FASHION N 1_2019

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Anno 50 | N°1 del 07.01. 2019 | quindicinale | € 8,00 | www.fashionmagazine.it

Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769

Il magazine di news, business e trend

THE

WINNER TAKES IT

ALL Nella foto: Philipp Plein ritratto da Steven Meisel



N° 1

SOMMARIO

7 GENNAIO 2019

www.fashionmagazine.it

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L’EDITORIALE

PROTAGONISTI

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FRÉDÉRIC DE NARP/BALLY

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«È l’heritage a dettare la linea del Bally che verrà»

11 ENZO FUSCO/FGF INDUSTRY «Grazie al focus su Blauer cresciamo double digit» 14 EDGARDO BIANCHI/LUBIAM «Pronti a bissare il record del 2017» 16 FRANCESCO TOMBOLINI

In copertina

Ritratto di Philipp Plein by Steven Meisel. Courtesy of Philipp Plein Press Office

CAMERA ITALIANA BUYER MODA

«Siamo forti ma servirà più digital e spazio ai new designer»

21 PITTI UOMO 95 Una “surprise box” con eventi, debutti e iniziative speciali 26 PITTI UOMO 95

ALDO MARIA CAMILLO

«Si può vivere il futuro indossando la giacca»

27 PITTI UOMO 95

GLENN MARTENS/ Y/PROJECT

«L’importante è essere se stessi»

28 PITTI UOMO 95

HELEN BARBOUR

«Io garante del marchio, tra heritage e contemporaneità»

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57 MILAN FASHION WEEK

CARLO CAPASA/CNMI

«Il presente non basta. Questa fashion week prepara il futuro» 07_01_2019

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N° 1 7 GENNAIO 2019 www.fashionmagazine.it

SOMMARIO

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60 60 MILAN FASHION WEEK

LUCA MAGLIANO

«A Milano sfila il mio gentleman di strada»

64 MILAN FASHION WEEK

RICCARDO GRASSI

«La scossa dei giovani: faranno ripartire tutto il menswear»

88 DINASTIE DI MODA Di buona famiglia 97 FORMALWEAR La new age del (semi) formale 101 OUTERWEAR REVOLUTION Tra fashion e performance lo street docet

66 PARIS FASHION WEEK Parigi dà lezioni di grandeur

105 MEN’S BAGS Lo zaino manda in soffitta la 24 ore

67 BERLIN FASHION WEEK Un’intensa tre giorni di show e convention

109 SUSTAINABILITY È tutta una questione di green factor

BUSINESS

71 BUYERS’ SURVEY/F-W 2018/2019 I Millennials sono reali ed entrano in negozio 81 OUTLOOK/MERCATO DEL LUSSO La crescita continuerà ma a nuove condizioni

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112 PITTI FILATI 84 Benvenuti nell’era del techno-luxury 117 CHARGEURS Il valore nascosto che fa la differenza

TREND

120 PHILIPP PLEIN «Mi piace pensare in grande»

125 PREVIEW MENSWEAR

FALL-WINTER 2019/2020

New movement

149 MEN’S PRE-FALL 2019 Now and again 152 BRAND TO WATCH

PEOPLE

156 PORTRAITS Pierre-Yves Roussel:: da veterano di Lvmh a ceo (e consorte) di Tory Burch 158 CAREERS 160 Q&A/ANTONELLA MANSI «La mia stella polare è la libertà. Di pensiero e di azione» 163 FASHION PEOPLE 165 ENGLISH VERSION 170 RED CARPET

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Viviamo in tempi in cui gli equilibri si stanno spostando. Mentre una volta i buoni affari si ripartivano su una moltitudine di piattaforme, marchi, intermediari e gregari, è apparso oggi su ogni genere di mercato una nuova tipologia di giocatore. Si tratta di soggetti che sono riusciti in brevissimo tempo ad adattarsi a condizioni competitive nuove, inedite, conquistando posizioni dominanti. Il fenomeno è ormai ampiamente sdoganato anche nel mondo della moda. Tra marchi, negozianti e pure player online, assistiamo oggi a un numero relativamente esiguo di vincitori, a cui si contrappone una vasta platea di aziende che vivacchiano. Esse difendono nella migliore delle ipotesi rendite di posizione, attraversano magari brevi momenti di gloria, ma non riescono a imporsi in questo nuovo ecosistema con il vigore che manifestarono agli albori della loro storia di successo. Il perché è presto spiegato. Nonostante gli scricchiolii evidenti, l’assetto geopolitico mondiale regge ancora, per ora impostato su una versione piuttosto estrema di turbocapitalismo, esacerbato dall’assenza di vincoli geografici e di barriere tra fisico e digitale. L’élite economica e culturale affluisce, non per ultimo sotto forma della sua generazione più privilegiata, i famosi Millennial, negli hot spot più cool, spingendone il costo della vita a livelli esorbitanti, mai visti prima. L’omogeneità di questo target, culturalmente in parte fittizia, ma economicamente del tutto veritiera, fa sì che chi ne interpreta il linguaggio e le esigenze nel modo più immediato ne coglie un dirompente, e travolgente, riscontro. È il caso di realtà diverse ma in questo simili come Gucci, Off-White, Stone Island e Philipp Plein, a cui dedichiamo il nostro servizio di copertina. Sono loro i grandi vincitori del momento. Sanno incarnare lo spirito del cambiamento meglio di chiunque altro. Questo non significa che non sia più possibile per altri trovare gli spazi per sfondare. Ancora la nuova frontiera del digitale è una cartina con parecchie macchie bianche. Ma bisogna affrettarsi. Il necessario dispendio di risorse aumenta nella misura in cui i pionieri verranno seguiti da emulatori. La finestra di tempo si sta chiudendo. Bisogna dunque avere un piano per arrivare a dominare la propria nicchia di riferimento. Non è più sufficiente amministrare. O si attivano piani di conquista. O si rischia di soccombere.

L’EDITORIALE

Vincere in grande stile

The balance of the market is tipping. Where there once were many winners now we witness the emergence of a few. These are the players who are best at adapting to today’s new competitive conditions. In a world where the Millennial target group knows no borders, not even between the physical and the digital domain, only some can prosper. The new commercial world order still displays quite a few white spots. But the window of opportunity is closing. You either conquer - or perish.

Marc Sondermann

Direttore/Editor-in-Chief

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INTERVIEW

FRÉDÉRIC DE NARP/BALLY

«È L’HERITAGE A DETTARE LA LINEA DEL BALLY CHE VERRÀ» 1. Frédéric de Narp è ceo di Bally dal 2013 2. Bally presenterà a Pitti Immagine Uomo un’anteprima della collezione A/I 2019 con una selezione di hiking boots heritage

Il ceo prepara il nuovo corso dell’azienda, che inaugura il 2019 a Pitti e si prepara a 12 mesi “challenging” tra il new deal con Marcolin, due opening in arrivo a Milano e Pechino e un forte push sul digital. «Il nostro è un brand storico, ma grazie a una sinergia maggiore tra design e merchandising oggi siamo in grado di attrarre un pubblico più giovane e diversificato» DI ANDREA BIGOZZI

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adici. Coraggio. Fantasia e rigore. Ambizione, ma anche piedi per terra. Questa è la formula che ha fatto la fortuna di Frédéric de Narp alla corte di Bally nei cinque anni alla guida del marchio svizzero con 168 anni di storia e un fatturato stimato (ma mai ufficializzato) di circa mezzo miliardo di euro. Una formula che varrà anche nel 2019, un anno che si preannuncia “challenging” per l’azienda sin dalle sue prime battute: il closing dell’acquisizione da parte del gruppo cinese Shandong Ruyi tarda ad arrivare, ma gli investimenti continuano tra il debutto dell’eyewear in collaborazione con Marcolin, la partecipazione alla 95esima edizione di Pitti Uomo e il nuovo store a Milano. Come avete chiuso il 2018 e quali sono le vostre priorità per quest’anno? Quello che ci siamo lasciati alle spalle è stato un anno di accelerazione, che ha visto una crescita del fatturato single digit e a doppia cifra per quanto riguarda i profitti. Il 2019 sarà dedicato all’implementazione e all’esecuzione della 8

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BALLY

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L’INCIDENZA DELLE CALZATURE NEI RICAVI

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strategia messa a punto dal nostro team. Tre saranno i pilastri fondamentali di questa strategia, a partire dalla valorizzazione della presenza omnichannel nei mercati chiave, con l’opening di due nuovi flagship store, uno a Milano in via Montenapoleone e l’altro all’interno del China World di Pechino, uno dei migliori mall di lusso del Paese. Questo progetto sarà una vera dichiarazione d’intenti per Bally nei confronti del suo mercato più strategico, la Cina. Aumenteremo inoltre l’investimento in comunicazione, puntando sull’influencer marketing, i social media e il digitale. E poi, per la prima volta nella storia del marchio, nomineremo un brand ambassador per l’Asia Pacifico. Abbiamo scelto uno degli attori cinesi più famosi e sveleremo il suo nome a febbraio. Collaborazioni speciali come quella con il producer Swizz Beatz, investimenti sui social in crescita: anche Bally sta diventando un brand per Millennials e GenZ? Il nostro è un marchio heritage, la cui offerta è perfettamente


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1. L’interno del monomarca Bally in Rodeo Drive 2. Un look donna S/S 2019 del marchio che presenterà le nuove collezioni uomo e donna a febbraio durante la fashion week femminile 3. Nel 2018 Bally ha riportato a Milano uffici e showroom e ha scelto come sede l’ex cinema Diana in Porta Venezia 4. Uno dei modelli F/W 2019 in anteprima a Pitti Uomo

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allineata con il mercato del lusso. Capsule come la recente Shok-1 ci consentono di attrarre un pubblico più giovane e diversificato, che ama l’arte, la cultu2 ra e la moda in edizione limitata. Anche la partecipazione a Pitti Uomo è l’occasione per lanciare un messaggio stagionale molto forte, un momento per fare branding: nello stand in Fortezza da Basso vedrete quanto è forte il nostro legame con la Svizzera. A Firenze portate progetti speciali e pezzi iconici, mentre per presentare le collezioni uomo e donna avete optato per la formula co-ed durante Milano Moda Donna. È questa la schedule perfetta? Il mondo del lusso si sta dirigendo verso collezioni meno stagionali e anche le differenze tra menswear e womenswear si affievoliscono sempre più. Per questo qualche tempo fa ci siamo presi il tempo per riflettere su come affrontare il panorama in evoluzione e pensiamo di aver trovato una soluzione giusta per il marchio, almeno per questo momento. Ma in generale in tutto il settore si avverte chiaramente la necessità di ripensare il modo in vengono presentate le collezioni. Fate parte dei brand senza direttore creativo (l’ultimo è stato Pablo Coppola), preferendo puntare su un team stilistico interno. Che vantaggi vi ha portato questa scelta? Si è trattato anche in questo caso di una decisione frutto dalla continua evoluzione del settore: il cambiamento genera cambiamento. È stata una presa di posizione consapevole, con l’obiettivo di creare un livello di sinergia tra il design e il merchandising maggiore rispetto al passato.

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Avete lasciato la vostra sede di Londra e ne avete aperta una nuova a Milano: l’Italia è sempre più importante? Dopo l’investimento nello showroom e negli uffici creativi di Bally a Porta Venezia, non vediamo l’ora di aprire a metà 2019 il nuovo flagship store. Abbiamo scelto uno spazio all’angolo tra via Montenapoleone e via Alessandro Manzoni: il nostro negozio segnerà la porta d’accesso al Quadrilatero della moda e sarà molto più grande di quello precedente. Avevamo bisogno di più spazio per mettere in evidenza la nostra nuova brand vision. Siete nati con le scarpe, ma il vostro è un brand completo. Che progetti avete per le altre categorie di prodotto? Per noi il ready to wear è stato e resta l’accessorio degli accessori: vale il 5% del nostro giro d’affari (contro il 50% delle scarpe e il 45% degli accessori, ndr), ma ci permette di presentare un total look che ha nella pelle il suo cuore pulsante. Per quanto riguarda l’eyewear, invece ci sono importanti novità: proprio con l’inizio del 2019 lanciamo una partnership quinquennale con Marcolin. Le collezioni di occhiali saranno presenti in tutti i nostri punti vendita e in Asia saranno disponibili nei canali distributivi di Marcolin. Che ruolo ha l’e-commerce e come si svilupperà? Questo canale sta vivendo una fase molto buona e cresce al ritmo del 30% anno su anno. Certo, le performance sono diverse a seconda dei mercati e del loro livello di maturità sul fronte omnichannel. Inizialmente abbiamo affrontato questo business in partnership con Ynap, ma dal 2014 la priorità è stata quellza di internalizzare tutta l’attività e-commerce. Ci eravamo dati l’obiettivo di creare entro quattro anni una piattaforma perfettamente omnicanale, capitalizzando anche il nostro network di punti vendita. Obiettivo completamente raggiunto proprio alla fine del 2018 nei nostri mercati chiave: la nostra piattaforma copre e gestisce completamente 30 Paesi. ■ 07_01_2019

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VIA DELLA SPIGA 30


INTERVIEW

ENZO FUSCO/FGF INDUSTRY

«GRAZIE AL FOCUS SU BLAUER CRESCIAMO DOUBLE DIGIT» «Tagliamo il traguardo del 2018 con il giro di affari in progress double digit e con un’azienda sana: la decisione di concentrare le energie su Blauer sta funzionando», racconta Enzo Fusco, patron di Fgf Industry. Una scelta che apre la strada a nuove sfide. Davanti a Fusco ci sono Paesi lontani da conquistare, come il Giappone, dove in primavera apre un monomarca a Tokyo. Anche gli Usa sono più vicini Ph. Ioan Pilat

DI CARLA MERCURIO

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a trasformato le divise delle forze dell’ordine americane in un marchio di tendenza. Partito 17 anni anni fa con una proposta di capispalla, Enzo Fusco, patron dell’azienda Fgf Industry, ha costruito intorno all’etichetta Blauer un mondo completo, che ha visto salire a bordo nel tempo la donna, con buoni riscontri, le scarpe, gli occhiali, la pelletteria, il profumo, il beachwear. Con un’apertura verso l’alto di gamma, rappresentata dalla capsule Nylolite, destinata a una distribuzione selettiva. Un percorso step by step, che ora vede la label pronta a spiccare il volo verso i mercati più lontani, per dare slancio all’export. In primavera è previsto lo sbarco in Giappone, con un opening a Tokyo, mentre si lavora a una partnership importante negli Stati Uniti e si pensa a Corea e Cina. Un momento di dinamismo per Fusco, che scommette anche sull’altra etichetta di casa Ten C, la quintessenza della ricerca nel settore del capospalla, venduta nei top store al mondo. «Cresciamo double digit e soprattutto l’azienda è sana», racconta a Fashion.

Nella foto, Enzo Fusco, patron di Fgf Industry, cui fanno capo i marchi Blauer, Ten C, Prince Tees (venduta online) e Bpd (per il momento congelata)

Come vede in generale lo scenario del settore abbigliamento e in particolare di Fgf Industry? Se guardo fuori ho paura, perché il clima non è dei più sereni. Ma io mi ritengo fortunato, perché la mia azienda, che oggi impiega 100 persone, sta crescendo double digit e soprattutto abbiamo anche dei margini. Chiuderemo il 2018 a +20% circa, con un giro di affari di 52 milioni più le licenze, che ne valgono circa 10, e con l’ebitda che raggiunge il 18/20%. Una realtà sana, dunque. È difficile essere imprenditori dell’abbigliamento in Italia oggi? C’è preoccupazione, perché non sappiamo bene quale sarà il nostro futuro, anche in relazione all’Europa. Chi ci governa deve capire che sono le piccole e medie industrie, come le nostre, che tengono in piedi il Paese. E la situazione diventa preoccupante, se non siamo presi in considerazione e aiutati. A partire dalle tasse, che sono eccessive.

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INTERVIEW

Dopo aver gestito Blauer su licenza per 16 anni, lo scorso anno ha acquisito il 50% di Blauer Fashion, grazie a un accordo con la famiglia omonima: quali i frutti? Sono davvero felice di questa decisione. La famiglia mi ha sempre dato libertà totale, ma era giusto che dopo tanti anni che siamo insieme Blauer diventasse anche mia. Cosa vedremo a Pitti Uomo? Oggi Blauer è il focus di Fgf Industry, di cui copre il 90% del turnover. Una proposta di total look tra sportswear e casualwear, con l’accento sul capospalla. La differenza la fanno i materiali di ricerca e le linee, che vedono finalmente affermarsi le vestibilità over, accanto a quelle slim. Continuiamo a puntare sulla piuma, anche riciclata, o sulle imbottiture sintetiche, e scommettiamo in particolare sul mondo dei parka. In particolare abbiamo giocato con gli abbinamenti di materiali: nylon e neoprene, velluto e nylon, effetti di lucido e opaco, jacquard con effetto mimetico. Ci sono le proposte in carta plastificata, i capi in jersey, quelli in ripstop metallizzato. Senza tralasciare la pelle, dove abbiamo pochi concorrenti per qualità e prezzo, la maglieria e le felpe. Ora per noi è il momento di dedicarci alla qualità del prodotto, anche in considerazione delle esigenze dei mercati stranieri. Cosa vuol dire la parola sostenibilità nella sua azienda? Ci crediamo e la portiamo avanti. Già quattro anni fa abbiamo presentato capi in nylon realizzato riciclando bottiglie di plastica. Lo scorso inverno è stata lanciata una linea di imbottiti con piuma riciclata, tema che riproponiamo a Pitti Uomo e che ha aperto gli occhi ad altre aziende. Fino a oggi il consumatore è stato poco ricettivo; ci vorranno due o tre stagioni a mio avviso perché la sensibilità possa crescere. Quanto conta il womenswear per Blauer? La donna è nata dopo l’uomo ma ha fatto un ottima rimonta e c’è spazio per crescere ancora, perché i giubbotti in piuma di gusto e di stile, a un prezzo giusto, riscuotono molto interesse. Oggi nella stagione invernale le proposte femminili rappresentano il 45% del capospalla, quota che scende leggermente in estate. Quali i progetti legati a Blauer in termini di internazionalizzazione? Il nostro export copre il 30% del turnover, ma l’obiettivo è arrivare al 60%. Stiamo aprendo mercati nuovi e nel giro di due anni avremo grandi soddisfazioni. L’Europa oggi è il nostro zoccolo duro e cresce bene con Spagna, Germania, Austria in pole position e con ottime performance anche in Repubblica Ceca, dove di recente il nostro distributore ha aperto un monomarca a Praga. Cominciamo ad avere buoni risultati in Olanda e Belgio e siamo da poco approdati in Francia, Svezia e Danimarca. La Russia, che va molto bene, la gestiamo direttamente dalla showroom di Milano. Intanto ci prepariamo ad approdare in Giappone, dove apriremo uno store a Tokyo, in primavera, nella zona di Omotesando. Il prossimo passo sarà l’America e poi ci sono Corea e Cina, mercati in cui è imprescindibile stringere accordi di partnership con grossi gruppi, se si vuole avere successo. Al momento siamo in contatto con una realtà molto forte negli Stati Uniti.

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1. Un capo Fall-Winter 2019 di Blauer. La collezione identifica anche una proposta di beachwear, gestita direttamente, gli occhiali realizzati su licenza da Had, le scarpe prodotte da Febos, la pelletteria da Principe e il profumo da Venice Olfactory 2. Il punto vendita Blauer a Milano. Oltre allo store milanese, il brand è insegna di altri due monomarca diretti a Cortina e Puntaldia, più due franchising a Genova e Chiavari. In Italia è operativo anche un Fgf store a Padova. All’estero è stata aperta di recente a Praga una vetrina Blauer 2

Che risultati sta avendo Nylolite, la capsule di Blauer? Nylolite è una proposta di punta, venduta in un numero selezionato di negozi. Continuiamo a lavorare sul prodotto, con l’obiettivo di andare a colpire lo stesso target alto di Ten C, l’altra linea nella scuderia di Fgf Industry, tenendo ben separati i due ambiti. A che punto siete sul fronte digital? Abbiamo un sito di e-commerce gestito da Zerogrey, ma seguito da noi direttamente a livello di foto e pubblicità. Una piattaforma oggetto di un recente restyling, con un giro di affari di circa 4 milioni di euro. Siamo presenti anche su piattaforme come Zalando e Amazon. Accennava a Ten C, la linea disegnata da Alessandro Pungetti e Paul Harvey. Quali gli obiettivi? Ten C è una collezione di sportswear luxury molto preziosa e nuova: un prodotto d’élite realizzato in Italia, venduto nei top 200 store al mondo. Una linea destinata a darci grandi soddisfazioni. Su quali binari proseguono gli altri due marchi di casa, Prince Tees, nata da un’idea sua e del principe Emanuele Filiberto di Savoia, e Bpd? Prince Tees è venduta oggi solo online, mentre abbiamo congelato per il momento Bpd. Nel 2015 ha detto addio a C.P. Company: rimpianti? Non direi. Ho venduto C.P. Company perché mi distraeva troppo da Blauer, che è il focus di Fgf Industry, vale a dire il 90% del giro di affari. Per il fatturato che faceva e per il costo che aveva, C.P. non andava bene. Ma il mio vanto è di averla tenuta in piedi per cinque anni e mezzo e di averla rilanciata. Sono contento perché non ho venduto un marchio fake, ma unico e con un suo valore. Ora che con Blauer cresciamo ogni anno, da quando ho venduto C.P., siamo riusciti a recuperare i 14 milioni di euro persi con questo brand. Anzi, abbiamo superato il fatturato globale che realizzavamo allora a livello di gruppo. ■



INTERVIEW

EDGARDO BIANCHI/LUBIAM

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«PRONTI A BISSARE IL RECORD DEL 2017» Fra tradizione e innovazione, il menswear made in Mantova cresce nel servizio su misura (+7%) e si prepara a debuttare nell’e-commerce, in una logica omnichannel. L’a.d. racconta i progetti dell’azienda, che galoppa all’estero e chiuderà il 2018 con un miglioramento della redditività DI ANGELA TOVAZZI

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ome è andato il 2018? Siamo contenti. L’anno scorso è stato un anno straordinario, con 54 milioni di euro di fatturato, e quest’anno consolidiamo le posizioni raggiunte, grazie a ricavi in linea con il 2017 e un miglioramento in termini di utile: l’ebitda è attualmente al 7%, ma pensiamo di poter arrivare al 9%. Abbiamo archiviato la primavera-estate 2019 con un +2%, soprattutto grazie alle buone performance messe a segno all’estero. Del resto nel 2018 siamo cresciuti in tutti i mercati, con in pole position gli Stati Uniti, che nell’ultima stagione sono avanzati del 40%, ma anche in Canada, Russia e Turchia. Visto il feedback positivo, che progetti avete oltreconfine? L’export rappresenta una quota del 48%, ma entro quattro-cinque anni vogliamo portare questa percentuale al 60%. Nel mirino ci sono il Medio Oriente, per noi un mercato quasi vergine, ma anche Messico e Giappone, che ci sta dando molte soddisfazioni. Lubiam è forte nel wholesale, ma presidiate anche il canale retail. Come vi muoverete in futuro? Contiamo 1.300 clienti in Italia, 800 nel

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1. Edgardo Bianchi, a.d. e direttore ammnistrativo e finanziario della Lubiam 2. Un look di L.B.M. 1911 per l’autunno-inverno 2019/2020

mondo. E accanto ai 25 negozi in Cina gestiti con il nostro partner, abbiamo un monomarca a insegna L.B.M. 1911, inaugurato nel 2015 in via Spiga a Milano. Una strategia distributiva wholesale-oriented che abbiamo intenzione di mantenere anche in futuro, eccetto nei Paesi, come il Middle East, dove è necessario muoversi in una logica retail.

E sul fronte e-commerce? Un anno fa siamo partiti con una piattaforma B2B e ora è al vaglio il lancio di un eshop B2C. Si tratta di un’operazione ormai imprescindibile, ma che vogliamo portare avanti tutelando e supportando i negozi fisici. Penso che il 2019 sarà l’anno giusto. Un asset strategico per l’azienda è il su misura... Assolutamente: vale il 10% del fatturato e nella primavera-estate 2019 ha registrato un +7%. Il nostro è un servizio molto competitivo. Offriamo esclusività, qualità made in Italy, vestibilità perfetta e velocità, con una consegna in dieci giorni lavorativi nel caso di tessuti pronti in casa e in 13 se dobbiamo ordinarli dal fornitore. E rispetto ai nostri competitor manteniamo un prezzo accessibile: oggi un nostro vestito su misura si porta a casa con 900-1.000 euro. ■

MANTOVA-ALGHERO ANDATA E RITORNO

«CON LA MARRAS FAMILY UN RITORNO DI FIAMMA» Le strade delle famiglie Bianchi e Marras si incrociano nuovamente. Sono passati un po’ di decenni da quando il nonno paterno di Efisio Marras (figlio di Antonio) vendeva la linea Lubiam nel suo negozio di Alghero. Una liaison che ora si rinnova con un progetto esclusivo, firmato proprio dal designer 25enne, direttore creativo di I’m Isola Marras, in tandem con L.B.M. 1911, il marchio più avantgarde dell’azienda mantovana. «Una capsule dal twist contemporaneo e dal gusto internazionale» promette la quarta generazione dei Bianchi, che svelerà due look in anteprima a Pitti Uomo, per poi presentare la capsule al completo a Milano Moda Uomo. (a.t.)

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PROUDLY PEOPLE Circolo 1901 supports real people.

circolo1901.it


INTERVIEW

FRANCESCO TOMBOLINI Dal primo di dicembre scorso Francesco Tombolini è il presidente di Camera Italiana Buyer Moda

«SIAMO FORTI MA SERVIRÀ PIÙ DIGITAL E SPAZIO AI NEW DESIGNER » Tra le priorità del nuovo presidente di Camera Italiana Buyer Moda c’è quello di creare una maggior sinergia tra i negozi associati: «Sfrutteremo economie di scala per la gestione dei negozi». Ma anche la digitalizzazione e il sostegno ai giovani talenti rientrano nelle prerogative del suo mandato. «Solo il 50% dei nostri soci vende online. Pensare a una piattaforma tutta nostra è prematuro, ma i rapporti con Farfetch andrebbero rivisti» DI ANDREA BIGOZZI

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a nomina di Francesco Tombolini alla guida di Camera Italiana Buyer Moda, effettiva dall’1 dicembre scorso, ha molte implicazioni per l’associazione che raccoglie i 107 migliori negozi multimarca moda del Paese. Sotto il profilo dell’organigramma, si tratta del primo presidente non commerciante nella sua storia quasi ventennale. Sotto il profilo strategico, l’ingresso di un manager comporta il superamento di una logica (individualistica) che in passato aveva prevalso, in favore di una gestione aziendalistica della Camera, che con i suoi 2 miliardi di euro di fatturato aggregato e 3,700 dipendenti ha numeri da grande azienda. Ma per Tombolini, che ha alle spalle importanti esperienze per Giorgio Armani, Gucci e Yoox, questo passo rappresenta anche qualcosa in più: il fatto - dice - «che i buyer italiani ci sono e che hanno voglia di giocare la partita, senza farsi mettere in un angolo dalle grandi piattaforme online che fanno i loro ordini solo sulla base di quello che dice un computer». Perché non è vero, o comunque non è vero per tutti, che la distribuzione italiana è in ginocchio: «I nostri negozi sono uno degli esempi di made in Italy da promuovere, proprio come le grandi griffe che vendiamo. Certo, per essere tenuti in giusta considerazione dobbiamo dimostrare che

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sappiamo fare squadra con elementi tra noi molto diversi, ma capaci di mettere insieme idee ed energie per raggiungere l’obiettivo».

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ASSOCIATI

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NEGOZI ATTIVI

al processo di digitalizzazione, un aspetto indispensabile di crescita e di internazionalizzazione. Ma su questo fronte c’è ancora molto da fare, basti pensare che solo il 50 % dei nostri associati vende attraverso un proprio canale online.

Pensa che la categoria 3.700 dei buyer moda sia DIPENDENTI TOTALI sottovalutata? Troppo spesso questo me2 MLD DI EURO In che modo la Camera può stiere è associato solo al LE VENDITE AGGREGATE DEI NEGOZI funzionare da acceleratore glamour e alle sfilate, invein questo settore? ce si tratta di imprenditori 6 MLN Il primo dovere dell’associavisionari che hanno nel dna I CONTATTI SUI zione sarà quello di creare una tensione verso il camCANALI SOCIAL una sinergia ancora più probiamento, come dimostra il fonda tra i negozi. Intendo fatto che ai nostri 107 assofavorire una politica di economia di scala che ciati fanno capo 274 negozi, di cui ben 100 possa agire sui costi. La gestione dell’e-comsono stati oggetto di restyling e upgrading merce potrebbe essere uno dei primi terreni negli ultimi 10 anni. dove sperimentare questa logica. Dobbiamo iniziare a pensare come una una blockchain. Che momento stanno vivendo i multimarca? In questa idea di fare squadra potrebbe Impegnativo, perché carico di sfide. Il settore rientrare anche la creazione di una si sta rinnovando in modo rapido e visibile, su piattaforma online di Camera Buyer? di un doppio fronte: off e online. Molte delle In passato so che ragionamenti del genere realtà dei nostri associati vivono già nel futuerano stati fatti, ma poi è arrivato Josè Neves, ro, altre devono ancora colmare un gap. E la che con Farfetch ha risposto a un’esigenCamera ha il compito di aiutare i multimarza del mercato e stoppato sul nascere certe ca in questo percorso. Penso ad esempio


1. Spinnaker di Alssio 2. Coltorti di Ancona 3. Sugar di Arezzo 4. Tessabit di Como sono solo alcuni dei 274 punti vendita italiani rappresentati dalla Camera dei Buyer. Un network in perenne trasformazione: il 50% dei negozi infatti è stato oggetto di restyling negli ultimi 10 anni

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valutazioni. Forse non sarà necessario, né utile ,creare una nuova piattaforma, visto che Farfetch è già un partner collaudato per moltissimi degli associati, ma certo penso che sia arrivato il momento per un confronto, nel tentativo di riconsiderare la condizioni che l’e-tailer impone ai multimarca partner. Anche il negozio fisico però ha bisogno di attenzioni... Credo che il negozio fisico tornerà alla grande. E infatti i nostri buyer lo stanno tutt’altro che trascurando. Sta cambiando pelle, non essendo più un luogo di transazioni commerciali, ma di aggregazione. La parte di entertaiment è sempre più centrale grazie all’utilizzo della tecnologia e degli influencer. Anche le collaborazioni con i marchi sono sempre più coinvolgenti e non mirate solo alla vendita. A proposito di rapporto con le aziende di moda, non pensa che i buyer si concentrino troppo sui soliti 20 top brand? All’ordine del giorno c’è anche il sostegno ai giovani talenti, che troppo spesso trovano nella distribuzione una montagna insormontabile da scalare. Dobbiamo fare di più.

Quale dovrebbe essere la direzione del futuro per sostenere i talenti emergenti? Anche in questo caso la parola chiave è sinergia e non solo tra noi negozianti. Per favorire il ricambio generazionale nella moda è necessaria la collaborazione tra tutti gli attori coinvolti, a cominciare dalle showoroom multimarca, in particolare quelle più attente allo scouting. Penso a nomi come Riccardo Grassi, Marcona3, Tomorrow e 247, ma anche tanti altri. Per dare più spazio ai giovani poi inizieremo a lavorare con le scuole, ma davvero essenziale sarà il confronto e lo sharing information con la Camera Nazionale della Moda Italiana. I nostri 700 buyer presenti a tutte le fashion week del mondo, possono essere prefetti alleati di Cnmi. Tra i suoi obiettivi c’è anche quello di accrescere il numero di associati? Vengo da 30 anni di lavoro nel settore commerciale, il mio ruolo nelle aziende è sempre stato quello di unire e vorrei riuscirci anche in questo caso. Mi piacerebbe quindi che i buyer associati fossero sempre più numerosi. E che il dialogo tra noi colleghi fosse sempre più intenso, in Italia e all’estero. In che senso? All’estero non esistono associazioni come la nostra e mi piacerebbe che Camera Buyer favorisse la nascita di una realtà che rappresentasse i proprietari di multimarca a livello europeo. In passato questo genere di distribuzione è stata una peculiarità tutta italiana, ma le cose stanno cambiando e in Europa, in Francia in particolare, sta prendendo piede un nuovo filone di negozi multimarca. Siamo i più organizzati, spetta a noi avviare il dialogo a dare prova di un’apertura globale. ■

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LA SQUADRA DEL PRESIDENTE

SEI SUPER MINISTRI PER IL CAMBIAMENTO Con le ultime elezioni, oltre al presidentemanager Francesco Tombolini sono stati eletti sei consiglieri del direttivo di Camera Italiana Buyer Moda, tutti negozianti, che rivestono un ruolo operativo importante: Beppe Angiolini di Sugar, Claudio Betti di Spinnaker, Maurizio Coltorti di Coltorti, Andrea Molteni di Tessabit, Sabina Zabberoni di Julian Fashion e Giacomo Vannuccini di Tricot. Ogni consigliere con una specifica competenza: a Molteni lo sviluppo digitale, Angiolini è l’uomo della comunicazione, mentre Coltorti è responsabile dei rapporti con gli associati. A Zabberoni è stata affidata la ricerca e sviluppo e a Betti l’integrazione servizi e formazione, mentre Vannuccini si occupa della strategia retail.

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NEWS A CURA DI ELISABETTA FABBRI

MIGLIOR QUARTER PER H&M MA SI TEME PER I MARGINI Di recente H&M ha pubblicato la migliore performance trimestrale da tre anni a questa parte. I ricavi da settembre a fine novembre 2018 sono saliti del 12% a 56,4 miliardi di corone svedesi (circa 5,5 miliardi di euro), dai 56,1 miliardi attesi dagli analisti. In attesa dei risultati dell’intero esercizio, che saranno presentati il 31 gennaio, il fatturato annuale preconsuntivo risulta pari a 210,4 miliardi di corone (+5,2%). Tuttavia gli investitori temono che la politica dei prezzi, che ha permesso l’impennata delle vendite, vada a pesare su margini e profitti.

IL FONDO QUATTRO R ORMAI A UN PASSO DA TRUSSARDI Quattro R - società di gestione del risparmio controllata dal management (60%) e Cassa Depositi e Prestiti (40%) starebbe per concludere le trattative per rilevare l'80% di Trussardi tramite un aumento di capitale. Mentre scriviamo l'operazione non è ancora stata ufficializzata ma si ipotizza che Tomaso Trussardi (nella foto) resti nel capitale con una quota di minoranza. La sorella Gaia è vista in uscita. Il closing sarebbe in attesa di un accordo con le banche creditrici. CHIUDERE LA DOMENICA?

LEADERSHIP NELLO SPORTSWEAR

A RISCHIO 34 MILIARDI DI EURO DI INCASSI

NIKE DAVANTI ALLA RIVALE ADIDAS

Il ritorno all’obbligo di chiusura domenicale dei negozi caldeggiato dai 5 Stelle (40 domeniche l’anno) potrebbe provocare minori ricavi annuali per 34 miliardi di euro, nel primo anno del nuovo regime: -13% rispetto al 2017. È quanto emerge da un recente studio realizzato dalla società di consulenza Bain & Company per Confinprese, l'associazione delle imprese del commercio a rete. Tra le conseguenze ipotizzate c’è anche la perdita del lavoro per 90mila addetti, di cui 70mila nel commercio al dettaglio (prevalentemente impiegati nella grande distribuzione e nelle insegne del commercio moderno), altri 10mila attivi nel wholesale e altrettanti nell’indotto (dalla ristorazione ai trasporti pubblici, fino alla vigilanza, alla logistica e alle pulizie). Nelle previsioni questo inciderà sulla profittabilità dei retailer, con conseguente razionalizzazione del network distributivo. Per quanto riguarda i piccoli esercizi commerciali, è prevista una crescita del 2,5% del fatturato, ma nessun incremento di posti di lavoro. Una volta a regime il provvedimento darà un impulso all’e-commerce. Si stima un progresso delle vendite digitali del 35% rispetto al 2017, ma con effetti limitati a livello occupazionale (già oggi i poli logistici fanno ampio ricorso all’automazione e ai robot) e di certo non in grado di compensare le risorse umane perse con le chisure domenicali. La proposta di legge dovrebbe essere votata questo mese di gennaio (in alto, Rinascente a Milano).

Nike sembra sempre più in vantaggio nel testa a testa con Adidas per la leadership nello sportswear. Il colosso americano ha chiuso il secondo trimestre fiscale a fine novembre con ricavi a 9,37 miliardi di dollari, in aumento del 10% rispetto allo stesso periodo del 2017 (+14% senza l’effetto cambi) e sopra le stime degli analisti di Wall Street che prevedevano 9,18 miliardi. In Nord America, il maggiore mercato del gruppo del baffo, le vendite sono salite del 9% a 3,78 miliardi. In Europa, Middle East e Africa il fatturato è aumentato dell'8% a 2,31 miliardi. Brillante la performance in Cina: +26% a 1,54 miliardi. Grazie a un inatteso aumento dei margini (70 punti base, dai 50 inizialmente previsti), il management ora prevede di chiudere l'esercizio fiscale con una crescita del giro d'affari annuale "low double-digit". La rivale Adidas, che nei nove mesi al 30 settembre ha raggiunto i 16,7 miliardi di euro, ha invece rivisto leggermente al ribasso le stime di crescita annuali da +10% a un range fra +8% e +9%, a causa delle performance meno brillanti del previsto realizzate in Europa Occidentale. Da notare che nei numeri di Nike non si notano ripercussioni, dopo la controversa campagna pubblicitaria che lo scorso settembre aveva il volto di Colin Kaepernick (attivista ed ex quarterback della National Football League) e che aveva preoccupato gli investitori. Il management ha fatto inoltre sapere che non ci sono impatti per via delle tensioni Usa-Cina.

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BASTAGLI CEDE SHANGHAI TANG A LUNAR CAPITAL Alessandro Bastagli ha ceduto Shanghai Tang al fondo di private equity cinese Lunar Capital, già proprietario del childrenswear I Pinco Pallino, e all'imprenditrice cinese Chen Danxia. Con la sua uscita si interrompe anche l'avventura di Massimiliano Giornetti, che guidava l'ufficio stile. Al suo posto è stata nominata Victoria Tang-Owen, la figlia del fondatore del marchio, David Tang. Maurizio De Gasperis è stato invece promosso da managing director a ceo, nella sede di Hong Kong, ed Elisabetta Bazzini è entrata come general manager of global retail. Quanto a Bastagli, starebbe già lavorando a nuove iniziative, come il rilancio di A.Moda, puntando su Everlast e Dimensione Danza, oltre a un progetto di sviluppo della catena Coin, di cui è socio al 20% con la famiglia Kafri attraverso la società Joral. Di recente ha inoltre inaugurato una nuova sala dell'archivio storico della controllata nel tessile Lineapiù Italia, a Capalle.



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IN FORTEZZA E IN CITTÀ

UNA “SURPRISE BOX” CON EVENTI, DEBUTTI E INIZIATIVE SPECIALI Debutto con suspense per la 95esima edizione di Pitti Uomo, che vede insidiato il suo ricco calendario di eventi dalla sovrapposizione con la sfilata-kolossal di Moschino, in calendario a Roma l’8 gennaio, giorno di apertura della rassegna. Una sfida a cui il salone risponde schierando l’offensiva di 1.230 marchi in Fortezza e un parterre di eventi che vede in pole position Y/Project, Haculla, l’esordiente Aldo Maria Camillo e la mostra al Museo Marino Marini per i 30 anni di Slam Jam DI CARLA MERCURIO

PITTI UOMO IN CIFRE

1.230 MARCHI 542 ESTERI (44%)

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’edizione 95 di Pitti Uomo si apre con un incognita, suscitata dalla scelta di Moschino, che ha deciso di organizzare uno show kolossal a Roma l’8 gennaio, giorno di apertura della kermesse. Un evento imperdibile, sulla carta, che pone un dilemma ai buyer e agli addetti ai lavori: partire per Roma o restare a Firenze, dove la stessa sera sono in programma eventi di rilievo come quelli di Slam Jam, Gucci Garden e la tradizionale cena di Brunello Cucinelli? Una partita da giocare nelle prossime ore. Nel frattempo tutto è pronto per il fischio di inizio della manifestazione, in calendario fino all’11 genna-

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io, che questa volta propone le agitazioni in Francia e le METRI QUADRI ai visitatori la metafora del intemperanze di Trump. A SUPERFICIE ESPOSITIVA contenitore, come luogo di cui si aggiungono le bizzarrie 13 SEZIONI idee e novità da aprire e da meteorologiche, che hanno scoprire ogni stagione. Una prolungato la stagione estiva “magic box” piena di marchi, ben oltre i confini dell’aueventi, iniziative e progetti, da cui scaturirantunno. Pitti Uomo sarà dunque una cartina no le linee guida per la moda maschile del di tornasole del mood con cui le aziende e prossimo autunno-inverno. E da cui è nata i buyer si preparano ad affrontare l’anno che l’ispirazione per gli allestimenti fuori e deninizia, con un’ampia visuale, data dalla pretro la Fortezza. La rassegna è allo start in un senza nutrita di buyer internazionali (9.200 momento non facile per l’economia italiana su un totale di 25mila alla scorsa edizione e internazionale, tra le tensioni interne al noinvernale della manifestazione) e dal grande stro governo, le incertezze legate alla Brexit, numero di aziende straniere partecipanti: 542

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marchi su 1.230 (ossia il 44%), presenti in questi giorni nella varie sezioni della manifestazione. Un focus attento sull’estero, che punta a restituire una fotografia veritiera delle evoluzioni nell’ambito del menswear e, più in generale, del lifestyle al maschile. TANTI SPUNTI DA OLTRECONFINE NELLA “SURPRISE BOX” Ecco che nella surprise box di questa edizione troviamo il menswear guest Glenn Martens, designer belga che firma la collezione Y/Project, marchio tra i più interessanti nel panorama internazionale, sotto i riflettori il 9 gennaio nel Chiostro Grande di Santa Maria Novella, con la collezione maschile del prossimo inverno. Lo stesso giorno, alla Dogana, va in scena la sfilata di Beyond Closet, tra i nomi coreani più interessanti, che sfila nell’ambito del progetto Concept Korea, in collaborazione con Kocca-Korea Creative Content Agency. Sempre alla Dogana, il giorno 8, è in programma l’evento tra arte e moda di Haculla - label ideata dal direttore creativo Jon Koon, il quale prende ispirazione dal lavoro dell’artista di strada Harif Guzman. Non solo happening e sfilate, ma anche interi progetti vedono protagonista la moda in arrivo da oltreconfine, a partire dal-

la guest nation, che questa volta è il Portogallo allo spazio Carra, per proseguire con la Scandinavia, che torna per la seconda volta, con una selezione di marchi all’Arena Strozzi, in virtù di un accordo con il salone Revolver Copenaghen. Si rinnova la collaborazione con il Giappone, che vede in scena i sei finalisti del Tokyo Fashion Award presenti all’interno di Touch!, dove è allestito anche uno spazio speciale dedicato a quattro designer giapponesi specializzati nella lavorazione artigianale della pelle bianca, tecnica millenaria che si pratica solo in una determinata area del Paese. ITALIA PROTAGONISTA, TRA CLASSICO E NUOVE PROPOSTE Tanta attenzione alla scena stilistica internazionale nulla toglie alla creatività italiana, rappresentata dalle centinaia di aziende che espongono i loro prodotti nelle diverse sezioni della manifestazione e dai nuovi talenti, che a ogni edizione trovano nella kermesse il palcoscenico ideale per presentarsi al mondo. Come sarà per Aldo Maria Camillo, scelto per il progetto Pitti Italics, che lo vedrà debuttare in passerella il 10 gennaio allo spazio Alcatraz della Stazione Leopolda con la sua linea, dopo un percorso profesionale

IN PEDANA PER CONCEPT KOREA

ANCORA SOTTO I RIFLETTORI BEYOND CLOSET Attenta ai nuovi protagonisti del fashion design internazionale, Fondazione Pitti Immagine Discovery ripropone la collaborazione con Kocca-Korea Creative Content Agency, la più importante agenzia governativa a sostegno della creatività coreana. Dopo l’esordio in tandem con Bmuet(te), nel gennaio dello scorso anno, torna en solitaire con una sfilata alla Dogana, in programma il 9 gennaio, il brand coreano Beyond Closet, disegnato dallo stilista Tae Yong. Il creativo in arrivo dal lontano Oriente rilegge in un’ottica contemporanea i classici dell’American preppy, per far emergere il proprio stile personale. Capi che vedono come elemento centrale lo sviluppo di grafiche e pattern declinati con un gusto colorato e ricercato, con una grande attenzione al comfort (nella foto). «Sono onorato di rappresentare la Corea all’interno della line up dei designer ospiti di Pitti Uomo. Il focus del mio show punterà a svelare l’originalità di Beyond Closet insieme a una serie di nuove collaborazioni a cui sto lavorando», anticipa lo stilista. «Continuiamo a tenere d’occhio la new wave di creativi dalla Corea, che si è affermata ormai da diverse stagioni come una delle realtà più dinamiche e fashion-forward a livello globale», spiega Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine.

