Gennaio 2021
ANNO 52 - N°1 - 12 EURO
PRIVATE EQUITY
Roberta Benaglia svela dove investe
ZOOMWEAR
LUXURY BUYER 8
I nuovi consumi andranno 34 oltre il comfort
Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769
S T R A T E G I A,
I N N O V A Z I O N E E
Il retail fisico pronto alla rivincita
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EXIT STRATEGY
Le tendenze chiave sono all'insegna dell'ibrido 77
M E R C A T I
CHI INVESTE VINCE Essere distintivi fa scattare la molla della crescita Cover: RAHUL MISHRA EDIZIONI ECOMARKET SPA
GENNAIO 2021
Features
Contents 5 EDITORIALE
INTERVISTE 8 ROBERTA BENAGLIA/STYLE CAPITAL «Investire oggi vuol dire gettare il cuore oltre l'ostacolo» 11 ALESSANDRO PESCARA/BORBONESE «Oggi più che mai continuiamo a investire»
STRATEGIA
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INVESTIRE SECONDO ROBERTA BENAGLIA
SOSTENIBILITÀ E DIGITAL: BORBONESE SA COSA VUOLE
La ceo di Style Capital crede ancora nelle potenzialità del settore moda, ma ci vogliono coraggio e buon senso
Emerge tanta voglia di fare nell'intervista ad Alessandro Pescara, al lavoro sull'iconico brand e sulle licenze
14 LA FASHION WEEK VISTA DA BUYER E AZIENDE Digital, ottimismo ragionato, comfort e un po' di eleganza: così Milano pensa a ripartire 18 PITTI CONNECT Opportunità e relazioni in tempo reale, come in Fortezza 20 IN CAMPO CON LE PMI White sta dalla parte degli artigiani evoluti 23 ECONOMICS 2020/2021 Si apre un anno cruciale per il made in Italy 24 MENSWEAR Prodotto e servizio: tutto deve essere retailored 34 WOMENSWEAR Nell'era dello Zoomwear vince la comodità. Ma la strada è tutt'altro che comoda 38 CHILDRENSWEAR Tornerà il bel vestire, ma sarà ibrido
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ANCHE VIRTUALE PITTI È IN PRIMA LINEA
IL MADE IN ITALY CHE GENERA FUTURO
La piattaforma Connect doveva essere una soluzione di emergenza: è diventata un'opportunità per uomo, bimbo e filati
Le aziende italiane non si sono mai fermate: il mondo dopo la pandemia impone scelte nuove, anche sul prodotto
42 ATTUALITÀ&FINANZA Le M&A non vanno in lockdown e l'Ipo di Mytheresa riaccende la voglia di Borsa INNOVAZIONE 48 GIO GIACOBBE E LA STARTUP ACBC «Essere sostenibili non costa di più. Il momento di cambiare è adesso» 50 TESSUTI SS 22 TRA PERFORMANCE E GREEN E adesso trattiamoci bene 58 DESIGNER TO WATCH Global echo
MERCATI 61 BUYERS' SURVEY Online batte offline 1-0, ma i vaccini ribalteranno la partita 66 MULTIMARCA: CRISI INFINITA O RINASCITA? La tempesta Covid e le prospettive 2021: cambiare salverà il wholesale 70 STORE CONCEPT Il negozio? È sinonimo di tutto quello che ci è mancato
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TUTTO SULLE VENDITE AL DETTAGLIO FW 20/21
TENDENZE: LA MODA RISCRIVE I SUOI CODICI
Stagione dura per i multimarca, salvati solo dal digital e dalla fiducia nel fisico. Ma con i vaccini lo scenario cambierà
Uomo, donna, bimbo e tessuti: in un momento come questo, più che di trend si deve parlare di reset
72 SHOWROOM, UN MESTIERE CHE CAMBIA Tra gli agenti si naviga a vista, reinventandosi 77 UPCOMING TREND UOMO, DONNA, BIMBO Exit Strategy, Eclectic Heritage, Functional Medley 98 PEOPLE
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EDITORIALE
Uno scossone necessario Marc Sondermann m.sondermann@fashionmagazine.it
N
on è un’iperbole affermare che in questi giorni è in gioco il futuro economico dell’Italia. Numerose riserve familiari e i principali ammortizzatori sociali terranno ancora pochi mesi, il debito pubblico sta schizzando a livelli mai visti e l’ingente pacchetto di aiuti europei ci sarà una volta sola. Nel mentre, il virus continua a tenerci sotto scacco. È dunque tassativo affidarsi a mani esperte, competenti e comprovate. Soprattutto, è molto importante che ogni tentazione neo-statalista - a cui gli esecutivi a guida pentastellata hanno, in un’incredibile prova di irresponsabilità, ceduto in modo sistematico - venga ora soppressa sul nascere. Abbiamo recentemente assistito a un vergognoso vortice di stipendi statali rimasti intatti quando l’economia produttiva annaspava e i dipendenti privati soffrivano; ad assunzioni nella pubblica amministrazione portate avanti ben sapendo di contribuire ulteriormente alla stasi economica del Paese; a fantasiose quanto irricevibili rivendicazioni sindacali, addirittura superiori ai tempi buoni, mentre centinaia di migliaia di aziende sono sull’orlo del collasso. Senza stendere veli impropri, si è trattato di una condotta improntata alla più sfrontata delle indecenze. Il tutto mentre il carico fiscale rimaneva scelleratamente immutato e servizi primari come sanità e istruzione cadevano sotto i colpi di una gestione non solo impreparata, ma apertamente incapace. Difendere dunque l’operato di chi si è così cimentato non solo è improponibile: si deve anzi caldamente elogiare chi ha finalmente posto la parola fine a questo scellerato, quanto demenzialmente autocompiaciuto, teatrino. Più che di improbabili “costruttori” abbiamo al contrario bisogno di metodici e rigorosi
“smaltitori” di apparati statali in larga parte clientelari e parassitari, vera palla al piede di un popolo che continua a essere capace di produrre impareggiabili eccellenze a livello internazionale. Le risorse disponibili vanno allora investite: 1) in una mastodontica riconversione di manodopera dalla burocrazia all’imprenditoria digitale; 2) nell’ammortizzare l’inevitabile calo di occupazione, che però va forzato nel pubblico impiego e nient’affatto nel collasso di settori strategici per il nostro futuro come la insostituibile filiera del made in Italy; 3) in sgravi fiscali per le regioni sane e i settori floridi, che potranno così assolvere in pieno al loro imprescindibile ruolo di locomotiva di tutta la Penisola produttiva. Ogni tentativo di impedire questa riconversione fin troppo a lungo procrastinata farà solo perdere tempo prezioso. L’Italia può e deve diventare un laboratorio creativo a cielo aperto da cui può trarre beneficio il mondo intero. Le risorse europee vanno dunque impegnate per incentivare e traghettare i cittadini verso questo traguardo di grande autorealizzazione collettiva. Vanno spezzati i lacci e i lacciuoli che tengono inchiodate vaste parti del nostro capitale umano nazionale alle catene di un sistema che le aliena, puntando invece a una destinazione costruttiva, vero retaggio del nostro inimitabile passato umanistico. Per parafrasare Ronald Reagan, oggi, in Italia, lo Stato non è parte della soluzione. In Italia, oggi, lo Stato è il problema.
Direttore Responsabile
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INTERVISTA Roberta Benaglia Style Capital
«Investire oggi vuol dire gettare il cuore oltre l'ostacolo» «Nuove acquisizioni? Considereremo anche realtà con marginalità ridotte, ma in questo momento ci vuole uno sconto». La ceo del private equity specializzato in moda valuta una serie di opportunità, senza tralasciare i brand in portfolio. E sulla trasformazione del settore dice: «Oggi puntiamo sul Covid-boosted, ma domani potrebbe esserci il digital detox». di andrea bigozzi
«Zimmermann? Mi hanno chiesto perché ho scelto di investire in un marchio che fa party dress quando il mondo è in lockdown, ma sono convinta che quando torneremo alla normalità è su prodotti come questo, che esaltano la voglia di vivere e di libertà, che il mercato si riverserà. Il 2021? Per molti sarà un anno di stabilizzazione in cui tornare ai livelli di vendite di fine 2019 sarà un successo. Nuove acquisizioni? Il mio lavoro è investire in imprese, mi piace dare un contributo per farle crescere. Il mercato è ricco di opportunità». Da Msgm a Forte_Forte e Re/ Done, è lunga la lista delle società partecipate da Roberta Benaglia e dalla sua creatura Style Capital, e prima ancora Dgpa, tra i pochissimi fondi italiani dedicato al settore fashion. Il fiore all’occhiello dell’esperta di private equity è stato Golden Goose, ceduto nel 2015, ma le calzature di lusso restano nel suo mirino, visto che da tempo si parla di un interessamento in Aquazzura. Per il momento l’ultimo investimento resta quello in Zimmermann. L’intervista a tutto campo con Benaglia non poteva che partire da qui. Il mondo è in lockdown e lei scommette su un marchio molto legato al retail (diretto e indiretto). Non è un'azzardo? Non particolarmente. In generale, investire in un momento come questo, dove la visi8
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bilità è ridotta, significa gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma ci siamo sentiti di farlo perché Zimmermann ci forniva diverse garanzie. Per prima cosa, circa un terzo del suo fatturato è realizzato in Australia, che in questo momento è un Paese Covid free. In autunno, quando abbiamo deciso di procedere con il deal, in Europa eravamo alle prese con la seconda ondata del virus, mentre in Australia tutto sembrava quasi dimenticato, con una vera e propria euforia nelle vendite. E poi, se il retail è importante, lo è altrettanto l'online, che è attualmente un canale Covid-boosted. Un altro terzo dei ricavi di Zimmermann arriva infatti dal digital, tra e-tailer, Farfetch ed e-shop dei multimarca. Questi aspetti, l'essere Covid-free e Covid-boosted, hanno consentito al marchio di continuare crescere a doppia cifra. Persino la ridotta presenza in Europa (circa il 5% del fatturato), che era considerata un punto debole del marchio, si è trasformata in un vantaggio, visto che questo mercato più di altri sta soffrendo le conseguenze del lockdown.
Ma quando la pandemia sarà superata, l’Europa e il retail torneranno a essere asset su cui investire? Certamente. In questo momento sono già presenti i negozi monobrand a Londra, Parigi e Milano, a cui si aggiungono i punti vendita stagionali di Capri e Saint-Tropez. Ma in previsione ci sono anche altre aperture come Roma, Madrid, un secondo indirizzo a Parigi, più una serie di località resort. Insomma, il piano retail non è fermo, ma spostato in avanti di sei mesi e con almeno 10 opening in cantiere. Qual è il fatturato di Zimmermann e quali sono le prospettive di crescita? Il brand ha chiuso l’ultimo esercizio con un fatturato di 220 milioni di dollari australiani (140 milioni di euro) e puntiamo a raggiungere l’anno prossimo i 260 milioni di dollari australiani. Sono tassi di crescita importanti, ma al di sotto delle aspettative
1. Roberta Benaglia 2. Un dettaglio della collezione SS21 di Zimmermann, in cui Style Capital è appena entrato 3. Due look della capsule sostenibile Fantastic Green di Msgm 4. Il nuovo monomarca Forte_Forte di Roma
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valutazione cambieranno e prenderemo in considerazione anche realtà con marginalità più ridotte.
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pre-Covid, visto che il brand nei quattro anni precedenti ci aveva abituato a incrementi del 30%. Quanto durerà la crisi economica? Dipende dai settori. Se penso alla moda mi rendo conto che l’attitude non è ancora positiva. Il timore è che il mondo si ri-blocchi per recrudescenze del virus. Il 2021 sarà un anno di stabilizzazione, non credo che potremo dirci fuori dalla crisi prima del 2022. Quanto conviene acquisire aziende in crisi oggi e la situazione attuale porterà a un incremento delle acquisizioni? La moda non è uno dei settori più strategici su cui investire in questo momento: penso che i nostri competitor generalisti siano più interessati a realtà attive in ambiti più "sicuri"come l’healthcare e la tecnologia. Noi che ci occupiamo solo di moda e lifestyle non possiamo comunque rinunciare a investire. Su quali parametri vi concentrerete? Non facciamo risanamento, siamo sempre stati più disposti a investire in società sane che volevano accelerare la propria crescita più che puntare sulle aziende in crisi. Anche adesso stiamo riflettendo sull’opportunità di portare a termine almeno un paio di operazioni entro la fine dell’anno. Prima della crisi investivamo solo su società di medie dimensioni e molto sane, con target di fatturato a 50 milioni di euro. Ora i criteri di
Ha già in mente la prossima acquisizione? Siamo soddisfatti del nostro portfolio, che sta funzionando molto bene, ma certo ci piacerebbe diversificarlo ulteriormente, magari con un brand di calzature possibilmente italiano ma con forte proiezione sull’Asia. Oppure un marchio di abbigliamento femminile ma casualwear, l’inverso di Zimmermann. Investire in startup e marchi molto forti sul digitale è nelle opzioni? Brand nativi digitali e con una ridotta esposizione retail sono attualmente considerati gli investimenti più sicuri e proprio per questo hanno valutazioni alte. Forse troppo. Anche perché non è da escludere per il futuro una fase di digital detox in cui il negozio fisico tornerà a essere un asset di crescita e non un costo. In queste trattative non è facile trovare un accordo sul prezzo. Da una parte c’è l’imprenditore, che non accetta valutazioni al ribasso perché vede il suo business model funzionare nonostante il Covid; dall’altra ci sono le esigenze del fondo che, assumendosi il rischio di fare un investimento in un momento di mercato poco chiaro e con visibilità ridotta come questo, chiede uno sconto. Questo scenario, in cui non è facile trovare un accordo sulla valorizzazione, è prevedibile un po’ su tutte le trattative, non solo per i brand nativi digitali o nella moda. Da Re/Done a Msgm e Forte_Forte, come stanno gestendo la crisi le vostre altre partecipazioni? Siamo soddisfatti di Re/Done, che non sta praticamente perdendo fatturato grazie al fatto che realizza il 40% delle sue vendite attraverso il suo e-commerce direzionale ed è
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ben presente sui maggiori marketplace. Per questo prevediamo un 2020 flat e una crescita significativa nel 2021. Forte_Forte e Msgm hanno risentito del lockdown lungo e rigoroso vissuto in Europa, che resta un area per loro strategica. Entrambi hanno fatto meglio del mercato ma chiudono il 2020 con un fatturato in calo di circa il 20%, ma con marginalità che restano positive e una solidità finanziaria tale da farci confermare gli investimenti retail previsti a livello globale, anche se ovviamente ci saranno dei ritardi sulla tabella di marcia. Sono marchi che torneranno a crescere già nel 2021? L’inversione di tendenza ci sarà: sia per Msgm che per Forte_Forte il business digitale è andato molto bene verso la fine del 2020 e questo resta un segnale incoraggiante. L’obiettivo è quello di tornare ai livelli pre-Covid, perché la ripresa sarà più contenuta del previsto. Nel 2021 ci attendiamo un rimbalzo più importante nel canale retail diretto, che ha sofferto maggiormente nel 2020. Il business wholesale che per i nostri marchi è molto importante, ha tenuto nei mesi scorsi ma potrebbe entrare in una nuova fase di sofferenza. Saranno cruciali le campagne vendita di queste settimane, che purtroppo saranno ancora una volta virtuali. L’aspetto emozionale, che scatta con le fashion week, non ci sarà e molti buyer faranno gli ordini alla fine, comprando sul disponibile e sperando che sul mercato ci sia più chiarezza. ■ 9
INTERVISTA Alessandro Pescara Borbonese
«Oggi più che mai continuiamo a investire» «Sostenibilità, digitalizzazione, internazionalizzazione: il momento difficile non frena il percorso di Borbonese, che continua a lavorare su più fronti per ampliare i propri orizzonti. Ce ne parla in queste pagine il ceo, Alessandro Pescara DI CARLA MERCURIO
I mesi della pandemia non hanno rallentato il cammino di Borbonese, etichetta iconica del mondo della pelletteria, che ha continuato a investire in nuovi progetti e ne ha in serbo altri per l’anno appena iniziato. Anche il prodotto amplia la visuale, grazie alla collaborazione con Dorian Tarantini e Matteo Mena, a cui è affidata la supervisione creativa, sia della parte ready-to-wear che di quella accessori. Ce ne parla in questa intervista il ceo del brand Alessandro Pescara, a cui è affidata anche la guida della divisione licenze BRB, che produce le borse di Roberta di Camerino e fresca di una nuovissima intesa con Thun. Due anime di una stessa realtà, il gruppo Confinvest, che ha chiuso il 2019 con un fatturato di 33 milioni di euro. Con quali strategie avete affrontato il difficile 2020 della pandemia e quali sono le sfide di questo nuovo anno? Siamo in una fase molto importante per il gruppo e, nonostante il momento delicato e complesso, continuiamo a investire in nuovi progetti e in comunicazione, anche perché la resilienza è sempre stato il nostro punto di forza, di pari passo con coesione e continuità, elementi fondamentali per la costruzione di una forte credibilità sul mercato. Quali le strategie relative a Borbonese e come evolve il prodotto? Per Borbonese il 2021 sarà un anno importante. Per prima cosa c’è una forte attenzione alle tematiche eco: la collezione della SpringSummer 2021 sarà al 50% sostenibile, sia nella parte in nylon, sia in quella in pelle, e abbiamo ampliato il discorso a tutto il packa-
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ging, dalle shopper in negozio alle scatole delle scarpe. Stiamo dando forza inoltre a un progetto molto importante, a metà tra arte e moda, che coinvolgerà Italia e Germania, i nostri mercati di riferimento. A proposito di sostenibilità: quali sono i nuovi progetti su cui state lavorando? Come dicevo, siamo arrivati ad avere una gran parte di collezione certificata come sostenibile e per un brand di pelletteria non è così facile, soprattutto sull'offerta in pelle. Stiamo investendo molto in ricerca e sviluppo per portare la percentuale al 100% in breve tempo. Per noi la sostenibilità non è solo green, ma anche riscoperta e valorizzazione delle eccellenze locali italiane. Abbiamo appena concluso una nuova edizione di Officina Borbonese, il progetto di talent in collaborazione con le più importanti scuole di moda internazionali. La creatività è affidata sempre a Dorian Tarantini e Matteo Mena? Dorian e Matteo si occupano di tutta la super-
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1. La Spring/Summer 2021 di Borbonese 2. Alessandro Pescara, ceo di Borbonese e di BRB licensing 11
Stiamo scoprendo nuove forme di vendita tramite inedite piattaforme o sistemi. Quest’anno, a seguito di un processo di digitalizzazione durato due anni, riusciremo inoltre ad avere un CRM integrato multicanale in collaborazione con Salesforce. Come evolve l’e-commerce? In quali Paesi è attivo? Con questo canale presidiamo l'intera Europa e ora stiamo entrando negli Stati Uniti con un progetto importante.
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Il gruppo a cui fa capo Borbonese ha creato una società che si occupa di sviluppo licensing, BRB... BRB licensing, azienda specializzata in licenze nell’ambito della pelletteria di proprietà del gruppo Confinvest, raccoglie al suo interno un know-how e un’expertise sul fronte design, merchandise e commerciale, che le permettono di proporsi come il partner ideale per qualsiasi brand che vuole completare la sua offerta con la pelletteria. Per coerenza con la tradizione dell’azienda siamo più inclini a cercare brand dal grande heritage, ma non escludiamo anche di affiancarci a newcomer del settore.
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1. e 3. La Spring-Summer 2021 di Borbonese 2. Il corner Borbonese all'interno di Green Pea a Torino, il primo Green Retail Park al mondo 4. Una borsa di Roberta di Camerino, marchio che fa capo alla divisione licenze BRB
visione creativa, sia della parte ready-to-wear che di quella accessori. La loro interpretazione di Borbonese chiara, moderna e coerente è essenziale per riuscire a guadagnare nuove quote di mercato tra il pubblico più giovane, senza tralasciare la tradizionale clientela. Oltre alle borse, avevate iniziato a lavorare anche sull’abbigliamento e i bijoux di Borbonese: proseguite? I bijoux sono da sempre presenti nella storia del brand e anzi Borbonese nasce con le riproduzioni di gioielli celebri per le signore dei primi del ‘900. Anche oggi sono una parte essenziale della collezione, come coordinamento della pelletteria e come del resto il ready-to-wear. Il core business 12
Come utilizzate i social media? Per noi sono essenziali. Siamo arrivati più tardi di altri brand a scoprirne le potenzialità, ma ora direi che abbiamo una case history interessante. Per noi sono un importante mezzo di comunicazione con le nuove generazioni.
«La collezione dell'estate 2021 è al 50% sostenibile. Stiamo investendo in ricerca e sviluppo per arrivare al 100% in breve tempo»
dell’azienda rimangono le borse, ma avere un total look permette di definire al meglio l’immaginario della donna Borbonese. Quali sono oggi i principali mercati per il marchio? Italia, Germania e Giappone sono in pole position e per il 2021 puntiamo sulla Russia. In un momento in cui il retail fisico soffre, avete da poco riacquisito i monomarca di Torino e Pisa: quali le vostre strategie in termini di omnicanalità?
Nel 2019 avete acquisito la licenza di Roberta di Camerino: come avete impostato la strategia? Siamo molto soddisfatti: il brand è famoso in tutto il mondo e ha un heritage forte e caratterizzante. Siamo partiti dal recuperare, per renderle moderne, le forme e le grafiche iconiche prese dall’archivio storico di Giuliana Coen. La riconoscibilità di questi segni distintivi, unita a un rapporto qualità/prezzo interessante, ci ha permesso di entrare in due stagioni in circa 200 punti vendita in Italia. Comunicherete a breve una nuova licenza con un noto marchio lifestyle: quali saranno i contenuti e il target della linea? La nuova partnership è una delle opportunità colte lo scorso anno. Nata da una comunità di intenti e di valori, si tratterà di una collezione di borse e piccola pelletteria per un marchio molto noto in un ambito merceologico non moda. I prodotti verranno distribuiti sia nelle boutique monomarca del brand che in selezionati punti vendita wholesale in tutta Italia, a partire da agosto 2021. La prima stagione sarà appunto l’autunno-inverno 2021. ■
strategia ordini in ripresa sulle pASSERELLE
ETRO fashion week Il parere di aziende e compratori Le sfilate rivogliono il touch & feel
Digital, ottimismo ragionato, comfort e un po’ di eleganza: così Milano pensa a ripartire Le recenti sfilate “digitali per forza”, poco amate dai buyer - ma destinate a restare probabilmente anche post vaccino come strumento di comunicazione per il cliente finale - sono state ancora influenzate dalla pandemia, con molte proposte casual. Ma i best seller annunciati sono i capi pensati per quando finalmente si tornerà a uscire e viaggiare di Andrea Bigozzi
Per la moda italiana è arrivato il momento del coraggio di essere ottimisti. Il coraggio di aspettare con responsabilità che passino i prossimi mesi, che si preannunciano ancora molto confusi, e allo stesso tempo di elaborare una strategia di ripresa partendo dal prodotto, che deve tornare a comunicare gioia, buon umore e colore. È il messaggio lanciato dai protagonisti della settimana della moda maschile di Milano, sia stilisti, sia buyer. Nonostante le preoccupazioni economiche (per rivedere i numeri del 2019 il comparto dovrà attendere il 2022, forse anche il 2023 secondo alcune previsioni), lo spirito propositivo delle aziende si riflette nelle collezioni per l'autunno-inverno 2020/21, concepite non 14
Per tornare ai numeri del 2019 molti imprenditori sanno di dover aspettare il 2022, ma c’è chi ha fiducia già nel 2021 solo sulla base del momento in cui viviamo, ma per soddisfare l'insopprimibile esigenza di scambio fisico e socialità. Del resto, i capi presentati saranno quelli da indossare tra nove mesi, quando il peggio dovrebbe essere alle spalle. Così i compratori internazionali che hanno seguito (da remoto) la manifestazione si sono detti pronti a correre i loro rischi, acquistando non solo proposte con-
fortevoli e adatte alla vita in smart working (o zoomwear, per dirla alla Ermenegildo Zegna), ma anche modelli belli e sofisticati, come cappotti monopetto e maglieria pesante, ideali per quando si tornerà a uscire per cena, lavorare in ufficio e viaggiare. «Dopo la pandemia - si dice certo Riccardo Tortato, fashion director e-commerce e men's fashion director di Tsum - la gente avrà voglia di vivere e di vestire: sento nell'aria il desiderio di prodotti sofisticati e di lusso. Quindi pollice verso per quanto riguarda sweatpant e streetwear, in sintesi tutto quello che ricorda un anno passato a casa». «Il mercato della moda maschile - aggiunge il buyer - è in grande fermento, pronto a ripar-
Focus on
Giuseppe Santoni
Gildo Zegna
PRADA
FEDERICO CINA
tire con nuova energia». Non è un caso dunque che Brunello Cucinelli, a proposito della sua nuova collezione, parli di Rinascita e se Alessandro Sartori abbia chiamato The (Re)set i nuovi look disegnati per Ermenegildo Zegna e, ancora, che Silvia Venturini Fendi abbia puntato su colori come giallo, fucsia e azzurro per chiudere lo show di Fendi. «Il momento in cui viviamo - osserva la designer - vuole anche essere uno sguardo ottimista sul futuro». La più grande dimostrazione di ottimismo da parte degli stilisti in questo momento non poteva che essere quella di uscire dalla comfort zone del casualwear che ha sostenuto le vendite degli ultimi mesi, in cui il consumatore ha giocoforza trascorso la maggior parte del tempo dentro le pareti domestiche. «Finalmente saremo di nuovo chic - commenta Ahmet Öcal, buying & merchandising director men di Beymen -, con mood diversi per quasi tutte le occasioni. Questo ci fa essere positivi anche per quanto riguarda i budget della prossima stagione». «Il segreto - è la considerazione di Federica Montelli, head of fashion di Rinascente, provando a immaginare le scelte future del consumatore - sarà portare sul mercato prodotti senza tempo e altri più nuovi, capaci di emozionare. Prepariamoci a una stagione di forti mix tra casual e tailoring, indoor e outdoor, con
Kean Etro
FENDI
Le aziende del lusso contano di recuperare quote di fatturato perché, più che clienti, hanno perso volumi di merce a causa della mancanza di occasioni di utilizzo
Per fare gli ordini i buyer vogliono toccare i capi. Alcuni già da questa stagione faranno campagna vendita in presenza K-WAY
il cappotto monopetto abbinato a pantaloni comodi con l'elastico e a un berrettino da baseball in testa». Una previsione che calza a pennello con lo stile dell'uomo Etro (dove i cappotti impeccabili convivono con denim e bermuda) per il prossimo inverno e che, infatti, ha raccolto moltissimi consensi tra i buyer. Un apprezzamento premiante per il lavoro di Kean Etro che in questi mesi non hai mai smesso di pensare positivo. Fino all'ultimo lo stilista ha sperato di poter far sfilare in presenza la collezione, ma nonostante l'ipotesi sia poi sfumata a causa del rischio contagio, non ha perso l'ottimismo: tutti i look sono stati immaginati in vista del
momento in cui «si potrà tornare alla vita vissuta e a poter comprare in un luogo fisico: non resterà tutto digitale - è la previsione di Kean Etro - perché l'essere umano ha bisogno di calore fisico». Anche Giuseppe Santoni, rappresentate di un settore penalizzato dal lockdown più di altri come quello della calzatura di lusso, si è presentato all'appuntamento milanese con tante novità (come l'etichetta digitale che permette al cliente, con lo smartphone, di collegarsi all'azienda per saperne di più sull'acquisto) e soprattutto una buona dose di ottimismo. «Nonostante il 2020 sia stato il primo anno di segno negativo, con una perdita del 20% 15
Riccardo Tortato ERMENEGILDO ZEGNA
sul 2019 - ha sottolineato l'a.d. di Santoni in occasione della presentazione della collezione - ci riteniamo soddisfatti, perché non abbiamo perso clienti ma volumi, a causa della mancanza di occasioni di utilizzo». «I prossimi tre mesi - prevede - saranno di confusione, poi le cose si sistemeranno. Possiamo pensare di migliorare nel 2022». Ci sono anche imprenditori che, come Gildo Zegna, proveranno ad agganciare la ripresa prima: «Nel 2021 pensiamo di recuperare tra il 10% e il 15% rispetto al 2020. Bisognerà vedere quanto saremo bravi a implementare la strategia digitale - ha commentato l'imprenditore di Trivero incontrando la stampa per svelare la collezione FW 21/22, in cui erano presenti anche alcuni look indossati da modelle -. Ma non lanceremo la donna, continuiamo a fare ciò che ci riesce». Pensa positivo anche Marco Baldassari, fondatore e direttore creativo uomo di Eleventy: «Guardiamo al 2021 con ottimismo - afferma -. La campagna vendita per l'uomo sta andando bene e con l'arrivo del vaccino speriamo di poter tornare presto alla normalità».Tutti gli addetti ai lavori sono quindi in attesa che arrivino momenti migliori. Il che implica la riscossa del touch and feel. Che si tratti di stilisti o di buyer, i professionisti della filiera vogliono tornare a toccare il prodotto. 16
Focus on
Ahmet Öcal
Federica Montelli
strategia ordini in ripresa sulle pASSERELLE
Il buying strategico per la FW 21/22? Far dialogare la dimensione domestica imposta dalla pandemia con l’auspicata voglia di socialità
SANTONI
Perché nonostante le sfilate digitali e le campagne vendita virtuali accorcino le distanze, non sostituiscono l'emozione della passerella e l'efficacia dell'appuntamento in showroom. «Il nostro team - racconta Andrea Selvi, Men's buyer di LuisaViaRoma - ricomincerà a viaggiare da questa stagione. Organizzeremo appuntamenti fisici a Milano e Parigi per questa campagna vendita, perché è importante toccare il prodotto. I protocolli di sicurezza nelle showroom ci sono e questo ci tranquillizza nel portare avanti in presenza
Milano meglio di Londra nel promuovere brand emergenti: ma per i compratori sperimentare non è mai stato così difficile il nostro lavoro». «Ormai è la terza sessione di buying che io e il mio team, quando i brand lo permettono, facciamo live - rincara la dose Tortato di Tsum -. Comprare in digitale è come raccontare il gusto di piatti preparati da grandi chef, ma senza sentirne il sapore e il profumo». Il bisogno di fisicità da parte del buyer si traduce anche in una generale bocciatura delle presentazioni digitali. Le sfilate in streaming sono bollate come
SUNNEI
A-COLD-WALL*
«noiose». Invece i fashion film, pur raccontando meglio l'ispirazione di una collezione, «assomigliano a degli spot». Per molti osservatori questi esperimenti sono destinati a diventare materia di sperimentazione per una comunicazione diretta al consumatore finale. Nel frattempo il medium digitale ridisegna - in parte e momentaneamente - la scala di rilevanza dei brand, dando nuovo spazio ai brand più piccoli, tradizionalmente limitati del calendario fisico. «È positivo il fatto che a Milano la New wave conquisti visibilità, una prerogativa che fino a poco tempo fa spettava a Londra», chiosa Selvi di LuisaViaRoma. Anche questa stagione le preferenze dei buyer si sono indirizzate sui soliti noti (in particolare Prada, Zegna e Fendi), ma nomi come Sunnei, Federico Cina, Solid Homme, Serdar e Children of Discordance hanno guadagnato quota, per non parlare di A-Cold-Wall* «un marchio ideale per la nuova generazione che compra Browns», lo ha definito Joseph Brunner, che per il retailer inglese si occupa di New Gen. Peccato che le condizioni attuali di mercato spingano chi fa ordini ad andare sul sicuro. «Anche se non vediamo l'ora di fare scouting», assicurano in coro i compratori. Ma per quello si dovrà attendere che sulle passerelle tornino a sfilare i tassi di crescita a doppia cifra. ■
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STRATEGIa RASSEGNE VIRTUALI Pitti Connect Tra online e offline 250 espositori e tanti eventi sul web
Opportunità e relazioni in tempo reale proprio come in Fortezza Partita con Pitti Uomo lo scorso 12 gennaio, la rassegna digitale si è da poco ampliata con la parte Bimbo, mentre i Filati sono in dirittura d’arrivo. La piattaforma, sottolineano gli organizzatori, è stata concepita per replicare in versione virtuale la molteplicità di spunti e idee che caratterizza le manifestazioni fisiche fiorentine di Carla Mercurio
Dopo aver dovuto rinunciare alla fiera fisica in seguito alle disposizioni dell’ultimo Dpcm, Pitti Immagine gioca ora tutte le sue carte sulla piattaforma Pitti Connect, dove sono già attive le rassegne Uomo e Bimbo e con Pitti Filati in partenza l’8 febbraio, per un totale di 250 espositori. Al debutto la scorsa stagione estiva, il nuovo format di fiera digital «è stato concepito per replicare in versione virtuale la molteplicità di spunti e idee che da sempre caratterizzano le manifestazioni fiorentine e per dare a espositori e buyer la chance di un contatto e un confronto diretto tramite messaggi e videocall», spiega Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine. La piattaforma propone un’experience immersiva nella realtà di ciascun brand, a cui fanno da corollario numerosi eventi speciali e contenuti redazionali presentati nella sezione Billboard, scandita da un calendario che copre l’intero arco temporale delle manifestazioni, in chiusura ai primi di aprile. «Il risultato è un sito in costante evoluzione, che abbiamo ulteriormente perfezionato rispetto alla prima edizione e che giorno dopo giorno continuiamo ad arricchire di spunti per facilitare il lavoro degli operatori - racconta Poletto -. Uno spazio dove scoprire nuove realtà, cogliere opportunità e generare relazioni in tempo reale, con la possibilità di selezionare il prodotto e spingersi fino ai pre-ordini» (vedi box). I numeri confermano la validità del format: dopo le prime due settimane online, al momento di andare in stampa, il sito ha contato 441.646 visualizzazioni, con un totale di 81.138 sessioni e 4.468 buyer sotto log in, di cui il 37,5% esteri. Grazie agli eventi del Billboard, i buyer hanno potuto collegarsi nelle scorse settimane con Brunello Cucinelli da Solomeo, con Claudio Marenzi in talk dalla showroom milanese di Herno, con Kiton da Napoli, con Lardini da Filottrano e con Stefano Ricci da Firenze. Un’agenda in continuo aggiornamento con progetti speciali, come quelli di Ten C, Paul&Shark e Guy Rover, e con gli spotlight editoriali dedicati a Save The Duck, Peuterey, Ca18
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Il sito propone un’experience immersiva nella realtà di ogni brand, cui fanno da corollario gli eventi speciali nella sezione Billboard ruso e C.P. Company, per citarne alcuni. C’è spazio anche per nomi meno noti, come quelli proposti nella vetrina Sustainable Style, tra cui spiccano etichette come Kidsofbrokenfuture, Raeburn e Ksenia Schnaider, o per un pool di giovani creativi africani o ancora per i Pitti Olympics, un progetto che valorizza una serie di brand interessanti in arrivo da Paesi diversi. Un universo racchiuso nelle tre sezioni del salone: Fantastic Classic, dedicata alle evoluzioni del menswear di alto profilo, Dynamic Attitude, aperta al mondo urban e alle
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sue innovazioni stilistiche e Superstyling, focalizzata sulla sperimentazione. Aree dove è possibile scoprire anche realtà di nicchia iconiche del made in Italy più vero e autentico. È il caso de L’Impermeabile, brand di Empoli prodotto da una fabbrica nata nel 1948 e oggi alla terza generazione, che consegna le sue creazioni come negli anni Sessanta, confezionate in una scatola, e che continua a prendere ispirazione dai disegni e dagli schizzi di archivio. O della leccese Fracap, anch’essa nata nel 1948, che dopo decenni di leadership nella produzione di calzature militari, a partire dal 2002 ha ampliato gli orizzonti con una collezione civile, mixando design, comfort e resistenza. O ancora di Drm, etichetta che fonde capi del mondo della pelle al maschile con proposte stilistiche complesse per un monoprodotto che accosta nylon e pelli pregiate, tessuti gommati e nylon tecnici con finiture metal-
La piattaforma
Semplice e intuitiva: ecco come funziona 4
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1. Un momento del collegamento con Brunello Cucinelli da Solomeo 2. L’evento di Lardini da Filottrano 3. Il Billboard, area deputata agli incontri con aziende, buyer e addetti ai lavori, grazie a una serie di eventi speciali 4. La pagina dedicata a L’Impermeabile, brand nella sezione Fantastic Classic 5. Lo stand virtuale di Fracap, azienda calzaturiera che espone nella parte Dynamic Attitude 6. I capispalla di ricerca firmati Drm, etichetta in pista tra i Superstyling brand
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liche. E mentre il Billboard di Pitti Uomo si arricchisce ogni giorno di nuovi eventi, dirette e special format, entra nel vivo Pitti Bimbo, partita a fine gennaio e forte al pari del menswear di un suo calendario di iniziative speciali. Un concept che si ripete dall’8 febbraio con Pitti Filati. Anche in questo caso i marchi esposti sono frutto dello scouting attento degli organizzatori, alla costante ricerca del giusto equilibrio tra realtà consolidate e novità stimolanti. Da segnalare il childrenswear di Ligne Noir Enfants, collezione di sola maglieria interamente made in Italy, tra Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, che si compone di maglie, abiti, pantaloni e accessori dallo stile rilassato ed evergreen. O i filati di Filmar, che dal 1958 produce e commercializza articoli a base di cotone nella sua varietà più pregiata, il 100% Egitto, declinato in soluzioni e mischie sempre innovative. Navigare per scoprire. ■
Abbiamo voluto percorrere l’itinerario del buyer all’interno di Pitti Connect per capire come funziona e quali sono i plus. Non un mero catalogo, in quanto gli stand virtuali si sforzano di ricreare il mondo e le atmosfere di ogni singolo brand Il percorso proposto dalla piattaforma è semplice e intuitivo. Il buyer certificato può accedere all’area Espositori e filtrare i risultati secondo le sue necessità (sezione, stile, merceologia, Paese, contenuti del Billboard), selezionando i brand che lo interessano. A ciascuno è dedicato uno stand virtuale: una vetrina ricca di informazioni che racconta la storia del marchio e la sua filosofia, anche grazie a un video descrittivo dell’azienda e a un’accurata rassegna stampa, che si completano con il link al sito Internet e all’account Instagram della label. Scorrendo le pagine si trova la collezione esposta, con le foto dei prodotti integrate da moodboard di ispirazione e con la possibilità di scaricare le immagini e il lookbook. Una volta visionate le proposte, previa autorizzazione dell’espositore, il buyer può accedere al catalogo con i prezzi, effettuando una selezione dei capi di interesse, che vengono aggiunti al carrello. A quel punto è possibile contattare l’azienda per finalizzare l’acquisto, prenotando una videochiamata in un giorno e un’ora precisi. Di questo bagaglio di funzionalità e opzioni stanno facendo ora tesoro gli organizzatori, che pensano già all’edizione di giugno, la numero 100, quando si tornerà alla fiera fisica. In serbo c’è un’interessante novità, che unirà online e offline: ci sarà l’evoluzione dell’app Pitti Smart, con l’implementazione di nuovi servizi. (c.me.)
