Anno 46 | N°9 del 12.06.2015 | quindicinale | € 5,50 | www.fashionmagazine.it
E H IS SID GL IN EN ION RS
VE
Il magazine di news, business e trend
Inchiesta Viaggio nel mondo del “parallelo”
Marco Boglione Un re del casualwear appassionato di byte
Interviste
Carlo Capasa, Nicola Formichetti, Enzo Fusco, Jeremy Scott, Thomas Tait
Menswear reloaded
Alla vigilia della settimana della moda uomo per la primavera-estate 2016 i creativi ripartono dalle contaminazioni
Focus
Dal formale allo sportswear: a ogni segmento la sua strategia Nella foto: Gucci
n°9
sommario
12 GIUGNO 2015 www.fashionmagazine.it
7
L’Editoriale
NEws 8
Men’s fashion week Tutte le novità di Londra e Parigi
BusiNEss
16
11 Marco Boglione/BasicNet «La nostra fessibilità ci rende tenaci» 12 Le inchieste di Fashion Il parallelo, si fa ma non si dice
in copertina
Collezione Gucci Cruise 2016 (photo courtesy of Gucci)
18
16 Pitti uomo 88 Porte aperte alla moda after-gender 18 O&A/Thomas Tait A Pitti mi riprogetto 20 C.P. Company a Firenze Sul flo di lana dei 40 anni 22 Lardini «Prima la manifattura. Il monomarca può attendere»
russiA
iTALiA
CiNA
NOrd AFriCA
COrEA
giAPPONE
duBAi hONg kONg
12
MALEsiA siNgAPOrE
iNdONEsiA
20 12_06_2015
3
n°9
sommario
12 GIUGNO 2015 www.fashionmagazine.it
95
24 Milano Moda uomo Carlo Capasa: «Il rinnovamento non può fermarsi a sflate e calendari» 26 Fashion week Uman apre il monomarca e Caruso si dà al cinema 33 Focus formalwear In gara per il record. Di qualità
130
39 Focus upper casual Elegante senza bisogno del sarto 45 Focus smart casual Ok, il prezzo è intelligente 76 Lectra Vi stupiremo con effetti speciali
51 Focus outwear High tech più heritage uguale valore 57 Focus denimwear C’è posto per tutti al vertice? 61 Focus camiceria Questione di stoffa
81 sondaggio/Vendite menswear primavera-estate 2015 L’uomo cresce grazie agli stranieri 88 Buyer’s opinion Sempre più formale, ma con classe
66 Menswear news Gruppo Paoloni: cocktail di risultati positivi 68 gta Si fa presto a dire pantaloni
TrENd 90 spring/summer 2016 New menswear inspirations 95 spring/summer 2016 Menswear preview 112 store to watch The Corner Berlin 114 Brand to watch 116 Visti in showroom Più underground di così
57 4
12_06_2015
PEOPLE 119 Fashion people Creare un brand online si può. Parola di infuencer 120 Cannes people L’onda social si forma qui 122 digital people Nicola Formichetti: «Connesso sì. Ma per due giorni al mese spengo la corrente» 124 spotlight people 126 Portraits people Per Mary-Kate e Ashley Olsen l’Oscar è arrivato con la moda 128 Question&Answer people Christian Pellizzari 130 red Carpet people Gucci cruise 2016 dinner party
L’EDITORIALE
Marc Sondermann
Direttore/Editor-in-Chief
Un sistema in piena evoluzione In times of rapid change, the leaner and more effcient organization wins. That is why we chose to interview Marco Boglione for this issue, who spearheaded the concept of a virtual enterprise when the Internet was not even invented yet. As markets evolve with lightning speed, his business model can serve as an important source of inspiration.
L
a ripetizione a catena, stagione dopo stagione, degli stessi eventi clou, l'incessante susseguirsi di collezioni con l'ambizione di rappresentare un apice di innovazione, l'andirivieni senza fne di celebrity e starlet del momento: nulla potrebbe essere più lontano dalla realtà del fashion system che la percezione di un pesante carrozzone imprigionato in uno stanco rituale che si ripete all'infnito in una specie di inarrestabile moto perpetuo. Per quanto questa immagine, dal sapore caricaturale, sia l'esatto opposto di ciò che la moda in realtà rappresenta, questo non signifca che i player al suo interno, anche quelli grandi, siano immuni dal rischio di trasformarsi in dinosauri avviati a un possibile destino di estinzione. Gli scenari di mercato stanno mutando con rapidità ed è soprattutto chi è agile a riuscire ad adattarsi con maggiore successo. È per questo
motivo che Fashion ha scelto di intervistare nella consueta chiacchierata di approfondimento Marco Boglione, un antesignano della cosiddetta azienda virtuale, perfettamente digitalizzata fn dagli albori di Internet, capace di cavalcare trend e opportunità senza essere oberata da un apparato gestionale lento e inesorabilmente ingessato in tempi in cui basta un tweet per scardinare interi sistemi di potere, come il caso Fifa insegna. Dal fenomeno del parallelo, cui dedichiamo un'esclusiva inchiesta alla nascita di nuovi blogger-stilisti, il nostro mondo sta dando contemporaneamente segnali di evidente stanchezza e di fervido rilancio creativo. È il caso di lasciare libere le briglie e di attrezzarsi per il futuro - con l'aiuto di modelli organizzativi snelli, veloci, fortemente in grado di mordere. Lasciando perdere, strategicamente, la miopia del proftto facile per tor● nare a investire veramente sul futuro.
12_06_2015
7
news in primo piano a cura di Elisabetta Fabbri
Eleventy si espande all’estero con nuovi partner Eleventy plans to expand in Usa, South Korea, China and Middle East. Target sales: 50 million by 2019.
1
2
scambi internazionali
La Cina dimezza i dazi sull’import di moda
men’s fashion week
Tutte le novità di Londra e Parigi
China cuts taxes by half on some imported luxury goods, to boost spending at home, where the economy is slowing.
London fashion week will be a bit American with Tommy Hilfger. Paris will appear more underground with Hood By Air show.
Buone notizie per la moda made in Italy. La Cina ha deciso di tagliare i dazi imposti sulle importazioni di abbigliamento, calzature e cosmetici. Il provvedimento, scattato all’inizio di giugno, è parte di un piano del governo di Pechino volto a innalzare i consumi interni e dare stabilità a un’economia in decelerazione. Più in dettaglio, la nuova regolamentazione prevede una riduzione dal 22/24% al 12% per calzature come stivali e scarpe sportive. Per capi di abbigliamento come cappotti, maglioni, giacche e tailleur si passa dal 14/23% al 7/10%. «Si tratta di una buona notizia - commenta Claudio Marenzi, presidente di Sistema Moda Italia - per il tessile-moda italiano, che negli ultimi anni ha benefciato di una crescita a due cifre dell’export in Cina. Tuttavia l’Italia vende il 35% dei suoi beni di lusso ai turisti cinesi. L’intenzione della Cina di realizzare dei duty free sul suo territorio rischia di danneggiarci». Armando Branchini, vicepresidente di Fondazione Altagamma, ha evidenziato altri due nodi da sciogliere. «In Cina - anticipa - dovrebbe essere introdotta una tassa locale sul lusso per spese oltre i 30mila renminbi (circa 4.400 euro). In più è in discussione una seconda fase della riforma dell’Iva».
Un giugno ricco di appuntamenti e novità per il menswear europeo. London Collections: Men (dal 12 al 15 giugno) ospita il brand Tommy Hilfger, che compie 30 anni e si concede un doppio fashion show: in UK il 14 giugno e a New York il 15 luglio, nell’ambito della nuova settimana della moda (vedi a pag.28). Prima volta in pedana per House of Holland, Berthold, Lathbridge by Patrick Cox e Tourne de Transmission (foto 1). Tra gli eventi chiave, spiccano i festeggiamenti per i 20 anni di Dsquared2. La fashion week parigina apre con una new entry come Strateas Carlucci (il 24 giugno, foto 2), marchio di Melbourne disegnato da Mario-Luca Carlucci e Peter Strateas, e chiude con la moda underground di Hood by Air (il 28). Da tenere d’occhio il debutto di John Galliano (il 26) per il menswear Maison Margiela e il primo déflé maschile di Balmain (il 27, frmato Olivier Rousteing). Assenti Damir Doma, che sflerà a Milano, e Kris Van Assche, che ha congelato il suo marchio per concentrarsi su Dior Homme. Secondo le stime di Euromonitor nel 2014 il menswear ha originato nel mondo 440 miliardi di dollari di ricavi (+4,5%, contro il +3,7% della moda donna). Previsto un aumento a 480 miliardi nel 2019.
8
12_06_2015
Nuovi progetti retail per il marchio del lusso eccessibile Eleventy, fondato da Marco Baldassari, Paolo Zuntini e Andrea Scuderi. Questo mese ha inaugurato una showroom a Milano, a breve distanza dall’avvio di quella di New York, che ha siglato l’inizio dell’espansione negli Usa in jv con Earl Rotman, ex Goldman Sachs. Nel mirino anche il Sud Corea (in partnership con Handosome), la Cina (con Pailameng) e il Medio Oriente. Lo sviluppo estero è supportato da Vei Capital - fondo di Palladio Finanziaria, socio dal 2014 - che pensa a un’Ipo o a un’aggregazione come futura exit strategy. Nelle stime, i ricavi 2015 dovrebbero superare i 16 milioni di euro (+35%), ma l’obiettivo del management è salire a 50 milioni entro il 2019.
PT - Pantaloni Torino vale 18,6 euro sull’Aim PT - Pantaloni Torino brand has been listed on Aim market. The market capitalization is near 85 million euro.
Un modello PT01 Ghost Project
Lo scorso 13 maggio Cover 50, società di Pianezza (To) che realizza i pantaloni di alta gamma PT - Pantaloni Torino, ha debuttato sul mercato azionario Aim di Borsa Italiana al prezzo di collocamento di 18,60 euro per azione. Valore che mantiene anche mentre scriviamo e che valorizza l’azienda circa 85 milioni di euro (quasi quattro volte il fatturato 2014 di 23,9 milioni). Al comando la famiglia fondatrice dei Fassino, che resta la maggiore azionista. I progetti post-collocamento vanno dalla conquista di nuovi mercati (con focus sugli Usa) a un maggiore sviluppo della linea donna fno a una comunicazione mirata al consumatore come pure al wholesale.
protagonisti
«LA NoStrA FLESSIBILItà CI rENdE tENACI»
1. Anti-pioggia e confortevole, un modello K-Way 2. Marco Boglione, presidente di BasicNet
Seguendo un modello di business a rete, non verticale, con gestioni veloci e affdabili delle catene d’offerta, Marco Boglione ha fatto di BasicNet una realtà da 446 milioni di ricavi (+12,9% nel 2014) di Marc Sondermann
K-Way, Robe di Kappa, Superga, Jesus Jeans: brands belonging to BasicNet, the group headed by Marco Boglione, with sales around 446 million euro (+12,9% in 2014). Flexibility and sustainable growth are his keywords.
M
arco Boglione, presidente di BasicNet, spiega a Fashion come è riuscito in 20 anni a creare un gruppo che nel 2014 ha fatturato 446 milioni di euro (+12,9%). Partendo dalla passione congenita per l’informatica, l’imprenditore torinese coordina oggi, a livello mondiale, una rete di marchi che spazia da K-Way a Robe di Kappa, passando per Superga e Jesus Jeans. Signor Boglione, come nasce un modello innovativo di azienda come il suo? Si tratta forse di una questione generazionale. Appartengo senz’altro a quella giusta, avendo all’incirca l’età di Bill Gates o, se vuole, di Steve Jobs. Ho avuto la fortuna di vivere durante il periodo della rivoluzione informatica, creata dalle nuove tecnologie, che trovavo molto più interessanti di Mick Jagger. Essendo appassionato a quel genere di cose, e portatore di una deviazione genetica che comporta l’imprenditorialità, mi sono chiesto come utilizzarle, affascinato dalla loro portata di innovazione. C’è stato un momento clou nel suo iter? Fu nel 1994, quando arrivò il modello Internet, che comportò la trasmissione universale di dati. Appena ho visto che funzionava, sono stato colto dalla sindrome di Stendhal. Ho immaginato tutto il progetto BasicNet, da cima a fondo. E come tutti i buoni progetti fu all’inizio ignorato, perché senza riferimenti. È iniziato un bellissimo calvario, appassionante, ma anche un po’ frustrante: all’inizio non ci credette nessuno, ma con il tempo - sono passati 20 anni - hanno iniziato a prenderci ad esempio. Il nostro è un modello di business a rete, non verticale,
che permette gestioni veloci e affdabili delle catene dell’offerta. Quale la più grande soddisfazione? Essere riuscito, nel bene e nel male, a realizzare il motto «piano piano che ho fretta». Siamo stati in grado di sostenere negli anni quella che Brunello Cucinelli defnisce crescita garbata, a cui tutti gli imprenditori veri ambiscono. Certo, prima siamo sopravvissuti ad anni diffcili. Ce l’abbiamo fatta autofnanziandoci, rischiando i nostri soldi e affdandoci a un modello sostenibile, non centralizzato e alimentato da tutti gli elementi della catena. Come BasicNet vendiamo infatti soprattutto opportunità di fare affari. Si tratta, me lo lasci dire, di un prodotto che va di gran moda. In concreto, questo che cosa signifca? Signifca che facciamo da nesso fra i due tipi di imprenditori predominanti, tra chi per propensione preferisce produrre e chi predilige la vendita. In effetti ciascuno dei due ha un disperato bisogno dell’altro, anche quando è bravissimo a fare ciò che fa. Noi ci siamo prodigati fn da subito ad automatizzare, tramite concessionari, la produzione e a dare la vendita in mano a licenziatari. Com’è riuscito a forgiare legami pluridecennali con personalità così diverse? I nostri legami sono fortissimi, ma derivano da una flosofa particolare. La miglior garanzia per essere legati è essere liberi. I nostri licenziatari stanno con noi fnché conviene, noi li incitiamo quotidianamente a “mandarci a stendere”, non ambiamo a nessun altro parametro se non il mercato. L’intero business è informatizzato e gra-
1
2
fcizzato, come si usa fare con Google Analytics. Vediamo tutti le stesse curve, possiamo aggregarle in andamenti macro. È così che la trasparenza mette tutti d’accordo. In un contesto del genere, l’interazione personale quanto conta ancora? Conta ovviamente moltissimo, per questo abbiamo 120 ragazzi che non fanno altro che girare in continuazione. Il face-to-face serve però solo all’approfondimento. Il resto è noto, si basa su uno scambio di informazioni rapido e oggettivo. Il suo quartier generale di Torino di che cosa si occupa? Le mansioni delle nostre 400 persone si suddividono in cinque ambiti. Primo, possediamo il marchio e lo affttiamo. Questo comporta un’attività di contrattualizzazione non banale. Secondo, sviluppiamo tutte le collezioni dei nostri brand. 200 stilisti creano 6mila articoli l’anno. terzo, industrializziamo il prodotto, rendendolo a tutti gli effetti acquistabile come una commodity. Quarto, gestiamo tutte le informazioni senza un pezzo di carta. Amiamo defnirci a gravità zero. Quinto, generiamo quella spinta in più, che può solo nascere dalla pubblicità. Come vi suddividete i compiti in questo campo con i licenziatari? dal nostro canto investiamo circa il 40% dei proventi delle licenze in marketing, chiedendo però ai nostri licenziatari di controbilanciare il tutto con un investimento equivalente da parte loro. Mentre noi qui da torino coordiniamo il worldwide strategic advertising, loro si occupano del local direct advertising nei territori di riferimento. ● 12_06_2015
11
Le iNCHieSTe di faSHioN
IL PARALLELO, SI fA mA NON SI DICE Ormai le vendite non uffciali, ovvero da negoziante a negoziante, hanno raggiunto volumi tali da non poter più essere ignorate. Il parallelo si fa sul pronto, sul programmato e online. E molte aziende, che a volte lo praticano direttamente, da un lato lo vietano e dall’altro lo consentono. Ma le regole del gioco stanno cambiando di Elisabetta Campana
Our focus is on gray market exports: bags, shoes, accessories, clothing sold through a distribution channel which is unoffcial but isn’t illegal. The business is growing so fast that it’s impossible to ignore it.
È
l’altra faccia del business della moda. Quella più nascosta. Di cui tutti sanno, ma di cui nessuno vuole parlare. Anche perché contravviene all’esclusiva di zona, che da sempre regola i rapporti tra aziende e wholesale. Adesso però il parallelo, chiamato anche gray market o daigou channel (riferito alla Cina), o ancora più modernamente B2B, ha raggiunto volumi tali da non poter essere più ignorato. Trasmette una percezione errata dell’andamento dei singoli mercati e si basa su regole diverse da quelle del commercio comunemente inteso. Il rischio, in special modo per l’Italia, è che sull’onda di questo business, molto allettante ma non di facile gestione, si perda il saper fare tipico dei dettaglianti: quello giocato sul contatto diretto con la clientela locale e con le sue esigenze. Oltretutto il parallelo è appannaggio solo di una fetta di multimarca che, così facendo, penalizza chi non lo pratica. È altrettanto vero che per molti rappresenta l’unica possibilità di sopravvivenza, in un mercato interno ancora sofferente. Un affaire che, tra l’altro, piace anche a diverse aziende. Da sempre evidentemente colluse, le griffe - alcune da tempo lo praticano direttamente o tramite partner - con una mano lo vietano e con l’altra lo permettono. Ultimamente hanno anche incominciato a mettere nuovi paletti, creando delle sorte di gruppi d’acquisto. Quantifcare il parallelo non è facile, perché mancano dati uffciali. In Italia, tra i Paesi più attivi, Fashion stima
12
12_06_2015
che il suo giro d’affari complessivo, considerando le tre formule di “pronto”, di “programmato” e la variante online - con circa un centinaio di multimarca dell’alto di gamma coinvolti in vario modo - arrivi a due miliardi di euro, senza contare il “gray” gestito direttamente dalle aziende (nel 2014, secondo l’Osservatorio Altagamma, i consumi mondiali dei beni personali di lusso hanno raggiunto i 224 miliardi di euro). Ormai questa attività
Lo shopping dei cinesi neL 2014
Il “daigou” rappresenta il 15% degli acquisti del lusso
Acquisti oltreoceano
Acquisti tramite daigou (parenti e amici), taobao agency e agenzie professionali Vendite in Cina mainland
Sources: Bain & Co. (2014, China Luxury Market Study)
La “gray road” daLL’itaLia aLLa cina
Il primo mercato di sbocco del parallelo è la Cina, seguono Corea e Giappone. Hong Kong è una piattaforma strategica pure per il resto del Far East. Il lusso prende anche la strada della Russia, del Medio Oriente e del Nord Africa coinvolge molti retailer e brand, non solo nel nostro Paese, che comunque si presta di più visto l’elevato numero di multimarca esistenti - ma anche in Europa e negli States. La controparte sono retailer e importatori che non riescono a ottenere alla “luce del sole” i brand più richiesti dai consumatori. Sono prevalentemente asiatici, in special modo cinesi - in seconda battuta coreani e giapponesi e, a seguire, malesiani, indonesiani e singaporiani -, ma anche russi e mediorientali, oltre a qualche nordafricano, sudafricano e sudamericano. Nella Repubblica Popolare il fenomeno è tale che è stato coniato il termine “daigou”, ovvero “acquistare per conto di”. Nasce dalla consuetudine dei turisti cinesi di comperare all’estero, a costi più convenienti, prodotti griffati e del lusso per amici e parenti: una prassi che nel tempo si è sviluppata e strutturata diventando un’attività a tutti gli effetti, alimentata anche dall’online e dai social network come Wechat, che di recente ha
russia
itaLia
cina
nord africa
corea
giappone
dubai hong kong
maLesia singapore
lanciato anche un App apposita o Taobao, l’equivalente cinese di eBay e Amazon (vedi tabella a pagina 14). Il “gray” busIness È dIventato a tuttI glI effettI un canale dI vendIta
Secondo la società di consulenza Bain&Co. nel 2014 il daigou ha rappresentato il 15% del totale spending cinese del lusso (vedi tabella a fanco), di circa 65 miliardi di euro, pari a un valore di poco meno di 10 miliardi di euro (di cui circa la metà riguarda il beauty). Un dato che però sottostima il giro d’affari complessivo del parallelo cinese riguardo al fashion - probabilmente quasi il doppio - perché considera solo gli acquisti effettuati al di fuori della Repubblica Popolare, prevalentemente nei negozi europei e di Hong Kong. Con questi numeri il gray market è diventato a tutti gli effetti un canale di vendita, posizionato tra reale e virtuale in una sorta di interregno, che può regalare buone, se non ottime, soddisfazioni a chi
lo pratica. «Se realizzato in grandi quantità può rendere anche il 7-8% del capitale investito - dichiara un dettagliante che preferisce restare anonimo (come tutti gli altri interpellati) - e pertanto attira partner importanti anche al di fuori del settore». Non a caso di recente, grazie a questo tipo di supporto economico, «alcune insegne - precisa - sono esplose in termini di fatturati e di negozi, aprendo anche in località sperdute della Penisola pur di poter aumentare i propri budget e quindi il volume del parallelo». Certo, non è tutto oro ciò che luccica: il guadagno è direttamente proporzionale al rischio. Basta che la controparte venga meno agli impegni presi, non ritirando ordini milionari, per creare non poche diffcoltà a chi comunque la merce l’ha già pagata. Questa primavera un dettagliante francese ha fatto tremare il fashion system riversando sul gray market, a prezzi stracciati, 22 milioni di euro di prodotti, annullati da un operatore asiatico. «D’altra parte come tutto
indonesia
il sistema moda che si regge sempre più su dinamiche fnanziarie piuttosto che commerciali - commenta un addetto ai lavori - anche questo business sottosta a regole più simili al gioco in Borsa, quindi d’azzardo, che alla vendita tradizionale». Ciò detto, il parallelo non è certo una novità. Nasce negli anni Ottanta con l’affermazione del prêt-à-porter e la sua conseguente diffusione internazionale. Nel tempo ha preso sempre più piede, alimentato da un lato dall’apertura del fashion a importanti mercati come Russia, e Cina e, dall’altro, dalle crisi che periodicamente coinvolgono varie parti del mondo, costringendo a smaltire quantitativi di merce in eccesso: emblematico quanto accaduto nel 2008 dopo il fallimento di Lehman Brothers. L’onda d’urto dello tsunami fnaziario ha inciso negativamente sul potere d’acquisto di europei e americani, inducendo il sistema moda a guardare ancor più a Oriente. Si è così creato un circolo vizioso. In 12_06_2015
13
Le iNCHieSTe di faSHioN
1
FENDI
2
3
GIVENCHY
CéLINE
4 Borse p/e 2015 LE PIù AmBITE DAL PARALLELO
VALENTINO
5
SAINT LAURENT PARIS
Italia, con i prezzi delle collezioni sempre si fanno solo sui grandi numeri. La corsa di fatto in grossisti. I referenti sono prinpiù inarrivabili per i nostri connazionaè talmente al ribasso, che anche le aziencipalmente operatori con sede a Hong li, i negozianti hanno dovuto (e devono) de stanno prendendo dei provvedimenti, Kong, che smistano la merce soprattutto contare solo sugli stranieri. «Arrivando ai affnché la merce non perda d’immagine nella Cina mailand (senza pagare i dazi, o giorni nostri, il parallelo ha acquisito tre e d’esclusività. Di recente un noto brand quasi, riuscendo così a mantenere i prezdiverse connotazioni - spiega un addetto italiano (ma non è il solo) ha creato una zi più bassi di quelli uffciali), ma anche ai lavori di lunga esperienza - quella del sorta di gruppo d’acquisto con cinque nel resto del far East. Nel programmato “pronto” (o microparallelo), del “promultimarca, per regolamentare il parallela concorrenza è spietata: ormai si vengrammato” e dell’online». Il pronto, è il lo, riducendo del 70% gli ordini di tutti gli dono i prodotti al prezzo di costo più il parallelo più tradizionale, che avviene in altri e aumentando di conseguenza i loro. 10% - c’è chi per incassare di più paga le corso di stagione: è fortemente sostenuto Ai prescelti è però stato imposto un listiaziende al momento dell’ordine, ottenendai cinesi, più o meno legati alle daigou no maggiorato del 15-20%, per obbligarli do così uno sconto - e pertanto i guadagni agency. «Sono prevalentemente a non svendere i prodotti. Il giovani - spiega un commerparallelo ha trovato anche la ciante - che entrano in negozio, strada dell’online, non necesdoVe acQuistano onLine i consumatori cinesi deL Lusso? fotografano soprattutto borse sariamente attraverso l’e-comSul web il 35% compra attraverso il canale daigou e calzature, più facilmente tramerce: da quando i magazzisportabili dell’abbigliamento, ni dei multimarca sono stati chiedono di tenere da parte gli digitalizzati, i partner esteri articoli più interessanti (alcuni possono accedervi con una mettono dei bollini colorati per semplice password e attingere segnalarli) e poi tornano il giordirettamente alle loro scorte. no stesso o l’indomani con la liE in futuro? Il “programmasta». Spendono cifre che vanno to” sarà sempre più appandai 5mila ai 50mila euro, «con naggio di pochi gruppi di uno sconto sul prezzo di vendiinsegne multimarca (con le ta del 10-15% - dice -. ma c’è anspalle ben robuste), mentre che chi applica ribassi maggiori, il “pronto” rimarrà più accesrovinando così la piazza». Il pasibile a tanti. L’infuenza del rallelo programmato è quello canale virtuale aumenterà. E più criticato, perché più struttule aziende, fnché vorranno rato. I negozianti includono nei sostenere piani di svilupWebsite locali cinesi Daigou service Website stranieri Luxury brand website propri ordini, anche di milioni po sempre più ambiziosi, di euro, quelli degli altri retailer dovranno continuare a fare Source: Exane BNP Paribas (marzo 2015) e distributori trasformandosi buon viso a cattivo gioco. ● 14
12_06_2015
MENSWEAR A FIRENZE Pitti Uomo 88
PORTE APERTE ALLA MODA AFTER-gENDER
1
Pedine in movimento sulla scacchiera di Pitti Uomo che, al posto di Pitti_W, avvicina menswear e womenswear nella nuova sezione Open, abbattendo le frontiere tra i generi. Nutrita la schiera di eventi e special guest. In pole position il menswear di Moschino e il womenswear di Thomas Tait. di Carla Mercurio
Moving pawns on the Pitti Uomo chessboard. The trade fair replaces Pitti_W with Open, a new section that breaks down the borders between genres. The list of events and special guests is manifold, with Moschino menswear and Thomas Tait womenswear in pole position.
C
ambia la geografa interna di Pitti Uomo. La kermesse forentina torna in scena dal 16 al 19 giugno con una serie di novità, messe a punto dagli organizzatori, in sintonia con l’evoluzione degli scenari e con le esigenze del mercato. Prima fra tutte la nascita della sezione Open, che prende il posto di Pitti_W. «Pitti Uomo è uno show in progress, che non ha paura di togliere per accogliere il nuovo - spiega Agostino Poletto, vice-direttore generale di Pitti Immagine -. Questa volta superiamo la formula Pitti_W, troppo ancorata all’idea di genere, dando vita a Open. Ecco che il no sex diviene un driver di mercato importante». Lo spazio riunirà nella Sala del Rondino 20 collezioni, fra cui Caterina Belluardo, Dalton Bros, Sunglasses e Mothersons. Per una sezione che nasce, altre cambiano pelle. È il caso di Futuro Maschile, dedicato alla moda classica contemporanea, che raddoppia lo spazio, aggiungendo alla consueta Sala delle Nazioni la Sala della Ronda, dove sono riunite aziende e collezioni selezionate con attezione, con un twist più moderno. Tra i nomi, Alden Usa, Camoshita United Arrows, Dita Eyewear e Thom Browne, per un totale di oltre 80 espositori. Tempo di trasloco per Touch: l’area che esprime l’eclettismo del guardaroba maschile contemporaneo, tra ricerca e interna-
16
12_06_2015
zionalità, si trasferisce all’Arena Strozzi, dove presenta su una superfcie di oltre 2mila metri quadri 100 aziende, di cui il 70% provenienti dall’estero. InIzIatIve specIalI, debuttI e rIentrI: cosa sI muove sulla scacchIera
A proposito di estero, è sempre più nutrita la presenza degli operatori stranieri: dei 1.150 espositori, il 40% proviene da oltre 30 Paesi. La percentuale sale, se si considerano le new entry, «170 in totale, di cui il 60% in arrivo da oltreconfne», come puntualizza Poletto. Fra le iniziative speciali all’interno del salone, spicca il lancio del progetto North Sails Black Line, in cui l’elemento nautico, che fa parte del dna della label, viene interpretato nel suo aspetto più wild e autentico. Tempo di brindare per Wp Store, che celebra 30 anni di attività, lanciando in anteprima la 30th anniversary BlueBlack Collection: 20 prodotti limited edition realizzati in collaborazione con 18 brand che hanno fatto parte della storia di Wp, tra cui Woolrich, Barbour, Baracuta, Paraboot, Spiewak, Engineered Garments, Nanamica, Mark McNairy New Amsterdam. Fra i rientri ci sono Geox, in uno spazio indipendente nel Cortile dei Medici e Dirk Bikkembergs, che presenta la prima collezione di underwear, beachwear e socks, prodotta e distribuita da Perofl. Tra le conferme
2
Furla, che dopo il lancio mondiale degli accessori uomo, lo scorso gennaio, torna in uno spazio esclusivo della Fortezza con il progetto social media “The Modern Man”. Confermato l’appuntamento con Who is on Next? Uomo, giunto alla settima edizione, che vede tra i fnalisti Ilaria Lepore, L72, Miaoran, Omogène e Vittorio Branchizio per il prêt-à-porter, Mani del Sud e Marco Laganà per gli accessori. A far da flo conduttore al salone, con i suoi stand e le sue sezioni, il tema guida dell’edizione di giugno, con lo slogan That’s Pitticolor!, che diviene anche lo spunto per una capsule collection speciale ispirata al color oro e battezzata #goldmaniac, realizzata in collaborazione con Antonia, che sarà in vendita in uno speciale temporary store nella Sala della Ronda, nuova estensione di Futuro Maschile. Fra glI eventI specIalI, anche una partIta dI calcIo storIco FIorentIno
Fuori dai confni della Fortezza, nelle location più belle della città, va in scena l’aspetto più social della manifestazione: la parata di special event. Numerosi i nomi sotto i rifettori: fra gli ospiti speciali, il menswear guest designer, Moschino Menswear (il 18 giugno a Palazzo Corsini), il womenswear guest designer Thomas Tait (il 17 giugno alla Limonaia di Zanobi del Rosso), il designer project focalizzato su Carlo Bran-
1. La maison Emilio Pucci ha scelto Firenze per portare sotto i rifettori la prima visione del new deal della griffe, sotto l’egida creativa di Massimo Giorgetti 2. La Fortezza da Basso
delli per Kilgour (il 17 giugno a Palazzo Medici Riccardi), la mostra dedicata a Nino Cerruti (al Museo Marino Marini dal 16 giugno al 7 luglio), i tre Pitti Italics (Arthur Arbesser, Casamadre e Louis Leeman) e C.P. Company, special event in occasione dei 40 anni della label (il 16 giugno alla Dogana). Emblematico il fatto che Emilio Pucci abbia scelto proprio i giorni della kermesse per dare una prima visione del new deal della griffe, sotto l’egida creativa di Massimo Giorgetti: l’appuntamento è il 17 giugno, alle Pagliere, nel giardino delle ex Scuderie Reali. Un “pilot episode” in vista della sflata di settembre, a Milano. Non solo: Ports 1961, con il nuovo direttore creativo del menswear, Milan Vukmirovic, presenta il 17 giugno, in piazza Ognissanti, la collezione della prossima estate, mentre la maison Gherardini celebra il traguardo dei 130 anni con l’esordio della gamma maschile Mr. Gherardini e un concerto di Ariel Pink, il 18 giugno nelle Serre Torrigiani. E questa volta c’è anche un evento legato alla tradizione storica di Firenze; una rappresentazione del Calcio Storico Fiorentino, in programma la sera della vigilia della manifestazione, il 15 giugno, in ● piazza Santa Croce.
