Anno 50 | N°3 del 06.02. 2019 | quindicinale | € 8,00 | www.fashionmagazine.it
Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769
Il magazine di news, business e trend
SHINE LIKEA
DIAMOND Nella foto: Neil Barrett
N° 3 6 FEBBRAIO 2019
SOMMARIO
www.fashionmagazine.it
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L’EDITORIALE
PROTAGONISTI
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«Resterò come sono: understated ma con qualche punto esclamativo»
NEIL BARRETT
10 GIUSEPPE SANTONI/SANTONI «Andiamo all’attacco degli Usa e del digital»
BUSINESS
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14 BUYERS@PITTI UOMO
In copertina
Un look della collezione autunno-inverno 2019/2020 di Neil Barrett, che ha sfilato durante la fashion week maschile di Milano @Imaxtree
& MILANO MODA UOMO
Happy new future con il power suit e l’asse Firenze - Milano
20 WHITE STREET MARKET Il B2C convince (quasi) tutti 22 MILANO UNICA
E PREMIERE VISION
Le tappe dei globetrotter del tessile
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N° 3 6 FEBBRAIO 2019 www.fashionmagazine.it
SOMMARIO
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27 PITTI FILATI 2020: eco, tech e no season
45 PITTI UOMO
90 CAREERS
31 PAOLO TORELLO-VIERA «Così farò rinascere il lanificio Cerruti»
91 PORTRAIT/BRUNO SIALELLI Quasi sconosciuto, ma con ruoli al top, guiderà il new deal di Lanvin
34 MICAM & MIPEL «Boom dell’estero ma urgono politiche di sostegno» 42 PITTI BIMBO Cambiamenti, nuove sfide: il salone è lo specchio dei tempi
TREND
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FALL-WINTER 2019/2020
Style witnesses
53 PITTI UOMO
FALL-WINTER 2019/2020
Ready for outdoor
59 MEN’S FASHION SHOWS
FALL-WINTER 2019/2020
Lucky break
69 MENSWEAR
FALL-WINTER 2019/2020
Urban carousel
75 WOMEN’S PRE-FALL 2019 Heritage and modernness
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81 CHILDRENSWEAR
FALL-WINTER 2019/2020
Let’s move
88 BRAND TO WATCH
PEOPLE
93 FASHION PEOPLE 94 Q&A/GIORGIO DI SALVO «Sono malato di curiosità: mai rinunciare a fare qualsiasi cosa» 95 ENGLISH VERSION 98 RED CARPET
75
SHOWROOM MILANO | NEW YORK | TOKYO | MOSCA
T. 800 835 039
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Davanti alle ambiziose eccellenze del nostro Paese si apre un bivio, chiaro e ineludibile. Una via è quella di rimanere bravi in quel che si fa, migliorare il mix dei mercati e rendere un filo più smart comunicazione e distribuzione, colpendo ad esempio non più la massa, ma solo gli In People e sperimentando con l’e-commerce. È la strada del graduale adeguamento ai tempi che cambiano, quella più sicura. Oggi equivale, purtroppo e nella migliore delle ipotesi, alla conservazione (del fatturato, dei margini, della dimensione aziendale). Potremmo definirlo l’approccio del ‘tirare a campare’, che può anche significare ancora per qualche anno lauti profitti, ma con una forte probabilità di perdere la leadership internazionale all’interno della propria nicchia di riferimento, con lo spettro della cassa integrazione alla fine del tunnel. Vi è poi l’alternativa - audace, difficile, a volte avventata. Si tratta di concentrare tutte le proprie energie imprenditoriali sullo sfruttamento del vento del cambiamento, che - si sa - sta spirando fortissimo. Ciò comporta scelte difficili, tipo smettere di investire su comparti dell’azienda che non funzionano, in perdita da anni, smettendo di coltivare la vana speranza che prima o poi si riprendano, anche dismettendo asset e operando, quando necessario, gli inevitabili tagli. Al contempo bisogna, però, affrontare senza mezze misure le opportunità, investendo con decisione nel nuovo tutto ciò che ragionevolmente si può. Per un brand questo significa avere il coraggio di diventare una ‘consumer driven company’, iniziando a dialogare in modo sempre più stretto e diretto con la propria community, riconquistandone l’entusiasmo con un marketing scoppiettante prima e mantenendone con processi personalizzati la fiducia dopo. Grazie al progresso tecnologico, tutto ciò è ora possibile e anzi doveroso. Il dialogo serrato e continuativo con il cliente finale, diventato oramai membro di una vera e propria fan base, impone ad esempio scelte diverse sul fronte della collaborazione con le celebrity e con gli stessi influencer, parte di una nebulosa dai contorni ancora poco chiari. Coinvolgere il numero più alto possibile di testimonial con operazioni a spot non solo non è più la scelta giusta, si rivela essere anzi controproducente. Il consumatore si aspetta oggi il coraggio, da parte di un marchio, di esprimere un’identità chiara, in linea con i pregi e difetti di persone fisiche reali, con un’anima, non più di dei astratti, calati dall’alto, eterei e inafferrabili. Ecco: l’azienda tutta, incluso il sempre più strategico customer care, deve assumere queste caratteristiche di raggiungibilità, di spirito di servizio e di gioiosa complicità con il Cliente.
L’EDITORIALE
Risplendere come diamanti
Fashion companies stand in front of a dilemma. On the one hand, they can cultivate what they have always been doing, the way they have always been doing it, trimming their business model on the sidelines. This has been a recipe for success in the past, but these times are over. On the other hand, they can refocus completely on the imperative of growth. This means difficult, unpopular choices. But it also does mean the opportunity to focus on one’s client first and foremost, being fresh and caring. Because that is exactly what the tech revolution is ultimately all about.
Marc Sondermann
CEO & Editor-in-Chief
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INTERVIEW
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“
LA MIA MODA PER STILE È INTERNAZIONALE, MA NECESSITA DELLA CAPACITÀ PRODUTTIVA ITALIANA, DI QUEL TAILORED TOUCH CHE SI TROVA SOLO QUI
NEIL BARRETT
«RESTERÒ COME SONO: ” UNDERSTATED MA CON QUALCHE PUNTO ESCLAMATIVO»
«Sono stati i miei collaboratori a farmi notare che il 2019 sarebbe coinciso con il ventennale del marchio: io penso sempre al presente e al futuro». È con questo spirito che lo stilista inglese affronta un anno cruciale: «Iniziamo con un opening a Londra, ma ora il marchio si affaccia a una nuova fase e il prossimo triennio sarà incentrato su ulteriori aperture. Prime su tutte, quelle negli Usa». E sull’Italia: «Il mio stile è internazionale, ma ho bisogno di quel tailored touch che si trova solo qui» DI ANDREA BIGOZZI
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egli ultimi 20 anni molte cose sono cambiate nella vita e nella carriera di Neil Barrett. Dal primo show a Pitti Uomo, datato 2000, all’ultima sfilata coed nel nuovissimo quartier generale di via Ceresio 7, il marchio che porta il suo nome ha conquistato 550 punti vendita in tutto il mondo, oltre che a una trentina di negozi tra monomarca e shop-in-shop, compreso il recentissimo opening di Londra, la sua città. Ma è l’Italia la sua base: qui vengono prodotte le collezioni (uomo, donna e da poco anche bambino), che hanno conquistato un pubblico sempre più vasto e fedele, portando il marchio a un giro d’affari stimato intorno ai 100 milioni di euro. «Quello di un consumatore fedele è il consenso cui do più valore», dice lo stilista, che non ama parla-
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re di numeri e cercando di spiegare il suo successo ventennale minimizza: «La mia è una moda understated, con qualche punto esclamativo di tanto in tanto, fondata sul rigore sartoriale e sulla precisione».
to. In ogni caso, essere rimasto indipendente è una cosa che mi rende profondamente orgoglioso, sapere di aver costruito il mio brand mattone su mattone, rimanendo fedele a me stesso e al mio modo di intendere la moda.
Qual è il risultato ottenuto in questi 20 anni di cui va più fiero? Fatico a capacitarmi che siano già trascorsi 20 anni… per la verità, sono state proprio le persone attorno a me a farmi notare che il 2019 avrebbe coinciso con il ventennale del marchio. Personalmente tendo a concentrarmi sul presente e sul futuro: aver costruito un brand solido è una grandissima soddisfazione ma anche una responsabilità, che ti costringe ad essere costantemente proiettato in avanti e ti lascia poco tempo per contemplare il passa-
I compleanni implicano due cose, regali e buoni propositi: qual è il dono più bello che riceverà il brand quest’anno e quali sono le aspettative per il futuro? Il 2019 si apre con un opening molto importante: quello di Londra, dove da pochi giorni siamo presenti con un monomarca al 41 di Conduit street, in Mayfair. Per me, che sono inglese, questa inaugurazione è davvero significativa. Ovviamente, in assenza di backing finanziari, lo sviluppo della rete retail è stato laborioso, ma ora il brand si af-
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1. Neil Barrett nel backstage della sfilata fall-winter 2019/2020 2. Gli headquarters del marchio, situato nel complesso di via Ceresio 7 3. e 4. Due uscite della sfilata co-ed alla fashion week di Milano 5. Il negozio di Shanghai di Neil Barrett all’interno del Kerry Center
faccia a una nuova fase e il prossimo triennio sarà incentrato sull’individuazione di nuove location per ulteriori aperture. Prime su tutti negli Stati Uniti. Dopo lo show e il party alla fashion week di Milano, i festeggiamenti continueranno? Stiamo ancora mettendo a punto l’action plan per il secondo semestre, ma sicuramente l’anno sarà costellato di attività, alcune più piccole e specifiche e altre invece di ampio respiro. L’obiettivo è quello di creare occasioni di visibilità per il brand, anche in contesti distanti dalle tradizionali fashion week. Fashion week fluide, show co-ed, eventi scollegati dai calendari ufficiali: che momento sta vivendo il settore? Difficile generalizzare. Credo che il sistema moda sia in cambiamento e che ogni marchio abbia la necessità di ripensare la propria strategia autonomamente, senza dover sottostare a un modello universale. Il mio business è improntato sul menswear (oltre 80% del fatturato), mentre la donna ha un peso inferiore. Le sfilate co-ed mi permettono di portarla in passerella e rafforzarne la dimensione stilistica. La mia donna e il mio uomo condividono molte caratteristiche: metterle in passerella assieme le rafforza, enfatizzando l’unitarietà della visione.
C’è un motivo per cui è sempre rimasto a lavorare e a sfilare a Milano? Mi piace essere un designer inglese a Milano, è una posizione privilegiata, a cavallo tra due dimensioni. Milano è una città che mi ha dato molto e credo sia il contesto più adatto per presentare le mie collezioni. L’apertura dei nuovi headquarters mi ha permesso di rafforzare il legame con la fashion community milanese, che mi ha sostenuto per così tanti anni. E poi la mia moda, stilisticamente internazionale, necessita della capacità produttiva italiana, di quel tailor touch che si trova solo qui. Ho voluto fondare il mio quartier generale vicino alle divisioni produttive, per poter lavorare a stretto contatto con i fornitori di tessuti, visto che l’80% dei tessuti delle collezioni Neil Barrett sono sviluppati in esclusiva da produttori italiani e con la modellistica. Ha affidato l’e-commerce alla divisione Black & White di Farfetch. Come vede questo canale? Il rilancio di neilbarrett.com è stato piuttosto laborioso, perché impiega un modello di nuova concezione che assimila la dimensione di e-shop e quella di vendita offline. Quello dell’online è un mondo nuovo per me, che sono ancora legato alla dimensione tattile della moda e dell’acquisto, ma mi incuriosisce comprenderne i meccanismi.
Oltre alla sezione di e-commerce, il sito offre una panoramica sull’offerta del brand e si propone come un canale di comunicazione diretta. Questo aspetto mi interessa di più, perché mi permette di comprendere meglio il consumatore Neil Barrett e, di conseguenza, di poterlo soddisfare, sia con il prodotto che con la narrativa. Il suo modo di disegnare e pensare le collezioni è cambiato in questi 20 anni? L’approccio è cambiato, ma credo che la mia calligrafia sia rimasta essenzialmente la stessa. Certo, il gusto evolve...ma non si snatura. Oggi un designer deve in primo luogo creare un desiderio, se non addirittura un bisogno. La stessa dimensione e-commerce ha mutato il mio approccio al design: tutto a un tratto i vestiti hanno smesso di stare in vetrina e sono invece transitati sugli schermi dei PC, e infine sui nostri iPhone. Questa per me è stata una grossa sfida, perché per molto tempo avevo proposto una moda “subtle”, il cui valore era intrinseco e comprensibile una volta indossato un capo. Ci ho messo un po’ a trovare la mia nuova direzione, ma credo di esserci riuscito quando ho introdotto grafiche dal gusto modernista, che trasformavano le superfici di capi in geometrie ispirate al movimento Bauhaus. Da allora è come se si fosse aperto un nuovo mondo. ■
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INTERVIEW
GIUSEPPE SANTONI/SANTONI
«ANDIAMO ALL’ATTACCO DEGLI USA E DEL DIGITAL» «Quest’anno torneremo a crescere a doppia cifra, grazie all’America, che ora controlliamo direttamente e dalla primavera anche l’e-commerce sarà gestito in house», dice l’imprenditore raccontando il futuro del marchio, che non rinuncia al progetto di andare oltre le calzature: «il ready-to-wear di Edited si rinnoverà» assicura. DI ANDREA BIGOZZI
«V
ogliamo andare all’attacco dell’America, per questo ci siamo ripresi il controllo diretto del marcato». Giuseppe Santoni non usa giri di parole. Il presidente dell’azienda di calzature Santoni si è appena lasciato alle spalle un 2018 in crescita. Il fatturato è salito del 3,6% a 85 milioni di euro e l’obiettivo per il 2019 è un incremento a doppia cifra delle vendite e di allargare la squadra: i dipendenti sono destinati ad aumentare, per i molti investimenti in essere. «Negli ultimi 12 mesi oltre alla nascita della Santoni Usa ci ha tenuto occupati anche l’ampliamento del nostro sito produttivo nelle Marche. Ora il nuovo progetto si chiama e-commerce, che abbiamo deciso di gestire internamente», annuncia l’imprenditore di Corridonia, raccontando il futuro prossimo del brand di famiglia. Non è rischioso ripartire da soli, dopo un rapporto trentennale con un distributore? Penso che questa scelta ci dia la possibilità di far vedere al meglio tutto il “nostro film”. Il marchio è già ben rappresentato negli Usa, che valgono circa il 15% dei ricavi, ma ci siamo dati un obiettivo ambizioso di crescita. Altrimenti non avremmo assunto personale, aperto una showroom sulla 57esima strada a Manhattan e una warehouse nel New Jersey. Valutia-
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1. A Giuseppe Santoni si deve l’espansione all’estero del brand Santoni, fondato dal padre Andrea 2. La presentazione della collezione Fall-Winter 2019/2020 di Santoni è stata tra le più apprezzate dai buyer alla fashion week uomo di Milano 3. Lady Gaga a New York indossa un modello Santoni
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mo anche l’opening di nuovi monomarca tra Las Vegas, San Francisco e Dallas, in aggiunta a quelli già attivi a New York e Miami. Le scarpe da uomo restano il vostro prodotto di punta? In realtà la collezione donna va molto bene: oggi incide per il 35% sulle vendite, ma è in continua crescita. Negli Usa non era praticamente distribuita, con la nuova strategia vogliamo insegnare anche alle donne americane ad amare le nostre creazioni, fatte per durare nel tempo. Invece l’interruzione della collaborazione con Marco Zanini comporta un ripensamento sul ready-to-wear? Certo che no: abbiamo lanciato il progetto Edited con l’obiettivo di andare oltre il mondo della calzatura per cui siamo noti e incontrare interlocutori nuovi e diversi. Per una realtà come la nostra, concentrata sul wholesale (75% del fatturato totale), questo è un passaggio obbligato. La nostra collaborazione con Zanini si è interrotta con la collezione primavera-estate 2019 e ora stiamo pensando ad altre collaborazioni. Ci concederemo una pausa di 12 mesi per mettere a punto meglio il progetto e ripartire.
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Nel frattempo su cosa vi concentrerete? Sul digital, a cui dedicheremo molto tempo e risorse. Da quest’anno porteremo in house la gestione dell’e-commerce, una scelta che comporta non pochi cambiamenti in azienda. Ci saranno nuove funzioni nell’e-shop e i 6 mila metri quadrati che abbiamo appena aggiunto alla nostra sede nelle Marche non serviranno solo per le nuove linee di produzione, ma anche per dare più spazio alla logistica. Inoltre stiamo investendo in formazione: gestire direttamente l’online comporta un cambio di passo per i nostri top executive e ci stiamo attrezzando. ■
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NEWS A CURA DI ELISABETTA FABBRI
I METODI PIÙ EFFICACI NEL DIGITAL MARKETING Nonostante la proliferazione di nuove modalità di comunicazione, e-mail marketing, Seo/Sem e social media restano i must di una strategia digital efficace. Lo dice uno studio della società di digital marketing Diennea, con la società di indagini in Rete Human Highway. Sentendo i decision maker di 40 aziende italiane mediograndi, che gestiscono il budget delle attività di marketing in vari settori, compresa la moda, ne è emerso che utilizzano strumenti digitali soprattutto per la comunicazione al cliente e la sua acquisizione, la vendita/upselling, la profilazione e la fidelizzazione. Esaminando le singole fasi della relazione con il consumatore, nell’acquisizione la strategia che risulta più efficace è il website traking. Nella profilazione danno buoni risultati il social media marketing e i programmi di fidelizzazione, mentre in fase di vendita e di comunicazione a chi è già cliente spicca l’email marketing. Nella fidelizzazione del consumatore valgono soprattutto i programmi di loyalty, mentre nella riattivazione dei dormienti torna, come favorita, l'e-mail.
IL 2018 DI TESSILE-MODA-ACCESSORIO
2017 2018*
Fatturato
94,8
Export
61,7
Import
34,0
Saldo con l’estero
27,7
28,3
Propensione export
65,1%
66,3%
Variazione % Variazione % Variazione %
95,7
+0,9%
63,4
+2,6%
35,1
+3,1%
Dati in miliardi di euro - *Stime Fonte: Confindustria Moda su dati Istat e indagini interne
TESSILE-MODA-ACCESSORIO
I RICAVI 2018 DI MODA E LUSSO
CRESCITA SÌ MA POCO VIGOROSA
LVMH DA RECORD, TOD'S E FERRAGAMO IN CALO
Il tessile-moda-accessorio è un settore che cresce ma con meno slancio rispetto al recente passato. Secondo il preconsuntivo stimato da Confindustria Moda, il comparto ha chiuso il 2018 con ricavi a 95,7 miliardi di euro (+0,9%, dal +3,9% del 2017) ed esportazioni a 63,4 miliardi (+2,6%, da +5,2%), mentre il saldo commerciale è salito da 27,7 a 28,3 miliardi. Per quanto riguarda le vendite all'estero, dai dati relativi ai primi 10 mesi dell'anno emerge che l'Ue copre il 47,2% delle esportazioni in valore, mentre il 52,8% è realizzato fuori dall'Unione Europea. A livello di singoli Paesi, i principali acquirenti sono la Francia, con una quota di oltre il 10% (+2,4% gli acquisti del periodo), gli Stati Uniti con l'8,6% (+1,3%) e la Germania (8,4% la share, +0,9%). Discorso a parte per la Svizzera, secondo maggiore buyer dei prodotti italiani ma per effetto della nutrita presenza nell'area di poli logistici per l'esportazione in altri mercati. Regno Unito (+6,5%) e Spagna (-1,9%) sono rispettivamente il quinto e settimo maggiore mercato estero. Hong Kong è il sesto (-3,5%) ma unito alla Cina (+13,6%) diventa il terzo cliente come quota di export (9,6%), davanti agli Usa. Crescita a due cifre anche in Corea del Sud (+11,3%), mentre il Giappone mostra un lieve progresso (+1,9%). In flessione del 3,2% l'export in Russia, dopo il lusinghiero +12,4% del 2017.
Mentre scriviamo, cominciano ad arrivare i risultati preliminari delle aziende quotate di moda e lusso e le indicazioni non vanno in un’unica direzione. Partendo dai dati più recenti, Lvmh ha archiviato un altro anno da record, come lo ha definito il patron Bernard Arnault, con un +10% dei ricavi a 46,8 miliardi di euro (+11% a struttura e cambi costanti). Il segmento più dinamico è stato quello della moda, con una crescita organica del 15%. Accelerazione a due cifre anche nel quarto trimestre, nonostante le proteste dei gilet gialli francesi: +17% i fashion & leather goods ma la crescita organica a livello di gruppo è stata del 9% (dalla performance a due cifre degli altri trimestri). Ferragamo, che sta tentando il rilancio sotto la guida di Micaela Le Divelec, ha accusato un -3,4% annuale a 1,3 miliardi di euro, su cui pesa il -6% in Emea e il -5,4% in Nord America. Un altro gruppo italiano in fase di transizione, Tod’s, ha evidenziato un calo del giro d’affari del 2,4% a 940,4 milioni (-0,5% a cambi costanti), che riflette l’eccessiva esposizione al mercato italiano (a tutt’oggi il principale, -5,4%). Le vendite di Brunello Cucinelli, che cresce in tutti i mercati di riferimento, sono arrivate a 553 milioni di euro (+8,1% e +10,7% a cambi costanti). In Germania Hugo Boss è salito globalmente del 2% a 2,8 miliardi di euro (+4% senza l’effetto cambi) trainato dal retail e dall’ecommerce (+37% a cambi costanti).
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VENTE-PRIVÉE CAMBIA NOME CON L'INTEGRAZIONE Dal 2020 Vente-Privée si chiamerà Veepee. Anzi, la dicitura completa è Veepee Wowing Your Days. L'idea è quella di semplificare, far convergere le energie e dare maggiore forza al marketplace di vendite evento, attivo in 14 Paesi attraverso sei piattaforme, che verranno integrate in una sola: Vente-Esclusive per il Benelux, Privalia per i mercati italiano, spagnolo, brasiliano e messicano, Designers & Friends per la Danimarca, Eboutic per la Svizzera e Zlote Wyprzedaze per la Polonia. Nel 2018 il gruppo ha registrato 3,7 miliardi di euro di ricavi, metà dei quali realizzati all'estero.
SATOR SALE AL 100% DI L'AUTRE CHOSE Con l'acquisizione di un'ulteriore quota del 16%, Sator Private Equity Fund diventa azionista unico di L'Autre Chose: un chiaro segnale della rilevanza del business per il fondo, che affianca la famiglia fondatrice Boccaccini dal 2013. Partito con le scarpe e poi arricchito con il ready-to-wear e le borse, il marchio è oggi guidato da Alice Carli, che prevede una crescita double digit dei ricavi per l'esercizio in chiusura il 31 marzo 2019, dai 13 milioni dell'esercizio precedente.
