ine in cina, deludono i partner storici certezza obblighi alla prudenza, si sa che il I più recenti dati sull’export delle imprese itatessile-moda nazionale vanta punti di forza liane confermano questo trend. In base alle quali la flessibilità, la velocità nell’adeguarsi ai mutamenti del mercato, l’innovazione e l’eccellenza nelle produzioni. A i buyer di tessile-abbigliamento italiano proposito di eccellenza, in ottobre la Fondazione Altagamma ha profilato per il 2016 una crescita del mercato del lusso soprattutto in Giappone (+5%) ed Europa (+4%). In Asia è ipotizzato un +2%, mentre in Nord America, Medio Oriente e resto del mondo è atteso un +3%. Gli economisti di Intesa-Sanpaolo sono andati più in là nelle previsioni per i prodotti di qualità, profilando lo scenario «oltre la crisi», di qui al 2020. Nelle importazioni globali di tessile de luxe, il peso degli emerging dovrebbe salire al 52% (dal 47% del 2013). Nell’abbigliamento salirà al 29% (dal 26%). L’import di Europa e Turchia è previsto in calo nel tessile di alta gamma (dal 40% al 36%) e stabile nell’high fashion (intorno a una quota del 53%). Per il 2020 le altre economie avanzate (Usa, Giappone, AuFonte: SMI su dati ISTAT
le maggiori opportunità per il tessile-abbigliamento europeo 100
Tessile high-quality: i mercati dai quali ci si attende il più alto tasso di crescita delle importazioni (in termini assoluti) tra il 2014 e il 2020, rispetto alla quota di mercato di Europa e Turchia
Tunisia Romania • • •Marocco • Poland Germany 80 •• •France Spain 70 • United Kingdom
Market Shares of Europe & Turkey
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Sopra, la filatura della piemontese Tollegno 1900 In alto la sfilata Spring-Summer 2016 di Les Copains
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Hong Kong • Sri Lanka •India • Mexico • •UAE 10 Malaysia•Philip. •Indonesia Cambodia • •Bangladesh • 0
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Oppurtunity Index (0-100) 100 90
Market Shares of Europe & Turkey
stralia e Canada) manterranno un ruolo marginale: intorno al 12% la share nel tessile e al 18% nella moda di qualità. Gli economisti hanno inoltre calcolato un “opportunity index” (incremento stimato delle importazioni in una singola area come percentuale dell’incremento atteso globale) per individuare le rotte future dei prodotti premium. Le economie emergenti spiccano, nei tessuti, per il maggiore indice di opportunità (70,5%), effetto delle importazioni soprattutto di Cina, Vietnam e Hong Kong (vedi grafico in alto, dove emergono gli Stati Uniti, tra i maggiori buyer dei mercati consolidati). Nel segmento apparel, l’indicatore di opportunità mette quasi sullo stesso piano Europa (43% con la Turchia) ed emerging (42%). Le destinazioni principali saranno gli Usa, la Cina, il Vecchio Continente (Francia, UK e Spagna in primis), Hong Kong ma anche gli Emirati e il Canada ● (vedi grafico accanto).
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Austria•
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• Kingdom United
• Germany •Spain Italy Poland • • Norway • Saudi •Switzerland • Arabia
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Abbigliamento premium: i mercati dai quali è atteso il più alto tasso di crescita delle importazioni tra il 2014 e il 2020, rispetto alla market share di Europa e Turchia
Sweden • •France China •
• Turkey
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Rep. of Korea • • Asia, nes Singapore • Mexico • Canada Vietnam • •
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UAE •
Hong Kong •
USA •
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Oppurtunity Index (0-100) Fonte: Intesa Sanpaolo su dati BACI ed EIU
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INTERNATIONAL FASHION TRADE SHOW autunno inverno 2016 - 2017 fieramilanocity / gate 5 viale scarampo pad. 3 milano in contemporanea con SUPER www.mipap.it
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womenswear collections
top fashion chart
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PROTAGONISTI DEL 2015
Entrepreneurs, fashion designers, executives, influencers, successful outsiders: 50 Italian and international names who mastered the game of fashion during 2015 a cura di Marc Sondermann
Imprenditori, stilisti, manager, fashion influencer, outsider di successo: 50 nomi italiani e internazionali che hanno calcato la scena nel 2015
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on necessariamente, o non solo, il mega-manager di cui tutti parlano, lo stilista di grido, il personaggio sulla bocca di tutti durante l’anno che sta per concludersi. In questa classifica sui 50 player che hanno lasciato il segno nel 2015 c’è spazio anche per chi ha traghettato aziende di piccole e medie dimensioni verso nuovi traguardi, non tirandosi indietro quando c’è stata la necessità di esplorare vie poco battute. O per chi,
da outsider, ha fatto il grande salto perché ha saputo mettere in discussione regole che sembravano immodificabili, creandone di nuove. Le valutazioni della Top 50 Fashion Chart si basano sull’incrocio di diversi fattori: fiuto commerciale, creatività, innovazione capacità di evolversi e di affrontare rischi ben calcolati. In sintesi, di guardare avanti modulando i propri schemi sugli input dei mercati, del retail, ma anche delle persone.
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top fashion chart
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Stefano Sassi
Andrea Panconesi Titolare e a.d. di LuisaViaRoma
Amministratore delegato di Valentino Fashion Group Valentino è l’esempio di un mix vincente fra una proprietà straniera (la società del Qatar Mayhoola for Investment) e il talento italiano di un manager riservato, ma efficace, come Stefano Sassi. È lui che, una volta insediatosi alla guida della maison, ha dato un contributo fondamentale alla scelta, tutt’altro che scontata, di Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli come direttori creativi. E che, attraverso un mix di valorizzazione dell’italianità del marchio, rinnovamento e rispetto di un dna storico, investimenti massicci ma mirati nel retail, ha portato l’azienda a risultati oltre le più rosee aspettative. Dopo che Mediobanca ha eletto Valentino marchio più dinamico nella classifica dei top 30 della moda in base alle performance nel 2014, nel primo semestre 2015 i ricavi della casa di moda hanno messo a segno un +59%, a quota 478 milioni di euro, con la prospettiva di sfiorare il miliardo di euro nel fiscal year.
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José Neves
Fondatore e amministratore delegato di Farfetch
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Pablo Isla
Amministratore delegato del Gruppo Inditex
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La “creatura” di José Neves, farfetch.com, è la più importante global community online di multimarca al top. A marzo 2015 il fondatore e ceo ha ricevuto 86 milioni di dollari in finanziamenti, a maggio ha messo un piede nel mondo “brick”, acquisendo l’insegna londinese Browns e a settembre ha lanciato Farfetch Black & White, per affiancare i brand nella loro espansione online.
La Harvard Business Review 2015, classifica che prende in esame 100 ceo di ogni nazionalità e settore, ha messo Pablo Isla di Inditex (gruppo spagnolo proprietario di marchi come Zara, Bershka e Pull & Bear) al terzo posto, dopo Lars Rebien Sørensen della casa farmaceutica Novo Nordisk e John Chambers di Cisco Systems. Nel primo semestre dell’anno gli utili del gruppo iberico sono schizzati a 1,16 miliardi di euro (+26%).
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Fondatore e a.d. dello store fiorentino LuisaViaRoma, Andrea Panconesi, ha capito in anticipo l’importanza dell’omnicanalità, creando un negozio online che, con i suoi 4 milioni di visitatori unici al mese, rafforza l’identità dell’insegna anche offline. Il tutto partendo da una constatazione: che la gente di negozi tutti uguali, seppure di alta gamma, non ne può più. Panconesi è anche l’ideatore di Firenze4Ever, think tank tra moda, arte, musica, creatività e tecnologia.
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Bruno Pavlovsky
Presidente della divisione moda di Chanel
Con ricavi intorno ai 6,6 miliardi di euro e utili in crescita “highdouble digit”, la griffe fondata a inizi Novecento da Madame Coco è un esempio vincente di longevità e successo. A guidare la divisione moda della “corazzata Chanel” è Bruno Pavlovsky, che ha chiuso il 2015 con un doppio omaggio all’Italia: la sfilata “Métiers d’Art” a Roma e l’acquisizione del calzaturificio marchigiano Gensi, che già collaborava con il marchio francese.
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Michele Norsa
Amministratore delegato del Gruppo Salvatore Ferragamo
Nei primi nove mesi del 2015 il Gruppo Salvatore Ferragamo, guidato dall’a.d. Michele Norsa, ha realizzato ricavi consolidati per 1,021 miliardi di euro, +6,7% rispetto all’analogo periodo del 2014, con un ebitda a sua volta in crescita del 7,1% a 217,24 milioni di euro, ossia il 21,3% del giro d’affari. Il primo dicembre gli analisti di Exane Bnp Paribas hanno alzato il giudizio sul titolo da “Neutral” a “Outperform”, portando il target price da 24 a 27 euro. Il fatturato del terzo quarter è salito dello 0,4%, sfiorando i 299 milioni di euro.
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Delphine Arnault
Direttore generale aggiunto di Louis Vuitton
Buon sangue non mente: come direttore generale aggiunto di Louis Vuitton, Delphine Arnault sta dimostrando di non essere solo “figlia di” Bernard, ma di avere carisma, personalità e, non ultimo, attenzione ai giovani, attraverso un’iniziativa cui tiene molto: l’Lvmh Prize, premio che elargisce una somma di 300mila euro, più un anno di mentorship, a uno stilista emergente. La prima edizione, nel 2014, ha incoronato Thomas Tait. Nel 2015 è stata la volta di Marques’Almeida e Jacquemus.
Brunello Cucinelli
Fondatore e patron di Brunello Cucinelli
Inossidabile Brunello Cucinelli: a furia di “crescite garbate”, come le definisce, ha raggiunto un fatturato di 317,6 milioni di euro nei primi nove mesi 2015 (+14,5%), annunciando che la campagna vendite della primaveraestate 2016 si è chiusa con risultati ottimi. Il prossimo anno? «Contiamo su un incremento a due cifre. Sempre garbato».
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Federico Marchetti
Amministratore delegato di Ynap
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Gian Giacomo Ferraris
Amministratore delegato di Versace
In tandem con la “signora Donatella” (lui la chiama così), Gian Giacomo Ferraris tiene salde le redini di Versace. Al suo arrivo nelle fila della griffe, sei anni fa, la casa di moda fatturava 267 milioni di euro, era in perdita e con circa 100 milioni di indebitamento. Con l’ingresso nel capitale del fondo americano Blackstone, la maison è stata valorizzata circa un miliardo. Da lì è partito un nuovo corso, con un rilancio e il riposizionamento nel retail. E mentre l’ipotesi Borsa si avvicina, il marchio prevede di chiudere il 2015 con un turnover di 640 milioni (+15%).
Tra i personaggi dell’anno non poteva mancare Federico Marchetti, artefice del mega-matrimonio tra la “sua” Yoox e Net-a-porter. Nei primi nove mesi 2015 il risultato netto adjusted pro forma del nuovo colosso dell’e-commerce è stato calcolato, esclusi gli oneri straordinari, in 32,4 milioni di euro (+50,4%), con ricavi netti pari a 1,2 miliardi, in crescita del 21,5% a cambi costanti. Per quest’anno gli analisti di Mediobanca hanno alzato la stima sui ricavi del gruppo del 3%, da 1,606 miliardi di euro a 1,650 miliardi di euro. 10_12_2015
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top fashion chart
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Victoria Beckham
Mark Parker
Stilista e imprenditrice
Amministratore delegato di Nike
12 Alessandro Michele
Direttore creativo di Gucci
Courtesy of Ronan Gallagher for Gucci
Tutti sono utili, nessuno è insostituibile. Non la pensano così in Nike, che a luglio ha offerto al ceo Mark Parker un bonus di 30 milioni in azioni per restare al timone del gruppo per altri cinque anni. Per il 2020 Parker si è posto l’obiettivo di portare Nike a quota 50 miliardi di dollari di ricavi, dagli attuali 30,6 miliardi. Secondo la Harvard Business Review, Parker è 21esimo fra i 100 migliori ceo del pianeta.
Lei e il marito, David Beckham, sono stati giudicati dalla London School of Marketing più ricchi della Regina Elisabetta, con un patrimonio di 470 milioni di sterline. Ma Victoria Beckham se la sa cavare benissimo anche da sola. La sua collezione, nata nel 2008, in pochi anni ha messo il turbo, superando i 30 milioni di sterline di fatturato, e lei è stra-premiata, stra-fotografata, considerata icona vincente di stile e di business. Si dice che Lvmh sia interessato alla sua griffe, un’indiscrezione mai confermata.
Lo ricordiamo lo scorso gennaio, spettinato, intimidito e ingolfato in un pesante maglione bianco, al debutto in pedana da Gucci, dopo la repentina uscita di scena di Frida Giannini. Lo ritroviamo, vincitore del premio “stilista dell’anno” ai British Fashion Awards, vestito con uno stilosissimo completo della pre-fall 2016, sorridente e sicuro di sé. Non potrebbe essere altrimenti: in 12 mesi Alessandro Michele ha convinto gli addetti ai lavori e persino i colleghi, con Stefano Gabbana che si è complimentato pubblicamente con lui per il riconoscimento in Gran Bretagna. Un trionfo, a cui manca solo un tassello: il banco di prova delle vendite.
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Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli Direttori creativi di Valentino
«Credo che Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli abbiano le qualità creative e manageriali per rendere ancora più forte il marchio Valentino»: parole dell’a.d. Stefano Sassi, a proposito della loro nomina (nel 2008) a direttori creativi della maison. Non si sbagliava.Nel 2015 i due stilisti sono stati incoronati dalla statunitense Cfda International Designer dell’anno. 18
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Eraldo Poletto
Amministratore delegato di Furla
Il 2015 è stato un anno speciale per Eraldo Poletto, amministratore delegato di Furla. L’azienda, il cui core business sono le borse ma che sta portando avanti una strategia di brand extension, non solo non si lascia scalfire dai venti di crisi, ma procede a ritmo sostenuto. Nel primo semestre 2015 ha messo a segno un +30% dei ricavi, oltre i 151 milioni di euro: l’ennesima crescita.
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Pietro Beccari
Amministratore delegato di Fendi
Da quattro anni Pietro Beccari tiene il timone di Fendi. La maison romana nell’orbita di Lvmh è stata più volte protagonista nel 2015: ha restituito la Fontana di Trevi a cittadini e turisti, stanziando 2 milioni di euro per il restauro, inaugurato il quartier generale al “Colosseo Quadrato” e riaperto Palazzo Fendi in largo Goldoni a Roma, «emblema e simbolo del nostro dna».
