Anno 47 | N° 05 del 23.02.2016 | quindicinale | € 5,50 | www.fashionmagazine.it
E H I S SI D GL IN EN ION RS VE
Il magazine di news, business e trend
PHILIPP PLEIN
«Il sistema moda sta vivendo una sana e naturale evoluzione»
ERALDO POLETTO «Per vincere oggi conta la velocità di reazione»
Dreaming of
Today
C’è poco effimero e tanto pragmatismo nella sognatrice contemporanea
Nella foto: Parakian Paris
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23 FEBBRAIO 2016 www.fashionmagazine.it
SOMMARIO
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7 L’Editoriale
PROTAGONISTI
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PHILIPP PLEIN
«Io offro una fuga dalla realtà»
10 CAMBIO AL VERTICE DI CHANEL Correzioni di rotta
In copertina Ph. Paolo Santagostino per Parakian Paris F-W 2016/2017
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FURLA/ERALDO POLETTO
News
«Voglio che le mie persone possano volare» GRUPPO IMPERIAL/ADRIANO AERE
Il fast fashion va all’università
16 Lusso/altagamma Meno retail più attenzione ai Millennial
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BUSINESS
19 milano fashion week Quei due poli agli estremi della passerella 24 MITSURU NISHIZAKI/UJOH Da Yamamoto ad Armani
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n° 5
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SOMMARIO
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25 Rosella jardini La sua linea cresce e sbarca in Montenapoleone
39 NUOVE ABITUDINI DI ACQUISTO L’importanza della fashion inspiration
26 LES COPAINS La spinta viene dagli Usa La sfida sono le borse
43 SOCIAL E BLOGOSFERA I falsi “like” hanno le gambe corte
28 WHITE, SUPER E MIPAP Lo scouting secondo noi
womenswear f-w 2015/2016
La donna vola all’estero, peccato per l’Italia
30 SNAPCHAT CONQUISTA LE GRIFFE La moda in diretta 35 I POST MILLENNIAL Attenti al fattore Z
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47 SOndaggio/ vendite
55 INCHIESTE Il parallelo: più web e meno programmato 62 ALBERTO MASOTTI
E FASHION RESEARCH ITALY
«La mia nuova sfida»
64 GRUPPO MANGANO «A 30 anni i nostri sogni possono essere ancora più grandi»
trend
72 BUYERS’ OPINION Ancora anni Settanta, ma personalizzati
74 SKETCHING F-W 2016/2017 4
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43 77 preview f-w 2016/2017 Womenswear: must have it 89 preview f-w 2016/2017 The other side of accessory 104 BALDININI «A Mosca apro una super showroom» 107 FOCUS OCCHIALI Questione di punti di vista 114 Filati preview p-e 2017 Fili di élite 119 New York fashion week Uniqueness, charm and style
pEOPLE
125 RITRATTI/anthony vaccarello Timido sì, ma i suoi vestiti, sensuali e provocanti, parlano per lui 126 Q&A/SARA CAVAZZA «Il mio motto? Credi in quello in cui credi» 129 Fashion people 130 Red carpeT
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embra proprio aver scatenato la proverbiale tempesta perfetta l’annuncio dell’innovatore digitale per antonomasia, Burberry, di voler aggregare le sfilate uomo e donna, puntando in modo massiccio sul prodotto acquistabile subito. Primari brand anglosassoni hanno aderito all’iniziativa immediatamente, caldeggiando con entusiasmo l’antico dettame del consumatore finale prima di tutto. Si profila una potenziale reazione a catena, con gli assetti dell’intero sistema moda messi in discussione. Milano e Parigi si muovono per ora con i piedi di piombo, dovendo tutelare accanto a retaggi secolari una frammentazione importante, sintomo di individualismo ma anche di grande originalità. Non è però escluso che il mercato globale imponga le proprie leggi in modo implacabile, anche assai a breve. Bene farebbero dunque i nostri player settoriali e istituzionali, che negli ultimi tempi cercano la vicinanza della politica come non mai, a interrogarsi su come fronteggiare il ‘brave new world’ che si sta delineando con gli strumenti più adatti a vincere sul mercato. Sottolineare come creatività, artigianalità e qualità siano una nostra prerogativa assoluta non è, ahimè, sufficiente. Bisogna invece capire come aiutare i piccoli e medi soggetti, che compongono tuttora la stragrande maggioranza del tessuto produttivo, a cogliere le opportunità insite nel grande cambiamento in atto. Non è ad esempio necessario produrre un campionario in serie per poter lanciare presentazioni di prodotto dalla visibilità mondiale, anche sui canali digitali. Gli aggregatori di attenzione ci sono. È allora forse necessario riflettere sulla fine dei nostri formati espositivi frammentati, per permettere alle nostre eccellenze di giocare la loro partita fino in fondo.
L’EDITORIALE
Snellire e sveltire
The Italian and French fashion industries are reacting very cautiously to the revolutionary push enacted by Burberry, who is concentrating its womenswear and menswear collections into one single fashion show. However, just to wait and see may not be the sustainable approach.
Marc Sondermann
Direttore/Editor-in-Chief
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PROTAGONISTI
PHILIPP PLEIN
«IO OFFRO UNA FUGA DALLA REALTÀ» In questa intervista a Fashion, lo stilista Philipp Plein spiega i cardini della propria strategia aziendale, imperniata sul concetto di un brand di lifestyle. Ribadendo l’importanza di sfruttare al massimo tutte le nuove opportunità di visibilità
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DI MARC SONDERMANN
Speaking with Fashion, Philipp Plein underscores the importance of his holistic lifestyle concept behind the success of the namesake brand. Also, the designer depicts a world of limitless opportunity, when talking about how visible a determined entrepreneur can become within the digital space.
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ome si sta evolvendo il business della Philipp Plein? Abbiamo chiuso il 2015 continuando a crescere, con un fatturato annuale superiore ai 200 milioni di euro. Quali sono i driver dello sviluppo aziendale dal punto di vista merceologico? La nostra strategia è mantenere un equilibrio tra tutte le linee. Ultimamente abbiamo sviluppato parecchio la parte degli accessori, con un nuovo slancio dal punto di vista del design. I clienti hanno risposto molto positivamente. Da questa stagione ho inoltre introdotto due nuove linee di prodotto, gli occhiali e gli orologi, realizzati da noi senza licenziatari o partner. Philipp Plein è un brand di lifestyle. Il nostro cliente pre-
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dilige un total look, piuttosto che comprare pezzi singoli: è questa la nostra forza.
annuale a sette zeri. Ad oggi contiamo più di 70 punti vendita nel mondo.
Su quali mercati punta nel 2016? Apriremo un monomarca a Londra, sarà per noi un passo importante. Oltre che in Inghilterra, continueremo la nostra espansione in America, Asia e Middle East.
Quali priorità guidano la strategia wholesale? Per noi il wholesale viene in secondo piano rispetto al retail, almeno per ora. Di sicuro è importante posizionare il marchio in modo strategico, altrimenti si vanifica il lavoro di anni. Può essere un’arma a doppio taglio.
Come valuta l’importanza del canale retail? Che genere di investimenti state muovendo? Credo che il retail sia l’anima del successo di un marchio globale. Anni fa la mia cara amica Franca Sozzani mi consigliò di puntare su questo canale, per crescere in termini di brand awareness e non solo. La crescita è stata costante, con un investimento
Che importanza hanno per voi i social media? Come valuta il loro impatto sulla brand awareness? Non si può ignorare la loro forza, tutto ciò che avviene fuori e dentro il marchio è divenuto immediatamente fruibile e condivisibile. Negli ultimi due anni ho cercato di
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Gli influencer sono una realtà molto fluida, meno tangibile ma comunque importante. Mi piace l’idea che scelgano Philipp Plein rispetto ad altri brand. E mi incuriosisce vedere come lo mixano con altri competitor.
rafforzare le nostre strategie di comunicazione online, non solo sui social, ma anche creando collaborazioni con testate online. Con ottimi risultati d’altronde. Ritengo che il futuro sarà sempre più digitale. Tra influencer e celebrity, qual è il giusto mix di personalità per divulgare il marchio Philipp Plein? Credo che le celebrity funzionino molto bene soprattutto nei mercati asiatici e negli Stati Uniti, ma è indubbio che vestire una star del calibro di Madonna o di Beyoncé, come è avvenuto nel 2015, possa posizionare un marchio a livello globale. Il pubblico tende ad associare le celebrity con il brand e quindi anche la scelta di chi vestire è fondamentale, crea un’identità del marchio.
A suo avviso le fashion week che si stanno riorganizzando nel mondo come si devono evolvere? Saranno grandi eventi di comunicazione, coniugando esclusività e influencer marketing? Credo che le fashion week stiano vivendo una sana e naturale evoluzione, diventando sempre più accessibili tramite i social e i moltiplicatori online. Anche grazie alle app ufficiali delle maison la loro fruibilità è oramai altissima. Questo offre una grande visibilità ai brand, soprattutto a quelli minori, con la possibilità di vedere tutte le sfilate in tempo reale. Ogni brand decide come presentare le proprie collezioni: non credo sia possibile creare un grande evento unico, proprio nel rispetto delle singole realtà. Per quanto mi riguarda, voglio continuare a offrire una experience al mio pubblico e ai miei clienti. Mi piace intrattenere e rendere la sfilata una piccola fuga dalla realtà, creando mondi di significato ■ intorno a ogni collezione.
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1. Un ritratto di Philipp Plein (courtesy of Vogue Netherlands) 2. Il backstage del défilé donna primavera-estate 2016 della griffe 3. Modelli pronti ad andare in passerella, in occasione del fashion show maschile dell’autunno-inverno 2016/2017 a Milano: special guest il rapper Lil’ Wayne 4. Ruby Rose, perfetta interprete dello stile Philipp Plein 5. Luci strobostopiche, sonorità forti e coinvolgenti ed effetti speciali: alla sfilata-spettacolo dello scorso gennaio il brand non ha deluso chi si aspettava emozioni forti 6. Il flagship store di Philipp Plein a Beverly Hills
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luxury brand
CAMBIO AL VERTICE DI CHANEL
Correzioni di rotta Subito dopo la settimana della couture Alain Wertheimer, proprietario di Chanel, è tornato alla guida della maison parigina. In un momento di grandi smottamenti sul mercato cinese si preannuncia una serie di importanti cambiamenti strategici di marc sondermann
Right after January's couture shows, owner Alain Wertheimer has returned to the helm of the Parisian luxury brand Chanel. As the great Chinese marketplace has slowed considerably, several sweeping strategic changes are in the making.
È
il titolare Alain Wertheimer a essere tornato protagonista assoluto in casa Chanel dopo nove anni sotto l'egida dell'ex CEO Maureen Chiquet. La top manager si è congedata a fine gennaio dal gruppo da 6,9 miliardi di euro di fatturato. Ora è l'uomo che nel 1983 chiamò Karl Lagerfeld alla guida stilistica della maison a reggerne da solo le redini. La situazione non è delle più semplici. All'affaticamento della domanda lusso cinese, stremata dalle attuali politiche anti-corruzione di Pechino, l'azienda aveva risposto la scorsa primavera allineando i prezzi in Europa con quelli nel Far East, portandoli di fatto a livelli inaccessibili ed esacerbando il problema. Anche il fenomeno del parallelo si è di conseguenza sgonfiato. E per quanto il grey market sia ufficialmente sgradito, continua ad immettere dosi di linfa vitale non indifferenti nei conti delle case di moda. Bilancio alla mano, parliamo comunque di un'impresa dall'egregio stato di salute. A fine 2014 l'utile netto della Chanel International BV, con sede ad Amsterdam, ammontava a 1,32 miliardi di dollari, in crescita del 38% sull'anno precedente. Non è escluso che da allora questo margine si sia assottigliato. Ma si può stare certi che non si sia drasticamente decurtato. Per non parlare delle ingenti riserve di cash, di cui la maison dispone. I mezzi per operare cambiamenti, anche sostanziali, dunque ci sono. Più che rivoluzioni copernicane, bisogna aspet-
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Alcune immagini della sfilata di haute couture primavera-estate 2016 di Chanel, a Parigi lo scorso gennaio
tarsi ponderate correzioni di rotta. I primi segnali parlano chiaro. Il baricentro si sta inequivocabilmente rispostando sul Vecchio Continente, che con tutte le sue magagne offre comunque forti garanzie di solidità. In questa ottica si inseriscono i potenziamenti retail nell’area di cultura germanica, portate avanti con energia da Berndt Hauptkorn, ex Uniqlo e Labelux, che negli ultimi mesi come responsabile per l’Europa di Chanel ha aperto store nuovi di zecca a Vienna e Düsseldorf, oltre ad ampliare quelli di Amburgo e Francoforte. Primi negozi dedicati ai profumi e alla cosmetica sono stati invece
inaugurati a Firenze, oltre che a Parigi, nel Marais. Un'ulteriore priorità aziendale è inoltre costituita dal lancio della propria attività di e-commerce, che dovrebbe avere luogo entro fine settembre di quest’anno. Dopo che anche la rivale Dior si sta cimentando in questo ambito con i primi test, Chanel è rimasta una delle ultime maison a non avere ancora sperimentato il nuovo, strategico canale. Il dossier più spinoso sulla scrivania di Alain Wertheimer rimane comunque coperto dal più severo riserbo. Si tratta, ovviamente, dell’eventuale successione a Karl Lagerfeld. Lo stilista tedesco continua a godere di una salute, un estro ed un’energia invidiabili. Le sue collezioni fanno ancora discutere, anche se forse il marchio risulta, qua e là, sovraesposto. Una mano più giovane potrebbe trovare un approccio altrettanto iconico, ma decisamente più minimal. Una cosa è certa: che un imprenditore della lungimiranza del nipote di Pierre Wertheimer possa affidare il futuro della propria azienda alle grazie della Dea ■ Bendata appare impensabile.
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PROTAGONISTI
FURLA/ ERALDO POLETTO
«VOGLIO CHE LE MIE PERSONE POSSANO VOLARE»
Sotto l’egida di Eraldo Poletto, Furla ha completato il quinto anno di crescita consecutiva, arrivando a totalizzare 339 milioni di euro di fatturato (+126% sul 2010). Nell’intervista a Fashion il CEO del marchio bolognese spiega, con la consueta pacatezza, come miscela gli ingredienti di un cocktail esplosivo DI MARC SONDERMANN
Eraldo Poletto just closed his fifth year as CEO of the Italian bagmaker Furla with yet another spurt of doubledigit growth. Having taken the company from 150 million euro in 2010 to 339 million in 2015, he feels its journey to the international top oft he market has really just begun.
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ome si prospetta la situazione attuale del brand? Nel 2015 siamo riusciti ad accentuare la nostra dinamica di crescita, mettendo a segno incrementi a doppia cifra su tutti i mercati e in tutti i canali. In particolare, abbiamo ottenuto un +53% nell’area dell’Asia/Pacifico e un +36% nell’ambito del travel retail. La metrica a mio avviso più importante, la crescita like-for-like, si è impennata al +23%, a conferma del fatto che il potenziamento organico dell’assortimento funziona, confortandoci sulla nostra scelta di lanciare, in un solo anno, le linee di borse uomo, le scarpe donna e gli occhiali, insieme a De Rigo. Abbiamo inoltre posto le basi per un ulteriore rafforzamento del brand firmando, l’anno scorso, gli accordi di licenza con Ratti per l’accessorio tessile e con Morellato per gli orologi.
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In un mercato mutevole come quello attuale, quali regioni bisogna presidiare? La regola fondamentale è essere laddove il cliente si reca. Attualmente queste possono essere mete più esotiche come Macau, dove abbiamo appena aperto, o il Giappone, che rappresenta il 23% del nostro fatturato. Sicuramente la mancanza di serenità geopolitica sta cambiando i flussi in modo continuo. Bisogna dunque essere molto veloci a reagire e cogliere le opportunità che via via si presentano. Nel 2016 apriamo ad esempio in Russia, a Mosca, quando gli altri chiudono, tra l’altro in una posizione fino a qualche tempo fa inimmaginabile. La clientela finale perché premia il marchio Furla? Abbiamo a che fare con un consumatore
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più informato che premia prodotti posizionati in modo accessibile. Lo reputo una chiara conseguenza del momento storico che stiamo vivendo, con l’esplosione demografica a livello mondiale a creare una nuova classe media. Ma il pricing è ovviamente una condizione necessaria, ben lungi dall’essere sufficiente. È il prodotto stesso a essere tornato protagonista e vincitore, sulla base di una qualità straordinaria, con un messaggio di gioia, di freschezza e di innovazione. Siamo orgogliosi del fatto che il New York Times abbia denominato il nostro stile ‘consciously aggressive’, è una definizione in cui ci ritroviamo. Quanto contano rispettivamente travel retail e wholesale? Sicuramente il travel retail conta molto. Essere cresciuti del 36% su questo canale
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1. Eraldo Poletto 2. L’interno di un monomarca Furla 3. Palazzo Furla, nel centro di Milano 4. Lo stile Furla: ricercato e contemporaneo 5. Il backstage della campagna Furla primavera-estate 2016, affidata all’obbiettivo di Mario Testino
è per noi un importante volano. Bisogna comunque sempre essere visibili in modo corretto, senza esagerare. Ogni location va ponderata con molta attenzione. Lo stesso ragionamento vale per i multimarca di alto livello. Il nostro posizionamento premium luxury ben si integra con un concept accanto a nomi importanti, grazie ad un rapporto di qualità/prezzo accattivante. Ci teniamo ad essere presenti, ma con il giusto dosaggio. Come motiva le persone a fare la differenza? Questa è in effetti la vera sfida. Penso sia importantissimo che le persone sentano fortemente di far parte di un team, di un progetto, e siano insaziabili in questa loro voglia. Creare uno spirito così è ovviamente difficile, bisogna creare un ambiente che sia al contempo stimolante
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e sfidante. Noi ci proviamo, coltivando essenzialmente due elementi: da un lato abbracciando più culture e avendo come corporate language l’inglese, dall’altro cercando di abbracciare il mondo con tutte le numerose opportunità che offre in modo completo. In questo senso, si può dire che vogliamo forgiare una cultura d’azienda in un certo senso americana, nel senso migliore, ma controbilanciata da una forte componente di cuore, che è ciò che più di tutto il resto, come italiani, ci contraddistingue. Sono fortemente determinato a
far sì che le mie persone possano vincere e possano volare. Volgendo uno sguardo al futuro, che cosa vede? Nonostante i primi successi negli ultimi anni penso che ci troviamo veramente ancora in un momento zero, con tantissime cose da fare e da conquistare. Dico sempre che ci muoviamo come una realtà molto più grande di quello che siamo. L’obiettivo è diventare una grande società, mantenendo il cuore di una piccola azienda. ■
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PROTAGONISTI
gruppo imperial/adriano aere
Il fast fashion va all’universitÀ Il fatturato del Gruppo Imperial ha sfiorato i 210 milioni di euro, ma il patron Adriano Aere non si accontenta: il suo obiettivo sono i 500 milioni in cinque anni. Studiando nuovi prodotti, tempi, strategie: anche insieme all’Università DI ALESSANDRA BIGOTTA
Adriano Aere, head of Gruppo Imperial, leader in made in Italy fast fashion, is experimenting new formulas and partnerships (also with the University of Bologna) to reach an ambitious goal: a sales growth from 210 to 500 million euro in five years.
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chi lo intervista, Adriano Aere, presidente del Gruppo Imperial, risponde sempre con un sorriso e una grande semplicità. «La mia arma è l’istinto» ama ripetere, lui che in azienda non si comporta da “padrone” ma che preferisce stare sul campo, in mezzo ai collaboratori. Sul fast fashion Aere ha costruito una realtà da quasi 210 milioni di euro di ricavi, coniugando l’impossibile: velocità e made in Italy. Ora accelera sull’innovazione, di prodotto e di processo. Coinvolgendo anche l’Università di Bologna.
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Imperial significa fast fashion: un settore che, più che alla “riflessione”, rimanda ai grandi numeri, alla rapidità. Cosa c’entra questo mondo con l’università? C’entra, eccome. Io, che occupandomi di fast fashion devo confrontarmi quotidianamente con i colossi stranieri, devo essere al centro del cambiamento, anzi anticiparlo. E il modo migliore per farlo è il confronto con i giovani, i ricercatori di un ateneo che è il più antico al mondo, una costruzione continua di menti e talenti.
Quali sono i principali progetti ai quali state lavorando? Nel “laboratorio” allestito al Centergross di Bologna si lavora su tanti aspetti, dalle nuove frontiere del 3D nella progettazione del prodotto (per noi molto importanti, visto che già adesso tra l’ideazione e la messa in vendita dei capi passa un arco di tempo di otto-dieci giorni) all’organizzazione aziendale: la gestione degli stock, le strategie pià efficaci per l’e-commerce business to business, il marketing...c’è parecchio da fare.
1. L’advertising di Imperial per l’autunno-inverno 2015/2016 2 . La sede del Gruppo Imperial a Bologna: l’azienda produce in Italia 8 milioni di capi l’anno, di cui il 50% prende la strada dell’export 3. Adriano Aere 4. Il flagship Imperial Town a Bologna 5. La campagna primavera-estate 2016 di Please, giocata sull’hashtag #Lovedenim. La modella è Caroline Winberg, il fotografo Marco Tassinari
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Recentemente lei ha rilanciato il childrenswear del marchio Please, affittando un ramo di azienda dell’abruzzese Gieffe Moda. Quali sono le sue aspettative per questo progetto? L’accordo con Gieffe Moda rientra perfettamente nel discorso che stavo facendo. È un’impresa specializzata, con una storia, un valore, una presenza radicata sul territorio e sono sicuro che faremo un ottimo lavoro. Perché tutto nasce sempre dal prodotto. Siamo partiti con 300 modelli e puntiamo a un fatturato realizzato fifty-fifty tra Italia ed estero. Nei miei piani, in tre anni i ricavi di Please bimbo arriveranno a incidere sul nostro giro d’affari complessivo intorno a un 10%, quindi circa 20 milioni di euro.
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In pratica, sta facendo da apripista per tante altre realtà della moda italiana: un comparto che ciclicamente viene accusato, a torto o a ragione, di autoreferenzialità. Non voglio dare lezioni a nessuno. A me è sempre piaciuto fin dagli inizi, nel 1978, andare per la mia strada e seguire quello che il mercato, e anche il mio intuito, mi comunicano. Ciò che so per certo è che devo dare ancora più sostanza alla formula in cui credo, colmare il gap con un mondo internazionale che da un lato è concorrenza, ma dall’altro è ricettività non ancora sfruttata appieno verso i miei marchi, i miei prodotti. Perché difende a spada tratta la produzione made in Italy in un ambito, come il fast fashion, in cui tutti o quasi non si fanno tanti scrupoli a delocalizzare? Perché considero l’italianità delle mie collezioni un vantaggio, che la consumatrice è in grado di capire e che tra l’altro mi permette la flessibilità e il controllo della produzione. Non cambierei mai la mia impostazione con un’altra. E se delocalizzando si riducono i costi, resta il fatto che in nessun altro modo sarei in grado di garantire il rapporto tra qualità, velocità e, in fin dei conti, anche prezzo, che offro applicando la mia formula.
Sta pensando ad altre intese simili? Non c’è ancora nulla di concreto per il momento, ma tutto quello che farò sarà all’insegna della coerenza, come è già successo
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nel 2014, quando ho rilevato una partecipazione di maggioranza in due realtà toscane del fashion, D.Pure e Dixie.
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In questo periodo si sta discutendo nel mondo del prêt-à-porter internazionale sulle sfilate “ready-to-buy”, una vera rivoluzione in atto. Qual è la sua opinione? Anche il prêt-à-porter sta accettando le nuove realtà. Le formule vecchie non funzionano più per nessuno e ognuno nel suo ambito deve evolversi: questa è una regola universale, perché non dimentichiamo che per metà il mondo è fatto di chi vende, ma l’altra metà è sempre di chi compra. Una cosa che noi del ■ fast fashion sappiamo molto bene! 23_02_2016
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NEWS IN PRIMO PIANO
gruppo armani: i ricavi salgono a 2,6 miliardi The consolidated net revenues of the Giorgio Armani Group improved by 3,7%. Margins were unchanged.
Luca Solca
(Exane Bnp Paribas)
Antonio Achille
(Boston Consulting Group)
Axel Dumas (ceo Hermès)
Bernard Arnault (presidente Lvmh)
Lusso/altagamma
in francia
meno retail più attenzione ai millennial
Hermès batte lvmh nelle vendite
Luxury experts recommend to increase the desirability of the brand and study the Millennials.
French luxury Group Hermès beat rival Lvmh in fiscal year and fourth quarter 2015.
Al recente Altagamma Consumer and Retail Insight 2016 si è fatto il punto sulle nuove prospettive per il settore del lusso. Dal report Altagamma Retail Evolution di Exane Bnp Paribas, che ha valutato 16mila store, è emerso che tra il 2004 e il 2014 il 73% delle vendite del lusso è avvenuto nei monomarca. Negli ultimi due anni i marchi più in espansione nel retail sono stati Michael Kors e Tory Burch nel soft luxury e Swatch nell’hard luxury. «In futuro - ha detto Luca Solca, managing director global luxury goods di Exane - l’espansione retail non sarà più un driver significativo di crescita per i brand affermati. Anche in Cina non sono previste nuove aperture. Parallelamente gli spazi off-price negli outlet stanno aumentando a un ritmo più elevato di quelli full price». Solca ha sconsigliato di sopperire alla mancata crescita alzando i prezzi. «Le aziende - ha suggerito - dovrebbero focalizzarsi sulla dotazione di capitale, sull’efficienza e sul contenimento dei costi, oltre ad aumentare la desiderabilità dei brand e a investire sul digital. Magari facendo pulizia di quei marchi che non rendono». Quanto ai consumatori, fanno shopping valutando i contenuti intrinseci del lusso come la qualità, l’esclusività, l’artigianalità ma sempre di più anche la sostenibilità, come dimostra l’analisi True Luxury Global Consumer Insight di Boston Consulting Group (Bcg). «I Millennial - ha sottolineato Antonio Achille, partner e managing director di Bcg - sono il futuro segmento del lusso: 2,3 miliardi di consumatori, un continente con aspettative, valori, attitudini e linguaggio molto diversi da tutti gli altri». L’esperto di lusso consiglia di rendere sempre stimolante l’esperienza in negozio e di essere trasparenti nei prezzi, «perché ora il consumatore, prima di entrare, controlla».
Hermès International ha raggiunto i 4,84 miliardi di euro di giro d’affari nel 2015, in aumento del 18% (+8% a cambi costanti) sull’anno prima. Trend sostenuto anche nel quarto trimestre, che comprende il critico periodo post-attentati in Francia, dove l’incremento delle vendite è stato del 15%. Il gruppo del lusso, più esposto della media dei competitor sul mercato francese (15% del fatturato totale), batte in velocità l’eterno rivale Lvmh, i cui ricavi annuali sono saliti del 16% a 35,7 miliardi di euro (+6% a parità di perimetro e cambi). Lvmh, che a differenza di Hermès ha nel suo business anche vini e liquori, nonché la distribuzione selettiva (Sephora tra le insegne), ha registrato “solo” un +12% nell’ultimo quarter. Più in dettaglio, il business della pelletteria e selleria di Hermès ha realizzato una crescita annuale del 23%. Abbigliamento e accessori sono saliti del 18%, mentre la seta e il tessile (la divisione che comprende i famosi “carré”) hanno messo a segno un +8%. Profumi e orologi hanno accelerato rispettivamente a un tasso del 4,6% e 10%. Quanto a Lvmh (proprietario di marchi come Louis Vuitton, Fendi, Céline e Givenchy), la voce “Fashion and leather goods” ha registrato un +14%, i profumi sono cresciuti del 15% mentre gli orologi e i gioielli (tra i marchi Bulgari) hanno messo a segno un +19%. Il management di Hermès ha prospettato per il 2016 un trend delle vendite che potrebbe risultare inferiore all’obiettivo di medio termine, pari a una crescita a tassi costanti intorno all’8%. Nonostante il clima di incertezza, il management di Lvmh resta fiducioso e mantiene l’obiettivo di rafforzare la propria leadership nel segmento lusso, facendo leva su fattori quali i prodotti iconici, la customer experience, il rafforzamento della capacità produttiva e un’organizzazione agile.