PROUDLY PEOPLE Circolo 1901 supports real people.
circolo1901.it
MEN’S FASHION WEEK
I BUYER A PITTI UOMO E MILANO MODA UOMO
HAPPY NEW FUTURE CON IL POWER SUIT E L’ASSE FIRENZE-MILANO Come è andata la settimana della moda maschile italiana? Il fatto che si sia tornati a parlare di sartorialità fa tirare un sospiro di sollievo alla filiera made in Italy, esperta del segmento. Da Firenze a Milano Y/Project, Marni e Bed J.W. Ford piacciono ai buyer quasi quanto Prada e Fendi, eletti best seller annunciati del prossimo invero Ma per riaccendere il sistema, oltre ai new name serve una sinergia vera tra Pitti e la fashion week per scoraggiare gli eventi fuori calendario, stile Moschino a Roma DI ANDREA BIGOZZI
Fendi
Ermenegildo Zegna
L
a vera spina nel fianco per la settimana della moda maschile italiana (Pitti Uomo a Firenze e le sfilate di Milano) non è la concorrenza di Parigi, che nonostante il calendario monster non ha offerto sussulti ai buyer, né quella di Londra e di New York, a cui importanti media consigliano di spegnere l’interruttore, ma sono le “mine vaganti” alla Moschino. Una scelta come quella presa dal marchio del gruppo Aeffe, ovvero realizzare un grande evento, scollegato dal calendario ufficiale delle capitali della moda in nome dello storytelling, può portare, se generalizzata, alla per-
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dita di rilevanza e solidità dell’intero sistema. Di certo alla giornata inaugurale di Pitti Uomo sono mancati giornalisti e influencer, richiamati a Cinecittà dallo show di Moschino, mentre l’inizio dei saldi (che restano ancora un rito collettivo irrinunciabile) ha tenuto lontano da Firenze i buyer italiani, che infatti sono calati dell’8%. Ma anche questa stagione Pitti Uomo ha fatto valere l’organizzazione e la ricchezza dei contenuti (garantiti da 1.230 brand) e di stili differenti, creando un mix che rappresenta anche un’apertura mentale. «In un periodo dove la caratterizzazione è sempre
più importante - riflette Beppe Angiolini, proprietario del multimarca Sugar ad Arezzo - questo salone offre una chiave fondamentale per costruire concetti personali. Una fiera trasversale e dall’organizzazione eccellente». Sulla stessa lunghezza d’onda un veterano come Bruce Pask, Men’s Fashion director di Bergdorf Goodman e Neiman Marcus, che invita gli organizzatori a non preoccuparsi per qualche punto percentuale di compratori in meno. «Vengo qui da oltre due decenni racconta il buyer americano - e riconosco al salone un valore (segue a pag 16)
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IN DUE STAGIONI È GIÀ THE PLACE TO BE IN FORTEZZA
FALL-WINTER 2019/2020
Mix cinture
Fendi
La Mission impossible dell’edizione numero 95 di Pitti Uomo? Senza dubbio sentir parlare male di I go out. Il padiglione dedicato all’outdoor syle, lanciato solo sei mesi in Fortezza, ha suscitato l’entusiamo di tutti i buyer: «Senza dubbio è la mia sezione preferita - ha commentato Marcus Söderlind, ceo dello store Nitty Gritty di Stoccolma - grazie al layout ricco di ispirazione». Riscontri positivi anche per la selezione effettuata. «Mi è piaciuto molto il brand mix - ha aggiunto George Li, merchandise buying assistant buyer di Skp Beijing -. Si è vista molta innovazione tecnica, una delle più forti tendenze di stagione».
MUST HAVE
Prada
I GO OUT
Borsa bauletto
Versace
Y/Project
PRADA È IL TESTMAKER
Dolce&Gabbana
I Millennials e la GenZ probabilmente ricorderanno la sfilata autunno-inverno 2019/2020 di Prada come la prima a cui ha preso parte Gigi Hadid, mentre per gli addetti ai lavori è quella che segna il ritorno dei completi: visti numerosi sulla passerella del marchio, hanno offerto l’occasione di tornare a parlare di sartorialità, facendo tirare un sospito di sollievo a tutta la filiera made in Italy (façonisti, stilisti, aziende), potenzialmente avvantaggiata da questo coming back. «Prada è sempre un testmaker, specie nella moda maschile», assicurano buyer italiani e stranieri. «Show come quello di Prada - fa notare Tiberio Pellegrinelli di Area Ti - ma anche di Dolce&Gabbana e Fendi sono una buona notizia per l’Italia: giacche e cappotti, ovvero i prossimi must have, sono i capi che sappiamo realizzare e vendere meglio». Basterà far sfilare Gigi Hadid e Kaia Gerber per convincere i post Millennials a indossare una giacca e a mettere da parte il marsupio? «Forse ci vorra un po’ di tempo, ma succederà» prevedono attenti analisti del mercato come Lee Goldup di Browns e Riccardo Tortato di Tsum . «Anche perché alle nuove generazioni piacciono le novità, e per loro questo stile è davvero nuovo», dice Giulia Piazzato di Rinascente.
Animalier
Velluto a coste
N°21
LA PRIMA VOLTA DI GIGI HADID PER CONVERTIRE LA GEN Z ALL’ABITO
Maglia infilata nei pantaloni
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MEN’S FASHION WEEK
FIONA FIRTH MR PORTER BUYING DIRECTOR
Versace
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inestimabile. A renderlo imperdibile credo che sia la combinazione unica tra heritage e innovazione, tra brand noti e di qualità e novità da scoprire». Un altro atout della fiera è stato ancora una volta far valere l’appartenenza a un Andrea Selvi sistema solido e in LuisaViaRoma questo l’alleanza con Milano, per quanto forzata, è sempre più strategica. L’asse Firenze-Milano conferma la leadership mondiale dell’industria italiana della moda maschile, che oggi vale nove miliarVERSACE HA DATO UNA NOTA DI COLORE A UNA FASHION WEEK SOBRIA. NELLO SHOW C’È STATA UN’OTTIMA COESIONE TRA LA PRIMA LINEA E QUELLA CHE ERA VERSUS
”
«In questo fashion month mi sono piaciute le collezioni di Prada, Aspesi e Tom Ford, perché hanno abbracciato le tendenze chiave che, a mio avviso, incontreranno il favore dei nostri clienti la prossima stagione, tra cui sartoria, gamba ampia nei pantaloni e giacche imbottite. Lo stile casual resterà rilevante, accanto a look che evidenziano elementi di design innovativi: ne abbiamo visti da Prada, con lunghi giubbotti imbottiti che mixano tessuti tecnici e nylon. Tuttavia, la tendenza chiave di stagione è proprio la sartoria, con l’uso di tessuti tradizionali, ma anche casual. “Suiting is back”: uno slogan messo in pratica da diversi big brands, tra cui appunto Prada, Fendi, Neil Barrett, Versace e Zegna».
di di euro, con picchi di crescita del 16% in mercati come la Cina. Un primato che si conferma anche dal punto di vista mediatico. Secondo uno studio diffuso da Launchmetrics, i sette giorni tra Pitti e Milano Moda Uomo rappresentano la manifestazione di moda maschile con maggiore impatto economico via social media. Non solo: assorbono la metà di tutto il “social business” generato nelle quattro capitali della moda mondiale durante le sfilate maschili, che vale 115 milioni di euro. Con 57,8 milioni di euro di Media Impact Value - così viene definito il valore della performance online - realizzato nell’edizione di giugno 2018, il tandem
Firenze-Milano batte infatti Parigi (49,2 milioni di euro), Londra (5,8 milioni) e New York (2,1 milioni). Ma ai dati delle ricerche va aggiunto il sentiment dei buyer intervistati in questa settimana di fuoco. Tutti, o quasi, sono concordi nel dire che sul mercato c’è un gran desiderio di vera moda, in particolare menswear e made in Italy. «Per i consumatori cinesi - conferma Sherry Lang, top executive del gruppo Alibaba - l’italianità ha una valenza particolare, non solo sul fronte del design, ma anche per gli aspetti legati alla confezione
GIORGIO ARMANI CAMBIA LE REGOLE DEL CALENDARIO
A FEBBRAIO SHOW CO-ED AL SILOS
A ogni fashion week Giorgio Armani è pronto a stupire, a cominciare dal calendario. Sei mesi fa il primo show co-ed di Emporio Armani, che invece questa stagione torna a separare gli show uomo (a gennaio) e donna (a febbraio). Sfilata unica, ed è la prima volta, a febbraio per la prima linea. E ancora non è chiaro lo schema del secondo semestre dell’anno. Re Giorgio ha deciso di seguire un calendario personale per scandire i suoi show e il tradizionale incontro post sfilata con la stampa nel backstage di Emporio è servito anche per fare un po’ chiarezza sul prossimo appuntamento di Milano Moda Donna: il fashion show della Giorgio Armani sarà al Silos, che finora è stato usato solo per eventi e mostre, ma tra un mese si trasformerà in una sala sfilate. «Con la sua particolare struttura - ha commentato lo stilista - farà da sfondo perfetto alle collezioni».
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e al made in Italy. Le scarpe fatsui new talent e nel favorire il te a mano in Italia, per esempio, rinnovamento generazionale. hanno un appeal speciale sui Ma finalmente il cambio di renostri clienti». A dimostrare gistro non sembra un miraggio. che il futuro del settore ruoterà Il lungo weekend che Milano ha sempre di più intorno ai gusti dedicato alle collezioni del degli uomini arrivano le parole prossimo autunno-inverno ha di Aliyah Shi, assistant buying fatto a meno di blockbuster and merchandising manager 10 come Giorgio Armani e Gucci SI RIPARTE Corso Como a Shanghai. «Nei e acceso i riflettori su una serie A COMPRARE nostri store per le collezioni di outsider. Come si sono com“ALL’ITALIANA”, uomo - dice - abbiamo avuto portati? Diciamo che, grazie OVVERO I NUOVI l’80% di incremento sul fatturaanche al supporto di Camera MUST DI STAGIONE to a prezzo pieno dell’anno preNazionale della Moda ItaliaSONO I PRODOTTI cedente: oltre ai brand classici, na, sono riusciti a farsi notare, CHE NOI ITALIANI che sono nel nostro dna, abbiail che non è mai scontato in una FACCIAMO AL mo una vasta sezione dedicata fashion week dove sfilano paMEGLIO ai designer emergenti e l’Italia è recchie aziende con fatturati a Tiberio Pellegrinelli la piattaforma ideale per sconove zeri. Reece Crisp, head of Area Ti prirli». Ma è davvero così per buying del concept store londitutti e sette i giorni di moda nese LN-CC, era in prima fila maschile? Se il ruolo di talent scout di Pitti da United Standard e si è fatto favorevolUomo è indiscusso - stagione dopo stagiomente impressionare dal lavoro di Dorian ne il salone fiorentino ha contribuito all’afTarantini di M1992: «Mi è piaciuto molto fermazione sul piano commerciale di nomi - ha commentato - perché ho ritrovato nelle come Raf Simons, Off-White, Gotcha, sue proposte accenni al British heritage e Cottweiler e questa volta Y/Project -, il questo, da londinese, mi ha favorevolmencalendario di Milano Moda Uomo ha te impressionato, insieme al fatto che pur spesso espresso una difficoltà nell’investire trattandosi di un brand giovane ha intro-
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DAMIEN PAUL MATCHESFASHION.COM HEAD OF MENSWEAR
«Se devo scegliere le mie collezioni preferite di Milano dico Marni, Prada e Fendi, che si sono dimostrate fedeli ai codici dei brand, mettendo in evidenza anche la voglia di andare oltre l’heritage. Tre show freschi e pertinenti. Di Fendi è stato interessante vedere la Baguette rielaborata per gli uomini. Fra i trend forti del prossimo autunno-inverno, stagione con un budget in crescita, ci sono i cappotti con cinturini e quelli di orsacchiotto, le stampe leopardate, i maglioni infilati dentro i pantaloni, la maglieria in generale, le scarpe con la suola pesante, il nero e il color cammello».
HIROFUMI KURINO
UNITED ARROWS LTD. SENIOR ADVISOR AND CREATIVE DIRECTION
«A Pitti Uomo sono stato favorevolmente impressionato dalla collezione di Aldo Maria Camillo, che ho trovato di eccellente manifattura. Alle sfilate di Milano ho apprezzato Marni e il lavoro sempre interessante e particolare del suo direttore creativo, Francesco Risso, che questa volta ha dato il meglio di sé nella maglieria e nei pantaloni, di taglio innovativo. All’altezza delle mie aspettative Prada, che con la collezione presentata alla Fondazione ha lavorato sul concetto di “dark side”, il lato oscuro, affrontato in modo affascinante e con un’impronta decisamente stylish: Miuccia Prada non delude davvero mai».
Camena Moda lancia Tavolo Showroom: prima uscita con Elevator to the Future In un’ottica di sinergie, Camera Nazionale della Moda Italiana ha creato Tavolo Showroom, composto da alcuni degli 800 spazi milanesi come Riccardo Grassi Showroom, 247 Showroom, Breramode, Daniele Ghiselli Diffusione, L.A. Distribuzione, Marcona 3, Massimo Bonini, Sari Spazio, Slam Jam, Spazio 38, Studio Zeta Milano e Tomorrow LTD. La prima iniziativa congiunta è stata Elevator to the Future, una video-installazione presentata durante l’evento di apertura della fashion week, che ha coinvolto una serie di designer scelti dalle showroom milanesi.
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dotto capi classici: il mix funziona». Promozioni per Bed J.W. Ford e Danilo Paura arrivano da Giulia Pizzato e Federica Montelli, rispettivamente buying director e head of fashion di Rinascente. Anche Giorgio Molteni di Tessabit punta su Danilo Paura, così come Tiberio Pellegrinelli, titolare di Area Ti e buyer consultant per diversi multibrand italiani, che nella sua best list aggiunge anche United Standard. Ma chi più di ogni altro si è fatto entusiasmare dalla new wave milanese è Lee Goldup, menswear buyer di Browns (gruppo Farfetch), che ha IN RUSSIA inserito nella classiDOLCE&GABBANA fica delle sfilate più STA ANDANDO belle viste a Milano BENE: CREDO CHE diverse alternative LO SCANDALO al solito establiCINESE NON LI shment italiano ABBIA TOCCATI TROPPO come Sunnei e soprattutto Bed J.W. Nikolay Demin Ford: «Mi ha sorBosco di Ciliegi preso trovare molti nomi nuovi e freschi in calendario e ne sono stato felice: Milano doveva colmare un gap. Questa edizione della fashion week dimostra che grandi aziende e nomi emergenti possono convivere nella schedule della manifestazione». Come sostiene in maniera molto pragmatica Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana, «i nostri grandi brand come Armani, Ver-
LEE GOLDUP BROWNS MENSWEAR BUYER
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Marni
sace e Dolce&Gabbana sono partiti piccoli e cresciuti passo dopo passo a Milano, quindi anche altri stilisti possono fare lo stesso: oggi c’è spazio per loro e la fashion week può essere un’opportunità». Insomma, per portare e termine l’evoluzione sperata ci vogliono tempo (un lusso che la moda fa fatica a concedersi) e mezzi. Nel frattempo, e ancora per un po’, continuano a essere premiati soprattutto i soliti noti come Prada, Fendi ed Ermenegildo Zegna, che per i buyer intervistati tra una sfilata e l’altra sono i marchi che hanno presentato collezioni commercialmente più convincenti. Il merito generalizzato dei marchi è quello di essere andati oltre la
LA NUOVA FRONTIERA DELL’ELEGANZA
Y/PROJECT: LA DONNA PIACE DI PIÙ, CAMILLO CONQUISTA COL GRUNGE Una mini fashion week in perenne evoluzione all’interno di un salone: è questa la linea guida di Pitti Uomo che anche in questa 95esima edizione ha registrato molti special event dentro e fuori la Aldo Maria Camillo Fortezza. «Gli eventi dei Guest Designer di questa edizione sono stati splendidi», ha commentato Boris Kotelsky, menswear head buyer di Mercury. I pareri più entusiasti li ha raccolti lo show di Glenn Martens per Y/Project: «Il suo fashion show è stato uno degli eventi più straordinari a cui abbia
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«Di show belli se ne sono visti a Milano: Marni, Bed J.W. Ford e Sunnei. Mi è piaciuta molto anche la sfilata di Versace, ma se proprio devo sceglierne una dico Prada. Tutto quello che si è visto era epico: la location, la musica, l’art direction e la collezione. È stata inoltre un’emozione vedere Bed J.W. Ford in passerella , qualcosa di davvero unico. Per noi non si tratta di una novità, lo acquistiamo da tre stagioni, ma dopo questa performance molti buyer avranno drizzato le antenne. Il ritorno del sartoriale è una tendenza super presente nelle collezioni. Sarà interessante vedere come reagirà il consumatore abituato allo streetwear. Tendenze come le giacche al ginocchio, le stampe animalier e le scarpe con la suola pesante resteranno in auge».
assistito», dice Stavros Karelis, fondatore e creative director Machine-A, esaltando l’identità forte del brand, ottenuta attraverso l’approccio unico alla silhouette. Applausi per Martens anche da parte di Federica Montelli, head of fashion di Rinascente, «anche se la parte donna si è dimostrata molto più forte dell’uomo». A tenere alto l’onore dei designer made in Italy ci ha pensato Aldo Maria Camillo con la sua collezione di debutto all’insegna dell’eleganza grunge, che è stata apprezzata per l’ottima manifattura, specie dai buyer giapponesi: il suo nome è stato l’unico citato da Hirofumi Kurino di United Arrows tra le cose da ricordare della trasferta a Firenze. Glenn Martens
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collezione-icona che aveva imperversato nelle ultime stagioni. «Fendi rappresenta il simbolo di un forte cambiamento, dettato dalle grandi griffe che stanno abbandonando lo street, per dedicarsi di nuovo al tailoring. In pedana abbiamo visto capi straordinari, con dettagli incredibili», sintetizza Vinicio Ravagnani, titolare di Vinicio boutiques. L’elenco di chi cita la collezione di Prada è lunghissimo e comprende nomi come Bruce Pask di Bergdorf Goodman e Neiman Marcus, Tom Kalendarian di Barneys New York, Karen Vernet di Printemps, Giulia Pizzato e Federica Montelli di Rinascente e Keisuke Ogata di Takashimaya. Nikolay Demin di Bosco di Ciliegi scommette invece su Zegna, «che sta cercando strade alternative, con capi leisurewear presentati in una location d’impatto: una scelta che rispecchia un nuovo modo di coLA SCELTA municare con i MIGLIORE PER I NOSTRI clienti finali, la CLIENTI SARÀ stampa e il trade». MIXARE BRAND Menzione d’onore COME MSGM, per Francesco RisNº21, FENDI so da Marni, che per molti rappresenSherry Lang ta il nuovo volto di Alibaba group Milano, capace di crescere tra autorialità e autorevolezza: la sua collezione - fortissima - ha fatto innamorare in molti, tra cui Reece Crisp di LN-CC: «Di Marni mi hanno convinto tutta la parte in maglia e gli abbinamenti, che creano un impatto diverso da tutte le altre collezioni. Certo, non è una collezione commerciale, la definirei una “fashion show collection”, ma proprio per questo si distingue dalle altre». Di questo hanno bisogno i sette giorni di moda maschile italiana: distinguersi creativamente, mantenendo la solidità del sistema economico. Insieme Milano e Firenze ce la possono fare, con un impegno comune per il futuro: trovare valide alternative alle classiche sfilate e agli stand, format chiaramente in difficoltà, come si è visto in tutto il mondo, Parigi compresa. (Hanno collaborato Alessandra Bigotta, Carla Mercurio, Angela Tovazzi) ■
Camera Buyer garantisce per i look di Danilo Paura Su due look della nuova collezione di Danilo Paura, al debutto alla fashion week di Milano, finirà l’etichetta “the Best Shops”. È questa l’iniziativa di “tutoring” lanciata dalla Camera Italiana Buyer Moda, che punta a valorizzare la creatività e l’imprenditorialità dei giovani designer made in Italy. «In realtà precisa Giacomo Vannuccini, titolare del multimarca Tricot e responsabile per la Camera della strategia retail - il progetto è più ampio. Non solo i capi prescelti potranno contare, in campagna vendita, su un “bollino di garanzia”, ma gli associati che acquisteranno il pacchetto dedicheranno le vetrine ai look di Danilo Paura, che sarà protagonista anche della loro attività social».
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RICCARDO TORTATO
TSUM MEN’S & E-COMMERCE FASHION DIRECTOR
«La tendenza che più ho apprezzato in passerella è riassumibile in uno slogan, più qualità e meno street. I clienti lo capiranno, anche se un po’ dopo di noi. Oggi si deve parlare di luxury leisurewear & design. Per questo i marchi che promuovo a Milano Moda Uomo sono tre: Ermenegildo Zegna, Versace e Santoni. Lo show in Stazione Centrale era al livello di quelli di Parigi. Da Pitti Uomo manco da due stagioni: chi espone presenta prodotti di prestigio, ma la fiera restituisce l’immagine di un uomo che non esiste. Spero che non permettano più l’ingresso a quel circo di figuranti vestiti in modo improbabile che tolgono solo attenzione alla qualità».