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Marco Boglione Presidente di BasicNet
Bastano poche cifre per misurare l’andamento di BasicNet: il gruppo torinese, cui fanno capo tra gli altri Robe di Kappa, Superga e K-Way, ha archiviato il terzo trimestre con un giro d’affari aggregato che ha superato il tetto dei 405 milioni di euro (+14,1%). Il presidente, Marco Boglione, conta di chiudere l’anno con un incremento a doppia cifra, «frutto di una crescita reale, non dell’effetto dei cambi». E non esclude acquisizioni, «ma solo se ne varrà la pena».
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Rubin Ritter, David Schneider, Robert Gentz
Fondatori di Zalando
Hanno poco più di 30 anni e difficilmente li si vedrà in giacca e cravatta. Eppure Rubin Ritter, David Schneider e Robert Gentz hanno dato vita a una delle storie imprenditoriali più di successo nell’e-commerce. Nel terzo trimestre 2015 il portale Zalando ha macinato ricavi per oltre 713 milioni di euro (+42,2%) e la stima per il fiscal year è di sfiorare i 3 miliardi. Per la società l’Italia è strategica: l’anno si chiude con l’avvio di un centro logistico nel nostro Paese.
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J.W. Anderson
Stilista e direttore creativo di Loewe
Fine d’anno col botto per J.W. Anderson, sul quale a novembre gli 800 membri della giuria dei British Fashion Awards non hanno avuto dubbi: è lui il migliore stilista dell’anno, per il menswear e per il womenswear. Il 31enne nordirlandese Anderson (nella foto al centro, insieme a Noomi Rapace e Orlando Bloom), vanta un curriculum di tutto rispetto: diplomato in moda uomo al London College of Fashion, ha all’attivo collaborazioni di spicco, come quella con Versus, e dal 2013 è direttore creativo di Loewe, storico brand che ha saputo riportare al centro della scena.
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Les Wexner
Presidente e amministratore delegato di L Brands Inc. I non addetti ai lavori probabilmente non conoscono L Brands Inc., ma se si nomina Victoria’s Secret, marchio di punta della company americana capitanata da Les Wexner, sanno di cosa si sta parlando. L’impero del 78enne Wexner è partito da un piccolo store a Columbus, Ohio. Oggi i ricavi di L Brands Inc. volano oltre i 10 miliardi di dollari. E Victoria’s Secret sta scalando il mercato italiano: nel 2015 i primi opening sono stati a Milano e all’aereoporto Orio al Serio.
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TOP FASHION CHART
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Imran Amed
Fondatore e ceo di The Business of Fashion
Partito nel 2007 con un blog confezionato nei ritagli di tempo, Imran Amed (da outsider della moda) ha saputo trasformare The Business of Fashion in una delle più autorevoli testate online del settore. In prima fila a ogni sfilata, corteggiato opinionista, nel 2015 è stato nominato Hononary Professor of Fashion Business alla Glasgow Caledonian University.
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Domenico Dolce Stefano Gabbana
Fondatori e direttori creativi di Dolce&Gabbana Insieme dal 1985 e sulla cresta dell’onda da oltre un ventennio, cultori del Belpaese e della famiglia tradizionale, ma al passo con la digital generation (l’ultima sfilata è stata tutto un selfie show, postato su Instagram in real time), Domenico Dolce e Stefano Gabbana nel 2015 sono stati premiati anche dai numeri, con ricavi oltre il miliardo di euro (+7%). Scagionati definitivamente dalla Cassazione dal reato di evasione fiscale, oggi gli stilisti sono pronti a espandere ulteriormente il loro impero negli Stati Uniti e soprattutto nel’Asia Pacific, dove stanno conquistando le più importanti piazze dello shopping con i loro monomarca.
Foto Danko Steiner
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Riccardo Tisci
Direttore creativo di Givenchy
Nel 2015 ha festeggiato 10 anni al timone creativo di Givenchy. Il pugliese Riccardo Tisci, classe 1974, rimasto orfano a quattro anni, nono figlio con otto sorelle, ha fatto i lavori più improbabili per riuscire a pagarsi gli studi alla Central Saint Martins di Londra, ma da quel momento non si è più fermato. Nel corso di questo decennio ha rilanciato e riscritto la grammatica stilistica di Givenchy con il suo gusto gotico-fetish, senza scalfirne l’heritage, e lo scorso 11 settembre ha fatto parlare di sé per la memorabile sfilata all’ombra della Torre Uno di Ground Zero a New York, per la prima volta aperta al grande pubblico.
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Anthony Vaccarello
Designer di Anthony Vaccarello e direttore creativo di Versus Versace
La sua è stata una carriera in ascesa, con un 2015 brillante. All’inizio dell’anno Anthony Vaccarello è stato scelto da Donatella Versace come direttore creativo di Versus e il 14 maggio ha sfoderato in passerella a Londra tutta la sua verve rockeggiante con una collezione che ha convinto buyer e stampa. E i digital addicted: la sfilata è stata trasmessa in streaming e venduta immediatamente su versusversace.com. 20
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Sidney Toledano
Presidente e ceo di Christian Dior Couture
Dal 1998 alla guida di uno dei marchi di punta dell’impero di Bernard Arnault, il top manager Sidney Toledano sta traghettando Dior verso l’empireo dei 2 miliardi di ricavi (1,94 miliardi nel 2015, +18%), nonostante alcune tappe forzate: la difficile gestione dell’affaire John Galliano, dopo le esternazioni antisemite del 2011, e ora il divorzio dal direttore creativo Raf Simons, che dopo tre anni e mezzo ha detto addio alla maison per «motivi personali», lasciando intendere le forti pressioni a cui sono sottoposti i creativi nelle grandi griffe.
TOP FASHION CHART
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Michael Kliger
Giorgio Armani
Presidente di mytheresa.com
Fondatore e patron del Gruppo Armani
Giorgio Armani non ha certo bisogno di presentazioni. Compiuti gli 81 anni, lo stilista-imprenditore è ancora saldamente in sella all’impero che ha creato e nel 2015 ha festeggiato un importante traguardo, i 40 anni di attività. Che ha celebrato con un libro in cui si racconta in prima persona e un progetto accarezzato da tempo, finalmente diventato realtà: l’Armani Silos, un archivio-museo ma anche un contenitore di idee e un centro di cultura, sorto dell’area ex Nestlé di Milano. Con un business che frutta oltre 2 miliardi di euro, Re Giorgio non ha ancora pensato di vendere o passare il testimone. «Ipotesi alternative ce ne sono - ha ribadito recentemente in un’intervista - ma da discutere tra qualche anno, magari anche tra 10».
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Remo Ruffini
Presidente e direttore creativo di Moncler
Remo Ruffini è l’uomo che ha reinventato Moncler, l’iconico piumino dei Paninari degli anni Ottanta. Rilevato nel 2003, con lui il marchio è sbarcato in Borsa (con il botto) dieci anni dopo e ha continuato a correre, fino a sfiorare i 700 milioni di euro nel 2014. Anche nei primi sei mesi del 2015 ha messo a segno performance record, con un+35% nel fatturato, confermando di essere una delle case history più interessanti del lusso.
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Miuccia Prada
Creative director di Prada
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Miuccia Prada è sempre andata avanti per la sua strada, allergica a facili conformismi e cliché. Stilista visionaria, eversiva, nel 2015 non si è messa in luce solo per la sua moda post-moderna e conceptual-chic, ma anche per un faraonico progetto dall’afflato culturale e sociale, che ha regalato alla città di Milano: la Fondazione Prada, inaugurata a maggio in una ex distilleria in Largo Isarco e dedicata all’avanguardia in campo artistico. «Vuole essere uno spazio dialettico per la ricerca e la sperimentazione - ha detto la stilista -. Gli artisti sono tra le persone più intelligenti al mondo. Attraverso le loro opere vogliamo capire dove stiamo andando».
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Dopo essersi messo in luce da eBay Enterprises, dove ricopriva l’incarico di vp Europe e Asia-Pacific, Michael Kliger nel marzo scorso è stato chiamato alla guida di mytheresa.com, una delle e-boutique leader sul mercato online del lusso: una realtà da oltre 100 milioni di euro di fatturato, dal settembre 2014 nell’orbita di Neiman Marcus Group. «Perché abbiamo successo? - ha detto recentemente alla ceo rountable di Fashion convegno di Fashion -. Perché amiamo le nostre clienti e facciamo del nostro meglio per soddisfare tutte le loro esigenze».
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Gianvito Rossi
Fondatore e designer di Gianvito Rossi A otto anni di distanza dalla nascita del marchio, il nome di Gianvito Rossi ha raggiunto la stessa popolarità di quello del padre (Sergio Rossi, anima dell’omonimo brand di calzature dal 1999 nella scuderia di Kering e pronto a passare nelle fila di Investindustrial). Merito di modelli sensuali ma comodi, realizzati dagli artigiani di San Mauro Pascoli, dove ha sede l’azienda. Con negozi a Milano, Parigi, Londra e Hong Kong, quest’anno il brand è approdato anche a New York.
FEBRUARY 13 –15 2016
JANUARY 19–21 2016
MOC MUNICH
STATIONBERLIN
www.premiumexhibitions.com
TOP FASHION CHART
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Axel Dumas
Ceo di Hermès
Oltre ad aver messo al riparo la sua maison dai rischi di una scalata ostile da parte di Lvmh, Axel Dumas, sesta generazione della famiglia fondatrice di Hermès, si è dedicato con grinta alla crescita del suo impero. I primi nove mesi dell’anno registrano vendite per 3,44 miliardi di euro (+8,5%), trainati da Oriente ed Europa, con una punta del +11,9% per pelletteria e selleria. In Italia, la maison è riuscita a sconfiggere la crisi, salendo dai 63 milioni del 2007 ai 117 del 2014.
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Chiara Ferragni
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Hedi Slimane
Direttore creativo di Saint Laurent Cavallo da corsa del gruppo Kering, Saint Laurent continua la galoppata a doppia cifra anche nei primi nove mesi dell’esercizio 2015 (+25% a cambi costanti il giro di affari, dopo il +27% dello scorso bilancio). Segno che la wave di Hedi Slimane e il suo look rock grunge continuano a funzionare. È di Slimane il progetto dello store newyorkese, il più grande del mondo, aperto lo scorso ottobre, dopo una fase di restyling: 1.400 metri quadri sulla 57esima strada.
Fashion influencer e stilista Chiara Ferragni, la regina delle fashion blogger, è stata protagonista anche nel 2015, conquistando il titolo di «Blogger of the year (Bloglovin’ Awards 2015). Seguitissima sui social media (ha oltre 5 milioni di follower su Instagram e quasi 1.200.000 like su Facebook), vanta un fatturato che si aggira sugli 8 milioni di dollari. Forbes la ha inserita fra i 30 talenti con meno di 30 anni più influenti al mondo. Ma lei, candidamente, confessa: «Il mio tesoro più prezioso? L’amore che do e ricevo dalla famiglia e dagli amici».
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Arthur Ryan
Fondatore di Primark
Aggiudicatosi il “Best Fashion & Footwear Retail Concept Award” all’ultima edizione del Mapic, Primark, gigante dell’abbigliamento irlandese low cost fondato da Arthur Ryan, si appresta a sbarcare in Italia, dove dovrebbe approdare entro il primo semestre del 2016. Come ha confermato la Associated British Foods, proprietaria del marchio, il primo opening è previsto ad Arese, in provincia di Milano, nell’Arese Shopping Center, la cittadella dello shopping che si inaugura nel marzo del 2016.
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Chitose Abe
Fondatrice e creative director di Sacai
Prima di fondare il suo brand, nel 1998, Chitose Abe ha collaborato con Comme des Garçons, in principio con Rey Kawakubo e poi con Junya Watanabe. Le sue creazioni, urban e sportive, sono caratterizzate da sovrapposizioni di tessuti e forme che di collezione in collezione suscitano meraviglia per la maestria e la fantasia con sui sono realizzate e proposte. Una moda concettuale e al tempo stesso facilmente leggibile.
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Kendall Jenner
Giuseppe Zanotti
Modella, attrice, stilista
Fondatore e titolare di Vicini/Giuseppe Zanotti Design Da un piccolo calzaturificio Giuseppe Zanotti è stato capace di creare un’azienda che oggi fattura 157 milioni di euro, con una capacità produttiva di oltre 400mila paia di scarpe luxury l’anno firmate Giuseppe Zanotti Design. Un’azienda inserita tra le realtà eccellenti di Fashion, Food e Furniture da Icm Research. Il suo motto? «Per me ogni donna è una star e sarebbe bello che ognuna avesse una mia scarpa in guardaroba».
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Anno di grandi soddisfazioni per Kendall Jenner, che nel giugno del 2015, insieme alla sorella Kylie, ha collaborato con il marchio Topshop al lancio di una nuova capsule collection ed è apparsa, fra le tante copertine, su quella dell’edizione cinese di Vogue, accanto a Kris Wu. Fendi l’ha scelta come testimonial delle campagne autunno/inverno 2015 e Calvin Klein per la linea Underwear. Un carnet di eventi fittissimo, che le è valso l’ingresso nella classifica di Forbes delle modelle più pagate, con 4 milioni di dollari guadagnati in un anno.
Susanna Lau
Fashion blogger
Nota anche come Susie Bubble, Susanna Lau ha avuto un successo incredibile con il suo blog Style Bubble, fondato nel 2006, dove annota pensieri, esperienze e osservazioni sul mondo della moda, con un focus su giovani talenti sconosciuti. Lau è stata redattore di Dazed Digital fino al 2010 ma ora si dedica fulltime al suo blog e collabora come free lance con Elle, The Daily Rubbish e Dazed Digital. Vive e lavora a Londra.
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John Galliano
Direttore creativo di Maison Margiela
Grazie a Renzo Rosso, che gli ha affidato il delicato ruolo di direttore creativo di Maison Margiela, John Galliano ha avuto l’occasione di riscattarsi dopo il triste scivolone, quando era ai vertici stilistici di Christian Dior. Tanto che il patron di Otb gli darà anche le redini del menswear della griffe. Ora che c’è Galliano, il giro di affari di Maison Margiela cresce del 30% rispetto al +10-15% degli scorsi anni, quando lo stile era affidato a un team anonimo.