Il form di registrazione alla piattaforma è studiato per profilare dettagliatamente il buyer, in modo da facilitare l’incontro con l’espositore
La pagina di ingresso al mondo di ogni singolo brand, con il logo, le informazioni sul marchio, le funzionalità principali. È possibile creare un primo contatto con l’espositore, prenotando una videochiamata
Il catalogo permette di esplorare i contenuti della collezione e di aggiungere i prodotti al carrello
Una volta arrivati al carrello si può prenotare una videochiamata con l’espositore, per finalizzare l’acquisto
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strategia PMI I PROGETTI DI BIZZI Sinergia e storytelling A settembre si torna in presenza
White sta dalla parte degli artigiani evoluti Dopo che Wsm Fashion Reboot in versione online ha raccontato il prodotto e le storie di 40 brand indipendenti, White di febbraio è giocoforza digitale, sperando che Wsm di giugno torni fisico. Ma la vera svolta sarà a settembre con White, preceduto a partire da aprile da un nuovo progetto di valorizzazione delle Pmi di ALESSANDRA BIGOTTA 1
«Il fashion è il vero paladino del made in Italy, grazie alle migliaia di piccole e medie aziende sparse sul territorio, che vanno valorizzate»: parole di Marco Granelli, neo presidente di Confartigianato, in occasione della recente edizione, interamente digitale, di Wsm Fashion Reboot. Una convinzione condivisa da Massimiliano Bizzi, fondatore e presidente di White cui il format Wsm fa capo, che insieme a Confartigianato, Maeci e Ice-Agenzia si sta battendo affinché quelli che lui stesso definisce «artigiani evoluti» possano avere visibilità e chance concrete sul mercato. «Un impegno non di oggi, ma che ora si fa più forte - sottolinea Bizzi - con la consapevolezza che 79mila imprese con oltre 110mila addetti sono un patrimonio cui attingere e da veicolare, sia ai buyer che ai consumatori finali». Così, nei giorni di Milano Moda Uomo, la piattaforma Wsm Fashion Reboot ha portato alla ribalta 40 brand che spazzano via i preconcetti sull’artigianato, spesso associato a qualcosa di bello, sì, ma anche un po’ polveroso.
1. I cappelli di ChatTouché 2. Un webinar di Wsm Fashion Reboot: dall’alto in senso orario Sara Senatori (e-commerce manager Mirta), Antonio Mancinelli (caporedattore attualità di Marie Claire), Andrea Panarese (ceo Barroco), Federico Poletti (direttore comunicazione di White) 3. L’immagine simbolo di White B2B Marketplace 4. Lo stile di Blue of a Kind
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«Siamo in campo per valorizzare brand in cui crediamo e che il mercato deve conoscere di più» 3
Basti pensare a Blue of a Kind, progetto di denim sostenibile all’insegna del Re-made in Italy, o a ChatTouché, nato dall’esigenza del suo creatore Marcelo Sanchez, con un passato in Prada e Bulgari, di prendersi una pausa. O ancora ad Artichoke bags, gli zaini in vela riciclata pensati per i veri viaggiatori. Label che non sono state solo presentate, ma raccontate su Wsm Fashion Reboot, dove hanno trovato spazio anche webinar sulla sostenibilità, le sfide della distribuzione e altri argomenti attuali. Si tratta solo di un passo all’interno di un cammino più ampio. Infatti dal 25 al 28 febbraio, dovendo rinun20
ciare a malincuore all’edizione fisica del salone White, Bizzi e il suo team - sempre in sinergia con Confartigianato, Maeci e Ice Agenzia - si affidano nuovamente al digitale con White B2B Marketplace, vetrina per circa 150 marchi. Intanto lavorano a una serie di nuove iniziative che si snoderanno da aprile a settembre, in cui le Pmi saranno ancora sotto i riflettori grazie a uno storytelling dal linguaggio moderno e accessibile, in grado di scaldare il cuore - e, si spera, anche il portafoglio - del pubblico finale, soprattutto giovane. Come sottolinea la ceo di White, Brenda Bellei Bizzi, «il tema dell’acquisto
responsabile, nel quale crediamo da sempre, in questo momento è ancora più sentito. La ripartenza della nostra economia deve avvenire portando alla luce prodotti e progetti non standardizzati». In quest’ottica, White intende supportare i buyer che vorranno investire nell’acquisto di collezioni fatte dagli artigiani evoluti, che si affidano a filiere sostenibili ma che mantengono prezzi equilibrati. Il tutto con in mente giugno, quando Wsm potrebbe tornare al format fisico, ma soprattutto settembre con White. Bizzi è ottimista: «Mi immagino una rinascita potente, con la moda a catalizzare l’energia. Salvo imprevisti e facendo comunque tesoro del digitale, confermo la rassegna B2B in presenza e il FuoriSalone aperto alla città, un’idea che non abbiamo certo abbandonato. Moda e socialità vanno a braccetto e sappiamo che più si esce e si sta bene, più girano gli acquisti. È chiaro che tutto sarà diverso: quando ricostruisci, non replichi mai quello che c’era prima. Questo è un bene, perché negli ultimi decenni il fashion tendeva a ripetersi e mancava quella forte spinta al rinnovamento che ora, nonostante tutto, è arrivata».
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STRATEGIA ECONOMICS FACTS & FIGURES Possibili scenari Il passaggio tra 2020 e il 2021
Si apre un anno cruciale per il made in Italy Si stima che nel 2020 il fatturato della moda italiana sia diminuito del 23%, ma la battaglia non è finita. Mentre gli appelli allo Stato si susseguono senza soluzione di continuità, le aziende ce la mettono tutta per riallacciare il dialogo con un consumatore finale che, dopo un anno in tuta e felpa, vuole voltare pagina anche nel vestire DI ALESSANDRA BIGOTTA
Il 2020 è stato un susseguirsi di grida d’allarme dal settore moda, che si è sentito abbandonato dal Governo. La filiera è rimasta travolta da uno tsunami senza precedenti, con l’export bloccato, il mercato interno boccheggiante, i negozi pieni di merce invenduta da smaltire, i centri commerciali in ginocchio, i saloni spesso annullati nella loro versione fisica, i viaggi azzerati e il consumatore finale che si è abituato a vivere a marce ridotte, vestendosi di conseguenza. La fotografia della situazione scattata dai Fashion Economic Trends di Camera Moda sui primi tre trimestri dell’anno è impietosa: il fatturato del settore (inteso come insieme di tessile, abbigliamento, pelletteria e calzature) è diminuito del 23%, con un -14,8% nel primo, un -44,8% nel secondo, un -26,9% nel terzo, una leggera risalita in ottobre (-14,8%) e poi di nuovo in apnea. Al punto che i dati annuali di preconsuntivo indicano un calo del 27,5%. Ma in modo sotterraneo il comparto ha espresso una vitalità inaspettata, come dimostra per esempio l’operazione da 1,15 miliardi di euro con cui Moncler si è aggiudicata Stone Island. Per il 2021 si profilano due scenari: uno favorevole, con un progressivo esaurimento della pandemia e il successo di politiche di rilancio economico, e uno sfavorevole, in cui le restrizioni per il contenimento del virus si prolungano fino al 2022, con danni alle
La fase del taglio negli stabilimenti Lubiam
economie più sostenute e un impatto solo parziale dei provvedimenti governativi. Nel primo caso i ricavi della moda made in Italy, sempre intesa in senso allargato, potrebbero aumentare anche di oltre il 15%, da 65,4 miliardi di euro a 75,5 miliardi. Nel secondo l’incremento sarebbe molto più ridotto (+6%), salendo a 69,3 miliardi. Lo choc è stato forte e tante certezze si sono sgretolate, come in un terremoto. E come accade all’indomani di un terremoto - che manda ancora scosse, non solo di assestamento - la ricostruzione è complessa. È iniziato un processo di dura selezione a tutti i livelli che toccherà il suo apice in questo 2021, mentre allo Stato le imprese chiedono provvedimenti urgenti di defiscalizzazione, finanziamenti a fondo perduto soprattutto per chi investe in innovazione, valorizzazione e tutela del made in Italy.
Intanto, dal fronte distributivo, si alza la voce di Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio: «Per evitare un’apocalisse dei negozi moda, dopo un anno catastrofico e saldi al ribasso, servono misure choc». Se la parola del 2020 è stata lockdown (secondo gli esperti del vocabolario inglese Collins pronunciata 250 milioni di volte), di mese in mese è salita in classifica resilienza e continua a crescere. Dalla moda maschile a quella informale, fino al womenswear e al kidswear, questo termine viene declinato in modo diverso. Ma il punto di partenza è il prodotto, che deve tornare a far innamorare i consumatori italiani ed esteri ed è protagonista degli approfondimenti nelle pagine seguenti, insieme a riflessioni a più ampio spettro su una ripartenza prevista, si spera, nel 2022.
L’INDUSTRIA ITALIANA DELLA MODA NEL 2020
Fatturato
Moda* 50.472 (-25%)
Moda e sett. coll.** 65.422 (-27,5%)
Export
42.780 (-22%)
53.664 (-25%)
Import
30.826 (-10%)
34.642 (-11,8%)
Saldo con l’estero (min.€)
11.955 (-42%)
19.022 (-41%)
Dati di preconsuntivo con percentuali di calo sul 2019, espressi in milioni di euro Fonte: Fashion Economic Trends
* Moda = tessile, pelle, pelletteria, abbigliamento, calzature ** Moda + sett. coll. = moda + gioielli, bigiotteria, cosmesi, occhiali
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STRATEGIA MENSWEAR MODA UOMO Indoor e outdoor si fondono Un settore tra luci e ombre
Prodotto e servizio: tutto deve essere retailored L’abbigliamento uomo, soprattutto formale, esce duramente provato dal 2020. Ma i brand di punta non si perdono d’animo e rilanciano, scoprendo che anche dall’abbigliamento da smart working qualcosa si può imparare. Il risultato sono collezioni ripensate, all'insegna di un'ibridazione che evolve il concetto di eleganza DI ALESSANDRA BIGOTTA
Settimane e mesi trascorsi a casa in smart working non hanno certo incentivato gli uomini a comprare abiti eleganti: molti si sono preoccupati al massimo di apparire al meglio nella parte superiore del loro abbigliamento, visibile durante le dirette su Zoom o su Google Meet. Un trend che ha impattato sull’andamento annuale del menswear italiano, i cui ricavi secondo il bilancio preconsuntivo sul 2020 stilato dal Centro Studi di Confindustria Moda per Smi sono arretrati quasi del 19%, scendendo da oltre 10 a 8,2 miliardi di euro. Nel mentre il valore della produzione si è ridotto di una percentuale analoga, l’export ha accusato il colpo di un -16,7% e i consumi finali interni sono diminuiti del 22,3%. Sita Ricerca fotografa un mercato in cui il sell out fisico, nei primi 10 mesi dell'anno, ha ceduto il 26%: solo tute, pigiami e pantaloni corti hanno retto l'onda d'urto della crisi. È il momento di voltare pagina: un segnale chiaro è arrivato dalla collezione Ermenegildo Zegna, presentata a Milano Moda Uomo sul leitmotiv del (re)tailoring: riflettendo sull’assotti24
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Nei primi 10 mesi del 2020 il sell out di moda maschile in Italia è calato del 26% sul canale fisico gliamento dei confini tra indoor e outdoor, il direttore creativo Alessandro Sartori ha rivisitato la classica robe de chambre, proponendo giacche da lavoro in cashmere annodate come accappatoi, completi ibridi in cashmere double e pullover in pelle, da indossare idealmente sia in casa che fuori. Comfort sì, ma con personalità. «Rispettare le mutate esigenze del mercato non significa tradire il dna - sintetizza Giovanni Bianchi, a.d. e direttore ufficio stile di Lubiam -. All’uomo post Covid abbiamo dedicato, nelle collezioni FW 21/22 Luigi Bianchi Mantova e L.B.M. 1911, modelli passepartout ad alto contenuto tecnico e di performance: comodi per lo smart working (ma al tempo stesso professionali, in caso di videocall), senza stropicciature, di facile abbinamento e manu-
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1. L'autunno-inverno 2021/2022 di Gabriele Pasini, marchio del Gruppo Lardini 2. Un modello della nuova collezione L.B.M. 1911
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1. Il nuovo concetto di eleganza secondo Ermenegildo Zegna, protagonista a Milano Moda Uomo 2. Giacca e dolcevita firmati Tagliatore 3. Cura dei dettagli nei pantaloni Briglia 1949
l’abbigliamento è il fiore all’occhiello del made in Italy, ma le istituzioni non lo capiscono. Sinergie tra le Pmi? Tante parole, ma alla fine ognuno la sua partita la gioca da sé». Tra gli specialisti, fit più easy e destrutturati caratterizzano i nuovi pantaloni di Briglia 1949, ma come sottolinea il direttore creativo Michele Carillo il prodotto in sé è un di cui: «In una fase come questa sono i valori che fanno la differenza con i competitor, oltre alla solidità del rapporto con i dettaglianti. Mentre tutti guardiamo all’omnichannel, un fondamentale è non entrare in competizione con i nostri interlocutori di sempre». Carillo si riallaccia alle parole di Lerario sulle (im)possibili sinergie tra aziende: «È un tema di attualità e potrebbe generare benefici per la filiera. Ma il sistema italiano delle Pmi, anche del menswear, è basato su una forte individualità e competizione, un punto di forza e al tempo stesso di criticità». Sul fronte camiceria, Paolo Xoccato, a.d. di Xacus, anticipa una FW 21/22 all’insegna di materiali sostenibili, comodi e performanti, «con un’attenta verifica della filiera che ne certifica l’origine». «Il nuovo consumatore vuole sapere cosa sta comprando, da dove proviene e se il prezzo è corretto - ribadisce -. Il mercato chiede collezioni più focalizzate e i retailer progetti di consegna mirati sulle esigenze di stagionalità dei negozi. Dobbiamo stare al loro fianco, come abbiamo fatto durante questi mesi in cui ci siamo spesi nell’assistenza creditizia, nel contenimento delle scorte all’interno dei punti vendita grazie
In un mercato dai contorni incerti c'è ancora spazio per nuovi progetti al maschile 1
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tenzione. Non ultimo, sostenibili: l’attenzione all’ambiente fa parte di un percorso smart&green che sta coinvolgendo l’intero ecosistema aziendale». «Come già nella primavera-estate 2021 - aggiunge Bianchi razionalizzazione e concentrazione sono le parole chiave delle collezioni, in modo da agevolare il lavoro dei buyer nelle loro procedure d’acquisto. I clienti si aspettano da noi iper-efficienza, velocità e precisione». «Poter contare su un'offerta differenziata di prodotti ci ha aiutato a sostenere le vendite - interviene Andrea Lardini, presidente del Gruppo Lardini -. Puntiamo su collezioni più focalizzate e sul massimo impegno nel servizio, con una certezza: il menswear formale ha sempre avuto cicli di alti e bassi, ma ha ritrovato ogni volta il
proprio ruolo nell'abbigliamento. Così sarà anche questa volta». Pino Lerario, direttore creativo di Tagliatore, ha fatto una scelta controcorrente: «Per la FW 21/22 i capi in collezione da 100 sono passati a 120 - informa -. Il nostro mantra in questi mesi è stato investire al massimo sul prodotto. Senza proposte valide e diversificate non scatta la voglia di comprare e quindi accanto ai classici cappotti slim abbiamo sperimentato vestibilità over, lavorando di fino sui materiali (lane con piccoli tocchi bouclé, ciniglie schiacciate, cashmere, cammello e un tessuto particolare, il Melton, che regge bene il taglio a vivo) e sulla palette colori. Nei pantaloni sono comparsi la coulisse e il jersey. Ce l’abbiamo messa tutta, consapevoli di dover lottare da soli:
a una migliore efficienza e velocità nella gestione dei riordini e nell’aggiornamento continuo degli ordini in corso». In un mercato dai contorni indefiniti, c'è ancora spazio per il nuovo. Due casi per tutti: il Gruppo Paoloni e l'azienda Peserico, nome affermato nella donna. Paoloni lancia due progetti al maschile, in vista dei quali sono stati creati team ad hoc per lo stile e il commerciale. Filo conduttore la produzione 100% made in Italy, in nome di un upper casual ricercato. Il primo è Mr*73, che sta per ManufactuRed: 50 modelli con in pole position parka, varsity e coach, integrati da felpe in diverse declinazioni, personalizzabili con patch. Il secondo, Guy Rover, è un reboot dell’omonimo marchio di camicie, fatto gestire
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STRATEGIA MENSWEAR
SITUAZIONI IN PROGRESS
Da Mantova a Vicenza si attendono sviluppi Il punto su due aziende storiche del menswear e le loro sfide
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in licenza, che ora il gruppo trasforma in total look. Quanto a Peserico, il debutto nella moda uomo riallaccia l’azienda, tradizionalmente associata al womenswear, alle sue radici. «Nel 1962 producevamo pantaloni maschili - afferma il ceo Riccardo Peruffo -. Siamo tornati alle origini. La nostra idea era, ed è, di strutturare una proposta a tutto tondo, che permetta all’uomo e alla donna di riconoscersi nello stile Peserico». È nata una divisione ad hoc, con figure specializzate. «Visto il periodo - spiega Peruffo - abbiamo avuto ritardi da parte dei fornitori e altre complessità, ma procediamo. La linea è composta di 70 capi, accompagnati dagli accessori, nell'ottica di un total look spor26
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1. Lo stile di Peserico uomo, una collezione al debutto: si parte con 70 capi 2. Microdisegnature per la camicia di Xacus 3. Un trench di Guy Rover, progetto all'esordio per la Manifattura Paoloni, insieme a Mr*73
tivo, ma ricercato: «Un quid che ci differenzia da molte label uomo, che scelgono la specializzazione». I prezzi sono in linea con quelli della donna e, dal punto di vista distributivo, «investiremo sia nel wholesale che nel retail, fisico e online. Purtroppo l'inaugurazione della prima boutique dedicata, in via Solferino a Milano, in programma a inizio 2020, è slittata: ci riproveremo a settembre». ■
Occhi puntati su Forall/Pal Zileri e Corneliani. Quest'ultima, nell'orbita di Investcorp, ha ottenuto dal Tribunale di Mantova il massimo della proroga di 90 giorni per il deposito del piano di concordato in bianco, scaduto il 15 gennaio: un provvedimento chiave per cercare di continuare a lavorare per il salvataggio dell'azienda, consentendo a eventuali investitori - circola il nome di Marco Boglione di BasicNet - di avanzare le loro proposte. Quanto a Forall/Pal Zileri, di proprietà del fondo Mayhoola, è stata presentata ai sindacati in gennaio la necessità di avviare la procedura di cessazione attività per il ramo produttivo: concertata con le istituzioni regionali e nazionali, garantirebbe fino a 12 mesi di Cigs per i lavoratori di Forall, oltre al loro inserimento in programmi di politiche regionali per la loro ricollocazione in nuove occupazioni. «Mentre il ramo produttivo di Forall - si legge in una nota - sarebbe coinvolto nella procedura, lo storico brand Pal Zileri potrebbe conoscere un nuovo futuro, permettendo il mantenimento di alcune decine di posti di lavoro in ruoli non inerenti la produzione». Forall proseguirebbe nella ricerca di un partner industriale interessato ad acquisire l'impianto di Quinto Vicentino, ma senza l'adozione di una procedura mancherebbero i tempi per concretizzare i contatti avviati. L'azienda ha ricordato che negli ultimi sei anni l'azionista non ha lesinato gli investimenti, ma il Covid e la perdurante crisi del formale hanno aggravato pesantemente la situazione. In alto, un modello Pal Zileri
STRATEGIA iNFORMALWEAR MODA INFORMALE Una decrescita contenuta Nuovi equilibri e investimenti mirati
Nell’era della pandemia il settore tiene botta. Anzi rilancia Sull’onda dei nuovi stili di vita imposti dalla crisi sanitaria, le aziende del mondo informale hanno retto meglio di altre i colpi della crisi. Gli imprenditori hanno continuato a investire su prodotto, sostenibilità e digitalizzazione, anche a costo di ingenti investimenti. Emblematica la case history di Moncler, protagonista del deal dell’anno con l’acquisizione di Stone Island di CARLA MERCURIO
Da sinistra, un’immagine della Moncler Collection e un outfit della capsule di Stone Island con Supreme (Fall-Winter 20202021). Il 2020 si è chiuso con la notizia bomba dell’acquisizione di Sportswear Company da parte di Moncler
Complici i mutati stili di vita delle persone, che tra smart working e riscoperta della vita all’aria aperta hanno premiato i look casual e rilassati, il settore dell’abbigliamento informale ha tenuto botta molto meglio di altri in questo annus horribilis segnato dalla pandemia. Lo confermano le aziende italiane a cui diamo voce in queste pagine, che hanno tagliato il traguardo del 2020 con percentuali di decrescita contenute e in alcuni casi persino con segni positivi. E che ora sono attese al banco di prova del 2021. I player del comparto hanno reagito tempestivamente al diffondersi del virus con strategie mirate, che hanno messo in gioco tutti gli aspetti organizzativi, creativi e finanziari, anche a costo di ingenti investimenti. Emblematico nonché eclatante, a questo proposito, è il caso 28
Circolarità è la parola d’ordine: cresce l’offerta di capi riciclati e riciclabili al 100% di Moncler, che si è portata a casa Stone Island con un’operazione da 1,15 miliardi di euro. Anche Cristina Calori ha fatto shopping, aggiudicandosi con la sua Wp Lavori in Corso il 10% del marchio outdoor statunitense Filson. Per altri il 2020 è stato il momento di lanciarsi in sfide inedite, come Slam Jam, che ha debuttato con la label street propria (Un)corporate Uniforms, o di dare una scossa all’immagine, come ha fatto Renzo Rosso con Diesel, che per la
prima volta in 42 anni di storia ha portato in casa un direttore creativo, Glenn Martens (mentre si attende di sapere se le trattative in corso porteranno Jil Sander nel suo gruppo Otb). Alcuni hanno ripensato aspetti nevralgici del proprio business: si veda il caso di Woolrich, che ha assunto il controllo diretto della distribuzione in Europa, grazie a cinque showroom operative, compresa quella attiva nei nuovi headquarters di Bologna. C’è anche chi ha sfidato le restrizioni dei lockdown lanciandosi in nuove avventure retail o progetta di farlo nei prossimi mesi. Significative le case history di Rrd-Roberto Ricci Designs, approdata alcuni mesi fa a Forte dei Marmi con un punto vendita monomarca e proiettata per il futuro verso la meta di Milano, o di Save the Duck, che
Avere un partner in casa come Progressio ci ha consentito l’elasticità per affrontare l’anno della pandemia, perché l’imprenditore non sempre ha una formazione specialistica finanziaria Nicolas Bargi SAVE THE DUCK
Il commerciante attento, che compra per l’inverno prossimo, deve considerare che da settembre la situazione dovrebbe sbloccarsi e che ci sarà un ritorno alla vita e ai consumi Enzo Fusco BLAUER
Fgf Industry
ha raddoppiato nel capoluogo lombardo con lo store di via Dante e ora valuta nuovi opening nell’area Dach, ma anche dei temporary negli Usa, mercato dove è stata appena aperta una filiale diretta. Usa nel mirino anche per Tatras, fresca di apertura di una società sul territorio, in dirittura di arrivo con un’inaugurazione a Los Angeles: uno spazio battezzato Terminal 27, in cui confluiranno le proposte del brand e le colab, ma anche label affini per mood e filosofia. Tutti hanno messo in campo le proprie forze per non perdere posizioni, facendo leva sul prodotto, per proseguire con la sostenibilità, la digitalizzazione, la presentazione da remoto delle proposte, le tempistiche di uscita delle collezioni e la distribuzione. Anche se non tutti sono riusciti a mettersi in salvo (si veda il fallimento di Rifle, marchio storico già in crisi da tempo e a cui la pandemia ha sferrato il colpo di grazia). Ora si attende la svolta, che secondo gli intervistati dovrebbe coincidere con l’autunno di quest’anno quando, si spera, la campagna di vaccinazioni sarà a uno stadio avanzato per arrivare alla tanto agognata immunità di gregge.