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Il Gruppo Giorgio Armani ha archiviato il 2015 con un fatturato di 2,64 miliardi di euro, in aumento del 3,7% a cambi correnti. L’Europa ha mostrato una performance in linea con l’anno precedente mentre la crescita in Cina si è indebolita. In progresso Usa, Medio Oriente e Giappone. La marginalità è risultata in linea con quella dell’esercizio precedente. Nel 2014 i ricavi erano stati pari a 2,5 miliardi di euro (+16%), con un ebitda di 207 milioni e un margine del 20%.
dolce&gabbana: +13% le vendite annuali attese The Dolce&Gabbana Group is expecting a revenue of 1,19 billion euro (+13%). In base al preconsuntivo al 31 marzo 2016, il giro d’affari della Dolce&Gabbana si dovrebbe attestare a 1,19 miliardi di euro (+13%). La posizione finanziaria netta è stimata a 160 milioni, dai precedenti 233 milioni, a causa dei maggiori investimenti in nuove aperture. Non sono ancora noti l’ebitda (al 12% dei ricavi nell’esercizio precedente) e l’ebit (in precedenza al 6% del fatturato). «Il denaro - hanno detto Domenico Dolce e Stefano Gabbana a Il Sole 24 Ore - non è la leva principale per noi: basti pensare ai quasi 390 milioni di ricavi che abbiamo perso con la chiusura della collezione D&G. Tutti sono ossessionati dai soldi e dal successo. Invece bisognerebbe tornare a parlare di bei vestiti e capire che cosa davvero vogliono i clienti».
Aeffe cresce, sostenuta da Greater China e Usa Aeffe revenues grew 7% in the year. The chairman Massimo Ferretti is satisfied with US and Greater China markets. Nell’esercizio 2015 il Gruppo Aeffe (Alberta Ferretti, Philosophy di Lorenzo Serafini e Moschino tra i brand in portafoglio) ha conseguito ricavi pari a 268,8 milioni di euro nel 2015: +7% a tassi di cambio correnti e +5% a cambi costanti. Le vendite della divisione prêt-à-porter hanno raggiunto i 207,2 milioni di euro (+7,8% a cambi correnti), quelli della parte calzature e pelletteria i 95,7 milioni (+11,4% al lordo delle elisioni tra le due divisioni). «Siamo soddisfatti del progresso del gruppo - ha commentato il presidente Massimo Ferretti - soprattutto negli Stati Uniti e in Greater China, mercati che riteniamo possano rappresentare dei driver per la crescita futura. Questo andamento riflette i positivi riscontri del piano di investimenti strategici, volto a un’ulteriore valorizzazione del posizionamento dei nostri brand, che riteniamo porterà risultati concreti, soprattutto in termini di profittabilità, nel medio-lungo termine».
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Milano fashion week
scenari
quei due poli agli estremi della passerella Sfilate “see now, buy now” a metà strada tra moda e marketing contro stilisti che, in nome della creatività, provano a dire basta a un sistema troppo veloce. Chi avrà la meglio? Alla fashion week di Milano si cercherà di capire su quali cambiamenti è meglio puntare. Quel che è certo è che in tempi in cui i buyer fanno gli ordini basandosi anche sui like di Instagram, riprogrammarsi è un dovere. E c’è chi propone un compromesso: tempi di produzione più rapidi per allungare nei negozi la vita a prezzo pieno dei capi sfilata di andrea bigozzi
In perhaps the biggest shake-up of the fashion system since ready-to-wear took to the catwalk, Burberry, Tommy Hilfiger and Tom Ford announced that they will move to a “see-now/buy-now” collection model. Is this the future of fashion? The answer depends on whom you ask. For some the ready to buy show risks to put creativity in the back seat.
Mai presentarsi a una sfilata senza smartphone (nella foto lo show di Ermanno Scervino visto dal front row), specie da quando dilaga la mentalità “IWWIWWIWI”, ovvero “I Want What I Want When I Want It”, (letteralmente “voglio quel che voglio quanto lo voglio”)
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pesso, quando presentiamo ai nostri clienti i capi appena arrivati in negozio, loro storcono il naso e ci dicono: “Non c’è qualcosa di nuovo”. In effetti, anche se commercialmente si tratta di new entry, quei capi sono già famigliari per il consumatore che li ha visti in sfilata, online e nelle campagne pubblicitarie». Parole queste, che potrebbero uscire dalla bocca di Christopher Bailey di Burberry o Tom Ford come giustificazione alla decisione di spostare la presentazione delle collezioni con le sfilate donna e uomo a ridosso dell’arrivo dei prodotti sul mercato, ma che invece sono state pronunciate dai direttori dei negozi delle grandi griffe nel Quadrilatero, qualche settimana prima che i due marchi annun-
ciassero per primi la loro rivoluzione. Affermazioni che suonano un po’ come una presa di coscienza sul fatto che, così com’è ora, il calendario del sistema moda soffre di qualche inceppo nell’ingranaggio, che frena le vendite. E sono tanti gli stilisti sul fronte internazionale che si stanno “ammutinando”, convinti che la soddisfazione istantanea del consumatore sia la chiave per tenere alti i fatturati. All’ultima fashion week di New York Rebecca Minkoff è stata la prima stilista a realizzare una sfilata “see-now-buy-now”, ma a breve farà altrettanto anche Tommy Hilfiger. Lo stilista ha annunciato che da settembre realizzerà uno show tra moda e intrattenimento, riservato alla clientela e alla stampa. Tutti i model23_02_2016
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Milano fashion week
1. L’invito alla sfilata di Msgm dove si chiede agli invitati di non postare immagini sui social media 2. Il backstage della collezione autunno-inverno 2016/2017 di Alexander Wang 3. La formula del ready to buy ha debuttato a New York con Rebecca Minkoff, che ha sfilato con la springsummer 2016. Dei 500 invitati allo show, 150 erano clienti finali 1
li presentati saranno poi immediatamente acquistabili presso i punti vendita, online e nei grandi magazzini. Ma c’è anche chi invece di ricorrere al ready to buy prova a riportare le lancette indietro nel tempo a quando i social non entravano alle sfilate. Massimo Giorgetti di Msgm chiederà agli invitati del suo show di Milano Moda Donna di non postare su Instagram, Facebook, Snapchat i look visti in passerella fino all’arrivo della collezione in negozio. «Nessun pregiudizio verso il mondo dei social - fanno sapere dall’azienda - solo il tentativo di fare più chiarezza: ormai il consumatore non è più in grado di capire che cosa è un’anteprima e cosa no». La strada dell’“embrago” è quella scelta anche da Proenza Schouler e Chloé: entrambi i marchi hanno deciso che non anticiperanno più le immagini della pre-collezione (nemmeno sulle riviste specializzate) fino al loro arrivo in store. Strategia già seguita da marchi commercialmente ben più rilevanti, come Dolce&Gabbana e Céline. «Vogliamo lanciare la collezione in modo da permettere alla nostra clientela di scoprirla e acquistarla allo stesso tempo», ha detto chiaramente Geoffroy de La Bourdonnaye, presidente di Chloé. Il problema, a quanto pare, non è tanto l’abilità delle aziende del fast fashion nel far proprie le tendenze proposte delle griffe, ma il fatto che la circolazione in tempo reale delle immagini pone la 20
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questione della desiderabilità immediata del prodotto, indipendentemente che si tratti di runway, pre o cruise collection. «Lo shopping, in particolare quello on-line, significa velocità e immediatezza - è convinto Silvano Vangi, head womenswear buyer di LuisaViaRoma -. Noi multimarca ci troviamo a comprare collezioni che il cliente finale può vedere in Rete già un’ora dopo la sfilata: non è pensabile di chiedergli di attendere sei mesi per indossarle. Quindi il ready to buy è inevitabilmente il futuro, ma non va interpretato in maniera troppo aggressiva: forse non c’è bisogno di avere l’intera collezione nei punti vendita dopo pochi giorni o addirittura in contemporanea, ma i tempi di consegna devono essere più brevi, almeno di qualche mese». Secondo il buyer di LuisaViaRoma - che tra i primi ha cavalcato la moda dell’instant buy, rendendo disponibili nel 2014 sul suo sito il giorno dopo la sfilata, una serie di pezzi presentati in passerella da Moschino, Fausto Puglisi e Versus - una maggiore aggressività sul fronte produttivo non è solo una necessità di marketing per cavalcare l’onda del “see now-buy now”: «L’attuale tempistica - fa notare Vangi - penalizza la vendita delle catwalk collection, che rimangono nei negozi a prezzo pieno per un periodo breve. Che si parli di big brand come di designer giovani, se i capi della sfilata arrivassero in negozio due mesi prima si asseconderebbe la voglia di immediatezza del consumatore, ma si permetterebbe agli abiti di restare più a lungo in negozio». IL RINNOVAMENTO? CHI LO FA CON INSTAGRAM, CHI PRENDENDO TEMPO Le sfide da affrontare dunque sono tante. I tempi di consegna più veloci sono la punta dell’iceberg: la rivoluzione passa dalla tecnologia sempre, fino al potere crescente dei social media e a quello dei giovani consumatori. Sempre più spesso durante le campagne vendita, capita di vedere buyer che, prima di confermare i loro ordini, guardano sui loro smartphone che accoglienza hanno ricevuto le immagini di certi prodotti postate su Instagram. E non stupisce che professionisti di primordine, tra cui Justin O’Shea di MyTheresa.com e Ken Downing di Neiman Marcus, siano così attenti ai social media: ormai è anche dai “mi piace” postati che si possono raccogliere i primi feedback del mercato. «Il pubblico che oggi condiziona di più le vendite - fa il punto Riccardo Grassi dell’omonima showroom di Milano - è quello giovane e orientale, appassionato di una moda cool, interessato a capi in
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congiuntURA
moda italiana: +2,5% nel primo semestre Revenues of the Italian fashion industry are expected to climb 2.5% in the first half of 2016. Nonostante la voglia di rivoluzione che c’è nell’aria, non si può negare che quello della moda sia un sistema sano. Almeno in Italia. I Fashion Economic Trends della Camera Nazionale della Moda Italiana indicano per il primo semestre del 2016 una crescita del settore da valle a monte del 2,5% . L’anno passato il fatturato complessivo aveva superato di poco i 62 miliardi di euro, con un incremento dell’1,4%. Un dato comndizionato da una frenata del terzo trimestre 2015.
Nel 2015 il settore supera quota 62 miliardi L’industria italiana della moda in cifre (Tessile, Abbigliamento, Pelle, Pelletteria e Calzature) Fatturato
Variazione % Export
Variazione % Import
Variazione % Saldo con l’estero Dati espressi in miliardi di euro
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2016 1H stime
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3,0%
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2,5%
46,892 47,408
3,7%
1,1%
2,5%
28,722 30,695
8,6%
6,9%
7,8%
18,170 16,713 Fonte: Fashion Economic Trends di Cnmi
Milano Moda Donna
Settimana da record: Con 182 collezioni si torna ai livelli del 2009 The schedule of Milan Women’s Fashion Week comprises 73 runway shows, as well as 90 ready-towear and accessories presentations and 13 events.
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grado di raccontare il momento che vivono e di cui possono fare a meno già dopo pochi mesi. Le logiche di certe maison sono ormai superate». Una visione condivisa almeno da una delle storiche maison italiane, Versace: come dimostra una recente intervista di Donatella Versace sul tema della rivoluzione del fashion system: «Il vecchio sistema sta collassando. Questi giovani di tutto il mondo che mettono like alle mie foto su Instagram e le commentano - sono i clienti del futuro. Sono loro ad attuare i veri cambiamenti nel mondo della moda». Ma ora c’è una domanda che agita il sonno di imprenditori e manager del settore: quattro collezioni all’anno bastano per restare “connessi” con questo genere di clientela? In molti temono di no per questo chiedono ai loro designer o uffici stile di produrre una serie di collezioni parallele. Burberry, ad esempio, ha specificato che le due grandi sfilate ready to see, uomo e donna insieme, programmate a febbraio e settembre, saranno supportate da regolari iniezioni di nuova merce durante tutto l’anno «per tenere il nostro pubblico ben connesso con il marchio». Anche Tomaso Trussardi, alla guida dell’azienda di famiglia, è favorevole a una stretta vicinanza con il cliente finale. «Il 35% delle vendite di Trussardi dice - arriva dalle flash collection. Abbiamo bisogno di rifornire continuamente i nostri negozi e poter vendere le collezioni immediatamente». Ma in Europa, specie tra i designer indipendenti, pur riconoscendo l’esigenza del cambiamento, cresce il fronte di
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Con 73 sfilate (per 69 collezioni), 90 presentazioni per 88 marchi (più 9 su appuntamento) e 16 designer protagonisti del Fashion Hub Market, il calendario di Milano Moda Donna, in programma dal 24 al 29 febbraio, lancia un messaggio di ottimismo per il settore. «L’edizione della fashion week sarà caratterizzata dal record di presenze. Non abbiamo avuto così tanti marchi dal 2009 ed erano 142 lo scorso febbraio», riassume Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana. Merito della tante new entry previste sulle passerelle, tra cui Lucio Vanotti, Piccione.Piccione, il brand giapponese Ujoh ospite all’Armani/Teatro (vedi intervista) e soprattutto Diesel Black Gold (nella foto), in arrivo con la linea donna da NewYork. «Era il momento che tornassimo a Milano, per coerenza con il lavoro che stiamo portando avanti con la Camera della Moda. C’è bisogno di unione», ha dichiarato il patron Renzo Rosso. Compaiono per la prima volta nell’elenco delle presentazioni Rossella Jardini (vedi intervista), Casamadre, Erika Cavallini, Rossignol, L72. Ma le novità della fashion week dedicata all’autunno-inverno 2016/2017 non riguardano solamente il numero record di griffe partecipanti e la presenza del premier: nel programma c’è più spazio per i nuovi media, come dimostra l’accordo tra Cnmi e Twitter Italia. Alla fashion week debutterà, infatti, #Mfw by Twitter mirror, «specchio social della kermesse» come lo ha definito Capasa. L’iniziativa sarà utilizzata per raccontare live la fashion week dal profilo @cameramoda. (an.bi.)
arà Matteo Renzi ad aprire la fashion week di Milano il 24 febbraio. E la prima volta che l’inaugurazione dell’evento è affidata al presidente del consiglio. Renzi è atteso alle 13 per un pranzo (placé) nella Sala Cariatidi di Palazzo Reale. Al tavolo non si parlerà di politica (viste le imminenti elezioni amministrative), ma di moda. Tra gli ospiti, oltre al sindaco Pisapia, Carlo Capasa e ai rappresentanti della maison italiane, anche le giornaliste Suzy Menkes e Anna Wintour, che per l’occasione ha anticipato di qualche ora l’arrivo in città. 23_02_2016
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Milano fashion week
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chi pensa che il consumo troppo veloce ed eccessivo della moda rappresenti una minaccia alla creatività e studia strade alternative. Cédric Charlier, ad esempio, ha deciso di riprogrammare il calendario delle sue sfilate, unificando la pre e la main in un’unica collezione, che sarà presentata due volte l’anno, a gennaio e giugno, non rispettando più il calendario tradizionale della fashion week. «Questo cambiamento - ha spiegato - rappresenta per me il primo passo verso l’indipendenza da un sistema che secondo me è da tempo congestionato e poco soddisfacente». Anche Simon Porte Jacquemus ha deciso di concentrarsi su una collezione a stagione e firmerà solo la runway collection, mentre Vetements ha scelto di unire le collezioni uomo e donna in un’unica sfilata. Così anche il marchio disegnato da Demna Gvasalia (che è anche direttore creativo di Balenciaga) non si atterrà più al calendario delle fashion week e presenterà una collezione a gennaio, due mesi prima della Settimana della Moda di Parigi. Ognuna di queste tre scelte porta a un unico risultato, prolungare il tempo di permanenza dei capi in negozi: in questo modo gli abiti rimarranno in vendita nelle boutique per un periodo più lungo. Burberry e Hilfiger in azione L’ Italia e la Francia guardano Cosa riserva il futuro? Per rispondere a questa domanda a New York, Diane von Furtsenberg, presidente del Cfda, ha commissionato a Boston Counsulting Group una ricerca (il cui esito sarà reso noto a 22
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1. Donatella Versace, accanita sostenitrice delle nuove tecnologie, ha lanciato in occasione di San Valentino le Versace Emoji, le emoticons della Medusa 2. Moschino è stato tra i primi marchi a introdurre in sfilata una serie di capi “see now-wear now” 3. Silvano Vangi di LuisaViaRoma, il multimarca dal 2014 utilizza il ready to buy: «Ma non va interpretato troppo agressivamente»
marzo) per capire se trasformare le sfilate in eventi di marketing, con collezioni subito acquistabili, possa essere una strategia giusta o meno (ma i colossi a stelle e strisce sembrano aver già compiuto la loro scelta). I designer italiani per il momento restano a guardare. Di certo, dal 24 al 29 febbraio, tra una sfilata e l’altra delle 73 in calendario a Milano Moda Donna si cercherà di capire quali cambiamenti è meglio progettare: tra sposare le regole del “see now buy now” o mantenere quelle in essere da prima che la moda finisse su Instagram. Carlo Capasa si dice aperto a ogni eventualità, ma con una premessa: «A Milano e a Parigi si ragiona di concerto». Il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana resta comunque cauto sull’ipotesi di anticipare le produzioni per vedere in vetrina le collezio-
ni in contemporanea alle sfilate: «Vendere le collezioni in contemporanea con le sfilate rischia di non dare il tempo di recepire le tendenze e indebolisce la figura del designer. Se il futuro fosse ready to buy le case di moda potrebbero non avere più bisogno di un designer ma basterebbe uno stylist e un buon merchandiser». Direttore creativo a rischio estinzione, dunque? Domanda per nulla banale, in tempi in cui in tanti vengono licenziati in tronco (Alber Elbaz e Stefano Pilati) e altrettanti si ritirano anzitempo (Raf Simons e forse Hedi Slimane). Per vederci chiaro varrebbe la pena di fare un sondaggio tra gli ormai famosi Millennials (età 18-34) che, come ricordato da Altagamma in un recente convegno e sulle pagine di questo numero sono il fu■ turo del mercato.
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protagonisti milano fashion week
Mitsuru Nishizaki / Ujoh
Da Yamamoto ad Armani: «questa occasione mi cambierà per sempre » Mannish e minimal: è lo stile del designer giapponese cresciuto alla corte del maestro Yohji e ora ospite nel Teatro di Re Giorgio. «Milano è super per i giovani» DI ANdrea bigozzi
Japanese brand Ujoh, founded by Mitsuru Nishizaki, will show his womenswear collection at Giorgio Armani’s theater. The designer worked for Yohji Yamamoto.
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n due parole? Deteminato e consapevole. Lo si capisce sin dalle prime battute, commentando la scelta di Giorgio Armani di aprirgli le porte del suo Teatro di via Bergognone per la sfilata. «Voglio fare del mio meglio per trarre beneficio da quest’opportunità unica e attendo con entusiasmo le nuove sfide che il futuro mi riserverà, prime fra tutte il lancio del menswear». Mitsuru Nishizaki, otto anni trascorsi al lavorare nell’ufficio stile di Yohji Yamamoto, nel 2009 lancia Ujoh, un marchio venduto nei multimarca più all’avanguardia di Tokyo, da Cannabis a Via Bus Shop, a cui si aggiungono indirizzi internazionali come I.T a Hong Kong. Ora il designer cerca di conquistare credibilità anche in Italia, grazie al supporto di King George e alla sfilata del 27 febbraio. Un privilegio che, prima di lui era toccato, a un altro brand giapponese (ma maschile), Facetasm. Chi l’ha “sponsorizzata” da Armani? È stato molto importante il supporto di Vogue Italia e di Sara Maino, che l’anno scorso ha seguito la fashion week di Tokyo (dove Ujoh partecipa dalla spring-summer 2014) e da allora si è impegnata a potenziare la nostra visibilità internazionale. Dopo l’invito a sfilare all’Armani/Teatro ha deciso di cambiare qualcosa nella sua collezione? Sostanzialmente no. Penso che questa sia un’opportunità tutta mia. Non c’è stato bisogno di costruire la collezione in modo diverso. La mia priorità è quella di mostrare al meglio tutto il mio universo. Due parole per definire il suo stile? Mannish e minimal.
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Mitsuru Nishizaki inizia la sua carriera da Yohji Yamamoto, dove lavora sette anni come modellista. Nel 2009 fonda il marchio Ujoh, che sfila a Tokyo dalla springsummer 2014
Per lei questo non è un debutto a Milano... Sono venuto qui anche sei mesi fa per il Fashion Hub Market della Camera Nazionale della Moda, ma questa è la prima volta che prendo parte alla fashion week. Milano si sta rivelando una città “super” per le attività di scouting e supporto alle nuove generazioni. Spero che prosegua su questa strada Ha deciso, ancora giovane, di creare un suo marchio, anziché continuare a lavorare per quello di altri. Pensa che sia stata la decisione giusta? Sì, senza dubbio. La migliore della mia vita. Dopo la sfilata, cosa dobbiamo aspettarci? Vorrei lanciare presto l’uomo di Ujoh. Daltronde, il mio background deriva dal ■ menswear di Yohji Yamamoto
FRANCESCO SCOGNAMIGLIO
«Per i primi 15 anni mi regalo progetti a tutto campo» DI Alessandra Bigotta
The Italian fashion designer Francesco Scognamiglio celebrates the first 15 years of his own brand with new headquarters in via Morone, in the very heart of Milan, the launch of haute couture and other projects.
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n generale, e ancor di più per uno stilista, i 40 anni sono l’età migliore: l’energia e la creatività sono all’apice e l’esperienza accumulata fa da trampolino di lancio per il futuro. Nel 2016 Francesco Scognamiglio, classe 1975, ha un altro anniversario da celebrare, i 15 anni della sua griffe fondata quando, 25 enne, si era fatto notare nel mondo della moda, conquistando l’attenzione di big come Donatella Versace. Per lui è il momento, più che dei bilanci, di novità a tutto campo. Sono passati 15 anni dalla sua prima sfilata. Cosa prova guardandosi indietro? Innanzitutto soddisfazione, perché il mio non è stato un percorso senza scossoni. Ho esordito con il mio brand a Milano nel 2001, poco prima della tragedia delle Torri Gemelle e dei cambiamenti che ne sono derivati. Ho guardato sempre avanti: in mente avevo e ho un obiettivo chiaro, costruire un iter stilistico preciso, con cui il mio brand si potesse identificare. Credo di esserci riuscito, creando un’immagine sintetizzabile in quattro parole: romanticismo, “drammaticità” legata alla cultura partenopea da cui provengo, contemporaneità e sensualità. So che è in dirittura d’arrivo un progetto cui tiene molto: di cosa si tratta? I progetti in realtà sono più di uno, ma partirei dal più immediato, ossia il trasferimento del mio quartier generale in via Morone 2, in un palazzo storico. Mi insedio in uno spazio di circa 300 metri quadri con annesso un salone per presentazioni ed eventi. Il contesto ideale per il mio lavoro e per la prossima sfida, l’haute couture.
rossella jardini
Tanti suoi colleghi decidono di lanciare collezioni “democratiche”. Lei invece con l’alta moda fa l’inverso. Perché? È un fatto di dna. Cimentarmi con pezzi unici rappresenta la naturale evoluzione di ciò che faccio. A volte mi viene più facile esercitarmi in questo ambito che nel readyto-wear. Vestendo molte celebrity (tra cui Madonna e Rihanna, ndr), sono abituato a dialogare con interlocutrici speciali, che cercano abiti speciali. La mia haute couture sarà così: molta ricerca e pochi pezzi, non più di 30. Il debutto sarà a Parigi, a luglio.
rossella is back: la sua linea cresce e sbarca in montenapo
Prima però tocca al prêt-à-porter: cosa vedremo in sfilata? Capi per una donna forte, ma anche amante della leggerezza. Mi piace definirla come un’eroina di grande bellezza.
The former Moschino creative director will present her namesake brand to press and buyers during the fashion week. A corner will be set up at Aspesi store in Milan.
A lungo è stato un “battitore libero”: è andato avanti solo con le sue forze. Recentemente però qualcosa è cambiato… Sì, a settembre 2015 l’imprenditore malese Johann Young è entrato nella compagine societaria con una quota del 30%. Per me è stato un raggio di luce, dopo anni in cui ho sostenuto l’attività con i miei risparmi. Questa partnership mi permette di pensare con più serenità al futuro, all’espansione del marchio. Per esempio, sto pensando di dare vita, ma non prima del 2017, a una piccola linea uomo. Nel 2018 potrebbe es■ sere la volta del mio primo profumo.
Francesco Scognamiglio. In alto, un’anticipazione dell’autunnoinverno 2016/2017
La stilista, ex Moschino, debutta in calendario con il marchio omonimo e conquista il Quadrilatero grazie allo spazio all’interno dello store Aspesi DI ANdrea Bigozzi
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andata bene: i buyer hanno riconosciuto il mio stile e apprezzato il fatto che tutti gli abiti sono made in Italy: abbiamo conquistato subito una quarantina di clienti e, grazie all’amicizia con Alberto Aspesi, avrò uno spazio tutto mio all’interno del suo store in via Montenapoleone, dove esporre i miei abiti». Dai tempi di Moschino al lancio del marchio che porta il suo nome molto è cambiato, tranne lei: in questi anni la creatività di Rosella Jardini è sempre rimasta lì, ad aspettare una nuova occasione, che è arrivata sei mesi fa con il lancio in sordina della nuova linea prodotta da Cieffe e distribuita da L.A. distribuzione. Ma è solo a questa edizione di Milano Moda Donna che si può parlare a pieno titolo di un “ritorno” dell’ex direttore creativo di Moschino, che ha inserito in calendario il 27 marzo la presentazione della collezione autunno-inverno 2016/2017. «È un look essenziale, un tratto che ho sempre avuto ma, lavorando per Moschino, dovevo rispettare un certo tipo di heritage - racconta Jardini -. Sono abiti che si possono indossare tutti i giorni e a prezzi accessibili: una giacca ricamatissima costa intorno ai 1.200 euro, che per noi è il prezzo massimo». Della collezione fanno parte circa 200 capi (rispetto ai 90 di sei mesi fa), con il pijiama da casa trasformato in tailleur da sera, che si preannuncia tra i capi best seller della stagione. «Certo non è facile ricominciare - ammette Jardini, che lavora al progetto nel nuovo studio di viale Majno a Milano - ma sono convinta che ci sia spazio». «Sei mesi fa - conclude l’ex braccio destro di Franco Moschino - nonostante i tempi stretti, sono riuscita a presentare gli abiti ai buyer e ai giornalisti amici, che hanno apprezzato la mia moda atemporale, in grado di convivere con il lavoro di altri stilisti: dai giapponesi, che stanno tornando alla grande, agli emergenti, tra cui ammiro particolarmente ■ Simone Rocha e Marco De Vincenzo».