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AL GUCCI GARDEN

NEW LOOK PER LE PERIOD ROOM Viene svelato in occasione di Pitti Uomo il nuovo allestimento delle Period Room del Gucci Garden, all’interno del Palazzo della Mercanzia in piazza della Signoria, che subentra all’omaggio a Björk, presentato lo scorso giugno. Previsti anche nuovi interventi murali nelle zone di passaggio tra i vari piani del Gucci Garden, con una serie di walls inediti. Nella boutique sarà presentata una selezione di oggetti e di capi di abbigliamento con le immagini di un’artista che collabora per la prima volta con la casa di moda.


ricco di collaborazioni con realtà prestigiose come Ermenegildo Zegna, Valentino, Cerruti e Berluti. È italiana Slam Jam, azienda che ha dedicato il proprio impegno alla ricerca dei fenomeni più significativi della cultura urbana, e che festeggia insieme ai marchi più consolidati - Carhartt Wip, Nike e Stussy - il suo 30esimo anniversario con un evento tra arte e moda all’interno del Museo Marino Marini. In tema di anniversari, Diadora brinda ai suoi 70 anni di attività con l’esposizione dal titolo It Plays

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Something Else, alla Leopolda, che celebra il marchio attraverso il coinvolgimento di cinque giovani artisti, i quali hanno reinterpretato la storia del marchio attraverso il proprio registro espressivo. Riflettori puntati anche su Fila: la label storica italiana (oggi in mani coreane) continua a cavalcare il suo momento d’oro e dopo aver debuttato in passerella a Milano lo scorso settembre e messo a punto colab con Fendi, Jason Wu e Gosha Rubchinskiy, torna sotto i riflettori con il progetto Fila Fjord, firmato dalla stilista danese Astrid Andersen.

IN & OUT: SI GIOCA AL RADDOPPIO Cresce intanto il numero delle aziende che optano per una doppia presenza a Firenze. È il caso di Moon Boot, al traguardo dei 50 anni con un progetto-evento alla Stazione Leopolda e con uno spazio in Fortezza. Oppure di Ecoalf, tra le priI GO OUT me realtà ad avere sposato la causa Si rinnova della sostenibilità, che torna a Pitti l’immagine Uomo con uno stand e con una capdella sezione, sule made in Italy di scena alla Liche assume una monaia di Villa Strozzi, creata con connotazione materiali sostenibili e riciclati, frutpiù urban to del lavoro della stylist Ana Gimeno e di Tiziano Guardini. E c’è Nella foto, una anche chi gioca al raddoppio dentro proposta di la Fortezza, come Herno, presente Mountain Research secondo consuetudine al Piano At-

GLI HIGHLIGHT AL SALONE

TRA COLAB, CAPSULE E NUOVE LOCATION È sempre più hot il tema delle colab tra gli espositori al salone. Allegri svela la nuova collaborazione con Cottweiler, il brand inglese disegnato da Ben Cottrell e Matthew Dainty, da cui nasce una capsule di dieci raincoat, che fondono la tradizione del brand con una visione futuristica dello sportswear tailoring. Al giardino di Villa Vittoria va in scena la collaborazione Rossignol x Philippe Model Paris: una limited edition che coniuga il know how e l’innovazione di Rossignol con l’estetica e i contenuti artigianali di Philippe Model Paris. Les Hommes Group ha scelto un marchio iconico del mondo dello sport come Sergio Tacchini per il varo di una capsule dallo spirito active, mentre Best Company guarda al futuro con una proposta di capispalla hightech, creata dal designer giapponese Ono. Tra gli highlight al salone, da segnalare il cambio di location del brand canadese Mackage, che punta sull’effetto scenografico della location alle Grotte, nell’area Monumentale, per presentare la collezione del prossimo inverno. Opta per uno spazio indipendente al Piano Attico la collezione Vilebrequin Denim, prodotta e distribuita da Giada, in pista con una serie di proposte che traspongono il dna del marchio francese noto per i costumi da bagno nella sfera del denim (nella foto). In tema di jeans, da non mancare lo stand del marchio tedesco Joop!, presente al salone con la Jeans Capsule Collection Re-Invent–1988 Original, sotto i riflettori insieme alla collezione del prossimo inverno. Da vedere, infine, la capsule presentata da Eleanor McDonald, giovane designer londinese che si è recentemente aggiudicata un Its Award e il premio della Camera Nazionale della Moda Italiana, presente a Unconventional, grazie al supporto della divisione Tutorship di Pitti Immagine.

SCANDINAVIAN MANIFESTO

TORNA LA MODA CHE VIENE DAL NORD Dopo l’esordio alla scorsa edizione di giugno, torna sotto i riflettori a Pitti Uomo la moda in arrivo dalla Scandinavia, che conquista sempre più l’attenzione del pubblico internazionale. Grazie alla collaborazione con Revolver Copenhagen, uno dei saloni europei in maggiore fermento, arriva a Firenze un pool di etichette di ricerca nel mondo della moda maschile, sotto i riflettori nell’Arena Strozzi, all’interno di un allestimento ad hoc, tra moda, arte e design. Forét, Henrik Vibskov, Hope, Klättermusen, L’homme Rouge, Mfpen, Mucker, Newline Halo, Norse Projects (nella foto), Rue De Tokyo, Schnayderman’s, Soulland, Tonsure, Uniforms for the Dedicated, Unridden, Whyred: questi i nomi dei prescelti. Realtà aperte alla sperimentazione, ma anche attente alle esigenze della sostenibilità, che interpretano lo stile scandinavo secondo la propria personalità. Le new entry sono Unridden, nuova surf label di Copenhagen, disegnata da Asger Juel Larsen, espressione della cultura del surf nordico sempre più di tendenza, l’outdoor raffinato di di Klättermusen, il menswear in between fra tradizione artigiana del nord e feel contemporaneo di Soulland e infine Henrik Vibskov, artista eclettico, creativo, regista e musicista, già noto nel panorama della moda danese, che realizza anche proposte di interior design.

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tico del Padiglione Centrale, ma di scena anche nel piazzale delle Ghiaia, con uno stand dedicato al progetto Herno Laminar–Sartorial Engineering. Quest’ultima è un’evoluzione della linea Herno Laminar, lanciata nel 2012 proprio a Pitti Uomo, che fonde i tessuti tradizionali del guardaroba maschile con trattamenti speciali e membrane interne in grado di rivoluzionarne il dna. A proposito di novità, da non mancare lo stand di Woolrich: appena passata sotto l’egida del fondo L-Gam, la label propone una full immersion nel suo mondo “del grande freddo”, con un’installazione-evento d’impatto alla sala Ottagonale, dove va in scena il nuovo corso della label. Da non mancare anche lo stand di Wp Lavori in Corso, dove Cristina Calori, uscita dal mondo Woolrich dopo avere ceduto le sue quote a L-Gam, torna a concentrarsi sulle creature che gravitano nella sua galassia: da Barbour, che festeggia i 125 anni monopolizzando una vasta area dello stand al padiglione delle Ghiaia, a Baracuta, da Blundstone, a B.D. Baggies e Deus Ex Machina. IN FORTEZZA È SEMPRE TEMPO DI FINE TUNING Come a ogni stagione gli organizzatori proseguono nell’attività di fine tuning sulle diverse sezioni della manifestazione, per ridisegnare gli spazi in sintonia con una moda maschile che evolve costantemente e che ha bisogno

LEZIONI DI SOSTENIBILITÀ AL BRITISH INSTITUTE È prevista la partecipazione di esponenti delle aziende britanniche Burberry, Stella McCartney e Vivienne Westwood e degli stilisti Bav Tailor e Christopher Raeburn (nella foto, una proposta dello stilista, che espone nella sezione I Go Out di Pitti Uomo), alla conferenza che il 9 gennaio mattina affronta il tema della sostenibilità, nella sede del British Institute di Firenze. L’iniziativa punta a celebrare la collaborazione tra Italia e Regno Unito, in direzione di una moda etica e sostenibile. Moderatrice è Orsola de Castro, co-fondatrice della campagna Fashion Revolution, da sempre paladina della moda eco-ethic.

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di “contenitori” sempre aggiornati. Lanciata alla scorsa edizione della manifestazione, la sezione I go out, dedicata alla moda outdoor, assume una connotazione più urban grazie al layout di Andrea Caputo Studio e potenzia i suoi legami con il mondo fashion, con collezioni in grado di coniugare stile e performance. On show alla Sala della Ronda marchi come Woolrich Outdoor, Arc’teryx Veilance, Mountain Research, Raeburn e Teva, a cui si aggiungono gli esordienti Descente Allterrain, Isaora e Snow Peak. Interamente rinnovato, secondo il concept di Storage Associati, il layout di Unconventional, che accoglie agli Archivi le espressioni più grintose dello streetstyle luxury, con nomi come Bruno Bordese, Artselab, Eleanor McDonald, Flower Mountain, Goti e Gr1ps. Cambia pelle anche Touch!, al Padiglione Medici, con il nuovo allestimento di Andrea Caputo Studio, che ne evidenzia l’approccio internazionale e sperimentale. Di scena un pool di marchi espressione di stili all’avanguardia, tra cui Atelier&Repairs, Barena, Luca Larenza, Nanamica, Superduper Hats e Raglan United. (In queste e nelle pagine che seguono, gli approfondimenti degli eventi speciali al salone e alcune delle novità presentate dalle aziende presenti a Firenze). ■

INTERNATIONAL FASHION SHOWCASE

TRAMPOLINO DI LANCIO PER ICE SURFACE TEMPERATURE Grazie al supporto di Pitti Immagine/Tutorship Program e Ice, ci sarà anche Ice Surface Temperature tra i 16 marchi di scena al prossimo International Fashion Showcase, la piattaforma che presenta e accompagna il lavoro di fashion designer emergenti, nata nel 2012 dalla partnership tra British Council e British Fashion Council, a cui si sono aggiunti quest’anno London College of Fashion e Somerset House. Creato dal designer emergente Kristian Guerra insieme alla sorella Laura, il brand di ricerca Ice Surface Temperature rappresenterà l’Italia alla kermesse, che si svolgerà dall’11 al 25 febbraio, in concomitanza con l’apertura della London Fashion Week, alla Somerset House di Londra. Una piattaforma di lancio di nuovi talenti ma anche un programma didattico biennale, mirato allo sviluppo del business degli stilisti emergenti nel mondo della moda a livello globale, che ha visto fino a oggi la partecipazione di 600 designer da 70 nazioni. Nato a Padova nel 1988 e diplomato in Fashion Design allo Iuav, Kristian Guerra ha preso spunto dal momento in cui il ghiaccio si trasforma in acqua, per mostrare il concetto di cambiamento come elemento centrale del suo marchio di urbanwear. Un progetto in cui il fornitore diventa il protagonista, portando in primo piano il valore della materia prima, ovviamente italiana. Un obiettivo per cui è fondamentale il lavoro di sponda con Laura Guerra, pattern designer di grande esperienza nel settore.


An Italian journey. Positano


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ALDO MARIA CAMILLO

«SI PUÒ VIVERE IL FUTURO INDOSSANDO LA GIACCA» Con i primi 20 look del suo nuovo marchio lo stilista, ex Berluti ed ex Cerruti, è pronto a dimostrare come per la moda maschile sia arrivata l’ora di tornare ai canoni dell’eleganza: «Tocca ai marchi indipendenti dare il buon esempio: «I miei capi, fatti per durare e dal prezzo onesto, mi rappresentano completamente» DI ANDREA BIGOZZI

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nizialmente avevo scartato l’idea di dare al marchio il mio stesso nome: ero più orientato verso una sigla come va di moda oggi, ma questo progetto incarna il mio ideale di moda e mi rappresenta talmente tanto, che non ho potuto fare a meno di chiamarlo come me». Così lo stilista Aldo Maria Camillo, classe 1975, alle spalle una carriera passata lavorando per grandi aziende da Ermenegildo Zegna a Valentino, da Cerruti a Berluti, presenta il marchio che debutterà a Pitti Uomo con uno show in programma il 10 gennaio alla ex Stazione Leopolda di Firenze. Appena diffusa la notizia della sua presenza, all’interno del progetto Italics voluto dagli organizzatori del salone fiorentino per sostenere la nuova generazione di fashion designer, si è innescato il passaparola. «Quando lavori con Pitti - dice Aldo Maria Camillo - le aspettative degli addetti ai lavori sono sempre alte. Spero che chi assisterà alla sfilata troverà nel progetto un’identità forte, che torna sui canoni dell’eleganza, riletti e rinnovati in chiave moderna».

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La sua carriera è segnata dalle esperienze parigine per i grandi nomi della moda maschile. Oggi ha realizzato il sogno di molti designer, presentare una sua

collezione. Si sente alla fine di un capitolo o all’inizio una nuova avventura? Di certo all’inizio di una nuova avventura, anche se per il momento non mi sento ancora in grado di chiudere nessun capitolo. L’occasione che Pitti mi ha dato è importante, quindi per il momento voglio concentrarmi esclusivamente sulla mia linea, che sto autofinanziando e che mi vede impegnato su tutti i fronti. Di certo se e quando tornerò a lavorare per un’azienda, lo farò con maggiore consapevolezza: in questi mesi ho gestito da vicino la supply chain, il pricing, tutti aspetti che qualsiasi direttore creativo o head designer conosce, ma che spesso non gestisce in prima persona. Che cosa vedremo nell’evento in programma a Firenze? Ci sarà una sfilata, ma non seguirà il classico format della passerella. Ci saranno circa 20 look, che rappresentano il mio punto di vista sulla moda contemporanea, quello che mi piace in maniera incondizionata, libero da qualsiasi logica di mercato, ma non vivo questa esperienza come un divertissement. Il marchio si basa su una serie di principi ferrei e sull’idea che per la moda maschile sia il momento di tornare ai canoni dell’eleganza, riletti e rinnovati in chiave moderna, che sia sempre più importante proporre un prodotto con un prezzo più onesto e che tocca ai marchi indipendenti dare l’esempio, senza contare l’importanza di essere made in Italy e di privilegiare materie prime naturali.

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1. Aldo Maria Camillo: dopo una carriera al servzio di grandi aziende lancerà a Pitti Uomo il suo marchio 2. e 3. Due bozzetti di anticipazione della collezione fall-winter 2019/2020

Come si svilupperà il progetto dopo il debutto? Non abbiamo ancora firmato un contratto di distribuzione con nessuna showroom multimarca. Dei contatti si erano creati appena diffusa la notizia del lancio, ma ho preferito aspettare. Non voglio prendere decisioni di cui non sia convinto al 100%, quindi prima di agire voglio vedere le reazioni di buyer e stampa. 2

Dobbiamo aspettarci un ampliamento della gamma, magari con l’arrivo in futuro anche di alcuni look donna? Io vivo questa linea come un guardaroba che si evolve e si completa nel tempo, dove i capi hanno la qualità necessaria per durare il più a lungo possibile. Se ne avremo l’occasione arriveranno anche gli accessori e perché no, degli oggetti. Per iniziare però, la giacca sartoriale sarà protagonista, ma questo non significa che vogliamo vestire solo l’uomo classico. La trasversalità anagrafica e di genere è una delle caratteristiche del marchio, fatto di capi indossabili con nonchalnce anche da uomini giovani e donne. ■

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Y/PROJECT È IL MENSWEAR GUEST DESIGNER

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«NON CI SONO REGOLE. L’IMPORTANTE È ESSERE SE STESSI» È il brand del momento. Sfila a Parigi ma questa stagione è mattatore a Firenze. Y/Project, brand disegnato dal belga Glenn Martens, scende nell’arena di Pitti con un grande evento al Chiostro Grande di Santa Maria Novella

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DI ANGELA TOVAZZI

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ndividualità e diversità sono il suo unico diktat. Non guarda quello che fanno gli altri, non segue il mainstream: disegna in base al fiuto e basta. Sarà forse per questa indipendenza creativa che Glenn Martens, belga di Bruges, 35 anni, è riuscito a imporsi come una delle voci più interessanti del panorama fashion contemporaneo. Gli sono bastati pochi anni per far splendere un brand come Y/Project, rimasto senza creative director dopo la scomparsa di Yohan Serfaty, lo stilista che aveva fondato il marchio nel 2010 insieme al ceo Gilles Elalouf. Merito di capi dalla grande forza narrativa, senza nessun ossequio alla coerenza, dove non c’è limite alla sperimentazione: il design concettuale è attraversato da vibrazioni pop, le forme sono provocatoriamente fuori misura, i pezzi trasformabili, nel segno di una libertà espressiva che vuole andare oltre il déjà-vu. Salito, nel giugno 2017, sul podio del prestigioso Andam Grand Prize, Glenn Martens arriva a Firenze come menswear special guest, protagonista con un evento il 9 gennaio alle 18 al Chiostro Grande del complesso di Santa Maria Novella. Ecco cosa ci ha raccontato prima di andare in scena. A partire dal 2013 lei ha trasformato Y/Project in uno dei brand più hype del momento, acclamato da buyer e stampa. Qual è il segreto di questo successo? La moda è un’industria ormai satura. Ci sono tanti designer di talento che stanno facendo cose fantastiche. Un sacco di persone danno consigli, elaborano teorie e ti suggeriscono cosa fare per ottenere successo. Alla fine il perché un marchio funzioni e un altro no

resta un mistero. Non ci sono regole auree. Io credo che la ragione del successo sia l’onestà. Devi essere sincero con te stesso e con gli altri. Qual è il suo approccio alla moda? Io parto sempre da concetti costruttivi. Sono ossessionato dalla sperimentazione nella costruzione. Poi, una volta che abbiamo individuato la storia della stagione, decliniamo il concept in gruppi differenti di proposte. Lei è spesso associato alla new wave di designer, come Demna Gvasalia, che stanno portando aria fresca sulla scena fashion parigina...Cosa ne pensa? Beh, Parigi è sempre stata un punto di riferimento nell’industria della moda e infatti fino a qualche anno fa tutta la creatività era focalizzata su un prodotto di lusso classico. È solo recentemente che abbiamo assistito a questo positivo fiorire di proposte alternative. Che tipo di uomo ha in mente quando disegna la sua collezione? Y/Project celebra l’eclettismo. Vogliamo parlare a tante persone differenti. Molti marchi pensano che una volta che tu indossi un prodotto di quel brand, diventi tutt’uno con quel brand. Noi proviamo a fare l’opposto. Siamo per l’individualità e la diversità. Y/Project

1. Glenn Martens, laureato all’Accademia Reale di Belle Arti di Anversa, dal 2013 è direttore creativo di Y/Project. Nato a Bruges, cittadina medioevale del Belgio, vive e lavora a Parigi 2. Lo stile Y/Project. Il brand è presente in oltre 150 multimarca, tra cui Browns, Dover Street Market, Lane Crawford, Net-A-Porter e Mytheresa.com

può essere indossato sia da mio nonno, colonnello dell’esercito belga in pensione, sia dal club kid al rave dell’ultimo weekend. Entrambi incarnano il nostro uomo. Ci sono delle celebrity che rappresentano il suo ideale creativo? È sempre un onore vedere Rihanna o Jude Law indossare le tue creazioni. Dunque non mi dispiacerebbe immaginare la Regina d’Inghilterra vestita Y/Project... Che cosa vedremo a Firenze? Pitti Uomo è una delle più prestigiose piattaforme mondiali in fatto di menswear. Posso anticipare che celebreremo tutto il mondo di Y/Project in un abbraccio unico con la bellezza di questa mitica città. ■

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INTERVISTA/HELEN BARBOUR

«IO GARANTE DEL MARCHIO, TRA HERITAGE E CONTEMPORANEITÀ» Un grande spazio per le novità del brand sullo sfondo di una mostra dedicata alle icone che ne hanno segnato il percorso. «Per i 125 anni di Barbour celebriamo l’heritage, guardando al futuro nel rispetto dell’autenticità», racconta Helen Barbour, vice-presidente dell’azienda DI CARLA MERCURIO

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ompleanno ultracentenario per Barbour, che festeggia i 125 anni dell’iconico giaccone cerato, nato nel 1894 nel Nord-Est dell’Inghilterra per proteggere i marinai dalle peggiori intemperie, e divenuto nel tempo un capo primario nel guardaroba di tanti uomini, donne e bambini nel mondo. Pratico, protettivo e indistruttibile, al punto da essere etichettato come “L’abbigliamento migliore per il tempo peggiore”. Un marchio che a distanza di tanti anni fa capo ancora in toto alla famiglia omonima, presieduta da Margaret Barbour (quarta generazione), che guida la società da oltre 40 anni, affiancata oggi da sua figlia, Helen Barbour, con il ruolo di vice-presidente. Sarà proprio quest’ultima a presentare a Pitti Uomo la speciale collezione celebrativa Icons Re-Engineered, il 9 gennaio, all’interno dello stand di Wp Lavori in Corso, che distribuisce Barbour in Italia. Un grande spazio dove è allestita anche una mostra dedicata alle icone che hanno fatto la storia del brand. A Helen Barbour abbiamo chiesto di anticiparci come evolverà la label, in vista dei prossimi 125 anni. Dopo un percorso lungo 125 anni, come vede il futuro del marchio? Barbour si è evoluto nel tempo, fino a diventare un marchio di lifestyle globale che offre un guardaroba completo di abbigliamento calzature e accessori. Questo è ciò che abbiamo sempre fatto e che continueremo a fare: capi che soddisfino le mutevoli esigenze e aspettative dei nostri clienti, senza compromettere i valori fondanti di Barbour, che sono qualità, durata, praticità e attenzione ai dettagli. Una fedeltà al concetto di autenticità, che trascende la moda. I consumatori lo capiscono e ciò spiega perché per molte persone il loro Barbour diventa un capo insostituibile, tramandato di generazione in generazione. Quali le novità più interessanti che presentate a Pitti Uomo? Per la Fall-Winter 2019 spicca la collezione Icons Re-Engineered, che celebra il nostro anniversario. Pezzi chiave presi dal nostro archivio, che sono stati importanti nella storia di Barbour, aggiornati con uno stile contemporaneo. Come riesce un’icona a stare al passo coi tempi? Il nostro obiettivo è diventare il migliore marchio di lifestyle britannico in tutto il mondo. Per questo abbiamo introdotto un guardaroba di capi per uomo, donna e bambino, tra cui maglieria, camicie, pantaloni,

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1. L’conico giaccone cerato di Barbour. Oltre alla linea celebrativa dei 125 anni, nello stand a Pitti spiccano la capsule disegnata da Daiki Suzuki e una serie inedita per il grande freddo 2. Helen Barbour, vice-presidente di Barbour

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calzature e accessori, accanto al nostro iconico capospalla. Esiste anche una gamma di prodotti per i cani di successo, come collari, guinzagli, cappotti, letti e persino colonie e profumi per gli amici a quattro zampe. Infine abbiamo una serie di collaborazioni importanti con famosi stilisti e personaggi originari del Nord dell’Inghilterra, che sveliamo a Pitti. In che modo tiene alto l’heritage di Barbour? In qualità di rappresentante della famiglia Barbour, mi sento e sono garante del marchio, affinché rimanga sempre fedele al nostro patrimonio britannico. Sono la quinta generazione della famiglia e vicepresidente dell’azienda. Partecipo a riunioni del board e di prodotto e supporto la label a livello internazionale, dalle aperture di negozi alle fiere come il Pitti. Qual è il fatturato dell’azienda? Negli ultimi bilanci pubblici (2016-2017) il nostro giro d’affari globale è stato di 184,3 milioni di sterline. L’azienda impiega 1.000 dipendenti e il brand è venduto in oltre 40 Paesi in tutto il mondo. Quali i principali mercati? Al top ci sono Regno Unito, Stati Uniti e Germania, con una forte presenza in Italia, Francia, Spagna, Scandinavia e Asia. Com’è strutturato il network retail? Abbiamo 26 negozi di proprietà nel Regno Unito, in Germania e negli Stati Uniti. Inoltre contiamo su 2mila rivenditori in tutto il mondo. In Italia abbiamo tre negozi a Roma, Milano e Bologna. ■



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MARCO PIAZZI/POLLINI

«Proseguiremo con un trend di crescita sensibile» Nel 2018 Pollini (Gruppo Aeffe) si è aggiudicato il premio “Save the Brand 2018” per l’Innovazione di prodotto, dopo un’analisi su un migliaio di aziende di Icm Advisors per Lc Publishing Group. Un’occasione per parlare con il suo managing director Marco Piazzi di ricerca, qualità e anche del fenomeno sneaker. Che non acenna a esaurirsi.

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Recentemente Pollini è stato premiato per l’innovazione di prodotto. Cosa significa per voi innovare? In azienda il verbo innovare viene coniugato in tutti i settori strategici dalla produzione fino alla comunicazione e al marketing, strategico e operativo. La produzione coniuga abilità tramandate da generazioni, con le tecniche più moderne. Una ricerca costante consente lavorazioni all’avanguardia, grazie alle tecnologie e ai programmi informatici. Anche i materiali si rinnovano, e quelli più tradizionali sono affiancati da altri, che assecondano esigenze e sensibilità nuove: la moda è diventata un laboratorio dove si sperimentano prodotti dell’industria chimica ed ecosostenibile. La fetta di torta sempre più grande a favore delle attività di web marketing è il riflesso di un importante cambiamento nelle abitudini di acquisto dei consumatori. Le aziende stanno dando sempre più importanza all’ambito digitale, in termini sia di capacità di generare risultati misurabili sia di costi-benefici. Su quali aspetti punta di più la ricerca? Materiali, comfort, design? La qualità del prodotto e il made in Italy sono al centro del nostro progetto aziendale e la formula per garantire l’eccellenza passa proprio attraverso un mash up di materiali, confort e design. La ricerca è un motore sempre in movimento per Pollini, in modo da offrire al nostro cliente quanto c’è di più avanzato ed evoluto. Un’azienda di moda non può prescindere dal cogliere le nuove tendenze e svilupparle nei centri di ricerca, valutando materiali innovativi, considerando che saranno proprio questi i protagonisti delle prossime tendenze. A Pitti Uomo presenterete la nuova Hiking Sneaker. Che riscontri arrivano da buyer e consumatori sul fenomeno sneaker? Si sta ridimensionando? Il successo delle sneaker si accompagna a quello della moda casual, dello streetwear e dall’athleisure. Siamo all’apice di questo trend e ci aspettiamo che, seguendo i corsi e i ricorsi storici, possa affievolirsi. Ma attualmente il riscontro è ancora ottimo, sia da parte dei buyer che dei consumatori, perciò nelle nostre collezioni hanno ancora un ruolo rilevante. Nel 2017 il marchio Pollini è cresciuto del 16%. Come pensate di chiudere nel 2018 e che prospettive ci sono per il 2019? Gli ottimi risultati degli ultimi anni, frutto delle attività poste in essere in tutti i settori strategici, ci rendono confidenti che proseguiremo verso un trend di crescita sensibile. Il mondo della calzatura, fortemente connaturato nel dna del brand, ha storicamente rappresentato un valore significativo per Pollini, ma ora registriamo una persistente crescita della pelletteria, anche grazie agli ottimi risultati della iconica linea Heritage. (e.f.)

Doucal’s con l’Università delle Marche per digitalizzare l’artigianato Cosa c’entrano le calzature di alta gamma Doucal’s con l’Università Politecnica delle Marche? Insieme - attraverso il progetto Doucal’s 4.0 - vogliono digitalizzare le abilità manuali dell’artigiano calzaturiero, convinti che la tecnologia applicata alla formazione possa arrivare a velocizzare i processi e colmare un gap formativo e motivazionale. Il primo step di questo percorso vede protagonisti gli artigiani addetti a taglio, giunteria e montaggio, che potranno riprendere la propria attività attraverso degli appositi occhiali smart. I filmati arrivano a un computer che esamina ogni singolo fotogramma, analizza le operazioni e la standardizzazione del processo produttivo. Il saper fare dell’azienda diventà così tangibile e fruibile anche a distanza e su diverse piattaforme, in un’ottica di omnicanalità. La banca dati video potrà ridurre i tempi di formazione, oppure evidenziare gli errori per eliminarli in seguito e, più in generale, consentire di ottimizzare la produzione che, nel caso di certe scarpe Doucal’s, arriva a 140 passaggi manuali. (e.f.)

CAPSULE FIABESCHE

Se Zilli chiama a collaborare Sergio Colantuoni Fiere che emergono dalla giungla o dall’immaginario mitologico sono i decori dipinti a mano di una capsule collection, che il marchio Zilli ha affidato all’estro di Sergio Colantuoni. Si tratta di cinque pezzi - quattro giacche e un gilet (nella foto) - ispirati alla tradizione miniaturista rinascimentale italiana, che vede tra gli esponenti di punta il pittore Giovannino de’ Grassi, noto per i paesaggi fiabeschi dell’Offiziolo, il libro di preghiere di Gian Galeazzo Visconti, oggi custodito nella Biblioteca Nazionale di Firenze. (e.f.)

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1. Marco Piazzi, direttore generale di Pollini 2. Alcuni modelli della nuova linea Hiking Sneaker

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SLAM JAM: OLTRE 30 ANNI DI URBAN CULTURE

CON CARHARTT WIP, NIKE E STUSSY SI FESTEGGIA AL MUSEO MARINO MARINI Slam Jam celebra i 30 anni di attività al Museo Marino Marini insieme a Carhartt Wip, Nike e Stussy, in un dialogo inedito tra arte contemporanea e cultura underground DI CARLA MERCURIO

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er celebrare oltre 30 anni di attività Slam Jam ha scelto di festeggiare in sintonia con la sua mission, votata da anni alla ricerca nella cultura urbana, in between tra moda, arte e musica. Per questo nei giorni di Pitti Uomo, al Museo Marino Marini di Firenze, le opere del celebre scultore italiano interagiranno con gli interventi ideati da tre marchi iconici, in un dialogo inedito tra l’arte contemporanea e gli stimoli in arrivo dalla scena underground. L’inaugurazione dell’expo è fissata l’8 gennaio, con apertura al pubblico nei due giorni successivi. I brand sono Carhartt Wip, Nike e Stussy, ossia i più consolidati partner della realtà di Ferrara, fondata nel 1989 da Luca Benini come distributore in Italia di abbigliamento legato alla cultura underground, divenendo il primo importatore italiano di marchi all’inizio poco noti come Stussy, posizionati in un segmento allora senza nome, che oggi chiamiamo streetwear. Un’azienda in grado di affermare il proprio stile, facendo leva sulla passione di Benini per l’arte, la musica, il clubbing, come elementi catalizzatori di tribù di persone affini provenienti da tutto il mondo. Un percorso che ha portato Slam Jam a diventare una realtà attiva a livello internazionale, con un giro di affari di quasi 50 milioni di euro, di cui circa l’80% rappresentato dall’attività wholesale e il 20% dall’omnichannel: un valido partner per numerosi marchi, a cui è in grado di fornire un servizio di go-to-market che abbraccia funzioni diverse. Si parte dal branding, con aspetti come la selezione dei designer, la consulenza per il merchandising e il marketing, la direzione creativa e la creazione di contenuti. E si prosegue con il wholesale, che fa leva su un portafoglio di oltre 20 brand, gestiti tramite tre showroom in Italia, a Milano, Bologna e Napoli, altrettante a Parigi, New York e Tokyo, e un network di

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300 negozi in tutto il mondo. C’è anche il retail, che oggi vuol dire un sito di e-commerce, battezzato Socialism e lanciato nel 2013 (dopo un’esperienza maturata a partire dagli anni 2000), un negozio a Milano in via Lanza, più vari pop-up aperti tra New York, Parigi e altre città. Senza fermarsi qui, perché, come spiega Benini, «l’obiettivo è crescere organicamente, integrando online e offline, non escludendo possibili location dove replicare l’esperienza di Milano, non necessariamente su base permanente». A ciò si aggiunge un’intensa attività social, che si traduce in eventi artistici e culturali organizzati in tutto il mondo e soprattutto in un hub multidisciplinare a Milano di oltre 1.000 metri quadri, in via Maiocchi, fondato insieme a Carhartt Wip, con uffici, showroom, spazi per eventi e con l’area espositiva su base permanente di Kaleidoscope, nota realtà milanese nel mondo dell’arte contemporanea, che contribuisce attivamente all’agenda dello spazio. ■ 1. Luca Benini 2. Lo store Slam Jam a Milano, in via Lanza

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ALLA STAZIONE LEOPOLDA

I 70 ANNI DI DIADORA TRA MODA E ARTE Si intitola It Plays Something Else la mostra organizzata da Diadora alla Stazione Leopolda, in occasione del suo 70esimo anniversario. Curata da Davide Giannella, l’expo ha coinvolto cinque artisti di fama internazionale. Si tratta di Ducati Monroe (Diego Perrone e Andrea Sala), Maisie Cousins, Gabber Eleganza, Invernomuto e Patrick Tuttofuoco, i quali espongono le proprie opere, ciascuna secondo il proprio stile e il proprio mezzo di espressione, con cui raccontano la loro personale visione del brand. Si spazia dal design alla fotografia, dalle immagini in movimento alla scultura, per ricostruire il mondo di Diadora da punti di vista differenti. Filo conduttore è la velocità, trait d’union tra gli sport di cui l’azienda è stata protagonista in questi 70 anni. Un percorso che vede oggi il marchio (165 milioni di euro di fatturato nel 2017, licenze escluse) presente in oltre 60 mercati nel mondo, con un’offerta di prodotti legati alla performance (running, calcio e tennis) e al fashion, tramite le linee Heritage e Sportswear. La rassegna si inaugura il giorno 8 e sarà poi aperta al pubblico il 9 e 10 gennaio (nella foto, il nuovo modello Diadora Heritage Rave Leather Pop, all’insegna del colore). (c.me.)

I 50 ANNI DI MOON BOOT

DALLA TERRA ALLA LUNA (E RITORNO) Un viaggio nella moda, nel design e nel costume, a partire dall’idea vincente di Giancarlo Zanatta, fondatore del gruppo Tecnica, che per i suoi Moon Boot si è ispirato allo sbarco sulla Luna. Si intitola (R)evolutionary Journey of an Icon l’expo dedicata al percorso lungo cinque decenni del brand, che viene celebrato alla Stazione Leopolda il 9 gennaio. In Fortezza si potrà invece scoprire, nello stand al piazzale Ghiaia, la capsule di prodotti realizzati con materiali innovativi, studiati per festeggiare questo importante traguardo. (c.me.)


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GIOVANNI ALLEGRI SI RIVOLGE A UNA “FAMILY” EVOLUTA

L’ibrido di nuova generazione di Parcoats Florence Punti fermi per la linea, realizzata con Simone Guidarelli e Masha Brigatti, la produzione italiana e uno stile che amalgama tailoring, heritage e influssi sportswear

Parcoats Florence, marchio prodotto da Giovanni Allegri - imprenditore appartenente a una delle famiglie che hanno fatto la storia dello sportswear italiano -, debutta a Pitti Uomo con una collezione uomo e donna autunno-inverno 2019/2020, il cui punto di partenza è la sintesi tra parka e coat, tra sportswear e sartoriale. Quello che Allegri, insieme ai direttori creativi Simone Guidarelli e Masha Brigatti, vuole comunicare attraverso questa uscita iniziale di 24 pezzi è «un ibrido di nuova generazione - spiega - dove all’interno dei parka si trovano dettagli tipici dei blazer e dei trench, per una collezione costruita pensando a un’ideale “Family”». Un concetto particolarmente caro all’imprenditore fiorentino, per il quale questo termine non significa necessariamente la famiglia tradizionale, ma un gruppo di appartenenza i cui componenti mantengono la propria identità e sono in grado di apprezzare uno stile in cui si amalgamano tailoring, heritage e influssi outdoor. I capispalla sono tagliati, mescolati, rimontati e decostruiti, pensando al tailoring degli anni ‘70, senza regole troppo rigide. Allo stesso modo, i materiali della tradizione - in primis il casentino, il panno di lana e il bouclé - convivono con le tele di nylon e le gabardine high tech, all’insegna della contaminazione. 100% made in Italy, Parcoats Florence dà voce e spazio all’artigianalità, per esempio utilizzando disegnature fatte a mano, volutamente imprecise, realizzate in uno storico setificio di Como. Quanto ai prezzi, «il nostro intento è raggiungere ogni componente della Family virtuale alla base del progetto, con un range al pubblico che oscilla tra i 500 e i 1.000 euro». (a.b.)

OBIETTIVO LIFESTYLE

Lumberjack e la svolta dei 40 anni «Lo stile e il design italiani sono una risorsa per il mercato globale e su questi plus costruiremo le nostre sfide future». La pensa così Erkan Emre, country director recentemente incaricato di guidare Lumberjack nel nuovo corso, che parte con due obiettivi principali, italianità e internazionalità. Una dichiarazione di intenti che prevede un ruolo di primo piano per il brand nello scenario globale, grazie a una gamma ampliata di prodotti e a un’immagine più incisiva, con una forte impronta italiana. «La strategia - spiega Emre - è fare di Lumberjack un casual lifestyle brand, spaziando tra outdoor shoe, abbigliamento e accessori, e, parallelamente, aumentarne la presenza in aree come Russia, Middle East e Africa». «A questo proposito - continua il manager - abbiamo già firmato un contratto con un importante distributore russo e avviato un piano retail con l’apertura, a settembre scorso, di un monomarca nel Dubai Mall e uno in Mongolia. Poi affronteremo gli Stati Uniti». Tutto ciò fermo restando il ruolo prioritario dell’Europa e soprattutto dell’Italia, che rappresenta al momento l’80% del fatturato. Il 40esimo anniversario di Lumberjack, oggi controllato dal gruppo turco Ziylan, viene celebrato a Pitti Uomo con il lancio della linea Hype, sneaker a metà strada tra l’urban di tendenza e il running. Rieditati anche i modelli iconici barca e boot, attualizzati nei volumi e nei materiali, pronti ad approdare in boutique e department store assieme alla nuova versione eco-sostenibile del celebre modello Ranger. Sull’onda del cambiamento, il quartier generale di Treviso diventa l’hub del gruppo per lo sviluppo prodotto, il design e la comunicazione. (m.b.)

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Canali: per il ritorno a Firenze sceglie Palazzo Antinori Presenza fissa a Milano Moda Uomo da molti anni, stavolta Canali cambia scenario e si inserisce nel calendario degli eventi fiorentini. Il marchio sceglie Palazzo Antinori per presentare una collezione fatta di volumi decostruiti in tessuti preziosi, all’insegna del “soft-wear” evoluto, con la capsule Black Edition come terreno di sperimentazione dei nuovi materiali. (a.b.)