demia ha reso quanto mai attuali, portando in primo piano l’esigenza di proteggere e salvaguardare un pianeta minacciato da più fronti. Da sempre avanti sul fronte della sostenibilità, il marchio di piumini animal free Save The Duck (36 milioni di turnover, in calo del 5% sul 2019) ha fatto un passo importante verso la brand extension con una proposta di total look battezzata Smart Leisure, composta di indumenti pratici, leggeri e ripiegabili, ideali soprattutto per la stagione estiva. Capi all’insegna della circolarità, che vanno ad affiancare il giubbotto 100% riciclato e riciclabile in collezione. A completare l’offerta ci sono anche piccoli accessori, come pochette, sciarpe, zaini e berretti, mentre si attende l’uscita della colab con Stella Jean, dopo quella con M Missoni. Prima B Corp del sistema
brand extension, capsule e sostenibilità in pole position Le sfide di questi ultimi mesi si sono concentrate molto sul prodotto, con nuove scommesse volte ad ampliare gli orizzonti delle collezioni al fine di parlare a pubblici diversi per età, gusti e nazionalità, complici anche capsule e special collection. Si fa sempre più leva sulle tematiche eco e sulla circular economy, argomenti che la pan-
fashion italiano e proiettata verso la Carbon Neutrality entro il 2030, Save The Duck è stata scelta di recente dalla Bocconi per un interessante progetto: «Siamo tra i partner dello Sda Bocconi Sustainability Lab Community for Circular Fashion, un osservatorio che sta mettendo a punto dei kpi sulla circolarità della moda. - racconta il ceo della label, Nicolas Bargi -. Un documento che deve essere di esempio per startup o
Si punta su una distribuzione sempre più selettiva per collezioni in costante upgrading
SAVE THE DUCK
aziende che vogliono diventare sostenibili e che sarà presentato alla United Nations Economic Commission for Europe (Unece)». Grazie a un percorso partito da qualche stagione e con la complicità di special capsule, Paul&Shark punta ad ampliare la platea di riferimento, andando a dialogare con un target più giovane. Filo conduttore dell’offerta la sostenibilità. Per l’azienda è tempo di addentrarsi sempre più nella sfera del riutilizzo. Oltre all’impiego di lana riciclata proveniente da allevamenti cruelty free e piuma pre-used, il player del mondo informale realizza una collezione Second Life che recupera con interventi di micro-sartoria i capi non rispondenti ai controlli qualità interni. L’azienda, inoltre, ha implementato dal 2020 la produzione di materiali sostenibili, derivati dal recupero di plastica e reti di nylon degli oceani, come il nylon rigenerato Econyl e il Seaqual, un filato in poliestere contenente plastica marina 100% riciclata post consumo, che viene inserito dal prossimo inverno». Certificata plastic free dallo scorso anno, la realtà lombarda (che ha chiuso il 2020 con un turnover in 29
STRATEGIA iNFORMALWEAR
Oggi non si può fare impresa senza avere ben presente l’influsso che le nostre azioni hanno sul mondo che ci circonda. È possibile creare prodotti di eccellenza a basso impatto ambientale Maurizio Caucci Re-HasH
L’azienda ha dovuto riorganizzarsi per diventare sempre più digitale e offrire contenuti, soluzioni marketing e accesso al magazzino a tutti i partner Lando Simonetti La Martina
contrazione del 19%), scommette ancora sulla sostenibilità con alcune special capsule, tra cui quella con il brand giapponese di outdoor White Mountaineering, in dirittura d’arrivo il prossimo inverno. Anche per Tatras è il momento di arricchire l’offerta e di guardare alle nuove generazioni, facendo leva in parallelo sulla sostenibilità. «Il nostro core restano i piumini, che si arricchiscono per la prima volta di proposte in Econyl», spiega Giacomo Serrati, sales manager del brand, che archivia il 2020 con un fatturato in aumento dai 50 del 2019 ai 53 milioni. Ma ora, aggiunge, «ampliamo gli orizzonti con felpe, pantaloni e T-shirt, anche per alimentare il nostro network retail, mentre guardiamo con
Le collezioni si arricchiscono, per parlare a pubblici diversi, complici anche le special capsule crescente interesse alla generazione Z con inedite colab, che si aggiungeranno a quella con Riot Hill dello scorso anno». Cimentatosi già da qualche tempo con l’argomento riciclo e sostenibilità, Enzo Fusco, patron di Fgf Industry (53 milioni il turnover 2020 comprese le licenze, rispetto ai 58 del 2019, «ma in utile e senza Cig da luglio scorso») rilancia con la collezione Blauer del prossimo inverno, dove spiccano i capispalla in Repreve, fibra realizzata al 100% con materiali riciclati, imbottiti di piuma pre-utilizzata e chiusi da cerniere re-used. La collezione comprende anche articoli in cashmere riciclato, ottenuto da maglie usate, trasformate nuovamente in 30
la martina
Re-HasH
TATRAS
filati a Prato. «Ten C, il brand luxury in scuderia (in cui Fusco è da poco salito al 100%, ndr) ci sta dando grandi soddisfazioni, soprattutto dopo la capsule con Sacai», racconta l’imprenditore, che sta dando un posizionamento sempre più preciso alle proprie label. Tra queste ci sono anche Nylolite B+Plus, che rappresenta l’alto di gamma di Blauer, e Bpd, che identifica una proposta di soli tre modelli four season in tessuto Repreve». Emblematica infine la case history di Re-HasH, che ha fatto del tema eco il cavallo di battaglia del proprio debutto retail. Il brand in capo all’azienda abruzzese F.G. 1936 (un fatturato totale di 25 milioni di euro), ha infatti esordito con il suo primo punto vendita nel nuovo polo torinese Green Pea, votato alla sostenibilità, dove è protagonista la collezione dedicata al denim responsabile Re-HasH, Rethink, Recycle, Reduce. In parallelo si espande l’offerta e ai pantaloni in denim si aggiungono i capispalla.
Digitalizzazione fa sempre più rima con integrazione È sul fronte della digitalizzazione che la spinta all’innovazione è stata (ed è) la più forte in assoluto, in un momento in cui è stato necessario presentare le collezioni alla forza vendita da remoto e in cui il business online è cresciuto esponenzialmente, compensando le perdite del retail fisico, anche grazie alla sperimentazione di inedite esperienze di shopping da remoto. Integrazione è la parola d’ordine. Nell’anno della pandemia La Martina, che ha visto le vendite e-commerce balzare al +35%, è tornata sotto la guida diretta del fondatore Lando Simonetti, il quale ha messo in atto un processo di riorganizzazione. «Il new deal prevede che ogni aspetto del business sia oggetto di un processo di razionalizzazione e integrazione cross-channel, in cui il digital ha il ruolo di ottimizzare tutte le operazioni legate alla rete commerciale e al consumatore finale», racconta Simonetti, che nel frattempo ha siglato nuove licenze con Gimel per il bimbo, JetSet per l’eyewear e Venice Olfactory per i profumi. Un percorso che toccherà una tappa saliente con l’inaugurazione del nuovo sito di e-commerce lamartina.com, realizzato con FiloBlu, in dirittura di arrivo il prossimo marzo. «Dallo scorso anno abbiamo cambiato del tutto il sistema sof-
SHIBUYA
STRATEGIA iNFORMALWEAR
L’obiettivo primario è stato passare da azienda “bolognacentrica” a realtà globale, forte di un prodotto premium, presentato in modo coerente a tutti i livelli e in tutto il mondo Corrado Scala Woolrich
RRD
La nostra visione è di ridurre i punti vendita: vogliamo garantire esclusività ai nostri clienti, non sovraesporre il prodotto e creare rapporti di lavoro duraturi Roberto Bardini RRD-Roberto Ricci DesignS
paul & shark
tware, prendendo la soluzione Erp Go!, ultima versione di Stealth, e affiancandola a Stealth Orchestrator, il programma che rendere implementabile l’azienda sul fronte del crm - racconta Nicolas Bargi di Save The Duck, che nel 2020 ha raddoppiato le vendite online dirette rispetto al 2019 -. In questo modo connettiamo consumatore finale, sistema B2B, sito e rete retail e tutto fa riferimento a un unico magazzino, in un’ottica di ottimizzazione e soprattutto per garantire al cliente finale un’esperienza analoga nei diversi canali in cui si esprime l’azienda». Anche Woolrich ha investito in digitalizzazione e dallo scorso settembre ha internalizzato il proprio sito di e-commerce, per presentare un progetto coerente: «La piattaforma - racconta il sales director Europe, Corrado Scala - è operativa anche sul fronte B2B e ora, tramite le campagne vendita da remoto, puntiamo a suggerire un’immagine del prodotto il più concreta possibile. Un’immagine che poi verrà trasmessa anche all’interno del mondo e-commerce, per cre32
are uno storytelling del prodotto». Buoni riscontri sul fronte digital per Paul&Shark, che ha approcciato l’e-commerce solo di recente: «Siamo partiti un anno fa: un debutto che ha portato a una vera e propria trasformazione digitale, che fa perno sulla collaborazione tra le varie funzioni aziendali e sulla comunicazione diretta con i clienti», raccontano dall’azienda, che ha raggiunto l’obiettivo di servire online 108 Paesi nel mondo. «In meno di un anno - conclude il portavoce di Paul&Shark - abbiamo già ripagato il valore degli investimenti e stiamo già producendo un margine operativo lordo interessante». per le tempistiche è ora di fine tuning Uscite, ordini e consegne: sugli aspetti legati alle tempistiche hanno molto ragionato gli imprenditori, in un periodo segnato da grandi scommesse al buio, che li hanno visti alle prese con decisioni cruciali circa il mantenimento o la riduzione degli ordini. Ciascuno ha fatto tesoro delle esperienze maturate nei mesi trascorsi, al fine di mettere in atto soluzioni mirate per i mesi futuri, a partire dalle uscite della Fall/Winter 20212022. «In questo momento i negozianti hanno bisogno di aspettare per avere le idee più chiare - è il parere di Giacomo Serrati, sales manager di Tatras -. Quindi se un tempo il grosso della collezione, circa il 75%, usciva con la pre, abbiamo deciso di ridurre questa percentuale al 55%, per proporre il restante 45% con la main, in modo da dare tempo alla clientela di capire come orientarsi». Di parere opposto Enzo Fusco, che lo scorso 15 novembre ha mostrato agli agenti con un video il 100% della collezione Blauer: «Dare
woolrich
tutta l’offerta completa già da novembre per noi è un segno di forza e un plus importante per i negozianti, che possono effettuare gli ordini avendo le idee chiare su tutte le proposte». Anche La Martina ha messo in campo la propria ricetta: «Non faremo più le classiche uscite di pre e main, bensì abbiamo optato per cinque drop che accompagneranno l’intera stagione - spiega Lando Simonetti -. Uscite che sono espresse in temi di collezione con uno storytelling ben preciso, accompagnato da contenuti, foto e video. Con il primo, per esempio, abbiamo creato una collection denominata LMRTN, volta a colpire un target più giovane». Anche le consegne sono un tema scottante: Rrd-Roberto Ricci Designs, che chiude l’anno con un calo del 20% del fatturato rispetto al 2019, ha deciso di svincolarsi dalle tempistiche imposte dal sistema: «La corsa a consegnare prima porta a premiare prodotti che hanno processi produttivi più veloci e semplici e a penalizzare quelli più complessi, difficili, creativi e innovativi - racconta il ceo Roberto Bardini -. Tutto questo impoverisce l’offerta e l’immagine di chi la propone. Se il sistema riprende i suoi tempi legati alle stagioni ne avrà un grande vantaggio, perché non serve a nessuno avere l’invernale in negozio a giugno o luglio e l’estivo a gennaio-febbraio». ■
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STRATEGIA WOMENSWEAR
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MODA DONNA Concept e tempi da ripensare L'importanza della fidelizzazione
Nell'era dello zoomwear vince la comodità. Ma la strada è tutt'altro che comoda Le keyword del 2021 saranno comfort, green e contenuti mirati. Ma per mantenere i numeri in un mercato spossato dalla pandemia servono anche asset immateriali, in primis il dialogo autentico con le clienti e la reputation DI ANGELA TOVAZZI
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Non poteva essere altrimenti. Un anno in perenne codice rosso ha prima sconquassato e poi trasformato sull’onda della necessità le aziende, i processi, i prodotti, e insegnato a bypassare le barriere fisiche scavate dal Covid a colpi di ingegno e tecnologia. Giocoforza è cambiata anche la domanda, facendo convergere la rotta dei player verso un abbigliamento femminile consono a lunghe sessioni su Zoom, allo smart working e alle passeggiate al posto della pausa caffè in ufficio. Un terremoto senza epicentro che ha coinvolto tutti, ma soprattutto chi come mission aveva un focus su mise da cocktail e da sera, con abiti all’altezza di eventi speciali. «Molte aziende - commenta Maurizio Germanetti, ceo di Chiara Boni - inizialmente hanno recuperato con l’e-commerce. Noi no. Nel 2020 abbiamo perso il 40% del fatturato e capito che dovevamo aggiustare il tiro, virando l’offerta verso proposte più comode e quotidiane». «Non abbiamo nessuna intenzione di abbandonare il nostro dna - puntualizza - ma la mossa verso il comfort ci ha consentito di tornare a dialogare con il nostro pubblico, andando anche alla conquista di altri sbocchi commerciali». Gli Usa sono sempre stati il mercato di riferimento per la casa di moda milanese, con entrate pari al 70% del giro d’affari (13 milioni di euro nel 2020), ma la mappa del business - causa Coronavirus - sta resettando le coordinate geografiche, per limitare l’esposizione
finanziaria negli acciaccati department store americani e cavalcare la revenge shopping nel Dragone: «Questo mercato era nei nostri progetti già da prima - spiega Germanetti ma abbiamo accelerato i tempi e credo che riusciremo a sbarcare in Cina con l’autunnoinverno 2021/2022». Anche per la carpigiana Twinset l’emergenza sanitaria ha portato, come controffensiva, a una rimodulazione del catalogo: «Le prime reazioni di sell in della Fall-Winter 2021/2022 - racconta il ceo Alessandro Varisco - ci confermano l’ottimo lavoro svolto dai nostri stilisti, che hanno saputo coniugare la creatività con l’esigenza della consumatrice rivolta alla comodità, senza tra-
Il Covid ha accelerato tendenze già in fieri: meno prodotti, più qualità. Con capi versatili e multitasking dire il dna del brand, con un alto gradimento per abiti e capi speciali di maglieria». La velocità nell’adeguare l’assortimento delle collezioni a esigenze d’uso radicalmente cambiate per molte imprese ha in realtà significato solo una forte accelerazione su binari preferenziali già emersi nel fashion system ante-pandemia: «Il Covid ci ha riportato con i piedi per terra, ci ha imposto di rallentare, diradando le uscite
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LA MODA DONNA NEL 2021
QUATTRO MEGATREND DA TENERE D'OCCHIO
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e portandoci a lavorare di più sull’immagine e la qualità», spiega Enrico Vanzo, ceo di Manila Grace (Antress Industry), attiva oggi con 800 negozi wholesale e 14 monomarca (una decina in meno rispetto all’anno scorso) e con ricavi realizzati per il 70% in Italia. Nel 2021 prenderà ulteriormente forma il reset di priorità e procedure in direzione green - «entro le prossime due stagioni puntiamo a diventare per il 50-60% un’azienda ecosostenibile», precisa Vanzo - e verso capi «più rassicuranti e carryover». «Se il Covid non ha scalfito più di tanto il segmento del lusso, non si può dire la stessa cosa per il contemporary e il cosiddetto affordable luxury - aggiunge -. Complice l’epidemia, la consumatrice oggi ha un approccio razionale all’acquisto, che è diventato ancora più ponderato». Normale quindi che di fronte ad armadi zeppi, soprattutto in mancanza di eventi e cerimonie, prevalga una logica più understated e seasonless, che premia buona fattura e resistenza (anche alle mode), pur senza rinunciare a un’immagine d'impatto. «La consumatrice nell’era del Covid preferisce scegliere pezzi adatti a più occasioni, che può facilmente interpretare in contesti diversi, così da poterli sfruttare maggiormente», conferma Andrea Miranda, ceo di Kocca, che realizza il 50% dei ricavi nel nostro Paese e nel 2020 ha aperto un e-shop, implementato grazie anche all’integrazione con i canali social. Non solo: gran-
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PRATICO&COMFY Senza eventi, cerimonie e party il tacco a spillo non serve. Tanto meno le scollature e i lustrini. Meglio pezzi comodi per traslocare dalla scrivania al divano, anche se non si rinuncia alla ricercatezza e al glamour
INDOOR&OUTDOOR Trasversale e camaleontico, vince il look adatto da tenere nel proprio home office, ma anche per fare la spesa o fare un break con una passeggiata
GREEN&RESPONSIBLE
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1. Nuovi modi di vivere richiedono nuovi approcci: da Alberta Ferretti arriva la capsule Athleisure, con capi comodi e trasversali 2. Un outfit SS 2021 di Chiara Boni 3. Una proposta SS 2021 Manila Grace: il marchio ha appena stretto un accordo con Elisabet per le scarpe bimba e sta per lanciare i profumi 4. Black sofisticato per la SS 2021 di Kangra 5. Lo stile Fall-Winter 2021/2022 di Twinset Milano
Il trend non è certo nuovo, ma dopo il Covid è ancora più pressante. Le consumatrici premiano i prodotti realizzati con materiali green e riciclati, in una logica antispreco
CARRYOVER&SEASONLESS Slowdown. Basta a capi usa e getta. Le aziende razionalizzano le uscite e puntano sulla qualità. Meno pezzi ma più mirati. Per resistere nell'armadio più di una stagione
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STRATEGIA WOMENSWEAR
IL PARERE DEL BUYER Casualwear e leisurewear stanno andando per la maggiore, anche se in un momento così grigio le nostre clienti dimostrano di preferire capi speciali e colorati, per dare un tocco di vivacità al quotidiano. Simona Pessina LAURA PESSINA (Monza)
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de attenzione c’è, ancor più che in passato, ai tessuti, «sempre più rilevanti, soprattutto per le nuove generazioni». Se la versatilità d’uso e la comodità sono, e probabilmente resteranno due asset stilistici per il womenswear almeno per tutto il 2021, l’altro “X factor” che aiuterà a spingere le vendite sarà la specializzazione: «Dopo l’esperienza della pandemia il pubblico vuole andare sul sicuro e preferisce acquistare da chi ha il know how produttivo su determinate tipologie di articoli», interviene Massimiliano Legrenzi, co-owner della veronese Telarosa, conosciuta soprattutto per il marchio ammiraglio Tela, con una forte vocazione all’export, e il brand specializzato in giacche e camicie genderless T-Coat, presentato a White nel 2020. Risultato: «Chi vendeva bene prima, e godeva di una buona reputazione, adesso riesce a tenere botta e ha maggiori chance di mantenere un dialogo con le clienti». Lo tsunami che ha investito il mercato lo scorso anno non solo ha modificato sensibilmente le scelte e
le dinamiche di acquisto, ma anche esarcerbato la competizione, come sottolinea Roberto Zanchi, managing director di Ggz, attiva con il marchio Vicolo, reduce dal lancio del proprio e-commerce: «La pandemia ci ha fatto conoscere una nuova cliente, la cliente post Covid. Che ha riscoperto il piacere di vivere in casa, lo smartworking e le passeggiate. Ovvio che la domanda vada verso prodotti più comfy e avvolgenti, per un uso più quotidiano». Ma l’insight più significativo è che questa consumatrice si fa trascinare meno dalle emozioni: «Non acquista certo d'impulso - precisa Zanchi - ma fa riflessioni più attente e valutazioni approfondite. La vera sfida è quindi rafforzare l’immagine e la reputation del brand, per conquistare la cliente e fidelizzarla». La strada è in salita, seppur con molte opportunità da cogliere: «In futuro ci sarà meno spazio per la nascita di brand nuovi - conferma Enrico Vanzo -. Il mercato post Covid sarà dei marchi ad alto tasso di fidelizzazione». ■
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1. Lo stile Kocca: l'azienda realizza il 50% dei ricavi in Italia ma sta investendo per lo sviluppo all'estero 2. Il gusto essenziale e senza fronzoli di Rosso35 3. Un insieme di Vicolo: con l'80% del fatturato generato dal mercato domestico, ha appena lanciato il proprio e-shop e nei prossimi cinque anni si focalizzerà sull’export 4. Due proposte di T-Coat, l'ultimo marchio nato in casa Telarosa
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UNA "SCATOLA GENTILE" DA TWINSET
«Rovesciamo la shopping experience»
«La pandemia ha rovesciato l'esperienza di acquisto: invece che aspettare la cliente in negozio, andiamo noi a casa sua». Il ceo Alessandro Varisco racconta l'ultima trovata di Twinset ai tempi del Covid: un box personalizzato, battezzato "La scatola gentile", nella quale viene inserita una selezione con una decina di item, con consegna a domicilio. «Naturalmente, una volta arrivati a destinazione, i capi possono essere acquistati o rimandati in boutique - spiega Varisco -. In ogni caso l'iniziativa è stata molto apprezzata, perché le clienti si sono sentite considerate individualmente». (a.t.)
STRATEGIA KIDSWEAR MODA INFANTILE Contaminazioni di stile Imperativo: ripensare la cerimonia
Tornerà il bel vestire ma sarà ibrido La didattica a distanza, la cancellazione o lo spostamento delle cerimonie e il divieto di assembramenti hanno creato un forte scompenso nel settore. Ma in un momento di selezione spietata sono nate anche intese importanti, che hanno unito storiche aziende a brand apparentemente lontani dalle loro radici. Innesti vitali, in risposta a tempi complessi DI ALESSANDRA BIGOTTA
Cerimonie, feste e festicciole annullate, uscite centellinate e presenze a singhiozzo a scuola: in un contesto generale problematico il childrenswear ha dovuto affrontare queste specifiche criticità, che si sono tradotte, secondo il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca, in una contrazione del sell out del 17% nei primi dieci mesi dell’anno. Un risultato pesante, ma mai come quello del fashion nel suo complesso, che ha visto le vendite scivolare del 23%. Tra giugno e ottobre, tra l’altro, la moda bimbo si è ripresa più velocemente rispetto ad altri comparti, contenendo il calo al -3,4%. Va ricordato che i negozi under 14 hanno potuto restare aperti mentre molti altri erano chiusi: un vantaggio che si è assottigliato con il passare dei mesi, al punto che nel secondo lockdown sono stati in molti a rimpiangere di non essere rientrati nelle categorie Ateco del Decreto Ristori. Se il dettaglio fisico ha dovuto tirare la cinghia, l’e-commerce ha spiccato il volo: sempre nei dieci mesi e sempre secondo il Fashion Consumer Panel è passato dal 10% al 20% rispetto allo stesso periodo del 2019. «Il 2020 è stato anche per il kidswear un acceleratore di processi innovativi - commenta Alessandra Chiavelli, ceo de Il Gufo -. Oggi il consumatore cerca valori reali, vuole verità e si informa molto prima di acquistare. L’impulso durante la customer journey è pressoché scomparso e le 38
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Nella customer journey l’impulso non conta più: il consumatore si informa e cerca verità nostre strategie vanno di conseguenza. Il compito dei brand, soprattutto del bimbo, è veicolare trasparenza e approfondimento, anche utilizzando in modo mirato i canali digitali». Canali nei quali, in particolare per gli under 14, «l’intrattenimento ha un ruolo chiave nella fidelizzazione, se associato a contenuti intelligenti. Solo così - riflette Chiavelli - un marchio si connota come aperto e attento al consumatore. Con questa impostazione abbiamo creato e alimentiamo la sezione ‘magazine’ del nostro sito». Un eccesso di capi in collezione va contingentato: «Stiamo lavorando a una concentrazione - conferma l’imprenditrice -. Il che non significa riduzione, ma razio-
nalizzazione dell’offerta in base alle reali necessità del mercato». «Il fatto che nel 2020 i clienti si siano rivolti più di prima ai negozi di prossimità - interviene Simona Luraghi, managing director di Miniconf, i cui marchi di punta sono Sarabanda e iDO - la dice lunga sulla trasformazione di un consumatore che sta riscoprendo il valore della relazione e la fiducia verso i punti vendita e le aziende che mostrano di meritarsela. Al di là della tendenza più eclatante emersa durante la pandemia, ossia la maggiore richiesta di un prodotto quotidiano e di funzione, quello che notiamo è la voglia di acquistare per i figli qualcosa di particolare e diverso, che soddisfi l’esigenza di vestirli bene ma a un prezzo accessibile». Mimisol, che fa di una cerimonia riletta in chiave contemporanea il proprio fulcro, ha risentito come altre label del made in Italy del posticipo o annullamento di battesimi, cresime e comunioni: «Non è e non sarà mai una collezione
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1. Una proposta de Il Gufo 2. L’autunno-inverno 2021/2022 di Le Petit Coco, marchio di Gimel 3. Uno dei temi della nuova collezione Mimisol
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pensata per la didattica a distanza - ironizza Francesco Sbiroli, ceo dell’azienda produttrice e distributrice FaseUno - ma di sicuro non può buttarsi nell’arena della quotidianità. Con l’autunno-inverno 2021/2022 sono state ridotte le proposte per le feste, puntando su un mood raffinato ma mai sfarzoso. Una voce importante è stata la scelta delle materie prime, che ormai rappresentano il 40% del costo di un indumento, anche a causa delle numerose certificazioni richieste dai vari Paesi: molte fibre naturali e meno poliestere, penalizzato tra l’altrodai dazi doganali». Sbiroli è convinto che, se il 2020 è stato irto di difficoltà, il 2021 darà ancora filo da torcere. Christian Simoni, a.d. di Monnalisa, si aspetta a sua volta scenari incerti, anche se è stata proprio l’azienda di Arezzo, nel contesto di più ampi investimenti, a mettere a segno con un accordo quinquennale il classico “colpaccio” sul finire dello scorso anno: Chiara Ferragni l’ha scelta per far
PRIMI 10 MESI 2020
Vendite di childrenswear a doppia velocità in Italia
-17% SELL OUT COMPLESSIVO
-3,4% SELL OUT GIUGNO-OTTOBRE
+100%
E-COMMERCE (DAL 10% AL 20%)
Fonte: Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca
crescere le sue proposte bimba nella fascia 0-10 anni. «Il feeling è stato forte fin dagli inizi - racconta Simoni -. Monnalisa è un’azienda storica, ma vocata all’innovazione e alla digitalizzazione e Ferragni un’imprenditrice digitale che ha costruito un brand iconico. Per entrambi, poi, l’impegno nel sociale è importante». Tornando al mercato, Simoni precisa: «Non mi aspettavo la seconda ondata e le sue ripercussioni, ma ho fiducia nella scienza. Dobbiamo tutti tener duro, produttori e retailer. Faccio un esempio piccolo, ma di semplice lettura: se la merchandiser di Monnalisa dovesse impostare gli ordini per i nostri negozi diretti fermando lo sguardo alla situazione attuale ordinerebbe poco, concentrandosi su modelli per un uso giornaliero. Ma alzando lo sguardo alla prossima estate e all’inverno, si profila uno scenario molto diverso grazie al vaccino, con i ragazzi di nuovo a scuola, le cerimonie e i viaggi. Ed è da qui che si deve partire per stendere ordini ragionati». Anche Gimel nel 2020 ha messo a segno intese significative con Ermanno Scervino, La Martina, Dondup Kidswear e la più recente con Add, il brand dei capispalla in piuma in capo a Comei & Co. che proietta l’azienda di Putignano in un ambito nuovo, quello dell’urban outerwear. «Il 2020 è stato un anno positivo - tira le somme il ceo Alberto Dalena - non certo per i risultati economici, ma per quanto siamo riusciti a costruire e dimostrare. Grazie alle partnership che abbiamo avviato pensiamo a un 2021 in crescita importante, a doppia cifra, con una maggiore incidenza dell’estero». «L’omnicanalità - prosegue Dalena sarà un requisito chiave per il futuro. Dopo 39
STRATEGIA KIDSWEAR
1. Un modello della nuova collezione bimbo di Monnalisa 2. Un completo di iDO, una delle linee di punta di Miniconf insieme a Sarabanda
PROGETTI IN CORSO
Marbel amplia gli orizzonti La licenza di After Label, ma non solo: ne parla il ceo Giuseppe Cariello
Il 2020 è stato un anno importante per Marbel, azienda pugliese del childrenswear che ha appena concluso una nuova licenza. Si tratta di After Label, collezione di outerwear in capo a Golden Season che, come spiega il fondatore e ceo di Marbel Giuseppe Cariello (nella foto), «è ben posizionata nell’adulto e in forte evoluzione. Grazie alla nostra expertise daremo un contributo chiave alla sua crescita nello scenario globale del kidswear». After Label si aggiunge a
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la piattaforma B2B lanceremo il nostro ecommerce, ma senza tralasciare strategie inclusive rivolte ai nostri clienti». Remare insieme, produzione e distribuzione: la sfida è questa, ma come? Simoni di Monnalisa annuncia un «progetto molto innovativo» su misura per i partner wholesale top e Simona Luraghi ricorda l’attivazione nel 2020 dell’iniziativa Miniconf è al tuo fianco, che tramite la piattaforma B2B PartnerLab crea un filo diretto con i negozianti, fornendo consulenze sulle agevolazioni del Governo, un call center sempre attivo, aule virtuali di formazione sul visual merchandising e altri servizi. «Durante la pandemia non ci siamo tirati indietro, concedendo dilazioni e istituendo un “bonus fedeltà” per i clienti», informa Dalena e Chiavelli sottolinea: «Da due stagioni Il Gufo ha messo a disposizione dei dettaglianti materiali digitali, oltre all’expertise delle nostre persone, per assisterli nell’implementazione di e-shop, nella pubblicazione di contenuti di prodotto sui propri social network e nella promozione congiunta della collezione. Dal 2021, inoltre, è possibile per tutti inserire gli ordini da remoto. I multimarca devono estendere
i punti di contatto con il consumatore e comunicare così il proprio valore aggiunto». Sbiroli osserva: «Oggi più che mai i retailer non possono che diventare “settorialisti”, scegliere con chiarezza le merceologie e i brand su cui scommettere». Un negoziante, Matteo Barbera di Barbera Junior a Castellammare del Golfo in provincia di Trapani parla per sé, ma la sua testimonianza potrebbe essere quella di molti altri suoi colleghi. «Siamo pronti a cambiare - afferma - ma alle aziende chiediamo un supporto continuativo. Il nostro mondo funziona se ci sono cerimonie e compleanni e i lunghi periodi di stallo ci hanno tagliato le gambe. D’estate abbiamo fatto gli ordini per l’invernale con un relativo ottimismo, ma il flop dei saldi e i nuovi lockdown ci hanno raggelato. Dover acquistare con sei-sette mesi di anticipo in questa situazione è un salto nel vuoto. L’online? Un’arma a doppio taglio. Con un sito proprio si rischia che gli investimenti siano più dei guadagni e vendere sui marketplace comporta commissioni del 25%-30%. Sono nato e cresciuto nel commercio: voglio continuare, ma sono anche molto preoccupato. È durissima».
