FASHION N 1 2020

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WWW.PAULANDSHARK.COM


SOMMARIO

FASHION N ° 1 www.fashionmagazine.it

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EDITORIALE

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VF CORPORATION/ MARTINO SCABBIA GUERRINI

«ABBIAMO TRASFORMATO RADICALMENTE L’ORGANIZZAZIONE»

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10 MARCOLIN/MASSIMO RENON

GREEN, HERITAGE E BRAND MIX: LE MOSSE PER IL FUTURO

13 SERGIO ROSSI/RICCARDO SCIUTTO

«LA LINEA UOMO? VINCERÀ SE SAPRÀ EMOZIONARE»

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32 PITTI UOMO 97

TELFAR DA NEW YORK A PALAZZO CORSINI

44 MENSWEAR FASHION WEEK

EPPUR SI CRESCE

MILANO CALLING: PASSERELLE RICCHE DI MARCHI E AFFARI

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DOVE VA LA MODA MASCHILE

MENSWEAR FASHION WEEK

ETÀ E SESSO NON CONTANO L’IMPORTANTE È ESSERE UNICI

WSM METTE AL CENTRO LA SOSTENIBILITÀ

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PITTI UOMO 97

OLTRE MILANO

GLOBAL VIEW FORECAST

PRONTI A ISSARE LE BANDIERE DEL MENSWEAR

ON THE COVER Alessandro Cattelan in Giorgio Armani Courtesy of Sky

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PARIGI FA A MENO DI CELINE MA ARRIVA CRAIG GREEN

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SOMMARIO

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FASHION N ° 1 www.fashionmagazine.it

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MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021

OTHERWISE STATED

55 BUYERS’ SURVEY

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WOMEN’S PRE-FALL 2020

VENDITE FLAT DINAMICHE DA RIPENSARE

IL POTERE DEL CAMBIAMENTO

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MEN’S PRE-FALL 2020

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CORSI E RICORSI DI UN EVERGREEN

MARKETING WISE

IL CAPPOTTO: PIÙ CHE UNA RIMONTA UNO STATUS

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66 NUOVE TENDENZE PARKA E PIUMINI

TRA LE PASSERELLE E LA STRADA C’È DI MEZZO IL COMFORT

80 SCENARI IN PROGRESS

LO STREET È MORTO, VIVA LE SNEAKER

89 LA FILATURA ITALIANA:

142 PORTRAITS/SAMUEL ROSS

L’OUTSIDER CHE SURFA TRA STREETWEAR E HAUTE COUTURE

143 Q&A/ LORENZO ALBRIGHI

IL PALADINO DELLA CIRCULAR ECONOMY

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BILANCI E PROSPETTIVE

PEOPLE

SARÀ L’ASIA IL MAGGIOR VOLANO DEL NOSTRO EXPORT

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94 FOCUS JEANSWEAR

L’INSUPERABILE TRASFORMISTA

96 BEAUTY BUSINESS

TOGLIETEMI TUTTO MA NON IL MIO BEAUTY

99 JEWELRY BUSINESS

L’ELOGIO DELLA ARTIGIANALITA

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CAREERS

RED CARPET

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In tempi di mercati difficili, la schiera dei brand di grande successo è molto ristretta. Come è ormai risaputo, su un 20% di realtà dirompenti che vincono, vi è un 80% di marchi storici che ristagnano o, peggio, sembrano essere indirizzati a un destino di inesorabile declino. Si tratta di un trend di concentrazione ormai ineluttabile, o sta invece emergendo una punta dell’iceberg di “nuovi eroi” in una galassia in profonda trasformazione? Penso siano vere un po’ entrambe le cose. Come spiega in modo molto chiaro Martino Scabbia Guerrini nell’intervista che apre questo numero, la magnitudine delle forze in campo sembra favorire le grosse corporation. Chi ha i soldi per investire e lo fa con determinazione riesce a battere sistematicamente i benchmark di mercato. Questo vale sia per i big del lusso, vedi Gucci, sia per i player ormai fortemente digitalizzati di matrice americana, come Nike. È però vero anche l’esatto opposto: molte strutture più grandi sono e più fatica fanno a cambiare pelle, anzi hanno ormai assunto sembianze arcaiche. Vengono spontanei alla mente gli esempi di diverse aziende famigliari italiane, in cui il titolare ha ormai raggiunto un’età tale da sembrare anagraficamente incompatibile con la velocità del cambiamento in atto. Queste imprese si dimenano, testano nuove ricette, cambiano anche sempre più spesso il personale di punta: ma finché saranno i timonieri di un’altra epoca a reggere le sorti del business, questo inevitabilmente si restringerà. Si tratta semplicemente di un processo di selezione naturale, tipico di tutti gli ecosistemi. Dove sono, allora, i giovani ribelli che faranno la moda di domani? Troppo spesso, ancora, si annidano nelle retrovie dove, con umiltà e caparbietà, a volte da fin troppo tempo, stanno imparando i fondamentali del mestiere. Sono loro ad avere innescato la rivoluzione digitale di cui i nostri brand stanno iniziando a fruire e sono sempre loro ad avere sempre più voglia di imporsi. Suvvia, coraggio allora! I nostri imprenditori, antesignani dell’epoca che stiamo vivendo, facciano entrare in scena questi volti inediti. Il nostro mondo è affamato di nuovi protagonisti. Diamo alle leve emergenti, manageriali o creative, l’opportunità di calcare la scena. Seguiamo l’esempio di quel che fa Giorgio Armani simbolicamente sulla nostra copertina con Alessandro Cattelan. Usiamo la forza dirompente di chi si sa imporre sul palcoscenico per rinnovare con vigore l’immenso lascito imprenditoriale di cui siamo depositari. Che decollino le nostre nuove eccellenze!

EDITOR’S NOTE

Via libera ai nuovi eroi

In today’s fashion universe only a few players seem to able to win. Many more stagnate or, worse, are in steep decline. Is this the new pattern? Can only the big win? Only partly true. Yes, we do live in stern times. And yes, economies of scale matter when you interact with, i.e., Zalando. But we are also in a game of speed. New players, in form of rapid adaptors, need to emerge. The more leeway we grant them, the higher our chances of success will be.

Marc Sondermann CEO & Editor-in-Chief

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LIGHT VF CORPORATION + BOLD INVERTIBILI MARTINO SCABBIA GUERRINI

1. Martino Scabbia Guerrini è il presidente dell’area EMEA (Europa, Medio Oriente, Africa) di VF Corporation 2. Il flagship store Napapijri in Carnaby street a Londra 3. Lo store di Vans a Covent Garden ospita un exhibition space, usato come piattaforma per lanciare artisti emergenti

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«ABBIAMO TRASFORMATO C RADICALMENTE L’ORGANIZZAZIONE» Un’attenzione maniacale al consumatore, al design e al brand, il tutto in salsa fortemente digitale: in questa intervista a Fashion magazine Martino Scabbia Guerrini, Group President EMEA di VF Corporation, svela la traiettoria di trasformazione che ha permesso al colosso da oltre 13 miliardi di dollari di fatturato nel 2019 di crescere a un ritmo superiore alla media del mercato in questi ultimi anni DI MARC SONDERMANN

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ome si presenta il quadro macroeconomico dal suo punto di vista? Non esistono più momenti di business as usual. Possiamo dire che nell’area Emea siamo cresciuti, tra il 2016 e il 2019, a una media dell’11% all’anno, in termini di dollari costanti. È però chiaro che il trend economico generalizzato è stato ben diverso, contraddistinto da una serie di fattori di instabilità. I nostri primi quattro mercati in Emea, che sono nell’ordine il Regno Unito, la Germania, l’Italia e la Francia, sono stati tutti caratterizzati da shock esogeni. Basti pensare che l’anno scorso abbiamo dovuto chiudere i nostri negozi a Parigi per un totale di 20 weekend. Le nostre politiche hanno pagato, ma non è certo il momento di abbassare la guardia. Su quali scelte di fondo si basa la vostra strategia? Da circa cinque anni investiamo in meno cose, ma più in profondità. Le nostre priorità si chiamano e-commerce, anche tramite forti partnership con i grandi player, la rete di negozi retail, il rafforzamento dei rapporti con il wholesale e un’enfasi importante sul design. Proprio quest’ultimo aspetto è al centro di tutto. Ci dedichiamo con assiduità alla cura dei nostri asset più forti, i brand in portafoglio, tramite sforzi mirati su prodotto e marketing, sempre con il focus di generare un potente engagement da parte del consumatore.


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Quali sono gli incentivi giusti per indirizzare la squadra wholesale? Più che gli incentivi, sono la strategia e l’organizzazione a essere fondamentali. Noi l’organizzazione l’abbiamo trasformata radicalmente, assumendo nuovi ruoli nel digital,

da stimolare con il prodotto e il marketing. Il calendario commerciale si è evoluto, da due è passato ad avere 15 corsie, con velocità e modalità diverse.

Per la comunicazione questo approccio che implicazioni ha? Il marketing deve diventare più snello e va nutrito di molti racconti specifici. La contanel merchandising e nel design. Non si può minazione del design, tramite co-lab mirate, più ragionare in termini di sell-in o di provviva in questa direzione. Cerchiamo di mangioni. Bisogna invece essere completamente tenere un equilibrio tra la orientati al sell-out e inteforza dei nostri partner, angrarsi con i propri clienti «IL CALENDARIO che molto celebri, e le idenwholesale, come se fossero COMMERCIALE tità dei brand. La percezione propri negozi. Gli obiettivi È PASSATO DA DUE deve essere quella di grande vanno comunque oltre queautenticità e riconoscibilità, sto compito. L’organizzazio- A QUINDICI CORSIE» grazie a prodotti iconici che ne si deve aprire a un’ottica creano ingaggio emotivo. di autentica partnership e assorbire nuovo know-how. È così che siamo cresciuti con Il dialogo personalizzato con il Zalando: loro hanno imparato a conoscere il consumatore a che livello è giunto? mondo del branding e noi abbiamo imparato Il Crm è un tassello fondamentale della noa cavalcare il digitale. stra strategia. Sia un sito come quello di Vans, sia un flagship come quello di TimberIl prodotto come si inserisce in questo land in Carnaby Street ne sono fortemente genere di partnership? permeati. A livello di spazi, la customizzaIl mantra è anticipare le tendenze e continuazione e la personalizzazione dei capi stanno re a cambiare. In apparenza sembra facile diventando sempre più importanti, per lo più ma è in realtà molto difficile. Vanno spactrascinati dal digital e dagli eventi fisici. Tutto chettate le due stagioni, facendo nascere questo porta a un elevato livello di endorseflussi specifici per canale. Tre grandi dimenment da parte del cliente finale, affiancato sioni devono essere interfacciate. Si tratta dai grandi personaggi, con tutto il loro potere del merchandising, degli eventi, specifici di dirompente trascinamento. ■ per Paese e per canale, e del consumatore, 5

A proposito di grandi marketplace, come si governa correttamente il rapporto con loro? Vedo due leve fondamentali. La prima è la chiarezza strategica del brand. Il marchio deve essere forte ed equivalere a un equity protetta, costantemente rinnovata, sempre rilevante. La seconda è una segmentazione estremamente affinata della propria offerta. L’assortimento deve essere pianificato fino nei minimi dettagli, bisogna fare molta attenzione a cosa mettere, quando, dove e in che quantità. D’altronde, la totale trasparenza di prezzo è già avvenuta da qualche anno, per cui la distribuzione va controllata e nel dubbio ridotta. Da questo punto di vista essere una big corporation è un vantaggio, esistono importanti economie di scala. In realtà, il mercato difficile di oggi ci costringe a essere più bravi che mai con i fattori di successo di sempre.

4. Un look della collezione The North Face 7 Summit, con capi invernali pensati per la città 5. Timberland ha lanciato la campagna “Nature Needs Heroes” per connettere le comunità urbane con la natura 6. Gli headquarters Emea di VF Corporation in Svizzera

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MARCOLIN MASSIMO RENON

GREEN, HERITAGE E BRAND MIX: LE MOSSE PER IL FUTURO

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chi gli chiede che immagine vorrebbe che avesse Marcolin, il gruppo di occhialeria che ha sede a Longarone e di cui è da oltre due anni amministratore delegato, Massimo Renon risponde così: «Siamo un’azienda che vuole prendere la forma del mercato. Per questo durante tutto il 2019 la mission principale è stata quella di aggiornare il nostro portafoglio con nuovi marchi: oggi abbiamo un’immagine diversa rispetto al passato, più contemporanea e globale. Copriamo ogni tipologia di prodotto, in sintonia con un target molto ampio di consumatori, sia dal punto di vista anagrafico che geografico. L’interesse verso le griffe del lusso resta, ma con adidas ci siamo aperti allo sportswear, con Gcds allo streetwear e al mondo dei nativi digitali, mentre gli accordi con The Swatch Group e Bmw segnano un’apertura al segmento lifestyle. Ma questa attenzione al mondo che ci circonda ci poterà quest’anno a investire sulla sostenibilità, un tema che per noi significa incontrare i bisogni del presente, senza compromettere quelli

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Per Marcolin il 2020 segna l’inizio di una nuova era. «Vogliamo far conoscere ai partner e ai consumatori la nostra etica e il nostro heritage», ha spiegato Massimo Renon, ceo del gruppo di occhialeria. In quest’ottica è stato definito un nuovo portafoglio clienti, più contemporaneo e meno legato al lusso, intraprendendo un percorso di sostenibilità. «Ora è tempo di iniziare un dialogo con il cliente finale, con l’e-commerce o il retail» DI ANDREA BIGOZZI

del futuro». É così che Renon - manager con alle spalle importanti esperienze in Luxottica, Safilo e Kering Eyewear - vede la crescita futura di Marcolin, che punta a chiudere il 2019 con un incremento delle vendite single digit, dopo un 2018 archiviato a oltre 482 milioni di euro di fatturato. Ci può dare una panoramica di come sarà il 2020? Sarà un anno di consolidamento, che ci vedrà principalmente impegnati a costruire l’architettura delle collezioni dei brand di cui abbiamo appena acquisito la licenza. Nel 2020 arriveranno sul mercato i nostri primi modelli per adidas Badge of Sport e adidas Originals, Max&Co, Bmw, Gcds, Omega e Longines e poi continueremo a potenziare

il progetto con Victoria Secret’s, una vera e propria startup, visto che mai prima d’ora il marchio aveva sviluppato una collezione di occhiali, né lavorato in licenza. In cima alla lista delle priorità di quest’anno, c’è anche la sostenibilità.... Come detto, il nostro piano sostenibilità guarda bene oltre il 2020: per noi è un dei pilastri della crescita futura. Quest’anno segna l’inizio di un lungo percorso. Siamo la prima azienda del settore eyewear certificata da Positive Luxury, una piattaforma che promuove aziende etiche, di cui molte della moda, e le connette con persone che aspirano a un futuro migliore. Sponsorizzeremo la prima edizione dei Positive Luxury Award, sostenendo l’Innovation of thr Year


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1. e 2. La fabbricazione di un paio di occhiali Marcolin prevede 60 fasi diverse 3.Tom Ford rappresenta il best seller del gruppo nel segmento lusso e continua a crescere a doppia cifra 4. Bella Hadid indossa una montatura Tod’s

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50,2-12,1%

49,7-11,3%

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Award. Vogliamo essere all’avanguardia nella sostenibilità e nel riciclo, non con la speranza di vendere più occhiali, ma per una questione di coscienza etica e per creare un rapporto di stima tra i consumatori e il nostro marchio. Anche trasmettere all’esterno i valori del nostro heritage rientra tra le opportunità da cogliere. Fra i colossi dell’occhialeria siete rimasti forse gli ultimi licenziatari puri. Pensa mai a modificare questo stato? In realtà un nostro marchio ce l’abbiamo: è Web e si sta comportando molto bene sul mercato. Ciò non toglie che, in effetti, il business delle licenze per noi copre praticamente il 98% del giro d’affari. Avere ottimi rapporti con tutti i licenziatari quindi resta importantissimo. Puntiamo spesso ai rinnovi anticipati e alle collaborazioni di lungo corso, come quella con Tom Ford (rinnovata fino al 2029) e seguiamo con la massima attenzione anche i brand più piccoli, dal punto di vista del business eyewear intendo, come Moncler ed Ermenegildo Zenga, che stanno registrando performance di crescita molto interessanti.

in Europa, un’area che sta andando molto Potrebbero arrivare delle acquisizioni bene, ma le vere opportunità arrivano da di brand indipendenti, come hanno fatto mercati emergenti come il Brasile, che per altri colossi del settore? noi cresce a tripla cifra, il Messico, dove Marchi belli e indipendenti in giro ce ne sono abbiamo da poco siglato una joint ventumolti, ma non tutti sono in vendita o non tutre, più varie iniziative che riguardano l’Ati fanno al caso nostro: per questo non cresia, che in questo momento per una realtà do che saremo protagonisti di acquiszioni. come la nostra rappresenta l’opportunità Quello che invece potrebbe accadere è di più importante. In Cina l’accordo con adireplicare accordi come quello siglato nel das si rivelerà particolarmente strategico 2010 con Barton Perreira, realtà indipenvista la popolarità del marchio, siamo atdente di Los Angeles. Il marchio continua tualmente presenti con una partnership, ad occuparsi del design e della produzioma quando questa terminerà assumeremo ne degli occhiali, noi invece seguiamo la la distribuzione diretta del mercato. distribuzione. Questo è un modello di buCome sta andando la collaborazione siness che a mio avviso prenderà sempre con Lvmh, che ha portato alla nascita più piede nel settore. della joint venture Thélios? E, invece, a entrare direttamente Direi benissimo. Ha dato grande prestigio nella distribuzione ci pensate mai? a Marcolin, perché ne ha sottolineato la Gestire una catena su scala globale non capacità tecniche nel realizzare prodotti è un mestiere facile, né che si improvvidi qualità. Essere vicini a Lvmh per noi è sa: per questo non prevediamo di crearne un privilegio. L’obiettivo una nostra diretta. Quedell’intesa era quello di sto però non significa che DAL 2015 RICAVI trasmettere competenintendiamo rinunciare IN CRESCITA COSTANTE ze tecniche al gruppo alla possibilità di parlare francese, per realizdirettamente con il conzare una manifattura sumatore, anzi volgliamo made in Italy. Insieme impegnarci sempre più sfruttiamo sinergie ornel trasmettere la nostra ganizzative su alcuni brand identity. Stiamo famercati chiave: le due cendo una serie di valutaaziende si aiutano, ma zioni, che non escludono fanno storia a sé. Anl’e-commerce o la possiche i portafogli marchi bilità di rafforzare il legalo dimostrano: Thélios me con alcuni dei nostri è più spostata sul lusso ottici in giro per il mondo. (gestisce marchi come Aver rivoluzionato così Celine, Loewe, Berlutanto il vostro portafoglio ti, Kenzo e, da gennaio marchi ha modificato i 2021, anche di Dior), mercati di riferimento: 2018 2017 2016 2015 noi invece siamo più dove volete espandervi? Fonte: Marcolin trasversali. ■ Ci stiamo consolidando 57,2-11,9% sui ricavi

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SERGIO ROSSI RICCARDO SCIUTTO 1

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1. Dal 2016 Riccardo Sciutto è ceo di Sergio Rossi, marchio di proprietà del fondo italiano Investindustrial 2. Le slipper sono il best seller della collezione donna di Sergio Rossi e ora entrano a far parte dell’offerta maschile

«LA LINEA UOMO? VINCERÀ SE SAPRÀ EMOZIONARE»

Il ceo di Sergio Rossi racconta i nuovi piani dell’azienda, che ha chiuso il 2019 a 66 milioni di euro, a cominciare dal rilancio della linea uomo. «Tradurre i codici stilistici di sr1 in chiave maschile, partendo dalla nostra slipper best seller, è stato il primo passo verso la ripartenza del progetto», dice. Ma gli asset di crescita sono anche la produzione per terzi «Presto la nostra fabbrica lavorerà per grandi marchi» e la sostenibilità: «Da gennaio 2020 il 100% dell’elettricità acquistata da Sergio Rossi deriva da fonti rinnovabili» DI ANDREA BIGOZZI

«I

l mio motto è da sempre Play Heritage, Think Digital. Oggi il centro gravitazionale intorno al quale ruota tutto è il consumatore, i suoi desideri e le sue esigenze. Questa è una prospettiva innegabile che il lusso deve abbracciare a pieno, per poter guardare con sicurezza al futuro». Riccardo Sciutto mette al centro delle sue priorità da ceo di Sergio Rossi, creare esperienze che smuovano il cliente finale a livello emotivo. Anche quando si è trattato di mettere a punto la strategia per riportare sul mercato la linea uomo, congelata dal 2016, ha puntato su uno progetto mirato e preciso di storytelling, che prende inizi da al Pitti di Firenze, dove l’azienda non si presenta con una mega collezione, ma con una serie di prodotti iconici dell’universo femminile, declinati in chiave maschile,

in modo che il marchio possa continuare ad Come si strutturerà la collezione? affermarsi come brand riconoscibile e punL’offerta è moderna e decisa, parla in modo to di riferimento per il cliente finale, capace fluido con i prodotti della nostra donna, di unire tradizione e innovazione. reinterpretandone alcune categorie chiave Cosa vi ha spinto a ritornare sul mercato con connotazioni maschili. Per sviluppare al con una collezione maschile completa? meglio questo progetto abbiamo creato un Questa necessità è nata in modo organico, team stilistico dedicato, che lavora a stretto in primis per rispondere alla richiesta incontatto con me per progettare una collesistente dei nostri clienti, partita dal Giapzione in armonia con l’identità del marchio. pone. A oltre tre anni dal rilancio di Sergio Perché avete scelto Firenze per il lancio? Rossi e avendo ritrovato la vera essenza Oggi Pitti Uomo rappresenta un momento di del brand, sentivamo che energia creativa prorompente era arrivato il momento e una vetrina sul mondo madi estendere l’attenzioschile con un impatto globale. PER LA LINEA ne di Sergio Rossi all’eUOMO È STATO Era cruciale per noi tornare misfero maschile, con il nel segmento maschile su un CREATO desiderio di pensare in palcoscenico di grande crediUN TEAM grande e rendere dispobilità in maniera inaspettata, STILISTICO nibile la nostra iconica presentando la nostra collecollezione sr1 a tutti. zione in un contesto esclusiDEDICATO 13


SERGIO ROSSI RICCARDO SCIUTTO 1

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vo, che fosse occasione di storytelling del nuovo capitolo del brand. In futuro manterrete presentazioni separate o pensate alla formula co-ed? Mi piacerebbe che i due mondi dialogassero in modo fluido e che coesistessero con sinergia in un unico contenitore. Tradurre i codici stilistici di sr1 in chiave maschile, partendo dalla nostra slipper best seller, è stato il primo passo verso la rinascita della linea Sergio Rossi Uomo, all’insegna della contaminazione e della modernità. Che cosa prevede la strategia di rilancio? La collezione uomo nasce da un’esigenza di mercato, che abbiamo voluto testare partendo dal mercato giapponese, che storicamente ha rappresentato la più grande fetta di fatturato per la linea maschile di Sergio Rossi. A marzo 2019 abbiamo inaugurato il primo store dedicato a Tokyo, presso il department store Hankyu Men’s, ottenendo sin da subito risultati positivi. Oggi Sergio Rossi Uomo arriverà online e nei nostri flagship store principali in tutto il mondo, con una collezione ispirata all’uomo di città che ama l’avventura, dallo spirito innovativo e un occhio sempre puntato al futuro. Qual è il prossimo step dell’azienda? Dopo l’uomo pensate di riattivare anche il business della produzione conto terzi? Gradualmente stiamo già andando in questa direzione. Abbiamo già lavorato a importanti collaborazioni con Marta Ferri, Rosie Assoulin, Net-a-Porter e continueremo con Manebì e Adam Lippes. A queste andremo ad aggiungere la produzione per alcuni tra i più importanti brand di lusso al mondo che a breve ospiteremo nella nostra fabbrica di San Mauro Pascoli, in grado di garantisce un livello di qualità e velocità senza pari.

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Dal punto di vista finanziario che anno è stato il 2019 e cosa vi aspettate dal 2020? Il 2019 si chiude con risultati di crescita per il brand, con un fatturato di circa 66 milioni ,nonostante la brusca frenata di Hong Kong. Abbiamo in programma di rafforzarci ulteriormente con le nuove aperture di Singapore e Macao e di non dimenticare i mercati che oggi potrebbero sembrare più critici, come Inghilterra e Hong Kong, che hanno giàbeneficiato del nostro supporto nell’anno appena concluso. Oggi più che mai è importante essere flessibili e saper cogliere le opportunità che il mercato offre anche nei momenti meno scontati. Molte aziende proprio in questi mesi stanno annunciando iniziative legate al tema della sostenibilità. Voi che siete

1. e 2. Nello stabilimento di San Mauro Pascoli è stato installato un sistema di misurazione dell’energia consumata. L’anno scorso sono state consumate 340 tonnellate di CO2 in meno rispetto all’anno precedente, grazie alla riorganizzazione della logistica e al sistema fotovoltaico 3. La fabbrica di Sergio Rossi tornerà presto a ospitare la produzione di importanti brand del lusso internazionale 4. La nuova sneaker che farà parte della collezione protagonista a Pitti Uomo

attivi già da tempo su questo fronte, che risultati avete raggiunto? Dal 2016 stabiliamo ogni anno obbiettivi concreti, intesi a migliorare progressivamente le prestazioni di sostenibilità aziendale. Grazie a questo percorso, a partire da gennaio 2020 il 100% dell’elettricità acquistata da Sergio Rossi per le sedi centrali di San Mauro Pascoli e Milano, così come per tutta la rete di distribuzione diretta italiana, sarà ricavata da fonti rinnovabili. Oggi è basilare parlare di questi processi, al fine di instaurare un rapporto vero e trasparente con i clienti. Concentriamo i nostri sforzi aziendali su energia, capitale umano e comunità locali e dal 2017 siamo membri dell’Ungc (United Nations Global Compact), lavorando per raggiungere i 17 goal di sostenibilità per l’agenda 2030 redatti dalle Nazioni Unite. ■


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business NEWS

DI ELISABETTA FABBRI

DNIKE SORPRENDE

tempo di bilanci

Cnmi rivede le stime: +0,1% per fine 2019 La Camera Nazionale della Moda Italiana ha rivisto lievemente al rialzo le previsioni di chiusura del 2019 dell’industria italiana della moda e del comparto allargato, che include settori come i gioielli, la bigiotteria, la cosmesi e gli occhiali. Il fashion stand alone dovrebbe chiudere il bilancio con un fatturato di 67 miliardi di euro, in aumento dello 0,1% rispetto al 2018, mentre nella precedente previsione era stato ipotizzato un leggero calo. Il miglioramento si deve alla capacità di esportare delle aziende del made in Italy, che anche in un anno complesso come quello appena trascorso (guerre commerciali, gilet gialli in Francia, proteste pro-democrazia, per citare alcuni fattori che hanno condizionato il sentiment e lo shopping), sono riuscite a realizzare all’estero 54,33 miliardi di ricavi: il 5% in più rispetto al 2018. Benché si preveda che siano aumentate anche le importazioni (+3,3% a 34,68 miliardi), il saldo della bilancia commerciale del comparto dovrebbe restare attivo per 19,64 miliardi di euro, dai precedenti 18,16 miliardi. Da Camera Moda fanno notare che nei primi nove mesi del 2019 le esportazioni sono aumentate del 6%, con risultati particolarmente positivi in Giappone (+10,8%), Corea (+15,7%), Stati Uniti (+7,8%), Regno Unito (+6,8%), Francia (+5,5%) e Cina (+5,2%). In più aumentano i flussi verso la Svizzera, nota piattaforma logistica del fashion con destinazione Usa, resto d’Europa e Asia. Anche la moda allargata ha mantenuto le quote di mercato. Nell’anno il giro d’affari si è attestato a 89,79 miliardi, in aumento dello 0,3% rispetto al 2018. Le vendite all’estero sono salite del 4,2% a 70,2 miliardi.

l'industria italiana della moda in cifre

L'export sostiene i ricavi annuali

2019

(previsione) Moda

Moda+ settori collegati

67.028 0,1% 54.329 5,0% 34.681 3,3%

89.789 0,3% 70.204 4,2% 40.052 4,5%

Saldo con l'estero (mln €) 19.648

30.153

Fatturato (mln €) Variazione % Export (mln €) Variazione % Import (mln €) Variazione %

Fonte: Camera Nazionale della Moda Italiana

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GLI ANALISTI NEL QUARTER

Lo shopping in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano

Nike archivia il secondo trimestre fiscale a 10,32 miliardi di dollari di fatturato, +13% a cambi costanti, mentre la media degli analisti si aspettava la cifra di 10,09 miliardi. È l'effetto del +12% del marchio Nike (a 9,8 miliardi), ma anche del buon andamento di Converse (+15%). Il gruppo dell'Oregon ha realizzato un +32% degli utili, a 1,1 miliardi. L’utile per azione si è attestato a 70 centesimi di dollaro (+35%), dai 52 centesimi ipotizzati dagli analisti.

DPATTERN INVESTE

NELLA MAGLIERIA DI LUSSO

un'analisi DI global blue

+10% il tax free shopping in Europa Il 2019 è stato un anno molto positivo per il tax free shopping in Europa, che fra gennaio e ottobre ha messo a segno un +10%. Nel Vecchio continente spicca il +20% della Spagna. «Il Paese - spiega Pier Francesco Nervini, chief operating officer di Global Blue per il Nord e Centro Europa - beneficia di una politica dei visti per lo shopping favorevole e dell’annullamento del minimo di spesa per chiedere il rimborso dell’Iva». L’Italia è al secondo posto per dinamismo (+16%), alimentato dai turisti cinesi, mentre Germania e Francia vanno a rilento (+2% e +1% rispettivamente). A rivitalizzare le vendite tax free sono soprattutto americani (+25%), nonché i viaggiatori del Sud Est Asiatico (+15%) e dei Paesi del Golfo (+13%). I cinesi sono i più presenti, con il 34% del totale (+7%). «Il tax free shopping parla cinese, ma nel 2019 si assiste a un riequilibrio fra le diverse nazionalità», commenta Nervini, spiegando la ripresa degli Usa con l’andamento del cambio. Una novità riguardante il Sud Est Asiatico è, invece, l’aumento di thailandesi e indonesiani. In base alle analisi della società di tax refund, gli scontrini medi sono lievitati in tutti i settori e i tassi di crescita più elevati si registrano in quelli più alti: un fenomeno che si spiega probabilmente con le attività di upselling sui turisti. Relativamente all’élite degli shopper (coloro che in un anno spendono in media 55mila euro, fanno più di tre viaggi, trascorrendo in media 15 giorni in un Paese estero) si sa che nei primi 10 mesi del 2019 hanno aumentato gli acquisti in Europa del 13%. Solo il 31% passa anche per l’Italia percepita come un mercato alto ma non altissimo, contrariamente alla Francia.

Pattern ha firmato un accordo vincolante per l’acquisto del 51% di S.M.T.-Società Manifattura Tessile, realtà emiliana specializzata della maglieria di lusso. Un business finora non presidiato dal gruppo torinese, attivo nella progettazione e produzione di abbigliamento per importanti marchi top di gamma. L’equity value di S.M.T. è stato fissato a 10,8 milioni di euro, perciò l'investimento di Pattern ammonta a 5,5 milioni di euro (con un meccanismo di protezione legato alla chiusura del bilancio 2020 dell'azienda di maglieria). Il saldo è previsto al perfezionamento della cessione delle quote, ovvero dopo l’approvazione del bilancio 2019 di S.M.T.. Il restante 49% del capitale rimarrà di proprietà di Stefano Casini.

DZALANDO VENDE

LA CONTROLLATA KICKZ

Il fashion e-commerce Zalando (nella foto, il co-ceo David Schneider) continua nel suo percorso di focalizzazione sul core business. Sul finire dell'anno ha ceduto, per una cifra non ancora precisata, Kickz Never Not Ballin’, retailer multicanale rilevato nel 2017 con l’idea di rafforzare i segmenti sport e lifestyle, in particolare nel mondo del basket. L'acquirente è la tedesca Play Hard, che fa parte della società Crealize, specializzata nello sviluppo di nuovi business model e imprese. Il disinvestimento dovrebbe completarsi nel primo trimestre 2020.