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SOTTO I RIFLETTORI IN SALA OTTAGONALE

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Il new deal di Woolrich nel segno del check

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1. Una proposta di Woolrich per la Fall 2019 2. Andrea Canè, direttore creativo del brand

Dopo il passaggio sotto l’egida del fondo L-Gam, Woolrich presenta il nuovo corso a Pitti Uomo con uno stand esperienziale alla Sala Ottagonale. La collezione evolve, forte di nuovi input stilistici

Tra le tappe da non mancare a Pitti Uomo c’è il grande stand di Woolrich alla Sala Ottagonale, che ha appena lasciato il “grembo” di Wp Lavori in Corso, per proiettarsi verso nuove sfide, in seguito al passaggio sotto il controllo del fondo L-Gam. Un grande spazio dove la label propone una full immersion esperienziale nel suo universo stilistico legato al grande freddo, che evolve e cambia nel segno dell’internazionalizzazione. «Sono molto felice della collezione che presentiamo - racconta Andrea Canè, direttore creativo del brand -. È la prima sotto l’egida del nuovo ufficio stile, che vede al timone del menswear e del womenswear rispettivamente Antonio Zordan e Aba Repossi. Una proposta che mantiene la componente tecnica per cui il marchio è conosciuto sui mercati europei, e che aggiunge un focus importante sull’universo delle lane e dei check: un tributo all’heritage della label, che negli Stati Uniti, dove è nata, è ancora molto legato al mondo laniero, riconosciuto anche sui mercati asiatici». Al new deal dello stile si accompa-

gna il restyling del logo, affidato all’agenzia Pentagram di New York. «Cambia la label interna, rivisitata con un check non invasivo, in linea con i valori del marchio, di cui viene estrapolato un dettaglio per l’etichetta esterna, in versione monocromatica», spiega Canè. Evolve in parallelo il mondo delle calzature, frutto della partnership tra Woolrich Europe e l’azienda marchigiana Giano, con un focus più marcato sul concetto di comfort e calore, grazie al nuovo input stilistico dello studio Search N Design. La collezione in mostra a Pitti, presentata con mini-show in stand più volte al giorno, arriverà nei negozi in giugno, quando a New York si inaugurerà il nuovo flagship: una relocation in Wooster street,

la stessa strada in cui oggi sorge il negozio Woolrich, ma in uno spazio molto più grande (500 metri quadri), che ricalcherà il concept dello store esperienziale di Milano, con l’aggiunta di inediti progetti e, soprattutto, con un concetto di modularità che lo renderà idoneo all’organizzazione di eventi. A proposito di negozi, lo scorso dicembre è stato aperto il punto vendita di Roma, in via del Babuino, che accoglie il mondo di Woolrich nel cuore della capitale, in uno spazio di circa 230 metri quadri, per il momento non tutti disponibili, per via del ritrovamento di reperti archeologici, che ha rallentato i lavori. Quando lo spazio sarà del tutto praticabile, il negozio accoglierà anche la linea Outdoor di Woolrich prodotta dalla giapponese Goldwin (che detiene una quota di minoranza in Woolrich), esposta in questi giorni nella sezione I go out di Pitti, dove ha debuttato lo scorso giugno. «Una proposta venduta per il momento soprattutto in Giappone, presente in Italia nei nostri monomarca e che ora apriamo al wholesale», annuncia Canè. (c.me.)

TEMPO DI COLAB

L’impermeabile di Allegri guarda al futuro con Cottweiler

1. Ben Cottrell e Matthew Dainty, stilisti di Cottweiler 2. Uno dei dieci impermeabili disegnati da Cottweiler per Allegri 1

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Dall’incontro tra heritage e design moderno nasce la capsule di impermeabili di Allegri, frutto della collaborazione con Cottweiler, il marchio inglese disegnato da Ben Cottrell e Matthew Dainty. Dieci capi sotto i riflettori a Pitti Uomo, ispirati al mondo marino e acquatico, che mixano elementi legati all’abbigliamento sportivo per la pesca subacquea e l’apnea al tailoring di Allegri. «Entrambi conosciamo e facciamo uso di materiali tecnici - raccontano gli stilisti -. Quindi abbiamo disegnato dei pezzi waterproof basati sui classici di Allegri, incorporando rivestimenti termici removibili e intercambiabili, nonché dettagli più pratici e aggiornati, per rendere i capi più rilevanti per un consumatore moderno». I due creativi hanno proiettato il loro marchio Cottweiler sulla scena internazionale, con una collezione oggi venduta in realtà come Dover Street Market, Matchesfashion, Printemps e Galeries Lafayette. Gettonati anche per numerose colab, da Reebok a Mulberry, Nike, Swarovski e Woolmark. (c.me.)

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I FINALISTI DEL TOKYO FASHION AWARD SBARCANO IN FORTEZZA

LARGO ALLA NEW WAVE DEL SOL LEVANTE Sono sei stilisti emergenti, vengono dal Giappone e sono stati selezionati da una giuria di esperti per presentare le loro creazioni in Europa: Pitti Uomo dedica loro una vetrina, svelando le collezioni in uno spazio ad hoc all’interno di Touch! DI ANGELA TOVAZZI

ROSSIGNOL DUETTA CON PHILIPPE MODEL

POSTELEGANT

Essenziale, quasi severo, con un’unica concessione alle texture lucide e al movimento generato da giochi di drappeggi o arricciature: questo il marchio di fabbrica dello stilista Yuya Nakata, classe 1988, con trascorsi da Issey Miyake e Lutz Huelle.

RAINMAKER

Arriva direttamente da Kyoto questo brand al maschile, fondato nel 2012 dal duo stilistico Koichi Watanabe e Ryutaro Kishi e titolare di un proprio monomarca nella città natale.

CINOH

Prima presentazione fuori dai confini nazionali per il menswear firmato da Takayuki Chino, laureato nel 2003 al Bunka Fashion College e partito nel 2008 con una collezione al femminile.

JIEDA

NOBUYUKI MATSUI

Lo stilista firma l’omonimo brand affidandosi a un tailoring che reinterpreta i classici con un’estetica agender, attraverso uno studio attento dei volumi e un focus particolare sui dettagli.

Nato a Shimane nel 1979, Hiroyuki Fujita ha debuttato con il suo brand JieDa nel 2007 dopo essersi fatto le ossa nel settore per una decina d’anni. Made in Japan, la collezione è distribuita in oltre 40 shop in Giappone.

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AL GIARDINO DI VILLA VITTORIA A FIRENZE

ANEI

Con trascorsi da Yohji Yamamoto per Y-3 e Visvim, il designer Yu Haneishi ha lanciato la propria etichetta sperimentando in ambito streetwear, con un approccio unisex.

Da un lato Philippe Model, marchio attivo nel segmento sneaker high-end, dall’altro Rossignol, leader nel mountain sport lifestyle: le due realtà francesi hanno unito le forze e disegnato in tandem la nuova capsule Rossignol X Philippe Model Paris, in vetrina al Giardino di Villa Vittoria, alle porte della Fortezza da Basso. All’interno di un’installazione futuristica dalla conformazione a igloo, una proiezione immersiva a 360 gradi conduce il visitatore in ambienti inediti, dalle vette alpine ai tetti di Parigi, mentre al centro si staglia un modello unico di sneaker di ispirazione vintage, che unisce l’estetica parigina e l’artigianalità tutta italiana di Philippe Model alla vocazione sportiva e ai contenuti tecnici di Rossignol. Il modello si caratterizza per la suola running agile, confortevole e adatta alla vita dinamica della città, mentre tomaia e allacciatura tecnica sono d’ispirazione high-tech, tipica degli sport di montagna. Guarda caso, il sistema di chiusura e il collarino imbottito ricordano la scarpetta interna dello scarpone da sci, di cui riflettono comfort e tecnicità. Disponibile in quattro differenti abbinamenti colore, due per l’uomo e due per la donna, la sneaker sarà distribuita a partire da luglio nelle boutique Philippe Model Paris a Milano, Roma e Parigi, nei flagship store Rossignol e in selezionati multibrand. (a.t.)

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DEBUTTO IN FORTEZZA

Fila: il Nordic mood di Astrid Andersen per Fila Fjord Dopo Fendi e Jason Wu, un nuovo cobranding per il marchio nell’orbita dell’imprenditore Gene Yoon, che scommette sulla stilista danese

Il momento d’oro di Fila continua. Dopo aver debuttato in passerella a Milano lo scorso settembre e messo a punto colab con Fendi, Jason Wu e Gosha Rubchinskiy, il gigante dello sportswear torna sotto i riflettori con un nuovo progetto, battezzato Fila Fjord. Come ha annunciato il global chairman Gene Yoon - che ha rilevato Fila nel 2007 dopo un periodo di declino, portandolo a fatturare 2,3 miliardi di euro - questa nuova collezione per l’autunno-inverno 2019/2020 è protagonista a Pitti Uomo e firmata dalla stilista danese Astrid Andersen. «Fila è uno dei marchi sportivi più iconici del mondo commenta la stilista, che ha base a Copenhagen -. Avere la possibilità di esplorare questa storia e ri-immaginarla per un pubblico moderno è una sfida esaltante». Obiettivo dell’operazione è quello di aprire nuove frontiere nello sportswear di lusso, grazie a un set di capi casual per uomo e donna, oltre ad accessori tra cui sneaker e borse, che fanno leva sull’heritage del brand, ma filtrato dall’estetica scandinava della designer, uno dei nomi più interessanti presenti alla London Fashion Week Men’s. Protagonisti della capsule, il cui slogan è The measure of perfection, sono materiali di alta qualità, fatti per durare nel tempo, con un design pulito e minimal, senza un eccessivo ricorso al logo: «Una collezione - conclude Andersen - creata pensando a un lifestyle naturale, sostenibile e funzionale, ispirato dalla relazione fra l’architettura nordica e la natura». (a.t.)

NEW DEAL PER LE BORSE GIANNI CHIARINI

Il ceo Andrea Vecchiato al comando: «Raddoppio del fatturato in cinque anni» Gianni Chiarini, l’azienda fiorentina di borse e accessori a capo del brand omonimo e di Gum Design (nella foto la linea in canvas presente a Pitti Uomo), cambia marcia. «La nostra mission - racconta il nuovo ceo Andrea Vecchiato, arruolato recentemente da 21 Investimenti, che controlla il marchio - è quella di riorganizzare l’azienda, con la valorizzazione dei nostri asset. Puntiamo a dare maggiore visibilità alle collezioni, senza stravolgerle, facendo semplicemente emergere chi siamo». Con un fatturato che nel 2018 chiuderà a 35 milioni di euro, l’obiettivo è «raddoppiare i ricavi nel giro di cinque anni». Un processo di upgrading che passa anche attraverso un consolidamento delle partnership distributive con una politica di shopin-shop, «per consentire ai consumatori una lettura più diretta e immediata delle

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nostre proposte». A livello geografico, Gianni Chiarini - che è appena sbarcato in via Spiga 46 a Milano con un monomarca - nei prossimi due anni doserà progressivamente le energie su tre macro-aree: si partirà con l’Italia e l’Europa, con la relocation del negozio di Firenze e un opening a Parigi, per passare all’espansione nel continente asiatico (dove il marchio presidia il Giappone con una decina di shop-in-shop e due store a Tokyo), con nuovi accordi per la distribuzione in Corea e a Hong Kong. Il terzo step sarà invece dedicato alla Russia e in generale all’Est Europa. Accanto all’espansione offline ci sarà posto anche per quella online, con l’obiettivo di far lievitare l’incidenza delle vendite sul web «dall’attuale 2-3% al 5-6% nei prossimi cinque anni». (a.t.)

Impulso: in vista la Cina e il primo monomarca Il 2019 parte con nuovo slancio per il Maglificio Liliana, che quest’anno taglia il traguardo dei suoi primi 50 anni. L’azienda di Montichiari, fondata nel 1969 da Egidio e Liliana Lorenzoni raccoglie i frutti delle innovazioni portate in house dalla seconda generazione della famiglia - i figli Andrea, Elisa e Monica - e alza l’asticella, scommettendo sul suo brand ammiraglio, Impulso: un total look maschile sport-chic ispirato al mondo della nautica che «negli ultimi anni - informa Elisa Lorenzoni - ha messo a segno crescite del 10-20% a stagione». Forte di una presenza in circa 2.500 multimarca, con in pole position mercati come Europa (circa 500 i clienti in Italia), Stati Uniti, Canada e Russia, Impulso sta affilando le armi per il suo ingresso in Cina, dove lo scorso ottobre ha mosso i primi passi partecipando alla fiera Chic. Parallelamente la realtà bresciana, cui fanno capo anche i brand Lorenzoni e Montechiaro, sta cominciando a pensare anche in un’ottica retail: «Non abbiamo ancora progetti concreti - informa l’imprenditrice - ma il prossimo step a livello distributivo sarà quello di sbarcare con la nostra insegna in una località marina oppure a Milano». (a.t.)

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STARRING

ISAAC CAREW


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DA PITTI A VIA BAGUTTA

Viaggio nel mondo del bespoke con La Stanza dell’Uomo di Sant’Andrea Milano Presente a Pitti, Sant’Andrea ha aperto a Milano, in via Bagutta, un nuovo spazio dedicato al bespoke: un mondo da vedere e soprattutto da sentire, che rinnova i codici dell’eleganza maschile con uno spirito contemporaneo

Uno spazio speciale in via Bagutta a Milano, custode dei segreti della liturgia sartoriale: un mondo da vedere, ma prima ancora da sentire, fra tirelle di tessuti pregiati, boiserie color asfalto, superfici a specchio e pezzi di arredamento vintage. Dopo il lancio della collezione Sant’Andrea Milano, lo scorso anno, per l’azienda Saint Andrews è il momento di fare un ulteriore passo avanti nel cammino verso l’eccellenza nel vestire maschile. Un regalo che la realtà in capo alla famiglia Trabaldo Togna, presente a Pitti, ha scelto di farsi per il 50esimo anniversario. «La nostra Stanza dell’Uomo raccoglie in pochi elementi il tragitto che parte dalla mani del sarto per realizzare opere di artigianalità e sapienza», racconta l’a.d. Pierluigi Canevelli. Elemento chiave è il taglio anamorfico: una fessura in tridimensione aperta nella parete del corridoio, appena si entra, da cui è possibile scorgere le mani del sarto che lavorano. Una citazione che rimanda all’azienda nelle Marche, dove 200 sarte realizzano a mano tutte le creazioni prodotte da Saint Andrews, per la linea Sant’Andrea Milano e per le griffe più importanti a livello internazionale. Capi che richiedono 25 ore di lavoro e 250 passaggi, prima di raggiun-

gere la perfezione. Per disegnare la stanza dell’uomo 1 la famiglia Trabaldo Togna, da cinque generazioni al timone di una delle aziende di spicco del biellese nel settore dei tessuti lanieri, si è affidata allo studio di progettazione Galante Menichini. Il lavoro si è incentrato sul concetto di dualismo, a sottolineare l’equilibrio di Sant’Andrea Milano fra tradizione e spirito contemporaneo: di fronte al taglio nel muro, all’ingresso, c’è infatti un arazzo dell’artista Afro, bucolico ma al tempo stesso metropolitano. Un dialogo tra classicismo e anima moderna che è la sintesi del percorso di Sant’Andrea Milano e di cui è possibile cogliere l’essenza nello stand in Fortezza da Basso, dove è in mostra la collezione per il prossimo inverno. «Abiti, cappotti e camicie con un rapporto qualitàprezzo studiato attentamente, particolarmente apprezzati nel mercato americano», conclude Canevelli. (c.me.)

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Rucoline: da ora il mondo maschile è solo Rcln Progetto Dal prossimo inverno il brand di calzature Rucoline inaugura una nuova strategia di posizionamento per le sue label, che coincide con il recente arrivo del direttore creativo Davide Motta, alla seconda stagione per il marchio. Mentre l’offerta donna mantiene una doppia anima, divisa tra la main collection a marchio Rucoline e la capsule Rcln, dedicata a un pubblico più giovane, le proposte maschili

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Tagliatore ripensa le etichette e il logo, per imprimere su tutti i suoi capi una sigla unica e riconoscibile. Si chiama 4T Four-Leaf Clover il nuovo pattern geometrico disegnato dal direttore creativo del brand, Pino Lerario, che incrocia per quattro volte la lettera T, iniziale del marchio, a formare un quadrifoglio stilizzato. T come Tagliatore, dunque, ma anche come tessuti, tagli, tradizione e territorio, ossia una sintesi dei valori della label, interpretati con un twist contemporaneo. Il nuovo pattern geometrico diviene il fil rouge della collezione, apposto su pin, etichette, ricami e sulle suole delle calzature. (c.me.)

1. Il taglio nel corridoio dello spazio milanese, da cui si intravedono le mani del sarto 2.Pierluigi Canevelli e Luca Trabaldo Togna

NUOVA STRATEGIA DI POSIZIONAMENTO

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Tagliatore ripensa loghi ed etichette con il 4T Four-Leaf Clover

saranno invece esclusivamente identificate dal brand Rcln Progetto. Una linea, quest’ultima, che si rivolge a un target giovane e di nicchia, identificato dal concept Retro Future: creazioni che guardano al futuro, senza dimenticare il passato, in un gioco di contaminazioni tra vintage e contemporaneità. Per il prossimo inverno Davide Motta si è ispirato al mondo delle esplorazioni polari, sia per i colori scelti - bianco, grigio e blu navy - che per i materiali impiegati: neoprene acceso dalla vernice e suede in contrasto con la pelle. Tra i modelli la R-Start, introdotta dall’estate 2019, si reinventa come stivaletto in versione invernale e la R-Evolve viene riproposta con una inedita ispirazione scuba, caratterizzata da maxi strap e soluzioni a stivaletto, con scudo frontale a prova di acqua. (c.me.)



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DOPO L’USCITA DA WOOLRICH

Cristina Calori: «Wp riparte da Wp» Cristina Calori torna a concentrarsi sui marchi nella scuderia di Wp Lavori in Corso, dopo essere uscita da Woolrich. Barbour, Baracuta, Blundstone, B.D. Baggies e Deus ex Machina sono le label in mostra a Pitti Uomo. In attesa di new entry

Dopo avere detto addio al marchio Woolrich, che ha ceduto di recente al fondo lussemburghese L-Gam, Cristina Calori torna a concentrarsi su Wp Lavori in Corso, il suo scrigno dei marchi scoperti in giro per il mondo, da Barbour a Baracuta, da Blundstone a B.D. Baggies e Deus ex Machina. Un pool di etichette riunite nel grande stand al padiglione delle Ghiaia, dove fino allo scorso giugno era protagonista Woolrich. «Siamo tornati a essere un’azienda a conduzione famigliare, una realtà snella e veloce, con grandi margini di crescita, che impiega 30 persone e a cui fanno capo 12 negozi nelle maggiori città italiane,

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di cui otto Wp Store, una vetrina Baracuta e tre Barbour store - racconta Cristina Calori -. Continuiamo a lavorare ai tanti marchi che abbiamo già e proseguiamo la nostra tradizione, che consiste nello scoprirne di nuovi». A questa edizione del salone uno spazio speciale nello stand è riservato a Barbour, distribuito in Italia da Wp, che festeggia il 125esimo anniversario del suo giaccone cerato, diventato un capo iconico dell’abbigliamento casual, evoluto nel tempo in una collezione di total look completa per uomo, donna e bambino (si veda l’intervista a Helen Barbour in questo numero). Tra i focus di Cristina Calori in questo momento c’è Baracuta, il marchio inglese di proprietà di Wp, che punta a intensificare il dialogo con il target dei Millennials, facendo leva sui modelli iconici G9, G4 e G10, che evolvono in versione contemporanea, arricchiti di nuovi dettagli e funzionalità, con grande attenzione alla ricerca nei materiali. Come il G9, che per il prossimo inverno si rinnova nelle versioni con collo staccabile, con interni in ecopelliccia o in versione shetland. «Particolare attenzione sarà rivolta all’internazionalizzazione della label, che comincia a dare grandi soddisfazioni sui mercati esteri», sottolinea Calori, che prima o poi amplierà gli orizzonti con il womenswear (nella foto, il modello Hardy Anorak del brand, rivisitazione del G4). Da scoprire ancora in stand il mondo surf-bike di Deus ex Machina, distribuito in Italia, gli stivaletti australiani Blundstone, venduti in Italia, Svizzera e Spagna e le camicie americane B.D. Baggies, di cui Calori detiene la proprietà. Appartengono all’imprenditrice anche Avon Celli Cashmere e il brand di capispalla Spiewak, per il momento congelati. C’è di che sbizzarrirsi, insomma, al netto di nuove acquisizioni. (c.me.)

Freedomday: al via la Black Label per i moderni viaggiatori “Never stop travelling”: con questo slogan Freedomday lancia a Pitti Uomo la nuova Black Label Capsule, sotto i riflettori nello stand al Cavaniglia. «Una proposta dai contenuti tecnici, vicina al mondo metropolitano, che abbiamo studiato per un target più adulto rispetto alla Red Collection, legata al mondo casual», racconta Massimo Russo, titolare di Max Moda, l’azienda di Gallarate a cui fa capo la label. La capsule, che si compone di 20 articoli tra uomo e donna, è stata studiata nei minimi dettagli, tramite una scelta accurata dei materiali e funzionalità innovative. All’esterno i tessuti scelti spaziano tra elasticizzati, laminati, soft shell e soluzioni reflex, tutti all’insegna della leggerezza, grazie anche alle imbottiture in piuma 90/10. L’interno nasconde un vero e proprio “ufficio” per i consumatori che viaggiano e si spostano anche in città, e che hanno bisogno di avere tutto a portata di mano: ci sono il porta tablet staccabile, la tasca per lo smartphone con funzione touch, un magnete nel colletto per tenere a posto le cuffiette del telefonino, una tasca dove riporre la macchina fotografica e una per i documenti. I capi sono declinati in diverse lunghezze e quattro colori (nero, blu, marine e verde militare) e per la donna sono previsti bordi in pelo. «Con questa proposta ci rivolgiamo a una distribuzione di target alto, orientata verso il mondo del tecnico», racconta Russo, che con la main collection presidia già insegne come Biffi, Anna Ravazzoli, Clan Pontaccio a Milano e Rinascente, con un totale di 500 clienti per l’adulto e 300 per il bimbo in Italia e altri 350 store nel mondo. In pole position tra i mercati la Russia, seguita da Germania, Olanda, Austria, Francia e Spagna, che coprono il 30% circa del turnover. Il brand è in una fase di espansione double digit, con il 2018 che si chiuderà a quota 10 milioni di fatturato (+15%). Si è rivelata vincenta anche l’idea di Divisibile, l’altro marchio nella scuderia di Max Moda: il giaccone che si divide a metà, lanciato lo scorso inverno, ha fatto già in un anno un milione di euro di fatturato. «Una proposta che in tanti hanno cercato di copiare e che abbiamo protetto con brevetti in 37 Paesi». (c.me.)



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UN MARCHIO IN CRESCITA DEL 13%

Per Lardini il 2019 sarà l’anno del lancio dell’e-commerce

Il casual sportswear si addice a Digel

I pre-ordini del brand tedesco segnano un +19% nella primavera-estate 2019. A Pitti un’impostazione ancora più total look e uno stile easy-chic

L’anno che sta per chiudersi è andato meglio del previsto per Digel-The Menswear Concept: il marchio tedesco, presente con uno stand al pianterreno del Padiglione Centrale della Fortezza da Basso durante Pitti Uomo, ha raggiunto il tetto dei 120 milioni di euro circa di fatturato, +13%, contro la previsione iniziale di un +10%. Intanto i pre-ordini della primavera-estate 2019 registrano un +9%. Risultati ottenuti grazie non solo alle vendite nell’abbigliamento ma anche alle calzature uomo, che a un anno dal debutto sul mercato sono arrivate a quota 100mila paia vendute. «Tra le priorità del 2019 - sottolinea il sales director Italy Cristobal Machhaus - spiccano da un lato il rafforzamento del total look e, dall’altro, un focus sul segmento casualsportswear, per dialogare con i consumatori nuovi e consolidati del mercato domestico, dove viene realizzato il 40% del giro d’affari, e delle nazioni straniere, con Francia e Italia in pole position». Nel nostro Paese, presidiato tramite un network in costan-

te crescita - il numero dei multimarca che scelgono Digel è salito a 500 -, è da segnalare la presenza di nuovi agenti di vendita in Sardegna, Stefano e Gennaro Caruana di Quartucciu (Cagliari). In complesso, la distribuzione del brand con sede a Nagold si articola in circa 3mila door sparse in tutto il continente europeo, più otto monomarca. «A un presidio forte e capillare in ambito fisico - osserva Machhaus - si aggiunge l’attenzione all’e-commerce. Nel dicembre 2018 abbiamo rilanciato il nostro e-shop e vogliamo sfruttare fino in fondo le potenzialità anche di questo canale». (a.b.) NEW ENTRY AL SALONE

Joop! chiude il 2018 in aumento a doppia cifra Un 2018 all’insegna della crescita e dell’esplorazione di nuovi mercati, come il Canada, per Joop!, new entry a Pitti Uomo. Un premium brand che vive una fase dinamica, come spiega il managing brand director Thorsten Stiebing: «Chiudiamo l’anno con ricavi in aumento del 21% per Joop! e del 45% per Joop! Jeans. Eccoci ora a Pitti, un salone in linea con il nostro spirito cosmopolita, dove presentiamo le proposte Fall-Winter 2019/2020, dedicate agli Urban Ambassador per quanto riguarda Joop! e ai Modern Champions per Joop! Jeans: una collezione, quest’ultima, che si arricchisce della capsule Re-Invent 1888 (nella foto), di sapore rétro». «Tra gli investimenti del 2019, anno in cui intendiamo progredire in aree come UK, Francia e Paesi scandinavi - anticipa - spiccano quelli nel marketing e nei social media, coinvolgendo alcuni influencer, ma pensiamo anche di organizzare eventi fisici». Joop! è distribuito in 48 Paesi attraverso 4.100 negozi (moda e licenze) e ha all’attivo sei monomarca, di cui uno in Germania. (a.b.)

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Dopo un fiscal year archiviato a 85 milioni di euro di ricavi, il presidente di Lardini, Andrea Lardini, fa il punto della situazione su un marchio che «vede tra i mercati più forti, oltre all’Italia, anche il Far East spiega -. Cresciamo bene in Cina, ma anche Europa e Russia ci stanno dando notevoli soddisfazioni». «A livello di percentuali di ricavi - continua - Italia, Giappone, Corea e continente europeo incidono ciascuno per il 15%-20% sul giro d’affari». Per il marchio di menswear con quartier generale a Filottrano, nelle Marche, che a ottobre ha celebrato il quarantennale con un mega evento allo Sferisterio di Macerata, il 2019 sarà l’anno del debutto dell’e-commerce, «ma non prima del secondo semestre puntualizza Andrea Lardini -. Un passo che non si limiterà ad assicurarci un nuovo canale di vendita, ma servirà a darci una maggiore notorietà internazionale». In parallelo non si fermerà l’espansione nel retail fisico: «Abbiamo in mente di aprire punti vendita in Europa, Medio Oriente, Giappone e Cina, il prossimo anno e in quelli a venire». A Pitti Lardini porta una collezione autunno-inverno 2019/2020 ispirata al viaggio: tra gli highlight la reinterpretazione della Pull Jacket, giacca destrutturata ma con una vestibilità perfetta, grazie a una cintura interna all’altezza della vita. La primavera-estate 2019 si è avvalsa per la campagna (nella foto) di un nome di spicco della fotografia, Toni Thorimbert. (a.b.)


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GUEST NATION

LA MODA FROM PORTUGAL ALLA PROVA DI PITTI Si rafforza l’asse Lisbona-Firenze. In Fortezza da Basso sbarcano otto promesse dello stilismo portoghese, pronte a conquistarsi una visibilità internazionale. Appuntamento allo Spazio Carra, al piano inferiore del Padiglione Centrale CAIAGUA

DI ANGELA TOVAZZI

Cai água nella lingua locale significa “acqua che cade”: questo il mondo di riferimento per il brand, che traduce in un outerwear minimal e funzionale le atmosfere dei paesaggi di Minho, di fronte all’Atlantico, e la tradizione della pesca tipica della costa portoghese.

POENTE

Il Portogallo incontra l’Italia. Il marchio di eyewear presenta nove modelli sviluppati con materiali dalla qualità made in Italy, realizzati a mano da esperti artigiani locali.

HUGO COSTA

WESTMISTER

Creato nel 2016 da Luís Campos e Vanessa Marques, questo brand di calze maschili scommette su materie prime di alta qualità, design e colori ispirati ai paesaggi della madrepatria, in tessuti 100% portoghesi.

LABUTA

Super resistenti e quasi indistruttibili, gli accessori di Labuta. Fondato nel 2015 a Leira (nel Portogallo centrale), il marchio è sinonimo di calzature dotate di cucitura a guardolo Goodyear, ma anche di borse, cinture e jeans, cuciti a mano in denim cimosato.

NYCOLE

L’estetica maschile secondo Tânia Nicole: la stilista, che ha esordito con la sua collezione nel 2015, si è già fatta notare dagli addetti ai lavori, salendo sul podio di Fashionclash 2016 a Lisbona e oggi sfila a Portugal Fashion. Mixa sartoriale e sportswear, dettagli preppy e high-tech.

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Laureato in fashion design, questo stilista portoghese ha lanciato il suo brand nel 2010, dopo aver maturato un’esperienza di alcuni anni come freelance. Nata con il menswear, la collezione include oggi anche accessori (sneaker e zaini) e capi unisex, dal gusto essenziale e minimalista.

IDEAL & CO.

Nata nel 2012 da un’idea di Rute Vieira e José Lima, la label prende linfa da un grande patrimonio familiare (la conceria fondata dal nonno di Rute nel 1959) per realizzare borse e zaini hand made con pelli conciate al vegetale.

ECOLÃ

Situata a Manteigas, città sulla catena montuosa della Serra da Estrela, l’azienda dal 1925 supervisiona l’intero ciclo di produzione della lana (dalla tosatura al prodotto finale) realizzando plaid, coperte, abiti e accessori eco-sostenibili.



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ALESSANDRO BIASIOTTO/NYKY

U.S. Polo Assn. verso il record di un milione di scarpe vendute

OOF corre a doppia cifra e cambia logo A circa tre anni dal lancio, il brand specializzato nel segmento downjacket che fa capo alla trevigiana Nyky chiude il 2018 con un +30% e accelera l’espansione nei mercati internazionali

Quale la strategia dietro il lancio del nuovo logo di OOF? Abbiamo sentito la necessità di modificarlo, in modo che fosse più in linea con il taglio fashion della collezione. Lo sveleremo in occasione di Pitti Uomo. In che direzione sta evolvendo il brand? In una direzione appunto più fashion, attraverso una vasta gamma di materiali e nuove tecniche. La progettualità nella scelta dei tessuti sta crescendo di stagione in stagione, con l’introduzione di nuovi argomenti, come gli accessori, tra cui borse, cappelli, cappucci, guanti e colli, e felpe logate. Da sempre i nostri capi si possono definire animal friendly e con la stagione Fall-Winter 2019/2020 abbiamo voluto spingere ancora di più il concetto di ecofur. Particolare attenzione è stata riservata ai dettagli, tra i quali il packaging, rivisto e studiato in funzione del nuovo logo. Quanto incide OOF sul giro d’affari di Nyky? Rappresenta all’incirca il 15% del fatturato globale, che corrisponde a circa 29 milioni di euro (previsione 2019, ndr). Dal

Alessandro Biasotto con la moglie Michela Klinz, direttrice creativa di Momonì, altro brand di casa Nyky insieme ad Attic and Barn

2016, quando è nato, OOF ha registrato una crescita esponenziale, con un 2017 a 14,8 milioni, in progresso del 16%, e un 2018 che si prepara a raccogliere un +30%, a quota 19 milioni. Quali gli obiettivi a livello commerciale? Il marchio è distribuito in circa 700 boutique multimarca in quasi tutti i Paesi del mondo, tra cui Italia, Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Austria, Svizzera, Irlanda, Inghilterra, Russia, Cina, Giappone, Corea e America, con una quota export pari al 55%. Avvieremo presto la distribuzione anche in Scandinavia e stiamo progettando di aprire alcuni pop up store, in particolare nei department store.

La veneta Bonis, licenziataria dal 2009 per la produzione e la commercializzazione delle calzature a marchio U.S. Polo Assn. per l’Europa, alza gli obiettivi per la divisione dedicata al marchio americano e introduce nuove figure nel team per accelerare la crescita. «Dopo aver raggiunto il traguardo delle 800mila paia di scarpe vendute - informa Riccardo Bonetto, business manager e figlio di uno dei tre soci fondatori - ora puntiamo a superare il milione». Un traguardo che l’azienda trevigiana, nata nel 1970 e affermatasi inizialmente nella produzione e distribuzione di doposci, mira a raggiungere anche attraverso il rafforzamento dello staff dedicato a U.S. Polo Assn., con l’inserimento di un sourcing manager e un product manager. Nel 2017 la realtà di One’ di Fonte (Treviso), a capo di 80 dipendenti in Italia e circa 600 nelle tre fabbriche in Romania e Ucraina, ha fatturato 41 milioni di euro. (a.t.) La dj e modella Brina Knauss, special guest di U.S. Polo Assn. a Pitti Uomo

Come sta andando l’e-commerce? Sicuramente è un mercato davvero vasto, da scoprire e conoscere. Siamo soddisfatti di essere entrati con OOF nel mondo del digital e stiamo lavorando per accrescere la notorietà del brand. (a.t.)

FERRANTE PUNTA ALL’UPGRADE

Il progetto Royal Red diventa una luxury collection Due stagioni fa Royal Red era una produzione di maglieria in edizione limitata nella main line Ferrante uomo. Ma il favore riscontrato tra i buyer ha convinto Amedeo Ferrante a trasformarla in una vera e propria luxury collection dal design e fitting contemporanei che, con una label e un packaging dedicato, sarà presentata al prossimo Pitti Uomo. «Utilizziamo solo filati pregiati come 100% cashmere, cashmere e seta, lana e seta o lane merino 18 micron» precisa l’imprenditore dell’azienda abruzzese. E aggiunge: «Nonostante il forte incremento dei prezzi delle materie prime, vogliamo applicare sconti particolari ai buyer che si fidelizzeranno al nuovo marchio e imporre minimi d’acquisto irrisori». L’obiettivo è crescere sul mercato nazionale e all’estero, entrando in negozi dei centri storici e nei department store cultori dell’alto di gamma. A oggi Ferrante, che sta crescendo anche con le proposte donna (pari a circa un terzo del business), è presente in circa un migliaio di punti vendita. Nel giro di un paio di stagioni è previsto un +20%, grazie al maggior peso dei mercati esteri (oggi 30% circa del fatturato). Tra le aree di punta Francia, Spagna e gli Stati Uniti. (e.f.)

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INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Woolmark: con il QR rivoluzione in stand The Woolmark Company evolve la guida The Wool Lab in base a un nuovo concept e, grazie al digitale, ottimizza le tempistiche degli uffici stile dei brand

Cambia il concept di The Wool Lab: la guida stagionale alla migliore selezione di tessuti e filati in lana presenti in commercio, realizzata da The Woolmark Company insieme ai filatori e tessitori più innovativi, si avvale a partire dalla primavera-estate 2020 di una nuova suddivisione in sei categorie di prodotto: Suiting sul formale, Outerwear sui capispalla da esterno, Shirts & Blouses, Jersey & Knitwear, Informal e Lab, ossia le sperimentazioni più innovative. Un tassello di un’evoluzione a più ampio raggio, che ha trasformato The Wool Lab da guida d’ispirazione suddivisa in macro-tendenze a vademecum funzionale ed esperienziale. A Pitti Uomo The Woolmark Company lancia inoltre un servizio studiato per semplificare la vita agli uffici stile dei brand: la possibilità di decifrare con un lettore il QR code di ogni singolo campione, permettendo a chi seleziona un tessuto o un filato di ricevere immediatamente un’e-mail con tutti i dettagli tecnici e i contatti del fornitore di riferimento. Oltre a The Wool Lab, The Woolmark Company presenta al salone le guide The Wool Lab Sport, focalizzata su performance e outdoor, e The Wool Lab Denim sull’evoluzione del jeanswear attraverso l’uso della lana. (a.b.)

Reda riflette su uomo e natura con #redaway Nei giorni frenetici di Pitti Uomo capita che ci sia bisogno di staccare e “rifarsi gli occhi”: un’occasione la fornisce Reda, che lancia al salone il progetto fotografico #redaway insieme a Pitti Immagine, sottolineando il proprio impegno per la produzione sostenibile di tessuti in lana Merino e, più in generale, la necessità di una moda che guardi oltre il profitto o il glamour. Una serie di scatti fotografici d’impatto vestirà la Fortezza da Basso durante la manifestazione, evocando il legame tra uomo e natura. (a.b.)

UN’ECO-CAPSULE MADE IN ITALY

Ecoalf torna in Fortezza con una capsule ecofriendly e 100% made in Italy, frutto del lavoro a quattro mani di Ana Gimeno, stylist, consulente e trend setter, e dello stilista Tiziano Guardini. Lo stile è urbangenderless e tra i materiali spiccano cotone, lana, nylon e cashmere rigenerati. Il marchio, fondato da Javier Goyeneche, ha fatto della sostenibilità la sua bandiera e il suo fattore di successo: recentemente ha vinto un premio ai Land Rover Born Awards per la sneaker Ocean Waste, realizzata con plastica riciclata e alghe. (a.b.)

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Ph. Maurizio Rellini

Ecoalf a Pitti con Guardini e Ana Gimeno

IN BREVE

Art-Meets-Fashion con Haculla alla Dogana Nato come street artist e trasformatosi in un pittore quotato nell’arte contemporanea, Harif Guzman ha ispirato il marchio Haculla, ideato da Jon Koon. Un sodalizio che sale alla ribalta della Dogana nei giorni di Pitti Uomo: in programma l’8 gennaio una sfilata e un’installazione dedicata all’evoluzione della street art newyorkese e all’innovazione nei materiali. Haculla lancia al salone una toy collection, oltre a una limited edition di T-shirt dipinte a mano e cover phone.

Konstantin Grcic firma un progetto con Aeance Un famoso designer industriale, il tedesco Konstantin Grcic, per la Collection 03 del marchio Aeance, fondato nel 2015 da Nadine-Isabelle Baier e Arendt van Deyk amalgamando il ready-to-wear con l’abbigliamento tecnico. Presente nella sezione I Go Out del salone fiorentino, la Collection 03 è una sintesi di sartorialità e sperimentazione sui materiali, il 96% dei quali è riciclato, naturale, biodegradabile o su base biologica.





alessandrogherardi.com


WHAT’S NEW @ MILAN FASHION WEEK

English version on pages 165-169

INTERVISTA/CARLO CAPASA

«IL PRESENTE NON BASTA: QUESTA FASHION WEEK PREPARA IL FUTURO» Per Carlo Capasa, dal 2015 ai vertici della Camera Nazionale della Moda, non ha senso parlare di chi vince la gara dei calendari questa stagione tra Milano (stabile) e Parigi (10 nuovi show): «Quello che deve dimostrare una fashion week è la sua compatibilità con il sistema e Milano lo sta facendo: ogni stagione succede qualcosa di nuovo alle nostre sfilate e l’offerta di prodotto è più vasta. C’è ancora da fare sull’internazionalizzazione, ma i francesi sono partiti 30 anni prima» DI ANDREA BIGOZZI

È

vero che i conti si fanno alla fine, ma nell’eterna sfida tra fashion week, questa volta Milano sembra partire svantaggiata rispetto a Parigi. Una cosa è certa, nella capitale francese si vedrà più moda: messi a confronto, i calendari delle due manifestazioni dedicate al menswear parlano chiaro: 27 sfilate nel long weekend milanese (1114 gennaio), contro i 55 défilé spalmati su sei giorni pieni in programma nella Ville lumière. «Ma le fashion week non si misurano più in termini di numero di sfilate», minimizza il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Carlo Capasa, parlando in difesa di Milano Moda Uomo. «Una fashion week è un successo quando vince la scommessa della contemporaneità - aggiunge - e sono convinto che a questa edizione saranno lanciati molti messaggi». Anche se all’appello mancano Palm AVREI PREFERITO Angels (volato a New York) e Giorgio Armani, che ha CHE MOSCHINO deciso di sfilare co-ed a febbraio e non si registrano le SFILASSE A MILANO new entry internazionali che invece può esibire Parigi, INVECE CHE A ROMA. Milano promette di far sfilare collezioni capaci di proMA OGGI L’UNICA durre fatturato, ma anche di raccontare storie significaREGOLA È ROMPERE tive, grazie all’iniezione di nomi giovani in calendario. LE REGOLE E

CIASCUNO CERCA IL

A destra, un’anteprima della collezione Fall-Winter 2019/2020 di Miaoran, uno dei giovani designer che la Camera Nazionale della Moda Italiana ha deciso di sostenere

Anche se la credibilità di una fashion week non si MODO PIÙ AUTENTICO PER FARLO misura sulla base della lunghezza del calendario, come si spiega che Parigi anche questa stagione Carlo Capasa conquista nomi nuovi come Celine, Jil Sander, JW Anderson e Milano invece no? Da presidente della Camera Nazionale Parigi ha un ottimo calendario. È una città che sin dagli anni 80 ha della Moda Italiana avrei ovviamente attuato una politica di apertura internazionale, che da noi è partita preferito che Moschino sfilasse con la collezione uomo a Milano, ma soltanto tre anni fa. Siamo sempre stati concentrati molto sull’Italia la moda vive un momento di sperimentazione: ogni marchio è alla e oggi dobbiamo conquistare appeal e credibilità: si tratta in un perricerca della propria autenticità. Cinecittà calzava a pennello con il corso che richiede tempo e che affrontiamo puntando sui giovani, tema della collezione ed è stata scelta come location di un evento che ma che porterà i risultati desiderati, ovvero quello di rendere più sarà rivolto principalmente al mondo social. Più o meno è successa appealing la città agli occhi di brand internazionali. la stessa cosa con Gucci la scorsa stagione, che ha scelto di sfilare a Parigi anziché a Milano per esigenze narrative. Una novità avrebbe potuto essere Moschino, che in passato sfilava a Milano, e che invece realizzerà un evento slegato da ogni Detto così sembrerebbe che in nome di uno storytelling più manifestazione a Roma, sovrapponendosi a Pitti Uomo. efficace sia possibile ribaltare le regole in vigore da anni... Non pensa si tratti un’occasione persa...