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un portafoglio di cui fanno parte brand come Gaëlle Paris, Vicolo Girl, D.A. Daniele Alessandrini, Alviero Martini 1a Classe Junior, Aspen Polo Club, Refrigue e Sergio Tacchini. Cariello non nasconde di voler procedere nelle acquisizioni, mentre a livello distributivo debutta in questi giorni l’e-shop di Marbel Group. Fondamentale la piattaforma B2B, nell’ottica di una crescita internazionale, con un focus su Regno Unito, Francia, Emirati Arabi e Usa. L’azienda, che nel 2019 aveva visto i ricavi crescere di oltre il 40% a 18 milioni di euro e prevedeva di salire di un altro 20% nel 2020, è stata come tutte rallentata dal Covid. Cariello conta di chiudere l’anno in pari, per riprendere a correre nel 2021.
FINO AL 5 APRILE
Pitti Connect esplora l'universo bambino Non una semplice presentazione virtuale di brand under 14, ma un mondo tutto da scoprire In attesa di poter tornare alla rassegna in presenza, la 92esima edizione di Pitti Bimbo è online fino al prossimo 5 aprile sulla piattaforma Pitti Connect (vedi articolo alle pagine 18-20), all’indirizzo bimbo.pittimmagine.com. Focus sulle collezioni autunno-inverno 2020/2021, in un ecosistema che, come spiega il direttore generale di Pitti Immagine, Agostino Poletto, «si avvale di un ricco palinsesto editoriale con un programma di eventi digitali, alcuni dei quali in live streaming, dedicati ad aziende importanti del settore e format che animano il nostro Billboard online: uno strumento fondamentale per raccontare i marchi, scoprire le collezioni e i loro contenuti, guidare i buyer e la stampa». Come di consueto molta attenzione è dedicata alla ricerca, dando spazio anche alle realtà di piccole dimensioni, ma che fanno grande innovazione di stile e di prodotto. Tra i protagonisti Gimel, al centro di un evento live in cui stilisti e direttori creativi dei suoi brand made in Italy raccontano il dietro le quinte delle collezioni, il progetto sostenibile a un prezzo giusto La Qualité Pour Tous di Petit Bateau e le novità firmate Dolce&Gabbana. I format in palin-
sesto comprendono i Pitti Bimbo Editorials (proposte lifestyle curate da Maria Giulia Pieroni e pensate ad hoc per i concept store under 14), Pitti Bimbo Walk Through in cui stylist e fashion editor di riviste specializzate si aggirano virtualmente tra le showroom di Pitti Connect, la classifica dei marchi Buyers Select stilata dai compratori internazionali, The Nest Crew regno dello scouting, il progetto Top Cartoons curato da Alessandro Enriquez e Around Kids, dove personaggi della cultura, del food e del lifstyle raccontano come si rapportano allo shopping per i loro figli. (a.b.)
FA S H I O N INTERNATIONAL TRADE SHOW FOR FASHION, SHOES & ACCESSORIES
January 30 – February 1, 2021 Showroom Concept January 28 – February 1, 2021
FA S H I O N &
SHOES AREAL BÖHLER GALLERY-DUESSELDORF.COM
SHOES INTERNATIONAL TRADE SHOW FOR SHOES, FASHION & ACCESSORIES
March 7 – 9, 2021 Showroom Concept March 5 – 9, 2021
SHOES &
FA S H I O N AREAL BÖHLER GALLERY-SHOES.COM
STRATEGIA NEWS
a cura di elisabetta fabbri
Boohoo compra Debenhams, Asos preferisce TopShop Forse anche nel retail del Regno Unito colpito dalla pandemia, e prima ancora dalla Brexit, si possono fare buoni investimenti. Il fashion e-tailer Boohoo ci crede, tanto che ha appena speso 55 milioni di sterline (circa 62 milioni di euro) per alcuni asset dei grandi magazzini Debenhams Uk, in amministrazione controllata da dicembre. L’investimento riguarda il marchio, con più di due secoli di storia, e il suo e-commerce (da circa 400 milioni di sterline l'anno), non la rete di negozi fisici. In più Boohoo, che nei dati al 31 dicembre 2020 vanta una cassa pari a 386,9 milioni di sterline e continua a registrare nuovi record in bilancio, sta trattando con Arcadia per i marchi Burton, Dorothy Perkins e Wallis: non proprio i "gioielli della corona" del gruppo, in amministrazione controllata da novembre, ma si tratta comunque di realtà che, in totale, generano 500 milioni di sterline di ricavi annuali. In un'altra trattativa riservata, la rivale Asos ha comprato da Arcadia Topshop, Topman, Miss Selfridge e Hiit. L'operazione da 330 milioni di sterline, che riguarda i brand, la proprietà intellettuale e le giacenze di magazzino, ma non gli store, sarà finanziata con le riserve di liquidità della società.
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i deal si intensificano
Niente lockdown per le M&A della moda Manifatture, retailer, fondi, venture capital e manager: con il virus tutti a caccia di buoni affari in Italia e all'estero Il mercato delle M&A sta procedendo a un ritmo serrato. Almeno dagli ultimi mesi del 2020, con l’acquisizione di Supreme da parte di VF Corporation e il passaggio di Stone Island a Moncler. All'avvio del 2021 anche l’acquisto di Tiffany da parte di Lvmh è andata in porto. Dopo l’incandescente querelle finita in tribunale, le parti si sono accordate per la cifra di 15,8 miliardi di dollari, che corrisponde a uno sconto al gruppo francese di 425 milioni di dollari. In Italia Ovs si è aggiudicata Stefanel, in amministrazione straordinaria da settembre. Il gruppo di Mestre ha rilevato il marchio e alcune attività connesse, tra cui 23 negozi, per 3,2 milioni di euro. Inoltre il ceo di Ovs, Stefano Beraldo, non ha smentito i rumors di un interesse per Conbipel, che ha chiesto l'amministrazione straordinaria. Beraldo ha ammesso, in un’intervista, che sta monitorando altri marchi: «Purtroppo ha detto - credo che anche altri andranno in crisi e saranno sul mercato». La sua idea, in linea generale, è aggregare negozi e label in linea con il posizionamento delle insegne del gruppo, rivolte alle famiglie italiane. A Carpi, D’Avant Garde Tricot ha ceduto il womenswear Atos Lombardini a
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Capital & Management, holding controllata dall’imprenditore Pasquale Ambrosio. È un’operazione di management buy out, invece, il passaggio di mano di Onward Luxury Group-Olg, cui fanno capo marchi come Jil Sander e Joseph e che produce in licenza accessori per nomi come JW Anderson, See by Chloé e Proenza Schouler. Il management ha rilevato il controllo della società italiana da 220 milioni di euro di giro d’affari dalla giapponese Onward Holdings ma i dettagli dell’operazione non sono noti. Anche private equity e venture capital si stanno dando daffare in questo inizio d'anno. Il fondo L Catterton, che vede tra i partner Lvmh e Groupe Arnault, ha comprato il marchio marsigliese Joot, noto per i piumini, che fattura 70 milioni di euro l’anno. Il braccio cinese del venture capital californiano Sequoia Capital ha scommesso su Ami, il marchio di Alexandre Mattiussi che vuole accelerare l'espansione e la digitalizzazione. Cvc Capital Partners starebbe invece corteggiando Birkenstock: si stima che i sandali tedeschi ugly-chic da circa 720 milioni di ricavi l’anno valgano 4 miliardi di euro, incluso il debito. Intanto, mentre scriviamo, la lista dei deal dati per possibili si allunga: si vocifera della messa in vendita di Sergio Rossi da parte di Investindustrial, Mayhoola potrebbe decidersi a mettere in vendita Pal Zileri e chissà se Marco Boglione, patron di BasicNet, salverà Corneliani, mentre il concordato in bianco è appena stato prorogato di tre mesi? E la tedesca Jil Sander entrerà a far parte di Otb? In gennaio Renzo Rosso ha confermato che le trattative e la due diligence sono in corso. Un’altra tedesca, Adidas, potrebbe invece cedere Reebok, acquisito nel 2006 per 3,8 miliardi di dollari.
retail in calo per burberry, bene l'online full price Burberry ha chiuso il terzo quarter fiscale con un fatturato in calo del 4,3% a 688 milioni di sterline. Nel periodo, terminato il 26 dicembre, le vendite retail su base comparabile sono calate del 9%: una contrazione dovuta ai lockdown, al congelamento degli sconti stagionali e al minore numero di turisti. A dare soddisfazione è l'Asia-Pacifico, dove i ricavi retail a periodi comparabili sono saliti dell'11%. Nella regione Emeia la discesa è stata del 37%, mentre nelle Americhe si è trattato di un -8%. Invece, le vendite online full-price hanno accelerato di oltre il 50% nel terzo trimestre e raddoppiano nella China Mainland. Per attrarre gli e-shopper Burberry ha fatto leva su tool come le chat live, gli appuntamenti virtuali e gli eventi digitali. «Mentre l'outlook di breve periodo resta incerto a causa del Covid-19 - ha commentato il ceo Marco Gobbetti - siamo ben posizionati per accelerare appena ci sarà un rallentamento della pandemia».
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Calzaturiero sotto pressione
Il terzo trimestre non è bastato per risollevare il settore
Fra marchi iconici ed e-commerce rampanti
Il ritorno del fashion in Borsa ● Doveva andare in Borsa ai primi di febbraio e invece Dr. Martens ha anticipato lo sbarco al London Stock Exchange il 29 gennaio. 370 pence per azione il suo prezzo di collocamento, nella parte alta della forchetta iniziale, grazie a una domanda pari a otto volte l’offerta. Il listing valorizza la società 3,7 miliardi di sterline, ossia 5,5 volte il fatturato di 672 milioni di sterline (da bilancio chiuso nel marzo 2020) e più di 10 volte i 300 milioni pagati nel 2014 da Permira, per rilevare il 91,5% del capitale ceduto dai Griggs, ora soci di minoranza. Hudson’s Bay starebbe invece considerando la quotazione di Saks.com, il negozio digitale di Saks Fifth Avenue, che genera 1 miliardo di dollari di ricavi l'anno. L’Ipo, secondo voci possibile entro 12 mesi, implicherebbe uno split fra le attività online di Saks e i negozi fisici Saks Fifth Avenue, che resterebbero legati da un accordo in esclusiva. Il sito ha realizzato incrementi a due cifre nel critico 2020 e Hudson’s Bay sembra voler cogliere l’attimo, come stanno facendo altri e-commerce, sulla scia dell'accelerazione dello shopping online innescata dal Covid. Un’impennata che interessa anche agli investitori, visti i numeri del listing di Mytheresa, lo scorso 21 gennaio alla Borsa di New York. L’e-tailer di moda di lusso ha esordito con un prezzo di collocamento di 26 dollari per azione, ben al di sopra della forchetta di prezzo iniziale di 16-18 dollari, e ha chiuso la prima seduta a 31 dollari. Al prezzo dell’Ipo la piattaforma vale circa 2,2 miliardi, quasi nove volte la cifra spesa da Neiman Marcus nel 2014 per rilevarla e quattro volte il fatturato del fiscal year chiuso in giugno (circa 547 milioni di dollari). Una settimana prima di Mytheresa l’appetito degli investitori si era palesato con l’approdo sul Nasdaq di Poshmark, sito di compravendite di moda second hand. All'esordio la piattaforma ha più che raddoppiato il prezzo di collocamento di 42 dollari, che la valorizza oltre 3 miliardi di dollari (quindi più del lusso di Mytheresa), circa 12 volte le vendite annuali di 247 milioni di dollari. Tra gli analisti c'è però chi preferisce Farfetch per il vasto assortimento e i bassi costi per acquisire clienti. Piace inoltre la recente partnership con Alibaba e Richemont. Ma la piattaforma non sarà già un po' cara? Nel 2018, quando è stata collocata a New York, valeva 5,8 miliardi di dollari (6,3 miliardi comprese le opzioni in mano ai dipendenti) mentre ai prezzi attuali la Borsa la valorizza più del triplo, circa 20,8 miliardi.
i ricavi di Richemont tengono, sostenuti dall’Asia-Pacifico Nei tre mesi terminati il 31 dicembre 2020, il fatturato del Gruppo Richemont è salito dell'1% a 4,2 miliardi di euro (+5% a cambi costanti). La holding che controlla marchi come Cartier, Van Cleef & Arpels e Vacheron & Constantin beneficia di una crescita a valute invariate del 25% in Asia Pacifico (Giappone escluso, +1%) ma anche del +27% in Middle East e Africa. In Europa i ricavi sono diminuiti del 20%, mentre nelle Americhe hanno registrato un +3%. Alla voce distribuzione online, il gruppo elvetico che controlla Yoox Net-a-Porter e Watchfinder ha segnato un +4%: una performance conenuta, motivata con la competizione sui prezzi.
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● Nel terzo quarter 2020 il calzaturiero italiano ha rivelato dinamiche leggermente meno sfavorevoli, rispetto al resto dell'anno. In particolare, nel mese di settembre le esportazioni e gli acquisti delle famiglie italiane hanno eguagliato i volumi dell'analogo mese del 2019, ma questa breve boccata d'ossigeno non è bastata. Solo il 14% delle aziende esaminate dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici ha dichiarato di aver superato, o per lo meno eguagliato, nel quarter il fatturato degli analoghi mesi del 2019, mentre oltre il 50% ha denunciato un calo compreso tra il -20% e il -50%. Dati in linea con l'indice della produzione industriale di Istat, che tra luglio e settembre ha registrato un -17,4%. «Quanto ai primi nove mesi del 2020 - nota Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici - in volume i consumi interni sono scesi del 17,8%, mentre le vendite estere hanno accusato un -20%. Gli arretramenti nella produzione industriale sono stati nell'ordine del -29,4% e i ricavi delle aziende associate si sono ridotti de -33,1%». La seconda ondata pandemica ha avuto gravi ripercussioni sulla capacità di tenuta del comparto, come dimostrano la chiusura di 101 imprese nei nove mesi e i circa 2.600 addetti in meno. Secondo il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca per Assocalzaturifici i segmenti merceologici più colpiti in Italia sono state le scarpe classiche uomo e donna (-30% circa), mentre se la sono cavata un po' meglio (tra il -20% e il -30%) le calzature da bambino, le sneaker e i modelli di impronta sportiva. Meno pesante, come era prevedibile, la frenata in ambito pantofoleria/relax: -6,8% la spesa.
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STRATEGIA CAREERS a cura di elisabetta fabbri e angela tovazzi
La scalata di Andrea Guerra ai piani alti di Lvmh Ex delfino di Del Vecchio e al fianco di Farinetti da Eataly per quattro anni, Andrea Guerra è approdato in Lvmh a capo della divisione Hospitality Excellence nel settembre 2020. Da gennaio la nuova sfida: muovere i fili di Fendi e Loro Piana Quello che per molti resterà un anno da dimenticare, per Andrea Guerra è stato un annus mirabilis, coronato da una maxi promozione: la supervisione di due brand italiani in seno a Lvmh: Fendi e Loro Piana. Un incarico che il top manager ha assunto a gennaio a poca distanza dal suo battesimo di fuoco alla corte del colosso transalpino, chiamato da Bernard Arnault per guidare la divisione Hospitality Excellence, il ramo degli alberghi di lusso, e per diventare membro del Comitato Esecutivo del gruppo. Con il suo pedigree maturato in big company come Luxottica (dove è stato ceo dal 2004 al 2014, prima di diventare consigliere strategico dell’ex premier Matteo Renzi) e nell’entourage di Oscar Farinetti come direttore esecutivo di Eataly, Guerra non ci ha messo molto a far fruttare le sue competenze, convincendo l’establishment di Lvmh a creare un profilo ex novo: «Questo nuovo incarico - aveva precisato al momento della nomina Toni Belloni, group managing director della holding - darà ad Andrea Guerra l’opportunità di ampliare la sua expertise del business e della cultura del gruppo». Un innesto nella governance che va a formare una sorta di triumvirato, perché all’executive milanese (che continuerà a presidiare i vertici della divisione ospitalità) riportano Serge Brunschwig e Fabio D’Angelantonio, rispettivamente a.d.
di Fendi e Loro Piana. Belloni ha bloccato sul nascere qualsiasi inferenza su possibili riassetti ai vertici dei due marchi: «Loro Piana e Fendi - ha sottolineato in una recente intervista continueranno ad avere i loro ceo, che stanno lavorando bene. Semplicemente in Lvmh cerchiamo di portare in casa talenti per avere sempre un gruppo dirigente che abbia di fronte a sé un orizzonte temporale di 10-15 anni e dia freschezza alla leadership. Abbiamo fatto lo stesso per Sephora e altre marche». «Andrea - ha aggiunto potrà immergersi nel settore moda-pelletteria, che rappresenta il cuore della cultura del gruppo». Staremo a vedere. In ogni caso quello di Guerra non è un salto nel buio nell’esercizio della sua leadership, visto che con uno dei due a.d. ha già avuto modo di lavorare. D’Angelantonio era infatti uno dei manager di punta durante il suo mandato in Luxottica: chief marketing officer dal 2005 e presidente della catena Sunglass Hut dal 2009. Sarà interessante vedere se questo ménage à trois funzionerà e, soprattutto, se il compito di supervisione non sia un allenamento in vista di un ruolo ancora
Furla promuove a ceo mauro sabatini
● Cambio della guardia ai vertici di Furla. Mauro
Sabatini, in Furla da 18 anni come partner industriale strategico, è il nuovo amministratore delegato al posto di Andrea Camerlengo, che diventa presidente esecutivo. Per quasi due decenni Sabatini è stato ceo di Effeuno, azienda di pelletteria toscana da lui fondata e partner produttivo, in esclusiva, del gruppo bolognese, che ha acquisito la società nel 2018. Durante il suo mandato Camerlengo ha contribuito a far crescere Furla, portandola a un fatturato di
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più importante nella squadra francese, suggellando una carriera in progressiva ascesa. Classe 1965, laureato con lode in Economia e Commercio all’Università La Sapienza di Roma, prima di Luxottica e Eataly (dove secondo rumour la coesistenza non è sempre stata facile con il vulcanico Farinetti), il manager ha lavorato cinque anni in Marriott Italia e dieci in Merloni Elettrodomestici, cinque dei quali in qualità di amministratore delegato: al momento della nomina, il più giovane tra le aziende quotate.
502 milioni di euro nel 2019. Sabatini porta in azienda «entusiasmo, energia e innovazione, che saranno i capisaldi del nuovo inizio». In un’intervista il neoincaricato ha detto che il 2021 sarà un anno di trasformazione, perché l’azienda si prepara a inaugurare un nuovo stabilimento nel cuore del Chianti, che verrà completato a marzo: un complesso che ospiterà una divisione ricerca e sviluppo e un’academy. Il neo amministratore delegato ha parlato di un 2020 che - complice l’emergenza sanitaria - ha visto le vendite online salire del 36% rispetto al 2019, con un rush finale nell’ultimo quarter (+54%).
GI UOMINI DI ARNAULT al vertice di Tiffany
Valextra richiama Rougeaux al posto della a.d. Ferrero
● Il nuovo vertice di Valextra parla francese. Xavier
Rougeaux (nella foto) subentra a Sara Ferrero al timone del marchio milanese di pelletteria di lusso. Il ceo entrante è un volto noto in azienda: tra il 2015 e il 2016 era direttore commerciale. Mentre scriviamo non è ancora nota la prossima destinazione della Ferrero, alla guida negli ultimi sei anni, con un passato da Furla e Joseph. Ferrero è anche partner di Neo Investment Partners, il fondo che detiene la maggioranza di Valextra (Victoria Beckham, Ami Paris, Vuarnet e Alain Mikli, tra gli altri investimenti). Rougeaux lascia il marchio Smithson of London, dove era ceo, mentre in passato ha lavorato per realtà italiane dell’alto di gamma come Sergio Rossi e Loro Piana. Nel board di Valextra entra anche Ralph Toledano, veterano del lusso e presidente della Fédération Française de la Haute Couture et de la Mode. In base a dati che circolano sul web, nel 2019 Valextra ha realizzato 34,9 milioni di ricavi, più del doppio dei 13 milioni del 2013, quando Neo Investments ha rilevato il 60% del capitale, ma lontani dall’obiettivo iniziale di raggiungere gli 80 milioni nel 2018. Dall’acquisizione di Devanlay (Lacoste) nel 1998, il gruppo ha costruito un portafoglio di label internazionali focalizzate su abbigliamento e accessori che comprende anche Gant, Aigle, Tecnifibre e il più recente The Kooples, rilevato nel 2019 (oltre alle realtà svizzere Manor e Jumbo). Ora punta a diventare un importante player internazionale nei settori premium e sport lifestyle. Un’evoluzione in cui rientra il progetto di acquisire nuovi marchi premium moda, sport e accessori.
● Con il closing dell'acquisizione di Tiffany da parte di Lvmh cambia l’assetto dirigenziale del player Usa della gioielleria. Anthony Ledru (nella foto), già vice president Global commercial activities di Louis Vuitton, è ceo al posto di Alessandro Bogliolo, al timone dal 2017. Un’uscita di scena scontata, la sua, visto che, nel braccio di ferro (arrivato in tribunale) che ha portato alla revisione dei termini dell'operazione venivano anche messe in discussione le performance e la strategia aziendale, specie durante la
pandemia. Oltre a Bogliolo, escono il chief artistic director Reed Krakoff, che non verrà rimpiazzato, e l’executive vice president e chief brand officer Daniella Vitale. Il presidente e ceo di Louis Vuitton, Michael Burke, è il nuovo chairman di Tiffany, mentre Alexandre Arnault, figlio del patron di Lvmh, Bernard Arnault, prende il ruolo di executive vice president Product and Communications. Il giovane Arnault alleggerisce il ruolo in Rimowa (sempre del Gruppo Lvmh), da ceo a presidente non esecutivo.
Enzo Quarenghi da Visa a Valentino
Il nuovo ceo di Valentino, Jacopo Venturini, investe su Enzo Quarenghi (nella foto), da gennaio chief client officer and digital acquisition, figura a capo di un dipartimento istituito ex novo all'interno della maison. Obiettivo del manager è creare e implementare una strategia di client & digital acquisition in linea con i valori del brand e con la sua identità, agendo sulla relazione con la clientela a livello globale, in base a una visione che mette al centro il consumatore. Di origini torinesi, l'executive proviene da Visa Italia, dove era ceo. In precedenza ha fatto parte del cda della filiale nazionale di American Express.
Thomas Beller capo dello sportswear di Digel Il marchio tedesco di abbigliamento maschile Digel ha nominato head of sportswear Thomas Beller. Un incarico creato ex novo per il manager, che è stato a lungo responsabile dell'abbigliamento sportivo di Strellson, azienda svizzera del menswear di Holy Group. In tempi recenti è stato a capo del prodotto e del design di Navyboot, altra realtà elvetica, nata con il footwear e cresciuta con il total look uomo e donna.
Ferragamo: con il vertice in scadenza valuta una nuova governance
● Ferragamo Finanziaria ha iniziato le valutazioni in merito alla nuova governance della Salvatore Ferragamo, di cui detiene la maggioranza del capitale. Il cda è in scadenza ad aprile, con l'approvazione del bilancio chiuso al 31 dicembre, e il board della holding di famiglia è orientato alla riduzione del numero dei consiglieri della maison (oggi 13), e ad attribuire un maggiore spazio agli indipendenti, riducendo il peso dei rappresentanti della famiglia. Al momento si sa inoltre che il nuovo presidente della Salvatore Ferragamo (l’attuale è Ferruccio Ferragamo) non sarà esecutivo e che è stato dato incarico a una realtà dell'executive search di selezionare e proporre i componenti del nuovo board. Queste indicazioni hanno scatenato sul web una serie di ipotesi, tra cui un possibile mancato rinnovo degli incarichi dell’attuale ceo Micaela Le Divelec Lemmi (nella foto) e del deputy chairman Michele Norsa. Ci sono dubbi anche sul rinnovo del contratto del direttore creativo Paul Andrew, che dovrebbe scadere a fine febbraio e si torna a pensare che la famiglia possa vendere la griffe (nonostante le smentite in più occasioni). Nel frattempo cambia il cda di Ferragamo Finanziaria: esce Giuseppe Anichini (nominato presidente d'onore) che viene sostituito da Claudio Costamagna. Banchiere ed ex presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Costamagna ha tra gli incarichi anche quello di advisor del fondo australiano Macquarie in Italia. Inoltre è un esperto di M&A del lusso essendo stato, fra gli altri, nei cda di Luxottica e Bulgari. 45
MONTECORE for
Nel nuovo corso di Montecore il Cliente è al centro Il marchio di outerwear fondato da Fabio Peroni, affidato in licenza fino alla stagione scorsa, dalla collezione FW21-22 sarà prodotto e distribuito direttamente dall’azienda omonima Per Montecore, marchio di outerwear maschile fondato nel 2006, per il quale Fabio Peroni riveste il ruolo di ceo e direttore creativo, è il momento di azzerare le distanze con i negozianti e, per esteso, con il consumatore finale. «Dalla FW 21-22 la gestione sarà diretta - spiega Peroni -. Una scelta pensata e mirata, nell’ottica di consolidare la partnership con i circa 400 clienti, di cui il 30% in Italia, e di sviluppare la propria presenza a livello internazionale.» Il termine partnership è peraltro restrittivo: «Sono trascorsi mesi di intenso lavoro a tutto campo - prosegue - investendo tempo e denaro per costruire una struttura aziendale alla cui guida c’è un professionista che non ha bisogno di presentazioni, Marco Bacà. Abbiamo ampliato la rete distributiva, creato un sistema logistico all’avanguardia e definito nuove strategie di comunicazione». In questi giorni è stata avviata la showroom milanese: lo spazio Montecore in pieno Quadrilatero, al 2 di via della Spiga, contraddistinto da un layout in sintonia con il dna del marchio. In parallelo è partita la piattaforma B2B, «di cui siamo particolarmente orgogliosi, in quanto studiata in un’ottica di servizio avanzato ai clienti, con presentazione dei prodotti narrata in lingua e immagini in 3D e possibilità di riassortimenti immediati in stagione ». Un progetto in cantiere, ma già a buon punto, è l’e-commerce diretto. Nel futuro ci sono l’Italia ma soprattutto l’estero, dove Montecore è già forte in aree come l’Asia e paesi quali Spagna, Francia, Scandinavia, Belgio, Olanda e, non ultima, la Russia, dove sono previsti importanti sviluppi. In primo piano l’estensione della rete wholesale e, una volta superata la pandemia, il retail: «Vorremmo iniziare con una vetrina su Milano, città sempre più strategica nello scenario fashion retail internazionale ». La collezione FW 21-22 è stata rinnovata e ampliata: un’offerta importante di capispalla, con l’inserimento di nuove
categorie merceologiche, quali pantaloni e maglieria, per creare nuovi outfit; modelli che rappresentano la sintesi di tecnicità, comfort ed eleganza, d’impronta estremamente moderna, strizzando l’occhio alle nuove generazioni. «Ho puntato su tessuti materici, tattili, drappeggiati ma al tempo stesso sostenuti, funzionali e protettivi, per outfit che però non si possono, né vogliono, definire semplicemente sportivi - spiega Peroni -. I plus tecnici sono consistenti, ma non si vedono: l’immagine esterna è sofisticata e distintiva, con spalle larghe, silhouette affusolate, maniche morbide e una palette che spazia dal ruggine ai toni della terra, fino a una nuance particolare di blu. Il tutto pensando agli anni Ottanta-Novanta, rivisti e attualizzati». Non mancano una capsule di maglieria sostenibile (in filo da Pet riciclato), una gamma di pantaloni d’impronta fashion, ma in uno speciale tessuto
trilaminato ultracomfort e una serie di capi unisex, pensando anche alla donna, che per ora sarà presente solo nella showroom di Milano, ma che avrà il suo sviluppo nell’arco di qualche stagione. « Sono convinto che, dopo un’overdose di tute - commenta l’imprenditore e creativo - sia forte l’esigenza di recuperare la bellezza del vestire. Questa collezione è pensata per uomini e donne finalmente liberi di vivere appieno la propria vita». Un plus di innovazione è garantito infine da Mt Core, nuovo studio di progettazione dedicato a costruzioni e tessuti all’avanguardia, per studiare inediti concetti sullo sportswear: è nata da questo hub di innovazione una capsule composta da un giaccone unisex in due versioni (lungo e corto) e da una scarpa, realizzati con un materiale base “reflex”, stampato con lamine fluorescenti e verniciato. Per Montecore la sperimentazione non si ferma mai.
Montecore’s new development path puts customers at the centre The outerwear label founded by Fabio Peroni, licensed out until last season, will be produced and distributed by the company itself as of the FW21-22 collection For Montecore, the men’s outerwear brand founded in 2006 of which Fabio Peroni is CEO and creative director, it is an opportunity to reduce the distance to retailers and, by extension, the end customer. “From FW 21-22 it will come under direct management - explains Peroni -. A conscious and targeted decision aimed at consolidating our partnership with our 400 clients, 30% of whom in Italy, and developing our international presence.” The term ‘partnership’ is somewhat restrictive though: “We have been working hard right across the board for months - he continues - investing time and money to develop a company structu-
re overseen by a professional that needs no introduction, Marco Bacà. We have expanded the distribution network, created a cutting-edge logistics system and defined new communication strategies”. The last few days has seen the launch of the Milan showroom: the Montecore space at the heart of the Quadrilatero, at 2 Via della Spiga, stands out for its layout which is in complete harmony with the brand’s DNA. Also off the ground is the new B2B platform, “which we are really proud of as it has been designed to provide clients with an advanced service, with multilingual product presentations and 3D images and the possibility of immediate restocks during the season”. One project in the pipeline, but already at an advanced stage, is the direct e-commerce site. The future is in Italy but above all in the international market where Montecore is already strong in areas like Asia and in countries like
Spain, France, Scandinavia, Belgium, Holland and, last but not least, Russia, where important developments are planned. First and foremost the extension of the wholesale network and, once the pandemic is over, the retail business: “We would like to begin with a shop window in Milan, an increasingly strategic city on the international retail fashion scene”. The FW 21-22 collection has been revamped and expanded: a large selection of outerwear with the addition of new product categories, like trousers and knitwear, to create new outfits; models that represent the essence of technical excellence, comfort and elegance, extremely modern in style with a nod in the direction of the new generations. “I focused on material, tactile, draped fabrics that are also resistant, functional and protective, for outfits that we can’t - that we don’t want - to simply define as sporty - explains Peroni -. There are lots of technical benefits but they aren’t visible: the external look is sophisticated and distinctive, with large shoulders, tapered silhouettes, soft sleeves and a palette that ranges from rust to earthy shades and through to a particular tone of blue. All of which thinking of the 1980s and 90s, revisited and brought up to date”. There is also a capsule collection of sustainable knitwear (in recycled PET yarn), a range of fashionable trousers but in a special ultra-comfortable tri-laminated fabric, and a series of unisex garments, also thinking of women, which for now will only be present in the Milan showroom but will be further developed over the next few seasons. “I am convinced that, after an overdose of tracksuits - remarks the entrepreneur and creative director - it is really important to start dressing with a bit of style again. This collection is designed for men and women, finally free to live their lives to the full again”. Finally, a touch of innovation is guaranteed by Mt Core, a new design studio dedicated to cutting-edge constructions and fabrics and the study of original new sportswear concepts: this innovation hub has produced a capsule collection consisting of a unisex coat in two versions (long and short) and a shoe, made with a “reflex” base material printed with fluorescent foil and painted. At Montecore the experimentation never ends.
www.montecore.it
INNOVAZIONE PROTAGONISTI
ancora molto indietro sul fronte della sostenibilità. Ha già passato tutti i test tecnici e crediamo possa debuttare sul mercato con la Spring- Summer 2022.