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Francesco Barberis Canonico
Responsabile stile e comunicazione di Vitale Barberis Canonico
Un anno in primo piano per il lanificio Vitale Barberis Canonico, che ha saputo fondere l’heritage (oltre 350 anni di storia) con una visione moderna del business e della comunicazione. Una realtà storica, che vanta circa 36mila like su Facebook, approdata di recente a Milano con una showroom in via Fatebenefratelli, in collaborazione con la sartoria A. Caraceni. «Anche i giovani riscoprono i tessuti di qualità. Noi accontentiamo loro e gli estimatori di un bel vestire che si evolve con i tempi»: parole di Francesco Barberis Canonico. 22_09_2015
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Annie Leibovitz
Roberta Benaglia
Fotografa
Amministratore delegato di DGPA SGR
Sorriso angelico e fiuto per gli affari per Roberta Benaglia, soprannominata “signora del private equity”. Benaglia è amministratore delegato di DGPA Sgr, società di gestione del fondo DGPA Capital, che ha in portafoglio quote di aziende come Golden Goose, Damiani e Kickoff (Sundek). Il suo ultimo progetto in ordine di tempo, lanciato nel 2015, è Style Capital: un fondo chiuso, riservato a investitori qualificati, che punta a valorizzare le Pmi con fondamentali solidi e un valido potenziale di crescita.
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Non ha bisogno di presentazioni, Annie Leibovitz. Ma rientra a buon diritto nella “top chart 2015” perché ha dato una svolta a The Cal, il calendario Pirelli che, nell’edizione 2016, lascia da parte le bellezze stratosferiche per esaltare il fascino della personalità, dell’impegno, dell’ironia e, perché no, dell’imperfezione. Annie ha immortalato donne speciali di ogni età: da Natalia Vodianova a Serena Williams e Yoko Ono.
Stefano Canali
Direttore generale di Canali
Ha di che sorridere Stefano Canali, della storica azienda di menswear Canali. A fine ottobre 2015 la sua azienda è stata selezionata da ICM Research, insieme a Vicini e Furla, come impresa con il più alto valore economico dei marchi in portafoglio (stimato in 108,2 milioni di euro), fra 50 realtà analizzate negli ambiti Fashion, Food e Furniture.
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Roopal Patel
Fashion director di Saks Fifth Avenue
Già fashion director di Moda Operandi e Bergdorf Goodman, oltre che senior accessory market editor di Neiman Marcus, in tempi più recenti Roopal Patel ha lavorato attraverso la sua società di consulenza. Ora si ributta nella mischia come fashion director di Saks Fifth Avenue, un ruolo che Saks non prevedeva da 11 anni. Da lei il department store si aspetta una ventata di rinnovamento e più attenzione ai new designer. Nel 2015 Saks ha visto la repentina uscita di scena del presidente Marigay McKee, rimpiazzata da Marc Metrick.
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Scott Schuman
Fashion influencer, fondatore di The Sartorialist
Nel 2015 Scott Schuman ha celebrato i primi dieci anni del blog The Sartorialist. Nativo dell’Indiana e trasferitosi giovane a New York, è partito con The Sartorialist quasi per caso, perché era stanco del lavoro statico in showroom e voleva esprimere la propria creatività, immortalando con il suo obbiettivo i look più interessanti catturati nella vita di tutti i giorni. Schuman è molto più di un blogger, con oltre 730mila seguaci su Instagram e quasi 312mila like su Facebook: consulente di comunicazione e di stile, è presente con alcuni suoi lavori anche nei musei, come il Victoria & Albert Museum. A gennaio 2016 è a Pitti Uomo con una collezione disegnata per Roy Roger’s.
Stealth di Dedagroup ICT Network for
Un toolkit per la moda e il retail Allo Stealth Day 2015 Dedagroup ICT Network racconta attraverso le testimonianze dei propri clienti “come accompagniamo le aziende della moda nella trasformazione digitale”.
T
erzo Stealth Day - la giornata dedicata a presentare le novità della piattaforma gestionale leader per la fashion industry di Dedagroup ICT Network - mercoledì 2 dicembre alla Fabbrica Borroni di Bollate (Milano). Una location scelta anche per il suo alto valore simbolico: da opificio a galleria d’arte e spazio per eventi, nel segno della trasformazione continua. Al centro dei lavori del convegno infatti la necessità di ripensare i modelli di business delle aziende della moda alla luce della rivoluzione digitale in atto. Stealth in questo ha un forte contributo da dare, grazie a 35 anni di esperienza nel supportare con flessibilità e affidabilità i cambiamenti nelle strutture delle imprese, alla sua specializzazione verticale e alla capacità di integrare e accogliere le competenze di un Network in grado di farla evolvere, diventando un vero e proprio toolkit (cassetta degli attrezzi), al centro di una strategia data driven al servizio di tutta la catena del valore. Dedagroup ha preferito far parlare soprattutto le aziende clienti che hanno già sperimentato la soluzione e i servizi di consulenza del Gruppo. Dopo un’in-
Dedagroup ICT NetworK www.dedagroup.it
troduzione focalizzata su come le imprese stiano affrontando la trasformazione digitale (a cura di Bianca Granetto, Research Director di Gartner) sul palco dello Stealth Day si sono succeduti Luciano Santel, Chief Corporate Officer di Moncler, Gianni Zanella, AD di Olimpias (Gruppo Edizione) e Renzo Cosentino, Dir. Sistemi Informativi di Trussardi, che hanno raccontato quanto e come il Gruppo li stia supportando nella cre-
Nella foto, da sinistra a destra, Gianni Zanella AD di Olimpias (Gruppo Edizione), Gianni Camisa AD di Dedagroup ICT Network, Renzo Cosentino, Dir. Sistemi Informativi di Trussardi.
scita e trasformazione della loro realtà aziendale. Gianni Camisa, amministratore delegato di Dedagroup ICT Network, «Stiamo accompagnando i nostri clienti nella trasformazione digitale e lo stiamo facendo in diversi settori, oltre che nella moda e nel retail. La tecnologia oggi è estremamente pervasiva: tutte le aree aziendali ne sono investite. Genera cambiamenti epocali in ogni ambito di attività, innovando la relazione con i diversi attori del proprio mercato, determinando di fatto nuove catene del valore. In questo contesto, la piattaforma Stealth si pone come “compagno di viaggio”, in grado di coprire tutte le coordinate fondamentali di questo imprescindibile percorso: knowledge, supply chain, customers e cloud». Nuovi clienti si stanno affidando a Stealth, dunque ulteriori prospettive di sviluppo per questo player dell’ICT made in Italy, capace di affiancare le imprese nel business a livello globale. Nel pomeriggio l’attenzione si è concentrata sui partner di Dedagroup ICT Network (ADP, CISCO, I-Vend, Piteco, Temera e TXT Retail), con i quali è stato organizzato l’evento.
TOP FASHION CHART
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Sebastian Suhl Amministratore delegato di Marc Jacobs International
Ha guidato l’espansione e la quotazione in Asia di Prada e dato una sferzata di vitalità a Givenchy. Per Sebastian Suhl il 2015 è stato il primo anno come amministratore delegato di Marc Jacobs International, dove è entrato a fine 2014. A lui il compito di traghettare verso il “next level” un marchio da oltre 1 miliardo di dollari, in piena trasformazione: il primo passo è stato accorpare la diffusion line Marc by Marc Jacobs nella main collection, per rendela più forte.
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Demna Gvasalia
Neo-direttore creativo di Balenciaga
Anno indimenticabile, il 2015, per Demna Gvasalia. Il 34enne stilista di origini georgiane, artefice insieme al fratello Guram della griffe Vêtements, si è visto arrivare da Kering una proposta coi fiocchi, prendere il posto di Alexander Wang alla direzione creativa di Balenciaga. Gvasalia non è un dilettante: diplomato in fashion design, prima di fondare Vêtements ha lavorato presso Walter Van Beirendonck, Maison Margiela e Vuitton, dove è stato senior designer del prêt-à-porter femminile.
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Umberto Angeloni Presidente e amministratore delegato del Gruppo Caruso
Da sempre paladino del vero made in Italy, nel 2015 Umberto Angeloni, al vertice del Gruppo Caruso, ha dato un contributo fondamentale anche alla città di Milano, rafforzandone l’immagine legata all’eleganza e a uno stile inconfondibile. Ha trasformato via Gesù, strada icona del Quadrilatero, nella “via dell’Uomo”, epicentro del bel vestire al maschile, dove ha aperto sia il monomarca Caruso, che riproduce il Teatro Regio di Parma, sia il primo atelier dell’altro marchio di proprietà del gruppo, Uman.
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Claudio Marenzi
Presidente di Herno e Sistema Moda Italia
Nel 2014 il fatturato di Herno aveva superato i 60 milioni di euro (+20% sul 2013 e il doppio rispetto al 2012) e la prospettiva di chiusura per il 2015 è intorno ai 70 milioni. L’azienda piemontese, guidata da Claudio Marenzi (che è anche presidente di Sistema Moda Italia), fa della specializzazione sul capospalla di qualità, simbolo di un made in Italy ad alta tecnologia e funzionalità, il suo punto di forza. Nel 2015 Herno ha avviato i lavori per la realizzazione di un hub in Sicilia, formato da una rete di nove laboratori. Intanto Marenzi fa incetta di premi: l’ultimo in ordine di tempo è il “Save the Brand Award” per la “crescita del branded business”.
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Lucky Blue Smith modello
Milano Moda Uomo era una settimana della moda tranquilla prima della sua comparsa. Poi, nel 2015, è arrivato il “ciclone” Lucky Blue Smith (non è un nome d’arte), 17enne modello americano di famiglia mormone, alto quasi due metri. Non solo le ragazzine gli hanno fatto la posta fuori dagli show, ma soprattutto gli addetti ai lavori, anche quelli più affermati, hanno pubblicato (e postato) le sue foto su giornali e social media. Ha 1,6 milioni di seguaci su Instagram.
BUSINESS News Marella
LA sfida è sul digital e sul contemporary
Antonelli
Al via la fase due: obiettivo Usa e calzature The Antonelli brand is a new player in the international contemporary market.
Il marchio Marella di Max Mara è al centro di un restyling: prodotto, concept degli store e online strategy. Focus sul progetto ART.365 di Andrea Bigozzi
Big revamping for Marella. The Max Mara brand has remodelled the product, the store concept and the online strategy. The ART.365 stands at the center of the project i aggiungono nuovi tasselli al progetS to di sviluppo e di riposizionamento sul segmento contemporary di Marella, uno dei marchi storici di Max Mara, gruppo da 1,3 miliardi di euro di fatturato. A portare avanti il percorso sul piano del prodotto, della distribuzione e del digital da pochi mesi c’è un nuovo direttore generale, Andrea Simonazzi, in carica dallo scorso maggio. «Stiamo vivendo un periodo di grande fermento - racconta il manager - e sono tanti i progetti che riguardano le collezioni: primo fra tutti la capsule collection ART. 365, ma anche una gamma active per Marella Sport e un ampliamento delle proposte eleganti per le occasioni speciali. Ma le novità riguardano anche l’area digital, con il lancio in primavera del nuovo sito, che avrà un “look & feel” rinnovato, con ampio spazio all’e-commerce».
zato diverse attività in store per fare conoscere il progetto alle clienti, che ci hanno subito restituito un riscontro assolutamente positivo. Con l’autunno-inverno 2016 l’obiettivo è quello diestenderla in tutta la nostra distribuzione e di ampliare il network di multimarca selezionati. Come è suddiviso il fatturato del brand? L’Italia continua a rappresentare il nostro mercato principale, ma stanno acquisendo maggiore importanza anche Russia, Greater China e Giappone.
Come si inserisce nel rinnovamento del brand il progetto ART. 65? Si colloca perfettamente all’interno di un processo di razionalizzazione delle collezioni che stiamo portando avanti: ogni progettazione nasce da un’idea ben chiara di chi siamo e di chi è la nostra cliente. ART.365 è fatta da 14 capi versatili per 365 giorni all’anno, in un unico tessuto fluido e morbido, l’articolo 365, che non si stropiccia. Un prodotto rigorosamente black & white e totalmente mixabile. A livello di distribuzione come vi siete mossi? Nelle scorse stagioni ART.365 (nata nel 2014,ndr) è stata distribuita nei negozi di proprietà, dove abbiamo realiz30
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Un look Marella Art.365 autunno-inverno 2016
Avete appena riaperto il negozio di Modena. Ci saranno altri opening? In Italia sono diverse le nuove aperture e i reopening di spazi ridisegnati con il nuovo store concept: nel 2015 abbiamo inaugurato tre punti vendita e nella prossima primavera-estate sono previsti alcuni restyling tra cui quello del flagship di Roma in via Frattina. E all’estero? Anche fuori casa siamo dinamici. Nel 2015 abbiamo aperto tre door negli Emirati Arabi ed a metà dicembre ci sarà il reopening dello store di Kiev all’interno di Ocean Plaza. A dicembre aprirà anche il nuovo store Marella a Shanghai nel Grand Gateway, seguito dalle nuove aperture di Shenyang e Shenzen, che porteranno a oltre 30 il numero dei punti vendi● ta cinesi
Dalla biancheria negli anni Cinquanta, fino alle collezioni di ready to wear femminili, presenti in 500 multimarca internazionali: la storia di Antonelli (nata sotto il nome di Vicard) è fatta di tradizione e di sguardo al futuro. Anche perché il ricambio generazionale è un elemento essenziale: sotto la guida commerciale e finanziaria di Marco Berni (terza generazione), il marchio punta a raggiungere 20 milioni di euro nel 2019. «Quest’anno chiudiamo con un fatturato di 9,2 milioni, +19,5% sull’anno precedente - spiega Berni, nipote del fondatore dell’azienda Luciano Antonelli - e con un export che ci vede crescere in Svizzera, Germania, Belgio, Scandinavia, Spagna e Francia». «In base ai risultati della campagna vendita - prosegue il giovane manager - prevediamo di raggiungere nel 2016 i 12 milioni di euro di ricavi». Nonostante la terza generazione si sia già affacciata in azienda, le redini restano ancora in mano alla seconda generazione: Enrica e Roberta Antonelli, figlie di Luciano, e rispettivamente direttore creativo e a.d., entrambe operative nella sede di Castelfiorentino, dove si trovano l’ufficio stile, la produzione campionario e i magazzini, da cui nel 2015 sono usciti 100mila capi made in Italy. A Milano è stata inaugurata da pochi mesi una showroom di 220 metri quadrati in via Tortona. «Il piano industriale a tre anni precisa Berni - prevede il rafforzamento dell’offerta merceologica, con il lancio di una linea di calzature. Centrale sarà l’ampliamento della distribuzione sui mercati in cui siamo già presenti, in particolare in Europa continentale e negli Usa, dove siamo entrati da poco attraverso M5 showroom». (an.bi.)