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GRAZIE AI BUYER INCONTRATI A PITTI E ALLE SFILATE PER IL SUPPORTO Beppe Angiolini Sugar • Reece Crisp LN-CC Nikolay Demin Bosco di Ciliegi • Fiona Firth Mr Porter • Lee Goldup Browns • Stavros Karelis Machine-A • Boris Kotelsky Mercury • Hirofumi Kurino United Arrows • Sherry Lang Alibaba group George Li Skp Beijing • Giorgio Molteni Tessabit Federica Montelli Rinascente • Rodolphe Nantas The Webster • Keisuke Ogata Takashimaya • Bruce Pask Neiman Marcus group • Damien Paul Matchesfashion.com • Tiberio Pellegrinelli Area Ti • Giulia Pizzato Rinascente • Vinicio Ravagnani Vinicio • Andrea Selvi Luisaviaroma.com • Aliyah Shi 10 Corso Como • Marcus Söderlind Nitty Gritty • Riccardo Tortato Tsum • Giacomo Vannuccini Tricot
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NEW FORMATS
WHITE STREET MARKET
IL B2C CONVINCE (QUASI) TUTTI L’evento business&consumer incentrato sulla moda e le culture street - alla sua seconda prova durante la fashion week maschile - mette d’accordo gran parte degli espositori, consumatori e buyer sentiti a caldo durante la manifestazione
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DI ELISABETTA FABBRI
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ono al White Street Market per il workshop di Fila e perché sono una fan del marchio Dickies» - dice Ludovica, studente di 20 anni dalle idee chiare. Un altro 20enne che studia grafica 3D vuole «dare un’occhiata, scoprire nuovi marchi e, perché no, seguire gli eventi e fare shopping». Ha saputo dell’evento milanese B2C fra moda e culture street (dal 12 al 14 gennaio scorsi al SuperstudioPiù) grazie a Iuter, un altro dei 60 espositori della seconda edizione di Wsm, organizzato da White, con Probeat Agency e nss factory. Un giovane videomaker che ha fatto acquisti ammette: «Mi piace poter vedere e comprare». Lo accompagna uno stylist: «Non ha nulla a che fare - afferma - con il White. Non è più l’evento per le anticipazioni di stagione e scarseggiano i marchi italiani, ma è un’iniziativa interessante per lo streetwear. Apprezzo anche la moda sostenibile, ma non so se è l’evento adatto per questo segmento». In realtà, nel variegato mondo di Wsm, l’ecosostenibilità è uno dei temi chiave e in questa edizione ha accolto una collettiva legata a Cittadellarte - Fondazione Pistoletto e a Fashion B.E.S.T., progetto per lo sviluppo di un tessile green. Nel gruppo c’è Bav Tailor, ex studente Ied, oggi imprenditrice dell’omonimo marchio di womenswear “eco” con base a Londra e Milano. Bav si dice soddisfatta del suo primo Wsm: «Siamo stati avvicinati soprattutto da showroom e studenti che vogliono capire che cos’è la sostenibilità». Altra ecofriendly è Giada Daolio con il marchio DeBatelier. Designer laureata al Politecnico di Milano, ha creato una linea di borse in un materiale, la Macroteria, messo a punto con la complicità del padre chimico. «Un’alternativa alla pelle - spiega Giada - biodegrabile e che si auto-genera perché di origine batterica,
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derivata da acqua e zucchero. Ora è una collezione di borse, ma siamo aperti a collaborazioni con altri settori. Per il momento abbiamo incontrato buyer e studenti». Una ragazza del team di arena, presente anche al primo Wsm di giugno 2018, fa un confronto con la passata edizione: «Sono aumentati i brand e le occasioni di interazione con i consumatori. La trovo un’opportunità per conoscere gente e farsi notare». New Balance ha presentato modelli della serie 99x in uscita in primavera e novità del prossimo inverno. Allo stand ha coinvolto i 16-18enni: chi riusciva ad assemblare una sneaker in meno di 45 secondi ne vinceva un paio. Bilancio positivo per il brand, fra consumatori e negozianti incontrati. «Siamo più contenti per i compratori visti che per la vendita diretta - dicono dalla label Hymski -. Abbiamo raccolto molti contatti. Da ripetere». Entusiasmo anche da Enclave Monarchy, marchio danese fondato dal giocatore di pallavolo Michael Damgaard Nielsen: «L’evento è ben organizzato, con un’ottima selezione di brand. Sono passati buyer, proprietari di showroom e produttori. Al momento non siamo presenti in Italia ma pensiamo che Milano sia il posto dove bisogna essere». Flavia Grazioli, head designer di Fase Factory, apprezza i feedback dai clienti finali, ma ha visto pochi compratori. «Non mi sembra una fiera per loro - osserva -. Un’idea potrebbe essere tenere separati i momenti e/o i luoghi. Buyer e consumatori insieme creano confusione e sono difficili da gestire in contemporanea». I buyer, invece, cosa ne dicono? «Pensavo che ci fossero più marchi, ma l’esperimento è intrigante», risponde Annarita Monopoli, della boutique La Coolness di Napoli, habitué del White don-
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1. Le borse in Macroteria di DeBatelier 2. La donna green di Bav Tailor 3. Nuovi modelli di New Balance 4. Una T-shirt Enclave Monarchy
na. «Sono venuto per curiosità, per capire meglio e mi pare interessante», ribadisce Luciano Berlandi dello store Life di Novi Ligure. «Sono qui per cogliere nuovi trend, per intercettare cosa amano i giovani - dice Jesus René di René JR alle Canarie -. Le proposte green mi fanno pensare che ormai si dovrà andare in questa direzione». ■
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MILANO UNICA E GLI ALTRI SALONI INTERNAZIONALI
LE TAPPE DEI GLOBETROTTER DEL TESSILE Le fiere locali e internazionali: tutte irrinunciabili, ma come si differenziano? Lo abbiamo chiesto agli espositori che preparano una serie di novità per l’estate 2020: dal bio-pile ai tessuti con bioceramica DI ELISABETTA FABBRI
LE DATE
DEGLI EVENTI
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on gennaio inizia un impegnativo semestre di eventi fieristici per le aziende tessili, pronte a promuovere le collezioni per la primavera-estate 2020. Specie per chi realizza proposte finalizzate anche allo sportswear, all’outdoor e a quella moda che, sempre più spesso, si contamina con la performance. Al di là delle dimensioni, del traffico e delle location, sono tutti appuntamenti da non perdere, a sentire gli espositori, che non si sottraggono a ripetute trasferte in giro per l’Europa e a trasvolate con destinazione Stati Uniti Giappone. «Noi abbiamo un team di circa otto persone nel commerciale fa notare Elena Banci, responsabile marketing di Pontetorto -. Per gestire il nostro calendario fieristico serve un’organizzazione complessa, che è anche il nostro fiore all’occhiello». La maratona dell’azienda pratese è cominciata in gennaio con Sport Casual Moscow, Munich Fabric Start e Ispo Munich, ma prosegue per tutto il primo semestre con tappe a Milano Unica, Première Vision Paris, Textillegprom (in Russia), Performance Days Munich, Outdoor Retailer Denver e Outdoor by Ispo Munich. «Première Vision Paris è la vetrina
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L’area dedicata alle tendenze delle aziende sostenibili alla scorsa edizione di Milano Unica
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principale - spiega Banci - con stati i primi produttori di pile MILANO UNICA visitatori da tutto il mondo ed nel 1985 - racconta la mana5-7 FEBBRAIO è anche l’occasione di inconger -. Inizialmente impiegato TEXWORLD PARIS trare gli agenti per scambi di nelle collezioni tecniche, oggi 11-14 FEBBRAIO informazioni e contatti. Il punche i mondi dello sport e del to dolente sono i costi altissimi fashion sono diventati più PREMIÈRE VISION degli stand ma anche quelli complementari è una proposta PARIS aggiuntivi, per chi occupa spaversatile. E dal momento che 12-14 FEBBRAIO zi oltre una certa metratura: aumenta la sensibilità al tema la porta d’ingresso, l’uscita della sostenibilità, adesso prodi sicurezza, la vetrina, ma anche un fisso poniamo un pile biodegradabile, che evita per essere presenti sul nuovo marketplace». il problema dell’immissione di micropla«So che il digitale è un investimento che stiche nell’acqua». Infatti, il nuovo biopile va fatto - prosegue - ma per il momento ci Pontetorto non è in poliestere ma in fibra fa perdere tempo e non abbiamo riscontri. Tencel di Lenzing che è biodegradabile (le Speriamo che gli effetti si vedano nel lunparticelle si decompongono nell’acqua in go periodo». A Milano Unica Pontetorto meno di 90 giorni). In più i prodotti della incontra la clientela italiana. «È una fiera divisione Sportsystem rispettano restrittivi ben organizzata e pubblicizzata - commenta parametri, come attestano le certificazioBanci -. La sentiamo un po’ nostra e siamo ni Iso 9001, Blusign, Oekotex Standard orgogliosi dell’anticipo a luglio, per la pre100 e Global Recycled Standard. La sosentazione delle collezioni invernali, che è stenibilità, sia a livello di prodotto che di stato molto voluto dai pratesi». Quanto alle processo, è un concetto chiave anche per missioni a Mosca, per l’azienda nata con la Tessitura Taiana Virgilio, che tra le una produzione di tessuti per cappotti donna nuove proposte elenca Yoga. «È un tessuto restano sempre un’opportunità, ma lo sono come una seconda pelle - racconta Marco anche i saloni legati allo sportswear. «Siamo Taiana, responsabile del marketing nell’a-
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zienda di famiglia - che protegge dai raggi solari, asciuga rapidamente e dà il massimo comfort, perché “4-way stretch”. Non è un semplice poliestere riciclato: impiega la parte elastica del filo riciclato». L’azienda di Olgiate Comasco gioca sugli stretch nell’estate 2020, per capi sempre più confortevoli, adatti alla vita quotidiana e in particolare al travelwear, e non perde i maggiori appuntamenti fieristici di settore. «Première Vision Paris - specifica Taiana - è la più importante per numero di visitatori ed espositori. Con la sua capacità di attrazione è un momento per creare contatti. Non possiamo rinunciarci ma nel nostro caso sta perdendo un po’ d’appeal, perché le tempistiche non ci sono favorevoli». «Milano Unica - continua - ha le date giuste e ha fatto un buon lavoro di rinnovamento e attualizzazione. È importante soprattutto per il mercato italiano, che rappresenta il 30% dei nostri ricavi, ma incontriamo anche visitatori da Francia, Germania e Stati Uniti. A Munich Fabric Start vediamo invece tedeschi, austriaci e olandesi». «Da anni - aggiunge - alle fiere non si raccolgono più gli ordini ma sono fondamentali per un confronto: la collezio-
1. Un innovativo tessuto Sensitive Fabrics di Eurojersey con bioceramica 2. L’etichetta del primo pile biodegradabile al mondo by Pontetorto
ne è spesso un punto di partenza che può portare allo sviluppo di proposte mirate al singolo acquirente». Di tappe promozionali in giro per l’Europa ne fa parecchie anche la Giovanni Lanfranchi, nota per le cerniere Lampo. «Ogni fiera - sostiene il ceo Gaetano Lanfranchi - ha la sua particolarità. Parigi è di respiro internazionale, la maggiore per dimensioni rispetto al resto degli eventi tessili. Può essere dispersiva e, secondo me fa poca selezione, ma solo là si possono reclutare nuovi clienti e scoprire mercati sconosciuti. Monaco è finalizzata al mercato tedesco e ha il vantaggio di essere un po’ in anticipo rispetto a Parigi e Milano. Londra, con Textile London, non ha nemmeno gli stand ma dei banchetti: pratica, veloce, essenziale, ha prettamente visitatori inglesi, anche se all’ultimo appuntamento ho notato un calo di affluenza». «Milano - prosegue rappresenta l’eccellenza del made in Italy, è soprattutto italiana in termini di visitatori ed è la più curata nell’immagine. L’anticipo a luglio per le collezioni invernali è stata un’ottima idea». In questo periodo Lanfranchi lancia una nuova zip, la T10 Tank, con dente in taglia 10: una cerniera evidente ma non over come nelle scorse stagioni, «per valorizzare senza eccessi l’outerwear di alta gamma, grazie anche alla vasta gamma di galvaniche disponibili». Nelle nuove proposte non mancano chiusure green, in cotone organico e lino o in Newlife, e quelle glam, in velluto o con effetti glitter.
A FIERAMILANO RHO
MILANO UNICA ALLA SUA 28ESIMA VOLTA Alla 28esima Milano Unica - dal 5 al 7 febbraio, a Fieramilano Rho - le tendenze si ispirano al tema Music Menu: «Un invito - spiegano gli organizzatori - a mescolare stimoli provenienti dalla musica e dal cibo, creando nuovi accostamenti creativi». Tra le aree tematiche torna il Progetto Sostenibilità, con un’offerta ampliata e un approccio che valorizza la sostenibilità di processo. I campioni più rappresentativi delle aziende espositrici sono nelle Aree sintesi, nei padiglioni 8, 12 e 16. In Filo Trend (pad. 8) si rinsalda il legame fra tessuto e filato, mentre nell’area Vintage (pad.12) è in programma un tuffo nella moda d’altri tempi. Tra i progetti spiccano Linen Dream Lab by Celc (pad.16), Woolmark (pad.12-20) e Eyes On Me (pad.12), alla sua seconda edizione con le creazioni degli studenti delle scuole di moda. Per la prima volta è presente con un proprio stand (pad.16) Sistema Moda Italia-Smi, la maggiore associazione nazionale delle imprese del tessileabbigliamento. L’appuntamento con la produzione dall’ Estremo Oriente si rinnova nelle aree speciali Osservatorio Giappone (che festeggia la sua decima edizione) e Osservatorio Corea. Torna inoltre Origin Passion and Beliefs, il salone di Italian Exhibition Group che presenta una selezione di Pmi italiane della subfornitura e dei servizi di qualità.
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Eurojersey ha scelto Ispo per lancire una serie di tessuti sportivi Sensitive Fabrics stampati con bioceramica: una miscela di ossidi minerali non tossici, che permette di emettere e riflettere i raggi infrarossi e quindi di stimolare il sistema microcircolatorio e rafforzare il metabolismo. Un’altra serie è pensata per il mondo degli sport bra ed è munita di certificazione Lycra Sport Pce che specifica le prestazione del tessuto secondo gli indici di riferimento Power (P), Comfort (C) ed Energy (E). A Première Vision l’azienda di Varese presenta una collezione di tessuti Sensitive Fabrics primavera-estate 2020, ispirata al pendolarismo dinamico e frenetico del contesto urbano. Il risultato è una serie di proposte multitasking, dal massimo comfort, che non si stropicciano e mantengono la forma. In più la stampa digitale permette di sbizzarrirsi con gli effetti chiné e, coniugata alla tecnica del tinto in filo, di creare nuove fantasie. «La fiera di Parigi - afferma Matteo Cecchi, direttore commerciale di Eurojersey - rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per l’abbigliamento internazionale, specialmente nella moda donna. I plus sono i forum dedicati ai trend, l’ottima data base clienti e il fatto che, ancora oggi, vi partecipano le migliori aziende dei tessile mondiale. Trovo invece critico il timing
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della manifestazione: spesso è troppo tardi rispetto alle esigenze del mercato. La location è piuttosto datata, poco attuale viste le dimensioni dell’evento e ultimamente si nota la presenza di troppe aziende asiatiche. L’iniziativa dei nuovi forum sullo sportswear è migliorabile». «Se penso alle fiere all’estero, è ancora l’italiana Milano Unica quella di maggiore pregio» ribatte Roberto Bottoli, imprenditore della Lane Bottoli. «Forse - dice scherzando - si potrebbe migliorare la parte ristoro. A Première Vision c’è più movimento, ma per noi che siamo focalizzati sul menswear non ha senso: è indicata per chi propone tessuti uomo e donna. Inoltre è anche una questione di date: in estate Milano è un mese e mezzo prima di Parigi, quindi non so se ne vale la pena». A Milano Unica di febbraio lo storico lanificio di Vittorio Veneto si presenta con un’estensione delle tipologie di prodotto (da 20 a 32) in circa 1.500 varianti, dove spiccano gli elasticizzati, anche nelle fantasie. Tra le novità Bottoli elenca gli effetti trasparenza, i double face, i tubici e le bajadere a effetto raso. Nella collezione estiva c’è molto colore, mentre l’alternativa al blu sono le tonalità neutre, fino ai colori del tutto naturali nella gamma dei non tinti. Le fibre dominanti sono lino, canapa, seta, lana e cotone. A Milano Unica The Woolmark
A PARIS LE BOURGET
700 ESPOSITORI A TEXWORLD Fra l’11 e il 14 febbraio il tessile è di scena anche a Parigi Le Bourget con il 44esimo Texworld Paris che, con i suoi 700 espositori mantiene le posizioni rispetto all’edizione di febbraio 2018. Dopo le iniziative Sustainable Sourcing e Small Quantities, l’evento organizzato da Messe Frankfurt lancia la nuova sezione Handmade, che accorpa tessuti ricamati e broccati e vede tra le eccellenze l’India. Per l’industria della moda europea ci sono anche le proposte di Cina, Turchia, Taiwan, Pakistan e Sud Corea (tra i 10 maggiori fornitori del Vecchio Continente). Nella stessa location e nelle stesse date si svolge Texworld Denim, evento concentrato sulla tela indigo, dal tessuto al capo finito.
1. Una proposta in lino e seta stretch di Lane Bottoli 2. L’informalwear dalla guida stagionale The Wool Lab di The Woolmark Company 3. Una cerniera in velluto della nuova collezione Lampo 4. Toni accesi per i tessuti 3D wool di Tollegno 1900 5. Tessitura Taiana Virgilio presenta Yoga, tessuto eco-friendly della serie Relyfe
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Company lancia invece la guida stagionale The Wool Lab con una suddivisione nuova, per categorie di prodotto. In più fornisce ai visitatori un dispositivo che, scansionando il codice QR di ogni campione esposto, permette di ricevere una email con i dettagli tecnici e i contatti del fornitore. «Milano Unica e Première Vision Paris restano le due più importanti fiere dedicate al tessuto del panorama occidentale - dice Fabrizio Servente, global strategy advisor dell’autority globale della lana merino -. Relativamente ai tessuti di lana, che ci riguardano
in modo particolare, entrambe rappresentano la massima espressione in termini di qualità, propositività e innovazione delle collezioni esposte. Milano Unica è sicuramente più concentrata sull’alta gamma e, parlando di lana, IdeaBiella racchiude le più importanti linee al mondo». Servente non vede punti di debolezza nei due eventi ed esorta a insistere nell’aggiornamento delle proposte. «I risultati di queste fiere - conclude - sono un ottimo metro di valutazione dell’evoluzione del settore, per cui non possiamo che essere ottimisti». ■
CLOSE UP LAMPO, il marchio di zip della Giovanni Lanfranchi, è tra i fornitori dei materiali utilizzati dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Brera per la mostra “Love Therapy. Alfabeto Elio Fiorucci”, di scena dal 7 al 21 febbraio nella ex chiesa di San Carpoforo, a Milano. Si tratta di una sorta di dialogo fra le iconiche figurine Fiorucci (Edizioni Panini), ideate da Elio Fiorucci negli anni ’80, e le riletture degli studenti del corso di Design del tessuto, che hanno reinterpretato alcuni “lemmi” dell’alfabeto creativo del designer milanese. I progetti sono stati realizzati anche con il contributo di aziende come Bernasconi Tessuti, Forza GiovanePassamani e Jackytex.
TOLLEGNO 1900 guarda oltre la stagionalità nelle proposte per l’estate 2020 dove spicca 3D Wool, gamma di tessuti in lana elasticizzata mono o bistretch per capi eleganti e performanti, anche sartoriali. Per le giacche vengono proposti nuovi effetti di armature o di colore nella linea Ice Linen. The rainmaker si candida invece per i capi “tech”, grazie alla lana elasticizzata, accoppiata a membrane in poliuretano e trattamenti water repellent. Nell’abito da cerimonia compaiono nuovi effetti brinati (in seta) e maltinti (seta e mohair). Di giorno, invece, vanno lana, cotone, lini fiammati stretch ed effetti cangianti. Nel pantalone spazio al colore, con un’innovativa proposta di speciali filettature fluo, per i disegni fantasia.
VITALE BARBERIS CANONICO A PARIS NORD VILLEPINTE
160 NEW ENTRY A PREMIÈRE VISION Première Vision, dal 12 al 14 febbraio a Parigi Nord Villepinte, presenta le linee di 1.777 espositori da 50 Paesi, 161 dei quali new entry (+3% rispetto al febbraio 2018). L’offerta è variegata: dai filati ai tessuti, dalla pelle agli accessori. L’evento è inoltre animato da 12 fashion forum e da una serie di conferenze e workshop sulla fashion industry di domani. L’edizione di febbraio presenta un vero e proprio Leather circuit per abbigliamento, calzature e accessori in pelle, inclusa la nuova area Leather Manufacturing. Maison d’Exceptions mostra l’alto artigianato e include workshop tra saperi antichi e nuove tecnologie. Il fashion tech è di casa nei quasi mille metri quadrati di Wearable Lab, che accoglie tecnologie, materiali smart, servizi e meeting in tema. Nella hall 5, una mostra legata al contest del distretto serico comasco ComOn Creativity Sharing coinvolge prestigiose scuole di moda.
punta sui tessuti in lana 21 micron nella collezione per la primavera-estate 2020. Il lanificio biellese ha scelto lane non sottili, piene, elastiche e nervose per infondere ai tessuti performance e carattere. «La gradazione dei vini - spiegano dall’azienda - sta mediamente aumentando ma i più grandi, come lo champagne, non si spostano dai loro standard. Così i tessuti: si alleggeriscono, ma non dove è stato raggiunto l’equilibrio perfetto».
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TEXTILE WORLD
PITTI FILATI 84
2020: ECO, TECH E NO SEASON La stagione Spring-Summer 2020, presentata alla recente edizione di Pitti Filati, rafforza un ideale di eco sostenibilità, abbinata alla ricerca di unicità. Un dialogo visivo e tattile in un elaborato caleidoscopio, dove i filati naturali e materici, lussuosi o ruvidi, producono leggerezza e impalpabilità ai massimi livelli. L’assenza di stagionalità si traduce in una carrellata di sfumature neutre con improvvise accensioni di colore. Intanto il salone chiude all’insegna della stabilità, intorno alle 4.300 presenze, con una buona tenuta del fronte estero e l’Italia che comunque si difende bene. Positive le stime sul settore: Confindustria Moda prevede ricavi a 2,9 miliardi, +2,7%. A CURA DI ALBERTO CORRADO
FILATURA ITALIANA NEL 2018
2,9 MLD € IL FATTURATO
+2,7%
LA CRESCITA DEI RICAVI
854 MLN €
LA QUOTA EXPORT
+3,6%
LA CRESCITA EXPORT Fonte: Confindustria Moda su dati Istat e indagini interne
Lo Spazio Ricerca di Pitti Filati 84
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VISTI A PITTI FILATI 84
CONSCIOUS TEXTILE L’intreccio di diversità e culture accelera la trasformazione di gusti e costumi. Maturano nuovi stili di vita e messaggi fashion multiformi. Si va alla ricerca di un’eleganza easy, confortevole, globale. Trovare inediti codici moda per restare connessi a una realtà mutevole è l’impegno delle aziende italiane presenti a Pitti Filati: ecco una panoramica dei loro prodotti più innovativi visti al salone. ÓPINORI FILATI ÑBOTTO GIUSEPPE
Seta Slowsilk
Nella gamma Naturalis Fibra trionfa la collezione Seta Slowsilk-the most ethical silk, ottenuta grazie a un’approfondita ricerca tecnica e progettuale che sfocia in un prodotto tracciabile, da materie prime prive di pesticidi, proposto con una cartella colori che va dalle tonalità pastello alle nuance del rosa acidulato, quasi fluorescenti, dal giallo definito al verde iperreale. Ritornano i blu chiari che sfumano negli aranciati, dal cantalupo al mandarino, dal vermiglio al terracotta. Collezioni dall’anima sostenibile, mirate a offrire il lusso di materie prime pregiate e distintive.
Ricerca, qualità e identità rappresentano le motivazioni di base di ogni collezione e i fondamentali della cultura aziendale di Pinori Group. Filati sottili ed effetti cromatici reinventano le superfici all’insegna di nuovi concept, interpretando i più moderni stili della maglieria.
LORO PIANAÒ Wish Classico e informale, elegante e performante sono oggi, sempre più, concetti allineati. Obiettivo dei tessuti della collezione Wish è quello di accorciare le distanze e azzerare i contrasti dei materiali, armonizzando in un solo prodotto l’eleganza del classico e la funzionalità del contemporaneo, attraverso più di 100 colori, uniti e mélange, che lasciano spazio alla personalizzazione. La mano morbida e setosa lo rende ideale per la creazione di abiti formali, da indossare 12 mesi l’anno.
ÑTOLLEGNO 1900 LANA GATTO
ÓLANIFICIO DELL'OLIVO
Se naturalità e sostenibilità sono parte della filosofia di Lana Gatto, luxury e glamour sono espressione della sua anima fashion. Ne è un esempio Concorde, filato morbido ottenuto dall’ortica himalayana con la colorazione mélange originaria della fibra, ricavata dalla WildGrowing Giant Himalayan Stinging Nettle Plant e raccolta tra i 1.800 e i 3.000 metri di altitudine. Il risultato è un prodotto unico, morbido al tatto e delicato sulla pelle, senza dimenticare la singolarità di essere tra i capofila di un tessile consapevole, alla base di un business in cui la sostenibilità diventa strategia.
La cifra distintiva è l’alto tasso di creatività, unito alla forza della fantasia, per un filato che si fa sofisticato, metallico, materico. La palette colori va dal beige desertico con tocchi rosa shocking, fino ai blu indian contrapposti ai violacei profondi, ai fucsia, ai cantaloupe e ai turchesi. Un lusso discreto, sia nel quotidiano che nei giochi di luci e di ombre per la sera.
Concorde
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Special Bright
LINEAPIÙÒ Washi Ricerca materica, fibre rare e inediti sviluppi per Lineapiù. La tecnica arriva a esplorare una nuova materia ricca di fascino come la carta, quasi a oltrepassare i limiti della tecnologia nella creazione dei filati, che si evolvono nella struttura, pur mantenendo aspetto e spirito artigianali. Tra i filati di questo tipo rientra il Washi, una viscosa abbinata appunto alla carta tessile, per dare vita a un’innovativa e sottile rafia dal look naturale. Filati come opere d’arte interattive, create per suscitare emozioni attraverso superfici sensoriali differenti.