Al SAlone
Per gli special project si guarda fuori dall’Italia From Africa as a guest nation to the Saks Fifth Avenue and Isetan Shinjuku initiatives: Pitti Uomo is becoming increasingly international.
a vocazione internazionale della manifestazione vede gli organizzatori sempre più impegnati a proporre iniziative che guardano fuori dall’Italia. Da non perdere, all’edizione numero 88, il progetto promosso da Saks Fifth Avenue in collaborazione con Agenzia Ice di New York, che celebra l’Italian Sartorial Style con la promozione di alcuni marchi italiani, molti dei quali presenti a Pitti Uomo. Per tre settimane, a partire dal 21 giugno, sei vetrine del fagship store di New York e quelle dei 39 store dell’insegna negli Usa saranno dedicate all’iniziativa. Dal Giappone, Isetan Shinjuku-Tokyo rinnova per la quinta edizione il progetto che dà ai suoi clienti la possibilità di fare pre-ordini in esclusiva di una selezione di brand di Pitti Uomo. È l’Africa infne la Guest Nation, con una sflata realizzata in collaborazione con Ethical Fashion Initiative, per promuovere i giovani designer del continente. Sotto i rifettori le collezioni di Dent de Man, MaXhosa by Laduma, Orange Culture e Projecto Mental. (c.me.)
L
Q&A/Jeremy Scott
«Il mio uomo Moschino è crazy e punta sui contrasti» The designer talks about his frst Italian menswear fashion show. «The collection is exciting and diverse. It also mixes various elements from sportwear and formal»
di Andrea Bigozzi Tra i meriti di questa edizione di Pitti Immagine Uomo c’è quello di aver portato in Italia per la prima volta il menswear Moschino, disegnato da Jeremy Scott. Dopo alcune stagioni a Londra, la sera del 18 giugno la maison del gruppo Aeffe è special guest del salone forentino, con la collezione spring-summer 2016 negli spazi Barocchi di palazzo Corsini, «che ho scoperto con Björk al Ballo di Cenerentola», rivela Scott, mente e motore della nuova Moschino. Cosa l’ha portata a scegliere Pitti per il debutto in Italia della collezione maschile di Moschino? Non sono mai stato a Pitti prima d’ora ed è un onore per me che il mio esordio in Italia con il menwswear sia proprio
a Firenze. Sarà un occasione unica per mostrare la nuova visione della linea. Cosa può anticiparci dello show? La collezione è davvero eccitante e mescola vari elementi, dallo sportswear al formale, giocando in maniera ironica e beffarda sui contrasti tra i due generi. Ho scelto di presentarla a palazzo Corsini, dove sono stato per la prima volta un anno fa al Ballo di Cenerentola con Björk, e penso che le sue grotte e gli affreschi barocchi convivranno benissimo con gli elementi disco del fashion show. Anche la sflata di Pitti avrà un côté digital, come accade nei vostri show femminili? Ovviamente: lo show sarà trasmesso live sul nostro sito. E non solo.
Come sono stati questi suoi primi anni in casa Aeffe/Moschino? Bellissimi, adorabili e pieni di lavoro. Se penso a quante cose abbiamo fatto e a quanti risultati abbiamo raggiunto in poco più di un anno con la grande famiglia di Aeffe (a cui ha affdanto anche la licenza del suo marchio, ndr), quasi non ci credo. Qual è l’ispirazione della sua collezione uomo? Inizio sempre il mio lavoro pensando a cosa mi piace indossare e a ciò che manca nel mio guardaroba. Ho uno stile personale molto forte e questo è sempre stato un aspetto a cui attingere. Tre aggettivi per descrivere l’uomo che veste Moschino by Jeremy Scott. Crazy, sexy, cool.
12_06_2015
17
MENSWEAR A FIRENZE Q&A/tHomAS tAit
tHe Wool lAB
A PITTI MI RIPROgETTO
Il lato più creativo della lana The Wool Lab, a guide to the most interesting trends in wool for autumnwinter 2016-2017, is at its ninth edition.
Per Thomas Tait l’esperienza di Firenze è una doppia opportunità: «Miglioro il lavoro del passato e scopro la produzione italiana». Così il designer racconta la sua performance, fatta di abiti iconici “riprogettati” made in Italy
T
di Andrea Bigozzi
Thomas Tait talks about his Pitti project and the business. «I’ll show items from various seasons, redone with the help of Pitti. After the Lvmh Prize I doubled my client list».
S
i è fatto notare fno dalla sua prima collezione, presentata a Londra nel 2010, tanto da essere subito scelto da asos.com per una collaborazione. Nel 2014 è stato il vincitore della prima edizione dell’Lvmh Prize e da allora il suo lavoro ha suscitato crescente interesse tra stampa e buyer. Adesso, il non ancora trentenne Thomas Tait (è nato a Montreal 27 anni fa) è stato chiamato dagli organizzatori di Pitti Uomo, che il 17 giugno gli hanno riservato una serataevento alla Limonaia del giardino di Boboli in qualità di womenswear guest designer. Per l’occasione lo stilista confezionerà una performance multisensoriale, dove (tra luci, specchi e profumi) presenterà gli abiti più iconici delle passate collezioni, ma “riprogettati”. Con una sorpresa: nella performance sono coinvolte quattro muse del designer, che tra le sue ambasciatrici annovera personaggi come Zaha Hadid e Cathy Horyn.
Può anticiparci l’iniziativa che presenta? Mostrerò una combinazione di capi provenienti da stagioni passate. Ogni pezzo sarà affancato da un altro, riprogettato grazie all’aiuto di Pitti. È il sogno di ogni designer: tornare indietro nel tempo e avere l’opportunità di rifare il proprio lavoro, ma meglio! Sono elettrizzato. Cosa è cambiato dopo l’Lvmh Prize? Lo scorso anno ho lavorato con il gruppo Lvmh che mi ha fornito due fantastici tutor, a Londra e a Parigi. grazie a loro sono riuscito ad aprire nuovi canali di 18
12_06_2015
Thomas Tait
vendita e di produzione. Poi con la vittoria sono arrivati anche i 300mila euro del premio, davvero utili. Commercialmente, ci sono stati benefci? Fortunatamente sono riuscito a raddoppiare il numero dei clienti. È stato un balzo improvviso da gestire, ma necessario per la crescita del brand. Come defnirebbe la sua estetica? Le mie collezioni sono il risultato di uno studio sulle forme e sulle proporzioni. Mi capita spesso di fare scelte progettuali paradossali per quanto riguarda i tessuti, le proporzioni e i colori. Molti vedono in me un tocco minimalista, ma non sono d’accordo. Ogni stagione segue un corso diverso, a seconda dell’ispirazione e dell’istinto. Quindi è diffcile per me indicare quale aspetto creativo prenda il sopravvento sugli altri. Chi sono stati i suoi ispiratori nella moda? Direi Azzedine Alaïa, Alexander McQueen, John galliano, Chalayan. Dove produce le sue collezioni? Principalmente in gran Bretagna, anche se grazie a Pitti e a Lvmh sto lavorando anche con aziende italiane e francesi. Le piace la moda italiana? Sono sempre molto entusiasta di vedere lo show di Prada. Chi apprezza di più tra i colleghi della sua generazione? Simone Rocha è un’amica e penso che il suo lavoro sia brillante. Sono anche molto felice per Paolo e Marta di Marques Almeida, che hanno appena conquistato ● la nuova edizione dell’Lvmh Prize.
he Woolmark Company presenta a Pitti Uomo la nona edizione di The Wool Lab, la guida alle tendenze più interessanti e ai migliori tessuti in lana per l’autunno-inverno 2016/2017, realizzata in collaborazione con i flatori e i tessitori più innovativi. Quattro dei sette temi proposti fanno riferimento all’abbigliamento femminile, a dimostrazione del fatto che questa fbra continua a essere sempre più utilizzata al di fuori del tradizionale ambito maschile. Si parte con il tema Normdecor, che rimanda a una consumatrice contemporanea e cosmopolita, per proseguire con Metropolitan Chalet, riservato alle amanti di uno stile classico ma confortevole. Poi ci sono Androgyne, legato alla tradizione del made-to-measure e Complements, ossia l’accessorio in lana che diventa parte integrante del guardaroba. Due i floni individuati per il menswear: il mondo dell’eleganza con un tocco più fresco e contemporaneo, rappresentato da Posh, e uno stile più rilassato che parla di ritorno alla natura e alle sue risorse, simboleggiato da Into the Wild. Il tema New Makers mette in risalto il talento emergente, celebrando il mix tra mondo moderno e classicità. Dopo il lancio a Firenze, la guida sarà presentata ai più importanti show di tutto il mondo e attraverso il network globale di The Woolmark Company. (c.me.)
MENSWEAR A FIRENZE
1. Enzo Fusco, patron di Fgf Industry, cui fanno capo, oltre a C.P. Company, le etichette Blauer, Ten C, Prince Tees e Bpd Be Proud of this Dress 2. Un giaccone di C.P. Company della springsummer 2016
Al SAlone
La Via dellÕUomo in trasferta in Fortezza The #laviadelluomo project, dedicated to Via Gesù in Milan, presents a special installation in Florence
1
lo SPeciAl eVent Di c.P. comPAny
SUL FILO DI LANA DEI 40 ANNI
2
Special Event a Pitti Uomo, C.P. Company festeggia i suoi primi 40 anni il 16 giugno, con un evento alla Dogana. Enzo Fusco, patron di Fgf Industry, guarda al passato del marchio e annuncia i progetti futuri di Carla Mercurio
Special Event at Pitti Uomo: C.P. Company celebrates its 40th anniversary on June 16, with an event at the Dogana. Enzo Fusco, owner of Fgf Industry, looks at the past and announces the future plans for the brand.
ÇC
.P. Company è un marchio che amo tantissimo. Ha una storia vera alle spalle, un fascino particolare ed è molto apprezzato e consciuto all’estero». Enzo Fusco, patron di Fgf Industry, racconta del brand che ha rilevato nel 2010 dalla Sportswear Company di Carlo Rivetti, che festeggia i 40 anni a Pitti Uomo, con uno special event. «Non è stato un percorso facile, perché subito dopo è iniziata la crisi - spiega -. Abbiamo attraversato anni diffcili ma alla fne l’ho spuntata e sono riuscito a portare il giro di affari da 7 milioni di euro del 2010 ai 9 milioni del 2014, su un totale di 43 milioni realizzati con le altre etichette in scuderia: Blauer, Ten C, Prince Tees e Bpd Be Proud of this Dress. Per il 2015 la prospettiva è di crescere ancora, sforando quota 12 milioni». Merito dell’attenzione al prodotto: un outdoor di alto livello che si avvale del patrimonio di 20mila capi in archivio,
20
12_06_2015
analizzati e studiati con attenzione per arrivare a una collezione moderna, ma rispettosa del dna dell’etichetta, fondata da Massimo Osti. Un total look realizzato interamente in Europa, per l’80% in Italia, che vanno in vendita a partire da 350 euro, fno ai 700 circa dei capi di punta, in 550 punti vendita e in tre monomarca, a Londra, in Corea e a Bari. Un brand solo maschile, che Fusco conta presto di arricchire con il womenswear e gli accessori («Spero di farcela entro la fall-winter 2016/2017»). E puntualizza: «I risultati che abbiamo avuto in questi anni sono anche il frutto dell’attenzione rivolta alla distribuzione mondiale. Oggi C.P. realizza l’85% del giro di affari all’estero, con il Regno Unito in pole position. In questi anni abbiamo creato una Fgf Japan e una Fgf Corea, Paesi molto importanti per noi. E dall’inverno partiremo con gli Stati Uniti, dove apriremo le porte della nostra Fgf Usa
F
irenze chiama e Milano risponde. Da gennaio Via Gesù, nel cuore del Quadrilatero della moda milanese, è diventata la Via dellÕUomo, o meglio, per dirla col nome uffciale, #la via dellÕuomo, nuovo centro internazionale del menswear. Mese dopo mese il progetto si sta arricchendo di nuove iniziative, prima fra tutte la trasferta di questi giorni a Pitti Uomo della strada lunga 270 metri e dei partecipanti al progetto (quasi 20 tra marchi di moda, sartorie e multibrand ) tra cui Caruso, Stefano Ricci e Kiton. «Dopo l’inaugurazione alle sflate di Milano di gennaio - racconta Umberto Angeloni, ideatore dell’iniziativa, nonché fondatore del marchio Uman e ceo di Caruso - ora portiamo il nostro biglietto da visita anche a Firenze, in virtù del patrocinio che ci lega a Pitti Uomo, oltre che alla Camera Nazionale della Moda Italiana e ben presto anche a Smi-Sistema Moda Italia». Così per farsi conoscere dai buyer di tutto il mondo, la “nuova” via del Gesù ha deciso di riprodurre la sua street map, battezzata “A Gentleman Notes”, in un luogo chiave della Fortezza da Basso: nell’ingresso del piano Attico del Padiglione centrale (nella foto un rendering). «Gli organizzatori di Pitti - informa Angeloni celebreranno ad ogni stagione le principali strade della moda maschile sparse per il mondo e hanno scelto di partire proprio da via Gesù» (an.bi.)
a un partner locale». Poi sarà la volta del retail: «Puntiamo ad aprire a Tokyo, New York e Parigi: le grandi capitali mondiali». A Pitti Uomo Fusco è protagonista di uno special event di scena il 16 giugno alla Dogana, dove vengono esposti 40 capi dell’archivio in un allestimento suggestivo, in cui spiccano anche le proposte di una limited edition di goggle Jacket, capo iconico del brand, declinato in tre nuovi materiali, ciascuno in soli 40 pezzi. Rigorosa● mente da prenotare.
MENSWEAR A FIRENZE
lArDini
HArmont&BlAine
ÇPrima la manifattura. Il monomarca pu˜ attendereÈ
A Pitti per sostenere il wholesale. Poi focus su retail e womenswear
L’ampliamento del sito produttivo appena concluso rappresenta un nuovo step nella strategia di crescita dell’azienda marchigiana che nel primo semestre ha registrato 40 milioni di fatturato di Andrea Bigozzi Lardini is investing in the expansion of the company, based in Filottrano, near Ancona. In the frst half of 2015 sales went up 20%.
rafforzare la struttura industriale. P2016)rimo: Secondo: avviare (ma non prima del il piano retail monomarca, partendo da Milano. Terzo: andare alla conquista di nuovi mercati. Da Firenze Andrea Lardini (fresco di laurea honoris causa) presenta l’offensiva per il futuro dell’azienda di famiglia, che dopo aver archiviato il 2014 a 71 milioni di euro, nel primo semestre dell’anno in corso ha già toccato quota 40 milioni di giro d’affari. «In questi mesi abbiamo fatto +20% e sono arrivati clienti nuovi», riassume l’imprenditore marchigiano. In questi giorni le luci sono puntate sulle collezioni primavera-estate 2016 dei marchi del gruppo, presenti nel grande stand allestito in Fortezza da Basso (Lardini, Rvr e Gabriele Pasini e la capsule 1 collection Wooster + Lardini), ma anche sulla nuova sede di Filottrano nelle Marche. Prima ancora di lanciare il piano retail, Lardini ha infatti scommesso sulla manifattura (la produzione conto terzista centrale nel fatturato dell’azienda), aggiungendo 10mila metri 2 quadrati allo storico sta- 1. Un look Lardini primavera-erstate 2016 bilimento di 15mila metri 2. Ecco come sarà la nuova sede di Filottrano quadri, per un investimento totale che sforerà i 10 milioni di euro. «Siamo molto soddisfatti dei risultati - ricorda Lardini -. Nella nuova sede potenzieremo il taglio e la logistica per essere ancora più veloci con i clienti, mentre ristruttureremo i vecchi uffci per ampliare uffcio stile e linee di produzione. Realizzeremo anche una mensa e la palestra». L’altra ambizione di Lardini resta il retail, ma senza fretta. «La scelta di concentrarsi sul wholesale di alta gamma - dice - ha pagato e non l’abbandoniamo, ma i negozi monomarca arriveranno. Probabilmente partiremo da Milano nel 2016». Ma prima proseguiamo la strategia di internazionalizzazione - conclude -. Il Giappone resta il primo mercato, gli Usa sono in ascesa: il progetto con Nick Wooster funziona e il cambio euro-dollaro favorisce la penetrazione di prodotti made in Italy come il nostro».
22
12_06_2015
The Italian casualwear frm brings its men’s collection back to Pitti and plans to expand its womenswear line and retail network.
on solo retail, non solo Italia e non solo uomo. Harmont & Blaine punta con decisione sul wholesale, sui mercati esteri e sul womenswear. È con questi obiettivi che il marchio fondato dalla famiglia Menniti-Montefusco e dove da sette mesi è entrato con una quota del 35% il fondo Clessidra, torna a presentare le sue collezioni a Pitti Uomo, dove mancava da tre anni. «Torniamo a Firenze - spiega il neo a.d. Giulio Guasco - per rafforzare la nostra presenza wholesale, che per noi rappresenta un canale distributivo importante accanto a quello retail. Pitti è il vero punto di riferimento per i clienti multimarca internazionali e per i department stores: il rientro non sarà solo per una stagione». La collezione primavera-estate 2016 sarà sempre molto colorata ma più compatta, con la presenza di diversi capi iconici, mentre il nuovo stand, nel padiglione Centrale, sarà un’anteprima dell’inedito retail concept del brand. In più, fuori dalla fera, il marchio del Bassotto farà notare la sua presenza con una campagna outdoor e iniziative di marketing alternativo. Oltre al canale wholesale, si continuerà a potenziare anche il retail diretto, che assorbirà buona parte degli investimenti del gruppo, soprattutto all’estero. Oggi il brand realizza in Italia l’80% dei suoi 75 milioni di euro di fatturato (dato 2014), ma per il futuro la percentuale del fatturato estero è destinata ad aumentare «perché il marchio vivrà anche di notorietà internazionale», dice il ceo. Per completare la mappa delle località italiane mancherebbero ancora Roma, Firenze, Venezia, ma Guasco (che ha un passato in Ralph Lauren e TodÕs group) punta prima a Parigi, con un occhio anche a Londra e New York. «L’ importante - precisa - è esserci dove conta. Per questo in Europa investiremo innanzitutto in Spagna e in Francia, nelle capitali e nei migliori resort». Previsto anche lo sviluppo dell’abbigliamento donna. «Il womenswear sarà sempre più centrale - conclude Guasco - abbiamo completamente rinnovato il team stilistico. Una piccola anticipazione sarà data a Firenze, ma il nuovo corso verrà svelato a settembre alla fashion week donna di Milano. Vogliamo dare alla donna uno spazio tutto suo». (an.bi.)
N
2
1
1. Giulio Guasco, ceo di Harmont & Blaine 2. Il rendering dello stand di Pitti, che anticipa il nuovo retail concept
fashion week
Milano Moda UoMo
«IL rINNovAMeNto
NoN PuÒ ferMArsI A sfILAte e CALeNdArI» Promuovere l’Italia della moda attraverso la narrazione effcace di ciò che viene fatto. Dall’asse con Pitti al sostegno ai giovani. È la ricetta di Carlo Capasa, alla sua prima fashion week da presidente di Camera Moda. Nessun timore per la nuova settimana della moda uomo di New York: «Loro sono l’avant-contemporary, noi il luxury creativo». Sul 2015 non ha dubbi: «Sarà un buon anno, specie per il menswear» di Andrea Bigozzi
Carlo Capasa outlines his plans for the Italian Chamber of Fashion. The new president makes his debut during Milano Moda Uomo and maps out his strategic vision, with a focus on manufacturing districts, internationalization and support to young designers. Capasa says he is not worried about competition by the upstart New York Fashion Week: Men’s. «They are avant-contemporary, we are creative luxury».
24
12_06_2015
‘‘
La Camera sarà un facilitatore per i giovani, aiutandoli sulle sflate ma anche con le banche, i buyer e la stampa Carlo Capasa
‘‘
C
arlo Capasa da due mesi guida la Camera Nazionale della Moda Italiana, che oltre a organizzare le quattro fashion week di Milano vuole essere sempre più attiva anche in altri campi e battere così la concorrenza agguerrita delle altre capitali della moda, a cominciare da Londra e soprattutto New York, che a luglio debutterà con la settimana del menswear. Capasa conosce bene i mercati e altrettanto bene il lusso, guidando da oltre 20 anni la società fondata con il fratello Ennio, Costume National. Proprio questo suo intreccio di esperienze internazionali (l’Asia e il Giappone sono una seconda casa per l’imprenditore) e di familiarità con le altre capitali della moda (per 23 anni il suo brand ha sflato a Parigi) è utile per ragionare con lui sui cambiamenti che stanno condizionando le strategie dell’associazione, di cui è il nuovo numero uno. «Il 2015 è l’anno giusto per fare progetti - racconta - anche perché prevediamo uno scenario positivo dal punto di vista economico, con una crescita di fatturato nel secondo semestre dell’8,5%, che porterà il settore a sforare i 65 miliardi a fne anno. Penso che per il menswear l’incremento
sarà ancora più signifcativo». L’occasione per lanciare i primi segnali di cambiamento è proprio Milano Moda Uomo, che prende il via la sera del 18 giugno con un programma fatto di 38 sflate e 34 presentazioni dedicate alla primavera-estate 2016 e una manciata di eventi. Cosa dobbiamo aspettarci dalla sua Camera della Moda? Come ho detto il 14 maggio, presentando il nuovo piano operativo, do-
vete aspettarvi molto. Almeno una novità al mese. Ma abbiamo appena iniziato il lavoro, dateci ancora qualche tempo per il rodaggio. I nostri obiettivi sono a medio-lungo termine. di certo ci focalizzeremo su pochi aspetti, ma centrali: l’internazionalizzazione, la fliera e soprattutto i giovani. Ci piacerebbe fare cose signifcative per sostenere i designer emergenti e non parlo di dar loro un bel posto in calendario (anche se certo ci impegneremo sempre più in tal senso), ma di sostenerli fnanziariamente, dando vita a una “Banca della Moda”. vogliamo essere dei facilitatori, aprendo canali con i grandi department store e la stampa internazionale. Insomma, quando si parla della Camera si fa riferimento solo alle sflate e ai calendari, che rappresentano due aspetti importanti, ma non sono tutto. Intanto però anche per l’uomo il calendario è stato uffcializzato in grande ritardo... Ma solo perché volevamo mettere a punto un paio di iniziative speciali, come quella dell’ultimo giorno la gita all’expo e le visite al silos di Armani e alla fondazione Prada. È importante
Milano da scoprire
Gucci sfla sui binari e Bikkembergs in Spa: i nuovi spazi moda Many new locations for the fashion shows: Gucci unveils the collection in a former railway station, Bikkembergs in a wellness centre.
Dolce&Gabbana
Con un calendario sflate all’insegna delle conferme, le vere novità della settimana della moda uomo vanno cercate nelle location scelte per ospitare le passerelle. Il caso più eclatante è quello di Gucci che, lunedì 22 giugno, presenterà la prima collezione maschile frmata da Alessandro Michele nell’ex scalo ferroviario di via Valtellina e non più nello spazio di Piazza Oberdan, utilizzato sia da Frida Giannini sia da Tom Ford. Tra gli indirizzi più nuovi di questa edizione spiccano anche le Terme delle mura spagnole in Porta Romana, scelte da Bikkembergs per inaugurare, il 19 sera, la quattro giorni di moda. Tra i luoghi di forte appeal ci sono il Conservatorio e Palazzo Litta, scelti rispettivamente da N° 21 e Corneliani. Per Philipp Plein si aprono i gate di un altro ex scalo ferroviario, quello di Porta Romana, mentre Pringle of Scotland festeggerà i 200 anni con una sflata-performanca da 10 Corso Como. Curiosamente Diesel Black Gold sceglie la Pelota di via Palermo, approfttando dell’assenza della sflata di Iceberg, (an.bi.) proprietaria dello spazio. 12_06_2015
25
fashion week
che la stampa internazionale conosca questi aspetti di Milano. Quanto al calendario, questa volta non ci sono state tensioni sulle assegnazioni delle sflate. Per il futuro, e penso soprattutto alla donna, dovremmo darci regole più certe, come avviene a Parigi, dove se una maison vuole prendersi l’orario di un’altra può farlo solo con il suo consenso. È soddisfatto di questa tornata di déflé, che segna il suo debuttto da presidente? Il programma rispecchia abbastanza quello della scorsa stagione, con in più quattro interessanti novità (a cui si aggiungono alcune new entry fuori calendario, come il primo show di Pal Zileri, ndr). Marcelo Burlon debutterà nel calendario uffciale e Marni, dopo l’evento a Pitti sei mesi fa, farà ritorno in passerella con la collezione uomo. Ma non solo: damir doma e Pringle of scotland hanno scelto di lasciare rispettivamente Parigi e Londra per sflare in Italia. È la conferma che Milano è considerata un luogo ideale per presentare progetti alternativi, nonostante a volte si scriva che il fermento è a Londra o a New York.
Marni
Gli americani a luglio lanceranno la prima edizione della Fashion Week al maschile, siete preoccupati? Il sistema moda è una grande famiglia: dobbiamo essere aperti e non temere le iniziative prese dai nostri “colleghi”. New York delle quattro capitali era l’unica a non avere una sua fashion week maschile ed era prevedibile che prima o poi ci sarebbe arrivata. sono convinto che non ci saranno sovrapposizio26
12_06_2015
proTaGonisTi/01
Uman apre il primo monomarca e Caruso si dà al cinema On June 20th, Caruso’s Milan fagship store presents the short movie The good Italian. The day before Uman opens its frst fagship store in via Gesù.
In occasione di Milano Moda Uomo, doppio appuntamento con i marchi che portano la frma imprenditoriale di Umberto Angeloni. Si comincia sabato 19 con l’inaugurazione del primo monomarca Uman, al civico 10 di via Gesù (nuova Via dell’Uomo), per proseguire la sera successiva con la presentazione, direttamente dalle vetrine dello store Caruso, di uno short movie con Giancarlo Giannini. Ma è forse il primo dei due happening a stare a cuore ad Angeloni, che in questa occasione corona un sogno: aprire il primo monomarca del brand da lui fondato nel 2009. «Lo spazio - racconta - sarà tre 1 cose in una: in certi momenti showroom, all’occorrenza sartoria e sempre negozio». Il progetto Uman, caratterizzato da una distribuzione iper esclusiva, è diventato così articolato da rendere improrogabile il passo dell’apertura negozio su strada: partito con l’idea di ridefnire il guardaroba maschile, concentrarsi sul tema del capospalla, nel giro di poche stagioni si è arrivati al total look completo. Il lavoro sulla collezione è dimostrato proprio dalla nuova capsule collection, che sarà presentata il 19 in negozio: dedicata al Giappone e alla giacca chimono, comprenderà anche l’intimo. E siccome, come ricorda Angeloni, «vendiamo abiti, ma facciamo anche cultura», durante l’opening sarà presentato un volume curato dallo stesso imprenditore, dedicato al tema del Blu nella letteratura e nella pittura dalla fne dell’800. Archiviati i festeggiamenti, per Uman sarà poi il tempo di accendere, a 24 ore di distanza, i rifettori su Caruso, che in attesa di nuove aperture nel 2016 (confermata Shanghai e quasi certamente Tokyo) ha deciso di dare consistenza al dialogo con i propri clienti aprendo al web e ai social media attraverso uno short movie, ambientato proprio a Soragna in provincia di Parma, dove Caruso ha la sua sede, la Fabbrica sartoriale italiana. «Non si tratta di un commercial mascherato da flm - assicura Angeloni - ma nei cinque minuti di durata parliamo di “good Italians”, un’espressione che riassume un mondo, quello del gentleman che
vive, mangia e si veste con quello stile inimitabile italiano». Tutti i capi indossati nello short movie online dal 18 giugno) saranno acquistabili,oltre che nei fagship store Caruso di New York e Milano, anche su thecorner.com. (an.bi.) 1. Un look Caruso spring/summer 2016 2. L’ingresso del nuovo store Uman
2
proTaGonisTi/02
Ralph Lauren, gran ritorno This summer Ralph Lauren will present both its Purple Label and Polo men’s collections in Milan e NYC
Un evento che da 12 anni non si ripeteva a Milano: Ralph Lauren sarà protagonista della fashion week. La presentazione della collezione spring-summer 2016 della Purple Label il 20 di giugno sarà l’occasione per presentare la nuova immagine della sede di via San Barnaba, che diventa Ralph Lauren Palazzo con tanto di ristorante e “sartorial room”, che prende il posto (almeno momentaneamente) dello store in via Montenapoleone, chiuso il 13 di giungo. Non è chiaro se la presentazione milanese diventarà un appuntamento fsso per il marchio Usa. Quel che è certo è che dopo la trasferta in Italia Ralph Lauren sarà tra i protagonisti dell’edizione inaugurale della New York Fashion Week: Men’s, dove sflerà con la collezione Polo (vedi pag 34).
fashion week ni (per ora solo John Varvatos ha scelto di lasciare Milano per New York, ndr): loro si focalizzeranno su di un flone avant-contemporary, mentre Milano è la capitale del luxury creativo.
capiTali del MensWear
A Milano servirebbe un giorno di sflate in più? Non credo. La settimana della moda maschile italiana, fatta da Pitti e da Milano insieme, dura già sette giorni pieni. Non ne servono altri. La collaborazione tra le due manifestazioni è un progetto forte: coinvolge sia gli stilisti delle passerelle milanesi che i brand presenti a firenze. Ci aiuterà a ristabilire la centralità della moda italiana. Insieme siamo una potenza: nessuno ha tanti espositori e visitatori. Per sottolineare questo asse di ferro abbiamo organizzato il “treno della moda”, che il 19 pomeriggio porterà i buyer da firenze a Milano, dove li aspetta da subito un grande evento: la sflata di dirk Bikkembergs, che il venerdì sera inaugura la fashion week.
With the new spring season the NYFW: Men’s showcase makes its debut. Participants: John Varvatos, Ralph Lauren, Michael Kors, Calvin Klein and Tommy Hilfger.
Qual è secondo lei la ricetta per far vincere la moda italiana nel mondo? Credo che la parola d’ordine debba essere raccontare meglio quello che si fa. dobbiamo impegnarci a organizzare meglio le nostre fashion week, rendendole più attraenti per le case di moda che sflano altrove e per i buyer di tutto il mondo. Poi lavorare sullo scouting, sulle location e sugli eventi, facendo da traino delle iniziative prese dalle singole maison e dagli stilisti. Ma se alla fne non c’è un adeguato storytelling è diffcile che Milano riconquisti il ruolo di protagonosta della moda che le ● compete».
Damir Doma
28
New York irrompe nel calendario
saloni in ciTTÀ
White spinge la donna e Denim Boulevard apre al “museo” Concerning Milan’s trade fairs at White, women’s pre-fall collections take more space. Meanwhile Denim Boulevard confrmes its dates and locations.