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WHAT’S NEW @ MILAN FASHION WEEK

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1. Dell’offerta internazionale di Milano Moda Uomo fa parte anche BED j.w. FORD, il brand giapponese di Shinpei Yamagishi 2. Torna a sfilare nel calendario di Cnmi anche John Richmond: per lo stilista inglese previsto uno show co-ed 3. Sartorialità neo-contemporanea per Sartorial Monk, che è a Milano con una collezione incentrata sui cappotti 3

Dei paletti devono esistere e penso che potrebbero essere di natura geografica. Fermo restando che le sovrapposizioni non sono mai auspicabili, scegliendo di sfilare a Roma Moschino arricchisce comunque l’offerta della moda italiana. Non bisogna che accettare questo momento, in cui ogni marchio vuole essere unico. Come risponde la fashion week di Milano a questa richiesta di unicità delle aziende? Il calendario, così come è strutturato, viene incontro alle sfide che ci pone la dimensione globalizzata e fluida della moda: molti new brand come United Standard, M1992, Miaoran, Magliano e Numero 00 di Valerio Farina, supportati da Cnmi, un ampio spazio alle collezioni di streetwear con il debutto di Danilo Paura, il ritorno di marchi storici come Brioni e John Richmond e numerosi eventi che arricchiscono di coolness la fashion week, come quello al Gucci Hub, che chiuderà il programma della manifestazione. Ma il vero valore aggiunto alla manifestazione arriva da tutte le maison che con le loro sfilate dimostrano che la moda non deve solo registrare quello che succede, ma reagire e proporre. In che modo? Semplicemente cambiando. Non c’è bisogno di essere “disruptive”, basta l’effetto sorpresa. Le fashion week, con il loro timing, continuano a funzionare perché rispondono alle necessità industriali del settore, ma sono i riti intorno alle sfilate che devono rinnovarsi. Che si tratti di un buyer o di un giornalista, chi viene invitato alle sfilate è stufo di vedersi assegnare sempre lo stesso sitting, nella stessa sala sfilata. Scegliere location originali e diverse stagione dopo stagione è una delle nuove regole del gioco, così come la fluidità degli appuntamenti. Quest’ultima è la strada che sembra voler percorrere il gruppo Giorgio Armani, che a settembre ha sfilato co-ed con Emporio Armani, ma tornerà a presentare separatamente le collezioni maschile e femminile rispettivamente a gennaio e febbraio. Questa volta toccherà invece alla linea Giorgio Armani sperimentare con una sfilata uomo-donna a febbraio. Sono certo che questo approccio fluido avrà successo e si svilupperà.

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In questo scenario, secondo lei quattro appuntamenti all’anno con le sfilate sono troppi oppure troppo pochi? In questo senso ci saranno delle novità, probabilmente già dal 2019. Stiamo pensando a due appuntamenti, a maggio e novembre, dedicati alle pre-collezioni. In questi due momenti dell’anno tutti i più importanti buyer passano da Milano e per questo vogliamo organizzare un’iniziativa dedicata, che coinvolga le showroom e non abbia bisogno di altre sfilate. ■

Ermenegildo Zegna

«L’ITALIA LEADER DEL MENSWEAR: IL 46% SI PRODUCE QUI» «Se l’abbigliamento maschile, pur generando fatturati inferiori (9 miliardi di euro), cresce più velocemente di quello femminile (12 miliardi), il merito va tutto ai consumatori di nuova generazione. «Un recente studio inglese - dice Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana - stima che gli under 35 spendano per vestirsi il 60% in più rispetto a uomini più adulti». Ma per il numero uno di Cnmi questa propensione all’acquisto non incentiva solo la vendita di sneaker. «Tra i Millennials - prosegue Capasa - si registra un ritrovato piacere a vestirsi bene». Un trend che farà bene al sistema made in Italy, leader per quanto riguarda il menswear di fascia media e medio-alta: «Si produce qui - fa il punto Capasa - il 46% del totale dei capi maschili e addirittura il 70% di giacche e pantaloni. Siamo forti anche nello sportswear con il 38%». (an.bi.)



WHAT’S NEW @ MILAN FASHION WEEK

LUCA MAGLIANO

«A MILANO SFILA IL MIO GENTLEMAN DA STRADA»

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1. Dopo la partecipazione a Pitti Italics, Luca Magliano è pronto per la prima sfilata a Milano 2. Un bozzetto della collezione Fall/Winter 2019/2020 di Magliano

Per il suo debutto sulle passerelle milanesi lo stilista si ispira all’eleganza disinvolta degli uomini della sua terra . «Faccio rivivere la via Emilia degli anni ‘80 per mostrare il lato sartoriale dello streetwear» DI ANDREA BIGOZZI

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uca Magliano non ricorda con esattezza quando per la prima volta ha percorso la via Emilia, proprio lì dove torna (metaforicamente) con la sua nuova sfilata che racconta il suo debutto a Milano Moda Uomo il 12 gennaio. «Con questo show rendo omaggio alla via Emilia degli anni 80: c’è la Reggio Emilia di Pier Vittorio Tondelli, la Bologna dei centri sociali e della musica e la Rimini delle discoteche. Sono crescito con il mito di quegli anni». Storie molto diverse fra loro, ma ugualmente familiari per lo stilista, che sono il pretesto per realizzare una collezione che “confonde” i confini tra sartoriale e street, tra romanticismo e protesta. Un anno fa il debutto in passerella a Pitti Uomo: un bilancio di questi 12 mesi? Sono successe molte cose, tutte belle. Di fatto Pitti Uomo è stato il momento in cui abbiamo iniziato a esistere come brand e non solo per la visibilità che ci ha dato la partecipazione, ma per l’esperienza in sé. Abbiamo lavorato con un cast numeroso, prodotto un look book più ampio di quanto fossimo abituati a fare e tante altre cose mai sperimentate prima. La sfilata ha segnato l’inizio di una stagione positiva, seguita da un’altra ancora più positiva in cui hanno iniziato a interessarsi a noi una trentina di negozi multimarca. Insomma, sfilare ci ha portato talmente bene, che non vediamo l’ora di rifarlo. Questa volta sarà a Milano, però... E ne sono entusiasta, anche perché spero che questa città diventi un po’ la nostra casa. Dobbiamo aspettarci una collezione disruptive? Direi di no: il nostro amore per la giacche e

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per un certo tipo di sartorialità è quello di sempre. Questo non vuol dire che non ci siamo confrontati con la strada: il nostro guardaroba non è pensato per il businessman, piuttosto evochiamo l’eleganza disinvolta del giovane studente, dell’intellettuale della moda, dell’attore e, perché no, del discotecaro. Un’immagine di uomo che rischia di piacere più all’estero che in Italia... Infatti è all’estero che facciamo il maggior numero di vendite. Il Giappone è il primo mercato, ma per fortuna abbiamo anche bellissimi multimarca italiani che ci danno fiducia, come Guya di Firenze, Sugar di Arezzo e Macondo di Verona. Il sodalizio con Manuela Arcari e la sua società prosegue? Alla perfezione. Senza l’azienda Arcari&Co non avrei fatto la metà della strada percorsa fin qui. Avere un’azienda solida alle spalle ci consente di assicurare una produzione impeccabile ed efficiente, aspetti imprescindibili. ■

NUMERO 00

VALERIO FARINA: «ESPLORO L’IGNOTO E L’INCERTEZZA» Lui si chiama Valerio Farina e il suo brand - Numero 00 - è pronto a esordire nel calendario di Milano Moda Uomo. Un’occasione importante per il marchio riminese, partito con delle semplici T-shirt nel 2012 e cresciuto fino a diventare un total look, con abbigliamento e footwear uomo e donna distribuiti nei negozi che contano, da LuisaViaRoma a Sugar, da Harvey Nichols a Galeries Lafayette Pechino. La scommessa è moltiplicare la visibilità del brand, che si è fatto notare grazie a collezioni sportswear dai dettagli high-tech e a collaborazioni strategiche, come quella con Lotto, pronta a bissare con l’autunno-inverno 2019/2020. A Milano Valerio Farina svelerà la nuova collezione, battezzata Confused, un concept che porta l’attualità nella moda,


STEFANO TARANTINI AKA DORIAN

PER M1992 CO-BRAND CON BARACUTA E NEW DEAL CON MARCONA3

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Dal mondo del clubbing e delle sottoculture milanesi al tempio dell’ospitalità meneghina di lusso il passo può essere incredibilmente breve. Lo dimostra la storia di Stefano Tarantini aka Dorian, che ha scelto l’Hotel Principe di Savoia per la sfilata del suo marchio M1992. La moda d’avanguardia dell’ex direttore artistico del Plastic sfilerà nelle nuove sale eventi dell’albergo, che sono appena state riprogettate con un investimento di oltre 3

1. Una proposta Fall/Winter 2019/2020 di Numero 00 2. Valerio Farina è al debutto a Milano Moda Uomo

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esplorando l’universo dell’incertezza: «Incertezza - spiega - intesa come confusione, frutto della velocità con cui l’utente ipertecnologico e social addicted fagocita tutte le informazioni in maniera compulsiva, bruciando tutte le novità». L’appuntamento con la sfilata è lunedì 14 gennaio al Circolo Filologico Milanese in via Clerici 10 alle 18. (a.t.)

milioni di euro. Come già accaduto in passato con altre collezioni, la Fall-Winter 2019/2020 esplorerà dei codici estetici che molti hanno dimenticato, ma che sono oggi più che mai presenti nel modo di vestire attuale. In passerella ci sarà anche una tribute capsule con il brand Baracuta. Un viaggio attraverso l’iconografia dell’harrington jacket dall’Ivy al college-punk early 80’s, dalla new wave alla Hacienda passando per la rave culture e brit-pop dell’era della Cool Britannia. L’ispirazione clubbing, la location tanto amata dai buyer stranieri e la distribuzione affidata da questa stagione a Marcona3 di Piero Tordini fanno presagire l’apprezzamento da parte dei buyer stranieri già dominanti nella sua stocklist, che conta già 50 tra i più esclusivi store internazionali, tra cui Boon The Shop Seoul, Harvey Nichols, Antonia, mentre in Italia la distribuzione include insegne globali come Rinascente Milano, LuisaViaRoma, Sugar. (an.bi.)

DANILO PAURA

«PRESENTERÒ LA LIBERTÀ DI ESSERE ELEGANTE» «Non è un caso se il brand porta il mio stesso nome: io mi sento il direttore creativo ma anche il consumatore finale. Proprio per questo per la collezione Fall-Winter 2019/2020 preferisco non parlare di tendenze: quello che vedrete è il mio guardaroba, ho deciso di mettermi a nudo». Per Danilo Paura (nella foto) debuttare nel calendario di Milano Moda Uomo con il marchio che porta il suo nome non è cosa da poco e per questo lo stilista, famoso per la collaborazione con Kappa, ha deciso di affrontare l’appuntamento senza mezze misure: «Presenterò la libertà di essere elegante, perché forse oggi una felpa non raffigura più un punto di rottura», anticipa lo stilista di origine calabrese, ma di base in Romagna, che per il debutto alla fashion week ha optato per una presentazione-evento in programma il 13 gennaio grazie al supporto di Cnmi. (an.bi.)

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WHAT’S NEW @ MILAN FASHION WEEK

UNA FORMULA “B2B2C” CHE GUARDA AL SALONE DEL MOBILE

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BIZZI: «LA NOVITÀ? FARE UN EVENTO PER APPASSIONATI DI MODA» White Street Market occuperà gli spazi del Superstudiopiù: alla manifestazione aperta al pubblico parteciperanno 60 marchi internazionali, il doppio rispetto all’edizione di giugno

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1. White Street Market aveva debuttato allo Spazio Base, ma nel 2019 trasloca al Superstudiopiù 2. Lyph è uno dei 60 marchi presenti all’evento

DI ANDREA BIGOZZI

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n Germania gli eventi moda aperti a un pubblico indistinto vengono cancellati (l’edizione 2019 di Bread & Butter by Zalando non si farà), in Italia invece rilanciano. Merito di White che, dopo il test di giugno, ripresenterà il format Street Market in una versione large, grazie al coinvolgimento di 60 brand (erano 30 sei mesi fa), tra cui big come Timberland, New Balance, Pony e fashion label come Nana-Nana, Last Heirs e Lyph. «Rispetto ad altri - commenta Massimiliano Bizzi, fondatore di White - abbiamo preferito puntare sulla formula dell’evento misto, aperto contemporaneamente a buyer e pubblico finale. Bread & Butter, invece, nel tempo si è trasformato in un festival esclusivamente B2C e non è quello che vogliamo noi: il nostro modello è il Salone del Mobile, dedicato allo stesso tempo a buyer e consumatori». Dal 12 al 14 gennaio tutti gli spazi del SuperstudioPiù/Tortona 27saranno dunque all’insegna del format White Street Market: gli espositori avranno la possibilità di personalizzare al massimo i loro stand, che di fatto saranno trasformati in piattaforme di marketing per non deludere le aspettative del pubblico finale. «Gli addetti ai lavori - spiega Bizzi - troveranno le collezioni dell’autunno-inverno 2019/2020, ma le aziende sono state sollecitate a creare anche progetti consumer come special edition e capsule collection, una proposta a cui hanno aderito praticamente all’unanimità». Gli organizzatori di M.Seventy anticipano che alcuni stand saranno altamente tecnologizzati e altri potranno contare su un forte contenuto di storytelling: Timberland, per esempio,

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lancerà un contest aperto a giovani creativi che vorranno ripensare il mitico Yellow Boot e un brand come Wrad Living porterà all’interno del SuperstudioPiù un container con sarte intente a cucire. Il programma della manifestazione, che anche questa volta può contare sul supporto di due partner come Nss Factory e Probeat Agency, prevede un calendario fitto di eventi: talk, live performance, workshop (compresa quella firmata dallo store multimarca One Block Down) e un progetto formativo con Naba. Previsto anche uno spin-off del Fashion Film Festival Mi-

lano di Constanza Cavalli Etro: in via Tortona sarà realizzata una sala cinematografica, dove verranno proiettate pellicole focalizzate sulla cultura street e sulla sostenibilità, tematiche che condizionano tutto il White Street Market. «La nostra idea - conclude Bizzi, che con questa edizione punta a superare le quasi 9mila presenze del 2018 - è di mettere un po’ di cultura in quello che facciamo. Con questa iniziativa non solo contribuiamo a valorizzare Milano come destinazione per la moda uomo, ma diamo l’occasione ai brand di far appassionare i giovani alla moda. A mio avviso questa è l’unica strada per battere la concorrenza del low cost». La seconda edizione di White Street Market - patrocinata dal Comune di Milano - può contare anche sul supporto dell’Ice che, attraverso Confartigianato, ha messo a disposizione 600mila euro per la settimana della moda uomo (sfilate più fiere), di cui 200mila per i programmi di ospitalità dei buyer esteri. ■

SCOUTING LOCATION PER LE SFILATE

LO SHOW ARRIVA ANCHE IN STAZIONE Questa stagione il titolo di distretto più fashion delle sfilate di Milano spetta a pieno titolo al quartiere tra piazza della Repubblica e la Stazione Centrale, che ha fornito le due location più inedite della manifestazione. Ermenegildo Zegna utilizzerà gli spazi della Stazione per la sua sfilata, mentre M1992 terrà a battesimo le nuove sale eventi dell’hotel Principe di Savoia. Tra le altre novità, Msgm portrà la moda al Talent Garden di via Calabiana e Versace sperimenterà lo spazio di via Savona 56, mentre per Frankie Morello si apriranno le porte della Borsa a Piazza Affari.



WHAT’S NEW @ MILAN FASHION WEEK

INTERVISTA/RICCARDO GRASSI

«LA SCOSSA DEI GIOVANI: FARANNO RIPARTIRE TUTTO IL MENSWEAR» Con questa stagione il titolare della showroom milanese si prepara a raddoppiare gli spazi dell’area dedicata all’uomo, Rg man, per accogliere 12 brand «trasversali e super cool - dice - e perfetti per soddisfare le esigenze di un nuovo filone di multimarca che, puntando su ricerca e prezzi competitivi, sta riportando le nuove generazioni nei negozi» DI ANDREA BIGOZZI

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ene», risponde Riccardo Grassi, anche se l’espressione della sua faccia dice «molto bene». La replica alla domanda «Come è andata la prima stagione di RG man?» è forse fin troppo cauta, visto che l’area «solo uomo» all’interno della showroom di via Piranesi è raddoppiata, passando da 450 a 950 metri quadrati. Con la nuova campagna vendita, inoltre, anche la brand list è diventata più lunga rispetto a sei mesi fa e include 12 nomi “trasversali”, tra cui Vìen al debutto con la linea uomo, il designer russo Tigran Avetisyan famoso per le sue T-shirt d’artista, i capispalla di Arctic Explorer, tra i protagonisti del padiglione I go out a Pitti Uomo e la linea di abbigliamento del tatuatore Pietro Sedda, Saint Mariner. Senza dimenticare collezioni uomo come Msgm e, per la seconda stagione, Fumito Ganryu, che possono contare su spazi dedicati a Milano e Parigi. Che cosa l’ha spinta a creare il contenitore RG man, tutto all’insegna di un menswear super cool? È bastato guardarmi intorno. In tutto il mondo, Italia compresa, è nata nelle ultime stagioni una serie di negozi multimarca molto forti, che stanno facendo evolvere la corrente dello streetwear. Basti guardare Milano, nomi come Slam Jam, One Block Down, Antonia, Spectrum, sono una vera boccata d’ossigeno per il settore e stanno riportando i giovani nei negozi. E RG man vuole diventare una destination per questo genere di negozi. Da noi potranno trovare un prodotto di qualità e di ricerca a un prezzo competitivo. Cos’altro chiede questo tipo di multimarca? È molto interessato anche a piccoli brand purché realizzino collezioni con un’identità molto precisa e soprattutto dei pezzi significativi, capaci di diventare l’oggetto

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particolare da mettere in vetrina. Ormai nel menswear, anche a causa dell’online e dei social, funzionano il singolo oggetto e il suo storytelling, più che il total look. Per questo il nostro obiettivo è offrire ai buyer qualcosa di veramente speciale e unico e già dalla prima stagione abbiamo avuto un forte riscontro da parte del mercato asiatico, perché loro comprano e apprezzano molto l’item particolare. A RG man interessano solo i Millennials? Assolutamente no, ma questo è il mondo da cui partiamo. Contiamo, grazie alla forza dell’uomo giovane, di far ripartire tutto il menswear. Lo streetwear si sta già evolvendo verso qualcosa di nuovo, di più pulito, e questo porterà a un ampliamento del mercato. Milano è la piazza giusta per attuare questa rivoluzione? La città vive un momento d’oro, più per lo shopping che per la fashion week. Abbiamo una reputazione commerciale enorme,

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1. Riccardo Grassi ha deciso di creare all’interno della sua showroom di via Piranesi 4 a Milano una sezione dedicata alla moda uomo 2. Vìen che lancia il menswaer con la Fall-Winter, fa parte dei 12 marchi distribuiti da RG man

con negozi che attirano clienti da tutto il mondo. Gli stranieri sono innamorati della città, la considerano alla pari di grandi capitali come Londra o Parigi. Purtroppo questo clima non è quello che si respira alle settimane della moda, proprio perché l’offerta delle sfilate non riesce a interessare quel pubblico giovane che oggi fa la differenza, commercialmente e mediaticamente. Cambiare è possibile: Pitti Uomo a Firenze ha iniziato da tempo a seguire questa strada e, infatti, raccoglie i risultati della sua attività di scouting. Le showroom di Milano, finché le fashion week non cambieranno immagine, saranno costrette a fare le campagne vendite a Parigi, per conquistare tutti quei buyer che a Milano non si fermano. Quindi Parigi resta irraggiungibile? Comunica meglio e ha una lunga tradizione. Ma gli addetti ai lavori non la amano, semplicemente non ne possono fare a meno. ■



BEYOND MILAN

PARIS FASHION WEEK

PARIGI DÀ LEZIONI DI GRANDEUR Nonostante le assenze di McQueen, Maison Margiela e Lanvin ancora alla ricerca di un direttore creativo, tutto si può dire di questa fashion week, tranne che sia priva di emozioni e novità

JW ANDERSON

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TRE NOMI SOTTO I RIFLETTORI

Inglese di nascita e affezionato alla London Fashion Week, anche se non ha disdegnato di essere presente a Pitti Uomo nel giugno 2017, JWAnderson attraversa la Manica e si presenta nella Ville Lumière con un doppio appuntamento: va in pedana infatti sia con il proprio marchio, mercoledì 16 gennaio, sia con Loewe, di cui è direttore creativo. In passato questa griffe si limitava a una presentazione.

DI ALESSANDRA BIGOTTA

a fashion week maschile di Parigi, in programma dal 15 al 20 gennaio, promette di mantenere alto il ritmo di sfilate e presentazioni dal primo all’ultimo giorno: con Celine, JW Anderson, Jil Sander, Jacquemus e Rochas con la nuova direzione creativa dell’italiano Federico Curradi, senza contare Berluti nella nuova era di Kris Van Assche, sotto i riflettori non c’è pericolo di cali di tensione, per questa manifestazione che si sviluppa su sei giorni, praticamente pieni tranne il primo: martedì 15 gennaio, infatti, si comincia nel pomeriggio, con tra gli altri lo show di Fumito Ganryu, già protagonista a Firenze durante Pitti Uomo lo scorso giugno. Ma già mercoledì 16 la temperatura sale, con il debutto parigino di JW Anderson, il défilé di Off-White, Valentino, Undercover, Walter van Beirendonck, Acne Studios, la presentazione di Givenchy uomo e, per finire in bellezza, Raf Simons, che per la seconda volta sceglie di sfilare nella Ville Lumière, mentre si vocifera che il suo idillio con Calvin Klein si stia incrinando. Giovedì 17 si contendono la scena, tra gli altri, Rick Owens, Ami-Alexandre Mattiussi, Issey Miyake Men, Louis Vuitton, Yohji Yamamoto e Vetements, mentre tra i protagonisti di venerdì troviamo un marchio che eravamo abituati a vedere a Milano, Jil Sander. Gli fanno compagnia Junia Watanabe Men, Juun J, Berluti, Comme des Garçons e Balmain: la griffe ha cambiato recentemente logo, recuperando il “familiar design” ideato da Pierre Balmain 70 anni fa, non senza

NON SOLO SLIMANE

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1. Un modello di Celine by Hedi Slimane 2. Lo stile di Fumito Ganryu: la sua linea sfila il primo giorno

qualche perplessità tra gli addetti ai lavori e non solo, che hanno visto nel nuovo monogram una somiglianza sospetta con quello della griffe italiana Laura Biagiotti. Il 19 sono in programma gli show di Sacai, Loewe (che sancisce la doppia presenza in calendario di JW Anderson, direttore creativo 2 del brand), Thom Browne, Dior Homme sotto la guida di Kim Jones che con la Pre-Fall ha convinto stampa e compratori, Henrik Vibskov ed Hermès. Si deve aspettare il 20 gennaio per Celine: chissà come sarà l’accoglienza per questa sfilata al maschile, dopo le polemiche dell’esordio di Hedi Slimane al timone stilistico del marchio. Ma prima di arrivare a questo fashion show, che chiude “col botto” la settimana della moda parigina, la giornata di domenica 20 vede schierati Kenzo, Jacquemus che diserta la sua amata Marsiglia, Paul Smith e Dunhill London. Tre i grandi assenti: Alexander McQueen, Maison Margiela e Lanvin, che ancora non ha sciolto il mistero sul successore di Lucas Ossendrijver. ■

KRIS VAN ASSCHE Il 18 gennaio è il giorno di Berluti e del suo nuovo direttore artistico, Kris Van Assche. Un debutto preceduto da una capsule per la primavera-estate 2019 e dalla prima campagna pubblicitaria del marchio sotto la sua supervisione: le immagini, scattate da Jamie Hawksworth,sono all’insegna dell’essenzialità e della valorizzazione dell’iconico modello di scarpa Alessandro.

FEDERICO CURRADI «Federico Curradi reinterpreterà in maniera elegante i codici dello streetwear»: queste le aspettative di Philippe Benacin, ceo di Interparfums e di Rochas, nei confronti del neo-direttore creativo dell’uomo. Attesa, dunque, per l’esordio del designer nella nuova veste, al centro non di una sfilata, ma di una presentazione.


BERLINO

UN’INTENSA TRE GIORNI DI SHOW E CONVENTION A metà gennaio la moda è protagonista nella capitale tedesca. Ready to wear, sportswear e urbanwear di marchi consolidati, ma anche brand connotati dall’artigianalità o dalla sostenibilità. E designer in erba da scoprire DI ELISABETTA FABBRI

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uest’anno la kermesse della moda berlinese è tutta concentrata fra il 15 e il 17 E LE SUE FIERE gennaio. Fa eccezione la Mercedes-Benz Fashion Week che #FASHIONTECH inizia un giorno prima, il 14 del 15 GENNAIO mese, con l’evento Alpin ClubMBFW bing del marchio Bogner. Nella 14-17 GENNAIO medesima giornata è in calendario anche la seconda edizione NEONYT di Neo.Fashion, negli spazi di 15-17 GENNAIO Umspannwerk Alexanderplatz, PANORAMA BERLIN che dà visibilità alle collezione 15-17 GENNAIO dei diplomati della scuola di fashion design di Berlino Htw PREMIUM, e di altre università tedesche. SHOW&ORDER, SEEK Le sfilate in calendario saranno 15-17 GENNAIO all’E-Werk e pare che si tratti di SELVEDGE RUN un appuntamento ad alto tasso 15-17 GENNAIO di digitalizzazione - con la regia dell’agenzia Nowadays - dove sarà sperimentata per la prima volta la realtà virtuale. Nell’ottica di una moda più democratica, tutti gli show saranno trasmessi live sulla piattaforma digitale dedicata, come avviene già per Parigi e Londra. A chiudere i lavori, il 17 gennaio, sarà la guru delle tendenze Li Edelkoort. Al Berlin ExpoCenter City torna invece Panorama, di recente sotto i riflettori per Nella Hall 6, 3.600 metri quadrati sono staavere acquisito Selvedge Run, evento fieti messi a disposizione delle soluzioni per ristico alla sua ottava edizione in gennaio rivitalizzare/ottimizzare il business retail. (nella stessa location di Panorama), che si In vista della fiera, è stato inoltre lanciato focalizza su proposte di qualità, senza temil webazine panorama-cosmos.com, in inpo, artigianali e tracciabili, con un focus sul glese e tedesco: un faro puntato sul salone denim e gli heritage brand (Stetson, Schott ma anche uno spazio dedicato all’innovaNyc e Momotaro, per citarne alcuni). Di zione nello stile, nella musica e nel food. Panorama al momento si sa che presenta Per quanto riguarda gli eventi di Premium un sostanzioso programma di conferenGroup, nella location Station-Berlin è ze, specie per indagare le nuove soluziotempo di Premium con marchi internazioni di vendita al dettaglio, compresi i temi nali tra i quali Antony Morato, Beatrice dell’infotainment e della digitalizzazione.

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BERLINO

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1. La scorsa edizione di Neonyt 2. Panorama Berlin all’ExpoCenter 3. Uno scatto di Premium a luglio

B, Campomaggi, Liu Jo, Love Moschino e Save the Duck, per citare alcuni degli italiani presenti. Show&Order si snoda come un department store, nei sei piani del building Kühlhaus, con proposte moda, beauty, interior e lifestyle. Seek, all’Arena Berlin, è dedicato ai marchi dell’upper streetwear e all’urbanwear (tra gli altri Blauer Usa, Best Company, Ellesse, Fila e Kappa), mentre Bright, orientato al mondo skate e street, in gennaio si prende una pausa. Il 15 torna la conferenza Fashiontech by Premium Group nella ex centrale elettrica Kraftwerk. Lo stesso spazio che Messe Frankfurt ha scelto per il salone della moda e dell’innovazione sostenibile Neonyt e per la Fashionsustain conference, in programma il 16. ■

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BUYERS’ SURVEY

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Per la terza stagione consecutiva Stone Island risulta essere il marchio best seller dei multimarca e si distingue nel nostro sondaggio anche per la politica di pricing

VENDITE MENSWEAR AUTUNNO-INVERNO 2018/2019

I MILLENNIALS SONO REALI ED ENTRANO IN NEGOZIO Dalla provincia alle grandi città non ci sono dubbi: sono gli under 30 ad aver salvato la stagione invernale. E non solo per gli acquisti online, ma per la loro voglia di entrare in negozio alla ricerca dei pezzi preferiti che (ed è una buona notizia) non sono più solo sneaker, felpe con il cappuccio e marsupi. Off-White, Stone Island e Gucci restano i marchi best seller, ma la popolarità di Riccardo Tisci sui social network sta già facendo decollare Burberry. DI ANDREA BIGOZZI

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Millennials, sulla bocca di tutti, non godono sempre di una reputazione impeccabile. In giro per il mondo vengono chiamati “fiocchi di neve” per la loro fragilità e leggerezza, ma non è così che i buyer italiani giudicano questa generazione, cresciuta a pane e Instagram: «Altro che incapaci di vivere nel mondo reale, sono loro il pubblico più assiduo nei nostri negozi in questa stagione: era da tanto tempo che non si vedevano così tanti giovani davanti al registratore di cassa» è il commento più ricorrente alle nostre interviste. Dati ufficiali ovviamente non esistono, ma tra i quasi 60 buyer intervistati IL 40% sull’andamento delle vendite di menswear DEL CAMPIONE autunno-inverno 2018/2019 in molti hanno REGISTRA VENDITE ammesso che la percentuale di Millennials IN AUMENTO tra la loro clientela è schizzata alle stelle. RISPETTO «Sfiora l’80%», si sbilancia qualche titolaALLA STAGIONE re di negozio. È merito loro, dunque, se alla PRECEDENTE domanda più critica del nostro sondaggio, «Come sono andate le vendite di stagione», nonostante i numerosi motivi di malumore (l’inverno che sembra non voler mai arrivare, gli sconti anticipati della Black Week, i prezzi troppo alti della merce) il 40% del campione ha sentenziato “meglio dello scorso anno”. Stessa percentuale per chi ha registrato vendite stazionarie, mentre i pessimisti sono il 20% e vedono il loro giro d’affari legato alla moda maschile in ribasso. I negozi che in questo momento performanti non sono quelli più grandi o con l’offerta più vasta, ma quelli che più di altri sono in

37% Street Qual è la tipologia di PRODOTTO più venduta in questo autunno-inverno?

34% Fashion 23% Sportivo 6% Formale 07_01_2019

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BUYERS’ SURVEY

La parola ai negozi multibrand Come sono andate le vendite di MODA MASCHILE nell’autunno-inverno 2018/2019?

40%

Come lo scorso anno

No, lo street resterà il mainstream

Meglio

25%

20%

Peggio

14%

È ancora presto, ma succederà

Qual è il marchio maschile APPENA INSERITO in negozio su cui PUNTATE? 1 Canada Goose 2 Ambush, Off-White

1 Off-White, Stone Island

3 Burberry, Cp Company

2 Gucci

4 Martine Rose, Kappa Kontroll

3 Moncler

BURBERRY

OFF-WHITE

Come giudica l’intensificarsi di momenti di forti sconti, come il BLACK FRIDAY? Aiutano le vendite?

E quali i brand uomo più acquistati attraverso l’ E-COMMERCE e/o FARFETCH?

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1 Moncler 2 Off-White 3 Dsquared2, Stone Island

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61%

Sì, si cerca più pulizia nei look, più capi belli, più maglieria

40%

Quali sono i brand uomo più acquistati dai clienti in NEGOZIO?

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Ritrovate nella vostra CLIENTELA la voglia di andare OLTRE le felpe e le sneaker evidenziata dagli stilisti alle ultime sfilate?

MONCLER

Inquinano il mercato, il consumatore pretende sconti fino a Natale

32%

Sì, sono un “male” necessario

15%

No


Biffi Boutiques - Milano

La boutique di Adani - Modena

sintonia con lo spirito contemporaneo del mercato. Che tradotto in brand list significa poter esporre nelle proprie vetrine marchi come Stone Island (citato dagli intervistati come il brand con la miglior politica di pricing), Off-White, Gucci e Moncler. A vendere di più sono quindi sempre i soliti noti (i best seller di questa stagione sono gli stessi di sei mesi fa) e questo spiega in parte la scarsa propensione dei buyer a investire i loro budget su nomi alternativi. «Preferiamo sperimentare sulla donna», rispondono, anticipando che la nuova stella nascente del womenswear risponde al nome di Marine Serre. Qualche tentativo di sperimentazione in campo del menswear però c’è: tra outsiders che hanno assicurato buoni sell out ci sono Canada Goose, Ambush, Cp Company, Martine Rose, Ader Error e... Burberry. Anche

10 Corso Como - Milano

Vela Shop - Cagliari

Sir Andrew’s - Carpi

Sempre più aziende estendono le PRE-COLLEZIONI anche alla moda uomo? Commercialmente funziona?

41% 31% 18% 10%

No Sì Solo per l’online Non so

Marcello boutique - Benevento

se a fatica si può considerate il marchio inglese con i suoi oltre 100 anni di storia una novità, ma per i negozianti l’arrivo di Riccardo Tisci, star dei social, ne ha cambiato l’immagine agli occhi dei Millennials. «É lo strapotere di Instagram assicura Paolo Mantovani di Mantovani -. Anche se i prodotti firmati dallo stilista italiano non si sono ancora praticamente visti in negozio, il push digital ha già fatto riscoprire il check ai giovani». Risultato, Burberry è il marchio su cui i compratori torneranno a scommettere, specie per il menswear. Così chi nelle ultime stagioni aveva ridotto o addirittura chiuso gli ordini, adesso sta facendo marcia indietro e chi invece non ha mai smesso di credere nel brand brit si prepara ad essere preso d’assalto dagli under 30. Ma ritorno di Tisci a parte, che anno sarà il 2019 per la moda maschile? «Lo streetwear resterà

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BUYERS’ SURVEY

mainstream, ma i clienti, comrito anche dagli stilisti sulle LO presi quelli più giovani, non si ultime passerelle non preluSTREETWEAR RESTA IL entusiasmeranno più solo per deranno comunque alla fine MAINSTREAM, T-shirt, felpe e marsupi, ma del successo della moda da MA IN VERSIONE stanno riscoprendo la bella strada. «Sono praticamente PIÙ PULITA E maglieria e continueranno a sicuro che il trend non scom“HABILLÉ” farlo», prevede Giovina Moparirà mai - afferma Paolo retti di Giò Moretti, istituzioBertacchi de La Ferramenta ne dello shopping multimarca milanese. - anche perché il fascino dello streetweSi dice certo di una tendenza “più habillè” ar sta proprio nel sapersi continuamente rispetto al passato anche un buyer-Millenreinventare e adattare per ritagliarsi uno nial come Giacomo Vannuccini di Trispazio nel clima sociale contemporaneo». cot: «Già questo autunno-inverno si sono «Resta il fatto che c’è più voglia di pulivendute più tipologie di prodotto rispetto zia - è il parere generalizzato, riassunto alle scorse stagioni. C’è anche un certo alla perfezione da Diego Cossa, responritorno alle scarpe classiche stringate, ma sabile menswear per Tiziana Fausti - si la sneaker resta leader». Questa apertura va verso uno streetwear meno da subculal knitwear e alle calzature di qualità, ai tura e skateboard e più vicino alla moda pantaloni dal taglio più sartoriale suggeanni Novanta, stile Helmut Lang e Stone

Agnetti - Macerata

Bonvicini - Montecatini Terme

Che incidenza rileva tra la popolarità dei brand sui SOCIAL NETWORK e il ritorno commerciale in store?

68%

Quali sono le BEST PRACTICE su INSTAGRAM? 2 Off-White

Alta

3 Balenciaga, Stone Island 4 Burberry

21%

Non saprei

11%

Scarso

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Tricot - Siena

1 Gucci

GUCCI

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Island». In attesa di scoprire se davvero come stima la maggior parte dei buyer intervistati e come suggerisce anche la scelta di Pitti Uomo di sostenere progetti come quello di Aldo Maria Camillo - il guardaroba maschile si ricomporrà di tutti i suoi pezzi, compreso il formale rivisitato, o se la divisa dell’uomo resterà fatta da alcuni capi basici seppur ripuliti, l’analisi condotta da Fashion re guarda al presente e in particolare alla moda del Black Friday. In passato il tema degli sconti selvaggi era fonte di grandi malumori fra i negozianti, ma ormai è stato metabolizzato. Non che i buyers siano diventati entusiasti della situazione, semplicemente stanno cercando di gestirla al meglio. «Inutile pensare di eliminarli, è semplicemente impossibile riconosce Mario Dell’Oglio, ex presiden-

Boutique Galiano - Napoli


Ringraziamo IL NOSTRO PANEL

Julian Fashion - Milano Marittima

te della Camera Italiana Buyer Moda e titolare degli store Dell’Oglio a Palermo -. Ormai nei nostri negozi fisici e online solo un 20% delle vendite scaturisce da un’esigenza da soddisfare da parte del cliente, tutto il resto avviene in presenza di una promozione e difficilmente lo scenario cambierà. Ma quello che deve cambiare è l’approccio del negoziante a questi momenti dell’anno, ci vuole una strategia. Ognuno può scegliere la sua strada, come togliere dall’offerta brand e prodotti “sicuri”, che si venderebbero anche in assenza di sconti, TRA LE NEW può essere una straENTRY NELLE da». Ma c’è anche BRAND LIST DEI chi - una minoranza NEGOZIANTI - si rifiuta di appliHANNO care la politica dello FUNZIONATO sconto anticipato, CANADA GOOSE, convinto che rapAMBUSH, MARTINE presenti un danno ROSE E ADER più che un’opportuERROR nità, specie a medio termine. «Non ci crediamo, è un’ iniziativa americana, non nostra», commenta Vito Addadi, proprietario delle boutique Gente a Roma, prendendo le distanze dal Black Friday e da altre iniziative analoghe nate su Internet. Ancora più integralista Silvia Bini: nei suoi negozi Caos e Silvia Bini Passeggiata a Viareggio la politica delle promozioni è la stessa da anni: si aspettano i saldi a gennaio, previsto solo qualche sconto per i clienti più fedeli per il ponte dell’Immacolata. «È in gioco la credibilità dei negozio di lusso - dice -. Non abbiamo motivi di fare sconti a novembre e non li facciamo. La priorità per noi resta il servizio». ■

L’Incontro - Modena

Marcos - Mondovì

Come sarà il vostro BUDGET per la moda maschile del prossimo autunno-inverno?

58%

Stazionario

26%

In aumento

16%

In flessione

Andrea Agnetti - AGNETTI - Villa Potenza (Mc); Alessandra Torre - A.M.R. - Chiavari; Mario e Maurizio Artusa - ARTUSA - Vibo Valentia e Lamezia Terme; Rosy Biffi - BIFFI - Milano e Bergamo; Andrea Bonvicini - BONVICINI FASHION GALLERY & STORES - Montecatini Terme (Pt); Giancarlo Stella - BOUTIQUES STELLA - Asiago (Vi); Paolo Colognese - COLOGNESE 1882 - Montebelluna (Tv); Maurizio Coltori - COLTORTI - Ancona e Pescara; Piero e Mario Cammalleri - CAMMALLERI - Caltanisetta; Silvia Bertocchi - 10 CORSO COMO - Milano; Gaetano De Florio - DE FLORIO - Noicattaro (Ba); Mario Dell’Oglio - DELL’OGLIO - Palermo; Eleonora Bonucci - ELEONORA BONUCCI - Viterbo e Terni; Laura Fargetta - LAURA - Caltagirone (Ct); Massimo Fiacchini - FIACCHINI - Forte dei Marni; Raffaele Galiano - GALIANO - Giugliano (Na); Giovanna Gaudenzi - GAUDENZI BOUTIQUE - Riccione; Gabriele Pancheri - G&B NEGOZIO e LAGRANGE 12- Flero (Bs), Aosta, Courmayeur (Ao), Ponte di Legno e Torino; Vito Addadi - GENTE - Roma; Federico Giglio - GIGLIO Palermo; Giovina Moretti - GIO MORETTI - Milano; Anna Giordano - GIORDANO BOUTIQUE - Pompei (Na); Toni Tanfani - GISA BOUTIQUE - Ancona e Chiaravalle (An); Fausto Vanni - GUELFA - Santa Maria a Monte (Pi); Ercole Cellino - Il DUOMO - Novara; Sabina Zabberoni - JULIAN FASHION e MAISON J - Milano Marittima (Ra); Paolo Bertacchi - LA FERRAMENTA - Bologna; Amos Adani - LA BOUTIQUE DI ADANI - Modena; Edoardo Amati - LEAM - Roma; Cesare Tadolini - L’INCONTRO - Modena; Paolo Mantovani MANTOVANI - San Giovanni Valdarno (Ar), Castiglione della Pescaia (Gr) e Greve in Chianti (Fi); Antonio Errico - MARCELLO UOMO - Benevento; Piero Marchesani - MARCHESANI - Modena; Paolo Marini - MARCOS - Mondovì (Cn); Mirko Moras - MORAS BOUTIQUEIntimiano (Co); Natale De Stradis - NOHA - Brindisi; Gianni Arteni - PROGETTO MODA - Udine; Giuseppe Nugnes – NUGNES 1920 - Trani; Paolo Pessina - PAOLO PESSINA - Monza; Battista Martilotti - PAPILLON - Corigliano Scalo (Cs); Carlo PorriniPORRINI MODA E CASA - Besozzo (Va); Nicola Raimondi - RAIMONDI DRESS - Ravenna; Matilde d’Ovidio Ratti - RATTI - Pesaro; Silvia Bini - SILVIA BINI e CAOS- Viareggio; Andrea, Neris e Marco Solieri - SIR ANDREW’S - Pierluigi Passarella - SORELLE RAMONDA - Alte di Montecchio Maggiore (VI); Claudio Betti - SPINNAKER - Alassio (Sv), Sanremo (Im) e Portofino (Ge); Beppe Angiolini - SUGAR - Arezzo; Tiziana Fausti - TIZIANA FAUSTI - Bergamo; Giacomo Vannuccini - TRICOT - Chianciano Terme; Ernesto Tufano - TUFANO - Pompei (Na); Didi Corbetta VALTELLINI - Rovato in Franciacorta (Bs); Andrea Diaz - VELA SHOP - Cagliari; Vinicio Ravagnani - VINICIO - Arona (No), Genova, Legnano (Mi) e Novara;

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STORE TO WATCH

ERCOLE CELLINO/ LA NEW WAVE DEI BUYER ITALIANI

«Con Il Duomo Novara è a misura di Millennials» Il giovane imprenditore ha rilevato lo storico multimarca e in meno di un anno lo ha trasformato in un indirizzo familiare agli under 30, grazie a una brand list aggiornata e all’e-commerce

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Anche se è passato poco più di un anno dall’acquisizione de Il Duomo 1. Ercole Cellino (il deal risale all’agosto 2017), a Ercole Cellino questi 18 mesi alla 2. L’interno di uno dei guida dello storico multimarca di Novara devono essere sembrati tre punti vendita Il Duomo di Novara lunghissimi. In questo lasso di tempo, infatti, il giovane imprenditore figlio di Massimo, presidente del Brescia Calcio, ha portato a tre il numero di negozi attivi (il menswear non c’era nella procedente gestione della famiglia Greppi), creato ex novo una piattaforma e-commerce, già online ma che sarà lanciata ufficialmente nei prossimi mesi, e soprattutto è riuscito a convincere i Millennials piemontesi a inserire Novara nei loro tour dello shopping. «Da subito - racconta Cellino - mi ero dato come obiettivo di ringiovanire la clientela delle boutique, senza trascurare gli habitué». Risultato ottenuto grazie alla brand list dei negozi (donna, accessori e uomo), che comprende nomi consolidati come Gucci, Balenciaga, Jil Sander, Jimmy Choo, Gianvito 2 Rossi, Saint Laurent, Miu Miu, Missoni e Max Mara, ma anche marchi outsider come Gcds, Carolina Santo Domingo, Kappa Kontroll, Oamc, Cottweiler. «Non tolgo mai gli occhi da Instagram - commenta Cellino - perché è lì che si fa ricerca oggi». Un approccio 4.0 al mestiere di buyer, che sta premiando anche dal lato commerciale: all’epoca dell’acquisizione Il Duomo fatturava circa 5 milioni. «Ma anche da questo punto di vista stiamo facendo passi avanti», conclude Cellino. (an.bi.)