ÓFILPUCCI
Sub 46000 e Gomma 8000
Una linea esclusiva, dai connotati sofisticati e dall’interazione armoniosa di materie come la viscosa Enka e il poliestere stretch extrasottile e coprente, o la viscosa rotonda ed elastica, con una lieve spalmatura gommosa che accentua la sua nitida e immacolata opacità: si creano così ibridi sofisticati, che si riconoscono nel concetto di eccellenza innovativa. Touch insoliti, da tradurre in desiderabili must-have di maglia.
ÑCARIAGGI
Magic
Il lusso si può vedere e sentire al tatto con il nuovo filato pettinato, enfatizzato dalla leggerezza della composizione 70%cashmere, 30% seta - ma reso brillante dall’utilizzo di micro paillettes di solo 1 mm., per ottenere un effetto moderno e sofisticato. Un risultato che rappresenta la determinazione di Cariaggi a esplorare nuovi settori in equilibrio fra tecnica, innovazione e bellezza, sempre in linea con l’anima ecofriendly dell’azienda da 101 miliardi di ricavi nel 2018, +17% sul 2016.
ÓZEGNA BARUFFA
ÓIAFIL
Questo filato è il risultato di una grande ricerca, volta a donare ai filati in pura lana caratteristiche finora impensabili di traspirabilità, elasticità e ingualcibilità. L’azienda stima di archiviare il 2018 a quota 113,7 milioni di ricavi, in crescita del 12,5% rispetto all’anno precedente.
Una collezione caratterizzata dai filati puliti e apparentemente semplici, ma dalle strutture complesse nel numero dei fili delle ritorciture e nella rotondità degli aspetti. Filati che si ottengono applicando torsioni a volte inusuali, gasature estremee mercerizzi con alte trazioni. Focus di stagione, la linea Love4nature Life Silk and Perino. Life Silk, il filato esclusivo in seta “4Nature” (no cruelty) . Perino by Woolyarn, la mischia nobile di Merino ZQ, Brushtail Possum, cashmere e seta Mulberry. Dalla Nuova Zelanda, dai confini della terra, dal luogo in cui sorge il sole.
LANE BORGOSESIA H2DRY
Love4nature
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IN PASSERELLA PITTI FILATI 84
CREATIVE KNITWEAR DESIGN Al salone la creatività degli studenti del Master in Creative Knitwear Design dell’Accademia di Costume e Moda ha incontrato le aziende della filiera (United Colors of Benetton, Ermanno Scervino, Max Mara, Roberto Collina e The Woolmark Company assieme a Napapijri), in una straordinaria unione fra talento e saper “fare sistema”. Un’esperienza unica, dalla quale sono nate capsule collection che mettono in scena l’equilibrio tra contemporaneità, creatività e competenze artigianali. Max Mara by Qiying Song
Roberto Collina by Alessandra Dimiccoli
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Ermanno Scervino by Elisa Paulina Herrmann
Napapijri E The Woolmark Company by Elisa Paulina Herrmann
United Colors of Benetton by Dario Tubiana
INTERVIEW
PAOLO TORELLO-VIERA
«COSÌ FARÒ RINASCERE IL LANIFICIO CERRUTI» Quando il fondo Njord Partners lo ha chiamato, Paolo Torello-Viera non ci ha pensato due volte a lasciare gli Stati Uniti, dove viveva da 16 anni, per accettare il ruolo di ceo del Lanificio F.lli Cerruti. Al comando da settembre, racconta come immagina il futuro di un’azienda storica, diventata grande grazie al “signor Nino” DI ANGELA TOVAZZI
P
aolo Torello-Viera, gli ultimi 16 anni passati negli Usa lavorando per marchi come Zegna, Brioni, Les Copains, Pal Zileri ed Eleventy, pensa che nella vita non succeda niente per caso. Un teorema secondo lui confermato anche dall’ultima virata che ha preso la sua carriera dall’estate scorsa, quando Njord Partners gli ha proposto la sfida di rilanciare un’azienda storica come il Gruppo F.lli Cerruti, di cui il fondo anglo-svedese (con base a Londra) ha acquisito l’80% delle quote. In occasione della partecipazione a Pitti Uomo ci ha raccontato perché. Questo incarico per lei è un ritorno alle origini... Ancora di più, è un cerchio che si chiude. Le racconto una storia. Quando il signor Nino (Cerruti, ndr) aveva 17 anni fece un apprendistato presso la Pettinatura di Romagnano. Durante quel periodo venne a mancare improvvisamente suo padre. Il direttore generale della Pettinatura lo prese così sotto la propria ala, diventando il suo mentore. Quell’uomo era mio nonno. Oggi è un onore per me essere tornato a Biella con questo compito. Nino Cerruti è un’istituzione, uomo di grande fascino, eleganza e, soprattutto, visione. A 88 anni riesce ancora a illuminarti ogni volta che apre bocca. Parliamo del rilancio: come intende muoversi in questa nuova sfida? È una rinascita. Partiamo da una base solidissima. Abbiamo un tesoro tra le mani da riposizionare sul mercato. Dobbiamo
Paolo Torello-Viera, ceo del Lanificio F.lli Cerruti. Sopra, uno scorcio della storica azienda biellese
riorganizzarci, migliorandoci internamente e dando nuova verve al prodotto. Il mercato sta evolvendo sempre di più verso il comfort. Ok il bel tessuto, ma oggi ci vuole anche la comodità di un capo che metto in valigia, porto in macchina, aereo o treno ed è sempre perfetto, come appena stirato. Ecco, stiamo andando in questa direzione. Tra qualche mese sarà pronto un nuovissimo tessuto, che per noi potrebbe essere davvero rivoluzionario.
maestranze e gli artigiani, una specie in via di estinzione che va tutelata e supportata. Prossime mosse? Vogliamo crescere nel tessuto (core business dell’azienda, ndr) attraverso il su misura, ma anche nel prodotto finito con il nostro marchio uomo e donna Il Lanificio, distribuito attraverso sette monomarca, di cui sei in Italia. Un network che puntiamo a sviluppare con nuove aperture.
Sul fonte dei numeri quali sono gli obiettivi? Nel 2018 il Lanificio ha fatturato circa 58 milioni di euro, in linea con il 2017. Ma ci poniamo traguardi ambiziosi, perché vogliamo arrivare a quota 100 milioni nel giro di quattro-cinque anni. Quando sono entrato non ho voluto stravolgere la squadra e ho pensato a tutelare soprattutto le
Cosa sogna per questa azienda? Se avessi carta bianca, vorrei riunire sotto la nostra egida tutti i marchi del mondo Cerruti, nostri e non, tra cui Cerruti 1881, che dal 2010 è del fondo Trinity di Hong Kong. Il fatto di controllare al 100% la nostra “filiera” ci darebbe una grande forza, sul fronte sia del branding che della distribuzione. ■
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GRUPPO MARZOTTO for
«Sostenibili da sempre e ora ancora di più con il progetto Organic Wool&Linen» La nobiltà dell’indossare riflette la nobilità delle scelte: un principio che ispira il modus operandi di Marzotto Wool Manufacturing e il progetto Organic Wool&Linen. Non una semplice collezione in tessuti organici in lana e lino certificati GOTS, ma molto di più: un impegno all’insegna della tracciabilità, della responsabilità sociale e ambientale e del controllo di tutta la filiera, che vede in prima linea le divisioni Marzotto, Guabello ed Estethia G.B.Conte, insieme ai partner Gruppo Schneider (produttore di lana organica da allevamenti in Patagonia) e Linificio e Canapificio Nazionale (maggior produttoreeuropeo di lino organico e parte del Gruppo Marzotto). Ne parliamo con l'Ing. Giorgio Todesco, ceo di Marzotto Wool Manufacturing. Cos’è per voi la vera sostenibilità? Significa investimenti in processi produttivi, nel territorio e sulle persone a 360°, oltre che nella filiera in ogni suo aspetto. Per Marzotto Wool Manufacturing la crescita aziendale va di pari passo con un’etica di sostenibilità e per farlo occorre cambiare l’approccio al tessuto: nelle ultime stagioni abbiamo realizzato collezioni che lo ripensano in termini sostenibili ristudiandone ogni processo, il modo da ridurre il suo impatto ambientale. L’ultimo di questi progetti è Organic Wool&Linen, con il quale Marzotto Wool Manufacturing protegge le biodiversità sul territorio e il benessere animale, sensibilizzando tutti i protagonisti del processo produttivo, affinché siano rispettati i più alti standard
ambientali internazionali, sia obbligatori che volontari. Si tratta del primo progetto sviluppato in sinergia tra più divisioni di Marzotto Wool Manufacturing: Marzotto, Estethia G.B.Conte e Guabello hanno reinterpretato, secondo le loro unicità, filati in lana e lino organici, creando collezioni uniche. In che misura la sostenibilità è un fattore di competitività presso il consumatore finale? Secondo un sondaggio di Ipsos MORI per Changing Markets Foundation e Clean Clothes Campaign, il 64% delle persone non è disposto a comprare abbigliamento da marchi la cui produzione è associata all’inquinamento. La sostenibilità, più che un fattore di competitività, diventa un requisito fondamentale e una sfida: riuscire a mantenere le performance produttive, investendo sempre più nel benessere delle persone e riducendo l'impatto ambientale, come l’utilizzo di acqua ed energia. Da quando potete dire di essere sostenibili? Da sempre. Negli anni ‘30 la Marzotto costruiva attorno ai propri impianti la Città Sociale, un quartiere, e poi una città, vicino all’azienda con tutti i servizi per i dipendenti e le loro famiglie, tra cui un asilo tuttora in funzione. Negli ultimi anni in tutte le aziende di Marzotto Wool Manufacturing hanno preso forma il sistema di Gestione Ambientale (SGA) che risponde ai requisiti internazionali ISO14001 e il Sistema di Gestione Sociale e Etico, conforme
alla norma SA8000. Nel 2012 si è verticalizzata ulteriormente la filiera produttiva, acquisendo una parte della Pettinatura di Verrone, leader nella trasformazione delle fibre pregiate e pochi mesi fa, grazie all’accordo con Schneider Australia e Schneider Nuova Zelanda, Marzotto Wool Manufacturing controlla tutta la filiera produttiva, dall’allevatore al tessuto. Questo è fondamentale per garantire una reale tracciabilità. Quanto è importante da 1 a 10 la sinergia di filiera per la sostenibilità? Direi 11! Ogni player della filiera, come già accennavo, deve impegnarsi a ridurre a 360 gradi il proprio impatto sull’ambiente. Alla base del progetto Organic Wool&Linen c’è proprio questo: collaborazione e integrazione in tutta la catena produttiva e forte comunicazione del valore aggiunto dei prodotti. Quali gli obiettivi futuri? Negli ultimi anni abbiamo ridotto del 30% il consumo d’acqua, del 10% le emissioni totali di CO2, del 30% quelle di ossidi di azoto e l’utilizzo di prodotti chimici per metro di tessuto prodotto e stiamo sviluppando sempre più collezioni con materie prime controllate e certificate GOTS. Il futuro non possono che essere tessuti ancora più ecosostenibili, un’ulteriore riduzione dell’impatto ambientale del processo produttivo e, non ultime, partnership più strette con i nostri fornitori.
Fratelli Tallia di Delfino reinventa il Gentleman’s Wardrobe DA PIÙ DI UN SECOLO L’AZIENDA BIELLESE COLLABORA CON I TOP BRAND MONDIALI DELLA MODA UOMO. ORA AGGIUNGE UN TASSELLO ALLA SUA STORIA, REINTERPRETANDO IL BESPOKE MASCHILE ALL’INSEGNA DI UNA QUALITÀ AL PASSO CON I TEMPI
La qualità assoluta è un fatto di eleganza vera, non ostentata: del resto, la parola “eleganza” deriva dal latino “eligere”, ossia saper scegliere. Un punto fermo per Fratelli Tallia di Delfino, che durante la 28esima edizione di Milano Unica-IdeaBiella presenta Gentleman’s Wardrobe: un progetto al cui centro c’è il tessuto, unico nel suo genere, che basandosi su un concetto evoluto di su misura offre un servizio al taglio, destinato alle più prestigiose sartorie e realtà mondiali focalizzate sulla customizzazione dei capi. L’iniziativa è profondamente legata al dna di Fratelli Tallia di Delfino: già negli anni Settanta la storica azienda tessile con quartier generale a Strona, nel biellese, era scesa in campo per promuovere una formazione sartoriale di alto livello attraverso il proprio editoriale LineaUomo,
creato per dialogare costantemente con i couturier italiani e stranieri. Un dialogo che oggi riprende in chiave moderna attingendo dall’archivio storico, arricchito da innovative tecniche di finissaggio che garantiscono una preziosa leggerezza tattile e visiva. I tessuti spaziano dall’immancabile 17.00 al 16.00 micron, fino al 15.50 e all’ancora più pregiato 13.50, puntando sul puro cashmere e su altri materiali naturali e sostenibili, puri o amalgamati tra loro in miste nobili. Gentleman’s Wardrobe riflette la personalità di un uomo che sa apprezzare la purezza delle forme, l’esclusività dei disegni e dei colori, la ricerca che sfocia in una moderna raffinatezza. Il fulcro è sempre l’eleganza, il segno distintivo che non si imita, non si improvvisa e rende il bespoke maschile più che mai protagonista del proprio tempo.
ACCESSORIES
IN ATTESA DI MICAM E MIPEL
«BOOM DELL’ESTERO, MA URGONO POLITICHE DI SOSTEGNO» Le esportazioni trainano le vendite del settore, che premiano l’alto di gamma, ma calano i volumi. Alla vigilia dei saloni, a Rho-Pero dal 10 al 13 febbraio, i vertici delle associazioni di categoria parlano delle strategie per difendere il comparto. Sul tavolo restano aperti dossier cruciali come l’abbattimento del cuneo fiscale e l’etichettatura di origine obbligatoria DI ANGELA TOVAZZI
“ “ A
Rho-Fiera c’è fibrillazione e attesa per le nuove edizioni di Micam e Mipel, dedicate rispettivamente al settore calzaturiero e pellettiero, pronte ad aprire i battenti dal 10 al 13 febbraio. Un termometro fondamentale per gli addetti ai lavori in un momento in cui il mercato (e il consumatore) chiede alte performance per promuovere o bocciare un prodotto e dove il made in Italy deve difendersi da una forte competizione con i player del Far East e dell’Est Europa. Riguardo al settore calzaturiero, i primi dati disponibili forniti da Centro Studi di Confindustria Moda su base Istat disegnano bene il grafico delle domanda: nei primi otto mesi del 2018 le esportazioni nazionali sono cresciute del 3,7% in valore rispetto all’analogo periodo del 2017, per un totale di poco inferiore di 6,5 miliardi di euro, ma con 143,6 milioni di paia di calzature vendute, in calo del 3,1%. Numeri che ribadiscono una fase positiva per le aziende che rappresenta-
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PER CONTINUARE A ESPORTARE LE NOSTRE ECCELLENZE CI SERVONO RISORSE PER ABBATTERE I COSTI DEL LAVORO, TROPPO ALTI IN ITALIA
IL NOSTRO MANTRA È ANDARE DOVE IL MERCATO FUNZIONA. INVESTIAMO IN TUTTI I PAESI ESTERI, IN PARTICOLARE NEL SUD-EST ASIATICO
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Danny D’Alessandro
no l’eccellenza e una meno rassicurante per il medio di gamma. «Se da un lato Annarita Pilotti - informa Annarita Pilotti, presidente di Assocalzaturifici - aumenta del 2,7% l’export in valore verso i Paesi dell’Ue, dove sono destinate sette scarpe su dieci della nostra produzione, dall’altro le vendite extra-Ue sono ancora più soddisfacenti e registrano incrementi del 4,7% in valore e del 3,6% in quantità, grazie soprattutto alle esportazioni verso la Cina, che segnano aumenti superiori al 20%, sia in valore che in volume. Non mancano però le difficoltà su diversi mercati di sbocco». L’Unione Europea, infatti, nonostante cresca in valore, registra una flessione del 6% in quantità, eccetto la Germania, e anche la Russia subisce un ulteriore arretramento, con i primi otto mesi del 2018 in calo dell’11,3%
”
in volume. Buone notizie vengono invece, oltre che da Cina e Corea del Sud (+11%), dall’America Settentrionale, con una progressione del 4,5% in volume degli Usa, e in Canada che, grazie anche all’entrata in vigore provvisoria del Ceta, fa registrare un’impennata del 23,4%. Ben altro quadro quello relativo ai consumi domestici, che nei primi nove mesi del 2018 segnano un -0,8% in quantità e un -0,9% in spesa e dove resta alta l’attenzione al fattore prezzo. Unico comparto brillante è quello delle calzature sportive e delle sneaker, che evidenzia un incremento in volume del 3,6% e dell’1,5% in valore. In questa situazione chiaroscurale restano irrisolti, come sottolinea Pilotti, alcuni nodi cruciali per il futuro del comparto: «A livello nazionale - spiega - continuiamo a chiedere al governo l’abbattimento del cuneo fiscale. Il costo del lavoro nel nostro Paese è troppo alto. Per sopravvivere e continuare a esportare le nostre eccellenze ci
PREVIEW FALL-WINTER 2019/2020
Pretty Ballerinas
1. Un’immagine dei padiglioni di Rho Fiera, che ospiteranno Micam e Mipel dal 10 al 13 febbraio 2. La terza tappa (Il Paradiso) della campagna di Micam, ispirata al viaggio dantesco 3. Uno degli scatti della campagna di Mipel, questa edizione dedicato al tema della sostenibilità
Pollini/Splash Heritage
Menghi
servono risorse per abbattere fortemente questi costi. Altrimenti sarà davvero difficile fermare la delocalizzazione». Numerosi anche i dossier ancora aperti sul fronte europeo, che non hanno ancora ottenuto una risposta concreta: «In primis il Made in, l’etichettatura di origine obbligatoria - ribadisce la numero uno di Assocalzaturifici -. Da oltre dieci anni cerchiamo, senza alcun risultato, di garantire una norma di civiltà, che possa informare il consumatore finale circa la provenienza geografica del prodotto. Purtroppo finora le trattative a livello europeo hanno sempre portato a esiti insoddisfacenti». Anche il mercato della pelletteria presenta dinamiche simili al calzaturiero, con un export che salva i conti delle aziende, seppur con numeri in flessione per quanto riguarda i volumi: «Nei primi dieci mesi del 2018 - osserva Danny D’Alessandro, direttore generale di Assopellettieri e a.d. di Mipel - le esportazioni sono cresciute del
10,3%, a quota 6,8 miliardi: 634 milioni in più rispetto nel 2017». Va notato però che si è verificato un calo del 5% in quantità: «Questo significa - evidenzia il manager che gli acquisti sono indirizzati verso prodotti di alta qualità. L’opposto di quello che avviene nel mercato domestico». Nel nostro Paese, dove i consumi sono ancora deboli, le cifre sono infatti pressoché invariate per quanto riguarda i volumi, ma segnano invece un -1,1% in valore, a dimostrazione che «il fattore prezzo - sottolinea D’Alessandro - rappresenta una leva fondamentale per l’acquisto, con una ricerca continua di sconti e saldi». Le prospettive? «Continuare a crescere all’estero - risponde il l’a.d. di Mipel -. Il nostro mantra è andare dove il mercato funziona. Assopellettieri ha portato mostre-evento in Corea e in Giappone, tra i Paesi più ricettivi al nostro prodotto, e gli investimenti oltrefrontiera detteranno la linea anche per il futuro». ■
Daniele Ancarani
Baldinini
Pepe Jeans Footwear
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NEWS
MARCO PALMIERI E LA NUOVA SFIDA DEL GRUPPO PIQUADRO
«Pronto il new deal di Lancel» Il nuovo corso della griffe francese sarà svelato a Milano il 19 febbraio e la settimana successiva a Parigi con la collezione firmata dalla designer Barbara Fusillo
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arco Palmieri, presidente e a.d. del Gruppo Piquadro, è arrivato a Pitti Uomo con le nuove collezioni e forte di conti in salute: 107,3 milioni di euro di fatturato nei primi nove mesi del 2018, in crescita del 50,5% rispetto al fiscal year precedente. Un balzo determinato dall’introduzione nel perimetro di consolidamento della Maison Lancel, dall’aumento del 2,5% delle vendite a marchio Piquadro e dall’incremento del 13,8% messo a segno da The Bridge (nella foto). Una buona base per portare avanti il rilancio della storica griffe francese, acquisita a giugno 2018, e proseguire in quello del brand toscano, entrato nell’orbita del gruppo bolognese a fine 2016.
Come vi state muovendo con Lancel? Presenteremo la prima collezione completa il 19 gennaio a Milano e la settimana successiva a Parigi, in occasione della fashion week. Per noi rappresenta l’inizio del nuovo corso, con un’offerta rinnovata e made in Italy, realizzata negli stabilimenti di Scandicci e firmata da Barbara Fusillo, che in precedenza ha lavorato da marchi come Miu Miu e Marc Jacobs. Abbiamo arruolato l'a.d. Giovanni Bonatti, con trascorsi da Fratelli Rossetti e Mandarina Duck, e un nuovo direttore marketing. A livello distributivo inizieremo con le vendite wholesale: attualmente il marchio vende quasi esclusivamente attraverso una rete di 57 monomarca in Francia, due in Italia, uno in Spagna, Russia e Cina. Come procede invece con The Bridge? Siamo molto contenti. I ricavi sono saliti del 13,8% a 20,5 milioni. Una crescita trainata da tutti i canali, con un +12,9% del wholesale e un +15,8% nel Dos, che include anche l’ecommerce. In Italia abbiamo ridotto le porte di un buon 30%. Con The Bridge non abbiamo fretta: vogliamo crescere solidi. Dopo The Bridge e Lancel, la famiglia si allargherà ancora? Il nostro è un gruppo che non ha debito. È un momento in cui ci arrivano tanti dossier. Molti ci interessano. Ma per il momento siamo concentrati su Lancel. (a.t.)
Canadiens: ancora più performante con #zeropuntotech Nato con la stagione Fall-Winter 2017, il sub-brand #zeropuntotech di Canadiens è sempre più uno degli asset di punta del marchio di casa Aesse, realtà veronese attiva sul mercato con le collezioni uomo, donna e junior Canadiens e con la storica etichetta di abbigliamento da sci Aesse. «#zeropuntotech rappresenta il know how tecnico dell’azienda nella sua espressione sportswear - spiega un portavoce - con materiali e costruzioni di origine alpin e snowsport per un target urban». Forte dei risultati raggiunti - nel 2017 il fatturato è stato pari a 9 milioni di euro e nel 2018 prevede un aumento del 10% - la società punta ora a crescere maggiormente all’estero, portando la quota export dal 5% al 15-20% nel medio termine, attraverso un network di oltre 500 clienti wholesale (350 per Canadiens uomo e donna, 150 per Canadiens Junior e 50 per Aesse), che si aggiungono a tre monomarca a gestione diretta in Italia, tutti nel veronese. (a.t.)
NUOVI INVESTIMENTI PER CRISTIANO DI THIENE
Aeronautica Militare lancia Active, l’easywear dall'anima eco Aeronautica Militare spinge su easywear e high-tech con la nuova capsule Active, una gamma di capi per uomo e donna, con le stesse modellature ma con fit differenti. «Si tratta di pezzi trasversali - spiega Armando Pio Sperotto, a.d. della Cristiano di Thiene, licenziataria del marchio - e adatti a ogni momento della giornata, grazie a performance come traspirabilità, impermeabilità, termicità, semplicità di lavaggio e rapida asciugatura». Contenuti di impronta sport-tech declinati in chiave easywear, con il valore aggiunto di un’anima eco-friendly: tutte le imbottiture in piuma sono state sostituite da Thermore Ecodown Fibers, materiale al 100% riciclato da bottiglie pet e animal free, in grado di garantire volume e durevolezza. Elementi distintivi sono anche i dettagli reflex, per una maggiore visibilità e sicurezza, che si accompagnano all’aquila turrita e alla coccarda tricolore, simboli dell’Aeronautica Militare. Una nuova freccia all’arco per la label, attiva con una rete di multibrand e nel retail, con sette monomarca diretti e un network di negozi internazionali gestiti insieme a partner, oltre al proprio e-shop. «Siamo ancora concentrati per lo più sul wholesale - spiega l’a.d. del marchio, 34 milioni di euro di fatturato previsti nell’esercizio fiscale 2018/2019 - ma stiamo implementando il retail, sia online che offline, con investimenti sull'e-commerce e nuovi opening in vista». (a.t.)