Sflate, ma non solo: alla settimana della moda milanese si confermano centrali per il made in Italy anche le fere, ciascuna le proprie peculiarità. White, rassegna della moda contemporary, torna dal 20 al 22 giugno con un’edizione che dà sempre più spazio alle precollezioni donna (dopo la cancellazione di Pitti_W) e ai giovani designer grazie al contest Time realizzato con la Camera dei Buyer e da questa edizione con Farfatch. Terzo appuntamento per Denim Boulevard, in programma con le stesse date. Confermata la location: l’ottocentesca Fonderia Napoleonica all’Isola (foto). Nata nel 2012 da un’idea di Jpg Edizioni, collettivo di professionisti della comunicazione e dell’editoria del settore moda street-style/action sport, la manifestazione riunisce aziende del settore denim italiane ed europee, ed è visitata da negozi al top nel settore dell’heritage, ma anche da consumatori fnali. Novità di stagione: My Archive Museum, un museo del denim che ospiterà una selezione di capi dall’archivio storico di Antonio Di Battista. (c.me.)
New York non è da meno di Parigi, Milano, e Londra: per questo a partire da luglio avrà la propria settimana della moda maschile. La prima edizione della New York Fashion Week: Men’s andrà in scena dal 13 al 16 luglio, in coda a tutte le fere di settore e alle campagne vendite europee di giugno e inizio luglio. «Il calendario della New York Fashion Week: Men’s - ama ripetere in queste settimane Steven Kolb, ceo del Cfda che organizza l’evento - rispecchia la varietà della panorama americano del menswear, che va dai grandi marchi affermati agli emergenti». Sarà Thom Browne a dare il via alla settimana della moda e John Varvatos (in arrivo da Milano), a concluderla. Tra i brand partecipanti Polo Ralph Lauren, Michael Kors, Calvin Klein (che conferma lo show a Milano e a Manhattan organizza una presentazione), Rag & Bone, Michael Bastian, Tommy Hilfger (presente anche a Londra), Coach e Perry Ellis. La location scelta dal Cfda per gli show sarà la stessa di settembre: Skylight Clarkson Sq. Finora le collezioni uomo erano ospitate in piccola parte durante le sflate americane di settembre. (an.bi.)
John Varvatos
Calvin Klein Collection
12_06_2015
FOCUS FORMALWEAR
posizionamenti a confronto
IN gARA pER IL RECORD. DI quALItà Il formalwear alza l’asticella e spinge verso l’alto, non solo sul fronte prezzi. Ma l’esclusività non pregiudica l’interattività: anche nel lusso è il momento dei social di Angela Tovazzi
The formal menswear rises the bar and trades up: it’s not only a matter of price. But exclusivity does not affect interactivity. Even in luxury is time for social
I
«
l nostro posizionamento? Si fa presto a dire. Siamo i più cari del mercato». Antonio De Matteis, amministratore delegato della Kiton, nome blasonato del menswear con 47 anni di storia alle spalle, parla di una vocazione, quella all’«eccellenza assoluta: l’unica strada in cui crediamo». Ogni giacca Kiton richiede 21 ore di lavorazione e 25 mani diverse per realizzarla. Il modello più prestigioso, “Lasa”, necessita di 40 ore di lavoro e deve essere seguito, in tutte le sue parti, da un solo sarto. «Il nostro unico diktat - dice De Matteis - è, e sarà anche in futuro, la qualità, quella vera. E la qualità costa. Come manodopera, come servizio. Impossibile abbassare i prezzi». Regalarsi un capospalla Kiton vuol dire sborsare da 4 a 5mila euro, «ma si può arrivare fno ai 30-40mila euro. Dipende soprattutto dai tessuti». Che sono esclusivi: per ottimizzare sinergie e fare tutto in casa, cinque anni fa l’azienda di Arzano, in provincia di Napoli, si è anche comprata il Lanifcio Carlo Barbera di Biella. «Meglio del meglio, più 1. È questo il nostro motto», dice l’a.d., che anticipa: «A settembre alzeremo l’asticella anche per quanto riguarda l’abbigliamento informale (che vale metà del fatturato, ndr) e lanceremo il jeans su misura». Si partirà proprio con
Alcune proposte della pre-collezione 2014/2015 . Uno zainoper Moschino La sflata Corneliani l’autunno-inverno 2015/2016
12_06_2015
33
FOCUS FORMALWEAR paL ziLeri
«Siamo pronti a sflare» As Pal Zileri’s relaunch continues, the brand will be on the catwalks in Milan and pursues new openings.
Giugno è un mese caldo per Pal Zileri. Controllato da Mayhoola Investements (il fondo del Qatar entrato nel capitale della vicentina Forall, a cui fa capo il marchio, nel febbraio 2014), il brand di abbigliamento maschile è pronto a dare un’accelerata al programma di rilancio uffcializzato con l’evento “Avant Craft” dello scorso gennaio. «Questo sarà un mese topico per Pal Zileri», anticipa il direttore creativo Mauro Ravizza Krieger (nella foto), che racconta come la label sia partita dal proprio heritage per sviluppare una nuova mentalità, in termini produttivi e distributivi: «Come primo step abbiamo rimappato il nostro potenziale cliente, modellando l’offerta sulle esigenze della nuova generazione di quarantenni che amano l’abito sartoriale ma lo portano in maniera diversa rispetto al passato. Alla messa a punto di
2
1
1. Cesare Attolini al lavoro 2. In un’immagine di Corneliani, i “ferri del mestiere” per l’abbigliamento sartoriale 3. La nuova frontiera del bespoke frmato Ermenegildo Zegna: il progetto su misura Casual Luxury, lanciato nell’autunno-inverno 2014/2015
l’uomo, che potrà defnire i propri pantaloni tailor made scegliendo lavaggi, colore, impunture, bottoni. prezzo? «Al pubblico - risponde De Matteis - arriverà sotto i 1.000 euro». L’upgrading è un imperativo costante per le aziende leader nel settore di fascia alta, «ma è come nella Formula uno - scherza Massimiliano Attolini, presidente della Cesare Attolini Napoli - i miglioramenti non possono che essere nell’ordine di decimi di secondo». «Il nostro posizionamento continua - non è alto, è altissimo. Come la nostra reputazione. Che conserviamo restando fedeli a principi come qualità e tradizione, ma facendo anche rinunce. perché facciamo a meno di una distribuzione ampia a favore di pochi negozi. prediligiamo una produzione moderata, invece che grosse quantità. Investiamo senza spingere troppo su vendite e fatturato». Nel sito produttivo di Napoli, dove ha sede l’azienda, ci sono 150 sarti. All’anno vengono prodotti solamente 10mila abiti e «di ogni modello bespoke, più di 20 pezzi simili al mondo non se ne trovano». Naturale che i prezzi non 34
12_06_2015
3
siano per tutti: «In Europa una giacca viene venduta dai 4.500 euro in su, ma a New York - dice il manager - un abito può arrivare a costare 8mila dollari». SEMPRE PIô IN ALTO, MA CON PREZZI CORRETTI «I nostri sforzi stanno andando nella direzione di un rafforzamento del marchio nella fascia alta del mercato, attraverso le linee guida di sempre: tradizione, qualità, modernità», interviene Cristiano Corneliani, global sales director di Corneliani. Signifcativo, da questo punto di vista, l’ingresso della realtà mantovana, qualche mese fa, nell’”enclave” della Fondazione Altagamma, l’organismo
volumi e silhouette ad hoc, è seguito lo sviluppo del côté sportswear, dell’abbigliamento in pelle e degli accessori ». E ora è pronta al via un’altra fase di ridefnizione del business, oltre che di raccolta dei primi frutti: «Il 22 giugno (alle 16.30, ndr) Pal Zileri salirà in passerella, sflando negli spazi milanesi di via Morimondo». Parallelamente sarà presentato il nuovo website e riaperto dopo il restyling, il 15 giugno, lo store milanese di via Manzoni. Quello del retail è un altro argomento-chiave del nuovo corso di Pal Zileri. L’apertura della showroom di via Morimondo, avvenuta a gennaio, ha infatti coinciso con il debutto di un concept che farà da flo conduttore alle prossime iniziative commerciali a livello worldwide, a partire appunto dal capoluogo meneghino. Ravizza Krieger snocciola le tappe salienti: «Ai primi di agosto ci sarà la riapertura del monomarca londinese in New Bond street, a ottobre la relocation del negozio presso il Mall of Emirates di Dubai, a novembre l’inaugurazione di uno store a Beirut». Step fondamentale sarà anche l’avvio, il prossimo gennaio, di una showroom a New York, al 681 di Fifth avenue: «Un pied-à-terre per l’espansione negli Stati Uniti - dice il direttore creativo - che stanno diventando una delle aree clou per il brand. Il 2016 sarà dedicato soprattutto a questo mercato. Mentre a partire dal 2017 cominceremo a guardare a Oriente». (a.t.)
FOCUS FORMALWEAR
1. Un sarto Kiton prende le misure per la realizzazione di un abito bespoke 2. Un insieme per la primavera-estate 2016 di Tagliatore, che sarà presentato a Pitti Immagine Uomo 3. Un outft Canali per l’autunno-inverno 2015/2016
1
3
che riunisce le imprese più rappresentative dell’eccellenza made in Italy. Mission del brand - che durante la sflata del prossimo 20 giugno, in occasione di Milano Moda Uomo, presenterà anche una “capsule” di capi iconici che mescolano mondo formale e informale - è quella di «continuare a selezionare i punti vendita coerenti con il nostro target e puntare sul canale monomarca, espressione diretta del dna Corneliani». Nessuna variazione nei prezzi negli ultimi anni: «per un abito si parte dai 1.100-1.400 euro - dice Corneliani - ma uno dei nostri punti di forza è il mantenimento di un giusto rapporto qualità-prezzo, nonostante i grandi investimenti in ricerca, stagione dopo stagione. Non ci accontentiamo mai, amiamo complicarci la vita». Deve essere della stessa opinione Pino Lerario, direttore creativo della maison pugliese Tagliatore, che da qualche anno a questa parte ha impresso una nuova rotta - verso l’alto - al brand. «Abbiamo migliorato la qualità, soprattutto le performance dei tessuti - spiega - e siamo approdati in tutti i più bei negozi d’Italia, da Sugar ad Arezzo a Tessabit a Como, da Eral 55 a Milano a Massa nella nostra Martina Franca». «Se prima - aggiunge avevamo il 70% dei negozi nella fascia media e il 30% in quella alta, adesso le quote si sono ribaltate». Ma senza alterare troppo i listini: «Certo, i prezzi li abbiamo leggermente alzati, ma stando
36
12_06_2015
2
sempre molto attenti: di questi tempi il cliente non accetta carichi eccessivi». Costo di una giacca, dai 500 ai 750 euro, «però ribadisco: è tutto made in puglia, anzi made in Martina Franca». LUSSO E SOCIAL: LA STRANA COPPIA FUNZIONA L’evoluzione verso l’alto, in direzione di prodotti e servizi sempre più high level, sembra essere dunque un minimo comune denominatore per le griffe del formalwear. Ma come si coniuga questa immagine esclusiva, in molti casi elitaria per via del prezzo, con la tendenza alla “democratizzazione” della moda, coadiuvata anche dalla progressiva affermazione di modalità comunicative improntate alla condivisione e veicolate
dai social network? uscire dalla propria torre eburnea e instaurare un flo diretto con i clienti, acquisiti e potenziali, sembra essere un input irrinunciabile, anche per le aziende meno “pop”: «Manteniamo la nostra presenza nei canali di comunicazione tradizionali, ma parallelamente stiamo esplorando quelli social con il presidio dei principali siti di networking, perché hanno ormai raggiunto un’assoluta dignità», dice Cristiano Corneliani. E poi, c’è un dato di fatto: «Nel mondo una buona fetta dei nostri interlocutori rientra in una fascia d’età giovane, naturalmente attratta dai linguaggi della Rete». L’esclusività, insomma, non fa a botte con l’interattività: ne è convinto anche Massimiliano Attolini, che anticipa: «Da fne giugno sbarcheremo su Facebook, Twitter e Instagram. Avremo un flo diretto con i consumatori attraverso notizie continue, foto di tessuti esclusivi e di capi in fase di lavorazione». «È un investimento serio puntualizza - con un team di persone dedicate». In pieno rinnovamento digitale anche tagliatore, che ha appena svelato al pubblico il suo nuovo website e i propri profli Facebook e Instagram, con immagini di prodotto e ispirazionali, video e contenuti notizia. testimonial del “new deal”, l’inglese Ricki Hall: un modello in linea con lo stile tagliatore sì, ma soprattutto una star ● dei social network.
FOCUS UPPER CASUAL
I NUOVI CANONI DEL MENSWEAR
ELEgaNtE SENza bISogNo dEL Sarto La contaminazione tra lavoro e tempo libero pervade il mercato della moda uomo, determinando una serie di reazioni a catena. «Altro che ritorno al formale, l’uomo chiede upper casual», assicurano i fratelli Boglioli. Per Andrea Lardini e Roberto Colombo la ricetta è spingere la sportività verso la sartorialità. Vincono la nonchalance e il no logo di Andrea Bigozzi
The shift towards an upper casual wardrobe gathers pace and luxury sports chic is a key business trend in 2015. In this consumer cosmos, the fabrics are all super-fine and the finish is alluringly artisanal.
D
a qualche stagione, tra gli addetti ai lavori, cresce il fronte di che profetizza la voglia dell’uomo di sfuggire all’upper casual, che mescola sartorialità e sportswear, per tornare ad andare a lavorare (e non solo) dentro un abito formale. Siccome l’industria della moda non vive di profezie ma di numeri, è abbastanza palese che questa inversione di tendenza al momento non si è registrata. Lo dimostrano i risultati conseguiti dalle aziende che in queste stagioni hanno contribuito alla supremazia dell’upper casual sul formale. Casi come Brunello Cucinelli, che dal 2009 al 2014 ha più che raddoppiato il fatturato passando da 158 a 357 milioni di euro, ma anche Lardini e Harmont&Blaine, cresciuti di gran fretta in pochi anni. Ne approfttano anche gli evergreen come Loro Piana e Lanifcio Colombo, sempre sulla cresta dell’onda, fno alle start-up di successo (caso The Gigi docet). «Il ritorno al classico ci sarà, ma solo su pezzi dall’identità molto for-
Un look The Gigi, marchio lanciato dai fratelli Luigi e Mario Boglioli il cui slogan è Never look back
12_06_2015
39
FOCUS UPPER CASUAL
PAOLO PECORA
Il business dell’understatment
After the deal with Gilmar, the brand will showcase its spring/summer 2016 collection at Pitti Uomo
2
1
1. Un look autunno-inverno 2015/2016 Brunello Cucinelli 2. Preview Allegri spring-summer 2016
te, scelti per occasioni particolari, quasi uniche», è convinto Andrea Lardini, a capo dell’azienda di famiglia. ancora più categorico Mario boglioli: «Il formale un tempo era praticamente un settore, ora è una nicchia. E tale resterà». Nulla che possa offuscare il successo commerciale dell’uomo vestito a strati leggerissimi, con linee asciutte, giacche svuotate e maglie in cashmere, protagonista tra gli stand di Pitti Immagine e alle presentazioni di Milano Moda Uomo. materiali di pregio e prezzo adeguato: la ricetta per essere premiati sul mercato
Materiali rigorosamente di pregio, particolari che rendono unico il capo, prezzo adeguato. «Ecco la ricetta per essere premiati dal mercato», assicura Lardini. la cui azienda oltre a produrre per sé confeziona capi per molte griffe. «oggi - prosegue - vince la personalità di un capo, ma senza qualità non si va da nessuna parte. I nostri capi sono richiesti in giappone perché made in Italy, una garanzia per gli stranieri». E il fattore chiave del successo dell’upper casual sta nella sua vocazione internazionale. Non solo, le aziende attive nel segmento da sempre hanno privilegiato mercati che in questo momento stanno attraversando una fase di ritrovata crescita, ovvero gli Usa e il giappone, bacini naturali per questioni 40
12_06_2015
di gusto. «Il core business ormai è all’estero - conferma Mario Boglioli, che con il fratello Pierluigi per la quarta stagione porta a Pitti Uomo la griffe the gigi - che per noi signifca giappone e Corea, dove si ricercano prodotti alti di gamma, dotati di riconoscibilità». Quanto al nostro Paese, nonostante la ripresa dei consumi sia all’orizzonte, è diffcile immaginare che si torni a macinare gli ordinativi di un tempo. «In Italia - prosegue boglioli ci sono ancora dettaglianti che ricercano l’alta qualità, ma poi subentra il problema del prezzo, sempre più determinante. Il problema è che il negoziante applica un moltiplicatore del 3,0 ma il consumatore fnale italiano, in particolare quello maschile, non è disposto a investire certe somme nel guardaroba». L’eterna stagione dell’upper casual non esclude però una serie di “mutazioni” all’interno del flone dell’informale di qualità nel segno della leggerezza e del confort. «Più che un ritorno all’abito sartoriale c’è voglia di un upper casual sempre più sofsticato, di qualità. da indossare non solo nel casual friday o nel tempo libero», riassume il numero uno del Lanifcio Colombo, Roberto Colombo, che si dichiara primo testimonial del genere informale di lusso, avendo rinunciato alla cravatta dagli anni ottanta. «I nostri blazer - prosegue - assolvono un compito formale per il nostro cliente, ma pesano 250 grammi, per assecondarne la voglia di comfort». La separazione tra lavoro e tempo libero si fa sempre più sottile e gli affari, che sfociano e si intrecciano con il fne settimana, hanno impattato anche sul flone dei capispalla dall’animo più sportswear, sempre più sofsticati. Lo dimostra il caso di Moncler, che ha spinto i suoi piumini talmente “in
Al marchio Paolo Pecora, prodotto e distribuito da Gilmar, si arriva per gusto, affnità, ricerca e non perché conquistati da vistose campagne pubblicitarie e testimonial dai look appariscenti. L’understatment creativo che contraddistingue il brand combacia con quello imprenditoriale del suo fondatore. «I segnali sono positivi - dice Paolo Pecora -. La campagna vendita invernale ha portato a un raddoppio dei clienti stranieri. In Italia siamo distribuiti in 400 multimarca e cresciamo del 20%. Ci aspettiamo risultati importanti anche nel secondo semestre 2015, concentrandoci su Pitti come trampolino commerciale». L’obiettivo è di proseguire la strategia di internazionalizzazione. «Vogliamo andare prosegue - in quei mercati, dove la nostra idea di moda pacata può funzionare: Nord Europa, Usa e Giappone». Certo, per fare il grande salto ci vorrebbero il retail e la donna. «Entrambi i progetti - assicura Pecora - sono in fase di valutazione. Prima ci godiamo il successo del profumo, appena creato con Waka, e prepariamo il lancio del vino». (an.bi.)
Una preview Paolo Pecora estate 2016
alto”, da farli sflare alle fashion week di Parigi, Milano e New York tra i bei nomi della moda. «Il capospalla - fa il punto Mario Mansi, direttore generale di Allegri - si è dimostrato più al passo con i tempi dell’abito formale, forse per la sua stessa funzione d’uso. Sta di fatto che in queste stagioni, che fosse di lana, di piuma o di nylon, ha sempre aumentato le sue prestazioni e migliorato i materiali. Perché oggi contano soprattutto leggerezza, ricerca, performance. che tra l’altro sono i cardini del nostro mondo».
FOCUS UPPER CASUAL
1. La nuova campagna pubblicitaria di Massimo Alba 2. Il blazer maschile di Lanifcio Colombo 3. Un look frmato M.P. di Massimo Piombo
2
3
SLOWEAR
«Lontani dalla frenesia dei trend. Ma il retail corre»
Slowear’s mantra is to grow steadily. Nonetheless, thanks to retail the Italian menswear specialist is expected to run in 2015. With three openings in the pipeline: Tokyo, New York and Mexico City. 1
di Carla Mercurio
tramoNtato il treNd “Vissuto” ora si puNta su NoNcHalaNce e No-logo
altro aspetto da tenere in considerazione: sembrerebbe defnitivamente tramontato il tempo del casual effetto “trasandato” e stropicciato o del troppo fashion. Ne è convinto Massimo Piombo, storico outsider del fashion system, la cui etichetta oggi si chiama M.P. «a mio avviso - dice - il mondo del décontracté e del “lavato” è sempre meno interessante. Per quanto mi riguarda, il trend va verso una new couture, come dimostra l’offerta di negozi come 10 Corso Como, Colette, Dover Street Market, con cui noi lavoriamo con successo». C’è chi è pronto a giurare che la moda della prossima estate sarà elegante e pudica per un uomo che aspira a sembrare sempre meno “minaccioso”. Un interlocutore più raffnato dei personaggi che tengono banco oggi nell’attualità mondano-politica e che riassume gli stilemi dell’upper casual. «Questo desiderio di informalità - chiosa Massimo Alba, titolare dell’omonimo marchio di abbigliamento, nonché ex direttore creativo di marchi che hanno inventato l’upper casual come Malo e Ballantyne - sta prendendo piede, specie in Europa, in una chiave sempre più colta e raffnata. Negozi come il nostro a Milano stanno riscoprendo un nuovo successo, perché fnalmente si sta riscoprendo che una camicia è più bella se non c’è nessuna scritta sopra e che su di una polo può anche non esserci alcun logo». ● 42
12_06_2015
«Siamo stati fra i primi a capire che gli anni Ottanta erano fniti e che si era abusato della parola lusso». Mario Griariotto, ceo marketing e retail di Slowear, spiega la flosofa dell’azienda veneta, con quattro etichette che rimandano ad altrettante categorie di prodotto: i pantaloni Incotex, le camicie Glanshirt, la maglieria Zanone e l’outerwear Montedoro. «Uno smart casual internazionale prevalentemente maschile, studiato per sopravvivere alle tendenze stagionali e al consumo rapido, venduto per il 70% all’estero, con il Giappone al primo posto, seguito da Italia e Usa». Un prodotto dedicato a un consumatore di età compresa tra i 30 e i 42 anni, realizzato in Europa e, nel caso di Zanone, quasi tutto made in Italy. Proposte che si legano a tessuti e flati studiati in esclusiva come l’Ice Cotton, esposto tra i materiali più innovativi al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. «La collezione non si ferma al prodotto ma contempla il customer service e una supply chain in grado di soddisfare le esigenze dei mercati esteri». Con queste credenziali, cinque anni fa è nato il primo The Slowear Store, in via Solferino: «Siamo andati controcorrente, aprendo uno spazio lontano dal Quadrilatero - spiega Griariotto - . Un punto vendita accogliente, caldo, dove sorseggiare Prosecco, seguiti da personale disponibile e competente». Un negozio che da settembre si arricchisce di altri 40 metri quadrati e di una vetrina in più. La formula in quattro anni è stata replicata in 23 punti vendita nel mondo: negozi diretti a Milano, Roma, Parigi, Londra,
ma anche franchising e shop in shop. «Un network di monomarca -sottolinea il ceo - cresciuto del 12% nel primo quarter dell’anno». Risultati che spingono a proseguire il cammino: ad agosto sarà la volta di New York, in Prince street (Soho) e di Tokyo, a Matsuya Ginza; a novembre si fa rotta verso Città del Messico, per proseguire con Vienna, a gennaio 2016. Oggi il retail pesa per il 20% sul giro di affari dell’azienda (50 milioni di euro nel 2014), con il restante 80% generato dai 1.000 negozi plurimarca (realtà come Gio Moretti, Biff, Dell’Oglio). Ma l’obiettivo di Griariotto è arrivare al ffty/ffty. «Nel frattempo è in via di ultimazione l’ecommerce: oggi siamo partner di Mr Porter, ma dal 2016 avremo un nostro e-store». Tra gli altri progetti in cantiere c’è lo sviluppo del womenswear: «Per il momento - conclude Griariotto - genera numeri piccoli e non è venduto nei The Slowear Store. Avremmo dovuto già dare nuovo slancio alla collezione, ma la crescita del menswear ci ha presi in contropiede». Pantaloni Incotex, giacca Montedoro e camicia Glanshirt per il look Slowear della primavera-estate 2015
focus smart casual
l
o chiamano “smart” casual perché nulla in questo segmento, declinato al maschile solo in tempi recenti, è lasciato al caso. Tutta la strategia che si cela dietro le collezioni dei maggiori brand italiani del settore, identifcato come il “casual ma curato”, è intelligente e si può sintetizzare con un giusto mix di know-how, creatività, qualità, servizi e, non ultimo, prezzi contenuti. Nell’alchimia ogni label aggiunge i suoi ingredienti segreti, ma gli effetti sono gli stessi: uno shopping al maschile più “spensierato” - nell’attuale situazione di mercato, dove la sobrietà è ormai di rigore - e margini per i wholesaler che diffcilmente si possono conseguire in altre categorie della moda uomo. il segmento più in vista, tra fast fashion e alta gamma
Un look primavera-estate 2016 Antony Morato
strategie vincenti
ok, Il prEzzo È INTEllIgENTE! Lo smart casual vive un vero e proprio boom. Le aziende di settore spiegano come è possibile - e non è cosa da poco - combinare design appealing+qualità a un prezzo che piace a buyer e consumatori di Elisabetta Fabbri
Smart casual is the menswear current of the moment, as it bridges the gap between fast fashion and high-end products. Mixing design, quality and appealing prices.
Lello Caldarelli è uno dei pionieri del settore in Italia. Il suo marchio Antony Morato, con base a Nola (Na), ha superato i 90 milioni di euro di giro d’affari e oggi vanta un network di 3.200 negozi multibrand e 70 monomarca nel mondo (il 70% delle vendite è realizzato all’estero). «Abbiamo iniziato circa otto anni fa - racconta il titolare e direttore creativo dell’azienda - quando lo smart casual era già sviluppato nel womenswear ma assente nel menswear italiano. Ed è stata un’intuizione che ancora oggi si rivela vincente, nonostante l’avanzata di nuovi competitor. Adesso è il segmento più in vista, quello che copre il nuovo mercato medio: lo stesso che in molti davano per morto, ipotizzando il vuoto fra il fast fashion e l’altissimo di gamma». «Il nostro prodotto - specifca Caldarelli - rappresenta una moda updated a prezzi contenuti, pur avendo caratteristiche qualitative che provengono dal mondo del medio-alto di gamma. Di fatto è “l’accessibile” presso i clienti di fascia medio-bassa e “la via di fuga” per quelli del medio-alto di gamma, perché le proposte sono coerenti con il loro modo di interpretare la moda, ma il pricing conferisce all’offerta in assortimento tutto un altro appeal». «Il consumatore con alta capacità di spesa - sintetizza Caldarelli - abituato a comprare
12_06_2015
45
focus smart casual
un solo capo di certi brand, con noi si può fare il guardaroba». Tanto per avere un’idea, i prezzi sell in di una camicia oscillano tra 15 e 39 euro (31-79 euro circa il sell out). Il pantalone si colloca tra 26 e 40 euro. Il contenimento dei listini, come spiega Caldarelli, è il risultato di una produzione selettiva, nei paesi dove viene realizzato «il prodotto migliore al prezzo migliore», a seconda delle tipologie merceologiche. le calzature in Italia, il denim in Turchia, le camicie in Cina: una questione di costi «ma pure di know how». Anche la comunicazione gioca un ruolo di rilievo nel rendere smart Antony Morato. «È il tassello di un puzzle complicato - osserva - perché si dovrebbero seguire logiche di massa, ma attraverso leve di marketing che tengano alto lo standing del marchio. Il digital ci aiuta in tal senso: si può raggiungere un vasto pubblico, però andando mirati. I social sono solo una parte della comunicazione digitale. Ci affdiamo a determinate fgure che reputiamo trend setter, come alcuni blogger, e anche alle testate online». Un concetto ben diverso da quello di testimonial che, secondo l’imprenditore partenopeo «garantisce per te qualcosa che tu non sei in grado di garantire». «Il blogger - dice - è un fashion addicted che dà la sua testimonianza sul prodotto e permette di avviare un dialogo tra il brand e altri estimatori». per avvicinarsi al cliente fnale, Antony Morato non si muove solo nello spazio virtuale. Al momento il wholesale rappresenta il 90% del business ma la quota è destinata a meglio bilanciarsi con il retail. «per l’autunno inverno prossimo - anticipa Caldarelli - abbiamo in programma aperture a Torino, Amsterdam e in centri commerciali italiani e spagnoli». i giovani sanno riconoscere i prodotti “intelligenti”
la Angelo Nardelli di Martina Franca (Taranto), sinonimo di formalwear maschile, è entrata nel segmento smart cinque anni fa con la linea Cinquantuno. Il business è cresciuto così velocemente che ora rappresenta l’80% del fatturato totale (16 milioni nel 2014, in aumento del 10% sull’anno prima). Con una presenza capillare in Italia ed estimatori all’estero (giappone in testa) ora punta al Nord Europa e al mercato statunitense. «Il ragazzo giovane - spiega l’imprenditore Angelo
46
12_06_2015
Nardelli - varia di più dell’adulto, abbastanza statico di natura, e riconosce i prodotti “intelligenti”. oggi stiamo ampliando la collezione proseguendo il discorso dell’abito patch, avviato con l’invernale, che assembla vari tipi di tessuti e motivi». I prezzi? Un abito Cinquantuno va dai 160 ai 180 euro sell in, una giacca oscilla tra 140 e 150 euro e il pantalone tra 40 e 50 euro (di media si tratta del 10-15% in meno rispetto al formalwear Angelo Nardelli 1951). «la nostra - precisa Nardelli - è una produzione di contiguità, dove si ottimizzano i costi dal monte al valle, si lavora gli uni in stretto contatto con gli altri e si va tutti d’accordo: dallo stile alla logistica». la linea piace anche ai buyer: il brand garantisce consegne veloci, la sostituzione dei capi («un articolo bestseller in Veneto, a volte non si vende in puglia») e un magazzino assortito. Sostituzioni di prodotto e riassortimenti tempestivi sono anche un plus di Fred Mello, in capo alla Five Seasons. «Dopo avere investito molto in comunicazione abbiamo deciso
L’abito patch della linea Cinquantuno di Angelo Nardelli: giacca a quadri, gilet a righe e panta unito
Havana&cO.
Arrivano i primi monomarca. Si parte dalla Cina di Andrea Bigozzi The new chapter of Havana&Co.: a showroom in Milan and a retail plan starting next year in China.
n nuovo showroom da 500 metri quadrati in via Rezia a Milano - a un passo da grandi griffe come Prada ed Etro e da showroom come Studiozeta.org e un piano retail in via di defnizione, pronto a partire Un parka in canvas Havana & Co. dal 2016. La pugliese Gst-Gruppo Sviluppo Tessile accelera con mantella parapioggia sul terreno commerciale, con l’obiettivo di portare il suo brand ammiraglio Havana&Co. (gli altri sono la linea cerimonia Angelo Toma e Julian Keen) a raddoppiare i ricavi nel giro di tre anni. «Il wholesale resterà centrale per il nostro brand - racconta Sergio Toma, che guida l’azienda insieme al fratello Salvatore - ma nell’immediato futuro vorremmo espanderci con negozi monomarca, iniziando dalla Cina, dove vedo ancora grandi potenzialità». «Stiamo defnendo - prosegue - una trattativa con un partner locale che dovrebbe portare a sei aperture entro le prime due stagioni. Poi, il passo successivo sarà guardare al mercato globale, Medio Oriente e Americhe in testa». Nel frattempo Havana&Co. punta a consolidare la posizione in Italia e nel resto d’Europa con la collezione primavera-estate 2016 di scena a Pitti Uomo che rivela un ulteriore ampliamento della gamma. Proprio grazie ai mercati maturi (420 clienti solo in Italia), Gst ha raggiunto un giro d’affari di oltre 10 milioni di euro, in crescita a doppia cifra nelle stime per il 2015. «Non nego - conclude Toma - che il mercato italiano stia soffrendo, ma la nostra formula distributiva tiene: con i nostri shop in shop rafforziamo il rapporto con i big player del settore, come la catena Sorelle Ramonda».