COTTON USA
Risolti i dubbi dell’armadio Cotton Usa suggests the perfect outfits in cotton for different occasions, drawn with the input of a psychologist and a fashion designer.
Tubino in cotone tecnico con rete stretch nello stesso materiale e stampa: l’oufit ideale, secondo Cotton Usa e Antonio Pitagora, per un cocktail con “amici di amici”
Dai “dubbi dell’armadio” non si sottrae nessuno: azzeccare il vestito giusto per le varie occasioni, personali e professionali, che si presentano quotidianamente è tutt’altro che semplice. Cotton Usa, marchio che identifica i capi realizzati con il pregiato cotone americano, ha stilato un insolito vademecum per aggirare l’ostacolo, insieme a una psicologa, Maria Beatrice Toro, e allo stilista Antonio Pitagora. Per esempio, un lui che temporeggia di fronte alla prospettiva di un matrimonio va affrontato con spontaneità ma senza forzare la mano, indossando un outfit composto da chemisier in mussola stampata e legging con spalmatura effetto pelle, mentre si dice addio più facilmente se si è “protetti” da uan felpa stampata con gonna a matita, arricchita da dettagli in rete. Sul lavoro, la donna manager esprime la propria decisione e razionalità anche attraverso l’abito, non necessariamente iper-formale: T-shirt ricamata con stampa a intarsio, sovrapposta a un’altra T-shirt, e gonna stretch a portafoglio. Ancora T-shirt, ma in cotone macramé e rete stretch, per il party aziendale. Per finire, la vita sociale: il tubino nero rivisitato è perfetto sia per un appuntamento importante, sia per un cocktail con amici. In questo caso va sdrammatizzato con accessori d’impatto. E l’uomo? Con il completo in cotone stampato e la camicia alla coreana va sul sicuro nel caso di una cena aziendale. Per un’uscita informale, può concedersi un look “biker”, confortevole e grintoso. (a.b.)
PLISSÉ
Il made in Veneto che conquista The revenues of the Veneto based Plissé, specialized in womenswear, are constantly growing: from 17 million euro in 2015 to 20 million foreseen for 2016.
Cresce il fatturato di Plissé, azienda fondata da Paolo Mason, attuale a.d., e dalla stilista Morena Bragagnolo, che dopo aver archiviato il 2015 in crescita del 15% sull’anno precedente, salendo a quota 17 milioni di euro, punta per il 2016 a toccare il tetto dei 20 milioni, visto l’andamento degli ordini della primavera-estate 2016. Merito di una produzione 100% made in Italy, «anzi made in Veneto», specifica Paolo Mason, e di tre collezioni complementari di Un modello della womenswear: Beatrice B, Sfizio e Smarteez, collezione Beatrice B presenti in 1.300 punti vendita, di cui 800 in Italia. Non mancano i monomarca, sia nella Penisola, sia oltrefrontiera, dove è realizzato il 55% del giro d’affari e dove sono operative dieci vetrine in Cina, nove in Russia e una in Svizzera. Ulteriori opening sono in calendario, compreso quello di Milano, città in cui è stata avviata da poco una showroom in viale Bianca Maria 45. Ma gli investimenti si concentrano anche sul territorio in cui l’azienda è radicata: oltre alla sede di Piombino Dese (Padova), a Trebaseleghe è attivo un nuovo impianto per la logistica. (a.b.)
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il consumatore chiede sempre di più Grandiosi, spettacolari, ecosostenibili, ma anche piccoli e inediti i progetti di centri commerciali, outlet center, retail park e nuovi format presentati al Mapic di Cannes, la manifestazione che riunisce il gotha del retail real estate. Tutti con lo stesso obiettivo: conquistare e intrattenere un consumatore sempre più omnichannel e selettivo di Elisabetta Campana
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iù shopping center in Medio Oriente, grazie all’effetto traino di Expo 2020 Dubai, che attirerà nella regione 25 milioni di visitatori, il 75% stranieri. E meno iniziative cinesi e russe, a causa delle difficoltà che stanno attraversando i due Paesi. L’Europa resta un mercato interessante, con l’Italia che si evidenzia per un rinnovato dinamismo. Negli Stati Uniti si scommette soprattutto su New York e dintorni. Anche quest’anno il Mapic di Cannes, la fiera internazionale che riunisce il gotha del retail real estate, organizzata da Reed Midem e svoltasi dal 18 al 20 novembre scorsi, ha offerto uno spaccato imprescindibile del settore. Pur risentendo, inevitabilmente, dei tragici eventi di Parigi, la manifestazione - i cui partecipanti tra investitori, developer e retailer, sono stati 8.100, rispetto agli 8.400 della scorsa edizione - si è chiusa con bilancio positivo, all’insegna della concretezza, con importanti progetti che guardano a sostenibilità, entertainment e omnicanalità. Da a un lato shopping center - ma anche outlet center e retail park - sempre più grandi e architettonicamente evoluti, con dimensioni spesso superiori agli 80mila metri quadri di superficie lorda affittabile (gla). Dall’altro, soprattutto in un’ottica di rivitalizzazione di aree urbane già esistenti, centri (o realtà) di dimensioni più ridotte, ma non per questo meno rilevanti e allettanti. Piccole o enormi che siano,
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le strutture commerciali non possono più prescindere da una stretta connessione con il digitale, da una forte attenzione alla sostenibilità e da una componente di intrattenimento, che può essere declinata in diversi modi: dalla versione prettamente ludica a quella culturale e artistica. Fermo restando un aspetto ancora a volte sottovalutato: la centralità del consumatore, sempre più esigente, difficile da conquistare e influenzato anche da fattori inediti, come la paura degli attacchi terroristici dopo gli episodi di Parigi. «Di frequente in Italia, ma non solo, si sono costruiti shopping center considerando una serie di variabili come le disponibilità del terreno, del finanziamento o altro invece di valutare le effettive esigenze della potenziale clientela - dice Ermanno Canali, presidente di Canali & C., società specializzata in marketing per il real estate -. Ora più che mai sono invece necessarie analisi oggettive del “prodotto”, a partire da un’attenta valutazione del bacino d’utenza». «La fruizione sociale e, di consueguenza, le aree a uso della collettività - sottolinea Canali devono esse parte integrante della progettazione, in un’ottica di medio e lungo termine». Scommesse importanti anche per i retailer: 2mila presenti al Mapic, con 470 nuovi brand. Come spiega Fabrizio Valente, fondatore della società di consulenza Kiki Lab: «Chi riesce a resistere alle difficoltà non è il più grande, ma il più veloce.
Photo CookFox Architects
International leaders from the world’s retail real estate industry met at Cannes for the Mapic 2015: many projects of shopping malls, outlet centers, retail parks and new formats focused on leisure, digital and sustainability, to capture and entertain increasingly selective and omnichannel consumers
Sono tre gli aspetti chiave su cui i retailer devono lavorare: i servizi, la personalizzazione e la cross canalità, ovvero la capacità di integrare realmente offline e online» In Italia: progetti grandi e piccoli
In tema di progetti, il nostro Paese è stato tra i protagonisti del Mapic con una serie di eventi e di iniziative di tutto rispetto, anche grazie al fatto, come ha detto Massimo Moretti, presidente del Cncc - Consiglio Nazionale Centri Commerciali -, che il +4% nelle vendite di tutte le merceologie, registrato dal settore nel terzo trimestre 2015 (il quinto a segno positivo) «evidenzia una ripresa concreta e consapevole». Oltre all’Arese Shopping Cen-
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Mapic Awards
Tra i vincitori Primark e McArthurGlen Ten winners and four special awards were revealed during the Mapic Awards: among the winners Primark and McArthurGlen. 1
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ter, di 92mila metri quadri di gla e Scalo Milano di 60mila metri quadri, ormai in fase di arrivo nel 2016 nei pressi del capoluogo lombardo (il primo a metà marzo e il secondo a settembre), sono stati presentati al convegno “Retail real estate: cantieri avanti tutta!” i progetti di Shopping Center Grosseto di 24mila metri quadri (Igd Siiq), Roma Forum Valle Aurelia di 18mila metri quadri (Cds Group) nei pressi del Vaticano, Verona Adige Shopping Center di 42mila metri quadri (Ece) e Caselle -Torino Experience di 160mila metri quadri (Aedes). «Abbiamo pensato al nostro progetto nel capoluogo piemontese partendo dalle persone, studiando in profondità i consumatori locali e i loro
1. Il Mall of Iran, di 250mila metri quadri di gla in costruzione fra Teheran e Karaj 2. La facciata del Mall of Arabia Ryiadh in Arabia Saudita 3. Un’immagine del Brescia Roncadelle Shopping 4. Un rendering del mall Caselle-Torino Experience 5. Una veduta del City Point di Acadia Realty Trust in Downtown Brooklyn
desideri - commenta Laura Orengo di Aedes -. Il risultato sarà una shopping destination innovativa, che offrirà un’esperienza unica ai propri clienti». «Creeremo un villaggio multifunzionale - aggiunge Orengo - aperto, ma coperto, e caratterizzato da richiami moderni all’architettura locale, dove la gente potrà piacevolmente spendere del tempo». Tra le altre iniziative, sempre italiane, che hanno debuttato al Mapic, il Valmontone Retail Park, di 63mila metri quadri di superficie lorda affittablie (gla), nei pressi di Roma, a opera di Rustioni&Partners, che ha presentato anche altri retail park a Carpi, Reana del Rojale (Ud), Bussolengo (Vr) e Albizzate (Va).«Crediamo molto in questa formu-
Alla tradizionale cerimonia dei Mapic Awards, svoltasi durante un gala dinner giovedì 19 novembre, sono stati consegnati 10 premi e quattro “special jury award”. Il “Best Fashion & Footwear Retail Concept Award” è stato vinto da Primark, che ha avuto la meglio sugli statunitensi Aeropostale e Charming Charlie e sull’italiano Gutteridge, mentre sul fronte outlet il riconoscimento è andato al McArthurGlen Designer Outlet Vancouver Airport . Primo fra i “Best Shopping Center” il Milaneo di Stoccarda, mentre l’Alegro Setubal di Lisbona si è distinto come migliore “Redeveloped Shopping Center” e il Markthal Rotterdam come “Best Retail Urban Project”. Il “Best New Retail Design Concept” è stato assegnato a Tanya Heath per il suo “rivoluzionario concept shoe”.Tra i riconoscimenti speciali, il “Personality of the year” è stato consegnato a Melissa Gliatta, executive vice president dell’americano Thor Equities. (e.c.)