Della nuova collezione di Rossella Jardini fanno parte 200 pezzi tra cui il pijama da sera
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protagonisti alla milano fashion week
LES COPAINS
La spinta viene dagli usa la sfida sono le borse HARMONT & BLAINE
«A breve nuove aperture in America, che è il nostro primo mercato», spiega il neo a.d. Sallorenzo. Il marchio non rinuncia all’heritage, ma scommette sull’espansione degli accessori in arrivo a maggio
«La donna è decisiva per il futuro» The Italian casualwear label plans to expand its womeswear and hired a new head designer
DI andrea bigozzi
Les Copains is expanding its retail presence in the U.S.. Additionally the Italian brand will develop the accessories business. 1
«L
es Copains è un marchio che ha tutte le carte in regola per vincere la sfida della moda senza tempo e dell’eleganza classica». Gaetano Sallorenzo, in passato presidente tra l’altro di Giorgio Armani North America e voluto dal patron Mario Bandiera per traghettare il brand di Bvm (gruppo che gestisce in licenza anche Giambattista Valli) verso le opportunità future, ha le idee ben chiare su come (e dove) muoversi nei prossimi mesi. E un segnale tangibile del nuovo corso si vedrà alla sfilata del 25 febbraio, dedicata alla collezione autunno-inverno 2016/2017 e realizzata sotto la direzione creativa di Stefania Bandiera, che si occuperà di supervisionare anche la linea Blue, dopo la conclusione della collaborazione con Peter Som. Quali sono state le sue sensazioni arrivando in azienda? Ho trovato una realtà sorprendente per qualità, competenza e maniacalità nella costruzione di ogni prodotto. Les Copains ha valori paragonabili a quelli di una maison. Cosa che la rende pronta a giocarsi al meglio la carta dell’heritage, specie all’estero. Ai mercati stranieri state dedicando particolare attenzione... È all’estero che registriamo un certo fermento. Gli Stati Uniti si confermano il nostro primo mercato in assoluto e valgono il 25% del no-
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1. Gaetano Sanlorenzo 2 . Un look Les Copains
stro giro d’affari. L’anno scorso abbiamo inaugurato due monomarca ad Atlanta e Houston e, dati i risultati, stiamo valutando un opening a Dallas. Negli Usa possiamo contare su 22 shop in shop e una collaborazione storica con Saks. Restiamo forti in Giappone e non arretriamo neanche nell’ex Urss: a breve apriremo un monobrand a Almaty in Kazakistan, nell’Essential Mall. Previsioni per il futuro? Vuole sapere come sarà il 2016? Non siamo affatto negativi. Sarà probabilmente un anno all’inse2 gna di una discreta crescita, mentre il 2015 ci ha visti impegnati a mantenere le posizioni. Mercati importanti come la Germania ci stanno mandando segnali incoraggianti. Novità in arrivo sul fronte del prodotto? A maggio sveleremo il nuovo progetto legato algi accessori, al via con la primaveraestate 2017. L’abbiamo sviluppato internamente e ci aspettiamo da subito ottimi risultati. Vogliamo che si colga la coerenza di un percorso, di un’eleganza senza tempo, fatta di pezzi che hanno un prezzo giustificato dalla qualità. Nuovi progetti, magari il bambino? In passato abbiamo già avuto una linea junior e la possibilità di riportarla sul mercato è con■ creta. Ma non si tratta di una priorità.
Mentre si parla del 2019 come data della quotazione in Borsa, Harmont & Blaine si presenta all’appuntamento con la fashion week femminile con un messaggio importante: il marchio del bassotto passa a un livello superiore. Perché questo succeda l’azienda - da sempre concentrata sul menswearvuole potenziare il segmento donna, che oggi vale meno del 10% dei 75 milioni di euro fatturati nel 2014. «Il womenswear sarà un asset decisivo per la nostra crescita», garantisce il ceo Giulio Guasco. Per dare solide basi a questo progetto, dalla primaveraestate 2016, è arrivata in Harmont & Blaine Marianna Cimmini (foto) che disegna la collezione do donna, sotto la supervisione del direttore creativo Paolo Montefusco. Per dare massimo rilievo al progetto, la linea sarà presentata per la prima volta alla settimana della moda femminile con un evento in calendario, che si svolgerà nella showroom di Harmont & Blaine domenica 28 febbraio. (an.bi.)
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Lo scouting secondo noi Stessi contenitori per nuovi protagonisti del fashion in città: da sabato 27 a lunedì 29 febbraio la settimana della moda a Milano si arricchisce con i saloni, sicura fonte di ispirazione per i buyer, grazie al lavoro di ricerca condotto dagli organizzatori DI ELENA AZZOLA
From Saturday 27 to Monday 29 February, Milan Women’s Fashion Week will be enhanced with the White, Super and Mipap fairs, a definite source of inspiration for buyers, thanks to the research carried out by the organizers.
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n una fase in cui si cerca di capire come accorpare gli appuntamenti fieristici, i saloni dedicati alle collezioni di prêt-à-porter e accessori femminili che si tengono all’ombra della Madonnina nelle giornate finali di Milano Moda Donna sono ancora tre: White, Super e Mipap. Ma forse è un bene che sia così. La presenza di più soggetti stimola a fare meglio e offrire sempre di più. E poi si sa: i fashion people amano sposarsi da una parte all’altra della città, alla ricerca dell’evento not to miss. Il “grande circo” delle rassegne donna è di scena da sabato 27 a lunedì 29 febbraio. Due come sempre i poli, via Tortona e Fieramilanocity. White, nella via della moda alla spalle di Porta Genova, utilizza il Superstudio Più al civico 27, l’ex Ansaldo al 54 e il Nhow Hotel al 35 per esprimere la sua 1 sfaccettata e avanguardista idea di moda contemporary, tra aree speciali e sezioni tematiche. Tra i vari highlight segnaliamo il progetto dedicato alla new wave cinese: White ha iniziato a collaborare con la talent scout Sonja Long Xiao, fondatrice del concept store Alter di Shanghai, con l’obiettivo di portare a Milano una selezione dei più promettenti designer del Paese, da scoprire al Superstudio Più nell’area “China Calling”. La moda che viene da lontano, ma anche quella che si nutre della tradizione e della cultura italiana: fra gli special project troviamo “It’s Time to South”, che apre le porte a 15 proposte, di respiro internazionale, in arrivo da Calabria, Campagna, Puglia e Sicilia, grazie al supporto dell’Ice. Nel contenitore di Massimiliano Bizzi non manca l’atten-
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zione al mondo degli accessori, dei bijoux e del beauty, con più focus su marchi e prodotti innovativi. Al Nhow Hotel uno spazio è dedicato ad Alberto Zambelli, giovane stilista che sfila a Milano Moda Donna, vincitore della prima edizione del Premio Ramponi, voluto dall’omonima azienda per sostenere i new talent in uno dei passaggi essenziali per affermarsi sul mercato: la presenza fieristica e la campagna vendite. Sul fronte del supporto alle nuove leve della moda si colloca anche la seconda edizione di Time Award, progetto di brand accelerator rivolto ad aziende e marchi del segmento contemporary, organizzato da White in collaborazione con la Camera Italiana dei Buyer Moda, in partnership con Ice e Lancia. Spostandosi a Fieramilanocity, 2
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1 . Un artigiano al lavoro in stand a Super 2 . Una proposta di Dellera Pellicce, tra gli espositori di Mipap 3 . Unrealfur: marchio di scena a White nella special area della showroom Baltimora
con ingresso dal Gate 5 di viale Scarampo (ora comodamente servito anche dalla fermata Portello della linea 5 della metropolitana), troviamo Super, il salone degli accessori e del prêt-à-porter donna di Pitti Immagine e Fiera Milano. 170 i brand in mostra nella caratteristica struttura espositiva circolare della manifestazione, che anche questa stagione ha negli accessori il suo punto di forza, pur offrendo una panoramica completa sul fashion contemporaneo, tra collezioni di aziende affermate, capsule collection di nomi emergenti e nuovi stilisti. All’area speciale “Super Talents”, che ospita i designer selezionati in collaborazione con Sara Maino di Vogue Italia e Vogue Talents, si aggiunge questa stagione un focus sui sei marchi finalisti dell’edizione 2015 del contest Vogue Talents for Asia, ciascuno affiancato da un fashion brand cinese, che ha prodotto i capi di una speciale capsule collection. Vicino a Super, spazio per Mipap, storico salone che alla valorizzazione del made in Italy e delle sue produzioni artigianali abbina l’attenzione per realtà provenienti da Germania, Spagna, Grecia, Portogallo, Canada, Giappone, Inghilterra e naturalmente dalla Francia, che partecipa con una decina di espositori. Tornano in manifestazione Parronchi Cashmere, realtà dell’Emilia Romagna specializzata nella fibra nobile per eccellenza accostata ad altri materiali pregiati, e Dellera Pellicce, marchio che declina la pellicceria in impermeabili, borse, cappelli, sciarpe, stole, mantelli e coprispalle. Senza dimenticare che l’appuntamento per antonomasia con la pelliccia è Mifur, che si svolge a Rho dal 2 ■ al 5 marzo.
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SNAPCHAT CONQUISTA LE GRIFFE
LA MODA IN DIRETTA Con l’avvento di Snapchat, l’app “a tempo” con video e foto che svaniscono dopo 24 ore, si aprono nuovi orizzonti nel social media marketing. Tra i pionieri ci sono griffe come Burberry, Louis Vuitton e Dior, ma anche i brand made in Italy non stanno a guardare di Angela tovazzi
Fashion is seduced by Snapchat, the new app with video and pictures that disappear after 24 hours. In the fashion industry the first brands to use it were Burberry, Louis Vuitton and Dior, but you can bet that they will not be the only ones.
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opo Facebook, dopo Twitter, dopo Instagram, è Snapchat l’ultima parola magica entrata nel lessico del social media marketing della moda, che della partecipazione, dell’inclusione, dell’engagement ha ormai fatto il proprio mantra. Ancora una volta, tra i primi early adopter di questa app che ha conquistato la dignità di una vera piattaforma social è una delle griffe più digital-oriented del panorama fashion, Burberry, che dopo aver debuttato su Snapchat in occasione delle sfilate londinesi lo scorso settembre, ha riutilizzato questo canale per la campagna della primavera-estate 2016, trasformando il set fotografico con Mario Testino in una diretta web. Come? Offrendo agli user l’accesso privilegiato allo shooting con una preview di 40 scatti, disponibili online solo per 24 ore, prima dell’autodistruzione. Proprio nella “scadenza” ravvicinata dei contenuti sta la carica innovativa di questo media, che
fa leva su informazioni senza filtri, «per cogliere l’energia e l’immediatezza dello scatto e permetterne la condivisione nel momento in cui tutto sta prendendo forma», come ha spiegato a proposito dell’adv Christopher Bailey, ceo e direttore creativo di Burberry. A trasformare Snapchat da piattaforma sexting con immagini e video a luci rosse che svanivano dopo 10 secondi in strumento di marketing non convenzionale per le aziende, è stata l’introduzione della funzionalità “Snapchat Stories”, con la possibilità di creare una sequenza di video e foto che rimangono attivi solo per 24 ore, per poi sparire definitivamente dalla Rete senza lasciare alcuna traccia. A subodorare subito le potenzialità del “fantasmino” (simbolo di Snapchat) sono stati, oltre a Burberry, marchi come Christian Dior, Victoria’s Secret e Louis Vuitton che, secondo fonti ufficiose, quando ha condiviso lo spettacolo della resort a Palm Beach lo scorso ottobre, ha registrato 13 milioni di visualizzazioni. Non solo. L’avanzata della app con il countdown ha richiamato l’attenzione anche dei colleghi-concorrenti più affermati di Snapchat: non solamente Google, ma anche il colosso di Mark Zuckerberg, che nel 2013 ha messo sul piatto l’astronomica cifra di 3 miliardi di dollari per convincere i giovanissimi fondatori, Evan Spiegel e Bobby Murphy (all’epoca 23 e 24 anni), a vendergli questo potente giocattolo, incassando un secco «no grazie». I due ragazzi ci avevano visto lungo, vista l’escalation di Snapchat: secondo
il report annuale di We Are Social, a livello internazionale Facebook è ancora di gran lunga il canale maggiormente utilizzato dagli internauti (con oltre 1,5 miliardi di utenti attivi), ma accanto alla crescita di WhatsApp (900 milioni di user) e Facebook Messenger (oltre 800 milioni), spicca il rush del social a orologeria, che ha raddoppiato la sua base utenti, passando da 100 a 200 milioni, con (stando agli ultimi dati) 7 miliardi di visualizzazioni al giorno, fruite in primis dai cosiddetti Millennial, in assoluto i più smartphonedipendenti. Del resto, la mancanza di filtri e l’immediatezza “editoriale” di Snapchat fanno di questo social uno strumento utile per uno storytelling genuino, informale, autentico, che getta un ponte virtuale sì, ma diretto con le griffe, che svelano il dietro le quinte del loro mondo: un mondo che non vuole più autocompiacersi in una narcisistica torre In un’immagine di Burberry, il fantasmino di Snapchat. Lanciata nel 2011 da Evan Spiegel e Bobby Murphy, oggi la app ha conquistato circa 200 milioni di utenti in tutto il mondo
1. Christopher Bailey e il fotografo Mario Testino sul set della campagna Burberry per la primavera-estate 2016: gli scatti sono stati condivisi in diretta con gli utenti di Snapchat 2 . Alcuni modelli Gucci: Alessandro Michele ha sperimentato Snapchat durante la sfilata dello scorso settembre, affidando l’account alla modella transgender Hari Nef, e successivamente per l’anteprima della pre-fall donna 2016
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LA CAMPAGNA #VICEVERSA DI LIU JO
ARRIVANO KARLIE E JOURDAN, REGINE DEI SOCIAL Liu Jo changes road and enlists the top Karlie Kloss and Jourdan Dunn for its new advertising campaign: two friends in real life and queens of social networks. Dopo la lunga relazione con Kate Moss e il flirt con Dree Hemingway, per Liu Jo è iniziata una nuova storia, questa volta “à trois”. Testimonial della prossima primavera-estate, denominata #Viceversa e scattata dal fotografo australiano Chris Colls, sono due top il cui profilo riassume tutti gli asset aspirazionali della casa di moda carpigiana guidata dai fratelli Marco e Vannis Marchi: Karlie Kloss e Jourdan Dunn, due fashion icon, grandi amiche nella vita, molto attive nel sociale e soprattutto sui social, con un numero di fan e follower che nel caso di Karlie (nella foto) veleggia intorno ai 9 milioni. «Sono delle influencer nel senso buono del termine - spiega Cristiano Sturniolo, global marketing&communication director di Liu Jo - perché portatrici di valori in linea con il brand. Con loro iniziamo un nuovo percorso, che fa leva sul digitale e gioca
intorno al concetto di “viceversa”, per raccontare le tante sfaccettature dell’essere donna e le infinite interpretazioni possibili di uno stesso capo, a seconda del proprio stile o del proprio mood in un determinato momento». Il link con la Rete, e la promozione di user generated content, sarà prioritario nella nuova operazione di marketing: «A esprimersi sul concetto di #Viceversa saranno chiamate anche le consumatrici mediante dei speciali contest», anticipa il manager. Nel frattempo, sulla scelta fatta dall’azienda sono già arrivati i primi feeback, direttamente dal web, of course: Karlie ha postato sul suo profilo Instagram uno scatto dello shooting per Liu Jo che la ritraeva insieme all’amica Jourdan. Risultato: «Nel giro di qualche ora - racconta Sturniolo - l’immagine ha messo a segno oltre 100mila like». (a.t.)
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1. Direttamente dal backstage della sfilata, due insiemi Elisabetta Franchi per la primavera-estate 2016: la stilista-imprenditrice ha lanciato un contest su Instagram, che ha totalizzato 9.892 like in soli 15 giorni 2 . Il fashion show primavera-estate 2016 di Louis Vuitton, una delle prime griffe del lusso a utilizzare Snapchat 2
La SocialMediAbility delle Aziende Italiane IV Edizione della Ricerca Osservatorio IULM 100%
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SOCIAL MEDIA UTILIZZATI DALLE AZIENDE moda 1
d’avorio da cui sedurre i consumatori, ma che attraverso continue call to action si mette sul loro stesso piano, invitandoli a partecipare e a farsi testimoni del brand. In più, il fantasmino sembra avere dalla sua due “killer feature”: la modalità video e la fruizione fast, usa e getta. «Il video è il linguaggio del presente, il linguaggio del web - commenta Andrea d’Amico, managing partner dell’agenzia milanese Attila&Co. -. Guarda caso anche Facebook e Instagram hanno incluso i video nei loro pacchetti d’offerta. Ma, oltre a questo, Snapchat gioca la carta dei messaggi che si autodistruggono, facendo propria la strategia sottesa anche alla fast fashion e alle limited edition: comprare d’impulso, non perdere l’occasione, consumare subito». Come del resto testimonia l’ultimo trend del “see now, buy now” alle sfilate, promosso - guarda caso - da Burberry. «Una strategia - continua d’Amico - che si trasforma in una sorta di monito per i consumatori, come sintetizza bene l’acronimo inglese “Fomo” (fear of missing out, ndr): se ti sei perso quel momento, sei fuori dai giochi». Snapchat fa proprio leva su que32
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Fonte: dati forniti dall’Osservatorio Social Media Marketing-Iulm e rielaborati da Fashion
sto: la corsa contro il tempo alla fruizione di contenuti, che per questo diventano esclusivi, dei veri must have. È quello che deve aver pensato Alessandro Michele di Gucci, una delle prime griffe made in Italy a utilizzare questo social, quando lo scorso dicembre ha deciso di utilizzare Snapchat per dare un assaggio della collezione pre-fall 2016, attraverso foto e video firmati da Glen Luchford. Oppure Valentino, che in ottobre ha fatto ricorso ai social network (fra cui proprio l’app di Spiegel&Murphy) per svelare in anticipo contenuti “insider” della monumentale sfilata che sarebbe andata in scena a Roma. Certo, in Italia Snapchat non gode della popolarità di Instagram presso le aziende moda (come dimostra l’indagine sulla socialmediability condotta su 120 aziende dall’Osservatorio Iulm, vedi tabella), ma gli addetti ai lavori cominciano a osservarla con curiosità. Elisabetta Franchi, che secondo una recente indagine di Reputation Manager è risultata ai primi posti nella top 10 dei manager della moda più social-addicted, ribadisce l’importanza di canali “canonici” come Facebook,
Twitter e soprattutto Instagram, che con il contest #ChooseMeEF (dove in palio c’era un numero limitato di pass per assistere al fashion show) e la campagna #EFlookMe (con i post degli scatti più significativi delle follower vestite Elisabetta Franchi) ha ottenuto risultati «estremamente positivi»: «Nel primo mese di campagna #EFlookMe - racconta la designer-imprenditrice - abbiamo acquisito il 65% di follower in più rispetto alla crescita media mensile, le iscrizioni alla newsletter sono cresciute del 16% e il 12% degli iscritti ha effettuato almeno un acquisto». Quanto alla app “a tempo”, l’attenzione è massima: «Snapchat, come Periscope, rappresentano i social emergenti per eccellenza. Sono piattaforme molto valide che basano la comunicazione su un formato media come il video, in grado, come provano le statistiche, di aumentare l’engagement del +20% rispetto a contenuti statici quali le immagini». Nel caso poi del fantasmino, una cosa sembra certa: il suo boom fa pensare che non sia destinato a scomparire in fretta come il ■ contenuto dei suoi messaggi.
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I post millennial
Attenti al fattore Z Sono giovanissimi ma il mondo della moda li osserva con grande attenzione, per evolvere le proprie strategie. Iperveloci, sempre connessi e supertecnologici, i ragazzi della generazione Z seguono accanitamente blogger e influencer. Ma poi diventano gli influencer di se stessi, rielaborando spunti e idee in modo personale di carla mercurio
They are very young, but fashion world follows them with attention, in order to evolve ist strategies. Hyperfast, alwaysconnected and super-technological, young people of generation Z doggedly follow bloggers and influencers. But in the end they become influencers of themselves, reworking ideas and trends in a personal way.
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ono giovanissimi ma il mondo della moda li monitora con le antenne puntate, per capire come evolvere le proprie strategie. Sono i ragazzi della generazione Z (nati dopo il 1995): non superano i 20 anni ma hanno le idee chiare su ciò che vogliono. Molto più dei loro fratelli maggiori, i millennial, nati dagli anni Ottanta fino a metà Novanta. Negli Stati Uniti sono un esercito di 82 milioni di persone, ossia il 25,9% della popolazione, con un potere di spesa di 44 miliardi di dollari, rivela l’agenzia di marketing e comunicazione americana Sparks & Honey. Sono la prima generazione “mobile first”, che utilizza con nonchalance molteplici dispositivi (smartphone, desktop, laptop, TV, tablet e iPod), su cui il 41% trascorre oltre tre ore del proprio tempo libero, rispetto al 22% dei millennial. E se questi ultimi sono molto più ancorati alla dimensione del testo, come modalità di comunicazione, i post millennial si avvalgono prioritariamente delle immagini, degli emoticon e dei Vine di pochi secondi, con l’effetto collaterale di una ca-
La prefall 2016-2017 di Cheap Monday
pacità di concentrazione di pochi secondi. Non a caso hanno mandato in soffitta Facebook e usano prevalentemente social network come Instagram e Snapchat, oppure app agili e immediate come WhatsApp, che li tengono costantemente connessi. Tech-savvy e amanti dell’unicità «I consumatori appartenenti alla generazione Z - spiega Fabio Dotti, senior manager di EY (Ernst & Young) Advisory - sono clienti più pragmatici e consapevoli, nati e cresciuti in un mondo digitale in cui è pos-
sibile confrontare centinaia di prodotti, prezzi e offerte in pochi secondi. Sicuramente i dettaglianti non possono ignorare questi consumatori tech-savvy». Hanno una visione imprenditoriale che li spinge verso il fare piuttosto che verso il condividere, verso la personalizzazione e l’unicità. Molto sensibili alle tematiche ambientali, rifiutano lo status quo e desiderano essere parte attiva nei cambiamenti. Amano la trasparenza e l’autenticità e per questo la esigono dagli altri, anche quando si tratta di marchi del fashion. Un bagaglio di informazioni importantissime, di cui le case di moda tengono sempre più 23_02_2016
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conto nell’elaborare i loro progetti di marketing e comunicazione, ma anche nel decidere le politiche retail e quelle digital. Dalle sfilate spettacolo condivisibili sui social network ai défilé just in time, dove il prodotto si può comprare subito, da Gucci che affida alla transgender Hari Nef la gestione dell’account Snapchat a Tommy Hilfiger, che alla sfilata di New York ha creato l’"InstaPit" per gli Instragrammer, o ancora a Burberry, che tramite Snapchat fa partecipare i consumatori ai set delle campagne pubblicitarie (vedi articolo pagine 24-26): sono scelte impensabili fino a pochissime stagioni fa, figlie proprio delle abitudini delle nuove generazioni di consumatori. La rete, palcoscenico globale degli expo-teen «Sono gli expo teen - racconta Valentina Ventrelli, responsabile moda di Future Concept Lab -. Una generazione esibitiva, che non si sente alla provincia del mondo e che considera la rete come un palcoscenico globale. I social media hanno cambiato il loro modello cognitivo. È da lì che partono per dare forma al loro concetto di fiducia». Non sono molto fedeli ai marchi in generale, ma ad alcuni riconoscono la capacità di interpretare il loro mondo perché hanno personalità e perché incarnano i valori dell’au36
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tenticità e del divertimento, che per loro sono importantissimi. «Amano le scarpe della Converse perché rispondono alla loro esigenza di personalizzazione, vanno in gruppo a comprare cosmetici da Kiko perché i prodotti costano poco, sono tantissimi e li possono mixare a piacimento, così come possono fare con i vestiti di H&M e di Zara». È una generazione legata alla fast fashion, che a differenza dei millennial, cresciuti in tempi di prosperità, è maturata all’ombra della crisi, e per questo di norma non ama spendere cifre folli per il vestire, dando piuttosto la priorità all’elettronica e al food, specie se biologico. Ma è disposta a fare delle eccezioni per i brand in cui si identifica. Uno studio della banca di investimenti statunitense Piper Jaffray elenca etichette come Nike, Forever 21, American Eagle, Ralph Lauren, Hollister, nella top ten dello shopping. Secondo questa ricerca, dal 2005 al 2015 negli States l’acquisto da parte dei teen di moda, accessori e scarpe è sceso dal 45% al 38%, mentre è salita dal 4% al’8% la spesa in elettronica.
Trasparenza e autenticità: prima della moda vengono i valori «Hanno bisogno di sentire che la loro identità è in sintonia con quella dei marchi di moda racconta Sarah Owen, youth editor di Wgsn, fra le società leader nella ricerca e analisi di tendenze e moda -. Per loro il fashion non si lega al concetto di materialismo perché danno priorità ai significati, alla trasparenza e all’autenticità. Fanno sempre più shopping da mobile ma cercano ancora l’appeal del punto vendita fisico. Amano andare in negozio, scattare un selfie nel camerino e mandarlo ai loro amici tramite Snapchat». Emblematico l’esempio di Primark, che ha creato dei camerini in grado di ospitare due persone, per incoraggiare queste abitudini. Il retailer irlandese, che non ha ancora un business ecommerce, invita a postare le fotografie sul suo sito web con l’hashtag #Primania, e poi le espone in un numero di negozi selezionati. «Fra i marchi più amati - spiega Sarah Owen - Brandy Melville continua a essere un rife-
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1. Ruby Rose, star della nuova campagna digital della linea Denim&Supply Ralph Lauren 2. La campagna di Hilfiger Denim della stagione in corso 3. Proposte di Nike, fra i brand più gettonati dai giovanissimi
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rimento importante per la generazione Z, che ne apprezza l’appeal basic. Nella sfera dello streetwear spicca Supreme, che ha saputo costruire un battage pubblicitario di impatto intorno ai propri prodotti, mantenendo quel livello di esclusività e “community” che la generazione Z tanto desidera». «Per le ragazzine - prosegue - Unif continua a essere un punto di riferimento, in grado di fare presa sul desiderio di ribellione e di condivisione di trend che prolifera su Instagram, dove non a caso ha un milione di follower». Un simile scenario spiega le difficoltà di realtà come Abercrombie & Fitch, Gap, J. Crew, che non hanno saputo adattarsi in fretta alle logiche dei social media, né adeguare i loro listini ai tempi che cambiano. Insegne che non hanno capito al volo il desiderio di coinvolgimento delle generazioni più giovani, assecondato dagli e-tailer, in grado di fornire servizi su misura ai propri clienti e di coinvolgerli in un rapporto che spesso diviene person-to-person. Che oggi devono scendere
a patti con il desiderio di personalizzazione che spinge molti esponenti della generazione Z a preferire mercatini e negozi di nicchia, dove trovare prodotti particolari in grado di soddisfare il loro desiderio di unicità. Il marchio conta, ma l’esperienza di piÙ Sempre più legato al concetto di esperienza, l’acquisto di moda deve essere veicolato attraverso i social media per essere condiviso con i propri amici e follower. Instagram rappresenta la scoperta, la condivisione di stili di vita e di tendenze mentre Snapchat è più legato al concetto di gioco e segretezza tra gruppi di amici. E per chi vuole andare più a fondo e scoprire i trend più diffusi, esistono strumenti come Liketoknow.it. Ma c’è una grande differenza rispetto alle generazioni precedenti. «Oggi - spiega Fabio Dotti non è centrale solo l’identificazione con il gruppo, come lo era per i millennial e per le generazioni precedenti, ma assume rilevanza la duplicazione e la manifestazione della propria individualità attraverso i social network. Nelle foto postate dai social-influencer il prodotto c’è sempre, ma il consumatore si fidelizza a un modus vivendi, non a un prodotto o a una marca». KingBach, Nash Grier e Cameron Dallas, che impazzano su Vine, Kendall Jenner, che domina le scene su Instagram con più di 48 milioni di seguaci, Tavi Gevinson (vedi box) o le italiane Greta Menchi e Sofia Viscardi (star di YouTube con quasi un milione di follower su Instagram per ciascuna), Christina Bertevello (appena sotto i 200mila) ed Eleonora Sabet (quasi 70mila follower) sono punti di riferimento importanti ma anche stimoli a diventare ognuno l’influencer di se stesso, cogliendo e rielaborando spunti con un’ottica personale. Siamo di fronte a una generazione più sicura ■ di sé e delle sue scelte.