U
focus smart casual
2
1. Un total look a marchio Fred Mello 2. Il denimwear, tra le new entry del brand AT.P.CO
1
di mettere al centro dell’attenzione il punto vendita e di creare più sinergie con i wholesaler - dice Mario Stupelli, presidente dell’azienda di Cernusco sul Naviglio (Mi) -. Vogliamo offrire condizioni particolari, in particolare al cliente con grandi metrature». Tra queste «condizioni» c’è anche una comunicazione ad hoc nel punto vendita e la realizzazione di format «tipo shop in shop». In più la Five Seasons sta perfezionando il prodotto, che torna sotto i rifettori di Pitti Uomo dopo un periodo di stand by. le collezioni sono in parte realizzate all’estero, in paesi come Cina, Turchia, Bangladesh, e in parte in Italia. «In Toscana e in Abruzzo - precisa Stupelli - sono abili nella confezione. Teniamo molto a una fornitura di prossimità che sta diventando sempre più importante, dal momento che rivolgersi all’estero costringe a programmare il business con largo anticipo». Il risultato è un prodotto dal prezzo allettante: tra 22 e 24 euro sell in per un paio di bermuda (59-69 euro al pubblico) e 24 ai 26 euro per una
48
12_06_2015
camicia. Valori smart anche perché le aziende fornitrici «amiche» hanno abbassato a loro volta i ricarichi. Quanto all’immagine del marchio, Fred Mello sta sponsorizzando la squadra di ciclismo Lampre-Merida («a pitti, dove il brand festeggia 10 anni di storia, ci sarà pure la bicicletta protagonista del giro d’Italia») ma in futuro «è probabile anche una liaison con il mondo dei motori». un business vincente se si va controcorrente
Un altro marchio dello smart casual in accelerazione ha sede in lombardia. Si tratta di AT.P.CO, etichetta di punta della bresciana Golden Season (le altre sono Cochrane e People of Shibuya), che ha chiuso il 2014 con vendite pari a 20 milioni di euro (dai 14 del 2012), stima di raggiungere i 26-27 milioni a fne 2015 e di salire a quota 40 milioni con la stagione fall-winter 2016/2017. A sostenere la crescita sarà in primis un piano di sviluppo retail, appena partito con tre monomarca in Italia (a Salò,
Brescia e Como), per scelta strategica sviluppati in partnership con i buyer più “affezionati”. In più l’azienda sta estendendo la gamma con un approfondimento del discorso womenswear, che ha debuttato con la stagione invernale (triplicando le vendite), e il lancio del denimwear. la chiave vincente, come spiega il direttore generale Angelo Loffredo, è che tutto il business è gestito, come suggerisce il logo, in modo “atipico”. «Noi facciamo magazzino dice - con 30mila capi a stagione, gli altri no. Ampliamo le collezioni, mentre i competitor le stanno riducendo. Chiudiamo la campagna vendite il 31 agosto, mentre il termine, di solito, è il 30 settembre. pure le consegne sono anticipate, perché la regola in negozio è “frst in, frst out”». Il mark up non fa eccezione alla regola. «Quando siamo partiti, circa cinque anni fa - racconta il manager - proponevamo il 3,3: chi allora era bravo, riusciva a proporre il 2,6. ora che il margine è davvero fondamentale, sforiamo quota 3». Un livello possibile perché golden Season controlla tutta la fliera produttiva (per lo più all’estero) e ha maturato un know how ventennale nella produzione di casualwear per noti marchi internazionali. «Nasciamo come produttori - dice loffredo - e non dobbiamo comprare da nessuno. Inoltre nel fssare i prezzi partiamo da un’analisi di mercato “vera”, che ci porta all’obiettività». Un pantalone può arrivare a un prezzo sell in di 33-38 euro, una giacca varia tra i 64 e i 79 euro. Anche con un margine “atipico”, il prezzo resterà comunque allettante per il «giovane professionista disposto a spendere ma non troppo», principale target maschi● le del casualwear “intelligente”.
FOCUS OUTERWEAR
la sfida dell’innovazione
HIGH TECH PIù HERITAGE uGuALE vALoRE Esperienze e progetti diversi, su un unico flo conduttore: il capospalla di impronta sportiva. L’uomo lo apprezza, il mercato lo premia. Ma non basta che sia protettivo, high tech e di qualità: fondamentale è che racconti una storia e che esprima un patrimonio di valori. A quel punto, il prezzo può passare in secondo piano
1
di Alessandra Bigotta
Functionality, high tech materials and weather protection are not enough for men’s outerwear to win the attention of the consumer: a coherent brand strategy is necessary.
2
S
tone Island, Herno, K-Way, Baracuta, Brema, Bosideng: marchi diversi, accomunati da un settore d’elezione, il capospalla di impronta sportiva. In giro se ne vedono tanti, delle più disparate fasce prezzo. L’impressione è che, nonostante le preferenze soprattutto maschili privilegino parka, giacconi e piumini rispetto al cappotto, la torta non basti per tutti. È davvero così? «Le fette saranno anche più piccole - risponde Carlo Rivetti, presidente di Sportswear Company (Stone Island) - ma noi abbiamo chiuso il 2014 con un +13% di ricavi, sforando gli 80 milioni di euro e con un ebitda a 13 milioni, +36,45% sul 2013. Numeri che fanno da leva per nuovi progetti, già realizzati (vedi lo sto-
1. Il flagship romano di Stone Island, 400 metri quadri in via del Babuino 2. Un’anticipazione della Herno Rain Collection della primavera-estate 2016 3. Lo stile di Baracuta, brand in capo alla 460 West Broadway, che tra le novità di Pitti presenta una minicollezione donna
re romano di 400 metri quadri in via del Babuino 174) o da realizzare, in primis i futuri opening di New York e Los Angeles, parte di una strategia d’attacco agli usa, territorio che dà buoni segnali: se un nome di spicco della cultura skate newyorkese come Supreme è venuto a cercarci per una collaborazione ci sarà un motivo. Idem se il fdanzato di Rihanna si fa fotografare con un nostro giaccone e raccoglie 400mila like in un batter d’occhio». L’anorak, uno dei capi frutto dell’intesa con Supreme, è la sintesi di un know how solido che si proietta nella contemporaneità: riedita un modello d’archivio di Stone Island nell’iconico tessuto Stone Island Nylon Metal 5 C dall’aspetto metallico/cangiante, per-
3
sonalizzandolo con una stampa ad hoc. Piacerà ai giovani, «che in tempi di crisi stanno riscoprendo il valore della qualità e sono disposti a investire in un nostro prodotto quanto spenderebbero per una settimana di vacanza in Grecia. Questo spinge Stone Island a guardare avanti: intorno al capospalla si sta sviluppando un mondo». A sua volta in crescita (+15-20%) e a sua volta pronto ad accelerare negli States - dove ha aperto una fliale nel New Jersey -, Herno affronta la prova di Pitti presentando la Herno Rain Collection, che riedita i modelli degli anni Quaranta rivedendo le proporzioni e utilizzando nuovi materiali, tra cui i cotoni anti-pioggia di ultima generazione e il poliestere peso piuma. 12_06_2015
51
FOCUS OUTERWEAR
2
1
1. Un giubbotto K-Way: il marchio è al traguardo dei 50 anni 2. Una proposta di Bosideng: in vista per il brand un opening nel Quadrilatero 3. Un capo della collezione Archivio di Brema, che lega il mondo della moto a quello del fashion
«Il lavoro sul prodotto è il fulcro di tutto - commenta il numero uno dell'azienda, Claudio Marenzi -. Puntiamo in alto, ma siamo attenti al price mix». «In ogni caso, quello che notiamo - dice - è che lo sbilanciamento del consumatore sui cosiddetti "primi prezzi" si sta allentando. È il brand a fare da traino, non solo nei mercati in cui siamo già ben posizionati (come il Giappone, dove apriremo un monomarca a Kobe e il secondo fagship a Tokyo), ma anche in zone come la Corea, dove progettiamo un freestanding store. L’e-commerce? Non lo facciamo: rischieremmo una concorrenza sleale verso i nostri clienti». Al traguardo dei 50 anni, K-Way (una delle label di punta di BasicNet) di strada ne ha fatta tanta. «Agli esordi, il K-Way era l’antipioggia d’emergenza - racconta Lorenzo Boglio-
ne, direttore commerciale del gruppo -. oggi, forte di nuovi contenuti di design, ha conquistato il fashion. K-Way ormai signifca anche maglieria, polo, borse e valigie. E il classico capo impacchettabile è alla sua terza evoluzione, il Le Vrai 3.0, in tessuto traspirante, antistrappo e con un design 100% italiano». Per andare alle origini di Baracuta bisogna invece risalire al 1937, anno di fondazione del brand di abbigliamento British, noto per le giacche indossate da James Dean, ma anche da Liam Gallagher. ora, sotto l’egida della 460 West Broadway, Baracuta è in pieno rilancio. «Nell’inverno 2015/2016 - informa il ceo Luca Levi - siamo cresciuti del 30% rispetto all’analoga stagione dell’anno precedente. I perni strategici sono la forte identifcabilità della collezione (lo stile British, i tessuti protettivi, gli interni in fraser tartan, il design del collo, l’umbrella cut sul retro dei capi) e una segmentazione del prodotto, con focus sul target medio-alto». «La brand awareness - prosegue passa anche attraverso la distribuzione, presidiata tramite partnership con selezionati negozi internazionali e un progetto retail: il primo step sarà un Baracuta store nell’area di Carnaby street a Londra. A settembre toccherà 3
52
12_06_2015
a Milano e nel 2016 sbarcheremo overseas». Baracuta ha inserito nella nuova collezione il progetto Archives, che riporta alla luce i suoi “best of”. Parallelamente proporrà Baracuta+, pacchetto stretch che si rifà alle matrici golf del brand. Non ultimo, Baracuta Woman: in anteprima 15 capi donna, in tessuti come la “tonic wool” accoppiata a una membrana impermeabile. James Dean avrebbe apprezzato anche le creazioni di Brema, marchio associato ai successi dei campioni dell’Enduro e del Motorally, nel cui dna è rimasta indelebile la passione del fondatore, Bruno Gioli, per la moto. Sono passati 46 anni, ma Giovanni Barocci, al timone dell’azienda dal Duemila, ha mantenuto intatto lo spirito di un tempo. «Bisogna però guardare avanti - afferma - e sfruttare la nostra riconoscibilità anche nella moda: da uno studio è emerso che il 60% di chi gravita intorno al fashion conosce Brema. È il momento di valorizzare questo patrimonio 100% made in Italy, perché i trattamenti a cui sottoponiamo giacconi e giubbotti, di prezzo comunque accessibile (dai 350 ai 700 euro sell out), non potrebbero che essere fatti qui». «Con la primavera 2016 - informa - daremo seguito alla collezione Archivio, partita due stagioni fa, rileggendo i modelli 307 e Silver Vase, tinti in capo con tintura old e di aspetto “super-used”. Puntiamo anche sull’inedita capsule X-treme, che porta la grinta dell’offroad nella vita di ogni giorno». Creare valore è il leitmotiv per tutti e ognuno lo declina a modo suo. Bosideng, nato in seno al colosso cinese Bosideng International Holdings (leader nei piumini), è comunque radicato sul nostro territorio. Come spiega il general marketing manager worldwide di Bosideng Italy, Giancarlo Tafuro, «i concetti, lo stile, la modellistica, il controllo qualità e la fattura sono italiane, mentre la produzione è in Cina. Contenuti moda e qualità sono elevati ma i prezzi competitivi». Il percorso di Bosideng è cominciato con l’inverno 2014: il fatturato degli ordini della prima stagione è stato di 1,6 milioni di euro, passati a 2,4 milioni con la seconda e a 3,2 milioni con la terza. «Cresceremo ancora - conclude Tafuro - e nel 2016 apriremo il primo monomarca nel Quadrilatero. A seguire ● Parigi e New York».
FOCUS OUterwear
Colmar
Active e più fashion per aggredire l’estero With the Originals collection on catwalk, Colmar goes international. Un’illustrazione di Filippo Scozzari, che ha creato tre opere esclusive legate alle aree geografche in cui sono presenti i marchi di WP Store: Europa, Usa, Asia
Wp Store
30 anni, 20 prodotti, un libro, un sito, i relais. E il nuovo avanza nel retail WP Store celebrates its 30th anniversary in Florence during Pitti Uomo, with the Blueblack Limited Edition Collection: 20 exclusive products, made with 18 brands.
Quella di giugno non è un’edizione qualunque di Pitti Uomo per WP Lavori in Corso: correva il 1995 quando il primo WP Store (insegna che seleziona nel mondo marchi accomunati da innovazione e heritage) veniva aperto a Bologna con un concept all’avanguardia. Dopo 30 anni, i valori di WP Store - sinonimo di 12 boutique, di cui dieci in Italia, una a New York e una a Seoul, ma anche di una nuova catena di hôtellerie - sono gli stessi. È il momento di festeggiare a Firenze, il 16 giugno nel punto vendita di via della Vigna Nuova 75/R, con una serata in cui viene presentata la Blueblack Limited Edition Collection, 20 prodotti esclusivi realizzati con 18 brand: Woolrich, Woolrich Woolen Mills, Barbour, Baracuta, Spiewak, Paraboot, Palladium, Blundstone, Beams+, Engineered Garments, Nanamica, New Amsterdam by Mark McNairy, Barens, Avoncelli, Kenneth Field, BD Baggies, Bags in Progress e Let Me See. La capsule - celebrata con un libro realizzato insieme a Inventory Magazine e un sito, oltre che con le illustrazioni di Filippo Scozzari, che collaborò con WP negli anni ‘80 - sarà venduta nei WP Store e in alcune boutique, come Merci a Parigi. Intanto per Woolrich sono in arrivo fagship ad Amsterdam, Varsavia, Berlino e nella Penisola, più sei new opening entro il 2016. Tra i mercati chiave gli Usa, con il secondo monomarca (a Boston), dopo quello di New York. Obiettivo, 50 vetrine entro il 2020. Quanto a Barbour, il negozio italiano numero due, a Roma, aprirà in autunno. (a.b.)
Colmar Originals collezione di Colmar dalle radici active, ma dallo spirito fashion - ha scelto a fne maggio il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano per la sua prima sflata. Un appuntamento che, nelle intenzioni dei vertici dell’azienda produttrice (la Manifattura Mario Colombo, nata a Monza nel 1923 e tuttora gestita dalla famiglia fondatrice), dovrebbe ripetersi ogni sei Colmar Originals in mesi. In pedana modelli passerella a Milano spring-summer 2016 che interpretano lo stile biker in un’ottica futuristica, con la gamma Research a presidiare il segmento più alto, grazie a capi in tulle pesante con applicati “polmoni” in nylon imbottito di piuma, giacche in stoffe windbreaker stretch e a una capsule che prende spunto dal mondo della moto. Colmar ha chiuso il 2014 con un fatturato di 85 milioni di euro (erano 42 milioni nel 2010), in crescita del 30% e con la prospettiva di un +10% nel 2015. La sfda numero uno, per una realtà le cui vendite sono tuttora realizzate per il 70% in Italia, è l’internazionalizzazione: in vista una presenza più forte in Europa, la penetrazione del Far East - partendo da Giappone e Corea - e la conquista degli Usa. (a.b.)
Napapijri
La Rainforest Luminar Jacket fa brillare il talento italiano The Rainforest jacket, an iconic model by Napapijri, is reinterpreted in a “luminescent” high-tech version, presented at the multibrand boutique Gerard Loft during Pitti Immagine.
La Rainforest Luminar Jacket di Napapijri, frutto di una partnership con T&C, viene presentata in anteprima a Firenze, presso Gerard Loft, in occasione dell’edizione estiva di Pitti Uomo
54
12_06_2015
Napapijri si proietta nel futuro con la nuova Rainforest Luminar Jacket, presentata in anteprima presso Gerard Loft, in via de’ Pecori 36 Rosso durante Pitti Uomo. Ideata e prodotta nel nostro Paese, la giacca è una riedizione speciale di un modello iconico, la Rainforest, reinterpretata accoppiando il nylon anti-vento e anti-pioggia con un esclusivo tessuto luminescente, che la rende visibile anche di notte. Il capo è frutto della partnership tra Napapijri - uno dei marchi di punta di VF Corporation, leader mondiale nel settore dell’abbigliamento lifestyle - e T&C, laboratorio specializzato nello sviluppo di pigmenti fotoluminescenti. Il particolare tessuto tecnico con il quale è realizzata la Rainforest Luminar Jacket deriva dall’utilizzo di cristalli resistenti ai raggi UV, con un ciclo vitale molto lungo e caratterizzati da un “glow” (bagliore iniziale) molto intenso, ma con un “afterglow” della durata di tre giorni. La base di tutto sono le “terre rare”: minerali di altissima qualità, capaci di assorbire, immagazzinare e ri-emettere l’energia luminosa. La “special version” dell’iconico capospalla del marchio sarà esposta in vetrina e all’interno del negozio, in una “mirrored dark room” dove gli ospiti potranno indossarla e testarne dal vivo le performance. (a.b.)
Focus denimwear
strategie e posizionamenti
c’È posto per tUttI aL vertIce? L’universo del denimwear affronta le insidie delle catene low cost, spingendo sempre più in alto l’asticella della ricerca e della qualità. Ma fno a che punto è giusto seguire le correnti ascensionali? Diversi i pareri dei player. Uno solo il presupposto: è l’innovazione a fare la differenza di Carla Mercurio
The universe of denimwear faces harsh competition from low cost chains, pushing the bar higher and higher on research and quality. But to what extent is it right to be guided by upgrades? Opinions differ. But the starting point is innovation as the real driver.
c
on percentuali di crescita che si aggirano intorno al 16% a livello mondiale, il segmento del premium denimwear (prezzi superiori ai 70 euro) è il più vitale del settore, di cui rappresenta una quota del 37% su un totale 2013 di 51 miliardi di dollari, previsti in crescita a 56 entro il 2018. Lo rivela un sondaggio di Editd e Npd Group, che mette l’accento su un altro dato signifcativo: nell’ambito delle vendite online, che evolvono sensibilmente, è il settore premium a fare la parte del leone, con una progressione del 17% nel 2014. Non è un caso il fatto che in questo momento, per molti player del comparto, la parola d’ordine sia upgrading. Un passaggio obbligato in un mercato polarizzato tra l’offerta low cost delle grandi catene e quella di lusso dei marchi di nicchia. «I pantaloni in tela indigo generano grossi volumi e oggi è molto facile riuscire a reperire jeans di qualità a prezzi abbordabili - spiega Antonio
La campagna Diesel della primavera-estate 2015
Cristaudo, marketing development manager di Pitti Immagine -. al vertice della piramide, invece, ci sono i nomi di supernicchia, quelli che vanno in vendita a prezzi che raggiungono i 400/500 euro, realtà come Prps o MasterCraft Union, per fare qualche esempio». In questo scenario «molti produttori hanno capito di essere troppo commerciali per la nicchia e troppo costosi per la base. e hanno deciso di lavorare all’innalzamento dell’offerta». «I brand che qualche stagione fa sembravano aver sofferto, compressi tra le proposte low cost e quelle di lusso,
sembrano in ripresa - ha dichiarato nel corso di un’intervista Chantal Malingrey, direttrice del salone Denim Première Vision-. Merito di un ripensamento della distribuzione, che ha aperto le porte a un concetto di lifestyle, in grado di fdelizzare la clientela con idee stimolati e nuovi concept». portabandiera di questo trend è senz’altro Diesel, che in nome dell’upgrading ha deciso di sacrifcare 85 milioni di fatturato wholesale, ossia quasi 250 milioni al retail (il gruppo Otb ha un fatturato 2014 di 1,56 miliardi di euro, di cui il 65% rappresentati
12_06_2015
57
Focus denimwear
dall’etichetta del mohicano), nell’ottica di una strategia più selettiva. «abbiamo tagliato la distribuzione non qualifcata e ci stiamo riposizionando verso l’alto, come alternativa casual al mondo del lusso - spiega Renzo Rosso, fondatore del marchio e patron del gruppo Otb -. Basti pensare che in cina ci chiedono i jeans a 1.000 euro! Ma poi in collezione ce ne sono a partire da 120 euro, con una media di 190». In cantiere grandi progetti: «stiamo trasferendo i fagship in location più mirate, come quello di New York, che da Fifth avenue riaprirà in Madison avenue il prossimo settembre. o come quello di roma, che è stato trasferito da via del corso a piazza di spagna. e dal prossimo gennaio a Milano partono i lavori di ristrutturazione dello store di piazza san Babila, a cura dello studio giapponese Wonderwall». La nuova Sixty Distribution sta lavorando al rilancio del marchio Miss Sixty nella medesima ottica. «L’obiettivo è posizionare la label in una fascia premium-luxury, per una clientela che va riconquistata - spiega il direttore generale Domenico Gentile -. attualmente la collezione ha una forte componente fashion, con elaborazioni importanti a livello di tessuti e trattamenti. ovviamente il prezzo è salito: se
2
1.La capsule di Gas, di scena a Pitti Uomo 2. Il servizio custom made di Roy Roger’s, battezzato RR_CM
1
prima la media dei listini per il denim era da 99 a 119 euro, oggi si parte da 120 per arrivare a superare i 200 euro, con punte di 300 per i capi più ricercati». In sintonia le strategie legate al retail. chiusi i negozi non in linea con il posizionamento, è stato riaperto pochi mesi fa lo storico punto vendita di roma,
Denim premiÈre Vision
Sempre più performanti Great attention to technology and performance, as well as an increasingly strong focus on the environment for the new denims for Autumn-Winter 2016/2017.
I nuovi tessuti in denim per l’autunno-inverno 2016/2017, presentati alla scorsa edizione di Denim Première Vision, si concentrano su effetti invecchiati, superfci lucide, mani laniere e aspetti mélange. Grande l’attenzione alla tecnologia e alla performance, così come è sempre più forte il focus sull’ambiente. Molti produttori hanno realizzato proposte stretch sempre più performanti. È il caso di Isko Blue Skin di Isko: un articolo che, grazie alla sua nuova costruzione, può seguire i movimenti del corpo in quattro direzioni e al tempo stesso Un’immagine di Isko Blue Skin garantire sostegno. Di recente il big turco del denim ha registrato il brevetto per Isko Future Face a livello europeo. Questo materiale garantisce il comfort di una maglia circolare, ma ha l’aspetto di un denim ed è stato utilizzato da marchi leader tra i quali Diesel, Gucci, Hugo Boss e 7 For All Mankind. Altra novità sotto i rifettori è Emana, fbra sintetica del Gruppo Solvay, flata e distribuita da Fulgar, specialista nella produzione di flati sintetici. Questo flato incorpora una tecnologia a raggi infrarossi che garantisce una miglior circolazione sanguigna, dando ai jeans proprietà antifatica, anticellulite e cosmetiche. Grande attenzione viene rivolta anche all’ambiente. La tessitura turca Calik ha presentato Oxygen by Calik Denim che, grazie a un particolare trattamento del flato, può essere invecchiato in tempi pari alla metà di quelli richiesti dai normali trattamenti, usando meno acqua e sostanze chimiche. (m.c.p.)
58
12_06_2015
cui faranno seguito nuove inaugurazioni. si parte dal regno Unito, dove a settembre si inaugura uno spazio a Londra White Westfeld city, per proseguire con un punto vendita nell’area di Knightsbridge e con un’altra boutique in arrivo nella primavera del 2016. il servizio custom made conquista terreno
In questa corrente ascensionale si inseriscono le strategie di Roy RogerÕs, che ha appena aperto una boutique a Milano, in corso venezia, nel Quadrilatero. Il punto di approdo di un percorso partito da tempo, come rivela Patrizia Biondi, presidente del Gruppo Sevenbell, cui fa capo l’etichetta (24 milioni di euro il giro di affari nel 2014, in progress dell’8% sul 2013): «Grazie a un’importante operazione di marketing in atto da 15 anni, abbiamo consolidato il posizionamento del nostro brand in una fascia di mercato medio alto». e prosegue: «Il nostro è stato il primo denim made in Italy e 60 anni di storia per i consumatori sono una garanzia di qualità e artigianalità». oggi i capi in tela indigo dell’etichetta si vendono a un prezzo medio tra i 160 e i 190 euro, ma si arriva anche ai 250/300 della collezione rugged in denim cimosato. Fiore all’occhiello di questo processo è il servizio custom made rr_cM: in tutti gli store della label, all’interno di un’area dedicata, il cliente può decidere tessuto, colore (secondo i diversi lavaggi), dettagli e modello, scegliendo tra un’ampia selezione, assitito da personale specializzato. Nell’arco di 15 giorni il jeans, personalizzato con le cifre ricamate sul quinto taschino, è pronto per essere indossato. anche un colosso come Levi’s ha sposato la causa e la rinvigorisce con
il nuovo servizio di customizzazione Levi’s Tailor Shop, che consente a tutti di apporre la sigla stilistica sul proprio capo in denim, scegliendo presso gli store selezionati borchie, lettere in tessuto, patch ricamati. Un plus che completa le opzioni già esistenti: orlo, restringimento della gamba, strappi e riparazione, abrasione e decolorazione. Fino a che punto puÒ salire l’asticella dei prezzi?
Ma l’interrogativo sorge spontaneo: fno a che punto può salire l’asticella dei prezzi? c’è posto per tutti nella fascia del luxury denim? «Di sicuro non c’è spazio a suffcienza al vertice della piramide -. è categorica la risposta di antonio cristaudo -. È giusto che all’interno di una stessa collezione ci siano capsule di ricerca e prodotti di livello più elevato, ma poi la battaglia si gioca nella fascia affordable. È lì che è importante essere competitivi». Non ha dubbi in proposito Barbara Grotto, head of marketing and communications di Gas (circa 100 milioni di euro il turnover nel 2014, con una progressione del 3%). «Il nostro marchio gravita in un ambito giovane, casual e urbano. Qui abbiamo sempre ancorato i nostri valori e qui vogliamo restare. Non credo proprio che il denim possa diventare tutto inaccessibile». «anche noi - spiega - abbiamo fatto il nostro upgrading, puntando a dare emozionalità al prodotto, rendendolo appetibile anche per la sera e le occasioni importanti e impeccabile dal punto di vista qualitativo ma il value for money resta un asset importante: il denimwear non può superare determinate cifre. Nel nostro caso, il range va dai 100 ai 130 euro, con punte di 180 per le proposte made in Italy, come quelle della nuova capsule che presentiamo a Pitti Uomo: 15 pezzi uomo e donna, caratterizzati da grande cura dei dettagli e delle rifniture». Lunghezza d’onda analoga per Replay. come spiega l’a.d. del brand da 205 milioni di euro, Matteo Sinigaglia: «abbiamo introdotto il concetto di smart premium, un lusso accessibile per un prodotto come il jeans, il più democratico in assoluto. I nostri modelli in denim hanno prezzi che oscillano dai 139 ai 159 euro al consumatore: sono capi trasversali, come lo è il ristorante che abbiamo appena aperto a Milano, in piazza Gae aulenti, all’interno del nostro megastore». c’è anche chi ha scelto di non superare la fatidica so-
glia dei 100 euro, pur svolgendo un lavoro attento sul prodotto. È il caso di Rife, marchio che lo scorso anno è stato caratterizzato dalla discontinuità societaria tra la Super Rife, oggi in liquidazione, e la new company, Rife srl (30 milioni il turnover nel 2014). «sul denim - spiega l’a.d. Antonio Arcaro - che oggi copre il 25% del business, il nostro lavoro si è focalizzato principalmente su tre punti chiave: vestibilità, qualità e differenziazione. L’obiettivo è dare alla proposta un maggiore contenuto fashion, realizzando un prodotto di ottima qualità, con un prezzo abbordabile, supportato da strategie di marketing e comunicazione innovative, aperture di fagship store e testimonial non convenzionali». «oggi - sottolinea - il prezzo medio sul jeanswear è tra i 69 e i 79 euro, un range rimasto costante negli ultimi anni». il vero driver È la creativitÀ. sono le novitÀ che premiano
In questo altalenare di prezzi, vale un assunto fondamentale: sono le novità il vero motore del successo. Ne è convinta Anna Maria Brivio, contitolare del punto vendita Norrgatan a Monza e della showroom Baltimora Studio: «Il jeans non è questione di prezzo. Quello che conta sono le proposte speciali e di qualità. capi innovativi. come il pantalonecoulotte di Wåven, marchio londinese con un’immagine alta, che va in vendita a un prezzo di circa 75 euro: un successo incredibile per la label, che ora portiamo a White con il menswear». e chiarisce: «La nostra flosofa privilegia un mix di etichette di fasce diverse. oltre a Wåven, abbiamo realtà più note come Frame Denim (prezzi da 230 a 280 euro), Anine Bing (195-205 euro) e One Teaspoon (130-140 euro)». In sintonia con la tesi di anna Maria Brivio è il punto di vista di Lynne Koplin, presidente di J Brand, marchio californiano premium, in vendita in europa a prezzi che partono da 220 euro: «È imprescindibile puntare sulle novità e sul design, innovando silhouette e tessuti». «vogliamo continuare a mantenere gli standard elevatissimi del nostro prodotto e trasmettere il messaggio tramite pubblicità, pubbliche relazioni, social media e il nostro sito di e-commerce, di recente oggetto di una politica di upgrading, con l’inserimento di prodotti esclusivi, link ai social media e operazioni di ● marketing mirate», conclude.
notiFY a pitti Uomo
ÇUn segnale forte per il mercato italianoÈ Back to Pitti Uomo, Notify has chosen the arena in Florence to mark its presence in the Italian market.
Torna a Pitti Uomo dopo anni di assenza Notify, il brand premium di denimwear francese, che ha scelto l’arena forentina per rimarcare la presenza sul mercato italiano, dove ha in programma di aprire punti vendita monomarca e corner nei grandi magazzini entro il prossimo anno. La collezione (che sarà presentata nella sezione Futuro Maschile, alla Sala della Ronda), si arricchisce di una linea di sneaker uomo, in chiave slip-on, completamente ricamate, made in Italy 100% e in vera pelle. Il marchio (12 milioni di giro di affari nel 2014) si è mantenuto fedele nel tempo al posizionamento premium, che vuol dire jeans in denim in vendita tra i 200 e i 240 euro, con il womenswear a fare la parte del leone, con una quota del 60%. «Il consumatore oggi desidera autenticità, unicità, know how e qualità - spiega Maurice Ohayon, ceo del brand -. Bisogna essere innovativi e anticipare i nuovi segnali in arrivo da clienti alla ricerca di un prodotto ben fatto». «Crediamo che oggi sia importante sviluppare il servizio clienti precisa -. Per questo abbiamo messo a punto il concetto del “sur-mesure” all’interno del nostro Flagship Atelier Notify, a Parigi, in rue Saint Hyacinthe: un servizio in linea con la più pura tradizione sartoriale, che va incontro ai desideri e alle richieste dei clienti». (c.me.)