Gio Moretti debutta con l’e-commerce Anno nuovo, progetto nuovo. Il 2019 si apre con una rivoluzione nella strategia di Gio Moretti: lo storico multimarca milanese di via della Spiga a partire da gennaio inizierà a vendere anche attraverso il canale e-commerce. Per il lancio della piattaforma online, che sarà dedicata alle collezioni donna, uomo e accessori, Giovina Moretti (nella foto) ha messo a punto una squadra di professionisti dedicata e creato un ufficio ad hoc, che si troverà al civico 4 di via della Spiga. (an.bi.)

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RESTYLING FIRMATO ROBERTO BACIOCCHI

Le Noir: più spazio e cultura nel negozio di Treviso C’è il tocco dell’architetto Roberto Baciocchi dietro la nuova immagine di Le Noir a Treviso. Il restyling non è servito solo a dare più metri quadrati alla boutique di piazza Indipendenza, ma a cambiarne l’identità. In linea con la volontà della proprietà, che fa capo a Carla, Tosca e Federica Zalla, titolari di altri store multimarca anche a Conegliano Veneto, il punto vendita non sarà più esclusivamente uno spazio dedicato alla moda, ma diventerà una location per mostre d’arte e incontri culturali. (an.bi.)

Per Franz Kraler nuovi corner a Cortina e uno store bimbo Tra i prossimi campionati mondiali di sci alpino, che ospiterà nel 2021, e la candidatura con Milano alle Olimpiadi 2026, per Cortina si prospetta un futuro da vera protagonista della scena mondiale. Un’occasione imperdibile per Franz Kraler, il multimarca simbolo della località sciistica, che continua ad arricchire la sua offerta in linea con la crescita del suo fatturato, passato dai 38 milioni di euro del 2015 ai 57 milioni del 2017. Le ultime novità riguardano il punto vendita di corso Italia 119/127, che nelle scorse settimane ha visto l’inserimento dei nuovi corner di Gucci e Saint Laurent e l’aggiunta di aree dedicate a marchi come Brunello Cucinelli, Loro Piana, Roger Vivier. Aggiornamenti anche per il punto vendita al civico 107, che si è arricchito di aree dedicate ai brand Burberry e Loewe. Un piccola rivoluzione riguarda inoltre lo spazio che si trova al civico 92, dove Franz e Daniela Kraler, titolari dell’insegna, hanno deciso di concentrare tutta l’offerta per la moda bimbo. Resta immune da questa piccola rivoluzione lo store di corso Italia 76 dedicato al menswear, oggetto di un radicale restiling un paio di anni fa. (an.bi.)



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OUTLOOK

MERCATO DEL LUSSO

LA CRESCITA CONTINUERÀ MA A NUOVE CONDIZIONI Nel 2019 il lusso dovrebbe riconfermarsi un settore anticiclico. La maggior parte degli analisti propende per una crescita intorno al 5% quest’anno e chi si sbilancia al 2025 ipotizza un tasso medio annuo fra il 3% e il 5%. Performance incoraggianti, plausibili però se le aziende del settore saranno disposte a un cambio di paradigma

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ai come in questo periodo - è il refrain ricorrente - risulta complesso azzardare delle previsioni economiche. Il business del lusso non ne è esente e tuttavia, mettendo a confronto alcuni report, le analisi convergono nel riconfermare il settore come anticiclico. Stando all’Altagamma Consensus 2019, realizzato dalla fondazione con le maggiori società di consulenza e gli uffici studi di note banche (Bain & Co., Deloitte, EY, Exane Bnp Paribas, Intesa Sanpaolo, J.P. Morgan, solo per citarne alcuni), nel 2019 i consumi di personal luxury - abbigliamento, accessori, gioielli, orologi, ma anche cosmesi, fragranze e arte della tavola - dovrebbero crescere del 5%. «Questa previsione conferma che il settore vanta una crescita costanLa sfilata Balenciaga LUSSO: STIME DI CRESCITA A CONFRONTO te e solida», commenta Armando Spring-Summer 2019 2018 2019 Branchini, segretario di fondazione Altagamma Consensus +6,0% +5,0% Altagamma, ricordando che i beni di lusso per la persona dovrebbero PREVISIONI RIVISTE PER TENERE CONTO Goldman Sachs +10,0% +5,0% accelerare allo stesso ritmo (a camDELLA MINORE SPESA DEI TURISTI McKinsey +4,5%/+5,5% +4,5%/+5,5% bi costanti) del 2017 e quasi in linea Di recente gli analisti di Goldman Sachs hanno con la stima sul 2018 (+6%). La rivisto al ribasso le stime per il lusso, di fatto alperformance dovrebbe essere sostenuta dal +7% di calzature e acceslineandosi con il consensus di Altagamma: +5% nel 2019, dal presori in pelle e dal +5% di profumi e cosmesi (vedi tabella nella pagina cedente +7%. In questo caso si tratta di una netta frenata, dal +10% seguente). I consumi di gioielli e orologi di lusso sono visti in progresipotizzato per l’intero 2018, per di più destinata a perdurare, dal moso del 4%, mentre per l’abbigliamento è previsto un +2%. A livello di mento che per il 2020, 2021 e 2022 gli analisti prospettano un +6%. mercati, il consensus mette in pole position l’Asia (10%), anche per L’outlook, come si legge in un recente studio, è stato abbassato per via della riduzione dei dazi alle importazioni decisa lo scorso luglio riflettere una maggiore vulnerabilità della domanda di chi fa shopdalla Cina. Segue il Giappone con un +5% previsto, mentre per il Nord ping in viaggio (un terzo delle vendite totali di lusso), nonché la senAmerica si ipotizza un +4% e per l’America Latina un +1%. In Medio sibilità degli shopper alle previsioni di crescita economica e l’entità Oriente si attende un +2% e in Europa un +3%. «Il 2018 - commenta stessa della crescita (+3,5% il Pil globale, ridimensionato rispetto il presidente della fondazione, Andrea Illy - ha visto un arresto delal +3,7% precedente). «I trend nelle vendite, specie nell’hard luxula crescita. Stavamo uscendo dalla crisi, ora ci siamo tornati dentro». ry, sono misti ma evidenziano una grande volatilità, con un ottobre A influire sull’attendibilità delle previsioni è la perdita di fiducia, che migliore di settembre e indicazioni di deterioramento in novembre», impatta sui consumi. «Dobbiamo infondere fiducia a livello privato e spiegano gli esperti di Goldman Sachs. Il report, va detto, non inclupubblico - esorta Illy - per dare impulso agli investimenti e lavorare de, in quanto antecedente, l’esito delle vendite natalizie e delle fealacremente per creare delle partnership fra pubblico e privato, al fine stività del capodanno cinese, oltre alla possibile frenata del turismo, di colmare i gap dell’Italia nell’istruzione e nella digitalizzazione». dopo i tragici fatti di Strasburgo. L’analisi precede inoltre l’uscita di

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Ph. Imaxtree.com

DI ELISABETTA FABBRI


OUTLOOK

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1. Un modello Prada con tacco design per l’estate 2019 2. Nanjing road a Shanghai 3. Il nuovo profumo Gucci Guilty Absolute pour femme

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SCARPE E BORSE, I SETTORI PIÙ DINAMICI 2019 Scarpe e accessori in pelle +7% Profumi e cosmetici +5% Gioielli, orologi, penne, accendini +4% Abbigliamento +2%

Fonte: Altagamma Consensus

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un dato recente, che attesta come l’ex Celeste impero stia rallentando a un passo più brusco delle attese. Le vendite al dettaglio cinesi di novembre sono risultate ai minimi da 15 anni: “solo” +8,1%, dal +8,6% di ottobre e dal +9,2% di settembre. Per di più sotto le stime degli analisti, che si aspettavano un +8,8%. Secondo gli analisti di Goldman Sachs, nel breve periodo i consumatori di lusso, su scala globale, potrebbero decidere di posticipare (se non annullare) i loro acquisti, perché la propensione al consumo dei big spender è correlata agli indicatori di benessere, come la crescita economica, i prezzi delle case e l’andamento delle Borse. La decelerazione della domanda sarà influenzata soprattutto dall’Asia e dal calo della spesa dei turisti, specie quelli cinesi che, mediamente, comprano il 70% dell’alto di gamma al di fuori della Mainland China. A incidere saranno i tassi di cambio ma anche le iniziative volte a contenere il fenomeno del parallelo, che nel breve impatteranno sulla spesa durante i viaggi, anche se avranno un effetto positivo sui brand nel lungo periodo (portando, per esempio, a un maggiore controllo sulla distribuzione). Il daigou - l’altro nome del parallelo, che per Goldman Sachs è un mercato su cui transita il 5% degli acquisti globali di lusso - dovrebbe risentire, come l’ecommerce, dell’introduzione di una nuova legge per il commercio online, in vigore nella Cina Mainland da gennaio 2019, che riguarda soprattutto le tasse sulle vendite e implica la produzione di una dettagliata documentazione. In base a queste considerazione, quest’anno la domanda di lusso in Asia dovrebbe registrare un +7,2%, dal +9% previsto inizialmente (vedi tabella in alto a destra). Per quanto riguarda l’Europa, gli analisti dono passati da un +5,6% a un +3,8%. Molto lieve il ritocco per gli Usa (+5,5%, dal precedente +5,7%), che secondo gli esperti sono più resilienti, anche perché meno esposti agli acquisti dei turisti. Distinguendo tra le categorie di lusso, il “soft” dovrebbe registrare un +6% (da +7,4%), mentre l’“hard” un +5,4% (da +6,4%). Un’opportunità, indicata dagli analisti, è data dalle vendite attraverso le piattaforme online terze, che permettono il

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LE REVISIONI AL RIBASSO, SOPRATTUTTO IN ASIA ED EUROPA

Fonte: Goldman Sachs Global Investment Research

controllo del magazzino finché non avviene la vendita al consumatore finale. Dovrebbero consentire di raggiungere più facilmente un target giovane, anche se comportano il pagamento di una commissione. NEL PREMIUM E LUXURY PREVALE IL SENTIMENT DI UN MIGLIORAMENTO DEL BUSINESS Nel report The State of Fashion, realizzato da McKinsey in collaborazione con The Business of Fashion, si prevede un intervallo di oscillazione leggermente più ampio rispetto ai precedenti per la crescita del lusso: tra il 4,5-5,5%, mentre per l’industria globale della moda è ipotizzato un incremento fra il 3,5% e il 4% (dal 4-5% stimato per il 2018 e dal 2,5-3,5% del 2017). «Nel 2019 solo i marchi del lusso e del value (il target fra il medio e il discount, nella classificazione della società di consulenza, ndr) registreranno solide performance - afferma Antonio Achille, senior partner e global head of luxury di McKinsey -. Il value sarà guidato da realtà con proposition molto forti, che supereranno i player del mid-market. Il lusso verrà invece trainato dalle economie in rapida crescita dell’Asia-Pacifico e dal boom dei viaggi nel mondo». Un sondaggio che ha coinvolto circa 300 fra manager ed esperti dell’industria della moda ha permesso di elaborare il sentiment sul 2019: le ipotesi di miglioramento del business riguardano soprattutto il segmento premium-luxury (56% del campione). Gli ottimisti scendono al 42% nel medio di gamma. A livello di mercati, il


64% degli interpellati è convinto che l’attività migliorerà in Nord America, mentre solo il 34% vede rosa in Europa e un altro 30% è positivo sull’Asia. In base al sondaggio, l’incremento della domanda di moda riguarderà soprattutto i mercati emergenti dell’area Apac (+6,5-7,5% la performance attesa) e dell’Europa (4,5-5,5%,). Quanto alle merceologie, le più gettonate saranno lo sportswear (+6-7% la crescita stimata) e il comparto borse-valigie (4,5-5,5%). TRA MANAGER ED ESPERTI DI MODA L’ATTEGGIAMENTO È PRUDENTE The State of Fashion ha inoltre tratteggiato le tendenze nella fashion industry per il 2019. Il mood è improntato alla prudenza: il 70% degli intervistati si è detto preoccupato per l’outlook macroeconomico globale del nuovo anno. Ma emergono aspettative positive dall’India, dove la classe media cresce e si sta rafforzando il settore manifatturiero. Dati per probabili, inoltre, una riorganizzazione, su scala globale, della catena del valore e l’affermarsi di modelli di business legati all’usato, rinnovato, riparato e noleggiato. Quanto alla responsabilità sociale e ambientale, i marchi dovranno prendere una posizione chiara, specie in alcuni mercati. Ci sarà la necessità di tenere conto anche di quei consumatori che pensano di comprare un certo prodotto nel momento stesso in cui vengono a conoscenza della sua esistenza (i clienti Usa di Amazon si aspettano consegne entro 24 ore, dai nove giorni del 1995). Altra tendenza è l’aspettativa del cliente di trasparenza assoluta da parte dei marchi, per esempio sull’autenticità e originalità del prodotto. I brand consolidati tenderanno a rivedere i propri modelli di business, l’offerta e l’immagine, per contrastare le piccole label emergenti in accelerazione, mentre i consumatori di moda sono sempre più infedeli e alla ricerca di novità. Per rispondere più velocemente al mercato, le aziende tradizionali opteranno di più per il nearshoring, che si prevede raddoppi fra il 2018 e il 2025. Quanto all’e-commerce, le piattaforme dovranno continuare a rinnovarsi, specie nei servizi ad alto valore aggiunto. NEL 2025 IL MERCATO DEL PERSONAL LUXURY DOVREBBE VALERE FRA 320 E 365 MILIARDI Nella difficile arte di pronosticare il futuro c’è anche chi, come Bain & Company, si sbilancia al 2025. Il mercato del personal luxury, nello scenario prospettato dalla società di consulenza, dovrebbe raggiungere un valore fra i 320 e i 365 miliardi di euro, dai 260 miliardi del 2018 e dai 254 del 2017. L’ipotesi è che ogni anno il settore cresca a un tasso medio composto (cagr) fra il 3% e il 5%, dopo il +6% segnato fra il 1996 e il 2018 atteso. «Fra sette anni - spiega Claudia D’Arpizio, partner di Bain & Co. - i cinesi rappresenteranno il 45%-50% del mercato del lusso, mentre ora si fermano a circa un terzo del totale. E acquisteranno soprattutto a casa loro». Nel 25% dei casi sarà un mercato digitale (dall’8% attuale) mentre gli store fisici sono destinati a progressive chiusure e riaperture, oltre che a cambiare volto. «L’esperienza fisica è un valore e non è sostituibile - dice D’Arpizio - ma il negozio non servirà più per la mera transazione. Sarà un’area di innovazione dove fare dei test, anche se nessuno ha idea di come evolverà». Sarà inoltre un mercato più giovane, dove le generazioni Z e Y insieme peseranno il 55%, e più aperto alle subculture. Secondo Bain & Company i prodotti verranno sempre più ripensati per tenere conto di diversi fitting o modelli religiosi, culturali ed etnici. Al momento il modest fashion è arrivato a una quota di circa il 40% del ready-to-wear donna globale, mentre l’abbigliamento di lusso “inclusive” è solo il 20% del totale. ■

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NEWS

NUOVI INVESTIMENTI

Degaia rafforza il suo appeal italiano con Fabio De Felice L’intesa con Fabio De Felice, stilista con alle spalle esperienze presso importanti nomi del made in Italy, segna una svolta per il marchio di abbigliamento uomo e donna, che scommette anche su un’espansione retail e sul debutto dell’e-commerce

Con una capsule collection Spring-Summer 2019, che viene presentata a gennaio, comincia la collaborazione dello stilista Fabio De Felice con Degaia, marchio di abbigliamento uomo, e dal 2015 anche donna, nato a Firenze negli anni Duemila. De Felice, che vanta esperienze presso Armani, Les Copains e Puma, darà un contributo chiave all’evoluzione del brand nell’orbita del gruppo Degaia International, che dalla fondazione ha continuato a crescere al ritmo del +50% annuo, come fanno notare i portavoce dell’azienda, e non intende rallentare il passo con il nuovo anno. Il 30% dei ricavi viene realizzato in Italia, con un focus su altri mercati europei come Francia e Gran Bretagna e la prospettiva di fare rotta anche verso Stati Uniti e Giappone. Attualmente Degaia ha al proprio attivo un solo monomarca in Italia, nel centro di Firenze, cui si aggiungono sei negozi in Cina e altrettanti outlet tra il Paese asiatico e il nostro. Completano l’assetto distributivo 450 multimarca. Obiettivi a breve termine, avviare nuovi negozi a insegna Degaia sul territorio europeo, partendo dall’Italia e possibilmente da Milano, di pari passo con la creazione nel nostro continente di una solida rete vendita e con il lancio dell’e-commerce. (a.b.)

Mbt punta sul designed in Italy e ripensa l’assetto distributivo Mbt, acronimo di Masai Barefoot Technology, amplierà nel 2019 l’offerta di calzature disegnate in Italia e rinnoverà la gamma di sandali donna: lo anticipa Fabrizio Cavallari, responsabile Europa del brand di proprietà dell’imprenditore di Singapore Andy Chaw, precisando che la scelta del “designed in Italy” per parte della collezione «nasce dalla volontà di avvicinarci ancora di più al gusto e alle necessità del mercato europeo, fondamentale per noi dati i riscontri in Italia, Spagna e Germania». «Siamo pronti ad approcciare la Francia - spiega - forti di una tecnologia brevettata unica nel suo genere, che permette a chi indossa le scarpe Mbt di avere una postura migliore e più benessere». Il 2018 «è stato un anno di crescita in alcuni settori, come il running, ma anche di razionalizzazione nella distribuzione, con l’uscita dal canale retail e il focus sul wholesale e l’e-commerce. Il digitale ci è utile anche per la comunicazione, perché permette di trasmettere efficacemente il nostro messaggio». (a.b.)

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Studio Simonetti taglia il traguardo dei 40 anni Il 2019 non è un anno qualsiasi per lo Studio Simonetti di Milano, che compie 40 anni all’insegna di un range diversificato di servizi per il fashion. Si spazia dalla ricerca e analisi delle tendenze moda di stagione, compresi i colori e i finissaggi dei tessuti, alla definizione di un’immagine aziendale coordinata e per linee di prodotto, con annessi servizi di press office, rassegna stampa, realizzazione di cataloghi e libri campionari, comunicazione online. Vengono realizzati servizi fotografici, ritocco e impaginazione, allestimento di stand fieristici e scenografie, dal concept alla messa a punto finale e curati tutti gli aspetti logistici. Il motto: innovazione unita a sapere artigianale. (a.b.)

L’ACCESSO AL PATENT BOX E IL FLAGSHIP DI STELLA MCCARTNEY

Bonaveri: la ricerca premia

Due obiettivi centrati a fine 2018 per Bonaveri: l’azienda di Renazzo di Cento, attiva nella produzione di manichini di alta gamma, ha ottenuto l’accesso all’agevolazione fiscale del Patent Box, a fronte di investimenti destinati allo sviluppo e alla tutela dei beni immateriali. Come è noto, il Patent Box è un regime opzionale a sostegno delle imprese che promuovono o introducono sul mercato beni immateriali, contribuendo allo sviluppo economico del Paese. Nel caso di Bonaveri, il tratto distintivo è un approccio unico nel suo genere alla produzione di manichini, realizzati all’insegna del rispetto dell’ambiente, al punto che con il Politecnico di Milano è stato messo a punto il primo manichino biodegradabile. Anche a un’ambientalista come Stella McCartney non è sfuggito l’impegno di Bonaveri: nel suo nuovo flagship londinese i manichini provengono dall’azienda italiana e sono fatti in B Plast, plastica naturale derivante per il 72% dalla canna da zucchero, oltre che essere verniciati con B Paint, vernice da sostanze organiche Jil Sander: Present Tense. Museum Angewandte Kunst, rinnovabili. (a.b.) Frankfurt, 2017. Ph. P. Warchol



NEWS

GIUSEPPE NARDELLI/CO.CA.MA.

Liu Jo Uomo: «Avanza il menswear, anche grazie alle capsule» Nata nel 2012 dall’accordo di licenza con la Co.Ca.Ma. di Napoli, Liu Jo Uomo ha fatto passi da gigante e oggi è una collezione completa, insegna di 53 negozi in attesa del prossimo, che aprirà a febbraio in via dei Mille a Napoli. Il prodotto evolve e si arricchisce di spunti: ultima nata è la capsule Vulcan Track

Nascono nuovi negozi, evolve l’offerta e gli orizzonti internazionali si ampliano: anche nel menswear Liu Jo è diventata una label di riferimento. Nata nel 2012, la collezione maschile è frutto di un accordo di licenza produttivo e distributivo tra Marco Marchi, fondatore del brand, e l’azienda Co.Ca.Ma. di Nola, in provincia di Napoli. Oggi è diventata l’insegna di 53 negozi, tra premium

e outlet, compreso lo store inaugurato di recente a Milano con il nuovo concept, in corso Buenos Aires 42 (nella foto). Intanto è in dirittura di arrivo a Napoli, per febbraio, un flagship in via dei Mille di oltre 300 metri quadri, comprensivi di showroom dedicata. Come racconta Giuseppe Nardelli, fondatore e proprietario di Co.Ca.Ma., «con Liu Jo Uomo l’obiettivo è vestire un consumatore metropolitano attento alle tendenze e alla propria immagine, di età tra i 25 e i 45 anni, che vuole contare su un guardaroba multifunzionale, dal casual all’urban-street, fino al business-classic. Proposte realizzate con tessuti di qualità e con attenzione alla façon». Grazie all’expertise maturata con la donna, la proposta denim è particolarmente mirata e dal 2017 è arrivata anche una linea Sport, distribuita solo nei flagship store. La collezione comprende anche una serie Premium, per un consumatore più esigente, mentre è stata da poco lanciata la capsule Spring-Summer 2019 Vulcan Track, disponibile da dicembre scorso in tutti gli store Premium. «Sono 30 capi contemporary - racconta Nardelli - nati dall’equilibrio tra ispirazione Nineties e immaginario legato al mondo del racing: T-shirt, felpe, pattern inediti e un mix di materiali tecnici (e non)». All’evolvere dell’offerta fa riscontro la progressione nei fatturati: «Nel 2017 - spiega Nardelli - il marchio ha aumentato la presenza sul territorio nazionale con l’inaugurazione di nuovi negozi e ha puntato a incrementare la brand awareness. Un anno in cui il giro di affari ha raggiunto i 53,5 milioni di euro, con la previsione di arrivare al giro di boa del 2018 a quota 57,5 milioni di euro (+7%)». Merito anche del gradimento dei mercati stranieri: «Attualmente la collezione è distribuita nell’Est Europa, in Russia e Medio Oriente e ha negozi monomarca in Spagna e Oman, ma l’obiettivo nel prossimo triennio è dare maggiore slancio all’internazionalizzazione». (c.me.)

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Federico Scalogna: «Con il format Ls29 cavalchiamo l’onda dello streetwear» «Il retail italiano multimarca di target alto è ancora un punto di riferimento a livello mondiale»: Federico Scalogna (nella foto), titolare dello store Lidia Shopping a Rovigo, Mantova, non ha dubbi in proposito. Con un mega spazio di 2.500 metri quadri focalizzato sulla moda uomo, donna e bambino delle migliori griffe, che marcia a gonfie vele dagli anni Settanta, la sua case history è emblematica. La dimostrazione di quanta importanza abbia oggi continuare a investire e a fare ricerca, per accompagnare le evoluzioni del mercato. Lo scorso settembre Scalogna ha inaugurato all’interno del suo negozio un nuovo format, battezzato Ls29 Urban Market (nella foto): 250 metri quadri dedicati al mondo dello street, in un momento in cui la moda, anche quella blasonata, parla sempre più il linguaggio della strada. «Una scelta che sta dando ottimi risultati - racconta -. Lo spazio ha generato un forte traffico di pubblico giovane, dai 15 ai 25 anni, grazie a un’offerta che comprende circa 50 etichette come Off-White, Palm Angels, Adererror, Stone Island, Moncler Genius, la parte fashion di The North Face, Nike e Adidas, Stussy, Carhartt e i marchi americani più orientati al mondo del denim, come Daniel Patrick, Alchimist e R13, oltre a numerose colab. Proposte che i giovanissimi abbinano a capi di griffe come Calvin Klein, Dolce&Gabbana, Givenchy e Celine, secondo gli input che arrivano da Instagram». Un gioco di mix and match reso possibile dall’ampia offerta dello store, in un dialogo costante tra la sezione street e il reparto maschile. Una scommessa vincente per Scalogna, come dimostrano i numeri: «In pochi mesi il giro di affari di Ls29 è arrivato a coprire il 20% del fatturato uomo. E stiamo già guardando avanti, con l’idea di aprire negozi con questa insegna in altre città». Non bisogna avere paura di investire, anche se il momento è difficile: è questa la ricetta di Scalogna e per lui sta funzionando. Oltre a Lidia Shopping è comproprietario, insieme a Gianni Peroni del Gruppo G&B, dell’insegna Wise (due vetrine a Cremona, una a Desenzano del Garda e una a Reggio Emilia). «Un gruppo da 100 milioni di euro, di cui Lidia Shopping ne vale circa 25, compreso il sito di e-commerce che fattura circa 3 milioni». E si continua a crescere: «Chiuderemo il 2018 in progress del 20% con Lidia Shopping, mentre con Wise saremo al +10%». (c.me.)


L’IMPRENDITORE SI METTE IN GIOCO A 85 ANNI

Chorustyle: il sogno lifestyle di Bosatelli diventa realtà Il fondatore di Gewiss e ideatore della “città del futuro” Chorus Life presenta a Milano Chorustyle, progetto di moda e lifestyle su cui ha investito 200 milioni

Ci sarà anche Chorustyle, la nuova sfida di Domenico Bosatelli, alla fashion week milanese: appuntamento l’11 gennaio presso Radio Rooftop in via Marco Polo 18. Bosatelli non è un giovane designer ma un imprenditore di successo, nonché Cavaliere del Lavoro, che a 85 anni si mette in gioco nel lifestyle con questo marchio di fashion, design e arredo, sul quale investe 200 milioni di euro. «Chorustyle è uno stile di vita - spiega - sul filo conduttore della bellezza e del benessere made in Italy, destinato a giovani uomini e donne e con prezzi medioalti». L’abbigliamento, completato da alcuni accessori, ha un’impronta “Sporty chic” e sarà distribuito in showroom selezionate, con la prospettiva di presidiare il canale multimarca e l’e-commerce, già attivo per l’oggettistica.

1. Domenico Bosatelli 2. Due proposte del nuovo marchio Chorustyle: «Non si tratta semplicemente di abbigliamento, ma di uno stile di vita», sottolinea Bosatelli

Non vuole rivelare di più Bosatelli, che in parallelo sta dedicando le sue energie a 1 Chorus Life, una smart city, o meglio «un centro di aggregazione socioeconomica», pronto entro il 2021 in un’ex area industriale di Bergamo: «Una nuova visione del tessuto sociale - dice l’imprenditore - replicabile in altre città». Bosatelli è l’artefice di Gewiss, realtà da oltre 300 milioni di ricavi e 1.500 dipendenti, specializzata nell’impiantistica elettrica, dall’home & building automation alla gestione intelligente dell’energia, dalla mobilità elettrica all’illuminazione a Led. Il suo motto? «Mai arrendersi ai propri limiti. L’unico limite nella nostra vita siamo noi stessi». (a.b.)

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Il Salotto di Milano

Il Salotto di Milano Via della Spiga, 2 Milano ph: +39 0276317715

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NEW GENERATION

LARGO AGLI EREDI DELLE DINASTIE DI MODA

DI BUONA FAMIGLIA Sono figli d’arte, cresciuti all’ombra dei capitani d’industria (e di stile) di importanti casate del made in Italy e ora stanno uscendo alla scoperto, pronti a prendere il testimone. Ma anche a mettersi in gioco con progetti en solitaire, senza rinnegare l’heritage DI ANGELA TOVAZZI

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uello generazionale è uno dei passaggi più delicati nella storia di un’azienda. Se i discendenti ereditano un patrimonio di know how e successo, non è detto che ereditino la visione imprenditoriale e il talento creativo dei fondatori, o semplicemente la loro passione. Per bypassare questo transito obbligato alcuni gruppi ricorrono alla quotazione, altri si portano in casa dei manager per diluire il potere decisionale dei membri familiari in società, oppure dei creative director esterni, in grado di mantenere alto il nome del marchio. Osserviamo però che ultimamente non sono stati pochi gli esempi di imprese del made in Italy che hanno iniziato

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VORREI PORTARE AVANTI I VALORI DEL BRAND, COME TRADIZIONE, INNOVAZIONE E QUALITÀ, E DIFFONDERLI NEL MONDO UTILIZZANDO LE MODERNE TECNOLOGIE DIGITALI

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a delegare e a responsabilizzapadre Patrizio Berre i propri eredi, sia nel busitelli. Un ruolo siminess che nello stile, in vista di le, quello di head of un futuro passaggio di testimoomnichannel, conAlessio Lardini ne. È il caso di Lorenzo Bertent and innovation, telli, 30 anni, figlio maggiore è attualmente neldi Miuccia, che dopo una laule mani di un altro rea in filosofia e una tesi con Massimo Cacrampollo “bene”, Edoardo Zegna, ultima ciari è entrato nel cda di Prada Holding e generazione del gruppo tessile di Trivero, dal settembre 2017 ha preso il timone della che ha mosso i primi passi in azienda nel comunicazione digitale, senza abbandonare 2014 dopo aver lavorato nel retail in Amela passione per la velocità (da rallista profesrica. Anche da Lardini, azienda sartoriale sionista è salito su più di un podio). «Si sta che ha tagliato il traguardo dei suoi primi preparando a fare il capo di Prada, sempre 40 anni, i quattro fratelli fondatori hanno che lo voglia», ha dichiarato recentemente il fatto spazio alle nuove leve Alessio, Genea


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DI PADRE IN FIGLIO

EFISIO MARRAS: «E PENSARE CHE VOLEVO FARE LA ROCKSTAR»

“ 1. Foto di gruppo con la seconda generazione della famiglia Lardini 2. Un look Lardini Fall-Winter 2019/2020 3. Carolina Castiglioni 4. Lo stile Plan C Spring-Summer 2019 5. Lorenzo Bertelli

TUTTE LE VOLTE CHE DISEGNO UN CAPO PLAN C MI CHIEDO: MA TU TE LO COMPRERESTI O NO?

Carolina Castiglioni

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e Brenna Lardini, Clio e Leo Moretti e Alberto Santolini, con gli ancora studenti Filippo Lardini e Alessandro Santolini che si stanno scaldando a bordo campo. «Siamo diversi per capacità e competenze e ognuno di noi ha un ruolo specifico fatto su misura», racconta Alessio Lardini, figlio del presidente Andrea Lardini e responsabile della linea Lardini uomo. Dopo gli studi all’istituto d’arte, al Polimoda e allo Ied e alcune esperienze in realtà del settore in Italia e all’estero, ha fatto rientro a Filottrano e ora la sua mission è quella di «portare il brand ad avere un percepito molto alto a livello internazionale, soprattutto in quei mer-

cati dove non siamo ancora distribuiti, come quello americano». Interessante è notare come nel passaggio di consegne tra i capitani d’industria e i loro successori non siano pochi a scegliere un percorso per così dire parallelo al business di famiglia, facendone proprio l’heritage, ma mettendosi in gioco con un progetto autonomo e indipendente. Gli esempi sono più d’uno. È solo da qualche tempo che hanno iniziato a comparire sulla stampa i volti di Pietro e Romeo Ruffini, rispettivamente ex Bain&Company ed Equinox Investments, che insieme al padre Remo (patron di Moncler) hanno dato vita ad Archive, con la mission di «investire, attraverso partecipazioni di minoranza, in società operanti nel ready to wear, food & beverage e hospitality». Nel suo paniere sono già finiti il 40% dei ristoranti milanesi Langosteria e il 49% di uno dei marchi più edgy del momento, Attico, firmato dalle sti-

Tutto è iniziato due anni fa con una telefonata del padre Antonio, mentre Efisio Marras stava facendo pratica nello studio fotografico di Mario Sorrenti a New York: «Senti, la Triennale mi dedica una mostra. Perché non torni in Italia per aiutarmi nell’allestimento?». Efisio allora fa le valigie, si immerge a capofitto nel progetto e alla fine arriva la sorpresa: «È stato davvero surreale - racconta lo stilista, 25 anni -. A mia insaputa mio padre ha dichiarato alla stampa che sarei diventato direttore creativo di I’m Isola Marras. Io l’ho scoperto dai giornali, quando ho visto la mia foto». Da quel momento cambia la vita di Efisio, ma anche la collezione: «Volevo più leggerezza. Dei capi da vivere, non da red carpet. Facili da vendere, facili da comprare». L’imprinting paterno rimane («Ci accomunano i virtuosismi stilistici e il fatto di considerare i capi come tasselli di una narrazione»), ma l’approccio di Marras junior è più pragmatico: «Ho pensato alle mie amiche di Alghero, che per un cappotto possono arrivare a spendere 300 euro, non certo 3mila». Oggi conta oltre 200 clienti wholesale e pensa a crescere, «magari con un monomarca, prima o poi». Una scelta scontata, la sua, vista da fuori: «In realtà io sognavo altre strade. Adoro la fotografia, mi piace suonare la batteria e quando ero teenager- dice ridendo - volevo fare la rockstar. Adesso però sono contento di essere qui. Lavoro tantissimo. Dormo pochissimo. Mi diverto tantissimo». (a.t.)

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CON IL NOSTRO MARCHIO SEASE VOGLIAMO ABBINARE MODA, PASSIONI OUTDOOR, MUSICA E TECNOLOGIA

Giacomo e Franco Loro Piana

liste-influencer Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini e da qualche mese nel radar degli investitori internazionali. Altri due fratelli, questa volta gemelli, terza generazione della napoletana Kiton, hanno messo a frutto il bagaglio ricevuto in dotazione dal fondatore Ciro Paone e dal padre, l’amministratore delegato Antonio De Matteis, per forgiare un progetto tutto loro: il menswear Knt, acronimo di Kiton New Texture, lanciato con l’autunno-inverno 2018/2019. «Può sembrare una battuta - raccontano Walter e Maria-

1. I fratelli Giacomo e Franco Loro Piana, fondatori del marchio Sease 2. Una proposta di Sease, presente a Pitti Uomo a La Polveriera Base Camp

no De Matteis - ma siamo davvero cresciuti a latte e tessuti. Sin da molto picoli nostro padre ci portava con sé in azienda, perché riteneva importante ci confrontassimo con tutte le figure professionali, dalla produzione al retail, passando per lo stile. Poi abbiamo viaggiato e imparato nelle boutique Kiton nelle principali capitali del mondo. Sono state esperienze cruciali, che ci hanno portato ad avviare un intenso lavoro di ricerca ed innovazione, sia tessile che tecnologica, culminato in Knt». Un travelwear dall’ap-

peal sartoriale con cui «ci siamo messi alla prova», sottolineano i due fratelli: «Viaggiare per il mondo, conoscere i nostri clienti e osservare la gente: tutto questo ci ha aiutato a maturare un approccio personale allo stile, in linea con la nostra generazione». Da Arzano, sede di Kiton, a Quarona, in Piemonte, luogo d’origine della famiglia Loro Piana (oggi nell’orbita di Lvmh). Anche in questo caso sono protagonisti due fratelli, Franco e Giacomo Loro Piana, che dopo alcuni anni di progettazione nel novembre 2017 hanno

MARGHERITA MISSONI SI PREPARA AL DEBUTTO

«RIPARTO DA M MISSONI» L’annuncio ufficiale è arrivato circa tre mesi fa, con la nomina di Margherita Maccapani Missoni a nuovo direttore creativo di M Missoni. Un ritorno a casa, per la figlia di Angela Missoni, dopo alcuni anni in cui è stata impegnata en solitaire in altri progetti esterni alla famiglia, e che ha coinciso con l’internalizzazione della licenza M Missoni da parte dell’azienda di Sumirago, il cui 41,2% del capitale è dal giugno scorso in mano al fondo Fsi. «Non è stato facile scegliere - racconta Margherita, classe 1983, due figli, studi in filosofia e recitazione alle spalle -. Ho deciso di tornare quando ho capito qual era l’intento: quello di un riposizionamento, di una vera e propria rifondazione del brand, con l’opportunità di determinare nuovi paragdigmi». Margherita si è immersa da poco nel progetto, ma ha chiara la direzione da imprimere alla linea giovane del gruppo, fondata nel 1998 e con un fatturato di oltre 50 milioni di euro: «Posso anticipare che sarà estremamente Missoni, senza copiare la prima linea e tutta l’iconografia grafica non sarà meramente decorativa ma supporterà lo storytelling, per raccontare un nuovo capitolo del marchio». Con un pedigree da socialite, l’expertise maturata sul campo e la passione per i social media (144mila i follower su Instagram), Margherita appare come la Millennial in grado di dialogare con gli altri Millennials e di conquistare nuove quote di mercato. Non resta che attendere la primavera-estate 2020, quando debutterà la sua prima collezione. (a.t.)

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wolm.it PITTI IMMAGINE UOMO 95 08 - 11 JANUARY 2019 FIRENZE FORTEZZA DA BASSO PADIGLIONE FURERIA STAND N.8


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1. Edoardo Zegna, head of omnichannel, content and innovation dell’azienda di famiglia 2. Robert Cavalli, figlio di Roberto ed Eva Cavalli, titolare del proprio marchio Triple RRR 3. I gemelli Walter e Mariano De Matteis, napoletani, ultima generazione della casa sartoriale Kiton 4. Il concept di Knt, lanciato dai gemelli De Matteis

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SIAMO CRESCIUTI A LATTE E TESSUTI E CON IL LANCIO DI KNT CI SIAMO MESSI ALLA PROVA. CI PIACCIONO LE SFIDE. FA PARTE DEL NOSTRO DNA

Walter e Mariano De Matteis

aperto in Brera a Milano, un po’ in sordina per testare il feedback del mercato, un concept store a insegna Sease. «In questo guardaroba contemporaneo ed essenziale - spiega Franco - abbiamo portato le nostre esperienze nel retail, capitalizzate sia in mercati maturi, sia in territori meno scontati come il Far East, oltre naturalmente all’eredità di famiglia nel tessile e nell’abbigliamento, che fa parte del nostro dna, con l’idea di abbinare tradizione e innovazione». Un progetto svelato ufficialmente a Pitti Uomo dello

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scorso giugno e che sta crescendo, grazie al connubio di «moda, passioni outdoor, musica e tecnologia» e con una logica omnichannel, attraverso l’integrazione di retail, wholesale ed e-commerce. Altra famiglia, altra storia, ma con lo stesso leitmotiv, quella di Carolina Castiglioni, figlia di Consuelo, che «dopo qualche mese di pausa dall’uscita da Marni - racconta - abbiamo pensato che era un peccato abbandonare tutto il know how e quello che avevamo costruito». Così si concretizza l’idea di prendere casa in via

Visconti di Modrone, dove negli anni Sessanta la bisnonna aveva il suo laboratorio di pellicceria, e di lanciare insieme al papà Gianni (come amministratore delegato) e al fratello Giovanni (a capo delle operation) il womenswear Plan C. Un progetto subito acclamato da stampa e buyer, tanto che ha già conquistato un centinaio di multimarca e a febbraio aprirà il primo monomarca a Tokyo. Inevitabile il paragone con Marni, fondato dalla mamma nel 1994 e dal 2016 nell’orbita di Otb: «Il gusto è simile, sono cresciuta in quel mondo e l’ho respirato sin dall’inizio - dice Carolina - ma con Plan C è tutto diverso. A partire dal team, che è di 10 persone e non di 200. E poi il marchio vuole essere più mettibile, più accessibile. Tutte le volte che disegno qualcosa mi chiedo: ma tu te lo compreresti o no?». ■



SHOWROOM PIZZOLATO for

Fabio Pizzolato e Carlo Rivetti: i 40 anni di Showroom Pizzolato DUE IMPRENDITORI RACCONTANO UNA GRANDE AMICIZIA E UN SODALIZIO PROFESSIONALE LUNGO 40 ANNI, TANTI QUANTI NE FESTEGGIA OGGI SHOWROOM PIZZOLATO. SULLO SFONDO ROMA, VALENTINO, FENDI, STONE ISLAND. IN PRIMO PIANO I TRAGUARDI E LE PROSPETTIVE Sul finire degli anni Settanta i Pizzolato erano tra i più importanti agenti Valentino nel mondo. E non solo. La loro showroom romana di via degli Uffici del Vicario era un punto di riferimento per molte firme e vetrine del lusso, c’era sempre un gran via vai, fiori dappertutto e camerieri in guanti bianchi che servivano rinfreschi ai compratori intenti a dettare ordini chilometrici. Di tanto in tanto bussava alla porta anche il dirimpettaio, il ministro Arnaldo Forlani, per chiedere timidamente alla signora Pizzolato l’invito a una sfilata per sua moglie. Da allora sono passati 40 anni, due Repubbliche e innumerevoli oscillazioni di spread, ma Showroom Pizzolato resta una delle più prestigiose realtà distributive in Italia. Oggi al posto di comando ci sono Fabio e suo figlio Andrea, la sede, trasferita di recente negli spazi dell’ex Lanificio Luciani, cittadella dell’arte e della cultura tra l’Aniene e via di Pietralata, si estende su 1.200 metri quadri, più 350 dedicati esclusivamente a Stone Island. Sì, perché in questa storia anche Carlo Rivetti e il suo brand hanno un ruolo determinante, come si legge nell’intervista a due nata per celebrare i 40 anni della showroom, intrecciando aneddoti e riflessioni tra pubblico e privato.