SHOP AT REHASH.IT PITTI IMMAGINE UOMO 97

07 - 10 Gennaio 2020 FIRENZE Fortezza da Basso Padiglione Centrale Piano Inferiore Corridoio T 3 - 5 / U 6



eppur si cresce Sui ricavi di moda e lusso peserà uno scenario macroeconomico in chiaroscuro, ma non mancano le opportunità. Specie se si riesce a intercettare la domanda della classe media emergente, rispettandone la cultura

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global view forecast

Una borsa Christian Dior per la prossima estate: gli analisti prevedono che gli accessori in pelle di lusso saranno la categoria leader di mercato nel 2020

di ELISABETTA FABBRI

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a crescita dei ricavi del settore moda continuerà nel 2020, anche se a un ritmo più lento del 2019. Stando al McKinsey Global Fashion Index, la performance dovrebbe collocarsi tra un +3% e un +4%, mentre per il 2019 la società di consulenza aziendale prevede un incremento tra il 3,5% e il 4,5%. Sulle vendite peserà l’incertezza generalizzata ma c’è mercato e mercato e, a ben cercare, le opportunità L’export di Bello non mancano. La Cina, che negli ultimi 10 anni ha contribuito al 38% della cree ben fatto italiano scita della fashion industry globale, conha un potenziale tinuerà a offrire occasioni interessanti e a inespresso nei rivestire un ruolo cruciale ma le aziende mercati avanzati dovrebbero diversificare, secondo gli e negli emergenti esperti, puntando ad aree geografiche in accelerazione come Russia, Brasile, Sud-Est asiatico, India e Medio Oriente. «Il clima di maggiore incertezza - com� mLD menta Antonio Achille, senior partner e STIMA DI CRESCITA global head del settore Lusso di McKinprezzi competitivi, visto che sta aumentando la sey & Company - è dovuto soprattutto alle classe media che può contare su un certo budget di fragili condizioni macroeconomiche glospesa. La Russia sta inoltre accelerando a tassi imbali, all’instabilità politica, a potenziali portanti nell’e-commerce: +26% nella prima metà nuove guerre commerciali, a volumi di � mLD del 2019, rispetto a un anno prima. In più aumenta vendite al di sotto delle attese nei mercati il flusso di turisti cinesi, che si stima abbiano speso VALORE 2018 emergenti dell’Asia-Pacifico e a un atteg1,1 miliardi di dollari nella Federazione. I ricercatogiamento più prudente da parte dei conri sono inoltre ottimisti sul Brasile, dove stanno ensumatori in Nord America». «Inoltre, per trando marchi come Ralph Lauren e Banana Repule aziende continuano le sfide legate alla blic per sviluppare l’e-commerce. La propensione digitalizzazione, alle mutevoli esigenze al consumo dei brasiliani sta crescendo, benché i dei consumatori e alla crescente domanda di un impegno concreto dazi continuino a penalizzare i prodotti tessili importati. Quanto al in materia di sostenibilità». Come emerge dal report The State of Southeast Asia va tenuto in conto che l’Indonesia è il quarto magFashion, realizzato da McKinsey con The Business of Fashion, la giore Paese al mondo per popolazione e che Vietnam e Filippine Russia è al nono posto tra i mercati della moda con i suoi 30 miliarstanno accelerando in termini di crescita del Pil. L’età media di di dollari annuali e nonostante il rallentamento degli ultimi anni nell’area è di 29 anni, rispetto ai 37 della Cina e come nella Repubil lusso mostra segnali di stabilizzazione. Basti pensare che Lvmh, blica Popolare la domanda di fashion è veicolata dal digital. Va teDior e Tiffany hanno toccato il più alto livello di vendite nell’area nuto in conto però che i consumatori sono molto diversi fra loro e dal 2014. Ci sono inoltre opportunità per le realtà del fashion a che quelli delle Filippine hanno le maggiori affinità con i trend del-

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global view forecast la moda occidentali, mentre l’Indonesia è vista come il maggiore I PAESI A PIÙ ALTO POTENZIALE PER IL BBF ITALIANO I PAESI A PIÙ ALTO POTENZIALE PER IL BBF ITALIANO mercato al mondo del modest fashion. L’India presenta a sua volta Paese Potenziale sfruttabile Principali settori (Mld di sfruttabile euro) delle opportunità, specie per i brand price competitive. Anche se Paese Potenziale Principali settori (Mld di euro) l’aumento del Pil è stato inferiore alle attese, per l’Fmi resta una PRIMI CINQUE PAESI AVANZATI delle economie a più alto tasso di crescita atteso. Il mercato del PRIMI CINQUE PAESI AVANZATI Legno e arredo fashion nel 2020 dovrebbe raggiungere nel territorio i 53,7 miliardi Conceria e pelletteria e arredo USA 8,2 Legno di dollari, al sesto posto nella graduatoria globale. Pure il Middle Motoveicoli e pelletteria USA 8,2 Conceria East, dove si fa spesa soprattutto nei mall, è attraente. La popolaTessile-abbigliamento Motoveicoli zione è numericamente inferiore a quella cinese, ma i consumatoTessile-abbigliamento ri degli Emirati Arabi spendono mediamente sei volte in più dei GERMANIA 3,3 Calzature Elettrotecnica ed elettronica cinesi e quelli dell’Arabia Saudita il doppio. Anche Altagamma ha GERMANIA 3,3 Calzature Elettrotecnica ed elettronica GIAPPONE elaborato delle stime per il 2020, ma nello specifico segmento dei 2,6 Tessile-abbigliamento GIAPPONE 2,6 Tessile-abbigliamento personal luxury goods (dove la moda ha il peso maggiore), in colVetro e ceramica REGNO UNITO 2,5 Vetro laborazione con le più note società di consulenza aziendale e degli e ceramica Nautica** REGNO UNITO 2,5 Nautica** uffici studi di realtà italiane ed estere come Equita, Intesa Sanpa2 FRANCIA 2,1 Alimentare e bevande olo, Intermonte, Mediobanca, Morgan Stanley, J.P. Morgan e FRANCIA Alimentare e bevande 2,1 PRIMI CINQUE PAESI EMERGENTI Bernstein. In base al consensus, saranno i consumi cinesi a crePRIMI CINQUE PAESI EMERGENTI scere di più nell’anno (+10%), soprattutto grazie all’aumento dei Chimica, farmaceutica e cosmetica consumatori con alta capacità di spesa nelle città di terza e quarta Chimica, farmaceutica e cosmetica Elettrotecnica ed elettronica CINA 3,3 fascia. Bene anche l’Asia-Pacifico, per cui si prevede un +6% soMotoveicoli ed elettronica CINA 3,3 Elettrotecnica stenuto da Corea del Sud, Indonesia e India. Sono esclusi dal calAlimentare e bevande Motoveicoli Alimentare e bevande colo la Cina ma anche il Giappone, che dovrebbe realizzare un +4% Conceria e pelletteria grazie agli acquisti degli imprenditori del mondo tech e dei turisti e pelletteria EMIRATI ARABI UNITI 1,3 Conceria Tessile-abbigliamento in arrivo con le Olimpiadi. Gli esperti dell’Altagamma Consensus si EMIRATI ARABI UNITI 1,3 Tessile-abbigliamento Calzature sono pronunciati anche sulle merceologie. La categoria leader del Calzature QATAR 0,8 Nautica** 2020 dovrebbe essere quella dei leather goods (+6%) sostenuta QATAR 0,8 Nautica** Legno e arredo dalla Cina e dallo shopping dei nuovi ricchi nei mercati in acceleARABIA SAUDITA 0,8 Legno arredo Vetro ee ceramica razione. A seguire il footwear, i gioielli e il beauty (+5% ciascuno), ARABIA SAUDITA 0,8 Vetro e ceramica mentre si muovono più lentamente abbigliamento (+3,5%) e oroloConceria e pelletteria RUSSIA 0,6 Conceria gi (+2,5%). A livello di canali distributivi spicca per la crescita atteCalzaturee pelletteria RUSSIA 0,6 Calzature sa il retail online (+13%), seguito dal wholesale digitale (+9%), cui seguono il dettaglio fisico (+4%) e il wholesale tradizionale (+1%). Fonte: Centro Studi Confindustria e Fondazione Manlio Masi su dati UN-Comtrade Nell’edizione 2019 del report Esportare la dolce vita, Confindustria ha invece individuato i mercati dove il Bello e ben fatto (Bbf) italiano presenta un potenziale inespresso, se confrontato con i principali competitor (simili per Contano, inoltre, le relazioni sui fronti economiA TRAINARE struttura dei costi di produzione e qualità dei co, politico e strategico. «Nei mercati “nuovi” IL LUSSO prodotti esportati). Oggetto dell’analisi sono osservano i ricercatori - la sfida è quella di riusaranno i principalmente le imprese delle tre “F” (fashion, scire a intercettare i bisogni di una classe media food e furniture) ma anche altri comparti che reconsumi cinesi, emergente, che avrà caratteristiche culturali alizzano beni rappresentativi dell’eccellenza itapolitiche e sociali molto diverse dalle nostre, nospecie ora che liana in termini di design, qualità e accuratezza nostante la standardizzazione dei consumi». Di cominciano a delle lavorazioni, rendendo riconoscibile la nofatto Usa, Germania e Cina sono le aree a magfare shopping stra manifattura nel mondo (ottica, orologeria, giore potenziale di sviluppo dell’export, ma per i ricchi delle cosmetica, elettronica e nautica, per citarne alragioni diverse. «La Repubblica Popolare - spiecuni). Insieme nel 2018 hanno totalizzato il 15,6% città tier 3 e 4 gano gli esperti - è ai primi posti per dimensioni dell’export totale (86 miliardi di euro in valore). e crescita, la Germania per la compatibilità fra Tre quarti della domanda estera arriva dai merdomanda e offerta e gli States per un bilanciacati avanzati (poco meno di 70 milioni di euro), mentre il resto rimento dei due fattori». L’India è presente nella lista soprattutto guarda gli emergenti, che secondo Confindustria offrono margini per via della dimensione e delle prospettive di crescita, mentre la di crescita relativamente maggiori, a fronte di rischi più elevati. Russia ha il pregio della dimensione, unito all’alto grado di compaNel report, realizzato con Sace Simest e Fondazione Manlio Masi, tibilità fra domanda e offerta. Il made in Italy, secondo Confinduè stimato un potenziale inespresso, in termini di export di Bbf, di stria, dovrebbe potenziare le vendite online. «l’Italia è arretrata quasi 45 miliardi di euro (+52% rispetto al dato attuale). Nella lista dicono gli economisti - rispetto ai concorrenti, che sono anche i di Confindustria i primi cinque mercati avanzati a più alto potenmaggiori mercati di sbocco». Se si guarda all’incidenza delle venziale per il Bbf sono Stati Uniti (8,2 miliardi di euro di potenziale), dite digitali rispetto al Pil, il nostro Paese con il 17% è più in linea Germania (3,3), Giappone (2,6), UK (2,5) e Francia (2,1). In testa fra con Cina (16%) e India (15%), che con le nazioni avanzate: la Corea gli emergenti c’è la Cina (3,3 miliardi), che stacca Emirati Arabi del Sud raggiunge l’84% e la Francia il 28%, per citare i due casi (1,3), Qatar (0,8), Arabia Saudita (0,8) e Russia (0,6). I Paesi avanzaestremi. «Il Bbf - raccomandano da Confindustria - richiede la vati pongono sfide diverse dagli emerging. Nei primi è strategico imlorizzazione degli spazi virtuali dedicati, in modo da mettere in ripedire l’erosione di quote da parte dei competitor. Volano delle salto i punti di distinzione rispetto a beni simili ma non eccellenti esportazioni, in questo caso, è la condivisione di gusti e standard. o, peggio ancora, contraffatti». ■ 20


bagutta.net


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LIGHT + BOLD SCENARI DOVEINVERTIBILi VA LA MODA MASCHILE

Età e sesso non contano L’importante è essere unici Da tempo è tramontata l’era dell’uomo macho e del maschio alfa come unico modello di riferimento, a favore di un’immagine maschile più fluida e meno standardizzata. Un’evoluzione che suggerisce alle aziende un ripensamento del loro posizionamento in fatto di stile, produzione, comunicazione. In virtù di un nuovo mantra: celebrare l’individualità di ciascuno di angela tovazzi

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a moda annusa in anticipo il cambiamento e lo mette in scena, spesso estremizzandolo. Quando Alessandro Michele, circa quattro anni fa, mandò in pedana il suo uomo, facendo a pezzi l’immagine stereotipata del maschio alfa e dando il via alla genderless revolution, riuscì a fare breccia nel mercato perché aveva concretizzato in passerella un milieu che aleggiava da tempo. Prima che il movimento #MeToo lanciasse il suo j’accuse verso le prevaricazioni perpetrate sulle donne da uomini di potere, il modello vecchio stampo di macho virile, tutto d’un pezzo, powerful, insomma il cosiddetto sesso forte, già da tempo suonava come arcaico e svuotato di senso. Nel ripensamento identitario del proprio ruolo, oggi l’uomo- e con lui la moda, che riflette l’evoluzione sociale - si trova in un’importante fase di rinegoziazione, alla ricerca di modelli alternativi più allineati al “sentiment” del momento. Se un marchio leader nel menswear come Zegna lancia una campagna per indagare in profondità l’odierno concetto di mascolinità, è evidente che siamo in un cruciale momento di decostruzione e ridefinizione: lo dimostra il

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etro ss 2020


1. La Spring-Summer 2020 di Gucci secondo Alessandro Michele 2. Inclusività è una delle parole d’ordine di L.B.M. 1911: qui due proposte per l’autunnoinverno 2020/2021

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UNA RICERCA DI ZEGNA

WHAT DOES IT MEAN TO BE A MAN TODAY?

Con i loro show i marchi lanciano messaggi forti, ma oggi retailer e clienti finali possono esercitare tutto il loro potere di interpretazione

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Silvia Bini

titolare dei negozi omonimi a Viareggio e del concept store Càos

fatto che il 65% del campione interpellato esperienze vissute. Trova energia dalla codalla società di ricerche Kantar (3.750 pernoscenza e dallo scambio e considera il fatsone fra i 20 e i 50 anni) non si riconosce netore umano la chiave di successo di una buogli esempi presentati dalla società attuale, il na vita». Più inclusiva anche la comunicazio70% degli uomini è consapevole di dover inne, all’insegna di «un melting pot di nazionaterpretare un ruolo tradizionalmente malità». L’identikit che ne risulta è quello di un schile e il 60% condivide delle qualità solitamaschio meno assertivo, che si è riappromente accostate al concetto di femminilità. priato della sfera emotiva e che dialoga con Qualcosa è (decisamente) cambiato, per pal’altro sesso senza uno sguardo oggettivizrafrasare il titolo di un vecchio film. E le zante: in altre parole, più intimista, aperto, aziende sono in prima linea nell’assecondafluido e sfaccettato. «Negli anni Ottanta re l’onda del nuovo che avanza. «Il nostro continua Giulia Bianchi - c’era maggiore uomo - racconta Giulia Bianchi, stilista di uniformità. La figura maschile era quasi steL.B.M. 1911 - è equilibrato, acreotipata e nell’immaginario cetta il contraddittorio e si il nuovo collettivo rispondeva a stilemi mette in discussione. Sa quello canoni piuttosto standardizfocus della ezati. che vuole, senza avere la preAnche noi in passato, per tesa di certezze assolute. È un moda è comunicare il brand, abbiamo tipo di grande ironia, non si celebrare puntato su uomini mascolini e prende troppo sul serio. Non l’identità “belli” secondo i canoni tradiha paura di osare e uscire dal di ogni zionali. Poi nel tempo la scelta coro». Interviene Massimo su tipologie diverse, cliente, che èpercaduta Gianfrate: «L’uomo Berwich età e atteggiamento. E oggi spiega il direttore creativo - ha va oltre il la regola fondamentale è una l’abilità di disegnare le strade suo destino sola: far emergere l’individuafuture, facendo tesoro delle biologico lità». Eccolo qui il mantra della

La maggiore permeabilità tra abbigliamento uomo e donna è una questione soprattutto di anagrafe. Sneaker, felpe e T-shirt, divisa degli under 30, ben si prestano a essere intercambiabili Andrea Selvi

Responsabile acquisti uomo LuisaViaRoma

modernità, la mission a cui si sentono votati i decision maker della moda: fare in modo che ciascun individuo, al di là del genere, dell’età, dell’estrazione, della conformazione fisica, possa indossare capi che riescono a veicolare la propria personalità e prospettiva sul mondo. Oggi, è cosa nota, non spadroneggiano diktat, ma nemmeno paradigmi maschili e femminili assoluti, soprattutto per Millennials e Generazione Z: la linea di demarcazione tra generi si fa più sottile, i capi per lui e per lei sono intercambiabili, non esistono divieti d’accesso o terreni minati: «Accanto all’uomo tradizionale - osserva Simona Segre Reinach, docente di Fashion Studies all’Università di Bologna -

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SCENARI DOVE VA LA MODA MASCHILE

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1.Tessuti esclusivi e focus sul fit per la nuova collezione Fall-Winter 2020/2021 di Berwich 2. Lo stile rilassato di Circolo 1901 3. Essere unici e speciali: questa la mission di Tagliatore: qui un cappotto check per l’inverno 2020/2021 4. Due look Lardini: i confini tra gender rimangono, ma uomo e donna offrono spunti crossover 5. La FallWinter 2020 secondo Manuel Ritz

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negli ultimi anni è emersa con forza una tendenza gender fluid che fa spazio alla singola persona, la quale può decidere il suo orientamento sessuale e ha la possibilità di andare oltre il proprio destino biologico». Insomma, non vige più un unico modello di riferimento, ma tanti modelli, e ognuno può decidere chi vuole essere. Ma che influssi hanno queste direttrici di pensiero, nel segno della pluralità e dell’indeterminazione, sulla creatività e la produzione delle aziende? «Possiamo notare una grande ricchezza stilistica, che non era tipica dell’uomo e che si avvicina alle potenzialità del womenswear», sintetizza Segre Reinach. Giulia Bianchi porta l’esempio della Lubiam: «Dalla produzione in serie siamo passati a una moltiplicazione dei pattern e delle vestibilità, fino ad arrivare a un livello massimo di personalizzazione, disponibile con il servizio su misura, da cui nascono dei pezzi veramente unici». Molto più ampia, dunque, l’offerta a disposizione e infinite le “customizzazioni”, perché il consumatore non delega il proprio stile ai deus ex machina della moda, ma utilizza con grande competenza le proposte dei brand per l’epifania di se stesso, unico e irripetibile: «Con i loro show i marchi lanciano messaggi forti - osserva la buyer toscana Silvia Bini - ma oggi retailer e clienti finali possono esercitare tutto il loro potere di interpretazione. Sensi unici o strade obbligate non ne esistono più». Circolo 1901 ha dato un nome a questo trend: “Proudly Easy”: «Ossia la capacità - spiega il fondatore del marchio, Gennaro Dargenio - di esprimere il proprio

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stile senza sforzi e compromessi, eliminando ciò che è superfluo, per lasciare emergere l’essenza». Non è un caso che le campagne di comunicazione della label siano da sempre realizzate con persone vere: «Non vogliamo né testimonial, né modelli - sottolinea l’imprenditore - ma soggetti reali che interpretano i nostri capi con la propria identità». Anche se per la maggior parte dei player di estrazione sartoriale la donna rimane solo un universo altro a cui ispirarsi, il womenswear sta dando molti suggerimenti, abbassando steccati una volta insormonta-

bili: «Non valichiamo mai certi confini - dichiara Luigi Lardini, direttore creativo di Lardini - ma la moda femminile è da sempre più avanti e può offrire spunti importanti per restare aggiornati. Ricordiamo che il nostro uomo è un dandy, è alternativo, e l’esclusività è il suo must». Pino Lerario, direttore creativo di Tagliatore, racconta che la collezione per lei è nata proprio nel solco di una maggiore fluidità di genere: «La donna Tagliatore 0205 - precisa - è androgina, anche se super femminile». Parallelamente, i parametri del menswear si sono smussati:

Anche il retail si misura con il nuovo mindset e la shopping experience diventa agender

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on è solo l’ecosistema dei brand a dover recepire il cambiamento culturale in atto nella società, ma anche il retail, spazio per eccellenza dove i clienti fanno il loro incontro con il mondo valoriale e il lifestyle propri di ogni marchio. Già da tempo la catena inglese di grandi magazzini Selfridges ha deciso di investire su uno shopping esperienziale, in cui le barriere tra menswear e womenswear si sfumano, attraverso corner che mettono in campo uno storytelling agender. Ma recentemente anche a Milano in piazza Cordusio, dove qualche mese fa ha aperto i battenti il primo punto vendita italiano del marchio giapponese del casualwear Uniqlo, i consumatori si sono imbattuti in un’inedita geografia nell’allestimento delle collezioni, con il primo piano dello store dedicato a modelli


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«Abbiamo puntato sulle vestibilità, con linee più morbide e sciancrature più armoniche continua - e aggiornato i fit». L’obiettivo è sempre quello: «L’uomo Tagliatore - ribadisce Lerario - si deve sentire unico e speciale, anche grazie a tessuti esclusivi come il check, che rinnovo ogni stagione». Certo va evidenziato, come osserva Andrea Selvi, responsabile acquisti uomo di LuisaViaRoma, che la maggiore permeabilità tra abbigliamento uomo e donna è una questione soprattutto di anagrafe: «È l’età a fare la differenza - sottolinea -. Sneaker, felpe e T-shirt,

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1. Lo spazio milanese di Uniqlo in piazza Cordusio 2. Un’immagine di The Phluid Project, il gender free shop lanciato nel 2018 a New York da Rob Smith, ex manager di Victoria’s Secret 3. Un assaggio della nuova gender neutral label The Dsa, firmata da Aitor Throup, al via nel 2020

non c’è più un unico modello maschile, ma tanti modelli. e ognuno può decidere chi essere

divisa degli under 30, ben si prestano a essere intercambiabili, in chiave unisex. Diverso il discorso per il pubblico più maturo, anche per ragioni morfologiche». Non ultimo, centra il business: secondo alcuni osservatori, a sostenere i proclami agender delle ultime fashion week, con sfilate co-ed che intersecavano unit prima ben distinte, hanno contribuito la possibilità di ottimizzare i tempi di produzione e contenere i costi. Ma siamo di nuovo a una svolta: c’è chi si appresta a portare in pedana uomo e

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indifferenziati tra uomo e donna. «Molti dei nostri prodotti - commenta il marketing manager per l’Italia Alessandro Poggi - possono essere considerati di industrial design, piuttosto che di fashion design. Anche per questo i confini di gender diventano sottilissimi. Il nostro stesso concetto di “LifeWear”, su cui si basa tutta la vision di Uniqlo, è focalizzato sui bisogni dei consumatori, sul migliorare

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donna insieme, come Dsquared2, Bottega Veneta, Missoni e Versace («Da tempo - è il commento di Donatella Versace - queste due collezioni parlano un solo linguaggio), ma c’è anche chi - in primis lo stesso Gucci, affiancato da Salvatore Ferragamo e N° 21 - sta facendo dietrofront, con la scelta di défilé differenziate per lui e per lei. Staremo a vedere se il cambio di contenitore, con il ritorno al tradizionale format, avrà un impatto anche sul contenuto. ■

la loro vita. E il genere, 3 qualunque esso sia, non è un fattore critico decisionale, nella creazione del prodotto come nel merchandising». Considerata la dimensione dei negozi dell’insegna nipponica, solitamente uomo e donna hanno ciascuno un piano a loro disposizione, in aggiunta a un altro dove i prodotti uomo e donna vengono mixati, con i core item di stagione o le collaborazioni: «I consumatori milanesi - dice il manager - hanno recepito senza alcun problema la suddivisione del prodotto in negozio, iniziando la loro esperienza di acquisto dallo spazio centrale, che noi chiamiamo Courtyard, per poi proseguire nel piano del gender dedicato». Fondamentale, per supportare questa scelta strategica, lo storytelling, con il racconto dei valori, delle scelte di layout e allestimento: «Un modo - conclude Poggi - per definire una costumer journey veloce, divertente e sensato».

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PITTI UOMO 97 anteprima

Pronti a issare le bandiere del menswear

Il transatlantico di Pitti Uomo è pronto a salpare verso l’inverno 2020/2021, con il suo carico di oltre 1.200 marchi e un calendario di eventi speciali che vedono a bordo, tra gli altri, Brioni, Jil Sander, Stefano Pilati e Telfar Clemens. Un pieno di novità e di stimoli per iniziare il 2020 all’insegna della creatività, a dispetto degli scenari difficili di Carla Mercurio

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PITTI UOMO IN CIFRE

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marchi opo un primo assaggio alla London Fashion – il primo e il terzo - in area negativa, anche se con Week, Pitti Uomo ci proietta nel vivo della tassi contenuti. Uno scenario in cui il mercato italiamoda maschile che verrà, con le novità per stranieri (45%) no soffre, mentre l’export continua a rappresentare il prossimo autunno-inverno di scena dal 7 una scommessa importante, anche se con un andaal 10 gennaio nei padiglioni della Fortezza da Basmento dicotomico tra i settori a monte e a valle della so e con un fitto calendario di eventi speciali in giro NUOVI NOMI E RIENTRI filiera. Nel terzo quarter la domanda in Italia è caper la città. Una vivacità di proposte e stimoli, frutto lata dell’8,4%, mentre le vendite oltreconfine sono di un’attività di scouting che sempre più guarda al salite del 2,2%, sintesi tuttavia di un decremento del MILA MQ. di fuori dei confini nazionali, come dimostrano i 540 SUPERFICIE ESPOSITIVA 4,7% per le imprese tessili, a fronte di un’evoluziomarchi esteri, sui 1.203 che espongono alla manine del 6,3% di quelle dell'abbigliamento. Nonostante festazione, con un totale di 265 nomi nuovi e rientri. i campanelli di allarme provenienti da nazioni come Proprio quello che ci vuole per esorcizzare il clima SEZIONI Germania, Russia e Hong Kong, Corea, Giappone, di incertezza in cui la rassegna si apre, dovuto alle Cina e Stati Uniti continuano a rappresentare sbocchi numerose criticità di carattere socio-politico-econofondamentali per le proposte in arrivo dal Bel Paese. mico diffuse a livello globale. Una situazione da cui non è immune Per Claudio Marenzi, presidente di Pitti Immagine e di Confinduil tessile-abbigliamento italiano, come emerge dall’indagine constria Moda, uno degli antidoti alla situazione difficile è la scommesgiunturale condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda per sa sulla sostenibilità: «La nostra filiera è la più virtuosa al monSmi relativa ai primi nove mesi del 2019, che vede due trimestri do, già da due decenni. Un aspetto poco comunicato finora, che le

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Con Otherwise Formal i brand escono dagli stand

PITTI UOMO 97 anteprima

aziende sono pronte a raccontare». Prova ne è il numero crescente di Che cos’è il nuovo formale oggi? Una domanda brand presenti alla rassegna che che Pitti Uomo si è posto negli anni e nelle diverse scendono nell'arena del green, così edizioni della rassegna, andando a esplorare in che come è emblematica la nascita al salomodo è possibile superare i confini di ciò che è ne della nuova area, battezzata Think considerato il vestire elegante. Un approccio che Green, focalizzata proprio su questo ha visto affiancati elementi apparentemente diversi tema, interpretato dal punto di vista come il gusto sartoriale, il casual rivisitato e lo dell’eco-design e dell’eco-retail. Una sportswear, alla ricerca di una nuova equazione tra nuova freccia all’arco della kermesse qualità e innovazione, per definire ciò che oggi è il fiorentina, come l’altro progetto inediformale contemporaneo. Un punto di partenza da cui nasce Otherwise Formal, il progetto affidato a to battezzato Otherwise Formal, una Dust Magazine, rivista basata tra Berlino e Londra: sfilata-evento alla Fortezza da Basso uno show speciale negli spazi aperti della Fortezza, curata da Dust Magazine, che esplora frutto della selezione ad hoc di capi di brand italiani il mondo formale e le sue espressioni e internazionali che interagiranno con il pubblico. più nuove, ai confini con sportswear e casual rivisitato. A proposito di stimoli, quest’anno la manifestazione sfodera un ricco programma di eventi speciali, con il filo conduttore del tema Show Your Flags at Pitti, che rimanda al concetto di Nazioni Unite della del ventennale di Fgf Industry e Chevignon suggella il 40esimo anModa, in cui ogni marchio manda in scena la propria bandiera. La niversario con un evento all’Alcatraz della Stazione Leopolda. Serscommessa è su un poker eterogeneo di special guest: il 7 gengio Tacchini sceglie la ribalta di Pitti per presentare al Tepidarium naio Brioni festeggia il 75esimo anniversario con un evento curato del Roster il nuovo corso del marchio, passato da poco sotto una da Olivier Saillard, Jil Sander presenta il giorno 8 nuova ownership americana, con un italiano tra i al Refettorio di Santa Maria Novella la nuova colil salone soci, il ceo Stefano Maroni, e con Dao-Yi Chow, colezione menswear disegnata da Lucie e Luke Mefondatore di Public School, new entry allo stile. Da si chiude ier, mentre Stefano Pilati sfila per la prima volta non perdere il lancio della linea maschile di Chiara il 10 gennaio la sua label indipendente Random Identities, proBoni, battezzata Trailblazer, sotto i riflettori nella e passa tagonista il 9 alla Leopolda. C’è anche spazio per nuova boutique fiorentina della griffe in via della il testimone le menti creative più nuove, come Telfar Clemens, Vigna Nuova: un concept di quattro must-have esa milano lo stilista liberiano-americano apprezzato per lo senziali 100% made in Italy, all’insegna della sostestile unisex, che presenta sempre il 9 gennaio, a nibilità. Debutti, iniziative e anteprime di scena alla moda uomo, Palazzo Corsini, il suo concetto di moda fluida e manifestazione, l’edizione numero 97 è l’occasione che si apre “simplex”(simple+complex) con un evento speciale per nuove experience, anche se non mancano le l'11 con nº21 in cui estetica, identità e funzionalità si fondono in defezioni, come quella di Z Zegna, che fa un ritorno ed emporio un progetto unico. Come sempre la rassegna fiosoft a Milano Moda Uomo. Per la prima volta Herarmani rentina diventa l’arena ideale per i brand che vono riunisce in un unico spazio di 400 metri quadri gliono celebrare momenti importanti o annunciare al Teatrino Lorenese il suo mondo, in precedenza progetti inediti. In tema di ricorrenze, Woolrich brinda al 190esimo diviso tra lo stand al Padiglione Centrale e quello al Padiglione delle anniversario alla Dogana con un’installazione speciale dedicata Ghiaia dedicato alla linea techno Herno Laminar. Closed presenta alla nuova Arctic Parka Capsule, Blauer è in pista, sempre alla Dola colab con Nigel Cabourn, il brand Falke, noto per le collezioni di gana, con la mostra immersiva Human Landscapes, in occasione legwear e abbigliamento, celebra il 125esimo anniversario, Sergio

Think Green nuove idee per un retail sostenibile

Buoni abiti devono essere ospitati in un negozio sostenibile. Parte da questo presupposto l’idea di Think Green, from Waste to New Materials, il nuovo progetto di stanza al Lyceum focalizzato sul tema della sostenibilità, interpretato dal punto di vista dell’eco-design e dell’ecoretail. Progettato da Andrea Caputo, studio di architettura che firma progetti retail a livello internazionale, lo spazio è concepito come un luogo delle idee, con un’esposizione interattiva che ospita progetti eco, spunti concreti per realizzare spazi sostenibili o idee anche un po’ stravaganti, che sono il punto di partenza per ripensare gli spazi secondo una visione contemporanea. «Sarà una sorta di arena di discussione intorno alla quale si svolgeranno talk, dialoghi, monologhi e confronti a cura della design critic e curator Angela Rui, senza considerare solo spunti in arrivo dalla moda e con un approccio eccentrico e un po’ laterale - racconta Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine -. Un inizio di riflessione che facciamo con la comunità Pitti. Un progetto in cui ci accompagna Reda, leader nella produzione di tessuti sostenibili in pura lana merino».

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ON STAGE Sotto i riflettori al Padiglione Centrale l'area speciale dedicata a Tokyo Knit, piattaforma che unisce la tradizione secolare dei Samurai con la tecnologia d'avanguardia del Giappone odierno. Sotto i riflettori la collaborazione con Kunihiko Morinaga, fondatore di Anrealage. Noto per integrare la tecnologia nei suoi capi d’avanguardia, il designer giapponese e finalista del premio Lvmh 2019 debutta a Pitti Uomo con una capsule ispirata alla Tokyo contemporanea.

Rossi esordisce al salone e lancia il progetto uomo e, non ultimo, Bosco, brand del gruppo russo Bosco di Ciliegi, partecipa per la prima volta alla rassegna in una location speciale nel Piazzale Centrale della Fortezza. In tema di debutti, da segnalare infine la collezione di Daoyuan Ding, il designer cinese vincitore del premio Its presente a Unconventional. Last but not least, uno sguardo ai nuovi scenari del fashion internazionali, con la quarta edizione di Scandinavian Manifesto in collaborazione con Revolver Copenhagen, che si svolge nella nuova location della Sala del Rondino e con una significativa presenza del Giappone, con l’area speciale dedicata a Tokyo Knit, il ritorno a Touch dei finalisti del Tokyo Fashion Award e il progetto dedicato alla lavorazione artigianale della pelle bianca, con quattro designer sotto i riflettori. In arrivo dalla Cina, atterra infine all’Arena Strozzi una selezione speciale di collezioni curate da Labelhood, incubatore di designer emergenti e tra i più innovativi retailer del Paese, in colab con V/Collective. ■

Tra moda e design, da non perdere la nuova avventura della label finlandese Fiskars, nota per le sue forbici e i suoi accessori per la casa e il giardinaggio, che lancia la prima collezione di abbigliamento e accessori. Disegnata da Maria Korkeila, finalista al Festival International de Mode et de Photographie di Hyères, la collezione comprende 11 look unisex stile workwear , sotto i riflettori il 7 gennaio a Palazzo Pucci.

Presente in Fortezza con i brand Sebago, Superga e Kappa, il Gruppo BasicNet ha deciso per la prima volta di dedicare una sfilata ai capi più iconici di K-Way, a cui ha affidato il ruolo di protagonisti di un happening speciale, in calendario mercoledì 8 gennaio alla Camera di Commercio di Firenze, in Lungarno Diaz.

Tra i ritorni al salone, c’è quello di Sealup, marchio di rainwear e outerwear interamente made in Italy, presente nella sezione Futuro Maschile. Negli stabilimenti di Lomazzo (Como) e Calusco D’Adda (Bergamo) l’azienda segue l’intero ciclo di progettazione e produzione.

Debutta al salone, in uno spazio nell’area monumentale Jet Set, brand di abbigliamento sportivo performance-inspired fondato a St. Moritz nel 1969, ora sotto la direzione creativa di Michael Michalsky.

Karl Lagerfeld torna a Pitti Uomo con A Tribute to Karl: The White Shirt Project, progetto già presentato a Parigi lo scorso settembre. Un’iniziativa curata da Carine Roitfeld, style advisor della maison, che ha coinvolto un gruppo di creativi tra cui Cara Delevingne, Diane Kruger, Kate Moss, Tommy Hilfiger, Alessandro Michele, i quali hanno disegnato un’edizione personalizzata dell’iconica camicia bianca di Karl Lagerfeld.

Wool, Craftmanship, Innovation, Identity sono le parole chiave di My Wardrobe: Man Outerwear To Innovate Wool Craftmanship, l’iniziativa che The Woolmark Company presenta al Padiglione Centrale con il patrocinio della Campaign For Wool-Patron HRH Prince of Wales. Il progetto è sviluppato dagli studenti dell’Accademia Costume & Moda, con la collaborazione di Maison Valentino e Dyloan Bond Factory.

Si intitola Celeblueation la mostra dedicata al mondo di Renato Balestra, che si apre l’8 gennaio alla Fondazione Zeffirelli, con 300 sketch, disegni e abiti scelti personalmente dal couturier. Tra le opere, i disegni realizzati per produzioni teatrali come la Cenerentola di Rossini, Il cavaliere della rosa di Strauss e la Turandot di Puccini. 29




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Al Refettorio di Santa Maria delle Grazie si alza il sipario su Jil Sander 2

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Mercoledì 8 gennaio è la giornata di Jil Sander a Firenze: la griffe disegnata da Luke e Lucie Meier, guest designer di Pitti Uomo, sfila al Refettorio di Santa Maria Novella. «Ci siamo incontrati proprio in questa città per la prima volta - dicono gli stilisti - e mai avremmo immaginato di tornarci per un evento come questo». Luke e Lucie, coppia nel lavoro e nella vita, non rivelano di più sullo show. Dal canto suo, Lapo Cianchi, direttore comunicazione ed eventi di Pitti Immagine, si limita a dire che «l’appuntamento al Refettorio di Santa Maria Novella sarà all’insegna della massima libertà espressiva». Quello che forse non tutti sanno è che, mentre la carriera di Lucie Meier passa attraverso i team creativi di nomi come Vuitton, Balenciaga e Dior nell’era Raf Simons, il punto di partenza del marito è tutt’altro: prima di studiare al Fit di New York, si è infatti laureato in Finanza e Business Internazionale. (a.b.)

Stefano Pilati porta Random Identities alla Leopolda La sera del 9 gennaio la Stazione Leopolda alza il sipario su un very special guest di Pitti, Stefano Pilati con la sua collezione Random Identities: dopo la cancellazione nel 2018 della mostra fiorentina che lo avrebbe dovuto vedere nelle vesti di curatore, questa è la volta buona per riagganciarlo e vedere gli sviluppi di un brand concepito per l’era digitale, in cui confluiscono le esperienze dello stilista presso brand come Zegna, Armani, Prada e Yves Saint Laurent e le riflessioni sulla moda di oggi e lo stile delle generazioni future. Random Identities, svelato per la prima volta nel 2017, è sinonimo di capi menswear oriented, in cui i tagli raffinati e precisi che hanno reso famoso Pilati vengono applicati a una vestibilità pensata per la vita di tutti i giorni, ma sempre all’insegna dell’alta qualità Quella che va in scena nei giorni di Pitti è la sesta release targata Random Identities, dopo i drop venduti da Ssense e Dover Street Market e le collaborazioni con Birkenstock e Li-Ning. (an.bi.)

Telfar da New York a Palazzo Corsini

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Lo streetwear unisex di Telfar - Special Project di Pitti Uomo 97 - è protagonista di una sfilata a Palazzo Corsini, alle 17 del 9 gennaio. Il brand, fondato nel 2005 a New York da Telfar Clemens, ha catturato l’attenzione degli organizzatori di Pitti Immagine per il suo approccio inclusivo, che interpreta in modo originale estetica, arte, identità di genere e funzionalità. Nato nel Queens da genitori liberiani, Telfar Clemens inizia a creare per sé mentre è alle superiori, perché nei negozi non trova ciò che gli piace indossare. La sua prima collezione, nel 2003, è una rielaborazione di capi vintage che vende nelle boutique del lower East Side e a Soho. L’esperimento funziona e, due anni dopo, decide di lanciare il marchio no-gender Telfar, presentandolo in gallerie e club della Grande Mela. Nel 2017 arriva a vincere il Cfda/Vogue Fashion Fund Award e oggi è distribuito, oltre che negli Stati Uniti, in alcuni selezionati store in Europa e Asia. In Italia si trova da Slam Jam, che ha collaborato all’evento fiorentino da cui tutti si

aspettano un alto tasso di creatività, almeno nel concept. In settembre Telfar è stato di scena a Parigi, al teatro La Cigale, con un fashion show per la prossima estate, che ha stupito per gli effetti ottici. I capi si vedevano in un cortometraggio proiettato in sala, The World Isn’t Everything, ma in contemporanea un modello emergeva con il medesimo look, generando un particolare sdoppiamento bi-tridimensionale. Prima ancora, con la Spring-Summer 2019, Telfar ha allestito uno show in un eliporto di New York e per la FallWinter un mix di teatro, musica e moda, in collaborazione con l’attore e drammaturgo Jeremy O. Harris. (e.f.) 2

1. Telfar Clemens 2. Lo show di Parigi dedicato alla Spring-Summer 2020


www.pence1979.com


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CHIARA BONI «LA MIA TRAILBLAZER PIACEREBBE AD ALBERTO ANGELA»

Il monomarca Chiara Boni La Petite Robe alla Loggia Rucellai, all’angolo tra via della Vigna Nuova e piazza de’ Rucellai a Firenze, appena aperto a Firenze, fa da cornice l’8 gennaio a un lancio importante per la stilista toscana nei giorni di Pitti Uomo. Nasce infatti a sua firma una collezione maschile all’insegna del lusso accessibile, La stilista e « contraddistinta da praticità, facilità nella gestione, imprenditrice si cimenta nel menswear contemporaneità e, non ultima, eleganza», spiega la con una capsule designer e imprenditrice, che pensata per un uomo alla domanda su chi potrebbe sempre in viaggio essere il testimonial ideale non ha dubbi: «Alberto Angela!». Fulcro di Trailblazer Chiara Boni sono cinque must have: una giacca, tre camicie e un pantalone, «l’essenziale per il guardaroba di un trendsetter, un uomo in continuo viaggio, un innovatore che percorre una nuova strada». Suoi alleati sono i materiali, «i tessuti Sensitive Fabrics, che si lavano in acqua anche a basse temperature, non necessitano di stiratura, si possono mettere in valigia senza stropicciarsi». Non ultimo, nascono da un’azienda, Eurojersey, nota per il suo impegno nella sostenibilità. «Ci

FORMAT DA SCOPRIRE PER L’EVENTO DI ANTONY MORATO Dopo una serie di appuntamenti dedicati ai partner commerciali, Antony Morato riunisce gli stakeholder del mercato e il pubblico finale in occasione dell’evento del 7 gennaio all’Auditorium Santo Stefano al Ponte di Firenze, che ha come tema l’ossimoro. Il format è inedito, un videomapping in cui il mood contemporaneo e underground tipico del marchio viene riletto alla luce di dettagli e ispirazioni della tradizione sartoriale. Una formula in cui l’impalpabilità della tecnologia digital assume concretezza grazie alla presenza dei capi indossati, che verranno svelati durante la serata. «Questo è un tassello importante nello sviluppo internazionale del brand commenta Lello Caldarelli, presidente e direttore creativo del brand -. Abbiamo deciso di proporre un evento in chiave diversa rispetto a quelli fatti in passato. Un progetto nuovo che, ci auguriamo, possa avere una continuità anche nelle prossime stagioni». (c.me.) 34

avvaliamo di una filiera 100% made in Italy sottolinea Chiara Boni - con la tracciabilità come garanzia di qualità». A settembre Chiara Boni La Petite Robe, in sinergia con Eurojersey, è stata la prima realtà italiana dell’abbigliamento femminile ad aver ottenuto la certificazione europea Pef, Product Environmental Footprint. Trailblazer Chiara Boni sarà distribuito tramite la rete già esistente di partner della griffe, con un focus su Europa e Usa. Non mancherà un canale di e-commerce. L’azienda ha archiviato il 2018 con ricavi per 22 milioni di euro e la prospettiva di salire a 25 nel 2019. «L’export conclude la designer - rappresenta il 90% dei nostri introiti, di cui il 70% proveniente dagli States». 400 sono i multibrand presidiati a livello internazionale, compresi i department store Usa, e tre i monomarca italiani. (a.b.)