12_06_2015
59
sPeCiALe CAMiCeRiA
parlano i protagonisti del settore
queStione di StoFFA Dalle micro-armature alle stampe foreali coloratissime, la camicia è protagonista della stagione. Tutte le novità di un capo cult del guardaroba maschile, tornato prepotentemente alla ribalta. Le realtà italiane del comparto mostrano dinamicità di Elena Azzola
The shirt is the star of the show for spring-summer 2016. Brands in the sector are showing dynamism by targeting foreign markets and making well-researched choices in Italy
L
a camicia è di nuovo protagonista a 360 gradi: l’uomo ha capito che dà valore aggiunto all’abito e che, anche nel tempo libero, regala un tocco di eleganza e raffnatezza irrinunciabili»: Alessandra Inghirami, responsabile della camiceria del gruppo Inghirami (marchio di punta nella camicia Ingram), è ottimista e piena di entusiasmo. La primavera-estate 2016 si preannuncia una stagione molto promettente per questo capo cult del guardaroba maschile. Se è vero che quando un uomo sceglie una camicia deve provare un’emozione, i protagonisti del settore ce l’hanno messa tutta per far scattare il feeling con il consumatore fnale: le proposte sono tantissime e variegatissime. Ciò non toglie che si possano individuare alcuni mega-trend nella primaveraestate 2016, indispensabili per capire dove sta andando il settore. Partiamo dai tessuti. Va ricordato infatti che, secondo gli esperti, il 70% della qualità di una camicia è data dalla materia prima con cui è fatta. «Vanno i tessuti ricchi, che danno l’impressione di essere
«
Bagutta
12_06_2015
61
SPECIALE CAMICERIA
2
1
1. La camicia “Iacarino” (ispirata alla cucina dello chef Ernesto Iacarino) della capsule collection Xacus Gusto: un nuovo progetto di Xacus, presentato in occasione dell’88esima edizione di Pitti Immagine Uomo 2. Un modello in tessuto micro-armato di Ingram 3. Particolare di una camicia Alessandro Gherardi 4. Uno scorcio della showroom Danolis in via Carlo Poma a Milano 5. Una camicia con fantasia “ludica” di Bagutta 4
pesanti ma che in realtà sono leggeri - informa inghirami -. Piacciono, in particolare, le micro-armature, i micro-disegni, gli effetti traforati, quasi a nido d’ape: dal nostro archivio abbiamo ripescato tessuti bellissimi, come il fl coupé, jacquard o il giro inglese, che riproponiamo in chiave contemporanea». Conferme arrivano da Confezioni Gallia, realtà della provincia di Padova, attiva con i marchi Guiducci e Gallia. quest’ultimo è in fase di rilancio nella primavera-estate 2016, in seguito anche a cambiamenti societari avvenuti in azienda, che spingono a valorizzare tradizione e savoir-faire della storica manifattura, produttrice, tra l’altro, per le migliori griffe internazionali. «Protagonisti della stagione sono le micro-fantasie, le fantasie jacquard e il fl coupé», fa sapere Marco Capra, socio e amministratore delegato. «La ricerca creativa nei tessuti è fondamentale - ribadisce Antonio Gavazzeni, alla guida di Bagutta, nome di 62
12_06_2015
3
spicco nella camiceria uomo e donna -. La maggior parte di quelli che utilizziamo noi sono italiani. Ci serviamo in particolar modo presso il gruppo Albini, le cui collezioni sono in assoluto fra le più belle. Mussola di cotone e lino sono i due grandi floni nella gamma d’offerta per lui. Per Bagutta, inoltre, nella primavera-estate 2016 sono importantissime le stampe, il 70% delle quali in esclusiva. di queste, il 30% sono in comune tra la donna e l’uomo». La stampa di punta di Bagutta è rappresentata da piccole foche che giocano a palla, ma in collezione si trovano anche pois, frutta esotica e
5
tintoria Mattei
Sperimentazioni sul tema camicia The Giemme group’s shirt brand is experimenting with fabrics, cuts and production techniques.
Fantasie di ispirazione etnica, gusto décontracté, tessuti esclusivi e tagli contemporanei connotano la nuova collezione di Tintoria Mattei (marchio di camiceria del gruppo bresciano Giemme Brandscorporate) presentata a Pitti Immagine Uomo. Spiccano le macro stampe laserate su denim leggeri o le stampe a corpo fnito su basi leggere e mussole. La modellistica esplora nuove forme, come nella camicia baseball con taschino work. Inusuali per questo capo anche alcune lavorazioni, come la termosaldatura che elimina le cuciture da polsini e taschino.
B.d. Baggies 6
forellini. «il grande tema dell’unisex ha coinvolto anche la camicia - rifette Alessandra inghirami -. Anche qui c’è un forte scambio tra uomo e donna. Complice la stagione estiva, anche noi proponiamo stampe foreali coloratissime per lo stesso uomo che, quando lavora, indossa la camicia classica, ma che nel tempo libero osa fantasie d’impatto. quello che vorremmo comunicare è che le collezioni che presentiamo a Pitti Uomo sono sempre più ampie e ricche e permettono al dettagliante di sperimentare: la camicia ingram è sempre meno solo camicia classica. i 40 monomarca ingram nel mondo (tra negozi diretti e affliati) ci permettono di toccare con mano il mercato quotidianamente. e ci danno una marcia in più nel rispondere alle sue richieste». Per completare il quadro delle tendenze della stagione, gli addetti ai lavori informano che stanno tornando anche le righe, vanno forte il lino délavé, qua-
dri e check sempre délavé, quasi effetto denim, il denim stesso e che gettonatissime sono le piccole stampe sulla tela blu per eccellenza. La palette cromatica, accanto ai super classici che non possono mancare in collezione, privilegia i pastello (celesti e rosa polvere), anche in versione più calda e solare e, infne, i colori accesi, come il giallo, l’arancio, il verde mela e il bluette.
Export Ma non solo: lE stratEGIE DEllE aZIEnDE DEl sEttorE Secondo Gigi Palomba - socio insieme a Gino Quitadamo di Danolis, sinonimo di camicie prodotte in Lombardia dal 1988 - sulla camicia c’è «troppa confusione». «dell’uomo elegante e raffnato di ieri non è rimasto nulla - sostiene -. e danolis, in controtendenza, vuole dire la sua, proponendo nella primavera-estate 2016 uno stile sobrio, solo un po’ vissuto, anche nel tempo libero». in collezione spiccano i
Un capo da vivere “intensamente” The American brand’s range is as wide as it is versatile and views shirts as a “moment of pleasure”.
Il marchio americano B.D. Baggies conferma la sua flosofa nella collezione per la primavera-estate 2016: produrre camicie nei materiali migliori, pratiche, comode, facili da indossare in ogni occasione. Tra i nuovi tessuti troviamo il twill tinto capo e quello double, in check e tinta unita, per il modello reversibile. Le famiglie di prodotto comprendono capi in popeline stretch tinto capo, quadri e check, superoxford, cambray e una parte importante di fantasie in indigo o smerigliato riga con garzatura. La cartella colori è amplissima, fno a includere gli “estivi” pastello e foreale. Due le vestibilità: slim ft e regular. Estesa la proposta di colli e modelli con l’inserimento di un open collar, oltre al button-down. La collezione prevede una capsule completa per la donna. Ogni camicia viene presentata nel suo classico sacchetto, di cotone per l’uomo e di iuta per la donna.
12_06_2015
63
SPECIALE CAMICERIA
1
2
1. La showroom multibrand DuediDue di Roma, a cui è stata affdata dalla primavera-estate 2016 la distribuzione di Bagutta donna per il Centro-Sud Italia 2. Alcune proposte di Brooksfeld
modelli in lino e in denim. Prevalgono i bianchi, i bianchi-beige, il kaki e alcuni pastello caldi e solari, come un rosso particolare, un verde, un giallo e un cuoio. danolis affanca alle camicie una giacca-camicia decostruita tinta in capo, un gilet in canvas pure tinto in capo, alcune polo e una sciarpa in puro lino tinta unita, in 12 nuance. questa la sua ricetta “semplice” di eleganza maschile. Passando alle vestibilità, tutti d’accordo sul fatto che i modelli troppo slim non siano più così di moda. La camicia indossata deve avere la giusta morbidezza. inoltre, riuscire a soddisfare anche gli uomini non proprio fliformi si traduce in opportunità di vendita, considerato che in alcuni monomarca delle griffe il cliente “corpulento” non trova la taglia. i colli sono piccoli, morbidi con stecchetta o svuotati. Sul fronte del business, le realtà italiane della camiceria mostrano una certa dinamicità. Considerata la prolungata crisi del mercato nazionale, le strategie aziendali hanno mirato nelle ultime stagioni (e continuano a mirare) all’incremento dell’export, ma non solo. «La scorsa stagione è stata diffcile in italia, in Russia e in Giappone - ammette Antonio Gavazzeni di Bagutta -. tuttavia,
64
12_06_2015
facendo le giuste scelte a livello retail nella Penisola, tagliando cioè i rami secchi e privilegiando solo i negozi che funzionano davvero, nell’autunnoinverno 2015/2016 abbiamo tenuto, grazie anche alla nuova licenza Robert Friedman, forte soprattutto nella donna». All’estero Bagutta ha siglato nuovi accordi di distribuzione per Medio oriente e Russia e ha trovato un agente/ distributore per gli Stati uniti, mercato che ritiene particolarmente promettente. inoltre, ha varato alcune iniziative fnalizzate a migliorare la visibilità internazionale del marchio: Bagutta uomo può contare su un corner da Printemps a Parigi e a novembre debutterà quello berlinese presso KaDeWe. da luglio sarà attivo, infne, l’e-commerce aziendale, progettato per recapitare le camicie Bagutta in tutto il mondo. in fase di espansione anche danolis e Confezioni Gallia. La prima sta cercando agenti per Russia, Stati uniti e Paesi Scandinavi. La seconda ha individuato come priorità la Cina e gli Stati uniti e si prepara ad affrontare fere a Shanghai e new York. dalla loro, sicuramente, il valore del made in italy, una carta da giocare bene all’estero, anche sul fronte della camicia. un’altra leva può essere il “su misura”: un servizio sempre più richiesto dai consumatori più esigenti, alla ricerca del massimo comfort, di un certo tipo di manifattura e di un capo personalizzato. ●
3
alessandro gHerardi
Uno spazio tutto suo nel centro di Milano The tailored shirt specialist has opened a 100m2 showroom in Milan
Alessandro Gherardi - lo specialista della camicia, noto per l’utilizzo di 800 tessuti diversi e la cura dei dettagli - ha aperto una showroom di oltre 100 metri quadri in via Vivaio 4 a Milano. Progettato da Marta Bernicchi in collaborazione con Andrea Bassi, lo spazio si contraddistingue per un’atmosfera rigorosa e sofsticata: gli arredi lineari in light walnut rovere si contrappongono ai complementi d’arredo vintage, alle pareti grigio tortora e ai tendaggi grezzi. Qui sono esposte le tre linee del brand: Classico, Soft e Vangher N¡ 7. Camicie con carré tagliato e maniche applicate a busto chiuso e rifnite con sottopunto a mano, fatte con «anima e passione», come ama dire Alessandro Gherardi. (e.a.)
menswear news
GRUPPO PAOLONI
Cocktail di risultati positivi: e a Firenze brindisi con Eataly In 2014 the turnover of Gruppo Paoloni has grown by 10%. At Pitti the brand Manuel Ritz welcomes chef Enrico Panero and launches the Tailoring Modular System.
Il 2014 è stato un anno di crescita per il Gruppo Paoloni, nome storico del made in Italy - è nato oltre 30 anni fa, con un focus sulla moda maschile -, nella cui orbita gravitano i marchi Manuel Ritz (un mix di sartorialità e anticonvenzionalità), Paoloni (sinonimo di un’eleganza discreta e raffnata), Msgm (fashion brand creato nel 2009 da Massimo Giorgetti in collaborazione con l’azienda) e Montecore, capispalla uomo e donna di alta gamma, sintesi di ricercatezza e funzionalità. Il fatturato consolidato del fscal year si è aggirato sui 65 milioni di euro, +10% sul 2013: a premiare le strategie aziendali è arrivato, a fne anno, il Cribis D&B Rating 1 “Most Reliable”, la più alta valutazione della solidità fnanziaria e dell’affdabilità commerciale di un’organizzazione, rilasciata a realtà che mantengono costantemente un’elevata affdabilità economico-fnanziaria e hanno buone performance nei pagamenti delle transazioni B2B. Entrando nel dettaglio delle collezioni, Paoloni ha archiviato il 2014 in trend con i ricavi del gruppo e per la stagione fall-winter 2015/2016 ha messo a segno un +10%, con prospettive interessanti in Russia, Est Europa, Giappone e anche Italia. Un mercato, quest’ultimo, dove Manuel Ritz ottiene un incremento del 10%, a fronte di una selezione dei punti vendita, mentre in Europa spiccano i risultati in Spagna (+30%) e Francia (+90%). La label rinnova, in occasione di Pitti Uomo, il sodalizio con Eataly, già sperimentato a Milano, grazie alla presenza di Enrico Panero, chef vincitore del premio “Il piatto dell’anno” a Identità Golose 2015, che ha inaugurato lo spazio Identità Giovani a Expo 2015. Al salone Panero porta un cocktail “su misura”, ispirato alle novità della primavera-estate 2016. In fera viene uffcializzato il lancio del Tailoring Modular System, progetto di retail marketing basato su shop in shop e corner customizzati. Ma anche l’e-commerce è in primo piano per l’azienda, grazie all’e-shop inaugurato il 16 maggio. (a.b.)
L.B.M. 1911
Dal Quadrilatero parte un world tour quinquennale The opening of the frst L.B.M. 1911 fagship store is scheduled during Milano Moda Uomo. It is the frst step of the international retail development plan.
Il fagship L.B.M. 1911 in via Spiga: da qui inizia un piano di espansione internazionale del marchio
66
12_06_2015
L’apertura del monomarca al 30 di via della Spiga, in pieno Quadrilatero milanese, rappresenta una pietra miliare per l’espansione retail di L.B.M. 1911. «L’apertura di quello che è il primo fagship mondiale di questa label - commenta Luigi Bianchi, a.d. del Gruppo Lubiam e responsabile dell’uffcio stile - segna un momento fondamentale nella storia della nostra azienda e rafforza l’identità del marchio». Lo spazio, di 150 metri quadri su due livelli, è stato progettato da Paolo Giachi, che è partito dal concetto di fusione tra passato e presente per sviluppare un concept all’insegna della “urban jungle”, la coesistenza tra naturalità e allure metropolitana. Bianchi defnisce lo store una «seconda casa» del brand, al centro di obiettivi ambiziosi per il prossimo futuro. «Vogliamo approcciare mercati dall’altissimo potenziale - spiega l’imprenditore - tra cui India e Sud America. Milano rappresenta il calcio d’inizio di un piano quinquennale». L’inaugurazione uffciale dello store è prevista il 22 giugno, in occasione di Milano Moda Uomo. (a.b.)
Manuel Ritz per la primavera-estate 2016
D’AMICO D’EASY
In Fortezza arriva la cintura intelligente Thanks to a smart buckle, the new D’Amico D’Easy belts are easy to open and close.
Con oltre 20 anni di esperienza nella moda, Andrea D’Amico è l’ideatore e fondatore di D’Amico, azienda di accessori di alta gamma per la quale il fatto a mano è un plus. A Pitti, presso lo stand alla Sala delle Nazioni, il brand lancia D’Amico D’Easy, un inedito concept di cintura, con una fbbia dall’apertura semplifcata: basta la pressione di un dito e il gioco è fatto. Realizzata in diverse fniture, per gli uomini più esigenti è disponibile su richiesta anche in versione oro 18 carati e argento 925. Massima funzionalità, dunque, e la consueta ricerca sui materiali: dal cuoio al coccodrillo, fno al camoscio e alla pelle di razza, solo per citarne alcuni. (a.b.)
Le nuove cinture D’Amico D’Easy
menswear news
2
1. L’imprenditore Alberto Baban, a capo della cordata che ha rilevato il 70% di GTA 2. Il world sales executive di GTA, Cristian Cappozzo 3. Massima cura dei dettagli per i pantaloni del brand 4. Un bozzetto della linea “Design” di GTA, che utilizza il jersey in modo del tutto innovativo
gherardini
Lancia l’uomo e festeggia i 130 anni Gherardini celebrates its 130th anniversary in Florence and launches the Mr. Gherardini collection.
1
3
gta
SI fA PRESTO A DIRE PANTALONI
4
Con il brand GTA e con GTA Metrico Capsule, l’azienda presenta il nuovo corso a Pitti. E lancia un format di e-commerce made in Italy di Alessandra Bigotta
GTA is a specialist in trousers at its turning point, with its namesake and Metrico Capsule collections and a made in Italy approach to e-commerce.
D
el network operoso delle aziende venete del tessile-abbigliamento fa parte anche GTA, una realtà storica - è nata 60 anni fa a Tencarola di Selvazzano (Pd), su iniziativa dei fratelli Tognolo, con un focus sui pantaloni uomo - al centro di importanti investimenti da parte del gruppo di imprenditori che ne hanno acquisito il 70% a fne 2014, lasciando il 30% a Giorgio Tognolo. A capo della cordata c’è Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confndustria, associazione di cui è vice-presidente a livello nazionale. Ai vertici siedono anche Tiziano Busin, Pierangelo Bressan, Paolo Bastianello (vice-presidente tesoriere di Smi) e Giorgio Tognolo. «Dopo una stagione di transizione, l’inverno 2015/2016 spiega Cristian Cappozzo, world sales executive con trascorsi presso aziende di primo piano del made in Italy - siamo pronti a spiccare il volo, con una squadra rinnovata». Preceduta da una precollezione, «la primavera-estate 2016 si basa sul forte appeal di GTA, marchio di impronta casual-chic anglosassone, e della GTA Metrico Capsule, il chino 68
12_06_2015
riveduto e corretto, grazie a stoffe inusuali come i misti lana lavati». La ricerca è il leitmotiv dei 60 capi GTA: «Utilizziamo lane triple ritorte e stretch, cotoni délavé, operati e tinti, mischie di lane e cotoni pregiati e altri materiali d’elezione, tra cui un jersey perfetto per mercati esigenti come il Giappone. Non ci sfuggono i dettagli: siamo quasi gli unici a usare le zip “insertate”, i bottoni cuciti incrociati e con gambetto e “cavallino” lavorato senza cuciture, i passanti da 8 millimetri, con tick sartoriale». Modelli presentati nello stand di Pitti Uomo, al piano inferiore del Padiglione Centrale, «studiato in linea con il mood delle proposte». Controcorrente l’approccio all’e-commerce: «Partiamo entro fne anno - informa il world sales executive - con un progetto il cui fulcro è un laboratorio situato in Veneto, in grado di sfornare pantaloni 100% made in Italy, anche su misura. Un’iniziativa supervisionata da Giorgio Tognolo». GTA fattura, tra brand propri e produzione di alto livello conto terzi, 9 milioni di euro (di cui il 60% con l’export). «Nel giro di quattro-sei stagioni - informa Cappozzo
Celebrazioni per i 130 anni di Gherardini, che lancia a Pitti Uomo la prima collezione di accessori maschili, Mr. Gherardini (nella foto), con l’obiettivo di raggiungere in tre anni con questo marchio un fatturato di 4 milioni di euro. «Abbiamo pensato a quali borse usano gli uomini di stile spiega Riccardo Braccialini, a.d. del Gruppo Braccialini, cui la griffe fa capo, artefce di questo debutto -. Ne è nata una collezione di 20 pezzi circa tra bag, zaini e portafogli, in grado di assolvere alle esigenze della vita di un uomo: uffcio, palestra, weekend, viaggi. L’interlocutore? Un professionista, che però non disdegna lo sport e la vita all’aria aperta». Si è partiti dal tessuto icona Softy della griffe, per esprimere l’anima tech, con il logo un po’ “mimetizzato”, e quella “old style”. I prezzi vanno dai 300 ai 400 euro circa, per una collezione venduta nei monomarca Gherardini e nei concept store. Il brand organizza una serie di eventi a Firenze, a partire da un’installazione al museo Bellini, la cui facciata viene rivestita con il tessuto icona Softy con logo stampato all over. Prevista l’apertura di sale inedite del palazzo. Non solo: il marchio chiude la kermesse il 18 giugno, con il concerto al Giardino Torregiani dell’esponente del pop alternativo californiano Ariel Pink. (e.a.)
- vogliamo raggiungere questa cifra solo con i nostri marchi. Alla voce distribuzione, siamo arrivati a 250 punti vendita (il 35% in più rispetto allo storico di GTA) e cresceremo ancora, forti in Italia e nel Sol Levante ma con prospettive in Germania, dove siamo passati da zero a 20 clienti, Spagna, Belgio e Usa. Stiamo approcciando Dubai e il Medio Oriente e prioritarie sono anche Cina, Russia e Corea». E il retail? «Ci piacerebbe creare, con altre label produttrici di merceologie complementari alla nostra, “vetrine ● ideali” sul bel vestire italiano».
menswear news
Lo stile di American Vintage in un’immagine pubblicitaria
AmericAn vintAge
sun68
Una “sorpresa” a Pitti per i primi dieci anni
Il brand del colore pronto a spiccare il volo in Europa
The French brand American Vintage celebrates its tenth anniversary at Pitti Immagine Uomo.
The company has acquired an agent in Spain and one in Germany to start distributing the brand abroad.
Il brand francese American Vintage festeggia a Pitti Immagine Uomo i suoi primi dieci anni di attività con un progetto speciale, tenuto fino all’ultimo “top secret” dalla casa di moda. Proprio al Pitti aveva, del resto, debuttato lo scorso anno, presentando la collezione uomo. American Vintage rappresenta una “success story”: nata nel 2005 da un’intuizione di Michaël Azoulay come collezione donna, già dall’anno successivo ha conquistato notorietà a livello internazionale, grazie alla sua originalità. Il progetto si basa infatti sulla reinterpretazione dei classici del guardaroba in chiave moderna, con uno stile disinvolto, a tratti bohémien, utilizzando tessuti di qualità e curando la vestibilità dei capi. Una chiave di lettura della moda che dal 2008 è stata trasposta anche in una linea maschile, tutta da scoprire al Pitti, sorpresa inclusa. (e.a.)
Per la prima volta Sun68 presenta a Pitti Immagine Uomo le running shoe “Run Faster Than You Can”: una gamma di sneaker composta da tre modelli basici (rosso/blu, blu/ grigio, verde inglese/beige) e da tre special edition (fuo, camoufage e denim). Il progetto scarpe del marchio italiano, il cui tratto saliente è sicuramente il colore, è iniziato da un anno e con la primavera-estate 2016 si colgono i risultati più compiuti. Nel suo complesso, la collezione di scena al salone La classica Rain Jacket di Sun68 forentino è ricca e vivace. In primo piano le micro stampe ma anche un forte ritorno ai basici. L’ispirazione viene come sempre dal mondo dello sport e del college, con un tocco vintage. L’idea è di creare un mondo di riferimento, in cui chi sceglie Sun68 possa riconoscersi e sentirsi parte di una squadra. Sul fronte business, l’azienda ha attivato un agente in Spagna e uno in Germania per iniziare a distribuire il brand oltre i confni della Penisola, dopo la positiva esperienza registrata in Benelux. Attualmente Sun68 è presente in 1.310 multimarca in Italia e circa 100 in Europa. Sul territorio nazionale conta anche dieci monomarca gestiti direttamente dalla società. Tra la fne del 2015 e il 2016 prevede altre cinque aperture in Italia. Il prossimo anno potrebbe anche essere quello del test di un negozio a Barcellona e di uno a Berlino. L’e-commerce sta confermando le attese, attestandosi in termini di vendite su quelle di un negozio tradizionale. Sun68 ha sforato i 30 milioni di euro di fatturato nel 2014: un traguardo che si avvia a superare nel 2015. (e.a.)
ports 1961
L’uomo con Vukmirovic e lo store a Hong Kong: i nuovi traguardi The Canadian brand celebrated the launch of the new men’s collection designed by Milan Vukmirovic and the opening of a fagship store of 1,200 square meters in Canton Road in Hong Kong.
Ports 1961 ha festeggiato il lancio della nuova collezione uomo disegnata da Milan Vukmirovic e l’apertura di un fagship store di 1.200 metri quadri in Canton Road a Hong Kong con un party esclusivo in negozio e, a seguire, presso il Central Pier 4 della metropoli asiatica. Al taglio del nastro della boutique erano presenti il ceo Salem Cibani, il neo direttore creativo dell’uomo Vukmirovic e l’artista di Hong Kong Micheal Lau, con il quale la casa di moda canadese ha scelto di collaborare per l’occasione: Lau ha realizzato una statuetta in edizione limitata, partendo dagli elementi chiave della collezione maschile per l’autunno-inverno 2015/2016, che sarà disponibile presso rivenditori selezionati da Ports 1961 in tutto il mondo, per estendere le celebrazioni a livello globale. Inoltre, una capsule collection ispirata dalla liaison con Lau sarà disegnata da Milan Vukmirovic. «L’inaugurazione di questo store dimostra il nostro impegno a espandere la presenza di Ports 1961 in una delle principali capitali della moda asiatiche. Assieme a Milan Vukmirovic, che ha disegnato la collezione uomo autunno-inverno 2015/2016, Ports 1961 è senza dubbio il brand da tenere d’occhio al momento», ha dichiarato Salem Cibani. (e.a.)
La boutique di Ports 1961 a Hong Kong
70
12_06_2015
Una borsa della linea Ducati realizzata da Braccialini
brAcciAlini
In pista con Ducati per conquistare anche lui Thanks to an agreement with Ducati, Braccialini created two new lines of leather goods for men.
Braccialini ha siglato un accordo di licenza della durata di tre anni con Ducati Motor Holding per la produzione delle linee di borse, zaini e accessori da uomo a marchio Ducati e Scrambler Ducati, presentate in anteprima a Pitti Immagine Uomo. La prima è caratterizzata da uno stile più classico e tecnico, la seconda giovane e sportivo. Colori e materiali riprendono i mondi delle rispettive linee di moto: nero, rosso e crosta cerata per Ducati, verde militare e tessuto con cuoio vegetale per Scrambler Ducati. Per la maison forentina si tratta di un’opportunità per entrare in un segmento di mercato nuovo e interessante e allargare il proprio target al pubblico maschile. (e.a.)
AT.P.CO FOR
Pronti per lo sviluppo del retail, in partnership con i buyer più fedeli Il casualwear di AT.P.CO farà tappa in nuove città, in Italia e all’estero, con la formula del monobrand. Un’operazione pensata in tandem con i clienti più importanti.
AT.P.CO - marchio di punta della Golden Season di Brescia - cresce a ritmo veloce e ora pensa anche al retail. Con 650 wholesaler all’attivo in Italia e 250 all’estero (concentrati principalmente in Spagna, Francia, Germania, Scandinavia, ma anche Russia, Corea del Sud, Giappone, Australia e Canada) per il brand del menswear è venuto il momento di espandersi attraverso il format dei monomarca. L’idea non è quella di far prevalere la formula della gestione diretta, ma di aprire nuovi store in partnership con i clienti più importanti, con i quali si è già consolidato un rapporto di fducia ed è praticamente impossibile commettere errori, grazie alla
loro conoscenza del territorio e del consumatore locale. Per il recente debutto, AT.P.CO ha scelto Salò, Brescia e Como (quest’ultimo in collaborazione con il partner Tessabit). Prima della fne del 2015 sono in programma tre ulteriori aperture, a cui si aggiungeranno 10 negozi entro l’autunno-inverno successivo. Questa prima tornata di inaugurazioni dovrebbe portare, in breve, a un network di una ventina di punti vendita monobrand. Tra i punti di forza dell’azienda presieduta da Luca Orsatti, il fatto di proporre un vero total look - dalla camicia alle scarpe - e di essere sempre pronta a perlustrare strade nuove, come il womenswear e
Golden Season Srl Via Corfu’66 - 25124 Brescia - uffici: Via Dell’Industria 61 - 25030 Erbusco (Bs) - www.atpco.it
il denimwear, per citare alcune delle più recenti iniziative. La scelta, poi, è sempre più ampia: sono quasi 600 i capi in assortimento, tra collezioni (e precollezioni) uomo e la linea donna, oggi disegnati da nuovo team di designer. Al retailer è garantita un’assistenza costante, consegne tempestive e la possibilità di effettuare velocemente cambi o riassortimenti, grazie a un magazzino ben fornito allo scopo. AT.P.CO garantisce inoltre livelli di marginalità sopra la media: un plus sin dai tempi del debutto, cinque anni fa, che ha contribuito a decretarne il successo, insieme al giusto mix di creatività e qualità.
business news
Un insieme spring-summer 2016 frmato iBlues
iBlues
cocÒ
Rivoluzione in negozio e nelle collezioni con un team giovane
Nuova casa milanese per Hoss Intropia
The Max Mara group relaunches iBlues. The brand is at the center of a restyling of the product, images and creative concept of store.
Cocò, the exclusive distributor of the Spanish brand in Italy, moved to a new space.
Dalla primavera-estate 2016, iBlues cambia volto: nuovo direttore creativo, nuova modalità di vendita ai buyer e nuovo store concept. Un rivoluzione che, nei piani gruppo Max Mara, porterà la sua griffe (la distribuzione è affdata alla società controllata Marella) a incrementare il fatturato del 30%, puntando soprattutto sulla distribuzione attraverso corner e wholesale. Il primo passo della rivoluzione è stato quello di concentrare l’offerta: non più tre linee (iBlues, iBlues Club, iBlues Up), ma un unico brand: iBlues appunto. «Nell’ottica della semplifcazione e della chiarezza - fanno sapere dall’azienda - è stato deciso di presentare al cliente multimarca una collezione total look dall’identità precisa e coerente, frutto del forte lavoro di un team che conta una decina di persone, giovani e motivate, sotto la guida di una nuova creative director, arruolata da iBlues proprio dalla primavera-estate 2016». La nuova modalità di vendita della collezione prevede che insieme alla parte total look, ogni stagione ci sia una proposta “easy shopping”, fatta di quattro key project con una gamma prezzi dai 79 ai 149 euro. Per l’estate 2016, i quattro progetti sono focalizzati su pantaloni, denim, maglieria e jersey, più un quinto progetto accessori che per questa volta riguarderà le borse. «Lo scopo - proseguono dal team di iBlues, proprio in questi giorni impegnato nella campagna vendita - è quello di facilitare i buyer a individuare e comprare capi performanti in termini di sell out». (an.bi.)
Hoss Intropia cambia casa. Cocò, che distribuisce il brand spagnolo in esclusiva sul mercato italiano sin dalla sua fondazione (avvenuta nel 1994), si trasferisce in una nuova sede, in via Pier Candido Decembrio 27 a Milano: uno spazio dei primi del Novecento di circa 500 metri quadri, con ampie vetrate e materiali originali, reinterpretati in stile industriale. Un nuovo pied-à-terre per lo sviluppo nel Belpaese del marchio di womenswear, attualmente commercializzato in oltre 250 multimarca e attraverso il fagship store in via Dei Due Macelli a Roma, a due passi da piazza Di Spagna. Accanto alle proposte Hoss Intropia, Cocò distribuisce in Italia dal 2013 anche BeckSöndergaard, marchio di Copenhagen lanciato nel 2003 da Lis Beck e Anna Søndergaard: una collezione di accessori (sciarpe, borse, cinture e gioielli) che vanta una presenza mondiale in 1.600 punti vendita, tra Europa, Giappone e Stati Uniti. (a.t.)
Nicolussi
Due proposte frmate Hoss Intropia
Nel womenswear con il marchio MIIA Nicolussi Distribuzione, focused on fashion leather apparel, extends its portfolio with the new brand MIIA: a women’s outerwear line, very «bohémien-rock».