Il vostro primo incontro? Fabio Pizzolato Giugno 1978. Era il mio primo giorno di lavoro nell’azienda di famiglia. Carlo era venuto a visitare il nostro spazio e ci trovammo a cena con i miei genitori e altri clienti. Fu subito simpatia, anche se noi due, i più giovani della tavolata, quella sera cercammo di parlare il meno possibile per non sbagliare. Carlo Rivetti Ero entrato da poco al Gruppo Finanziario Tessile e come prima uscita di lavoro andai a visitare la showroom Pizzolato. La mitica signora Annamaria, col suo proverbiale senso dell’ospitalità, mi disse “stasera si cena assieme, ci sarà anche mio figlio Fabio”. Eravamo due sbarbati ed eccoci ancora insieme dopo quarant’anni, con reciproca soddisfazione. E dopo quel giorno? FP Il punto d’incontro professionale fu per i vent’anni successivi il GFT. Io a quei tempi gestivo la filiale dove ho imparato quasi tutto quello che so di questo mestiere. Nel frattempo la nostra amicizia andava consolidandosi al di fuori del contesto lavorativo.


CR È cambiato tutto, ma la mia azienda ha continuato nel suo percorso di ricerca e ingegnerizzazione del prodotto. Non ci siamo venduti per una caramella e non siamo diventati arroganti col successo. E oggi questo paga, siamo consistenti, il mondo è venuto a prenderci e ci porta in palmo di mano. Non ci resta che pilotare la crescita in modo attento senza sovraesporre il marchio, selezionando i clienti. Cosa vi siete insegnati reciprocamente in questi anni? FP A non sovrapporre la sfera privata a quella professionale. Io non ho mai scavalcato nessuno in nome della mia amicizia con Carlo. CR Credo il rispetto della professionalità reciproca. Non ho mai avvantaggiato Fabio, il nostro legame non ha influito sul lavoro. CR Bisogna dire però che negli anni del GFT il nostro rapporto era molto più formale, non facevamo leggere la confidenza per non condizionare la considerazione dei colleghi nei confronti di Fabio. A quali altri progetti avete lavorato assieme? FP Abbiamo seguito Fendissime, la linea giovane di casa Fendi, che allora andava davvero a gonfie vele, solo io vendevo 50 mila capi l’anno. CR Fabio conosceva bene le Fendi, un giorno mi chiamò per conto loro e mi propose di prendere in carico la produzione di Fendissime. In quel periodo capii a fondo le sue qualità, non era solo un agente, riusciva a influenzare il prodotto con grande competenza. Così nel ‘93 decisi di affidargli C.P. Company e Stone Island. Lo feci con una telefonata rimasta famosa tra noi. Perché famosa? FP Era gennaio, avevo appena terminato la campagna vendita ed ero andato a rilassarmi sulle piste del Cadore. Mi trovavo in seggiovia quando squillò il telefono. Era lui, mi disse “vieni, voglio darti Stone Island”. Fu un’emozione indescrivibile. Entrai nella grande famiglia Sportswear Company. CR La storia racconta che al mio annuncio lui stette zitto qualche secondo e poi cominciò a piangere, sotto lo sguardo attonito del tedesco che gli sedeva accanto. Poco dopo era in azienda, una realtà che Fabio definisce giustamente “famiglia”, perché ha saputo mantenere un’organizzazione e una struttura umana nonostante lo sviluppo internazionale.

Il capo Stone Island del cuore nel vostro armadio? FP Ne ho due armadi pieni che metto e rimetto per anni. Forse ho una piccola preferenza per il giubbotto di pelle che indosso anche oggi. CR Sono tutti figli miei non mi esprimo. Ho una collezione di 8mila capi militari e non posso affezionarmi a uno solo. Confesso, però, che porto sempre modelli vecchi, mai di stagione. Propositi per il 2019? FP Continuare a lavorare con grande serietà e professionalità, stando il più vicino possibile alla clientela. CR Proseguire sulla strada della ricerca, della creatività e dell’emozione. L’augurio più bello per quest’anniversario? FP Ancora quarant’anni di amicizia e lavoro CR Che i nostri figli portino avanti al meglio le rispettive aziende quando noi due ci troveremo a bere il cappuccino a Piazza Farnese con la “Gazza” in mano.

Com’ è cambiata la moda negli ultimi dieci anni e come vi siete adeguati? FP Sono stati anni di rapida trasformazione, ho messo in campo tutte le competenze manageriali acquisite al GFT, ampliando il più possibile la gamma dei servizi. La nostra struttura oggi offre analisi di mercato per marchi consolidati o start up, staff training, mapping distribuzione per area, roadshow, visual merchandising e allestimento vetrine, customer service, gestione del credito e delle campagne vendita nel centro e sud Italia, Sicilia e Calabria escluse.

www.showroompizzolato.com


ONE TOUCH OF NATURE MAKES THE WHOLE WORLD KIN

WILLIAM SHAKESPEARE

CARIAGGI

ENVIRONMENTAL SUSTAINABILITY


FORMALWEAR

Ph. Imaxtree.com

COME CAMBIA IL CLASSICO

LA NEW AGE DEL (SEMI) FORMALE La tradizione sartoriale accoglie definitivamente l’impronta streetwear. Fra tessuti high-tech e dettagli gym, emerge un nuovo formale décontracté dalle alte prestazioni tecniche, che tenta di scardinare le convenzioni ma non rinuncia al saper fare tutto italiano DI CRISTIANA BONZI

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uando si parla di formale non si può non fare i conti con la moda della strada. Imposta o semplicemente tollerata, l’egemonia dello streetwear si è estesa al lusso e non ha risparmiato il formalwear, sottomesso, almeno in parte, al desiderio di rompere gli schemi. I codici dell’eleganza classica hanno accettato di mescolarsi con l’anima sporty, a favore di uno stile meno impettito che marcia di pari passo con la messa in discussione delle convenzioni. A farla da padrone sono il comfort e la prestazione tecnica dei capi. Una minaccia o un’opportunità per il savoir faire italiano ad alto contenuto di sartorialità e tradizione? «L’uomo di oggi deve avere abiti da poter mettere in valigia e tirar fuori senza preoccupazioni - risponde Claudio Antonioli di Antonioli -. Bisogna quindi cercare di evitare la classificazione degli stili e innovare, restando al di fuori degli schemi e assecondando comodità e creatività». Una tendenza ancora più evidente nelle nuove generazioni di Millenials e Centennials, distanti dal formale e capaci di sdrammatizzare la moda slegandosi dagli standard e che anche i marchi etichettati come “tradizionali” hanno accolto, chi più chi meno. «Paul&Shark, eccellenza del made in Italy, è uno dei brand che ha saputo trasformarsi da classico a contemporaneo, rimanendo coerente con se stesso - commenta Bartolo Bonavoglia dell’omonimo gruppo di distribuzione - proponendo trattamenti, rifiniture e qualità notevoli». «Anche Stone Island ha la forza di emergere - prosegue - grazie al forte contenuto tecnico: tessuti, lavaggi e volumi sono aspetti che rendono i capi riconoscibili, capaci di vei-

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L’UOMO DI OGGI DEVE AVERE ABITI DA POTER METTERE IN VALIGIA E TIRARE FUORI SENZA PREOCCUPAZIONI

1. Il formale della primavera-estate 2019 secondo Balenciaga 2. Una proposta Luigi Bianchi Mantova per l’autunno-inverno 2019/2020

colare l’autenticità dei drop 8, molto attaccato addosso, contenuti del brand». In e inserisce, con buoni risultati di Claudio Antonioli questo clima, viene da sell in, temi nuovi come i tessuti chiedersi cosa ne è della tecnici con performance alte fino giacca, capo emblematico dell’eleganza ai jersey, compromesso tra il sartoriale e il maschile. «Le aziende del capospalla intessuto più sportivo». D’altra parte, grazie terpretano quello che la moda suggerisce all’utilizzo di fibre tecniche di derivazione - riflette Nicola Bianconi della showroom activewear, dove si concentra l’innovazioBianconi - ovvero leggono lo streetwear, il ne, si conferisce all’abito e allo spezzato tecnico e il gym, una tendenza diametralquel comfort che per sua natura non ha e da mente opposta a quella dei tessuti preziosi stagioni è un’esigenza imprescindibile. Ma negli anni Ottanta». C’è però chi lo sa fare anche performance come la traspirabilità senza tradire il proprio dna sartoriale. «Too la capacità di trattenere il calore che le nello, per esempio - precisa - propone il fibre nobili non possiedono, attualizzando

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1. Lo stile relaxed di Tonello 2. Il vestito maschile secondo Pal Zileri 3. Tra sartoriale e sportivo: un look Eleventy 4. Capi classici in cashmere, suede e pelle, reinterpretati con tocchi e dettagli sportcasual: una proposta Fall-Winter 2019/2020 firmata Paul & Shark

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LE AZIENDE DEL CAPOSPALLA INTERPRETANO QUELLO CHE LA MODA SUGGERISCE, ATTINGENDO DA STREETWEAR, TECNICO E GYM

gli outfit destinati a determinati pur conservando la logica estetimomenti d’uso, come l’uffica del buon vestire. È questo il cio o la sera, con l’intento di corretto punto di incontro tra il Nicola Bianconi sdoganare uno stile più libero. capo sartoriale e il macrotrend «È pur vero che realizzare una di matrice streetwear». Se i tesgiacca classica con tessuti tecnici, che alla suti tech sono perfetti per il globetrotter e lavorazione presentano reazioni complerendono beneaccetta la contaminazione deltamente diverse rispetto ai tessuti nobili, lo sportswear, meno scontata è l’influenza è un’operazione difficile, che viene risolta del mondo gym, tendenza estetica priva di con una certa abilità di interpretazione - sotqualsiasi valore funzionale. «Nel centro tolinea Bianconi -. Non a caso si propende Italia - commenta Licia Bonesi di Coltorper giacche decostruite, le travel jacket, che ti - questo filone è guardato con sospetto tra l’altro rispondono all’esigenza di mercae in generale si assiste invece a un ritorno to di rendere il movimento snello e veloce, all’eleganza e ai tessuti nobili come lana,

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cashmere, cammello e Principe di Galles, segno che c’è un target che ha ancora bisogno di occasioni d’uso tradizionali. Un ritorno al costruito e al ben fatto di cui il sell in per l’autunno/inverno 2019-2020 è statola prova generale, con un’inversione di tendenza di alcune maison del formale, intente e recuperare il proprio heritage». Dopo la virata sullo streetwear - forse in gran parte dettata dal desiderio di compiacere Millennials e Z Generation - pare dunque insinuarsi un approccio nuovo che invita a tornare a ragionare in termini classici. Che si stia facendo strada lo snobwear? ■


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TRA FASHION E PERFORMANCE LO STREET DOCET Immancabili nel guardaroba maschile invernale, i capispalla informali puntano sempre più sulle performance, per garantire calore e protezione nella vita di tutti i giorni. Complice il boom dello streetwear, le proposte si rinnovano, con volumi più ampi e colori vivaci e con tante colab e progetti speciali DI CARLA MERCURIO

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est seller nelle vendite di capispalla maschili, i giacconi tecnici sono apprezzati per la praticità, il comfort e le performance. Una certezza per produttori e negozianti, per non parlare dell’aspetto fashion, divenuto sempre più preponderante, complice il boom dello streetwear, che ha sdoganato sulle passerelle un’immagine di uomo più giovane e disinvolto, tra volumi oversize, colori sgargianti e sneaker a oltranza. Un mood che ha contaminato anche le collezioni dei “duri e puri” dello sportswear tra colab, limited edition e rivisitazioni di modelli iconici, resi popolari dal tam tam mediatico dei social. Asso pigliatutto, tra i brand più popolari di questo inverno (come conferma il nostro sondaggio Le Carte in Tavola), è stato Stone Island, che tra tutti è risultato il più trasversale, in grado di mettere d’accordo giovanissimi, meno giovani e nostalgici degli anni Ottanta. «Un marchio in progress double digit, anche grazie ai successi sui mercati stranieri, che fa ancora tanta ricerca e che è molto attento alla selezione della clientela - commenta Carlo Porrini, titolare del punto vendita Porrini, a Besozzo in provincia di Varese -. Straordinarie le loro imbottiture in PrimaLoft leggerissimo, che ha una resa migliore del piumino. E gettonatissimi i pezzi storici come il peacoat e l’impermeabile di gusto militare. Un marchio apprezzato anche per le maglie, le felpe e gli accessori, a differenza di altri, che sono più ancorati al solo capospalla». Tra i greatest hit di stagione primeggia anche Moncler, come conferma

Daniela Kraler, di Franz Kraler a Cortina e Dobbiaco: «Va a gonfie vele il progetto Genius chiarisce -. La serie Fragment per esempio ha avuto un successo immediato per i grandi conte2 nuti moda, ma anche le proposte più tecniche, come la linea Gre1. Il modello1996 Retro Nuptse di The noble, hanno spopolato: capi North Face, icona street 2. Il parka Man perfetti per la montagna, che si Made Suede di Stone Island, marchio possono spezzare e indossare in al top nelle vendite di stagione città». Tra le proposte più vendute, Daniela Kraler cita anche i brand Moose Knuckles («da noi sono alla prima stagione e stanno andando alla grande»), Canada Goose, Woolrich («si vende come sempre benissimo»), Herno («un ottimo prodotto, adatto a una clientela più matura») e naturalmente Stone Island. A Bergamo, da Tiziana Fausti, la clientela ha apprezzato le proposte di Balenciaga, come racconta il responsabile menswear Diego Cossa: «In assoluto tutto l’outerwear della griffe è andato benissimo, sia la precollezione che la serie couture della sfilata, dove il mondo sportivo è stato interpretato in ottica fashion, con volumi e proporzioni esasperate. Molto gettonati 07_01_2019

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inoltre l’hanorak di Prada nero tecnico, con il triangolo davanti e i piumini di Off-White». Per quanto riguarda la palette cromatica, Cossa cita il blu e il nero per i capi più classici, mentre il blu elettrico ha fatto la parte del leone nelle proposte fashion. «La nostra clientela cerca giacconi in grado di sposarsi con il guardaroba quotidiano, per quanto riguarda le lunghezza, le prestazioni e le proporzioni - racconta Maurilio Giacomelli, titolare di Jack & Jack a Livigno -. Tra i bestseller nel punto vendita c’è Rrd, che usa membrane performanti e tessuti stretch ipertecnologici per capi in grado di seguire i movimenti del corpo e di assicurare calore, grazie alla piuma d’oca e alle tecniche di stratificazione all’avanguardia. Giacconi ibridi dai fit contemporanei. Molto apprezzati anche i capispalla di Peuterey, che sposano i contenuti tecnici a una grande leggerezza e morbidezza, i piumini 100 grammi di Blauer e le proposte di Colmar, di cui sono piaciuti in particolare il modello realizzato con neoprene stretch e quello che rivisita gli anni Ottanta con interno in piuma e con l’orsetto all’interno». RAPPRESENTANTI: VIA LIBERA ALLE ICONE, MA NON MANCANO LE NOVITÀ Anche i rappresentanti sono molto attenti a tutto ciò che si muove nella sfera dei giacconi tecnici: «Non potrebbe essere altrimenti, visto che coprono il 90% del business dei capispalla - sottolinea Roberto Tricozzi, titolare della showroom Maggiolina a Milano -. Per l’inverno in corso il marchio più venduto sul target premium è stato Rrd, che ha primeggiato per l’innovazione a livello tecnologico, il rapporto qualità/prezzo, la buona distribuzione e le performance. Un’etichetta che si discosta dal mondo dei piumini e dei parka, proponendo un concetto inedito, grazie all’impiego di Lycra e all’uso di materiali e tecniche innovative». Sul versante medio-alto, invece, Tricozzi cita Ciesse Piumini, decisamente avanti: «Hanno un fill power pari a 800, davvero ottimo, e una soglia prezzo molto interessante, che parte dai 159 euro sell out». E mette in evidenza i plus di Bomboogie: «È un’azienda con un livello di prodotto e di servizio altissimo. Basti pensare che hanno un magazzino con 50mila capi a stock service fissi. Una label con un rapporto qualità/prezzo imbattibile, visti i listini a partire da 190 euro, per arrivare ai 350». Tra i più venduti da Wivian’s Factory spicca The North Face: «Un articolo apprezzatissimo nell’universo della moda street e protagonista di importanti colab, con brand come Supreme

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1. Un’anticipazione dell’inverno prossimo di Kimonorain, brand made in Italy ispirato ai kimono giapponesi 2. Il Down Under Parka di Rrd (Fall-Winter 2019), marchio apprezzato per i contenuti tecnici e i fit contemporanei 3. L’Herno Down Stretch Project per la stagione in corso, realizzato con una speciale membrana esterna stretch e con termo nastrature interne in contrasto. 4. Una proposta della linea Moncler Fragment Hiroshi Fujiwara Fall-Winter 2018

o con i giapponesi Mastermind e Kazuki Kuraishi - spiega Stefano D’Errico, agente per Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta -. Il perfetto esempio di un capo in between tra tecnico e città. Da un paio di stagioni l’articolo di riferimento è il modello 1996 Retro Nuptse, la replica di una versione lanciata nel 1996: nato per la montagna e ora apprezzatissimo in città, water resistant e in calda piuma d’oca, e declinato anche nella versione 1992 Nuptse. La nota caratteristica è il color block, che abbina la parte superiore in nero a una gamma vastis-

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sima di colori per la parte inferiore della giacca». Tra tanti marchi iconici, con anni di storia alle spalle, e griffe riconosciute del mondo fashion, c’è anche spazio per le novità, come racconta David Sassoli, titolare della showroom Diemmegi Contact di Firenze: «Grande interesse sta riscuotendo Paltò, fondato dalla famiglia Paganelli (ex soci di Peuterey), che hanno rivisitato i capispalla con materiali dalle grandi performance tecniche», chiarisce. «Altro successo - prosegue - sono le proposte di Kimonorain: capi tecnici unisex impermeabili reversibili, ispirati ai tagli e ai volumi del kimono giapponese ma prodotti e ideati in Italia, venduti in 80/100 negozi di riferimento in Europa, tra cui Sugar ad Arezzo, Eraldo a Ceggia e Dolci Trame a Siena. Da seguire, infine, Positive Travel, marchio del gruppo Good Fellas, cui fa capo People of Shibuya, che debutta con l’autunno-inverno 2019-2020: 7 capi tecnici per i moderni viaggiatori, in nylon stretch con interni in Thermore». ■


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BAGS EVOLUTION

Ph. Imaxtree.com

BORSE MASCHILI

LO ZAINO MANDA IN SOFFITTA LA 24 ORE Una piccola-grande rivoluzione è in atto nelle borse per l’uomo: la classica cartella “da travet” scompare dalla circolazione o viene completamente trasformata e lo zaino diventa il protagonista assoluto della giornata. Intanto il marsupio, suo parente stretto, si scopre più versatile che mai e guadagna posizioni nelle vendite DI ALESSANDRA BIGOTTA

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'ondata di streetwear si sta ridimensionando a favore di un nuovo concetto di eleganza maschile, ma sta di fatto che a livello di accessori il trend sporty è “alive and kicking”. Basta guardarsi attorno: di uomini con la classica 24 ore in mano se ne vedono pochi, anche tra gli over 40, che come i loro amici più giovani preferiscono soluzioni alternative, dalla borsa con manico ma riveduta e corretta, al marsupio in svariate forme e dimensioni, fino all’onnipresente zaino. «Un accessorio che mette d’accordo tutti - osserva Federico Giglio dei negozi Giglio a Palermo - dal giovane che va in palestra al professionista sempre in viaggio, che lo utilizza al posto del trolley. L’offerta è ampia e c’è solo l’imbarazzo della scelta anche nei prezzi: uno zaino griffato può arrivare a costare 1.500 euro, ma esistono soluzioni molto sostenibili. Tra i giovani, per esempio, il campione di vendite è Eastpak: in particolare, la limited edition frutto della collaborazione con Msgm, con la rivisitazione da parte dello stilista Massimo Giorgetti del classico zaino Padded Pak’r Eastpak XL, è andata a ruba». Il retailer indica nel modello in tessuto tecnico nero di Prada il best seller assoluto, «ma vendono bene anche gli zaini di Gucci, Burberry e Balenciaga, quest’ultimo forte anche sul fronte marsupi, insieme a Valentino e, di nuovo, a Prada». «Zaini, zaini, zaini - confermano Amos e Angela Adani de La Boutique di Adani a Modena - i clienti non chiedono altro. Si indirizzano verso i brand con-

solidati, ma tra i nomi alternativi che stanno CON LO SDOGANAMENTO attirando l’attenzione DELLO ZAINO PER spicca Mcm». Il marOGNI OCCASIONE, chio di accessori e ready LA BORSA PER to wear, sotto l’egida del L’UFFICIO DIVENTA gruppo sudcoreano SuUN ACCESSORIO ungJoo, ha dallo scorso IN EVOLUZIONE ottobre una nuova freccia E SENSIBILE al suo arco, la direzione AI NUOVI TREND creativa affidata a Dirk Valentino Schönberger, che per otto anni ha rivestito lo stesso ruolo nientemeno che da Adidas. Quanto ai marsupi, «più che la clientela italiana convincono quella straniera, in particolare asiatica», afferma Federico Giglio. Ma Chiara Iacomelli di Vietti ad Arona, Gallarate e Domodossola, fa notare che «stanno creMsgm x Eastpak Zanellato FW 19/20 scendo molto bene, anche a scapito degli zaini le cui vendite, per quanto ci riguarda, sono nel sell out dall’e-commerce. Per quanto in leggera flessione». Da Vietti il prezzo ci riguarda, le vendite di questa categoria di un marsupio uomo si colloca fra i 300 di prodotto si concentrano su questo cae 500 euro: insomma, si tratta del classinale. Diciamo che il 60% degli acquisti co accessorio che è chic ma non impegna arriva da lì». A beneficiare della tendenza ed è in grado di rafforzare la brand awaresporty tra gli accessori maschili ci sono i ness. Ma al di là delle oscillazioni di gramarchi di Piquadro, da sempre specialista dimento verso un tipo di borsa maschile o negli accessori high-tech per i cosiddetti l’altra, «tutte - sottolinea Chiara Iacomelli business traveller. «Siamo di fronte a una - hanno ricevuto una spinta determinante svolta - ribadisce il fondatore e presidente

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Felisi

Palm Angels

Prada

Marco Palmieri -. Con lo sdoganamento dello zaino per ogni occasione, la borsa per l’ufficio diventa un accessorio sensibile alle tendenze moda, senza contare l’importanza della funzionalità avanzata: il Stefanoman0 best seller di Piquadro per l’inverno in corso è lo zaino in pelle Brief con tecnologia Bagmotic, dotato di una connessione Bluetooth al cellulare e di altri plus, che vanno Moleskine Metro Bag dalla ricarica per induzione del cellulare alla geo-localizzazione, fino alla protezione Rfid del porcentro a livello di sell in. Queltafoglio contro la clonazione lo che vogliamo ora è vendere LO ZAINO 4.0 NON delle carte di credito». La tecun’immagine di brand, più che È SOLO BELLO nologia Bagmotic, arricchita di singolo prodotto». Da Felisi E CAPIENTE, MA di nuovi strumenti e soluziofanno notare la connotazione CONSENTE A CHI ni, sarà uno degli asset di Piagender degli accessori: «Ormai LO USA DI ESSERE quadro anche per l’autunnonel nostro ambito si parla di proPROTETTO E CONNESSO GRAZIE inverno 2019/2020, mentre un dotti unisex. L’importante è la ALL’HIGH TECH altro brand in capo all’azienfunzionalità, come nella Helmet da bolognese, The Bridge, Bag dell’inverno 2018 o della punterà tra le altre proposte travel bag in nylon leggero, con sulla linea Cellini: zaini, cartelle e messenfiniture in vitello della primavera 2019». ger di immagine vintage, con forme squaNato nel 2005, ma frutto di un’azienda spedrate, apertura dal retro per inserire pc e cializzata nella produzione artigianale di cellulari e tasche laterali. Da Zanellato il valigeria in cuoio dal 1960, StefanomanO best seller di sempre è Postina, ma qualcopropone uno zaino da gentleman moderno: sa sta cambiando. «Con la Pre-Fall 2019 dotato dello scomparto scarpe, serve per i abbiamo inserito nuove categorie - spiega viaggi, la palestra, il golf. E invece di liquiil ceo e direttore creativo Franco Zanelladare la 24 ore, la ripensa in chiave casual to - introducendo in collezione portadocubriefcase, sempre con mono-maniglia ma menti, marsupi e naturalmente zaini: nella con forme più tondeggianti, per toglierle di primavera-estate 2019 il modello carattedosso quella patina di formalità che ormai rizzato dalla fantasia “logomania” ha fatto nessuno più vuole. ■

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The Bridge FW 19/20

BORSE ECO-FRIENDLY

SMEMORANDA LANCIA S BAG L’idea di trasformare lo spreco in una risorsa si concretizza in una nuova collezione di borse realizzate da Smemoranda. Il loro nome è S bag e sono state progettate per il brand di cartoleria e accessori da Nava Design. Si tratta di sei modelli in tre varianti di colore, realizzati usando materiali ecosostenibili ottenuti dal riciclo delle bottiglie in Pet e cuoioi rigenerato per l’etichetta. Su ogni S bag è riportato il numero di bottiglie ricicolate durante la sua produzione.




SUSTAINABILITY

OUTERWEAR

É TUTTA UNA QUESTIONE DI GREEN FACTOR Impermeabili ma traspiranti. Caldisimi ma light. In materiali sintetici ma rispettosi dell’ambiente. In fibre del tutto naturali ma ultraperformanti. Con la piuma che non è d’oca. Con pelliccia ma 100% free of animal. Sembrano contraddizioni in termini e invece sono le proposte più innovative dell’outerwear contemporaneo. Quelle con il green factor DI ELISABETTA FABBRI

Name: Noize Style: techno-vegan Green factor: nell’ottica di preservare il pianeta, il bomber è al 100% free of animal. Il brand è nella lista approvata dall’organizzazione animalista Peta Price: upon request

Name: Esemplare Style: urban puffy Green factor: l’interno è in Thermore Ecodown Fibers, ricavato dal Pet delle bottiglie di plastica. Il tes in lana “three layers” ant suto è ivento, traspirante, termoregolat rice Price: upon request

Recycled Name: North Sails/NSX Style: minimal-cocoon o e imbottitura Green factor: tessut ati. icl ric e ent alm tot sono oft Silver maL Pri è a L’imbottitur eriale riciclato mat da Insulation Eco, o di ell post consumo, con liv formante per nte ame alt o ent isolam ) out ll (se 9 Price: €24

Name: P Style: atagonia/R ai Green dynamic ad nshadow ja ventur cket factor e nylon : il t r essuto recupe igenerato è di Ec r o abba a i rifiuti onyl, che n delle imperm donati in d iscar ma e compri abile, tra re. La gia iche spiran c mibile te, le ca è Price: ggera €200 ( e sell o ut)

nding s/Outsta rajumper Name: Pa ght explorer ri Ventile. e Style: b or: il tessuto c t garantis c a , f o t n i e Gre Regno Un t r n o i f m o o t c a t Inven ra lente e one a fib ne eccel protezio rché in puro cot é rivestito e n p elevato stretta, a maglia lunga e ato né lamin n request po Price: u

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SUSTAINABILITY

Usa le Blauer y incipa r Name: a t i l ria pr ray. Si i e m t a : m e l Sty e To : la factor a giappones tere bioGreen es ell i d l o r p a la e è ecod i un filo in i scarti del ro. d e l h g a c a t c d t u a z o r t t a deriva d anna d based, one della c iuma recycle p zi lavora itura è in t) u tt L’imbo 248 (sell o € : e c i r P

Name: Ca palbio/F uture Cl Style: t assic echno-co untry Green fa ctor: la materia fornita prima dalla Ma nifattur Pantex, a Tessut che impi i ega filat secondo i ricicl i parame ati tri dell Environm ’Ethical ental Ce and rtificati Price: u on pon requ est

ution nge a Rewool u Name: advanced-gr nella di lan a Style: actor: la fl a linea Reda f l Green hi-tech del , facilmente nibile e o l n i i b r a -soste e v m Rinno è anche eco a è in . e v i t Ac le tur radabi mbotti biodeg ata ZQ. L’i o c t certifi ere ricicla ut) t o polies €966 (sell : e c i r P

Name: Peak Pe Style: cont rformance/Mystery emporary-b asic Green fact or realizzato : il capo è stato con una me todologia che impieg a processi st meno acqua rispetto ai andard. Il filo ne gara tessuto ti nto in ntisce una Price: €370 maggiore du rata (sell in)

Name: Ecoalf Style: dark baggy Green factor: il tessuto in nylon lucido ottenuto da Pet 100 % riciclato, idrorepellente e antivento. L’imbottitura è PrimaLoft , una fibra sintetica alternativa all a piuma d’oca, ottenuta da materi ale riciclato Price: €349,90 (sell out )

ka e Par Lhost / k c u the D tist Save en iale h. Name: snow sci ori mater a Plumtec : u m e f u l i ora : p r a Sty o o m t c fac ro e rand Green ato, dent dna del b superato l e ricic parte del i da aver con lo c o i , n n a n c t a e o F t sher di qu così . Joi sono ila metri Kuntal A m o gli 8 ore vegan st t e scala upon requ : e c i r P

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Name: T Style: he North Fa ce/The rmobal Green mix&match l Eco factor : l’im fiocco bottit sintet ura è ico di ricicl un a Alias: le bottigl PrimaLoft, c i he e i di pla compri l calore, stica. la leg mibili g t le pre erezza à dell s dei ma tazioni ant a piuma d’oc e la i-fred terial do e b a con i Price: agnato €230 ( sintetici sell o ut)


tollegno1900.it


TEXTILE WORLD

PITTI FILATI 84

BENVENUTI NELL’ERA DEL TECHNO-LUXURY Sono 119 gli espositori del salone fiorentino, in programma dal 23 al 25 gennaio. Oltre all’anteprima della primavera-estate 2020, nuovi spunti creativi arrivano dallo Spazio Ricerca DI ALESSANDRA BIGOTTA

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li influssi dello sportswear e delle subculture, il Giappone pronto IN CIFRE all’appuntamento con le Olimpiadi, il filone Techno119 Un’immagine di Pitti Filati che, oltre a presentare le novità della Luxury, la tendenza alla MARCHI PARTECIPANTI primavera-estate 2020 del settore, dà spazio alla maglieria con Knit Club, a consulenza customizzazione, la valoe progettazione con Fashion At Work e al salone nel salone Vintage Selection 82 rizzazione dei talenti emerNELLA SEZIONE PITTI genti: spunti e suggestioni FILATI l'installazione-evento dedidocumentazione moda di San Martino di che si ritrovano in Fortezza cata al Techno-Luxury, che Rio (Reggio Emilia), che offre a stilisti e da Basso a Firenze, dal 23 4.350 vede coinvolti il Gruppo altri addetti ai lavori strumenti di ricerca e al 25 gennaio, in occasioVISITATORI A GENNAIO Carvico e Jersey Lomelispirazione per la creazione delle collezioni, ne dell’84esima edizione 2018 lina. L’altro special project basandosi sull’archivio del Maglificio Miss di Pitti Filati. Un salone è CustomEasy, che si rifà al Deanna. Main partner The Woolmark che, oltre a presentare in Fonte: Pitti Immagine mega-trend della customizCompany, cui si affiancano Stoll, Zegna anteprima internazionale zazione: partito dal denim e Baruffa Lane Borgosesia e Sudwolle. i trend e i materiali della dallo streetwear, è ormai appannaggio anDurante la sfilata-evento, i giovani talenprimavera-estate 2020, si connota come un che dell’alto di gamma e della maglieria. In ti porteranno sotto i riflettori le collezioni concept lab alimentato da ricerca e speriquest’ottica, CustomEasy si propone come fatte con i materiali delle aziende partner mentazione,. In scena 119 marchi di cui 21 cassa di risonanza di una capsule, realizzata di Pitti Filati. Tra i nove nomi in pedana ci dall’estero, con oltre 4mila visitatori attesi dai maglifici dell’area Knitclub della masono quelli dei vincitori del concorso Spe(erano 4.350 un anno fa), molti dei quali nifestazione, utilizzando i filati degli altri cial Projects, partito con l’inizio dell’anno stranieri, anche grazie al supporto di Mise e espositori e avvalendosi dei trattamenti di accademico, in sinergia con alcune aziende Agencia Ice. La manifestazione si sviluppa Intex, azienda specializzata in questo settodella moda. Benetton ha scelto Lis Bazan intorno allo Spazio Ricerca, con la direziore e nelle tinture. Uno degli highlight di Pitti Arevalo e Dario Tubiana, mentre Roberto ne artistica di Angelo Figus e dell'esperta Filati 84 è la seconda edizione del fashion Collina punta su Alessandra Dimiccoli e in maglieria Nicola Miller e l'allestimenshow dedicato alle collezioni di nove stuMax Mara su Qiying Song. Elisa Paulina to di Alessandro Moradei: partendo dal denti internazionali del Master di Primo LiHerrmann è la stilista opzionata da ErGiappone, Paese delle prossime Olimpiadi, vello in Maglieria, Creative Knitwear Demanno Scervino. Napapijiri & The Wooll'ispirazione si estende allo sport, sia tradisign di Accademia di Costume & Moda mark Company, in collaborazione con Stoll, zionale che proveniente dalla strada, come di Roma. Appuntamento il 23 gennaio alle hanno inoltre lanciato agli allievi una sfida, lo skate e il surf, che per la prima volta ven17.30 alla Sala della Ronda, per un’iniziatirealizzare modelli sostenibili. Dal 23 al 25 gono inclusi tra le discipline olimpiche uffiva che vede coinvolte, oltre all’Accademia, gennaio non solo filati e maglia di scena in ciali. Il link con il mondo giovanile e le sue la Fondazione Pitti Immagine Discovery Fortezza: spazio anche alla moda d’antan, correnti di rinnovamento viene spontaneo e come promotrice e organizzatrice e Mocon la 33esima edizione di Vintage Selecfa da substrato a uno dei due progetti spedateca Deanna, centro internazionale di tion al Padiglione Cavaniglia. ■ ciali che Figus ha concepito per Pitti Filati,

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IL SALONE

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Il futuro è un concentrato di leggerezza e performance I materiali nobili, segno distintivo del made in Italy insieme alle lavorazioni, non possono che essere protagonisti anche all’84esima edizione di Pitti Filati. Con il valore aggiunto della creatività nelle mischie e dell’impegno nella sostenibilità

é CARIAGGI Il cotone e la seta, che nel filato a fianco si arricchiscono di una manciata di paillette, ma soprattutto il cashmere, in titoli sempre più fini: la Spring-Summer 2020 è all’insegna di innovazione, creatività, giochi di volumi e movimento.

ZEGNA BARUFFA LANE BORGOSESIA ê

Una primavera-estate 2020 all'insegna della naturalità e dell'evocazione di ritmi di vita lenti, con un'esortazione a "vivere green". I colori vanno di conseguenza, alternando toni soft a cromie vitaminiche e alle nuance del blu.

Botto Giuseppe presenta “the most ethical silk” Scattanti e performanti: così sono i filati che Botto Giuseppe presenta in Fortezza. Spiccano le mischie di cashmere/ seta e lino in varie titolazioni, insieme a proposte evergreen, tra cui Dream in cashmere/seta, Slowool in 100% lana e Slowsilk, definita “the most ethical silk”, in quanto la lavorazione è interamente tracciabile e priva di pesticidi. Questo e altri articoli fanno parte della gamma Naturalis Fibra, in materie prime provenienti da fattorie sostenibili di Asia e Oceania, lavorate nell’impianto di Tarcento, che sfrutta energie totalmente rinnovabili. Naturalis Fibra ha la certificazione Gold di Cradle to Cradle.

é IAFIL A lato Life Silk, un filato di seta speciale per l’azienda, che sta investendo a 360° in formazione, ricerca, controllo qualità, internazionalità e sostenibilità, attraverso certificazioni volontarie come Oekotex 100, Gots di Icea e il protocollo Better Cotton Initiative.

GATTO é LANA A Pitti i filati per aguglieria presentano l’inverno 2019/2020, declinato per Lana Gatto (realtà in capo a Tollegno 1900) in catenelle, stoppini e soffili leggeri ma voluminosi, con l’Alpaca, la Baby Alpaca e la Lana Merino in pole position. Ma non mancano materiali come l’ortica himalayana, che cresce spontaneamente in Nepal.

Il Lanificio dell’Olivo punta sul servizio flessibile Il cotone infrange la barriera delle stagioni e diventa 4 Seasons, all’interno della nuova collezione 2020 di Lanificio dell’Olivo, i cui co-protagonisti sono il lino in versione non raffinata, la gamma Les Oxydes giocata sul contraltare di effetti ruvidi e satinati, i fili Special Bright sofisticati, metallici e materici e gli articoli sostenibili, a partire dai cotoni organici. Molti i colori pronti per una spedizione in giornata durante tutta la stagione, oltre ai “promozionali”, disponibili a magazzino per le prime campionature, in un’ottica di servizio avanzato. Una bussola è il sito aziendale, consultabile dai clienti accreditati.

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INNOVATION AT WORK A PITTI FILATI

Sfide virtuali per Tollegno 1900

IN BREVE

Realizzato con la tecnologia Shima Seiki, il nuovo Virtual Yarn Project di Tollegno 1900 taglia costi e tempi, incentivando la creatività 1 Tollegno 1900 scende in pista a Pitti Filati all’insegna dello slogan Innovation at work. Viene infatti lanciato al salone il Virtual Yarn Project, che avvalendosi della tecnologia Shima Seiki consente di simulare la resa finale del prodotto, dopo averne definito le caratteristiche: colore, tipologia del filato e lavorazione. Uno strumento che, come sottolineano dall’azienda, «porta con sé una serie di vantaggi, come il taglio dei costi, la limitazione degli sprechi e l’abbattimento dei tempi». Non sarà infatti più indispensabile inviare fili, rocche e cartelle colori per verificare i risultati finali e si potranno effettuare grazie al digitale diverse prove, in un’ottica “tailored”. «È uno dei nostri progetti di punta - spiega l’a.d. Lincoln Germanetti, -. Utilizzando questa piattaforma, saremo avvantaggiati nello sviluppo di nuovi filati con i relativi contesti di utilizzo, riducendo l’impiego di materiali e di energia. Ne beneficerà anche la ricerca su trend e nuovi cromatismi, perché sarà possibile fare test e valutazioni in tempo reale». L’innovazione tecnologica, legata alla sostenibilità, è uno dei pilastri del piano triennale di Tollegno Holding, insieme a una maggiore efficienza produttiva e all’ottimizzazione della rete distributiva. (a.b.)

1. Da sinistra, Giovanni, Lincoln e Clemente Germanetti 2. Sotto, il filo New Royal in 100% Merino Ultrafine 2

NUOVI PROGETTI ECOSOSTENIBILI

Fulgar investe per essere ancora più green

STORICO E INNOVATIVO

La nuova giovinezza del marchio Bemberg Lo storico marchio Bemberg vive una nuova giovinezza grazie alle innovazioni messe in campo dalla casa madre Asahi Kasehi, che sta riportando alla ribalta questo materiale high-tech ma di origine naturale: versatile, antistatico e sostenibile, Bemberg è a tutti gli effetti The One, come recita la campagna pubblicitaria. Tra le novità che lo riguardano Velutine Evo, un finissaggio eco-friendly che conferisce ai tessuti con Bemberg un effetto mano pesca immediatamente riconoscibile. (a.b.)

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«Green da 10 anni, nel 2019 puntiamo a ottenere l’appendice 6 del certificato Oekotex Standard 100 class I, così da essere in linea con Detox di Greenpeace»: così Alan Garosi di Fulgar, protagonista alla recente mostraevento milanese Textile Evolution. In vista il rinnovamento dell’impianto di filatura, per sperimentare inediti materiali oltre a Evo (ricavato dall’olio di ricino) e Q-Nova (da fibre rigenerate). Al lancio Luminescence: una tecnologia a base di minerali naturali incorporati in un filtro poliammidico, grazie alla quale i capi si vedono al buio. (a.b.)

Il Lanificio Colombo apre nel Tortona District milanese Si trova in via Tortona 27 a Milano la nuova showroom del Lanificio Colombo: un ambiente di 500 metri quadri, punto di riferimento per i partner e i buyer internazionali, nell’ottica di un consolidamento della presenza del marchio sui mercati esteri. Leader nella produzione di tessuti in cashmere e fibre nobili, il Lanificio Colombo sta proseguendo in un progetto di sviluppo del brand, attraverso le linee di prêt-à-porter uomo e donna, oltre agli accessori. Nello spazio, essenziale e giocato sui toni neutri, spiccano immagini evocative del dna aziendale.