INTERVISTA Gio Giacobbe Ceo di ACBC
«Essere sostenibili non costa di più. Il momento di cambiare è adesso» Gio Giacobbe ed Edoardo Iannuzzi hanno fondato ACBC nel 2017 «con la visione del 2040» e l’annus horribilis della pandemia per loro è stato un anno d’oro. Grazie a nuove risorse finanziarie, aprono il 2021 con il piede giusto e marciano verso la quotazione, sugli stessi binari dell'inizio: sostenibilità e innovazione. Dimostrando che anche un’azienda eco può essere profittevole DI ANGELA TOVAZZI
Durante il primo lockdown, in mezzo a interminabili call e videochiamate su Zoom, l’unico orizzonte disponibile era quello fuori dalla finestra, ammirando «un cielo azzurro che non si vedeva da tempo». Gio Giacobbe ne è convinto: «Questa pandemia ci ha fatto capire che è ora di svegliarsi: salute e ambiente vengono prima di tutto e anche le aziende devono impegnarsi». ACBC-Anything Can Be Changed lo sta facendo da circa tre anni: sostenibilità e innovazione sono - e resteranno - i due pilastri della società fondata con il socio Edoardo Iannuzzi. Una startup che ora è pronta ad alzare l’asticella, grazie a nuove risorse finanziarie e partnership strategiche. Il 2020 non è stato così male per ACBC… Abbiamo chiuso l’anno con un aumento di capitale di 3 milioni e 200mila euro, grazie a un pool di finanziatori, tra cui Club degli Investitori, Cassa Depositi e Prestiti, Ocean Investments, Venture Capital e Abc Invest. Una fiducia di cui siamo orgogliosi, considerato il momento non facile, che andrà a sostenere un piano di crescita importante, con la previsione di sfociare, tra il 2023 e il 2024, 48
Quali invece le prossime mosse sul fronte commerciale? Lavorare nel post Covid è difficile ma non è il momento di fermarsi. A oggi abbiamo all’attivo 12 monomarca in sei Paesi e nel 2021 inaugureremo altri sei punti vendita, focalizzandoci sul mercato italiano, con aperture in Puglia, Sicilia e Veneto, puntando contemporaneamente su offline e online. Obiettivi di fatturato? Chiuderemo l’esercizio a marzo 2021 in crescita del 10% e nel giro di tre-quattro anni contiamo di arrivare a 34 milioni di euro.
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nella quotazione. Sostenibilità e innovazione continueranno a essere i nostri pillar. Abbiamo lanciato questa startup nel 2017, avendo in testa una visione del 2040. E il mercato ci sta dando ragione. ACBC, oltre a essere presente sul mercato con il proprio marchio di sneaker, ha all’attivo una ventina di collaborazioni, tra cui Armani e Moschino, e a dicembre ha siglato un’altra partnership, che aprirà il campo a qualcosa di inedito per il mercato… Quella siglata con la storica marchigiana Giano è una collaborazione che porterà, entro la fine del 2021, alla creazione di un laboratorio certificato per la realizzazione di calzature eco-friendly. Nel nostro Paese non esiste a oggi una fabbrica di questo tipo e credo che riuscire a fare un made in Italy sostenibile in Italia sia una grande sfida. L’obiettivo è ottenere tutte le certificazioni di sostenibilità, tra il cui il titolo di B Corp, e costituire infine una vera e propria newco, basata su obiettivi condivisivi e sull’importanza di tutelare l’ambiente in tutte le fasi produttive. ACBC si è fatta notare grazie all’utilizzo di materiali animal free, bio based o riciclati e alla tecnologia “zip-shoe”, che permette la rotazione delle tomaie, con la possibilità di infinite combinazioni e, soprattutto, di allungare il ciclo di vita delle calzature. Quali le nuove frontiere? Abbiamo appena messo a punto il primo tacco sostenibile, una categoria di prodotto
Con ACBC puntate a promuovere un modello di produzione e di consumo consapevole, che incentiva le aziende a usare materiali ecofriendly e i consumatori a utilizzare idealmente i prodotti fino alla fine del loro ciclo vitale. Come si riesce a essere sostenibili e al tempo stesso profittevoli? Si riesce perché la sostenibilità non costa di più. I multipli della moda consentono questo sforzo, che alleggerisce solo di poco i margini. Le richieste dell’ambiente sono impellenti: bisogna consumare e produrre meno, consumare e produrre meglio. Le aziende devono adeguarsi e fare la loro parte. Non si può più aspettare. 1. Gio Giacobbe, ceo e co-founder con Edoardo Iannuzzi di ACBC 2. Gli uffici a Milano. L'azienda ha brevettato la “zip-shoe”, una tecnologia che permette, attraverso una cerniera, di intercambiare tomaie diverse sulla medesima suola, evitando l’inquinamento dovuto alla produzione e all’incollaggio e allungando il ciclo di vita della calzatura. Tutti i materiali utilizzati sono animal free, bio based e riciclati
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INNOVAZIONE TESSILE
I TREND DELLA SS 2022 Tra performance e sensibilità green Non solo made in Italy
E adesso trattiamoci bene Pensano al comfort le nuove collezioni di filati e tessuti per la primavera-estate 2022 e a una quotidianità più rilassata, forse scandita ancora dallo smart working. La performance resta centrale ma si pensa anche all’ambiente, con materie prime riciclate o biodegradabili e tessuti che si sporcano con minore facilità. Le tonalità si ispirano alla natura, ma c’è chi scommette sui colori energetici. Per esprimere gioia di vivere, dentro o fuori casa DI ELISABETTA FABBRI
Vitale Barberis Canonico La linea Supersonic diventa Kaleidoscopic Supersonic secondo le nuove esigenze dell’uomo d’affari che, limitati i viaggi in aereo, lavora da remoto e, ridotte le distanze, si muove anche in monopattino. Resta centrale il comfort senza dimenticare lo stile, come attestano le nuove proposte in pesi leggeri, che mischiano la lana alla lycra e i jersey jacquard (nella foto), che variano dai blu ai colori naturali in lana e lino.
Orta Anadolu - Orta Denim Nella nuova collezione Deeply Rooted (nella foto), Orta Denim propone Gen H: una gamma di tessuti 100% plant based che include proposte realizzate per il 30% con canapa (una coltivazione che contrasta la perdita di biodiversità legata ai cambiamenti climatici) mentre il cotone organico nei blend è certificato Gots. Stretch Spectrum, studiata per capi confortevoli, da indossare quando si lavora da casa, impiega invece cotone riciclato pre e post consumer e poliestere riciclato post consumer. Meltem, tutta in lino, unisce il comfort all’alto di gamma. In assortimento anche tessuti antibatterici e antivirali, o che proteggono dai raggi UV, termoregolanti e antiodori.
Bossa Sono quattro i temi della collezione per l’estate 2020 del player turco del denim. Con Heritage ripercorre le radici della tela indigo - fili, costruzioni, lavaggi vintage - e le combina con le nuove tecnologie, mentre con Dark Side sviluppa tonalità che vanno dal nero al grigio chiaro, con lavaggi ed effetti innovativi (nella foto). Sweet Home è pensato per capi in denim performanti, soffici e lisci al tatto da indossare in casa o quando ci si sente più rilassati. Questa gamma include i tessuti Fresh Denim, che restano puliti e freschi a lungo e, richiedendo meno lavaggi, hanno minore impatto sull’ambiente. Infine, Nature Breath, tutta in cotone, si ispira ai toni della natura come giallo e cachi.
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Botto Giuseppe L’azienda biellese continua ad ampliare la collezione di filati Naturalis Fibra con nuove proposte di alta gamma e sostenibili. Per la primavera-estate 2022 sono stati realizzati fili in lana dai titoli finissimi, seta, cashmere in mischia o da soli. L’idea che prevarrà un bisogno di rassicurazione ha portato alla scelta di colori naturali, in linea con il tema della sostenibilità, che si affiancano a tonalità energetiche, per esprimere gioia di vivere ed entusiasmo (nella foto).
Sorona - DuPont Biomaterials
Eurojersey Symbiotic è una gamma di tessuti Sensitive Fabrics flessibili, leggeri, a compressione calibrata, che assecondano il movimento e scolpiscono la silhouette. Permettono la traspirabilità e un elevato scambio termico, si asciugano in fretta ed evitano attriti sulla pelle. Inoltre non si deformano, non perdono consistenza anche dopo l’uso e lavaggi frequenti e sono dotati di termoregolazione e schermatura dai raggi UV. L'azienda produttrice Eurojersey è stata la prima del tessile a dichiarare l'impronta ambientale con la Pef (Product Environmental Footprint). A dicembre 2020 ha ottenuto il nuovo attestato Pef sui dati 2019, con i miglioramenti registrati rispetto al biennio precedente: si è evidenziata, tra gli altri plus, una netta riduzione degli impatti sulla Carbon Footprint e sulla Energy Footprint, grazie all'efficientamento della centrale termica nel 2018 e alla sostituzione della nuova Ram nel luglio 2019.
Sorona, il polimero ad alte prestazioni di DuPont Biomaterials composto per il 37% da ingredienti vegetali rinnovabili, ha avviato una colaborazione con la portoghese Tearfil per la realizzazione di filati in fiocco sostenibili e dalle alte performance. Con la fibra cellulosica Eastman Naia ha invece lanciato una collezione di tessuti sostenibili, bio-based, dall’eccezionale elasticità e recupero e dalla mano morbida (nella foto). Le fibre Naia hanno la particolarità di essere ottenute dal legno proveniente da foreste e piantagioni di pini ed eucalipti gestite in modo responsabile e sostenibile. Sono prodotte attraverso un processo sicuro, a ciclo chiuso, dove i solventi vengono riciclati per essere riutilizzati nel sistema. In più sono biodegradabili e compostabili.
Tollegno 1900 Tra i filati della primavera-estate 2022, Flaxwool unisce il lino alla lana merino extrafine (nella foto) mentre Woolcot Bio, mette in sintonia la lana merino extrafine certificata Rws e il cotone organico. Un'altra espressione della eco attitude di Tollegno 1900 è la scelta, in questa stagione, di proporre cartelle colori esclusivamente a stampa digitale.
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INNOVAZIONE TESSILE
Thindown L’universo degli isolanti si amplia grazie a una nuova declinazione del tessuto di piuma Thindown di NipiNatural Insulation Products. Al calore, leggerezza e sofficità di Thindown ora sono stati aggiunti sofficità, possibilità di drappeggio ed elasticità della ecofibra Sorona. Thindown+Sorona, che espande l’offerta del marchio di Nipi in un’ottica più sostenibile, è proposto in tre diversi pesi: 45, 60 e 80 grammi.
Cariaggi Le competenze artigianali dell’azienda marchigiana, unite a una tecnologia all'avanguardia, hanno dato vita a un filato di elevata morbidezza e brillantezza. Si tratta del filo pettinato 8/88 (il numero otto scelto come simbolo di equilibrio, speranza e fortuna), in una fibra di cashmere eccezionalmente lunga e molto fine, che permette effetti tridimensionali e moderni, dalla mano piena ed avvolgente.
Lanificio dell’Olivo Il focus dell’azienda pratese resta quello dei filati di qualità, creativi e affidabili nella resa. Nella categoria Scent of Linen (nella foto) presenta un lino bio mixato al Tencel e al lamé per un aspetto imperfetto, e un lino lessivé, dalle colorazioni vegetali o scaldate da toni più vivaci come il verde germoglio. La gamma Les Oxydes include filati lucidi e catenelle tridimensionali dagli effetti cangianti in poliestere riciclato Grs o viscosa Ecovero, con la possibilità di trattamenti antibatterici. Special Bright presenta lamé metallizzati, con rame, oro e argento (dalle proprietà antisettiche naturali) in colori ossidati, mercurio o verde oliva. Cotton 4 Seasons spazia nei cotoni biologici Gots e Ocs, mentre il poliestere è riciclato e con trattamento antibatterico. Qui domina il puro bianco insieme ai pastelli tenui e rilassanti.
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IL SENTIMENT DEGLI IMPRENDITORI
Anche le aziende tessili sono pronte a nuove sfide
Il 2021 è un anno difficile da decifrare, ma le aziende di tessuti, filati e dell’accessorio tessile non si sottraggono alle sfide e lo fanno con un cauto ottimismo. «Dagli inizi di dicembre si è notato un certo fermento - afferma Gaetano Lanfranchi ceo della Giovanni Lanfranchi, nota per le cerniere Lampo -. Sono partiti nuovi progetti e di sviluppo prodotto così i big player, pur in ritardo rispetto alle passate stagioni, hanno iniziato a inviarci ordinativi significativi per le collezioni invernali. I clienti con retail diretto hanno potuto prendersi questo azzardo più a cuor leggero, ma tutti ormai sono consapevoli di dover dare all’alto della filiera il tempo necessario a produrre. Ora non siamo in grado di prevedere quanto durerà la stagione produttiva 2021, tuttavia possiamo ragionevolmente aspettarci un primo trimestre positivo». «Non abbiamo certezze sulla nuova normalità - dice Andrea Crespi, direttore generale di Eurojersey - ma siamo pronti alle sfide di un mercato sicuramente più selettivo ed esigente. In questi ultimi mesi abbiamo continuato a investire nel prodotto, nel servizio al cliente e nell’efficienza produttiva: tutti asset fondamentali per il nostro posizionamento di settore». «Questa crisi - riflette Silvio Botto Poala, ceo di Botto Giuseppe - incide sulla propensione agli acquisti e l’abbigliamento potrebbe avere bisogno di più tempo, rispetto ad altri settori, per riprendersi. Un possibile recupero più veloce nel lusso dovrebbe favorire l’Italia e la Francia. Probabilmente bisognerà prepararsi a un paio di anni difficili, prima di tornare ai livelli pre-Covid, ma manteniamo piani ambiziosi come rendere le collezioni sempre più attraenti e speciali, nella gamma delle proposte sostenibili, e diventare una realtà totalmente sostenibile entro il 2025». «Il 2021 sarà ancora sfidante e difficile da prevedere, data la continua evoluzione strettamente legata all'andamento della pandemia»,aggiunge Alessandro Barberis Canonico, alla guida della Vitale Barberis Canonico. «Usciamo da un anno difficile - dice Cristiana Cariaggi, consigliere del board dell’azienda di famiglia - ma la produzione non si è mai fermata e abbiamo trovato nuove forme digitali per rimanere connessi con i clienti. Avviamo un 2021 improntato alla prudenza, con la speranza di tornare presto alla quotidianità che ci è stata tolta. Di certo continuiamo a investire sulla sostenibilità, nel suo significato più completo». «ll momento rimane delicato, anche se negli ultimi mesi dell'anno siamo tornati a ordinativi simili a quelli di un anno fa - interviene Fabio Campana, ceo di Lanificio dell’Olivo -. Diversi brand non sono riusciti a vendere la maglieria della scorsa stagione estiva, quindi la domanda per la prossima estate è in parte diminuita, mentre la campagna per il prossimo autunno-inverno è stata incoraggiante. Ipotizzando che l'emergenza sanitaria non torni a livelli elevati, ci aspettiamo una ripartenza dal Far East. Gli Usa rispondono meglio di altri e l’Europa sta tenendo, sentendo le aziende della moda eccellenti e dinamiche. Adesso è ancora più importante essere vicini ai clienti, cercare soluzioni mirate e fornire un servizio ottimo. Noi stiamo cercando di farlo e sembra che in molti lo apprezzino, continuando a preferirci». (e.f.)
Dolomite for
Dolomite: sostenibilità in primo piano con ReSource e Sorapis Prodotto, persone e pianeta: sono queste le tre P di ReSource by Dolomite, ampio progetto all’insegna della responsabilità sociale d’impresa il cui emblema è Sorapis: una calzatura che colpisce l’occhio per lo stile e la funzionalità, ma conquista il consumatore evoluto grazie al dna sostenibile e certificato, che le è valso l’Ispo Award 2021-Gold Winner
Raccontare storie vere, avventure epiche e conquiste straordinarie fa parte del dna di Dolomite fin dal lontano 1897. Con lo stesso spirito, oggi il marchio si proietta verso nuovi orizzonti: migliorare l’impatto delle pratiche commerciali, preservare l’ambiente per le generazioni future e stimolare un cambiamento positivo nelle comunità sono i cardini di ReSource by Dolomite, progetto concepito per sviluppare e promuovere la responsabilità sociale d’impresa mettendo al centro le persone, il prodotto e il pianeta. No al lavoro minorile, no al lavoro forzato, nessuna discriminazione, abuso o molestia, libertà di associazione e contrattazione collettiva, adeguato compenso e benefici, orari di lavoro e occupazione adeguati, garanzie di salute e sicurezza per tutti, pratiche responsabili verso l’ambiente: in tutta la supply chain di Dolomite valgono queste regole ed è per questo che a tutti i fornitori viene richiesto di firmare un codice di condotta, cui devono adeguarsi, e dimo-
strare di applicarlo day by day tramite le visite periodiche nei loro impianti da parte dei responsabili del brand. Se le persone sono importanti, il prodotto non è da meno: attraverso il dipartimento di Ricerca e Sviluppo, le nuove tecnologie e il design, Dolomite garantisce una sostenibilità senza se e senza ma, che significa tessuti amici dell’ambiente, utilizzo sempre più massiccio di materiali riciclati, a base biologica e certificati e monitoraggio delle best practice dei partner. Non ultimo, il pianeta: alla base di ReSource by Dolomite c’è la sfida di ridurre al massimo le emissioni della catena di approvvigionamento individuando le fasi più impattanti, in modo da introdurre velocemente e sistematicamente cambiamenti positivi. La prima calzatura all’interno delle collezioni Dolomite a essere certificata ReSource è Sorapis, che non ha caso si è aggiudicata il prestigioso Ispo Award 2021-Gold Winner nella categoria Lifestyle Footwear. A colpire l’occhio è il design contempora-
www.dolomite.it
neo d’ispirazione urbana, con rimandi al mondo della montagna, ma Sorapis è un concentrato di valori: la pelle con cui è realizzata la tomaia proviene da concerie italiane ed è certificata Leather Working Group (Lwg), organizzazione internazionale senza fini di lucro, responsabile del più grande programma di sostenibilità della pelle al mondo. Una pelle che, tra l’altro, è priva di metalli. I lacci, la fodera e il plantare di Sorapis sono composti con un materiale riciclato, certificato Global Recycled Standard (GRS). Infine, la suola Vibram N-Oil: composta dal 90% di materiali non derivati dal petrolio e dal 100% di pigmenti naturali per la colorazione, ha ottenuto la certificazione da parte dell’U.S. Department of Agriculture. Sorapis non è solo una scarpa comoda e fortemente connotata a livello di stile: è l’emblema di un impegno quotidiano per immaginare un futuro migliore, in sintonia con un consumatore che si interroga e informa sui prodotti, la loro storia e i loro contenuti etici, oltre che estetici.
INNOVAZIONE NEWS NELL'ALTO DELLA FILIERA
Aziende pronte allo shopping per fare massa critica e diversificare Nel corso della seconda ondata di Covid, realtà come Piacenza 1733, Reda, Riri Group e Remmert pensano al futuro investendo in altre aziende. Non solo del settore manifatturiero Nel secondo lockdown anche il monte della filiera della moda ha proceduto con nuove fusioni e acquisizioni, principalmente dettate dalla volontà di fare massa critica o diversificare il business. Il produttore biellese di tessuti e abbigliamento Piacenza 1733 ha rilevato i “vicini” del Lanificio Piemontese per creare sinergie, condividendo la stessa logica imprenditoriale. Un altro esponente del tessile biellese, Reda, punta invece a sviluppare una piattaforma di servizi tecnologici per la moda con l’acquisizione del 100% di Lanieri, la piattaforma online che vende sartoriale su misura. E si muove anche l’accessorio tessile. È il caso di Riri Group, con base a Mendrisio e noto nel mondo delle zip e dei bottoni, che ha deciso di estendere la propria offerta con Cobrax Metal Hub. Si tratta di una newco, frutto dell’acquisizione di 2Frame, specializzata in progettazione, sviluppo e produzione di componenti metalliche per l’alta moda e il lusso (nella foto), situata nel distretto toscano del fashion. L’idea dell’acquirente è anche quella di portare avanti lo sviluppo di nuovi articoli e prototipi su input delle maison, per un’offerta customizzata. Invece nel torinese Remmert ha proceduto a una fusione per incorporazione del vicentino Nastrificio Veneto, diventato così una divisione produttiva della società, che vanta 140 anni di storia nella realizzazione etichette, nastri, accessori per l’abbigliamento e la sartoria. Il sodalizio permette a Remmert di entrare nel segmento delle cinture prefabbricate. (e.f.) MIROGLIO POTENZIA IL BUSINESS
PER L'ESTATE 2022
Nuovi progetti per Sublitex, azienda del Gruppo Miroglio specializzata nella produzione di carte e film per stampa transfer. Di recente ha lanciato Sublitex Urban, una serie di tessuti in poliestere stampati attraverso processi sublimatici (tipici della stampa digitale, con cui gli inchiostri si uniscono in maniera stabile alla superficie), indicati per linee fashion e di activewear. La società sta inoltre potenziando la capacità produttiva in un’ottica sostenibile con il recupero degli inchiostri, il riutilizzo dei cilindri e la riduzione del consumo energetico e ha dotato lo stabilimento di Alba di un moderno reparto di finissaggio dei tessuti water free. Sublitex punta a offrire anche il servizio di façon di stampa transfer, per soddisfare velocemente dal piccolo confezionista al grande retailer. Tra gli obiettivi del triennio 2021-24 ci sono l’espansione all'estero, con l’apertura di nuove filiali commerciali, e investimenti nella stampa diretta water free. (e.f.)
Si chiama Break free! la linea primaveraestate 2022 di Berto «per chi vuole liberarsi dai confini di un mondo in quarantena e dello shopping compulsivo». I tessuti sono pensati per un abbigliamento comodo ma elegante, da indossare in casa o fuori, ma con un occhio attento alla performance, in termini di traspirabilità e leggerezza. Lo specialista del denim sta anche utilizzando più fibre cellulosiche e tecniche, in alternativa al cotone (una coltura waterintensive), e a proporre tessuti fatti per durare, dall'aspetto vintage. (e.f.)
Sublitex lancia i tessuti stampati Urban
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La nuova gamma Berto comfy e performante
NEL TESSILE LOMBARDO
Carvico si distingue per performance e affidabilità finanziaria Carvico Spa ha ricevuto il Premio Industria Felix - L’Italia che compete per il segmento Moda. L'azienda bergamasca, specializzata nella produzione di tessuti elasticizzati indemagliabili per i settori intimo, bagno, sport, outdoor e arredamento, è stata insignita insieme ad altre società con sede in Italia, che si sono distinte per performance gestionali, affidabilità finanziaria e sostenibilità. Il riconoscimento viene assegnato tenendo conto di un algoritmo di competitività, sulla base dei bilanci depositati, del Cerved Group Score (indicatore di affidabilità finanziaria) e valutando, se pubblicati, il bilancio di sostenibilità o la Dichiarazione non finanziaria. (e.f.) DOPO ANNI DI RICERCHE
Boselli lancia B.active3X B.active3X by Boselli è l’ultimo nato nel dipartimento R&D della E. Boselli & C., dopo anni di ricerche. Si tratta di un finissaggio che conferisce al tessuto tre funzioni: batteriostatica, water repellent e ignifuga. Attraverso un processo di micro-pigmentazione, le particelle applicate allo speciale finissaggio si depositano negli interstizi del filato, legandosi a esso in modo indissolubile. Il trattamento, come spiegano dall’azienda comasca, è di lunga durata, resistente al lavaggio in acqua o a secco, e non necessita di riattivazione. L’azione antivirus è in fase di studio. (e.f.)
MANILA GRACE for
Manila Grace Back to Origins con Elena Santarelli
La campagna SS21, girata in Puglia per ribadire la vera italianità del marchio, vede protagonista una mamma, moglie, lavoratrice e impegnata nel sociale. Forte, poliedrica e portatrice di valori positivi, come è la donna di Manila Grace Back to the Origins è il leitmotiv della campagna Manila Grace per la Spring/ Summer 2021, veicolata a mezzo stampa print, digital e affissioni: un ritorno alle origini inteso come ricongiungimento al punto da cui tutto ha avuto inizio. In una location bucolica, fra i trulli pugliesi della Tenuta Mastro Francesco di Ostuni, prende forma un set dove la natura emerge con tutto il suo vigore per riassaporare i ritmi di una vita slow, emblema di un made in Italy che è parte integrante del dna del marchio. Protagonista una donna forte e risoluta, in grado di rappresentare al meglio i valori del brand: Elena Santarelli. Mamma, moglie, lavoratrice nonché impegnata ampiamente nel sociale, Elena riflette molte delle caratteristiche del target multitasking e poliedrico di Manila Grace. Donne versatili, a tratti ‘dolcemente complicate’, che riescono sempre ad affrontare ogni sfida, da quelle quotidiane a quelle più impegnative. «Back to the Origins non è un claim scelto a caso - commenta Enrico Vanzo, A.D. di Antress Industry, di cui fa parte Manila Grace -. Significa che è importante guardare al futuro, ma consapevoli di quello che siamo e di quello che ha rappresentato il successo del nostro brand. La collezione SS 21 è un concentrato di italianità, con uno sguardo al futuro. La cura dei dettagli, la sartorialità, in sintesi il made in Italy, sono aspetti intrinsechi al nostro dna. Forme destrutturate, ricerca attenta dei materiali e delle fantasie, sovrapposizioni di stampe sono gli ingredienti del successo internazionale dello stile unico e inconfondibile di Manila Grace e della sua ricerca di qualità». «Proprio per venire incontro alle esigenze del mercato - pro-
segue Vanzo - non abbiamo previsto una pre collection e una main collection, ma il lancio di un’unica collezione insieme al denim». «Già con la campagna FW 20 abbiamo voluto dare un messaggio forte e di impatto - aggiunge Elena Gandolfo, Marketing & Communication Manager di Manila Grace - pensando a una donna forte che si distingue dalla massa e dagli stereotipi». La nuova campagna, come sottolinea Gandolfo, sceglie ambienta-
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zioni tipicamente italiane in omaggio alla storia del brand. «L’abbigliamento non è un bisogno primario, ma un desiderio - conclude la manager -. Per questo è fondamentale puntare sullo storytelling e su messaggi positivi di rinascita. La moda non è un oggetto, ma un’espressione di vita». Sulla scelta di Elena Santarelli, Elena Gandolfo sottolinea: «È la vera donna Manila Grace, elegante, sofisticata e con una forte personalità».
INNOVAZIONE DEBUTTI
LA CREATIVITÀ NON TEME IL VIRUS La morsa della pandemia non allenta la presa, ma c'è chi durante i lockdown ha deciso di gettare il cuore oltre l'ostacolo, avviando business controcorrente o nuove linee di prodotto DI ALBERTO CORRADO
Network & marketplace STORITALIA: LA VOCE DELLE BOTTEGHE ARTIGIANE Storitalia, progetto di Maria Stella Bonomi e Giovanni Piccinelli, si articola in un network e un marketplace dedicati alle più belle botteghe e laboratori artistico-artigianali del nostro Paese. Identità nascoste soprattutto al mercato internazionale, per via anche delle barriere tecnologiche, digitali, linguistiche e culturali. Grazie a Storitalia, gli artigiani entrano in contatto con una fitta rete di architetti, designer e collezionisti privati di tutto il mondo. Un marketplace pensato per realtà che non avrebbero altrimenti la possibilità di entrare nel mondo digitale, attraverso un sito che rende fruibili prodotti che spaziano dall’arredamento alla gioielleria fatta a mano: armadi in ebano, tavolini da tè in resina e bronzo, divani in velluto interamente realizzati a mano, sculture in ceramica di Vietri, set di tazzine in porcellana e collane di perle, orecchini in vetro soffiato e bracciali in corallo. Un veicolo di storie senza tempo e di tradizioni che si possono trovare solo in Italia.
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Una linea di Fratelli Borgioli SEISHOU: L'INCONTRO TRA ITALIA E GIAPPONE Fratelli Borgioli, storico produttore italiano di scarpe di lusso dal 1946, non si è fatto intimorire da un mercato critico e ha lanciato Seishou, linea di scarpe disegnata dai designer giapponesi Ikeda & Matsuzaki. Il nome della collezione, che tradotto significa “unisono”, nasce dalla volontà di legare l’artigianato italiano allo stile giapponese. Tutte le scarpe della linea uniscono il comfort di una sneaker all’eleganza di una scarpa formale, attraverso tecniche complesse che applicano la suola fresata su forma, la lavorazione Blake con increne e l’utilizzo di materiali naturali. Le scarpe sono disponibili sul sito www.fratelliborgioli. com/shop, presso i rivenditori ufficiali e nel nuovo punto vendita Casa Borgioli, situato nei locali della vecchia fabbrica di Vinci (Toscana).
Comfort quotidiano MYDO.WORLD: UN MONDO SOSTENIBILE La sostenibilità è il concetto base del progetto Mydo.World. Partito da solidi principi, quali la naturalità e la qualità intrinseche nelle fibre organiche certificate, Mydo.World si concretizza in una collezione declinata per il mondo del letto/bagno/tavola, ma anche per quello dell’abbigliamento, dal formale al tempo libero. Materiale d’elezione è la canapa, insieme a bambù, ortica, fibre derivate dalle alghe, cotoni e lini organici. Il tutto mantenendo un touch che parla di sleepwear e loungewear, per adulti e bambini.
Slow fashion
New Business Model IMPOSSIBLE BRANDS: FILOSOFIA ANTISPRECO Quando la moda incontra due velocità, quella estrema del virtuale e quella lenta della qualità artigianale, il risultato non può che essere interessante. È questa la filosofia di Impossible Brands, realtà aziendale fondata dai tre giovani imprenditori Alessandro Botteon, Anastasiia Masiutkina D’Ambrosio ed Edoardo Di Luzio, che si propone di rivoluzionare il mercato con un nuovo modello di business, basato sulla formula del “virtual to consumer”. Il progetto prevede, infatti, che per ogni brand vengano dapprima realizzati e lanciati prodotti solo virtuali. Sulla base dei dati raccolti online circa il maggiore o minore gradimento andranno in produzione solo i pezzi più di successo, avvalendosi di una filiera made in Italy. Il primo brand lanciato per il 2021 è Ama, sinonimo di borse disegnate da Anastasiia Masiutkina D’Ambrosio e prodotte interamente nei distretti di eccellenza manifatturiera di Lombardia, Veneto e Toscana. Le borse hanno prezzi diversi, dai 370 euro del modello “nano”, agli 800 per quello più grande. I mercati di riferimento sono internazionali, spaziando tra Usa e Asia, in particolare Corea, Hong Kong e Giappone. Nella seconda metà dell’anno debutterà il secondo brand, che sarà una proposta di eyewear. L'obiettivo è arrivare a sei marchi nei prossimi quattro anni.