Brioni reloaded Bentornato Brioni e bentornata eleganza. Il marchio di abbigliamento maschile, che quest’anno celebra 75 anni, torna a mostrare le sue collezioni là dove il suo successo globale è cominciato, Firenze. Qui infatti Brioni, oggi controllato da Kering, ha tenuto la prima sfilata di moda maschile in assoluto. Dati i presupposti, la rentrée a Pitti Uomo sarà festeggiata con un evento speciale, curato dallo storico della moda Olivier Saillard, che il 7 gennaio in un palazzo storico del centro presenterà la collezione autunnoinverno 2020/2021 attraverso un’installazione, rendendo omaggio alla tradizione sartoriale del brand. Il modo migliore per iniziare un anno che si preannuncia cruciale per Brioni, dal primo di gennaio guidata dal nuovo amministratore delegato Mehdi Benabadji (al posto di Fabrizio Malverdi), chiamato a risollevare le sorti dell’azienda. Dopo un periodo accidentato, legato alla crisi del mercato dell’abbigliamento formale, la griffe sta dando segnali di rilancio, con un forte attività di marketing - in cui si investe circa il 9% del fatturato - che ha portato alla scelta di Brad Pitt come nuovo testimonial e un recupero di vendite in aree chiave come Russia e Cina. (an.bi.)



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PRIMA ACQUISIZIONE PER TOMA ITALIAN BRANDS

ENZO FUSCO FESTEGGIA I 20 ANNI DI FGF ON THE ROAD Fgf Industry porta a Pitti Uomo la mostra Human Landscapes: un viaggio negli States attraverso le foto di James Mollison. Un momento di bilanci ma anche di nuovi progetti per Enzo Fusco, il patron dell’azienda cui fa capo il marchio Blauer, che a Milano Moda Uomo sarà in pista con una nuova proposta DI CARLA MERCURIO

Quale il concept della mostra Human Landscapes che presentate a Pitti? Abbiamo selezionato le immagini scattate negli Stati Uniti per le nostre ultime quattro campagne. Un itinerario on the road realizzato dal fotografo britannico James Mollison, che grazie a paesaggi e personaggi autentici ricostruisce uno spaccato dell’America dei nostri giorni. La mostra si inaugura il 7 gennaio alla Dogana ed è aperta al pubblico dall’8 al 10. 20 anni di attività: un bilancio? Tenere viva un’azienda per 20 anni e con lei il marchio Blauer è un bel risultato. Non ci dimentichiamo che l’abbigliamento di Blauer l’ho inventato io: prima il brand era conosciuto come fornitore delle forze dell’ordine americane. Sono stati anni di successi, ma abbiamo avuto anche periodi di crisi. Oggi Blauer è una linea apprezzata e che ci fa guadagnare. Abbiamo un sell-out prima dei saldi che in media si attesta sul 65/70%, con punte del 90% Qual è stata la tappa più importante del suo percorso? Il momento più bello è stato l’acquisizione del 50% di Blauer Fashion, nel 2017, in seguito all’accordo con la famiglia omonima, dopo avere gestito per 16 anni la label con un contratto di master licence. Come chiudete il 2019? Il turnover, comprese le licenze che valgono 9 milioni di euro, supererà i 60 milioni di euro, con l’ebitda che raggiunge il 20%. Una progressione significativa, rispetto ai 52 milioni del 2018, comprese le licenze. Abbiamo circa 100 dipendenti e diamo lavoro a 30 aziende. Su cosa state lavorando per Blauer? All’internazionalizzazione del marchio, che oggi

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I fratelli Toma si prendono la licenza uomo di Ungaro e creano un polo made in Puglia

realizza oltrefrontiera il 40% del turnover. Stiamo entrando in nuovi mercati, come Canada, Stati Uniti, Uk e Scandinavia e contiamo di fare bene anche in Francia, dove siamo approdati di recente. Puntate ad aprire nuovi negozi? Oggi abbiamo sei monomarca in Italia e uno a Praga. Mi piacerebbe piantare bandierine nelle principali città dal mondo: un’avventura rischiosa oggi. Perciò sto valutando un accordo con una realtà di Roma, che si occuperebbe di gestire questo aspetto. Quali le scommesse sul wholesale? Siamo in una fase di upgrading del prodotto e per questo stiamo razionalizzando il network italiano, che oggi conta 900 vetrine, con l’obiettivo di scremarne circa 150. Il prodotto sta evolvendo a livello qualitativo per intercettare i gusti dei consumatori stranieri, che non hanno problemi di cartellino. Anche il sito di e-commerce ci sta dando soddisfazioni, con una crescita dai 3 milioni e 700mila euro dello scorso anno ai 4,5 milioni previsti per fine 2019. Cosa vedremo al salone? Prosegue il nostro impegno nel versante green, che ci ha visti tra i primi a scendere in campo. Un’area nello stand è dedicata a questo mondo con ulteriori proposte. Ci sono altre novità in arrivo? Sempre per rimanere in tema di upgrading, siamo in procinto di lanciare a Milano, l’11 gennaio, una capsule speciale destinata ai nostri 200 top client nel mondo, battezzata B+Plus: 15 capi disegnati da uno stilista giapponese, il cui nome per il momento è top secret. Oggi, oltre a Blauer, Fgf Industry ha nel paniere altri brand... Ten C è uno sportswear deluxe con un grande potenziale, che siamo sicuri di esprimere appieno nelle prossime stagioni. Ma vanno tenuti d’occhio anche Prince Tees, venduta solo online, e Bpd. ■

Creare un polo di marchi italiani e internazionali con produzione made in Puglia, per farne poi un punto di riferimento internazionale. È un orizzonte ambizioso, ma i fratelli Salvatore e Sergio Toma hanno già mosso il primo passo verso l’obiettivo: l’acquisizione della licenza della moda uomo firmata Ungaro. L’accordo di produzione e distribuzione siglato tra la maison parigina e la famiglia di imprenditori pugliesi prevede una durata di cinque anni (più altri cinque) e debutta a Pitti Uomo con la collezione autunno-inverno 2020/2021, disegnata da Philippe Paubert. L’acquisizione della nuova licenza è il punto di partenza per creare un polo intorno ai marchi che fanno capo alla famiglia Toma, da quelli di proprietà (Havana & Co. e Angelo Toma), alle altre licenze (le linee uomo e donna del brand Alessandro Dell’Acqua). «Con questa acquisizione spiega Salvatore Toma - nasce il gruppo Toma Italian Brands. L’idea è quella di continuare a investire anche in altri marchi, complementari tra loro, farli crescere a livello nazionale e internazionale, puntando anche sulle nuove tecnologie e sul digitale». Lo sviluppo del polo sarà graduale, ma l’obiettivo economico a breve termine è un «raddoppio del fatturato», assicura Toma. (an.bi.)


BARACUTA

Gaurab Thakali Graphic Designer

Prince Street London SE8 United Kingdom

baracuta.com


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Il rilancio di Sergio Tacchini, tra Terrace Culture, hip-hop e spinte digital Il brand italiano esce allo scoperto con il new deal, sotto l’egida di una nuova ownership. L’obiettivo è puntare all’upgrading delle collezioni, portando una ventata di freschezza nel prodotto e nel modo di comunicarlo. Lo racconta il nuovo ceo, nonché co-investitore, Stefano Maroni di Carla Mercurio

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sce allo scoperto a Pitti Uomo il new deal di Sergio Tacchini. Il brand italiano nato nel 1966, passato di recente sotto una nuova ow1 nership, presenta l’8 gennaio al Tepidarium del Roster la collezione del prossimo inverno, sotto la direzione creativa di Dao-Yi Chow, co-fondatore di Public School. La posta in gioco è alta, a partire dal rilancio del sito di e-commerce per proseguire con la scommessa sui social, con una forte spinta sul marketing e la comunicazione. Lo racconta l’attuale ceo Stefano Maroni, fondatore ed ex ceo della società Gmi Usa, che orbita nel mondo delle licenze, il quale ha investito nel marchio insieme ai due fondi americani Twins Lakes Capital e B. Riley Principal Investments. Dove ha sede oggi il marchio? Lo stile ha il cuore operativo a New York, mentre a Los Angeles contiamo su un ufficio legato al mondo delle celebrity e della musica. In Italia resta la sede di via Savona con l’archivio e la showroom e presto, sempre a Milano, prenderemo un’agenzia di pr e comunicazione per l’Europa. Quale la filosofia del brand sotto la nuova proprietà? Negli ultimi quattro mesi abbiamo messo insieme un team giovane, che ha voglia di innovare ed è vicino al mondo digitale. Si parte dal prodotto e dal modo di comunicarlo. L’obiettivo è rimandere fedeli al dna della label, tornando alla Sergio Tacchini degli anni Ottanta-Novanta, quando era sinonimo di qualità e di stile made in Italy. Un brand che ha attraversato con forza movimenti come la Terrace Culture in Gran Bretagna negli anni 70/80 oppure l’hip-hop americano negli anni Ottanta. C’è davvero tanto da raccontare. Siete usciti allo scoperto con la Spring/Summer e l’8 gennaio siete a Pitti al Tepidarium del Roster... Siamo presenti con un’installazione articolata in tre sezioni dedicate all’heritage, alla Terrace Culture e al mondo Hip Hop, insieme alla nuova collezione. Una data che rappresenta lo start per nuovi progetti,

Wp festeggia i 150 anni di Blundstone e rivoluziona lo store di via Borgogna

tra cui la riformulazione della pagina Instagram e il rilancio dell’e2 commerce a partire dall’1 febbraio. Su quali mercati puntate? 1. Stefano Maroni La grande scommessa sono gli 2. Una proposta di Sergio Tacchini Stati Uniti, dove abbiamo una pagina bianca da riempire e dove prevediamo risultati veloci. In Europa e in altre parti del mondo ci sarà un graduale riposizionamento della label. L’obiettivo è l’innalzamento dell’immagine e del livello del prodotto, a cui corrisponderà un lieve aumento dei prezzi. Ma rimarremo sempre nella sfera dell’affordable. Come sarà strutturata la collezione? Punteremo sui capisaldi come track jacket, track suit, polo, T-shirt e felpe, interpretati in un’ottica lifestyle, con il mondo tennis, che coprirà un 5-10% della collezione. Sotto la precedente gestione, la Wintex Italia, il marchio fatturava 50 milioni nel 2018, con la previsione di arrivare a 55 nel 2019. Conferma le stime? Per il momento è presto per parlare di numeri, anche se non vedo una flessione del business. Wintex Italia aveva impostato la collezione su un modello di business basato sulle licenze. Quale sarà il vostro approccio? Cureremo direttamente il ready-to-wear e affideremo la distribuzione del prodotto a distributori selezionati, a eccezione degli Stati Uniti, che seguiremo direttamente. Per quanto riguarda le categorie di prodotto non core, manterremo le licenze attive. Come si ridisegna il sito di e-commerce? Da febbraio avremo due piattaforme distributive in Europa e America, dopo la precedente gestione centralizzata su Milano. Il new deal comporta l’espansione a livello logistico, di funzionalità e di contenuti. Il digitale è il punto focale dell’azienda e sarà il motore del cambiamento, grazie anche all’investimento sui social. ■

Wp Lavori in Corso, la realtà bolognese in capo a Cristina Calori che detiene le etichette Baracuta, B.D. Baggies e Avon Celli e distribuisce in esclusiva Barbour, Blundstone e Palaldium, festeggia a Pitti Uomo i 150 anni di Blundstone e i 50 anni dell’iconico modello 500. Il marchio di calzature cult, fondato in Tasmania nel 1870, invita in stand l’8 gennaio per brindare a questo doppio anniversario e per l’occasione lancia il modello limited edition “150 years young”. Da non perdere, sempre nello spazio al salone, le nuove proposte di Baracuta, tra cui il montgomery hi tech con esterno in lana vergine inglese e l’esterno in neoprene. Il brand storico dell’abbigliamento British è protagonista nello stand di una mostra realizzata in collaborazione con Magnum Photos, agenzia fotografica storica a cui è affidata la campagna del prossimo inverno. In pista anche le novità di Barbour, con le linee Tartan, che abbina le finiture tipiche del brand alle diverse tipologie di tartan pensate per la camiceria, la White Label, che fonde lo stile giapponese all’heritage del brand, e Icon Re-Engineered, che reinterpreta i capi tratti dall’archivio storico. Nel capolougo lombardo prosegue il restyling dello store di via Borgogna, affidato all’architetto Fabio Novembre, che sarà di nuovo aperto al pubblico entro la primavera del 2020. Nel frattempo in città i marchi in capo all’azienda si possono trovare nel pop up store di piazza XXV Aprile. (c.me.)

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Più audace e high tech: con YOSUKE AIZAWA LARDINI SCOPRE il futuro

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Design, utility, tecnologia: termini finora poco utilizzati per descrivere le collezioni Lardini, ma destinate a trasformarsi nelle nuove parole d’ordine del nuovo progetto del marchio: la capsule collection realizzata in collaborazione con Yosuke Aizawa, lo stilista di White Mountaineering, protagonista a Pitti Uomo. «Sono fiero di questa linea racconta il brand manager Alessio Lardini - che van ben oltre gli otto capispalla e tre sneaker realizzati. Perché per noi questi capi, così diversi da quelli che solitamente ci contraddistinguono, sono sinonimo di evoluzione e crescita: ci serviva un modo per affrontare il mercato del menswear che sta cambiando e per acquistare credibilità verso il nuovo consumatore e con Aizawa lo abbiamo trovato». Della collezione fanno parte un bomber, una field jacket, una down jacket con cappuccio, un parka con cappuccio, una sport jacket con cappuccio, una tech jacket, un cappotto e una giacca monopetto proposti in nylon, flanelle e lane stretch e a cui lo stilista di White Mountaineering ha iniettato una massiccia dose di innovazione attraverso trattamenti waterproof e cuciture interne. «Yosuke Aizawa - aggiunge - sarà con noi a Firenze (dove è stato special guest nel 2012 e nel 2016, ndr) a raccontare come con questa collaborazione siamo riusciti a volorizzare i nostri rispettivi di forza. Da parte nostra, pur venendo da una tradizione classica, siamo riusciti ad adattarci con flessibilità al cambiamento. Tutto il progetto ci ha appassionato, ma lo sviluppo delle sneaker in particolare: sono solo tre modelli, ma riassumono l’essenza di dove vuole arrivare Lardini». Tutto il progetto Lardini By Yosuke Aizawa, di cui è già prevista una seconda stagione, arriverà nei negozi a giugno 2020 e anche dal punto di vista distributivo avrà un ruolo strategico. «Non ci siamo dati obiettivi quantitativi - ha concluso Alessio Lardini -. Piuttosto contiamo di entrare in negozi diversi dai nostri abituali». E sulla possibilità che la collezione vada oltre le due stagioni previste risponde. «Stiamo a vedere, ma i presupposti ci sono. Il feeling tra la nostra famiglia e Yosuke Aizawa è ottimo: è venuto in azienda a Filottrano e si è subito sentito a casa. Anche sul piano personale, e non solo del prodotto, si è creato un bel mix di tradizione e innovazione». (an.bi.)

1. Alessio Lardini, brand manager nell’azienda di famiglia 2. Yosuke Aizawa, fondatore e direttore creativo di White Mountaineering: ha già preso parte a Pitti Uomo nel 2012 e nel 2016 3. Un look in anteprima della capsule collection Lardini By Yosuke Aizawa

Xacus vince la scommessa: l’Active Shirt è già best seller In due stagioni la camicia che non si stira è diventata il capo più venduto dell’azienda. Vale il 25% delle vendite e piace anche alle donne Le buone idee pagano sempre: lo dimostra il successo commerciale dell’Active Shirt, la camicia intelligente di Xacus, che in appena due stagioni ha raggiunto dati di sell in e sell out inaspettati. Il capo - creato utilizzando poliammide riciclato derivato dal recupero di reti da pesca, realizzato con macchine giapponesi che lo rendono stretch a 360° e con una capacità di asciugatura ultra rapida - vale il 25% delle vendite totali del brand. Un’escalation che non conosce genere visto che dalla scorsa stagione il marchio ha lanciato due varianti Active anche nelle collezioni donna. «L’Active Shirt è il capo più riassortito, proprio come per l’uomo», ammette Paolo Xoccato, che ha sempre creduto fermamente nel progetto e che ora si gode i risultati. La camicia performante infatti oltre a aver firmato le divise di rappresentanza delle squadre calcistiche Venezia FC e Spal Ferrara, è stata scelta anche per vestire le vetrine del Brian & Berry Building di Milano. A determinare la fortuna dell’Active Shirt sono principalmente i mercati europei con Italia in testa, seguita da Olanda, Spagna e Danimarca. Tutti Paesi in cui sono state accolte positivamente anche le altre due linee Merino Shirt e Travel Shirt, che insieme all’Active fanno parte della capsule The Journey Collection. (c.bo.)


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IL GRUPPO KAOS SCENDE NELL’ARENA GREEN CON ETHIC/4 CARE FOR EARTH L’azienda bolognese lancia la nuova label di maglieria maschile, voluta dal titolare e direttore creativo Marco Calzolari DI CARLA MERCURIO

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arte da Pitti Uomo l’avventura del Gruppo Kaos nel vasto mondo della sostenibilità. L’azienda di Bologna è presente nella sezione L’Altro Uomo con la nuova label di maglieria maschile battezzata Ethic/4 Care For Earth. Voluta da Marco Calzolari, titolare e direttore creativo del gruppo, la collezione è concepita per salvaguardare la natura e limitare l’impatto ambientale. Un’etichetta a cui viene dedicato un sito-vetrina che debutta nei giorni del salone. La linea si compone di 50 articoli, realizzati in filati cardati e pettinati con misti di fibre naturali riciclate e pure lane all’insegna della tracciabilità. Alle fibre riciclate come il cashmere, la lana merino e il misto alpaca si affiancano articoli stampati e bottonati: una varietà di materia prima che consente la scelta tra proposte basic e fashion. Per sottolineare l’approccio etico al prodotto, sui capi basici è stato scelto di apporre un ricamo che evoca il simbolo astronomico della terra. Partita dalla selezione dei filati, l’attenzione alla sostenibilità si traduce anche in un percorso produttivo responsabile. Un itinerario che prevede anche la scelta di cartellini in carta riciclata, etichette in cotone bio trattato con poliestere riciclato, un packaging studiato ad hoc e uno stand all’insegna della sostenibilità. «Rivolta a un target alto, la collezione è pensata per un uomo maturo, dai 30 anni in su, attento alle tematiche ambientali oltre che al fashion - ribadisce Francesca Calzolari, responsabile marketing dell’azienda -. Abbiamo scelto di affidare

la distribuzione a un network di agenzie qualificate sul territorio, con una larga porzione della penisola gestita da Alessandro Squarzi Showroom». «Ethic/4 Care For Earth - prosegue Francesca Calzolari - è solo il primo passo verso la sostenibilità. Presto lanceremo un progetto dedicato al mondo femminile, che si rifletterà a cascata su tutto l’universo Kaos». Oggi Kaos è un marchio che identifica una moltitudine di etichette e proposte, con una produzione made in Italy per l’80%, come puntualizza Calzolari. Alla main line Kaos, nata con l’uomo e oggi fortissima nella donna («Una proposta contemporary a prezzi concorrenziali»), si affiancano Twenty Easy, più fresca e frizzante e la serie Icona, maglieria al femminile. Un universo presente in 800 negozi tra Italia ed estero, più sei store monomarca a Bologna, Firenze, Ferrara, Bari, Reggio Calabria e Como. Un network destinato a crescere. Gravitano nel gruppo, infine, anche le due etichette di pronto King Kong e Angela Davis. ■

MAXIMILIAN MAGNUS INTERPRETA IL “MAN WITH PASSIONS” DI DIGEL La collezione autunno-inverno 2020/2021 di Digel trova il suo interprete ideale in Maximilian Magnus (nella foto), artista che come il marchio è nato in Germania, i cui quadri astratti dal tratto potente e deciso godono di una fama internazionale. È la terza stagione che il brand preferisce affidarsi a personaggi con una forte personalità e una storia da raccontare, anziché a modelli professionisti. Magnus, come spiega Cristobal Felipe Machhaus, director international sales di Digel, è una sintesi di ispirazione e precisione, un “Man with passions” in sintonia con le nuove proposte sia di questa label che di Digel Move, il lato più comfy del mondo Digel. In primo piano i concetti di modularità del guardaroba - grazie ai cosiddetti “seasonal separates” -, value for money, funzionalità e easy care, oltre alla gestione efficiente di consegne e riassortimenti, grazie alle formule Doc (Digital Order Concept) e Nos (Never Out of Stock). La realtà tedesca, sottolinea Machhaus, «stima di chiudere il 2019 a quota 120 milioni di euro di fatturato, con un export al 60% e un feeling profondo con il mercato italiano, da cui deriva un 10% circa delle vendite complessive». Quattro i monobrand in Germania, oltre a uno in Russia e uno in Ungheria, mentre i multimarca sono un migliaio in madrepatria e 2mila all’estero. Un focus è sugli store in franchising, partendo dall’Italia: in collaborazione con i clienti già attivi, l’azienda sta investendo su attività di marketing, per accrescere la brand awareness nel nostro Paese. (a.b.)

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«Pronti per un monomarca a Milano e per il DIGITALE» Un prodotto hi-tech luxury e un approccio anticonvenzionale al mercato: così People of Shibuya, brand ideato da Angelo Loffredo e Marco Locatelli cresce e si prepara a nuove sfide di ALESSANDRA BIGOTTA

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ell’anno appena concluso People of Shibuya, marchio dalle alte performance tecniche fondato da Angelo Loffredo e Marco Locatelli, ha raggiunto il traguardo dei cinque anni in piena salute, con un fatturato 2018 pari a 8 milioni di euro (+38%) e un ebitda al 20%. «Ma non ci fermiamo qui - commenta Loffredo -. L’obiettivo è una crescita dell’80% sul prossimo anno, forti di un +70% della pre-collezione Fall-Winter 2020». Il manager tiene a parlare di molte altre cose, oltre ai numeri, ripercorrendo una storia che in realtà parte da molto prima del 2014: lui e Locatelli, infatti, hanno ideato il brand forti di un’esperienza ventennale, che li ha portati a creare dieci anni fa un’altra label, At.P.Co.. Oggi People of Shibuya è gestito da Goodfellas, società che vede Luca Orsatto in veste di a.d., Loffredo come direttore marketing e Marco Locatelli direttore del reparto produzione. Cinque anni di People of Shibuya: quale la più grande soddisfazione? E l’eventuale difficoltà? La soddisfazione è esserci affermati in così poco tempo come un nuovo punto di riferimento e una realtà in espansione nell’abbigliamento hi-tech luxury. In un mercato in trasformazione, la 2 42

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1. Angelo Loffredo 2. Il giaccone Matta, uno dei capi di punta di People of Shibuya per l’autunnoinverno 2020/2021

maggiore difficoltà, o meglio sfida, è stata quella di restare autentici. Non ci siamo fatti attrarre da numeri facili e crediamo che il mercato ricompensi chi è in grado di creare un prodotto dall’alto contenuto tecnico e di ricerca, ma che racconti anche una storia vera. Da chi è composta la “community” che veste People of Shibuya? Da uomini globetrotter, perennemente in viaggio e incuriositi dal mondo, sempre più esigenti e attenti, anche al prezzo. I nostri consumatori, anche quelli con un alto potere d’acquisto, vogliono fare un acquisto intelligente: al centro delle strategie ci sono sempre loro. Parlo di uomini, che in effetti riguardano il 70% del nostro business, ma c’è sempre più donna: oggi è al 30%, ma nel prossimo biennio vogliamo raggiungere la parità. Una delle vostre giacche, Kintsugi, è stata realizzata con il supporto della neuroscienza... Ci siamo chiesti cosa sarebbe successo se, invece di percorrere la strada già battuta da tutti, ossia partire dall’azienda o dallo stilista, avessimo intrapreso il percorso inverso, iniziando dal consumatore finale. Kintsugi nasce dalla partnership con Thimus, leader nella misurazione neuroscientifica delle emozioni umane: grazie a test esperienziali su un gruppo di persone, abbiamo definito un design capace di assicurare il massimo a livello di comfort e funzionalità. Il capospalla è stato messo in vendita il 15 novembre esclusivamente nel nostro shop online e in due settimane è andato sold out. Cosa vedremo a Pitti? I capi focus sono Boku, parka in soft-shell con zip doppio cursore, polsini interni in lycra tecnica e tasche interne portapassaporto e portacellulare: elementi, questi ultimi, che si ritrovano in Matta, giubbotto imbottito in tessuto tecnico tre strati, laminato, idrorepellente

e traspirante e nylon, con cappuccio, zip, doppio cursore, accessori con dettagli catarifrangenti. Infine Toshiro, giubbotto reversibile in tessuto tecnico tre strati, laminato, idrorepellente e traspirante, con zip doppio cursore. Da notare che dalla FW 20/21 l’80% della collezione è fatta con tessuti tecnici in plastica riciclata e ovatta riciclata fornita da Thermore, con l’obiettivo di arrivare a un 100% di sostenibilità già entro la FW 21/22. Progetti in cantiere? Innanzitutto aprire un monomarca in una zona importante di Milano entro fine 2020: attualmente presidiamo il canale multimarca tramite 680 negozi multibrand, di cui 450 in Italia. E poi investire sull’online, dove a oggi il sito peopleofshibuya.com è un luogo destinato alla vendita esclusivamente di capsule collection e progetti speciali. Abbiamo in mente un’idea davvero innovativa di e-commerce: restate sintonizzati! ■

THINDOWN LANCIA IL PROGETTO AHIMA CON AHIRAIN A Pitti 97 va in scena un nuovo sodalizio per Thindown: il primo e unico tessuto in piuma 100% naturale, interamente prodotto in Italia da Nipi che ne detiene il brevetto, lancia insieme al brand Ahirain il progetto Ahima. In una Polar Room a -15 gradi, allestita nello spazio espositivo di Ahirain al cortile del Teatrino in Fortezza, vengono infatti presentati capi realizzati con Thindown Active, un blend di vera piuma e poliestere pensato per l’abbigliamento urban street, che garantisce un calore del 155% superiore rispetto alla sola fibra poliestere. Un materiale testato presso il laboratorio Idfl, leader nei test sull’isolamento termico. Modello di punta è il parka lavorato in esterno con un nylon lucido Micro RipStop, super light e water repellent. (a.b.)


Oof Wear: estero e digitale gli asset per crescere Il marchio che fa capo al gruppo Nyky, guidato da Alessandro Biasotto e Michela Klinz, porta a Pitti il nuovo progetto Eco Oof e mette il turbo all’export, con un +50% nel 2019 di ANGELA TOVAZZI

A Pitti portate il nuovo progetto Eco Oof: di che cosa si tratta? Eco Oof fa parte da sempre della filosofia del brand. Abbiamo sposato un percorso dall’anima friendly, senza sacrificare lo stile. Il progetto racchiude la variegata proposta di pellicce e montoni che presentiamo all’interno della collezione con assenza di materie prime provenienti dal mondo animale. Nel futuro l’obiettivo sarà di utilizzare in maggioranza tessuti e accessori riciclati. Nel 2019 Oof Wear ha messo a segno un +50% all’estero: quali i prossimi obiettivi oltreconfine? Oof Wear mira non solo a confermare la sua presenza in aree in cui è già attivo in maniera articolata - come in Corea e in Russia - ma anche a conquistare sempre più spazio in Paesi quali Usa e Giappone: una strategia comune a tutto il gruppo Nyky. La spinta sui mercati esteri è perfettamente riassunta dai numeri: molti 500 clienti wholesale in tutto il mondo i progetti incremento nell’ultimo anno pari in cantiere ealun +100%. anche per Oofwear.com sta diventando sempre MomonÌ più una piattaforma editoriale: come vi relazionate con la vostra e attic community? and barn Intratteniamo un dialogo quotidiano, con un linguaggio molto friendly e aperto. Proponiamo ogni giorno i nostri capi aggiungendo colore, stile, volumi e forme grafiche moderne e ricercate. Anche grazie all’amore e uso spontaneo che molti talent hanno per il brand, riusciamo a veicolare ai nostri consumatori il prodotto in modo trendy e social effective. Oltre a Oof Wear, in scuderia avete brand come Momonì e Attic and Barn: ci sono nuovi progetti all’orizzonte? Stiamo crescendo. Chiuderemo il 2019 a quota 25,5 milioni di euro di fatturato, rispetto ai 18,7 del 2018, e per il 2020 puntiamo ai 30 milioni. Ai blocchi di partenza ci sono molte iniziative, soprattutto in ambito digital: in primavera avvieremo l’e-shop di Momonì, mentre il sito e la piattaforma di vendite online di Oof Wear subiranno un restyling. Entro il 2020, invece, è in agenda il lancio dell’ e-commerce Attic and Barn. Il prossimo anno sono previsti anche investimenti considerevoli in comunicazione, con focus nel digital marketing per Oof Wear e Momonì e una maggiore apertura all’influencer marketing per tutti i marchi. ■

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Ph. Stefano Guindani

LIGHT + BOLD menswear fashion INVERTIBILi week

Milano calling: passErelle ricche di marchi e affari Le sfilate maschili milanesi sembrano tornate in cima alle preferenze delle griffe, comprese quelle straniere. Un giorno in più in calendario e record di collezioni: 77, contro le 56 di sei mesi fa. Merito di Gucci, che ha fatto tramontare il trend del co-ed e della collaborazione tra Camera della Moda e British Fashion Council, pronto a portare in città un pezzo della London Fashion Week. Ma c’è di più: i player internazionali sono tornati a fidarsi del sistema “uomo Milano” tutto l’anno e il caso Mytheresa lo dimostra di Andrea Bigozzi

L La campgna di comunicazione di Milano Moda Uomo è sempre l’occasione per promuovere il lavoro di designer emergenti come Luca Magliano, che ha firmato il look del modello in questa foto

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e fashion week maschili e femminili verranno mai unificate? Forse questa domanda se la stanno ponendo ancora gli americani del Cfda o gli inglesi del Bfc, ma a Milano la questione non sembra più essere all’ordine del giorno. Questa edizione delle passerelle maschili (10-14 gennaio), infatti, coincide con la decisione di molti marchi di tornare a far sfilare separatamente uomo e donna. Il primo a prendere questa scelta è stato Gucci, seguito a ruota, tra gli altri, da Salvatore Ferragamo e N°21. Risultato? Nel giro di un anno gli show co-ed all’interno del calendario di Milano Moda Uomo si sono praticamente dimezzati (ora sono solo sei, anche se di rango, con nomi come Dsquared2, Neil Barrett e Sunnei). Questa inversione di tendenza ha subito portato un effetto positivo alla fashion week, che si concluderà il martedì con la sfilata di Gucci, passando da quattro a cinque giorni: era dal 2017 che non accadeva. Uno scenario del tutto inaspettato fino a una stagione fa e che beneficia anche di una serie di fattori esterni, ben oltre i marchi presenti in calendario. Da una parte infatti Milano gode in questo momento di un’ottima credibilità sul piano del menswear internazionale, come dimostra la scelta di Mytheresa di inaugurare in città uno studio creativo, dedicato a produzioni fotografiche e styling delle collezioni uomo in vendita sull’e-shop dal 27 gennaio con 120 brand di cui una trentina (quindi uno su quattro) made in Italy. Dall’altro i report degli analisti avanzano previsioni ottimistiche per il mercato maschile (Euromonitor International parla 46 miliardi di dollari entro il 2023, rispetto ai 32 miliardi del 2018) e questo spinge le aziende del comparto a riattivare gli investimenti, come


Siamo entusiasti del debutto delle collezioni uomo su Mytheresa (nella foto, la campagna di lancio, ndr). Pensiamo sia un buon momento per i marchi di moda maschile high luxury e l’energia creativa di Milano, con cui entreremo in contatto grazie al nuovo studio creativo che abbiamo appena aperto, sarà il motore della nostra nuova avventura nel menswear

1. A Cold Wall è uno dei marchi streetwear più interessanti del momento e sfila a Milano, grazie alla collaborazione tra la Camera della Moda Italiana e il British Fashion Council 2. La scelta di Alessandro Michele di ripristinare la sfilata uomo di Gucci ha portato altri brand ad abbandonare la formula co-ed, ripopolando la fashion week maschile

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Michael Kliger

Presidente Mytheresa

dimostra il calendario versione XL dedicato alle collezioni FW20-21. «Siamo i primi esportatori di moda maschile in Europa - commenta Carlo Capasa, presidente di Cnmi-Camera Nazionale della Moda Italiana -. Per questo dobbiamo valorizzacollezioni re sempre più la nostra proposta uomo». Un invito a cui sono in molti a rispondere con entusiasmo, a cominciare dagli stisfilate listi e dai marchi. Oltre ai già citati Gucci, Ferragamo e N°21, sono molte le aziende presentazioni che hanno deciso di tornare a Milano, dimostrando la volontà di voler fare sistema. Le rentrée sulle passerelle sono quelle di marchi tra new Iceberg (assente dal 2016), Msgm (in arrivo entry e rentrée da Pitti Uomo, dove era stato special guest sei mesi fa) e Miaoran, mentre Alexander McQueen e Harmont&Blaine fanno di nuovo parte del calendario con delle presentazioni, dopo un’assenza più o meno lunga. «La scelta di tornare ad avere una sfilata dedicata - è il commento di Alessandro Dell’Acqua, che di fatto riassume la posizione di molti colleghi che, come lui, hanno fatto marcia indietro sul fronte co-ed - rispecchia la volontà di sostenere il segmento uomo, che al momento fornisce importanti segnali di crescita, oltre all’intenzione di dare rilevanza alla manifestazione». Un ruolo chiave nell’upgrading di Milano Moda Uomo, però, c’è l’anno le new entry, che in passato sono sempre state il punto debole della fashion week, ma che a questa edizione sono numerose e di peso. Nomi come A Cold Wall, Marco De Vincenzo, Fabio Quaranta, il danese Han Kjøbenhavn e il cinese Reshake. «Per capire la portata di questa fashion week - fa notare Capasa - basti pensare che vedremo 77 collezioni, contro le 56 di sei mesi fa». A riaccendere l’attenzione degli addetti ai lavori sulla rassegna milanese non sono solo i numeri, ma la nuova strategia di internazionalizzazione adottata, giudicata decisamente lungimirante: anziché sottrarre singoli nomi famosi dalle altre settimane della moda, Cnmi ha deciso di portare a Milano una parte (significativa) della London Fashion Week, grazie alla collaborazione con il British Fashion Council. «Si tratta di una novità pazzesca - commenta Capasa -. Il fatto che

MFW uomo IN CIFRE

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due Camere della Moda collaborino è un bel segnale e testimonia inoltre quanto Milano sia attrattiva in questo momento. L’accordo è anche un messaggio, nell’anno della Brexit, per dire che noi, come moda, vogliamo continuare a collaborare». La joint venture si tradurrà in molteplici iniziative, come il London Show Rooms, che occuperà lo Spazio Savona 56. All’interno del contenitore di talenti verranno presentate le collezioni di designer emergenti inglesi e italiani. Inoltre, nell’ambito della collaborazione con il Bfc, il 13 gennaio sfilerà a Palazzo del Ghiaccio A Cold Wall, considerato l’Off-White inglese. «Un calendario così - chiosa Riccardo Grassi, titolare dell’omonima showroom multimarca - è un’ ottima notizia. Tra il ritorno di Gucci e la presenza di nomi nuovi e internazionali, c’è da scommettere che i buyer anticiperanno il loro arrivo a Milano e non attenderanno l’inizio delle campagne vendita». «Avere l’attenzione di tutti - conferma Gianni Klemera di Fattore K - non può che dare effetti positivi. Certo, per showroom di prodotto come la nostra il beneficio è indiretto. Ma è importante tornare a respirare il clima del passato, quando la città era forte perché il sistema era forte». Pareri condivisi da un osservatore internazionale come Michael Kliger, presidente di Mytheresa, che ha motivato così la scelta di aprire proprio a Milano un hub per le produzioni fotografiche e styling delle collezioni uomo, in vendita da 27 gennaio sull’e-shop tedesco e per la cui promozione sono previste iniziative di marketing durante le sfilate: «Siamo entusiasti del lancio delle collezioni uomo su Mytheresa. Pensiamo sia un buon momento il segmento del menswear high luxury e anche per l’energia creativa di Milano, con cui entriamo in contatto grazie al studio creativo che abbiamo appena aperto proprio qui e che sarà il motore della nostra nuova avventura nela moda maschile». ■

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protagonisti Milano Fashion week

«Creativa e coerente: la nostra moda è così. E funziona»

sonaggi schietti e integralisti. Da qui la risposta: «È incredibile per noi seguire la continua evoluzione del brand, che cresce insieme alla collezione, giunta ormai a 250 pezzi. Lo spazio di Milano, nato come shop&studio, si è ampliato e ora è uno spazio dove lavorano 18 persone e rispecchia il principio di multifunzionalitàdel brand». Se vi domandassero di indicare il momento di svolta, che cosa rispondereste? Il lancio della collezione donna, che ormai ha superato l’uomo come business. Poi l’arrivo degli accessori, con le scarpe assolute best seller. Pensate mai a separare le sfilate o a spostarvi nella fashion week della donna? In realtà abbiamo trovato un nostro equilibrio, facendo sfilare la pre-donna e il menswear insieme Avere idee diverse e mantenere la durante Milano Moda Uomo. Settembre, invece, vorpropria integrità: per Simone Rizzo e remo dedicarlo a un evento speciale legato al Bianco Loris Messina è questo il segreto di Sunnei, la nostra galleria d’arte a cielo aperto in via Sunnei, che fattura 2 milioni, il 30% Rubattino, che ci coinvolge moltissimo: per il 2020 dei quali con l’e-shop. «Il wholesale abbiamo già definito il calendario, con progetti spedicono - è un modo per esprimere il ciali durate l’art e la design week. Avete appena ampliato il negozio di via Vela. nostro carattere, così scegliamo solo Quindi vendere lontano dal centro è possibile ? negozi e città che ci piacciono» La gestione dello spazio di Milano è creativa e innovativa: il suo valore è più simbolico che commerciadi ANDREA BIGOZZI le. É il punto di ritrovo per chi condivide i nostri interessi: moda, design, architettura, musica. Questo orse è perché facciamo le cose non significa che non si venda, anche se dobbiamo a modo nostro». Dai fondatori di ammettere che è l’e-shop che ci dà le soddisfazioni un marchio di successo globale, maggiori. Non facciamo distinzioni tra store fisico distribuito nei migliori department e online: insieme rappresentano il nostro canale di store e negozi indipendenti del mondo (da Ssense a vendita diretto e valgono il 30% del fatturato, che Galeries Lafayette Champs-Élysées, passando per complessivamente è di 2 milioni di euro. Browns, Beams e The Want Apothecary), che atE l’attività wholesale come procede? trae spontaneamente con i suoi prodotti personaggi Possiamo dirci soddisfatti, perché siamo presenti famosi, ci si aspetterebbe una spiegazione più stranelle città che ci piacciono: New York, Londra, Cotegica del proprio successo. Ma si tratta di Simone phenagen, Berlino. Poi andiamo forte a Tokyo e Seul: Rizzo e Loris Messina, creatori di Sunnei, uno dei l’Asia resta il nostro primo mercato. Dalla FW21 inibrand contemporary di riferimento, ovvero due perzieremo a lavorare con 247 Showrooom e ci aspettiamo di progredire, senza snaturarci: siamo in 100 store e possiamo arrivare a 200, ma devono essere quelli giusti. Il nostro obiettivo non è essere ovunque. Cosa manca oggi a Sunnei? A livello di prodotto? Probabilmente niente, facciamo tutto: abbigliamento, accessori, scarpe, gioielli e occhiali. A Loris e Simone invece manca il tempo. Ci piace avere idee nuove e fare quello che ancora non si è visto, pur restando nelle regole del sistema. Ma questo approccio richiede energie extra. Forse è il momento di trovare un dalla FW 21 produttore, che ci supporti negli sarà tecnici della gestione del 247 Showroom aspetti brand. a seguire la Milano via piace? distribuzione Sì. Ci piace vivere, lavorare e sfilare qui. Anche se altre fashion week ci hanno offerto un posto in calendario non ci è mai interessato andare altrove. Una bella alternativa potrebbe essere Pitti Uomo visto che condividiamo un approccio multidisciplinare. Vedremo... ■

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Han Kjøbenhavn

Jannik Davidsen, direttore creativo e fondatore di Han Kjøbenhavn, dopo un paio di sfilate fuori calendario a Parigi e una collaborazione in più tappe con Puma (nella foto). Quello di Davidsen è uno dei nomi tra i più apprezzati e rilevanti della moda danese: noto per infrangere le norme dello streetstyle convenzionale, non mancherà di dare la scossa alla Fashion week.