IL CASO GEVINSON
Le mille stagioni di Tavi Blogger, journalist, singer, actress: Tavi Gevinson embodies the speed with which young people move and live nowadays. Their frenetic pace and changes of direction, but the fidelity to the concept of commitment. Ha raggiunto un enorme successo con il fashion blog Style Rookie, fondato a soli 12 anni nel 2008, e in breve seguito da un parterre di 30mila giovani lettrici. Una notorietà che in pochissimo tempo l’ha proiettata sulle pagine di The New York Times e nelle front row delle sfilate di moda a New York e Parigi, accanto a mostri sacri come Anna Wintour e Karl Lagerfeld. Ma nel 2011 Tavi Gevinson, americana di Chicago oggi ventenne, decide di cambiare strada. Abbandona le mise troppo eccentriche e fonda la rivista online Rookie Mag, dedicata alle adolescenti, con argomenti come l’amore, la musica, il razzismo, i disturbi alimentari e la moda, che conquista in breve milioni di fan in tutto il mondo. Un altro successo per Tavi, che nel 2011 e nel 2012 ha tenuto banco nelle classifiche di Forbes dei top 30 under 30, alla voce media. Ma a lei tutto questo non basta. Scrive libri, recita, canta, è attiva in politica (ha sostenuto la campagna di Barack Obama nel 2012) e, di recente, è divenuta testimonial di Clinique e protagonista del Calendario Pirelli del 2016. Un bersaglio mobile che si fa fatica a seguire, molto più rispetto alle più “anziane” Chiara Ferragni e Linda Tol, fedeli al loro credo di fashion icon. Lei, che incarna proprio la velocità con cui si muovono e vivono i giovani di oggi, i loro ritmi frenetici, i cambi di direzione, ma la fedeltà al concetto di impegno. (c.me.)
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Le nuove abitudini di acquisto viste attraverso gli e-store
l’importanza della fashion inspiration Mobile-dipendenti e sempre alla ricerca di capi originali - magari “rubati” o ispirati a una celebrity - e, soprattutto, della modalità più rapida e conveniente per averli: è questo l’identikit dei millennial e dei post-millennial, tracciato da chi di vendite online se ne intende di Elena Azzola
Ever more tech-savvy and on the lookout for clothes that stand out - perhaps inspired by a celebrity - and for the most efficient and affordable ways to purchase them: this is the identikit of Millennials and Post-Millennials, according to the e-commerce players. Chiara Ferragni, immortalata da Cass Bird per la campagna pubblicitaria e social media primavera-estate 2016 di Amazon Moda in Europa
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iù di un negoziante di abbigliamento o scarpe racconta il fenomeno così: succede che i giovani entrino in store, provino la felpa della marca X o le sneaker del brand Y, si appuntino la taglia, in alcuni casi scattino anche una foto con lo smartphone dell’articolo in questione, e poi dicano che ci penseranno, ringrazino ed escano a mani vuote. Più tardi ricercheranno lo stesso prodotto su Internet e, con la certezza di ordinarlo nella taglia giusta e conforme alle loro aspettative, lo compreranno online, al prezzo più conveniente. Si tratta solo della punta dell’iceberg del nuovo modo di concepire gli acquisti da parte dei millennial e ancor più dei post millennial, la cosiddetta generazione Z, che si affaccia ora in modo autonomo ai consumi,
con un approccio del tutto diverso rispetto al passato. Ne parliamo con Max Müller, managing director di Stylight, leader europeo nella “fashion aggregation” (il sito propone i prodotti di e-shop partner, ndr), il cui target sono le millennial women: giovani donne fra i 18 e i 34 anni, sempre più tech-savvy, alla ricerca di capi con i quali distinguersi e della modalità più efficace e conveniente per averli. «Le millennial seguono con attenzione gli stili delle it-girl del momento e delle celebrity - spiega l’esperto -. Quando nel lifestyle magazine online, lanciato lo scorso anno sulla nostra piattaforma tedesca, raccontiamo lo street style delle digital influencer e come poterlo “copiare”, svolgiamo senza dubbio un ruolo cruciale nell’ispirare e influenzare
le scelte d’acquisto delle nostre lettrici». Una riprova del potere che hanno saputo conquistare le più seguite fashion blogger diventate oggi, con l’esplosione dei social network, digital influencer a più vasto raggio, è rappresentata dalla scelta di Amazon Moda di scegliere Chiara Ferragni come brand ambassador in Europa per la stagione primavera-estate 2016. La fondatrice del blog The Blonde Salad, nonché digital fashion icon di fama mondiale, è la protagonista della campagna pubblicitaria e social media per la parte moda del gigante dell’e-commerce nel Vecchio Continente. Amazon sta investendo molto nel fashion, essendo una delle categorie con le migliori performance di crescita. Di qui, la scelta di una testimonial davvero 23_02_2016
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1. Una campagna di Gap, brand venduto su Zalando 2. Una pagina della piattaforma Stylefruits 3. Max Müller, managing director di Stylight, inserito lo scorso mese da Forbes tra i “30 under 30” per la categoria retail & e-commerce
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significativa per quanto riguarda la capacità di dettare trend sulla Rete. «Personaggi di questo calibro sono in grado di determinare veri fenomeni di mercato - afferma Müller -. Il ritorno delle Stan Smith di Adidas Original, ad esempio, è uno di questi». Se a tutto questo si aggiunge il potere di amplificazione dei social network, il gioco è fatto. «Secondo una recente ricerca, il 75% dei millennial ha acquistato un prodotto online dopo averlo visto condividere o inserire tra i preferiti da altri utenti. Una tendenza che aumenta tra i millennial più giovani - spiega Müller -. Per noi di Stylight l’interazione con i follower è importantissima: su Twitter, ad esempio, la nostra strategia è quella di essere reattivi e proattivi, sempre alla scoperta di ciò che è cool e interessante per il nostro target. Un’altra scelta è quella di non aver paura di usare nuovi canali come Snapchat, che sta avendo un boom e il cui target (il 71% degli utenti ha meno di 34 anni) coincide perfettamente con quello di Stylight: quasi 9mila foto condivise al secondo e 400 milioni di snap al giorno sono senza dubbio un grande potenziale per la fashion inspiration». Ma, al di là dell’aspetto dell’ispirazione, come e cosa comprano i giovanissimi sulle più importanti piattaforme di e-commerce di moda? La domanda l’abbiamo girata a tre importanti player come Asos, Zalando e Yoox. Il primo non ci ha risposto. Gli altri due lo hanno fatto 40
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in modo molto “parsimonioso”, concedendo solo pochi insight dei moltissimi dati in loro possesso. Zalando fa sapere che, se considerando tutte le fasce d’età gli utenti sono per il 75% donne e per il 25% uomini, nella fascia 15-25 anni la percentuale maschile cresce. Come prevedibile, questo target è molto più mobile savvy rispetto alla media. I giovanissimi tendono a prediligere m-site o app e anche la frequenza d’accesso è più alta. Rispetto a quanto emerso nei focus group condotti da Zalando, c’è molta meno diffidenza verso l’e-commerce in questi clienti, che dimostrano anche maggiore familiarità con quella che è la usp - unique selling proposition (argomentazione esclusiva di vendita) dell’e-tailer. La comunicazione verso questa fascia d’età può dunque focalizzarsi meno sulle condizioni di vendita e i vari aspetti del servizio. Yoox ci ha dato lumi sulle merceologie più gettonate dai clienti fino a 25 anni. Le ragazze acquistano principalmente ready-to-wear: nello specifico, abiti corti, pantaloni e T-shirt in tutti i Paesi serviti, a
eccezione della Francia, dove, dopo abiti e pantaloni, compaiono i cardigan. Seguono le calzature, con le sneaker al primo posto per le giovani sotto i 20 anni e gli stivaletti campioni di vendite per le over 20. Al terzo posto troviamo la categoria denim, con jeans e short in testa. Un bronzo che vale in tutti i Paesi, ad eccezione di Francia e Russia, dove le ragazze preferiscono acquistare online le borse, e in Spagna, dove vanno di più cinture, portafogli e occhiali da sole. Per i giovani uomini si confermano le stesse categorie. Nell’ambito del ready-to-wear, in cima al podio si piazzano T-shirt e pantaloni, seguiti da felpe per chi ha meno di 20 anni e dalle camicie per chi ne ha di più. In Russia e Cina si comprano anche molti giubbotti. Nelle calzature le sneaker sono il must have assoluto, seguite dagli stivaletti per i più giovani e dalle stringate per i più grandicelli del campione. Terzo posto per i capi in denim, che vengono sorpassati dagli accessori come cinture, sciarpe, cappelli e portafogli solo in ■ Russia e Cina.
DIGITAL MARKETING
SoCial e BloGoSFera
i falsi “like” Hanno le GamBe corte proliferano i siti che vendono “mi piace” e follower per pochi euro. potrebbero far gioco alla moda e agli influencer? Gli esperti del mondo digital consigliano di muoversi cauti e di non considerarli i soli parametri DI ELISABETTA FABBRI
Websites selling fake “likes” and followers are everywhere. In theory, they could help emerging brands and aspiring influencer to grow. But digital experts recommend to be cautious and suggest alternative strategies to improve awareness, such as interesting and targeted contents and agreements with “real interactive” bloggers.
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l web ci ha abituati a un mondo un gruppo più nutrito occorre padove “free” è bello e la condizientare un po’ di più (comunque visione (quella della tanto chiacsi tratta al massimo di 20 giorni). cherata sharing economy) è la vincenzo Cosenza gli “spacciatori” ne garantiscono strada giusta. Tuttavia, nella fetta la “spontaneità” e permettono di del cyberspazio che si sono ritascegliere tra connazionali o straniegliati i social network e i blog sta ri. Stando a una recente indagine di prendendo piede un fenomeno in corriere.it, pare che alcuni operatori contraddizione con questi modelonline facciano parte di un network, li: si tratta della compravendita, addetto alla vera propria “raccolta”, tramite siti ad hoc, di “like” (i “mi e che i “fornitori” di like, in ultipiace” a un post, che Facebook mo, siano persone fisiche. I profinicholas rau indica con il noto pollice alzato) li, però, destano qualche sospetto: e di fan o follower. La Rete prosono tutti molto simili, con poche pone un’infinità di “procuratori”: foto, informazioni generiche e un per averne un’idea basta googoridotto numero di amici. Si parla lare “compra like” o “buy like”. di profili falsi generati da software Si può scoprire che 10mila fan/ ma anche dell’utilizzo di particolari like di Facebook si acquistano script grazie ai quali, all’apertura di per 239,90 euro. Sono accettati certe pagine, quando clicchiamo per tutti i tipi di carta di credito e, se chiudere la finestra di benvenuto, in alessandro milia siete fortunati, potete anche inrealtà andiamo inconsapevolmente a cappare nella stagione dei saldi e creare un “mi piace” in pagine a noi rastrellare 10mila follower su Twitter alla ignote. «Si tratta di un business ai limiti della modica cifra di 29,99 euro e 10mila like su legalità - dichiara a Fashion la Polizia PoInstagram a 49,99 euro. Per un manipolo stale - ma al momento non ci sono denunce. di seguaci c’è da aspettare 10 giorni, per Di certo commettono un reato gli hacker che
cercano di appropriarsi dei profili di ragazzi con migliaia di follower: rubano l’account per rivenderlo. I veri proprietari dei profili, però, sono i vari social network: chi li gestisce dovrebbe porsi il problema». I “FAKE”, UN AIUTo AgLI ESoRDI MA DA USARE CoN MoDERAZIoNE Ma a chi giova avere uno stuolo di amici a pagamento? Di like fasulli si parla da tempo nel mondo della politica e dello spettacolo ma anche un brand, un designer, un influencer della moda potrebbe valutarli, specie se agli esordi, per aumentare la notorietà. «Non ci sono evidenze che la moda acquisti “fake” like e penso che i grandi del settore non ne abbiano bisogno - dice Vincenzo Cosenza, social strategist di Blogmeter, che si occupa di social media monitoring, analytics e management -. Questa pratica può agevolare alcuni brand piccoli e poco noti, oppure chi vuole imporsi come influencer. Ma va usata con moderazione: non si deve notare un’improvvisa esplosione di “mi piace”. Non a caso, alcuni fornitori prevedono già un piano di incremento che non desti sospetti». «Il gioco - prosegue 23_02_2016
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DIGITAL MARKETING
Se un brand punta a questo genere di seguito, allora acquistare migliaia di “mi piace” falsi merita. Basta esserne consapevoli e tenere presente che questo tipo di consumatori, di solito, compra per uniformarsi alla massa».
In questa e nell’altra pagina, pacchetti di like e follower venduti sul web, anche a prezzi scontati
l’esperto di Blogmeter - ha avuto un suo perché all’inizio, ma in quest’ultimo anno le stesse piattaforme social si sono attivate per periodiche attività di “ripulitiura”. Cercano di individuare i “falsi” scannerizzando i vari profili e mettendo sotto osservazione i singoli casi dubbi: per esempio, è sospetto l’account che segue gli altri account, ma non pubblica nulla». Di fatto le più note piattaforme social agiscono come l’anti-spam, a volte colpendo anche i follower autentici. C’è pure il caso di chi diventa follower e vuole essere ricambiato, ma mettersi i like a vicenda rientra nelle normali attività di community. Resta il fatto che, in base ai dati ufficiali diffusi da Facebook e Twitter, il 6% degli account sono falsi o duplicati (quando la stessa persona ne ha due). Una piccola quota, ma se si pensa che Facebook ha raggiunto gli 1,5 miliardi di utenti, si tratta pur sempre di 90 milioni di profili. «Le scorciatoie - sostiene Cosenza - hanno le gambe corte. I brand dovrebbero invece focalizzarsi sulla creazione di contenuti di valore e mirati. Lo stesso discorso vale per i fashion blogger. Le aziende sempre più spesso ci chiedono di valutare gli influencer non tanto in base ai follower, ma alla capacità di generare interazioni. Per monitorarli calcoliamo il “total engagement”, somma di like, commenti e condivisioni, ma rileviamo anche il “page engagement”, dato dal rapporto tra total engagement e numero di fan. Così si valuta se riescono a ingaggiare, quando pubblicano un contenuto. Difficile, però, misurare se un certo grado di intera44
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zione diventa una preferenza d’acquisto». «In un’industria basata sull’apparenza - afferma Nicholas Rau, senior online marketing manager e-commerce Europe di Puma - l’idea di “gonfiare” i like può sembrare interessante. Agli occhi di chi segue il tuo brand vuoi essere apprezzato e visibile, tanto quanto gli altri. Ma la domanda da porsi è: “Un alto numero di like cosa mi porta in realtà?”». «Nella maggior parte dei casi la risposta è: “L’accesso a una folla di persone che reagisce sulla base di quell’unico dato.
non tutti gli shopper danno peso alla brand Awareness «Se i like gonfiati portino o meno a maggiori incassi - prosegue Rau - è a tutt’oggi materia di discussione. L’ascesa di siti di e-commerce tipo Etsy fa pensare a consumatori che si muovono nella direzione opposta, pronti a comprare a prescindere dalla brand awareness. L’industria dello sportswear è sottoposta a una continua comparazione con i competitor e vorrebbe una situazione di equilibrio. Viene in mente il detto: “Fake it, ‘til you make it” (“Fingi finché non ottieni/riesci”). Alla fine, tutto dipende da come vuoi essere percepito». Se sei un produttore specializzato nelle calzature per il trail running, secondo Rau, non desideri affatto avere lo stesso numero di like di Nike, per timore che il tuo marchio perda in credibilità. «Come persona che si occupa di performance marketing per l’e-commerce sottolinea il manager di Puma - non spenderei mai né tempo né denaro per like finti, quando esistono strumenti più direttamente misurabili per accrescere la visibilità e il business». Nello specifico, si tratta di Sem (Search engine marketing), AdWords, affiliates (chi pubblica un annuncio sul proprio
valentina marzullo
mercato nero dei like? spero finisca presto Valentina Marzullo, “The Chic Attitude” blog founder, hopes that “fake likes” stop soon: «It’s an unproductive technique». Nel mondo degli influencer si sa che c’è qualcuno che bara, acquistando consensi e seguaci fittizi. Lo conferma Valentina Marzullo, che nel 2010 ha lanciato il blog The Chic Attitude, dove esprime la sua passione per la moda e il lifestyle. 25 anni, laureata in Moda e Costume alla Sapienza di Roma, collabora da tempo con numerosi brand, non ultimo Silvian Heach per il quale ha deciso di mettere in gioco la sua capacità di influenzare i gusti (e quindi i consumi) di quanti la seguono. «Comprare pacchetti di like o follower falsi - dice - non è un fenomeno nuovo. È una tecnica per aumentare la visibilità che non credo sia produttiva e spero che il “mercato nero” finisca presto». Non tutte le aziende fanno controlli precisi: «C’è ancora un po’ di superficialità. Se la ragazza è in target, la scelgono lo stesso». «Io vengo contattata da brand a cui piace il lavoro che faccio - spiega -. Nell’instaurare una collaborazione sono molto aperta. Però il lavoro va pagato: a volte, invece, alcuni marchi, specie se poco strutturati, chiedono di postare il prodotto senza un compenso». Al posto dei falsi like la fashion blogger auspica che continuino le sponsorizzazioni (che permettono la visualizzazione di post foto in più bacheche) “targettizzate”. (e.f.)
Il backstage di una sfilata di Vivienne Tam
sito per conto terzi), referrals (sostanzialmente il “passaparola”), ma anche di e-mail o partner. E a proposito degli influencer, Rau dice: «Penso che le aziende che valutano eventuali collaborazioni non debbano preoccuparsi solo del numero e della crescita dei follower, ma anche di interazioni e commitment (quanto si identificano negli obiettivi dell’azienda, ndr). Bisogna fare attenzione alla qualità e alla coerenza dei contenuti. Comprare like è come comprare uno spazio su un cartellone pubblicitario: ti può dare notorietà o far scalare nella lista dei più famosi, ma se dietro c’è il nulla e le persone se ne accorgono, smettono di interagire con te». «I like falsi sono il male dei social network - dice Alessandro Milia, un passato come e-commerce director di Unieuro e da qualche mese head of digital del marchio di womenswear Silvian Heach (Gruppo Arav Fashion) -. Penso che l’acquisto di “mi piace” da parte dei brand avvenga soprattutto nel caso di piccole aziende al debutto. Se si scopre, però, avranno un danno d’immagine enorme. Facebook in primis vuole ripulire dai “fake” perché viene danneggiato a sua volta: le aziende pagano le inserzioni a cpc (costo per click, ndr) o a cpm (costo per mille impression, ndr), secondo una base utenti indicata dalla stessa piattaforma social». Per quanto riguarda la scelta di un influencer, il manager di Silvain Heach ha un suo metodo. «Tengo conto delle interazioni - dice - anche se ormai si sa che si possono comprare anche quelle. Mi devono pure dimostrare i numeri con i click: devo vedere che cambiano i miei accessi e che realmente influenzano le decisioni d’acquisto». Richieste lecite, visto che gli “influenzatori” chiedono «cifre folli, 3mila-5mila euro per un post, anche quelli con una visibilità solo locale». «Comunque credo negli influencer - afferma Milia - e sono disposto a creare partnership “a performance”, se dimostrano di essere in target con il mio business. Qualcuno accetta, come avvenuto di recente con Valentina Marzullo (vedi box), fondatrice del blog The Chic Attitude, con cui stiamo valutando la possibilità di inserire un link che verrà tracciato». «Probabilmente - conclude - si arriverà a una selezione naturale, per cui resteranno solo i blogger migliori». Il proliferare di “falsi” su blog e social network si potrà invece bloccare quando tutti - e non solo gli esperti di digital - decideranno, vedendo un pollice alzato, di non crederci più. ■ Ma accadrà mai? 23_02_2016
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IL SONDAGGIO
VENDITE AUTUNNO-INVERNO 2015/2016
LA DONNA VOLA ALL’ESTERO, PECCATO PER L’ITALIA Crescono le vendite di moda donna nei multimarca italiani, trainate prevalentemente dall’e-commerce, dal parallelo e dallo shopping dei turisti stanieri. Perdere di vista il mercato domestico è però un grave errore. I budget per il prossimo inverno aumentano, ma solo grazie al web. Lo testimoniano 74 multibrand della Penisola intervistati da Fashion DI ELISABETTA CAMPANA
According to our exclusive survey, carried out with a panel of 74 leading multi-brand stores across Italy, high-end womenswear sales have increased more than ever thanks to e-commerce, grey exports and tourist shopping. But it is a big mistake to not pay attention to the domestic market.
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razie all’e-commerce che apre le porte ai mercati di tutto il mondo, al parallelo (per chi lo pratica) soprattutto verso la Cina e, solo in minima parte, a una modesta ripresa dei consumi interni, i multimarca di target elevato della Penisola archiviano una stagione in crescita per le vendite di moda donna. Anche se il business online e il grey market, che ormai spesso viene effettuato tramite il web, aumentano i fatturati, la marginalità dei negozi in proporzione si riduce, a causa di investimenti e sconti obbligati, costringendo di fatto i commercianti a incrementare continuamente gli ordini per garantirsi redditività. Con la forte valenza internazionale del business, non stupisce che la maggior parte dei marchi best seller siano quelli amati più dalle straniere, che non dalle italiane, frenate nello shopping dai prezzi sempre più elevati. Perdere però di vista il mercato domestico è un errore da evitare - a onor del vero, alcuni negozianti riescono ancora ad avere buone soddisfazioni dalla clientela locale - non solo perché viene a mancare un contatto diretto con il consumatore, ma si è anche maggiormente esposti agli imprevedibili accadimenti inter-
nazionali. Se per esempio il governo cinese desse un’ulteriore stretta alla politica anti-corruzione e anti-lusso, cosa accadrebbe al parallelo (vedi articolo a pagina 55)? Infine i saldi, soprattutto invernali, restano il pomo della discordia: alcuni negozianti chiedono di posticiparli da inizio a fine gennaio, visto il caldo prolungato sempre più ricorrente fino a Natale, che penalizza la vendita dei capispalla. Altri, al contrario, vorrebbero liberalizzarli, dato il proliferare di sconti sottobanco anticipati, anche sul web, che rende di fatto anacronistico porre limiti. Questo in sintesi è quanto emerge dal sondaggio realizzato da Fashion con il contributo di 74 boutique multimarca di target elevato sparse in tutta Italia. QUALE FUTURO PER I MULTIMARCA? Dati alla mano, per quanto riguarda l’abbigliamento femminile oltre la metà del panel, il 52%, dichiara un sell out in aumento nell’autunno-inverno 2015-2016, il 41% conferma gli stessi risultati dello scorso anno e solo il 7% lamenta una flessione del turnover. Leggermente migliore
Dolce&Gabbana è il brand di abbigliamento donna più venduto dai multimarca italiani che hanno partecipato al sondaggio di Fashion
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IL SONDAGGIO
La parola ai negozi multibrand Come sono andate le vendite di ABBIGLIAMENtO FEMMINILE in questo autunno-inverno?
52%
Meglio
41%
Come lo scorso anno
7%
Quali sono i BRAND DONNA che avete venduto di più sul fronte abbigliamento?
Dolce&Gabbana Valentino Philipp Plein
1 2 3
Peggio Valentino
Quali le griffe best seller di ACCESSORI femminili? 1 2 3
Givenchy Valentino Fendi
Come sono andate le vendite di ACCESSORI femminili?
66%
Meglio
30%
Come lo scorso anno
4%
Peggio
Givenchy
Come si chiuderanno i SALDI INVERNALI di moda femminile?
49% 36% 15% 48
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Meglio dello scorso anno Come lo scorso anno
Qual è il marchio donna più venduto sul vostro sito INtERNEt e/o su Farfetch.com? 1 2 3 Saint Laurent
Peggio
Dolce&Gabbana Valentino Givenchy, Saint Laurent
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la performance degli accessori, che risulta in crescita per i due terzi degli interpellati (66%), costante per il 30% e in contrazione per il 4%. Nonostante Confcommercio abbia annunciato che il 2015, in Italia, sia stato il primo anno positivo per i consumi dal 2009, con la spesa di abbigliamento e calzature in incremento dell’1,4% (contro una media dell’1,6%), è prematuro cantare vittoria. Le prospettive per il dettaglio indipendente restano nel complesso critiche e si delinea sempre più all’interno di questo canale distributivo una spaccatura tra chi non solo sopravvive ma addirittura rilancia, e chi, invece, è destinato a soccombere. «Che sia indispensabile prendere provvedimenti è evidente, visto che dal 2008 a oggi in negozio si è perso il 50% del fatturato - dice un dettagliante, che preferisce mantenere
1. 10 Corso Como, Milano 2. Divo, Santa Maria a Monte (Pi) 3. Filippo Marchesani, Cupello (Ch) 4. Colognese 1882, Montebelluna (Tv) 5. Ratti, Pesaro 6. La Boutique di Adani, Modena
l’anonimato -. Nel 2015 le vendite “fisiche” sono diminuite tra il 5% e il 10%, mentre quelle online sono raddoppiate». A fronte di ciò, sarebbe comunque sbagliato pensare che i multimarca non abbiano più un futuro nella versione “brick&mortar”. Tra l’altro è già in atto un rallentamento delle aperture dei monomarca, che negli ultimi anni hanno sottratto fette di mercato ai punti vendita tradizionali. «L’espansione retail non sarà più nel futuro un driver significativo di crescita per i brand più affermati del lusso» ha confermato Luca Solca, managing director global luxury goods di Exane Bnp Paribas all’Altagamma Consumer and Retail Insight 2016, svoltosi di recente a Milano. Di conseguenza, il wholesale potrà tentare di recuperare alcune delle posizioni perse nei confronti delle aziende, anche alla
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luce di quanto detto, sempre al convegno Altagamma, da Antonio Achille, partner e managing director di Boston Consulting Group: «I consumatori, soprattutto i millennial, 2 miliardi e 300 mila persone, ricercano esperienza d’acquisto emozionanti, diversificate, alternative e sono ben disposti nei confronti dei multimarca, perché il loro ambiente intimorisce meno di quello dei monomarca». I MUST-HAVE PARLANO STRANIERO I commercianti devono pertanto individuare percorsi innovativi per restare appetibili agli occhi di una clientela sia online, sia offline, sempre più esigente, informata e attenta: in particolare le donne, tradizionalmente più allettate degli uomini dalle proposte fashion. Questo inverno, secon-
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ph. Andrea Artoni
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do gli intervistati, le consumatrici hanno premiato sul fronte abbigliamento innanzitutto Dolce&Gabbana. Brand che conquista il primo gradino del podio anche per il sell out effettuato dai commercianti attraverso i loro siti e/o sulla piattaforma Farfetch.com. Sempre nell’abbigliamento seguono, come best seller, Valentino (secondo anche negli accessori e sul web) e Philipp Plein. Mentre a livello di borse e calzature domina Givenchy (terzo nell’ecommerce al pari di Saint Laurent) e Fendi conquista la medaglia di bronzo. A eccezione di Dolce&Gabbana, che vanta un buon gradimento anche tra le clienti della Penisola, gli altri marchi segnalati, se non altro per i prezzi inaccessibili alla maggior parte delle italiane, devono il loro
successo alle straniere: sia che si tratti di e-commerce, B2B (l’ormai sdoganato parallelo) o di shopping delle turiste. In tema di must-have i dettaglianti segnalano tra le borse la “Drew” di Chloé, la “Falabella” di Stella McCartney, la “Sicily” di Dolce&Gabbana, la “Antigona” di Givenchy, la “Trapeze” di Céline e la bag con l’ancora di J.W. Anderson. Secondo Tiberio Pellegrinelli, buyer consultant per importanti multimarca italiani, «i pezzi più richiesti di Valentino sono stati quelli dei temi farfalle e camouflage, oltre alle scarpe “Rockstud”, mentre di Dolce&Gabbana è andata molto bene la stampa “rosa”». «Gettonatissimi - aggiunge Pellegrinelli - anche i mocassini con il pelo di Gucci, così come la “Sac de jour” di Saint Laurent. Ad alto gradimento pure il bomber lungo di Moschino e l’abito svasato in maglia-stoffa di Alexander McQueen, oltre al parka con interno in pelliccia di vari brand, che ha preso il posto del piumino ed è richiesto in versione più leggera anche questa primavera». L’alternativa è il cappotto che, già quest’inverno, ha raccolto consensi e dovrebbe restare un protagoni-
sta del guardaroba invernale anche in futuro. Sabina Zabberoni, di Julian Fashion a Milano Marittima (Ra), scommette per la prossima stagione fredda sul doppiopetto con bottoni oro di Balmain, che riprende l’iconica giacca del brand. PERSONALIZZARE L’E-COMMERCE A livello di strategie, i negozianti più avveduti investono sia sull’online, sia sul punto vendita. «Stiamo portando avanti, insieme alla presenza sul web, una politica di apertura di corner - dice Toni Tanfani, di Gisa Boutique ad Ancona e Chiaravalle (An) -. Dopo quelli di Gucci e Dior abbiamo inaugurato gli spazi di Balenciaga e Givenchy. In questo modo creiamo un rapporto più stretto con le aziende e, al
IL SONDAGGIO
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Come sarà il vostro budget per la moda femminile dell’autunnoinverno 2016-2017? 2
61%
Stazionario
31%
In aumento
8%
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In flessione 5
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1. Stefania Moda, Trapani 2. Lungolivigno Fashion, Livigno (So) 3. Giordano, Pompei (Na) 4. Coltorti Boutique, Ancona 5. Gisa Boutique (corner Balenciaga), Ancona
IL SONDAGGIO
Ringraziamo il nostro panel
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tempo stesso, diamo una valenza più forte al prodotto, non solo in termini di offerta, ma anche di immagine». Per andare incontro alle esigenze della clientela italiana, che mediamente non può più permettersi le costosissime prime linee, molti negozianti inseriscono sempre più nell’assortimento articoli più convenienti. «Si tratta di prodotti dal valore percepito alto, ma dal prezzo ragionevole, come quelli di Michael Kors, Marc Jacobs e Zanellato, che poi mischiamo con le proposte dei top brand» spiega un commerciante che chiede di non venir citato. Sul fronte dell’e-commerce, diversi multimarca presenti sulla piattaforma Farfetch stanno realizzando anche il loro sito, per assicurarsi un’ulteriore canale di sbocco e un’eventuale alternativa. Non a caso, la quasi totalità del panel che aumenterà i budget per la moda donna del prossimo inverno (oltre il 30% del totale) lo fa in funzione delle vendite online che, tra l’altro, implicano un modo diverso di fare ordini. «Si punta sui marchi maggiormente richiesti dal web, acquistando per ogni singolo articolo più in profondità, per evitare la rottura di stock» dice Gino Cuccuini, di Cuccuini a Livorno, Punta Ala, Forte dei Marmi e Massa. «Oltre al fatto che l’online - aggiunge Giordano Ollari di O’ a Parma e Reggio Emilia - grazie all’apertura internazionale permette di comperare anche i pezzi più fashion e cari che gli italiani non chiedono più». Con l’aumento dei siti di e-commerce nasce anche l’esigenza di differenziarsi. «Grazie al personal shopper online abbiamo iniziato a fidelizzare la clientela del web - racconta
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1. Righi 1919, Foligno (Pg) 2. Valtellini, Rovato (Bs) 3. Issima, Genova
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Claudio Betti di Spinnaker ad Alassio, Sanremo e Portofino -. Mettendo a frutto l’expertise dei nostri addetti alla vendita, che si trasformano in operatori di call center, garantiamo una personalizzazione del servizio, quasi come se la vendita avvenisse in negozio. Contiamo di riuscire ad avere anche le schede-cliente con tutte le misure: potremo così consegnare i capi con il fitting ad hoc e gli orli fatti». Infine la notizia di Burberry - seguita da quella di altri brand - di accorpare le sfilate uomo e donna e di presentare capi che saranno in vendita il giorno dopo lo show fa discutere i negozianti: buona parte è a favore, «perché spera che così facendo si tornino a stimolare le vendite più che sul web, in negozio». La scommessa maggiore, di fat■ to, è riconquistare la clientela locale.