PPT: POST PANDEMIC TOTE Ppt è un nuovo brand gender-fluid e seasonless di borse tote, fondato da Tatiana Orlova e Stefano Pugliese, per raccontare lo spirito green e anticonformista della contemporaneità attraverso un nuovo stile made in Italy, ricercato e dai toni accesi. Il brand è nato in Puglia durante il lockdown e riscrive i canoni classici delle tote bag, in nome di un acquisto consapevole, all’insegna dello slow fashion. La social responsibility e l’originalità di Ppt si traducono nella scelta di materiali di origine militare (coperture per tende da campo, reti copri-elmetto, rotoli di canapa a trama fitta) provenienti da giacenze di magazzino, sacchi di juta per il caffè riportati in vita al servizio della moda e fodere dei materassi anni ’50, recuperate e modificate con nuovi motivi grafici. I manici colorati sono realizzati con fibre miste di cotone al 70% e per il restante 30% sintetiche, provenienti da fili rigenerati.
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DESIGNER TO WATCH
GLOBAL
ECHO TENGONO BANCO LE NUOVE LEVE INTERNAZIONALI, PROFONDAMENTE LEGATE ALLE LORO ORIGINI.
DI ALBERTO CORRADO
MENNITI Designer Marcus Minniti
MULTICULTURALISMO DI UN BRAVE BOY Il brand Menniti nasce dalla mente creativa di Marcus Menniti, ispirandosi a simboli e colori del Sud Italia. Origini calabresi, cresciuto tra Roma e Stoccolma, si trasferisce negli Usa, vincendo una borsa di studio per giocare a calcio, e dove, completa il suo percorso formativo. Tra Chicago e Boston, studia psicologia e lavora come modello, ma è tra una lezione e un'altra che nasce la passione per la moda, disegnando abiti e anelli. Ossessionato dal processo creativo,
WAO Designer Gianmarco Giacometti www.wearewao.com
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www.menniti.com
si sposta a Tampa, per iscriversi a un Master in Imprenditoria alla University of Tampa. La sua prima collezione sarà alla MFW di febbraio nel contesto di Emerging Talent e, successivamente, si potrà visionare negli spazi de Il Salotto di Milano.
LA SCARPA CON EFFETTO ECO Wao the Eco Effect Shoes è un progetto speciale, sviluppato da un gruppo di professionisti di diversa estrazione: Erika Moriconi, Michele Stigliani e Gianmarco Giacometti, che insieme hanno deciso di realizzare e produrre una scarpa interamente ecologica. L’innovazione di questo prodotto è sintetizzabile nella ciclicità: la scelta di materiali naturali, riciclabili o rigenerati, la filiera etica e trasparente, la produzione italiana, lo smaltimento tramite vermicultura, la donazione del 4% per ogni acquisto a un ente che tutela l’ambiente e gli animali.Progetti per 2021: continuare la continuazione delle Wao in canapa ed espandere la loro distribuzione.
IDENTITÀ GLOBALE E ARTIGIANALE Là Fuori è un lifestyle brand nato a New York nel 2019 da Vidur Adlakha, designer e grande conoscitore dell’arte tessile, e Riccardo Benedini, giovane collezionista e scrittore italiano. L’intento era di creare capi di abbigliamento e oggetti in grado di connettere culture diverse attraverso le abili mani degli artigiani, “creatori di meraviglia”, sparsi in tutto il mondo. Una sorta di esploratori nomadi di ricami e tessuti con un obiettivo, creare una community capace di diffondere e supportare la voce dell’artigiana donna, protagonista di ogni collezione del brand. Il nome della collezione FW 2021, ispirata al Vietnam, è “Stories of Sapa”. LÀ FUORI Designer Vidur Adlakha
Riccardo Benedini
www.belafuori.com
YATAY NELLA FORESTA Yatay è un brand di luxury sneaker che unisce qualità artigianale e impegno etico, creando calzature prodotte a mano e sviluppate per ridurre l’impatto sull’ecosistema. Fondato nel 2018 da Umberto De Marco, ceo di Coronet (azienda italiana pioniera nella produzione di materiali eco) realizza sneaker dal concetto no season e genderless. Due sono i nuovi modelli per il 2021: Irori e Neven, dal gusto urban, realizzati con materiali vegan (bio-polioli, polimeri estratti da cereali e mais, legno, plastica, gomma riciclata) e una rinnovata palette colori. Per ogni paio di scarpe venduto, Yatay pianta un albero in un’area deforestata, attraverso l’associazione no-profit Onetreeplanted.
RRV REVOLVER REQUEEN VENEXIA Creative producer Beatrice Baldan Designer Fabio Panzeri www.revolver-requeen.com
YATAY L’ARMA SEGRETA DELLA SEDUZIONE L’eccellenza del made in Italy e la tradizione del know how del "Made in Baldan" (sinonimo di eccellenza da oltre 70 anni) si fondono con l’animo ribelle di Beatrice Baldan e la maestria del designer Fabio Panzeri, per dare vita a una collezione di scarpe di lusso, dall’identità forte e dalle influenze clubbing, che esaltano la seduzione femminile. Elemento iconico il tacco a spillo, a prisma o con chiave. Una chiave che apre le porte del Revolver Requeen Hotel, una showroom situata in un palazzo d’epoca nel centro di Milano. Solo su appuntamento.
Designer Umberto De Marco www.yatay
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www.lampo.eu
MERCATI BUYERS' SURVEY
Lo store Marcos In Mountain a Prato Nevoso, stazione sciistica piemontese LA PAROLA AI RETAILER MULTIBRAND Nel pieno di un salto evolutivo Fra tecnologia e customer care evoluto
Online batte offline 1-0, ma i vaccini ribalteranno la partita Anche l’autunno-inverno 2020/2021 si è chiuso con perdite pesanti per i multimarca italiani, anche se attutite da un boost delle vendite in Rete. Ma è questione di tempo, secondo i retailer interpellati da Fashion: il fisico si riprenderà il ruolo che gli spetta. A patto che segua nuove regole DI ANGELA TOVAZZI
Fino a un anno fa si pensava che la crisi più profonda degli ultimi anni fosse quella scoppiata nel 2008. Quasi 12 mesi di stop and go causa lockdown hanno cambiato la prospettiva. E al contempo instillato la convinzione nelle menti più elastiche che è proprio nella fase acuta delle difficoltà che prendono forma idee rivoluzionarie. Dal consueto sondaggio che Fashion elabora con un panel di top retailer italiani è proprio questa doppia percezione che emerge: da un lato la fatica e lo smarrimento dopo quasi un anno di andatura a marce ridotte, con pesanti ricadute sul business, e dall’altro un ottimismo che
scaturisce dall’azione, dall’essersi messi in gioco per gestire l’emergenza. I dati che filtrano dalla nostra indagine sono significativi: un terzo degli imprenditori quantifica una perdita di fatturato, per l’autunno-inverno 2020/2021, pari al 30%. Alcuni degli interpellati parlano di una contrazione del 50% o addirittura superiore. Per i restanti il calo si attesta tra un -10% e un -25%, con rari casi (solo cinque) di closing in linea con la stessa stagione dell’anno scorso. Cifre quasi tutte accompagnate da una postilla, certo non marginale: si tratta di risultati negativi in parte attutiti dalle ottime performan-
Cos'è oggi la cosa più importante per il PUNTO VENDITA?*
67%
IL RAPPORTO DI FIDUCIA
64%
IL BRAND MIX
50%
IL SERVIZIO PERSONALIZZATO
44%
L’OMNICANALITÀ
8%
LA SICUREZZA
* Possibili più risposte
61
MERCATI BUYERS' SURVEY
LA PAROLA AI RETAILER MULTIBRAND Quali sono stati i marchi più venduti offline? 1 Gucci
2 Bottega Veneta,
Moncler
Saint Laurent
3 Dior, Stone Island
Quali sono stati i marchi più venduti online? 1 Moncler 2 Gucci 3 Burberry, Off-White
Burberry
Quali sono i servizi che avete introdotto nel punto vendita? 1 Consegne a domicilio 2 Videochiamate 3 Personal shopper su appuntamento 4 Flessibilità d’orario L'home delivery di De Florio a Bari
Gucci
Quali sono i prodotti che hanno retto meglio questa stagione?* 76% Scarpe 55% Maglieria 50% Outwear sportivo 41% Borse 38% Pantaloni gym 26% Capispalla 17% Altro 20% Felpe e T-shirt
Off-White
* Possibili più risposte
0
62
10
20
30
40
50
60
70
80
Bottega Veneta
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3
4
5
ce delle vendite online, àncora di salvezza durante le restrizioni da zona rossa, e canale spesso prioritario, o comunque paritario, anche in area arancione o gialla. Oltre la metà degli intervistati (tra cui alcuni neofiti dell’e-commerce) ha registrato
risultati del questionario, di previsioni provvisorie. I retailer sono compatti nel pensare che gli effetti disastrosi di questa crisi sanitaria ed economica siano stati attutiti grazie alla potenza della tecnologia (e in primis proprio dell’e-commerce), ma a livello commerciale restano convinti che il Covid non rappresenti il de profundis per il retail fisico, quanto piuttosto una sorta di elemento chimico (pur tossico) in grado di scatenare una reazione, verso effetti non necessariamente letali. Guarda caso, anche la frangia più conservatrice ammette che ormai ricavarsi flussi di vendita sul web è d’obbligo, con l’auspicio che si vada sempre più verso un’integrazione, in modo che online e offline possano alimentarsi a vicenda. Per la maggior parte degli intervistati il negozio in mattoni comunque è, e resterà, un punto di riferimento e si dicono ottimisti sul fatto che con la diffusione dei vaccini le persone torneranno a frequentarlo, spinti anche dalla voglia di tornare ad avere relazioni umane. «Credo nel 2021 il digitale
Anche la frangia più conservatrice ammette che l'online ormai è imprescindibile, ma per tutti l'offline manterrà la sua leadership
un boost dei ricavi online, con crescite a doppia cifra comprese fra un + 10% e un + 50% e anche per i mesi futuri è convinzione diffusa che il digitale giocherà ancora la parte del leone, con incrementi previsti nel 2021 tra il 15% e il 40%, nonostante alcuni giudichino le entrate perse durante i vari lockdown come «irrecuperabili». Si tratta in ogni caso, come si evince dai
1. La boutique Tip Tap di Adani a Modena 2. Una vetrina di Caneppele a Trento 3. Lo stile di Colognese 1882 a Montebelluna (Tv) 4. Accessori in evidenza da Bonvicini Fashion Gallery a Montecatini Terme 5. Lo store in corso Genova a Milano di Biffi Boutiques
continuerà la sua accelerazione a ritmi più veloci del fisico, che potrebbe rimanere pressoché stabile nell’anno», commenta Maurizio Coltorti, alla guida dell’insegna presente ad Ancona, Pescara, Macerata e San Benedetto del Tronto, sottolineando che «l’incremento del business online (+30%) ha più che compensato il down del retail, pari a un -25%». Eppure, sul ruolo dei punti vendita brick and mortar non ci sono dubbi: «Importantissimi per noi - ribadisce Coltorti -. Li riteniamo essenziali per poter dominare il mercato e prevalere sulla concorrenza». Sulla stessa lunghezza d’onda Rosy Biffi, titolare delle Biffi Boutiques a Milano e Bergamo: «L’e-commerce - sottolinea 63
MERCATI BUYERS' SURVEY
1
Quale stile ha performato meglio questa stagione?*
85% 29% 17%
Casualwear e leisurewear Streetwear
Fashion
* Possibili più risposte
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- è fondamentale, ma gli store fisici rimangono imprescindibili per raccontare il prodotto, veicolare l’immagine e coltivare i rapporti con la clientela local». La speranza è solo che il “muro” eretto dal Covid possa venire smantellato a breve grazie alla campagna vaccinale: «Questa è stata una crisi violenta, ma ci riprenderemo dallo shock e potrebbe verificarsi un rimbalzo, che noi prevediamo a partire dalla seconda metà dell’anno», dice Paolo Marini, al timone dei multimarca Marcos a Mondovì e Prato Nevoso, che ha fissato proprio a giugno 2021 l’opening di un’altra boutique, questa volta a Verbier, nelle Alpi Svizzere. Nel frattempo, gli imprenditori che abbiamo interpellato stanno portando avanti investimenti sia sul virtuale che sul reale, implementando e perfezionando molte delle nuove iniziative messe a disposizione della clientela a partire dalla scorsa primavera. “Optional" che per la maggior
1. Una vetrina da Noha a Brindisi 2. Il multimarca Scaglione a Ischia 3. Uno dei negozi Galiano 4. Gli esterni di Julian Fashion a Milano Marittima 5. Laura Pessina a Monza
parte dei retailer sono destinati a entrare definitivamente nel repertorio dei servizi di Crm, proprio per l'alto tasso di engagement che hanno dimostrato negli ultimi mesi. Oltre alle “classiche” videochiamate su WhatsApp o su Zoom con i clienti per presentare i capi dal vivo, seppur a distanza, il ventaglio dei servizi è migliorato quantitativamente e qualitativamente con la consegna a domicilio, in molti casi anche express entro due ore (è il caso, tra gli altri, di De Florio dal 1948 a Bari e provincia e Marcello Uomo a Benevento, che ha allestito anche un servizio di sartoria gratuita), dell’introduzione del personal shopper per visite a domicilio o su appuntamento in negozio, di una mag-
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Come sarà il vostro budget per il prossimo autunno-inverno?
40%
Stazionario
40%
In flessione
20%
In aumento
3
giore disponibilità nei resi e nei cambi. Oltre a iniziative speciali, come quelle di Valtellini a Rovato in Franciacorta (Brescia), battezzate #valtelliniSOSCompleanni e #valtelliniSOSregali, seguite da #valtelliniSOSNatale: un modo per assistere i clienti, centimetro alla mano, per scegliere il regalo perfetto nella taglia perfetta. Un «customer care evoluto», come lo definisce efficacemente Francesco Galli delle boutique Folli Follie e The Double F, che mette ancora più al centro il cliente, partendo dal presupposto che la strategia migliore per mantenere un dialogo, nel venire meno della relazione vis-à-vis, è data da «cortesia, professionalità, capacità di porsi nel modo giusto», come suggerisce Amos Adani de La Boutique di Adani e Tip Tap di Adani a Modena. Proprio questi asset meno tangibili sono - e resteranno anche in futuro, una volta che la pandemia perderà la sua forza - le
1. Una vetrina di Moras a Intimiano (Como) 2. Accessori in bella mostra da Progetto Moda a Tavagnacco (Ud) 3. Uno scatto delle vetrine da Papillon a Corigliano Rossano (Cs)
cartucce in canna dell’offline, che forse potrà beneficiare di una rinnovata voglia di socialità dopo lunghi mesi di restrizioni, e di una shopping experience reale, a tutto tondo, non solo attraverso il filtro di un asettico schermo digitale. Lo dimostrano le opinioni dei negozianti in merito a quale sia oggi l'atout più importante per un punto vendita fisico: il brand mix (scelto dal 64% dei retailer) e il servizio personalizzato (50%) fanno la differenza, ma ancora di più a valere oro è il rapporto di fiducia (67%). Quel quid fatto di calore ed empatia che può sbaragliare anche i concorrenti con dimensioni e peso specifico più forti. E che il Covid ci ha fatto riscoprire. ■
RINGRAZIAMO PER IL CONTRIBUTO
BERNARDELLI Mantova - BONVICINI FASHION GALLERY & STORES Montecatini Terme (Pt) - BIFFI BOUTIQUES Milano, Bergamo BOUTIQUE CINZIA Abano Terme (Pd) - BOUTIQUE STELLA Asiago (Vi) - CAMMALLERI Cammalleri (Cl) - CANEPPELE Trento - COLTORTI Ancona, Pescara, Macerata, San Benedetto del Tronto - COLOGNESE 1882 Montebelluna (Tv) - DE FLORIO DAL 1948 Noicattaro (Ba) - DIVO BOUTIQUE Santa Maria a Monte, Pontedera (Pi) - DONNE VINCENTI Alba (Cn) - ELEONORA BONUCCI Viterbo, Terni - FIACCHINI Forte dei Marmi FELLONI Ferrara - FOLLI FOLLIE – THE DOUBLE F Bologna, Mantova, Verona, Brescia, Riccione - GALIANO Giugliano (Na) - IL DUOMO Novara, Chamonix - JULIAN FASHION Milano Marittima LA BOUTIQUE DI ADANI e TIP TAP DI ADANI Modena - LAURA PESSINA e PAOLO PESSINA Monza - LEAM Roma - L’INCONTRO Modena - MANTOVANI San Giovanni Valdarno (Ar) - MARCELLO UOMO Benevento - MARCOS Mondovì, Prato Nevoso (Cn) - MORAS BOUTIQUE Intimiano (Co) - NOHA Brindisi PAPILLON Corigliano Rossano (Cs) - PROGETTO MODA Tavagnacco (Ud) RATTI BOUTIQUE Pesaro - SCAGLIONE Ischia (Na) - TUFANO MODA Pompei, Scafati (Sa) - VALTELLINI Rovato in Franciacorta (Bs)
65
mercati canale multimarca
previsioni non positive
2019-2025: il canale indiretto rischia di perdere 20 punti percentuali
Il negozio di Milano viene considerato da Modes come una factory, dove l'elemento di successo è il dialogo diretto con il consumatore basato su un sistema valoriale condiviso, un modello di business considerato vincente dagli analisti
I prossimi anni porteranno a una forte riduzione dell'incidenza del wholesale fisico rispetto al totale del mercato del lusso
2019
59%
- 40%
Y-o-Y growth Crisi infinita o rinascita? Nuovi deal per la distribuzione indiretta Il comparto visto da analisti e consulenti
2020*
La tempesta Covid e le prospettive 2021: cambiare salverà il wholesale «Poco strategico, perchè i marchi del lusso ora vogliono gestire direttamente i clienti». «Dopo la pulizia del passato, è pronto a ripartire con più sinergia con i brand». Lo stato di salute del canale indiretto divide gli analisti, che su un'aspetto concordano: i modelli vincenti da seguire esistono di Andrea Bigozzi
Provare a immaginare come cambierà il canale wholesale nel 2021 è come imbarcarsi in un oroscopo collettivo. Inizierà una crisi senza ritorno? O forse no: perché chi, specie tra i grandi brand del lusso, voleva fare pulizia per concentrarsi su una distribuzione sempre più diretta lo ha già fatto e quindi il peggio potrebbe essere ormai alle spalle. Nel tentativo, se non proprio di predire, ma almeno di intuire il futuro del settore ci siamo rivolti ad alcuni analisti e consulenti che, pur nella diversità di vedute sull’effettivo stato di salute del canale e sulle sue capacità di resilienza, hanno provato a delineare le nuove strade da percorrere per l’industria del wholesale. L’incidenza del canale indiretto fisico sul totale del mercato del lusso scenderà dal 59% del 2019 al 40-45% del 2025. È su questa previsione, contenuta nell’ultima edizione del Bain-Altagamma luxury study, che si basano le considerazioni di Federica Levato. «La razionalizzazione della presenza dei brand del lusso sul canale indiretto - osserva 66
la partner di Bain&Company - si inserisce in una più ampia strategia, il cui comune denominatore è quello di gestire in maniera sempre più diretta la primaria “risorsa” del lusso: il network di clienti. Controllare totalmente tutte le leve della propria value proposition (dall’offerta prodotto, al pricing alla
Per alcuni la pulizia attuta da Prada è un campanello d'alarme, per altri l'onda lunga di crisi già superata comunicazione) è l’elemento di successo più fondamentale nel contesto di mercato in cui ci troviamo. E la distribuzione indiretta risulta ovviamente meno efficace nel raggiungere questo obiettivo». Una visione che trova apparentemente riscontro nella strategia delle grandi case di moda, che per anni hanno sostenuto (e sono state sostenute) dal canale multibrand. Casi
52%
2025**
40 - 45% *Stima ** Previsione Fonte: Osservatorio Altagamma 2020
come Prada che ha annunciato di generare ormai il 90% delle vendite dal canale diretto o i marchi del gruppo Kering, sempre più selettivi nello scegliere i buyer con cui lavorare. Possono apparire come cattivi presagi per il futuro incerto per il settore, ma c’è chi invece ritiene che si tratti piuttosto degli ultimi colpi di coda di una crisi ormai superata, che il settore del wholesale ha attraversato ben prima dell’inizio del Covid-19. «Dopo la pulizia degli anni passati, che brand come Prada stanno completando solo ora, la crisi peggiore del canale sembra essere ormai superata» è l’opinione di Paola Carboni, analista di Equita per il settore lusso. «Molti brand aggiunge - ne hanno riscoperto l’importanza: alcuni multimarca sono veri curator di gusto e di stile e ed essere presenti nel loro assortimento è un plus». «Anche in epoca Covid-19 - prosegue l’analista - il canale ha tenuto meglio rispetto alle fosche previsioni iniziali, perché la domanda si è spostata dal turismo (che ha penalizzato di più i negozi monomar-
Il sondaggio tra le aziende
Non solo direct-to consumer: i brand sono ancora a caccia di buyer Secondo un sondaggio di NuOrder, realizzato sulla base di 688 interviste a brand (clienti e non della piattaforma B2B), il wholesale resterà ancora il flusso principale di fatturato
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%
I brand che abbandoneranno il wholesale per il direct-toconsumer
41%
le aziende che cercheranno di vendere più prodotto ai loro buyer esistenti
46% i marchi che pensano di incrementare il numero di buyer clienti
Fonte: NuOrder
ca delle grandi città) al consumatore locale. Inoltre il canale wholesale è tipicamente in gran parte rappresentato dai department store Usa, che hanno beneficiato di un recupero della domanda superiore alle attese dal terzo quarter dell'anno in poi». Un outlook positivo, che sembra trovare riscontro anche in un recente sondaggio condotto da NuOrder. Attraverso 688 interviste a vari brand (clienti ma non solo) la piattaforma digital che punta a migliorare l’esperienza di vendita virtuale b2b ha fotografato una realtà incoraggiante. Il 46% del campione, infatti, ha affermato di voler aumentare il numero di buyer che acquistano le loro collezioni e il 41% ha invece affermato che punta a vendere di più al network di clienti già esistente, mentre solo il 13% afferma che si sta spostando dal wholesale al director to
Sempre più partnership dove il brand investe nella merce e il wholesaler gestisce affitto e dipendenti consumer. Numeri che non dovrebbero spaventare Federico Bonelli, retail, fashion e luxury leader strategy e transaction med di EY. «Molti lo danno per superato - commenta - ma nel settore moda il canale distributivo wholesale ha ancora parecchi ruoli da svolgere. Perché è diversificato per modello e dimensione nei vari mercati geografici e perché continua ad avere la capacità di servi-
re tutte le piazze piccole dove il retail diretto come modello di business si è visto che non riesce a stare in piedi. Il tutto senza dimenticare che rappresenta per i marchi il canale a migliore marginalità». La lista dei punti di forza che ancora contraddistinguono il wholesale prosegue con Carboni: «Il canale ha riconquistato una sua importanza: soprattutto per i marchi di abbigliamento e i capispalla, la presenza nei punti vendita multimarca è sempre interessante, in quanto il consumatore preferisce confrontare e testare prima dell’acquisto». Più che in crisi, quindi, il modello multimarca sembra essere nel pieno di una trasformazione radicale (associata a un’idea di miglioramento) che sta richiedendo la ricerca di nuove strade da attivare, prima fra tutte Il ripensamento del punto vendita fisico, da luogo esclusivamente operativo a relazionale. La possibile mortalità di alcune aziende wholesale produrrà la nascita di nuove, pronte a rispondere a nuovi problemi, nuove sfide, nuovi bisogni. «All’interno della distribuzione indiretta - sottolinea Filippo Prese, senior manager di Bain&Company e co-autore dello studio con Altagamma - esistono in effetti alcuni modelli di business che risultano più vincenti rispetto ad altri per vari motivi. Il canale digital indiretto rappresentato dagli e-tailer beneficia dell’ondata di digitalizzazione che ha pervaso tutto il settore, oltre che del cambiamento generazionale in atto sul mercato del lusso. C’è anche il canale franchise, che resta una modalità efficace
Aldo Carpinteri-Modes
«E-shop in house, store donna a Parigi e bimbo a Milano: sempre guardare avanti» Negli ultimi anni Aldo Carpinteri ha lavorato per dare a Modes un posizionamento alternativo: prima di altri buyer, l’imprenditore si era reso conto che ai multimarca, come li avevamo pensati fino a 10 anni fa, mancava energia. Così sono arrivati le vendite su Farfetch, il renaming, il format retail con progetti nuovi ogni mese, la maggior sinergia con le griffe: tutte idee frutto di una visione collettiva. «A chi mi chiede "cos'è Modes?" - dice Carpinteri rispondo un bel team di persone». Un team capace di portare i ricavi 2020 del retailer a 130 milioni, in linea con il 2019 «ma con margini raddoppiati», precisa Carpinteri, e con la prospettiva di toccare 250 milioni entro 36 mesi. Intanto il 2021 si apre con un cambiamento: la gestione dell'e-commerce sarà interna e non più affidata a Black&White, la business unit di Farfetch. «È il momento - spiega Carpinteri - che l'e-shop abbia un concept esclusivo Modes». Novità anche sul retail fisico, che per Modes non significa solo multibrand: a Sankt Moritz il gruppo è attualmente impegnato in progetti monobrand prima con Burberry, poi con Jil Sander e ad aprile MQueen. «Store stagionali - aggiunge Carpinteri - che possiamo portare a break even perché siamo omnicanale». Gli eventi clou del primo semestre sono l’opening di Mini Modes a Milano (due piani in Brera) e, soprattutto, l'apertura della boutique in avenue Montaigne a Parigi. In cabina di regia per il progetto francese c'è Aldo Gotti, ex top executive di Miu Miu, già artefice di Modes Milano. «Un negozio che apre in avenue Montaigne, dove le griffe ci sono già tutte - dice Gotti - non ha alternative: deve essere "diverso". Pensiamo a una brand list per una parigina doc, perché l'offerta commerciale della zona è ora impostata sui turisti. Riscopriremo l'essenza del wholesaler: non rivenditore di best seller, ma talent scout». (an.bi)
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mercati canale multimarca
Federica Levato-Bain
al centro dei report
Paola Carboni-Equita
Federico Bonelli-EY
per entrare in nuovi mercati come l’America Latina, il Sudest asiatico o il Medio Oriente». Importante sarà anche il ruolo delle griffe in questa imponente evoluzione, sia a livello di supporto economico («Il sostegno ci sarà attraverso pagamenti puntuali e protettivi del flusso di cassa» si dice convinto Bonelli), sia sotto forma di controllo diretto sul canale. La notizia che Gucci ha deciso di inserire un chip nei capi diretti ai distributori per una corretta tracciabilità, che di primo acchito pareva una cattiva notizia o quanto meno un segnale di “commissariamento” ai buyer, contiene anche il germe di un cambiamento da cogliere in positivo. «La trasformazione del canale - tira le somme Federica Levato di Bain&Company - non può prescindere dallo svilupparsi in combinazione con l’esigenza da parte dei brand del lusso (a ogni livello
Difficile sbilanciarsi sulle prospettive del settore, bisognerà navigare in un modo nuovo
di posizionamento, sia assoluto che accessibile) di aumentare il controllo sul canale indiretto e questo potrebbe concretizzarsi attraverso varie modalità: dalla creazione di partnership tra brand e “champion” del canale indiretto (in cui i brand assumono il controllo diretto di alcuni step della value proposition), alla maggiore condivisione tra brand e wholesaler di dati e informazioni sui consumatori, anche per disegnare strategie e iniziative commerciali congiunte, a beneficio di entrambi gli attori». Sulla stessa lunghezza d’onda Federico Bonelli di EY: «Vedremo sempre di più adottate nuove modalità di partnership più vicine al modello del partenariat alla francese, in cui il brand investe la merce e il partner wholesale gestisce affitto e dipendenti, spartendosi poi in quote simili il valore del venduto ed evitando così al partner wholesale l’esposizione ed il rischio finanziario connesso all’acquisto del prodoti». ■
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Eleonora Bonucci
A Viterbo in arrivo il concept Fashion&Food
A Viterbo Eleonora Bonucci sta per realizzare un progetto davvero ambizioso: l'imprenditrice ha acquistato il Gran Caffè Schenardi, un locale con oltre 400 anni di storia, considerato tra i più belli d'Italia, che nel 2021 tornerà a nuova vita dopo mesi di chiusura. Bonucci ha deciso di portare nei mille metri quadrati del Palazzo del XV secolo, (nato come una Banca, trasformato in albergo prima di trasformarsi in Caffè) un concept store fuori dagli schemi - assicurano gli artefici del progetto - che vedrà fondersi in un'unica location Fashion, Cultura e Food&Wine. L'obiettivo dichiarato è trasformare il nuovo Caffè Schenardi in un punto di ritrovo e non in un negozio.
10 CorsoComo
Restyling partito e in primavera nuovo e-shop Da quando è stato ufficializzato il suo ingresso nel capitale e nella gestione di 10 Corso Como alla fine del 2020, Tiziana Fausti non ha perso tempo in proclami e si è messa subito a lavorare al progetto di rilancio del concept store, ovviamente con l'aiuto di Carla Sozzani, rimasta in carica come direttrice artistica e culturale. I frutti della joint venture saranno evidenti dalla primavera, quando è in programma il lancio della nuova piattaforma online 10 Corso Como-the-global-shop, che dovrebbe portare a una serie di novità anche sul piano dell'offerta comerciale. Nel frattempo si lavora alla ristrutturazione del punto vendita fisico di Milano, che non ha mai chiuso, ma sta vivendo una fase di ristrutturazione che prevede lo stop a rotazione prima dello spazio dedicato all'uomo e poi di quello della donna.
Vela Shop
Dopo Palazzo Doglio l'espansione è a Sassari Per Vela Shop il 2020 sarà ricordato per l'opening del negozio all'interno del resort Palazzo Doglio a Cagliari, già eletto miglior nuovo hotel d'Europa, mentre il 2021 sarà nel segno delle acquiszioni e dell'espansione territoriale. Andrea Diaz, titolare del retailer cagliaritano, è al lavoro per acquisire una storica insegna di Sassari da trasformare in Vela Shop: «Stiamo definendo gli ultimi dettagli, penso che riusciremo ad aprire prima dell'estate, con un progetto architettonico bellissimo firmato da Studio Baciocchi, proprio come il punto vendita a Palazzo Doglio».
Coltorti
Stop a Jesi: Negotium debutterà a Pescara
Negotium, l'inedito progetto retail a cui il gruppo Coltorti sta lavorando ormai da tempo, trasloca: non debutterà più a Jesi, come previsto, ma a Pescara. «L'inaugurazione, Covid-19 permettendo è fissata per luglio 2021 - racconta Riccardo Bilancioni, managing director per questo progetto abbiamo individuato una nuova location, che sarà presto svelata, l'attuale spazio occupato da Coltorti a Pescara non era adeguato». Confermato il concept: destination store con un assortimento in chiave lifestyle, con una shopping experience immersiva. «Molto più di un phygital store», assicura Bilancioni, che annuncia che a ruota Negotium farà tappa anche a San Benedetto del Tronto. «I due punti vendita sono frutto di un unico appalto, non dovremo attendere troppo quindi per il secondo opening».