Con un evento in programma il 16 giugno a Milano, presso la showroom del Gruppo Flavio V. Massa, debutta un nuovo marchio di outerwear femminile di fascia alta. Si tratta di MIIA - Made in Italy Affair e a realizzarlo è la Nicolussi Distribuzione di Mori (Tn). Da più di 20 anni la società fondata da Franco Nicolussi è specializzata nella produzione di abbigliamento in pelle per note realtà del fashion di alta gamma, ma in parallelo sta creando un proprio portafoglio marchi variegato. Oltre a MIIA, che esordisce con la primavera-estate 2016, ha già all’attivo il marchio di capispalla, borse e accessori in pelle Rehard, il brand del denimwear Take Two e il suo omologo in taglie mini Take Two Teen (rilevati a inizio 2014). Il design di MIIA è stato affdato a Marisa Pagliarusco, ex Nolita, Fashion Box Industries e Belfe, che dichiara: «La linea è dedicata a donne dallo stile indipendente, che seguono il proprio istinto: osservano con attenzione la moda ma indossano ciò che le diverte, senza compromessi». «La collezione - anticipa - è composta da una settantina di pezzi connotati da uno stile bohémien, con forti accenni rock. Sono tutti capi curati, frutto della preziosa manodopera di piccoli laboratori semi-sartoriali del territorio e che prevedono, all’occorrenza, lavorazioni artigianali da altri Paesi». Le linee sono «pulite ma mai rigorose, le vestibilità morbide e fuide». I capi must have? «Senza dubbio - risponde Pagliarusco - il completo maschile, il pantalone rock, la camicia con stampa botanica, la vestaglia ricamata e il giubbino motorbike». (e.f.) 74
12_06_2015
RoBeRTo colliNA
I love Japan The brand specialized in knitwear launches a customized collection for the Japanese market with Barneys New York.
Un look di Roberto Collina sviluppato in tandem con Barneys New York per il mercato giapponese
Marchio di knitwear con una produzione 100% made in Italy, che unisce savoir faire artigianale e immagine contemporanea, Roberto Collina lancia un nuovo progetto con Barneys New York, destinato al Giappone. Si tratta di una linea customized, con capi realizzati ad hoc per il pubblico nipponico. La divisione Barneys Japan, oltre che online, vende nei propri negozi di Shinjuku, Ginza, Yokohama, Kobe e Fukuoka. (a.t.)
nuovi orizzonti
… non basta saper cucire, bisogna saper incantare …
LE INIZIATIVE A FAVORE DELLE PMI ITALIANE
Emi “diversifca”: tutte le opportunità da cogliere Russia, Kazakistan, Corea del Sud e Giappone. Il mercato del momento sono però gli Stati Uniti. In Cina Emi assume la regia Russia, Kazakhstan, South Korea and Japan are in. But the market of the moment is the United States. Emi has also China on its radar.
S
e la Russia è ancora in una fase interlocutoria, «abbiamo proposte alternative». È questo il senso del discorso di Alberto Scaccioni, amministratore delegato di Ente Moda Italia, presentando le iniziative feristiche per il secondo semestre 2015 della società che promuove l’internazionalizzazione delle Pmi della moda. Non che Cpm di Mosca del prossimo settembre (dal 2 al 5) sia una manifestazione da abbandonare. Tutt’altro. «Rimaniamo “confdent” sul mercato russo - chiarisce Scaccioni -. Il business sta lentamente ripartendo. Settembre sarà ancora un’edizione in tono minore, anche per la stagionalità “debole” (la primavera-estate, ndr), ma da febbraio 2016 prevediamo un nuovo slancio». Guardando oltre Mosca, il manager segnala il Kazakistan come opportunità con Italian Fashion @ Central Asia Fashion, dal 14 al 16 settembre: si tratta di un mercato ancora piccolo ma più stabile rispetto alla Russia, sul quale Emi continua a investire. Proseguono inoltre i progetti in Corea del Sud (La Stand di aziende italiane moda italiana a Seoul, dal 13 a Cpm di Mosca sotto l’egida di Emi al 14 luglio): un Paese in cui funzionano bene sia la moda donna che quella uomo, anche se si è ancora troppo legati a logiche “monostagionali”. A Tokyo Emi organizza la presenza di aziende del made in Italy al salone Rooms (Italian Fashion @ Rooms dal 9 all’11 settembre). In questo contesto si incontrano retailer multimarca indipendenti che normalmente non vengono in Italia per fare ordini. Ma il mercato del momento sono gli Stati Uniti. A settembre è previsto un upgrading della presenza italiana al salone Coterie di New York (Italian Fashion @ Coterie, dal 19 al 21 settembre). Le aziende della Penisola, in precedenza in parte sparpagliate per le varie sezioni della fera, saranno riunite in un’unica area, realizzata con il supporto di Ice, caratterizzata da un’immagine nuova e dal potenziamento dei servizi offerti agli operatori. Sull’area italiana a Coterie si farà inoltre un intenso lavoro di promozione. C’è poi Shanghai. Qui, dopo la prima esperienza di Chic a marzo (che in precedenza si svolgeva a Pechino, ndr), si replica a ottobre (dal 13 al 15) con il debutto del secondo appuntamento annuale del grande hub della moda cinese, che ha scelto di rappresentare le due stagionalità canoniche della moda, su modello occidentale. Dopo il passo indietro di TheMicam Shanghai - una formula non più ritenuta idonea a mettere in scena in modo armonico e compatto tutte le merceologie del fashion made in Italy - sarà Emi a organizzare la collettiva dal nostro Paese a Chic. «Pensiamo a una piattaforma per tutti i comparti della moda nazionale in collaborazione con Ice - anticipa l’a.d. -. Vogliamo dare inoltre continuità all’asse con Milano Unica China sui tessuti, che si svolge nelle stesse date e nel medesimo complesso feristico. (e.a.)
Gallia è un heritage di autenticità che viene dal lontano 1958, che si evidenzia in finiture speciali e modelli appositamente studiati. Una camicia “alto di gamma” che, nel solco della migliore tradizione sartoriale Italiana, coniugando insieme la qualità dei materiali, la sapienza e la maestria delle lavorazioni, esprime un eccellente mix di creatività, sensibilità stilistica e formale rigore. Nell’ambito di un nuovo servizio esclusivo “fatto su misura” Gallia ripropone la storica scatola che Confezioni Gallia s.r.l.
Viale Venezia n. 41 35015 GALLIERA VENETA (PD) Tel. 049 9470686 - Fax 049 5968105 commerciale@gallia.it - gallia@gallia.it www.gallia.it Showroom STUDIOFINOROSSI - via Montenapoleone, 1 - MILANO
tecnologie per la moDa LECTRA
VI stUPIRemo CoN effettI sPeCIALI Il gruppo francese punta sulla ricerca per andare incontro agli operatori della moda, mentre le evoluzioni sul fronte macroeconomico e nella geografa dei mercati impongono un cambiamento
2
di Elisabetta Fabbri
Augmented Reality for prototyping, PLM to reduce time to market: integrated technology solutions provider Lectra reveals new projects in Bordeaux.
g
ran fermento nel dipartimento R&D di Lectra. Gli ingegneri del gruppo francese - con 210 milioni di ricavi l'anno, tra i leader nelle soluzioni tecnologiche per l'industria che utilizza materiali soffci (moda, arredo e automotive) - stanno lavorando a un nuovo progetto, che potrebbe rivoluzionare la realizzazione dei prototipi, sfruttando le tecnologie della realtà aumentata. Proprio quella portata alla ribalta da flm come Minority Report e, più di recente, dal lancio dei Google Glass. Abbandonati computer, tastiera e mouse, gli attrezzi del mestiere del designer evoluto saranno speciali lavagne e penne hi-tech, da utilizzare indossando un paio di occhiali AR (Augmented Reality), come mostrato alla stampa e ai clienti internazionali nella sede di Cestas, a Bordeaux, all'appuntamento annuale (19-20 maggio) dedicato alle novità della casa. Non è futuro bensì presente, invece, la progettazione dei prototipi in 3D (lanciata in Italia nel 2012) anche in mobilità, come illustrato dai tecnici di Lectra, con smartphone e iPad alla mano. «Una delle prossime evoluzioni della prototipazione "virtuale" interesserà la rappresentazione tridimensionale non solo del vestito ma anche dei tessuti - ha anticipato Philippe Ribeira,
76
12_06_2015
1
marketing director dell'area software per una simulazione ancora più aderente alla realtà». «L'altra sfda - ha aggiunto - riguarda il manichino/avatar in 3D, che da "statico" si trasformerà in "dinamico"». «L'idea - ha spiegato Ribeira - è quella di arricchire il data base delle conformazioni, per renderlo il più coerente possibile con i consumatori nei singoli mercati di riferimento, di pari passo con il diffondersi del "made to measure"». La terza dimensione si presta anche a sviluppi interessanti in un altro ambito, quello della comunicazione B2B, permettendo, in un futuro molto vicino, la realizzazione di iperrealistici look book digitali.
pianificazione delle linee e gestione del calendario: più easy con il plm Le ricerche continuano a concentrarsi anche sul PLm (Product Lifecycle management), cioé la gestione del ciclo di vita del prodotto. Dal 2006 è possibile con la piattaforma Lectra Fashion PLM che, nella versione V4 lanciata lo scorso marzo, è stata aggiornata soprattutto a livello di pianifcazione delle collezioni e gestione del calendario, anche grazie alla stretta collaborazione con le aziende clienti (dal produttore di pronto moda Imperial al luxury brand Brioni, per citare due casi italiani). sin dall'origine la soluzione è stata pensata per creare sinergie tra gli addetti ai lavori, dal design alla produzione, per ridurre il time to market e, di conseguenza, migliorare le performance aziendali. e oggi alla Lectra sono convinti che sia uno strumento quanto
3
1. Occhiali AR, penna e lavagna hi-tech per il creativo evoluto 2. La soluzioni Lectra per il design 3. L'avatar per lo sviluppo prodotto in 3D
mai opportuno, in un mercato sempre più complesso da gestire, sul fronte sia dei consumi che delle forniture. Edward Macquin, executive vp per le global sales, ha fornito alcuni dati in merito. L'economista di lungo corso Arvind Subramanian stima che nel 2030 la maggiore economia mondiale sarà la Cina, seguita da stati Uniti e India (nel 2010 in testa c'erano gli Usa seguiti da Cina e Giappone, nel 1973 svettavano davanti a sol Levante e Germania). Quanto alla geografa dei consumi, un'analisi di Itmf-International Textile Manufacturers Federation prospetta che nel 2020 il mercato mondiale dell'abbigliamento avrà raggiunto la cifra di 1.750 miliardi di dollari, dai 1.170 del 2010 (+47%). La quota di Cina, India e Brasile sarà complessivamente pari al 29%, mentre europa, Usa e Giappone avranno un peso pari al 44% (nel 2010 la share era rispettivamente del 20% e del 55%). Qualcosa sta cambiando anche se si osserva l'andamento del manufacturing Cost Index. Nelle previsioni per il 2018 del Boston Consulting Group l'indicatore sarà a quota 100 negli Usa al cambio attuale (in linea con il 2014), in salita a 101 in Cina (dal 96 del 2014), a 124 in Italia (da 123) e a 126 in francia (da 124). «Il fashion - dicono alla Lectra - dovrà allontanarsi dai modelli tradizionali e aprirsi al cambiamento». Per supportare il settore la società d'oltralpe investe massicciamente: 50 milioni di euro solo nel quadriennio 2012-2015 e 200 nuove assunzioni, tra cui 40 ingegneri ● dedicati all'R&D.
MMX GERMANY 2010 FOR
The perfect, responsible trousers
Il pantalone perfetto e responsabile Stile, ft, sartorialità, produzioni socialmente sostenibili, tracciabili, ecofriendly, e qualità certifcata: c’è tutto questo dietro il pantalone mmx, che fa capo alla tedesca Meyer-Hosen, tra i leader in europa nella confezione del capo maschile per eccellenza.
C
hiamarli pantaloni sarebbe riduttivo. Perché gli MMX sono l’apologia artigianale e responsabile del calzone. Quando sono nati, cinque anni fa (il brand ripropone infatti l’acronimo del numero romano 2010), qualcuno pensò si trattasse del classico lancio celebrativo per i 50 anni della Meyer-Hosen, tra le aziende leader in Europa per la produzione di pantaloni da uomo. Invece si apriva una nuova era. Quella del capo perfetto, esempio di stile, qualità, vestibilità, esclusività e al tempo stesso paladino convinto dell’eco-sostenibilità, progettato per un pubblico sensibile alla moda e attento alle tematiche socio-ambientali. Declinate in tre linee di prodotto - Casual, Style e Collection - le collezioni MMX Germany 2010 presentano modelli nati da lavorazioni artigianali, tipiche del su misura: ft ottimale, applicazione di bottoni in vero corno o in metalli vintage, logo ricamato a mano, fodere interne e tasche cromaticamente armonizzate. Ogni capo utilizza pregiati tessuti italiani e tedeschi: kapok, seta, lane e cashmere, con fornitori del calibro di Loro Piana ed Ermenegildo Zegna, nonché cotoni equo-solidali certifcati Fairtrade. La produzione - che avviene nelle sedi europee di proprietà Meyer, dotate di sistemi di depurazione integrati garantisce il rispetto degli standard etici ed ecologici nei vari processi. La distribuzione avviene secondo un puntuale programma StockService, che garantisce forniture fessibili, con articoli NOS (never out of stock), disponibili tutto l’anno in magazzino, e Depot, articoli stagionali, velocemente riassortibili.
Meyer-Hosen Ag
Hauptstraße 30 - 51580 Reichshof-Denklingen - Tel. +49 2296 9812-318 Fax +49 2296 9812 113-33 chantal@meyer-hosen.com - www.meyer-hosen.com
Style, ft, tailoring, socially sustainable production, traceability, eco-friendly and certifed quality: all of these qualities come together to create MMX trousers, a brand which forms part of Meyer-Hosen, one of the leading European names in the manufacture of quality men’s clothing. erely calling them trousers would be to do them a disservice. Because MMX trousers are defenders of craftsmanship and responsible production in the trouser world. When the brand was established fve years ago (the name MMX is in fact the Roman numerals for 2010), some thought it was just another commemorative launch to mark 50 years of Meyer-Hosen, one of the European leaders in men’s trouser production. In actual fact, it was the beginning of a new era. The era of the perfect garment, of an example of style, quality, wearability, exclusivity and, at the same time, the epitome of environmental sustainability designed for a fashionconscience audience hot on socio-environmental issues. Spread over three product lines – Casual, Style and Collection – the MMX Germany 2010 collections showcases garments borne of artisanal production techniques that result in a truly bespoke fnished article: impeccable ft, buttons in real horn of vintage metal, hand-stitched logos, internal lining and colourcoordinated pockets. Each pair uses fne Italian and German fabrics: kapok, silk, wools and cashmere, with suppliers of the calibre of Loro Piana and Ermenegildo Zegna as well as ethically sourced Fairtrade-certifed cotton. MMX’s production processes – which take place in Meyer’s European bases, ftted with integrated purifcation systems – guarantee that the brand’s ethical and ecological standards are respected throughout the chain. Distribution takes place via a prompt Stock-Service programme, which ensures fexible supply, with NOS (never out of stock) garments available all year round in the warehouse and Depot, a stock of seasonal garments which can be easily modifed.
M
PITTI IMMAGINE UOMO FIRENZE 16-19 GIUGNO 2015 Padiglione centrale Stand J11 - PIANO TERRA
88째 PITTI IMMAGINE UOMO Firenze 16/19 Giugno 2015 Padiglione Centrale Piano Terra - Stand A5-B9
angelonardelli.it - store.angelonardelli.it
Il SondaggIo
vendite Primavera-estate 2015
L’uomo CreSCe grazIe agLI StranIerI Il sell out di abbigliamento e accessori maschili dell’alto di gamma registra il primo signifcativo incremento dall’inizio della crisi. Il merito però, più che degli italiani, è dello shopping degli stranieri, dell’e-commerce e del parallelo. Lo testimoniano oltre 70 luxury multibrand della Penisola di Elisabetta Campana
According to our exclusive survey, carried out with a panel of 70 leading multi-brand stores across Italy, high-end menswear sales have increased for the frst time since the beginning of the crisis, thanks mostly to tourist shopping, e-commerce and grey exports.
P
er la prima volta dall’inizio della crisi, le vendite di moda maschile dell’alto di gamma in Italia invertono la tendenza, mostrando segnali di chiara ripresa. È quanto emerge dal sondaggio di Fashion effettuato con la collaborazione di una settantina di multimarca al top sparsi in tutta Italia. Circa il 40% dei negozianti interpellati dichiara un sell out in crescita sia per l’abbigliamento uomo, sia per gli accessori e un terzo del panel conferma di voler aumentare i propri budget per la primavera-estate 2016. Dati che senza dubbio rincuorano, ma che non rispecchiano un’effettiva rinascita dei consumi interni. È vero che i nostri connazionali, dopo anni di pressoché totale disinteresse nei confronti di abbigliamento e accessori, sono tornati a comprare per un fsiologico bisogno di rinfrescare il guardaroba o perché invogliati dai capi allettanti proposti da bravi negozianti. È altrettanto innegabile però che il grosso dell’incremento dei fatturati sia dovuto agli stranieri: circa l’80% di questo sell out è prodotto ol-
treconfne, grazie all’e-commerce, al parallelo e allo shopping dei turisti, soprattutto cinesi. Il nuovo busIness sI gIoca tra onlIne, b2b e mercato nazIonale
Per meglio comprendere le complesse dinamiche in atto nel mercato della moda, non solo del menswear, viene in aiuto la testimonianza di un negoziante, di certo all’avanguardia, che descrive la propria attività come «un business circolare composto da online, B2B e sell out domestico». Sono tre gli sbocchi che oggi garantiscono importanti fussi di cassa ai multimarca italiani del lusso e, fra questi, lo shopping dei nostri connazionali offre le soddisfazioni minori. Le vendite all’estero sono invece fonte di indiscussi guadagni. L’e-commerce dei multibrand - in continua crescita e gestito attraverso la piattaforma Farfetch e/o in proprio - si rivolge prevalentemente a una clientela internazionale (il nostro Paese assorbe meno del 10%) e Fashion stima valga circa 450 milioni di euro, con previsioni di crescita a doppia cifra per il 2015. C’è
GIVENCHY è il brand più venduto dai multimarca italiani questa primaveraestate, sia per l’abbigliamento maschile, sia per gli accessori
12_06_2015
81
Il SondaggIo
La parola ai negozi multibrand Come sono andate le vendite di abbigliamento maschile in questa primavera-estate?
47%
Quali sono i BRaND uomo che avete venduto di pi첫 a livello di abbigliamento?
Come lo scorso anno
36%
Meglio
17%
Peggio
1 2 3
Givenchy Dsquared2, Valentino Dolce&Gabbana, Tagliatore
Dsquared2
Quali i marchi uomo che avete venduto di pi첫 sul fronte accessoRi?
Come sono andate le vendite di di accessori maschili? Meglio
1 2 3
40%
Givenchy Golden Goose, Valentino Adidas
Come lo scorso anno
39%
Peggio
21% Valentino
In base al sell out della stagione, come prevedete andranno i salDi esTiVi di moda maschile?
tra i NuoVi maRchi uomo quali stanno avendo pi첫 successo?
Come lo scorso anno
61%
1
Meglio
29%
2 3
Peggio
10% 82
12_06_2015
Ami Paris
Marcelo Burlon Hood By Air Ami Paris, Off-White
1
poi il parallelo di cui tutti sanno, ma di cui nessuno uffcialmente parla, ormai sdoganato al punto da essere paragonato al commercio all’ingrosso, e che nella forma più evoluta viene realizzato attraverso il web (al “grey market” dedichiamo un approfondimento a pagina 12). Ciò premesso, il più grande errore che il fashion system italiano possa commettere è dimenticarsi del proprio mercato. Innanzitutto, perché nessun multimarca vive unicamente degli introiti stranieri e, al contempo, perché molte boutique si rivolgono ancora, con grandi sforzi, agli italiani. Inoltre, come sottolinea Beppe Nugnes di Nugnes 1920 a trani (Bt): «In questo modo si rischia concretamente di perdere un patrimonio inestimabile, quello del saper fare tipico dei negozianti della Penisola, che li rende unici al mondo». Per vendere agli italiani «tradizionalmente esigenti e con il palato raffnato bisogna essere bravi - precisa il commerciante pugliese -. Soddisfare invece le richieste di una clientela straniera, con una minore conoscenza della moda, è molto più facile».
4
sono le sneaKer sPecIal eDItIon I best seller DI Questa PrImavera-estate
2
3
entrando nel merito dei risultati del nostro sondaggio, sul fronte abbigliamento il 47% dei negozianti dichiara un fatturato in linea con quello della primaveraestate 2014, il 36% vanta un incremento, mentre solo il 17% lamenta una fessione (contro il 43% della scorsa stagione). migliori i risultati degli accessori maschili, trainati dalle vendite delle sneaker: il 40% del panel conferma una turnover in crescita, il 39% stabile e il 21% in contrazione (41% nella passata rilevazione). In tema di best seller, ma questo non può stupire, dominano i brand più amati dagli stranieri e non dagli italiani: Givenchy la fa da padrone sia per il vestiario (richieste in special modo t-shirt e felpe), sia per i complementi. Pure Valentino guadagna il secondo posto in entrambe le categorie, anche se le sneaker camoufage sono un must have indiscusso, nonostante il prezzo nell’ordine dei 600 euro. Sempre in tema di abbigliamento, si mettono in luce Dsquared2, al secondo posto, di cui piacciono in particolar modo i jeans e Dolce&Gabbana insieme a Tagliatore, sul terzo gradino del podio. a tagliatore i negozianti riconoscono il merito di soddisfare la clientela maschile italiana grazie ad abiti e giacche con un buon rapporto
5
6
1. Colognese 1882, Montebelluna (Tv) 2. Progetto Moda/Arteni, Tavagnacco (Ud) 3. La Boutique di Adani, Modena 4. D’Aniello, Villaricca (Na) 5. Ratti, Pesaro 6. Divo, Santa Maria a Monte (Pi)
12_06_2015
83
Il SondaggIo
prezzo-qualità, mentre al brand frmato da Domenico Dolce e stefano Gabbana alcuni muovono la critica di aver aumentato troppo il prezzo dei completi, che superano abbondantemente il tetto dei 1.000-1.200 euro, oltre al quale i nostri connazionali diffcilmente acquistano. a livello di accessori spadroneggiano le sneaker e se gli stranieri preferiscono le frmatissime di givenchy e Valentino, gli italiani puntano sulle Golden Goose o, ancora meglio, sulle special edition di storici marchi sportivi come adidas, Nike e Reebok. «Piacciono molto ai giovani perché, oltre a essere limitate, costano circa 100 euro e quindi invogliano allo shopping frequente - spiega alberto Ferrante di eraldo a Ceggia (Ve) - mentre prima se spendevano solo per un paio griffato 300-400 euro, l’acquisto bastava per tutta la stagione». Per quanto riguarda i nomi emergenti (o considerati tali) che si stanno affermando nei multimarca italiani, le preferenze della clientela cadono su marcel Burlon, hood By air, ami Paris e offWhite. «anche se in generale il rischio che i marchi giovani, spesso legati ai social, siano una meteora è concreto» commentano alcuni retailer.
1
2
Come sarà il vostro budget per la moDa maschile della prossima primavera-estate?
59% Stazionario 30% In aumento 11% In fessione
3
84
12_06_2015
4
I PrezzI troPPo elevatI renDono InaccessIbIlI le grIFFe aglI ItalIanI
Sempre più sentito nel nostro Paese è il problema dei prezzi: come confermano gli oltre 70 intervistati, i cartellini esorbitanti, e in continua crescita, rendono le griffe inaccessibili alla maggior parte degli italiani. adesso poi che le aziende tendono a riallineare i listini tra europa e resto del mondo la situazione non può che peggiorare. I nostri connazionali premiano solo, o quasi, le collezioni con un giusto value for money. ricercano anche capi con una giusta componente di creatività, che molti dettaglianti lamentano si sia persa sulla strada del Far east. È infatti ricorrente la critica nei confronti di proposte che in tanti reputano disegnate più per i mercati orientali, Cina in testa, che per quelli europei. Come ribadisce amos adani de la Boutique di adani e Tip Tap di adani a modena, esprimendo un parere condiviso da diversi suoi colleghi, «i brand del lusso in Italia stanno subendo un forte rallentamento, mentre vanno meglio marchi come siviglia White, The Gigi, tagliatore, Barba ed herno». Sulla stessa lunghezza d’onda Paolo Pessina
5
6
1. Marcos, Mondovì (Cn) 2. Guelfa, Santa Maria a Monte (Pi) 3. Vinicio, Legnano (Mi) 4. Guidi Cult, Cattolica (Rn) 5. Galiano, Napoli 6. Paolo Pessina, Monza
Il SondaggIo Ringraziamo IL NOSTRO PANEL
dell’omonimo negozio a monza: «Il consumatore italiano, ormai evoluto nell’acquisto, privilegia i prodotti contraddistinti da elevata qualità, ricerca del particolare e costi coerenti». tra venDIte onlIne, outlet e scontI selvaggI non Ha PIÙ senso Parlare DI salDI
a livello distributivo, il proliferare di vendite online, diffcilmente controllabili, di outlet sempre più forniti di merce (spesso, tra l’altro, realizzata ad hoc per questo canale) e di sconti selvaggi non rende facile la vita dei negozianti ligi alle regole di mercato. «Il sistema moda italiano è malato e pertanto siamo costretti a sopportare concorrenze sleali da parte di competitor (anche blasonati), che non rispettano le esclusive di zona - dichiara un dettagliante del Sud Italia - oltre alla distribuzione troppo aggressiva messa in atto da alcune aziende. un sano realismo sarebbe il primo passo da cui ripartire per una vera ripresa del settore». Concordi angelo Pio e marcello Pio camalleri di camalleri Group a Caltanisetta: «Si soffre tremendamente l’eccessiva offerta di prodotto in vendita su Internet, sui social media e in tutte le varie forme di discount - dicono -. Questa overdose di proposte riduce fortemente l’esclusività dei brand, che di conseguenza perdono appeal agli occhi dei clienti». D’altra parte, quando si affronta l’argomento dei saldi uffciali, buona parte degli interpellati commenta che non ha più senso parlarne. tra l’e-commerce che sconta in anticipo su altri mercati (al momento in cui scriviamo negli usa stanno ribassando da un mese) e le aziende, ma anche alcuni negozianti, che nei loro punti vendita fanno i pre-saldi (nemmeno più sottobanco), regna il caos ed è diffcile fare delle previsioni sull’andamento delle “special sale”: il 61% del panel stima che andranno come lo scorso anno. In tanti comunque sostengono che gli italiani ormai comperano solo a prezzi scontati. È un circolo vizioso dal quale diffcilmente si uscirà. Confdare solo sugli stranieri per le vendite full price è un po’ come giocare alla roulette russa. e proprio gli abitanti dell’ex urss ne sono una testimonianza, visto che nella Penisola i loro acquisti sono in calo del 60-70%. Varrebbe proprio la pena coltivare di più il mercato interno, tanto amato dagli stranieri, meno da noi italiani. ●
86
12_06_2015
1
2
3
1. Noha, Brindisi 2. Parisi, Taormina (Me) 3. Bonvicini Fashion Gallery, Montecatini Terme (Pt)
Andrea Agnetti – AGNETTI – Villa Potenza (Mc); Claudio Antonioli – ANTONIOLI – Milano; Rosi Biff – BIFFI – Milano e Bergamo; Silvia Bini – BINI SILVIA PASSEGGIATA – Viareggio; Carlo Saponaro – BONSAI UOMO – Bari; Andrea Bonvicini – BONVICINI FASHION GALLERY – Montecatini Terme (Pt); Luisa Severi – BOUTIQUE LUISA – Rimini; Giancarlo Stella – BOUTIQUE STELLA – Asiago; Angelo Pio e Marcello Pio Cammalleri – CAMMALLERI GROUP – Caltanissetta; Vito Nurchi – CASTANGIA 1850 – Cagliari; Paolo Colognese – COLOGNESE 1882 – Montebelluna (Tv); Marzio Torcianti – COLTORTI BOUTIQUES – Ancona, Jesi (An) , Macerata e San Benedetto del Tronto; Gianni Cortecci – CORTECCI – Siena; Antonio D’Aniello – D’ANIELLO – Aversa (Ce), Giugliano (Na) e Villaricca ( Na); Mauro Sighinolf – DELLA MARTIRA – Carpi, Sassuolo (Mo), Cesena e Mirandola; Mario Dell’Oglio – DELL’OGLIO – Palermo; Gaetano De Florio – DE FLORIO – Noicattaro (Ba); Marco Cateni – DIVO – Santa Maria a Monte (Pi); Eleonora Bonucci - ELEONORA BONUCCI – Viterbo; Alberto Ferrante – ERALDO – Ceggia (Ve); Gianluca e Rita Castellucci – ESA BOUTIQUE – San Benedetto del Tronto e Ascoli Piceno; Franco Fargetta – FARGETTA – Caltagirone (Ct); Piero Marchesani – FILIPPO MARCHESANI – Cupello (Ch); Raffaele Galiano – GALIANO – Giugliano (Na); Gianni Peroni – G&B, NEGOZIO – Flero (Bs), Aosta, Courmayeur e Ponte di Legno; Gigi Tropea – GIGI TROPEA – Catania; Federico Giglio – GIGLIO – Palermo; Giovina Moretti – GIO MORETTI – Milano; Anna Giordano – GIORDANO BOUTIQUE – Pompei (Na); Toni Tanfani – GISA BOUTIQUE – Ancona e Chiaravalle (An); Fausto Vanni – GUELFA – Santa Maria a Monte (Pi); Tiberio Pellegrinelli – GUIDI CULT – Cattolica (Rn); Sabina Zabberoni – JULIAN FASHION – Milano Marittima (Ra); Luca Italiani – ITALIANI – Pescara; Mario Zucchelli – IRENE E MARIO – Ardesio e Clusone (Bg); Cesare Tadolini – L’INCONTRO 2 – Modena; Amos Adani – LA BOUTIQUE DI ADANI e TIP TAP ADANI – Modena; Tommaso D’Ambrosio – LA COUPOLE – Venezia e Padova; Gianni Amati – LEAM – Roma; Piero Loschi – LOSCHI – Treviso e Conegliano Veneto; Paolo Mantovani – MANTOVANI – San Giovanni Valdarno (Ar); Antonio Errico – MARCELLO UOMO – Benevento; Paolo Marini – MARCOS – Mondovì (Cn); Massimiliano Coppola – MAXI HO – Napoli; Massimo Zanardi – MELCHIONNI – Alessandria; Mirko Moras – MORAS – Intiminiano (Co); Salvatore D’Alessandro – NIDA – Caserta; Natale De Stradis – NOHA – Brindisi; Beppe Nugnes - NUGNES 1920 – Trani (Bt); Giordano Ollari – O’ – Parma, Reggio Emilia; Paolo Pessina – PAOLO PESSINA – Monza; Battista Martilotti – PAPILLON – Corigliano Scalo; Chicco Amato – PAPINI – Catania; Salvatore Parisi – PARISI – Taormina (Me); Roberta Valentini – PENELOPE – Brescia; Annamaria Polci – PRESTIGE BOUTIQUE – Arezzo; Gianni Arteni – PROGETTO MODA/ARTENI – Tavagnacco (Ud); Nicola Raimondi – RAIMONDI DRESS – Ravenna; Matilde d’Ovidio Ratti - RATTI – Pesaro; David Turchetti – RIGHI – Foligno (Pg); Rossella e Stefania Zocchi – ROSSELLA BOUTIQUE - Vicenza; Alessandro De Crescenzo – SOLOUOMO – Cagliari; Claudio Betti – SPINNAKER – Alassio, Sanremo e Portofno; Aldo Carpinteri – STEFANIA MODE – Trapani; Beppe Angiolini – SUGAR – Arezzo; Tiziana Fausti – TIZIANA FAUSTI – Bergamo; Valentino Cesareo – TONY BOUTIQUE – Magenta (Mi); Ernesto Tufano – TUFANO – Pompei; Andrea Diaz – VELA SHOP – Cagliari; Vinicio Ravagnani – VINICIO – Legnano (Mi); Omar Concu – VOLONTÈ – Cagliari; Veronica Vincenzi – WISE – Cremona
BUYERS’ OPINION
Sempre più informale, ma con classe Quattro top buyer internazionali fanno il punto sul menswear della primavera-estate in corso, anticipando i trend del 2016. Il mondo dello sport infuenza sempre più anche il “bel vestire”. Budget in aumento di Elisabetta Campana
1
Quali i best seller di abbigliamento uomo della primavera-estate 2015?