Iceberg

Mancava dal calendario della fashion week dal gennaio 2016. Per il ritorno a Milano Moda Uomo Iceberg ha scelto di far sfilare la collezione FW21 (qui un bozzetto di preview) all’Alcatraz di via Valtellina. Un coming back che porta con sé alcune importanti novità per la griffe del gruppo Gilmar, che da poco ha un nuovo global brand director, Corrado Masini, e un nuovo store milanese in via Manzoni 26.


OOFWEAR.COM


protagonisti Milano Fashion week

Fabio Quaranta: «La sfilata, il nuovo spazio, due progetti indipendenti: Ora sono Libero» Dopo 10 anni di carriera lo stilista romano debutta alla fashion week di Milano con una sfilata fuori dagli standard, in cui convivranno la collezione vera e propria e la nuova avventura, Urania, una serie di edizioni slegate dalle stagioni e dalle classiche logiche distributive

ON STAGE Saranno Dean e Dan Caten a inaugurare questa edizione di Milano Moda Uomo con un grande show celebrativo per i 25 anni di Dsquared2, il marchio fondato dai due fratelli canadesi. Una passerella co-ed, in cui non mancheranno i colpi di scena e che sarà seguita (come per ogni anniversario che si rispetti) da un party.

di anDREA BIGOZZI

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Ph. Piotr Niepsuj

er capire che si tratta di un vero alternativo del fashion system basta una considerazione di ordine temporale: Fabio Quaranta ha vinto la sezione uomo di Who Is On Next? nel 2010, ma in un settore in cui tutti amano bruciare le tappe, lui ci ha messo 10 anni per convincersi a sfilare alla settimana della moda di Milano. Così il fashion show fissato il 13 gennaio, all’interno di una ex fabbrica di cashmere nel quartiere Isola, rappresenta un debutto per lo stilista romano, che da tre anni ha trasferito nel capoluogo lombardo il suo spazio Motelsalieri, uno studio-atelier-galleria, ricavato dall’ex laboratorio di un marmista in via Passo Pordoi, poco distante dalla Fondazione Prada. Qui il designercreativo-progettista ha elaborato il concept della sua sfilata che non avrà uno sviluppo standard perché farà convivere la collezione vera e propria, Fabio Quaranta, con alcuni capi speciali che fanno parte di un nuovo progetto dello stilista, Urania. Che cosa vedremo in passerella? Sarà un esperimento. Urania non è una collezione, ma piuttosto una serie di edizioni: capi speciali non replicabili, item nati in collaborazione con altri professionisti e che ho realizzato negli ultimi tre anni, senza pensare alla stagionalità o alla distribuzione. Per questo non sono mai stati visti alla fashion week, ma hanno avuto come palcoscenici gallerie d’arte a Roma o a New York oppure presentazioni molto mirate. Lo show di Milano è l’occasione di raccogliere queste edizioni, oltre che per aggiungerne di nuove, e di farle sfilare con i capi della collezione vera e propria. Raccontato così sembra un nuovo sistema di lavoro e di vita... In realtà, quello che voglio fare è potermi muovere in maniera libera, ma ordinata, all’interno del settore. Già da qualche stagione ho smesso di vendere le mie collezioni attraverso le showroom, privilegiando il contatto con il consumatore diretto principalmente attraverso l’e-commerce e il mio Motelsalieri, ma anche tramite pop up store in città fuori dai circuiti moda tradizionali come Atene, Lisbona, Vienna, Bruxelles. Un’idea imprenditoriale, che taglia diversi passaggi, permettendo di alzare la qualità e di trasmettere meglio il mio messaggio. Niente multimarca tradizionali? Non ho nessuna preclusione. Nei giorni seguenti alla sfilata apriremo il nostro spazio ai buyer, che potranno scegliere di acquistare una o più edizioni di Urania, fatte di pezzi unici, oppure gli abiti firmati Fabio Quaranta, pronti ad andare in produzione. Certo, non siamo maistream, ma non ci sottraiamo completamente alle regole. ■

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Tra gli appuntamenti da segnare in rosso nel calendario della fashion week c’è l’appuntamento con Alexander McQueen e il suo direttore creativo Sarah Burton. Il marchio british ha scelto milano per una presentazione, città da cui mancava da 2013, ma dove è stato una presenza fissa per otto anni.

Il ritorno di Miaoran alla fashion week porta con sé un’importante novità per lo stilista cinese, che farà sfilare la collezione all’interno del Miaoran Space, lo spazio di via Tertulliano 30 a Milano, che rappresenterà il nuovo nucleo del marchio e includerà uffici e la showroom. Il progetto ha una prospettiva più ampia, quella di collegamento tra la cultura italiana e cinese, in termini di risorse e opportunità di affari.

Dopo l’esordio a Pitti Uomo sei mesi fa, Marco De Vincenzo continua a dare consistenza al neonato progetto menswear, assicurandogli una sfilata dedicata che sarà protagonista dell’ultimo giorno della manifestazione.

È sicuramente quello di Walter Chiapponi da Tod’s il debutto più atteso di quest’edizione della fashion week maschile. Anche se a livello mediatico il marchio accenderà i riflettori sul nuovo direttore creativo a febbraio con la sfilata donna, la collezione uomo servirà a far intravedere la direzione intrapresa dal designer ex Bottega Veneta, Miu Miu e Gucci. 48


PITTI UOMO 97 Padiglione Centrale - Piano Inferiore - Stand T/1 tatras-official.com


MENSWEAR FASHION WEEK I vivaci impermeabili in plastica riciclata di Insane in the Rain

GLI HIGHLIGHT AL BASE MILANO I fashion designer di Cittadellarte Fondazione Pistoletto

Prosegue la collaborazione, avviata da qualche stagione, con l’istituzione artistica e culturale Cittadellarte Fondazione Pistoletto, per dare visibilità ai giovani fashion designer che, come Tiziano Guardini, si stanno mettendo in luce per la ricerca e le scelte sostenibili.

I tessuti green nati dalle arance

WSM A TUTTA SOSTENIBILITÀ Negli spazi di Base Milano, in occasione di Wsm Fashion Reboot, un concentrato di aziende della filiera della moda e di startup che hanno un solo credo: la sostenibilità DI ELISABETTA FABBRI

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sm Fashion Reboot compie un’altra evoluzione e diventa un ibrido tra evento e manifesto, tutto incentrato sulla moda e sull’innovazione sostenibile. L’obiettivo di M.Seventy, che organizza anche White Milano, è quello di creare un ponte fra le aziende più virtuose, gli addetti ai lavori e il pubblico finale, per poi arrivare a un vero cambiamento nel sistema, all’insegna di una fashion industry e di uno shopping più responsabile. «Con questa prima edizione - anticipa Massimiliano Bizzi, patron di White - mostreremo che c’è un panorama ricco e diversificato di realtà grandi e medio-piccole, che spaziano dalle materie prime al prodotto finito, passando per le startup. Vogliamo che Wsm Fashion Reboot diventi un punto di riferimento». Il progetto, che si concretizza al Base Milano fra l’11 e il 12 gennaio, è curato da Matteo Ward, co-fondatore del marchio Wråd e nasce in sinergia con Camera Moda, Camera Buyer Italia e Confartigianato. In più, vede il supporto del Mise e dell’Agenzia Ice e ha il patrocinio del Comune di Milano. «Abbiamo sviluppato un piano di iniziative trasversali, per sostenere le startup innovative - anticipa il presidente dell’Ice, Carlo Ferro -. Grazie a uno scouting mirato di brand e designer, saranno presentate in esclusiva collezioni dedicate alle nuove tecnologie,

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applicate al mondo del tessile e della moda sostenibile». «Confartigianato - aggiunge Giuseppe Mazzarella, delegato all’Internazionalizzazione dell’associazione di categoria - è orgogliosa di rappresentare, in questa nuova sfida, le competenze e l’eccellenza di 79mila artigiani e piccoli imprenditori della moda, che danno lavoro a 372 mila persone ed esportano per un valore di 10,3 miliardi di euro». Gli spazi dell’ex-Ansaldo si aprono con una sezione della mostra Sustainable Thinking in corso a Firenze: si tratta di alcuni modelli dell’archivio Salvatore Ferragamo. Al primo piano, invece, aziende tessili come Candiani Denim, Albini Group, Canepa e Orange Fiber si alternano a marchi iconici come Vivienne Westwood, o della nuova generazione green come Boyish Jeans, o ancora a storiche aziende italiane, come Paul&Shark. Tra le startup emergono Lablaco (piattaforma che favorisce l’economia circolare nel fashion) e 1Trueld (tracciabilità). Numerose le collettive, come quella dei marchi sotto l’ombrello di Cittadellarte Fondazione Pistoletto e i talenti internazionali legati al progetto noprofit A New Awareness. Sotto i riflettori pure alcune eccellenze provenienti dal Perù e non poteva mancare il fashion design danese, grazie alla collaborazione con la Reale Ambasciata di Danimarca. ■

Interessante la case history di Orange Fiber che, grazie a un brevetto tutto italiano, realizza un tessuto setoso e impalpabile dagli scarti residui della produzione industriale del succo di agrumi.

Le tecnologie per la tracciabilità

1TrueID è solo una delle startup innovative di Wsm. Attraverso le sue soluzioni, che usano la tecnologia blockchain, permette di assegnare a ogni capo un’identità digitale (ID). Così potrà raccontare la propria storia - dal design all’arrivo sul mercato - e garantire al consumatore la propria autenticità.

La moda responsabile dei creativi danesi

Al Base è presente una colletiva di marchi danesi che hanno deciso di proporre una moda responsabile, in linea con le priorità del governo locale. Tra questi Aagé, brand di borse sostenibili ed ethically-made, dalle linee essenziali, fatte per durare nel tempo.

La mostra delle calzature Ferragamo

Salvatore Ferragamo è stato un antesignano della sperimentazione nei materiali tra cui carta, corteccia d’albero, rafia, pelle di pesce e cellophane. I modelli più emblematici sono in trasferta a Milano, dalla mostra in corso a Firenze Sustainable Thinking (fino all’8 marzo a Palazzo Spini Feroni).



OLTRE MILANO

PARIGI FA A MENO DI CELINE MA ARRIVA CRAIG GREEN Un calendario leggermente meno carico del solito per la kermesse francese, che vede tra gli highlight, oltre alla sfilata di Green, quella di Givenchy dopo la parentesi fiorentina

défilé si può partire da Rhude, on stage il 14 gennaio, direttamente dalla California: fondato da Rhuigi Villaseñor, il marchio in tre anni è diventato tra i preferiti di Justin Bieber, Lewis Hamilton, Lenny Kravitz e altri vip. Nel 2012, prima di avviare la sua label, Villaseñor era poco più di un ragazzino ma già aveva capito come farsi notare: una sua T-shirt a stampa bandana, indossata dal rapper Kendrick Lamar alla cerimonia dei Grammy Awards, il giorno successivo ricevette ordini per 150mila dollari. Mercoledì 15 gennaio l’attenzione si focalizza, tra gli altri, su Off-White: Virgil Abloh uscirà o

DI ALESSANDRA BIGOTTA

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ono 54, contro i 60 di sei mesi fa, i marchi inseriti nel calendario ufficiale della fashion week maschile di Parigi, da martedì 14 a domenica 19 gennaio. Il nome più eclatante è in realtà quello che non c’è, Celine, che sfilerà co-ed a febbraio: tante le illazioni sulla defezione tra cui quella più prevedibile, che il menswear della griffe non stia performando come vorrebbe Monsieur Arnault. Scegliendo un nome al giorno di questa nuova tornata di Craig Green

no alla fine della sfilata? E cosa si vedrà in passerella, dopo che il designer ha affermato che lo streetwear ha fatto il suo tempo? Il 16 gennaio, in cui Abloh è ancora sotto i riflettori con Vuitton, è il momento di Givenchy: dopo 54 NOMI ON STAGE, un passaggio a Firenze, la griffe torna nella capitale francese. A CONTRO chiudere la giornata di venerdì 17 I 60 c’è Balmain, di cui tutti parlano DI GIUGNO in queste settimane, chiedendosi se la magica alchimia che si era creata tra il ceo Massimo Piombini, ora passato in Diesel, e lo stilista Olivier Rousteing si ripeterà con il nuovo a.d. Jean-Jacques Guével. Il 18 gennaio è da segnalare la new entry di Jacquemus, che abbandona la Provenza e i suoi campi di lavanda per celebrare nella Ville Lumière il decimo anniversario della sua griffe. Il 19 sono gli inglesi a salire alla ribalta: in particolare Craig Green, che almeno per questa volta non è nel calendario della fashion week londinese. Questa è un’edizione speciale anche per Paul Smith, che celebra i 50 anni di attività. ■ Givenchy 52

BERLINO IN VENA DI NUOVI FORMAT Neanche il tempo di finire del tutto la fashion week milanese e già è ora di volare a Berlino, alla ribalta a metà gennaio, in parziale concomitanza con la settimana della moda di Parigi. Dal 13 al 15 la Mercedes-Benz Fashion Week celebra il 25esimo anniversario dell’impegno globale di Mercedes-Benz nella moda, presentandosi in una location inedita, la Kraftwerk, con una pedana di 45 metri e un’area dedicata a presentazioni aperte al pubblico. Il momento clou è il 13 gennaio, con il défilé collettivo di Clive Rundle, Floyd Avenue, Viviers Studio e Rich Mnisi: quattro stilisti sudafricani scelti non a caso, ma per riallacciarsi alle origini dieci anni fa, quando alla manifestazione era stato invitato, sempre dal Sud Africa, il marchio Black Coffee. Ma Berlino non è solo passerelle. Il salone Premium (nella foto) si conferma alla Station Berlin dal 14 al 16 gennaio, con i suoi 800 espositori e tre leitmotiv: Responsible Future, Retail Experiences e Digitalization. All’ente organizzatore Premium Group fa capo anche Seek, l’hub della moda contemporary all’Arena Berlin, con new entry come Puma e l’area Trade Union sugli special brand, in forte crescita. Ancora Premium Group dietro Fashiontech, programma di conferenze e dibattiti che amplia i presupposti e le sedi, sviluppandosi su due giornate il 14 e 15 gennaio. Tra gli speaker Andrea Baldo della label danese Ganni, Steve Lidbury di Eight Inc Studio (responsabile del design degli Apple Store), la neo chief marketing officer di Mansur Gavriel, Ana Andjelic, e Derek Morrison, direttore del business europeo della piattaforma StockX, Bibbia degli sneakerhead. Ancora dal 14 al 16 è on stage la fiera Panorama Berlin, con il lancio del format Brand Avenue al Tempelhof Airport, frutto dell’intesa con la società Viewbox, che ha già lavorato a eventi per Bmw, Porsche e Fendi.



L U I G I B I A N C H I M A N TOVA . I T

L U I G I B I A N C H I M A N T O V A _OFFICIAL


BuyerS’ SURVEY mantovani - San Giovanni Valdarno (Ar)

vendite flat dinamiche Da ripensare Il freddo vero non arriva, i piumini restano in vetrina ma anche il cappotto non sbanca, perché chi acquista sceglie in base alla praticità e ormai ha perso il senso della vera eleganza. Ma a frenare gli acquisti al maschile è anche una politica degli sconti senza regole. Vedi il Black Friday che nella versione italiana arriva a durare una settimana o più di ELISABETTA FABBRI

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e dicembre hanno rallentato, anche per via ravamo partiti con l’idea di indagare degli sconti “camuffati” da Black Friday, se il gentleman in cappotto avesse promosso con campagne aggressive pure dai vinto il duello con l’omino Michelin. In department store. Assistiamo a dinamiche più volevamo capire se fosse un bene commerciali assurde, a cui non ci vogliamo o un male la retromarcia di Gucci e abbassare». «Tutto è traslato, si sono venduti Ferragamo sulle sfilate co-ed. Rispondendo al pochi piumini e non tanti cappotti - osserva nostro sondaggio sull’andamento dell’autunnoGinevra Gozzoli di Bernardelli a Mantova -. inverno 2019/2020 i retailer indipendenti non Solo nelle vendite online il discorso cambia si sono sottratti in merito, ma hanno fatto un po’». «È stato troppo caldo e tra poco è emergere una serie di altre problematiche, già ora di saldi - fa notare Paolo che stanno portando ad archiviare la stagione senza sorprese positive insensati Ricci dello store PaoloRicci di Arezzo -. La stagione degli sconti rispetto a un anno fa. In primis il il black andrebbe spostata: forse sarebbe caldo sempre più anomalo anche friday meglio tornare a febbraio e mentre scriviamo, in prossimità agosto». «Inoltre - aggiunge del Natale. Poi c’è il Black Friday, e i saldi noi negozianti dovremmo unirci che a molti proprio non va giù e, contro il Venerdì Nero. Nel nostro mondo non per di più, mai come quest’anno è caduto serve: trattiamo bene i clienti tutto l’anno, così avanti nel calendario (il 29 novembre). proponendo prodotti dal buon rapporto «Settembre e ottobre - commenta Matteo qualità/prezzo e coccolandoli il più possibile». Bonciolini di Montgomery a Firenze - sono A suo parere il “no” al Black Friday dovrebbe risultati migliori del 2018, mentre novembre

Come sono andate le vendite di MODA MASCHILE A-I 2019/2020?

49%

Come lo scorso anno

33% MEGLIO

18% PEGGIO

55


BuyerS’ SURVEY

La parola ai retailer multibrand

Nel complesso, quale proposta uomo avete venduto di più?

Nell’outerwear quale tipologia di prodotto è andata per la maggiore?

1 Calzature 2 Maglieria

1 Imbottito 2 Cappotto

3 Outerwear

3 Parka MONCLER FRAGMENT Hiroshi Fujiwara

GUCCI

Qual è stato il marchio uomo più venduto in negozio?

Quale stile si è imposto?

1 Stone Island 2 Gucci

1 Street 2 Contemporary

3 Off-White

3 Formale gcds

STONE ISLAND

Quali sono i marchi uomo new entry nel vostro assortimento? Qual è stato il marchio uomo più acquistato online (sito di proprietà e/o piattaforme terze)? 1 Off-White 2 Stone Island 3 Gucci OFf-WHITE

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1 Nessun nuovo inserimento 2 Amiri, Aspesi, Bottega Veneta,

Gcds, Heron Preston

3 C.P. Company

ASPEsi


bonvicini - Montecatini Terme (Pt)

COLOGNESE 1882 - Montebelluna (Tv)

vela shop - Cagliari

tufano - Pompei (Na)

modes - Milano

arteni - Tavagnacco (Ud)

Quali capsule collection uomo avete venduto di più? 1 Nessuna 2 Moncler Genius 3 Limited edition con marchio

proprio, North Sails, Prada

partire dai marchi stessi, che al momento si limitano a raccomandare di non adottarlo. Anche il prezzo imposto dal produttore, compreso l’e-commerce, potrebbe giovare alle vendite. «Vedo i clienti più tranquilli spiega Paolo Ricci - quando leggono la cifra stampata sulla scatola. A renderli titubanti è l’idea che cercando online o altrove nel retail fisico possono trovare lo stesso capo a prezzi inferiori». «Il Black Friday in realtà è una settimana di sconti senza senso - dice Didi Corbetta di Valtellini (Rovato, Brescia)-. Non capiamo come, in un periodo di shopping garantito, si possa “svendere” la merce, oltre a disorientare e non rispettare la clientela. Ci piacerebbe un confronto su questo argomento». Forse un incontro conchi detta le regole sarebbe opportuno, anche in considerazione del fatto che alla vigilia del Black Friday, cui si stima abbiano aderito 35mila negozi italiani della moda, Federazione Moda

Italia-Confcommercio ha preso le distanze dalla versione “made in Italy”, «che ha snaturato la giornata, trasformandola in un weekend o addirittura in settimane di sconti, sacrificando in piena stagione le marginalità già risicate dei multibrand». Il presidente Renato Borghi ha anche fatto una controproposta - lo Small Business Day - che darebbe visibilità ai negozi sotto casa, «riconoscendo e valorizzando il loro ruolo di presidio sociale, oltre al contributo in termini di professionalità, servizio, sicurezza e decoro delle città». In attesa di capire cosa ne pensano i diretti interessati, dal sondaggio di questa stagione non sono mancati altri spunti legati all’inverno anomalo. Poteva, in effetti, essere l’occasione, per i più freddolosi, di optare per il cappotto. Invece dai nostri calcoli non è andata così: nell’outerwear la grande famiglia degli imbottiti si è aggiudicata il match. «Ho sempre avuto il cappotto in

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BuyerS’ SURVEY

CLAN UPSTAIRS - Milano

assortimento ma, nonostante adesso sia di tendenza, non è ancora arrivato a fare grandi numeri - dice Vincenzo Reggiani dello store Lacerba a Rimini -. L’eleganza è un concetto che quasi non esiste più, si fa fatica ad educare il consumatore. Non è nemmeno una questione di prezzo: la praticità vince su tutto». «Abbiamo venduto bene il cappotto - spiega Paolo Ricci - perché la stagione non fredda ci ha aiutato. Tuttavia i clienti hanno comprato più giacche monopetto che doppiopetto, il che è significativo delle carenze in fatto di buon gusto. Gli stranieri in questo non sbagliano e stanno attenti alle proposte più trendy». «Il cappotto è stato apprezzato da chi segue le tendenze, gli altri hanno comprato l’imbottito tecnico», conferma Luca Stasio di Blu Basic (Roma). Didi

Gucci e Ferragamo lasciano il co-ed e riportano il menswear a Milano Moda Uomo. Versace sfila al maschile a Milano Moda Donna. Quale opzione è meglio per il vostro business?

DE FLORIO - Noicattaro (Ba)

Corbetta specifica: «Sono piaciuti i capi performanti con imbottiture innovative come Primaloft, usato da Stone Island, e in tessuti laminati GoreTex, come quelli di Herno Laminar». «C’è chi preferisce l’imbottito e chi il cappotto, morbido o asciutto. Altri ancora, se necessario, abbinano il 100 grammi al cappotto», spiega Bonciolini di Montgomery. «Noi non abbiamo venduto imbottiti ma cappotti e giubbotti in tessuto, per esempio spigato o di velluto - afferma Ermanno Lazzarin di Eral 55 a Milano -. Abbiamo anche proposto con successo coperte indiane, da indossare come mantelle». Mentre ancora non si sa se la nuova tornata di sfilate maschili terrà conto o meno dell’effetto serra, siamo certi che i retailer sono più favorevoli ai fashion show uomo e donna nei rispettivi

ELEONORA BONUCCI - Viterbo

MORAS - Intimiano (Co)

Quali canali sono più efficaci nel comunicare le nuove proposte ai consumatori finali? 1 I canali online dell’insegna e

gli eventi in store, i social dei brand 2 Gli influencer

1 Uomo e donna ciascuno

nei rispettivi calendari tradizionali

2 La donna a gennaio con l’uomo 3 L’uomo a febbraio con la donna

3 Le pubblicità sui media online 4 Gli eventi pubblici di richiamo 5 Il rapporto diretto con il cliente VALTELLINI - Rovato in Franciacorta (Bs)

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BuyerS’ SURVEY

Ringraziamo il nostro panel

JULIAN FASHION - Milano Marittima (Ra)

IL CORTILE - Novara

VINICIO - Legnano (Mi)

Filippo Marchesani - Cupello (Ch)

Come sarà il vostro budget per la moda uomo del prossimo autunno-inverno?

72%

STAZIONARIO

17%

IN AUMeNTO

11%

in flessione

60

periodi canonici rispetto al co-ed. «Siamo il Paese della moda e più sfilate si fanno, meglio è - commenta Paolo Ricci -. Però se si potesse svolgere tutto in una volta sola risparmieremmo energie e costi». La seconda opzione più gettonata, come risulta dal sondaggio, è l’anticipo delle collezioni donna durante le sfilate maschili. «Ormai si arriva alle sfilate femminili con il budget già definito e spostarsi per fiere e showroom è sempre più complicato», dice Matteo Bonciolini, pur riconoscendo che la corsa all’anticipo danneggia un po’ tutti, specie i piccoli marchi, costretti a comprare i tessuti quasi alla cieca. Di parere opposto Paolo Pessina dell’omonima boutique a Monza: «Preferirei collezioni uomo posticipate a febbraio con quelle femminili, perché stiamo attraversando un periodo di trasformazione tale, che risulta difficile programmare gli acquisti con tanto anticipo». Luca Stasio è più radicale: «Le sfilate sono solo comunicazione. Ormai tutto si sviluppa attorno alle precollezioni, i numeri si fanno lì». Ma quanto conta il fashion show nella comunicazione al cliente finale? I dettaglianti lo collocano in coda al nostro sondaggio. In pole position, invece, la comunicazione attraverso i canali online dell’insegna e gli eventi in store, ex aequo con i social dei singoli marchi. Secondi gli influencer. Peccato per il rapporto diretto con il cliente, solo al quinto posto. ■

Andrea Agnetti - AGNETTI - Macerata; Alessandra Torre - A.M.R - Chiavari; Tommaso Lazzarin - ARTENI - Tavagnacco (Ud); Mario e Maurizio Artusa - ARTUSA BOUTIQUE - Vibo Valentia e Lamezia Terme (Cz); Ginevra Gozzoli - BERNARDELLI - Mantova; Tiziano Cereda - BIFFI BOUTIQUE - Milano e Bergamo; Luca Stasio - BLU BASIC - Roma; Andrea Bonvicini - BONVICINI FASHION GALLERY & STORES - Montecatini Terme (Pt); Gian Carlo Stella - BOUTIQUES STELLA - Asiago (Vi); Silvia Bertocchi - 10 CORSO COMO - Milano; Angelo Camalleri - CAMALLERI - Caltanissetta; Fabio Bisogno e Tommaso Borda - CLAN UPSTAIRS - Milano; Paolo Colognese - COLOGNESE 1882 - Montebelluna (Tv); Gino Cuccuini - CUCCUINI - Livorno; Gaetano De Florio - DE FLORIO DAL 1948 Noicattaro (Ba); Mario Dell’Oglio - DELL’OGLIO - Palermo; Marco Cateni - DIVO BOUTIQUE Santa Maria a Monte e Pontedera (Pi); Enrico Molinari - E. MOLINARI EMPORIUM - Roma; Comotti Beatrice - ELEONORA BONUCCI - Viterbo e Terni; Ermanno Lazzarin - ERAL 55 - Milano; Massimo Fiacchini - FIACCHINI - Forte dei Marni (Lu); Piero Marchesani - FILIPPO MARCHESANI - Cupello e Vasto (Ch); Raffaele Galiano - GALIANO - Napoli e Sorrento; Federico Giglio - GIGLIO - Palermo; Anna Giordano - GIORDANO BOUTIQUE - Pompei (Na); Modestina Antonini - IL CORTILE - Novara; Stefano Danesi - JULIAN FASHION - Milano Marittima (Ra); Amos Adani - LA BOUTIQUE DI ADANI - Modena; Vincenzo Reggiani - LACERBA - Rimini; Paolo Mantovani - MANTOVANI - Valdarno (Ar); Antonio Errico - MARCELLO UOMO - Benevento; Paolo Marini - MARCOS - Mondovì (Cn); Matteo Bonciolini - MONTGOMERY - Firenze; Mirko Moras - MORAS BOUTIQUE - Intimiano (Co); Aldo Carpinteri - MODES - Milano; Salvatore D’Alessandro - NIDA - Caserta; Natale De Stradis - NOHA - Brindisi; Ivan Gardelli - 104 PANDEMONIUM - Roma; Paolo Ricci - PAOLORICCI - Arezzo; Paolo Pessina - PAOLO PESSINA - Monza; Battista Martilotti - PAPILLON - Corigliano Calabro (Cs); Chicco Amato - PAPINI Catania e Siracusa; Carlo Porrini - PORRINI MODA E CASA - Besozzo (Va); Mirco Occhialini - RATTI - Pesaro; Andrea, Neris e Marco Solieri - SIR ANDREW’S - Carpi (Mo); Claudio Betti - SPINNAKER - Alassio (Sv), Sanremo (Im) e Portofino (Ge); Ernesto Tufano - TUFANO MODA - Pompei (Na) e Scafati (Sa); Didi Corbetta - VALTELLINI - Rovato in Franciacorta (Bs); Andrea Diaz - VELA SHOP - Cagliari; Vinicio Ravagnani - VINICIO - Arona (No), Genova, Legnano (Mi) e Novara.



Con il ritorno del guardaroba suddiviso per occasioni d’uso il cappotto riguadagna posizioni, anche se uno o più piumini nel guardaroba maschile non possono mancare. Lo riscoprono gli under 40, frequentando siti di reselling e negozi vintage, e ne confermano il fascino gli uomini più adulti. I materiali più up to date sono quelli in cui confluiscono tradizione e ricerca, nel segno del comfort

di Alessandra Bigotta

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lardini

Il cappotto: più che una rimonta uno status

eleventy

caruso

sartoria latorre

LIGHT +e BOLD corsi ricorsi INVERTIBILi di un EVERGREEN


D

alle passerelle ai negozi, il mantra è lo stesso: lo streetwear retrocede, avanza il bel vestire e con lui il cappotto, emblema dell’eleganza maschile dai tempi dei tempi. E il piumino? Non sparisce ma si evolve, come evidenzia un articolo in questo numero. «Parlare di una dicotomia è una forzatura - esordisce Antonio Santaniello, direttore creativo di Santaniello, storico brand salernitano, fondato nel 1968 da Biagio Santaniello e dalla moglie Carmela -. Più che altro, oggi il consumatore è sempre più stanco di indossare capispalla con forme e tessuti privi di personalità e difficili da abbinare alle nuove tendenze dell’abbigliamento, caratterizzate da volumi più complessi, spesso anche più ampi, e grande attenzione alla componente materica». «Così anche nel caso del cappotto non si può più fossilizzarsi in una singola categoria - aggiunge Santaniello - ma ci si riferisce a una realtà sempre più sfaccettata a livello di volumi, linee, design, tessuti e dettagli». Secondo Marco Angeloni di Caruso, è vero che l’uomo sta riscoprendo il cappotto, «ma lo pretende diverso dal passato». La parola chiave, dice il presidente e ceo del marchio di menswear contraddistinto dal motto A Life Less Ordinary, è morbidezza, che significa modelli con spalline quasi assenti, sfoderati, con canvas solo nel petto, forme più ampie e comode, «ma non necessariamente in materiali troppo soft. Direi che è molto più intrigante un capo decostruito e dalle silhouette non rigide, ma che sia realizzato in tessuti dalla mano scattante e con tanta

tridimensionalità». La sensazione di Angeloni, che il cappotto stia iniziando a conquistare una fascia più giovane rispetto a quella abituale (intorno ai 25-35 anni), è ribadita, anzi rafforzata, dallo stilista Massimo Alba, convinto che anche la Gen Z sia tutt’altro che immune dal fascino di questo evergreen. «La dimestichezza con il cappotto per me nasce ovviamente dal lavoro - afferma Alba - ma c’è dell’altro. Osservo il mercato sul campo, attraverso mio figlio che va al liceo e che, insieme ai suoi compagni, sta gradualmente cambiando il suo modo di vestire: meno piumini, specie quelli iper colorati che ti fanno somigliare a un cartoon, e appunto più cappotti, che vengono anche “scoperti” attraverso la frequentazione di negozi vintage e siti di reselling». Il cappotto ideale per Massimo Alba è lungo - «Mai sopra il ginocchio» -, preferibilmente doppiopetto e possibilmente sfoderato, leggero per non intralciare gli spostamenti, in materiali come lane anche double, cashmere e misti cashmere, oppure lana e alpaca, ma con interventi high-tech per potenziarne il comfort. Anche per lo stilista Massimo Piombo deve avere volumi avvolgenti, come nel suo best seller realizzato in baby alpaca, tuttora prodotta dalle famiglie locali delle Ande peruviane, e va alternato alla giacca lunga, a sua volta ampia, morbida e sfoderata. «Quanto alle distinzioni generazionali, sociali, anagrafiche e intellettive - riflette Piombo - nel caso del cappotto sono più che mai convinto

L’importante, quando si parla di cappotti, è che non ci sia indefinitezza: penso al preferito di mio padre, doppiopetto e in cashmere, insuperabile Alessandro Squarzi che non esistano, perché questo capo coniuga diversi stili, dallo street all’old school». «Il cappotto è trasversale - concorda Luca Paganelli, fondatore del brand Paltò e in quanto tale viene indossato sia dall’uomo adulto, sia dal giovane, che magari va alla ricerca di abbinamenti diversi dai soliti e tagli particolari». In sintesi, si cerca sicurezza ma nel segno dell’innovazione: Paltò, per esempio, interpreta questa tendenza puntando sulla gamma Hybrid, in cui la matrice sartoriale italiana si incontra con i contenuti quasi ingegneristici delle imbottiture e dei tessuti waterproof. «Il capospalla in cashmere super leggero, magari idrorepellente, che riscalda senza mettere in secondo piano la praticità di movimento anche in un contesto urban, è l’ideale e, in tempi di cambiamenti climatici, viene utilizzato per più tempo», interviene Alberto Latorre di Sartoria Latorre. Dalla comodità non si prescinde, ribadisce Rossana Santioni, responsabile dell’ufficio stile di Paoloni. «Il cappotto - spiega - deve abbinare dettagli impeccabili al senso di calore. Per quanto ci riguarda, nella colle-