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RETAIL REAL ESTATE
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la commerciale, ancora poco diffusa nel nostro Paese - spiega Rodolfo Rustioni - dedicata a insegne che necessitano di grandi negozi e che basano la loro offerta su quantità e prezzo». Lanciata anche la nuova food court all’interno del Valmontone Outlet, gestito da Promos (come Scalo Milano) che, con i suoi 3mila metri quadri, rappresenta una indiscussa novità all’interno di un village discount. commercio, ma anche cultura
Nel nostro Paese prosegue la realizzazione del Brescia Roncadelle Shopping di Ikea Centres: «Aprirà nell’autunno 2016, con 150 negozi e una gla di 55mila metri quadri» conferma Francesco Della Cioppa di Cushman&Wakefield che commercializza la struttura. Invece è stata aggiornata al Natale 2019 la data dell’opening di Westfield Milan: «I lavori dovrebbero iniziare tra circa un anno, una volta risolti tutti i problemi di viabilità - precisa John Burton Obe head of development di Westfield Europe -. Il nuovo concept mixerà fashion, lusso, design, food, eventi, intrattenimento e digital experience». Sempre nel capoluogo lombardo, Sonae Sierra svilupperà e gestirà il CityLife Shopping District (circa 100 negozi), il cui opening è previsto nel 2017: una struttura composta da una galleria commerciale su due piani progettata da Zaha Hadid Architects e collegata, attraverso una piazza creata da One Works, a una galleria commerciale pedonale “open air”, firmata dallo Studio Mauro Galantino. In corso Buenos Aires 59, una delle arterie più importanti di Milano, stanno partendo i lavori per la riconversione dell’ex Corti di Bayres, promosso da Rustioni&Partners, che grazie all’acquisizione dell’intero bu-
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ilding porterà all’apertura nel 2017 di cinque negozi tra i mille e i 1.500 metri quadri. D’altra parte, gli occhi su Milano li stanno puntando anche top investitori come Thor Equities: «Nonostante al Mapic ci sia stata un po’ meno gente, abbiamo avuto contatti molto costruttivi - dice Melissa Gliatta, executive, vice presidente del colosso americano -, anche per quanto riguarda l’Italia, alla quale guardiamo con interesse, come dimostra la recente acquisizione del building di via Spiga 26 a Milano (che ospita il negozio Dolce&Gabbana, pagato 160 milioni di euro, ndr)». Biella, in Piemonte, è invece protagonista con Smart City Biella di un innovativo progetto di rivitalizzazione commerciale, ma anche culturale, di una città di provincia. «L’idea è portare nel centro storico, utilizzando i negozi magari sfitti, gli spacci biellesi sparsi nella provincia e altre insegne per complessivi 10mila metri quadri di gla - spiega Cesa-
1. Il progetto di riqualificazione delle Corti di Bayres in corso Buenos Aires a Milano 2. La veduta aerea di Avenue Mall, Silicon Oasis, a Dubai, firmato da Design International 3. The Palm Tower e Nakheel Mall a Dubai 4. McArthurGlenn Provence Designer Outlet, il cui opening è nel 2017 5. La nuova food court di 3mila metri quadri all’interno del Valmontone Outlet, che verrà realizzata entro fine 2016
re Nonnis Marzano di Ros, Retail Outlet Shopping che sviluppa l’iniziativa sostenuta anche dal Comune -. Il tutto sarà inserito in un percorso esperienziale che esalterà lo storico patrimonio tessile locale, portando benefici all’intera Biella». Più mediorientali, meno russi e cinesi
A livello internazionale, tra i progetti presentati al Mapic, la parte del leone la fanno i mediorientali. L’iniziativa probabilmente più rilevante è l’Iran Mall, di Tat Group: con i suoi 250mila metri quadri di gla sarà il più grande shopping center di un Paese che, in questo modo, fa il suo ingresso ufficiale nel mondo del retail real estate. «Il centro, con una parte dedicata al lusso racconta Amir Orai Shirpour di Iran Mall Commercial - fa parte di un mega complesso, già in costruzione tra Teheran e Karaj, con due hotel e un exhibition center, per un investimento di oltre 3 miliardi di dollari, il cui opening sarà nel 2017». A Dubai il
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progetto architettonicamente più d’impatto tra quelli visti al Mapic: l’Avenue Mall, Silicon Oasis (oltre 72 mila metri quadri di gla) di LuLu Group International e progettato da Design International: «Ci siamo ispirati ai sassi nel deserto, con una geometria variabile che cambia prospettiva a seconda di dove si guarda - spiega Davide Padoa, ceo di Design International -. Il centro ppresenterà cinque mondi dedicati a food, intrattenimento, urban fashion, lusso e lifestyle». «Le varie realtà - puntualizza Padoa - comunicheranno tra loro attraverso “nodi” esperienziali e culturali, come le scuole di cucina, dove si impareranno nuovi piatti, da offrire anche agli amici». Sempre nella mecca dello shopping mediorientale Nakheel Group ha in costruzione un milione di metri quadri di gla, pari a un investimento di 3,7 miliardi di euro, tra cui il Nakheel Mall nella Palm Jumeirah, The Circle Mall nel Jumeirah Village e l’estensione dell’Ibn Battuta Mall. «Dubai sta vivendo un forte dinamismo dovuto anche all’effetto Expo - dice Adnan Hegrat, managing director retail di Nakheel Group -. Non a caso nell’emirato è presente l’80% di tutti i brand europei e americani». «Per noi sono importanti i turisti - aggiunge Hegrat - ma anche i locali, a partire dalla nuove generazioni che sono preparate, sofisticate e selettive». Altro big della Regione, Arabian Centres sta realizzando 12 nuovi mall in Arabia Saudita, per circa 1 milione di metri quadri di gla, tra i quali spicca il Mall of Arabia Riyadh. Proseguono i lavori per la luxury destination Place Vendôme in Qatar che debutterà nel 2017. Tra le altre nazioni partecipanti al Mapic, gli Usa, Paese ospite d’onore: in primo piano iniziative come Hudson Yards a New York di Rela-
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ted Companies, dove aprirà anche il primo Neiman Marcus nella Grande Mela, e City Point di Acadia Realty Trust in Downtown Brooklyn. Assenti o quasi i cinesi e i russi a eccezione di big come Wanda Group, Fashion House Group e Ikea Centres Russia, che con i suoi 14 centri, pari a 2 milioni di metri quadri di gla, conta 275 milioni di visitatori all’anno e un turnover di 5,6 miliardi di euro. «Abbiamo in cantiere il flagship Mega Mytischi a Mosca, di 230mila metri quadri di gla, che aprirà nel 2019 - spiega Olga Shevtsova, responsabile sviluppo commerciale di Ikea Centres -. Parallelamente stiamo ristrutturando e ampliando gli altri centri, con un upgrade delle food court, come nel Mega Khimki di Mosca e nel Mega Adygea a Kuban». Fashion House Group ha presentato sia la fase due di Fashion House Outlet Centre Moscow che aprirà il 4 novembre 2016, sia Fashion House Outlet Centre St. Petersburg (il debutto nel 2017). Sempre in tema di outlet center, McArthurGlen annuncia l’arrivo di otto nuovi centri in Europa - Ghent, Malaga, Normandie, Provence, Remscheid, Istanbul (due), oltre all’acquisizione di Ochtrup in Germania - e l’estensione di otto strutture (tra cui gli italiani Serravalle, Noventa e La Reggia) che porteranno, a partire dal 2019, la gla complessiva del gruppo dagli attuali 600mila metri quadri a 900mila. «L’importante - sottolinea Gary Bond, development managing director di McArthurGlen - è rendere i centri sempre più attrattivi, garantendo oltre a un appropriato brand mix, intrattenimento e un’ottima ristorazione per cercare di soddisfare la clientela locale e i turisti, sempre più esigenti». Fondamentale comprendere al meglio i consumatori, che ● chiedono sempre di più.
Mapic Italy
Debutta a Milano a fine maggio The first Mapic Italy, the Italian retail and real estate event, is on schedule next May, at Superstudio Più, Milan
Il Mapic di Cannes arriva nel nostro Paese. L’esordio è previsto il 24 e il 25 maggio 2016 presso il Superstudio Più a Milano. «Sarà l’evento italiano dedicato al mercato dell’immobiliare commerciale - dice Filippo Rean, direttore della divisione real estate di Reed Midem, che organizza la rassegna -. Alla manifestazione prevediamo 800 partecipanti italiani e internazionali. L’obiettivo è creare opportunità di networking e business tra investitori developer e retailer». Il mercato italiano presenta oggi un rinnovato dinamismo «e grandi opportunità di sviluppo per i brand sia locali sia stranieri - aggiunge Massimo Moretti, presidente di Cncc - Consiglio Nazionale Centri Commerciali -. L’ambizione è che questa fiera diventi nel tempo un appuntamento imprescindibile, non solo per i nostri connazionali ma anche per gli addetti ai lavori di tutto il mondo interessati alla Penisola». (e.c.)
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SALONI MAREDIMODA CANNES
REsponsabilità: l’onda impetuosa del cambiamento A Maredimoda, il salone di Cannes sui tessuti per il beachwear e il bodywear, la sostenibilità è stata l’argomento clou. La sfida per le aziende italiane potrebbe essere guidare un grande movimento di trasformazione del modello d’impresa. E qualcosa si sta muovendo di Mariella Barnaba
Focus on social and environmental responsibility at the recent edition of Maredimoda in Cannes. Could sustainability become a true asset for the textile-fashion chain? For more and more entrepreneurs the answer is yes. on è più lo slogan anti-sistema di N un gruppo di idealisti. La responsabilità ambientale e sociale è diven-
tata oggi un’opportunità di mercato sempre più concreta per le imprese del tessile-moda, un business che potrebbe risollevare coscienze e conti. Ma attenzione, avvertono gli esperti, la sostenibilità non deve essere un greenwashing, ossia una mera scelta di marketing, bensì investire l’intera organizzazione delle aziende. Queste le
I costumi in Sensitive Fabrics di Eurojersey, ispirati alla partnership dell’azienda con il WWF
tematiche al centro del workshop “The Age of Responsibility”, evento portante della 14esima edizione di MarediModa, la fiera dei tessuti per il beachwear e il bodywear, svoltasi al Palais des Festivals di Cannes dal 3 al 5 novembre scorsi, alla presenza di un centinaio di espositori europei e di 2.870 buyer. «I valori della sostenibilità - ha affermato Marco Ricchetti, professore di Fashion System presso Ied Milano - sono un’onda che si sta diffondendo sul mercato.
Athleisure: da trend a stile di vita The latest leisurewear trend is “Athleisure”, says guru David Shah
Fra i temi chiave dell’estate 2017 emersi a Maredimoda c’è l’ “Athleisure”, «uno stile di vita - sottolinea il “profeta” delle tendenze, David Shah - che durerà per i prossimi cinque-sette anni». Jersey Lomellina lo coglie al volo, debuttando nel mondo del fitness col lancio di JL Dream Fit, collezione di tessuti, pensati anche per il leisurewear, realizzati con Lycra Sport. Il loro punto di forza è un mix di estetica fashion e performance, testate a livello di comfort e contenimento muscolare. (m.b.)
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Anche se la stima è complessa e incerta, si può dire che a livello globale la moda sostenibile valga attorno ai 250 miliardi di euro (vendite 2014) e ciò significa che un 15-18% del mercato dell’abbigliamento si confronta con questa tematica. La sfida per le imprese italiane sarebbe guidare questo grande movimento». Come? Con estrema consapevolezza, risponde Carlo Mascellani, vice-direttore, responsabile dell’Area Relazioni Industriali e Formazione di Sistema Moda Italia, «attuando il passaggio della sostenibilità da scelta etica dell’imprenditore a opzione di business e opportunità di marketing». Un nuovo modello industriale e non una simbolica “verniciata di verde”, che valorizzi ulteriormente il prodotto rispetto a quello offerto dai Paesi emergenti. Sono tre, secondo Giusy Bettoni, ceo di C.L.A.S.S., piattaforma di ricerca e promozione di prodotti eco-friendly, gli assi di sviluppo di questo mercato: «Sostenibilità, quindi meno impatto ambientale e più salute per l’uomo, ma anche performance e design». Infatti, puntualizza Marco Ricchetti, se il 20% dei consumatori risultano oggi interessati a temi legati alla responsabilità, meno del 7% sono disposti a rinunciare al glamour. Nel panorama tessile italiano esistono già esempi virtuosi, come Eurojersey - con le sue gamme di indemagliabili Sensitive Fabrics e il progetto SensitivEcoSystem, che garantisce il filtro “etico” nell’intero sistema di gestione aziendale e del processo produttivo -, intervenuta a Maredimoda per raccontare il nuovo impegno triennale a fianco di Wwf per la salvaguardia del Mar Mediterraneo e delle sue specie simbolo. E man mano si infittisce la schiera delle aziende che sposano la responsabilità, attraverso operazioni di efficientamento energetico, revisioni del parco macchine, riduzione degli sprechi e programmi di certificazione. Come riferiscono, tra gli altri, Ratti Setamarina, Maglificio Ripa e la Tessitura Taiana Virgilio, che sulla Croisette ha ribadito la sua eco-sensibilità con Re-Life, un tessuto a impatto zero, “rinato” dal poliestere, versatile e performante, certificato XtraLife Lycra. «Una gamma che traina un progetto più ampio - anticipa il marketing manager Marco Taiana -. Coprire con Re-Life fette crescenti della nostra produzione, fino ad arrivare col tempo al 100%». ●
MAROC in mode & Maroc Sourcing
marocco meglio dell’ Asia: l’export cambia rotta Il Paese, in crescita, spinge sulla moda, protagonista alla 13ª edizione del Maroc in Mode e Maroc Sourcing. Per l’Europa è il sesto supplier (+10%). «Nel 2020 export a 4,7 miliardi di euro». Parola del ministro dell’industria di Andrea Bigozzi
With a manufacturing heritage and quality at lower cost, ‘Made in Moroc’ is on the rise. The focus on quality has attracted some big industry names like Zara and Arcadia group, but also Italian brands. arrakesh rivendica un posto al sole M è nel panorama del prêt-à-porter internazionale: il Marocco è diventato
il sesto fornitore di abbigliamento europeo e produce vestiti per le principali catene spagnole e francesi. E anche le aziende italiane stanno inserendo l’area magrebina nelle loro business map. Lo dimostra l’ultima edizione di Maroc in Mode e Maroc Sourcing, che si è chiusa il 6 novembre, con la presenza di diverse aziende tricolori in cerca di nuove partnership: Teddy (marchi Terranova e Calliope), Piazza Italia, Simonetta, Altana, Cristina Effe, Goa Goa, Isa Frignani. Durante la tre giorni il salone, organizzato nel locale circuito automobilistico, ha mostrato un volto diverso del Paese: da dispensatori di “manodopera” per i grandi marchi occidentali, gli imprenditori locali puntano ora a far conoscere all’estero i propri marchi di moda, molti ancora sconosciuti al di fuori dei confini. I loro distretti tessili sono ben organizzati e dotati di tecnologie all’avanguardia, per fare del “made in Maroc” un’espressione di eccellenza e qualità. Tanto da indurre alcuni dei visitatori delle fiere a chiedersi: «Il Marocco ha la capacità di diventare la nuova Turchia?» Il Paese ha sviluppato un meccanotessile autoctono che consente alle aziende locali di avere un gran numero di commesse, a cominciare da Lacoste che, proprio in una fabbrica alle porte di Marrakesh, la Souvetmaille, produce alcune delle sui mitiche polo. Nonostante la crisi, le esportazioni di abbigliamento hanno raggiunto quota 2,4 miliardi di euro con un trend positivo del 10% nell’ul-
timi triennio. «Ma le previsioni - ha assicurato il ministro dell’Industria, del Commercio e dell’Economia marocchina, Moulay Hafid El Alamy - sono di portare entro il 2020 le esportazioni a quota 5 miliardi di dirham (pari a circa 4,7 miliardi di euro). Ma oltre a esportare, il Marocco, con i suoi immensi centri commerciali, come il Marocco Mall, il più grande d’Africa, importa i maggiori brand internazionali. Il segreto del successo marocchino nel settore tessile e dell’abbigliamento è un cambio della valuta favorevole, un contesto politico propizio all’industria, consegne esentasse verso l’Europa e gli Usa in virtù di accordi di libero scambio e, infine, i minimi quantitativi richiesti negli ordini, molto apprezzati dalle piccole e medie imprese. Ne sono convinti i clienti collaudati di Maroc in Mode, tra cui spiccano gli spagnoli Zara, Pull&Bear e El Corte Inglés, oltre a Superdry, Arcadia (Topshop) e Orsay. I feedback raccolti sono stati positivi: tutti conquistati da
Sopra l’ingresso di Maroc in Mode e Maroc Sourcing, che per tre giorni si sono impossessati del Circuito automobilistico di Moulay El Hassan. Sotto uno stand delle 101 aziende presenti all’appuntamento fieristico
«prezzi più bassi e alta qualità» e del fatto che il consumatore finale «preferisce avere un prodotto europeo o mediterraneo, piuttosto che asiatico». Infine non manca il confronto con la Cina. «Che è diventata meno interessante per la produzione, meglio rivolgersi ad altri mercati, anche per la vicinanza, a due/ tre ore d’aereo da noi». ●
Marocco 6° supplier Europeo. in difficoltà la cina prima classificata Andamento dell’importazioni di abbigliamento dell’UE - 2012/2015, dati in milioni di euro
CINA BANGLADESH TURCHIA INDIA CAMBOGIA MAROCCO TUNISIA
2012 27.626 8.602 8.575 4.047 1.275 2.161 2.116
2013 26.521 9.376 8.747 4.087 1.657 2.096 2.054
2014 28.331 11.023 9.184 4.633 2.228 2.301 2.079
2015 25.224 13.718 9.044 5.770 2.496 2406 1.999
2015/2012 -10% 37% 5% 30% 49% 10% -6%
Fonte: Amith - Association Marocaine des Industries du Textile et de l’Habillement
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SALONI Interfilière e Mode City
Trasferta estiva a Lione
In July, Interfilière and Mode City move temporarily from Paris to Lyon.