2
Quali i best seller di accessori uomo della stagione in corso?
3
Quali le novità nell’assortimento maschile della primavera-estate 2016?
Best seller di questa primaveraestate sono le proposte di Saint Laurent Paris. Un brand che piace molto alla clientela maschile ma anche a quella femminile.
Protagoniste indiscusse della primavera-estate 2015 sono le sneaker: sia le proposte dei brand del lusso sia quelle dei marchi sportivi, tornati in primo piano.
Questa primavera abbiamo venduto molto bene le giacche in pelle leggera e le camicie con stampe micro. Anche le proposte in baby blue denim sono best seller.
Tra i piccoli accessori hanno prevalso i porta carte di credito sottili e, più in generale, tutti gli articoli contraddistinti dai “mostri” di Fendi. Sul fronte calzature, sono piaciute le sneaker bianco candido, così come gli zaini continuano a performare bene. Tra gli orologi, i più richiesti sono gli Shinola.
Nell’assortimento menswear di Lane Crawford restano vincenti le maglie in jersey e i pantaloni stampati, così come il trend jogger continua a guidare lo styling più creativo.
L’accessorio più acquistato dalla clientela maschile è stato la borsa, in special modo lo zaino.
Con lo sviluppo dei nostri marchi contemporary arricchiremo l’offerta con frequenti novità, grazie a collaborazioni speciali e a prodotti in esclusiva. Rafforzeremo ulteriormente l’assortimento di pantaloni e anche quello delle calzature da ginnastica, che continuano a essere di forte tendenza, scarpe da skate in primis.
I brand uomo più venduti di questa stagione sono Givenchy, Dolce&Gabbana, Numero 00, Saint Laurent Paris, Neil Barrett e Hood by Air.
Nell’universo calzature e accessori, i clienti hanno premiato le proposte di Givenchy, Hood by Air, Neil Barrett e Numero 00.
Punteremo su un look maschile che predilige praticità, comfort e libertà, senza però cadere mai nel banale. Anche con un look un po’ informale si può essere estremamente ricercati.
KiyohiKo TaKaTa
Isetan-Mitsukoshi Tokyo
Eric JEnnings
L’assortimento terrà conto di alcuni cambiamenti moda in atto. Da un lato, nell’abbigliamento più formale, lo stile clean e smart sostituisce le proposte dal tocco vintage, così come il sartoriale si mixa con l’active sport. Dall’altro lato, nell’informale, domina lo stile più naturale e sofisticato.
Aumenteremo l’assortimento di sportswear per quanto riguarda i pezzi casual, ma anche quelli di gusto più elegante. Incrementeremo inoltre le proposte di athletic apparel.
Saks Fifth Avenue New York
Joo Woo
Lane Crawford
Hong Kong
Vinicio raVagnani
Vinicio
Legnano (Milano) 88
12_06_2015
The quotes of four top buyers from the United States, Hong Kong and China, Japan and Italy highlight the growing importance of the sport-tailoring combo. Suits with high tech materials, fashion street inspired bomber jacket, hoodies, designer T-shirts, sweatshirts and white accessories will be some of the must haves of spring-summer 2016, a season with growing budgets. FEnDi
4
Quali i trend vincenti della prossima stagione calda?
5
A cosa l’uomo non rinuncerà delle proposte che vedremo a Pitti e a Milano?
6
Il budget uomo è in aumento, in diminuzione o stabile?
Lo stile moderno e pulito sarà la tendenza vincente della prossima primavera-estate.
Nel guardaroba maschile della prossima stagione calda non mancheranno gli abiti realizzati con materiali high-tech e gli accessori bianchi.
Aumenteremo il budget, soprattutto per quanto riguarda le nostre private collection.
Fra le tendenze più forti spiccherà lo sportswear streetinspired dei designer a livello sia di pezzi casual, sia di quelli dal gusto più elegante. Le T-shirt e le felpe degli stilisti giocheranno un ruolo sempre più importante.
Senza dubbio i colori chiari (ma non brillanti) torneranno a essere un must di stagione.
Il business di Saks Fifth Avenue nell’ambito del menswear continua a crescere e, di conseguenza, gli ordini.
Proseguirà la tendenza “sartoriale soft” che garantisce agli uomini un’immagine smart, ma informale. Il blazer destrutturato in misto lino sarà un must. Continuerà anche il trend “athletic” in versione più raffinata e pregiata. I designer hanno reso preziosi i capi da atletica, come i pantaloni da jogging e le felpe con cappuccio, utilizzando materiali come pelle, lane e tessuti tecnici.
Gli uomini non mancheranno di indossare outerwear in pesi leggeri come i blouson e le felpe con cappuccio, anche in pelle.
Il nostro business uomo aumenta in modo stabile di anno in anno. Continueremo pertanto a investire nelle collezioni che hanno le maggiori potenzialità di sviluppo.
Andranno forte i capi d’ispirazione fashion street come i bomber ricamati, stampati o con inserti in pelle e neoprene e le felpe in cotone o neoprene che si trasformano in giubbini leggeri, dai volumi over e con lunghezze decisamente aumentate. In tema di calzature le espadrillas e le slip-on (per esempio di Givenchy) saranno gettonatissime.
Il cliente non rinuncerà alle T-shirt morbide, ai pantaloni con cavallo basso in felpa o cotone, alle espadrillas e alle slip-on semplici o molto luxury.
Incrementeremo in modo considerevole il nostro budget, perché apriremo all’inizio del 2016 un nuovo multimarca Vinicio, di oltre 500 metri quadri, nel centro storico di Novara. La boutique sarà in linea con la filosofia, l’immagine e la selezione di brand al top della nostra insegna.
saint LaurEnt Paris
12_06_2015
89
anticipazioni d’autore
SPRING-SUMMER 2016
NEW MENSWEAR INSPIRATIONS Nel guardaroba maschile c’è troppo di tutto, ma stilisti e brand del settore riescono ancora a trovare spunti originali. Il classico si contamina con lo sportswear e viceversa: si stringono i revers delle giacche, si ammorbidiscono le proporzioni, ci si concede un pizzico di informalità ma con un punto fermo, mai rinnegare le regole auree del made in Italy. Sul fronte materiali è in atto una “rivoluzione lenta”: tanti naturali, ma anche una costante ricerca di nuove performance funzionali, tattili e visive.
Dirk Bikkembergs
L’active-poncho in nylon trasparente, con elastici logati a contrasto e tasconi portatutto, è l’emblema di un urbanwear evoluto. Lascia intravedere una T-shirt stampata con tecnica digitale, caratterizzata dalla texture “red bamboo”. Completano il look i bermuda al ginocchio.
di Alessandra Bigotta
In men’s new spring-summer 2016 collections classic and informal styles are carefully blended, to create something new and unexpected. The golden rules of Made in Italy are respected but the style is looser, nonchalant, stylishly sporty. Among the materials, the natural ones are as usual in pole position, but there is a constant research of new functional, tactile and visual performances.
90
12_06_2015
Iceberg
Il giubbotto in tricot de chine, accoppiato con la mussola di cotone, si accompagna con una maglia in lino, una camicia in mussola e con il pantalone in tessuto chambray in mista di seta e cotone. Tocchi fnali, il foulard in pura seta e i sandali in vitello bottalato.
Ermanno Scervino
Le regole della sartorialità e gli echi dell’upper casual si fondano nel completo formato da una giacca doppiopetto decostruita e tinta in capo in tela yuta, con revers a lancia, abbinata a un paio di pantaloni di vestibilità slim, realizzati in canvas di cotone.
Diesel Black Gold
Il dna rock della collezione disegnata da Andreas Melbostad resta, ma si arricchisce di suggestioni stile “urban safari”, interpretate come di consueto con la massima focalizzazione sui contenuti di ricerca e innovazione.
Leitmotiv
Christian Pellizzari
«Ho voluto unire l’esotico all’aristocratico, il militare al sartoriale»: così Christian Pellizzari spiega le linee guida della sua collezione uomo, che si rifà agli stilemi della più sofsticata borghesia italiana, attenta alla grande tradizione del vestire ma aperta al nuovo. «Mi interessano - dice lo stilista - la ricchezza della materia e l’eccellenza del taglio». Pilastri del made in Italy, interpretati attraverso l’uso di tessuti jacquard, ricamati e moiré, «che guardano a Oriente ma sembrano usciti da una dimora storica del Belpaese», mentre bomber, trainer pant e feld jacket rivelano un’anima elegante.
Daks
Fonte di ispirazione del direttore creativo Filippo Scuff sono i ginnasti degli anni Trenta, simbolo di rigore, raffnatezza e disciplina. Coerentemente, la sflata si avvarrà del bianco come colore predominante, del parquet per la passerella e di sonorità lente, quasi mistiche. Protagonisti della collezione sono i cotoni spessi e compatti per i pantaloni, la viscosa morbida per le camicie, le lane secche e ruvide ma leggere, il crêpe di seta e, per la maglieria, cashmere, cotone e seta. Un rimando alle palestre dell’epoca è il cuoio naturale, da cui nascono capispalla handmade a taglio vivo, cinture, borse con impressi i loghi Daks e DD.
Bertoni 1949
“B-Side#American Dream”: così Gaia Bertoni, ultima generazione di Bertoni 1949, riassume lo spirito delle nuove proposte della storica azienda pellettiera, artefce di una rilettura in chiave originale del sogno americano, frutto di un mix creativo e vitale di culture, colori e suggestioni, all’insegna dell’autenticità.
Massimo Rebecchi
Una disegnatura “quadrifoglio” all over, effetto microcravatteria, e un colore che non passa inosservato conferiscono una personalità d’impatto all’outft composto dalla giacca regular due bottoni in gabardine sottoposto a trattamento “old”, con fodera stampata cachemire a contrasto, e dai pantaloni con pince e cinturino basso nello stesso materiale. Stampe digitali vivacizzano la camicia.
Quello a cui si rivolge il duo composto da Juan Caro e Fabio Sasso è un uomo anticonvenzionale: nei modelli della primavera 2016 paillette tessute su canvas danno forma a disegnature di fori iperrealisti e frutta, con effetti di serigrafa sulla rete di cotone e ricami a flo pieno sul denim. In primo piano gli intrecci di corde, stampati, tridimensionali o accennati, come nella variante “Roller Coaster”, e la rilettura in versione 3D del lettering del brand.
Bark
Il blazer è realizzato in punto Bark fnezza 7 con un flato Indigo e ha una chiusura con alamaro, dettaglio ricorrente in tutta la collezione. L’aspetto è quello tipico del jeans, ma con il comfort della maglia.
Corneliani
All’insegna della “relaxed elegance”, il completo in cotone e cashmere è composto da una giacca monopetto sfoderata, tre bottoni stirata a due, con revers stretti e pattine, da abbinare ai pantaloni senza pince. L’impermeabile monopetto, con cinture interne termonastrate, è in una stoffa three-layer di lana, cotone e seta. Materiale, quest’ultimo, che in mischia con il lino fnezza 12 dà vita alla polo, in tonalità naturali come il resto del look.
12_06_2015
91
INDIVIDUAL FOR
Debutto in Fortezza L’esploratore cosmolita di Individual fa il suo ingresso a Pitti Immagine Uomo con un guardaroba di gusto internazionale, che rilegge il classico in chiave avant-garde, generoso di richiami streetwear e pennellate vintage - uno stile da vivere in libertà e da interpretare con personalità.
I
ndividual si presenta per la prima volta a Pitti Immagine Uomo con la collezione primavera-estate 2016, che segna una nuova tappa nel percorso di ricerca su stile e prodotto, che il brand persegue con coerenza sotto la direzione stilistica di Andrea Cantini. Dal 2012 Individual esprime uno gusto unico e sofsticato, capace di combinare con originalità il capo elegante con quello casual. Normalmente ispirato allo streetwear con richiami vintage, il marchio si arricchisce ora di spunti cosmopoliti che mettono d’accordo stile internazionale e italianità. «Attraverso l’importante vetrina internazionale di Pitti
Individualdenim.it
Uomo - spiega Andrea Cantini - vogliamo che l’uomo Individual si identifchi con un gentleman dinamico, un esploratore ideale dell’eleganza, capace di alternare stili diversi con libertà e personalità. Le novità del guardaroba estivo sono rappresentate dai tessuti tinto flo, tinto capo e indigo proposti nella palette dei fondali marini. La gradazione di ciano, in un delizioso ibrido tra il verde e il celeste, rappresenta infatti il leitmotiv della stagione». Anticonformista, eclettica, autenticamente fashion, con una vestibilità slim, asciutta, la nuova collezione Individual si caratterizza per la ricchezza e la mescolanza di tessuti e
fantasie - quadretti, pois, rigati, fammati, stampati, sovrastampati, spinati - che spesso richiamano le atmosfere degli anni Trenta-Quaranta. «Quello proposto da Individual - continua Cantini - è un look casual e originale, pensato per l’uomo che rifugge l’ostentazione ma cura il particolare. Vale la pena analizzare infatti uno a uno i nostri capi simbolo per scoprire la ricercatezza dei dettagli e la cura estrema dedicata alle fniture interne».
PITTI IMMAGINE UOMO 88 FIRENZE 16-19 GIUGNO 2015 Sezione: Urban Panorama Stand 1 QUINTE TEATRO - PRIMO PIANO
MENSWEAR pREviEW
SPRING/SUMMER 2016
ABOUT
MEN
In diretta dalle aziende le coordinate per il guardaroba maschile della prossima primavera-estate. Dal formale allo streetwear, otto stili per otto modi di essere. di Angela Tovazzi
Direct from the fashion brands, we bring you the must-have menswear pieces for the coming spring-summer season. From formal to streetwear: eight looks for eight different styles. LARDINI
12_06_2015
95
MENSWEAR pREviEW
MANUEL RITZ
ELEGANT CODE Doppiopetto, gilet, cravatta: gli ingredienti del vestire sartoriale ci sono tutti, ma con proporzioni e ftting contemporanei. Slim & sharp.
Double-breasted jacket, waistcoat, tie: all the ingredients for sharp dressing are here, but with more contemporary sizing and fts.
colombo via della spiga
LUIGI BIANCHI MANTOVA
96
12_06_2015
A.TESTONI
PAOLONI
GABRIELE PASINI
MENSWEAR pREviEW
BOSIDENG HAVANA&CO.
URBAN TAiLORiNG Sì alla giacca classica, ma con pantaloni casual e scarpe comfort. Irrinunciabile la borsa-zaino, per muoversi in città 24 ore su 24.
Classic jackets are juxtaposed with casual trousers and comfortable shoes. Don’t miss the backpack either, to keep you on the move in the city 24 hours a day.
CAMPOMAGGI
SUPERGA
BROOKSFIELD
98
PTO1 PANTALONI TORINO
12_06_2015
JECKERSON
MENSWEAR pREviEW
WOOLRICH
RAiN MAKER
TAGLIATORE
Impermeabili e trench in primavera restano un atout. Protagoniste giacche tre quarti in versione full color e tartan.
Waterproofs and trenchcoats need not be stashed away when spring arrives. Three quarter-length jackets in fullcolour tartan take centre stage.
ALLEGRI
K-WAY
LA MARTINA
100
12_06_2015
MOORER
THE BRIDGE
MIIA FOR
Se l’affair è tutto made in Italy La trentina Nicolussi Distribuzione lancia un nuovo marchio di casualwear femminile di fascia medio-alta. Per vestire una donna che ha le idee chiare quando si tratta di stile, non accetta condizionamenti e guarda la moda con ironia.
U
n nuovo brand del womenswear debutta nel fashion system con la primavera-estate 2016. Si chiama MIIA - Made in Italy Affair, a sottolineare le origini, l’alta qualità e l’artigianalità dei suoi contenuti e spazia nel mondo dell’outerwear e del tempo libero, in una fascia di prezzo medio-alta. La linea veste una donna che, di fatto, non ha età, ha le idee ben chiare su quello che deve essere il suo stile, è aggiornata sulle tendenze ma non si lascia condizionare e fa shopping lasciandosi guidare dall’ironia. A realizzarla è la Nicolussi Distribuzione Srl, realtà con quartier generale a Mori (Trento) e una lunga tradizione nel
fashion, che ha affdato il design a un’esperta del settore, Marisa Pagliarusco, ex creativa di Nolita, Fashion Box Industries e Marlboro. MIIA è solo la tappa più recente di un percorso alternativo che la società fondata da Franco Nicolussi sta intraprendendo, dopo avere maturato un know-how ultraventennale nell’abbigliamento, principalmente in pelle, realizzato per noti marchi della moda italiana e estera. Infatti, a inizio 2014 ha rilevato i brand Take Two (denimwear maschile e femminile) e Take Two Teen (childrenswear). Prima ancora ha creato il marchio Rehard, che frma capispalla, borse e accessori in pelle. Ora la nuova avven-
Nicolussi Distribuzione Via G. Matteotti, 6/A - 38065 Mori (Trento) - Italy - Tel. +39 0464 913292 - www.nicolussimoda.it
tura nel womenswear, il cui sviluppo sul mercato italiano è affdato a tre agenzie specializzate (a Milano, Bologna e Roma) e oltreconfne conta già partner distributivi in Spagna, Scandinavia, nei Paesi di lingua tedesca, in Olanda, Belgio, come pure in Turchia e Cina. Tra i plus della realtà trentina, quello di essere una start up gestita da un’azienda familiare, dove la fessibilità è all’ordine del giorno e si fa di tutto per accontentare il buyer.
MENSWEAR pREviEW
SUNHOUSE
FULL STRIPES L’estate mette in riga giacche, camicie e pantaloni, per look à la marinière e leisure chic. In pole position i toni del rosa e del blu.
ALTEA
Summer brings stripes to jackets, shirts and trousers for a look that’s both naval-inspired and leisure chic. Pride of place goes to tones of pink and blue.
CONVERSE
JCM JEY COLE MAN
PENCE
BAGUTTA
MYTHS
DIADORA
102
12_06_2015
MENSWEAR pREviEW
ROBERTO COLLINA
PASHMERE
NATURAL KNiT Pezzo clou del guardaroba maschile, la maglia sposa le tonalità naturali del cielo e della terra, per un’immagine ancora più dégagé.
A big hitter in any man’s wardrobe, knitwear fuses with the natural shades of the sky and the land for an even more laid-back image.
PEPE JEANS LONDON
MINORONZONI 1953
CLARKS
ORCIANI
104
12_06_2015
JAPAN RAGS
ALPHA STUDIO
MENSWEAR pREviEW
DESIGUAL
TINTORIA MATTEI
UppER DENiM La tela indigo in versione inaspettatamente chic. Per completi dall’immagine sartoriale, camicie patchwork e bomber preppy style.
Indigo jeans get a chic makeover. From tailored suits to patchwork shirts and preppy bomber jackets. MARINA YACHTING
L.B.M. 1911
GABS BLUE
HENRY COTTON’S
106
12_06_2015
CASTORI
FERRANTE
MENSWEAR pREviEW
TATRAS
PAUL&SHARK
SEVENTY
BREMA
LOW BRAND
C.P. COMPANY
BARACUTA
BLAUER
PEUTEREY
CiTY pROOF Antivento, antipioggia, pensati per il tempo libero ma insostituibili in cittĂ : i nuovi giubbotti scelgono tinte neutre, stampe batik o quadretti Vichy. Ai piedi, comode sneaker.
Windproof, rainproof, designed for leisurewear but a must-have in the city, the new jackets opt for neutral tones, batik prints,Vichy checks. And comfortable sneakers.
NEW BALANCE
108
12_06_2015
MENSWEAR pREviEW
FRED MELLO
BPD
NORTH SAILS
U.S. POLO ASSN.
BOMBOOGIE
SUN 68
GAS
LEiSURE TiME
MCS
Bastano un paio di jeans, magari strappati, per un’immagine street. Da abbinare a felpe, camicie colorful e giubbini trapuntati.
Take a pair of jeans - ripped, perhaps - and what you get is an instant street look. To be combined them with sweatshirts, colourful shirts and quilted jackets.
JACOB COHËN
ROY ROGER’S STUDSWAR
110
12_06_2015
store to watch
the corner berlin
una filosofia, tre store. e focus sul web Esperienze complementari nella moda, ma non solo, hanno portato Emmanuel de Bayser e Josef Voelik ad aprire nel 2006 il primo The Corner Berlin nella capitale tedesca. Oggi le location sono tre, impostate su un concetto di lusso dagli orizzonti ampi e variegati, mai standardizzato. A Berlino arrivano clienti da tutto il mondo. Merito anche di Internet di Alessandra Bigotta
With complementary experiences in the fashion world, in 2006 Emmanuel de Bayser and Josef Voelik founded the frst The Corner Berlin in the German capital. The business grew to encompass three luxury stores, open to new and eclectic lifestyles. Nowadays, they are a reference point for international customers and are kept constantly updated through the use of the web and the social media.
112
12_06_2015
Abbiamo unito le ‘‘esperienze nel retail
e nella omunicazione di alta gamma per lanciare il nostro progetto: oggi The Corner Berlin • sinonimo di tre Ògo-to-storeÓ basati sul lusso, ma anche su una precisa personalitˆ Emmanuel de Bayser e Josef Voelik
‘‘
a
ppartengono a generazioni diverse ma questo, più che un problema, per Emmanuel de Bayser (42 anni) e Josef Voelik (69) è un arricchimento, non certo un problema. a farli incontrare, e a far scattare l’idea di un progetto importante nel retail, è stata l’esperienza per Giorgio Armani. «ero ceo di questa griffe per il mercato tedesco - spiega Josef - e provenivo da un background, sempre per questa griffe, come retail manager sulla west coast americana. Prima ancora avevo lavorato per Bottega Veneta, con il ruolo di us retail manager, e non mi ero fatto mancare un passaggio che ritengo fondamentale per la mia formazione, il ruolo di assistente per il regista italiano Luchino Visconti». il curriculum di emmanuel de bayser è più sbilanciato sul mondo della comunicazione. «avevo il ruolo di international communication director presso L'OrŽal Paris per i prodotti Giorgio armani - racconta -. a Monaco di baviera ho conosciuto Josef. ci siamo detti che, se avessimo messo insieme i nostri percorsi complementari, avremmo potuto fare grandi cose. soprattutto, qualcosa di nostro». nasce così l'idea di lanciare a berlino, crocevia delle nuove tendenze, non
un negozio, ma un concept store raffnato e curioso, The Corner Berlin. «tutto è partito nel 2006 con la boutique di französische straße - prosegue emmanuel - che ha fatto da apripista ad altri due punti vendita, di cui uno dedicato all'uomo». oggi the corner berlin è sinonimo di tre location: oltre a The Corner Berlin East (800 metri quadri in französische straße 40, inizialmente uomo e donna e ora solo donna), sono stati aperti The Corner Berlin West, 260 metri quadri in wielandstrasse 29 (donna), e, focalizzata sul menswear, The Corner Berlin Men, 150 metri quadri in Markgrafenstraße 45. «coadiuvati da uno staff di una trentina di persone - informa Josef Voelik - mettiamo quotidianamente in pratica la nostra flosofa: proporre i marchi migliori in fatto di fashion, arte, lifestyle e arredo». «in breve tempo - interviene emmanuel - i nostri sono diventati veri “go-to-store”. crediamo in un lusso personalizzato». i brand spaziano da classici che hanno saputo rinnovarsi, tra cui Valentino e Saint Laurent, a nomi meno altisonanti ma ricchi di spunti, vedi Wooyoungmi per l’uomo e, per la donna, Faith Connexion. Josef ed emmanuel hanno capito in anticipo l’importanza
STELMAR FOR
Stelmar Srl: tutto per la confezione Dal 2014 una nuova pagina della storia Stelmar si apre alle necessità e ai bisogni degli Uffci Stile più sofsticati ed esigenti. Nasce così Stelmar hangtags, labels, fashion accessories and packaging.
Stefano Pierini amministratore di Stelmar Srl
L 1
dell’omnicanalità. «a parte la presenza su farfetch.com - dicono - internet è utile per tenere informati i nostri clienti internazionali, per esempio via WhatsApp. Da poco abbiamo reclutato un media director e un fotografo per dare al nostro online store nuovi contenuti. tra i social, stiamo spingendo su Instagram: curioso e, soprattutto, “shoppable”». ●
1. Il menswear allÕinterno di The Corner Berlin 2. Una panoramica del punto vendita The Corner Berlin pi• grande, 800 metri quadri sulla Franzšsische Stra§e
a Stelmar Srl è un’azienda che da oltre 40 anni produce e commercializza accessori ed articoli packaging per l’industria del tessile e dell’abbigliamento. Fondata nel 1970, in provincia di Teramo, dall’esperienza del Rag. Vito Pierini, viene oggi gestita dal fglio Stefano Pierini, amministratore unico della società. Grazie ad una esperienza pluriennale, l’azienda si occupa di rifornire le imprese di confezione dei prodotti e accessori necessari, come scatole di vario genere e materiale, lavorazioni in pvc (girocolli, farfalline e stecchini), etichette, cartellini e buste. Inoltre è rivenditrice delle migliori marche di flati cucirini, chiusure lampo, appendini e bottoni. Da sempre presente sul mercato nazionale, recentemente ha iniziato a prestare sempre più attenzione anche a quello estero, contribuendo alla valorizzazione del Made in Italy. La Stelmar Srl sarà presente a settembre alla Milano Unica e a Premier Vision di Parigi.
Stelmar Srl Contrada Santa Croce snc - 64010 Civitella del Tronto (Te) Tel. 0861 910292 - stelmar@stelmar.it - www.stelmar.it 2
12_06_2015
113
brand to watch di Angela Tovazzi
barena
The brand is inspired by the Venetian tradition of the early twentieth century, with clean and contemporary clothes.
La “Barena” è quella zona veneziana tra la terraferma e il mare, punteggiata di isole e fordi e periodicamente sommersa dall’acqua, dove anticamente vivevano cacciatori e pescatori. Il mood Barena prende spunto da lì, dalla tradizione lagunare di inizio Novecento. Molti modelli si ispirano agli abiti esposti nei musei o ritratti nei libri di questo periodo, alcuni disegni dei tessuti (tutti naturali e rigorosamente made in Italy) arrivano dagli archivi di lanifci veneti ormai non più in attività. Una passione di famiglia nata nel 1961 con Sandro Zara e continuata con i fgli Giovanni e Francesca, affancati da Massimo Pigozzo, che si occupa della progettazione delle collezioni. Oggi Barena, grazie a capi uomo e donna di alta qualità e all’immagine sobria e contemporanea, ha conquistato le vetrine di top shop in 26 Paesi del mondo, come Sugar ad Arezzo, San Carlo a Torino, Barneys a New York, Isetan e United Arrow a Tokyo, Liberty a Londra, Maxfeld a Los Angeles, oltre a essere venduto su Mr. Porter. Con prezzi sell out tra i 370 e i 400 euro, il marchio veneto è disponibile nella showroom aziendale di via Bigli a Milano.
mario bemer
Quello dei Bemer è un nome conosciuto nel mondo della calzatura di lusso. Un marchio che inizia a circolare nel 1999 con i fratelli Stefano e Mario, che dal laboratorio artigianale nel centro storico di Firenze Mario Bemer writes the second chapter of the Bemer frmano scarpe fatte a mano destinate ai cultori del su misura. Una storia story: tailor made shoes, devoted to excellence. interrotta dalla scomparsa improvvisa di Stefano Bemer nel 2012 e che oggi riprende con un secondo capitolo frmato da Mario Bemer, affancato dal maestro giapponese Seiji Miyagawa (il Giappone è l’unico Paese ad avere un’università dell’arte calzaturiera) e dal socio Luca Nardini. La forza del marchio è ancora il tailor made: ogni calzatura è il risultato di una serie rigorosa di passaggi, che parte dalla misurazione del piede del cliente alla preparazione della forma in legno (che potrà essere utilizzata per successivi “restauri”), per arrivare alla realizzazione della “scarpa prova” e, infne, di quella defnitiva. A Firenze, dove ha sede il negozio, arrivano clienti da tutto il mondo, tra cui vip come Leonardo DiCaprio e Martin Scorsese, Jude Law e Andy Garcia. Il prezzo? Tra i 2mila e i 3mila euro al paio, a seconda dei materiali utilizzati.
114
12_06_2015
les bohÉmiens Multidisciplinary approach, made in Italy manufacture, unconventional design.
Arte, cinema, musica, fotografa, architettura: l’approccio multidisciplinare è il tratto distintivo di Les Bohémiens, marchio lanciato nel 2013 da Francesco De Falco e Pasquale Vittorio D’Avino, compagni alla Luiss di Roma, che dopo l’università hanno deciso di trasferire le loro passioni in progetto imprenditoriale, coinvolgendo giovani talenti italiani nel campo del design, della comunicazione, del business e delle pr. Il risultato? Una collezione uomo e donna di abbigliamento, scarpe e accessori che celebra l’arte contemporanea, combinando manifattura sartoriale e design anticonvenzionale (bohémien appunto), e che spesso si lega come sponsor a eventi d’arte e di musica elettronica. Distribuito dalla showroom Spazio 38, è presente in una quarantina di punti vendita, come Inner Antonioli a Milano, Anteprima a Bari e S/HW-Strike a Napoli. I prezzi sell in sono compresi tra i 45 euro e i 185 euro.
alberTo premi
Colorful, futuristic, high-impact: at Pitti Uomo the Alberto Premi’s fourth collection is being presented.
Classe 1992, Alberto Premi si è messo in luce con il concorso Who is On Next? 2014 e ha ottenuto la ribalta di Pitti Uomo dello scorso gennaio, dove ha presentato la terza collezione. La sua è una passione nata in famiglia: il padre per 30 anni ha lavorato come modellista di scarpe ed è stato il primo a instillare in lui il desiderio di sperimentare colori, forme, materiali. Nel 2013 Alberto si laurea all’Istituto Its Machina Lonati e comincia a disegnare. Oggi è alla quarta collezione (che sarà nuovamente in Fortezza da Basso a Firenze) e ha cominciato a conquistare i primi clienti, tra cui l’Eclaireur a Parigi, Wise a Cremona e Rail a Brescia. Punto di riferimento per le sue sneaker colorate e avveniristiche, vendute con prezzi tra i 320 e i 400 euro, è la showroom Tomorrow di Milano.