MASSIMO ALBA

Antony morato

hevo

paoloni

mackage

preview FW 2020/2021

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corsi e ricorsi di un EVERGREEN zione coesistono gli overcoat al ginocchio con i cappottini corti, quasi dei giacconi che si distinguono per praticità. Il best seller di Paoloni in questo campo è imbottito internamente e indossabile in più stagioni». Sul comfort torna Antonio Santaniello: «Stiamo lavorando a un design basato su vestibilità più rilassate, riscoprendo per esempio la manica raglan, che favorisce movimento del braccio. In parallelo, sviluppiamo una novità, il cappotto in jersey». Un personaggio che non ha bisogno di presentazioni, Alessandro Squarzi, non ha dubbi: «Per me il modello per eccellenza è quello color cammello o blu, di lunghezza appena sotto il ginocchio. L’importante, quando si parla di cappotti, è che non ci sia indefinitezza: penso al preferito di mio padre, doppiopetto e in cashmere, insuperabile. Doppiopetto che si ritrova nella mia collezione Fortela, con martingala e il dettaglio distintivo del ticket pocket, il taschino ispirato a quello che una volta veniva usato per riporre i biglietti dell’autobus. Invece nella linea Fay Archive, che sto realizzando con il brand del Gruppo Tod’s, l’autunnoinverno 2020/2021 vedrà una versione vagamente marine, con bottoni d’oro e martingala militare». Ma quali sono i cappotti superati, che non vanno più? Marco Angeloni di Caruso non ha dubbi: «Quelli molto costruiti e con tanta spallina, abusati, prodotti a tutti i livelli qualitativi (spesso con un make di bassa qualità, abbinato all’ormai onnipresente cashmere) e troppo classici per i consumatori di oggi». «Sicuramente le tipologie strette, corte, at-

preview FW 2020/2021

doppiopetto blu, in cashmere taccate al corpo, che sviliscono 600 grammi, era il pezzo fore annientano la virilità e il fascite della nostra sartoria e si è no maschile», fa notare Massitramandata di generazione mo Piombo, mentre Rossana in generazione. Lo portavano Santioni di Paoloni indica come mio nonno, mio padre e ora out il tre bottoni tradizionale. Il cappotto è io che però, come parte della E il loden alla Monti? Semparte della storia della mia famiglia e mia clientela, ho un debole brerebbe uscito di scena, «ma io, che vengo dalla anche per altro, vedi lo stile di a qualcuno ancora piace - ritradizione ma amo Jil Sander». sponde, dal fronte retail, Ananche il fashion, porto «Nel cappotto, che a volte è drea Boniello, titolare del avanti questo heritage, un vero investimento come negozio Bardelli, un tempio rinnovandolo accade in certi modelli di Kidell’eleganza milanese -. La Luigi D’Aniello ton venduti a 7mila euro, un nostra clientela però preferisce Gruppo D’Aniello fattore da non sottovalutare orientarsi verso il doppiopetto Salerno sono i dettagli. Per esempio con martingala e tasche apl’assenza del bottone a fondo plicate, al prezzo di circa 1.600 manica può sembrare un vezzo, ma alla fine euro. Non si tratta necessariamente di uosi fa notare», conclude D’Aniello che, oltre a mini agé: anzi, noto un certo interesse nei lavorare per l’azienda di famiglia, ha al progiovanissimi. Quelli che se lo possono perprio attivo anche esperienze passate e remettere non hanno problemi a indossare un centi nella progettazione stilistica, a partire capo così importante con i jeans. Constato dalla collaborazione con la stessa Kiton a invece una resistenza al bel vestire, e quindi inizio carriera. Il cappotto, in conclusione, è anche al cappotto, negli over 50: non parlo uno status, un gesto di eleganza. «Poi cerdei nostri clienti ma di coloro che osservo to, se si guardano le vendite - conclude, dal per la strada». A Salerno il gruppo D’Anielfronte rappresentanti, Mattia Bodini di Wilo, nato con la sartoria, si è trasformato in vian’s Factory - con il piumino non c’è anuna realtà globale del retail multimarca, cora partita: quest’ultimo resta un capo più con cinque punti vendita che fanno capo ai commerciale mentre fratelli Luigi, Antonio e il cappotto, fuori dal Fabio D’Aniello. Luigi, perimetro degli adche porta il nome del detti ai lavori della nonno sarto da cui tutto moda, viene tuttora è partito, è l’incarnazioconsiderato un capo ne vivente del concetto per determinate occacontemporaneo di bel sioni». vestire: «La versione ■ D I volumi avvolgenti

IL BORSINO DEL CAPPOTTO SU

D La lunghezza importante D Le ibridazioni tra materiali

GIÙ

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santaniello

PaltÒ

massimo piombo

D Le linee smilze D L’eccesso di costruzione D Il troppo classico


Born out of the Dolomites, crafted by pioneers and worn by adventurers since 1897 BRAIES GTX

PITTI UOMO

PREMIUM

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CIFF

Pav. Cavaniglia n. 18

Booth H4-A10

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MICAM


parka e piumini nuove tendenze

tra le passerelle e la strada c'è di mezzo il comfort Le fashion week hanno decretato il successo del cappotto, ma parka e piumini continuano a fare la parte del leone nel guardaroba maschile. Per le aziende la parola d'ordine è coerenza, che vuol dire fare chiarezza nell'offerta, mirando a una distribuzione selezionata di carla mercurio

I

l cappotto da uomo ha fatto furore sulle passerelle, ma il parka e piumini rimangono i più fidati alleati nei mesi invernali, scudi sicuri contro il freddo e imbattibili dal punto di vista della praticità. Il gusto tuttavia cambia e gli estremismi si stemperano, in ossequio alla ritrovata attenzione per un vestire più classico. Le proposte strizzano l’occhio al mondo formale, giocando su linee, dettagli e tessuti, sempre più in equilibrio tra sobrietà e performance. Un mood già affiorato nella stagione in corso, che prosegue e si rinsalda nel prossimo inverno. Le aziende sono pronte a sfoderare le ultime novità, frutto di un percorso in cui alla ricerca di innovazione fa riscontro un focus attento sul posizionamento delle collezioni, nell’ottica di politiche retail sempre più mirate. «Stiamo vendendo tanti cappotti e anche tanti mantelli da uomo ma piumini e parka restano i capi più venduti. - spiega Daniela Kraler dei punti vendita Franz Kraler a Dobbiaco e Cortina -. In generale il gusto si è classicizzato, con meno proposte over an-

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che per maglioni, panlunga vita taloni, T-shirt e sneaal piumino, ker». «Tra i capispalla ma sportivi più apprezzati bisogna - prosegue - ci sono sapersi quelli di Moncler con ga reinterpretato con creatività e in rinnovare le diverse declinazioni nuovi materiali tecnici, in ossequio a del progetto Genius, un gusto che si va affinando, con la capace di intercettare prevalenza di linee più slim». i gusti di fasce diverse di clientela, quelLa creatività e la propositività, spiega Trili di Gucci, Valentino, Prada, Balenciaga. cozzi, sono gli ingredienti imprescindibili, Benissimo anche Stone Island, che mette in uno scenario in cui le vendite si concend’accordo consumatori di tutte le età, Motrano in periodi limitati e con un forte imose Knuckles, che abbina l’ottima qualità patto della scontistica: «Diventa sempre alle linee pulite con una distribuzione molto più importante mirare a una distribuzione ben selezionata, e il nuovissimo Khrisjoy». selezionata, con scelte precise dal punto «La bilancia delle vendite pende ancora di vista della segmentazione di prodotto. A dalla parte del capospalla sportivo, con un breve apriremo un nuovo spazio di 350 merapporto di 9 a 1 e chi ha investito in ricerca tri quadri che ci permetterà di articolare il ne trae benefici - interviene Roberto Tribusiness in due divisioni: una sezione sarà cozzi della showroom Maggiolina di Miladedicata ai prodotti più commerciali, con lino -. Parlo di marchi come Rrd o Outhere, nee come Ciesse, Dekker e Bomboogie, e che hanno percentuali di sell-out altissime. una si concentrerà su un target selezionato, Lunga vita al giaccone sportivo, dunque, con etichette quali Rrd e Outhere». ma a patto che non sia banale e che venFocalizzarsi su precisi segmenti di mercato,


Nella foto, un'immagine della collezione Moncler 5, firmata da Craig Green. Secondo indiscrezioni, il marchio sarebbe nel mirino di Kering

I SOSTENIBILI

Cresce l'attenzione al green da parte delle aziende. Qui di seguito tre proposte di scena a Pitti Uomo

esemplare

Fonde tecnologia e natura il progetto Technology Meets Ecology, articolato in otto famiglie di prodotto maschile identificate da una Y rovesciata. Tra le proposte, il giaccone Zero Signal in nylon 100% riciclato che nel processo di tintura impiega coloranti naturali, la serie Hereafter in 100% poliestere riciclato con imbottitura sostenibile in Thermore Ecodown, e il concept modulare Systema (nella foto), in 100% lana bonded di Vitale Barberis Canonico, wind stopper e water repellent, con cuciture interne termonastrate.

herno

Nata la scorsa stagione come contenitore dedicato ai progetti ecosostenibili, la linea Herno Globe lancia per il prossimo inverno i piumini interamente biodegradabili, che si smaltiscono in cinque anni, le proposte in nylon 100% rigenerato Econyl (nella foto) e una serie di capi in lana riciclata effetto mĂŠlange, derivante da materiali di scarto.

SAVE THE DUCK

Tra le novitĂ per il prossimo inverno del brand 100% animal friendly ci sono i capi delle linea Pro-Tech, caratterizzata dalla scelta di materiali altamente peformanti e tecnologici, in un'ottica responsabile. Tutte le proposte sono realizzate con tessuti in Gore-Tex Pfc free abbinati all'imbottitura in Recycled Plumtech.

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parka e piumini nuove tendenze facendo chiarezza nella rete vendita: per le aziende del settore questo è il mantra, che si traduce in una definizione sempre più precisa dei contenuti delle collezioni. «Con l’entrata del fondo L-Gam il nostro posizionamento oggi è chiarissimo – racconta Andrea Cané, creative director di Woolrich -. Il marchio continua a focalizzarsi sull’outerwear, categoria che lo ha reso famoso, collocandosi nel segmento di mercato premium entry to luxury, con entry price di 590 euro e articoli top fino a 1.400 euro. Una scelta che ci porterà necessariamente a razionalizzare la rete vendita». «Oggi essere globali significa creare meccanismi di desiderabilità e di esclusività - puntualizza -. Se l’Italia resta il nostro primo sbocco, con il 40% del turnover, Germania e Nord Europa sono mercati che generano un giro di affari rilevante, Giappone e Corea ci stanno dando grandi risultati e gli Stati Uniti sono nel mirino, con una strategia di riposizionamento a cui lavoriamo da un paio di anni». Woolrich, che quest’anno festeggia il 190esimo anniversario, è presente a Pitti Uomo

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le linee diventano più slim e il gusto premia la sobrietÀ

con un'installazione speciale alla Dogana, dove spicca la nuova Arctic Parka Capsule, articolata in tre diversi temi: ci sono le proposte luxury in tweed di lana di Loro Piana, le versioni Tech Arctic in Gore-Tex traspirante, waterproof e antivento con il Graphene incorporato nell'imbottitura e nella fodera per mantenere la temperatura corporea, e i capi in tessuto Byrd Cloth nella versione in cotone organico, che grazie alla particolare

LE NOVITà

L'arena del capospalla informale si arricchisce con la discesa in campo di marchi e progetti inediti, da tenere d'occhio

tatras x riot hill

Di base in California, Riot Hill è un marchio fondato e disegnato da Jordan Fresher, giovane creativo australiano di 21 anni, che disegna capi in equilibrio tra design utility e spunti industrial interpretati con materiali di alta qualità. La label arriva in Europa grazie a una colab con il brand di piumini premium Tatras, che ha scelto il Palais de Tokyo per presentare il 16 gennaio le nuove proposte frutto della liaison.

OUTHERE

Fondato da Graziano Moro e Renato Pigatti, Outhere è un marchio di giubbini che si caratterizza per la sintesi tra utility ed estetica, con una spiccata ricerca sui materiali, i tagli, i dettagli e il confort. Dalla stagione 2020/2021 la label (oltre 4,5 milioni di euro di fatturato nel 2019) è prodotta dalla Max Moda di Gallarate.

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Khrisjoy Solo piumini per il brand lanciato con la Fall-Winter 2018 da Marzia Bellotti, un passato nel mondo della comunicazione e nello styling, che ha scommesso su una visione luxury con un look urbano e un tocco street. Il marchio, che dall'inverno 2019 ha ampliato gli orizzonti con il menswear, è distribuito da Riccardo Grassi in negozi come LuisaViaRoma, Franz Kraler, Galeries Lafayette e Harvey Nichols.

1. Il floating shield di Rrd, una barriera isolante in piuma d'anatra 90/10, separato dalla parte esterna del capo ma che non si stacca 2. Un piumino della serie "lightweight" di Canada Goose: il marchio canadese, noto per i parka a prova di grande freddo, ha ampliato l'offerta con proposte ideali per climi e usi diversi

costruzione risulta impermeabile e antivento. Anche per Rrd, un fatturato previsto di 27 milioni di euro nel 2019, rispetto ai 20 del 2018, è in atto una rarefazione del network distributivo, che oggi conta 500 vetrine in Italia e 500 all’estero: «Stiamo affinando la rete di negozi nel settore premium e in parallelo lasciamo lo sportswear», racconta il ceo dell’azienda, Roberto Bardini. Il brand, noto per i suoi capi dallo stile pulito realizzati con tessuti ultra elastici, tra cui primeggia il Lycra, fa l’occhiolino al ritorno dei cappotti con una serie di proposte dalla modellistica classica in lane ultraleggere rese elastiche da un 5% di elastam, accoppiate a membrana tecnica e con l’interno in velluto. Ci sono anche le proposte senza cuciture in cui il tessuto viene unito grazie a tecnologie a ultrasuoni e successivamente nastrato, in modo da diventare del tutto waterproof, con il risultato di un aspetto ultra-pulito. Pure per Tatras, il brand di piumini che unisce l’expertise produttiva italiana al design e alla ricerca giapponese (50 milioni di euro di fatturato previsti nel 2019, in progress del 10%), è in atto un percorso di definizione dei contenuti che passa per la polarizzazione del prodotto. Da una parte prosegue e si definisce il filone dedicato al target storico (35/45enni) con capi che colgono spunti dal mondo formale, tra cui le nuove proposte in tessuti lanieri di Botto Giuseppe e Loro Piana. Dall’altra è in corso un processo di avvicinamento ai Millennials, come dimostra la collaborazione con il marchio cult californiano Riot Hill (vedi box). Ciesse, dal proprio canto (25 milioni di turnover previsti in chiusura di 2019), si fa sempre più in tre, come racconta Fabio Primerano, neo eletto presidente di Sport Service Italia, la società cui fa capo il marchio, passata di recente sotto il controllo della investment-merchant bank Mittel: «La linea Ciesse Active, caratterizzata da un entry price di 149 euro sell out, è quella più orientata al mondo dell'azione e a una vita dinamica, non prettamente in ambito sportivo. Ciesse Piumini (199 euro l'entry



parka e piumini nuove tendenze

piume e finanza: il valzer prosegue

Il mondo dei piumini si price) è la parte più urban, con un’ampiezmuove con ritmo allegro za di prodotti ideali per la vita quotidiana. sulla scacchiera della finanza. West Scout (300 euro) mantiene infine la Aquisizioni e investimenti sua connotazione outdoor con prodotti in sono stati all’ordine del grado di garantire performance tecniche, giorno negli ultimi mesi del ideali per l’alta montagna». 2019 e nuove operazioni «La segmentazione più precisa delle linee bollono già in pentola. ci aiuterà a fare chiarezza nella rete vendiIl settore è in fermento, ta - aggiunge Primerano -. L’obiettivo è racome dimostrano le recenti Gli occhi sono puntati su Moncler, che a quanto pare zionalizzare il network di plurimarca, 600 acquisizioni e operazioni sarebbe entrata nel radar di circa a oggi, destinato a ridursi di numero che hanno visto oggetto Kering. Una partita ancora ma, parallelamente, a scommettere su door molti dei player di tutta da giocare per il brand, più qualificate». Sul posizionamento insiriferimento. E non è finita di cui Remo Ruffini detiene ste anche Ellesse, come racconta Michele la maggioranza, il 26,75%, Bernardi, direttore generale di Falis 2014, con BlackRock piazzatosi al azienda con sede a Roma che secondo posto, dopo essere salito al 5,016% dal distribuisce su licenza il marchio la ricerca capitale lo scorso ottobre. Nei primi nove mesi per l’Italia e che detiene anche la avanza e si del 2019 il gruppo ha registrato una crescita dei licenza per tutta l’Europa di Best moltiplicano ricavi del 14% a 995,3 milioni di euro (+12% a Company: «Seguiamo il brand le nuove tassi di cambio costanti). Lo scorso novembre al dalla Spring/Summer 2019 e, stenibilità, con la linea performance Globe, alla seconda centro dell’attenzione è balzato Ciesse: Sport dopo una prima forte attenzione Fashion Service, la realtà cui fa capo il marchio, da parte del mondo street, stiamo stagione con tre nuovi è passata sotto il controllo dell’investmentampliando gli orizzonti con lo sportswear, progetti. Un tema, quello del green, sempre merchant bank Mittel, che ne ha rilevato il 90% che oggi copre una fetta del 40% della dipiù sentito dalle aziende (vedi box in queste e che ora punta a dare slancio al business facendo stribuzione, insieme allo street e allo sport pagine). L’azienda definisce in parallelo i leva su marketing, digital, internazionalizzazione puro, con il 30% ciascuno, su un network contorni delle proposte Laminar ad alte pree su una più precisa segmentazione della di 550 store in Italia». Con un target prezstazioni, adatte all’uso metropolitano: «Abproposta (vedi articolo in queste pagine). New zi che si aggira intorno ai 200 euro retail biamo aggiunto la dicitura “sartorial enginedeal anche per Moorer: la label fondata nel price per il capospalla, la collezione per il ering” - spiega il patron Claudio Marenzi - e 2006 da Moreno Faccincani si apre a sfide prossimo inverno mantiene la sua matrice abbiamo affiancato ai modelli in Gore-Tex ulteriori, dopo che Borletti Group ne ha sportiva in ossequio all’heritage: da una articoli dall’aspetto classico per la scelta dei acquisto a ottobre una quota di minoranza pari parte il mondo dello sci, audace e colorato, tessuti - lana o flanella - e per il gusto, con al 25%. Un momento suggellato dall’apertura dall’altra il tennis, dal look più pulito. tweed e spigati in nylon jacquard accoppiati di una boutique di 240 metri quadri in via Per Herno, che spazia sul mondo del capoa membrane tecniche, completati da termoMontenapoleone a Milano, primo passo verso spalla a 360 gradi, la scommessa è la sonastrature e trattamenti waterproof». ■

Mcs torna alle immagini del 1987, anno di fondazione, cogliendo spunti dai suoi archivi Strizza l'occhio a una distribuzione selezionata la capsule collection Mcs 1987, che riedita in chiave contemporanea otto capi cult degli Anni ’80 del brand. Tra le proposte della label, di cui la società Nemesis detiene la licenza di produzione e distribuzione sul mercato Emea (tranne la Francia), spiccano la riedizione della mountain jacket che coniuga lana shetland e velluto fiammato e la giacca che abbina un tessuto in poliestere/ cotone con la tela idrorepellente della britannica British Millerain, imbottita in Thermore Evo Down. La capsule si completa con un cardigan in jacquard pesante realizzato con disegni “native” in lambswool cardato a mano con tecniche artigianali, un pantalone workwear in canvas di cotone e un overshirt in lana. 70

una strategia di espansione retail, con opening previsti entro l’anno a Mosca e Osaka. Tempo di cambiamenti anche per Holubar, che ha visto l'ingresso con una significativa partecipazione di Patrick Nebiolo - già top manager di Woolrich - divenuto presidente e a.d. del marchio, nonché capofila di un gruppo di investitori. Il brand americano di outdoor, che resta sotto la direzione creativa di Alberto Raengo, ha appena aperto una showroom a Milano in via Savona e a dicembre ha inaugurato il primo flagship a New York. Per il futuro punta su Milano, Londra e Parigi. Una vivacità che si riflette anche nello stand più ampio a Pitti Uomo. Alla kermesse fiorentina fa la sua rentrée Add, passata sotto il controllo di un gruppo di manager e investitori italiani e ora pronta con la collezione del new deal dopo un primo assaggio con l’estivo. A guidare il brand, presente come di consueto anche a Milano Moda Uomo, c’è un nuovo management capeggiato dall’a.d. Macodou Fall, che ha richiamato al timone creativo Yossi Cohen, artefice in passato del successo del marchio. Allo stilista il compito di interpretare il capospalla sportivo in un'ottica urban, spingendosi oltre il mondo della piuma. (c.me.)



NEWS

Eleventy non ferma la corsa: fatturato raddoppiato in cinque anni Il marchio accelera nel piano retail negli Emirati Arabi, ma rafforza il legame con l’Italia: durante Pitti Uomo porta alla Rinascente di Firenze la collezione SS2020 e a Milano svela ai buyer la FW2021

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quilibrio, coerenza e innovazione: sono queste le key word alla base delle collezione FW 2020/2021 firmata Eleventy, il marchio 100% made in Italy capace di raddoppiare il fatturato nel giro di cinque anni. Il turnover del brand fondato nel 2007 da Marco Baldassarri, ceo e direttore creativo collezione uomo, insieme a Paolo Zuntini, presidente e creative director della linea donna, è infatti passato dai 14,7 milioni di euro del 2015 ai 28 milioni previsti per il 2019, grazie a tassi di crescita annui a doppia cifra. Un’escalation legata a un business plan che punta sull’ espansione internazionale del retail, ma che non trascura la presenza sul mercato italiano. A dicembre del 2019,

infatti, la label ha aperto due boutique a Dubai, all’interno dei department store Bloomingdale’s e Harvey Nichols. Opening che si sommano ai precedenti di Istanbul, New York e Londra, che portano il network retail di Eleventy a raggiungere

Per Briglia1949 ricavi a +30% e clienti sempre più premium Briglia1949 continua a crescere al ritmo del 30% annuo. Performance che spingono l’azienda specializzata in pantaloni a prendere in considerazione l’ipotesi di un monomarca, ma la priorità restano i 650 clienti multibrand nel mondo, come racconta in questa intervista il direttore creativo Michele Carillo. Come è andato il 2018 per Briglia? Abbiamo registrato un incremento a doppia cifra, pur arrivando da un anno precedente altrettanto positivo. Ma la soddisfazione maggiore è stata l’acquisizione di clienti di grande immagine e reputazione, a testimonianza. Che previsioni avete per quest’anno? Siamo ottimisti: la proiezione per il 2019 stima una crescita del + 30%.

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10 monomarca tra Italia ed estero, oltre agli shop in shop presenti a livello mondiale. La quota export negli ultimi anni è salita e incide attualmente sul fatturato per il 77% grazie a una distribuzione in oltre 30 Paesi compresi Usa, Russia e Far East. Per quest’anno la previsione è di un’ulteriore espansione, sempre contando su una struttura produttiva di 94 micro-imprese basate principalmente tra il Veneto e la Puglia. La crescita del gruppo è accompagnata da una serie di iniziative marketing e commerciali volte ad affermare il marchio Eleventy, che per questa stagione non sarà protagonista solo alla settimana della moda di Milano, dove è in programma nella showroom direzionale di corso Venezia la presentazione della nuova collezione fall-winter 2020/2021, ma anche a Firenze. Al brand, che realizza il 74% delle vendite dal menswear, saranno infatti dedicate, proprio durante Pitti Uomo, quattro vetrine della Rinascente di piazza della Repubblica. «Siamo fieri - ha commentato Baldassarri - di dare visibilità ala collezione SS2020 in un momento della stagione in cui la città diventa cantiere di progetti e confronti per tutta la moda maschile». (c.bo.)

Come sarà la FW 20/21? Il prossimo inverno sarà caratterizzato da tessuti sempre più tecnici ed ecologici. La modellistica, invece, si arricchisce di proposte in cui i volumi morbidi tornano protagonisti. Quali sono i mercati che crescono di più? La nostra più grande soddisfazione è l’incremento graduale ma costante di un mercato difficile come quello giapponese, che rappresenta per noi anche una fonte d’ispirazione. Stesso trend anche per Europa e Nord America, che rappresentano ormai una quota superiore al 30% del business. Qual è il vostro posizionamento prezzo? E il best seller in assoluto? La filosofia dell’azienda è sempre stata quella di proporre un prodotto di lusso a prezzi accessibili, che tradotto in termini

di prezzo finale significa poter offrire dei bei pantaloni tra i 120 euro e i 170 euro. Ma quello che ci interessa di più è la percezione che i nostri prodotti possono suscitare nel consumatore, che sicuramente è molto superiore al prezzo del prodotto. Ci piace immaginare che il best-seller sia sempre quello che stiamo progettando per la stagione successiva. (c.bo.)



NEWS

il menswear Vandom pronto per l’avventura oltreconfine il Figlio d’arte, nato nella famiglia che si cela dietro il successo del womenswear Kocca, Nico Miranda racconta i nuovi progetti del brand, presente a Pitti con una collezione di 100 capi

Il Salotto di Milano: luxury experience, shopping e moda in un unico hub

sartoriale diventa active con i tessuti del mondo outdoor

Vandom: come è nato questo progetto? Tre anni fa abbiamo deciso di lanciare un marchio maschile, con un posizionamento medio-alto, iniziando con il capospalla, per arrivare al total look. Il nome del brand, che fa capo alla startup Mirado, fa riferimento alle iniziali dei componenti del mio nucleo familiare: Domenico, Anna e Andrea, mentre “V” simboleggia il via di una nuova partenza. Che tipo di menswear propone? Si ispira alle tendenze smart casual del mercato, sul crinale tra classico e contemporaneo, tailor made e avantgarde. Il nostro look vuole essere una seconda pelle, in grado di accompagnare l’uomo

moderno durante tutta la giornata, grazie a capi che combinano stile e tecnologia. I tessuti sono infatti high-tech, di derivazione outdoor, per proiettare il formale tradizionale in un ambito più activewear, per il massimo della funzionalità, in linea con le esigenze del business man del terzo millennio. Come vi state muovendo a livello distributivo? Ci siamo collocati nel segmento alto del mercato wholesale, con clienti top come Il Faro, Michi D’Amato, Caldarelli e Cicchitelli, per citarne alcuni. Ora ci stiamo affacciando anche sui mercati internazionali, dialogando con un distributore giapponese e, in Europa, puntando su Spagna e Germania. Cosa vedremo a Pitti? A Firenze portiamo una collezione di circa 100 capi: antipiega, traspiranti, confortevoli ed easy care. Tutti made in Italy. Anzi, made in Naples. (a.t.)

Manuel Ritz nel 2020 fa rotta su Canada e Sud America Manuel Ritz, marchio del Gruppo Paoloni, spinge l’acceleratore sull’estero, dove attualmente realizza il 30% del fatturato (circa 25 milioni di euro). Oltre all’Europa Continentale, storico mercato di riferimento con Paesi in crescita come Germania, Francia e Benelux, il brand si sta focalizzando su Russia e Giappone - approcciati recentemente - e la Cina, dove l’azienda è sbarcata nel 2019 con l’apertura di un monomarca presso il mall K11 a Shanghai. La corsa oltreconfine proseguirà anche nel 2020, con nuove mete come Canada e Sud America. Parola chiave delle strategie di Manuel Ritz continuerà a essere “retail”: dopo l’opening del primo flagship in via Solferino 1 a Milano, altri negozi sono in cantiere in Italia e nel resto d’Europa, anche grazie alla spinta del progetto “Tailoring Modular System”, pensato per corner, soft corner e shop-in-shop. Nuova linfa anche all’e-commerce, che dallo scorso giugno può vantare su una piattaforma completamente rinnovata. (a.t.)

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Il monomarca Manuel Ritz di via Solferino 1 a Milano

Il Salotto di Milano prosegue la sua crescita, con l’obiettivo di offrire una luxury experience completa e interattiva. Dopo il cambio di sede, in corso Venezia 7, il format creato dal co-fondatore Massimo Colautti - punto d’incontro tra arte, moda, gioielli, design, tecnologia e food, su una superficie di mille metri quadrati - fissa nuovi obiettivi per l’anno nuovo. Secondo una logica che vede il luxury declinato a 360 gradi, Il Salotto di Milano (che attualmente accoglie marchi, tra gli altri, come Atelier Angela Bellomo, Lanificio Cerruti e Da Marquet) conta di ospitare mostre e diversi eventi durante il Salone del Mobile e la fashion week, dando la possibilità ai brand made in Italy di presentare le proprie creazioni davanti a buyer internazionali (l’hub meneghino, inoltre, accoglierà una label di Camera Moda per quattro giorni). Novità del Salotto è infatti la scelta di marchi che hanno già pronte intere collezioni prêt-aporter, facendo così dello spazio milanese non solo un punto di incontro, ma una location orientata al business B2B2C. (c.bo.)


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Dopo il rilancio del brand avviato dieci anni fa, gli orizzonti di Pence 1979 si sono ampliati e oggi la collezione, che prima aveva il focus sui pantaloni, identifica un’offerta di total look uomo-donna di gusto contemporary. «In questo arco di tempo - racconta Dora Zecchin, designer e titolare dell’azienda - abbiamo aumentato i volumi e piantato bandierine in 2 nuovi Paesi, che si sono aggiunti ai nostri mercati di riferimento, Italia e Giappone. In parallelo si è esteso il target di riferimento, 1 che oggi abbraccia fasce di età molto ampie, dai 24 ai 54 per l’uomo e dai 30 ai 50 per la donna». Nell’anno che si è appena chiuso Pence 1979 ha trovato una nuova showroom a Milano e ha presentato la prima colab, insieme ai Planet Funk. «Nel 2020 sono in previsione nuove collaborazioni», anticipa Dora Zecchin, che in questo momento sta facendo grandi investimenti sui social e sulla forza commerciale. La label è presente a Pitti Uomo con le proposte per il prossimo inverno: «Come sempre le materie prime fanno da padrone, declinate in una vasta gamma di tipologie - chiarisce Zecchin -. Tra gli item forti spiccano il super zippato punk, il classico in lana con banda laterale borchiata, le T-shirt scarabocchiate e le camicie con foulard a contrasto. Le borchie tornano anche sui denim con effetto pelle e sul cappotto». Il brand è attento ai trend, ma li fa propri: «L’ispirazione viene dai viaggi, dalla musica, dalle culture di tutto il mondo e il consumatore ritrova nei nostri capi lo spirito gipsy metropolitano che ci contraddistingue», sottolinea Zecchin, che per il futuro pensa di affiancare al network di negozi multimarca (200 a oggi), delle vetrine monomarca. Oltre a Pence 1979, l’azienda in provincia di Venezia si occupa anche di consulenze di stile e produzione in conto terzi, forte di una divisione dedicata alla progettazione a al prodotto e di una focalizzata sulla produzione. (c.bo.)

Pence 1979: cresce la brand awareness anche grazie alle colab

Re-Hash firma la prima capsule green e debutta nel retail “There is no planet b” è il nuovo mantra di Re-HasH, marchio made in Italy del settore jeanswear in capo all’azienda F.G. 1936, che scende nell’arena del green con la sua prima capsule collection in chiave sostenibile. Non una proposta una tantum, ma un vero progetto che ispirerà anche il primo monomarca del brand, al via a Torino il prossimo agosto interamente dedicato all’offerta eco-conscious del brand. Un’apertura a cui farà seguito l’opening di un flagship a Milano dedicato a tutta la collezione

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Kangra Cashmere rilancia sull’estero con la showroom di Milano Kangra Cashmere apre l’anno nuovo con un’importante scommessa: il marchio di maglieria specializzato nella lavorazione di fibre pregiate inaugura l’11 gennaio una showroom di 200 metri quadri in via Tortona 9. Lo spazio era precedentemente occupato da uno studio di rappresentanza multimarca, che gestiva il brand sui mercati esteri ed è ora destinato a diventare un punto di riferimento per i buyer nazionali e internazionali. In sintonia con le materie prime nobili utilizzate per la produzione delle collezioni uomo e donna, la showroom milanese interpreta il dna di Kangra Cashmere con atmosfere minimalchic e con la scelta di materiali “puri”, come la pietra Gré dei pavimenti e il legno di rovere delle boiserie. Nel 2020 il marchio ha altri progetti in cantiere, tra cui l’opening di nuovi monomarca nei principali mercati esteri di riferimento e una serie di investimenti destinati a progetti legati alla sostenibilità. Attualmente Kangra Cashmere è insegna di otto monomarca in Italia a Firenze, Bologna, Mantova, Bormio, Ortisei, Courmayeur, Cortina e Bergamo e vanta un portafoglio di 500 clienti, più un centinaio di negozi attivi all’estero, in primis in Russia, Korea e Giappone. (c.bo.)

Re-HasH, in programma per la fine dell’anno. La capsule sotto i riflettori a Pitti Uomo si compone di otto capi declinati in tre modelli, Ruben, Hopper e Mucha, realizzati con tele ecofriendly certificate in cotone organico, cotone, poliestere ed elastam riciclato. Un concept in cui rientrano anche le minuterie come bottoni, rivetti e zip, tutti a basso impatto e realizzati in acciaio inossidabile non galvanizzato, le salpe in cuoio riciclato e le fodere stampate con lavaggi ad acqua. L’azienda teramana, di recente approdata

a Milano in via Morimondo con una showroom direzionale, scommette su un nuovo concept espositivo studiato per dare risalto al brand all’interno del network di negozi e department store italiani e stranieri. Il gruppo, cui fa capo anche l’etichetta C+Plus, ha chiuso il 2018 con un turnover di 25 milioni di euro e conta di archiviare il 2019 a quota 28 milioni. Oltre a Usa e Giappone, si scommette su nuovi mercati, come Medio Oriente, Est Europa e Russia. (c.bo.)


Chorustyle accelera nella moda e sbarca online

Dopo la presentazione della seconda collezione di abbigliamento durante Milano Moda Donna lo scorso giugno, il marchio Chorustyle, ideato dal Cavaliere del Lavoro e imprenditore Domenico Bosatelli, ampia gli orizzonti. Si prepara infatti a sbarcare online con la moda, arricchendo così l’offerta di oggettistica e design già presente sull’e-shop. L’inclusione del segmento fashion nella piattaforma si accompagna a un’intensa strategia retail messa a punto dalla label, che mira a renderla presente capillarmente con negozi monomarca sul territorio italiano ed estero, oltre alla presenza in selezionati multimarca, puntando a una crescita del +60% sui mercati internazionali. Il brand ha recentemente aperto a Bergamo il suo primo flagship store: uno spazio di 250 metri quadri in via XX Settembre, dove abbigliamento, arte e architettura si mischiano e

si influenzano reciprocamente. Per quanto riguarda i progetti futuri lato prodotto, Chorustyle continua ad ampliare le sue due linee di design con protagonisti i gatti Laki e Nikko, mentre per quanto riguarda il segmento moda si prevede il lancio di collezioni e capsule speciali, come il progetto dedicato al running, accompagnate dal potenziamento dei canali distributivi. In parallelo a Chorustyle, Bosatelli – 85 anni - sta dedicando le sue energie anche a Chorus Life, una smart city, o meglio «un centro di aggregazione socioeconomica», pronto entro il 2022 in un’ex area industriale di Bergamo: «Una nuova visione del tessuto sociale - dice l’imprenditore - replicabile in altre città». Bosatelli è l’artefice di Gewiss, realtà da oltre 300 milioni di ricavi e 1.500 dipendenti, specializzata nell’impiantistica elettrica, dall’home & building automation alla gestione intelligente dell’energia, dalla mobilità elettrica all’illuminazione a Led. Il suo motto? «Mai arrendersi ai propri limiti. L’unico limite nella nostra vita siamo noi stessi». (c.bo.)

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NEWS 2

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1. Da luglio 2019 Maela Mandelli è il nuovo ceo di Trussardi 2. Giorgio Di Salvo di United Standardha ideato la collezione FW21

Trussardi, il ritorno a Pitti è il segno di un nuovo inizio

un designer brand ha spiegato Mandelli, che in passato ha lavorato per marchi come Nike, Diesel e per il gruppo Pvh - e cercare di interpretare La maison guarda al futuro l’heritage in maniera con un piano affidato al nuovo fresca, puntando su un ceo Maela Mandelli, che per consumatore 30enne, il prodotto chiama a raccolta che vogliamo far diversi talenti creativi, «le nostre appassionare, più che al nostro prêt-à-porter, Beautiful Minds». La prima a quel prêt-à-vivre collaborazione con Giorgio Di che Nicola Trussardi Salvo è protagonista a Firenze aveva immaginato negli anni Ottanta e di ANDREA BIGOZZI Novanta e che riteniamo ancora incredibilmente attuale. Perché oggi l’esperienza conta opo diverse stagioni, passate per più del prodotto». Il nuovo corso della lo più a sfilare a Milano, Trussardi maison sarà pronto con la collezione torna a Pitti Uomo. Lo storico SS2021, ma anche le collezioni dedicate marchio del Levriero, dal 2019 all’autunno-inverno 2021 porteranno con controllato al 60% dal fondo QuattroR sé la nuova cifra stilistica della casa di (il restante 40% è in mano a Tomaso moda, che sembra non volersi affidare Trussardi) guarda al futuro con un piano a un direttore creativo, preferendo affidato all’amministratore delegato Maela collaborare con talenti sempre diversi per Mandelli. Il ritorno a Firenze, con uno stile e provenienza. «L’idea - prosegue il stand allestito all’interno del Cortile del ceo - è quella di amplificare quanto già Teatrino, segna un vero e proprio punto di accaduto negli ultimi tempi con il progetto svolta che, a livello di prodotto, Trussardi Archive+Now, che ha fatto rileggere il intende affrontare con le “Beautiful nostro archivio a professionisti sempre Minds”. Un percorso di collaborazioni diversi (tra cui Camilla e Giulia Venturini a più livelli con alcuni selezionati oltre appunto a Di Salvo, ndr). Per questo talenti creativi, che gravitano attorno stiamo facendo scouting, in modo da dare al mondo della moda e del lifestyle. Il vita a una squadra di beautiful mind, con primo appuntamento della serie è la cui lavorare a diversi progetti». presentazione della collezione autunnoDietro alla filosofia delle Beautiful Minds, inverno 2020/2021 ideata e realizzata per Mandelli c’è un concetto di «inclusive da Giorgio Di Salvo, direttore creativo di luxury», filo conduttore dell’intero progetto United Standard, uno dei marchi italiani di rilancio del marchio Trussardi, che più innovativi del momento, che fonderà partirà dai mercati italiano ed europeo, il suo stile undergrund con i pezzi iconici per poi passare ad Asia e Stati Uniti. ■ d’archivio. «Dobbiamo tornare a essere

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FRANKIE MORELLO INAUGURA NEL cuore del QUADRILATERO Si trova in via Verri 4 il nuovo monomarca di Frankie Morello a Milano: 280 metri quadri su due piani, con tre vetrine. Uno spazio volutamente incompleto, d’impronta urban, realizzato con frammenti di materiali di scarto dalla ristrutturazione dello spazio preesistente, giocando sui contrasti tra vetro satinato, acciaio, ferro, cemento e legno. Una location che rispecchia la visione di Damir Doma, direttore artistico dalla primavera-estate 2020. Tutto si gioca fra trasparenze e opacità e altenanze di colori: si parte dal bianco e dal giallo per arrivare al nero. A partire da questo mese di gennaio (l’inaugurazione è fissata per il giorno 13) il negozio ospita le collezioni Spring-Summer 2020 uomo e donna, di abbigliamento e accessori. Il marchio Frankie Morello è nell’orbita di Fimm dal 2016, società del gruppo Ludoil, capitanato dalla famiglia Ammaturo. (a.b.)