Andrea Agnetti – AGNETTI – Villa Potenza (Mc); Andrea Stagi – ANDREA STAGI – Viareggio; Anna Tota – ANNA BOUTIQUE – Matera; Antonia Manaresi – ANTONIA BOUTIQUE – Riccione (Rn); Claudio Antonioli – ANTONIOLI – Milano; Tiziana Arteni – ARTENI/PROGETTO MODA – Tavagnacco (Ud); Tonino Asselta – ASSELTA – Bari e Andria (Ba); Bruna Casella – BERNARDELLI – Mantova; Rosi Biffi – BIFFI – Milano e Bergamo; Andrea Bonvicini– BONVICINI FASHION GALLERY AND STORES – Montecatini Terme (Pt); Lorenzo Selmin – BOUTIQUE CINZIA – Abano Terme (Pd); Giancarlo Stella – BOUTIQUE STELLA – Asiago (Vi); Raffaella Brancaleone – CLAN UPSTAIRS – Milano; Franco Carbone – CARBONE BOUTIQUE – San Giuseppe Vesuviano (Na); Paolo Colognese – COLOGNESE 1882 – Montebelluna (Tv); Marzio Torcianti – COLTORTI BOUTIQUES – Ancona, Jesi (An), Macerata, San Benedetto del Tronto (AP) e Pescara; Gianni Cortecci – CORTECCI – Siena; Gino Cuccuini – CUCCUINI – Livorno, Massa, Forte dei Marmi (Lu) e Punta Ala (Gr); Gaetano De Florio – DEFLORIO – Noicattaro (Ba); Mauro Sighinolfi – DELLA MARTIRA – Carpi, Sassuolo, Cesena e Mirandola; Mario Dell’Oglio – DELL’OGLIO – Palermo; Valentina Galbiati – 10 CORSO COMO – Milano; Marco Cateni – DIVO – Santa Maria a Monte (Pi) e Pontedera (Pi); Alberto Ferrante – ERALDO – Cheggia (Ve); Clarissa Risi – EXTREME – Ostiglia (Mn); Franco Fargetta – FARGETTA – Caltagirone (Ct); Giulio Felloni – FELLONI – Ferrara; Piero Marchesani – FILIPPO MARCHESANI – Cupello (Ch); Federica Farnetti – FRANCA LEONI – Forlì; Raffaele Galiano – GALIANO – Giugliano (Na); Giovanna Gaudenzi – GAUDENZI – Riccione e Cattolica; Gianni Peroni - G&B, NEGOZIO – Flero (Bs), Aosta, Courmayeur e Ponte di Legno; Emanuele Gemelli – GEMELLI – Milano; Giorgia Tropea – GIGI TROPEA – Catania; Federico Giglio – GIGLIO – Palermo; Anna Giordano – GIORDANO – Pompei (Na); Toni Tanfani – GISA BOUTIQUE – Ancona e Chiaravalle (An); Fausto Vanni – GUELFA – Santa Maria a Monte (Pi); Sabina Zabberoni – JULIAN FASHION – Milano Marittima (Ra); Tiberio Pellegrinelli – ISSIMA – Genova; Cesare Tadolini – L’INCONTRO – Modena; Iacopo Tonelli – L’INDE LE PALAIS – Bologna; Amos Adani – LA BOUTIQUE DI ADANI – Modena; Giorgia Apolloni– LA LUNA E LE STELLE – Carrè (Vi); Simona Pessina – LAURA PESSINA – Monza; Gianni Amati – LEAM – Roma; Franca Rodighero – LORIET – Camisano Vicentino (Vi); Silvana Mancini – LUCIANA BOUTIQUE – Bari; Luisa Severi – LUISA – Rimini; Bruna Roccato – LUNGOLIVIGNO FASHION – Livigno (So); Paolo Mantovani – MANTOVANI – San Giovanni Valdarno (Ar) e Castiglione della Pescaia (Gr); Mirko Moras – MORAS – Intiminiano (Co); Salvatore Nida – NIDA – Caserta; Giuseppe Nugnes - NUGNES 1920 – Trani (Bt); Giordano Ollari – O’ – Parma, Reggio Emilia e Salsomaggiore Terme (Pr); Battista Martilotti – PAPILLON – Corigliano Scalo; Pancrazio Parisi – PARISI – Taormina (Me); Nicola Raimondi – RAIMONDI DRESS – Ravenna; Matilde d’Ovidio Ratti - RATTI – Pesaro; Elisa Turchetti – RIGHI 1919 – Foligno (Pg), Perugia, Bastia Umbra, Spoleto; Rossella Zocche – ROSSELLA BOUTIQUE – Vicenza; Stefania e Teresa Cadore – ROUGE – Bassano del Grappa (Vi); Claudio Betti – SPINNAKER – Alassio (Sv), Sanremo (Im) e Portofino (Ge); Maria Teresa Vidotto – STILMODA – Lignano Sabbiadoro (Ud); Aldo Carpinteri – STEFANIA MODE – Trapani; Beppe Angiolini – SUGAR – Arezzo; Gianfranco Bray – SUIT – Lecce; Giuseppina Mutti – TARTARUGA – Sassuolo (Mo); Giampiero Molteni – TESSABIT – Como; Tiziana Fausti – TIZIANA FAUSTI – Bergamo; Valentino Cesareo – TONY BOUTIQUE – Magenta (Mi); Ernesto Tufano - TUFANO – Pompei (Na); Didi Corbetta – VALTELLINI – Rovato (Bs); Vinicio Ravagnani – VINICIO – Legnano (Mi)
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LE INCHIESTE DI FASHION
Il parallelo: più web e meno programmato Per praticità, ma anche per evitare rischi e controlli soprattutto nel mercato cinese, il parallelo segue sempre più la strada dell’online. A fronte di una forte crescita sul web, cala il B2B “programmato”, mentre il “pronto” si mantiene stabile. Alcuni però scommettono che le aziende metteranno definitivamente le mani su questo business di ELISABETTA CAMPANA
For convenience, but also to avoid risks and controls above all in the Chinese market, the grey exports are gaining ground on the web. The online growth is counterbalanced by drop of the “programmed” B2b, while “fast” is stable. Some people are betting that companies will definitively lay their hands on this business La “Drew bag” di Chloé
Ormai considerato un canale di vendita a tutti gli effetti, anche se nessuno lo vuole ammettere, il parallelo - o B2B, come è stato di recente sdoganato - si evolve e si trasforma in linea con dinamiche del mercato della moda. In quest’ultimo periodo sta aumentando la versione online, mentre diminuisce il “programmato” - il parallelo ordinato con la tempistica delle collezioni, con un acconto del 30% - e si mantiene stabile il “pronto”, l’acquisto in corso di stagione, meno rischioso, anche alla luce degli imprevedibili accadimenti internazionali. A livello di rotte, pur restando prioritario lo sbocco in Cina, a causa dei chiaroscuri della Repubblica Popolare divisa tra la lotta alla corruzione e al lusso da un lato e l’irrefrenabile desiderio di consumo dall’altro, si aprono percorsi alternativi, anche verso Paesi europei. Stiamo parlando delle vendite di prodotti di lusso, ma anche di linee premium e contemporary, effettuate da retailer - multimarca e department store - a retailer (anche in veste di intermediari, distributori e marketplace). Chi vende dispone di merce in surplus - avuta da brand e aziende più che consenzienti - e chi acquista lo fa per-
ché non è un rivenditore ufficiale e guadagna sul differenziale di prezzo. Di norma gli articoli vengono ceduti nel B2B programmato al prezzo di costo, più una quota in media del 10-15%: «Una cifra che tende sempre più al ribasso - racconta un negoziante, che non desidera essere citato -. Si è arrivati al punto che i parallelisti compratori mandano gli ordini a tre o quattro insegne con la proposta economica già definita, aspettando di vedere chi la accetta. Oppure fanno la richie-
Borse Chi sale Chloé Dolce&Gabbana Fendi Valentino
Chi scende Bottega Veneta Céline Givenchy Saint Laurent Fonte: stime di Fashion (15 gennaio- 15 febbario 2016)
sta a più insegne e, come nelle gare d’appalto, decidono per la risposta più vantaggiosa. Nel pronto e nell’online si calcola invece il prezzo retail, meno il 20%-30% nel primo caso e scontato il 15%-25% nel secondo. Il nostro Paese è particolarmente coinvolto nel parallelo, visto il ruolo ancora determinante giocato dal dettaglio indipendente, ma esistono pure molte insegne estere che lo praticano, compresi noti grandi magazzini. Fashion stima il business italiano, al netto del B2B svolto direttamente dalle aziende, superiore ai 2 miliardi di euro nel 2015 (secondo Altagamma i consumi di beni per la persona nel lusso sono arrivati a 253 miliardi di euro lo scorso anno). Nel il 2016 il B2B si dovrebbe mantenere sugli stessi valori, sempre che in Cina non venga dato un ulteriore giro di vita alla politica moralizzatrice. «Il parallelo è una pratica che esiste dalla notte dei tempi - dice un commerciante - e proprio perché segue i flussi più importanti del fashion, si adegua facilmente alle novità, cambiando modalità e anche approdi». «Viene realizzato anche all’interno dello stesso Paese - aggiunge l’intervistato -. Qui in Italia per esempio 23_02_2016
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LE INCHIESTE DI FASHION
alcuni negozianti del Nord vendono a quelli del Sud. Basta andare a Napoli per accorgersi che un noto brand di calzature si trova in almeno 20 negozi». Meno rischiosa la via del web Grazie alla crescita esponenziale dell’e-commerce, anche il B2B ha imboccato la strada del web, spesso più sicura - perché garantisce meno tracciabilità - dei percorsi tradizionali. Il mercato di riferimento anche in questo caso resta la Greater China. Per fare il punto sulla situazione viene in aiuto la ricerca “2015 China Luxury Market Trends” di Bain&Co, presentata meno di un mese fa a Shanghai. Lo studio analizza l’andamento del “daigou”, componente significativa del parallelo cinese. Questo termine letteralmente significa “acquistare per conto di” e descrive la consuetudine dei cinesi di comperare all’estero, a costi più convenienti, prodotti griffati e del lusso per parenti e amici, che nel tempo si è sviluppata e strutturata diventando a tutti gli effetti un mega business (di cui una parte importante è rappresentatat dal beauty). Secondo Bain&Co., nella Repubblica Popolare il luxury market nel 2015 ha perso il 2% contraendosi a 113 miliardi di renminbi, pari a 15,5 miliardi di euro. Si è ridotto di conseguenza anche il daigou che dai circa 55-75 miliardi di renminbi (7,5 – 10,3 miliardi di euro)del 2014 è sceso ai circa 34-50 miliardi di renminbi (4,6-6,8 miliardi di euro). I motivi sono riconducibili soprattutto a due provvedimenti presi dal Governo cinese: la forte riduzione dei visti per Hong Kong, che ha inferto un duro colpo al parallelo di frontiera e un inasprimento dei controlli su merce, persone e siti, per ridurre il grey market e ufficializzare i consumi. Al contempo sono però aumentati nella Repubblica Popolare gli acquisti sui siti “cross-border” e oltremare, che sono arrivati ad assorbire il 12% della spesa luxury dei cinesi. Bain&Co. indica tra i website di riferimento JD Worldwide, Tmail.uk, Kaola.com, Secoo.com, Amazon, Net-A-Porter, ShopBop e Harrods. In realtà esistono altre piattaforme, come Xiu.com e Shangpin.com, che veicolano la maggior parte del parallelo online: «Attraverso accordi segreti, questi marketplace possono accedere direttamente ai magazzini dei multimarca, che non necessitano nemmeno di avere l’e-commerce - spiega un altro dettagliante - e attingere alla merce quando un cliente la ordina. Tra l’altro, su questi siti “blind” (dove non appare il nome delle insegne, ndr) è possibile vendere tutti i brand, superando i vari divieti imposti dalle aziende». Anche i social network 56
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si prestano come veicolo del parallelo, primo fra tutti Wechat oppure Taobao, l’equivalente cinese di Ebay e Amazon. La versione online del parallelo sembra al momento meno difficilmente controllabile dalle autorità e, pertanto, più sicura: non a caso, gira voce che le banche cinesi abbiano bloccato i finanziamenti a chi effettua il parallelo in modo tradizionale, mentre investono in quello online. Cina, ma anche Usa ed Europa A livello di sbocchi, oltre alla Cina, sta tornando importante il B2B in Giappone, mentre frena in Corea, dove le grandi multinazionali pare stiano esercitando forti pressioni per ridimensionarlo. Malesi e indonesiani comperano più stock di fine stagione. Oltreoceano gli Stati Uniti sono un mercato importante per il “grey”, considerato anche più stabile e con maggiori garanzie di quello cinese. In Europa, l’Inghilterra è un ottimo referente, così come cresce il Nord Europa. In questi Paesi c’è però il rischio che si pestino i piedi ai retailer locali: «Se non smetterà di arrivare merce non autorizzata, sarò costretto a interrompere i rapporti con le aziende che forniscono i parallelisti» dichiara Luc Dheedene, titolare di Verso ad Anversa e della società di distribuzione FashionClub nel Benelux. D’altra parte, alcuni scommettono che proprio l’altra faccia della medaglia del B2B, ovvero i brand, tenderanno sempre più ad appropriarsi di questo business (già alcuni lo praticano direttamente) per recuperare la redditività persa su altri fron■ ti. Così si chiuderà il cerchio.
Givenchy
Il daigou market in contrazione nel 2016 Bain&Co. stima che quest’anno il business scenderà a 34-50 miliardi di renminbi 80B
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Fonte: Bain & Co. (ricerca sui consunatori del lusso nella mainland China) B= Renminbi Billion
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BUSINESS NEWS
Amen
Ironicamente eccentrica Color, prints and paillettes: these are the main ingredients that characterize Amen, a Jato Group brand. La donna che sceglie Amen ama il colore, le stampe e le paillettes: le piace essere ironicamente eccentrica, almeno in alcune occasioni. Sono questi gli ingredienti salienti che caratterizzano le collezioni del marchio, che nasce in seno a Jato Group, realtà italiana del tessile che ha fatto della ricerca e del métissage il proprio credo. Per capire il background di Amen, si pensi che il suo fondatore, Jacopo Tonelli, è il proprietario dei concept store bolognesi L’Inde la Palais e L’Inde Loft. Il gruppo produce anche ricami per le più prestigiose griffe internazionali. Una competenza che ha scelto di sfruttare in Amen Couture, la linea che per la seconda stagione affianca Amen, con abiti lunghi e body ispirati a un giardino notturno. Completa l’offerta A-Men, la proposta per lui. Amen e Amen Couture sono visionabili presso la showroom Amen di via Sirtori 32/A a Milano. (e.a.)
FAVE
Il guardaroba preferito è “soft fusion” An English word, “fave”, becomes the name of a new sophisticated womenswear collection, at its debut with autumn-winter 2016/2017. In inglese, il termine “fave” significa “preferito”. Ed è proprio questa la parola a connotare un marchio al debutto con l’autunno-inverno 2016/2017. Fave, frutto della sinergia tra Peter Spadaro e un altro socio con un’approfondita esperienza nella moda, è sinonimo di un’ottantina di modelli al femminile, sviluppati intorno ai concetti di qualità, ricerca e “soft fusion”, ossia morbidezza dei volumi, equilibrio delle ampiezze, alternanza di vestibilità mini e maxi, studiate sovrapposizioni. Approfondita la ricerca sui materiali, a metà fra tradizione e high tech. Il risultato è un guardaroba dove non esiste un solo capo “preferito” ma, per una ragione o per l’altra, lo sono tutti: le maglie infeltrite alla vista ma dolcissime al tatto, i pantaloni e le gonne in pelle stretch, lana, cashmere e flanelle, le camicie in classico popeline davanti e con strisce tricot applicate dietro, i cappotti con parti in pelliccia amovibile, le proposte in raffinate mischie di lana, viscosa e cashmere. I due car coat che rappresentano gli highlight della linea non pesano più di 400 grammi: il primo ha un esterno sottile, in pelliccia stampata, con interno in teli di maglia, mentre il secondo sceglie il felted cashmere come tessuto d’elezione. Fave viene presentata a Milano, presso la showroom Luxury Distribution in via della Spiga 15, al salone parigino Tranoï e nella showroom Meier-Rybinski di Düsseldorf. (a.b.) 58
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MILANO Via Morimondo 23 Tel. +39 02 81 62 46 MONACO Sankt-Veit-Straße 4 Tel. +49 89 43 60 60 DUSSELDORF Kaiserswerther Str. 183 Tel. +49 21 13 63 70 ZURIGO Grubenstraße 38 Tel. +41 44 22 12 309 bogner.com
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BUSINESS NEWS
Parronchi Cashmere
più al Passo con i tempi With 2016 Parronchi Cashmere introduces capsule collections to be delivered to stores earlier than the main collection. Parronchi, storico marchio del cashmere 100% made in Italy, imprime un decisivo cambio di passo alle tempistiche delle uscite delle sue proposte. Con il 2016 vengono introdotte delle capsule collection da consegnare ai negozi prima rispetto ai capi della main collection. «Con questa scelta vogliamo adeguarci ai tempi sempre più veloci e strutturati della moda, anche con un prodotto di qualità, sartoriale e “lungo” come il nostro», afferma Annalisa Parronchi. Si tratta di una sperimentazione che sta dando i primi frutti, considerato che dalla primavera-estate 2016 Parronchi Cashmere entra nelle boutique Eddy Monetti di Milano e Napoli, in un momento in cui secondo le sorelle Parronchi, alla guida dell’azienda, è piuttosto difficile affermarsi nel mercato domestico, dove il prezzo alto è associato quasi esclusivamente alla griffe e non al valore intrinseco del capo. Per questo negli ultimi anni la casa emiliana, fondata nel 1962, e con un know how approfondito nella lavorazione del cashmere, si è orientata soprattutto verso le esportazioni, che oggi rappresentano il 90% del fatturato, contro il 10% realizzato in Italia. L’Europa, con Francia, Belgio e Svizzera in pole position, è l’area di riferimento, ma grazie all’attenzione del department store Nordstrom, che recentemente ha fatto scouting di interessanti marchi del made in Italy, le vendite hanno preso anche la via degli Stati Uniti. (e.a.)
Bleemer
Gruppo Nyky
Solo per lei
OOF Jacket: professione “best seller”
Bleemer is the new brand of shoemaker Gabriele, known for D’Acquasparta brand, dedicated to the young and trendy women. Bleemer è il marchio con cui il calzaturificio Gabriele, noto per il brand D’Acquasparta, debutta nel segmento donna giovane e di tendenza. I modelli sono caratterizzati da una suola monoblocco in gomma alta, a effetto carrarmato, che infonde alla linea un tocco punk. Si va dai mocassini in pelle con fibbie e borchie total black o con dettagli in camoscio a contrasto a stivalletti in pelle scamosciata femminili e grintosi, da indossare dalla mattina alla sera. L’azienda intende costituire una rete commerciale dedicata e raggiungere un centinaio di negozi selezionati in Italia nella prima stagione di vendita, l’autunnoinverno 2016/2017, per poi affrontare l’estero. Il prodotto, made in Tuscany, arriva al pubblico con un prezzo che oscilla dai 150 ai 200 euro. Il rapporto qualità/prezzo è una priorità in questo momento di mercato. (e.a.)
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Nyky group launches the single-product collection OOF: a range of outerwear for her, him and the kid. In seno al gruppo trevigiano Nyky (quelli di Momonì e Attic and Barn) nasce la collezione monoprodotto OOF, destinata a far parlare di sé. Si tratta di una gamma di capispalla per lei, lui e il bambino double face e multicolor, pratici e glam al tempo stesso. Capi concepiti per diventare dei bast seller sul mercato, per la loro moderna funzionalità e la capacità di essere un sicuro passepartout per ogni look e momento della giornata. La distribuzione è curata direttamente da Nyky, sia a livello nazionale che europeo, tramite agenti distributori. Il gruppo, fondato nel 2008 da Alessandro e Michela Biasotto - attivo con i marchi di proprietà Momonì e Attic e Barn e nella distribuzione di brand francesi in Italia - ha chiuso il 2015 con un fatturato di 13 milioni di euro, in crescita del 30% sull’anno precedente, e punta al traguardo dei 16 milioni di euro nell’anno in corso. Alessandro e Michela Biasotto sono gli artefici anche dei concept store Momonì, presenti a Parigi, Milano, Bologna, Verona, Vicenza, Padova, Treviso e Firenze, in cui le collezioni della casa convivono, completandosi e coordinandosi con gli accessori di altre firme, altrettanto ricercati e non convenzionali. (e.a.)
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PROTAGONISTI
alberto masotti e fashion research italy
«la mia nuova sfida» Non basta aver contribuito a scrivere la storia della moda italiana: Alberto Masotti si rimette in gioco con una Fondazione no-profit nella sua città, Bologna. Creando un workshop permanente a forte tasso di innovazione di ALESSANDRA BIGOTTA
The former president of Gruppo La Perla, Alberto Masotti, launches in his city, Bologna, Fashion Research Italy: a non-profit Foundation conceived as a permanent workshop about creativity, technology and innovation.
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1. L’imprenditore bolognese Alberto Masotti 2 . Un disegno di Renzo Brandone: Fashion Research Italy ha acquistato oltre 20mila disegni appartenuti a questo converter, storico collaboratore di Etro 3 . Un rendering della sede di Fashion Research Italy, al centro di un’ambiziosa ristrutturazione
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o ha detto in più di un’intervista, Alberto Masotti: «Fashion Research Italy non è un’iniziativa concorrenziale nei confronti del triangolo Milano-Firenze-Roma, ma una lampadina accesa per offrire un servizio e formare i manager di domani». In realtà questa fondazione no profit è molto più di una “lampadina”: è il regalo di questo imprenditore, noto per aver fondato il gruppo La Perla di cui è stato per tanti anni presidente, alla sua città, Bologna, all’Emilia-Romagna e al made in Italy, mettendoci di suo 15 milioni di euro come investimento iniziale. Perché lo fa? E soprattutto, con quali modalità e finalità? Masotti lo spiega in questa intervista. Fashion Research Italy: un progetto importante e senza precedenti, soprattutto a Bologna. Come è nata questa iniziativa? Fashion Research Italy è il sogno della mia terza età (Masotti compirà 80 anni, portati benissimo, il 13 marzo, ndr): un progetto per valorizzare un territorio ricco di creatività ed eccellenze e, più in senso lato, a un settore che significa sviluppo, emancipazione femminile, occupazione ma che è borderline rispetto alla sicurezza di un tempo. Perché la concorrenza globale incalza e bisogna stare al passo, difendendo con ogni mezzo la nostra unicità. Con Fashion Research Italy voglio creare un polo permanente di formazione, conoscenza, aggregazione. La sede di Fashion Research Italy, la cui attività partirà dal 2017, sarà lo storico stabilimento La Perla in via del Fonditore 12: il simbolo di una produzione di alta qualità che torna in una nuova veste... Quando acquistammo negli anni Ottanta questa struttura, dove si trovava un’officina meccanica, ne facemmo un moderno impianto industriale, reinventandolo insie-
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me a Pier Luigi Cervellati. Realizzammo un edificio attuale, ma simbolo della continuità con il passato. Oggi, ancora con lo Studio Cervellati e Associati, abbiniamo al building preesistente uno spazio avveniristico di 7mila metri quadri, destinato a ospitare aule, spazi per eventi ed esposizioni e un archivio digitalizzato sulle aziende del bolognese e dell’Emilia-Romagna che hanno fatto e continuano a fare la storia della moda. Mi parli del Master di Alta Formazione che organizzerete in questa sede. Insieme a diversi dipartimenti dell’Università di Bologna Alma Mater (dal Campus di Rimini, alle sezioni Design e Architettura), abbiamo concepito un Master di un anno rivolto a 30 laureati, non necessariamente in moda ma anche in altre materie come la storia dell’arte, con un piano di studi ad ampio raggio: fashion, marketing, moderne tecniche di comunicazione, sociologia. In parallelo, svilupperemo corsi extra-master su argomenti come l’e-commerce, i social e l’e-mail marketing. L’obiettivo è lavorare approfonditamente sull’innovazione, un termine più che mai vitale per il made in Italy.
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Cosa intende dire? Di questi tempi, l’innovazione nelle nostre aziende non basta mai. La posta in gioco è conquistare un consumatore alla ricerca di prodotti non ripetitivi ed esperienze nuove. I problemi dei marchi italiani non si risolvono producendo dove i costi sono inferiori. Occorre, da parte degli imprenditori e delle autorità, una visione al passo con la “società 4.0”. Molto si sta già muovendo in questo senso, ma si può fare di più. Accennava all’archivio: di cosa si tratterà? Sarà una ricca fonte di informazione digitalizzata sulle imprese emiliano-romagnole, con cui narrare la nostra storia a studiosi, designer, uffici stile. In quest’ottica, la Fondazione ha già acquisito oltre 20mila disegni su carta e stoffa appartenuti al converter Renzo Brandone, storico collaboratore di Etro. Un excursus dagli anni ‘60 a oggi, dal valore inestimabile, che mi riporta a quando, ai tempi di La Perla, andavamo nelle aziende del comasco e ogni volta rimanevamo senza parole di fronte a veri capolavori ■ di creatività, ingegno e manualità.