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Sartoria Latorre debutta nell’ecowear con Decò Con l’autunno-inverno 2019/2020 Sartoria Latorre presenta Decò, una capsule collection di sartoriale maschile e green. Si tratta di capi ultraleggeri, destrutturati e ingualcibili, non effimeri ma destinati a durare nel tempo, interamente prodotti in Italia impiegando energie rinnovabili. Le materie prime sono naturali (solo cashmere, seta e lana) e non hanno subito alcun trattamento chimico. Inoltre ogni capo è venduto senza imballaggi di plastica, in una scatola di cartone riciclato e riciclabile, con una pochette multiuso realizzata recuperando gli scarti di tessuto. (e.f.)
DEBUTTO ALLA FASHION WEEK MILANESE
Vic Matié: adesso tocca all'uomo Vic Matié aggiunge un nuovo tassello alla sua storia imprenditoriale. Il marchio di calzature e accessori che fa capo a Siva ha presentato in occasione della fashion week milanese il suo ultimo progetto: una collezione al maschile, nel solco della stessa mission «anticonvenzionale, internazionale, con un forte legame con l’estetica contemporanea» che da oltre 30 anni caratterizza il brand. L’obiettivo è quello di espandere Vic Matié nel segmento luxury entry price level all’interno di top boutique e department store worldwide: «Forti di un consolidamento progressivo e costante dal 2016 a oggi e di una conoscenza profonda del prodotto calzaturiero - commenta Silvia Curzi, brand manager e art director - abbiamo deciso di creare un progetto di business a tutto tondo che prevede, oltre a una collezione uomo e donna, una più ampia e articolata offerta di accessori, segmento che ha registrato un aumento delle vendite del 100% nelle ultime due stagioni». La versione maschile del marchio ha una dichiarata valenza unisex, soprattutto nei côté casual, urban e sport: «Le proposte - precisa la manager - rispecchiano un uomo con un lato emotivo evoluto e una vanità sana e risolta». (a.t.)
IL RILANCIO DI UN BRAND STORICO
Breco's torna alla ribalta e corre al Mondiale Superbike Torna alla ribalta Breco's, marchio lanciato nel 1975, noto negli anni Ottanta-Novanta per i suoi montoni. Nato a Marostica, in provincia di Vicenza, il brand è stato rilevato nel 2017 dalla Aesse Projects, azienda di Cesena che produce la linea di donna luxury Antonio Croce e che ora scommette sul rilancio dell'etichetta. «Stiamo ridisegnando l'anima della label - racconta Antonio Croce Screpis, presidente di Aesse Projects - rivolgendosi a uomini unici, essenziali, che affrontano la vita con dinamismo e determinazione. Sei archetipi di consumatore (Aviator, Climber, Captain, Rider, Sailor, Explorer) intorno ai quali abbiamo costruito un'offerta di capispalla, giacche, pantaloni, maglieria, con cui abbiamo debuttato a Pitti Uomo». Una proposta destinata a essere ampliata con l'imminente sviluppo di prodotti per il grooming, le calzature e la valigeria. E che ora balza alla ribalta grazie a un'importante accordo: Breco's, infatti, diventa main sponsor del team Althea Mie Racing, a poche settimane dall'inizio del campionato mondiale Superbike 2019. Il marchio sarà in evidenza a livello mondiale sulle carene della Honda Cbr 1.000 RR Sp2, pilotata dal giovane Alessandro Delbianco e anche su tutto l'abbigliamento della squadra. (c.me.)
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NEWS
ENRICO ROSELLI E LE STRATEGIE DI LA MARTINA
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«Con Timothy Everest, tra British attitude e passione Argentina» New entry nel management, focus sulle strategie distributive e tanta attenzione al prodotto: La Martina ha presentato a Pitti Uomo le novità legate al brand
New entry nel management, focus sulle strategie distributive e tanta attenzione al prodotto: La Martina ha scelto la ribalta di Pitti Uomo per presentare le ultime novità. Strategie annunciate nel corso di una conferenza stampa, dove Lando Simonetti, titolare dell’azienda ed Enrico Roselli, ceo di La Martina Europe, hanno presentato lo stilista Timothy Everest, appena nominato global strategy director del brand, dopo tre anni di collaborazione. «Everest - ha spiegato Roselli - arriva dalla tradizione sartoriale inglese reinterpretata in chiave contemporanea e nei suoi 35 anni di percorso ha avuto esperienze più ampie, vestendo star del cinema e della musica, protagonisti di video e di importanti film. Accanto al suo nome compare la sigla Mbe, ossia Member of the Order of the British Empire, una delle più alte onorificenze del Regno». Everest, che nel suo curriculum vanta collaborazioni con Daks, di cui è stato direttore creativo, e con Rapha e Superdry, arriva on board per dare il suo contributo alla strategia globale del marchio, facendo leva sull’anima inglese della label, senza perdere la passione latina dell’Argentina, da cui tutto ha avuto origine. Allo speech è intervenuto anche Neil Hobday, ceo del Guards Polo Club (il più grande nel suo genere in Europa, fondato nel 1955 dal
Principe Filippo, duca di Edimburgo), che dopo 12 anni di collaborazione con La Martina prosegue la liaison per altri dieci: un’icona del polo a cui è ispirata l’omonima collezione Guards, che oggi amplia gli orizzonti con gli accessori. A proposito di prodotto, Enrico Roselli ha ribadito il legame con il mondo del polo, ma soprattutto con un prodotto iconico, la polo: «Un capo trasversale, che diventa l’elemento chiave su cui ruota l’evoluzione del prodotto, legato anche a colab con stilisti e designer e mirato al target che abbiamo identificato da un paio di anni, ossia il 27/35enne alla ricerca di marchi premium e di prodotti trasversali». Tra gli aspetti della strategia evidenziati a Pitti Uomo c’è l’integrazione tra online e offline con i punti vendita. Oggi i clienti La Martina possono usufruire di un servizio seamless all’avanguardia in cui negozio fisico, brand e spazio digital sono perfettamente complementari e interattivi, per garantire un’esperienza d’acquisto fluida e senza intoppi, che passa anche attraverso i monomarca in location strategiche. Come lo store di Parigi, inaugurato di recente in rue Saint Placide, che ha dato il via a un nuovo format. (c.me.) 2
TEMPO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE
Malcom fa rotta su Nord Europa e Medio Oriente Si ampliano gli orizzonti di Malcom, marchio di menswear di matrice sartoriale, apprezzato per il total look maschile sofisticato e versatile. Realizzato dall’azienda bresciana Studio Tessile, il brand è distribuito tramite rappresentanti in Italia, Europa e Medio Oriente e punta a espandersi ora tra Nord Europa e Medio Oriente, grazie alla liaison con due agenzie specializzate e alla presenza strategica negli appuntamenti fieristici più importanti come Premium a Berlino, Supreme a Düsseldorf e Monaco, Cpm a Mosca. Segni particolari di Malcom sono la scelta dei pattern, l’attenzione alle lavorazioni e ai dettagli e la cura delle linee, in una sintesi tra sartorialità e ricerca dei materiali. Lini, lane, cotoni e denim sono prodotti dai più importanti tessutai italiani come Loro Piana, Vitale Barberis Canonico, Zignone, Angelico e Marzotto e danno corpo a un total look made in Italy ricercato, che resta comunque di prezzo accessibile, nonostante la qualità e la ricerca. (c.me.)
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1. Da sinistra, Timothy Everest, Enrico Roselli e Lando Simonetti a Pitti Uomo 3.Una polo di La Martina, tra i capi chiave nell'offerta del brand
La suola diventa 3D con il sistema “Wrap & Go” di Vibram Vibram sposta più in alto l’asticella della ricerca con Wrap&Go Sole, nuovo progetto di suola che avvolge la scarpa, passando dal 2D al 3D. «La Wrap&Go Sole - spiega il general manager dell’azienda, Paolo Manuzzi - è la naturale evoluzione delle nostre tecnologie recenti: la Litebase, che permette di ridurre al minimo lo spessore della suola, e la Furoshiki The Wrapping Sole. Da questa combinazione è nata una suola che avvolge la calzatura e che lanciamo con una special capsule di scarpe, disponibile nei nostri store di Milano, Boston e Montebelluna, oltre che online e di cui venderemo la tecnologia ai nostri partner». Si caratterizza per il grip estremo, grazie alla gomma Vibram Megagrip, la leggerezza, il limitato spessore, la protezione laterale e l’impermeabilità, grazie alla continuità della suola, che dà alla scarpa un aspetto audace e anticonvenzionale. (c.me.)
ENRICO AIROLDI/PAUL&SHARK
UN MARCHIO DI NIFRA
«Pronti con l'e-commerce. E il prodotto punta in alto»
Wolm: lo streetwear made in Italy che arriva da Williamsburg
Il debutto dell'e-commerce, l'arrivo di una nuova colab e ulteriori sviluppi retail: il percorso di Paul&Shark prosegue, nel segno dell'upgrading. E il fatturato cresce
Secondo appuntamento a Pitti Uomo per il marchio Wolm, giovanissimo per nascita, età dei fondatori e filosofia di prodotto. Il risultato di un viaggio fatto a New York dai fratelli Gianluca e Michele Baylon e da Nicolangelo Scommegna, figli dei titolari della Nifra, azienda di abbigliamento di Barletta. «Camminando nel quartiere di Williamsburg siamo rimasti colpiti da quest’area, dove abbiamo incontrato tanti giovani come noi, vestiti in modo impeccabile di giorno, per andare al lavoro, e poi completamente trasformati la sera, nei locali di musica hip hop o per andare ai concerti rock», racconta Michele Baylon. Prendendo ispirazione da questo dualismo è nata una collezione uomo e donna interamente made in Italy, che cavalca l’idea degli opposti, tra giorno e notte, serio e trasgressivo, bravo e cattivo, bianco e nero. Un presupposto che si riflette nel logo (la W di Wolm è uguale, ma capovolta, alla M finale) e che ha ispirato il catalogo, in cui la stessa modella indossa sia le proposte donna che quelle maschili, in un divertente gioco di trasformismo. La collezione, alla terza stagione, è approdata finora in 200 punti vendita, con il suo total look di matrice street, grintoso e accattivante. Ed è distribuita anche all’estero, in Grecia, Russia, Spagna e Cipro. La collezione fa capo alla Nifra, l’azienda di Francesco Baylon, padre di Gianluca e Michele, e Nicola Scommegna, padre di Nicolangelo. Una realtà specializzata nella produzione di streetwear uomo e donna, con l’altro marchio proprio Anima Gemella, con il brand Narcos, frutto della collaborazione con Gaumont Television, casa di produzione della omonima serie Tv, e Ynot?, borse e accessori e abbigliamento su licenza della Gioshi di Milano. (c.me.)
Come si chiude il 2018 e quali i grandi temi dell'anno trascorso? Nel 2018 Paul & Shark ha messo a segno una crescita del fatturato di circa il 7% sui 151 milioni del 2017. Con 250 monomarca in 70 Paesi, 2mila multibrand e shop in shop nei più esclusivi department store e travel retail in costante crescita, continua la strategia distributiva parallelamente ad un’operazione di restyling mirata a monobrand, shop in shop e corner. Che progetti avete per il 2019? Prosegue lo sviluppo della rete distributiva, in termini sia retail sia wholesale, in particolare all’estero, che pesa più dell’85% del fatturato. I mercati più consolidati sono l’Europa, con Inghilterra, Germania e Spagna in prima linea, oltre a Cina e Russia. In India, dove abbiamo cinque monobrand, c'è in cantiere l’apertura di altri due punti vendita. In Asia ci siamo affacciati a Giappone e Corea. Parallelamente all’upgrading della collezione, rafforziamo la partnership con Nick Wooster, a seguito del successo della prima collaborazione, in store dai primi di febbraio 2019, con una capsule per l’autunno-inverno 2019 (nella foto, ndr). A febbraio sveleremo una nuova colab, che seguirà una diversa strategia di distribuzione. Il prossimo marzo inaugurerete il sito di e-commerce per Europa, Usa, Canada e Russia: quali gli obiettivi? Un debutto un po’ tardivo, perché per anni abbiamo voluto proteggere la struttura commerciale dei nostri partner, ma ora sono loro stessi a chiederci un progetto del genere. Quindi l’obiettivo principale è portare beneficio ai nostri franchisee, grazie a una maggiore esposizione del prodotto e all’integrazione dei partner all’interno del progetto, attraverso politiche di omnicanalità che incentiveranno i punti vendita fisici a partecipare alla vendita online. Il sito renderà disponibili le collezioni stagionali e la "Always Paul & Shark", con i modelli iconici del marchio. Già nel primo anno puntiamo ad un fatturato online diretto di circa il 2% sul totale e nel giro di tre anni contiamo di triplicare questa cifra. Quali sono le linee che performano meglio? Grance attenzione alla storia dell’azienda, quindi riscoperta degli archivi con la collezione Always e notevole ricerca per migliorare sempre di più le performance waterproof e windproof dei nostri capi, dalla maglieria all’outerwear. Uno dei pilastri è il Typhoon 20000, che per l'inverno 2019 propone quattro tipologie di tessuti, tutti progettati e brevettati da Paul & Shark, per garantire elevate prestazioni impermeabili e antivento in qualsiasi condizione atmosferica. (c.me.)
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NEWS
OBIETTIVO INTERNAZIONALIZZAZIONE
Manuel Ritz corre veloce: donna, e-shop e primo store all’estero Con il progetto donna che entra nel vivo, il lancio dell’e-commerce e la possibilità di inaugurare a Shanghai il primo punto vendita all’estero, il marchio del Gruppo Paoloni è pronto a crescere oltre gli attuali 40 milioni di euro di ricavi
«Il 2019 per Manuel Ritz sarà un anno chiave, con il progetto donna che entra nel vivo, il nuovo sito di e-commerce e la prospettiva di inaugurare il primo punto vendita all’estero». A prevedere un anno in accelerazione è Fabrizio Carnevali, a.d. di Manifattura Paoloni, società a cui fa capo il marchio di abbigliamento che ha scelto un asterisco come simbolo distintivo. In primo piano anche il progetto donna: dopo il lancio in sordina con la Spring-Summer 2019, la collezione femminile conquista uno spazio maggiore con l’autunnoinverno, tanto da portare alcuni look anche all’edizione numero 95 del salone fiorentino, dove Manuel Ritz è un habitué. «I primi feedback del womenswear sono positivi - conferma Carnevali - ma è da questa stagione che vogliamo dare maggiore concretezza al business. La collezione, in linea con quella maschile, è sempre più incentrata su prodotti moderni, ispirati a un total look, e non solo legati al capospalla, che resta la nostra specialità». A segnare il futuro del brand ci sono altre novità: l’apertura del primo monomarca all’estero e il lancio dell’e-commerce. «Entro la fine dell’an-
Lardini anticipa i tempi delle collezioni: stop alla divisione main e pre
no - svela Carnevali - contiamo di aprire un monomarca a Shanghai: si tratta del primo opening internazionale, dopo quello di Milano nel 2016». L’Italia infatti resta il primo mercato per Manuel Ritz, che nelle ultime stagioni si è fatto conoscere anche in Europa e ora progetta uno sviluppo commerciale in Cina. Sempre nel segno dell’internazionalizzazione anche il lancio dell’e-commerce, atteso per marzo: «La nuova piattaforma ci aiuterà ad accrescere la nostra popolarità internazionale», assicura l’a.d. di Manifattura Paoloni, che punta a ottenere dal canale online il 5-8% delle vendite. Vendite che hanno superato quota 40 milioni nel 2018 e che nel 2019 «cresceranno ancora», conclude Carnevali (nella foto, l’autunno-inverno 2019/2020 di Manuel Ritz). (an.bi.)
TRA LE NOVITÀ UNA NUOVA LINEA E UN FILATO SPECIALE
Diktat: con Dkt il mood è giovane e contemporaneo
Una Capsule Cashmere e il debutto della label Dkt (nella foto) sono le novità portate al recente Pitti Uomo da Diktat: il marchio maschile disegnato da Franco Magnanini, con la maglieria come core business, rappresenta il fiore all’occhiello di Airon Moda, realtà pugliese con alle spalle 20 anni di esperienza e altri cinque brand destinati a target diversificati, tra cui il total look Markup per uomo e donna, che ha recentemente lanciato l’e-commerce. Materiale d’elezione della Capsule Cashmere di Diktat è un filato speciale, che in azienda è stato chiamato Cashmere soffiato: ultraleggero ed estremamente soffice, viene valorizzato da lavorazioni a intarsio, punti particolari e intrecci. Nel resto della collezione spicca il warm cotton, trattamento che rende la fibra, tradizionalmente associata ai climi miti o caldi, perfetta per l’inverno. Quanto a Dkt, va indicativamente a colpire il target dei Millennials, puntando su blend di alpaca e cashmere, volumi ampi e morbidi e una particolare cura dei dettagli. Diktat è distribuito in circa 400 negozi in Italia e una cinquantina all’estero, con la prospettiva di aumentare le esportazioni. Airon Moda, impresa famigliare giunta alla quarta generazione, movimenta un milione di capi l’anno e impiega una sessantina di addetti. (a.b.)
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Lardini mette a punto un nuovo timing per la presentazione delle collezioni. A partire dalla prossima stagione, il marchio di abbigliamento maschile anticiperà i tempi di presentazione (e quindi di consegna) delle collezioni. La prima mossa decisa da Andrea Lardini è quella ridurre al minimo la differenziazione tra pre-collection e main line: la quasi totalità dei capi di ogni stagione sarà presentata in un unico slot a novembre e maggio, tipico delle pre-collezioni, per poi aggiungere solo pochi pezzi speciali in occasione di Pitti Uomo e della campagna vendita classica. «Abbiamo rivisto le tempistiche per assecondare le richieste dei clienti, che vogliono veder consegnate il prima possibile le collezioni. Certo, questo vuol dire che a Pitti buyer, agenti e distributori avranno già visionato i capi, ma noi li attireremo con progetti speciali e capsule collection come Liknit, il capospalla che abbiamo realizzato con il filo da maglieria», spiega Andrea Lardini, presidente del gruppo di base a Filottrano, che ha chiuso il 2018 a quota 85 milioni di euro e che prevede di lanciare l’e-commerce in primavera (nella foto, alcuni capi della collezione fall-winter 2019/2020, fotografati nello stand di Lardini a Pitti Uomo). (an.bi.)
OBIETTIVO INTERNAZIONALIZZAZIONE
Usa e donna in crescita per Pt Pantaloni Torino
Il ritorno di Ciesse Piumini: focus sui post Millennials Il comeback a Pitti Uomo dopo 10 anni è stato l’occasione per annunciare la nuova strategia di rilancio, basata sul potenziamento della brand awareness e l’internazionalizzazione
Ciesse Piumini riparte dall’heritage portando a Pitti Uomo, dove mancava da 10 anni, una capsule collection ispirata agli anni ‘80, momento d’oro del marchio, sperando di replicare il successo di allora, quando vendite e popolarità erano alle stelle. Come 40 anni fa, il target di riferimento restano i giovani, ma è all’estero che oggi l’azienda guarda per crescere. La rentrée in fiera avviene dopo una fase molto delicata, vissuta del brand fondato nel 1976 da Silvano Cinelli, che dal 2011 è nell’orbita di Sport Fashion Service, società controllata da due anni a questa parte da Franco Stocchi, che ha messo in cabina di regia Giovanni Rossi, attuale direttore generale. Attualmente la distribuzione di Ciesse è focalizzata sull’Italia, dove sono presenti oltre 700 clienti che offrono nella maggior parte dei casi prodotti basici. «Siamo soddisfatti della presenza capillare - ha commentato Rossi - ma quello che ci sta più a cuore oggi è l’upgrading del marchio Ciesse e per questo abbiamo deciso di seguire la strategia delle capsule, sia per l’uomo che per la donna». A questi obiettivi risponde
FOCUS SU RETAIL E COMUNICAZIONE
Harmont & Blaine: il bassotto corre verso i 100 milioni
Harmont & Blaine chiude un anno in positivo e riconferma l’obiettivo internazionalizzazione per il 2019. L’anno scorso il marchio del Bassotto ha totalizzato ricavi per 93 milioni di euro, +8,5% sull’anno precedente. «I risultati avrebbero potuto essere ancora migliori, ma la situazione geopolitica ha condizionato le vendite», racconta Corrado Masini, global brand director e cco di Harmont & Blaine, che esprime ottimismo per il 2019, in linea con il nuovo progetto di capsule collection all’insegna del colore, presentato a Pitti Uomo e battezzato Rainbow Project (nella foto). «Puntiamo sempre di più su collezioni casual e fresche, convinti che sia questa la cifra creativa su cui puntare»,
Generation ‘80 (nella foto), che sarà proposta solo ai migliori multimarca e department store in Italia e soprattutto all’estero, che attualmente vale il 10% del giro d’affari, «ma il nostro ritorno a Pitti Uomo punta da subito a far crescere questa percentuale», assicura il manager. «Ciesse - spiega Rossi - farà da subito rotta verso Europa, Asia e Nord America. Nel 2019 vogliamo far conoscere il nostro marchio attraverso l’apertura di alcuni corner all’interno dei department store, mentre non pensiamo di avviare negozi monomarca prima del 2020». Ambiziosi anche i target di fatturato: Ciesse Piumini nel 2018 ha registrato un fatturato consolidato di 25 milioni di euro (+15%). L’obiettivo del manager è quello di raggiungere quota 40 milioni nel 2021, «spingendo sul mercato estero e consolidando quello italiano», sintetizza il direttore generale. (an.bi.)
Per Pt Pantaloni Torino il 2018 è destinato a chiudersi con ricavi in aumento del 6%, a oltre 28 milioni di euro. Per il 2019 le stime di Edoardo Fassino, a.d. di Cover 50 a cui fa capo il marchio, sono ancora più ottimiste: «Abbiamo grandi aspettative dalla collezione donna, che pesa per il 15% sul fatturato, disegnata internamente e non più da stilisti. Tra i mercati, quello americano per noi vale già 3 milioni di euro, un risultato che non pensavamo di raggiungere così in fretta. Da Barneys New York abbiamo registrato sell out del 95%». A livello geografico anche se la pole position spetta tuttora al Giappone, l’azienda ha iniziato ad approcciare Middle East e India. In Italia sono circa 350 i clienti di Pt, su un totale di 1.200 a livello mondiale. (nella
foto, l’autunno-inverno 2019/2020 di PT Pantaloni Torino) (an.bi.)
conferma il manager, attribuendo a questa scelta la popolarità del brand guidato da Paolo Montefusco, attuale ceo. I 100 milioni di euro sono a portata di mano e il traguardo potrebbe essere raggiunto già quest’anno grazie a una serie di progetti sul fronte retail tra Asia ed Europa. «Continua il rafforzamento della Cina, dove abbiamo debuttato due anni fa - anticipa il manager - e nel 2019 prevediamo tre importanti new opening. Ma anche l’Europa resta per noi un mercato chiave, specie la Francia e la Spagna con El Corte Inglés». Una spinta sulle vendite arriverà anche dall’attività di comunicazione: la campagna S/S2019 di Harmont & Blaine è affidata ancora una volta a Francesco Carrozzini, mentre Brando De Sica ha diretto il cortometraggio #iBellissimi, presentato con un evento alla Eduardo Secci Gallery durante lo scorso Pitti Uomo. (an.bi.)