JW Anderson Alberto Gozzi rilancia sulle il made calzature con Olg in Pistoia in tasca agli americani Dopo essersi aggiudicata il controllo di Versace, Capri Holdings gruppo americano guidato da John D. Idol e a capo anche di griffe come Michael Kors e Jimmy Choo Un modello Michael Kors - torna a fare shopping in Italia, per per la Spring-Summer 2020 la precisione a Pistoia, firmando un accordo per l’acquisizione del produttore di scarpe haut de gamme Alberto Gozzi. Un investimento strategico per la conglomerata Usa, che attraverso il merger si porta in casa l’expertise e l’eccellenza di una manifattura storica, che nel corso degli anni ha realizzato le calzature di molti marchi del lusso. La fabbrica di circa 1.500 metri quadri, attiva sin dal 1974 e gestita dalla famiglia Gozzi, produrrà infatti d’ora in avanti in esclusiva per Capri Holdings, partendo da Jimmy Choo e Versace, mentre la realizzazione delle shoes di Michael Kors si aggiungerà in un secondo momento. Non fa parte invece dell’acquisizione il brand in house di Alberto Gozzi, la cui produzione è in fase di dismissione. (a.t.)

JW Anderson spinge l’acceleratore sull’universo delle calzature e si affida a Olg-Onward Luxury Group, con un contratto di licenza per la produzione e la distribuzione delle sue linee di scarpe. La partnership prende il via con l’autunno-inverno 2020 della linea uomo e con la Pre-fall donna 2020. Grazie alla partnership con Olg, il brand britannico può ampliare le due collezioni. In precedenza, la licenza delle scarpe JW Anderson era stata affidata a Rodolfo Zengarini, anche se finora il marchio è stato famoso principlamente per l’abbigliamento. Negli ultimi tempi Jonathan Anderson, fondatore del marchio (nella foto), ha dimostrato di voler puntare sugli accessori, come dimostra anche la colab di successo lanciata con Converse per le sneaker. (c.me.)

We offer production facilities pieces of women jackets, coats, dresses. Krateks d.d. was founded over 70 years ago and they have about 250 employees.The production facility is highest technologically stand and is among the top 3 in this part of Eu.The CAD system - ASSYST program in technological preparation is used from the facility’s equipment. In the technological process of tailoring of the machine fleet used CutterBullmer table. Machines of well-known and highquality manufacturers such as JUKI, PFAFF, Dürkopp, Brisay, Viet are used in the technological sewing and ironing process which enable fast and high quality workmanship. The production has a 2 Pocket automat, AMF machines etc.

We are open for new partners. Production is possible from March 2020


scenari in progress

lo street È morto, viva le sneaker Quello delle sneaker è un mercato sempre più affollato, variegato, affascinante e non esente da insidie: le piattaforme di reselling impazzano ma devono guardarsi le spalle in uno scenario competitivo, dove il mercato parallelo delle replicas macina adepti. Intanto le griffe sfornano partnership e limited edition per tenere il passo con uno scenario in cui, come sentenzia nientemeno che Virgil Abloh, lo streetwear avrebbe le ore contate. Ma c’è ancora spazio per piccole-grandi crescite, che lavorando su idee fuori dal coro puntano a obiettivi ambiziosi DI ALESSANDRA BIGOTTA

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pere d’arte, automobili, gioielli? Per molti sono altri gli oggetti del desiderio. Si tratta delle sneaker, la cui escalation sembra non arrestarsi nonostante gli anatemi di Virgil Abloh, che rompendo il silenzio degli ultimi mesi ha decretato in una recente intervista: «Lo streetwear è destinato a morire. Quante felpe con cappuccio, quante T-shirt e quante sneaker possiamo ancora avere?». Parole pronunciate a pochi giorni dal lancio della nuova versione delle LV Trainer in edizione limitata, disegnate dallo stesso stilista per Louis Vuitton, e a qualche mese dal terzo round di finanziamenti, pari a 110 milioni di euro, ottenuto da StockX, la piattaforma

i modelli più amati dagli italiani nel 2019

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Adidas Yeezy Boost 350 V2 Cream/Triple White Jordan 1 Retro High Rookie of the Year

Adidas Yeezy Boost 350 V2 Zebra Adidas Yeezy Boost 350 V2 Semi Frozen Yellow

Jordan 1 Retro High Turbo Green

Fonte: StockX

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Le nuove LV Trainer in limited edition di Louis Vuitton, disegnate da Virgil Abloh e in vendita dallo scorso 4 dicembre


DEREK MORRISON/STOCKX

MUST-HAVES FW 2020/2021

veja

95 mld $

è il valore stimato

Moaconcept master of arts

per il mercato globale delle sneaker nel 2025

saiph mizuno 1906 diadora heritage

mbt d.a.t.e.

wushu

6 mld $

varrà nel 2025

il resale market nel settore secondo le stime 2star

baldinini

fabi

la martina

arkistar

«Con le nostre Ipo aggrediamo anche il mercato italiano» In tre anni ha bruciato le tappe e a giugno ha concluso il terzo round di finanziamenti: con la sua formula ispirata alla Borsa, la piattaforma valutata un miliardo di dollari, vola alto e nel futuro c’è sempre più Europa Oltre 10mila transazioni al giorno, 2 milioni di ricavi sempre su base giornaliera e un ceo fresco di nomina, Scott Cutler, che promette di capitalizzare la sua esperienza in eBay Inc., StubHub e di executive vice president della Borsa di New York per far crescere il business n modo esponenziale. Ora StockX, la piattaforma di reselling più importante al mondo in cui vendere e acquistare soprattutto sneaker basandosi sui metodi autentici, trasparenti e anonimi della Borsa, investe anche sul nostro continente: il director Europe Derek Morrison illustra obiettivi e aspettative. Per cominciare, una domanda generale su StockX: come spiega un successo così fulminante in soli tre anni? Con due fattori chiave, la trasparenza della formula e l’autenticazione dei prodotti. Non abbiamo inventato noi lo stock market, ma adottando questo modello siamo riusciti a creare una realtà unica nel suo genere. Siamo cresciuti noi e, in parallelo, anche la sneaker community: il feedback sui consumatori e la customer experience sono centrali per StockX ed è per questo che abbiamo aggiunto nuove lingue alla piattaforma, investendo inoltre sugli Authentication Centre anche nel vostro continente. I falsi sono una spina nel fianco nel settore: quanto sono importanti gli Authentication centre per StockX? Direi che sono fondamentali. Su un migliaio di persone che lavorano per la nostra società, un numero in crescita, circa il 30% è impiegato nelle operation e oltre un centinaio svolge appunto il lavoro di Authenticator, una mansione che praticamente ci siamo inventati noi. In Europa ne abbiamo più di 25, che controllano centinaia di paia di prodotti al giorno. Tutto viene passato al setaccio: la misura, i criteri di confezione, la scatola, persino l’odore. Non si tratta solo di sneaker ma anche di borse,

orologi, streetwear e pezzi da collezione, un segmento quest’ultimo che stiamo sviluppando. Da fine 2018 avete iniziato la scalata all’Europa e a luglio avete lanciato l’app e il sito anche in italiano, il primo adattamento della piattaforma a un Paese non anglofono... L’Italia rappresenta una grande opportunità: ormai con StockX siamo a quota 170 Paesi, con milioni di consumatori che ci seguono e il vostro si distingue per cultura, amore per il design, heritage, senso dello stile e della moda. Stiamo gettando le basi per una customer base forte, anche attraverso offerte esclusive studiate per questa specifica area. Dall’apertura del primo Authentication Centre a Londra, gli utenti attivi mensili italiani sono più che raddoppiati: parliamo di un +84% in soli otto mesi. Non dimentichiamo che il reselling in Italia vale tra i 400 e i 600 milioni di euro l’anno e rappresenta il 10% del totale delle vendite di sneaker nel vostro Paese. Siete nati e cresciuti con l’online. Investirete nel mondo fisico? Lo stiamo già facendo. Abbiamo aperto il primo store a SoHo, New York, un pop up a Londra e non finirà qui. È sempre più importante per noi creare engagement e una delle più recenti iniziative europee è stata una tre giorni a Parigi: non un punto vendita, ma un happening che abbiamo chiamato StockXchange e che è stato una celebrazione della street culture francese. In questo evento abbiamo coinvolto Sarah Andelmann, già direttore creativo di Colette e artefice della società di consulenza Just An Idea, ed è proprio con lei che abbiamo lanciato su StockX a metà dicembre le ultime 30 paia in circolazione delle leggendarie Colette Friends & Family Air Jordan 1: lo scopo della vendita è benefico, sostenere l’organizzazione non-profit Oceana, impegnata a preservare gli oceani. 81


scenari in progress

P448 aprirÀ in brera

statunitense ispirata ai meccanismi della Borsa che ogni sneakerhead non perde di vista. 110 milioni di dollari, tra C'è un negozio in vista a Milano per le luxury sneaker l'altro, era il valore che solo cinque anni fa veniva stimato P448: al momento si conosce solo la location, in per il mercato del reselling nel settore, mentre oggi ci si via Ponte Vetero all'altezza di via Cusani. Intanto proietta verso un 2025 in cui dovrebbe volare a 6 miliardi, il marchio presenta per la Fall-Winter 2020/2021 all'interno di uno sneaker market globale pari a circa 95 mimodelli come la Y.C.S.L., di sapore vintage e dai liardi di dollari, sempre da qui a cinque anni. Tutto pare concontenuti artigianali, e la capsule Re:New, che traddittorio ma forse non lo è: se sneaker devono essere, combina la pelle ricavata dagli scarti di lavorazione sembra dire Abloh, non possono che puntare su contenuti con le fibre sintetiche, riducendo l'impatto ambientale di stile e materiali veramente particolari oppure su una stodell'80% e usando un packaging green. La linea ria, un vissuto e un'unicità, come quelle vintage che impazRecycled Unisex Y.C.S.L. è un ibrido tra la Re:New e zano tra i collezionisti. E mentre StockX deve vedersela con la Y.C.S.L., sempre realizzata con criteri sostenibili. competitor agguerriti, tra cui Goat Group nell'orbita di Foot Locker e Stadium Goods in quella di Farfetch, avanza un mercato parallelo, quello delle scarpe in tutto e per tutto simili alle originali, ma non autentiche: anche in questo caso gli aficionados vanno a caccia di un "valore", per quanto discutibile. Guai a parlare di fake con loro: quelle che vanno a ruba nella “sette da Obama e DiCaprio, vanno in vendita a 95 dollari, ta” di cui fanno parte sono replicas, spesso Amazon lancia un modello quasi uguale a 45 dollari con dollari fatte negli stessi stabilimenti che lavorano la private label 206 Collective ed è subito scontro. «Sono per i colossi del comparto. In risposta a quesimili, ma come la mettiamo con la sostenibilità, in cui sto fenomeno, StockX e gli altri non posnoi investiamo moltissimo?», tuona Joey Zwillinger, cosono che alzare l’asticella della qualità: più fondatore di Allbirds. Le griffe, dal canto loro, non perAuthenticator, professione creata ex novo dono tempo: dall’intesa tra Prada e Adidas alle Jordan È la cifra pagata qualche per garantire che le sneaker vendute siapresentate da Kim Jones a Miami per Dior, passando mese fa dal collezionista no vere e certificate, più collaborazioni con per la love story tra Balmain e Puma e alle già citate canadese Miles Nadal i brand - vedi le “Ipo” di StockX con Nike e LV Trainer di Abloh per Louis Vuitton, tutto è studiato per un paio di Nike Waffle Adidas -, e più attività di engagement rivolte per non perdere il ritmo e l'aggancio con gli appassioRacing Flat Moon del 1972 agli sneakerhead puri, ovviamente inorriditi nati. C’è parecchia confusione ma anche vitalità, nei a un’asta da Sotheby’s. dalle replicas, anche attraverso eventi e negrandi ma anche nei piccoli numeri. In queste pagine Nadal aveva acquistato gozi fisici. Nel frattempo, un brand no logo raccontiamo per esempio la storia di Acbc, start-up altre 99 paia di sneaker che ha fatto il botto in pochi anni, Allbirds, italiana che, grazie alle sue sneaker modulabili, in soli in una vendita privata ha i suoi grattacapi: mentre le sneaker in 18 mesi ha raggiunto i 10 milioni di ricavi e ora è pronuna settimana prima materiali eco-friendly del marchio, amata a lanciare la «scarpa più sostenibile del mondo». ■

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SERGIO MUSTER/SNEAKERNESS

«Vendere non basta, vogliamo fare cultura»

Le sneaker Filipepi Empire, personalizzate da Valentina Arduca, alias Valina

Il fondatore del festival-evento più amato dagli appassionati di sneaker parla di progetti futuri, trend e anche di Italia Sneakerness è diventato in breve tempo il più importante happening nel suo genere in Europa: cosa dobbiamo aspettarci per il 2020? Quando abbiamo cominciato non pensavamo che avremmo raggiunto un tale successo, ma la pazienza e la ricerca di qualità ci hanno premiati. Ora guardiamo avanti: non ci estenderemo in nuove città ma manterremo la presenza a Zurigo, Londra, Amsterdam, Parigi, Colonia, Rotterdam e anche Milano, dove abbiamo avuto successo in occasione della seconda edizione italiana lo scorso ottobre. Quello cui teniamo davvero è focalizzarci anche sull’aspetto culturale del fenomeno sneaker, 82

investendo sulle attività collaterali e potenziando quelle che già stanno andando bene, dai fashion talk all’esposizione di rarità per intenditori. All’appuntamento milanese di ottobre era presente StockX, la piattaforma di reselling che fa impazzire gli sneakerhead, con i suoi Authenticator: l’intesa proseguirà? Sicuramente sì e anzi la partnership è diventata più forte. Ci sono belle novità in cantiere. Su quali progetti vi state concentrando per il mercato italiano? Partiamo da ottime cifre, con oltre 10mila visitatori alla Fabbrica Orobia nel secondo appuntamento.

Lavoriamo su un’ulteriore crescita, nella città che consideriamo il nuovo epicentro della moda, focalizzandoci di più, come dicevo, anche sulle iniziative à côté. Il vostro è un osservatorio speciale sul mondo delle sneaker: quali sono le più ricercate? Il sodalizio tra Off-White e Nike è sempre sulla cresta dell’onda, mentre Adidas Yeezy, pur andando sempre molto forte, risente del fatto di non essere più così “limited” come agli inizi. Perché alla fine la regola è una sola: meno pezzi ci sono in giro, più i collezionisti impazziscono.



scenari in progress

Herno Laminar lancia la sua prima sneaker

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Acbc: è italiana la SCARPA SPORTIVA componibile che piace all’estero

a moda corre veloce, ma il designer Edoardo Iannuzzi e il manager Gio La startup stima ricavi per quasi 10 milioni Giacobbe (da sinistra di euro nel 2019 e 18 milioni entro fine 2020. nella foto) ancora di più. Italiani di nascita ma con Obiettivo: raddoppiare il turnover ogni anno un’expertise maturata nel prossimo quinquennio all’estero, questi due giovani hanno da subito capito che il lavoro, come la vita, è al mondo” - anticipa Gio Giacobbe una gara a chi arriva prima. Da qui è costituita solo con materiale 100% nata Acbc, startup di sneaker che al riciclabile, come ananas e legno». lancio su Kickstarter è diventata virale, L’etichetta ha inoltre in programma ottenendo oltre 50 milioni di view senza collaborazioni con label note nel sponsorizzazioni e 700mila dollari. settore, sulla scia delle partnership Il core business di Acbc infatti è la già messe a segno con Love Moschino produzione, 50% italiana e 50% cinese, ed Emporio Armani, oltre a instaurare di calzature modulabili: sulla suola si rapporti di co-branding con testimonial possono montare “skin” differenti, con di fama internazionale. In aggiunta ai una speciale zip che permette di unire ounti vendita fisici, il primo dei quali le due parti, garantendo resistenza aperto nel 2017 a Shanghai, le vendite all’acqua e robustezza. «In pratica online sono centrali per salire sul podio spiega Gio Giacobbe - con dieci suole e dei consumi. «La nostra piattaforma 100 tomaie si possono fare fino a 1.000 di e-commerce - spiega l’imprenditore combinazioni diverse. Ci leghiamo - prevede un configuratore 3d di al concetto di travel light, viaggiare ultima generazione, che permette ai leggeri, il che permette di immettere clienti una maggiore interazione e nell’ambiente meno CO2 rispetto alle personalizzazione del prodotto, oltre a sneaker sul mercato, con un ciclo una ludo-shopping experience, con la produttivo e un trasporto più snello». possibilità di effettuare il pagamento Interessanti i prezzi, dai 60 ai 120 euro. in modo alternativo». Grazie a una In soli 18 mesi il brand ha toccato il Subscription in perfetto stile Netflix, tetto dei 10 milioni di euro di fatturato infatti, è possibile abbonarsi e ricevere e ora punta a rafforzare la presenza ogni mese una nuova “skin”, da sui mercati globali, facendo leva abbinare alla propria suola. Il brand sull’engagement della sua community Acbc è distribuito attualmente in 25 e su una strategia omnichannel che monomarca: sono in previsione diversi coniuga digitale e fisicità, in modo da opening nei principali mercati di arrivare a 18 milioni di euro nel 2020. riferimento come Giappone, Corea ed Il nuovo anno si apre con una data Emirati Arabi, con una quota export che da segnare in agenda, il 7 gennaio: già oggi per il marchio rappresenta il «Lanceremo la “scarpa più sostenibile 75% del giro d'affari. (c.bo.)

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«Funzionalità oltre all’estetica» è il motto di Herno Laminar, la linea di Herno nata nel 2012 all’insegna dello Urban Sportswear di qualità: una collezione che dall’inverno 2020/2021 si arricchisce della sua prima sneaker, Herno Laminar Assoluto. Una calzatura frutto dell’intesa tra l’azienda capitanata da Claudio Marenzi e un’altra realtà paladina del made in Italy, S.C.A.R.P.A.. Herno Laminar Assoluto è la sintesi fra una trail running e un look pensato per i percorsi metropolitani: anti-vento, impermeabile e traspirante grazie al Gore-Tex, ha una suola in Vibram Megagrip e pesa 320 grammi, con un drop di 6 millimetri. I colori sono bianco, grigio, blu e nero, anche in versione catarifrangente.

Saucony: heritage meets fashion a Pitti uomo

Si intitola Heritage meets fashion il progetto che Saucony Originals presenta a Pitti Uomo 97, il cui fulcro è il lancio di tre modelli, sul mercato mondiale dal 15 maggio 2020, due dei quali amplieranno la famiglia dell’iconica calzatura Jazz, oltre a un pacchetto di 10 nuovi colori per la Triple, la versione più alta della Jazz. Close up, dunque, sulla Jazz Dst, in pelle di primissima qualità unita alla pelle scamosciata, con silhouette di design e intersuola a due volumetrie, mentre la Jazz Hybrid è la sintesi tra il mondo tecnico e il fashion, con intersuola tecnica in Pwrrun pb foam, materiale a elevata ammortizzazione. Ci sono voluti 18 mesi di test per mettere a punto la Endorphin collection: realizzata con la Speedroll Technology, è ideale per i runner più esigenti e pesa solo 220 grammi. Comun denominatore di queste scarpe sono 10 colorway, giocati su quattro tonalità: bianco, nero, vizired e bianco-blu-slime.

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Pitti Immagine Uomo 97 Magazzino 07, Stand 8 teleriazed.com


la filatura italiana fra bilanci e prospettive

sarà l’asia il maggior volano del nostro export

La filatura italiana mette in conto un calo delle esportazioni, ma chi ha saputo puntare su ricerca, qualità, sostenibilità e servizi al cliente archivia un 2019 soddisfacente. E rivolge le maggiori speranze sull’Asia, visto il progressvo interesse per il made in Italy e una moda più responsabile di ELISABETTA FABBRI

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È

stato un anno faticoso ma anche non privo di soddisfazioni per le filature italiane, che si stanno preparando al test di Pitti Filati 86, con le collezioni per la primavera-estate 2021. I dati più recenti elaborati da Confindustria Moda dicono che nei primi sette mesi del 2019 i filati italiani hanno accusato un calo dell’export del 3,9%, a 1,19 miliardi di euro, senza divari eclatanti fra laniero e cotoniero. Cosa che ha provocato un saldo della bilancia commerciale di settore leggermente negativo, nonostante siano diminuite le importazioni (-4,5% a 1,26 miliardi). Il tessile nel suo complesso ha subito una flessione delle esportazioni meno pesante (-1,4%), ma mostra tutta la sua fragilità, se si confronta con il +8,2% dell’abbigliamento. «Nel nostro settore il 2019 non è stato un anno fortunato per tutti, ma a noi ha dato molta soddisfazione - commenta Federico Gualtieri, presidente della fiorentina Filpucci -. A fine 2019 prevediamo un fatturato intorno ai 39milioni di euro, contro i 34 circa dell’anno precedente. Nel complesso siamo contenti di tutti i mercati con cui abbiamo relazioni». «In linea generale siamo

soddisfatti - dichiara Cristiana Cariaggi, consigliere del board della marchigiana Cariaggi -. Chiuderemo a circa 106 milioni di ricavi, dai 101 milioni di un anno fa. Dei 1.300 clienti nel mondo le migliori performance riguardano l’Italia, gli Usa e il Regno Unito». «Abbiamo registrato buone crescite in Francia e Far East. Nel complesso il 2019 si è rivelato sui livelli dell’anno precedente», afferma Fabio Campana, ceo del Lanificio dell’Olivo di Campi Bisenzio. A Valle Mosso (Bi), invece, la Botto Giuseppe ha sperimentato una crescita importante in Giappone. «Intorno al 25%-30%», precisa il ceo Silvio Botto Poala e aggiunge: «Il 2019 non è stato un anno facile - spiega - a causa delle varie tensioni a livello macroeconomico, ma i mercati più importanti hanno mantenuto un fatturato in linea con il 2018». «Tutte le aree di riferimento sono risultate soddisfacenti - ribatte Lincoln Germanetti ceo di Tollegno Holding -. Questo anche per effetto della capacità dell’azienda di essere rapida e reattiva nel far fronte ai cambiamenti in atto nel mondo del tessile. Inoltre, poter contare su una quota di export importante ha rappresentato un valore aggiunto non secondario».

l’export di filati a sette mesi

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-3,9%

1. I filati Special Bright di Lanificio dell’Olivo 2. Un interno alla Botto Giuseppe di Valle Mosso (Bi)

su base annua

Se proprio vogliamo parlare di delusioni, c’è chi chiama in causa il contesto economico italiano e tedesco e chi parla di aspettative disattese relativamente al Nord Europa, attento alla sostenibilità più in teoria che nei fatti, probabilmente per via del prezzo, strettamente connesso alla qualità del prodotto. Per quanto riguarda il sentiment sul 2020, prevale la sensazione che, quanto meno, si riusciranno a mantenere le quote di mercato conquistate con le ultime stagioni. «Prevedere cosa succederà è difficile - dice Cristiana Cariaggi - ma in base agli ordini che ci arrivano presumiamo una situazione di stabilità, con l’auspicio di migliorare le performance del 2019». «Il mercato italiano - ipotizza Silvio Botto Poala - sicuramente soffrirà della situazione economica

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Ph. Davide Maestri

filatura italiana

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commerciali, con possibili giri di vite sui dazi, nonché l’instabilità politica in Italia e su alcune piazze estere di riferimento. A Pitti Filati le filature giocano la carta dell’innovazione a tutto tondo. Botto Giuseppe propone la lana merino superfine mulesing free e l’extrafine abbinate alla seta, oltre al cashmere pettinato e al lino. La palette di colori spazia dall’azzurro al nude fino al nocciola e al cacao, con protagonisti i mélange. 1 Lanificio dell’Olivo opta per le varianti del mondiale, con il rallentamento previsto in blu (acqua, navy e china) ma scommette Cina e Stati Uniti e la scarsa crescita in pure su giallo, rosso, fuxia, verde mela e Europa, ma ci si difenderà grazie al made arancio. Nell’uso dei colori e nelle trame in Italy e a una produzione innovativa, acsi ispira ai giochi digitali con la linea Lecattivante, con un vantaggio in termini di sOxyde, che impiega viscosa, poliestere e sostenibilità e tracciabilità rispetto alla cotone riciclato. Ma sono presenti anche concorrenza estera». cotoni biologici, talvolta con l’aggiunta di Ma quali Paesi clienti potrebbero acquipoliesteri riciclati, come pure il lino biolostare di più? «Abbiamo investito molto in gico dai colori caldi: dal legno vibrante al Asia - spiega Silvio Botto Poala - e penso violaceo all’arancio e alla terracotta interche Corea, Giappone e Cina potranno dare rotti dal grigio, rosa chiaro e nocciola. Spedei buon risultati. La Repubblica Popolacial Bright, invece, presenta colori quasi re, in particolare, sta via via passando da extra-terreni, con le viscose dalle superfici un prodotto classico a uno più di ricerca iridescenti e fluide. Per l’estate 2021 Cae di qualità, di cui potrebbe beneficiare riaggi punta sul comfort e sulle tinte natuil made in Italy». Botto Poala elenca tra i rali. Tra le new entry spiccano due tonalità mercati interessanti anche India, Russia di rosa delicato, ottenute grazie alla robe Sud America: «Non oggi ma nel giro di bia, dalle cui radici, raccolte in autunno, si quattro-cinque anni». «Il fatto che estrae un coloall’estero contino sempre di più i rante rosso. La russia, india servizi, dopo la qualità, la ricerca gradazione è ine la sostenibilità - afferma Crie sud america stiana Cariaggi - dovrebbe dare potrebbero 4 impulso alle nostre esportazioni, diventare che attualmente rappresentano il mercati 40% del fatturato totale. La Cina interessanti è il Paese dove intravediamo più nel giro potenziale, visto l’interesse verso il made in Italy e la sostenibilità». di quattro Da Tollegno contano sull’appoccio o cinque anni green per raggiungere obiettivi di internazionalizzazione «sempre più ambiziosi» mentre al Lanificio dell’Olivo prevedono una risposta positiva dal Far East comepure da Europa e Stati Uniti. Tra i fattori di maggiore preoccupazione gli imprenditori tessili indicano l’aumento dei prezzi delle materie prime (anche se non sono attesi forti incrementi), le tensioni

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1. Il lino mélange nella collezione Nilo di Botto Giuseppe 2. Un nuovo rosa proposto da Cariaggi, ottenuto dalla radice della robbia 3. Una proposta Filpucci in lino riciclato preconsumer e cotone bio 4. La linea Woolcot di Tollegno 1900 in versione mélange e sfumata

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fluenzata dal tipo di terreno di coltivazione: scarlatto se la terrà è ricca di humus e carbonato di calcio, mattone se invece è argillosa. Tollegno 1900 ha declinato il blu nelle sue molteplici varianti, dagli azzurri ai toni polvere, dai celeste fino a navy. Nell’alto di gamma propone lane merino ultrafini, mentre la linea performance Harmony 4.0 evolve in Harmony 4.0 Silk: performante e con l’appeal della seta, al contatto con la pelle. La versione Bright Wool presenta effetti metallici con l’inserimento di un filo trasparente, che una volta tinto anima il colore di fondo. I fili naturali della linea Woolcot, invece, si ripresentano in versione mélange. Filpucci punta tutto sulla sostenibilità. «La richiesta di materiali sostenibili - spiega Federico Gualtieri - è arrivata prima dall’élite di produttori fashion della maglia, in testa il mercato statunitense, da tempo sensibile al tema. Hanno subito capito il nostro filo rivoluzionario Ninetyfive, che dà una seconda vita al cashmere. Ora la richiesta sta lievitando sensibilmente a livello internazionale». Tra gli altri materiali che si stanno affermando Gualtieri segnala i lini, i cotoni organici e le viscose. ■


foto: massimo-mancini.com

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textile news 1

Ph. AKAstudio - collective

1. La scorsa edizione di Pitti Filati 2. Una bandiera dello Spazio Ricerca 3. Le tendenze a Filo 52 4. Uno scatto allo scorso Texcare International

FILO CRESCE E CAMBIA SEDE PER LA 53ESIMA EDIZIONE

Non più il Palazzo delle Stelline bensì il Mi-Co: è questa la sede per la 53esima edizione di Filo, la rassegna dedicata alle fibre e ai filati in programma a Milano il 27 e il 28 febbraio 2020. La scelta di migrare dalla storica location al nuovo centro di via Gattamelata 5 è dovuta all’incremento di espositori e visitatori. «Grazie alla funzionalità degli spazi, abbiamo intenzione di ripensare l’Area Tendenze suddividendola in tre macro settori, in modo da valorizzare di più le proposte - anticipa Paolo Monfermoso, responsabile della fiera -. Abbiamo anche due importanti novità: l’hub sostenibile FiloFlow e uno spazio su tessuti a maglia e passamaneria». In programma anche l’ampliamento di Filolounge e l’aggiunta di zone per il networking e il relax, oltre a ristorante e caffetteria. «L’obiettivo - spiega Monfermoso - è quello di portare il salone a essere un punto di riferimento per gli operatori del settore tessile, incoraggiandoli alla sperimentazione e alla ricerca di nuove fibre». Filo continua inoltre le collaborazioni con Ice-Agenzia, Sistema Moda Italia e Milano Unica, con i quali la fiera mira a rafforzare la filiera tessile italiana attraverso nuove proposte e studi di nuove tecniche produttive perché, come ha concluso Monfermoso, «la veste del salone è nuova ma i punti fermi resteranno sempre la ricerca e la qualità dei filati». c.bo.

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PITTI FILATI FRA TREND, CUSTOMIZZAZIONE E SOSTENIBILITà Arrivato alla 86esima edizione, Pitti Filati amplia lo spazio dedicato alla sostenibilità, pensa alla customizzazione per il mondo luxury e supporta i giovani creativi della maglieria con un fashion show

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a texcare international 2020 la cura del tessile è smart A Francoforte sul Meno torna Texcare International, il salone di Messe Frankfurt dedicato alle innovazioni per l’ottimizzazione dei processi nel campo della cura dei tessili. Dal 20 al 24 giugno i padiglioni 8 e 9 della fiera ospiteranno nuove macchine, sistemi e accessori per la tessitura, la tintura e il finissaggio ma anche detergenti per il lavaggio a acqua e per il trattamento a secco, biancheria da tavola e per la casa, abbigliamento professionale, nonché soluzioni informatiche e logistiche. Dopo l’edizione del 2016, in questa nuova rassegna si assiste a un’evoluzione nella cura dei prodotti tessili: dalle soluzioni digitali a quelle smart. Videocamere 3D, chip Rfid, robot e intelligenza artificiale saranno in primo piano, nell’ottica di arrivare a realizzare lavaggi completamente automatizzati. Sono inoltre presenti soluzioni per un’attività sostenibile e parte di un’economia circolare. Per ampliare le conoscenze in materia sono in programma anche un Texcare Forum e un World Textile Services Congress. e.f. 4 Ph. Messe Frankfurt Exhibition/Jens Liebchen

È la bandiera il tema principale dell’edizione numero 86 di Pitti Filati, in agenda dal 22 al 24 Gennaio in Fortezza da Basso. Lo Spazio Ricerca ne ospiterà oltre un centinaio: una per ogni realtà espositiva che appartiene a quelle che gli ideatori di Pitti Immagine chiamano le Nazioni Unite del Filato. Saranno disposte seguendo sei temi che rispecchiano altrettanti aspetti visivi dei fili dedicati alla primavera-estate 2021: Orient, Wave, Twinning, Araldica, The Moon and The Stairs e Ong. Legato a quest’area arriva alla terza edizione il progetto firmato da Angelo Figus CustomEasy. Si tratta di un concept di customizzazione applicata al mondo luxury, all’interno del quale i diversi player del salone fiorentino danno vita in sinergia a una collezione unica di maglieria, simbolo di vera integrazione di filiera. I filati di punta vengono smacchinati dai maglifici di KnitClub e trattati dallo specialista del settore Maurizio Brocchetto di Intex. Inoltre, sotto la direzione creativa di Figus, torna Sustainable. Partito in giugno, lo spazio dedicato alla sostenibilità e alle sue molteplici sfaccettature sta crescendo, a conferma del fatto che eccellenza e rispetto dell’ecosistema si muovono in tandem. Tra gli highlight di questa edizione c’è pure una sfilata, in programma il 22 gennaio, negli spazi della Sala della Ronda. On stage i modelli in maglia degli studenti del master in Maglieria, Creative Knitwear Design di Accademia Costume & Moda, insieme a quelli dei vincitori degli Industry Projects realizzati in collaborazione con realtà del calibro di Diesel Brave Kid, Roberto Collina, Missoni, Max Mara Fashion Group e K-Way. e.f.


TEN-C for

I MODELLI DI PUNTA DA ULTIMA FRONTIERA ECCO TUTTI GLI SVILUPPI FUTURISTICI DEL GUARDAROBA INVERNALE TEN C, TRA INIEZIONI DIRETTE, SALDATURE, ULTRASUONI E LAMINE METALLICHE, CHE COSTITUISCONO IL LATO SCIENTIFICO DI CAPI COUTURE PERSONALIZZABILI E SOVRAPPONIBILI Siete più per il parka, il rain coat o l’anorak? Nel dubbio, lasciate che sia Ten C a portarvi verso l’una o l’altra direzione con i nuovi modelli autunno-inverno 2020/21, che si uniscono ai capi iconici in jersey OJJ made in Japan, per ribadire quell’armonia stilistica tra innovazione e couture tipica del brand. La sfida è a prova d’intemperie. Si parte dalle proposte in tessuto OJJ tinto in capo, con tre novità personalizzabili: Sniper Parka, Rain Coat e Thunderstorm Parka, da abbinare liberamente a una vasta gamma di interni staccabili. Gli ultimissimi sono i montoni bianco naturale o aviator, che possono essere indossati anche come capispalla indipendenti. Da qui si passa a due nuove soluzioni in OJJ con imbottitura in piuma, il Tone Anorak e il Knot Parka, sottoposti

a trattamenti impermeabilizzanti, per arrivare ai supertecnici Parka, il Rain Coat e l’Anorak, che meritano una descrizione più dettagliata. Si tratta infatti di capi realizzati in OJJ tinto in pezza Thermo Welded, una particolare tecnica di lavorazione a ultrasuoni che non prevede cuciture visibili, ma saldature di tessuto a loro volta termoadesivate. E se avete un debole per la pelle scamosciata, ma la coscienza green prende il sopravvento, ecco il parka in Ultra Suede, un tessuto di microfibra a spessore 1,7 millimetri, che simula il camoscio, da sovrapporre come un morbido guscio a tutti gli interni proposti dal guardaroba Ten C, anche quelli che eventualmente avete già collezionato negli anni e considerate gli evergreen del vostro guardaroba invernale. Ugualmente

in primo piano i modelli in nylon Tactel, opaco e dalla mano cotoniera, reinterpretati questa stagione dal Survival Down Jacket e il Mountain Rescue Down Parka. E poi ci sono il Mustagh Down Jacket e il Karakorum Down Jacket, gli anti freddo d’alta quota, realizzati con un nuovo tessuto di matrice militare, il Military RipStop, 100% nylon, particolarmente resistenti agli strappi. Rivisitati anche i Ten C Mid Layer, con un nuovo materiale tinto in capo, il Silver Nylon, rivestito internamente da una speciale lamina metallica. Completano come sempre la collezione le felpe simbolo taglio Guernsey in 100% cotone. Ten C, acrostico che sta per “The emperor’s new clothes”, fa capo a FGF Industry, la vicentina guidata dal designer-imprenditore Enzo Fusco e famiglia.

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FOCUS JEANSWEAR

IL DENIM SEMPRE IN FORTE CRESCITA FINO AL 2025

Nel mondo ogni 60 secondi si vendono in media 60 paia di jeans. Con una statistica simile Denim Première Vision non può che guardare con rilassatezza all'anno appena iniziato e durante il quale il salone farà tappa a Milano (10 e 11 giugno a Superstudio Più, con la sua nuova formula itinerante, che lo ha portato a chiudere il 2019 a Londra. Secondo le stime di Grand View Research, il comparto del denim ha raggiunto un valore globale di 64,62 miliardi di dollari, ma continuerà a correre fino al 2025 con un tasso annuo di crescita composito del 6,81%. A sostenere il turnover l'upgrading del target di riferimento a livello globale e l'aumento del potere di spesa.

PER BOSSA IL VERDE...È IL NUOVO BLUE Influenze culturali che diventano tendenze: è quello che realizza questa realtà turca, allineandosi alle domande del mercato e alla richiesta dei consumatori con prodotti 100% sostenibili. Per la stagione autunno-inverno 2020/2021 ha lanciato un nuovo concept Bossa Future Denim e diviso la collezione in 5 gruppi. Heritage si ispira al denim delle vecchie scuole, perciò al tessuto vintage più autentico. Greyland sarà la nuova alternativa del colore blu nei toni del grigio, dal decolorato nero al grigio pallido, quasi bianco. Glam Stars si attiene ai celebri anni’90 inno di femminilità e seduzione, per look da “top model” con un approccio tecnologicamente più moderno. Summer soft per una vestibilità easy con nuove fibre e finiture. Purple Shine è una palette di colori che vanno dal viola al rosa profondo e sbiadito per trasmettere calde vibrazioni rilassanti.

L’INSUPERABILE TRASFORMISTA DI ALBERTO CORRADO

ELLETI GROUP: I PIONIERI DEL LAVAGGIO Nata nei primi anni ’80 come piccola lavanderia industriale, Elleti si afferma fin da subito come il polo di reinvenzione dei trattamenti sul jeans, diventando un punto di riferimento per brand italiani ed internazionali. Modello di punta dell’azienda resta la linea Earthkeepers rappresenta l’unione dei trattamenti che amplia il vocabolario estetico del marchio e del consumatore sviluppando al contempo tecnologie che riducono l’impatto ambientale in termini di consumo di acqua, elettricità e prodotti chimici.