Pure London
Spazio al menswear, più dinamico che mai The next edition of Pure London opens the doors to the menswear: the organizers aim to reach 60-80 exhibitors.
Dal 14 al 17 febbraio 2016 presso il centro espositivo Olympia London, la prossima edizione di Pure London aprirà le porte all’uomo, con una sezione di abbigliamento, calzature e accessori. A scommetterci sono già 30 brand, ma gli organizzatori puntano a raggiungere i 60-80 a ridosso della manifestazione. Come evidenzia una nota, il mercato del menswear sta mostrando grande dinamismo, con un aumento del 13% negli ultimi cinque anni e un ulteriore incremento del 22% previsto nei prossimi cinque. Non solo: negli ultimi due anni, per la prima volta, il segmento maschile è cresciuto a un ritmo superiore a quello femminile (+4,8% rispetto a +4,6%). Un feedback che ha indotto i curatori del salone inglese a lanciare un’area ad hoc per la moda uomo, a cui parteciperanno marchi come il made in Britain Shackleton, l’italiano Brancaccio C., oltre a nomi come Haber and Dasher, Adamist e Jacksin, per citarne alcuni. Per l’edizione estiva - spostata da agosto a luglio (dal 24 al 26) per attrarre più brand e visitatori internazionali - gli organizzatori puntano ad alzare l’asticella, per arrivare alla fine del 2016 a raccogliere oltre 200 adesioni. (a.t.)
Interfilière e Mode City per la prossima edizione estiva di luglio passano da Parigi a Lione. Alla base del trasloco non ci sarebbe il recente attentato nella capitale francese (la decisione era già stata presa prima dagli organizzatori), ma il calcio. Le date dei saloni dell’underwear e del beachwear e dei materiali per questi settori si sovrappongono infatti con la finale di UEFA Euro 2016. Le due manifestazioni organizzate da Eurovet sono in programma dal 9 all’11 luglio al Lyon Eurexpo exhibition center, la finale di calcio è in calendario la sera del 10 luglio a Parigi. La concomitanza creava alcuni svantaggi: dalla difficoltà a trovare hotel liberi alle tariffe più alte, nonché i costi dei voli più elevati. Problemi che gli organizzatori hanno pensato di risolvere con il trasloco momentaneo nella città d’origine delle fiere. (an.bi.)
White
Piaser rafforza i legami con la Francia The fair by Massimiliano Bizzi has enlisted Muriel Piaser, the former director of Prêt-à-Porter Paris, as a consultant.
Muriel Piaser, direttrice della fiera Prêt-à-Porter Paris fino a settembre 2011, entra a far parte della squadra di White in qualità di consulente. Il suo compito sarà quello di stringere alleanze e sinergie tra il salone di ricerca di Massimiliano Bizzi e i marchi transalpini. La manager ha fondato una società di consulenza - la Muriel Pasier Consulting - quattro anni fa ed è già stata chiamata a collaborare dalla rassegna tedesca Supreme. Muriel Pasier e Massimiliano Bizzi si conoscono da oltre 15 anni: «Volevamo un referente preciso per la Francia e abbiamo pensato che Muriel fosse la professionista giusta. Intendiamo investire sui marchi d’Oltralpe, che sono molto forti nelle precollezioni». (a.t.)
Modaprima
Lieve flessione di buyer ma la qualità è salva The fashion fair for medium and large retailers recorded a decline in the total number of buyers in November, but international success and quality remain high.
L’edizione numero 79 di Modaprima si è conclusa alla Stazione Leopolda di Firenze domenica 22 novembre con un bilancio di più di 1.700 i compratori, in lieve diminuzione rispetto alla precedente edizione invernale (quando il numero di buyer era ammontato a quasi 1.800). Di questi professionisti, poco meno di 800 sono arrivati dall’estero. Le migliori performance internazionali le hanno messe a segno Russia, Spagna, Olanda, Gran Bretagna, Hong Kong, Messico e Repubbliche Baltiche, in particolare Lituania ed Estonia. Lieve flessione per le presenze italiane, «che nel complesso - sottolineano gli organizzatori - hanno comunque espresso un alto livello di qualità». Nella classifica delle prime 15 nazioni di riferimento sempre in testa il Giappone, seguito da Spagna, Russia, Portogallo, Turchia, Belgio, Olanda, Francia, Grecia, Gran Bretagna, Hong Kong, Lituania, Austria, Irlanda e Germania. Sotto i riflettori 150 collezioni moda pensate per la media e grande distribuzione. «Alla Leopolda i nostri espositori hanno incontrato operatori del settore di alto profilo, arrivati a Firenze con grande motivazione e concretezza per la prossima stagione. Apprezzata la novità della sezione Accessories», ha commentato Agostino Poletto, vice-direttore generale di Pitti Immagine. (e.a.)
Milano Unica
Dal Portello a Rho? In attesa di conferme From September 2016, Milano Unica may move from Portello to the Rho exhibition district, which will create a sequence of different salons, with Micam and Mipel from 3 to 6 September, Milano Unica from 6 to 8 and Lineapelle from 7 to 9. But currently it is only a hypothesis.
Forse è presto per parlare di “treno” delle fiere della moda italiane. Ma qualcosa si muove. Non foss’altro che per questioni logistiche. Da settembre 2016 Milano Unica potrebbe spostarsi dal Portello al quartiere fieristico di Rho, dando vita a una sequenza di saloni, con Micam e Mipel dal 3 al 6 settembre, Milano Unica dal 6 all’8 e Lineapelle dal 7 al 9. Ma si tratta solo di un’ipotesi, come tiene a precisare il neo presidente della manifestazione dei tessuti, Ercole Botto Poala. «Al momento tutto ciò che posso dichiarare è che siamo in attesa di capire da Fiera Milano lo scenario che si prospetta - dichiara Botto Poala -. Come appreso recentemente dalla stampa, sembrerebbe che a partire da gennaio prossimo il Portello avrà un utilizzo differente rispetto al presente. Già da febbraio, per esempio, in occasione di Milano Unica in programma dal 9 all’11 febbraio, non saranno più disponibili i padiglioni 1 e 2. Al loro posto sarà utilizzato il 5 per l’area espositiva dedicata a Milano Unica Accessories. Restano invariati i padiglioni 3 e 4 che ospitano tradizionalmente Ideabiella, Shirt Avenue e Moda In Fabrics». Gli ingressi saranno dalle porte Teodorico e Colleoni, servite dalla fermata Portello della linea M5 della metropolitana. (e.a.) 38
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Digital Fashion a cura di Elena Azzola
DIGITAL IQ INDEX 2015 Il momento della premiazione di Prodibi, vincitrice del concorso The Fashion Pitch, a Decoded Fashion Milan 2015
Decoded Fashion Milan 2015
Moda e tecnologia: big e start up si confrontano At Decoded Fashion Milan 2015 focus on panel discussions, interviews and contributions from big and little player of fashion’s digital revolution. The winner of the The Fashion Pitch start-up competition was the Swiss brand Prodibi.
Come sempre ritmi incalzanti a Decoded Fashion, il primo evento al mondo che connette moda e tecnologia, arrivato alla terza edizione milanese. Per la prima volta articolato in due giorni anche in Italia (il 17 e 18 novembre), l’appuntamento - inventato dall’americana Liz Bacelar e portato nel nostro Paese dal ceo di e-pitti.com, Francesco Bottigliero - ha visto alternarsi sul palco del Magna Pars tavole rotonde, interviste e contributi degli artefici della rivoluzione digitale della moda. Davvero difficile sintetizzare i contentuti emersi. Ci soffermiamo su quelli più innovativi. A Daljit Singh di Fjord (divisione di Accenture) è spettato il compito di introdurre il concetto di “living services”, ossia una serie di servizi che il brand deve attivare per assecondare le esigenze del cliente, che attraverso il digitale ha tutto intorno a sé e si aspetta che tutto funzioni perfettamente. Sul palco della manifestazione è salito anche Luca Colombo, country manager di Facebook Italy. «Mobile e video sono i fenomeni del momento - ha detto -. Il problema numero uno per le aziende è come catturare l’attenzione delle persone, che sempre più spesso scorrono il pollice sul proprio smartphone. Bisogna concentrarsi sulle storie da raccontare e sulla creatività e lo sforzo deve essere massimo nei primi secondi della fruizione». Lo storytelling diventa dunque un elemento fondamentale. Al tema è stata dedicata una tavola rotonda ad hoc, in cui è emerso che da una fase lineare si è passati a una tridimensionale, poiché le storie non possono essere riproposte pedissequamente su tutti i canali ma vanno personalizzate e sfaccettate. Decoded Fashion 2015 si è occupato naturalmente di e-commerce (presenti fondatori e manager di big del settore come Zalando e vente-prive) ma anche di store fisici, dell’attualità dei multimarca (contro lo “strapotere” dei monomarca) e dell’integrazione tra offline e online, soprattutto in termini di flusso di informazioni. Questo infatti il tema affrontato da Diego di San Giuliano, consigliere e responsabile dei digital project di Ferragamo, Andrea
Panconesi di LuisaViaRoma e Angela Missoni, creative director di Missoni, moderati da Marc Sondermann, direttore di Fashion (media partner dell’evento), in una round table particolarmente applaudita. Liz Bacelar ha dedicato una sessione ad approfondire cosa stia facendo il sistema della moda italiana per incentivare l’innovazione. Sotto i riflettori sono saliti Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda, e Raffaello Napoleone, ceo di Pitti Immagine. Capasa ha ricordato che i punti chiave del suo programma sono la sostenibilità, le nuove leve dello stilismo e la digitalizzazione. Napoleone ha parlato di un clima più favorevole alle start up e alle imprese in genere, grazie a un atteggiamento più aperto da parte delle istituzioni e delle banche. Decoded Fashion ha acceso i riflettori anche sulle start up più interessanti del momento, selezionate attraverso il concorso The Fashion Pitch. Otto le realtà finaliste, tra cui si è imposta la svizzera Prodibi, artefice di una tecnologia di ultima generazione in grado di elevare gli standard di visualizzazione delle immagini su display. Prodibi si aggiudica 10mila euro e un programma di accelerazione, offerti da Fashion Technology Accelerator, oltre a un’esperienza di mentoring con i top executive di Hogan e l’accesso diretto a StartUp Initiative, piattaforma di Intesa Sanpaolo. La seconda classificata è Brrr! dagli Stati Uniti (sinonimo di una collezione di abbigliamento e accessori in grado di garantire una “freschezza permanente”), che otterrà visibilità alla prossima edizione di Pitti Immagine Filati, dove sarà ospitata in uno spazio ad hoc. Non solo: accederà al Boot Camp formativo di StartUp Initiative. Un privilegio, quest’ultimo, concesso anche alla “medaglia di bronzo” MainTool, sinonimo del primo cinturino high-tech, che permette a tutti gli orologi di diventare “smart”. Per toccarlo con mano, basterà visitare lo stand dedicato all’azienda spagnola all’interno di Pitti Immagine Uomo di gennaio.
Burberry ritorna in pole position
In 2015, Burberry returns to the top of the L2 ranking, which evaluates fashion companies based on their digital performance.
Nel 2014 era stato detronizzato da Gucci e Coach ma nel 2015 Burberry Group torna in cima alla lista di L2 che, attraverso il Digital IQ Index, per il settimo anno ha classificato le aziende della moda in base alle loro performance nel digital. Nel 2015 la società di business intelligence L2 ha valutato 83 brand della moda (erano 90 nel 2014) in base alle loro attività negli Usa nei settori e-commerce, CRM, search marketing e iniziative inerenti i social media. Il brand del lusso britannico è seguito, nell’ordine, da Kate Spade, Ralph Lauren, Louis Vuitton e Tory Burch. Al sesto posto Coach, mentre al settimo gradino c’è l’unico marchio italiano: Gucci. La top ten è completata, nell’ordine, da Michael Kors, Calvin Klein e Hugo Boss.
Mango
Al via la app per Apple TV Thanks to the new Apple TV app, the Spanish brand has been able to test the potential of the big screen.
Mango lancia l’applicazione per Apple TV, segnalandosi tra le prime realtà della moda ad adattare i propri contenuti alla nuova piattaforma. Da oggi gli utenti di Apple TV potranno interagire tramite la tv con le proposte del brand in grande formato: immagini delle campagne, lookbook, fashion film delle varie linee (Mango, Mango Man, Mango Kids e Violeta by Mango), ma anche aggiungere al carrello i capi selezionati per acquistarli. Mango lo scorso giugno ha lanciato anche l’app per l’Apple Watch e pochi mesi prima la funzione Scan & Shop per i dispositivi mobili, basata sul riconoscimento delle immagini e sulla realtà aumentata. Il brand, del resto, è all’avanguardia nel promuovere l’e-commerce in Spagna e nel resto del mondo. Il 50% del traffico sulle sue piattaforme online avviene tramite device mobili e app. Smartphone e tablet hanno generato il 30% del fatturato realizzato dall’azienda tramite il web. Le vendite online incidono per il 9,1% sul giro d’affari complessivo del gigante iberico della moda. 10_12_2015
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TREND ANTICIPAZIONI
Pre-fall 2016
Siamo a poco più di due mesi dall’inizio dalla fashion week donna di Milano e mentre i designer sono alle prese con le creazioni delle loro collezioni sfilata in programma a febbraio, iniziano a uscire alla scoperto le prime indicazioni dei nuovi trend, attraverso i look delle pre-fall 2016
BURBERRY Si tratta della prima collezione disegnata da Christopher Bailey dalla fusione delle tre etichette Prorsum, London e Brit in un unico marchio: Burberry. La pre-fall 2016 è ricca di riferimenti military (dalle giacche ai cappotti, fino ai parka nei colori oliva, verde khaki e rosso militare). In più una strizzatina d’occhio agli anni Settanta.
di Andrea Bigozzi
Two months before the start of Milano Fashion Week, while designers are busy creating the fall 2016 collections that will be shown in February, their pre-fall looks are already highlighting the new season’s trends.