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KID’S WORLD
PITTI BIMBO 88
CAMBIAMENTI, NUOVE SFIDE: IL SALONE È LO SPECCHIO DEI TEMPI Più sport e fashion nella moda infantile e meno spazio per il cosiddetto total look classico, in fase di rinnovamento e ripensamento: ancora una volta Pitti Bimbo è stato la cartina di tornasole di un comparto che, soprattutto nel nostro Paese, è alle prese con sfide epocali, come evidenziano le testimonianze dei buyer italiani incontrati in fiera DI ALESSANDRA BIGOTTA E ANDREA BIGOZZI
MiMiSol
Dolce&Gabbana
Vingino feat. J-Ax
M
eno buyer italiani - si parla di un calo del 9% - ma stranieri in linea con le presenze di un anno fa a Pitti Bimbo: il salone fiorentino della moda infantile ha chiuso l’88esima edizione oltre i 6.400 compratori, di cui quasi 2.450 provenienti dall’estero, con performance differenti a seconda dei singoli mercati. Si va infatti dal +7% degli operatori spagnoli, Paese primo in classifica con quasi 220 compratori, allo scivolone del 14% della Russia, sempre al secondo posto ma con fatica. Come fa notare il Centro Studi di Confindustria Moda per Smi riferendosi
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all’abbigliamento bébé (l’unico sul quale si riescono ad avere dati scorporati rispetto all’adulto), questa nazione dal 2010 al 2014 è stata il primo sbocco della moda infantile italiana, ma poi ha imboccato un andamento “a ottovolante”, con una caduta tra il 2015 e il 2016, una ripresa nel 2017 e di nuovo il freno tirato nel 2018, testimoniato da un -17% delle nostre esportazioni in piccole taglie. Quanto all’arretramento degli operatori italiani, riflette un andamento di mercato fiacco, che si protrae da anni: -2% nel 2014, -0,7% nel 2015, -0,2% sia nel 2016 che nel 2017 e, per il 2018, la
stima di un ulteriore calo del 2%, retrocedendo al livello di cinque anni fa. Eppure gran parte dei brand presenti al salone è tuttora molto esposta sull’Italia, in base alla regola che, se non si fa centro da noi, figuriamoci altrove. «Il mercato nazionale assorbe il 70% delle nostre vendite bimbo, con circa 350 clienti, a fronte di un centinaio oltreconfine», conferma Enrico Carnio, direttore commerciale Italia di Blauer e Blauer Junior, collezione con la quale viene realizzato circa il 12% del fatturato aziendale, ossia 4 milioni di euro. «L’obiettivo - precisa - è raggiungere i 5,5
MUST HAVE
Monnalisa
FALL-WINTER 2019/2020
Marsupio neo-romantico
Il Gufo
era partita prevenuta sulla rassegna, «ma per fortuna mi sono dovuta ricredere - sottolinea -. Ho trovato un Pitti vivo e propositivo. Ho “respirato” anche da parte delle aziende l’impegno che noi viviamo quotidianamente sul campo: gli imperativi sono distinguersi e innovare, per restare competitivi in un contesto che vede da un lato l’ascesa nel kidswear di marchi d’impronta sport-fashion come Fila, Diadora, Stone Island e Pyrex, anche se quest’ultimo si è un po’ inflazionato, e dall’altro la fine del total look classico. Le sfide sono tante, a partire da un mercato che è stato imbottito di prodotto, in seguito all’ascesa dell’ecommerce». La retailer ribadisce come ora siano i bimbi a scegliere, con quanto ne consegue. Non a caso, marchi come I Pinco Pallino, presente in fiera, stanno evolvendo in direzione di una contaminazione tra cerimonia e quotidiano. «Party, ma anche comfort: il mercato chiede questo», sintetizza la presidente del brand, Suzanne Basini, mostrando tra le proposte la nuova capsule Bella, pensata per un’eleganza da indossare tutti i giorni. ■
Tartan evergreen
Carbon Soldier
milioni nel 2019, continuando a credere nel mercato interno, che funziona ancora se c’è l’abbinamento prezzo, marchio e qualità, ossia materiali sostenibili, performance tecniche elevate e più baby, una nicchia che funziona. Poi è chiaro, non si può non guardare altrove: l’ultima frontiera per noi sono Corea e Giappone, dove abbiamo progetti in vista sul bimbo». L’assenza di alcuni addetti ai lavori italiani nasce anche da scelte diverse. «La nostra prassi è visionare le collezioni nelle showroom e fare anche ricerca attraverso Farfetch», dice per esempio Alessia Sbrocca di Stefaniamode.com. Resta uno zoccolo duro di nostri connazionali che rinnova di stagione in stagione l’appuntamento con la rassegna in Fortezza da Basso. Tra questi Gianni Ruggeri di Babylon Bus a Prato. «Partecipare a Pitti Bimbo - afferma - è innanzitutto un fatto di affezione. Vorrei vedere più novità, una maggiore valorizzazione di sezioni come Apartment, dove ho visto nomi interessanti come Péro e Olive, e, in alcune aree, un layout più chiaro». Federica Sambo di Liliana Bimbi a Chioggia
DOPPIO COMPLEANNO AL SALONE
UN BEL MATCH TRA HELLO KITTY E BARBIE
Stefania
Tendenza orsacchiotto
Basco alla francese
Péro
Due tra i personaggi più amati dai bambini e bambine di ogni generazione hanno celebrato anniversari importanti a Pitti Bimbo. Si tratta di Barbie, bambola rivoluzionaria per i tempi in cui è stata inventata (nel 1959 a opera di Ruth Handler, moglie del co-fondatore della casa produttrice Mattel) e di Hello Kitty, tenera 45enne, ideata nel 1974 da Yuko Shimizu per Sanrio. «Il più famoso dei 400 personaggi lanciati dal colosso giapponese», ha spiegato Giovanna Sanzò, licensing Patrizia Pepe for Barbie director di Sanrio nello spazio riservato a Fashion Comics, progetto di Alessandro Enriquez per Pitti Bimbo di cui la gattina con il fiocco è stata protagonista. La manager ricorda come Hello Kitty abbia una brand awareness del 95%, «senza contare che 1.500 aziende nel mondo lavorano con noi». Un numero destinato ad aumentare quest’anno, con quasi un lancio di prodotto al mese ed eventi instore e sui social, che culmineranno in un happening esperienziale per ora top secret. Barbie non sarà da meno: a parte la capsule con Patrizia Pepe, le collaborazioni per l’anniversario spazieranno dal cioccolato (con Zàini e Caffarel), al beauty con Sephora, alle calze con Goldenpoint, fino al tennis, grazie a una limited edition con Sergio Tacchini. (a.b.)
Stringata creativa
Melissa for Hello Kitty 06_02_2019
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PITTI UOMO 95 FALL-WINTER 2019/2020
STYLE WITNESSES DI ALBERTO CORRADO - PHOTO BY FZEROPHOTOGRAPHERS/IMAXTREE/PITTI UOMO 95
OGNI SEI MESI IL GUARDAROBA MASCHILE SI RINNOVA, REINVENTANDOSI NELLA SUA VERSIONE PIÙ AGGIORNATA E, NEL TEMPO, SEMPRE PIÙ SFACCETTATA. UN MONDO DI INPUT E PASSIONI, TUTTE DA SCOPRIRE NELLE COLLEZIONI AUTUNNO-INVERNO 2019: BRAND CONSOLIDATI E NUOVI APRONO UNA FINESTRA SULLE TENDENZE PIÙ CONTEMPORANEE DEL PIANETA MENSWEAR. BRUNELLO CUCINELLI
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PITTI UOMO 95 FALL-WINTER 2019/2020
XACUS
Camicie in flanella dai diversi pesi si accendono delle tonalità calde dell'autunno
AERONAUTICA MILITARE Capi trasversali dalle caratteristiche performanti: traspirabilità, impermeabilità, termicità
PENCE 1979 Completo in velluto rivisitato nella composizione e grammatura, dalla linea pulita e morbida
GUM
HAVANA&CO
Atmosfere olimpiche in stile St.Moritz: maglione girocollo con logo a rilievo
FERRANTE
Paricollo con intarsi jacquard animalier
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STREET COMMUNITY
Canvas water-resistant con scritte interne, zip in plastica
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Codici e stilemi della street community sono rieditati in chiave ironica, per un guardaroba essenziale e democratico. Nuovi colori e volumi si ispirano alle discipline artistiche di strada come la street art, la street dance e lo street sport, per trasmettere le espressioni della vita urbana delle città del mondo.
PHILIPPE MODEL
Sneaker con interno e applicazioni in pelle, suola di gomma, punta tonda e logo
MINO RONZONI Scarponcini stringati in pelle di gusto vintage
RIFLE
Spirito moderno, con un'ispirazione street-urban e giovane, per un’immagine lineare e pulita
BARENA
Capi classici dalle forme loose e dal tailoring accurato per una sartorialità unita all'artigianalità
FLY3
Maglieria confezionata con capi lavabili e prodotti con filati naturali
DRUMOHR
Outfit unico contraddistinto dall’ altissima qualità del filato e la lavorazione cable in assenza di cuciture, punti di forza distintivi del brand
HAND PICKED
Peacoat a due bottoni, zip interna, intarsi paranastrati, tasche applicate e fodera camofluage
UNUSUAL PEOPLE s
RRD
Tecno-sartorialità su capi e accessori pensati per i momenti di evasione
L’ecosostenibilità diventa keyword anche nel mondo del contemporary classic e, nello specifico, dei capispalla. La ricerca sempre più intensa diventa sperimentazione, applicandosi ai materiali creativi e alternativi di collezioni style-conscious.
BUGATTI
ALLEGRI
Gli impermeabili si sposano con la visione futuristica dello sportswear sartoriale del duo britannico Ben Cottrell e Matthew Dainty
MANUEL RITZ
Soft tailoring per la combinazione tra il peacoat slim e il volume over dell' mbottitura
GAVAZZENI
La tradizione pellettiera nella shopping traveller
Capi dall'eccellente taglio sartoriale, realizzati con i più noti e preziosi tessuti del biellese e una grande quantità di dettagli sofisticati
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PITTI UOMO 95 FALL-WINTER 2019/2020
IL BEL VESTIRE s
L’uomo moderno è ritornato al bel vestire, all’amore per la qualità che dura nel tempo, rilanciando un mood informale ma elegante, anche con una sneaker ai piedi. I cappotti e gli abiti diventano più raffinati, grazie ai dettagli sartoriali e a tessuti pregiati, quasi tutti italiani made in Biella e Prato.
TAGLIATORE
Eleganza, raffinatezza e una no time attitude, per celebrare la percezione di un pieno equilibrio fra tradizione e territorio, tagli e tessuti
L.B.M. 1911
Abiti rivisitati nelle forme e nei modelli, a partire dai classici in lana, cotone e cashmere
SARTORIA LATORRE Cappotto a due bottoni con stampa check
SANT'ANDREA Capi che sfiorano il corpo realizzati in lane finissime, Cashmere Estrato e blend di lana e seta
CIRCOLO 1901
Uno stile mediterraneo e sofisticato, che punta su righe breton, quadretti Vichy o macro-check monotono
BOGLIOLI
Giacca a tre bottoni, in un tessuto materico che esalta l'eccellenza della manifattura made in Italy
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ALESSANDRO GHERARDI
Camicie con collo semi francese, dettagli sartoriali e bottoni in madreperla
BENVENUTO
Un abbigliamento maschile di alta qualità dal 1934, caratterizzato dai tradizionali tessuti italiani e dalle linee formali
BARACUTA
Il modello “Varsity” gioca sul tessuto check a contrasto, assieme al “rib” del girovita e dei polsini
AT.P.CO
Una collezione venata di eleganza British, tra linee pulite e sobrie, tessuti nobili e fantasie old style
GIANNETTO PORTOFINO Camicia in leggera flanella a motivi tartan, con bottoni in madreperla e l’immancabile trattamento soft wash
BACK TO N AT U R E s
THE BRIDGE
Borsa e zaino in cuoio bottalato e volutamente invecchiato
NINE THE MORNING
Completo dalla vestibilità morbida e dalle linee minimal
Un inno alla natura, celebrato senza allontanarsi dal contesto urbano: colori leggeri e rassicuranti su materiali come il cashmere, la lana e i cotoni soffici. Sempre più forte la voglia di morbidezza e di relax, per essere vintage ma contemporanei.
BRIGLIA 1949
Pantalone in velluto a coste
THE GIGI
Torna alla ribalta il velluto a coste grosse
BERWICH
Il tartan, in versione più decisa e definita, personalizza i nuovi pantaloni
LARDINI
Pantalone, maglione e coppola: elementi ideali per una perfetta "travel experience"
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PITTI UOMO 95 FALL-WINTER 2019/2020
PIQUADRO
Zaino in pelle super tecnologico, dotato di connessione Bluetooth al cellulare
OLYMP SIGNATURE
Camicie dal fit moderno in tessuti morbidi
ALPHA STUDIO
Capi all'insegna di particolari preziosi e materiali pregiati, per creare un prodotto versatile
CRUNA
Capi unici e senza tempo, con dettagli artigianali e tessuti solo made in Italy
MADE TO MOVE s
Il nomade metropolitano diventa archetipo dell’uomo contemporaneo. Un viaggio, anche solo virtuale, nobilitato da outfit modulabili e reversibili e accessori trasformabili, per proposte street minded dal look smart e dinamico.
DIGEL
Abiti con tasche multiple per lo smartphone, la carta d'identità, la carta d'imbarco e tutto quello che serve a un gentleman moderno
DIKTAT
Capi realizzati con un filato speciale superleggero e ultra soffice, il "Cashmere Soffiato"
SANTANIELLO
L’abilità sartoriale e la tradizione nel pantalone esaltate dalle nuove soluzioni cromatiche
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PAOLONI
La nuova linea sartoriale: tessuti curati, texture pregiate, tagli originali e diversi
LA MARTINA
Un mix di "passion" argentina e British attitude
FashionMagazine_225x285_1.indd 1
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PITTI UOMO 95 FALL-WINTER 2019/2020
INTO THE GREAT WIDE OPEN DI ALBERTO CORRADO/PHOTO BY FZEROPHOTOGRAPHERS/PITTI UOMO 95
UNA NUOVA MANIA, CHE RENDE L’UOMO DI OGGI UN VERO ESPLORATORE DEL TEMPO LIBERO. UNA COMPOSIZIONE DI MARCHI ALL'INSEGNA DI UNA RICERCA ANCORA PIÙ TRASVERSALE, PENSATI PER UN VIAGGIO IN CUI L’ANIMA OUTDOOR SI VESTE IN MODO ANCORA PIÙ PROFONDO DI CONTENUTI DI MODA .
COLMAR (LINEA ORIGINALS BY ORIGINALS)
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MOOSE KNUCLES
DUNO
BLAUER
UP TO BE
FILA
HOLISTIC TECHNO s
WOOLRICH
È l’attitudine di considerare l’unione di più materiali come un tutt’uno, più forte e più performante dei singoli componenti. È il momento del Lycra di ultima generazione, delle membrane impermeabili, del pile, della lana cotta e della piuma d’oca che si mixano per sfidare insieme acqua, vento e freddo.
FREEDOMDAY
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HERNO
OOF
DOLOMITE
ADD
ADHOC
MACKAGE
SNOW PEAK s
Montagne, fiumi, boschi: al paesaggio si ispirano i brand creati per vivere all’aria aperta, senza temere il freddo e gli agenti atmosferici. Un'evoluzione dell’outdoor, che accosta tecno-materiali ricercati ad outfit contemporanei, per capi perfetti anche in città.
CHEVIGNON
CANADIENS
SAVE THE DUCK
ELLESSE
OUTHERE
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PITTI UOMO 95 FALL-WINTER 2019/2020
CANADIAN
BOMBOOGIE
PARAJUMPERS
HOLUBAR
PAUL&SHARK PUNTODODICI
L AY E R I N G REVOLUTION s
Linee actiwear che rivoluzionano l’abbigliamento tecnico per lo sport e il tempo libero, con capi altamente performanti. Dal layering alla silhouette urban, nasce un nuovo concetto di guardaroba, in cui forme classiche convivono con dettagli tecno-sportivi.
BEST COMPANY.
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LUMBERJACK
NORTH SAILS
TEN C
@imaxtree.com
MEN’S FASHION SHOWS FALL-WINTER 2019/2020
LUCKY BREAK
DIOR MEN
IL MONDO DI RIFERIMENTO DELLE COLLEZIONI UOMO VISTE IN PASSERELLA È EFFORTLESSY CHIC. SE IL DAY CLOTHING SI RIVOLGE AGLI AMANTI DEL MINIMALISMO, UNITO ALLA CURA DEI DETTAGLI, I TEMI ANIMAL ZOO E FRESHLY WAXED RIAFFERMANO IL CONCEPT DI EASY OUTFIT E LO MODELLANO SULLE NUOVE ESIGENZE TRAVEL E URBANE DI ALBERTO CORRADO
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MEN’S FASHION SHOWS FALL-WINTER 2019/2020
SACAI
MARCELO BURLON COUNTY OF MILAN
MARNI
MSGM
ANIMAL ZOO
RAF SIMON
ROKSANDA
VERSACE 60
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RYNSHU
N° 21
ACNE STUDIOS
DSQUARED2
LOUIS VUITTON
FENDI
CELINE
FRESHLY WAXED
CRAIG GREEN
M1992
LES HOMMES
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MEN’S FASHION SHOWS FALL-WINTER 2019/2020
RICK OWENS
BED JW FORD
EMPORIO ARMANI
BILLIONAIRE
FUR BEARING
COTTWEILER
ROKSANDA
SELF MADE 62
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VALENTINO
VETEMENTS
ISABEL BENENATO
BIUU
LEATHER BOUND BALMAIN
SUNNEI
OFF-WHITE
JIL SANDER
JOHN RICHMOND
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MEN’S FASHION SHOWS FALL-WINTER 2019/2020
ANN DEMEULEMEESTER
LOEWE
PAL ZILERI
DOLCE&GABBANA
CHALK STRIPED
PRADA
ROKSANDA
DRIES VAN NOTEN 64
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MAGLIANO
HERMÈS
E. TAUTZ
MOUNTAINEERING
ASTRID ANDERSEN
THOM BROWNE
JUNYA WATANABE
CERRUTI 1881
PLAID GUY
OFFICINE GENERALE
OLIVER SPENCER
DAKS
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MEN’S FASHION SHOWS FALL-WINTER 2019/2020
SPYDER
UNITED STANDARD
CHALAYAN
CHRISTOPHER RAEBURN
LIAM HODGES
ERMENEGILDO ZEGNA
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MIDNIGHT COWBOY
NUMERO 00
MIAORAN
PHILIPP PLEIN
PRIVATE POLICY
CHORUSTYLE
CO-ED SARTORIAL MONK
AMI BY ALEXANDRE MATTIUSSI
ÉTUDES
OFF - WHITE
ICEBERG
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MENSWEAR FALL-WINTER 2019/2020
URBAN CAROUSEL DI ALBERTO CORRADO
UN VIAGGIO NELLA PRODUZIONE DI QUALITÀ, NELLA CURA ARTIGIANALE DEL PRODOTTO SARTORIALE E IN UNA NUOVA RAFFINATEZZA, CON IL PLUS INCONFONDIBILE DELLA SCELTA DEI TESSUTI MA ANCHE L’ENERGIA VIBRANTE DI UN MOOD METROPOLITANO. I NUOVI TOTAL LOOK SI DISTINGUONO PER IL KNOW-HOW, I PRINT E GLI ACCOSTAMENTI DI COLORE, IN UN CONTINUO GIOCO CREATIVO.
ASPESI
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MENSWEAR FALL-WINTER 2019/2020
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LONDONITE BEATS 1 ADAM JONES 2 CHARLES JEFFREY 3 BELSTAFF 4 LOU DALTON 5 BARBOUR 6 WOOD WOOD 2
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MILANESE ECCENTRICITY 1 ZANOTTI 2 RALPH LAUREN 3 BARBANERA 4 ORCIANI 5 TOD’S 6 JIMMY CHOO 7 MISSONI 8 ANDREA POMPILIO 9 ETRO 10 ELEVENTY 4
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MENSWEAR FALL-WINTER 2019/2020
1
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PARISIAN ROMANCE 2
1 HUGO COSTA 2 SYSTEM 3 EMANUEL UNGARO 4 JACQUEMUS 5 GIVENCHY 6 VISVIM
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PRE- FALL DONNA 2019
HERITAGE AND MODERNNESS UN NUOVO ORIZZONTE. CON RADICI CHE AFFONDANO NELLA TRADIZIONE, MA SEMPRE CON UNO SGUARDO AL FUTURO, IL PARADOSSO DELLE COLLEZIONI PRE-FALL 2019 RISPECCHIA L'INTRINSECO DUALISMO TRA RIVERENZA E RIVOLUZIONE. DI ALBERTO CORRADO 1
SALVATORE FERRAGAMO
PUNTO DI PARTENZA È LA RICCA DIVERSITÀ DELL’ARCHIVIO STORICO DELLA MAISON. LA PALETTE DEI COLORI VIENE ESALTATA DAI CAPISPALLA IN SHEARLING E IN CASHMERE, CON DETTAGLI IN CAMOSCIO O NELL’ABBINAMENTO DEI PIUMINI SUPERLIGHT. 2
GUCCI
GLI SCAVI DI ERCOLANO E POMPEI ISPIRANO UNA COLLEZIONE DOVE CONVIVONO IL MOOD GIOCOSO E QUELLO AUSTERO. TRA GLI 80 LOOK SPICCANO I CAFTANI, GLI ABITI STAMPATI, I MAXI BLAZER, I MIX’N'MATCH DI GRAFICHE. L’UGLY CHIC DIVENTA REGOLA.
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FORTE_FORTE
UNA COLLEZIONE BOHÉMIENNE, DESTINATA A UNA DONNA NOMADE, IN VIAGGIO TRA ORIENTE E OCCIDENTE. GIOCANDO CON STOFFE PREGIATE, COME LO JACQUARD BOUCLÉ IN LANA E I PANNI ILLUMINATI DA ORDITI SETOSI CHE SFUMANO NEGLI IBRIDI COLORI MATERICI.
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PRE- FALL DONNA 2019
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SCHIAPARELLI
CAPI CREATI PER UNA DONNA CHE AMA ESTENDERE LE POSSIBILITÀ DI PERSONALIZZAZIONE DEI CAPI. TAILLEUR SCOLPITI PER IL GIORNO E SILHOUETTE SAGOMATE PER LA SERA, CHE BRILLANO ATTRAVERSO SENTIERI DI PAILLETTE. 2
PRINGLE OF SCOTLAND
OGGI L'IDEA CHE LE DONNE PRENDANO IN PRESTITO ABITI MASCHILI È RADICATA NELLA MODA, MA È STATO PRINGLE AD APRIRE LA STRADA A UN APPROCCIO MINIMALISTA E VINTAGE, DOVE IL CELEBRE DISEGNO A ROMBI DELLA MAISON È DECLINATO IN TUTTE LE SUE FORME. 3
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GIORGIO ARMANI
RE GIORGIO ROVISTA TRA GLI ARCHIVI DELLA MAISON, FACENDO CONFLUIRE I TAGLI FORTI DEGLI ANNI OTTANTA E LA MASCOLINITÀ DEI NOVANTA. IL BLAZER È PROPOSTO IN VERSIONE PIÙ MORBIDA, COME SE FOSSE UN MAGLIONE, MENTRE I PANTALONI, IN TESSUTI SENZA PESO, SCIVOLANO FLUIDI.