GAS A PITTI UOMO CON IL SUO INDIGO RACING CLUB L’autenticità del denim incontra la velocità del moto-racing nel progetto Indigo Racing Club, che sarà presentato alla 97esima edizione di Pitti Immagine Uomo. Grafiche all over e termonastrature tracciano linee come se fossero confini e strade da percorrere in sella di una moto.

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CON ARMALITH LA TRAMA BLU SI FA PIÙ DURA DELL'ACCIAIO La tecnologia aerospaziale si è trasferita ad uso civile in un denim più resistente al mondo. Armalith è l’unico materiale brevettato che associa il comfort del cotone (66%) alla resistenza del Polietilene ad alto peso molecolare (UHMWPE - 34%) e che è quindi in grado di assicurare leggerezza, idrofilia, aerazione, lavabilità, unitamente ad un'inedita resistenza alle abrasioni, agli strappi ed alle lacerazioni.

HAND PICKED TRASFORMA LE MELE IN 5 TASCHE Hand Picked si distingue per l’impegno nella ricerca di un prodotto sempre più green-friendly. In particolare all’interno della neo-tech nature ha sviluppato un pacchetto eco di 5 tasche in denim che si caratterizza per l’utilizzo di tessuti, lavaggi e accessori sostenibili e per l’etichetta Appleskin, in ecopelle, ottenuta dagli scarti delle mele che vengono essiccate, polverizzate e poi compattate.

RICHARD J. BROWN E L'ELOGIO DEL TESSUTO Fin dalla sua nascita il brand Richard J. Brown si è affermato come un fenomeno di costume incontrando e fondendosi con il talento, la maestria e l’abilità sartoriale. Un successo strettamente legato alla figura di Christian Rossi, grande intenditore del mercato e dei trend internazionali, tanto da essere definito il maestro del denim sartoriale. Alcuni suoi prodotti sono diventati oggetti quotidiani nel guardaroba maschile. Per la AI 2020 /2021 oltre ai tradizionali jeans iconici sono introdotti nuovi capi con tessuti performanti, dotati di grande elasticità e di una memoria intelligente che li rende capaci di essere estremamente confortevoli e di mantenere la propria forma dopo qualsiasi attività e per tutta la giornata, in una palette colori che si ispira alla bellezza della natura.

JACOB COHËN: IL JEANS PIÙ LUSSUOSO È ECO-FRIENDLY Capisaldi della filosofia di Jacob Cohën continua ad essere la sartorialità made in Italy, una vestibilità perfetta grazie anche ai materiali pregiati quali l’originale denim giapponese Kurabo e i tessuti di eccellenza italiana. Una scelta a cui si aggiunge il bio-cotton impiegato su sei fit e sviluppato in trattamenti eco-friendly come quelli al laser e ozono, che garantiscono un minor utilizzo di chimica, energia e acqua (circa il 50/60% in meno).

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BEAUTY BUSINESs

Di ANNALISA BETTi

toglietemi tutto ma non il mio beauty Alla cura di sé l’uomo non rinuncia: in pole position nei consumi ci sono profumi e prodotti per il corpo. In crescita quelli per lo styling di barba e capelli

S

tiamo assistendo a una nuova tendenza, soprattutto tra i giovani: la volontà di affermare, anche con forza, ciò che sentono di essere. Questo implica due conseguenze immediate: la scomparsa degli stereotipi, dei modelli che i media propongono (e spesso impongono), e la ricerca individuale di strumenti e modalità che facciano emergere la personalità e il carattere, traducendoli in tratti dell’aspetto esteriore. Come approfondisce l’agenzia di trend Beautystreams, non esistono più confini creati da tradizioni, modelli o generi. Soprattutto tra i giovani, ovvero Millennials e Gen Z, c’è un forte desiderio di diversità e individualità. Alla luce di questo, possiamo comprendere il fatto che ciò che il giovane consumatore cerca e acquista sono soprattutto prodotti per cura e styling di barba e capelli, nonché profumi. Molti profumi. Per essere certo di avere un taglio ad personam, non bada a spese e si affida alle mani e all’expertise dei barbieri 2.0, che si avvalgono di strumenti high tech e sono costantemente aggiornati in fatto di tendenze e di come si possono adattare a lineamenti, richieste e capricci di ognuno. Per chi ama i look decisi, giusto per fare un esempio, il taglio Executive Contour di Bullfrog - barbershop nato a Milano nel 2013 con l’intento di diventare un punto di riferimento per i cultori di barba e capelli - unisce eleganza e audacia: la parte superiore dei capelli viene lasciata più lunga mentre i lati 1. Il nuovo packaging del e la nuca vengono sfumati. Per quanto riguarda marchio italiano Proraso le formule per il grooming, ce ne sono per ogni 2. Un’immagine di Bullfrog, barbershop nato target e budget: da riscoprire, il marchio italiano a Milano nel 2013 con Proraso, che ha recentemente rinnovato il pack 1 l’intento di diventare un di tutte le linee, rendendolo più contemporaneo punto di riferimento per i e appealing. Oppure, per concedersi un cultori del grooming momento di puro piacere multisensoriale, la nuova linea luxury Barbiere di Acqua di Parma, caratterizzata dalle note fresche e luminose di Colonia, fragranza icona del brand. Il mercato, come ha sottolineato Beautystreams, ha dunque prontamente risposto alla crescente domanda di formule ad hoc per la pelle maschile, anche giovane e non soltanto matura, abbinandole a un packaging più accattivante, colorato ed emozionale. A proposito di profumi, i giovani stanno riscoprendo, a sorpresa, le note classiche, quelle che appartengono alla tradizione della profumeria. Non deve dunque stupire se nelle piramidi olfattive delle creazioni più recenti non si trovi nulla di insolito, ma ci sia, al contrario, una prevalenza di elementi naturali, vegetali e aromatici. ■ 96

BED JW FORD 2

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Skincare: cosa vogliono gli uomini Un recente sondaggio, realizzato dal marchio di cosmesi maschile made in Uk Bulldog, traccia i comportamenti e le aspettative dei giovani consumatori italiani in ambito skincare, per capire cosa cercano gli uomini nei prodotti per la cura della pelle e della barba e quanto tempo trascorrono ogni giorno nella beauty routine del viso, intervistando un campione di 1.000 persone tra i 18 e i 45 anni. Dati che confermano l’intuizione originale del brand, in linea con le considerazioni sulle nuove generazioni del fondatore Simon Duffy, che racconta: «Con i Millennial e i giovani della Generazione Z è scattata una nuova predisposizione a prendersi cura di sé e a dedicarsi, in particolare, al viso e al look. Avere un aspetto curato è diventato un driver che guida il rispetto e l’accettazione sociale». In questo contesto, trova spazio la proposta del marchio Bulldog, con prodotti dedicati alla cura della barba, alla pulizia e all’idratazione del viso (Linea Original) con Aloe Vera, Camelina e Tè Verde e una crema viso della linea Anti Age, pensata per le pelli mature e realizzata con un complesso antiossidante naturale di Rosmarino, Echinacea e Vitamina E. Tutti i flaconi sono stati realizzati utilizzando almeno il 50% di plastica derivante dalla canna da zucchero, dunque una risorsa rinnovabile, coltivata responsabilmente in Brasile.

IN PILLOLE G La cura dell’aspetto fisico ricopre un ruolo molto importante per gli uomini italiani.Lo dichiara quasi il 40% degli intervistati G Il tempo medio dedicato all’aspetto fisico è di ben 30 minuti (escludendo il tempo riservato alla doccia) G Oltre il 50% degli intervistati utilizza prodotti specifici per la barba

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G Ben l’81% usa prodotti rigorosamente maschili che compra da solo, soprattutto nei supermercati G La naturalità delle formulazioni e la sostenibilità del packaging si confermano elementi chiave nel guidare le scelte d’acquisto di prodotti beauty

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1. Johnny Depp nella campagna Dior Sauvage 2. K Dolce&Gabbana 3. The Scent Absolute for Him di Boss 4. For Him Bleu Noir di Narciso Rodriguez 5. Sharisme Insensé di Rancé 1795 5

Consumi maschili i profumi in pole position 19,3% IGiENE CORPO 18,6% PROFUMERIA ALCOLICA

CAPELLI E CUOIO CAPELLUTO PRODOTTI PER IL CORPO

15,3%

14,6%

14,4% PRODOTTI PER IL VISO 8,8% IGiENE BOCCA

PRODOTTI LINEA MASCHILE CONFEZIONI REGALO

6,6%

2,3%

Fonte: Beauty Report 2019 di Cosmetica Italia

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IL NUOVO

FASHION INTERNATIONAL Rafforza la tua notorietà internazionale rendendo visibile il tuo brand a un’audience globale grazie al nostro nuovo Fashion International, il numero completamente in Inglese letto da più di 10.000 buyer internazionali oltre ai nostri stimati lettori di lunga data.

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JEWELRY BUSINESS

L'ELOGIO DELLA ARTIGIANALITÀ DI ALBERTO CORRADO

PER DARIO SCAPITA DESIGN IL NUOVO LUSSO È MINIMAL

NUOVO FORMAT PER HOMI A FEBBRAIO

Emanuele Guido direttore Homi Fashion&Jewels

ITALIAN FASHION&BIJOUX MARKET

3,4 MLD. E L'EXPORT DEL SETTORE NEL 2018

+L'AUMENTO 4,4%

MEDIO ANNUO PREVISTO PER L'EXPORT DAL 2019 AL 2022 Fonte: Sistema Informativo Ulisse

Homi Fashion&Jewels, la fiera dedicata all’universo accessory, cambia le date a inizio 2020, collocandosi dal 15 al 18 febbraio presso Fieramilano e sviluppando nuovi percorsi di visita, che rispondono alle molteplici e specifiche esigenze dei visitatori nazionali e internazionali. «È una manifestazione che si sta qualificando come vetrina privilegiata del segmento di riferimento, anche grazie al nuovo format che proporremmo proprio da febbraio e alle molteplici attività messe in campo per rispondere sempre meglio alle esigenze degli espositori - afferma Emanuele Guido, direttore della manifestazione -. Tra queste, fondamentale, lo scouting volto a identificare e selezionare buyer e visitatori di alto profilo, provenienti dai mercati di tutto il mondo e attenti a ricerca e innovazione, in target con le richieste dei brand presenti». Un’evoluzione confermata e rafforzata dai ricavi export del settore fashion&bijoux nel 2018, arrivati a 3,4 miliardi di euro, con un +3,3% medio annuo in euro nel periodo 2009-2018 e una previsione del +4.4% medio annuo dal 2019 al 2022.

La natura, l’arte, l’architettura e il design sono alcune delle fonti di ispirazione per le creazioni firmate Dario Scapita Design. Dario ha vissuto a contatto con l’oreficeria e la gioielleria fin da piccolo, quando abitava a Valenza, città dove ha studiato design del gioiello e dove tutti i componenti della sua famiglia lavorano nel settore orafo. Si è anche dedicato allo studio di scenografia e interior design presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, e infine è approdato in Olanda. Le sue creazioni sono un dedalo di linee che hanno forme minimal, così come i materiali impiegati - smalto e argento -, realizzate in collaborazione con aziende leader del settore, che utilizzano stampanti 3D ad alta definizione per gestire lavorazioni traforate o connesse con parti mobili, come le catene. Puri ornamenti per vestire il corpo.

IL MATCH MAKING FIRMATO AYALA BAR Dopo trascorsi nel mondo della moda, la designer Ayala Bar ha scelto dagli anni Novanta di concentrare la propria creatività sul design del gioiello. L’innata capacità del suo occhio di osservare e cogliere i particolari e i minimi dettagli, sommata alla passione per i materiali più svariati: dal gesso al legno, dai metalli ai tessuti, dalle perline a qualsiasi reperto trovato nei suoi innumerevoli viaggi. Materiali che le permettono di creare manufatti d’arte che costudiscono il segreto di una femminilità vitale e sofisticata.

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NOSHI: SOLIDITÀ E FLUIDITÀ, DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA La designer pugliese Elisabetta Colelli ha scelto il nome più antico e primordiale dell’origami per la genesi del proprio brand Noshi. I suoi gioielli appaiono come forme solide e geometriche, ma solo all’apparenza, potendo essere modificati da chi li indossa grazie alla loro plasmabilità. L’ottone, l’onice, l’ematite e la lava, rimodellati secondo forme femminili di ricerca, confluiscono armonicamente in forme d’arte che ricordano il design di Ettore Sottsass e Carlo Scarpa, o il modernismo delle Bauhaus.

LUCE, MATERIA E BELLEZZA: LE TRE REGOLE DI ELEONORA GHILARDI LA SAPIENZA STILISTICA DI AMLÉ Un fiore all’occhiello del Sud, più precisamente a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, è il brand Amlé che parla una lingua contemporanea, reinterpretando tutti gli elementi che hanno sempre fatto parte della tradizione artigianale campana. Così oggi tamburelli in miniatura dipinti a mano, teste in terracotta, fruttini in cera, ex voto ricavati da autentici stampi borbonici ancora tutti rifilati a mano, diventano creazioni unite a coralli grezzi del mediterraneo, perle barocche e pietre semipreziose per far si, che da ogni pezzo nasca un vero gioiello, ma soprattutto un’opera d’arte.

I suoi gioielli sono presenti in collezioni private italiane e straniere e selezionati per importanti mostre nel mondo. La creatività di Eleonora Ghilardi trova la massima espressione nella modellazione della porcellana, che tinge e plasma in forme plastiche. Nel 2012 ha creato EG Eleonora Ghilardi Ceramics & Jewels. Proposte che spaziano dai complementi d'arredo a installazioni, sculture e tutto quanto riguarda l'home decor, fino a collezioni di gioielli che hanno sempre un filo conduttore, raccontare chi siamo.

LUNANTE RISCOPRE GLI ARCHETIPI DEL MANUFATTO Fondato nel 2018 dall’architetto Paolo Gambarelli, Lunante nasce dalla necessità e volontà di esplorare l’arte del manufatto come vera dimensione archetipica del fare. Il nome Lunante indica una prospettiva diversa e un nuovo modo di lavorare, con la curiosità per la ricerca di materiali inediti e forme espressive, al di fuori dei percorsi ordinari nel mondo della gioielleria contemporanea, in nome di una vera arte da indossare.

CON ENTROPIA LA GOMMA INCONTRA LE GEMME Fin dal debutto, avvenuto nel 2014, della prima collezione di Entropia e dopo aver aperto nello stesso anno una showroom nella via principale di San Felice Circeo, in provincia di Latina, Georgia Mocali e Maria Laura Ambrogi hanno catturato l’attenzione dello star system della moda. I materiali come il pvc morbido e le pietre dure diventano gioielli di design fatti a mano, che portano con sé la storia di chi li indossa.

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97° PITTI UOMO 0 7. 0 1 . - 1 0 . 0 1 . 2 0 2 0 PADIGLIONE CENTR ALE S TA N D A /10 B /19

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CHARGEURS for

NO MATTER WHERE, NO MATTER WHEN, NO MATTER HOW OVUNQUE, SEMPRE E IN OGNI MODO. NON È UNO SLOGAN, MA L’ESSENZA DI CHARGEURS, STORICO PRODUTTORE FRANCESE DI INTERFODERE, CHE AFFIANCA I BRAND DELLA MODA IN TUTTO IL MONDO, GARANTENDO LO STESSO LIVELLO DI SERVIZIO AD OGNI LATITUDINE E PRODOTTI IN COSTANTE EVOLUZIONE NEL RISPETTO DELLE NORME SOCIO-AMBIENTALI

300 milioni di metri di interfodere all’anno. 1.600 marchi serviti. 28 filiali e una capillare diffusione di stabilimenti, uffici commerciali, hub di ricerca e sviluppo in oltre 90 Paesi. Basterebbero questi numeri per definire la vocazione global di Chargeurs PCC Fashion Technologies, ma esiste anche una sacra formula aziendale per rafforzare il concetto: “No matter where, no matter when, no matter how”, una dichiarazione di universalità, poiché la sfida è mettere a disposizione dei brand internazionali competenze di alta tecnologia in tutto il mondo, superando le barriere dei fusi orari per essere sempre disponibili con servizi personalizzati e soluzioni di prodotto costantemente al passo con le mutevoli esigenze del fashion. Settore che il Gruppo francese affianca da più di cento anni, curandone “l’anima”, con quelle che il linguaggio tecnico chiama interfodere, ovvero soluzioni funzionali poste tra il capo e la sua fodera e altri componenti strutturali, fondamentali per il sostegno, il mantenimento della forma, la valorizzazione dei volumi e l’isolamento dagli agenti atmosferici. Le produzioni, dall’eticità certificata, convogliano il know–how aziendale in marchi differenti, ciascuno con le proprie specificità. Tra tutti spiccano quattro esempi virtuosi: Angela Chan Sustainable Fifty, Lainière Paris, DHJ e Chargeurs PCC Performance.

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Sustainable Fifty: la sfida green La gamma S50 presenta cinquanta tipologie di interfodere sostenibili che utilizzano poliestere riciclato, cotone BCI, canapa e altri materiali eco-friendly. “Sono prodotti pensati per i marchi con maggiore sensibilità ambientale - spiega Angela Chan, managing director mondiale di Chargeurs Fashion Technologies - quelli che portano la loro coscienza green fin negli angoli più nascosti delle proprie creazioni. Nel settore moda si parla molto di sostenibilità, tuttavia alcune ‘disattenzioni’ rischiano di spezzare la catena responsabile. Le interfodere, per esempio, passano spesso in secondo piano nel momento cruciale delle scelte produttive, una prassi che stiamo combattendo con le armi della ricerca, dell’innovazione e della sensibilizzazione”. Negli ultimi anni gli sforzi di Chargeurs si sono infatti particolarmente concentrati sulla sostenibilità, grazie anche alla costante ispirazione di importanti brand del lusso che sono diventati nel tempo partner nella nuova ed entusiasmante sfida. “Il nostro impegno non riguarda solo il prodotto - continua Angela Chan - bensì l’intero processo di fabbricazione e ricerca che avviene nelle otto produzioni presenti in quattro continenti e negli Innovation Labs sparsi nel mondo, dove la sperimentazione si concentra su fibre naturali, tra cui la canapa, che richiede molta meno acqua e pesticidi rispetto al cotone e ad altre fibre vegetali”. Chargeurs sta anche riflettendo sul ciclo di vita del capo di abbigliamento assieme ai propri partner al fine di trovare soluzioni per avvicinarsi il più possibile a un sistema di economia circolare.

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Lainière Paris: tradizione e innovazione Leader mondiale nella produzione di interfodere a maglia, Lainière Paris ha un ruolo chiave nell’industria della moda femminile e maschile da più di un secolo, proponendo soluzioni avanzate a tutti i segmenti produttivi. La sua innovativa gamma di articoli viene realizzata nella storica fabbrica Lainière de Picardie, con governo totale del ciclo produttivo, dalla tessitura, alla tintura per arrivare al finissaggio e alla resinatura finale. Il brand ha la capacità di offrire sempre nuovi prodotti grazie a continui investimenti in tecnologie aggiornate e processi manifatturieri che consentono un posizionamento di leadership mondiale nel settore.

Chargeurs PCC Performance: specialista del tecnico Sotto questo ombrello confluiscono i prodotti più innovativi per l’abbigliamento tecnico e gli accessori. Viene offerta una grande varietà di soluzioni per applicazioni seamless, accoppiature, applicazioni per cuciture water-resistent, compressione/contenimento, finiture decorative, applicazione antiscivolo e così via. Tutte tecniche intelligenti che garantiscono alte performance e massimo confort a ogni singolo capo.

DHJ: nato con la camicia Chargeurs PCC ha una tradizione sessantenaria di knowhow nella costruzione degli interni per la camiceria grazie al suo marchio DHJ, che propone una vasta gamma di prodotti adesivi e non, spaziando dal singolo strato in cotone non resinato fino alle più complesse costruzioni in poliestere/cotone. DHJ mette a disposizione dei clienti competenza ed esperienza a partire dalla progettazione fino alla realizzazione del capo. E, grazie alla rete mondiale, offre un servizio di alta qualità planetario.

Pitti Uomo 07/10 gennaio 2020 Padiglione Centrale piano Terra H/31 info@chargeurs-interfodere.com - www.chargeurs-pcc.com

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DRYARN® for

IL DENIM DEL FUTURO? LEGGERISSIMO E QUATTRO STAGIONI DRYARN® TRASFORMERÀ IL JEANS IN UN CAPO DA COMPETIZIONE: LEGGERO, CONFORTEVOLE, TERMOISOLATO E ALTAMENTE TRASPIRANTE. LA MICROFIBRA TRASLA IL LINGUAGGIO TECNICO DELLO SPORT NEL DIZIONARIO DELL’EASYWEAR METROPOLITANO. E LA TESSITURA BERTO RACCOGLIE SUBITO LA SFIDA Il jeans può essere ancora un progetto di ricerca? La risposta è sì. Perché storicamente è il capo più trasformista, eclettico, il più ricco di riferimenti e incline ai ripensamenti: il lusso e la massa, l’esclusività e l’inclusività, l’unisex e la femminilità, il glamour e la performance. Un terreno adatto alla sperimentazione che oggi si sposta tutta sui materiali, con evoluzioni futuribili in direzione della leggerezza, della trasversalità stagionale e del comfort. La ricerca risale la filiera per ripartire dalla fibra. Dryarn®, da sempre alleata dei migliori brand sportivi, promette ora al denim una vera novità: la microfibra più leggera al mondo capace di conferire ai capi di jeans performance da competizione. Grazie alla presenza di Dryarn® in trama, si riesce infatti a realizzare un tessuto che, a parità di costruzione, è infinitamente più leggero di un classico denim, ha uno schermo termico superiore e una migliore gestione della traspirazione e dell’umidità, veicolate più velocemente verso l’esterno, per un’asciugatura rapida ed efficace. La leggerezza del tessuto non va a scapito del suo potere coibente, poiché Dryarn®, grazie al suo speciale potere isolan-

te, rende il tessuto più fresco d’estate e più caldo in inverno. La prima applicazione ad arrivare sul mercato sarà quella nata dalla collaborazione tra Dryarn® e la tessitura padovana Berto, che mette sul trampolino di lancio la collezione “Trasportation”, una produzione in denim destinata a un easywear urbano per tutte le stagioni, fatto di capi ad alto contenuto di comfort. La linea comprende quattro differenti tipologie di tessuto: un peso camicia da 5 once, con ordito in cotone tinto indaco e una costruzione che si rifà all’abbigliamento più squisitamente tecnico (tela paracadute). Un peso pantalone da 7 once, con ordito in cotone tinto indaco e una costruzione tipica delle gabardine molto battute. Una seconda tipologia pantalone che avvicina molto alla classica superficie denim, con una diagonale ben definita, adatto per sviluppare i modelli cinque tasche. Un terzo peso pantalone realizzato con una speciale costruzione “eskimo” pensata per il capospalla e particolarmente indicato per giubbini e giacche destrutturate. Il prossimo passo spetta ora ai creativi dello stile.

www.dryarn.com

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MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021

Otherwise STATED

Alla ricerca di nuovi codici maschili, l’abbigliamento formale o casual si concede un insolito twist. L’eleganza maschile sposa nel tempo libero regimi rilassati e performanti, per poi aderire a consuetudini del passato quando si tratta di abiti da business. Bisogna sempre rispettare il savoir etre tra un’apparenza che non inganna e saper passare inosservati quando le circostanze lo richiedono. A CURA DI ALBERTO CORRADO

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TAGLIATORE: Giacca a taglio vivo in pelle con effetto naturale martellato e dettagli aereografati a mano.

MANUEL RITZ: Giacca monopetto con revers a lancia, tintura a riserva effetto spruzzo, abbinata al turtleneck in lana tinto filo effetto jacquard.

La giacca due bottoni non è mai uscita di scena e ora rinasce in una versione informale, privilegiando materiali come la pelle con effetto martellato. Un capo-jolly che non perde il suo fascino nemmeno se lo si porta con un paio di jeans bianchi, oltre i soliti abbinamenti.

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Blazer MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021

GIOFERRARI: Maglia V leggera, manica lunga, e dolcevita in varie fantasie per abbinamenti classici o sportivi.

UNGARO: Giacca due bottoni con tasche applicate e collo classico sartoriale.

GALLO: Modello Gallo Velvet nel velluto a coste più tradizionale, delicato come il più pregiato dei filati in ciniglia.

DOUCAL’S: Chelsea boot in vitello, con suola in cuoio e anticatura in punta.


ONE TOUCH OF NATURE MAKES THE WHOLE WORLD KIN

WILLIAM SHAKESPEARE

CARIAGGI

ENVIRONMENTAL SUSTAINABILITY


MENSWEAR FALL-WINTER 2010/2021

GABRIELE PASINI Giacca monopetto e cappa in lana mohair bouclé, abbinate al pantalone a vita alta in cover di lana marrone, al maglione girocollo in lambswool e alla camicia a riga larga in popeline.

FERRANTE: Turtleneck color avorio della collezione Royal Red, in filato 100% cashmere o 90%lana e 10% cashmere.

CAMPOMAGGI: Travel bag in pelle di vacchetta dalla forma a cilindro, con cuciture a nastro su tutta la circonferenza.

Sensibilità artistica e allure da gentiluomo. Un personaggio che ama vestirsi in maniera lussuosa, appariscente e fantasiosa. Tessuti sartoriali, pantaloni a vita alta e spunti etnici sono alla base di un’immagine folk, ma attuale.

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XACUS: camicia in tessuto LIBERTY®, con oggetti stilizzati che si alternano in nuance dai toni invernali, per una palette colori in 20 varianti.

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DRUMOHR: Dolcevita modello Geelong, lavorato a punto aran.

Bohemian MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021

PANCHIC: Polacchino allacciato con tomaia in suede dal disegno zebrato, dall’interno in microfibra e con lacci rosa a trama larga.



Canadian MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021

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Simbolo di un’umanità semplice e rude, vissuta en plein air, questo stile richiama vallate e boschi incontaminati, facendo dimenticare per pochi minuti la vita frenetica della città. PENCE 1979: Camicia in flanella di cotone, con collo alla coreana e passanti per inserire la bandana lucida a contrasto.

RIFLE: Calda giacca in lambswool, con lavorazione fair isle che riprende fantasie tipiche delle isole Shetland.

RE-HASH: Camicia e pantalone in tela denim ecologico, con bottoni, rivetti e zip a basso impatto ambientale, in acciaio inossidabile non galvanizzato.

BLUNDSTONE: Polacchino in edizione limitata 150 Years Young.

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AMERICAN VINTAGE: Montgomery in filato originario italiano, resistente, per un effetto naturalmente cocoon ed eco-friendly.

OOF WEAR: Bomber con disegno check e tasche applicate, in panno di lana con imbottitura ecologica.


14-16/01/2020 Tempelhof Hangar 4


MENSWEAR FALL-WINTER 2010/2021 L.B.M. 1911: Completo due bottoni in velluto avorio con volumi slim.

MCS: Tipico capo outdoor degli Appalachi, con gilet in twill pesante di cotone e tagliato in fabric block di velluto fiammato.

PT TORINO: Modello Business in velluto misto cachemire, in un vivace color arancio bruciato.

ALESSANDRO DELL’ACQUA: Cappotto tre bottoni in velluto a coste larghe color senape.

SUPERGA: Modello Springfield anni ‘80, riveduto e corretto per rinascere nella nuova versione 29146, dal battistrada rosso e con suola trattata con dettagli dirty.

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Il velluto a coste riappare nei capispalla, nelle giacche e nei cappotti invernali. Per un look country chic che abbandona le distese erbose e si trasferisce in città. Lo stile è elegante e dégagé, con una punta di snobismo tipicamente british.

THE BRIDGE: Zaino in pelle di forma stondata con cuciture a vista, spallacci regolabili e zip color canna di fucile.

Corduroy MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021



MENSWEAR FALL-WINTER 2010/2021

DOPPIAA: Montgomery in nuance innovative, caratterizzate da cromatismi in check grazie a particolari miscele di fibre.

SEALUP: Capospalla con silhouette chic, foderato in tessuto Heritage anni ’70.

INVERNI: Forma british e dettagli accurati trasformano un semplice cappello in un’icona da esibire.

English MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021

PAOLONI: Abito con revers importanti, spalle naturali, pantaloni con pince in tessuto tramato.

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Viaggio nella Londra sartoriale, tra montgomery e cappelli alla Sherlock Holmes. Un look vagamente romantico, ma anche in perfetto stile cittadino. Accostamenti cromatici rimandano alla nebbiosa e piovosa Inghilterra di un’epoca lontana.

BRIGLIA 1949: Pantalone sartoriale con modello a gamba ampia, dettaglio sul retro e inserti a fibbia laterali.

REPORTER: Spezzato con giacca due bottoni in tessuto finestrato, abbinato al pantalone beige.


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Prodotto da Facib spa su licenza Invicta spa


SUNS: Anorak con imbottitura cruelty free e ultra-tecnica, mentre i dettagli Glow in The Dark che si caricano con la luce rendono il capo visibile al buio.

MENSWEAR FALL-WINTER 2010/2021 HERNO: Piumino in nylon 100% rigenerato Econyl

ALPHA STUDIO: Dolcevita in maglia calata ritorta a trecce e spalle raglan.

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Escursioni in mezzo a silenziose distese innevate. Si rinnova l’eterna sfida con la natura, in cui una volta l’uomo può fare tesoro delle continue scoperte nel campo dei tessuti protettivi.

MOOSE KNUCKLES: Felpa con cappuccio sherpa con rifiniture a contrasto, chiusura zip, due tasche laterali, fascia elastica bicolore sull’orlo inferiore e sui polsini.

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K-WAY: Marsupio in nylon iridescent Rip-stop 3.0, impermeabile e antistrappo, comodo e funzionale, regolato in vita con un nastro nero e dotato di accessori in plastica nera.

Glacier MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021

DISTRETTO 12: Parka Hybrid con cappuccio e mantella extra in nylon imbottito.



MENSWEAR FALL-WINTER 2010/2021

HAVANA&CO.: Cappotto a righe con zip centrale su abito doppiopetto in micro-chek inglese color fango.

BARACUTA: Capospalla in pattern inglese con fodera Fraser Tartan realizzata in materiale Thermore-coolmax.

MBT: Modello GTC 2000 LACE UP con suola dalle densità differenziate per agevolare la rullata e tomaia senza cuciture in mesh traspirante.

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Il grigio affianca il nero e il cammello come scelta formale classica, giocando tra alternanze cromatiche e ton sur ton. Colore intellettuale, finora riservato al giorno, può funzionare molto bene anche la sera, ma solo con gli accessori giusti.

LARDINI: Cappotto in lana alpaca mohair, abbinato a una giacca in tela doppiopetto in lana e lino, con bottoni in argento invecchiato. Completa il look il pantalone in flanella di lana mélange.

Grey MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021

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BOGGI MILANO: Giacca due bottoni con revers alti e spalla a filo, in tessuto morbido inglese.

24 BOTTLES: ll bicchiere da viaggio Sip & go permette di sorseggiare le bevande mentre si è in viaggio tramite la doppia parete isolata che permette alle bevande di rimanere calde per 12 ore e fredde per 24 ore.


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MENSWEAR FALL-WINTER 2010/2021

SLAM: Ocean Jacket in tessuto Toray recycled, arricchita da dettagli e stampe reflex, come il simbolo delle coordinate di Genova applicate sul colletto.

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Sinergie stilistiche e atletiche all’insegna del comfort, fatte ad hoc per gli sportivi metropolitani. Texture e shape semplici, con costanti cenni high-tech d’avanguardia.

Marathon

BEST COMPANY: Smanicato imbottito su imbottito lucido, maglione nordico e pantalone con il nuovo lettering del marchio.

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PAUL&SHARK: Maglia girocollo in lana Beaufront, per garantire l’alta qualità e la tracciabilità delle sue fibre sostenibili e certificate cruelty free.

SHOE®: Felpa morbida, dai connotati streetwear e dai volumi non convenzionali

MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021

ATLANTIC STARS: Sneaker con tomaia in pelle scamosciata, intersuola in Eva e battistrada in gomma Vibram.

SAUCONY: Running iconica Jazz’o dal peso minimo in colori accesi.



MENSWEAR FALL-WINTER 2010/2021 CHIARA BONI: Giacca sfoderata superleggera a taglio vivo con pantalone classico con passanti e camicia in tinta unita della nuova collezione Trailblazer.

LUIGI BIANCHI MANTOVA: Giacca finestrata in lana e cashmere con doppio check, che prende ispirazione dai crossbred inglesi. ARTIOLI: Scarpe allacciate in vitello lucido e cintura con metalleria in oro.

IL BISONTE: Cartella in pelle di vacchetta a concia vegetale, con stampa effetto martellato e tracolla regolabile e removibile.

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Vertical limits, ossia mettere alla prova se stessi per sfidare luoghi incontaminati e temperature rigide. FunzionalitĂ e alta performance definiscono un guardaroba invernale votato alla praticitĂ , ma senza trascurare stile ed eleganza.

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Parliament MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021

PINEIDER: Sottobraccio organizzato in pelle bottalata con chiusura a zip e con manico piatto posteriore. Fodera a contrasto vitello liscio tono su tono.

BERWICH: Pantalone carrot fit con doppia pince e cintura a rondine, in tessuto di cotone e lana.


“ C H O O S E YO U R RIGHT SIDE”


MENSWEAR FALL-WINTER 2010/2021

Alaska MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021

C.P. COMPANY: Giacca a vento composta da nylon Micro Rip-stop 10 denari con finitura in crystal ciré.

RRD: Eskimo con sistema Floating Shield, un vero scudo galleggiante con piuma d’anatra 90/10, che sembra staccato dalla parte esterna del capo, ma non si stacca.

AHIRAIN: Parka lavorato in esterno con nylon lucido Micro Rip-stop super light dalle performance water repellent.

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Pre-Fall 2020 le maison esplorano il tema della sensualità e femminilità: le linee rignsualità e femminilità: le linee rigorose e asciuttorose e asciutte del mondo sartoriale incontrano

MOA: Sneaker modello Futura, una running ultraleggera con dettagli grafici futuristi.

TATRAS: Bomber con cappuccio dal sapore military con logo theme e tendenza over.

DOLOMITE: Scarponcino iconico con suola Vibram Eco Step, con il 30% di mescola riciclata, e intersuola con il 20% di Eva.



MENSWEAR FALL-WINTER 2010/2021

Eco MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021 SAVE THE DUCK: Parka in tessuto dalle elevate performance in termini di resistenza all’acqua e di traspirabilità.

ARMATA DI MARE: Capospalla in micro Rip-stop con imbottitura, trapunti alti e lampo spalmate.

Essere dalla parte della natura. Prendono vita progetti di ricerca e sensibilizzazione alla sostenibilità, spaziando fra tessuti organici, tinture biologica e dettagli eco. Un segnale d’intraprendenza e proattività, fra ideali e concreti cambiamenti.

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PEOPLE OF SHIBUYA: Giubbotto reversibile in tessuto tecnico tre strati laminato idrorepellente e traspirante, con zip doppio cursore. ALTO MILANO: Calze in cotone ecologico bio e lane provenienti da fattorie e fornitori certificati, della capsule collection firmata dal laboratorio Luparia di Torino.

TELERIA Z: Capo realizzato con fibre naturali e calde, sottoposte a trattamenti organici al 100%. ESEMPLARE: Modello realizzato con tessuto in 100% lana bonded Vitale Barberis Canonico®

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FASHION WORDS for

CON PREVENTION MAI PIÙ ERRORI SUL WEB LE VENDITE ONLINE DECOLLANO E I BRAND DELLA MODA DEDICANO GRANDE ATTENZIONE ALLA USER EXPERIENCE, AFFINCHÉ L’UTENTE ABBIA LA MIGLIORE ACCOGLIENZA VIRTUALE POSSIBILE. MA QUALCOSA SFUGGE: MOLTI SITI E-COMMERCE CONTENGONO ERRORI E IMPRECISIONI, CHE FASHION WORDS OGGI RENDE EVITABILI CON “PREVENTION” È la classica buccia di banana, lo scivolone che crea imbarazzo: basta un attimo di disattenzione e lo svarione entra in gioco, neutralizzando anche il valore del sito più straordinario agli occhi dell’utente. I marchi del lusso impiegano sempre più talenti creativi e strateghi digitali nella costruzione della loro vetrina web, ciononostante le sviste sono più diffuse di quanto si possa pensare. “Proprio di recente - racconta Anna Ferretto, project manager di Fashion Words, l’unica agenzia specializzata in traduzioni e copywriting per la moda - sull’e-shop di una maison prestigiosa, abbiamo trovato un errore ortografico nel claim in home page, una voce di menù di primo livello con il link errato, e persino un mix di frasi in lingue diverse nella sezione dei dettagli tecnici del capo. Quando mostriamo

queste situazioni ai brand, la prima reazione è di stupore e incredulità. Eppure non è così raro trovare imprecisioni negli e-commerce del fashion”. Questo non testimonia necessariamente una mancanza di attenzione nei confronti delle boutique virtuali, anzi, a volte è proprio l’eccesso di revisione a seminare trappole. “Spesso gli errori - spiega Diego Caldognetto, CEO di Fashion Words - sono dovuti ai frequenti miglioramenti a cui sono sottoposti gli e-commerce. Durante questi interventi è facile che qualche dettaglio sfugga al controllo, soprattutto quando si tratta di lingue sconosciute a chi effettua le modifiche”. Per prevenire queste cadute d’immagine, che potrebbero lasciare a lungo traccia nell’etere, Fashion Words ha sviluppato un servizio ad hoc, Prevention, un controllo multilingua dei contenuti

dell’e-commerce di alta qualità eseguito dall’uomo, non dalla macchina. Nella pratica, il team di traduttori madrelingua di Fashion Words accede al sito come fosse uno dei tanti utenti del giorno, controlla in tutte le lingue i vari menù, le call to action, i testi delle landing page, cioè le parti principali del sito nonché i percorsi di navigazione più comuni, come la ricerca del prodotto, la registrazione, l’acquisto, il reso e cosi via. L’obiettivo è correggere le imprecisioni prima che gli utenti le vedano. Per questo Fashion Words effettua, per tutti i brand di cui è partner, il controllo dei siti e-commerce ogni sei mesi oppure a seguito di modifiche strutturali o interventi grafici. Il servizio Prevention si attiva autonomamente per garantire ad aziende e brand lovers percorsi digitali impeccabili, anche sotto il punto di vista linguistico.

www.fashionwords.eu

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MENSWEAR FALL-WINTER 2010/2021

LA MARTINA: Un cappello dalla capsule collection “Argentina te quiero mucho”

MONTEGALLO: Fedora in pelo di lepre con effetto velour e il dettaglio del cinturino in treccia cuoio

BORSALINO: modello Fred in feltro di pelliccia, ottenuto da una miscela di pelliccia di lepre e coniglio, realizzato a mano in Italia, nell’officina di Alessandria.