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PROTAGONISTI
GRUPPO MANGANO
«A 30 anni i nostri sogni possono essere ancora piÙ grandi» Per avere successo ci vogliono un sogno, una visione. Per Antonio Mangano, a.d. del Gruppo Mangano, e per i suoi fratelli questo è un credo, non un modo di dire. L’azienda festeggia 30 anni in crescita ed è pronta a nuove sfide, dalla brand extension al balzo in avanti del fatturato: «Obiettivi possibili, se si è coerenti con se stessi» di Alessandra Bigotta
Ready-to-wear, accessories, shoes: at its 30th anniversary, Gruppo Mangano has reached ambitious goals worldwide with its collections. «All begins with a dream, a vision» Antonio Mangano, CEO, says. And anticipates: «In three years out sales will leap ahead and we are ready for a brand extension».
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l consumatore è il cuore di un capillare network wholesale tutto»: così esordisce Ane una serie di flagship sul tertonio Mangano, co-fondatore ritorio italiano: a Milano, in insieme al fratello Fabrizio e corso Como 9, Firenze, Desenattuale ceo del Gruppo Manzano, Milano Marittima, Forte gano, per il quale il 2016 è un dei Marmi e prossimamente anno speciale. Correva infatti il nel centro di Roma. Due le 1986 quando questa realtà attiva presenze negli outlet: al Frannel ready-to-wear, negli accesciacorta Outlet Village e al sori e nelle calzature muoveva Mantova Outlet di Bagnolo i primi passi in Lombardia. Si San Vito. All’estero, da segnacelebrano dunque 30 anni di atlare l’exploit della Cina, con tività, un traguardo importante, 12 monomarca già all’attivo, che Antonio Mangano preferigestiti tramite una joint vensce non ingabbiare nel linguagture. Ma come vede i prossigio asettico delle cifre. «Oggi mi 30 anni l’a.d. di Mangano? dice - il sistema business moda «All’insegna della coerenza è schiavo solo dei fatturati e risponde -. La sfida non è verso delle passerelle e si proietta in l’esterno ma verso l’interno di primis verso un obiettivo solo noi, dobbiamo superarci ogni economico, tralasciando la vera giorno». Le sfide si chiamano creatività». Lo stile del Gruppo ulteriore sviluppo dell’e-comMangano è diverso. Il ceo è ormerce, più servizi ai clienti goglioso di affermare che «la B2B e B2C, copertura della Lo stile Mangano in due modelli della collezione autunno-inverno 2016/2017: stessa follia, passione, allegria distribuzione a livello wholel’azienda punta a raddoppiare il giro d’affari nell’arco di tre anni ed entusiasmo che avevamo sale internazionale («Che già allora, oggi li sentiamo più di da ora stiamo incrementando, filosofia, la visione. Ma, grazie anche alla prima». E a chi gli chiede quale sia la “forcon ottimi risultati»), ulteriori flagship nelle capacità negoziale di un’altra sorella, Lia, mula Mangano”, attraverso la quale il marcapitali mondiali più interessanti. Inoltre, un’impostazione controcorrente si traduce chio presidia mercati vicini e lontani tra cui nuove collaborazioni con gruppi internain crescita. Nelle parole di Antonio Manil Libano, la Germania, gli Stati Uniti e il zionali della distribuzione e, non ultimo, lo gano, le riflessioni lasciano allora spazio a Medio ed Estremo Oriente, risponde che «è sviluppo di una strategia di brand extension. informazioni più tecniche: un fatturato di data dal fatto di essere noi stessi, amare la Con un obiettivo che per Antonio Mangano 17 milioni di euro nel 2015, una strategia bellezza, la femminilità, la donna. Una donè «una sicurezza: raddoppiare nell’arco dei omnichannel ben avviata che ha portato, na che non si cura è una donna che non ama prossimi tre anni il fatturato, portandolo alsempre l’anno scorso, a raggiungere vendise stessa, una donna a metà». Un’interlocumeno a 40 milioni di euro e crescendo non te nel canale e-commerce per 1,2 milioni di trice a cui Diana Mangano, sorella minore solo a livello quantitativo ma, in modo pareuro, una struttura distributiva di cui fanno di Antonio e direttore creativo, indirizza ticolare, qualitativo. Dalla nostra abbiamo parte due showroom (a Milano, in via de collezioni «sexy, femminili e contemporaun brand che rappresenta il vero stile italiaCastillia 24, e al Centergross di Bologna), nee», come lei stessa le descrive. Questa la no, nella sua più pura essenza creativa». ■
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BUSINESS NEWS
Bosideng/Giancarlo Tafuro
«Il nostro outerwear è sempre più URBANO» Oltre il nylon: porte aperte a ecopellicce, ecopelle, lane e mischie di materiali per i capispalla di Bosideng, che si caratterizzano per l’immagine fashion-informale e per l’appeal metropolitano DI Carla Mercurio
Bosideng exceeds the boundaries of a label linked to duvets, to head towards wider horizons. No more nylon only and doors opened to faux fur and faux leather, wool and mixtures of fabrics.
NUOVA SHOWROOM ANNARITA N
Sbarco nel quadrilatero
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1. Giancarlo Tafuro, marketing manager worldwide di Bosideng 2 . Una proposta di Bosideng per l’autunno-inverno 2016/2017
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na collezione di outerwear metropolitano: Bosideng supera i confini di etichetta legata ai piumini per proiettarsi verso orizzonti più vasti. Basta solo nylon e porte aperte a ecopellicce, ecopelle, lane e mischie di materiali per i capispalla del brand, che si caratterizzano per l’immagine fashioninformal. Un balzo verso una nuova era, alla quinta stagione dal varo del progetto: l’autunno-inverno 2016/2017. «Bosideng Italia è una costola del colosso cinese Bosideng International», racconta il marketing manager worldwide, Giancarlo Tafuro. «Un progetto - prosegue - che si caratterizza per il design italiano, la produzione in Cina e il respiro internazionale, con un forte accento sul binomio posizionamento alto-attenzione ai prezzi». La collezione invernale si attesta tra gli 89 e i 92 euro sell in per la donna e tra i 94 e i 97 euro
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sell in per l’uomo. «Una scelta precisa, che dà al negoziante la chance di un markup tra il 2.8 e il 3 - sottolinea Tafuro - in presenza di un prodotto che ha le carte in regola per affiancare i brand più noti, nei negozi al top in Italia e all’estero». Il manager ha chiuso il 2015 a quota 5 milioni e 800mila euro e ipotizza per il 2016 una crescita del 30% con la sola Italia, che oggi vale il 90% del giro di affari, con un network di 375 punti vendita. All’estero i capispalla di Bosideng sono già approdati in Spagna, Germania, Russia, Giappone. Un’espansione che avrà come logico esito l’apertura di negozi bandiera nelle principali città del mondo: «Nel 2017 inaugureremo una vetrina nel Quadrilatero e poi, a seguire, sarà la volta di Parigi, New York e Dubai, nelle vie del lusso più prestigiose». Obiettivi ambiziosi, che si accompagnano a strategie di comunicazione e marketing mirate e a un lavoro attento sul prodotto. Non più solo nylon, si diceva, ma un’offerta donna e uomo ampia e diversificata nei modelli e nei tessuti e, presto, anche nuove merceologie che renderanno più logico l’ap■ prodo nei monomarca.
The fall-winter 2016 ready-to-wear collection signs Annarita N arrival in Milan Quadrilatero, with a 200 square meter showroom. Dalla stagione fall-winter 2016 il prêt-àporter donna firmato Annarita N approda nel Quadrilatero milanese con una showroom di 200 metri quadri, al civico 21 di via Sant’Andrea. Un biglietto da visita importante per una realtà che guarda con attenzione ai mercati esteri, in particolare Medio Oriente, Far East, Russia ed Europa dell’Est. Con un fatturato di 12 milioni di euro nel 2015, il brand bolognese disegnato da Anna Rita Noviello cresce fuori dai confini nazionali. Milano rappresenta la vetrina ideale per le visioni globali della label, che da sempre punta a coniugare e le tradizioni del made in Italy e la qualità delle lavorazioni artigianali, con le più innovative logiche distributive e stilistiche. Una collezione distribuita in 700 punti vendita multibrand dislocati tra Italia ed estero. Il nuovo spazio si caratterizza per il concept minimalista, che accosta acciaio e vetro a pareti bianche e pavimento in resina grigia. (c.me.)
BUSINESS NEWS
WRANGLER
Gold Fairy
La grande scommessa è la performance
Il mistero dello scarabeo
Wrangler sfida il mass market con una collezione incentrata sulla tecnologia e l’innovazione. Evolve la donna, sotto il segno della ricerca DI Carla Mercurio
Wrangler challenges the mass market with a collection focused on technology and innovation. Women’s proposals make their way, in the sign or research.
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ggi i denim brand devono investire in tecnologia e innovazione, per vincere la competizione con i prodotti basici», racconta Ilaria Pasquinelli, nuova marketing manager Emea di Wrangler. 37 anni, vive e lavora in Belgio, dove hanno sede gli headquarters Emea del brand, in capo al gruppo Vf. Racconta di un marchio sempre più focalizzato sulle performance, in sintonia con il concept Born Ready. Una collezione rivolta a un target di consumatori over 35, alla ricerca di capi in denim (e non solo) in grado di rendergli sostenibili gli spostamenti da casa al lavoro e di garantirgli un giusto aplomb, anche nel dopo lavoro, in palestra, la sera o al weekend. Prestazioni suffragate da una segmentazione in più proposte. C’è la serie Active Ready, con i jogging jeans che assicurano comfort e facilità di movimento. Un tema in cui rientrano anche i denim in mischia con Coolmax, fibra rinfrescante che si asciuga in fretta anche quando la temperatura sale o la prestazione sportiva si fa più impegnativa. Ci sono la linea Rain Ready, che protegge dalla pioggia grazie a speciali spalmature e la Cold Ready, con Thermolite, che crea uno strato isolante tra la pelle e il denim, in grado di mantenere costante la temperatura corporea. Anche la donna, che a oggi rappresenta il 20% circa del giro di affari, si fa strada sotto il segno della ricerca e dell’immagine. Lei, meno esigente in fatto di performance, può scegliere tra le proposte della serie Active Ready, ma anche tra i capi più femminili del tema Shape Ready, a base di Lycra Beauty, l’ingrediente che permette un perfetto ritorno di forma dei capi. Novità assoluta, per il prossimo inverno, il pacchetto Body Bespoke: due modelli di pantalone a vita alta, frutto di un nuovo modo di disegnare
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The encounter between a gold bug and a fairy gives rise to Gold Fairy, a womenswear collection dedicated to modern and dynamic women. Il nome Gold Fairy nasce dall’unione tra “gold bug”, lo scarabeo simbolo di fortuna, rinascita e costante rinnovamento e “fairy”, cioè fata, la creatura dotata di ali (come l’insetto), ma evocatrice di femminilità. Dietro questo nuovo marchio c’è una startup al debutto con la stagione autunno-inverno 2016/2017, di cui si sa solo che è composta da tre professionisti italiani, uno stilista, un uomo prodotto e un commerciale, con alle spalle un’azienda straniera. La rete vendita è in fase di costituzione: i Paesi a cui si guarda sono principalmente la Germania, la Francia, il Belgio e la Spagna. La collezione donna si divide in tre macro-temi: Blue Chic è la parte legata al mondo del denim e alle sfumature del blu e dell’indaco; Shining Colours, perfetta per il giorno, si sviluppa in cammello, bordeaux e verde militare; Sparkle Night, dedicata alla sera, si accende grazie alle gradazioni dell’argento e del nero, con tocchi di oro ramato. (e.a.)
Una proposta donna di Wrangler per la primaveraestate 2016
il jeans, nato da uno studio accurato delle proporzioni di tasche e cuciture, taglia per taglia. Garanzia di una vestibilità impeccabile. Una collezione vasta (oltre 700 articoli), in cui giocano un ruolo determinante anche i capispalla, pronta per entrare in contenitori retail dedicati. «Oggi sono circa dieci i monomarca in partnership nell’area Emea - spiega Pasquinelli -. L’obiettivo è pianificare nuove aperture con i partner giusti». «Tra i focus di Wrangler in questo momento - racconta - c’è l’Italia, mercato in progress, dove ad aprile lancia■ mo la nuova campagna».
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business NEWS
BEATRICE B
tra business e charity L’azienda veneta capitanata da Morena Bragagnolo e Paolo Mason spinge l’acceleratore sulla distribuzione con l’avvio di una showroom a Milano e il varo di nuovi progetti retail. E intanto arruola Filippa Lagerbäck per promuovere un’asta benefica a favore delle donne africane di ANGELA TOVAZZI
A new showroom in Milan to boost sales abroad and some new retail projects: the Padua-based company Plissé, owner of Beatrice B and Sfizio brands, is going through another phase of growth. Without neglecting philanthropy.
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Un’immagine della campagna pubblicitaria Beatrice B per la primaveraestate 2016
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orena Bragagnolo e Paolo Mason, titolari di Plissé, azienda di Piombino Dese (Padova) a capo dei marchi di womenswear Beatrice B e Sfizio, sono soddisfatti: negli ultimi anni il business ha continuato a segnare crescite a doppia cifra (+15% nel 2015, per 17 milioni di giro d’affari) e all’orizzonte ci sono importanti progetti, che aprono le porte a una seconda fase di espansione distributiva. Uno di questi è stato varato a gennaio con la prima showroom a Milano, in viale Bianca Maria 45/a, firmata dall’architetto Vinicio Prior: un’agorà commerciale che consentirà di potenziare il link con i mercati esteri, che attualmente incidono sul fatturato per circa il 50%. Accanto a Russia, Cina, Giappone, Spagna e Germania, tra i Paesi di riferimento per i brand di casa Plissè ci sono anche gli Usa, presidiati attraverso una rete di 200 punti vendita wholesale, con oltre 22mila pezzi venduti lo scorso anno. «Nel 2013 - racconta il direttore commerciale Giovanni Padoan abbiamo aperto una filiale a Los Angeles e il trade e le consumatrici hanno accolto bene le collezioni, tanto che per il 2016 l’incremento degli ordini è stato del 25%». Prossimo step, la distribuzione nei department store. Lo sviluppo internazionale non penalizza però l’Italia, in cui gli house brand sono presenti con oltre 800 multimarca e una decina di monobrand e dove, come evidenzia Morena Bragagnolo, «il pubblico è molto ricettivo ai nostri prodotti totalmente made in Italy, realizzati tra Padova, Treviso e Venezia»: per la primavera-estate 2016 gli ordini sono cresciuti del 25% e l’azienda sta pensando di aprire i primi flagship store, partendo proprio da Milano. Nel frattempo l’azienda padovana non perde di vista l’impegno filantropico: dal 24 aprile all’8 maggio su charitystars.com sarà attiva l’asta di solidarietà per 500 T-shirt firmate con Filippa Lagerbäck, ambasciatrice di CBM Italia Onlus: il ricavato ■ delle vendite servirà a ridare la vista a 300 donne africane.
Daniela DALLAVALLE
alla conquista di Milano: dopo la showroom, presto il primo flagship The company opens a new showroom in the Milan’s design district and plans to open soon its first flagship store. Daniela Dallavalle continua a correre. A circa un anno di distanza dall’inaugurazione della “Baracca sul mare”, l’avveniristica sede di Carpi, la designer-imprenditrice parte alla conquista di Milano. Lo scorso gennaio è stato svelato agli addetti ai lavori il nuovo avamposto milanese dell’azienda, uno spazio di 500 metri quadri in via Tortona 9 (nella foto), nel design district della città: non una mera showroom, ma «un laboratorio in cui sartoria, design e arte interagiscono - spiega Daniela Dallavalle - e aperto a incontri non solo commerciali ma anche culturali e artistici». Lo stesso concept d’offerta, con le collezioni di abbigliamento e accessori Elisa Cavaletti e Riccardo Cavaletti e quelle per la casa Arte Pura e Dress Your Space, sarà protagonista anche del prossimo progetto distributivo targato Daniela Dallavalle: il debutto nel retail, con il primo flagship store che aprirà i battenti proprio a Milano nel 2017. Ancora top secret la location. (a.t.)
MANGANO
MILANO / FIRENZE / DESENZANO / FORTE DEI MARMI / MILANO MARITTIMA / MANGANO.COM
BUYERS’ OPINION
Ancora anni Settanta, ma personalizzati Tendenze e must-have del womenswear raccontate attraverso le testimonianze di quattro top buyer internazionali: se da un lato la donna ricerca sempre più un look individuale, dall’altro si fa di nuovo sedurre dagli anni Settanta di ELISABETTA CAMPANA
1 KEN DOWNING
Neiman Marcus Dallas
NATALIE KINGHAM
Matchesfashion.com
Quali i best seller e i trend vincenti del womenswear nell’inverno 2015/2016?
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(ha collaborato TextilWirtschaft)
Quali gli stilisti e i brand più appetibili nell’universo donna?
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Ci sono brand emergenti da segnalare? Perché pensate abbiano un potenziale?
Nel complesso le clienti hanno amato di più i pezzi particolari e superlativi, in grado di suscitare emozioni. In primo piano il temi ripresi dal folk con ricami, preziosità e decorazioni. Bene i toni del rosso intenso e dell’autunno, così come il winter white è stato il neutro vincente. Frange e rifiniture artigianali hanno prevalso in borse e calzature.
Tra i brand più apprezzati dalla clientela femminile di Neiman Marcus nell’autunno-inverno 2015/2016 spiccano Valentino, Gucci, Givenchy, Brunello Cucinelli, Chanel, Stella McCartney, Saint Laurent e Proenza Schouler.
Non un marchio emergente, ma un nuovo nome per un brand blasonato: Alessandro Michele ha rivoluzionato Gucci e l’intera industria della moda da un giorno all’altro. È un momento molto emozionante per questa maison italiana.
Sono piaciuti molto gli abiti e i caftani della stilista ucraina Vita Kin, all’insegna di unicità, qualità, artigianalità e che possono essere indossati tutto l’anno. Consensi anche per le trainer di Golden Goose, in particolare le sneaker tempestate di cristalli, frutto della nostra collaborazione con l’azienda.
La nostra clientela, decisamente esperta di moda, opta per un mix di brand affermati come Chloé, Gucci, Dolce&Gabbana, Fendi e nomi più emergenti, tipo Vetements, Vita Kin e Walid.
Citerei designer come Mafalda Von Hessen, Eric Wright, Grace Wales Bonner e le collezioni Blaze, Brock e Racil. Sul fronte accessori sono new entry le linee di calzature Sanyai (con tecniche di lavorazione ottomane) e Brothers Vellies (realizzate da artigiani africani), oltre alla collezione di knitwear e articoli per la casa Tabula Rasa.
Tra la proposte vincenti della stagione fredda, le felpe con cappuccio oversize e i jeans di Vetements, i cappotti lunghi di Proenza Schouler, Protagonist, Pallade e Joseph, oltre alla maglieria di The Row.
Tra i brand e gli stilisti più appetibili nel panorma donna vi sono The Row, Vetements e Mansur Gavriel.
Protagonist, Marques Almeida e Vetements sono brand giovani di sicuro interesse.
Bestseller di moda donna nella stagione invernale sono stati le mantelle, i cappelli e gli anfibi.
Siamo in attesa della “carambola” di nomine degli stilisti nei vari brand, che sta mettendo un po’ tutto in discussione. Diverse le collezioni di transizione, per le quali non si può che sospendere il giudizio. Nel frattempo i marchi consolidati sono sempre gli stessi.
Tra i giovani, un nome da tenere senza dubbio d’occhio è J.W. Anderson.
Londra
Alex Eagle
The Store Berlino
Tiziana Fausti
Tiziana Fausti Bergamo 72
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The quotes of four top buyers from the United States (Neiman Marcus), London (Matchesfashion.com), Berlin (The Store) and Italy (Tiziana Fausti) highlight trends and must-haves of women’s wear, on the eve of Milano Moda Donna: modern women are looking for an individual wardrobe, but they continue to love fashion proposals that get inspiration from the hottest, strong and romantic Seventies.
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State pianificando cambiamenti strategici nell’assortimento donna?
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Quali gli accessori donna che stanno performando meglio?
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Quali i trend vincenti della moda donna per il prossimo inverno?
Il nostro obiettivo è «compra ora, indossa ora». La cliente acquista sempre più a ridosso del momento di utilizzo dei capi. Cresce anche l’importanza dei tessuti dal “transitional weight”, ovvero dal peso adattabile alle varie stagioni. I cambiamenti climatici stanno modificando il modo con cui la gente risponde alla moda nei negozi.
Premesso che in generale la donna vuole sempre più ciò che riesce a possedere per prima, adesso vanno le calzature con ornamenti particolari e che creano emozioni. Sono senza dubbio i dettagli a definire il look di scarpe preferito del momento.
È l’individualità a contraddistinguere le donne moderne e il loro guardaroba. Il pizzo in versione eccentrica romantica, eclettica, per il giorno e la notte continuerà a essere importante, così come i tessuti transstagionali.
Puntiamo sempre su un’interessante offerta di brand affermati e nomi nuovi. Abbiamo scommesso molto su Gucci e siamo curiosi di vedere gli sviluppi futuri. Investiamo sulle collezioni resort e per le vacanze, anche con collaborazioni esclusive con brand come con Joseph Altuzarra, Fendi ed Emilia Wickstead. Siamo anche felici di lavorare con Simone Rocha.
Vanno molto bene le calzature di Joshua Sanders e Golden Goose, frutto di collaborazioni esclusive. In generale le scarpe con il tacco basso sono più richieste di quelle con il tacco alto. Le borse di Chloé continuano a essere best seller. Alto gradimento anche per le small bag di brand come Gucci, Saint Laurent, Mansur Gavriel e Fendi.
Il mood Bohemian sembra indirizzarsi verso lo stile Biba degli anni Settanta. Il denim si ripropone, anche in version tailored. Un micro trend sarà il “love cats” di Gucci e Stella McCartney.
Abbiamo inserito brand come Loewe, Vita Kin, Maryam Nassir Zadeh, Comme des Garçons e Harris Wharf London. E per la prossima stagione anche marchi di gioielli: per esempio, Sophie Buhai e Sophie Bille Brahe.
Gli stivali di Ann Demeulemeester, le “tote” bag e le “bucket” bag di Mansur Gavriel e i gioielli di Le Gramme.
Siamo sempre alla ricerca di marchi che non seguono i trend, ma che si concentrano su tessuti di qualità, fitting e durata nel tempo.
Siamo sempre più orientati verso un mix&match di proposte: da un lato i brand consolidati che ospitiamo in spazi dedicati e personalizzati, dall’altro i marchi nuovi, risultato della nostra costante attività di ricerca. Il supporto dell’e-commerce consente di osare, rivolgendosi ad un pubblico molto più ampio e variegato.
Segnalerei tra i nomi meno scontati, le calzature particolari di Aquazzura e quelle “ironiche” di Sophia Webster. Sul fronte borse, le creazioni sempre interessanti di Paula Cademartori e la nuova proposta di Giancarlo Petriglia.
Gli anni Settanta e tutto ciò che è legato a quel periodo: dalle fantasie agli abiti e alle gonne lunghe, da portare con gli anfibi. Il velluto andrà sia per le calzature, sia per l’abbigliamento. Anche il tweed sarà protagonista.
GUCCI
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FALL-WINTER 2016/17
Le collezioni del prossimo autunno-inverno sono dedicate a infaticabili business women che non soffrono jet lag, in nome di una moda che sceglie la funzionalità, ma non rinuncia all’eleganza, nella ricerca di una versione dello sportswear deluxe. DI ALBERTO CORRADO
MARYLING
La nuova collezione punta sull’accurata lavorazione dei tessuti, dove si esaltano la sensualità degli abiti e la vestibilità ampia e morbida per donne indipendenti e cosmopolite. Tra i capi più importanti delle linee autunnali ci sono senz’altro long-dress, realizzati in seta di colore nero o fantasia multicolore resi femminili grazie ad un laccio in vita che crea un gioco di sovrapposizioni.
CHRISTIAN PELLIZZARI
FRACOMINA
L’ispirazione Swinging London è animata da una vena romantica dal gusto rètro, con protagoniste sovrapposizioni di crêpe elasticizzato, fantasie caleidoscopiche, puntando sulla classica combinazione di tinte sgargianti o su pennellate di blu indigo o color zaffiro; davvero chic i modelli che richiamano nel taglio gli anni ’60, ospitando anche capi in pelliccia eco-chic.
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Una collezione femminile ispirata, nei modelli e nei tessuti allo stile militare con accenni barocchi. A ispirare il designer veneto, la grande tradizione del barocco italiano e l’orientalismo dei collezionisti del Novecento, filtrati attraverso l’occhio contemporaneo dello sportswear. Anche i colori guardano alla tradizione artistico-aristocratica italiana, ma il nero e il grigio sono spezzati dal verde acido e dal bordeaux con valore aggiunto dei materiali couture e dei ricami.
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CIVIDINI
Il dettaglio è l’elemento con cui il marchio, virtuoso della maglieria, ha deciso di caratterizzare la collezione autunno inverno 2016-2017. Particolare è il imperfetto, che ricorre in molti capi, permettendo alla maison di dare minimal imperfetto una dimostrazione di eclettismo costruttivo e di perizia esecutiva. Il taglio maschile del cappotto, cappotto con inserimento di motivi circolari che s’intravedono appena, crea uno stile esclusivo e unico.
GENNY
PARAKIAN PARIS
Il marchio ready-to wear sotto la direzione creativa di Sergio Ciucci per l’autunno – inverno 2016/2017 evoca atmosfere espressioniste, con evidenti richiami ai movimenti del design che vanno dalla Secessione Viennese al gruppo Memphis. Come un dipinto, ogni abito è pensato per vestire una personalità forte ed esprimere la sua vitalità, rivelando le emozioni della donna che lo indossa e la sua unicità.
Sara Cavazza trae ispirazione dalle grafiche e dai simboli iconici dello stile rètro per scrivere i codici estetici della collezione Genny, che parla di un’eleganza esuberante e si tinge di note femminili e delicate. I capispalla avvolgono il corpo, definendo una silhouette precisa e quasi severa. Il cappotto, must have della stagione, diventa ampio, avvolgente e pronto a svelare outfit sensuali e mise più fluide.
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CAHIER D ’A R T I S T E s
Ogni abito è una grande tela, sulla quale si infrangono i colori vivaci di stampe con evidenti richiami ai grandi maestri della pittura. Pensati per vestire una donna di carattere. Each dress is a large canvas, on which the vivid colors of prints collide, with clear allusions to the great masters of painting. Designed to dress a strong personality.
STELLA JEAN
M MISSONI
Maglia con motivi “ndebele” in nuance vivaci su fondo nero
MOMONÌ
Fantasie nature-oriented per l’abito fluido stretto in vita
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TIM COPPENS
Stampe vivaci disegnano senza soluzione di continuità abbigliamento e accessori
FERRANTE
Lavorazioni artigianali, dagli effetti geometrici, per le giacche-cardigan decorate da grandi bottoni
Motivi grafici giocati in tre colori per l’insieme dalle linee minimal
SONIA RYKIEL
Un gioco di impronte per i pantaloni ton sur ton portati sulla giacca doppiopetto con bottoni a contrasto
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PREVIEW FALL-WINTER 2016/2017
MUST HAVE IT! LINEE ACCATTIVANTI E FASHION ORIENTED, TESSUTI HIGH-QUALITY, UNA PALETTE CROMATICA ELEGANTE E TUTTO CIÒ CHE SERVE PER PORTARE CON SÉ IL PROPRIO MONDO. DI ALBERTO CORRADO (HA COLLABORATO ANGELA TOVAZZI)
Captivating, fashion-oriented designs, quality fabrics, a stylish color palette and all you need to bring your own world wherever you go.