BLAZÉ MILANO
1
UN’ESTETICA DAL SAPORE VINTAGE SI COMBINA CON UN APPROCCIO MODERNO E PRAGMATICO ALLA MODA. I BOMBER, LE CAPPE, I PANTALONI, GLI ABITI E LE CAMICIE SONO COSTRUITI ALL’INSEGNA DELLA PERFEZIONE, IN TESSUTI ELEGANTI E SOFFICI. 2
JUST CAVALLI
IL ROCK, IL GLAMOUR, IL DENIM E L’ESTETICA WESTERN VENGONO RILETTI E ATTUALIZZATI, ALL'INTERNO DI UNA COLLEZIONE DALLO SPIRITO 80. LE MANICHE DIVENTANO VOLUMINOSE COME LE SPALLE. IL TARTAN SI CONTAMINA CON L'ANIMALIER, MENTRE GLI INSERTI FRANGIATI DECORANO I CLASSICI MONTONI. 3
FENDI
DECORATIVISMO ESSENZIALE: UN OSSIMORO CHE BEN RAPPRESENTA LA PRE-FALL 2019 DI FENDI, CHE PRENDE ISPIRAZIONE DA UN COUP DE FOUDRE DI LAGERFELD PER UN LIBRO SULLE PORTE IN FERRO FRANCESI DEL XIX SECOLO E PER UN ANTICO VOLUME SUI KIMONO GIAPPONESI MASCHILI. LE FORME SARTORIALI DEI CAPI OUTWEAR E DELLE PELLICCE SI CONTRAPPONGONO ALLE SILHOUETTE PIÙ FEMMINILI DEGLI ABITI PLISSÉ ASIMMETRICI.
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PRE- FALL DONNA 2019
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ERMANNO SCERVINO
UN’ALLURE GLAM ROCK, SENSUALE E ANDROGINA, PER UNA DONNA CHE AMA MESCOLARE MONDI DIVERSI. SI EVIDENZIA NEI CAPISPALLA, NEI TAILLEUR DAL FIT ASCIUTTO E NEI TESSUTI MASCHILI ILLUMINATI DA PAILLETTE, LO STREET IRROMPE CON I SUOI COLORI SGARGIANTI NEI LEGGING E NEI MAGLIONI. 2
VERSACE
ESPLOSIONI DI STAMPE IN NUANCE BRILLANTI SI UNISCONO ALLE PIÙ AUDACI COMBINAZIONI DI MOTIVI ZEBRATI, CELEBRANDO L'ENERGIA DI NEW YORK. LE DONNE VERSACE SI ALTERNANO TRA MONDO MITOLOGICO E REALTÀ COSMOPOLITA. 3
ALANUI
ALANUI ESPLORA UN’AMPIA GAMMA D’ISPIRAZIONI ARTIGIANALI, RACCOLTE IN UN VIAGGIO, PER CREARE UNA COLLEZIONE CALDA E AVVOLGENTE. I CAPPOTTI ECO, STAMPATI CON MOTIVI LEOPARDO, CI INTRODUCONO ALLE GIACCHE DECORATE CON FRANGE IN PELLE, IN UN MOOD GIOCOSO E FEMMINILE.
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Ph. +39 0516241860 - www.danieladrei.it
facing the future
CHILDRENSWEAR FALL-WINTER 2019/2020
LET'S MOVE!
DI ALBERTO CORRADO PHOTO BY AKA STUDIO / ANDREA RUGGERI /EEVA SUUTARI GIOVANNI GIANNONI / PITTI BIMBO 88
VOGLIA DI SPORTSWEAR CON UN TOCCO DI ROMANTICISMO IN CITTÀ, A CASA, A SCUOLA E NEL TEMPO LIBERO. LA MODA JUNIOR GUARDA AL VIAGGIO, ALLE GRANDI METROPOLI, ALLA MUSICA E AL “GREEN”, GIOCANDO CON LOOK D’AUTORE: OGNUNO TROVA LA SUA "SECONDA PELLE", PER COMUNICARE AGLI ALTRI LA PROPRIA IDENTITÀ, PERSONALE E SOCIALE. IL GUFO
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CHILDRENSWEAR FALL-WINTER 2019/2020
PLEASE KIDS
WOOLRICH KIDS ph. Giovanni Giannoni
DIESEL KIDS
L’estetica clean e i tessuti tecno di alta qualità incontrano il gusto sportivo e active, per collezioni che puntano a lasciare liberi i bambini di esprimere la propria individualità con jog pant, giacche, cappotti e piumini. Le felpe hanno un ruolo privilegiato, arricchite da pattern, texture, patch o bande active.
VELVETEEN
DOUUOD
Aesthetic Athleisure
PETIT BATEAU
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NATURINO
TRYTJ
IZIPIZI
MIMISOL
MARNI KIDS
Dress For Fun Un savoir-faire frutto di una lunga e preziosa tradizione aziendale, trasmessa con passione nel tempo, diventa la perfetta incarnazione di un’eleganza neo-romantica di matrice tipicamente made in Italy. Il risultato è una combinazione di tecniche artigianali, tinture in filo, block color e ricami a mano.
I PINCO PALLINO
DOLCE&GABBANA
EMILIO PUCCI JUNIOR MONNALISA PRIMIGI
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CHILDRENSWEAR FALL-WINTER 2019/2020
GUESS KIDS
Rebel Yell
STEFANIA
BLAUER JUNIOR
CHICCO
PM PAOLA MONTAGUTI
Collezioni dedicate a bambini che amano distinguersi, mixando lo streetstyle con elementi couture, attraverso un guardaroba fatto di colori forti, dettagli sorprendenti, tessuti straordinari.
SAUCONY ORIGINALS
ALBERTA FERRETTI JUNIOR
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IDO
K-WAY
BOMBOOGIE KIDS
Climate Traveller
MALVI & CO.
Ogni viaggio diventa un’avventura, in cui lo spirito nomade si fonde con le tradizioni dei singoli Paesi. Outfit che diventano non solo simbolo di libertà, ma anche icone di una ricerca che si esprime in tessuti di alta gamma, per capi adatti a ogni clima.
HERNO KIDS
ADD
PICCOLA LUDO SARABANDA
JARRETT
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CHILDRENSWEAR FALL-WINTER 2019/2020
BÓBOLI
DONDUP KIDS TWINSET GIRL
Fashion Society Attraverso la capacità di incrociare le tecniche di produzione artigianale con l’estetica di oggi nascono creazioni uniche, in cui la silhouette sartoriale cede il passo a soluzioni più creative, associando tessuti raffinati e brillanti, sempre ultra confortevoli.
PATRIZIA PEPE JUNIOR
TUCTUC
PRIMIGI
ROBERTO CAVALLI JUNIOR
STELLA JEAN KIDS MELANIA
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THE PERFECT FIT Produzione di Interfodere e Tecnologie Innovative per l’Industria dell’Abbigliamento ovunque nel mondo Chargeurs Interfodere Italia spa via Oratorio, 48 - 20016 Pero (MI) Italia
tel +39 02 3535525 - fax +39 02 3536554
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TREND
BRAND TO WATCH
CHIMBORAZO Dopo lo swimwear, Chimborazo ha presentato a Pitti Uomo i primi modelli invernali, con parka, gilet, bomber e coat blazer reversibili. Segni particolari: grazie a tecnologie all’avanguardia e a un bottone azionabile dalla tasca, riescono a raggiungere fino a 45 gradi di calore, con una resistenza interna regolabile su tre livelli (25, 35 o 45 gradi). Una nuova sfida per Francesco Rubini, ceo e direttore creativo, che alle performance high-tech abbina l’impegno eco, con l’utilizzo di poliestere riciclato, grafene e seta, ricavati dalle materie plastiche che minacciano la sopravvivenza del patrimonio marino. Con prezzi fra 250 e 350 euro, i capispalla sono distribuiti in un centinaio di multimarca italiani, su chimborazomilano.com e Amazon.
Collezioni al debutto, in fase di rilancio o con alle spalle poche stagioni, forti di un concept originale e una storia da raccontare DI ANGELA TOVAZZI
YATAY Presidente di Coronet (storica azienda attiva nella produzione di materiali eco-friendly), Umberto De Marco nel 2016 ha trasformato il suo sogno in realtà: creare delle calzature 100% ecosostenibili, di alta qualità e dal design contemporaneo. Nasce così Yatay, sinonimo di prodotti «belli e durevoli», come la sneaker unisex Neven (nella foto) prodotta a mano in Italia, disponibile nella versione alta (290 euro) o bassa (240 euro). Con base nella Riccardo Grassi Showroom, il marchio vende sul proprio e-shop e ha conquistato negozi top come L’Éclaireur a Parigi e Gio Moretti a Milano.
RIFÒ Brand pratese, Rifò è nato nel 2017 con l’obiettivo di proporre un modello di moda alternativa ed ecosostenibile, 100% made in Italy e al tempo stesso capace di ridurre gli sprechi. All’ultimo Pitti Uomo ha presentato la prima collezione di capi interamente rigenerati, grazie a fibre tessili recuperate da vecchi indumenti, e realizzati nel distretto di Prato con il metodo artigianale a “calata”, un tipo di produzione che garantisce una quantità minima di scarti, perché permette di cucire i capi senza alcun genere di taglio. Come racconta l’a.d. Niccolò Cipriani, il marchio è distribuito con prezzi medi retail intorno ai 54 euro in Italia, Europa del Nord e negli Usa e su rifo-lab.com.
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CAPPELLIFICIO BIELLESE 1935 Riportare alla luce una realtà storica, nata nel 1935 nella Valle Cervo, dove la produzione artigianale di cappelli è una tradizione secolare. Con questo spirito nel 2016 è tornato sul mercato Cappellificio Biellese 1935, marchio di cap in tessuto o in paglia, di impostazione classica ma dal twist contemporaneo, oggi guidato dal team composto da Luca Murta G. Cardoso, Alberto Benigni, Alessandro Boggio e Filippo Fiamma. Tra le novità, la limited edition realizzata con i tessuti Vitale Barberis Canonico (nella foto), per copricapo dal gusto British, disponibili su therake.com dal prossimo settembre a 148 euro.
ATPCO
PARAJUMPERS
PEOPLE OF SHIBUYA
MORGANO
CANADIAN
GIMO'S
BRIMARTS
HIDE&JACK
VOILE BLANCHE
Piazzale Antonio Baiamonti 4 - 20154 Milano tel. +39 0262086046 +39 0297378350 mob. +39 3285941243 fax +39 0236587871 www.showroomvittorioemanuele.com Наш Instagram: @v.em_15_
CAREERS A CURA DI ELISABETTA FABBRI
Guess: nuovo ceo al posto di Herrero, Marciano resta chief creative Guess ha annunciato l’arrivo di un nuovo ceo alla guida dell’azienda, in sostituzione di Victor Herrero (nella foto), che era arrivato da Inditex nel luglio 2015, quando al timone c’era il co-fondatore di Guess, Paul Marciano. Il neo-amministratore delegato è Carlos Albertini, che aveva già fatto parte del gruppo Usa dal 2000 al 2010, in qualità di presidente e coo. In seguito ha assunto il ruolo di co-ceo di Restoration Hardware, attiva nell’home-furnishing, e, successivamente, di presidente e ceo del marchio di casualwear Lucky Brand. «Sono molto contento che Carlos ritorni - ha dichiarato Maurice Marciano, presidente del cda e ceo ad interim -. È stato fondamentale per l’incremento del business in Europa e in Asia durante i suoi dieci anni di permanenza in azienda». Al momento, mantiene invece il suo posto di chief creative officer il fratello Paul Marciano, nonostante lo scandalo legato alle accuse di molestie sessuali. Sospeso da ogni incarico operativo dal febbraio del 2018 con l’accusa di condotte improprie, Marciano si era dimesso da presidente esecutivo di Guess e avrebbe dovuto cedere il ruolo di direttore creativo e altre responsabilità nel board entro il 30 gennaio, alla scadenza del suo contratto. Nei nove mesi terminati il 3 novembre 2018 il gruppo ha registrato una perdita di 9,1 milioni di dollari, dal precedente rosso di 8,9 milioni, mentre i ricavi sono saliti del 12,8% a 1,77 miliardi.
La francese Lectra rafforza il suo executive committee
Lectra fa salire da 5 a 11 i membri del comitato esecutivo capitanato da Daniel Harari (chairman e ceo). Nel comitato arrivano Fabio Canali (che guida Sud Europa e Nord Africa), Javier Garcia (che presidia l’Asia-Pacifico) e Holger Max-Lang (a capo dell’Europa Nord-Est e Medio Oriente). Altre new entry sono Laurence Jacquot, che occupa la nuova carica di chief customer success officer, Maximilien Abadie, attuale chief strategy officer e il cfo Olivier du Chesnay. Il gruppo francese produttore di tecnologie per la moda e il design ha inoltre esteso gli incarichi dell’executive vice president Jérôme Viala nominandolo vice-chairman del committee, dove già siedono Edouard Macquin (al timone delle Americhe), Céline Choussy (chief marketing & communication officer) e Véronique Zoccoletto (chief transformation officer).
Dondup promuove Matteo Anchisi a ceo
Delphine Arnault nel comitato esecutivo di Lvmh
Delphine Arnault entra nel comitato esecutivo di Lvmh. Delphine è la maggiore dei cinque figli di Bernard Arnault, chairman e ceo del gruppo del lusso. Classe 1975, attuale executive vice president di Louis Vuitton, è la seconda quota rosa nel comitato, insieme a Chantal Gaemperle (vicepresidente esecutivo di Lvmh per le risorse umane e sinergie), e la più giovane fra i 12 membri, tra cui figurano Michael Burke, presidente e direttore generale di Louis Vuitton, Pietro Beccari, presidente e direttore generale di Christian Dior Couture e Sidney Toledano, presidente e direttore generale di Lvmh.
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Avery Baker in uscita da Tommy Hilfiger La chief brand officer di Tommy Hilfiger, Avery Baker, sta per uscire dalla fashion house di proprietà del Gruppo Pvh. Manterrà i suoi incarichi fino a giugno per poi diventare consulente di Tommy Hilfiger e membro del nuovo advisory board, che include il fondatore del marchio, il ceo Daniel Grieder ed esperti esterni. La manager ha spiegato che, dopo 21 anni di permanenza, è arrivato il momento di trascorrere più tempo con i figli di sei e nove anni.
Matteo Anchisi prende il posto di Marco Casoni al vertice di Dondup, marchio che dal 2015 è controllato dal fondo di private equity L Catterton. Per il neoincaricato si tratta di una promozione: il suo ingresso nelle fila del brand risale al 2016, con il ruolo di direttore commerciale e responsabile marketing e successivamente direttore generale operativo. Anchisi si focalizzerà sullo sviluppo internazionale e digital del marchio, che nel fiscal year terminato il 30 aprile 2018 ha totalizzato circa 58 milioni di euro di ricavi e punta a un +10% per l’esercizio in corso.
PORTRAITS
BRUNO SIALELLI
QUASI SCONOSCIUTO, MA CON RUOLI AL TOP, GUIDERÀ IL NEW DEAL DI LANVIN Bruno Sialelli è lo stilista scelto da Fosun per guidare il rilancio dello stile di Lanvin. Tra approccio gender fluid e audacia creativa, il creativo è atteso all'esordio sulle future passerelle di Parigi, prima volta sotto i riflettori da protagonista, dopo esperienze da Loewe, Balenciaga, Acne e Paco Rabanne DI CARLA MERCURIO
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anni, nato a Marsiglia, Bruno Sialelli è il “quasi” sconosciuto stilista a cui Fosun ha affidato la direzione creativa dell’uomo e dalla donna di Lanvin, all’inseguimento di una nuova stagione di fortune per la più vecchia casa di moda francese. Il “quasi” è d’obbligo, perché il nome di Sialelli è tutt'altro che ignoto agli addetti ai lavori ed è circolato per diversi mesi, come papabile successore al trono occupato per ben 14 anni da Alber Elbaz, fino al 2015, e successivamente passato da Bouchra Jarrar a Olivier Lapidus per piccole parentesi, evidentemente senza successo. Un succedersi di ingressi e uscite che ha raggiunto il culmine con l’annuncio dell’addio, lo scorso novembre, di Lucas Ossendrijver, storico stilista del menswear della maison, in carica da 14 anni. Evidentemente era da mesi che Fosun preparava il terreno per l’arrivo di Sialelli, impegnato a negoziare con Loewe e Lvmh le condizioni per la risoluzione della sua clausola di non concorrenza siglata con la maison, dove era head of menswear da più di due anni, sotto la direzione di JW Anderson. Prima di questo incarico aveva fatto esperienza come designer delle precollezioni di womenswear da Balenciaga, sotto la guida di Nicolas Ghesquière e Alexander Wang; successivamente era diventato senior designer del prêt-à-porter femminile da Acne Studios e poi era passato da Paco Rabanne. Un curriculum che lo vede ferrato quindi sul fronte sia del menswear che del womenswear, atout considerato strategico da Fosun, in un momento in cui la moda diviene sempre più “gender fluid”. «La sua comprovata abilità di interpretare in modo fluido il menswear e il womenswear si rivela particolarmente utile per Lanvin, in quanto la moda di lusso confonde sempre di più i confini tra i due generi», è il commento
• Bruno Sialelli, 31 anni, nasce a Marsiglia • Tra il 2008 e il 2010 frequenta lo Studio Berçot di Parigi • Da agosto 2010 ad agosto 2011 lavora come fashion designer assistant di Balenciaga • Da ottobre 2011 ad aprile 2014 è womenswear designer sempre di Balenciaga • Da maggio 2014 a gennaio 2016 ha il ruolo di senior womenswear designer di Acne Studios • Da gennaio a febbraio 2016 breve parentesi in Paco Rabanne come designer del womenswear • Da marzo del 2016 fino agli inizi del 2019 è head of menswear di Loewe
della conglomerata cinese. Tra i tanti aspiranti allo scettro, Sialelli è riuscito a imporsi per «il suo approccio dinamico e minuzioso nella comprensione degli elementi originali del dna della maison e per le sue idee entusiasmanti sul futuro della casa di moda». Di lui il colosso orientale, che ha acquisito la griffe lo scorso anno, ha apprezzato anche la «visione molto personale, essenzialmente unica, la sua audacia, cultura, energia e abilità nel costituire un solido team creativo», come ha sottolineato il ceo Jean-Philippe Hecquet, arruolato la scorsa estate per pilotare il rilancio della maison e in precedenza alla guida di Sandro. «On»: con questo lapidario post su Instagram (circa 2.200 follower), corredato dall’immagine di Mick Jagger che fa il segno di vittoria, Sialelli ha commentato la sua nomina ai vertici creativi della maison. «Sono felice e onorato di
entrare a far parte di Lanvin, una maison fondata da una donna visionaria, che fu tra i primi couturier francesi ad avere il coraggio di offrire un universo globale con un campo di espressione davvero molto ampio - è stato il suo commento ufficiale -. Dare emozione attraverso storie coinvolgenti e definire un approccio contemporaneo saranno sfide appassionanti per tramandare questa identità». Il momento della verità non è lontano, perché la prima prova di Sialelli potrebbe essere già la prossima fashion week di Parigi. «Sono impaziente di scoprire le prime collezioni che ridaranno vita a questa meravigliosa e unica maison», ha dichiarato ancora Hecquet. Ma lo stilista non commenta. Dopo il suo «On», l'account di Instagram tace. E non solo quello. Niente interviste e niente dichiarazioni: ora è il momento di far parlare i vestiti. ■
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PEOPLE DI CARLA MERCURIO
FABIO FOGNINI
lui sotto i riflettori: «Avevo già fatto diversi servizi fotografici, ma senza mai posare in underwear - racconta -. Per fortuna tutte le persone coinvolte sono state molto brave e sono riuscite a farmi sentire a mio agio». L’incontro con la maison non è stata una scoperta per Fognini: «Ho sempre apprezzato molto lo stile di Armani fuori dal campo e quando si è manifestata la possibilità di una collaborazione ho detto subito di sì. Ero incuriosito da quello che avrebbe fatto per il tennis e il progetto mi è piaciuto subito». Fuori dal campo, lontano da tute, magliette e pantaloncini, Fognini è sensibile alle lusinghe della moda: «Mi piace e seguo tutte le novità di stagione in stagione. Per motivi pratici e per il mio lavoro mi vesto spesso in modo casual e sportivo, anche se direi ricercato. Poi, appena posso, cerco di essere un po’ più elegantino e devo dire che Flavia (la tennista Flavia Pennetta, sua moglie, ndr) non si lamenta troppo». Anche lei tra l'altro compare in alcuni scatti delle campagne pubblicitarie di Emporio Armani, insieme a un nutrito drappello di sportivi di successo come il nuotatore Gabriele Detti, il pallavolista Simone Giannelli, il pilota Alessandro Zanardi, la pallavolista Paola Egonu e i canottieri Matteo Lodo e Giuseppe Vicino. Uno statement importante, non c’è che dire.
«IO EMOZIONATO DAVANTI ALL'OBIETTIVO? NO, NEANCHE IN UNDERWEAR» Con i suoi bicipiti scolpiti, i pettorali d'acciaio e lo sguardo accattivante, Fabio Fognini è stato scelto come testimonial per la linea sportiva EA7 Emporio Armani e volto (per non dire altro!) di Emporio Armani Underwear. Otto titoli conquistati, secondo per numero di tornei Atp vinti dai tennisti italiani nell’era Open, sfoggia in campo i capi tecnici di EA7 Emporio Armani, che dopo Auckland e gli Australian Open lo accompagneranno durante l’anno, tra Coppa Davis, Roland Garros, Wimbledon e gli Us Open. Proposte ispirate ai look della collezione di stagione, studiate per affrontare le criticità della competizione, grazie a sistemi innovativi di regolazione della temperatura corporea e cuciture anti abrasione. Davanti all’obbiettivo del fotografo Fabio indossa i capi EA7 con la stessa nonchalance con cui posa per la linea di intimo della griffe. D’altronde non è la prima esperienza per
PAOLO BERNARDINI
«IL MIO PUNTO DI VISTA DI MILLENNIAL, TRA REVIVAL E DIGITAL 4.0» Per raccontare il new deal del brand e dare risalto al prodotto, Rifle non ha scelto l’opzione “modello giovanissimo e tutto muscoli”, ma ha affidato il suo messaggio a un uomo di 37 anni con un viso rassicurante, una carriera da attore in progress e una notorietà acquisita presso il grande pubblico con la campagna di Trivago. È Paolo Bernardini il nuovo testimonial del brand, nato in Belgio da mamma belga e papà italiano e cresciuto a Roma, dove si è diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia. «Sono stato contattato direttamente da Franco Marianelli, ceo dell’azienda - spiega -. Rifle mi ha subito riportato alla mente l’immaginario degli anni Ottanta, ossia il denim vissuto come stile di vita e oggi contemporaneo come non mai. Ho molto apprezzato il lavoro di rilancio in atto ed è nato un connubio perfetto». Una scelta ragionata, dunque, quella di un
Millennial come Paolo, per guardare al futuro senza rinnegare l'heritage: «La mia generazione vive i tempi moderni, la tecnologia e il digital 4.0 ma con un occhio rivolto al passato, un revival di ciò che è cool, rieditato dal passato. Da ragazzo per pagarmi gli studi ho lavorato come commesso in un negozio di abbigliamento, dove ho conosciuto il dna di marchi cult e tutto ciò che gira intorno al denim. Credo di avere uno stile in piena sintonia con il mondo Rifle». La
passione per lo spettacolo Paolo Bernardini l'ha scoperta sui banchi di scuola, ma poi ha studiato e fatto la gavetta, fino ad arrivare al 1999 quando, per la prima volta ha potuto mettersi alla prova sul set di Gangs of New York, di Martin Scorsese. Seguono ruoli in pellicole come Notte prima degli esami-Oggi di Fausto Brizzi, Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott e in film televisivi come Noi due di Massimo Coglitore e Il delitto di via Poma di Roberto Faenza. Da poco ha finito di girare Very Valentine, lungometraggio prodotto da Sony per Lifetime, che uscirà ad aprile negli Stati Uniti. Intanto si mette in gioco anche come musicista: «Sto lavorando a un album con il mio producer, Giuseppe Mercadante, e… dita incrociate, per un bel progetto ad Hollywood». Iniziative e obiettivi che racconta o a cui accenna sul suo account Instagram, dove conta 22mila follower: «Mi piace l’idea di condividere momenti interessanti con altre persone. Credo sia però importante usare questo social in modo equilibrato così che rimanga un piacere. Per il lavoro lo considero un curriculum vitae con immagini».