MM6 maison Margiela
ETRO Per la pre-collezione 2016 Etro mixa i fiori audaci di Matisse a una serie di grafiche soft tipiche della maison. Ma al di là dei motivi astratti e quelli floreali, c’è una grande varietà di look (dai pantaloni a zampa, ai maxi abiti dalle linee fluide e cinture a vita alta) che celebrano la silhouette femminile.
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Alla base della pre-fall di MM6 Maison Margiela c’è la volontà di fondere ribellione e romanticismo, che espresso in look vuol dire abbinare elementi streetwear con altri dal sapore d’antan. Così nella collezione si alternano bomber, camicie con il check dei plaid e capi reversibili in nylon a camicette trasparenti con coulisse e abiti gessati o con le balze.
Fendi Un’atmosfera “haute bedwear” pervade la prefall 2016 di Fendi, un’intimità lussuosa si fonde con un’anima da gentleman, esaltandone gli aspetti femminili. Le linee fluide sono quelle delle camicie da notte, dei pigiami, delle vestaglie, che si trasformano in cappotti. Le tonalità sono calde, e vanno dal rosso Marrakesh al color ruggine, dal terracotta al bordeaux.
VIVETTA Mancano i volumi esagerati che contraddistinguono il marchio, ma gli ingredienti del successo di Vivetta (colori e fantasie) ci sono tutti, anche nella pre-fall 2016. Come dimostra l’abito in fresco di lana, con finto gilet e camicia in popeline stampato.
Chanel
PIAZZA SEMPIONE Una pre-collezione tutta all’insegna di linee pulite e delle proporzioni rotonde quella presentata da Piazza Sempione. Pantaloni maschili oversize si mixano a capi più fluidi come i top e cappotti che sembrano giacche da sera. Le gonne sono a balloon e a pieghe e le maglie maxi, con effetti sfumati.
Una parigina a Roma. È questa la donna disegnata da Karl Lagerfeld per la collezione Métiers d’Art, come Chanel chiama la sua pre-fall. Capi iconici riadattati al carattere capriccioso di una ribelle che sceglie soprattutto il bianco e il nero, ma anche il rosso e il beige. Calze lavorate, lunghi cappotti, capi o inserti in pelle e vernice, mantelle in tweed, borsette a tracolla, per un’eleganza sexy e molto femminile.
M MISSONI Vitalità e intensità. Nella precollezione M Missoni fall 2016 si respira la spensieratezza dell’American Way of Living dei primi anni ‘60. Quella dei bowling e dei drive-in. Un mood sportyglam che si ritrova in tutti i capi, caratterizzati dalle linee pulite e immediate stile T-shirt.
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TREND
BORSE FAI DA TE
TRANSFORMER COME UN ROBOT
Almala
È made in Brescia la shopping bag che si indossa a tracolla o come un bracciale, grazie agli anelli in acetato
È l’era delle borse mutanti: più modelli in uno, giocando con colori, materiali, decori e fitting. Impazzano perché bastano pochi secondi per personalizzarle, con una spesa nulla o contenuta. E poi riciclare è sempre più chic
di Elisabetta Fabbri
We live in the era of the mutant bag: more models in one, mixing colors, materials, decorations and fittings. People love these bags because they take just few seconds to customize. From a pricing point of view, the impact is negligible.
Furla
Al “corpo” in vitello si posso abbottonare 12 diverse flap: è la nuova M Myy playfurla
Bgy Due sorelle, Laura e Paola Corna, e una stilista, Antonella Moro, bloccate una notte all’aeroporto. Nasce l’idea di una borsa che “mescola le carte”. Con la sigla dell’hub di Bergamo: Bgy
Ohmai 42
Hymy bag
Daniela Vanni
Un sistema brevettato di gemelli sul retro della pochette permette di “agganciare” molteplici flap. E di giocare con colori, forme e materiali pregiati
Cambia colore in 90 secondi la borsa ideata da Stefano Galandrini con Art-Pelle. Per chi si destreggia con bulloni e chiavi inglesi
Per donne dalla “doppia personalità”, la borsa reversibile inventata da Etigroup, realtà già nota nel mondo delle etichette
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Quarzovivo Sobrie di giorno, luminose di sera (e viceversa) con il secchiello in pellami preziosi realizzato a Montegalda (VI)
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Animadverte La designer Laura Tolfo la definisce una collezione poliedrica. Non solo perché le geometrie della pelle, conciata al vegetale, sono deformabili. Ma anche per le sorprendenti, innumerevoli, occasioni d’uso
O Bag Zaino o borsa a mano? “O backpack” risolve il dilemma con proposte multiple per scocca (in gomma), spallacci e pattina (in pelle o stoffa)
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Gabs Franco Gabrielli
Ju’sto
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Scocca in tessuto, dettagli e accessori in gomma intercambiabili per le nuove handbags di Emanuele Magenta
Il concetto di trasformazione sviluppato con ironia e senso del colore. Segni distintivi: le clip turchesi
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C B B
Braintropy C
Con Patty Toy da tempo si fa notare tra le borse trasformiste. E non smette di stupire, di stagione in stagione, con nuovi mix and match
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brand to watch di Angela Tovazzi
SIMONA CORSELLINI
The young designer, who launched the line in 2014, puts the spotlight on materials and textures.
La storia del brand inizia nel 2014, quando Simona Corsellini - direttore creativo del marchio Space Style Concept da oltre dieci anni - decide di creare un brand con il suo nome. Grazie all’esperienza pluriennale nella moda e al background ereditato dalla propria famiglia, la designer mette a frutto la sensibilità per i materiali e le texture, presentando una collezione iperfemminile, dall’eleganza essenziale, contemporanea. Totalmente made in Italy, la linea è oggi distribuita tramite la showroom Studio Zeta in 65 negozi tra Italia ed estero, con prezzi al pubblico tra i 250 e i 500 euro.
ROSSO 35
Started in Genoa by Paola and Luca Signorelli, the brand stands out thanks to a clean, elegant design with a focus on craftsmanship.
MELINDA LOoI Melinda Looi, one of Malaysia’s most important designers, is known for collections that mix prints, colors and cultures.
Melinda Looi è una delle più importanti stiliste della Malesia. Il suo destino cambia nel 1995, quando vince il Malaysia Young Designer Award e una borsa di studio che da Kuala Lumpur la porta a Montreal, in Canada. Da quel momento la sua carriera disegna una parabola in crescita, ritmata dalla creazione di diverse etichette (come Melinda Looi Couture, Melinda Looi Prêt-à-Porter e la linea in cotone organico Mell.) che la fanno conoscere in Asia, Europa e Stati Uniti e amare da celebrities come Anne Hathaway e Mena Suvari. Le sue creazioni nascono dalla volontà di creare dei «pezzi d’arte», frutto di un melting pot di stampe, colori e tessuti che accorcia le distanze tra culture e tradizioni diverse. Con prezzi retail fra i 300 e i 1.000 euro, il ready to wear è oggi disponibile in selezionati multimarca tra Cina, Arabia Saudita e Kuwait e in due monomarca in Malesia. 44
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Prende il nome dall’indirizzo dell’azienda di famiglia, la Silky di Genova, il brand Rosso 35. Dalla sede di via Vannucci 35R vengono ideate, progettate e realizzate le creazioni del marchio di womenswear nato su iniziativa dei fratelli Paola e Luca Signorelli, che oltre a una produzione 100% made in Italy scommettono su un design lineare e pulito, lavorazioni artigianali, un’attitude fresca e ironica. Disponibile presso la showroom milanese Studio Ronchi, la collezione è distribuita in 180 multimarca italiani e 550 esteri, con prezzi sell in intorno agli 80 euro per la collezione estiva e 100 euro per quella invernale.
COINONIA
Momoko Hashigami and Kiho Kim founded the brand in 2010 with the mission of creating “conceptual contemporary” fashion.
Momoko Hashigami è giapponese, Kiho Kim è coreano. Si sono conosciuti, e innamorati, ad Alghero, mentre lavoravano da Antonio Marras. Nel 2010 hanno lanciato la loro linea, Coinonia, dal greco “Koinonia”, una moda «conceptual contemporary - come spiegano i designer che trasforma i contrasti tra femminile e maschile, sporty e chic, forza e delicatezza in vibrante armonia». Con prezzi compresi tra 80 e 350 euro, con picchi fino ai 1.000 euro per i pezzi più esclusivi, la linea si sta sviluppando nel canale wholesale, puntando ai negozi di ricerca.
CERASELLA MIlano
BIANCHI E NARDI 1946
«Niente è più femminile, audace, seducente di un tacco 12». Ne è convinta Cerasella Gabriella Ionascu - 33enne designer romena venuta in Italia all’età di 19 anni e oggi di base in Svizzera -, fondatrice di Cerasella Milano, label di calzature che punta su pellami super morbidi e lavorazioni speciali, che del tacco alto fanno il loro vessillo. Creazioni in vendita a un prezzo medio sell in di 270 euro, realizzate nel distretto di Parabiago, in tandem con il calzaturificio Giovanni Monte. Al debutto con la primavera-estate 2014/2015, Cerasella è apprezzata oggi da personaggi come Nina Zilli, Bianca Atzei e Filippa Lagerback ed è già insegna del primo monomarca, inaugurato a Lugano, in via Nassa. (c.me.)
A quasi 70 anni dalla nascita, l’azienda di Firenze è sbarcata sul mercato con Bianchi e Nardi 1946, una collezione deluxe distribuita nel canale wholesale e nei più importanti department store internazionali. Il debutto nell’home brand, che si affianca alle produzioni per le grandi griffe, coincide con l’arrivo della terza generazione delle famiglie Bianchi e Nardi, un team di cinque trentenni che ha preso in mano le redini della società da circa un anno e mezzo. La collezione punta su pellami pregiati (come coccodrillo, pitone e struzzo) e su dettagli esclusivi, quali la chiusura gioiello in perla di pietra d’agata, i manici decorati a mano, le audaci combinazioni di colori, ed è venduta con prezzi al pubblico a partire dai 1.000 euro.
The Romanian designer Cerasella Gabriella Ionascu signs a feminine shoe collection, focusing on high heels.
The third generation of the Tuscan company launched its first own brand.
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ritratti
Alessandro Milia «il mio baricentro È il consumatore»
al suo curriculum non diresti mai che ha solo 31 anni. Alessandro Milia ha cominciato presto ed è cresciuto in fretta. Perito informatico a Cesena, è andato subito a bussare alla porta di un’azienda leader, la SGM Distribuzione, catena di prodotti di elettronica di consumo con l’insegna Marcopolo Expert, che stava cercando una figura digital per creare il proprio e-commerce. Lo hanno preso come apprendista e qualche anno dopo, a 25 anni, gli hanno dato in mano la responsabilità dell’e-store marcopoloshop e di tutto l’ambito digitale. Da quel momento non si è più fermato. «Dai 24 ai 28 anni - racconta - ho masticato anche tanto marketing, frequentando corsi di web analytics e social media strategy» e sviluppando le potenzialità di un concetto oggi tanto di moda: quello della multicanalità. Nel 2013, quando SGM acquisisce Unieuro con l’ambizione di diventare l’insegna di elettronica di consumo e tecnologia di riferimento in Italia, i vertici gli rinno-
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Nel 2003 prende il diploma di Perito Informatico all’Itis Blaise Pascal di Cesena.
Nel 2009 diventa Responsabile di Funzione E-commerce e Web Marketing e, dal 2011 al 2013, Project Manager della nuova piattaforma e-commerce. Nel 2013, quando l’azienda acquisisce Unieuro, ad Alessandro Milia viene rinnovata la fiducia, con la nomina a Direttore E-commerce e Chairman Digital Project.
di Angela Tovazzi
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Alessandro Milia nasce il 22 giugno 1984 a Forlì.
Nel 2003 entra in SGM Distribuzione, una delle più importanti catene italiane di elettronica, attiva con l’insegna Marcopolo Expert.
È arrivato da Silvian Heach come head of digital solo ad agosto, ma ha già portato a casa risultati record. «Sono l’uomo giusto al momento giusto», non esita a dire, che da outsider della moda sta riversando nell'azienda napoletana tutto il know how capitalizzato in 12 anni presso un colosso dell’elettronica. Con obiettivi ambiziosi: «Creare un’unica esperienza, dal B2B al B2C, dal retail al wholesale».
Alessandro Milia, former Unieuro, is now a winning horse of Silvian Heach, after 12 years of experience in the digitalization of enterprises. His challenge? To bring the multichannel philosophy to the fashion world.
Alessandro MILIA vano la fiducia: viene nominato direttore e-commerce e chairman del digital project, con il compito di «riunire in una sola piattaforma tutti i progetti digitali delle due catene, per un’azienda multicanale integrata con i negozi fisici». All'inizio del 2015 Unieuro è all’apice (con oltre un miliardo di giro d’affari e una redditività in crescita), Alessandro ha 30 anni, è un tipo dinamico, «uno che non si accontenta mai». Potrebbe "accontentarsi", ma la moda è un suo pallino da sempre e il settore - digitalmente parlando è ancora indietro. Milia si candida e tra le proposte arrivano anche quelle dei big. Lui però sceglie un marchio come Silvian Heach, «perché Mena Marano (titolare del Gruppo Arav, cui fa capo il brand, ndr) credeva nella forza dell'omnicanalità ed era sulla mia stessa lunghezza d'onda». Si insedia ad agosto, per prima cosa migliora la piattaforma e-commerce con una nuova user experience e comincia a lavorare in un’ottica integrata: «Più che
Nell’agosto 2015 il salto nell’universo fashion, con l’ingresso nel Gruppo Arav nel ruolo di Head of Digital, Innovation e Communication di Silvian Heach.
head of digital mi sento un direttore omnichannel, perché il mio obiettivo è quello di creare un ecosistema che ingloba online e offline, abbatte i silos e fa dialogare tutti i touch point intorno a un unico baricentro: il consumatore». I primi test gli danno ragione: durante il Black Friday, quando Silvian Heach inaugura una formula di comunicazione integrata tra e-shop e punti vendita, all’insegna di un marketing tailor made, «in un giorno in Rete abbiamo registrato il fatturato di un mese e a livello retail abbiamo aumentato sensibilmente le vendite». E adesso il team è al lavoro per portare nel “circolo virtuoso” anche il wholesale, rendendo fluido il passaggio tra i diversi canali commerciali, in modo da lasciare decidere al cliente finale «dove, quando e come comprare». Perché ciò che conta oggi, per i consumatori web surfer e always on, è «la qualità dell’esperienza d’acquisto». «Ecco, è questa la mia sfida - dice Mi● lia -. Renderla indimenticabile».
persone e poltrone a cura di Andrea Bigozzi
Un economista alla guida degli stilisti francesi Simon Holloway lascia Hogan per Agnona: debutto a febbraio alla Milano fashion week Simon Holloway has been named creative director of the Italian womenswear label. Holloway replaces Stefano Pilati, who left his creative director role at Agnona in July. Holloway recently ended his two-year experience with Hogan.