ROBERTO LUCCHI: Fedora in lapin color cioccolato scolorito nella metà sinistra, con guarnizione tono su tono nella metà destra.

CAPPELLIFICIO VIMERCATI: modello Milano, in materiali 100% italiani fin dal 1953.

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Il guardaroba maschile, intriso di tempo ed emozioni della memoria, si esprime attraverso l’accessorio più autentico, il cappello. Le forme sono valorizzate, reinterpretate e rese attuali da piccole modifiche nelle proporzioni e negli accostamenti, con l’inserimento di materiali contemporanei, in nome di uno stile classico ma rivisitato.

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Hat

DORIA 1905: Un copricapo in feltro con speciali finiture, che simula un effetto lucente evocando gli anni Venti.

MENSWEAR FALL-WINTER 2020/2021 KREISICOUTURE: modello Airbag in tessuto pied de pouule.


DHL SUPPLY CHAIN for

DHL SUPPLY CHAIN: «ALLEATI DEI BRAND PER UNA SHOPPING EXPERIENCE AL TOP» LA LOGISTICA NON È PIÙ UNA COMMODITY MA UN ASSET STRATEGICO A DISPOSIZIONE DEI PLAYER DELLA MODA, PER ESSERE ALL’ALTEZZA DELLE ASPETTATIVE DI OGNI CLIENTE

Velocità, sicurezza, servizio a cinque stelle. Nel momento in cui e-commerce e acquisti omnichannel dettano legge delle dinamiche di consumo, le consegne al domicilio hanno assunto un ruolo chiave nel decretare la qualità della moderna shopping experience. Lo sa bene DHL Supply Chain, società del gruppo Deutsche Post DHL specializzata nei servizi di logistica integrata, che per trasformare la Supply Chain in un asset strategico delle aziende della moda e del lusso ha creato una divisione ad hoc: un’organizzazione operativa snella e reattiva, composta da manager con una profonda expertise nel settore, accomunati da un unico obiettivo, quello di essere all’altezza delle aspettative di

ogni cliente. «L’e-shopper - dichiara Massimo Degiorgi, business development director di DHL Supply Chain - ha bisogno anche di esperienze fisiche e noi siamo lì per offrirgliele, con l’idea di creare l’effetto wow quando un ordine fatto online si materializza nelle sue mani». Un’esperienza positiva che migliora la reputazione e il percepito dei brand solo se se vengono rispettate regole come puntualità e velocità, ma anche le preferenze del singolo consumatore, grazie a un servizio ad personam. La logistica, in quest’ottica, non è più solo una commodity ma un ganglio fondamentale a disposizione delle imprese, che sono chiamate a condividere dinamiche di business, visioni e obiettivi. In

due parole, a fare squadra. «Non siamo dei meri fornitori, ma un asset a fianco dei grandi come dei piccoli player – sottolinea Degiorgi -. Certo, la logistica da sola non basta a vincere la partita, ma l’importante è che non sia aliena rispetto alle strategie aziendali». DHL Supply Chain si propone come il partner ideale per le nuove sfide logistiche, un alleato per minimizzare i costi e massimizzare i risultati, forte di valori fondanti come “Respect and Result”: correttezza nelle relazioni con il cliente e i propri dipendenti, rispetto del brand, cura maniacale dei prodotti in gestione, ma anche focus sugli obiettivi operativi condivisi e sul mantenimento degli impegni presi.

www.logistics.dhl

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WOMEN’S PRE-FALL 2020

LOEWE: Jonathan Anderson valorizza l’artigianato e del lavoro manuale come risposta al correre frenetico di un’era digitale. Una visione eterea, poetica e aristocratica, fatta di riferimenti al passato che si incorporano in un guardaroba interamente progettato per il presente. Silhouette eleganti e minimaliste, unite a tessuti pregiati, danno vita ad abiti desiderabili e funzionali, come messaggistica subliminale di una moda che si avvicina al costume.

AGNONA: Simon Holloway, direttore creativo della maison, si è ispirato a Helene Schjerfbeck, visitando la mostra alla Royal Academy di Londra dedicata all’artista finlandese. «Sono rimasto incantato dall’atmosfera fredda dei ritratti - afferma Holloway -. Con la collezione voglio emulare quella raffinata eleganza scandinava». Filo conduttore dei capi, il continuo puzzle fra tessuto e maglieria, mentre le stampe sono soltanto due: una rappresenta un grande fiore astratto su twill di seta in tonalità ruggine e cashmere agugliato e l’altra è di nuovo un motivo floreale, fotografato, valorizzato e trasformato in una stampa.

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IL

POTERE

DEL CAMBIAMENTO

Le collezioni Pre-fall portano la provocazione estetica al potere, attraverso un linguaggio visivo che celebra l’individualità, giocando sull’incrocio tra nuove generazioni e nuove ibridazioni e modificando le immagini, ma senza cambiare la sostanza dei codici della moda. A CURA DI ALBERTO CORRADO


GUCCI: Da cinque anni alla guida del marchio, Alessandro Michele modifica il suo messaggio visionario, presentando una versione più snella della sua estetica immaginativa. Le forme sono chiare, con rimandi all’eleganza degli anni’60 e alla libertà degli anni ’70. L’abilità di Michele si manifesta nelle decorazioni e nei particolari, ingredienti irresistibili e idiosincratici della collezione, che scandiscono anche la punteggiatura della biancheria intima.

COACH 1941: Il direttore creativo Stuart Vevers ha creato questa collezione partendo da un viaggio di cinque giorni in Perù in camping e partendo da lì per capi comodi, con un’atmosfera rilassata anni ’70. In primo piano cardigan in maglia, camicie in chambray, giacche ampie in pelle scamosciata, abbinate a gonne ad A o con stampe ricavate da un archivio immaginario. Un approccio da outdoorman che Vevers ha applicato anche agli accessori, dalle borse che si agganciano con moschettoni, fino ai sandali con suola spessa. Della serie, trekking sì, ma urbano.

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WOMEN’S PRE-FALL 2020 MOSCHINO: Come uno studente di Pratt e un bambino del Kansas dagli occhi brillanti e curiosi, Jeremy Scott ci immerge nell’atmosfera underground della Grande Mela. L’iperrealismo ad alta definizione si declina in giacche sovradimensionate, cappellini da baseball over, capi camouflage da trincea urbana, felpe e cappucci boombox e sensuali abiti da cocktail. Scott ricostruisce Gotham City in versione sognante, variegata e attenta alle sotto-tendenze della moda, sempre più connesse alle evoluzioni sociali.

FENDI: Silvia Venturini Fendi lavora sulla dicotomia tra uno stile alto-borghese e una femminilità irriverente, leggermente ammorbidita nei tratti. Sviluppandosi su questa dualità, la collezione mescola capi di taglio sartoriale con abiti bambola, corti e vagamente impertinenti, reggiseni indossati su canottiere e giacche di raso trapuntate, che evocano le silhouette languide preferite dalle star del cinema di Hollywood negli anni ’30 e ’40.

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MICHAEL KORS COLLECTION: Di recente a Los Angeles Michael Kors, insieme al marito Lance LePere, si è fermato a visitare The Way We Wore, leggendario negozio vintage di Doris Raymond. Passando in rassegna la miriade di abiti di marca esposti ha ritrovato quello stile buff che in questo momento è in grande ascesa, virandolo su un abbigliamento lussuoso ma pronto da indossare, rivolto alla donna moderna. Cappotti doppiopetto adornati da frange e perline, abiti tre pezzi in pelle di squalo, camicie stampate o in pizzo Chantilly, pantaloni pieghettati con ampio risvolto abbinati a stivali da cowboy: il tutto con una tavolozza primaria di colori, tra urban attitude e stilemi tipicamente “korsiani”.

VALENTINO: Da uno dei più sontuosi archivi della moda, quello di Valentino nello storico Palazzo Mignanelli a Roma, Pierpaolo Piccioli recupera codici del passato, proiettandoli verso un’idea di modernità: la delicatezza emotiva si bilancia con la stravaganza e la poesia. A tal fine, lo stilista si concentra su una bella stampa di vasi blu di Delft, dalla collezione couture del 1968, e su una immagine degli anni ’70 scattata da Chris von Wangenheim, con le modelle dai capelli ricci che rappresentano lo spirito libero degli anni ’80. Il tutto si concretizza in mantelle, blazer sartoriali di taglio maschile, cappotti da città, chemisier, abiti floreali e minidress, in una tavolozza cromatica espressiva, vibrante e che trasmette energia.

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CRUNA

PARAJUMPERS

GIMO'S

TONET

RE-HASH

ODI ET AMO

PEOPLE OF SHIBUYA

VOILE BLANCHE

HIDE&JACK

ONE TEASPOON - MORGANO - FRONT STREET 8 - GALLINE REGINE - MA&LO BRONX&BANCO - COLORS OF CALIFORNIA - MOU - BALOSSA - DORELLA Piazzale Antonio Baiamonti 4 - 20154 Milano tel. +39 0262086046 +39 0297378350 mob. +39 3285941243 fax +39 0236587871 www.showroomvittorioemanuele.com Наш Instagram: @v.em_15_


MEN’S PRE-FALL 2020

OFF-WHITE: Virgil Abloh ha soprannominato gli uomini della collezione Pre-Fall 2020 dei “Pivot” innamorati di un design dinamico ed emblemi di una rivalutazione di materiali come la pelle, oltre che di una silhouette più skinny. Abloh ha detto di aver stravolto Off-White e di stare entrando in una nuova fase, che si esprime in felpe con cappuccio serigrafate con il viso della Gioconda, giacche varsity dai disegni grafici ricamati e cappotti tailored con patch che riportano il numero 99, per ricordare la nostalgia di quegli anni. Una moda che si appoggia su solide basi sartoriali, remixando il sampling formale con un casual eclettico e democratico.

Marketing

WISE

La celebrazione della bellezza maschile parte dai pezzi fondamentali ed essenziali del guardaroba: cappotti, blazer e pantaloni, abiti e accessori. Pezzi evergreen ma con una connotazione diversa, quella del lusso e del savoir-faire che si rinnovano e diventano la chiave di volta per proiettare il menswear nel futuro. A CURA DI ALBERTO CORRADO

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MEN’S PRE-FALL 2020

GIORGIO ARMANI: La collezione è un inno alla rilassatezza, con una moltitudine di capi dalla linea ammorbidita. I blazer maschili hanno tagli che assecondano il corpo e vengono abbinati a camicie in velluto jacquard con motivi geometrici. Intanto gli smoking neri si indossano con pantaloni di fattezza sportiva, lunghi alla caviglia e ispirati agli anni’80. Lo stile Armani, inconfondibile e senza tempo, dona agli uomini il potere di esprimersi liberamente con look sofisticati al punto giusto, dove l’allure maschile è sinonimo di una grande personalità.

BALMAIN: Olivier Rousteing è uno di quei designer di ultima generazione che sono riusciti a dimostrare con abilità che la moda è innanzitutto divulgazione. In questa collezione si assiste al ritorno alla forza tradizionale della sartoria: dalla semplice giacca con spalle affilate si passa al modello decostruito con gilet integrato, mentre il cappotto di cashmere con ampi risvolti si sovrappone alla maglieria impreziosita da cristalli. Tutto in nome di un minimalismo sartoriale con tracce rock’n’roll, per un viaggiatore sexy nell’universo del glamour. 136


SALVATORE FERRAGAMO: I codici di stile di Ferragamo, pur rimanendo fedeli ai veri valori della casa di moda fiorentina, si evolvono nei codici dell’innovazione suggerendo quel fascino italiano che si ritrova nelle nelle fotografie in bianco e nero dell’Italia meridionale e della Grecia negli anni’30 di Herbert List. Le silhouette sono delicate, i tessuti leggeri si associano con quelli antipiega, ideali per i viaggi, e la pelle diventa morbida, vibrante e resistente,137 con dettagli esclusivi che fanno parte del dna di Ferragamo.


MEN’S PRE-FALL 2020 DIOR: A 18 mesi dal suo debutto per l’uomo della griffe, Kim Jones rende omaggio a Monsieur Dior, ideando capi dal tocco delicato e con un appeal democratico e universale, insieme al team creativo e alle collaborazioni con artisti, in questo caso Shawn Stussy. La collezione è un excursus dalle giacche ai completi sartoriali con tagli obliqui, alle maglie e felpe in perfetto stile Florida, fino ai motivi floreali come il frangipane e i preziosi mughetti. Tocco finale, i cappelli da pescatore in tela di cotone, realizzati dal modista Stephen Jones. Il mood è sportivo, all’insegna di un’eleganza che si sdrammatizza ed è ideale per ogni occasione.

LES HOMMES: Tom Notte e Bart Vandebosch continuano la loro ricerca sull’eleganza ispirandosi a Johannes Itten, pittore, designer e scrittore svizzero chiamato da Walter Gropius a insegnare alla Bauhaus. Il suo influsso si percepisce nella costruzione e decostruzione dei capispalla e degli altri modelli: si va dalle giacche costruite con revers allungati e strizzate in vita da cinture avvolgenti, ai pantaloni cargo, studiati per rendere il tutto più oversize e confortevole possibile. A completare i look sneaker bicolori o allacciate, classiche ma superlucide. 138


SPAZIO ROMANELLI for

SPAZIO ROMANELLI SI RINNOVA: IL CASH&CARRY DEL LUSSO IN CONTINUA CRESCITA SEMPRE ALLA RICERCA DI NUOVI STILI, ELEGANZA E RAFFINATEZZA, SPAZIO ROMANELLI SHOWROOM OFFRE UNA VASTA GAMMA DI BRAND TRA I PIÙ PRESTIGIOSI E CONSOLIDATI SUL MERCATO NAZIONALE E INTERNAZIONALE Nato nel 2005, attraverso una gestione prettamente familiare, ha realizzato una costante e significativa crescita nel tempo, focalizzandosi in particolare sulla vendita di selezionati stock di abbigliamento all’ingrosso, borse, calzature e accessori firmati e aprendo le porte a nuovi designer emergenti. La peculiare gestione attuata dall’azienda nello stoccaggio e nell’approvvigionamento della merce, consente di garantire sempre una vasta scelta di prodotti e soprattutto di diversificare l’offerta in tempi rapidi. In base alle proprie esigenze, il cliente ha pertanto la possibilità di accedere al nostro showroom ogni qualvolta ne abbia necessità per rifornire il punto vendita offrendo continuamente novità alla propria clientela senza doversi impegnare in acquisti eccessivi che gravano sulle rimanenze di

magazzino. Inaugurato da pochi giorni, il nuovo showroom di oltre 1000 mq, è uno spazio di design dal forte impatto visivo e concettuale nel cuore di Milano in via Sismondi 48. Oltre al restyling, allo sviluppo di nuovi progetti per concentrare l’attenzione verso un mercato in evoluzione, l’azienda sta investendo nel digitale dove, oltre al sito internet www.romanellistock. com, verrà dato maggior impulso ai social network, in particolare Instagram. La presenza di qualità con contenuti e materiale fotografico aggiornato, sono una strategia vincente al servizio dei retailer e un mezzo che facilita la comunicazione e ci permette di acquisire una conoscenza approfondita della clientela sempre più attenta al prodotto e interconnessa e di reagire ai loro bisogni in tempo reale. Il servizio one to one rimane il fiore

all’occhiello dell’azienda che, attenta alle esigenze e alle aspettative del cliente, lo segue nella scelta garantendo qualità ed eccellenza. L’azienda si rivolge quindi al mercato in veste nuova, con un occhio verso la continua ricerca e l’osservazione costante dei trend per restare competitivi offrendo all’utente non solo la tradizionale attività di vendita all’ingrosso ma soprattutto una consulenza mirata per il singolo. Nel nuovo spazio troverete quindi proposte fresche e diverse in continua evoluzione, eventi speciali e una vasta scelta fra collezioni lusso, pret-a-porter, capsule e design. Insomma, nuove sfide in uno scenario in continua trasformazione, reso sempre più competitivo dallo sviluppo di nuove realtà, ha dato un forte input verso il cambiamento e la diversificazione per fidelizzare la clientela.

www.romanellistock.com

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CAREERS

A CURA DI ALESSANDRA BIGOTTA

MR PORTER PUNTA A RAFFORZARE LA LEADERSHIP NEL LUSSO CON LA MANAGER CHE IN SOLI TRE ANNI HA BRUCIATO LE TAPPE Il suo compito sarà quello di mettere in atto gli ambiziosi piani di sviluppo di Mr Porter, rafforzando la leadership del portale di menswear nell'orbita di Ynap nell'e-commerce di lusso, attraverso più contenuti, servizi ed esperienze per gli utenti: per Fiona Firth, «una tosta» come la definiscono in azienda, non dovrebbero esserci problemi. La sua promozione da buying director a managing director di Mr Porter, dove è arrivata appena nel 2016, è la logica conseguenza del suo operato in questi tre anni, in cui è stata determinante per mettere a segno collaborazioni esclusive con le principali griffe e per il lancio della "Made In" series.

TRA GUCCI E (FORSE) VALENTINO, IL NOME DI JACOPO VENTURINI È SULLA BOCCA DI TUTTI Sarà Jacopo Venturini (nella foto) a prendere il posto di Stefano Sassi in Valentino? C'è chi scommette di sì, anche se per un eventuale cambio della guardia si dovrà attendere che termini il periodo di non concorrenza concordato con Kering. Intanto continua l'emorragia di manager da Gucci, dove Venturini è stato fino a ottobre vice president, nonché artefice della strategia di merchandising che ha dato un contributo chiave al successo della griffe, prossima a tagliare il traguardo dei 10 miliardi di ricavi. Dopo Venturini e Alessio Vannetti - sostituito da Beniamino Marini come global communication director del brand di Kering -, a fine dicembre è uscita dal gruppo anche Barbara Rybka, senior vice president, digital worldwide e responsabile del lancio dell'ecommerce di Gucci nel 2015. Un anno che aveva segnato l'ingresso in azienda del "golden duo" Marco Bizzarri-Alessandro Michele.

te: Fon

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edIn

GIRI DI POLTRONE: NEW ENTRY SVOLTE RITORNI

PIOMBINI ALLA CORTE DI RENZO ROSSO: GUIDERÀLA SVOLTA DI DIESEL Non è stato per motivi personali, come si pensava, che Massimo Piombini ha lasciato Balmain. In realtà aveva già in tasca il suo futuro, non più in Francia ma in Italia, a fianco di Renzo Rosso per riportare una volta per tutte in carreggiata il suo marchio-icona, Diesel. Prende il posto lasciato vacante da quasi un anno da Marco Agnolin, che proveniva da Bershka, e arriva un background differente, avendo militato presso importanti griffe del lusso. Dopo il 2018, annus horribilis, Diesel è in pieno riposizionamento: da questo brand dipende il 60% del fatturato della holding Otb, i cui ricavi l'anno scorso sono scivolati del 3,2%, a 1,43 miliardi di euro.

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DA BRIONI ARRIVA MEHDI BENABADJI, UOMO DI KERING SPECIALIZZATO NELLA GESTIONE OPERATIVA Quello di Mehdi Benabadji in Brioni, dove prende il posto di Fabrizio Malverdi come a.d., non è un debutto ma un ritorno. Quando il brand è stato acquisito da Kering nel 2011, il ruolo di direttore di strategia e sviluppo era stato affidato a lui, che poi ha seguito altri percorsi all'interno del gruppo. L'ultimo incarico ricoperto in Kering è stato quello di chief operations officer, responsabile delle attività logistiche e industriali. L'esperienza diretta sul campo sarà utile a Benabadji, che ha fama di essere un uomo pratico e concreto, per guidare il rilancio dello storico brand, che da quando è stato acquisito dal player francese ha vissuto più bassi che alti. «Manca una vera strategia», accusano i sindacati. Spente le luci della festa del 75esimo anniversario della griffe, il 7 gennaio a Firenze, all'executive non resterà che rimboccarsi le maniche per tracciare le coordinate di una vera ripartenza.


PARIS FEB. 11 — 13 2020

YARNS

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FABRICS

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LEATHER

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DESIGNS

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ACCESSORIES

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MANUFACTURING


A-COLD-WALL

SAMUEL ROSS

L’OUTSIDER CHE SURFA TRA STREETWEAR E HAUTE COUTURE

Il primo ad accorgersi di lui è stato un re Mida come Virgil Abloh. Ma Samuel Ross non ci ha messo molto a camminare sulle sue gambe e a mietere successi en solitaire. Arrivato dalla grafica, sta contribuendo a forgiare il mindset del futuro, iniettando nuovi contenuti nello sportswear. Per vederlo alla prova basta aspettare il 13 gennaio, quando sfilerà a Milano Moda Uomo DI ANGELA TOVAZZI

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utti lo conoscono come il discepolo di Virgil Abloh, il ragazzo della periferia inglese che da outsider è entrato velocemente nel cerchio magico di quei designer - in primis proprio il direttore creativo di Off-White e del menswear di Louis Vuitton - che stanno riscrivendo la grammatica della moda. Lui è Samuel Ross, classe 1991, artefice di quell'A-Cold-Wall che sta progressivamente conquistando notorietà tra i buyer che contano. Il suo è considerato ancora un marchio emergente (si parla di 8,4 milioni di euro di fatturato nel 2018 e di oltre un centinaio di multimarca come clienti, tra cui top shop come Barneys, Dover Street Market e Selfridges), ma la carica innovativa che sta riversando nel sistema gli ha aperto porte importanti: vedi quella dei Fashion Awards, dove nel 2018 è salito sul podio come Emerging Menswear Designer, dell'Lvmh Prize e dell’Andam Award (dove è stato finalista), oltre che delle passerelle della London Fashion Week, che

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1. Samuel Ross, artefice del brand A-Cold-Wall 2. Un outfit per la Spring-Summer 2020, presentato alla London Fashion Week 1

SAMUEL ROSS - A-COLD-WALL Anno di nascita dello stilista › 1991 Formazione › De Montfort University a Leicester, in Gran Bretagna Prima collezione › lo streetwear 2wnt4 Incontro con Virgil Abloh › 2012 Lancio del menswear A-Cold-Wall › fine 2015 Lancio del womenswear › 2018 Riconoscimenti › Fashion Award's 2018 British Emerging Menswear Designer, finalista Lvmh Prize e Andam Award Distribuzione › oltre 100 multimarca Fatturato nel 2018 › 8,4 milioni di euro

calca da tre stagioni. Il primo ad accorgersi del suo talento è stato proprio Abloh, a cui è bastato scrollare sei foto su Instagram per intuire il potenziale di Samuel Ross: all’epoca, siamo nel 2012, questo studente fresco di diploma come graphic designer e con alle spalle solo progetti di design e illustrazione aveva creato un portfolio sul web con gli outfit del primo brand 2wnt4, creato insieme all’amico Ace Harper. Virgil Abloh lo arruola subito nel team di Off-White, lo presenta al suo mentore Kanye West, gli spiana la strada verso tutto quello che verrà dopo, fino al lancio di A-Cold-Wall, a fine 2015. Come il suo maestro, Ross sposa un’estetica streetwear, anche se forse a lui questo termine non piacerebbe, perché riduttivo. Il suo lavoro non è una mera rielaborazione compilativa di pezzi di estrazione gym, ma il frutto di stratificazioni identitarie, vibranti di contenuto, che sommano dialetticamente le sue origini africane (nel Benin, tra il Ghana e la Nigeria), l’adolescenza passata tra le gang della città di Wellingborough, dove venne anche arrestato per rissa, il tessuto della working class inglese. E, ancora, la passione per l’arte e l’architettura brutalista, scoppiate durante la frequenza dei corsi all’università De Montfort di Leicester, pagati

vendendo McChicken e patatine da McDonald’s. Ross, che viene dalla grafica, è arrivato alla moda percorrendo strade secondarie, ma proprio in questo sta il suo sguardo originale, coltivato fuori dal mainstream: A-Cold-Wall è una moda futuristica, cerebrale, con skill utility e performanti definite da volumi scultorei, plastici, quasi da haute couture. Negli ultimi tre anni le sue quotazioni hanno continuato a salire: nel capitale del brand è entrato con una quota di minoranza l’acceleratore di fashion business Tomorrow London; la collezione ha alzato l’asticella con una produzione made in Vicenza; top brand come Nike, Diesel e Oakley hanno ingaggiato Samuel Ross per capsule e collabozioni bespoke. Ora la nuova prova alla settimana della moda milanese, nell’ambito dell’accordo con la London Fashion Week: gli occhi sono già puntati sul Palazzo del Ghiaccio, dove il 13 gennaio A-Cold-Wall svelerà la collezione Fall-Winter 2020. ■


Q&A

DI ANGELA TOVAZZI

Il paladino della circular fashion Lorenzo Albrighi, fondatore con Shih-Yun Kuo della piattaforma etica Lablaco, non è solo un sognatore: a Parigi ha riunito i big della moda per riuscire a incidere concretamente sul futuro del sistema. «Vogliamo dedicare la nostra vita - dice al cambiamento dell’industria»

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ei nasce come sarto, con trascorsi da nomi come Caraceni a Milano e Marinaro a Firenze e poi come titolare di una sua sartoria: com’è scattata l’idea di Lablaco? Tutto è iniziato quando ho conosciuto la mia co-founder Shih-Yun Kuo, che lavorava come buying e merchandising manager da Giorgio Armani. A Milano abbiamo deciso di dedicare la nostra vita al cambiamento dell’industria, da un sistema lineare e disconnesso a un sistema digitale e circolare globale. In pratica come funziona Lablaco? È una piattaforma di circular retail che aiuta brand e retailer a operare immediatamente in un sistema di moda circolare, digitalizzando ogni prodotto su Blockchain e tracciando i dati del capo, dalla produzione alla distribuzione, incluso impatto ambientale e ownership. Con queste informazioni, sia i marchi che i retailer possono poi riprendere i pezzi quando non sono più in uso, per riciclarli o rivenderli: un modo per salvarli dalle discariche e aprire nuovi canali di guadagno, nonché per prendere il controllo del mercato di seconda mano, che attualmente vale 24 miliardi di

DIRETTORE RESPONSABILE E A.D. Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it) CAPOSERVIZIO Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) REDAZIONE Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it) Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it) Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it) Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) REALIZZAZIONE GRAFICA Nadia Blasevich (n.blasevich@fashionmagazine.it) Carlo Maraschi (c.maraschi@fashionmagazine.it) FASHION EDITOR Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it) COLLABORATORI Mariella Barnaba, Annalisa Betti, Cristiana Bonzi PUBBLICITÀ E PROMOZIONE Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Laura Pianazza (l.pianazza@fashionmagazine.it) SENIOR DIGITAL ADVISOR Stefania Navaretti (s.navaretti@fashionmagazine.it)

LORENZO ALBRIGHI LABLACO

euro, ma che è previsto raddoppiare nei prossimi cinque anni. Tra i primi clienti a usare il nostro sistema di circular retail abbiamo The Lane Crawford Joyce Group, il retailer di lusso più grande dell’Asia. Come è riuscito a organizzare a Parigi, lo scorso settembre, un grande summit sulla moda circolare, coinvolgendo big come Ibm, Kering, Adidas e Diesel? Il Circular Fashion Summit è nato quasi per gioco da una discussione con una professoressa a Parigi davanti a un caffè. Due mesi dopo ci siamo trovati sul palco del Master Stage di Station F a inaugurare il primo summit di azione collettiva globale con grandi leader del cambiamento, che condividono i nostri valori e che si sono uniti per agire e non solo per parlare, grazie alla definizione di tre goal da raggiungere insieme nell’arco di 12 mesi. SPECIAL PROJECTS Matteo Ferrante Veneziani (m.veneziani@fashionmagazine.it) ASSISTENTE DI DIREZIONE / UFFICIO TRAFFICO Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it) AMMINISTRAZIONE Cristina Damiano (c.damiano@fashionmagazine.it)

Abbonamento annuale 199,00 e (quindicinale) c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti Piazza Pio XI 1 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 16,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali)

Tra gli impegni presi c’è quello di mettere in circolo 100mila capi e riciclare 1.000 sneaker: ha avuto difficoltà a convincere le aziende a questa operazione? È difficile convincere chi non condivide i nostri valori, mentre se chi abbiamo davanti capisce e vede il grande disegno, non esistono motivi per non agire immediatamente e collettivamente, in modo da risolvere un problema che coinvolge l’intera specie umana. Lablaco vuole essere la piattaforma che offre gli strumenti per operare in questo nuovo modello di business circolare e globale, da subito. E il Circular Fashion Summit è stato l’occasione per settare i passi da intraprendere insieme, sia come aziende che come individui. Blockchain e tracciabilità: come può contribuire la tecnologia a gestire il flusso di abbigliamento in un sistema circolare? La Blockchain è uno strumento molto utile per tracciare il percorso di ogni capo, ma per essere efficace deve partire dalla produzione. Noi stiamo lavorando con Shaway Yeh, ex editor in chief di Condé Nast China, e Alibaba Group: l’obiettivo è riciclare plastiche del packaging della logistica, per creare tessuti e nuove collezioni di abbigliamento tokenizzate su Blockchain con i brand indipendenti su Lablaco, tracciando l’origine dei materiali riciclati, ma anche il luogo dove sono stati cuciti i capi, dove saranno venduti e chi li acquisterà, la prima e la seconda volta, se rivenduti. Tutti questi dati sono salvati su Blockchain, collegati a QR code su ogni capo. Dalla fast fashion al lusso, la sfida è sintonizzarsi con le nuove dinamiche di acquisto eco-friendly, all’insegna di un minor consumo, e al tempo stesso essere profittevoli: come si risolve questa contraddizione? Sono i modelli di business non sostenibili che dovrebbero chiedersi come rimanere profittevoli: non il contrario. ■

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14 – 15 JANUARY 2020 FASHIONTECH BERLIN AT ALETTO HOTEL / PREMIUM LUCKENWALDER STRASSE 12-14, 10963 BERLIN

Andrea Baldo

CEO 14 JAN/12:10 - 12:30

Philipp Westermeyer

Founder 15 JAN/14:00 - 15:40

Ana Andjelic

CMO 14 JAN/16:20 - 16:45

David Fischer

Founder 15 JAN/11:00 - 12:00

FASHIONTECH STUDIO AT ARENA BERLIN / SEEK EICHENSTRASSE 4, 12435 BERLIN

Tony Tonnaer

Der Logo-Schutzraum ist definiert als 2x die Höhe des Dreiecks der Sprechblase (x). Dieser dient als Mindestabstand zu allen Seiten.

Founder CEO 14 JAN/14:15 - 15:15 1x

EXPERIENCE THE FUTURE OF FASHION

Ismail Boulaghmal

Owner & CEO Clubkind Marketing 15 JAN/15:00 - 15:20

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Steve Lidbury

Principal Eight Inc = Höhe 15 des Dreiecks der Sprechblase (x)- 13:50 JAN/13:30

Derek Morrison

StockX 15 JAN/12:00 - 12:20

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PEOPLE

DI CARLA MERCURIO

«ORA FACCIO SQUADRA CON IMPERIAL» Miralem Pjanic, il noto calciatore della Juve, racconta della colab in tandem con il brand ,

ANCHE IN ITALIA GLI INFLUENCER DI TIKTOK HANNO MILIONI DI FOLLOWER

È il fenomeno social del 2019, che a oggi coinvolge 800 milioni di utenti iscritti nel mondo. Se ne sono accorti anche i brand di moda, desiderosi di intercettare la Generazione Z: basti pensare che Celine ha affidato la sua nuova campagna alla star 18enne di TikTok, Noen Eubanks (nella foto). In Italia il nuovo social conta 2,4 milioni di iscritti e sta decretando il successo di numerose star. Secondo una classifica di Buzzoole, con 7,1 milioni di seguaci Luciano Spinelli è l’influencer più popolare e deve il suo successo a Musical.ly, piattaforma comprata da ByteDance e poi confluita in TikTok. La medaglia d’argento va alle gemelle Cassandra e Melissa con il loro account da 5,6 milioni di follower, Kessy&Mely. Il bronzo è di Marco Cellucci, con 5,5 milioni di follower. La classifica stilata in base all'engagement premia invece l’account Lapresatwins, gestito dai due gemelli Nicholas e William, che hanno conquistato 1,2 milioni di follower e 300 mila interazioni per post. Al secondo posto spicca il pittore Marco Grassi, con la sua arte iperrealista in grado di generare 260 mila interazioni medie. Terzo è Alessandro Scarpa, conosciuto come er.gennaro, le cui videostorie riescono a totalizzare in media 237mila interazioni.

Come le piace vestire fuori dal campo di calcio? Sto crescendo e quindi anche il mio gusto nel vestire cambia. In generale mi piace variare in funzione delle occasioni, ma nel quotidiano opto per un guardaroba sportivo. Per fare il papà (Pjanic ha un figlio di sei anni che si chiama Edin, ndr) bisogna essere comodi, ma con attenzione e gusto. Non disdegno però anche un bell’abito per le occasioni importanti. La capsule rappresenta il mio stile e i miei gusti. Sui marchi preferiti nessun dubbio, Imperial, perché è un brand innovativo e internazionale, ma con un cuore italiano. L'azienda valorizza la differenza e non crea una moda standard, piuttosto invita i consumatori a creare il proprio stile. Cosa vuol dire per lei la parola eleganza? Essere eleganti significa innanzitutto capire i contesti e, non meno importante, sentirsi a proprio agio. Se un uomo non è "a posto" con un abito, anche se per l’immaginario collettivo quel capo è considerato smart, non risulterà mai elegante.

«HO SEGUITO IL MIO GUSTO»

«La collezione è un mix tra ciò che piace a me e ciò che penso possa piacere al pubblico. Il tutto in linea con lo stile di Imperial - racconta Pjanic -. Un aneddoto? Un giorno mi sono fermato davanti a una vetrina perché ero interessato a un chiodo esposto. Dopo qualche secondo ho realizzato che era un capo della mia capsule!». ,

Come è partita questa avventura con Imperial? Imperial ha voluto creare una collaborazione più coinvolgente rispetto alle classiche sponsorizzazioni. La possibilità di poter avere un ruolo più attivo mi ha subito elettrizzato. Ringrazio lo staff dell'azienda che nei ritagli di tempo libero dal mio lavoro ha avuto la pazienza di coinvolgermi nella creazione della capsule che oggi trovate nei negozi.

PER GEORGE ESQUIVEL LE SFIDE NON FINISCONO MAI Le sfide sono il motore della vita e lo sa bene Dockers, artefice del team battezzato #DockersChallengers, un gruppo di imprenditori e visionari che hanno dedicato la vita al coronamento dei loro sogni. Ultimo arrivato è George Esquivel, noto shoemaker apprezzato da icone come Anna Wintour e vincitore di numerosi premi. Partito svantaggiato, con un’infanzia difficile nella California del Sud, Esquivel ha sempre voluto diventare un designer di scarpe e alla fine ce l’ha fatta. Per questo ora ha deciso di dedicare il suo impegno alle persone in difficoltà lanciando The X Collection, una proposta di tote bag e accessori nati con un fine benefico: i proventi della vendita saranno devoluti infatti all’associazione Giving Children Hope, che offre aiuto ai piccoli californiani che vivono in aree svantaggiate. Un’iniziativa che ha il sostegno di Dockers.

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RED CARPET A CURA DI ALESSANDRA BIGOTTA

Loewe in SoHo

Kaia Gerber e Imaan Hammam Photo BFA

Kaia Gerber stile anni Venti, Maggie Gyllenhaal raffinatissima, Amber Valletta sempre in forma e, con una mise rosa che più rosa non si può, Jennifer Coolidge: a riunire queste e altre celebrities è stato Loewe che, per celebrare l'opening in Greene street a SoHo, NY, ha organizzato un cocktail instore e un party a The Sinclair-Fletcher Mansion. A fare gli onori di casa il direttore creativo Jonathan Anderson. Jonathan Anderson con Maggie Gyllenhaal e Megan Rapinoe

Il nuovo monomarca del brand è all'insegna dell'heritage e della collaborazione con otto artisti della collezione Loewe Carolyn Murphy, Amber Valletta, Liya Kebede ed Elise Crombez

Jennifer Coolidge

From Instagram @floriasigismondi

Gcds superstar a Londra Design minimalista ma anche "future-driven" per il nuovo monomarca londinese di Gcds, che alla festa di apertura si è popolato di ospiti diversi dai "soliti noti", anche se tutt'altro che sconosciuti: da Kai-Isaiah Jamal, poeta e attivista del movimento trans, allo street fashion guru Alex Ropes, fino al modello Felix Spooner e all'eclettica Sita Abellan, scoperta nientemeno che da Rihanna.

Photo Cosmo Webber

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Adam Bainbridge

Mia Goth e Floria Sigismondi

Gucci tra Roma e Los Angeles

Alex Ropes

Festa controcorrente per il nuovo flagship al 4 di Peter street

Felix Spooner Kai-Isaiah Jamal

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09_07_2019

Benedetta Porcaroli

Gucci "prezzemolino" anche nel mese di dicembre: mentre a Roma Benedetta Porcaroli indossava un abito della Cruise 2020 all'anteprima del film 18 Regali, a L.A. Floria Sigismondi presentava insieme alla griffe il suo libro Eat The Sun.




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