GIVENCHY
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POMANDĂˆRE
Stampe fiorite si posano su una silhouette dagli echi zen
PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI
Mix di pesi diversi per il look romantico rĂŠtro venato di influssi Seventies
UEL CAMILO
Onde astratte animano gli eleganti pantaloni palazzo, abbinati a un pull sporty
STELLA MCCARTNEY
Stampe funny per il grande foulard che si posa sul cappottosahariana con maniche in lana
GENNY
Gioca su volumi ampi, il movimento del tessuto plissettato e stampe all over la tuta portata con il prezioso giubbino
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VERONICA BETTINI
Echi degli anni Ruggenti nell’ensemble essenziale e dai riflessi luminescenti
BLUMARINE
Fiori delicati scivolano come pennellate sul cappotto dai tessuti maschili, portato con rigorose culotte
CARACTÈRE
Il collo rigato spicca come unica nota di colore sul look sagomato con cropped pant
AT.P.CO
Diverse nuance di grigio per il cappotto-trench dalla linea morbida e sinuosa
ANNARITA N
Sceglie di abbinare calde nuance e un tailoring maschile il lungo cappotto in tartan
FA S H I O N D U A L I T Y s
Il guardaroba borghese anni Ottanta, tra realtà e finzione. Ripensato nei colori, le silhouette e gli accostamenti, per una donna ironica e dinamica. The bourgeois ‘80s wardrobe, between reality and fiction. The colors, shapes and combinations are redesigned for an ironic and utterly modern woman.
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NENAH Dal marchio che con tre taglie veste tutte le silhouette, una nuova interpretazione del classico tubino
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VERY ORIGINAL GIRL s
Un mix di eleganza e sportività per una donna impegnata nella vita, nel lavoro e nell’amore. Colori e linee rievocano il passato, ma con un twist contemporaneo. A mix of elegance and sportiness for a busy woman in life, work and love. Colors and lines recall the past, but restyled in a modern way.
TOMMY HILFIGER
Piccoli pezzi tra preppy, marina e sporty style
ROSSO 35
Design pulito e raffinato per il look in diverse sfumature di grigio
SILVIAN HEACH
Ecopelliccia dall’esprit bohémien
SIVIGLIA
Un unico tessuto, il denim, in due tonalità per il completo dal fit asciutto
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CIVIDINI
Due look che sintetizzano i tre concetti estetici della nuova collezione: minimal imperfetto, sporty e chic
ROSSELLA JARDINI
Atmosfere rétro e spirito gamine nel completo con bottoni di matrice navy
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ROCK AT T I T U D E s
La banalità è bandita. Ogni abito va interpretato come se si mettesse in scena una storia piena di fascino e mistero. Banality is banned. Each dress is interpreted as though a story is being staged, full of charm and mystery.
BLAUER
Un gioco di frange movimenta il piccolo giubbino, portato sul cinque tasche skinny
CHIARA BONI LA PETITE ROBE
Tubino attillato in ecopelle con seducente oblò sulla scollatura
CABAN ROMANTIC
Frange à go-go e piccoli decori per la giacca couture 84
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PEPE JEANS LONDON
Volumi minimi scolpiscono l’insieme in denim stretch e délavé
ALTER EGO
Giubbotto in pelle con applicazioni laminate sulle maniche e zip a contrasto
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SIMONETTA RAVIZZA
Modello a vestaglia per la lussuosa pelliccia con cintura a contrasto
BPD
Il piumino scommette sul colore bianco e su interni pratici e funzionali
PARAKIAN PARIS
Patchwork di tessuti in salsa noir per l’insieme boho-chic
INGIE PARIS
Segue le linee del corpo il lungo cappotto scampanato
KATIA G.
Coat dai tessuti maschili su pull dai motivi geometrici
GIAMBATTISTA VALLI Uno ziz zag colorato irrompe nell’insieme black&white
WINTER SYMPHONY s
La magia dell’inverno si declina come in uno spartito in trame di punti. Volumi cocoon per cappotti, abiti e pellicce dalle linee geometriche. The magic of winter is expressed through stitches woven together like notes in a symphony, with cocoon volumes for linear coats, dresses and furs. PER TE BY KRIZIA
Fondo asimmetrico e abbottonatura nascosta per il cappotto in jacquard dall’effetto tessuto 86
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THE OTHER SIDE OF ACCESSORY UN INVITO A GUARDARE L’ACCESSORIO COME CONTESTO DI STILE E INGRANAGGIO DI UNA CATENA D’IMMAGINI CHE PORTANO A UNA PERSONALITA’, UN MODO DI ESSERE. DI ALBERTO CORRADO
An invitation to see the accessory as a stylistic backdrop and cog in a chain of images that lead to a personality, a way of life. GEOX
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WA R M LY
WO N D E R FU L TWIN-SET
Torna protagonista all over la comoditĂ . Outfit dalle line morbide modellano le silhouette per scongiurare gli attacchi del freddo.
JUSTO
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All over comfort returns to its starring role. Outfits with soft lines shape the silhouettes to defeat colds.
EDDYG
SHY BY ARVID YUK
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GIO CELLINI
ORCIANI
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IN THE MO OD
OF KING SUN
PAULA CADEMARTORI
Ostentare il lusso è questione di stimoli e di epoche. La stravaganza invade la stagione, regalando un look da moschettieri che stempera nell’allure militaresca.
BALDININI
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Flaunting luxury is a question of stimulation and eras. Extravagance invades the season, offering a musketeer look that dissolves in military allure.
ARNAA
GIOVANNI FABIANI
APEPAZZA
LE BABE 23_02_2016
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A B S O LU T E
E L E GA N C E
PEDRO GARCIA
SERAPIAN
L’ossessione per la discrezione investe la moda, ripiegandosi in sfumature diverse secondo lo stile e l’abbinamento. Cresce il grado di seduzione dell’accessorio, decretando la donna come diva contemporanea.
PRETTYBALERINAS
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LUVE
LE SILLA
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Obsession with discretion collides with fashion, retreating into different shades according to styles and combinations. The accessory’s degree of seduction increases, proclaiming woman as a contemporary diva.
BRIAN ATWOOD
OSCAR TIYE
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R E A DY F O R
ADVENT URE
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PLINIO VISONÀ BLAUER SHOES
Il nuovo Bruce Chatawin abbandona lo stile essenziale per mitigare l’appeal urban chic quotidiano. MARIO BRUNI
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The new Bruce Chatwin abandons essential style for the urban appeal of everyday chic. LIU JO
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T H G I L Y H P O TR CAMEL
SEBASTIAN
STONEFLY
POKEMAOKE.
Ieri era il colore-icona di signora per bene. Oggi è la tonalità passe-partout al di là delle mode. Un grande classico da rivisitare ogni volta in modo diverso. s
Yesterday was the color-icon of the respectable woman. Today is the passe-partout tone that goes beyond fashion. A great classic that can be revisited in a different way every ti RIPANI
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TRICOT CHIC for
Tempo di upgrading per Tricot Chic UN PRODOTTO ANCORA PIÙ PREZIOSO, UNA NUOVA RETE VENDITA IN ITALIA E L’AGGIORNAMENTO DI QUELLA ESTERA: LA SPECIALISTA DELLA MAGLIERIA DI PADERNO D’ADDA INIZIA UN ALTRO CAPITOLO DEL SUO PERCORSO ULTRA-QUARANTENNALE DI CRESCITA Tricot Chic pensa in grande e con la stagione autunno inverno 2016/17 presenta una collezione di womenswear da sogno, in materie prime nobili, sapiente mix di artigianalità e originalità, ma anche di cura per i dettagli e attenzione al comfort. Con questo progetto di alta gamma inizia un nuovo capitolo della sua evoluzione, incentrato sul riposizionamento del brand e lo sviluppo di una nuova rete vendita in Italia, oltre all’aggiornamento di quella internazionale, con focus su mercarti come il Nord Europa, la Russia, il Giappone e gli Stati Uniti. La nuova linea per la prossima stagione fredda - sotto i riflettori nelle showroom di Milano e Parigi sceglie mischie di filati naturali con materiali tecnici, declinati
secondo quattro temi. Si va dalle lavorazioni a trecce, tridimensionali e dall’effetto “cocooning”, ai paesaggi naturali del grande Nord, che dettano i colori della natura e ispirano nuovi giochi di volumi. Ma spiccano anche il mood lingerie, che evoca la haute couture con pizzi e seta plissé, e il dandy style: tutto un mondo al maschile fatto di motivi a rombi e scozzesi, filati minimal e pellicce di alpaca. Debutta anche una limited edition d’impatto, TCexence, di capi in materiali preziosi, dove la maglia si intreccia alla pelliccia in tinte fluo e i decori si ispirano alla Street Art. Le proposte Tricot Chic saranno presenti al Mipap (dal 27 al 29 febbraio) e a Paris sur Mode (dal 4 al 7 marzo).
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N E W I C E AG E
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A qualunque latitudine dove l’inverno si faccia sentire, gli inserti di pelle e pelliccia sono la nuova declinazione dello stile wild & rough. s
At any latitude where winter makes itself felt, leather and fur inserts are the new variation of wild and rough style.
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DARK
R E B E L L E AT H E R
ALAIN TONDOWSKI
Rock e pelle sembrano avere un destino comune, un filo di unione e complicità che li lega intimamente. Filo che gli stilisti di oggi riprendono, alla ricerca di uno stile forte e grintoso. s
LA MARTINA
Rock and leather share a common destiny, a unifying thread of complicity that binds them intimately together. Today’s designers return to this thread in their pursuit of a strong, bold style.
CAFE’ NOIR
GIANNI MARRA
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GOLD FAIRY for
GOLDEN CHIC Il denim è protagonista in tutte le sue declinazioni. Non solo pantaloni ma anche gonne, abiti, camicie e top in pesi e lavaggi diversi, affiancati a capi basic, sempre curati nel dettaglio
SPARKLE NIGHT Sofisticata ed elegante, la sera è al tempo stesso grintosa e d’impatto. Decorazioni luminescenti e ricami impreziosiscono gli outfit. Ecopelle ed ecopelliccia completano i capispalla
SHINING COLOURS Funzionale e dinamico, il giorno secondo Gold Fairy non manca l’appuntamento con le ultime tendenze. Dal capospalla alla T-shirt stampata, ogni momento ha il suo total look
Tre modi di dire donna GIOVANE E SBARAZZINA, RAFFINATA ED ELEGANTE, CHIC E SOFISTICATA: ESSERE DONNA, OGGI, SIGNIFICA POTERSI REINVENTARE OGNI GIORNO, A SECONDA DEL MOOD E DELLE ESIGENZE. LE PROPOSTE DI GOLDEN FAIRY SONO STUDIATE PER LE NUOVE SURFER DEGLI STILI Giovane e sbarazzina, raffinata ed elegante, chic e sofisticata: è sempre la stessa donna che ama reinventarsi in contesti e situazioni molteplici, scegliendo il look più adatto. Una consumatrice poliedrica e dinamica, a suo agio nella quotidianità urbana quanto capace di sfoderare le armi della seduzione nelle occasioni più importanti o di reinventarsi in chiave sbarazzina, con un paio di jeans e un blouson sportivo. Per lei Gold Fairy ha studiato una collezione autunno-inverno 2016/2017 articolata in tre temi: Blue Chic, dove il denim è protagonista, Shining Colours, dedicata al giorno, e Sparkle Night, per le serate glamour.
PRESS CONTACT: OPEN I’S_AIPR - raffaella@openis.it - tel. +39 348 1209181 - www.gold-fairy.com
TENDENZE
NUOVI MUST
NANO TECH, NANO BAG
Piccolo è bello. Lo dice la tecnologia e la moda acconsente. A partire dalle borse, che dimezzano i volumi e riducono (ma meno che proporzionalmente) il prezzo DI ELISABETTA FABBRI
Iconic or in season, nano bag is the new boom. Women love it not only because it is a miniature but also because the price is quite “small” too.
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arà che le nanotecnologie continuano a stupirci con effetti speciali, fatto sta che anche i fashion designer si sono a messi a “miniaturizzare”. Partendo dalle borse iconiche dei più grandi brand della moda. Così la Speedy di Louis Vuitton ha quasi dimezzato il volume, passando dai 30x21x17 cm. della Speedy 30 ai 16x11x9 cm. della Nano Speedy. La riduzione in scala 2 a 1 non si è tradotta in un dimezzamento del prezzo, ma in un certo “contenimento” (da 995 a 650 euro, consultando il web store ufficiale), che va nella direzione di una maggiore accessibilità. Tagliati i centimetri (e i prezzi, tra il 30% e il 40% circa) anche per una it bag come la Dionysus di Gucci e Prada Galleria. Tale è il boom che i web store di Saks Fifth Avenue e Barneys hanno una vetrina ad hoc per le mini borse e pare che Selfridges abbia realizzato un raddoppio delle vendite di questo articolo nel 2015. Di certo ne vedremo ancora delle belle, anzi delle “micro”, a giudicare dalle passerelle per la prossima primavera-estate, che le hanno proposte a tracolla, a mano, ma anche slim o a secchiello. E se la capienza è insufficiente, basta indossarle abbinate alla versione “mega”, come ■ se fossero dei charm.
LOUIS VUITTON Speedy 30 30x21x17 cm Nano Speedy 16x11x9 cm Dsquared2
GUCCI Dionysus Mini stampa Blooms 20x15,5x5 cm Dionysus stampa Blooms 30x21x10 cm
Dolce&Gabbana
Fendi
PRADA Galleria 35,5x26x16,5 Galleria Mini 17x12x8,5
Roberto Cavalli
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Chloé
Burberry
80DB ORIGINAL TM for
La connected jacket che conquista l’Europa 80DB ORIGINAL, il brand francese sbarca in Italia, presso la showroom Bagmass - Milano, con un mono prodotto innovativo per uomo, donna e bambino.
80DB ORIGINAL, the French brand arrives in Italy, at Bagmass showroom, Milan, with a mono innovative product for men, women and children.
La “jacket” 80DB ORIGINAL è dotata di auricolari, ai quali è possibile collegare qualsiasi lettore MP3 e smartphone per ascoltare bene la musica o effettuare una chiamata tramite la funzione “mani libere”, una vera e propria connected jacket.
The 80DB ORIGINAL jacket is equipped with earphones that can be plugged into any MP3 player and smartphone to listen to music or make a call using the hands-free function it is a real connected jacket.
Progettisti, grafici, ingegneri del suono e designer hanno contribuito allo sviluppo del marchio e di questa giacca unica, dalle proprietà antivento, impermeabile, capace di garantire un grande isolamento termico e comfort assoluto.
Designers, graphic artists and sound engineers have contributed to the development of the brand and of this unique jacket, which has windproof and waterproof properties, guaranteeing excellent thermal insulation and absolute comfort.
80DB ORIGINAL non è solo un’esperienza musicale ma anche glamour: si presenta in un soffice nylon tecnico di ultima generazione, disponibile in 15 colori, ha una fodera interna in nylon stampato con fantasie pop art ed un fit contemporaneo.
80DB ORIGINAL combines a musical experience with glamor: it comes in the latest generation of soft technical nylon, available in 15 colors, with a contemporary fit and nylon lining printed with pop art patterns.
80DB ORIGINAL: l’avventura è solo all’inizio... restate sintonizzati!
80DB ORIGINAL: the adventure is just beginning... stay tuned!
Distributore esclusivo Italia: BAGMASS SHOWROOM MILANO - bagmass@bagmass.com Headquarter: PULL IMPORT FRANCE - www.80dboriginal.fr
PROTAGONISTI
1 . Décolleté bicolore dell’inverno 2001 2 . Tecniche artigiane e senso artistico: un momento del processo creativo presso la Baldinini di San Mauro Pascoli 3 . Sandalo gioiello dell’estate 2003 4 . Schizzi di sandali a listini effetto “nudo”. Tutte immagini tratte dal volume “Baldinini. Le scarpe a modo mio” 5 . Un nuovo modello dell’autunno-inverno 2016/2017 1
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BALDININI
«IL MADE IN ITALY? UNA MANIA. E A MOSCA APRO UNA SUPER SHOWROOM»
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Qualità, creatività e valore del marchio: questa la ricetta che guida l’imprenditore Gimmi Baldinini, che in Russia non arretra. Anzi continua a investire DI ELENA AZZOLA
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Quality, creativity and brand value: this is the recipe that drives the entrepreneur Gimmi Baldinini, who is not withdrawing from Russia. On the contrary, he is continuing to invest. As well as in the USA, China and Korea, with the goal of becoming more international.
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ebbene il materiale d’archivio a cui attingere non manchi, il marchio Baldinini continua ogni stagione a sfornare campionari sempre nuovi. «Per noi è una specie di mania - commenta il patron Gimmi Baldinini -. Ci concentriamo su un prodotto fatto bene e di tendenza. Una scarpa che, per avere questi requisiti, può essere fatta solo ed esclusivamente in Italia». Se la qualità e la creatività non mancano dunque a San Mauro Pascoli, Gimmi Baldinini riconosce anche il valore aggiunto del brand e da buon imprenditore negli anni ha cercato sempre di capitalizzare questo patrimonio, anche attraverso il lancio di Baldinini Trend, la linea con forti contenuti moda e prezzi accessibili che sta andando molto bene, grazie anche alla vetrina internazionale rappresentata dal flagship store di piazza San Babila a Milano. «Baldini-
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ni Trend è la dimostrazione che anche la scarpa casual può essere adatta a un party. Dipende da come è fatta: con gli accessori giusti, pure un fondo in gomma può essere molto chic». Una filosofia che guida la casa di moda anche nel suo rapporto privilegiato con il mercato russo, che richiede scarpe belle, comode, adatte al freddo e alle intemperie. Nel Paese Gimmi è accolto come un re. Recentemente è stato tra i vincitori, per la categoria economia, del premio “Triumph International”, promosso dall’Università Russa dell’Amicizia tra i Popoli (Rudn), il cui scopo è rafforzare il dialogo e integrare le diverse culture. Secondo l’imprenditore, le sanzioni al Paese sono state un’offesa per questo popolo, che ha ridotto i suoi viaggi nella Penisola. «Un’iniziativa irresponsabile che denota tutta l’inadeguatezza dei politici italiani, che fanno pagare
agli imprenditori il prezzo della loro subalternità internazionale», sostiene Gimmi Baldinini, che in Russia continua a investire. A fine anno aprirà la nuova filiale dell’azienda nel Paese: headquarters di circa mille metri quadri in Obraszova street, nel centro di Mosca, a poca distanza dal complesso sportivo «Olimpisky» e dalla famosa cattedrale apostolica/armena: «Sarà una super showroom di Baldinini a Mosca, dove sarà possibile visionare tutti i campionari delle linee del marchio, anche quelle in licenza». Per diventare ancor più un brand internazionale, Baldinini sta puntando anche sugli Stati Uniti, dove attualmente i negozi diretti sono sette (quattro a New York e tre a Miami), sulla Cina, a quota dieci vetrine destinate a diventare 30 nei prossimi due anni e, infine, Corea, «dove ■ si sta seminando».
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www.raydonald.it
R. A. Y. D O N A L D Ricerchiamo agenti per zone libere
SUPER
PADIGLIONE 3 STAND D/35
hanita.it
FOCUS OCCHIALI
QUESTIONE DI PUNTI DI
vista
NUOVI SPUNTI DAL MONDO DELL’EYEWEAR IN ATTESA DI MIDO 2016 DI ALBERTO CORRADO
All new eyewear trends awaiting Mido 2016. VAVA
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FOCUS OCCHIALI
FACE À FACE
DOLCE&GABBANA
MAGNETIC
colour
BLACKFIN
INVU
PUGNALE & NYLEVE
JUST CAVALLI
KYME
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Un modello Catuma “Tribute to Elsa”, special edition dedicata a Elsa Schiaparelli in ardesia rosa, acciaio e ottone
AL MIDO L’EYEWEAR DELLE MERAVIGLIE
Il salone dell’ottica si ripropone a Milano con un’area in più - More! - dedicata alle ultra-avanguardie. Innumerevoli i mood esplorati con le nuove collezioni di scena in fiera, dal quasi kitsch al vintage, passando per i Seventies DI ELISABETTA FABBRI
The Mido optics, optometry and ophthalmology fair returns to Milan from 27 to 29 February, with around 1,200 exhibitors and a new area - More! - designed to be a meeting point for the most “daring” creators of handcrafted glasses.
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ido torna a Milano, a Fieramilano Rho dal 27 al 29 febbraio, con circa 1.200 espositori specializzati nei segmenti ottica, optometria e oftalmologia. «Never ending wonder» (stupore infinito) è il motto dell’edizione 2016 che lancia la nuova area More!, satellite della sezione Design Lab. L’inedito spazio ospita 70 giovani aziende new entry, espressione dell’avanguardia negli occhiali, che si contamineranno con la musica e le performing art. Nelle intenzioni degli organizzatori di Anfao, si candida a diventare un punto d’incontro per i più «audaci» creatori di occhiali artigianali. Tra le aree di richiamo anche Fashion District, dove le aziende traggono ispirazione dal mondo della moda, Lenses, per gli specialisti del settore lenti, Tech, che offre una panoramica delle novità in fatto di macchinari, materie prime e componentistica e Otticlub, dedicata ai professionisti dell’ottica. La maggiori aziende asiatiche sono invece ospitate nel Fair East Pavilion. Al salone si terrà la seconda edizione del premio Be-
store Award, assegnato al punto vendita che propone la migliore shopping experience, e il Bestand Award, che sarà consegnato allo stand più accattivante, votato attraverso la app del Mido. L’organizzazione punta a battere le performance del 2015 (+8,7% di visitatori) facendo leva sulla creatività. Le tendenze per l’anno in corso, come già hanno indicato le passarelle della primavera-estate, vanno dai modelli stravaganti e voluminosi (per lei e per lui), ai limiti del kitsch, dalle forme irregolari e in plexi colorato fino a quelli rétro, rotondi che richiamano gli anni Settanta, e i modelli più amati da icone della musica come John Lennon a David Bowie. Ben lontani dal tramonto i filoni cat-eye e nerd, mentre prende sempre più piede il metallo, che permette di coniugare la leggerezza alla solidità e all’indistruttibilità. Il comfort è un imperativo categorico, anche nei modelli più “impegnativi” e per chi è sempre connesso ci sono gli smart glasses, sempre più simili, nel ■ design delle montature, agli occhiali “tradizionali”. 23_02_2016
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FOCUS OCCHIALI
LUCA PAGNI
FORM AND
substance JACQUES DURAND
BURBERRY EYEWEAR
MYKITA
TIMBERLAND
VUARNET MOVITRA
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EYE CATCHERS Luxottica
«GLI OCCHIALI? SEMPRE PIÙ UN ACCESSORIO DI SEDUZIONE» Glasses have become a weapon of seduction, which one simply cannot do without. This is the view of Dante Caretti, consultant and artistic director of Mido Design Lab and founder of Caretti Consulting. Oggi gli occhiali sono diventati un accessorio di cui non si può più fare a meno. Lo sostiene Dante Caretti, consulente e direttore artistico di Mido Design Lab, oltre che fondatore di Caretti Consulting, specializzata nell’eyewear, che racconta a Fashion come sta evolvendo il settore e qual è l’occhiale dei suoi sogni. Da che cosa è dettata oggi la scelta di un occhiale? Con l’avvento delle montature di design, gli occhiali non sono più soltanto correttivi o protettivi: sono diventati un grande strumento per essere più belli e seducenti, per comunicare la proprio personalità o un certo stato d’animo. Lo si percepisce girando per il mondo. Alcuni giovani giapponesi li indossano di tutte le fogge ma addirittura senza le lenti, semplicemente per sentirsi più affascinanti. In effetti, un paio di occhiali cambia del tutto la fisionomia, dalle montature più neutre a quelle più “invasive”. Che riflessi ha questo trend sulla filiera dell’occhialeria? I produttori, il marketing e gli ottici stanno cogliendo questo fenomeno. E mentre cresce la domanda di occhiali belli a un prezzo accessibile, nascono nuove linee. Se ne contano 52 in Italia, solo nel 2015: molte sono create dagli stessi ottici in collaborazione con piccoli fabbricanti, altre realizzate da aziende dell’eyewear con un passato di terzisti. Anche qualche produttore di lenti si sta cimentando nelle montature, per sviluppare progetti propri.
Il colosso dell’eyewear da oltre 9 miliardi di euro di ricavi, ha firmato un accordo con il Gruppo Galeries Lafayette per l’apertura di 57 corner Sunglass Hut in Francia, w all’interno di Galeries Lafayette e degli store controllati Bhv Marais. L’intesa, che conferma la crescente importanza e il grande potenziale dell’occhiale da sole (specializzazione della catena Sunglass Hut), è la prima operazione del nuovo corsodel gruppo di Belluno, che da febbraio non ha più una conduzionea tre, ma un solo ceo, Massimo Vian, e un presidente esecutivo, il fondatore Leonardo Del Vecchio.
Safilo
Il gruppo di Padova ha chiuso il 2015 con un fatturato di 1,3 miliardi di euro (+8,5%), produrrà gli occhiali del marchio dell’orologeria Swatch. Il lancio della prima linea Swatch The Eyes è previsto in primavera. Il focus sono gli occhiali da sole, che puntano su elementi quali «creatività, giocosità e dinamismo».
Lapo Elkann
Dopo una serie di operazioni fra novembre 2015 e febbraio 2016, Lapo Elkann è salito al 50, 78% del capitale di Italia Independent, azienda di cui è co-fondatore e presidente, quotata sul mercato Aim di Borsa Italiana, che si occupa di eyewear, lifestyle e comunicazione (con l’agenzia Independent Ideas).
Stella McCartney
La griffe del gruppo Kering lancia sul mercato la prima collezione di occhiali per le bambine da 4 a 10 anni. La linea, che include modelli sia da vista che da sole, prodotti da Kering Eyewear, debutta nei negozi con la primavera-estate 2016. Coerentemente con la filosofia eco-friendly della maison, tutta la serie è in bio-acetato, derivato da materie prime di origine organica.
Gran parte della ricerca è focalizzata sui materiali. Dopo l’exploit del legno, cosa dobbiamo attenderci? Nelle prossime stagioni vedremo montature in sasso o marmo, anche abbinato alla fibra di carbonio. Il cuoio - materiale con un’antica tradizione nell’eyewear - torna, ma in versione più “grassa” e spessa, come nelle calzature. Si assiste al rilancio del titanio e dell’acciaio e si ricomincia a fare ricerca sul magnesio: in futuro potrebbe stupirci, ma al momento la lavorazione resta problematica, perché possibile solo in un ambiente privo di ossigeno. C’è voglia di un ritorno alla celluloide, riproposta da alcuni produttori giapponesi, ma per ora resta proibita in Europa, perché altamente infiammabile. L’alluminio mantiene un aspetto interessante per la duttilità e la leggerezza, ma va gestita la sua alta conducibilità. Compare anche l’argento, combinato con l’acetato. Una nuova frontiera sono i bio-acetati, materiali biodegradabili che attualmente, però, non permettono di spaziare granché sul fronte cromatico. Qual è il modello di occhiale dei suoi desideri, che ancora non c’è? Dovendo portare gli occhiali per necessità, il mio modello ideale è in acetato, magari anche “invasivo”, ma che pesi solo un grammo. (e.f.) 23_02_2016
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brand to watch di ANGELA TOVAZZI
EDITHMARCEL The young designers Gianluca Ferracin and Andrea Masato sign an agender collection, with fits and volumes suitable for the male and female body.
AZZURRA GRONCHI
Edithmarcel nasce nel 2015 da un’idea dei giovani designer Gianluca Ferracin e Andrea Masato, provenienti entrambi dall’Università Iuav di Venezia. Lanciato a Pitti 88, il brand si è subito imposto all’attenzione degli addetti ai lavori, tanto da venire selezionato da Camera Nazionale della Moda Italiana tra i 17 marchi emergenti per l’edizione zero di Fashion Hub Market durante la fashion week dello scorso settembre. Leitmotiv della collezione, la tematica “gender”, frutto di uno studio che indaga su forme, lunghezze e volumi in grado di vestire indistintamente il corpo maschile e femminile. Con prezzi sell in compresi tra i 50 e i 300 euro, Edithmarcel ha iniziato dall’Italia per costruire la propria rete commerciale, con multimarca clienti come M Collective a Milano e Divo Boutique a Pisa.