FASHION_GEN21_SKILLS.pdf
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5:05 PM
MERCATI IL NEGOZIO FISICO SCENARI Lo store concept post Covid Parlano i retailer
Il negozio? È sinonimo di tutto quello che ci è mancato Cambieranno la fisionomia e il concept degli store fisici dopo l’esperienza della pandemia? Secondo gli specialisti l’offline resterà un punto di riferimento, ma dovrà mettere a frutto la “lezione” del 2020, facendo leva sulla relazione diretta con i clienti. Gli spazi dovranno essere camaleontici, gli addetti alla vendita preparati ed empatici. Il tutto in un contesto data-driven
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DI ANGELA TOVAZZI
Il 2021 sarà ancora un anno di incertezza, segnato dalla corsa ai vaccini e, probabilmente, dalle zone colorate che segmentano le regioni italiane a più alto o basso rischio. Sarà però anche un periodo di assestamento, nel quale il commercio dovrà fare tesoro di tutto quello che ha velocemente appreso sulla spinta dell’emergenza durante la pandemia, per ripensare formule, allinearsi a nuovi modelli di consumo, recuperare margini. Nel regime di restrizione del 2020 tutti i negozi hanno sofferto, ma per molti è stata anche l’occasione per sperimentare, utilizzando tutte le possibilità della tecnologia: non solo l’e-commerce (per alcuni store un vero e proprio debutto), ma anche le videochiamate su WhatsApp, oltre alle consegne a domicilio e alle vendite su appuntamento. Si è aperto un mondo e da qui, è lecito pensare, non si tornerà più indietro. Ma il negozio - quello fisico - come ne uscirà trasformato? La domanda di maggiore sicurezza, il probabile diradamento del traffico nei centri città causa smart working, le abitudini acquisite durante l’emergenza sanitaria impatteranno sull’organizzazione interna, sul concept e sulle dinamiche di vendita? Abbiamo girato la domanda ad alcuni negozi multimarca della provincia italiana, che da diverse latitudini hanno ribadito lo stesso concetto: anche se l’online ha rappre70
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sentato l’àncora di salvezza per lo shopping durante i climax pandemici, il retail brick and mortar è tutt’altro che spacciato: dovrà piuttosto rivedere le priorità e assestarsi su nuove abitudini d’aquisto. In primis perché è sinonimo di tutto quello che ci è mancato finora: la relazione umana, l’empatia, l’experience assaporata con i cinque sensi. Ossia quel valore aggiunto in fatto di socializzazione e partecipazione emotiva che ci è stato brutalmente sottratto negli ultimi mesi. E, proprio per questo, intorno a questi valori dovrà ruotare il concept post Covid. «Dovrà essere accogliente, caldo, sicuro. Un posto dove il cliente viene volentieri spiega Didi Corbetta, alla guida di Valtellini, negozio di abbigliamento uomo, donna e bambino di Rovato in Franciacorta (Brescia) -. Bisognerà fare attenzione all’at-
mosfera, con la musica giusta, il profumo adatto e, in particolare, garantire la qualità della relazione, con una disponibilità totale da parte del personale di vendita». Saranno le persone e il rapporto vis-à-vis a fare la differenza, conferma Francesco Guarini, al timone dei tre multimarca Guarini di Pescara: «Alla riapertura dopo il primo lockdown - racconta - le vendite su appuntamento sono state un successo, con incassi addirittura migliori rispetto al periodo pre-emergenza. Un servizio che manterremo e che può rappresentare una freccia all’arco per i negozi fisici, perché il cliente si sente coccolato, più sicuro e difficilmente esce dal negozio a mani vuote». Fondamentale sarà quindi ricavare spazi ad hoc dove accogliere i consumatori, allestendo un vero e proprio servizio di clienteling, con una destinazione di tempo, logistica e personale coordinata con la domanda, e da valutare in futuro, come sottolinea Roberto Orecchia, terza generazione alla guida dello storico negozio torinese Vestil, ci sarà anche l’orario di apertura. «Certo, bisognerà attendere l’andamento del virus, ma se il
Il retail fisico in futuro potrebbe richiedere una maggiore flessibilità oraria
PARLA L’ARCHITETTO
Marco Costanzi: «Nessun downgrade per lo shopping fisico. Tutti hanno voglia di tornare alla normalità»
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1. Mascherine e distanziamento: la sicurezza resterà uno dei must anche in futuro, con camerini più grandi e spazi per accogliere i clienti 2. Uno scorcio di 13 Metri Quadri a Bellaria (Rm) 3. Uno dei punti vendita Guarini a Pescara 4. Lo storico negozio Vestil a Torino 5. Un’immagine di Valtellini a Rovato (Bs)
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Saranno vincenti concept dall’estetica personale, quasi fossero una galleria d’arte lavoro da casa sarà una costante anche nei mesi a venire, è probabile che lo shopping in centro si concentrerà nei giorni di sabato e domenica, con la necessità di una maggiore flessibilità oraria». Anche le dimensioni potrebbero cambiare, con spazi meno onerosi e molto curati nell’estetica: «Credo - aggiunge Orecchia, che è anche fashion brand director del neo nato Green Pea a Torino - che in futuro nasceranno negozi più piccoli, particolari, con una maggiore specializzazione, tenendo però presente che la personalizzazione è una regola aurea per tutti». Personalizzazione intesa non solo come servizio bespoke per il consumatore, ma come identità che scaturisce dal brand mix, dall’heritage del negozio, dalla sua posizione geografica, dal genius loci.
«La ricetta vincente - interviene Manolo Clementi, fondatore di 13 Metri Quadri a Bellaria (Rimini) - sarà plasmare i negozi fisici come contenitori adattabili e flessibili, con meno merce esposta, ma con concept coerenti e dal taglio personale, quasi fossero una galleria d’arte». La metratura a disposizione diventa secondaria: «Abbiamo fatto di necessità virtù», aggiunge l’imprenditore che, dopo essere partito con 13 metri quadri di superficie, da qualche anno ha traslocato in uno spazio più grande e realizza il 70% del fatturato con il proprio e-shop Tmq. «Non occorre mostrare tanti brand - spiega il retailer -. Noi dialoghiamo con oltre 100 marchi ma in negozio ne sono visibili 15-20 a rotazione, mentre il resto lo facciamo vedere dal catalogo online, recuperandolo all’occorrenza velocemente dal magazzino, che per noi fa anche da logistica». Un modus operandi che potrebbe fare da modello per il retail post Covid, ma che prevede grande preparazione e un maggiore coinvolgimento della forza vendita: «Se hai instaurato un buon rapporto con i clienti, i quali sanno che se non vedono i prodotti desiderati in negozio possono chiedere al personale, è una formula che funziona - precisa Clementi -. Ma con i visitatori occasionali è più difficile. Per questo bisogna essere molto bravi a relazionarsi. La formazione è fondamentale. E lo sarà ancora di più in futuro». ■
Nessun downgrade. Al contrario, tanti nuovi progetti in fieri, nella speranza che nel giro di un anno la virulenza del Covid si esaurisca. L’architetto Marco Costanzi, che nel proprio portfolio annovera progetti per nomi della moda come Sergio Rossi, Casadei, Fendi e Rinascente, solo per citarne alcuni, parla al telefono dopo una mattinata passata in cantiere, al lavoro per un nuovo multimarca italiano (il nome è top secret) di 800 metri quadri che vedrà la luce tra otto mesi. «Cosa cambierà per il retail fisico? Dal punto di vista strutturale e creativo - spiega - non credo cambierà granché, perché si spera nell’efficacia dei vaccini e gli investimenti sono ripartiti, da Wuhan, dove stiamo lavorando a un progetto importante, al Giappone, dall’Europa agli Stati Uniti». Sicurezza e tecnologia, i due binari che hanno fatto da strada maestra da quasi un anno a questa parte, rimarranno due “X factor” imprescindibili: «I camerini saranno più grandi e forte è la richiesta di inserire elementi digital, che fanno leva sul 3D e l’intelligenza artificiale e garantiscono un approccio omnicanale - precisa Costanzi -. Credo che l’evoluzione più significativa riguarderà l’architettura digitale, piuttosto che quella fisica, e il mondo del gaming giocherà un ruolo di primo piano». E anche se nell’ultimo anno l’e-commerce ha avuto giocoforza un boom, i negozi non sono candidati a trasformarsi in showroom o meri hub logistici: «Le boutique non saranno mai soppiantate dagli shop virtuali. Soprattutto dopo questi periodi di isolamento forzato, le persone vogliono uscire e socializzare. Tutti hanno voglia di tornare alla normalità». (a.t.)
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mercati SHOWROOM MULTIBRAND un mestiere che cambia Bilanci e proiezioni Parlano gli operatori in Italia
Tra gli agenti si naviga a vista reinventandosi La speranza è che prima o poi il business torni in presenza. Intanto l’attività digitale procede, affiancata da un’assistenza costante e da un’attività che vira alla consulenza. Con il rappresentante che si sente anche un po’ psicologo di elisabetta fabbri
Dalle showroom della moda arrivano segnali disomogenei sull’andamento del business. Molto dipende dalla loro propensione all’export e dai mercati di riferimento. Qualcuno nel 2020 è riuscito persino a performare meglio dell’anno precedente. Il 2021 rischia di essere il periodo più critico, però viene affrontato senza perdersi d’animo, come dimostra la scelta di molti agenti e distributori di ampliare il portafoglio marchi. «Credo che tutti abbiamo vissuto il 2020 come comandanti di una nave in un mare in tempesta - riflette Bartolo Bonavoglia, fondatore dell’omonimo gruppo, attivo nel Sud Italia -. Ci sono stati e ci sono tutt’ora momenti difficili, ma navigare queste acque si può se nel tempo ci si è strutturati, si è fidelizzata la clientela, ci si è affidati a nuove tecnologie e ai sistemi informatici. Il ruolo del rappresentante si è modificato, fino a diventare anche un consulente e, a volte, uno psicologo del buyer: chi ha seminato bene, con professionalità ed empatia, coltivando i rapporti professionali, di questi tempi ha avuto anche soddisfazioni personali». «È stato un anno faticoso, complicato, con dinamiche nuove ma ce l’abbiamo fatta, anche con numeri discreti, in cui non speravamo», fa un bilancio Gigliola Maule, alla guida di Gruppo Zappieri, che opera in Italia e all’estero. «Il 2020 non è andato male per noi, perché influenzato da fattori pregressi - spiega Paolo Smagliato, ceo di Progetto Milano Showroom -. La prima parte dell’anno ha beneficiato dalle vendite per la primavera-estate 2020, realizzate a settembre e ottobre 2019. Abbiamo fatto anche in tempo a occuparci delle vendite dell’autunno-inverno 2020/2021, concluse fra gennaio, febbraio e i primi di marzo con gli appuntamenti di Parigi. Poi sono piombati i lockdown. Sono arrivate richieste di riassortimenti che sono state accettate in novembre, anche se i negozi erano chiusi. Le vendite della primavera-estate 2021 sono avvenute per lo più in via digitale, perché il nostro mercato di riferimento è quello estero, tra Europa, Asia e Cina. Con tutte le piccole difficoltà del 72
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Il 2020 è stato meno pesante di quanto ci si potesse aspettare, perché condizionato dal 2019
caso: dalla gestione del fuso orario al cliente che non può toccare con mano, esaminare i materiali e farsi un’idea della vestibilità o calzata di un paio di scarpe». «Chiudiamo il 2020 con un incremento dei ricavi, perché era basato sulle campagne del 2019 - ribadisce Francesco Casile, al vertice del Casile & Casile Fashion Group -. Il vero problema sarà il 2021, che vedo come il vero annus horribilis per la nostra categoria, su cui si rifletteranno i danni del 2020». «Sia la stagione AI 20/21 che la PE 21 hanno avuto sul venduto un calo generale del 20% - dice Michela Mandorli del milanese Spazio Mandorli -. Stiamo ricevendo ora le provvigioni delle due stagioni AI 20/21 e PE 20, dove le perdite per sconti e merce non consegnata hanno superato il 20%: un disastro». «Marzo, mese del primo blocco, è stato condizionato dalle mancate consegne, da quelle non più ritirate e dagli sconti - riferisce Wivian Bodini di Wivian’s Factory Fashion Group, operativo sopprattuto in Nord Italia -. Si trattava del lavoro di 12 mesi prima, in cui sono
1. Il marchio Kangra, tra i più dinamici di Casile & Casile 2. Un interno del Wivian’s Factory Fashion Group 3. I boot Dr. Martens, new entry della showroom milanese 4. Lo Spazio Mandorli 5. Un outfit Tory Burch: il brand è tra i più resilienti da Tuttifrutti International, attiva in Est Europa e Russia
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stati sostenuti costi non più recuperati integralmente. Alla fine il 2020 è terminato con un -18% dei ricavi, da una previsione di un -40%». «Gli ordini per la primavera-estate 2021 non sono andati male, e comunque meglio del previsto, ma quando arriveremo alla stagione calda - si chiede Bodini - i negozi saranno aperti? La merce sarà ritirata? Inoltre la campagna per l’autunno-inverno 2021/2022 mostra gli stessi problemi di un anno fa, subordinata com’è ai provvedimenti governativi, in Italia e all’estero, per arginare la pandemia. Nel frattempo negozi e centri commerciali aprono a singhiozzo».
Digital showroom e assistenza telefonica in diretta hanno permesso di reggere l’urto 5
A favorire Wivian’s Factory il fatto che già da un paio d’anni è strutturata come showroom virtuale. Non solo: «Abbiamo tamponato i minori ricavi con marchi new entry, l’espansione dell’area di attività per alcuni brand e nuovi accordi con alcune realtà che hanno deciso di chiudere le showroom aziendali». Invece Stefano Tiso, alla guida di Tuttifrutti International, ha chiuso lo scorso anno con un incremento di oltre il 20% su base stagionale. «Lavoriamo principalmente con l’Est Europa - spiega - con la Russia e i Paesi dell’ex blocco sovietico e questo è il risultato del rappresentare aziende importanti e dell’avere clienti che hanno eliminato le aziende piccole, che non hanno consegnato e non sono uscite con i campionari, per concentrarsi su realtà solide, che hanno garantito le consegne e sono andate incontro ai negozianti con i pagamenti». Rendiconto positivo anche per Oxana Fedichkina, ceo e cofondatrice della showroom Vittorio Emanuele, che esporta principalmente in Russia. «Dall’autunno-inverno avevamo avuto
un ottimo riscontro - racconta -. A marzo c’è stata qualche riduzione di ordini ma l’invernale è andato bene. Nell’estivo abbiamo sperimentato le vendite con la digital showroom, accolta con favore dai buyer, anche perché abbiamo prodotto internamente video e foto e seguito i clienti con chiamate in diretta: un nuovo modo di affrontare la realtà, che ha permesso alla stagione di reggere». Pur nel “mare in tempesta” alcuni marchi si sono messi in evidenza per la loro resilienza. «Di certo quelli ben organizzati, che vantavano già un’ottima distribuzione, si sono rafforzati», dice Oxana Fedichkina, elencando nomi come Parajumpers, Nicolò Tonetto, Ballantyne e, nelle calzature, Voile Blanche. Francesco Casile cita Kangra, Blukey e Missoni Accessori, mentre Stefano Tiso nomina Tory Burch ma anche Kate Spade e Stuart Weitzman (entrambi dell’americana Tapestry). «Non farei un distinguo tra marchi più o meno resilienti dice Paolo Smagliato -. Quelli che rappresento, come Fiorentini+Baker e Mara Bini,
non stravolgono mai le collezioni dal punto di vista del trend e si connotano per l’originalità, la qualità e il fatto che siano full made in Italy con filiera tracciabile: questo può favorire in caso di criticità del mercato». Secondo Gigliola Maule, anche investire in contenuti digitali, bei video o foto in 3D può fare la differenza: «Aiuta a vendere con più facilità ma riconosco che per aziende non grandi o con collezioni molto vaste significa uno sforzo importante di tempi e costi». Nel parere di Michela Mandorli i marchi più resilienti «sono quelli che hanno radici profonde nei punti vendita e hanno dimostrato buoni sell out costanti, sono prodotti da aziende dal gusto definito, chiaro e attuale, a prescindere dal target, con un ottimo rapporto qualità/prezzo, consegne puntuali e un buon customer service». Nonostante tutto, in molti hanno persino deciso di ampliare l’assortimento, accollandosi tutti i rischi del caso. Se Casile & Casile quest’anno inserisce Philipp Plein Accessori, Progetto Milano scommette sulle sneaker My Plus design, in pellami di alta gamma, suola in gomma extra light, personalizzabili a livello B2B, con possibilità di drop shipping (possono essere vendute senza il possesso materiale in magazzino), mentre lo Spazio Mandorli ha selezionato le collezioni Marché_21 e Novepuntonove. «Inserire brand nuovi in questa situazione - afferma Fedichkina, della showroom Vittorio Emanuele - è praticamente impossibile, perché i buyer non vogliono rischiare di acquistare a distanza. Però abbiamo iniziato a scommettere su un nuovo marchio, Odi et Amo, e lo porteremo avanti anche ora, alla sua terza stagione con noi, perché crediamo abbia delle possibilità in Russia». «Questo è un momento di osservazione e dovremmo mantenere il portafoglio marchi così com’è, ma ho deciso di sostenere gli ambiziosi progetti del Gruppo Eccellenze Italiane con brand come Anna Molinari, Blugirl e Liu Jo Uomo», dice Bartolo Bonavoglia, dell’omonima showroom. Gigliola Maule di Zappieri è un’altra entusiasta della nuova Blugirl: «Il restart è stato presentato di recente a Carpi e ci sembra un progetto interessante: la collezione è carina, fresca e la nuova proprietà sta investendo molto su Blufin». «Abbiamo varie richieste di collaborazione - dice Stefano Tiso di Tuttifrutti - ma è complesso fare apprezzare tutte le caratteristiche di una novità online. 73
mercati SHOWROOM MULTIBRAND
1. La showroom Progetto Milano 2. Un look Odi et Amo 3. Le sneaker My Plus design 4. Il womenswear Marché_21
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È il caso del marchio Forte_Forte, che fa molta ricerca sui materiali. Un’altra nostra new entry è Chiara Ferragni underwear e beachwear». Wivian’s Factory, invece, ha appena inserito Dr Martens e Tommy Hilfiger borse, accessori e intimo, che si aggiunge alla gestione delle calzature. Parlando di mercati, c’è chi sostiene che l’Italia sia uno di quelli che hanno reagito meglio. La provincia starebbe performando meglio rispetto alle grandi città e le località turistiche, ma ci sono sempre delle eccezioni, dei negozianti speciali, che riescono a fare la differenza. Nel Vecchio Continente, una delle aree di riferimento rivelatesi più stabili è il Nord Europa, che include Francia, Paesi di lingua tedesca, Olanda e Belgio. A Est ha stupito la Polonia che, nonostante i lockdown, nei numeri non ha mostrato grosse flessioni, grazie anche a e-tailer locali particolarmente
stan è un mercato più in difficoltà, dopo avere subito svariati lockdown, e l’Ucraina risulta un po’ «in sofferenza». Alcuni agenti e distributori sono pronti a riconoscere che la pandemia non ha solo risvolti negativi. Intanto fra gli operatori è emerso uno spirito di aggregazione mai visto prima (vedi box nella pagina seguente), che ha rafforzato l’intero settore, allo scopo di avviare attività comuni, come digitalizzare le vendite, ma anche potere essere ascoltati più facilmente dalle istituzioni. In molti si aspettano una selezione, che coinvolge trasversalmente aziende della moda, agenti e distribuzione. C’è anche chi è convinto che il Covid abbia portato un po’ di sana pulizia nel comparto, a beneficio di quanti avevano già le spalle larghe. In altri casi il virus ha indotto a cambiare metodo di lavoro, in favore di una maggiore focalizzazione sulle esigenze dei clienti e delle fashion company, che ha migliorato i rapporti umani, oltre a quelli professionali. L’appello a un rallentamento di Giorgio Armani, lo scorso aprile, ha invece portato riflettere sull’operatività quotidiana e a chiedersi se, i ritmi che si erano raggiunti valessero veramente la pena. Una volta messi i piedi per terra, però, nessuno sa se quell’appello verrà ascoltato. Ma qual è il sentiment delle agenzie per il 2021? Risponde Michela Mandorli: «Il 2021 sarà ancora un anno di grandi sacrifici economici e mi aspetto che tante aziende, agenti e punti vendita chiudano. Sarà di certo un anno di grandi cambiamenti, legati all’arrivo del digitale nel nostro lavoro. Non voglio essere pessimista ma potrebbe essere l’anno più duro, difficile e incerto dal mio inizio, nel 2000». «Se non si realizzano scenari catastrofici e chiusure a più riprese - dice Wivian Bodini - pensiamo di tornare ai numeri del 2019 già da quest’anno. Al momento vedo rosa, ma questo colore può anche cambiare se continuano a non lasciare aprire i negozi,
periodo dei saldi e Black Friday compresi, e a fare chiudere i centri commerciali nei weekend. Abbiamo inserito nuovi marchi, esteso il raggio d’azione per altri, implementato i servizi, tra cui il customer care. Stiamo monitorando la situazione e non ci fa paura il nostro lavoro e come lo abbiamo impostato, ma ci sentiamo impotenti rispetto a quello che verrà deciso per contrastare il virus su scala europea. Mi preoccupa ciò che non posso gestire». Gigliola Maule dice di affrontare il 2021 con qualche vantaggio rispetto ai mesi scorsi: «Abbiamo familiarizzato con la modalità digitale così come le aziende e i buyer, ora più abituati e strutturati. Però abbiamo dovuto triplicare l’impegno nell’assistenza al cliente, che richiede sempre di più un referente di fiducia. Questo fa pensare che difficilmente si arriverà ad affidare tutto alle macchine, ma la modalità a distanza continuerà: ci dovremo abituare al phygital». «Con la fine dell’estate - aggiunge Maule - ci auguriamo che la situazione rientri. Vedia-
Stupisce la Polonia, positiva la Russia e il Nord Europa è più stabile del previsto performanti. In Russia chi faceva shopping in viaggio ora compra di più sul mercato domestico e sono stati favoriti i retailer dotati di e-commerce o presenti su piattaforme come Farfetch. Nella Federazione il confinamento è stato di circa tre settimane soltanto e la somministrazione dei vaccini è iniziata prima che in Europa. Pare che il sistema sanitario sia molto ben organizzato e che il tampone si faccia in pochi minuti a costi contenuti. In più, gli shopper digitali sono evoluti, acquistano moda anche attraverso social come Instagram e TikTok o su piattaforme locali, che si sono dotate persino di corrieri eleganti, in mascherina, pronti a recapitare i capi sigillati e sanificati a domicilio per la prova. Invece, a sentire gli agenti specializzati, il Kazaki74
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1. Uno sketch della nuova Blugirl, in fase di rilancio sotto l’egida di Eccellenze Italiane 2. Una proposta Liu Jo Uomo
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mo un po’ di luce in fondo al tunnel, stiamo fissando appuntamenti. Come Camera Showroom Milano stiamo lavorando a un portale B2B che sarà attivo dalla prossima stagione ma percepiamo pure che i clienti, anche esteri, hanno voglia di tornare in showroom. Chi si può muovere già lo fa senza timori: adesso ha più consapevolezza che si stanno attuando tutti i provvedimenti anti-Covid del caso. In questi giorni stiamo anche prendendo accordi con un centro specializzato per eseguire i tamponi negli spazi degli associati». «Si spera che in
febbraio si torni agli incontri fisici ma per ora non è chiaro - ribatte Paolo Smagliato -. Ordinare stivali e capispalla invernali è più complesso rispetto a T-shirt e sandali. Dai compratori, specie dagli Usa, c’è la volontà di tornare a Milano: pensano al tampone prima della partenza e ai voli Covid-free ma si chiedono se ci sarà posto nei pochi alberghi aperti, se sarà zona rossa oppure no. Lo stesso vale per Parigi». «Il vaccino - continua - in parte tranquillizza psicologicamente ma nel settore si è stanchi dell’incertezza e dei tentennamenti del governo. Non siamo
Nell’emergenza ci si coalizza per contare di più Il virus ha portato a fare sistema nello sfaccettato universo delle showroom italiane. Poco prima di Natale è nata a Milano Csm-Camera Showroom Milano, un’associazione «libera, autonoma e apolitica» di showroom multimarca milanesi a forte a vocazione internazionale. Con un comitato promotore presieduto da Gigliola Maule (Zappieri), punta a fare massa critica per dialogare con le istituzioni della filiera della moda. Inoltre sta realizzando, per condividerli, strumenti digitali, fra cui un portale B2B, e punta a collaborazioni con Ice e altri enti istituzionali, per promozioni ed eventi congiunti
all’estero. Di recente costituzione è pure Niam-Nazionale italiana agenti moda, un’organizzazione senza fini di lucro che all’origine era una chat creata su WhatsApp nel primo lockdown. Come racconta il presidente Giorgio Magello (Esc Group), partita l’affiliazione da un mese è arrivata a 500 associati, ma le manifestazioni di interesse, tra fast e slow fashion, sportswear e collezioni premium, hanno già raggiunto il migliaio. Il primo step è una piattaforma digitale B2B e B2C, Niam Hub (un beta test è partito il 23 gennaio). Magello stima che arriverà a regime da marzo, con le vendite estive di proposte made in Italy o distributed in Italy. Uno dei plus è che il marketplace B2C sarà collegato con altre 160 piattaforme nel mondo. In Confcommercio Milano si è invece costituita Best Showroom, associazione
più all’inizio dell’emergenza sanitaria». Del 2021 Stefano Tiso pensa che dopo ogni guerra emergono sempre delle opportunità: «Noi ci impegniamo a scegliere meglio le aziende con cui lavoriamo e a fornire più servizi al cliente». «L’anno - racconta Oxana Fedichkina - inizia per noi con un grande investimento: l’apertura di un temporary showroom nel centro di Mosca, dove porteremo otto dei nostri marchi e parte del nostro staff resterà là un mese. Il resto del personale lavorerà da Milano sfruttando il canale digitale per gli innumerevoli chiarimenti e consigli che ci ciedono». «Sul 2021 - afferma Francesco Casile - pende una forte incertezza. I buyer che sentiamo si dividono fra chi decide di comprare comunque, chi rimanda le decisioni a settembre e chi non sa cosa fare. Noi restiamo ottimisti, tanto che abbiamo anche una nuova risorsa nel nostro staff, salito a 10 persone. Ci sono tanti problemi ma alcuni clienti sono anche riusciti a crescere del 30-40%, perché hanno saputo fare leva sui social network o hanno mantenuto i legami con i consumatori finali, con consulenze personalizzate e prove dei vestiti a domicilio. Ciò che mi preoccupa di più è il problema sociale, vedere le file di persone per il pane». Bonavoglia si dichiara ottimista, dietro la tempesta: «Da uomo del Sud - conclude - vedo un bel sole e sono certo che con l’impegno le cose miglioreranno. Sicuramente bisognerà navigare ancora a vista».
Da sinistra, Gigliola Maule e Giorgio Magello
di showroom export oriented partita con 20 realtà milanesi, che vede alla presidenza Giulio Di Sabato (Sari Spazio), già al vertice di Assomoda, associazione italiana degli agenti e distributori della moda e dello sport.
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EXIT STRATEGY
Il (Re) Set della moda è un movimento fluido dove pubblico e privato si fondono nelle collezioni maschili per la FW 21/22: relax, vita privata e lavor n un'estetica univoca. Il nuovo mantra è discostarsi dalla formalità più assoluta ma non da una sartorialità riflessiva. DI ALBERTO CORRADO LOEWE
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STRATES OF ELEGANCE Un'eleganza riflessiva, sportiva o classica, che si sviluppa sul concetto di compatibilità tra gli abiti e il contesto in cui si usano.
CLEAN BANDIT
Herno BORDER GUARDIAN
White Mountaineering WOODLAND ROAMER
Lardini
L’ esperienza di vita raccontata nel libro “Walden” del filosofo H.D. Thoreau e le architetture di Giuliano Mauri, esponente dell’arte ambientale, sono le fonti di ispirazione per sviluppare un guardaroba in connessione con la natura.
L’expertise di White Mountaineering nasce da un processo perfetto di vasi comunicanti tra l’uomo e la natura. Una riconsiderazione del potere della versatilità dell’outdoor nella moda.
La main collection Herno Globe, lanciata nella SS 2020, si conferma campione di ecosostenibilità grazie a due progetti in nylon (Fast5degradable e _Regenerated Nylon Econyl®) e quattro in lana (Sustainable Wool, Dye-Free Wool, Organic Boiled Wool, Animal Friendly Wool) per bomber e cappotti.
FINE DINER
Conceria Superior
L'azienda toscana fondata nel 1962, in vista dell’appuntamento stagionale con Lineapelle, ha realizzato un campionario in quattro colori: miel, ebony, deep carmin e dauphin, con il contrasto di bronze e sparkling, per un effetto luce.
WILDLIFE CHASER
Bagutta
L’atmosfera da rock texano rimane un motivo ricorrente nelle collezioni maschili, rivisitandolo in chiave moderna e cosmopolita.
TIMELESS WRITER
GLOBAL WORKER
Tod’s
Zanotti
Il direttore creativo Walter Chiapponi approfondisce la rilettura dei classici, attraverso un racconto per immagini, interpretato dall’attore Lorenzo Zurzolo. Un guardaroba intitolato #seventT, come i giorni della settimana o come tempo. 78
Spesso le calzature sono in grado di ribaltare la visione di uno stile. Un esempio sono questi stivaletti in velour verde militare con lacci, doppia fibbia e zip laterali. Un accessorio che valorizza lo spirito rilassato di un gentleman cosmopolita.
BOHEMIAN LEISURE Sensibilità artistica e allure esistenzialista, per un uomo che ama vestirsi in maniera lussuosa, ma senza apparire MINIMAL MESMERIZER
Alessandro Gherardi
La camicia è quasi una seconda pelle, grazie alla costruzione anatomica delle maniche e alla piegatura dei colli, impeccabili emblemi di sartorialità. SUBTLE SUBURBANITE
David Catalan
Una collezione giovane, adattata alle nuove funzionalità di consumo. Iconici outfit monocolore dalle texture vellutate si ispirano all’abbigliamento da lavoro remixato in un'estetica contemporanea, specchio del cambiamento nell’aria.
CREATIVE GYPSY
Etro
FLEXIBLE UNIFIER
Un rinnovato eclettismo incontra l’eleganza sontuosa, per creare un appeal cool e street. Questo è il messaggio di speranza e fiducia che Kean Etro ha portato in passerella: blazer, anorak, cappotti vestaglia, maglie in lana riciclata, pantaloni in denim stampato.
Lampo
L’acciaio inossidabile è considerato la soluzione ideale per durare nel tempo e Lampo è stata la prima azienda a produrre zip in questo materiale. Ora introduce sul mercato un nuovo prodotto: Eternel. La super lampo in acciaio naturale e anallergica, in caso di contatto diretto con la pelle umana.
OLD SPORT CONTEMPORARY COURTESAN
SMOOTH PLAYER
Prada
Re-Hash
L’idea di enfatizzare il corpo con un processo di semplificazione si traduce in silhouette che si allontanano dall’inquadratura, come riduzioni della forma nel capo indossato. I cappotti si sviluppano su linee rette, mentre i bomber over sono realizzati in pelle e bouclé e foderati in tessuti jacquard geometrici.
L’iconico chino Mucha viene rieditato secondo i codici stilistici contemporanei, rinnovandosi nella forma e nei dettagli, che traggono ispirazione dal mondo del leisurewear.