DANIELE BALTIMORA 4STORE (Milano)
❝
Un nome da tenere d’occhio è Paura, uno streetwear ideato dal designer Danilo Paura. Linee pulite, poche fantasie, immagine d’impatto: la collezione sta riscontrando ottimi feedback, con un sell out altissimo
paura
A brand that is not afraid to dare. On stage we see an ironic and irreverent total look.
Il designer Danilo Paura non ha certo paura di osare. Il suo è un linguaggio irriverente che parte dalla rivisitazione delle forme, decontratte e spesso oversize, per arrivare a scelte cromatiche audaci e motivi lettering che non lasciano spazio all’interpretazione. Fondato nel 2009 insieme a Cristian Mignaniello (che cura il côté amministrativo e commerciale), Paura, come spiega Danilo, «unisce manifattura italiana e vestibilità non convenzionali, per un made in Italy dalla visione internazionale e contemporanea». Distribuita in Italia da un network di sei spazi di rappresentanze (tra cui Baco, Altro Studio e After All), la label ha conquistato le vetrine di multimarca come 4 Store a Milano, Bottega Back Door a Bologna, Maxim a Rimini e Degli Uberti a Roma. I prezzi sell out sono compresi tra i 59 euro di una T-shirt e i 669 euro per un chiodo in pelle.
12_06_2015
115
visti iN sHOWROOM
pIù uNDERGRouND DI coSì... Abbiamo chiesto alle showroom quali sono i brand emergenti su cui scommettere per le prossime stagioni. In un ambito molto selezionato però: quello del menswear underground. Ne è emerso un mix variegato: dal pantalone slim ftted “politicamente impegnato”, al total look che unisce la cultura sartoriale occidentale a quella orientale, dalle sneaker preferite dalle band di garage rock fno allo streetwear alla francese, un po’ bon ton. di Elisabetta Fabbri
Infuential showrooms point out innovative brands within a specifc fashion segment: the underground current of menswear.
ARETÈ SHOWROOM
DISARMED
Disarmed brand comes from the partnership betweeen a US young design team and a structured denimwear company.
Nasce circa un anno fa dall’incontro tra un gruppo di giovani creativi americani e un’azienda del denimwear molto strutturata. E da subito, scegliendo di chiamarsi Disarmed, il brand prende posizione sul disarmo. Il logo stesso fa rifettere: è una pistola, simbolo quasi “cool” in svariati contesti ma di fatto - come vogliono sottolineare i designer di Disarmed - negativo e pericoloso. Declinato anche al femminile, il marchio punta a intercettare un consumatore attento a qualità e dettagli. Plus per i buyer sono i riassortimenti veloci, grazie a un magazzino “never out of stock”. Prezzi sell in tra 50 e 80 euro.
STUDIOZETA.ORG
LES MARAISIENS E IZREEL
Polite and tailor made approaches characterize these two fresh brands from Paris and Japan.
Prodotta a Parigi e nella Ville Lumière, la linea Les Maraisiens ha debuttato lo scorso anno. Il suo è un approccio “garbato” al mondo street, senza esagerazioni, puntando più alla ricerca nei dettagli che a stupire con costruzioni ardite e stampe squillanti. L’input creativo arriva, come si può intuire dal nome, dalla storia e dalla cultura del Marais, quartiere della capitale francese diventato un polo d’attrazione dello shopping di moda contemporanea. Tra i pezzi forti le giacche (da 130 a un massimo di 190 euro, come prezzo sell in) e i pantaloni (50-60 euro). Da tenere sotto osservazione anche la label giapponese Izreel, sinonimo di streetwear raffnato, dal sapore sartoriale, che già furoreggia nei più importanti store del Sol Levante. Lontano dai volumi over cui ci ha abituati un certo urbanwear, predilige giocare con i tessuti - nobili e meno nobili, uniti e fantasie - per creare insoliti contrasti. Il prezzo medio sell in di un completo si aggira intorno ai 260 euro. 116
12_06_2015
TOMORROW
D.GNAK
In an accelarated and interconnected globalized world, D.Gnak is the suitable total look for men living in megacities.
Il total look ideale per chi abita in una megalopoli? Lo propone il designer coreano Dong-Jun Kang con il marchio D.Gnak: un nuovo concetto di estetica, nell’era della globalizzazione e della interconnessione, frutto di un’ibridazione di stili, proprio come le contaminazioni di gusti, lingue, musica e cibo nelle supermetropoli. Tra le fonti d’ispirazione, lo stilista (diplomato alla Parsons School of Design di New York) cita il design geometrico e minimalista, i colori desaturati e la grana delle pellicole fotografche analogiche. Già distribuita da noti multimarca italiani come Antonioli, Dantone, LÕInde Les Palais e LuisaViaRoma, la collezione ha prezzi wholesale che variano da un massimo di 275 euro per un cappotto a 80-125 euro per i pantaloni e 45-60 euro per polo e T-shirt.
P
DANIELE GHISELLI DIFFUSIONE
SWEAR LoNDoN
Created by José Neves, founder of farfetch.com, Swear London is one of the most relevant brands within contemporary fashion footwear.
Swear London è un brand inglese di calzature uomo-donna creato nel 2001 da JosŽ Neves, fondatore della piattaforma di moda farfetch. com. Con il suo mood techno-casual si colloca a pieno titolo nell’universo del contemporary fashion footwear. Segno distintivo: la suola in gomma. Il resto è un sapiente mix di design, materiali speciali, dettagli originali e artigianalità. Amato da garage rock band come The Strokes, White Stripes e The Hives, con il suo più celebre modello, “Dean”, ha venduto nel mondo un milione di paia.
12_06_2015
117
Il magazine di news, business e trend
people
Creare un brand online si può. Parola di infuencer Tra blogger e nomi attivi nell'universo social, si fa strada una schiera di autentici professionisti 2.0. Sono i nuovi infuencer, un'élite che sta iniziando a contare nel variopinto mondo della moda di Marc Sondermann
Beyond the bloggers as we knew them so far, a new generation of 2.0 professionals is quickly growing. These new infuencers are beginning to truly count in the multicoloured fashion world.
n fenomeno nuovo tiene banco nel variegato e colorato mondo della moda. Tra blogger e protagonisti che si affacciano all'universo social, non ci si limita più a proporsi in pose accattivanti, a margine di sflate e party, protesi verso gli obiettivi dei fotograf e, magari, presi dalla spasmodica caccia a qualche centinaio di follower in più. Tra viaggi pagati, giveaway di pregio ed emolumenti a cinque cifre (per singolo post, ndr), emerge al contrario la consapevolezza di far parte di una nuova, variopinta élite che sta iniziando a contare. Sul serio e in termini di soldoni. Si fa strada una schiera di autentici professionisti del fashion system, gli infuencer 2.0. Oltre al proprio blog, di rigore, e all'account su Instagram, sempre più imprescindibile, si tratta di personaggi poliedrici e cosmopoliti. Capaci di assemblare look irresistibili a livello internazionale, certo, ma anche di stilare articoli e servizi per le più accreditate testate tradizionali, oltre che di diventare personal stylist per alcune delle celebrity più in vista del pianeta. Non ultimo, questi personaggi, da Chiara Ferragni e Mariano Di Vaio in giù, disegnano e commercializzano linee di moda a propria immagine e somiglianza, contrassegnate dal loro personalissimo brand. È a questi volti freschi che la nuova sezione Fashion People è dedicata. Perché per capire la moda bisogna conoscerne intimamente i protagonisti: soprattutto quelli più giovani. ●
U
12_06_2015
119
FeSTIVAl people
Amina Muaddi La designer milanese di origini giordane e rumene si è imposta con il brand di footwear Oscar Tiye. Dopo aver partecipato nel 2013 ai "Vogue Talents" di Milano, è diventata fornitrice uffciale di star come Zoe Saldana, Hailee Steinfeld ed Eva Longoria. I post delle celebrity con le sue scarpe ai piedi generano decine di migliaia di like in pochi minuti. LuisaViaRoma.com e Antonioli a Milano sono stati tra i primi a credere in lei.
1
L'onda sociaL si forma qui
Come generare una pioggia di like quando si è un giovane brand alle prime armi? Fashion ha assistito a un evento clou. di Marc Sondermann
How to generate a lot of likes when you are a young brand? Fashion did some research on the ground.
Alessandro Enriquez Palermitano, con radici francotunisine e spagnole, dopo anni di apprendistato da Costume National non ha faticato a inventarsi il brand An Italian Theory, centrato sull'aspetto "culinario" del made in Italy. Al tema ha dedicato anche una collezione di interior design. Collaboratore di media come grazia.it, Elle e Marie Claire, i suoi immaginifci morceaux su Instagram sono ammirati quanto temuti dagli addetti ai lavori.
120
12_06_2015
ell'universo della fsica nucleare il concetto chiave dietro a una reazione a catena si chiama massa critica. Nel mondo della moda contemporanea vige più o meno lo stesso principio. Prendi un'occasione ad altissima densità di celebrity come il Festival di Cannes, inviti le stylist delle star più in auge del momento, aggiungi una serie di promettenti infuencer creativi tratti dalla blogosfera, attivi anche sui media tradizionali, e perfezioni il tutto organizzando un evento di live tagging, dunque di personalizzazione dei capi tramite street artist, in una delle locali boutique
N
1. Amina Muaddi, Erica Pelosini e Maria Buccellati all'Hotel du Cap-Eden-Roc 2. Due proposte Oscar Tiye, marchio frmato da Amina Muaddi 3. Un look della collezione 10X10 An Italian Theory di Alessandro Enriquez
Maria Buccellati
2
di assoluto riferimento. Il risultato consiste in un'infnità di suggestivi post, dal forte potenziale virale, in viaggio nei circuiti social nel giro di pochissimo tempo. Una vera e propria operazione di brand building da manuale, anche se il manuale di questa nuovissima disciplina è ancora tutto da scrivere. Di ineguagliabile importanza è senz'altro la carica di empatia emotiva che le personalità coinvolte riescono a sprigionare. Nel caso di Amina Muaddi, Alessandro Enriquez ed Erica Pelosini, radunati dalla sapiente mano di Maria Buccellati, madrina d'eccezione del brand Faith Connexion, il successo
3
è garantito. Fosse anche solo per la visita all'Hotel du Cap-Eden-Roc, mitica meta descritta da Francis Scott Fitzgerald in "Tenera è la notte", dove alla vigilia del roboante charity party di De Grisogono è tutto un via vai di magnati, yacht e starlet, e dove nascono ulteriori scatti memorabili. Da non dimenticare anche la scelta del multimarca coinvolto: trattasi di Croisette 55, situato a pochi metri dall'albergo-icona del festival, il Ritz-Carlton, gestito da uno dei commercianti più abili della Côte, e dove magneti di pubblico come Ian Somerhalder e Mary J. Blige fanno regolarmente capolino. ●
Instancabile presenza dietro le quinte, la cubano-americana di origini spagnole, andata in sposa a una delle più grandi famiglie del luxury milanese, è oggi una delle signore meglio connesse dietro le quinte della moda. Ex musa di Dolce&Gabbana, promuove il brand Faith Connexion, di cui è presidente per gli Usa. La sua naturalezza ed eleganza la accreditano presso i più blasonati interlocutori, tra cui non mancano alcuni tra i più importanti esponenti dell'alta fnanza anglosassone.
Chi è Faith Connexion
street art in saLsa gLam
Seasonal top seller at stores as Antonia in Milan and The Corner in Berlin, Faith Connextion mixes glamour and underground culture.
Il brand di graffti couture con sede a Parigi è una delle realtà più effervescenti del momento. Amalgamando la street art con tanto di bomboletta spray alle intuizioni stilistiche di un team creativo proveniente da griffe come Balmain, coniuga il glamour delle celebrity che ne vanno pazze con l'animo ribelle della cultura underground. Multimarca di tendenza come Antonia a Milano e The Corner a Berlino segnalano Faith Connexion come topseller di stagione. A lato, lo stile Faith Connexion
Erica Pelosini La socialite, forentina purosangue trapiantata a Beverly Hills, è tra le più ambite presenze alle feste e sui red carpet. Già braccio destro di Anna Dello Russo presso Vogue Japan, con il neo-marito Louis Leeman ha coniato l'omonimo luxury footwear brand, protagonista a Pitti Italics. Tessitrice di relazioni tra gli infuencer più cool, negli Usa la si apprezza come fautrice di una "up and coming power couple". Appena entra in scena, fa da magnete per fotograf e crowdwatcher.
12_06_2015
121
NiCola FormiChetti
digital people
«connesso, sÌ. ma due giorni al mese spengo la corrente» all'avanguardia nell'utilizzo del web e dei social media, il direttore artistico di diesel sa come sottrarsi ai rischi di chi è perennemente online. la sua passione? Scovare talenti in giro per il mondo e dare loro la chance di esprimersi. Una missione che porta avanti anche nel nuovo ruolo di global design ambassador di pepsi Challenge di Carla Mercurio
Fond of the web and social media, the artistic director of Diesel knows how to avoid the risks of those who are perpetually online. His passion? To discover talents around the world and give them the chance to express themselves. A mission he carries on also in his new role of Global Design Ambassador for Pepsi Challenge. 3
isogna cercare di superare le paure. Agire, punto e basta. Io ho fatto tanti sbagli ma tutte le esperienze sono state una scuola importante per me». Nicola Formichetti, direttore artistico di Diesel, noto anche per le collaborazioni con Uniqlo e Lady Gaga, non ha dubbi: «Il segreto è imparare dagli errori. Due anni fa Diesel mi ha offerto una grande opportunità: un marchio globale, con una storia alle spalle. Un'etichetta che amo e che mi consente di mettere all'opera gli skill che ho acquisito, con tutte le mie esperienze: dal retail al design, fno al marketing». 38 anni, quest'anno il creativo italo-giapponese è stato nominato Global Design Ambassador per il 2015 di Pepsi Challenge, la campagna di marketing concentrata sulla responsabilità sociale, interamente rivolta alla generazione dei social media, che vede il coinvolgimento di personaggi del calibro di Usher, Serena Williams, Usain Bolt: «Una vera sorpresa trovarmi in compagnia di super-eroi di questo calibro». L'iniziativa lo ha visto all'opera nella creazione del Dress of Light, un abito-scultura realizzato interamente con bottiglie di Pepsi, svelato a Hong Kong, prima tappa di un tour che poi vedrà all'opera l'ingegno di giovani artisti locali in tutto il mondo: «Una sfda anche per me, dal momento che non ho mai fatto una scultura». A seguire, è stata la volta della sua reinterpretazione della lattina di Pepsi, punto di partenza di un contest internazionale via web, che ha coinvolto i consumatori di tutto il mon-
1. Nicola Formichetti, direttore creativo di Diesel e Global Design Ambassador per il 2015 di Pepsi Challenge 2. Un'immagine della campagna Diesel primavera-estate 2015 3. The Dress of Light, realizzato per il Pepsi Challenge
B
«
122
12_06_2015
2
1
do e che dà l’opportunità al più geniale di vincere uno stage al Pepsico Design & Innovation Center di New York. E poi ne arriveranno delle altre. «Sono affascinato dal signifcato di quello che stiamo facendo con Pepsi. Il senso di questo progetto è proprio andare a scovare giovani talenti e dare loro la chance di esprimersi». E prosegue: «Come è accaduto due anni fa, quando sono approdato in Diesel, dove ho creato una community online, portando avanti nuove sfde creative. Un compito molto impegnativo». «Inizialmente - spiega - ho dovuto ridefnire il proflo del marchio, lavorando all'interno dell'azienda. Ora è tempo di uscire allo scoperto, metten-
domi in gioco con il retail, i negozi, la presentazione delle collezioni ai clienti e la comunicazione». Indubbiamente Formichetti è un uomo dei nostri giorni: sempre connesso, sempre al passo con le tecnologie. Ma anche lui ha bisogno dei suoi spazi di "silenzio" mediatico: «Il pericolo di essere interamente fagocitati dal web e dai social media esiste - ammette -. Se non si sta attenti, si rischia di essere ossessionati da mille cose inutili. Io, personalmente, ho la mia escape strategy: una volta al mese mi disintossico, "spegnendo la corrente" per due giorni». Un altro aspetto di Formichetti che sorprende è il suo rapporto con l'e-commerce: «Sono molto digital forward ma per lo shopping amo andare in negozio. Non mi piace affdarmi a una semplice foto - puntualizza - È proprio questa la sfda con Diesel, con cui lanciamo la nuova piattaforma di e-commerce dal prossimo settembreottobre: presentare il prodotto in modo verosimile, lavorando su tutti gli aspetti, dalle foto al modello, fno alle taglie». ●
spotlight pEoplE a cura di Andrea Bigozzi
Bastian testimonial a quattro ruote Michael Bastian will make a cameo appearance in a new 30-second TV ad for line of premium SUV.
Michael Bastian sarà impegnato con un doppio ruolo nella prima edizione della New York Fashion Week: Men’s (13-16 luglio). Non solo come stilista, visto che presenterà la sua collezione springsummer 2016, ma anche come attore. Il designer ha accettato di recitare nella nuova campagna pubblicitaria televisiva della casa automobilistica GMC, specializzata in suv e crossover di lusso, che debutterà in Tv proprio nei giorni della fashion week.
Re Giorgio sceglie Facetasm Giorgio Armani is lending his support to Facetasm this season. The Japanese brand will show at Armani’s theater.
Questa volta tocca a Hiromichi Ochiai. Giorgio Armani ha scelto il fondatore del brand giapponese Facetasm per continuare il suo progetto di sostegno alle nuove generazioni di stilisti, giunto alla nona stagione. L’etichetta nipponica fondata nel 2007 si era già fatta notare a Pitti Uomo nel 2010 all’interno del progetto Versus Tokyo, ora però i suoi look da silhouette avant-garde e ispirazioni streetwear sono pronti a calcare la prestigiosa passerella dell’Armani/Teatro durante Milano Moda Uomo. «È un grande onore e una bella sfda per il nostro piccolo e indipendente team sflare nell’Armani/Teatro. Mi auguro che la nostra originalità venga apprezzata», ha commentato Ochiai.
Lo stilista dei Vip frma anche gli abiti sacri Riccardo Tisci took on a very different project designing a precious cape for Our Lady of Grace of Palagianello.
Frida Giannini sposa in Valentino Frida Giannini wore a wedding dress designed by friends Maria Grazia Chiuri and Pierpaolo Piccioli.
Per le sue nozze del 5 giugno con Patrizio Di Marco, Frida Giannini, ex direttore creativo di Gucci, ha scelto un abito haute couture di Valentino, disegnato appositamente per lei dai direttori creativi della maison Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli. I tre designer sono amici di lunga data, avendo tutti iniziato a lavorare nell’uffcio stile di Fendi.
Lvmh punta su Marques’Almeida e Jacquemus Designers Marta Marques and Paulo Almeida of the label Marques’Almeida wins 2015 Lvmh Prize and Jacquemus is the second prize winner.
Sono Marta Marques e Paulo Almeida, il duo portoghese del brand Marques’Almeida, i vincitori della seconda edizione dell’LVMH Young Fashion Designer Prize. Apprezzati per «l’abilità tecnica e l’approccio originale nell’uso del colore e della texture», come ha spiegato Delphine Arnault (presidente di giuria), si sono aggiudicati i 300 mila euro del primo premio e il sostegno per un anno da parte di Lvmh sul piano strategico. Un premio fuori programma è andato anche a Simon Porte di Jacquemus. A lui 150mila euro e lo stesso mentoring da parte del gruppo.
124
12_06_2015
Nel suo curriculum Riccardo Tisci ha diverse medaglie: nel 2005, dopo aver presentato a Milano l’omonima collezione, viene scelto da Givenchy come direttore creativo e nel giro di poche stagioni ne rilancia il prestigio. Nel 2008 la popstar Madonna lo vuole per i costumi del suo Sticky and Sweet Tour e il risultato è tale che la cantante ricorrerà spesso ai suoi look. Nel 2013 è l’Opéra de Paris a ingaggiarlo per i costumi di scena del Bolero di Ravel. Ora per il fashion designer è il momento di confrontarsi con l’arte sacra. Tisci ha realizzato un manto per la Madonna delle Grazie di Palagianello, comune della provincia di Taranto e terra di origine dei genitori. «Tengo molto alle mie radici e la mantella della Madonna delle Grazie è un simbolo a cui sono affezionato», ha spiegato lo stilista quarantenne. Un omaggio che ha lasciato senza parole la comunità di Palagianello e mandato in visibilio i presenti alla cerimonia di benedizione, alla quale lo stesso Riccardo ha partecipato.
PORTRAITS PEOPLE
Per mary-kate e ashley Olsen l'Oscar è arrivatO cOn la mOda
Il loro percorso sembrava segnato: attrici dall'età di un anno, le gemelle Olsen hanno fatto una fulminante carriera come protagoniste di sit-com e idoli delle teenager. Avrebbero potuto restare nel movie business, vivendo di rendita su una grande celebrità e su ruoli di medio livello in tv e al cinema. Invece, come stiliste, hanno fatto un vero salto di qualità. Già premiato con due "oscar" dal Cfda.
di Alessandra Bigotta
Known as actresses and teen idols, the Olsen twins reinvented themselves as fashion designers and entrepreneurs. On 1st June they were awarded for the second time with the Womenswear Designer of the Year award by Cfda for their The Row brand.
uando nel 2006 hanno debuttato nella moda, appena ventenni, in molti hanno pensato che si trattasse della solita operazione di marketing, destinata a esaurirsi nel giro di poche stagioni. Hanno dovuto ricredersi. Perché le sorelle Mary-Kate e Ashley Olsen, nate come bimbe prodigio nel cinema, di talento nella moda ne hanno da vendere e lo hanno dimostrato con il successo di due collezioni, The Row ed Elizabeth and James, quest'ultima ispirata al nome dei due fratelli. Soprattutto con The Row, per la quale si sono avvalse tra gli altri della collaborazione di Nadège-Vanhee Cybuski (ora direttore creativo di Hermès), si sono ritagliate una nicchia che piace tanto alle star losangeline, dove il marchio è nato, quanto al pubblico più snob di New York, città nella quale si sono trasferiti gli headquarters. Con la sua immagine senza fronzoli ma di forte personalità, The Row è il marchio giusto al momento giusto: giovane e sofsticato, è "very cool" e per niente trash. Jennifer Aniston, Reese Whiterspoon, Scarlett Johansson e Gwyneth Paltrow, solo per citarne alcune, lo adorano. Le fashioniste ne apprezzano il twist contemporaneo. Non stupisce quindi che il primo giugno Mary-Kate e Ashley abbiano conquistato il premio per l'abbigliamento femminile ai Cfda Awards, gli "oscar" americani della moda, sbaragliando concorrenti del calibro di Marc Jacobs e del duo McCollough/Hernandez di Proenza Schouler. Competitor con i quali si erano già confrontate e che già aveva-
Q
108 126
12_06_2015
Mary-Kate e Ashley Olsen nascono il 13 giugno 1986 in California, a Sherman Oaks. Nel 1987, all'età di un anno, diventano famose alternandosi nel ruolo della piccola Michelle Elizabeth Tanner, fglia del protagonista della sit-com Full House. Nel 1993,a soli sette anni, diventano "proprietarie" di Dualstar Entertainment, un gruppo nato principalmente per gestire il business e i progetti di marketing sviluppati intorno alla loro attività. A cavallo tra gli anni Novanta e l'inizio del Duemila si impongono come idoli delle teenager, grazie a serie televisive di successo ma anche al loro stile molto personale. Da sempre appassionate di moda, nel 2006 lanciano il marchio The Row, ispirato alla leggendaria Savile Row. Nel 2007 è la volta di Elizabeth and James. Nel 2011 Forbes le inserisce al 25esimo posto nella lista dei "30 under 30" più infuenti.
Le gemelle oLsen no surclassato nel 2012, la prima volta che avevano conquistato il podio della manifestazione. Il futuro delle "Olsen twins" è sempre più nel fashion: alla proposta di recitare in Fuller House, il sequel della serie Full House che le aveva portate al successo quando avevano appena un anno, hanno risposto con un garbato ma deciso no. Tra i progetti, il lancio del primo profumo Elizabeth and James il prossimo settembre, insieme a Sephora. Il loro è un percorso che ricorda da vicino
Nel 2012 vincono per la prima volta il premio per il Womenswear ai Cfda Awards. Fanno il bis nell'edizione 2015, sbaragliando tra gli altri Marc Jacobs.
la trama del flm Sliding doors, con una porta che probabilmente si chiude, una che si apre. Di rischi ne hanno corsi: restare imprigionate nel cliché televisivo delle eterne adolescenti oppure farsi schiacciare da ingranaggi più grandi di loro, se si pensa che a sette anni erano già proprietarie di una casa produttrice, la Dualstar. Hanno saputo coltivare le proprie vere inclinazioni e per questo si sono aggiudicate due meritatissimi "oscar", che come attrici ● non avrebbero mai ottenuto.
Q&A people
Christian Pellizzari
L’ALFIErE DEL MADE IN ItALY
A chi deve dire grazie? A tutte le persone che hanno creduto in me dall’inizio, spronandomi a prendere il volo e a essere me stesso.
Direttore e Amministratore Delegato
Per essere creativi ci vuole…
Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it)
Creativi si nasce: è il saper cogliere in ogni aspetto della vita qualcosa che ispiri. E che sia correlabile con il lavoro svolto.
Caposervizio
Quanto è importante la formazione nel suo lavoro? Sicuramente è una bella base di partenza, poi ognuno si crea il proprio percorso. Io ho scelto di partire da come si costruisce un capo d’abbigliamento. Questo mi è servito moltissimo quando ho deciso di creare il mio marchio.
Christian Pellizzari was born in Treviso in 1981. After his studies at Polimoda of Florence has worked for four years at Tonello. He then moved to Paris, where he made experiences at Vionnet and Jay Ahr. Later he launched his men’s and women’s label.
Quanto hanno infuito le esperienze presso maison e designer internazionali? Il mio percorso a Parigi, da Vionnet prima e da Jay Ahr poi, con il confronto con le sarte, è stato come un master: ho capito che era un reciproco accrescimento.
Ero al Polimoda a Firenze e studiavo la mia passione: la moda. Ho fatto modellistica perché volevo imparare la costruzione dei capi, cosa c’era dietro.
Chi erano i suoi idoli? Da sempre Yves Saint Laurent, Valentino e in seguito Dries Van Noten.
Quando la moda è entrata nella sua vita? Da sempre... Quando ero piccolo vedevo mia mamma e mia nonna cucire ed ero curioso e affascinato. Da qui il sogno di poter fare della creazione di vestiti il mio lavoro.
Quali sono state le tappe fondamentali del suo percorso? La scuola è stata sicuramente il primo passo importante. Poi Londra, la sartoria veneta e Parigi, dove ho potuto confrontarmi con la dimensione dell’atelier: sarte preparatissime, pronte a seguire ogni mia indicazione.
128
12_06_2015
Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) Redazione
Elena Azzola (e.azzola@fashionmagazine.it), Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it), Elisabetta Campana (e.campana@fashionmagazine.it), Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it), Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it), Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) Segreteria di redazione
Tatiana Tincani (t.tincani@fashionmagazine.it) Realizzazione grafca
Nadia Blasevich, Carlo Maraschi, Laura Marcarini Collaboratori
Mariella Barnaba, Alberto Corrado, Marcelo Crescenti, Peppe Orrù (Londra), Giuliana Poletto (Parigi), Cristiana Lopez (New York) Direttore pubblicità
Stefano Giordano (s.giordano@fashionmagazine.it) Pubblicità e promozione
Ilaria Roberta Galli (i.galli@fashionmagazine.it) Daniela Locatelli (d.locatelli@fashionmagazine.it) Stephanie Ouadfel (s.ouadfel@fashionmagazine.it) Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Uffcio traffco
Stefania Aguanno (traffco@fashionmagazine.it) Segreteria e servizi
Come è la sua giornata di lavoro tipo? Dov’era a 18 anni?
Il magazine di news, business e trend
Non ho giornate tipo in quanto, pur avendo un marchio piccolo, abbiamo sei uscite l’anno e c’è molto da fare. In generale, la mattina sono in uffcio stile per fare il punto della situazione. Ma ogni giorno c’è qualcosa di nuovo: la visita di un fornitore, andare in laboratorio con le modelliste... In una griffe in crescita siamo tutti molto fessibili a confrontarci con ogni tipo di necessità.
Qual è il suo attuale stato d’animo, alla vigilia della fnale regionale del Woolmark Prize, per il quale è in lizza come stilista italiano nella categoria uomo? L’essere in fnale è sicuramente una gratifcazione enorme ma allo stesso tempo una grande responsabilità. Il mio percorso creativo nasce dalla ricerca dei tessuti, visitando gli archivi delle aziende tessili. Sono sempre di più un fan del made in Italy e della grande artigianalità italiana, che mi sento di rappresentare e che vorrei venisse riconosciuta nell’epoca 2.0 in un contesto così importante. (e.a.)
Valentina Capra, Tiziana Grazioli (fashion@fashionmagazine.it) Amministrazione
Cristina Damiano, Ester Miazzo Diffusione e abbonamenti
Daniele Costanzo (abbonamenti@fashionmagazine.it) Edizioni Ecomarket Spa
Redazione, Amministrazione, Pubblicità: piazza Pio XI 1, 20123 Milano telefono: 02 80620-1 telefax: 02 80620-444 (redazione) 02 80620-333 (pubblicità e abbonamenti) Edizioni Ecomarket Spa Fashion - Il magazine di news, business e trend Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione Direttore responsabile Gianni Passavini È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografe, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © Fashion 2015 Edizioni Ecomarket - Milano Abbonamento annuale 185,00 e (quindicinale) - c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifca o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti - piazza Pio XI 1 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 11,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali) Pre-press: CLX Europe spa - Via dell’Artigianato 8/b - 37135 Verona Stampa: Vela Web Srl - Via Copernico 8 - 20082 Binasco (Mi) Distribuzione esclusiva per l’Italia: MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano Fashion fa parte del Gruppo DFV Verlagsgruppe Deutscher Fachverlag www.dfv.de Le altre testate moda del gruppo sono: TextilWirtschaft, Frankfurt; TextilJurnal, Praha; Sportswear International, Frankfurt; öTz österreichische Textil zeitung, Wien; DivatMarketing, Budapest; Images Business of Fashion, New Delhi.
Red caRpet people
GuCCi
Dinner party Dopo La cruise Il bel mondo newyorchese si è dato appuntamento al dinner party tenutosi a The Bowery Bar and Grill il 4 giugno, dopo la sflata della cruise 2016 di Gucci: una serata allietata, tra l’altro, dalla performance live della top model Karen Elson
Karen Elson
Il ceo di Gucci Marco Bizzarri
alviero martini 1a Classe
Lunga vita aLLa stampa geo A
Alviero Martini 1 Classe ha celebrato il 25esimo anniversario della sua iconica stampa geo con un esclusivo cocktail party presso il fagship store milanese
Laura Love
Alessandro Michele e Jefferson Hack
Rachel Zoe
GianfranCo lotti
sbarco in montenapo Il luxury brand forentino di borse e accessori ha inaugurato una boutique al civico 14 della più famosa via milanese dello shopping
La boutique di corso Matteotti 1 Laura Chiatti
Stefania Rocca
Luisa Ranieri
Gianfranco Lotti e Sandra Ahrabian
Guido Carissimo, Mario Boselli e Pascal Mourier
A party in New York to celebrate the 2016 cruise collection of Gucci and two events in Milan: the celebrations for the 25th anniversary of the geo print by Alviero Martini 1A Classe and a new store in via Montenapoleone for Gianfranco Lotti.
130
12_06_2015