Sarà Simon Holloway a prendere in mano le redini creative di Agnona. Il debutto dello stilista britannico è fissato per la prossima edizione di Milano Moda Donna, quando con modalità ancora tutte da definire (presentazione o sfilata) sarà presentata la collezione autunno-inverno 2016/17 del brand del lusso femminile fondato nel 1953 e che fa capo al Gruppo Ermenegildo Zegna. Holloway, che prende il posto di Stefano Pilati, che a luglio aveva rinunciato al suo incarico ma continua a occuparsi di Ermenegildo Zegna come head of design, si è messo in luce negli ultimi due anni per aver rilanciato sul piano stilistico Hogan, il marchio del gruppo Tod’s che sotto la sua guida creativa a visto l’introduzione di una vera e propria collezione ready to wear a completamento dell’offerta di calzature. Un lavoro apprezzato visto che - dati alla mano - Hogan ha registrato nei primi nove mesi dell’anno un incremento delle vendite del 3,1% a 176,8 milioni di euro. Subito prima di arrivare alla corte di Diego Della Valle, lo stilista aveva lavorato per Jimmy Choo e, ancora prima ancora, aveva fatto parte dei tema creativi di Narciso Rodriguez, Ralph Lauren e Michael Kors. Un curriculum variegato che è valso a Holloway la responsabilità di tutte le categorie di prodotto Agnona incluse le collezioni abbigliamento, gli accessori in pelletteria e le calzature, oltre al coordinamento dell’immagine del brand. Nel suo nuovo ruolo il creativo riporterà direttamente all’amministratore delegato Alessandra Carra.
Gas: per l’espansione punta su Enrico Acciai (ex Industries)
Pascal Morand replaces Stéphane Wargnier, who will become an adviser to the federation’s president, Ralph Toledano, at French Couture Federation.
Novità ai vertici della Fédération Française de la Couture, du prêt-à-porter des Couturiers et des Créateurs de mode: Stéphane Wargnier ha lasciato l’incarico di executive president della federazione per diventare consigliere del presidente Ralph Toledano. Al suo posto arriva Pascal Morand, economista che è stato direttore generale dell’Institut Français de la Mode e deputy director della Camera di commercio e dell’industria di Parigi. Wargnier ha alle spalle un passato come communication director di Hermès e Petit Bateau. L’incarico di presidente esecutivo era stato creato in occasione della nomina di Toledano a presidente della Federazione, dopo l’uscita di Didier Grumbach. Entrambe le nomine saranno effettive a partire da gennaio 2016.
Calvin Klein: Minerva coo della filiale italiana
The Italian denim brand Gas, controlled by Grotto SpA, has appointed Enrico Acciai chief executive officer.
Leonardo Minerva joins Calvin Klein. The executive has been appointed chief operating officer of the Italian branch of Calvin Klein Collection and Calvin Klein Inc.
Cambio al vertice per Gas: Franco Marianelli cede la poltrona di a.d. a Enrico Acciai, che porta nell’azienda di Chiuppano l’esperienza maturata negli anni alla guida di Industries, dove ha ricoperto il ruolo di ceo. Acciai si occuperà di guidare l’attuazione del piano industriale, che punta a rafforzare il peso internazionale del marchio e a valorizzare ulteriormente le potenzialità espresse da Gas nel segmento denim. «In Enrico Acciai ho trovato non solo un vero leader con un’esperienza internazionale, ma anche una persona con un’autentica passione per il suo lavoro - è il commento di Claudio Grotto, presidente e fondatore di Grotto, cui fa capo il brand Gas -. Sono fiducioso che insieme riusciremo a portare avanti la nostra storia di successi, che dura da oltre 30 anni».
Calvin Klein ha annunciato la nomina di Leonardo Minerva in qualità di chief operating officer della filiale italiana del marchio, che fa capo a Pvh. Il manager, con un passato in Fendi e P&G, è stato direttore delle strategie industriali di Ysl a Parigi è operativo dal 1° dicembre. Minerva assume quindi la responsabilità degli uffici di Milano e Trento del marchio a stelle e strisce, riportando direttamente a Michelle Kessler-Sanders, presidente di recente nomina di Calvin Klein Collection, con sede a New York. Il manager gestirà attivamente le fasi di manifattura, approvvigionamento, sviluppo prodotto e rapporti con i venditori per Calvin Klein Collection a livello globale, compresi l’atelier di New York del brand e il business dei punti vendita in Europa.
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Q&A di Carla Mercurio
Showroom founder
Massimo Bonini
«Ogni giorno ho un sogno nuovo»
Founder of the eponymous showroom based in Milan, Massimo Bonini had the winning intuition, in the Eighties, to launch a selling space dedicated exclusively to footwear. Today he represents 42 top footwear and leather goods brands. Quali erano i suoi sogni a 18 anni? Avevo voglia di viaggiare e conoscere nuove cose. La mia cittadina d’origine, in Romagna, mi stava stretta. Volevo realizzarmi, costruendo qualcosa di mio. Come è nata, a fine anni Ottanta, l’idea di creare a Milano una showroom interamente focalizzata sulle calzature? In quel periodo la maggior parte delle showroom erano monobrand o dedicate soltanto al ready-to-wear. Ho sempre amato le calzature e gli accessori e ho visto un’opportunità in questo segmento del mercato, intuendo che gli accessori avrebbero avuto un’importanza sempre maggiore nell’industria della moda. Cos’è oggi la showroom Massimo Bonini? Rappresentiamo in esclusiva mondiale 42 brand di calzature e borse, operando dai nostri quattro uffici a Milano, nell’ufficio a New York e in quello di Hong Kong. Quanto è stata determinante la collaborazione di sua moglie Sabrina? Moglie, madre e socia. Da 30 anni a confronto quotidiano su tutto. Più determinante di cosi!
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Quali i cambiamenti salienti nell’industria della calzatura dagli anni Ottanta a oggi? È cambiato tutto e radicalmente! Allora l’industria delle calzature era principalmente fatta da aziende produttrici che avevano il loro brand e riuscivano a vendere nei vari mercati. Con l’entrata della finanza nel mondo della moda l’attenzione per l’accessorio è cresciuta in modo esponenziale. Oggi gli accessori sono la categoria meglio performante per tutti i brand e questo ha profondamente cambiato l’intera industria delle calzature. Inoltre molti brand di ready-to-wear stanno acquisendo, in quota o totalmente, la filiera produttiva anche degli accessori, migliorando i processi produttivi. Come sono evoluti i trend? I nuovi mezzi di comunicazione, i social media e Internet fanno sì che tutto sia in continuo cambiamento. C’è sicuramente molta contaminazione tra i designer ma è anche molto interessante vedere come ogni stilista interpreti il momento che stiamo vivendo. Inoltre oggi i trend più importanti sono quelli che nascono nella strada, non più imposti dagli stilisti ma che anzi, li ispirano. Il suo lavoro è cambiato rispetto ad allora? Tantissimo! Innanzitutto allora si operava in zone più ristrette e i clienti, soprattutto quelli internazionali, erano meno rispetto a ora. Operando globalmente, oggi possiamo ottimizzare le strategie e lavorare a un livello altissimo ma anche migliorare sempre più. Già alla fine degli anni Ottanta il 30% del nostro business era internazionale; oggi siamo arrivati al 70%, con un livello di clienti sempre più alto e sofisticato. Anche la ricerca dei prodotti è cambiata profondamente e oggi sono i giovani quelli che ci danno le più grandi soddisfazioni. È un piacere vedere piccoli brand creati da giovani talenti trasformarsi in aziende di successo. Qual è la nazione più creativa nel settore delle calzature? Le più belle scarpe del mondo sono italiane. Realtà sia piccole che grandi, con un livello qualitativo altissimo e con un’esperienza e un heritage notevoli, anche in termini di innovazione e ricerca. Qual è il suo sogno nel cassetto? Ogni giorno ho un sogno nuovo, che cerco di realizzare.
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people a cura di Carla Mercurio
Di nuovo in libreria “Mode: in viaggio con Maria Luisa Frisa nell’universo fashion Maria Luisa Frisa is the director of the book series "Mode", that returns in the bookstores published by Marsilio. A journey into the Italian fashion system. «La moda italiana ha ancora bisogno di costruire la sua mitologia e il suo storytelling», questo il pensiero di Maria Luisa Frisa a proposito della collana “Mode”, che torna in libreria edita da Marsilio e sotto la sua direzione. A inaugurare il new deal, il volume dal titolo Giorgio Armani - Il sesso radicale, scritto da Giusi Ferré. «Giorgio Armani - ha dichiarato la giornalista - è stato il motore rivoluzionario di una serie di trend, dal minimalismo al genderless, e volevo che questo si capisse sin dal titolo, specie tra le nuove generazioni». Il libro, un excursus sul mondo minimal e preciso di Armani, rappresenta il primo step di un viaggio all’interno del fashion system italiano, che deve prendere consapevolezza dei suoi punti di forza, ma anche dei suoi limiti. «Con "Mode" - spiega Frisa - puntiamo a mettere insieme tanti elementi, anche molto diversi tra loro, che ci aiutino a capire meglio le cose. Per questo stiamo già lavorando alle prossime uscite. La seconda sarà dedicata alle modelle italiane, sempre poco considerate. Poi sarà la volta di Romeo Gigli ed Elio Fiorucci. Ma non è che l’inizio».
Star Wars: 10 stilisti inglesi in cerca di amore Ten British designers have created a series of looks inspired to the new movie "Star Wars: The Force Awakens". Get them with an online charity auction on the www.starwarsfashion.london site. Appena uscito nelle sale cinematografiche italiane, il film “Start Wars: Il Risveglio della Forza” ha risvegliato anche lo spirito di solidarietà di dieci stilisti inglesi di punta. Agi& Sam, Bobby Abley, Christopher Raeburn, Claire Barrow, J.W. Anderson, Nasir Mazhar, Peter Pilotto, Phoebe English, Preen by Thornton Bregazzi e Thomas Tait hanno messo la loro creatività a disposizione per relizzare una serie di look ispirati alla pellicola, presentati nel corso di un evento svoltosi all’Old Selfridges Hotel di Londra. Tutti gli outfit possono essere acquistati dai fan attraverso l’asta online all’indirizzo www.starwarsfashion.london, i cui proventi saranno devoluti a favore del Great Ormond Street Hospital Children’s Charity.
Guglielmo Miani riporta i coltelli di Lorenzi in Montenapo: per fortuna a volte tornano Guglielmo Miani brings back in via Montenapoleone the iconic cutlery Lorenzi, which closed its doors last year. The store is hosted in the basement of Larusmiani boutique. Nel turbinio costante di aperture patinate, le vie più eleganti del mondo rischiano di perdere per strada le insegne che ne hanno fatto la storia. È successo con la coltelleria Lorenzi, che nel 2014 ha chiuso i battenti dopo 85 anni di onorato servizio, cedendo il testimone a Omega. Per fortuna Guglielmo Miani, presidente dell’associazione di via, ha pensato bene di ridare una chance alla storica bottega, nata nel 1929, su iniziativa di una famiglia di arrotini arrivati dal trentino. Oggi le creazioni di Lorenzi si possono acquistare nell’interrato della boutique Larusmiani. Coltelli, oggettistica per scrivania, articoli da fumo e toilette, strumenti per la rasatura: tutti realizzati a mano da maestri artigiani, con una selezione di materiali naturali. A proporli ci sarà di nuovo Marcello, il capo storico dei commessi, in uno spazio ricreato con gli arredi originali, dal bancone alle vetrine.
22_09_2015
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Red carpet a cura di Carla Mercurio
Salvatore ferragamo
Una signorina misteriosa
Con un evento a Forte Belvedere, Salvatore Ferragamo ha presentato a Firenze la sua nuova fragranza femminile, Signorina Misteriosa. Per l’occasione la coreografa italiana Susanna Beltrami ha messo in scena una performance ispirata al profumo: Csaba dalla Zorza protagonisti, sette danzatori in total look Ferragamo.
L’esibizione di Grace Hartzel, volto della nuova campagna Signorina
Massimiliano Giornetti, Luciano Bertinelli, Grace Hartzel e Michele Norsa
Emilie Fouilloux
ratti
dell’oglio
70 di questi anni
125 anni con timeless
Silvana e Matilde Ratti hanno brindato ai 70 anni della loro boutique di Pesaro con uno special event. Presenti, fra gli altri, i rappresentanti di maison come Hermès, Valentino, Dolce&Gabbana, Salvatore Ferragamo, Lanvin e Louboutin.
Mario Dell’Oglio ha festeggiato i 125 anni della sua boutique con un evento e un’installazione scenografica dal titolo Timeless, dedicata alla storia dello store palermitano. Per l’occasione ha presentato il suo nuovo libro, “Gentiluomo senza cappello”.
Nelle foto, da sinistra in senso orario, la boutique Ratti a Pesaro; lo staff del negozio; Matilde e Silvana Ratti; Marcelo Burlon e Lorenzo Serafini
Sopra da sinistra, in senso orario, Giuseppe e Mario Dell’Oglio, Vincenzo Dell’Oglio Senior e Junior, Vera Werber, Costanza Dell’Oglio; Bruna Casella e Giampiero Molteni; Simonetta Gianfelici, Vera Werber, Bruna Casella e Roberta Valentini;
With an event at Fort Belvedere, Salvatore Ferragamo launched its new women’s fragrance, Signorina Misteriosa. For the occasion, the Italian choreographer Susanna Beltrami staged a performance inspired by the scent. Silvana and Matilde Ratti celebrated the 70th anniversary of their boutique in Pesaro with a special event. Present representatives of fashion houses like Hermès, Valentino, Moncler, Dolce&Gabbana, Salvatore Ferragamo. Mario Dell’Oglio, president of Camera dei Buyer, chose to celebrate the 125th anniversary of its boutique with an event and a spectacular installation entitled Timeless, dedicated to the history of the store in Palermo.
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10_12_2015
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