Isabel Marant
L’immagine di questa collezione riguarda i sentimenti che attribuiamo ai nostri vestiti preferiti, quelli che potrebbero avere origine da un guardaroba rétro e grungy: maglieria invecchiata, pantaloni a quadri svasati, cappotti oversize. 79
INSIDE OUT
SHARP COMPOSER
Baracuta
I due luoghi di origine, Inghilterra e Stati Uniti, ispirano la collezione: si va dal Montgomery, ridisegnato in un tessuto premium dalla chiusura con alamari in legno, all’iconica Varsity Jacket in una versione completamente rivista del G9, dotata di maniche a contrasto, fraser tartan interno e ricami customizzati con patch.
L’innovazione manifatturiera e la sofisticata ricerca sui materiali, che talvolta guardano al passato, trasformano i capi in veri oggetti del desiderio
INFORMAL SHAKER
Outfit
La collezione nasce dall’esigenza di evolvere attraverso la sperimentazione di tecniche di lavorazione e materiali inediti, per un uomo dinamico che ricerca l’alta qualità ed uno stile informale.
SAVVY CONNECTOR
Hermès
Il gioco di linee e colori della collezione disegnata da Véronique Nichain è un invito a camminare nell’energia di un viaggio verso l’ottimismo, dove disinvoltura ed eleganza sono in primo piano.
EMOTIONAL DREAMER
Massimo Alba
Un'armonia unica di pesi, fatta di giacche in tessuti pregiati e cappotti ripresi dalle divise militari. Tra i materiali spiccano i fili di cashmere ritorti con alpaca naturale.
URBAN EXPLORER
QUICK DECIDER
FREE RIDER
Burberry
Rrd
Ten C
Riccardo Tisci celebra l’heritage attraverso accostamenti come camouflage su trench e body in rete, ma anche stampe floreali applicate a field jacket, pantaloni cargo, camicie a maniche corte e pantaloni da jogging. 80
I tessuti superstretch, grazie all'utilizzo di Lycra sottoposto a trattamenti antibatterici e traspiranti, vengono esaltati dal taglio sartoriale.
La parola d’ordine è OJJ, Original Japanese Jersey: il tessuto distintivo del brand, in fibre di nylon e poliestere lavorate a maglia ad alta densità, resiste al vento ed è idrorepellente.
SUPREME CONFIDENCE L’artigianalità classica si fonde con i codici contemporanei dello street-style per un abbigliamento in grado di infondere un senso di sicurezza
STREET WIZARD
Duno
In un mix tra urban e new formal, con accenni agli anni ’80, i piumini oversize in tessuti high tech si abbinano ai maglioni a mano calata o a felpe con inserti trapuntati. JAMMING POET
Uniforme
Questo brand si è già guadagnato l'apprezzamento del settore moda per il suo approccio ecologicamente corretto. Nella nuova collezione, disegnata dai due soci fondatori Hugues Fauchard e Rémi Bats, si punta sull’incontro simbiotico fra i tagli streetwear e l’alta sartoria francese.
COOL GAMBLER
1017-Alyx-9Sm
Il progetto di Matthew Williams nasce dal desiderio di fondere la tecnologia con la craftsmanship. Le silhouette sartoriali giocano con i dettagli eleganti dei tessuti naturali e una palette cromatica minimalista.
GLOBE TROTTER
Numero 00 For Invicta
Il designer Valerio Farina ha realizzato capi fluidi, e leggeri, dalla vestibilità oversize. Il tutto impreziosito dall’aggiunta di elementi e dettagli vissuti, quali tagli vivi e ricami grezzi.
FORWARD THINKER
Hevo
Il tratto distintivo del brand sono tagli e volumi, che si evidenziano nel rigore della forma e nella modellistica, ma anche nella scelta dei materiali e nella ricerca sui tessuti accoppiati ad hoc.
TIMELESS ACTOR
POLAR TRAVELLER
Santoni
Woolrich
Gli artigiani di Santoni interpretano gli archetipi maschili, da quelli formali a quelli casual, con un'expertise unica: una palette colori ispirata alla bellezza della terra marchigiana esalta forme raffinate.
Con una storia lunga quasi 200 anni, l’azienda continua a offrire il meglio a chi ama vivere all’aria aperta. Un racconto progressivo e proiettato nell’era digitale, anche se gli elementi meteo sono gli stessi: vento, pioggia, e neve. 81
TRIBAL TRIUMPH La cerimonia quotidiana del vestire serve all’uomo per acquistare consapevolezza del suo essere in un mondo globale
MENTAL PILOT
Dior Men
Artigianalità e tradizione si fondono in uno spirito nuovo di fare moda, trovando coerenza nei cappotti e negli anorak in seta stampata, nei cappotti in lana ricamata, nelle pellicce con le maniche a tre quarti e nelle camicie in seta stampata.
GALLERY CHASER
EASY DEALER
Froy
Antony Morato
Impulsi ed emozioni si concretizzano negli elementi chiave di questa collezione. Linee e volumi che non possono essere perfetti, ma che si mescolano con materiali inusuali, raccontando un approccio anticonformista alla moda.
Un approccio open mind è il punto di partenza dell'azienda partenopea, che rende omaggio all’arte figurativa di Go Nagai, fumettista giapponese, e alla street art di Tvboy, esponente italiano del movimento Neopop. Felpe, T-shirt e accessori danno vita a due capsule all’interno della collezione.
NATURE LOVER
Monticolor
Alla base di Ice Last c’è un cotone biologico, coltivato secondo le metodologie e tinture a certificazione Gots, testato Ogm-free e, non ultimo, lavorato con una tecnica particolare, che lo rende Dry touch ed elastico.
GRACEFUL DANCER RESORT DWELLER
GAME CHANGER
Fendi
Outhere
La collezione designata da Silvia Venturini Fendi è un’ode al classico maschile, elegante, avvolgente, senza tempo, intensamente tattile. Un mood che oscilla tra colori sobri e surreali, da cromoterapia. 82
Il dna del brand si esprime in capi versatili e multifunzionali. I materiali sono il risultato della continua ricerca di una rivisitazione dell’outdoor con dettagli hi-tech in versione city.
Louis Vuitton
Una collezione che cambia i codici precostituiti del vestire maschile. Look formali, con abiti realizzati in materiali insoliti come la plastica, si alternano a sovrapposizioni di kilt su pantaloni, in coppia con accessori come stivali con le punte in metallo o sneaker dai volumi e colori insoliti.
FORMAL LEISURE
Uno stile metropolitano e contemporaneo, con dettagli jogging e un ritrovato minimalismo di forme, nuance e volumi, per mescolare con semplicità linguaggi diversi
AGILE THINKER
Kiton/Knt
I gemelli Mariano e Walter De Matteis, terza generazione della "famiglia Kiton", sono gli artefici di Knt (Kiton New Textures). La faccia più disprutive di Kiton, con capi outdoor portabili sia al maschile, sia al femminile.
TENDER MAKER
Peserico
Un guardaroba versatile, completato da sneaker e scarpe new brit - ma anche da cravatte e pochette nelle sete di Ratti - per la prima collezione uomo del brand. Dettagli smart, mano carezzevole, lavorazioni sartoriali, tessuti evoluti. SIBERIAN MAGNATE
Brunello Cucinelli
NOBLE BUILDER
Cariaggi
Number 8/88 è un filato pettinato per la SS 22, che nasce da una selezione particolare di fibra di cashmere, lunga e molto fine, risultante da un cordonetto di otto fili ottenuto da un gioco di binatura e torsioni. Per un effetto tridimensionale, dalla mano piena e avvolgente.
I volumi soft dei nuovi pantaloni, arricchiti da dettagli e tasche utility, l’appeal elegante e ordinato di giacche e il comfort avvolgente trasmesso dalla maglieria ruotano intorno al senso di benessere e morbidezza di un'eleganza senza tempo.
CAREFUL WHISPERER
TRAINING JAZZIST
Saucony Originals
Le due pietre miliari della collezione Saucony Originals, quest’anno celebrano due importanti anniversari: l’iconico modello Jazz festeggi 40 anni dal debutto ufficiale, mentre la Shadow 6000 ne festeggia 30.
Tagliatore
SMART TRADER
Ermenegildo Zegna
Una collezione di capi ibridi e multifunzionali che sfruttano l’ingegneria e il design per ottenere una nuova estetica.
Prosegue il racconto di Tagliatore, che passa attraverso la realizzazione di capi fatti di autenticità, sapere fare o ovviamente made in Italy. Un’attenzione meticolosa, che traduce nel seguire da vicino tutte le fasi progettuali e produttive dei capi. 83
SPARKS OF GENIUS Un inno al pluralismo estetico, che diventa una sensazione tanto figurata quanto corporea nei look che proteggono dal freddo CASUAL CONQUEROR
Ahirain
ALPINE WANDERER
Vibram
Traendo ispirazione dal freddo, Vibram Furoshiki The Wrapping Sole Oslo WP vanta due importanti novità a livello di materiali e di design: la suola con la tecnologia Vibram Arctic Grip e la tomaia, studiata per essere waterproof.
La collezione per la prossima stagione fredda, pone al centro la ricerca dei materiali e i volumi over, che restano i tratti distintivi di questo brand. Il successo del brand va cercato in un team stilistico volto a creare un guardaroba outdoor, capace di esaltare un approfondito know how tecnologico. NIMBLE CONNECTOR
Eurojersey
I tessuti Sensitive Fabrics by Eurojersey per la SS 22 danno vita a un mix di comfort, eleganza e relax, in nome di un evoluto senso di contemporaneità: stampe e colori dalle tendenze classiche giocano sugli effetti geometrici e giochi ottici vibranti.
SILENT SPEAKER
Vetements
Il processo creativo di questa collezione parte dall’analisi del mondo contemporaneo, sciatto e ribelle, con una buona dose di ironia tagliente, per creare capi dall’approccio pragmatico: parole d'ordine semplicità, utilità ed eco sostenibilità.
COLLEGE TINKER
NORTHERN NAVIGATOR
Paul&Shark
La serie di maglioni Fisherman, ispirati ai pull in lana resistenti alle intemperie indossati dai pescatori dei mari del Nord, e il giaccone Typhoon 20.000, icona dell’expertise nella tecnologia applicata all’outwear, sono tra i capi più rappresentativi di questa collezione. 84
RAPID STRIKER
Bikkembergs
Un guardaroba per il tempo libero che trova ispirazione nell’unione tra la sensualità della moda e la forza dello sport.
Xacus
Una collezione di camicie che interpretano al meglio il presente ma sono già proiettate verso il futuro con scelte sempre più sostenibili, tessuti innovativi dalle grandi performance
ECLECTIC HERITAGE Le aziende rafforzano il dialogo tra modernità e tradizione, avvalendosi di quella creatività che si ritrova nella ricca eredità dei codici di abbigliamento tradizionale. Un mix eclettico che fonde con modernità pezzi classici e codici della casa, ridisegnati in uno stile contemporaneo DI ALBERTO CORRADO
ALBERTA FERRETTI PRE-FALL 2021
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ERMANNO SCERVINO PRE-FALL 2021
Contrasting Harmonies La tensione tra maschile e femminile è il primo principio della dinamica stilistica di Ermanno Scervino: un dialogo mercuriale e fluido che si concretizza in infinite permutazioni, in un continuo passaggio di tessuti sartoriali su silhouette muliebri e di pattern seducenti su un tailoring dal taglio preciso.
MALO
Travelling Class L’amore per la maglieria si traduce in una partitura di decori e dettagli. Micro e macro intarsi fatti a mano riprendono la geometria di questa collezione, intitolata Boulevard. MISSONI
Female Embrace Pensata all’insegna della versatilità, la collezione si declina in un guardaroba di pezzi interscambiabili che assecondando le esigenze della vita reale delle donne di oggi.
Country Cottage SAVE THE DUCK
Vegan Comfort Specializzato nell’outwear 100% animal-free e 100% cruelty-free, per la FW 21/22 il brand italiano lancia una collezione ispirata al contatto con l’ambiente naturale e suoi elementi, all’insegna di una ricerca di colori e tessuti che fanno emergere l’essenza degli elementi, come terra, fuoco, aria ed acqua, appartenenti alla biodiversità.
ZEGNA BARUFFA LANE BORGOSESIA
Well Being La nuova collezione integra i prodotti dei tre brand Baruffa, Chiavazza e Botto Poala con nuove idee dedicate al mondo della lana, del riciclo, della sostenibilità.
GIANNI CHIARINI
Electric Jolt L’esperienza conciaria di Gianni Chiarini è il punto di partenza per tre nuove proposte: Helena Round, Elettra (nella foto) e Diletta Fringes. 88
CALIC
Planet Friendly L’azienda turca punta su prodotti al passo con le esigenze della sostenibilità e di un mercato che si è totalmente riprogrammato dopo l’emergenza sanitaria. I nuovi articoli sono Blue H, D-Leisure, E-Denim e Dyepro Technology, che si affiancano ai Selfsized e Skinlithe e Washpro Technology, lanciati nelle stagioni precedenti.
NTMB
Neapolitan Dreamer Never too much basic, meglio conosciuto come Ntmb, è un collettivo italiano, nato a Napoli, che lavora sulla personalizzazione e sulla produzione artigianale di capi di abbigliamento dall'immagine grintosa.
Rainbow Warriors KOCCA
Colourfurl Rebel Massimo comfort e avvolgente forma a uovo per il giubbotto a metà tra fashion e street chic.
PANCHIC
24 BOTTLES
CALICANTO
Beatle Beatnik
Healthy Drinker
All In One
La linea P01 Original si contraddistingue grazie a linee pulite, in perfetto equilibrio fra design e comfort.
24Bottles, brand di design sostenibile fondato nel 2013 da Giovanni Randazzo e Matteo Melotti, coniuga design e sostenibilità.
Versatilità è la parola più indicata per definire il brand Calicanto, che lancia le gamme Peggy e Arco. 89
CA’ VAGAN
Natural Uniqueness La lana, in un gioco di armonie di tonalità, afferma una visione di stile femminile, che nasce dalla naturalezza di ciò che si è. Pregiati modelli basici si accompagnano a cardigan, mantelle in 100% cashmere nella versione classica e in quella eco in finezza 14 e 12, con l’utilizzo in pezzi selezionati di un filato prezioso e sottile illuminato da micro paillettes, il kid mohair rigato con baby alpaca.
PEOPLE OF SHIBUYA
Point Of View Fondato nel 2014 da Angelo Loffredo, Marco Locatelli e Luca Orsatti, People Of Shibuya è un brand che risponde alle esigenze di chi cerca un design concettuale.
Frostbite Polka A-COLD-WALL*
Subliminal Workwear Un marchio fondato nel 2015 da Samuel Ross, che dalle passerelle londinesi si è presentato per la terza volta consecutiva a Milano Moda Uomo. Lo studio del prodotto, mai banale, affonda le radici nei codici vestimentari della classe operaia delle periferie inglesi, sublimandolo con materiali tecnici e soluzioni workwear dall’appeal contemporaneo.
SERAPIAN
SPORTMAX
TWINSET MILANO
Milanese Chic
Roaring Twenties
Moving Woman
Autenticità, raffinatezza, qualità. Da qui nasce l’eleganza di Serapian, dal 1928 un universo fatto di borse e accessori lavorati a mano. Un simbolo milanese.
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La Pre-fall autunno-inverno 2021 trae ispirazione dalla leggerezza e dalla sensualità tipica delle flapper, libere, rivoluzionarie ed emancipate, rendendo omaggio a un’epoca di rinascita.
La casa di moda, fondata a Carpi negli anni Novanta da Simona Barbieri assieme al marito Tiziano Sgarbi, continua la propria marcia sui mercati, rivolgendosi a una donna attenta alle tendenze.
RED VALENTINO
Ready For Romance Per la precollezione autunno 2021 il direttore creativo Pierpaolo Piccioli rielabora i codici estetici attraverso un filtro radicale, sovversivo e audace. Il romanticismo si confonde con un’attitudine street, per un abbigliamento casual-urban, che talvolta si ispira alla couture.
EMILIO PUCCI
Cruising About Un nuovo Emilio Pucci: deciso ma delicato, corporeo ed etereo, con occasionali ricami per un tocco giubilante di luce. Un guardaroba lavorato in sottrazione e "puccificato" nelle stampe come nei motivi Rugiada, Vortici, Losanghe e Holidays.
PISA OROLOGERIA
Ethernal Dream
Fresh Flirts
Demetra, dea greca protettrice del matrimonio, dà il nome alla nuova collezione Pisa Diamanti, nata dalla volontà di Maristella e Chiara Pisa. Linee floreali e colorate rimandano all’immagine classica della donna, associata alla bellezza e al profumo di un fiore.
MALONE SOULIERS
TOLLEGNO 1900
PLINIO VISONÀ
Life Cycle
Knitty Gritty
Soft & Smooth
Nella nuova collezione il tessuto super performing di Tollegno 1900 si declina in due linee - “Smart working” e “Smart time” -, mentre l’innovativa famiglia di prodotti “Freedom Feeling” mixa i plus dei tessuti a maglia.
Un marchio fondato a Vicenza nel 1959 dall’omonimo artigiano e imprenditore con la passione per il lavoro artigianale e la ricerca dei pellami più pregiati. Tra i prodotti più emblematici “Nuvolato e “Queen”.
Mary Alice Malone, founder & creative director del brand, è affascinata dai cicli di vita e riversa le sue riflessioni nella sua attività di stilista e imprenditrice. Per questa stagione rivisita le silhouette delle sue creazioni più iconiche.
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C
M
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CM
MY
CY
CMY
K
FUNCTIONAL MEDLEY I punti di contatto tra l’abbigliamento maschile, femminile e infantile sono sempre piu forti. Lo testimonia uno stile trasversale che privilegia il comfort, senza mettere in secondo piano la sperimentazione DI ALBERTO CORRADO
CARAMEL
Brand inglese nato nel quartiere di South Kensigton, nell’intento di mixare colori e tessuti, creando un ritmo giocoso e unico nel suo genere. La collezione invernale ribadisce e unisce il fascino vintage anglosassone con la dinamicità dei tempi moderni.
ANJA SCHWERBROCK
Nel cv della designer tedesca spicca una esperienza lavorativa negli uffici stili di Comme des Garcons e Dries Van Noten. Le sue collezioni sono ispirate al mondo del circo, dell’arte e del balletto. KANGRA
DIXIE KID
Un progetto imprenditoriale sancito dalla cooperazione sinergica con la famiglia Forlini, che prevede due collezioni programmate principali e due flash, e prêt-à-porter. Ogni collezione è un capolavoro di tecnica e stile sartoriale.
FENDI KIDS
Il comfort non si dissocia dall’estetica: un capo può essere classico e, al tempo stesso, avere un twist contemporaneo. Questa è il mood della nuova collezione per i piccoli della maison Fendi. SOLID HOMME
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TIME WARP La ricerca dell’armonia tra vestibilità e proporzione, dove nel primo caso lo scopo è quello di dare comfort al corpo e nel secondo di non sconvolgere i connotati anche quando si sceglie l’oversize. IL GUFO
Una nuova linea contemporanea, dove forma e funzione si fondono perfettamente per definire una nuova estetica votata al comfort, per un target di età tra gli 8 e i 16 anni.
SIMONETTA
La collezione AW 2021/2022 si ispira alla personalità di Ada Lovelace, famosa matematica inglese del XIX secolo, ricordata per aver inventato la macchina del calcolo. Un fantasioso viaggio attraverso colori e ricercati tessuti, per uno stile da favola.
LORENA ANTONIAZZI
BLAUER JUNIOR
Una collezione adatta alle esigenze dei ragazzi digitali, che punta su materiali di qualità e innovativi, come il taslan e il neoprene, per resistere nel tempo.
INFACTIUM VICTORIA
Un'azienda certificata Gots dal 2019, che programma la produzione e la distribuzione in maniera etica, per ritrovare ritmi più vicini alla natura e ridare spazio al tempo. 94
MONTECORE
SPEAK EASY
L’urbanwear mescola i codici della sartoria e i tessuti di lusso, creando un look atemporale e dando vita a collezioni facili da indossare e da capire BELLE CHIARA
Un marchio di moda nato dalle scarpe per bambini. Una scommessa vinta, grazie alle materie prime di alta qualità scelte, in primis i tessuti biologici, e a un dna artigianale, legato a produzioni locali. Trame, stampe, forme e colori sono in bilico tra ironia e poesia.
JEUNE PREMIER
Un giovane marchio belga, lanciato da Hélène Fransen nel 2012, in cui giochi di colore e accostamenti insoliti si ispirano al mondo della scuola. Zaini, cartelle e astucci, guardati da un'altra prospettiva.
K-WAY
GUESS KIDS
Tessuti tecnici di lusso e materiali ecosostenibili, integrati da una tavolozza di accenti cromatici sorprendenti, per creare uno stile rétro da parco americano.
NEIL BARRETT
VÌEN
Un brand che si rivolge a bambini e ragazzi di età compresa tra gli 0 e i 14 anni, riflettendo l’estetica precisa e raffinata della maison. Obiettivo, sviluppare pezzi funzionali ma al contempo raffinati, per giovani dinamici dallo stile graffiante. 95
INTERVISTA Dima Leu Fashion designer
A lato, Dima Leu. A sinistra, un modello della collezione autunno-inverno 2020/2021
«Ai giovani come me dico: riscoprite la qualità» Tra i vincitori di Who Is On Next? 2020, Dima Leu è uno dei nuovi nomi che hanno esordito a Milano Moda Uomo. Moldavo di origine e italiano di adozione, punta su colori forti e contaminazioni tra sportswear e tailoring. Dietro l'immagine adrenalinica due passioni: il tessile e l'artigianalità DI ALESSANDRA BIGOTTA
Da cosa nasce il suo sportswear contaminato dalla sartorialità? Dalle mie esperienze lavorative dopo essermi laureato allo Iuav di Venezia, ma anche dalla passione che ho da sempre per la componente artigianale dei capi. La mia è stata una scelta controcorrente: nel 2015, mentre imperversava lo streetwear, ho imboccato una strada diversa. Due anni fa sono andato oltre, trasferendomi dal Veneto alla Val d'Itria, una zona della Puglia che mi ricorda il mio Paese natale, la Moldavia, per imparare da vicino il lavoro come si faceva una volta, stando a stretto contatto con gli artigiani. Un percorso singolare, per un designer giovane (Dima Leu ha 33 anni, ndr) che parla ai giovani... Utilizzare categorie merceologiche sportive, Direttore Responsabile e A.D. Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it) Caposervizio Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) Redazione Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it) Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it) Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it) Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) Realizzazione grafica Nadia Blasevich (n.blasevich@fashionmagazine.it) Carlo Maraschi (c.maraschi@fashionmagazine.it) Fashion Editor Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it) Collaboratori Mariella Barnaba, Annalisa Betti, Cristiana Bonzi Pubblicità e promozione Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Laura Pianazza (l.pianazza@fashionmagazine.it) Senior Digital Advisor Stefania Navaretti (s.navaretti@fashionmagazine.it)
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Il lockdown ha portato a galla ricordi del mio vissuto: sono stato in Moldavia fino a 15 anni, quando mi sono trasferito con la famiglia in Italia. Il messaggio del video, e del lookbook scattato nel cortile di casa dei miei nonni, è che tornare al passato può farci ripartire con nuova forza. Questo fashion film è stato il primo: in arrivo ce n'è un altro durante la fashion week di fine febbraio.
dalla tuta alla felpa, interpretandole in modo diverso dalla massa mi consente proprio di arrivare ai miei coetanei o anche a chi ha meno anni di me: generazioni cresciute con il pronto moda, cui rivolgo collezioni forti nell'immagine, ma ricche di contenuti a livello di materiali. Sono convinto che questo sia un messaggio molto in sintonia con i tempi. Per quale ragione? La pandemia ha portato con sé un interrogativo per chi fa il mio mestiere: come dare un senso a proposte di cui adesso sembra che nessuno abbia realmente bisogno? La risposta sta in capi moda sì, ma che durino nel tempo, invitando a un consumo più “lento” e sostenibile. A livello di stile, si afferma un ideale di menswear in cui mi riconosco, pensato per un uomo che non vuole più trovarsi riunchiuso nella formalità e nelle costrizioni. Con il video Again and forever ha esordito a Milano Moda Uomo: girato in un teatro della capitale moldava Chişinşu, ha come protagonisti ballerini le cui movenze risentono del rigore dell'esercizio militare, che sfocia però in una danza liberatoria... Special Projects Matteo Ferrante Veneziani (m.veneziani@fashionmagazine.it) Assistente di direzione / UFFICIO TRAFFICO Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it) Amministrazione Cristina Damiano (c.damiano@fashionmagazine.it)
Abbonamento annuale 95,00 e (quindicinale) c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti Piazza Pio XI 1 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 16,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali)
Cos’è per lei la sostenibilità? Realizzare le mie collezioni in Italia, o meglio in Val d’Itria. E utilizzare tessuti provenienti da altre produzioni: il nostro Paese è ricchissimo di questi materiali, che non aspettano altro che prendere vita in qualcosa di nuovo. Cosa mi può dire dell'intesa appena avviata con il Gruppo Marzotto? Dopo che i responsabili del gruppo hanno notato alcuni miei capi fatti con le loro stoffe, mi hanno invitato in azienda dove ho consultato l'archivio, soprattutto i materiali per le uniformi: pezze di prova mai entrate in produzione, funzionali ma in colori accesi. Ne sono nati alcuni modelli e stiamo lavorando insieme per realizzare nuovi tessuti. Che rapporto ha con il digitale? Di curiosità. Non è il mio habitat ideale, ma consente di entrare in contatto diretto con il pubblico. In particolare l’e-commerce, lanciato un anno fa, mi permette di avere un feedback dal mercato senza intermediazioni. Qual è il suo sogno nel cassetto? Riuscire a crescere con il mio marchio, anche in un contesto difficile come quello attuale. E avere la possibilità di collaborare con uno dei grandi brand che seguo e amo. ■ Edizioni Ecomarket Spa Redazione, Amministrazione, Pubblicità Piazzale Cadorna 15 20123 Milano telefono 02 80620-1 Fashion - Il magazine DI STRATEGIA, INNOVAZIONE E MERCATI Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione Stampa: Aziende Grafiche Printing Srl - Via Milano 5 20068 Peschiera Borromeo (Mi) MDM Milano Distribuzione Media Srl È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © Fashion 2021 Edizioni Ecomarket - Milano
PEOPLE
di Carla Mercurio
PEOPLE Valeria Oppenheimer Tra tv e digital
Wsm-White ha dedicato una vetrina digital a 40 collezioni uomo e gender fluid, sinonimo della cosiddetta artigianalità moderna. Quale il suo contributo? Sono da sempre affascinata dai nuovi talenti della moda: artigiani evoluti che spiccano per le produzioni made in Italy e per l'attenzione alla sostenibilità. Per questo Wsm-White mi ha chiesto di stilare un elenco di marchi interessanti, al quale attingere per l'iniziativa.
Una fashion reporter che crede nelle Pmi
Quali i nomi più interessanti? Mi affascina il progetto Artichoke Bags, lanciato da Lorenzo Scotto, che realizza con vecchie vele di barche zaini molto particolari, dotati di “scaffalature” estraibili che si possono appendere arrivati a destinazione. Segnalo inoltre Ntmb (Never Too Much Basic), label realizzata dai designer napoletani Davide De Vivo e Matteo Paloni, che lavorano con tessuti provenienti da stock di jeans e jersey per realizzare capi totalmente made in Italy. Due creativi che vantano collaborazioni con artisti come Puff Daddy, TheWeeknd, Sfera Ebbasta, Elettra Lamborghini.
Foto Luca Latrofa
Un passato da modella, Valeria Oppenheimer è rimasta fedele alla moda, di cui si occupa come fashion reporter per RaiUno. Insegna anche all’Accademia del Lusso di Roma e Milano e lavora da anni con i brand emergenti, di cui è un’appassionata talent scout e narratrice
I talenti emergenti sono stati il focus di un suo progetto digital varato durante il primo lockdown... Si tratta di un format lanciato sul mio profilo Instagram, che ogni giorno prevedeva un'intervista in diretta a stilisti (emergenti e non solo) e protagonisti del fashion system, tra cui anche giornalisti e pr famosi. Un'iniziativa che prosegue tuttora con cadenza settimanale e che nell’audience annovera designer, studenti di moda, persone comuni. Un pubblico trasversale interessato alla moda. Quale l’obiettivo delle sue dirette Instagram? Chi fa il mio lavoro ha il dovere di dare voce anche a chi non ce l’ha e con la pandemia le piccole realtà sono state molto penalizzate, non disponendo di uffici stampa a cui affidare i propri messaggi. I social per questo sono un mezzo straordinario, in quanto consentono un dialogo diretto e immediato con il pubblico.
Nella foto, Valeria Oppenheimer. Il suo sogno? Dare vita a un format di moda tutto suo, in televisione o sul web
Come vede invece il rapporto tra moda e tv? Ultimamente non sono andate molto d’accordo, perché la tv ha abbassato gli standard e la moda si è allontanata. Secondo me la chiave giusta è far vedere che il fashion è fatto di persone che lavorano sodo e non di pochi eletti che vivono in gabbie dorate. Personaggi e aziende di cui raccontare le storie a un pubblico sicuramente più ampio di quello di Internet, che oggi è appannaggio soprattutto delle giovani generazioni. Emblematica la scelta di Armani, che lo scorso settembre ha presentato la collezione in diretta Tv. Ed è significativo il fatto che le serie televisive scatenino la caccia agli outfit dei protagonisti. Come è accaduto con i cappotti di Nicole Kidman in The Undoing. Secondo lei cosa accadrà quando la tensione legata alla pandemia si allenterà? Spero che si potrà ripartire alla grande e con nuovo entusiasmo. Ci saranno desideri diversi: la gente ha capito che il nostro mondo deve essere migliorato e in questo i marchi ecosostenibili hanno un valore enorme.
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Alessandro Dell'Acqua si cimenta in nuove sfide e firma una capsule per Elena Mirò
In tempi di pandemia gli stilisti cercano nuove opportunità per ampliare i propri orizzonti. È il caso di Alessandro Dell'Acqua, molto impegnato a dare il suo contributo a progetti extra rispetto alla sua N21: è il caso della seconda linea di una nota griffe (il nome è top secret) e di una capsule speciale in arrivo per Elena Mirò. Battezzata Alessandro Dell’Acqua X Elena Mirò, la colab sarà presentata a Febbraio 2021 in occasione di Milano Moda Donna, quando la label farà il suo ritorno nel calendario ufficiale della kermesse, forte di un progetto di riposizionamento che prevede anche l'ampliamento della gamma taglie, che da ora partirà dalla 42. «Femminilità e seduzione sono gli elementi alla base della mia personale interpretazione. Sono contento di essere parte del nuovo progetto di Elena Mirò e di inaugurarlo con questa capsule» è il commento di Dell'Acqua. Per novità più sensazionali ci sarà da attendere il post-Covid.
Chiara boni celebra l'italianità con malika ayane nuova testimonial
«Scegliere un'artista italiana conosciuta nel mondo come Malika Ayane, fotografata da un maestro italiano come Giovanni Gastel, esprime in modo esponenziale la mia volontà di far emergere l'eccellenza del made in Italy, di cui è traccia anche La Petite Robe». Così Chiara Boni racconta la sua decisione di affidare alla cantante il ruolo di testimonial della nuova campagna de La Petite Robe, in uscita in questo mese di febbraio. Ritratta in una posa eterea, avvolta da una spirale madreperlacea, Malika Ayane diviene il simbolo dell'eleganza raffinata e al tempo stesso comoda e funzionale della label.
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