Lineapiù Italia svela la Sala Dei Rari L’Archivio Storico di Lineapiù Italia si arricchisce della Sala Dei Rari: uno spazio di 150 metri quadri in via Brunelleschi a Capalle (Firenze), che raccoglie oltre 1.500 esemplari prodotti tra la fine del Cinquecento e la metà del Novecento, tra pizzi, ricami e campionari tessili. Fortemente voluta dal patron Alessandro Bastagli e progettata da Elio di Franco, la Sala rafforza uno dei maggiori centri di documentazione privata per la conservazione dei fili per maglieria e dei materiali tessili, inaugurato nel 2013.



TEXTILE WORLD

IL TESSILE INTELLIGENTE IN MOSTRA A MILANO

L’eccellenza made in Italy è un fatto di Textile Evolution Il tessile tecnologico e innovativo è un fatto di eccellenza e anche di cultura: lo ha ribadito una mostra allestita recentemente alla Fabbrica del Vapore di Milano, con un excursus sugli ultimi ritrovati dell’industria 4.0

Tessile evoluto e prodotti all’avanguardia sotto i riflettori a Milano a fine novembre, durante la mostra Textile Evolution-Made in Italy 4.0 alla Fabbrica del Vapore. Mise, Ice, TexClubTec-Associazione Italiana Tessili Tecnici e Innovativi, Smi e Acimit-Associazione Costruttori Italiani di Macchinario per l’Industria Tessile hanno unito le forze, con il patrocinio del Comune di Milano, per portare alla ribalta 150 prodotti frutto di una ricerca avanzata, realizzati a partire da fibre, filati, tessuti e non tessuti. Protagoniste realtà come Artemide, Arena, Diadora, Colmar, Nordica, Tecnica Group e Tiziano Guardini, senza contare gli attori a monte della filiera: vedi una realtà techno-green come Fulgar e un’azienda leader nelle stoffe indemagliabili quale Eurojersey, da anni in prima linea a livello di innovazione e sostenibilità con i tessuti Sensitive Fabrics by Eurojersey, utilizzati per esempio da Vibram per le scarpe “estensibili” Vibram Furoshiki The Wrapping Sole (nella foto), vincitrici del Compasso d’Oro 2018. «Stiamo lavorando per arrivare a certificare l’impatto ambientale del nostro prodotto - ha detto a margine della mostra Andrea Crespi, ai vertici di Eurojersey -. Saremo la prima azienda tessile a dichiarare il costo per l’ambiente nella produzione del nostro tessuto. In futuro la domanda non sarà solo “Sei sostenibile?”, ma “Quanto è costato all’ambiente il capo che produci?”». (a.t.)

Carvico tra Pitti e il lifestyle Prima volta a Pitti Filati per il Gruppo Carvico, che con l’omonimo marchio e con Jersey Lomellina collabora con il designer Angelo Figus e con l’architetto Alessandro Moradei alla realizzazione dell’installazione Techno Luxury, una cascata di stoffe alta 15 metri, allestita nello Spazio Cielo della Fortezza da Basso di Firenze dal 23 al 25 gennaio. «L’idea - spiegano dall’azienda - è accorciare le distanze tra streetwear e lusso, tecnico e prezioso». Attivo nella produzione di tessuti indemagliabili elasticizzati e a maglia circolare, Carvico sta attuando una strategia di brand extension: lancia infatti la sua prima collezione Lifestyle, dedicata al mondo dell’arredo e dell’interior design, puntando su una gamma di articoli caratterizzati da elasticità, resistenza, traspirabilità, versatilità e possibilità di svariate personalizzazioni, in un’ottica custom made. I tessuti presentano superfici resistenti e compatte, mani setose quando si tratta di velluti e garantiscono il plus della bielasticità, in modo da potersi adattare a ogni forma. (a.b.)

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Roica nel Brandnewvillage di Ispo Munich

Nuova collocazione per Roica al salone Ispo Munich, dal 3 al 6 febbraio a Monaco di Baviera. Il marchio registrato di Asahi Kasehi, sinonimo di una fibra “premium stretch” ad alta innovazione, presenta nel Brandnewvillage la gamma Roica Eco-Smart: funzionale e sostenibile, ha ottenuto le certificazioni Grs di Textile Exchange, Cradle to Cradle Gold Level e l’Hoenstein Environment Compatibility Certificate. Focus anche su Roica Feel Good, che garantisce un livello superiore di comfort e benessere. (a.b.)

PROGETTI IN PROGRESS PER LA PARENT COMPANY DI CREORA

Hyosung fa il conto alla rovescia per l’impianto indiano e innova il prodotto

Un investimento significativo si profila per Hyosung Corporation nel 2019: la multinazionale coreana da oltre 12 miliardi di dollari di ricavi, con oltre 73 controllate e sette divisioni tra cui quella tessile, avvierà uno stabilimento in India, nello Stato del Maharashtra, frutto di un investimento di 100 milioni di dollari. Primo produttore mondiale di elastan con Creora, nel nuovo anno Hyosung porta questo marchio in tour tra i saloni mondiali, comprese le tre rassegne di Monaco di Baviera Ispo, Performance Days e Munich Fabric Start. Come già nel 2018, l’attenzione è focalizzata su sostenibilità e performance: «Il nostro spandex Creora eco-soft - spiega il direttore marketing di Hyosung, Mike Simko - da lavorare a temperature moderate, è studiato in modo da ridurre il consumo di energia nella fase di rifinitura, oltre a consentire diverse varianti di stile». Creora trova nuove applicazioni in abbinamento con Mipan regen aqua-X, tessuto refrigerante in nylon riciclato che, insieme a Creora Color+ e Creora highclo, fornisce soluzioni all’avanguardia per corsa, ciclismo, aerobica, nuoto e thriatlon. (a.b.)





Il designer allo store opening della nuova boutique Philipp Plein a Marsiglia

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In queste pagine un racconto fatto di parole e immagini con al centro Philipp Plein, stilista vulcanico e trasgressivo INTERVISTA DI MARC SONDERMANN

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Qual è la parte del suo lavoro che la galvanizza di più? Mi sento un cittadino del mondo e mi piace poter viaggiare molto e interfacciarmi con le culture più diverse. Che cosa la diverte di più durante la sua giornata-tipo? Il fatto di non avere una giornata tipo!

Lei si descrive come un working class hero. Cosa significa per la sua moda? Significa che al di là di concept e design, prediligo sempre funzionalità e concretezza. È un retaggio che ho dall’industrial design, dove è impensabile produrre qualcosa che sia bello, ma inutile.

Come fa a trasmettere quel cocktail di energia e vitalità che è la sua cifra? Quando si ha passione per il proprio lavoro è naturale coinvolgere gli altri con l’entusiasmo.

Qual è secondo lei la pulsione che spinge i clienti a comprare un capo di Philipp Plein? Il fatto di avere qualcosa di speciale, qualcosa di unico che nessun altro può dargli nel mercato del lusso.

Tra arte e rapper, chi la ispira maggiormente? Un mix dei due. Il rap è la musica del momento e io sono molto sensibile allo Zeitgeist, quindi non può non ispirarmi. D’altra parte i graffiti, come quelli di Alex Monopoly, sono da sempre nel mio immaginario di riferimento. Graffiti e rap sono nati nelle strade e arrivano ora al grande pubblico.

Tra cinque anni dove vede il Gruppo Philipp Plein? Sempre piu grande, sempre più established! Faccio moda da nemmeno 10 anni, nonostante il marchio abbia quasi 20 anni. Ho iniziato con l’arredamento nel 1999 e ora il Gruppo Philipp Plein conta già tre brand e un fatturato in costante crescita. ■

1. Philipp Plein con Mauro Icardi davanti agli headquarters del brand a Lugano (photo courtesy Philipp Plein Press Office) 2. Lo stilista e imprenditore con alcune modelle nel backstage della sfilata Resort 2019 (photo courtesy @BFA)

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Philipp Plein nel backstage dell’ultima sfilata (photo courtesy Philipp Plein Press Office)

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NEW MOVEMENT LA MODA VA VELOCE E PITTI 95 L'ASSECONDA, RISPECCHIANDO LA RICERCA DEI BRAND SUL MENSWEAR PIÙ FORWARD THINKING. LE COLLEZIONI CONIUGANO PASSIONE OUTDOOR E ATTITUDE FASHION, RACCONTANDO LE NUOVE ANIME DEL GUARDAROBA ATHLETIC-MINDED, SENZA MAI DIMENTICARE IL CUORE DELLA TRADIZIONE. PER UN VOLUBILE NUOVO CONSUMATORE. DI ALBERTO CORRADO

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PUFF MEN

I CAPI CASUAL, COME LA T-SHIRT BIANCA, INTRAMONTABILE VESSILLO DI GIOVENTÙ TRASVERSALE, LA CAMICIA MILITARE , LA FELPA E LA MAGLIERIA EFFETTO BOHO-GENTLEMAN SONO PEZZI DI UN MAPPA NOSTALGICA E UN PO' RÉTRO, RIFLESSO DI UNA OLD SCHOOL ANNI ’70 E ’80, LONTANA DA OGNI ECCESSO MODAIOLO. PER UN UOMO CHE NON SEGUE DIKTAT, SE NON QUELLO DI FARE QUELLO CHE VUOLE.

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1. PEPE JEANS LONDON 2. AT.P.CO 3. TAGLIATORE 4. NINE IN THE MORNING 5. ALESSANDRO GHERARDI 6. XACUS 7. ALPHA STUDIO 8. PIQUADRO 9. POLLINI 9

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EVOLVING MEMORIES

TESSUTI COME LA TECHNO WOOL, LA LANA IDROREPELLENTE, IL POLIESTERE BRITISH MILLERAIN, I MATERIALI ECO-SOSTENIBILI CONFORMI ALLE NORME DALL’INSTITUTE FOR ETHICAL AND ENVIRONMENTAL CERTIFICATION, IL CAMOUFLAGE FLOCCATO E LE STOFFE “REFLEX”, DA APPLICARE AI POLSI E SULLE TASCHE: TUTTI ELEMENTI CHE SVILUPPANO UNA DIVERSA FUNZIONALITÀ, PIÙ CONTEMPORANEA E URBANA.

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1. COLMAR ORIGINALS 2. CANADIAN 3. WOOLRICH 4. DIKTAT 5. NORTH SAILS 6. ROBE DI KAPPA 7. MBT 8. LOTTO LEGGENDA 9. PT01 10. GUM 128

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CHECK 'N' COLOR

PRATICITÀ E COMFORT SCANDISCONO I RITMI DI UNA NUOVA NATURALITÀ. IL MIX AND MATCH DI COLORI E TESSUTI SI ARRICCHISCE DEL TOCCO AUTENTICO DELLE FANTASIE A QUADRI. ECLETTICHE LE SFUMATURE CROMATICHE, DAL GIALLO LIMONE ALL’ARANCIO ZUCCA, FINO AL ROSSO PAPAVERO, PASSANDO PER IL VERDE BANDIERA E IL NERO.

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1. ROBERTO COLLINA 2. GABS 3. BAGUTTA 4. BRUNO MANETTI CACHEMIRE 5. RRD 6. BERWICH 7. VOILE BLANCHE 8. DIADORA HERITAGE 9. HARMONT&BLAINE 10. DRUMOHR 11. PARAJUMPERS 12. DOLOMITE 130

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INDUSTRIAL STANDARD ATMOSFERE URBANE, PER UNO STILE CHE RISENTE DI ECHI MILITARY. I TONI DEL GRIGIO SI ALTERNANO AI NATURALI, COME IL VERDE MILITARE E IL MASTICE, MENTRE I MATERIALI TECNICI SONO MIXATI TRA LORO: NYLON, NEOPRENE, COTONI SPALMATI. PREDOMINANO SOVRAPPOSIZIONI DI TEXTURE, PATCH E DETTAGLI TALORA IN VELCRO. 8

1. PEAK PERFORMANCE 2. ALLEGRI 3.SEALUP 4. DUNO 5. CAR LABEL 6. PEOPLE OF SHIBUYA 7. DOPPIAA 8. PENCE 1979 9. A. TESTONI 10. BALDININI 11. SUPERGA

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PARASUCO for

Sal Parasuco, il jeans iconico che piace alle fashion victim LA FORZA DI PARASUCO È NELLA SUA UNICITÀ E I NUOVI JEANS SAL PARASUCO, DISTRIBUITI IN ESCLUSIVA DALLA SHOWROOM BAGMASS DI RENZO MASSA, SONO LA CONFERMA DI UN SUCCESSO CHE DURA DA 40 ANNI, METTENDO D’ACCORDO LE CELEBRITY E GLI APPASSIONATI DEL JEANSWEAR DI QUALITÀ Si dice Parasuco e immediatamente si pensa a una leggenda del jeanswear, un marchio che con i suoi 40 anni di storia è stato eletto da Vogue Italia come uno dei dieci brand più influenti nella storia del denim. Non si contano le celebrity che amano Parasuco: solo per citarne alcune, Avril Lavigne, Beyoncé, Bon Jovi, Céline Dion, Jennifer Lopez, Jessica Alba, Justin Timberlake, Nicole Richie, gli One Direction, The Black Eyed Peas e Zac Efron. Il motivo di un successo così inossidabile sta nell’immagine grintosa, nell’incessante ricerca sul tessuto, nella vestibilità e nell’autenticità. Tutto parte dalla passione di Salvatore Parasuco, imprenditore e visionario di origine italiana trasferitosi in America, grande esperto della tela blu, che da sempre crede in otto principi di vita e di lavoro: orgoglio, innovazione, eccellenza, passione, comunità, professionalità, performance e rispetto del trade. I nuovi jeans Sal Parasuco hanno già mandato in tilt gli store più trendy e conquistato le fashion victim: un successo planetario che nasce dall’amalgama tra un fit perfetto, una precisa personalità e una buona dose di sex appeal. Dietro l’immagine ci sono tanta sostanza e dedizione alla qualità, il che significa trattamenti innovativi e lavaggi fatti a mano, cura minuziosa dei dettagli, i migliori tessuti tecnici dall’Italia e dal Giappone. Per questo lancio Salvatore Parasuco affida alla Showroom Bagmass di Renzo Massa a Milano la distribuzione esclusiva: un legame, quello tra la Showroom e l’imprenditore canadese, che si è rafforzato nel tempo e si proietta nel futuro con questa nuova avventura.

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#ZEROPUNTOTECH PARKA E PIUMINI, VERSATILI E CONFORTEVOLI, SONO SVILUPPATI IN MODALITÀ SIA HERITAGE, SIA ALPINESNOWSPORT. PROPOSTE AD ALTO TASSO ENERGETICO, PRONTE A CONQUISTARE I MILLENIALS E I GIOVANISSIMI DELL'ERA 4.0, SENZA DIMENTICARE LA GENERAZIONE X. 1. PEUTEREY 2. ADD 3. CANADIENS 4. CIESSE PIUMINI 5. SAVE THE DUCK 6. C.P.COMPANY 7. SSEINSE 8. BALLY 9. MACKAGE

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NOIZE for

Dal Canada il marchio cruelty-free che sta mietendo successi DA MONTREAL ALL'ITALIA: LO STUDIO BAGMASS PRESENTA NOIZE, ICONICO BRAND DI CAPISPALLA ECO-FRIENDLY CHE HA GIÀ CONQUISTATO I DEPARTMENT STORE AMERICANI La moda non è solo immagine, ma un potente veicolo per trasmettere messaggi positivi. Una constatazione più che mai valida in un momento come l’attuale, in cui chi compra un capo di abbigliamento non si fa conquistare da un prodotto, ma da una storia: più avvincente e trasparente è, più il successo è garantito. Il caso di Noize, brand canadese di capispalla uomo e donna nato nel 1978, è emblematico: questo marchio è stato tra i primi a puntare sul cruelty-free come valore aggiunto al comfort, una scelta che gli ha aperto le porte dei grandi department store, a partire da Bloomingdale’s, Saks Fifth

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Avenue, Neiman Marcus e di un network selezionato di multimarca nel mondo. Approvato da People for the Ethical Treatment of Animals (PETA), Noize utilizza fibre man-made, pelli vegetali ed ecopellicce. Niente piume nelle imbottiture, ma solo 100% poly-fill. Dopo aver conquistato Canada, Stati Uniti e Asia, Noize arriva in Italia presentato da Bagmass, lo studio milanese guidato da Renzo Massa, forte di giacconi, parka e blouson in cui confluiscono protezione, sintonia con le ultime tendenze moda e cura dei dettagli. Il tutto a prezzi competitivi e con il valore aggiunto dell’etica, ossia l’altra faccia dell’estetica.


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LEISURE & PLEASURE GLAMPING GLAMOUR È LA PAROLA D'ORDINE DI UN NUOVO STILE DI VITA IN LIBERTÀ, TRADOTTO IN UN GUARDAROBA CHE SI AVVALE DI UN SOLIDO KNOW-HOW MANIFATTURIERO, SAPIENTEMENTE EQUILIBRATO DALLE CROMIE E DALLE CONSISTENZE MATERICHE DELLA NATURA. 1. TEN C 2. AMERICAN VINTAGE 3. DONDUP 4. FERRANTE 5. SCAGLIONE 6. ROY ROGER'S 7. JOHN SMEDLEY 8. LUMBERJACK 9. JACOB COHËN

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Julius is back.

@paulfrankitalia

info@paulfrank.it paulfrank.it

Š2018 Manifatture SaVa srl- Official Italian license Paul FrankŽ - all right reser ved.


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TRAVELLING LIGHT IL VIAGGIO COME PERNO INTORNO AL QUALE RUOTANO LE PROSSIME COLLEZIONI PER I GENTLEMEN CONTEMPORANEI CHE ATTRAVERSANO IL MONDO, MANTENENDO IL PROPRIO STILE E LASCIANDOSI CONTAMINARE DAI LUOGHI CHE INCONTRANO. LE COSTRUZIONI, I TAGLI E I DETTAGLI DEGLI ABITI SONO ESPRESSIONE DI UN RADICATO DNA SARTORIALE. 1. L.B.M. 2. LUIGI BIANCHI MANTOVA 3. CINI 4. REPORTER 5. SANTANIELLO 6. CALIBAN 7 SCHNEIDERS 8. ELEVENTY 9. LARDINI

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PITTI UOMO STAND: I PLAY 111

BOMBERS ORIGINAL for

Non un bomber, ma “il” bomber conquista l’Italia con Bagmass LO STUDIO MILANESE BAGMASS DI RENZO MASSA PRESENTA BOMBER ORIGINALS, IL MITICO GIUBBOTTO NATO CON I TOP GUN. Il bomber, un must-have che va oltre i corsi e ricorsi della moda perché non è un semplice capo di abbigliamento, ma racchiude in sé una storia tutta da raccontare, oltre che da indossare. Nato negli anni Cinquanta per i top gun americani, nei Settanta i giovani lo hanno eletto a icona e negli Ottanta è entrato di diritto nel mondo dell'hip hop, fino a conquistare fasce di mer-

cato sempre più ampie negli anni Novanta e Duemila. Bombers Original, presentato dallo studio milanese Bagmass di Renzo Massa, si distingue grazie al forte dna, ma non solo. Sono i materiali, i dettagli, le vestibilità a fare la differenza e a renderlo irrinunciabile nel guardaroba di chi cerca un lifestyle, prima che un prodotto. I nuovi modelli rivisitano quelli iconici, reinterpretando

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fit e tessuti e rendendoli contemporanei, pensando ai Millennials e alla Generazione Z: giovani esigenti e capaci di distinguere tra cosa vale e cosa no. Non è un caso se la maggior parte dei Best Shop della Camera della Moda Italiana crede in questo che, più che un brand, è un progetto in cui coincidono immagine, sostanza e un forte appeal commerciale.


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H24 COSTUME

COLLEZIONI DA INDOSSARE DELL'ALBA AL TRAMONTO DI UN GIORNO LIBERO DA REGOLE. SENZA ORARI, SENZA ANSIE DA PRESTAZIONE E SENZA SEGUIRE SCHEMI, ASCOLTANDO SOLTANTO I PROPRI RITMI. LA FELPA CON CAPPUCCIO, IL PANTALONE COMODO,, LA SNEAKER CURATA NEI DETTAGLI E NEI COLORI, IL GIUBBOTTO IN PELLE SCANDISCONO UNA GIORNATA IN CUI L'UOMO SI RIAPPROPRIA DEL SUO TEMPO. 1. DIGEL 2. K-WAY 3. MOOSE KNUCLES 4. NAVIGARE 5. TRAIANO MILANO 6. HAND PICKED 7. STEWART 8. BARBOUR 9. ATLANTIC STARS

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Our Mission. To help organizations achieve extraordinary results through a wise use of technology.

Extraordinary.

Wisdom.

Technology.

Exceeding what is normal or usual, thus proving exceptional compared to standard, established practice or arrangements.

The ability to consider all the available options and pick out the one with the greatest number of benefits, regardless of appearances and widely held views.

The selection of techniques, skills, methods and processes used in the provision of goods or services, or the accomplishment of objectives.

filoblu.com lets.talk@filoblu.com


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BODY WARMER

ORMAI DA MOLTO TEMPO GLI UFFICI STILE PUNTANO A UNIRE LA TECNOLOGIA INNOVATIVA CON IL DESIGN DI LUSSO, PROPONENDO COLLEZIONI IN CUI LA FUNZIONALITÀ DEI CAPISPALLA È COSTRUITA CON TESSUTI PARTICOLARMENTE ROBUSTI, MA LEGGERI. UN PERFETTO EQUILIBRIO CHE VIENE INCONTRO ALLE RICHIESTE DEGLI ESPLORATORI DA CITTÀ E DEGLI IRRIDUCIBILI AMANTI DELLA NATURA. 1. PAUL&SHARK 2. BOOMBOGIE 3. CIESSE PIUMINI 4. ESEMPLARE 5. 120% CASHMERE 6. BARACUTA 7. BLAUER 8. RRD 9. PUNTODODICI

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GRUPPO ZAPPIERI for

Il Gruppo Zappieri raddoppia in via Senato ZAPPIERI ACCELERA SUI MERCATI INTERNAZIONALI E IMPLEMENTA LA DIVISIONE ACCESSORI ATTRAVERSO L’APERTURA DI UNA NUOVA SHOWROOM IN VIA SENATO 37, A POCHI PASSI DALLO STORICO HEAD OFFICE DEL NUMERO 34 Due priorità: potenziare ulteriormente le attività sui mercati esteri e rafforzare la divisione accessori. Sull’onda di questo sviluppo il Gruppo Zappieri investe sull’ampliamento della propria struttura, con l’apertura di una nuova showroom nel cuore di Milano, in via Senato 37, a pochi metri dal quartier generale del numero 34. La distanza ravvicinata è dettata da una precisa esigenza: “Creare una sinergia tra le due postazioni - spiegano alla fashion agency - senza contare che i clienti stranieri frequentano più volentieri le vie del centro”. La nuova sede di 400 metri quadri, articolati su uno spazio principale e quattro sale satellite, accoglie una selezione di marchi donna, uomo e accessori con forte vocazione all’export. In cima alla lista c’è Karl Lagerfeld, presenza storica nella scuderia Zappieri, con il prêt-à-porter dalla tipica allure parigina, corredato da una gamma sempre più ampia di ac-

cessori. Si passa poi al glamour contemporaneo di Aniye By, ricercatissimo dalle celebrity, e alle pellicce ecologiche in technicolor del brand londinese Jakke. New entry è lo stile ironico e sognante di Giulia Rositani, la cui cifra sono le stampe emozionali realizzate a mano dalla stilista stessa su tessuti che spaziano dalla seta al neoprene termoforato. E poi ci sono le borse Save my Bag, che rivisitano in chiave funny le it-bag, le calzature artigianali di Alberto Gozzi, realizzate attraverso più di 80 passaggi di lavorazione, e quelle super trendy di Town. Il gruppo, guidato oggi da Domenico Zappieri e Gigliola Maule, è un’imponente realtà che opera principalmente attraverso le sedi dirette di Milano, Torino, Firenze e Roma, contando su un’equipe di oltre 100 professionisti. Alle aziende offre un servizio completo a 360 gradi che parte dalla vendita e arriva al marketing.

www.gruppozappieri.it


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DOUBLE SOUL I BLAZER SARTORIALI, LE GIACCHE DESTRUTTURATE CASUAL-CHIC, I PANTALONI ACQUISTANO UNA RINNOVATA FLUIDITÀ. I TESSUTI PRIVILEGIATI SONO LE DELICATE LANE-SETA, IL CASHMERE, LE FLANELLE E I VELLUTI. RIGORE, MOTIVI BRITISH E LINEE MORBIDE SUGGERISCONO UNA DOPPIA ANIMA DELL’ELEGANZA MASCHILE, CHE COMPENDIA STILE FORMALE E CASUAL.

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1. LA MARTINA 2. STETSON 3. SARTORIA LATORRE 4. PAOLONI 5. TINTORIA MATTEI 6. SEVENTY 7. MANUEL RITZ 8. BRIGLIA 9. OFFICINE CREATIVE 10. L.B.M 144

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THE NEW ID

IL NERO, COLORE SIMBOLO DELL'HERITAGE DI ALCUNI BRAND, VIENE ESALTATO DA STRUTTURE SARTORIALI E PARTICOLARI SPORTIVI, PER CONFERIRE AI LOOK GRINTA ED ELEGANZA. RIFERIMENTI ELECTRO-PUNK PERSONALIZZANO I DETTAGLI, MENTRE GLI STRASS SU FELPE E T-SHIRT EVOCANO LO STILE ROCK DEGLI SMITHS E DEI JOY DIVISION.

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1. GABRIELE PASINI 2. ANTHONY MORATO 3. IMPULSO 4. RIFLE 5. ARTIOLI 6. TATRAS 7. FREEDOMDAY BLACK LABEL 146

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PARIS YA R N S · FABRICS · LEATHER · DESIGNS · ACCESSORIES · MANUFACTURING

FEBRUARY 12-14 | 2019 PA R I S N O R D V I L L E P I N T E


THE

WORLD’S FIRST

REAL DOWN FABRIC THINDOWN.IT

MEET US AT ISPO MUNICH A1 - 410

THIN LIGHT WARM


PRE- FALL UOMO 2019

NOW AND AGAIN LE PRE-FALL UOMO 2019 UNISCONO HERITAGE E DESIGN MODERNO CHE SI AMALGAMANO ALLA LUCE DI UNA NUOVA ESTETICA DI STILE, ELEGANZA E FUNZIONALITÀ. LA TRADIZIONE MADE TO MEASURE SI COMBINA CON LA VISIONE FUTURISTICA DELLO SPORTSWEAR TAILORING DI ALBERTO CORRADO 1 VERSACE TORNA ALLA RIBALTA IL DNA PIÙ AUTENTICO DEL BRAND: LA PELLE E IL VINILE, I MICROPULL, I MIX DI STAMPE TRA CUI IL MOTIVO GRECO. LA STAMPA BAROCCO VANITY DIVENTA VOYAGE BAROCCO E L'ANIMALIER È PROTAGONISTA.

2 DIOR HOMME LE REGOLE SARTORIALI DI DIOR HOMME DETTATE DA KIM JONESRIVELANO UN TAGLIO FRESCO E UN ACCATTIVANTE KNOW- HOW COUTURE. UNA PROVA D'AUTORE SALUTATA POSITIVAMENTE DA BUYER E GIORNALISTI. 3 ROBERTO CAVALLI PAUL SURRIDGE CELEBRA I CODICI DELLA MAISON, CON UNA PAROLA D'ORDINE, MÉTISSAGE CREATIVO E MULTICULTURALE. IN QUEST'OTTICA RIENTRA LA COLLABORAZIONE CON L'ARTISTA CILENO JOSÈ PEDRO GODOY. L'ESOTISMO SI FONDE CON L'ANIMALIER, CREANDO UN ACCATTIVANTE CONTRASTO CON IL FEEL NORDICO DELLE CALDE MAGLIE E DEGLI AVVOLGENTI BLANKET COAT.

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 1 BOTTEGA VENETA NELLA PRIMA COLLEZIONE DEL DIRETTORE CREATIVO DANIEL LEE I CAPI REGALANO UN SENSO DI PROTEZIONE. NON ESISTE RIGIDITÀ E LA MORBIDEZZA DELLE BORSE CABAT DI BOTTEGA VENETA È DECLINATA NELL’INTERA COLLEZIONE. LA PELLE È UNA COSTANTE, INTRAVISTA NELLE TRASPARENZE O ATTRAVERSO APERTURE A OBLÒ. GLI ABITI RIFLETTONO UNA BELLEZZA MODERNA, FILTRATA DA UN MOOD SENZA TEMPO. 2 DSQUARED2 DALLA BAITA ALLA DISCOTECA, CON UN PIT STOP IN UFFICIO: I RAGAZZI INDOSSANO FELPE DAI VOLUMI OVER CON STAMPE DEDICATE AI LOGHI DELLA BIRRA, MENTRE I CLASSICI MAGLIONI DA CURLING CANADESI SONO RIELABORATI IN VERSIONE IPER IMBOTTITA. NON MANCANO LE CAMICIE A QUADRI DA BOSCAIOLO, I CAPPOTTI EFFETTO COPERTA, MASSICCI SHEARLING E GIACCHE BUFFALO. 3 COACH 1941 LE LUCI DI SHANGHAI E NEW YORK CITY, RACCONTATE ATTRAVERSO L’ESTETICA AUDACE DEGLI ANNI’70 E L’ELEGANZA DEL ROCK-AND-ROLL. PEZZI SARTORIALI E PATCHWORK, GIACCHE DRAPPEGGIATE IN PELLE SCAMOSCIATA E CAPPOTTI IN SHEARLING DAI COLORI VIVACI: TOCCO FINALE I MAGLIONI IN MOHAIR, DECORATI COME DIPINTI ASTRATTI.

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SUPERSTUDIO ITALIA for

Il partner giusto per conquistare la Russia SUPERSTUDIO ITALIA RAPPRESENTA IL PARTNER IDEALE PER QUEI BRAND CHE VOGLIONO APPROCCIARE E/O SVILUPPARE I MERCATI DELLA EX UNIONE SOVIETICA. In un mercato complesso e rischioso, ma allo stesso tempo ricco, ricettivo e con un elevato potenziale per il fashion italiano, Superstudio Italia si è ritagliato una posizione di primo piano tra i player, grazie alla fiducia dei clienti conquistata sul campo. Con headquarter a Riccione (amministrazione e logistica) e showroom a Mosca, nato poco meno di cinque anni fa per volontà del fondatore di Jordan Group, nell’arco di un ventennio ha veicolato migliaia di clienti russi verso le aziende italiane, finché l’evoluzione del mercato e le nuove esigenze dei retailer hanno imposto modelli operativi alternativi. Strategica, quindi, la presenza a Mosca, con una showroom recentemente inaugurata: oltre 600 mq, uno staff competente e motivato che cura il rapporto con i clienti durante tutto l’arco dell’anno, un’offerta di visual, servizi di riassortimento, di cambi merce e, aspetto particolarmente gradito dai visitatori, un’offerta culinaria degna di uno chef stellato, con piatti rigorosamente italiani preparati con ingredienti importati dal

nostro Paese, all’insegna del “fashion & food”. L’attenzione alle esigenze dei clienti, la soluzione immediata di eventuali problematiche, oltre a una offerta di marchi di tutto rispetto, in breve tempo ha portato Superstudio Italia a contare su un portafoglio di 500 punti vendita e contatti regolari con oltre 1.500 prospect. In Superstudio si lavora 24 ore su 24 sette giorni su sette, all’insegna di efficienza, affidabilità, proattività e flessibilità. Che il servizio sia a 360 gradi non è solo un modo di dire: l’impostazione è realmente full business, come dimostra l’ampia gamma di servizi: dal sales management al customer service, dalle pubbliche relazioni al marketing, senza tralasciare un sistema logistico improntato alla massima efficienza. E, non ultimo, il costante monitoraggio dei clienti, sia in termini commerciali che finanziari, al fine di evitare inconvenienti al momento delle consegne e di pianificare gli obbiettivi di stagione in stagione sulla base delle reali performance dei punti vendita.

www.superstudioitalia.com


TREND

BRAND TO WATCH Collezioni al debutto, in fase di rilancio o con alle spalle poche stagioni, forti di un concept originale e una storia da raccontare DI ANGELA TOVAZZI

PRONOUNCE ACBC

È partito all’inizio del 2016 il marchio Acbc, lanciato dagli amici Giò Giacobbe (ex manager Trussardi) ed Edoardo Iannuzzi con la volontà di «rivoluzionare il mercato della calzatura» con prodotti high-tech, customizzabili ed ecofriendly. Il concept innovativo sta proprio nella possibilità di comporre una scarpa ad personam e di cambiarne velocemente l’estetica a seconda delle diverse esigenze d’uso, dal lavoro alla palestra, dall’aperitivo alla cena elegante, grazie alla composizione personale di suola e tomaia con un sistema brevettato di cerniera. La collezione è disponibile su acbc.com, con prezzi compresi fra 90 e 140 euro.

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Loro si chiamano Yushan Li e Jun Zhou, nati nell’ex Repubblica Popolare ma con una formazione internazionale: il primo diplomato alla Central Saint Martins, con esperienze da Yeezy a Los Angeles, il secondo al London College of Fashion e all’Istituto Marangoni, studi seguiti da un significativo “tirocinio” da Ermenegildo Zegna. Nel 2016 hanno dato vita a Pronounce, un brand che parte dal sartoriale per esplorare nuove forme di espressione creativa, superando stereotipi di genere e déjà vu. Nel gennaio 2017 hanno sbaragliato i concorrenti al The Latest Fashion Buzz di Pitti Uomo e nello stesso anno sono entrati fra i finalisti del Woolmark Prize International. Oggi, con base a Milano e Shanghai, distribuiscono worldwide nei negozi che contano, da H-Lorenzo a Los Angeles a 3 Standard Stoppage a San Francisco, da Lane Crawford in Cina a 10 Corso Como Shanghai, e si sono guadagnati un posto nel calendario della London Fashion Week Men’s.


JACK & JACK LIVIGNO for

La ricerca è il mio mestiere A 40 ANNI DALL’APERTURA DEL PRIMO STORE NON HA MAI SMESSO DI AMARE LA MODA E IMPORTARE NUOVI TREND AD ALTA QUOTA. CON UN BUYING PONDERATO, IN DIREZIONE DELL’URBANWEAR, CHE “MR JACK&JACK” RACCONTA COSÌ Maurilio Giacomelli è un livignasco doc, di quelli cresciuti respirando turismo e commercio. Ma la sua grande passione è sempre stata la moda, “una forma d’arte”, dice lui, che si esprime attraverso il buon gusto e si coltiva con sperimentazione e ricerca. Chi si ferma è superato. Sarà per questo che Maurilio da quel lontano 1979 in cui aprì il primo store Jack&Jack, non ha mai smesso di intercettare nuovi stili, tendenze, realtà emergenti, per richiamare a Livigno una clientela internazionale. E non solo per il tax free. I suoi store sono infatti diventati nel tempo veri punti di riferimento per gli amanti dell’urban style a caccia di ispirazioni e idee. Tre le sue postazioni: Jack&Jack di via Isola, il monomarca Tommy Hilfinger di via Ostaria e Jack&Jack di via Fontana 200, location storica riaperta di recente dopo un completo restyling. Con quale criterio sceglie i marchi da inserire nei suoi store? Quasi mai d’impulso. Cerco sempre di conciliare la linea del negozio con la voglia di originalità e unicità. Prendo spunto anche dalle richieste dei clienti o dalle idee dei miei collaboratori. Dove scova le novità e i talenti emergenti? Mi ci imbatto per caso, alle fiere, sulla strada, succede anche che siano loro a cercare Jack&Jack, perché in certi ambiti stilistici siamo ormai un riferimento.

Chi sono i suoi clienti? Una clientela internazionale fatta di persone dinamiche, curiose, che amano distinguersi. Ogni mio store ha però i suoi fedelissimi: Jack&Jack Fontana, fresco di restyling, attrae per esempio i giovani più modaioli. La tendenza del momento? Un ritorno marcato agli anni ’80 e al mondo dello streetwear, con un aggiornamento importante sui materiali. L’outifit ideale? Quello che permette di esprimere la propria personalità senza rinunciare al comfort. La gioia e la fatica del suo lavoro? La gioia sta nella soddisfazione del cliente e nel vederlo tornare. La fatica, non avere abbastanza tempo per dedicarsi a pieno alla ricerca in giro per il mondo. Ricorda il primo acquisto per il suo primo negozio? Mille capi Lacoste. Sold out in un momento. Un brand su cui puntare adesso? Fila, è sulla bocca di tutti e sta influenzando anche lo stile di marchi molto importanti. Cosa non deve mancare mai nei suoi negozi? Sorriso, accoglienza, competenza.

FONTANA ISOLA OSTARIA

www.jack-jack.com


TREND

ISAORA È una new entry alla sezione Go Out di Pitti Uomo il brand Isaora, un menswear americano fondato da Ricky Hendry e Marc Daniels nel 2009 e, dalla Fall-Winter 2019/2020, distribuito in Italia da Ph4Gallia. Il suo punto di forza è la performance, per un outerwear di lusso creato grazie a tecnologie all’avanguardia, in grado di proteggere dalle intemperie e rispondere con stile e dinamismo ai ritmi metropolitani. Forte di una distribuzione capillare - dagli Usa al Middle East, dal Giappone alla Cina -, Isaora si trova in top shop come Barneys New York, United Arrows a Tokyo e Lane Crowford a Hong Kong.

LEVIUS Dal latino “leggerezza”, Levius è un giovane marchio di calzature fondato da Marco Dalla Torre a Venezia, dove il camminare costituisce il naturale modo di spostarsi. Protagonista una collezione dedicata all’uso urbano, con materiali del mondo sneaker e immagine e colori presi a prestito dai modelli più classici. Prodotta e distribuita su licenza da Medusa (player anche per grandi griffe), Levius ha base alla showroom Blogteam di Padova ed è distribuita con prezzi sell out intorno ai 200 euro.

A_PLAN APPLICATION VFTS Acronimo di Voices From The Street, Vfts è un progetto nato dal designer Marco Simonetti e dall’imprenditore Ronny Bigioni, che hanno unito le forze per creare una serie di calzature capaci di «rispondere - spiegano - alla necessità di artisti, creativi, innovatori ed esploratori che frequentano il contesto urbano». Disponibili con prezzi retail fra i 225 e i 240 euro, si trovano in selezionati top store, come Tiziana Fausti, Al Duca D’Aosta, Tsum e Antonioli.

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«Semplice non vuol dire semplicistico. Complesso non significa complicato»: con questo credo stilistico la tedesca Anna Blessmann, in tandem con il graphic artist Peter Saville, ha forgiato il concept del nuovo brand A_Plan Application, pezzi per lui e per lei dall’estrazione utility, pensati per adattarsi come una seconda pelle a chi li indossa e a moltiplicare la loro forza espressiva, perché, dice l’artista-designer, «dovresti vedere prima la persona, non i loro vestiti». Il marchio fa parte della fucina di NGG, holding fondata dai soci Claudio Antonioli, Marcelo Burlon e Davide De Giglio che raggruppa marchi di successo come Off-White, Marcelo Burlon County of Milan e Palm Angels ed è già distribuito, oltre che da Antonioli, da Browns e Selfridges.


FASHION BANK for

«Con la Business Intelligence siamo un faro per la moda» UN’ECCELLENZA TUTTA ITALIANA DI BUSINESS INTELLIGENCE PER IL CONTROLLO E LO SVILUPPO DELLA DISTRIBUZIONE NEL SETTORE FASHION CHE COME IL FARO, SUO SIMBOLO, GUIDA LE AZIENDE NELLA DIREZIONE GIUSTA Si è svolto lo scorso 26 novembre, in una location prestigiosa nel padiglione navale del Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia di Milano, l’evento DETTAGLIANDO, la Business Intelligence applicata alla Moda, organizzato da Fashion Bank, l’unica società specializzata nel rischio finanziario nella distribuzione moda, forte della più grande banca dati del settore, con 120mila punti vendita in Italia e 4 milioni all’estero, oltre a un archivio di 3mila produttori e 10mila marchi. In primo piano i fiori all’occhiello della società marchigiana FRM-Fashion Risk Monitoring e in particolare Fashion Map (nuovo strumento strategico e operativo per il controllo, la razionalizzazione e lo sviluppo di una rete distributiva aziendale multibrand), analizzando le case history di due noti brand da anni clienti di Fashion Bank, Twinset Milano ed Elisabetta Franchi. Marc Sondermann, ceo di Fashion Magazine, ha introdotto la giornata di lavori sottolineando che «i multimarca rappresentano ancora un tassello vitale per l’intero sistema del made in Italy», mentre Patrizia Mandrioli, Credit Manager di Twinset Milano, da dieci anni cliente di Fashion Bank, ha illustrato il lavoro di upgrading della clientela che l’azienda affronta costantemente, affermando che «grazie al servizio FRM-Fashion Risk Monitoring sono aumentati i clienti della fascia migliore, con un netto calo della percentuale di clienti protestati». La forza di Fashion Bank? I modelli di rischio specifici per il fashion Grazie a modelli di rischio specifici per il settore moda, Fashion Bank valuta la solvibilità finanziaria anche delle società di persone

e ditte individuali, che sono il 70% del mercato e non pubblicano bilanci, consentendo ai produttori del comparto di ampliare il bacino di clientela assicurabile dalle principali compagnie assicurative internazionali. Gestione e monitoraggio del portafoglio clienti: no problem con FRM-Fashion Risk Monitoring Su un portale online FRM-Fashion Risk Monitoring unisce alle informazioni finanziarie classiche la descrizione dei punti vendita, ossia brand, specializzazione del prodotto venduto (classico, moda, streetwear...), %U/D/B, vetrine, ubicazione, livello, quota acquisti di settore del punto vendita e molto altro. Offre anche analisi per il controllo delle performance di ogni area agente e la verifica della percentuale di penetrazione del brand nei punti vendita clienti. La qualità della distribuzione è assicurata con Fashion Map Fashion Map è uno strumento di geo-marketing operativo che migliora di stagione in stagione il livello qualitativo della clientela e il sell-in globale. Individua nella banca dati una lista di negozi potenziali solvibili, dove sono presenti i competitor e assente il proprio marchio. Fashion Bank: gli specialisti della moda Fashion Bank, il cui logo aziendale è un faro marittimo, è a tutti gli effetti il faro della moda. Grazie al know-how specifico maturato in 40 anni di attività nel settore, gli Analisti di Fashion Bank svolgono un insostituibile ruolo di prevenzione delle insolvenze e difesa della qualità della distribuzione. Fashion Bank è attiva nelle sedi di Ancona e Milano.