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Q&A A CURA DI ANDREA BIGOZZI
FONDATORE E DIRETTORE CREATIVO DI UNITED STANDARD
GIORGIO DI SALVO
«SONO MALATO DI CURIOSITÀ: MAI RINUNCIARE A FARE QUALSIASI COSA» Gli inizi da writer, il successo come graphic designer e deejay. Ora nell’avventura da stilista mette un po’ di tutte queste carriere, «perché fare una cosa per volta è noioso»: dice Giorgio Di Salvo di United Standard, che condivide la voglia costante di cambiare con l’amico e collega Virgil Albloh, con cui ha realizzato due T-shirt: «Spero che lavoreremo a lungo insieme» Writer, graphic designer, deejay, stilista: qual è il vero mestiere di Giorgio Di Salvo? Non saprei scegliere l’attività che mi rappresenta di più e di certo non voglio rinunciare a nessuna, perché avere un approccio multidisciplinare per me è naturale e non una scelta “alla moda”: sono malato cronico di curiosità. Fino ad oggi è stata l’attività di graphic designer a farmi pagare le bollette, anche se United Standard sta facendo cambiare le cose. Quindi è arrivato il momento di concentrarsi su un unico progetto? Mi piacerebbe che da ora in avanti nella mia carriera ci fosse solo United Standard, anche perché non vorrebbe dire fare solo vestiti. Grazie al marchio posso fare tutto quello che mi piace: in ballo ci sono già progetti nella musica e nell’editoria. Tutto è partito dai graffiti: sfilare alla fashion week di Milano tra Prada e Dsquared2 non le farà scordare gli anni delle vernici spray? Certo che no, ancora mi ricordo la prima firma disegnata sul cemento a Lambrate, il quartiere dove sono cresciuto. Poi non perdo mai l’abitudine, quando vado in giro, di guardare su tutti i muri. Questo mondo era presente anche allo show, dove ha sfilato Dumbo, il writer che con la sua firma compare da anni sui muri di Milano. Chi erano gli altri modelli sulla passerella? Nessun professionista. Molti erano amici. C’era Fausto Sinesi, famoso sulla scena clubbing cittadina, le gemelle Camilla e Giulia Venturini, che oltre ad avere il loro marchio Medea, sono due it girl milanesi. E poi gli amici delle serate al Macao, tatuatori, deejay. Una compagnia “sgangherata”, ma estremamente reale. Marcelo Burlon e Virgil Abloh: colleghi, ma anche amici. Che cosa le hanno insegnato? La collaborazione con Marcelo, che ormai si è interrotta, ha segnato la mia carriera perché ha
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fatto succedere tante cose. Stando vicino a lui e a Davide de Giglio ho imparato cosa vuole dire far nascere un’azienda (Ngg group, ndr) e mi ha fatto venire voglia di crearne una mia. Con Virgil ci conosciamo da anni: prima ci vedevamo a Milano, ora sono io ad andare a trovarlo a Parigi. Insieme abbiamo realizzato due T-shirt presenti nella collezione Fall 2019 e siamo già al lavoro su nuovi progetti. Non so come trovi il tempo, specie dopo la nomina in Louis Vuitton. Per me è una fonte continua di insegnamenti, compreso quello che se sei positivo è più facile lavorare. Che cosa significa per lei streetwear? Vuol dire appartenza, tribù, comunicazione: è sempre esistito e sempre esisterà.
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Quindi il ritorno del formale non la spaventa? Francamente no. Chi sono gli stilisti che l’hanno influenzata e quali i giovani designer da tenere d’occhio? Sarà che sono milanese, ma ho il mito di Prada: un marchio simbolo di eccellenza, senza mai un passo falso. Anche marchi giapponesi come Undercover e Comme des Garçons sono di grande ispirazione. Tra gli emergenti seguo Martine Rose e Telfar. Mi piace Hood By Air e mi chiedo perché Shayne Oliver non stia ottenendo il successo che merita. Dove fa shopping a Milano? Sono un appassionato di moda, ma non un grande consumatore, quindi non sono la persona giusta a cui chiedere consigli sullo shopping. Vado da Slam Jam perché è l’unico store a Milano a vendere il mio brand preferito: Cav Empt. Cosa farà Giorgio Di Salvo tra 10 anni? Conto di essere sempre alle prese con United Standard, che per nel frattempo si sarà aperto ad altri mondi oltre la moda. Perché quello che mi annoia di più è fare una cosa sola per volta. ■
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ENGLISH TEXT
value up to an estimated €100 million, are produced. «A loyal customer is the most valuable form of validation for me», says the designer, who doesn’t like talking in numbers and who responds modestly when asked to explain his 20-year success: «Mine is an understated fashion, with a few exclamation marks here and there, founded on sartorial rigour and precision». Which of your achievements in the last 20 years are you most proud of? I can’t believe 20 years have passed already... in truth it was the people around me that pointed out that 2019 marked the brand’s 20th anniversary. Personally, I tend to focus on the present and the future: developing a strong brand is extremely satisfying but it is also a great responsibility, that forces you to keep looking ahead, leaving you little time to contemplate the past. In any case, I am really proud that I have managed to stay independent, that I have built my brand brick by brick, staying true to myself and my concept of fashion.
NEIL BARRETT
«I’M GOING TO STAY THE SAME: UNDERSTATED AND WITH A FEW EXCLAMATION MARKS» «My collaborators pointed out that 2019 will be the 20th anniversary of the brand, but I’m always thinking about the present and future». This is the spirit of the English designer, as he embarks on a crucial year: «We began with an opening in London, but now the brand is beginning a new chapter and the next three-year period will be focused on additional openings. First and foremost in the US». And about Italy: «Mine is an international style, but I need that tailor touch that is found only here». by Andrea Bigozzi
A lot has changed in the life and career of Neil Barrett in the last 20 years. Between his first show at Pitti Uomo in 2000 and his most recent co-ed show in the brand new headquarters at 7 via Ceresio, the brand that carries his name has acquired 550 points of sale across the world as well as around thirty monobrand and shop-in-shop stores, including the recent opening in his hometown of London. But Italy is his base: it is here that the collections (men’s, women’s and soon also children’s), which have conquered an increasingly large and loyal customer base, driving the brand’s
Birthdays mean mainly two things, presents and resolutions: what is the best gift the brand will receive this year and what does the future hold? 2019 began with an important opening in London, a monobrand store at 41 Conduit Street, in Mayfair, opened since few days. As an Englishman, this opening meant a great deal to me. Of course, without financial backing the development of the retail network was more laborious but now the brand is beginning a new chapter and the next three-year period will be focused on identifying new locations for additional new openings. First and foremost in the US. After the fashion show and party during Milan fashion week, will the celebrations continue? We are still fine tuning our action plan for the second half of the year, but for sure the year will be punctuated with events, some smaller and more specific and others larger in size. The aim is to create visibility opportunities for the brand, also in contexts quite removed from traditional fashion weeks. Fluid fashion weeks, co-ed shows, events unconnected with the official calendars: what is going on in the industry right now? It’s hard to generalise. I think the fashion system is changing and every brand has to rethink its strategy independently, without having to adhere to a universal model. My business is focused on menswear (over 80% of our turnover) with womenswear playing a smaller role; co-ed shows allow me to take it on the runway and strengthen its stylistic
dimension. My woman and man share many characteristics so putting them on the runway together strengthens them, emphasising the singularity of our vision. Is there a reason why you have always worked and presented your fashion collections in Milan? I like being an English designer in Milan, it is a privileged position that encompasses two different dimensions. Milan is a city that has given me a great deal and I believe it is the perfect place to present my collections. The opening of the new headquarters has allowed me to strengthen my connection with the Milan fashion community, which has supported me for so many years. And then my fashion, international in style, needs Italy’s production expertise, that tailor touch that is found only here. I wanted to open my headquarters near the production divisions, in order to work in close contact with my fabric suppliers given that 80% of the fabrics in the Neil Barrett collection are developed exclusively by Italian producers and with pattern designs. You have outsourced your e-commerce to Farfetch’s Black & White division. What is your view of this channel? The relaunch of neilbarrett.com was quite laborious: it involves a new model that brings together e-commerce and offline sales. Ecommerce is a new world for me, someone in whom the tactile dimension of fashion and buying are engrained, but I am interested in learning about its mechanisms. As well as the e-commerce section, the site has an overview of the brand’s products and provides a direct channel of communication. This aspect is more interesting for me: it enables me to get a better understanding of the Neil Barrett consumer and, as a result, satisfy their needs both with our products and our narrative. Has your way of designing and conceiving your collections changed in this 20 years? My approach has changed, but my style has remained much the same. Taste evolves...but doesn’t change in essence. Today, first and foremost designers have to create a desire, if not a need. E-commerce changed my approach to design: all of a sudden my clothes were on PC screens, and later iPhones, rather than in windows. This was a challenge for me: for a long time I had created “subtle” fashion whose value was intrinsic and apparent only when you wore the garments. It took me a while to find a new direction but I think I succeeded, when I introduced modernist graphics that transformed the surfaces of garments into geometries inspired by Bauhaus. From that moment on it was as if a whole new world had opened up to me. ■
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ENGLISH TEXT
GIUSEPPE SANTONI/SANTONI
BUYERS AT PITTI UOMO AND MILAN’S FASHION WEEK
«WE ARE GOING ON THE OFFENSIVE WITH THE AMERICAN AND DIGITAL MARKETS»
HAPPY NEW FUTURE WITH THE SUIT’S COMEBACK AND THE LINK BETWEEN FLORENCE AND MILAN
«This year we will return to double-digit growth, thanks to the American market, which we now directly control, and from spring, e-commerce will also be managed in-house», comments the entrepreneur, discussing the future of the brand, which is continuing to pursue its project of going beyond shoes: «Edited ready-to-wear will be renewed», he assures us.
How was the Italian men’s fashion week? That business came in the form of tailored is a good news for the chain made in Italy, expert in the segment. From Florence to Milan, buyers liked Y/Project, Marni and Bed J.W. Ford, almost as much as Prada and Fendi, elected best sellers of the next winter season. But to revamp the system, in addition to the new names, a true synergy between Pitti and fashion week is needed, to discourage events outside the calendars, Moschino like in Rome.
by Andrea Bigozzi
«We want to go on the attack with America, which is why we have taken back complete control of the market». Giuseppe Santoni does not mince his words. The president of the shoewear company Santoni just ended 2018 with growing figures. Turnover rose 3.6% to 85 million euro and the goal for 2019 is a double-digit increase in sales and an expanded team: the number of employees is set to grow in response to much recent investment. «In the last 12 months, in addition to the foundation of Santoni Usa, we also oversaw the expansion of our production site in Marche region. Now the new project is e-commerce, which we have decided to manage internally», declares the entrepreneur from Corridonia, describing the family brand’s near future. Isn’t it risky to start afresh on your own, after a thirty-year relationship with a distributor? This choice gives us the opportunity to optimally showcase all of “our film”. The brand is already well-represented in the US, market that accounts for 15% of revenue, but we have set ourselves an ambitious growth target. Otherwise we wouldn’t have hired staff and opened a showroom on 57th Street in Manhattan and a warehouse in New Jersey. We are also considering opening new singlebrand stores in Las Vegas, San Francisco and Dallas, in addition to the stores that are already operating in New York and Miami. Are men’s shoes still your top product? Actually, the women’s collection is going well: it accounts for 35% of sales, but this figure is constantly rising. Formerly, it was barely distributed in the US. With our new strategy, we want to teach American women to love our creations, which are made to last. Does the interrupted collaboration with Marco Zanini involve a rethinking of ready-to-wear?
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by Andrea Bigozzi
Giuseppe Santoni
Certainly not: we launched the Edited project with the goal of going beyond simply shoes, which we are renowned for, and meeting new, different actors. For a company like ours, which is focused on wholesale (75% of total turnover), this is a necessary step. Our collaboration with Marco Zanini was interrupted with the 2019 Spring-summer collection and we are now considering other collaborations. We will give ourselves a 12 month-break to further improve the project and to start again. What will you focus on in the meantime? Mainly on digital, on which we spend a lot of time and resources. Starting from this year, we will manage e-commerce inhouse, a choice that involves many changes in the company. There will be new features on the e-shop and we have also just added 6,000 square metres to our headquarters in Marche region, which will be used for new production lines and to give more space to logistics. We are also investing in training: directly managing our online business means also a change of pace for our top executives and we are ensuring that we are properly equipped. ■
The real danger for Men’s Fashion Week in Italy (Pitti Uomo in Florence and the Milan fashion shows) was not Paris, which, despite the impressive calendar, failed to captivate buyers, nor the competition from London and New York, which were advised to call it a day by certain major media outlets, but the Moschino “variant”. The choice made by the Aeffe Group brand, namely to create a big event, disconnected from the fashion capitals’ official calendar in the name of storytelling, could lead, if it becomes widespread, to entire economic systems losing their relevance and stability. At the opening day of Pitti Uomo there was a lack of journalists and influencers, who were summoned to Moschino’s show at the Cinecittà studios, while the start of the sales (which remain an indispensable collective ritual) kept Italian buyers - whose numbers were down 8% - away from Florence. Pitti Uomo relied on its organization and 1,230 brands and many styles. «At a time when characterization is increasingly important reflects Beppe Angiolini, owner of multibrand store Sugar in Arezzo - this event offers an essential key for creating personal concepts. It is an excellently organized, multifaceted event». This view is shared by veteran Bruce Pask, Men’s Fashion Director of Bergdorf Goodman and Neiman Marcus, who encourages organizers not to worry about a slightly lower percentage of buyers. «I have been coming here for over two decades - says the American buyer -. This event is invaluable. It is unmissable, because of its unique combination of heritage and innovation, featuring famous, high-quality brands and new discoveries». Once again, another of the event’s strengths was demonstrating that it belongs to a robust system. Its alliance with Milan, however forced, is increasingly strategic. The Florence-
Ermenegildo Zegna
Milan coalition confirms the global leadership of the Italian men’s fashion industry, which is currently worth 9 billion euro, with peaks of 16% growth in markets such as China. Its leadership is also confirmed from a media perspective. According to a study released by Launchmetrics, the seven days of Pitti and Milano Moda Uomo constitute the men’s fashion shows with the greatest economic impact via social media. They also absorb half of all the “social business” generated in the four world fashion capitals during the fashion shows, which is worth 115 million euro. The June 2018 edition of the Florence-Milan partnership had a Media Impact Value (the term used to refer to the value of online performance) of 57.8 million euro, beating Paris (49.2 million), London (5.8 million) and New York (2.1 million). Alongside the research data, we should consider the views of the buyers interviewed during this hectic week. Almost everyone agreed that there is a great desire for fashion on the market and in particular for menswear and Italian-made products. «Italian fashion - comments Sherry Lang, top executive of the Alibaba Group has a special significance for Chinese consumers, not only in terms of design, but also with regard to packaging and Italian-made production. Shoes that are handmade in Italy, for example, have a special appeal for Chinese consumers». Aliyah Shi, Assistant Buying and Merchandising Manager at 10 Corso Como in Shanghai, confirms the view that the future of the industry will increasingly revolve around men’s taste. «At our stores - he says - we have had an 80% increase in full-price sales of the men’s collections compared to last year: in addition to classic brands, which are in our DNA, we have a vast section dedicated to emerging designers and Italy is the perfect platform for discovering them». But is this really the case for all seven days of Men’s Fashion Week? While Pitti Uomo has an
undisputed role as a talent scout - season after season, the Florentine event has contributed to the commercial success of names such as Raf Simons, Gotcha, Cottweiler and this time Y/ Project -, the Milano Moda Uomo calendar has often struggled to invest in new talents and to promote generational change. However, finally this renewal does not appear to be a mirage. The long weekend that Milan dedicated to the next Fall-Winter collections did without blockbusters such as Giorgio Armani and Gucci and turned the spotlight on a series of outsiders. So how did they fare? Let’s say that, thanks to the support of the National Chamber of Italian Fashion, they managed to get noticed, something that cannot be taken for granted during a fashion week featuring a number of companies with nine-digit turnovers. Reece Crisp, Head of Buying at London concept store LN-CC, was in the front row for the United Standard show and was impressed by the work of Dorian Tarantini of M1992: «I loved it - he commented - because I saw hints of British heritage in his pieces and, as a Londoner, this impressed me, along with the fact that even though it is a young brand, it introduced classic garments: the mix works». There was acclaim for Bed J.W. Ford and Danilo Paura from Giulia Pizzato and Federica Montelli, respectively Buying Director and Head of Fashion at Rinascente. Giorgio Molteni of Tessabit also singled out Danilo Paura, along with Tiberio Pellegrinelli, owner of Area Ti and buying consultant for various Italian multi-brand stores, who included United Standard in his best list. The person who was most thrilled by the Milan new wave was Lee Goldup, menswear buyer at Browns (Farfetch Group), who, in his ranking of the best shows that he saw at Milan, included various alternatives to the usual Italian establishment such as Sunnei and above all Bed J.W. Ford: «I was surprised and happy to find many new, fresh names in the
calendar: Milan had to fill a gap. This edition of the fashion week demonstrates that major companies and emerging names can both be featured in the event’s schedule». Carlo Capasa, President of the Italian Chamber of Fashion, pragmatically maintains that «our big brands such as Armani, Versace and Dolce&Gabbana started off small and grew step by step in Milan. Other designers can do the same: there is now room for them and fashion week can be their opportunity». In short, achieving the desired evolution takes time (a luxury that fashion struggles to permit itself) and means. In the meantime, and for a little while longer, the usual suspects will continue to be awarded, such as Prada, Fendi and Ermenegildo Zegna, which, for buyers interviewed between one show and the next, were the brands that presented the most convincing collections in commercial terms. The most common praise for the brands was that they have gone beyond the iconic collection that has been all the rage in recent seasons. «Fendi was the symbol of a significant change, dictated by the major brands, which are abandoning the street in order to devote themselves again to tailoring. We saw extraordinary pieces take the stage, with incredible details», sums up Vinicio Ravagnani, owner of Vinicio boutiques. There is a very long list of those who praised the Prada collection, including Bruce Pask of Bergdorf Goodman and Neiman Marcus, Tom Kalendarian of Barneys New York, Karen Vernet of Printemps, Giulia Pizzato and Federica Montelli of Rinascente and Keisuke Ogata of Takashimaya. By contrast, Nikolay Demin of Bosco di Ciliegi favoured Zegna, «looking for alternative directions, with leisurewear presented in a striking location, a choice that reflects a new way of communicating with end customers, the press and the trade». A mention goes to Francesco Risso from Marni, who many consider to represent the new face of Milan, capable of combining authorship and authority: many fell for his outstanding collection, including Reece Crisp of LN-CC: «About the Marni collection, I was convinced by the knitted part and the combinations, which create a different impact from all the other collections. It is not a commercial collection; I would call it a ‘fashion show collection’, which is precisely why it stands out from the others». The seven days of Italian men’s fashion need this: to stand out creatively, maintaining the robustness of the economic system. Together, Milan and Florence can achieve this, with a shared commitment for the future: to find valid alternatives to fashion shows and stands, a medium that is clearly struggling, as is evident throughout the world, including in Paris (contributors: Alessandra Bigotta, Carla Mercurio, Angela Tovazzi). ■
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RED CARPET A CURA DI CARLA MERCURIO
PITTI BIMBO 88
BARBIE, IL GUFO, MONNALISA & MORE Ritmo sostenuto a Pitti Bimbo, che ha aperto i battenti nel segno di Barbie, più smart che mai allo scoccare dei 60 anni e protagonista di un evento in Fortezza il 17 gennaio. Ma altri appuntamenti si sono accavallati durante la giornata, tra cui l’incontro di J-Ax con i fan da Vingino, che lancia una capsule insieme al rapper, l’intervista di Giuliana Parabiago al designer Stefano Cavalleri in occasione di «40 anni di amore e moda» e le sfilate di Children’s Fashion From Spain e Stefania, collezione che prende il nome della figlia degli stilisti e imprenditori Natalia e Oleg Pinyagin. A dividersi la serata Il Gufo alla Leopolda, Monnalisa al Palazzo della Borsa e Daddato, che ha celebrato il ventennale al Tepidarium del Roster. Venerdì 18 i défilé delle sezioni Apartment e KidzFizz hanno tenuto banco in Fortezza, mentre fuori Palazzo Pucci ha acceso i riflettori sulle novità di Emilio Pucci Junior.
Lo show de Il Gufo alla Leopolda: il marchio è tornato a sfilare a Firenze
Il finale del défilé di Monnalisa con Barbara Bertocci, Diletta Iacomoni & family
Laudomia Pucci e Mila Zegna Baruffa a Palazzo Pucci durante la presentazione delle novità di Emilio Pucci Junior, in licenza a Simonetta
Il backstage della sfilata dedicata alla sezione Apartment
Oleg Pinyagin, la moglie Natalia e la piccola Stefania in pedana alla Sala della Ronda
SAG AWARDS
BASIC GROUP
GRIFFE E CELEBRITY VANNO A BRACCETTO A LOS ANGELES
DÉFILÉ IN ALTA QUOTA
Tra gli eventi più importanti di Hollywood e considerato un’attendibile indicatore in vista dell’assegnazione degli Oscar, lo Screen Actors Guild Award (SAG Award) ha visto brillare l’astro dei best actor Rami Malek e Glenn Close e dei migliori attori non protagonisti Mahershala Ali ed Emily Blunt. Quest’ultima ha fatto molto parlare con il suo abito rosa di Michael Kors Collection, ribattezzato dalla Rete e da numerose testate “Vagina Dress” per la sua forma singolare.
Location fuori dal comune per presentare le nuove collezioni di Odlo, Haglöfs e Peak Performance, distribuite in Italia da Basic Group. A fare da teatro al défilé in notturna sono stati i monti dell’Alta Badia, a -14 gradi, per dimostrare che non esiste brutto tempo ma solo abiti inadeguati.
Ricky Martin in completo bicolor di Berluti
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06_02_2019
Joseph Fiennes in Giorgio Armani (credit Getty Images)
Rami Malek, a colpo sicuro con un tuxedo di Dior Homme
Emily Blunt sfoggia il “vagina dress” di Michael Kors
Pio Canins, ceo Basic Group, Silvia Fontanive, la speaker, Christof Irsara, managing director di Basic Group, Mauro Mattivi, country manager di Peak Performance Italy
Un momento della sfilata sui monti dell’Alta Badia