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PORTRAITS

PIERRE-YVES ROUSSEL

DA VETERANO DI LVMH A CEO (E CONSORTE) DI TORY BURCH Dalla fine del 2018 è marito di Tory Burch e con l'inzio del 2019 prenderà il posto della moglie, nel ruolo di ceo del marchio americano preppy-chic da oltre un miliardo di dollari di ricavi. La nuova coppia del fashion biz potrebbe far faville, condividendo la medesima visione imprenditoriale: «Un'azienda guidata dalla cultura» DI ELISABETTA FABBRI

C

hissà se nel 2016 Pierre-Yves Roussel si immaginava che sarebbe diventato, quasi in contemporanea, marito e amministratore delegato di Tory Burch. All’epoca il manager veterano di Lvmh e la designer statunitense ufficializzavano, con il fidanzamento, una relazione che durava da metà del 2014. Dovendo supervisionare i brand americani di Lvmh, Marc Jacobs e Donna Karan (quest’ultimo ceduto in seguito a G-III Apparel), Roussel era abituato a dividersi fra Parigi e New York. Dall’inizio di quest’anno, invece, sarà di base nella Grande Mela, per guidare il marchio fondato nel 2004 da Tory e dall'ex-marito Christopher Burch. La nomina di Roussel a ceo - al posto della stessa Burch, che diventa executive chairman e chief creative officer - è stata annunciata lo scorso dicembre, una decina di giorni dopo le nozze con quella che a tutti gli effetti è il suo nuovo datore di lavoro: una cerimonia privata ad Antigua, in una proprietà della stilista. Entrambi nati nel 1966 e ciascuno con tre figli, sono accomunati anche da un certo senso del fashion business. La scintilla pare sia proprio scattata a un meeting di lavoro, quando Roussel stava esplorando potenziali acquisizioni per Lvmh, nel suo ruolo di chairman e ceo di Lvmh Fashion Group. Il gruppo del lusso lo aveva assunto nel 2004 come executive vice president, Strategy & Operations. Prima di passare al marchio Tory Burch, il manager ricopriva da meno di un anno l’incarico di special advisor del patron di Lvmh, Bernard Arnault. Inoltre manteneva da 14 anni un seggio nell’executive committee del gruppo. La sua carriera però

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è iniziata come analista finanziario • Pierre-Yves Roussel nasce a Parigi nel 1966 a Bruxelles, presso la Hsbc Bank • Tra il 1976 e il 1983 frequenta il collegio privato (per un anno) ed è proseguita con Stanislas di Parigi la società di consulenza McKinsey • Nel 1989 studia Economia e Management alla (per 14 anni, come partner in carica Solvay Brussels School per l'area lusso, retail e consumer • Nel 1993 frequenta un Mba in Pennsylvania, alla goods). Una figura più che blasonata, Wharton Business School quindi, per le nuove sfide della label • Fra il 1988 e il 1990 è analista finanziario della della consorte che, come annunciano Hsbc Bank di Bruxelles dall’azienda stessa, ora ha bisogno di • Dal 1990 al 2004 lavora nella sede di Parigi della «implementare una global strategy, società di consulenza McKinsey con focus sulle operations». «Ci sono • Nel 2004 viene assunto da Lvmh come executive pochissimi leader nel settore - dice di vice president per l'area Strategy & Operations ed lui la Burch - che hanno sia un track entra nel comitato esecutivo, dove resterà fino a record commerciale che una profonottobre 2018 da ammirazione per il processo crea• Nel 2006 e fino al gennao 2018 è chairman e ceo tivo. Rispetto ciò che Pierre-Yves ha dell'Lvmh Fashion Group costruito in Lvmh e apprezzo il suo • Da gennaio a ottobre 2018 diventa consulente modo di concepire il business, il lusso speciale di Bernard Arnault • Nel dicembre 2018 viene ufficializzata la nomina e l'industria della moda nel suo coma ceo di Tory Burch plesso. Inoltre siamo entrambi convinti dell'importanza di un'azienda guidata dalla cultura». Alla nomina avvicendamenti nella compagine azionaria, Roussel si è detto entusiasta, per l'opportunità il brand è stato valutato quasi un miliardo di di far parte di un marchio del lifestyle iconico dollari nel 2009, più che raddoppiati nel 2012 e dall'identità unica. «Sotto la guida di Tory e più che triplicati nel 2015. Non si conosce il ha spiegato - l'azienda ha avuto un successo valore della transazione che di recente ha porsenza precedenti ed è ben posizionata per una tato Tresalia Capital a vendere la sua quota di crescita di lungo termine a livello globale». In circa un quarto del capitale agli altri azionisti realtà, a oggi sulle performance di bilancio del (Tory Burch, General Atlantic e Bdt Capital marchio preppy-chic non c'è trasparenza, ma Partners) ma è probabile che i tempi fossero pare che nel 2016 abbia raggiunto il miliardo maturi per un'interessante plusvalenza. Tuttadi dollari di ricavi. Oggi sono oltre 250 le bouvia la nuova coppia del fashion business potique nel mondo, cui si aggiungono lo store trebbe far pentire il private equity messicano online e la presenza in più di 3mila location di avere anticipato l'uscita. ■ fra department store e specialty store. Nei vari



CAREERS A CURA DI ELISABETTA FABBRI

Francisco Costa si rimette in gioco con l’eco-beauty A oltre due anni dal divorzio da Calvin Klein, dopo oltre un decennio da creative director del womenswear, Francisco Costa si rimette in pista con un nuovo progetto imprenditoriale. Si tratta del lancio di una gamma di prodotti di bellezza vegani e cruelty free chiamato Costa Brazil. L’idea arriva dopo un periodo sabbatico di sei mesi, che il designer ha trascorso nella foresta pluviale dell’Amazzonia, scoprendo preziosi ingredienti che si possono ricavare dalle sue piante. Quasi un ritorno alle origini, dal momento che Costa è nato in Brasile, dove ha trascorso i primi 21 anni della sua vita, prendendo da subito confidenza con il mondo della moda. La madre Maria-Francisca era infatti proprietaria di un’azienda di abbigliamento. Alla sua morte, nel 1981, Costa si trasferisce a New York City dove studia al Fashion Institute of Technology. In seguito viene arruolato da Herbert Rounick, che a Manhattan realizzava abiti per Oscar de la Renta e Bill Blass. Di lì alla maison de la Renta il passaggio è breve. Vi resterà per cinque anni. Agli inizi del secondo milennio lo nota Barry Schwartz, socio di Calvin Klein. Costa diventerà il designer del womenswear Calvin Klein Collection a 39 anni, nel 2003, non prima di avere trascorso un periodo in Gucci a collaborare con Tom Ford. Nel 2006 e 2008 si è anche aggiudicato i CDFA come Womenswear Designer dell’anno.

Alessandro Corsi promosso a cfo di Ferragamo Dall’11 gennaio Alessandro Corsi sarà il nuovo cfo del Gruppo Salvatore Ferragamo al posto di Ugo Giorcelli. Corsi fa parte dell’azienda fiorentina dal 2003, quando è stato assunto per occuparsi di pianificazione e controllo, per poi diventare director of group business development ed e-commerce. Con la quotazione in Borsa della griffe è stato direttore investor relations fino al 2013. In quell’anno ha assunto la responsabilità di director per la regione Emea: un ruolo ricoperto fino al 2018, quando è stato nominato chief strategy officer. Ora le nuove sfide in una società che ha chiuso i primi nove mesi con ricavi a 972 milioni di euro, in calo del 3%, mentre l‘utile è sceso del 22% a 64 milioni.

Marco Casoni lascia il timone di Dondup

Ugo Giorcelli da Ferragamo al Gruppo Benetton Dismessi i panni di cfo della Salvatore Ferragamo, dal prossimo marzo Ugo Giorcelli entrerà nel Gruppo Benetton con la qualifica di direttore generale staff. Avrà responsabilità nei settori amministrazione e finanza, fisco, IT, HR-organizzazione, acquisti e servizi generali. Giorcelli vanta una significativa esperienza in gruppi quotati. Oltre a Ferragamo figurano Danka, Service Point Solutions e Amplifon.

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Giri di poltrone in rosa nel cda di Kering Héloïse Temple-Boyer (a sinistra, nella foto) entra nel cda di Kering al posto di Patricia Barbizet (a destra), che ha lasciato la vicepresidenza per seguire un suo progetto imprenditoriale. Dal 2018 Temple-Boyer è vice ceo di Artémis, la holding con cui la famiglia Pinault controlla il gruppo francese del lusso. Dal suo cv emergono anche esperienze presso il gruppo della gdo Casino, la banca Rothschild & Cie e il private equity Advent International.

Marco Casoni (a sinistra, nella foto) lascia la carica di ceo di Dondup. Lo ha reso noto il fondo di private equity L Catterton, dal 2015 maggiore azionista del marchio del contemporary ready-to-wear. Casoni, ex-manager Marni, Valentino e Vionnet, era arrivato nell’azienda marchigiana nel settembre 2016, in parallelo con l’ingresso come socio di Matteo Marzotto (in basso a destra) e la sua nomina alla presidenza.



Q&A A CURA DI CARLA MERCURIO

NEO PRESIDENTE DEL CENTRO FIRENZE PER LA MODA ITALIANA

ANTONELLA MANSI

«LA MIA STELLA POLARE È LA LIBERTÀ. DI PENSIERO E DI AZIONE» «Passione, abnegazione, determinazione e coraggio sono le qualità vincenti per avere successo nel lavoro, ma la libertà viene al primo posto»: questa la ricetta di Antonella Mansi, ai vertici del gruppo chimico di famiglia e in prima linea in Confindustria, di recente nominata presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana. Dallo scorso giugno ai numerosi ruoli che riveste, nell’industria chimica e anche extra, si è aggiunto quello di presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana: come si sente in questi nuovi panni? Sono entusiasta di questa nuova esperienza, felice di tornare un po’ più spesso nella mia Firenze. Ho il privilegio di lavorare con persone di qualità, che hanno a cuore le loro radici. A loro cerco di dare il meglio della cultura d’impresa di cui sono portatrice. È la prima donna alla guida del Cfmi: pensa che un punto di vista femminile potrà giovare? Credo nelle persone e nei loro talenti, al di là del genere. Se ci sia un po’ di sensibilità in più che da donna porto con me non lo so, tendo normalmente a far prevalere la mia natura industriale. Come cambierà il Centro di Firenze per la Moda Italiana nell’era di Antonella Mansi? La mia responsabilità è sostenere e valorizzare quanto più possibile l’eccellenza dell’industria della moda, sia attraverso la sua promozione anche internazionale, sia nello sviluppare un rapporto virtuoso con i nostri territori. Con una visione che intreccia qualità, innovazione, talento, cultura. Come deve evolvere il ruolo di Firenze, città della moda, anche in relazione a Milano? Come ogni imprenditore, ho il mondo come orizzonte minimo di riferimento. Ci sono elementi identitari forti che ci caratterizzano che possono uscire valorizzati e rafforzati da nuove sinergie tra le eccellenze della moda. Firenze ha molto da dare ma anche molto da imparare. Trova delle attinenze tra le dinamiche del settore della chimica e quello della moda? Sono ugualmente eccellenti - in termini di qualità dei prodotti e dei processi, in merito a sicurezza delle persone e dell’ambiente, a welfare, innovazione e competitività - ma con una capacità di narrazione e un percepito molto diversi.

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L’Italia del tessile è fatta di realtà di piccole e medie dimensioni: come valorizzare questo scenario, per avere la meglio sui giganti d’oltralpe? Un conto è valorizzare la nostra straordinaria identità. Un conto è essere piccoli. Piccolo non è bello, non può essere che una fase dell’impresa. La competizione oggi è globale e impone capacità di innovare e di internazionalizzarsi, alta qualificazione delle risorse umane e “spalle larghe” per investire sempre di più.

Il magazine di news, business e trend

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Cosa la affascina nel mondo del fashion? Nella moda sono un pesce fuor d’acqua. Mi affascina per definizione, come ogni contrario. È un mondo in cui aleggia una dimensione di leggerezza e di sogno - probabilmente apparente - per me di grande fascino. Per il resto aderisco alla categoria della donna media che per gratificarsi compra un paio di scarpe. Magari due. Quali le qualità necessarie per arrivare in alto a livello professionale? Oltre alle competenze e alla capacità di fare squadra, ci vogliono passione, abnegazione, determinazione e coraggio. La mia stella polare è sempre stata la libertà. Di pensiero e di azione. Il fatto di essere donna l’ha in qualche modo ostacolata? Vivo da sempre professionalmente in contesti “muscolari”. Ho fino ad ora trovato la mia maniera di arrivare al risultato, ma mai da sola. Gli ostacoli si superano se si hanno chiari gli obiettivi e si è in grado di far convergere su di essi le persone. La strada per la parità è ancora lunga ma sono fiduciosa: nel mondo imprenditoriale ci sono sempre più donne. Ma la battaglia sarà vinta il giorno in cui potremo semplicemente parlare di talento e basta. Qual è il suo sogno nel cassetto? Partendo dal presupposto che mi sento un meccanico, una che aggiusta - almeno ci prova - vorrei vedere le cose camminare tutte sulle loro gambe e riuscire a ritagliarmi una vita serena e piena. ■

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FASHION WORDS for

Con il copy integrato la modalità è Smart Flow DI REALTÀ CHE TRADUCONO ED ELABORANO TESTI GENERALISTI SE NE TROVANO MOLTE, MA SOLO UNA È SPECIALIZZATA NELLA MODA: FASHION WORDS, CHE OLTRE ALLE TRADUZIONI OFFRE UN AMPIO VENTAGLIO DI SERVIZI, TRA CUI IL COPYWRITING INTEGRATO CON LA TRADUZIONE PROFESSIONALE Focalizzarsi esclusivamente sul settore moda è la scelta vincente di Fashion Words, che si distingue nel panorama delle agenzie di traduzioni perché ha scelto la specializzazione, al contrario delle agenzie generaliste, il cui rischio è la mancanza di approfondimento e immedesimazione con le esigenze del cliente. Definire Fashion Words un’agenzia di traduzioni è comunque limitativo, in quanto i servizi offerti sono molteplici e all’avanguardia. Uno dei più richiesti è il copy integrato, ossia il copywriting abbinato alla traduzione professionale. Solitamente in questo caso i clienti si devono rivolgere a due fornitori, uno per il copy e uno per le traduzioni, mentre la soluzione offerta da Fashion Words ha numerosi vantaggi, a partire dal risparmio di tempi e costi, senza contare la facilità di gestione: il cliente interagisce con un solo interlocutore per l’intero progetto, avvalendosi di un unico project manager, che gestisce tutto il flusso del lavoro. Non solo. Viene garantita una maggiore coerenza stilistica tra copy e traduzione, in linea con il tone of voice, la terminologia e il mood richiesto da chi ha commissionato il lavoro. Tutto si svolge in base a un flusso di attività intelligente e ottimizzato, con una modalità operativa che in Fashion Words viene definita Smart Flow. Naturalmente, il cliente mantiene sempre il pieno controllo dei testi, che può rivedere e modificare, e solo dopo la sua approvazione ha inizio la traduzione.

Questo è solo uno dei molti servizi che Fashion Words mette a disposizione della moda, tra cui quelli a supporto delle attività di DEM, di check dei siti web dei brand e di analisi della User Experience specifici per il settore. Strumenti specialistici, come i glossari multilingua, le memorie e altri supporti linguistici garantiscono risultati eccellenti, anche se il patrimonio più importante di Fashion Words è il fattore umano: un team che ha maturato un’esperienza pluriennale nel fashion e che, di conseguenza, sa fornire soluzioni veloci, precise e personalizzate.

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ENGLISH TEXT

We will increase our investments in communication through influencer marketing, social media and digital. And for the first time in Bally’s history we will appoint a spokesman for Asia Pacific - one of the most influential Chinese male actors, which will be announced in February.

Frédéric de Narp FRÉDÉRIC DE NARP/BALLY

«HERITAGE LEADS THE FUTURE OF BALLY» Bally’s ceo prepares the new course of the company, which starts 2019 taking part at Pitti 95 and prepares itself for 12 challenging months, with the new deal with Marcolin, two openings arriving in Milan and Beijing and a strong push on digital: «Ours is a heritage brand, but thanks to a greater synergy between design and merchandising, today we are able to attract younger and more diversified customers». by Andrea Bigozzi

Roots. Courage. Imagination and precision. Ambition, while always remaining down to earth. This is the formula that has determined the success of Frédéric de Narp’s five years at the head of Bally, a Swiss brand with 168 years of history and an estimated (though never officially declared) turnover of around half a billion euro. A formula that will continue in 2019, a year that promises to be “challenging” for the company from the outset: the closing of the acquisition by the Chinese Shandong Ruyi Group is slow to arrive, but investments continue: a new partnership with Marcolin for eyewear, the brand’s participation in the 95th edition of Pitti Uomo and new openings, including Milan’s flagship store. How will 2018 be closed? And what are the priorities for the 2019? 2018 was a year of acceleration, with a single digit top line growth and a double digit growth in profit. 2019 will be a year dedicated to deployment and execution, committed to the strategy defined by the team. Three key pillars of this will be capitalising on our omnichannel presence in key markets, opening two new flagships Milan’s Monenapoleone flagship in the Golden Triangle and the first façade flagship store in China within Beijing’s China World, one of the top luxury malls in the country and a strong message of intent in one of Bally’s most strategic markets.

With the latest collections and with Pitti projects, you show a new “Bally man”, who speaks to Millennial consumers without forgetting the historical client. Are your clients changing? Bally is a heritage brand, whose offering perfectly fits the current luxury market. Capsule collaborations such as the recent Shok-1 launch enable the brand to appeal to a younger and more diverse audience, interested in art, culture and limited edition fashion. Pitti specifically offers the opportunity to have a place on the menswear stage, be part of the conversation and put a strong seasonal message forward. It is a branding moment and you will see the commitment to our Swiss roots more than ever in January. A few seasons ago you decided to present special projects at Pitti, while men’s and women’s collections are presented co-ed in February and September. Do you think this is the prefect schedule? Bally is the architect of leather and our strongest experience is in the craftsmanship and design of shoes and accessories. The world is transitioning towards less seasonal collections and fading differences between men’s and womenswear. We took our time to address the evolving landscape and made the right decision for the brand at this time. There is clearly a need to rethink the way we are showing collections across the industry. Bally is one of the brands that have decided to move forward without a creative director, preferring an internal creative team. What advantage does this choice offer? Bally has just come through the other side of a three year turnaround, that has seen us deep dive in to the brand’s DNA, align a clear direction and evolve the structure of the business, to become more nimble in the wake of an ever changing luxury landscape. Naturally change fosters change and it was a conscious decision to build on Bally’s momentum with a structure that creates a much higher level of synergy between Design and Merchandising. Co-creation is one of the core values of the brand, stimulating creativity and innovation, and in that sense the Creative Collective model is working really well. Are there any new projects in sight? Which plans do you have for ready-to-wear? New licenses for eyewear? Ready to wear remains the accessory to the accessories. It enables us to present a total look with leather at the heart. We will launch our five years partnership with Marcolin in early 2019 with a global reach from Bally - the eyewear

will be present in retail doors worldwide and launched with Marcolin’s distribution channels in Asia. What is the impact of online? Bally partnered with Ynap in the past as an ecommerce provider, but since 2014 I have prioritised the internalisation of a best in class ecommerce strategy, to create a fully omnichannel outlook to benefit from our retail network and competencies. To accomplish this, I launched a four year plan to become fully omnichannel in all key markets, fully realised by end 2018. We have a sophisticated structure in place, covering over 30 countries and all managed internally. Answering on impact, this is different by market based on e-commerce and omnichannel maturity, but overall we are in a very good phase. measuring constant double digit growth. E-commerce continues to grow by +30% year on year. ■ IN THE FORTRESS AND IN THE CITY

A “SURPRISE BOX” WITH SPECIAL EVENTS, DEBUTS AND INITIATIVES There is great suspense surrounding the opening of the 95th edition of Pitti Uomo, whose busy calendar of events will be undermined by the overlap with Moschino’s blockbuster fashion show on 8 January, the event’s opening day. The show is responding to the challenge by deploying 1,230 brands in the Fortress and organizing a series of events, most notably Y/Project, Haculla, newcomer Aldo Maria Camillo and the exhibition at the Museo Marino Marini celebrating thirty years of Slam Jam. by Carla Mercurio

There is a degree of uncertainty surrounding the opening of Pitti Uomo’s 95th edition due to Moschino, which decided to organize a blockbuster show in Rome on 8 January, the event’s opening day. On paper, it will be an unmissable show, which poses a dilemma for buyers and industry professionals: should they travel to Rome or stay

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in Florence, where important events are scheduled on the same evening, such as Slam Jam, Gucci Garden and Brunello Cucinelli’s traditional dinner? This game will soon be played out. In the meantime, everything is ready for the kick-off of the event, which is scheduled until 11 January and will this time offer visitors the metaphor of the container, as a place of ideas and innovations that are opened up and discovered every season. A “magic box” full of brands, events, initiatives and projects, which will determine the guidelines for men’s fashion next autumn-winter. It was also the inspiration for the staging outside and inside the Fortress. The event is taking place at a difficult time for the Italian and international economy, framed by tensions within our government, uncertainties related to Brexit, unrest in France and Trump’s intemperance. Not to mention the peculiar weather changes that have prolonged the summer well beyond the borders of autumn. Pitti Uomo will therefore be a litmus test of the mood with which companies and buyers are preparing to face the coming year, offering a wide panorama due to the large presence of international buyers (9,200 out of a total of 25,000 at the event’s last winter edition) and to the large number of foreign companies participating: 542 brands out of 1,230 (or 44%) will be present during these days in the various sections of the event. The event will focus on the international market, aiming to give a true picture of the evolution of menswear and, more generally, of the male lifestyle. MANY FOREIGN BRANDS IN THE “SURPRISE BOX” This edition’s surprise box includes the menswear guest Glenn Martens, the Belgian designer who designes the Y/Project brand, one of the most interesting ones on the international stage, which will present its menswear collection for next winter on 9 January at the Large Cloister in Santa Maria Novella. On the same day, the Dogana will host a show by Beyond Closet, one of the most interesting Korean brands, which is parading as part of the Concept Korea project, in collaboration with Kocca-Korea Creative Content Agency. On 8 January, the Dogana will also feature an art and fashion event by Haculla, a label designed by creative director Jon Koon, inspired by the work of street artist Harif Guzman. Entire projects, not only shows and events, will star fashion from other countries, starting with the guest nation, which this year is Portugal, featured in the Carra space, followed by Scandinavia, which is returning to the Arena Strozzi for the second time with a selection of brands, thanks to an agreement with the Revolver Copenaghen trade show. Once again there will be a collaboration with Japan involving the six finalists of the Tokyo Fashion Award, who will be present in Touch!, which will also include a special area dedicated to four Japanese designers specialized in crafting white leather, using an age-old technique that is only used in a specific area of the country.

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ITALY IS THE SHINING STAR, OFFERING CLASSIC AND NEW BRANDS All this attention to the international fashion scene does not detract from Italian creativity, which is represented by the hundreds of companies exhibiting their products in the various sections of the event and by new talents, who at every edition find the show to be the ideal platform for presenting themselves to the world. This will be the case for Aldo Maria Camillo, chosen for the Pitti Italics project, whose label will make its debut on the catwalk on 10 January in the Alcatraz space in the Stazione Leopolda, following a professional career involving collaborations with prestigious companies such as Ermenegildo Zegna, Valentino, Cerruti and Berluti. Another notable Italian company is Slam Jam, which has been committed to researching the most significant phenomena in urban culture and which is celebrating, along with the more established brands Carhartt Wip, Nike and Stussy, its 30th anniversary with an art and fashion event in the Museo Marino Marini. On the subject of anniversaries, Diadora is raising a toast to 70 years in business with an exhibition at the Leopolda entitled It Plays Something Else, celebrating the brand through the involvement of five young artists who have reinterpreted the brand’s history using their own expressive approach. The spotlight will also be on Fila: the historic Italian label (now owned by Koreans) continues to enjoy great success. After making its debut on the catwalk in Milan last September and collaborating with Fendi, Jason Wu and Gosha Rubchinskiy, it is returning to the limelight with the Fila Fjord project by Danish designer Astrid Andersen. IN & OUT: A DOUBLE PRESENCE Meanwhile, a growing number of companies are opting for a double presence in Florence. One example is Moon Boot, which is marking its 50th anniversary with a project-event at the Stazione Leopolda and with a space in the Fortress. Another is Ecoalf, one of the first companies to have embraced sustainability, which is returning to Pitti Uomo with a stand and Italian-made capsule collection on show at the “Limonaia” in Villa Strozzi, created with sustainable, recycled materials by stylist Ana Gimeno and Tiziano Guardini. Some brands will even have a double presence inside the Fortress, such as Herno, which, in addition to its usual stand on the Upper Level of the Central Pavilion, will also be present in the Piazzale delle Ghiaia with a stand devoted to the Herno Laminar–Sartorial Engineering project. The project is an evolution of the Herno Laminar line, which was launched in 2012 at Pitti Uomo, combining traditional menswear fabrics with special treatments and inner membranes that revolutionize their identity. Speaking of innovations, the Woolrich stand definitely merits a visit: following its recent acquisition by the L-Gam fund, the label offers full immersion in its world “of great cold” with an impactful event-installation

in the Octagonal room, where the label’s new direction will be on show. Do not miss out on the Wp Lavori in Corso stand where Cristina Calori, who has left Woolrich after selling her shares to L-Gam, is back to concentrate on creatures that gravitate in her galaxy: from Barbour, which is celebrating its 125th anniversary by monopolizing a vast area of the stand in the Padiglione delle Ghiaia, to Baracuta, Blundstone, B.D. Baggies and Deus Ex Machina. IN FORTEZZA DA BASSO IT IS ALWAYS TIME FOR FINE-TUNING As they do every season, Pitti organizers are continuing to fine-tune the various sections of the show, with the aim of redesigning the areas so that they are in harmony with men’s fashion, which is constantly evolving and requires “containers” that are always up-to-date. Launched at the last edition of the event, the I go out section, devoted to outdoor fashion, has a more urban style, thanks to the layout by Andrea Caputo Studio, and is strengthening its ties with the fashion world, with collections that combine style and performance. The Sala della Ronda will showcase brands such as Woolrich Outdoor, Arc’teryx Veilance, Mountain Research, Raeburn and Teva, alongside newcomers Descente Allterrain, Isaora and Snow Peak. Unconventional section, whose layout has been completely redesigned according to a concept by Storage Associati, is welcoming the grittiest expressions of luxury streetstyle to the archives, featuring names such as Bruno Bordese, Artselab, Eleanor McDonald, Flower Mountain, Goti and Gr1ps. Touch!, in the Medici Pavilion, is also getting a makeover thanks to the new staging by Andrea Caputo Studio, which emphasizes its international and experimental approach. The area will feature a group of brands with an avant-garde style including Atelier&Repairs, Barena, Luca Larenza, Nanamica, Superduper Hats and Raglan United. ■ GLENN MARTENS/Y/PROJECT

«THERE ARE NO RULES. THE IMPORTANT THING IS TO BE YOURSELF» It is the brand of the moment: Y/Project, the brand designed by Belgian Glenn Martens, is entering the Pitti arena with a major event at the Large Cloister in Santa Maria Novella. by Angela Tovazzi

Individuality and diversity are his hallmarks. He does not look at what others are doing and he does not follow the mainstream: he just designs based on instinct. It is perhaps due to this creative independence that Glenn Martens, 35, a Belgian from Brussels, has managed to establish himself as one of the most interesting voices on the contemporary fashion scene. It only took him


*secondo un’indagine di TW del 2017 condotta sugli abbonati

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Milan is doing it: every season something new happens to our fashion shows and the product offer is more extensive. There is still some work to do on internationalization, but the French have left 30 years earlier» by Andrea Bigozzi

Glenn Martens

a few years to make a success of Y/Project. The brand had been left without a creative director following the death of Yohan Serfat, who cofounded it in 2010 together with CEO Gilles Elalouf. The brand’s clothes boast great narrative power, without kowtowing to the competition, and there is no limit to its experimentation: conceptual design is explored with pop touches, the fits are provocatively oversized and the clothes are transformable, embracing an expressive freedom that aims to go beyond déjà-vu. After winning the prestigious Andam Grand Prize in June 2017, Glenn Martens is coming to Florence as the menswear special guest, starring in a big event at 6 pm on 9 January at the Large Cloister in the Santa Maria Novella complex. Here is what he told us before going on stage. Since 2013 you have been transforming Y/Project into an acclaimed brand, by critics and buyers. What is the key to your success? Fashion is a saturated industry. There are so many talented designers doing amazing things. Furthermore, there are so many people consulting, doing studies, telling you what to do for success. At the end it’s still some kind of a mystery to me why certain brands work and others don’t. There’s no golden rule. I believe the main reason to success could be honesty. You have to be true to yourself, and to others. What’s your creative approach like? I always start with constructive concepts. I’m obsessed with experimentation in construction. Once we found that story of the season, we project the concept on different product groups. You are often associated with the new wave of designers (like Demna Gvasalia and Jacquemus), who are bringing freshness to the Parisian fashion scene. What do you think about it? Paris has always played a leading role in the fashion industry. Indeed until a few years ago all creativity was focused on a very luxurious, classic product. It’s only since recently that we’ve seen alternatives flourish. What kind of man do you have in mind when you design your collection? Y/Project celebrates eclecticism. We talk to

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Y/Project

many different people at the same time. Some brands push the army effect. Once you wear one item of the brand, you become that brand. We try to do the opposite. We push individuality and diversity. I see my grandfather, who is a retired colonel in the Belgian army, and the clubkid at last weekend’s rave wear Y/Project. They both embody our men. Is there any celebrity that perfectly embodies your creative ideal? It’s always an honour to see Rihanna or Jude Law wearing your clothes. Furthermore, I wouldn’t mind the Queen of England in Y/P... What will we see in Florence during Pitti Immagine Uomo? Pitti is one of the world’s most prestigious menswear platforms. We want to celebrate all the Y/Project men we embrace, together with the beauty of this mythical city. ■

CARLO CAPASA/CAMERA MODA

«THE PRESENT IS NOT ENOUGH: THIS FASHION WEEK IS PREPARING FOR THE FUTURE» For Carlo Capasa, from 2015 at the helm of the Camera Nazionale della Moda Italiana, it makes no more sense to talk about who wins the “calendar race” this season between Milan (stable) and Paris (10 new fashion shows): «What a fashion week has to show is its compatibility with the system and

Although we cannot be sure of the outcome until after the event, in the eternal battle between the fashion weeks, Milan seems to be starting at a disadvantage compared to Paris this year. The one certainty is that you will see more fashion in the French capital. The calendars of the two events dedicated to menswear speak for themselves: 27 fashion shoes during the long weekend in Milan (11-14 January), compared to 55 shows spread over six busy days scheduled in Paris. “But fashion weeks are no longer judged in terms of the number of shows,” remarks the president of the National Chamber of Italian Fashion, Carlo Capasa, speaking in defence of Milano Moda Uomo. “A fashion week is a success when it captures the mood of the moment,” he adds. “And I am convinced that this edition will convey many messages.” Although Giorgio Armani will be absent, after deciding to hold a co-ed fashion show in February, and the new international entries will not attend, parading in Paris instead, Milan promises to present collections that will both generate sales and tell meaningful stories thanks to a major injection of young names in the calendar. Although a fashion week’s credibility is not judged by the length of its calendar, how can you explain the way in which this season Paris has once again conquered new names such as Celine, Jil Sander and JW Anderson, while this is not true of Milan? Paris has an excellent calendar. Since the ‘80s, the city has implemented a policy of international openness, which we only embraced three years ago. We have always been very focused on Italy and now we have to become both appealing and credible: this process takes time and we are approaching it by concentrating on young people. It will, however, achieve the desired result, namely making the city more appealing in the eyes of international brands. Moschino could have been a new addition: it paraded in Milan in the past, but will be holding an event disconnected from every show in Rome, overlapping with Pitti Immagine Uomo. Don’t you think this is a missed opportunity? As the president of the National Chamber of Italian Fashion, I would obviously have preferred Moschino to parade its menswear collection in Milan, but this is an experimental time for fashion: every brand is searching for its own authenticity. Cinecittà perfectly fitted with the theme of the collection and was chosen as the location of an event that will be primarily aimed at social


media. More or less the same thing happened last season with Gucci, which chose to parade in Paris rather than in Milan for narrative reasons. So it would seem that it is possible to overturn rules that have been in place for years in the name of more effective storytelling… There must be some limitations and I think that they could be of a geographic nature. Although overlapping is never desirable, by choosing to parade in Rome, Moschino nonetheless enriches the Italian fashion scene. We must accept this time in which every brand wants to be unique. How is Milan fashion week responding to companies’ demand for uniqueness? The Milan calendar’s structure meets the various challenges posed by the globalized, fluid nature of fashion: many new brands such as United Standard, M1992, Miaoran, Magliano and Numero 00 by Valerio Farina, supported by CNMI, ample space for streetwear collections with the debut of Danilo Paura, the return of historic brands such as Brioni and John Richmond and numerous events that add to fashion week’s coolness, such as Gucci Hub, which will close fashion week. But the real bonus for the event comes from all the fashion houses whose shows demonstrate that fashion should not only record what is happening, but also react and propose ideas. How? Simply by changing. There is no need to be disruptive: it just takes an element of surprise. The fashion weeks and their schedule continue to work because they meet the industrial needs of the sector, but the customs relating to fashion shows have to be renewed. Whether they are buyers or journalists, people who are invited to fashion shows are fed up with always being assigned the same seats in the same fashion showroom. Choosing original, different locations season after season is one of the new rules of the game, along with fluid events. This seems to be the route that the Giorgio Armani group wants to take. In September, it held a co-ed fashion show with Emporio Armani, but it will return to present the men’s and women’s collections respectively in January and February. This time however it is the Giorgio Armani line that is experimenting with a men’s and women’s fashion show in February. I am certain that this fluid approach will succeed and develop. In the current climate, are four fashion shows a year too many or too few? There will be some developments in this sense, probably starting in 2019. We are thinking of two events, in May and November, dedicated to the pre-collections. At these two times of year, all the most important buyers come to Milan and we therefore want to organize a dedicated initiative that involves the showrooms and does not require other shows. ■

the products designed by the Italian fashion designer have still barely hit stores, the digital push has captivated Millennials». But apart from Tisci’s return, what kind of a year will 2019 be for men’s fashion? «Streetwear will remain mainstream, but customers, including young ones, will not only be enthusiastic about T-shirts, hoodies and bum bags From small towns to major cities, there is - they are also discovering beautiful knitwear and no doubt about it: in Italy the under-30s will continue to do so», predicts Giovina Moretti have saved the winter season. Not only of Giò Moretti, a major multi-brand store in due to online purchases, but also thanks to Milan. There is certainly a «more habillé» trend their desire to enter stores looking for their than in the past, according to Millennial buyer favourite pieces (this is good news), which Giacomo Vannuccini of Tricot: «This fall-winter, are no longer just sneakers, hoodies and a wider range of products has been sold than in bum bags. Off-White, Stone Island and Gucci previous seasons. There has also been a return to remain the best-selling brands, although classic lace-up shoes, although sneakers still lead Burberry is already taking off thanks to the way». This openness to high-quality knitwear Riccardo Tisci’s popularity on social media. and footwear, as well as to trousers with a more by Andrea Bigozzi tailored fit, presented by designers at the latest fashion shows, does not signal the end of the street Around the world, Millennials are called fashion phenomenon. «I am certain that the trend “snowflakes” due to their fragility and levity, but will never disappear - comments Paolo Bertacchi this is not how Italian buyers judge them: «Far of La Ferramenta - partly because the appeal of from being unreliable and unable to live in the real streetwear lies in its ability to continually reinvent world, it is Millennials who are most consistently itself and adapt in order to carve out a space in the visiting stores this season»: this is the most frequent contemporary social climate, which is currently comment from the people we interviewed. There the only key to success, commercially speaking». are no official figures, but among the almost 60 «There is an increasing desire for a neat style»: this buyers interviewed about Fall-winter 2018/2019 is the general opinion, which is perfectly summed menswear sales, many acknowledged that the up by Diego Cossa, head of menswear at Tiziana number of Millennials among their customers is Fausti: «We are heading towards streetwear that is skyrocketing. «It is as high as 80%», a buyer reveals. closer to Nineties fashion, in the style of Helmut It is therefore thanks to them that, in response to Lang and Stone Island». As we wait to discover our question «How have this season’s sales gone?», whether all the pieces in the men’s wardrobe will 40% of respondents answered «better». Another be recreated, including redesigned formal wear, or 40% said that sales have remained stable, while the whether men’s uniform will still consist of a few pessimists who recorded declining sales accounted spruced-up basic items, the analysis carried out for 20%. The stores that have fared best are those by Fashion looks to the present and in particular that are most in tune with the contemporary spirit to the Black Friday trend. In the past, the topic of of the market. In terms of brands, this means early discounts was a source of resentment among showcasing names such as Stone Island (singled storekeepers, but they have now come to terms with out by the interviewees as the brand with the it. Italian buyers are not enthusiastic about them, best pricing policy), Off-White, Gucci and but they are trying to manage it more successfully. Moncler. The “usual suspects” have sold «We can’t stop them - Mario Dell’Oglio, owner of the most (this season’s bestsellers are the the Dell’Oglio stores in Palermo, acknowledges same as six months ago) and this partly -. What can change is the way storekeepers deal explains buyers’ unwillingness to invest with them - we need a strategy. It isn’t true that their budgets in alternative names. Some nothing can be done: removing certain “safe” attempts have been successful: among brands and products from the products the outsiders that have achieved on sale, even without discounts, is one good sales, the retailers mention approach». There are some people, Canada Goose, Ambush, a minority, who refuse to embrace C.P. Company, Martine “wild” discounts. «It is an American Rose, Ader Error and... initiative, not one of our own», Burberry. It may be hard to comments Vito Addadi, owner of the consider the English brand Gente in Rome, distancing himself with over a hundred years of from Black Friday. Silvia Bini takes history a new addition, but an even more hardline approach storekeepers believe that the arrival of Riccardo Tisci, a in her stores, Caos and Silvia Bini social media star, has been Passeggiata in Viareggio: «The a game changer. «This is the credibility of luxury stores is at stake. immense power of Instagram We have no reason to apply discounts - comments Paolo Mantovani in November and we don’t do it. Our Stone Island of Mantovani store -. Although priority is customer service». ■ MENSWEAR SALES FALL-WINTER 2018/2019

MILLENNIALS ARE REAL AND THEY ARE COMING INTO STORES

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RED CARPET A CURA DI ANGELA TOVAZZI

AMICI E CELEBRITY ALLA FABBRICA OROBIA

TORTA DOPPIA PER ELISABETTA FRANCHI

Un unico, grande party per Elisabetta Franchi, organizzato per brindare a due anniversari: i primi 50 anni di vita della stilista (compiuti l’8 dicembre) e i 20 anni di carriera con il proprio brand, nato con la fondazione della Betty Blue nel 1998. Alla Fabbrica Orobia di Milano in versione natalizia, fra maxi boule de neige, tovaglie addobbate in total white e luci d’atmosfera, sono arrivati amici, giornalisti e celeb, come Simona Ventura, Melissa Satta, Anna Tatangelo, Giorgia Palmas, Filippo Magnini e Diletta Leotta, e chi l’ha sostenuta nella sua avventura imprenditoriale, che ha portato il marchio bolognese a diventare una griffe globale, con oltre 100 milioni di euro di fatturato. Tra gli highlight la Stanza Museo, allestita per celebrare i capi iconici che hanno caratterizzato la storia del brand e mostrare l’anniversary capsule, con dieci pezzi declinati in un’unica versione: il rosso lacca, uno dei colori distintivi della casa di moda.

Diletta Leotta ed Elisabetta Franchi

Scatto con Melissa Satta

La stilista fra Filippo Magnini e Giorgia Palmas

Allestimento natalizio per il ventesimo anniversario di Elisabetta Franchi alla Fabbrica Orobia di Milano

Duetto con Gianluca Vacchi

Elisabetta Franchi con la cantante Anna Tatangelo

50 ANNI DI METROPOLE HOTEL CON LA FAMIGLIA MARZOTTO

ATELIER EMÉ CELEBRA L’AMICIZIA

CHARITY & GLAMOUR IN LAGUNA

PARATA DI INFLUENCER IN TOTAL WHITE

Diventato da anni una vera e propria istituzione a Venezia, lo “Sparkling December Cocktail & Dinner Party” ha fatto anche quest’anno il tutto esaurito al Metropole Hotel di Venezia, dal 1968 guidato dalla famiglia Beggiato. Un evento tra glamour e charity, organizzato da Gloria Beggiato - oggi alla guida della struttura insieme alla famiglia Marzotto, per celebrare i 50 anni dell’hotel e sostenere la Fondazione per la Fibrosi Cistica, con l’intero ricavato devoluto in beneficenza. A deliziare il palato degli ospiti le creazioni gastronomiche di Luca Veritti, chef dello stellato Met Restaurant. Fra gli ospiti, l’artista statunitense Joseph Kosuth, l’attore, regista e cantante Leopoldo Mastelloni, il regista e presentatore televisivo Francesco Da Mosto e l’attore americano Matthew Fox.

Diamante Marzotto

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Gloria Beggiato e Leopoldo Mastelloni

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Francesco e Jane Da Mosto

Chi, se non l’amica del cuore, è la perfetta consigliera in un momento importante come la scelta dell’abito da sposa? Con questa convinzione Atelier Emé, marchio di weddingwear nell’orbita del Gruppo Calzedonia, ha riunito 12 coppie di amiche (e influencer), che in occasione di un “White Party” hanno indossato altrettanti vestiti da sogno, come si addice al momento del Sì.

Beatrice Valli e Catherine Poulain

Insieme a Simona Ventura

Paola Turani e Cami Hawke

Foto di gruppo con le 12 coppie di amiche-influencer, tutte in bianco con gli abiti da sposa di Atelier Emé




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