The made in Tuscany collection’s colours are inspired by the ocean and the reef.
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Cresciuta nell’azienda di famiglia, la conceria toscana Samanta, dopo gli studi Azzurra Gronchi collabora con maison come Dolce & Gabbana, Ferragamo e Costume National. Un’esperienza decennale che, nel 2011, la convince a muovere i primi passi en solitaire. Oggi le sue creazioni, made in Tuscany e realizzate con i pellami provenienti dalla conceria di famiglia, si distinguono per gli originali accostamenti di materiali e colori, come quelli ispirati alle sfumature dell’oceano e della barriera corallina della primaveraestate 2016. Distribuita da Massimo Bonini Showroom, la collezione è venduta con prezzi sell out tra i 300 e 700 euro in una cinquantina di multimarca, come Anna Ravazzoli e Tiramisù a Milano e LuisaViaRoma a Firenze.
nenah «3 sizes for all sizes»: this is the innovative concept of Nenah, by Stefania Ravera and Veronica Crescenti. Forma e funzione sono un binomio inscindibile per Nenah, linea di womenswear e accessori nata nel 2013. Le designer-imprenditrici Stefania Ravera e Veronica Crescenti sono partite dalle esigenze quotidiane di una donna multitasking per elaborare il concept del brand, che punta su un fit trasversale, capace di vestire tutte le misure dalla 38 alla 48 con solo tre taglie. Cavallo di battaglia di Nenah sono i pantaloni Everywhere, che per il loro taglio e multivestibilità sono coperti da brevetto. Totalmente made in Italy, la collezione è disponibile nella showroom di piazza della Repubblica 3 a Milano ed è venduta in una quarantina di multimarca (per esempio da San Carlo e Verdelilla a Torino e Incontri a Milano), con prezzi che vanno dai 120 ai 230 euro per l’abbigliamento, fino ai 300 delle borse.
redemption Signed by Bebe Moratti, the brand combines fashion, passion for motorcycles and philanthropy. Unisce moda, passione per le moto e impegno filantropico il brand di womenswear Redemption. Lanciata nel 2013 da Bebe Moratti (figlio dell’ex sindaco di Milano), Daniele Sirtori e Vanni Laghi, la collezione - 100% made in Italy - reinterpreta lo stile biker in chiave rock-chic, con la pelle e il colore nero come driver di punta. Sinonimo anche di calzature, borse e accessori (inclusi gli occhiali, realizzati in tandem con JPlus), il brand sfila a Parigi ed è distribuito, oltre che attraverso il proprio e-shop, in una ventina di multimarca tra Europa e Usa, con nomi top come Biffi e Antonioli a Milano, Maxfield a Los Angeles, The Library a Londra, Montaigne Market a Parigi. Con prezzi sell in compresi tra 350 e 1.000 euro, Redemption devolve il 50% degli utili in beneficenza e partecipa ogni anno alla raccolta fondi organizzata da Amfar a Cannes per la ricerca contro l’Aids.
CESARE TADOLINI L’Incontro
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Segnalo Iovado, mocassini couture realizzati interamente in Italia, con fodera conciata al vegetale. Una collezione 10 e lode
garpart Designed by Nicolas de Contades, a total look with a link to the art world. Si chiama GarpArt, in omaggio al romanzo “Il mondo secondo Garp” di John Irving, la collezione di Nicolas de Contades, giovane appassionato di arte, moda, artigianato e contaminazioni, che al White ha presentato la sua terza stagione invernale. Papà francese e mamma svizzera, Nicolas si è avvicinato al mondo fashion nel 2006, grazie a una linea di T-shirt nata dall’incontro con l’artista Fausto Gilberti, la cui poetica ricca di divertissement ha continuato a influenzare tutta la produzione successiva. Oggi GarpArt è sinonimo di un total look di 40-50 pezzi unici, con continui rimandi al mondo dell’arte, come nel caso delle nuove stampe ispirate al fotografo Ryan McGinley. Distribuita da Style Council & Associates a Milano, la collezione è presente in una quarantina di punti vendita, soprattutto in Asia, con un prezzo medio sell in di 150 euro.
IOVADO Three childhood friends founded Iovado, a collection of customizable loafers. L’idea è nata da Albert, Hans Paul e Stefano, tre amici d’infanzia di Valdagno, culla della Marzotto, laureati in economia e management a Milano. «Volevamo creare una scarpa fatta a mano, dalla grande artigianalità, che fosse personalizzabile», racconta Hans Paul, 25 anni, il più grande dei tre. Nasce così Iovado, mocassini hand made in Veneto, contraddistinti dalla linea tratteggiata, che simboleggia «l’azione e i passi verso il futuro». Con fodera conciata al vegetale, tomaia, bordini (e iniziali) scelti dal cliente, le calzature sono vendute a 180 euro su iovado. com, con consegna entro 15 giorni in tutto il mondo ma, anticipa il designer, «ci stiamo aprendo anche al canale offline».
orsola mainardis The designer, who lives and works in Venice, creates crystal and blown glass jewelry. Per Orsola Mainardis, che proviene dal settore turistico, lavorare nella moda è stato la realizzazione di un sogno: «Ho iniziato quasi per gioco», racconta la designer, che vive e lavora a Venezia e dal 2011 è titolare di una collezione di gioielli in cristallo e vetro soffiato di Murano. «Tutti prodotti unici - sottolinea - perché realizzati a mano da artigiani veneti». L’anno dopo arrivano le borse, le cinture e i primi pezzi di abbigliamento, «sempre all’insegna dell’eccellenza e dell’originalità creativa». Con prezzi sell out che variano a seconda dei materiali, dai 30 fino ai 700 euro (1.000 per le bag), i prodotti Orsola Mainardis hanno una distribuzione di nicchia, con una ventina di multimarca clienti tra Italia, Germania, Austria, Canada e Usa. 23_02_2016
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PREVIEW PRIMAVERA-ESTATE 2017
VISTI A PITTI FILATI
FILI DI ELITE
La materia e la sua esaltazione: un dualismo che esprime il mood della primavera-estate 2017 di scena a Pitti Filati nel raffigurare un’indole moderna, cosmopolita ma romantica. La nuova stagione alterna proposte di movimenti acquatici, vibrazioni olistiche cangianti, a rigature e intermittenze colorate che tracciano percorsi irregolari. Le viscose e i lini giocano tra lucido e opaco su superfici mosse impreziosite da corallini e punti luce, mentre le texture sono a rilievo. Processi creativi sulla materia che rappresentano desideri , consumi e produzioni del prossimi futuro. DI ALBERTO CORRADO
Modern, cultured and romantic, the yarn collections for Spring-summer 2017 seen in Florence at Pitti Filati show alchemies of bright and opaque effects, uneven surfaces and moving textures. In the name of refinement and research.
CARIAGGI
PINORI FILATI I punti negli abbinamenti dei filati sviluppano colori che seguono le cromie naturali di fibre come lino, cotone e viscosa, passando dai bianchi candidi, fino a corda e sabbia. Tonalità che si sposano con le sfumature dell’arancio e del terracotta dei deserti della Namibia. Non mancano i blu dei Berberi dei Tuareg, con tutte le loro infinite sfumature, per creare effetti misteriosi e sognanti.
La nuova collezione nasce da un sogno sospeso tra cielo e mare. Novità è il filato Biarritz, eseguito su una gabbia di cotone Belize che racchiude filamenti di nylon testurizzato per dare volume, elasticità e rotondità. Fiore all’occhiello è Capri, un filato Cashemp con micro paillettes, le più piccole sul mercato, che regalano un effetto elegante.
LINEAPIÙ ITALIA FILPUCCI Totalmente rivisitata e calibrata con un nuovo spirito di ricerca, la collezione si sviluppa in 40 filati di fibre naturali vegetali selezionatissime, dominate da cotone, lino e viscosa. Cinque temi: Amenity Natural, Artistry Cotton, Authority Viscose, Agility Stretch, Atelier. Colore d’elezione è il giallo, che si mescola ad alternanze di verde oliva leggero, fino a rievocare la luce dorata e positiva del sole.
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ZEGNA BARUFFA LANE BORGOSESIA Le fibre naturali sono l’ossatura della collezione estiva: cotone e lino contro il caldo, seta per il glamour, lane e cashmere per la brezza serale.
La collezione parte da un laboratorio, dove la ricerca della bellezza e la curiosità per la sperimentazione sono in continua evoluzione. Idee e visioni formano un processo creativo dove la primavera rappresenta la fusione inter-stagionale tra fibre contrastanti: la garza ultrafine, che presenta un impiumatura di mohair, la versatilità della viscosa, il puro cotone come icona di stile e la preziosa garza di seta, la cui superficie è mossa da elaborati nodini di miniatura. Dietro questo prodotto c’è qualcosa più del filato: c’è il percorso di un’azienda che guarda al futuro.
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1. 2. Il menswear di Traiano Milano 3. Il "ciclista urbano" proposto da uno degli studenti del Politecnico nell'ambito del workshop "Moving Forward"
EUROJERSEY/SENSITIVE FABRICS
PIÙ SPERIMENTALE CON IL POLITECNICO E IL MENSWEAR
no curling (non si arrotola ai lati) e identico a se stesso, anche dopo innumerevoli lavaggi. Per di più si adatta facilemente alla tecniche sartoriali avanzate: ultrasuoni, sagomature, ma anche tagli laser e nastrature termosaldate (in gergo, typing).
Dal Politecnico idee nuove per estendere la gamma di applicazioni di Sensitive Fabrics, il tessuto “core” dell'azienda lombarda, che entra anche nel guardaroba maschile con il brand Traiano Milano DI ELISABETTA FABBRI
Students of Milan Politecnico provided new applications of Sensitive Fabrics, core business of the Italian company Eurojersey. New brand Traiano Milano used it for a fresh idea of menswear, comfortable and high-performing.
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l kimono plissé, il completo tecnico per i ciclisti che si muovono in città, le divise per i soccorritori alpini e le hostess: il tessuto indemagliabile Sensitive Fabrics, prodotto da Eurojersey, non finisce di sorprendere per la sua duttilità, come dimostrano i recenti lavori degli studenti del Politecnico di Milano, invitati dall'azienda varesina a sperimentare sul tema "Moving Forward". 56 gli outfit presentati dall'università per la "vita in movimento", 11 dei quali sono stati selezionati da un comitato interno alla società diretta da Andrea Crespi e mostrati
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allo scorso Première Vision (a Parigi dal 16 al 18 febbraio). L'idea che sta alla base di questa iniziativa è quella di interagire con le nuove leve del design per fornire spunti ai clienti di Sensitive, che spaziano dall'intimo alla moda mare, fino all'activewear e all'abbigliamento. Ma c'è anche l'intento di trovare potenziali brand partner che diano concretezza alle sorprendenti idee degli studenti della facoltà di Design della Moda, rivelatisi abili nel valorizzare i plus di Sensitive, come la leggerezza, la traspirabilità, il fatto di avere una mano morbida, di essere
LUSSO E COMFORT NEL MENSWEAR CON I TESSUTI PERFORMANTI Un altro nuovo progetto, sviluppato "in famiglia", ribadisce che Sensitive - realizzato grazie a speciali tecnologie brevettate - può trovare applicazione nel readyto-wear, in particolare nell'abbigliamento maschile, che il consumatore vuole sempre più easy, anche quando si tratta di capi formali. Si chiama Traiano Milano e debutta con l'autunno inverno 2016/2017. L'artefice è Filippo Colnaghi, co-fondatore e ceo della società Traiano, nonché consigliere del board dell'azienda di famiglia, il gruppo Carvico (di cui fa parte Eurojersey), che definisce la linea (tutta made in Italy) "neoclassica", perché reinterpreta i capi dell'alta sartoria italiana. Il protagonista è, in particolare, un blend vellutato al tatto ed elasticizzato, grazie all'unione dell'elastomero Lycra con la microfibra in poliammide. Lo si trova laminato con membrane a tenuta d'acqua, per i capi impermeabili, ma anche accoppiato con un jersey di lana pregiata nei cappotti e nei trench, per affrontare le temperature più rigide. Grazie alla speciale materia prima, tutti i capi Traiano Milano risultano particolarmente light, traspiranti, facili da lavare e ingualcibili, suggerendo così una nuova visione ■ del lusso abbinato al comfort. 23_02_2016
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OPENING di ELISABETTA CAMPANA
PACO RABANNE debutta a PARIGI
LOEWE sceglie roma
Paco Rabanne apre a Parigi, al 12 di rue Cambon, la sua prima boutique dopo 14 anni. Il concept store - ideato dal direttore creativo Julian Dossena insieme agli architetti belgi Kersten Geers & David Van Severen - è contraddistinto da un “sistema” in alluminio ispirato all’architettura non ornamentale di Adolf Loos.
Si affaccia su piazza di Spagna, al civico 88, la nuova boutique Loewe nel cuore della capitale. Lo spazio, di oltre 100 metri quadri, è firmato dal direttore creativo del brand Jonathan Anderson.
Paco Rabanne opened in Paris its first boutique since 14 years. The store, located 12 rue Cambon, was conceived by Julien Dossena and Belgian architects Kersten Geers & David Van Severen.
For its first boutique in Rome, Loewe chooses the historic piazza di Spagna 88. The store is more than 100 sqm.
LA PERLA torna a bologna
la rinascente scommette sui preziosi
La Perla ha inaugurato un flagship store di 350 metri quadri, su due piani, nel cuore storico della città dove è nata, all’interno di Palazzo Zambeccari, all’incrocio tra via Farini e piazza De Calderini. Lo spazio, a opera dello Studio Baciocchi, presenta un nuovo concept.
Dopo aver realizzato il restyling di tutti e otto i piani, La Rinascente Duomo rinnova completamente lo spazio di 500 metri quadri dedicato a gioielli e orologi, che si trova al pianterreno del department store milanese. In vendita classici senza tempo, ma anche proposte moderne e fashion di noti brand italiani e stranieri.
La Perla comes back to Bologna, its native city, and opens a flagship store, 350 sqm, inside the historic Palazzo Zambeccari.
After the restyling of all its eight floors, La Rinascente Duomo, in the heart of Milan, renovates its 500 sqm meters space dedicated to jewelry and watches.
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BELLE VIE for
Il made in Italy nelle “belle vie” del mondo UN VIAGGIO SENZA CONFINI, CON LE VIE DEL MONDO COME DESTINAZIONE. FONDATA DA DUE ESPERTI DEL SETTORE CALZATURE A FIRENZE E SOTTO I RIFLETTORI A THEMICAM, LA COLLEZIONE MADE IN ITALY BELLE VIE, AL DEBUTTO CON L’AUTUNNO-INVERNO 2016/2017, HA TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER CONQUISTARE I MERCATI INTERNAZIONALI
Il 2016 tiene a battesimo un nuovo marchio di calzature made in Italy, Belle Vie: tutto nasce nei pressi di Firenze dove Claudio e Michele, forti di un’esperienza di 23 anni nel settore, decidono di dare vita a una gamma di scarpe donna che esprimano femminilità, praticità e, soprattutto, una inimitabile qualità. Il primo banco di prova è il salone theMicam di febbraio, vetrina internazionale che proietta Belle Vie verso i più esigenti e ricettivi mercati europei ed ex-
traeuropei. Sfatando il mito secondo cui “bello è costoso” (i prezzi sono assolutamente equilibrati), il brand propone per il suo debutto con l’autunno-inverno 2016/2017 modelli dal look accattivante, con il valore aggiunto delle lavorazioni manuali, come la spazzolatura (per la creazione dell’effetto Déco) e di speciali trattamenti, per esempio al vegetale con effetto “raggrinzito”. Ce n’è per tutti i gusti: si va dalla reinterpretazione in chiave attuale di grandi classici, come le
oxford-derby allacciate o con fibbie, in versione flat ma anche con i tacchi, fino a tronchetti, slip-on, beatle e stivali, in una gamma cromatica che privilegia i marroni, i verdi e il nero. Ogni proposta è contraddistinta con il nome di una via del mondo. Partendo, naturalmente, dalla città in cui tutto è cominciato, Firenze, e dei luoghi che ne rispecchiano il fascino: “Vicolo dell’Oro”, dove è stato scattato il primo servizio fotografico, e “Borgo Santi Apostoli”.
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NEW YORK CATWALK SHOW 2016/2017
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L’UNICITÀ DELLA VISIONE , LA TENSIONE DELL’ECCELLENZA, LA CAPACITÀ DI ANTICIPARE I TREND, LA CURA DEL DETTAGLIO SONO I NUOVI CODICI STILISTICI DELLE COLLEZIONI DI SCENA A NEW YORK DI ALBERTO CORRADO
The uniqueness of vision, the tension of excellence, the ability to anticipate trends , the attention to details are the new style codes of the collections seen in New York.
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Costruzioni e proporzioni rivisitate ad arte. Moderna e sartoriale, la donna contemporanea è la sintesi perfetta di slim e over. DI ALBERTO CORRADO
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persone e poltrone a cura di andrea bigozzi
Simon Holloway al debutto con Agnona Holloway’s first collection for Agnona will bow in the upcoming Milano fashion week.
Coccinelle, al via il nuovo corso: l’ex Marni Andrea Baldo prende il comando Andrea Baldo has been named ceo of the Italian bag manufacturer Coccinelle. He replaces the former owner Angelo Mazzieri. Baldo formerly worked at Marni, Diesel Black Gold e Masion Margiela.
Novità ai vertici di Coccinelle con l’arrivo in azienda di un nuovo amministratore delegato. Il gruppo coreano E-Land ha nominato Andrea Baldo come nuovo ceo del marchio di accessori acquisito nel 2012, che ha sede a Sala Baganza, nel Parmense. Angelo Mazzieri, figlio del fondatore di Coccinelle, lascia la società, dopo averla guidata per oltre 15 anni, con fatturato e utili in crescita (64 milioni di euro nel 2014, +16%). In arrivo da Marni, dove ha ricoperto il ruolo di general manager, Baldo ha lavorato in precedenza da Diesel, per 12 anni, dove è stato responsabile della business unit Black Gold. Prima ancora, è stato managing director di Maison Margiela a Parigi. Un curriculm che mette in chiaro le ambizioni del marchio Coccinelle: entrare a far parte dell’olimpo delle grandi griffe. Il nuovo corso avviato da E-Land viene ribadito non solo dalla scelta del nuovo top managment, ma anche sulla comunicazione, come dimostra la campagna pubblicitaria attualmente in pianificazione del marchio, che vede come protagonista Mariacarla Boscono, la modella tanto amata dalle grandi griffe internazionali, quelle con cui Coccinelle è ormai pronta a competere.
Pringle of Scotland affida la donna a Stringer, l’uomo resta a Nicosia Pringle of Scotland names Fran Stringer womenswear design director: she will work alongside Massimo Nicosia, the designer in charge of menswear.
Nuova struttura per il design team di Pringle of Scotland. Fran Stringer è stata nominata design director per il womenswear, mentre Massimo Nicosia, negli ultimi anni direttore creativo globale del marchio, si concentrerà d’ora in poi solo sul menswear, assumendo il ruolo di design director della colezione maschile. La stilista inglese ha debuttato nel suo nuovo ruolo con la collezione autunno-inverno 2016/2017, che ha sfilato nei giorni scorsi alla fashion week di Londra. Nel curriculum della Stringer ci sono collaborazioni per i più importanti brand inglesi di moda: da Aquascutum a Mulberry, dove la stilista ha lavorato per sette anni. 124
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Prima di vedere all’opera Alessandro Sartori con Ermenegildo Zegna, il gruppo di Trivero si prepara a presentare agli addetti ai lavori il nuovo direttore creativo del suo marchio femminile, Agnona. Il 26 febbraio, con una presentazione in calendario, debutta infatti Simon Holloway. A partire dalla collezione autunno/inverno 2016, il designer, ex Hogan, avrà la responsabilità di tutte le categorie di prodotto Agnona, incluse le collezioni ready to wear, gli accessori e le calzature, oltre a coordinare l’immagine del brand.
Sciutto lascia Hogan è pronto per Sergio Rossi Riccardo Sciutto is leaving Hogan next March and is said to be joining Sergio Rossi, working alongside president Andrea Morante.
Riccardo Sciutto si è dimesso da Hogan. Il general manager lascerà il gruppo Tod’s, dove era arrivato nel 2012, alla fine di marzo 2016 per dedicarsi a una nuova avventura professionale. E anche se manca l’ufficializzazione il nuovo incarico di Sciutto è dato praticamente per certo: guiderà il rilancio di Sergio Rossi, chiamato dal presidente Andrea Morante. I due executive avevano lavorato insieme da Pomellato.
RITRATTI
Anthony Vaccarello
Timido sì, ma i suoi vestiti, sensuali e provocanti, parlano per lui È riservato e di poche parole, ma le sue collezioni sono quanto mai eloquenti. Raccontano uno stile che si alimenta di contrasti e asimmetrie, lasciando al corpo il ruolo di protagonista: sexy ma al tempo stesso chic. Se ne è accorta Donatella Versace, che gli ha affidato la direzione creativa di Versus. Ma non è la sola ad apprezzare le potenzialità di Anthony Vaccarello
• Anthony Vaccarello, origini italiane, nasce nel 1982 a Bruxelles • Nel 1996 si diploma all’École de la Cambre e vince il gran premio della giuria al Festival di Hyères • Inizia subito a lavorare da Fendi come designer della linea di pellicceria • Nel 2009 lancia la sua linea, che presenta a Parigi nella boutique Maria Luisa
di Carla Mercurio
• Nel 2011 si aggiudica l’Andam Award
He is shy but his clothes "scream" sensuality and provocation. Donatella Versace was impressed by his clothes and entrusted him with the Versus creative direction. But she is not the only one who grasped his potential.
• Nel 2014 debutta con una capsule collection per Versus Versace • Nel 2015 Donatella Versace lo nomina direttore creativo di Versus Versace
È
timido e riservato, ma i suoi vestiti parlano per lui. Raccontano un’estetica che si alimenta di contrasti e asimmetrie, uno stile essenziale e allo stesso tempo carico di sex appeal, un'ossessione per le linee, le architetture e le proporzioni. Anthony Vaccarello, italo-belga nato a Bruxelles nel 1982, si è fatto strada con decisione nel mondo della moda. Poche tappe, ma tutte importanti. E senza clamori mediatici. Nel 2006 si diploma all’École de la Cambre, dopo aver studiato scultura. Lo stesso anno vince il gran premio della giuria al Festival di Hyères, con una collezione ispirata alla pornostar Cicciolina. Presto si fa notare da Karl Lagerfeld, che gli affida il ruolo di designer della linea di pellicce. Dopo tre anni, nel 2009, è il momento di mettersi in gioco in prima persona. È tempo di debuttare a Parigi con la sua linea, che si fa subito apprezzare dai critici per la purezza delle forme e, allo stesso tempo, per il mix di erotico, contemporaneo e minimalista. Un'attitudine che nel 2011 gli vale un altro riconoscimento
importante: l'Andam Award. La collezione della primavera-estate 2016, che ha sfilato lo scorso settembre, riassume l’essenza del percorso creativo di Vaccarello (in attesa di quella per il prossimo inverno, in calendario l’1 marzo a Parigi): allure iper sexy e pelle nuda rese chic e raffinate dalla maestria con cui dosa i volumi, gli spacchi, le trasparenze. Un modo di provocare senza scandalizzare, di superare i limiti senza scadere nell’eccesso, né tantomeno nella volgarità. Una sigla stilistica adrenalinica e inconfondibile che non è sfuggita a Donatella Versace, e in cui la numero uno della maison della Medusa si è in qualche modo riconosciuta: «Il lavoro di Anthony è molto simile al mio. Lo considero un talento naturale. Ha la tecnica e la
sicurezza che servono per spingere la moda dove lui vuole e dove è importante per le donne di oggi». Nel settembre 2014 debutta a New York la prima capsule con la “doppia V” (Versus-Vaccarello). Un doppio esordio per lui, perché per la prima volta si dedica anche all’abbigliamento maschile. Un vero successo. Nel 2015 la nomina a direttore creativo della label contemporary. «Il talento di Vaccarello urla Versus Versace - ha dichiarato la stilista -. È stato capace di catturare il cuore della linea: sensualità e ribellione. Ed è stato in grado di portarlo a un risultato nuovo, attuale». Evidentemente Donatella Versace ci ha visto giusto, se è vero che a distanza di un anno spuntano le prime indiscrezioni circa il probabile passaggio di Vaccarello nelle fila di Yves Saint Laurent, al posto di Hedi Slimane, dato dai più per dimissionario. Sono in tanti ad aver colto la bravura e la peculiarità di Vaccarello. E chissà che presto Donatella non debba lasciare andare il suo pupillo verso nuovi lidi. Timido sì. Ma sicuro e deciso. E con le ali spiegate verso orizzonti più vasti. ■ 23_02_2016
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Q&A di Angela Tovazzi
DESIGNER
SARA CAVAZZA
«il mio motto? credi in quello in cui credi»
marchio, nel 2011, per due anni ho seguito i progetti speciali, tra cui le celebrities. Un’esperienza che mi ha aiutato a capire cosa desiderano e come vogliono apparire le donne.
Direttore e Amministratore Delegato
Com’è cambiata Genny con Sara Cavazza? Ho riportato la femminilità. L’ha confermato anche Donatella Girombelli (fondatrice nel brand negli anni Sessanta, ndr) al termine della mia prima sfilata, commentando che era felice «perché è tornata Genny». Lavora nell’azienda di suo marito. Come mette d’accordo famiglia e business? All’inizio non è stato facile conciliare il doppio ruolo di moglie e partner. Devi lasciare gli screzi sul lavoro, perché a casa viene prima la famiglia. Adesso credo di essere riuscita a trovare un equilibrio.
The designer Sara Cavazza, wife of Mathias Facchini (CEO of Swinger International), is the creative director of Genny. The historic brand, founded in 1962 by Donatella Girombelli, belongs to the Venetian company since 2011. Come è iniziata la sua carriera nella moda? A 16 anni, come modella. È successo per caso: Oliviero Toscani mi ha visto per strada e mi ha chiesto se volevo partecipare a un casting. Poco dopo ero sulla copertina di Grazia. Da quel momento ho continuato a lavorare. Però non ha smesso di studiare... Mi sono laureata a Trento in sociologia con indirizzo giornalistico (a pieni voti, ndr). Ero, e sono, convinta che la moda vada affrontata con un approccio di spessore. Dopo il matrimonio con Mathias Facchini è entrata in Swinger International. Nel 2013 arriva l’incarico come direttore creativo di Genny. Che cosa ha significato per lei? È stato qualcosa di naturale: lo stile Genny l’ho sempre sentito come mio. Elegante, sofisticato. Appena è stato acquisito il 126
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Il magazine di news, business e trend
Sostiene anche il progetto di social responsability F4D, per incentivare la crescita sostenibile della moda. Che cosa significa per lei? È un modo per risvegliare la consapevolezza del consumatore sulla qualità e la sicurezza dei prodotti e il trattamento dei lavoratori per realizzarli. Il fatto di avere due figli mi ha sensibilizzato ancora di più su questo tema, in cui credo moltissimo. Quali ritiene essere i suoi punti di forza e di debolezza sul lavoro? Credo di saper comunicare bene sensazioni e atmosfere da trasformare poi in spunti per la realizzazione delle collezioni. Come difetti, se si possono considerare tali, forse il fatto che non seguo certe logiche di questo mondo: non mi piacciono gli stilisti egoriferiti, i capricci, gli eccessi. Sono una donna con i piedi per terra. C’è qualche stilista a cui si ispira? Elsa Schiaparelli, con i suoi capi ricamati su silhouette pulite, molto femminili. Che cos’è secondo lei il talento? È la capacità di saper leggere in anticipo i gusti e i bisogni delle persone. Intuizione. Empatia. Qual è il suo motto nella vita e nel lavoro? “Live with passion”. E, soprattutto, “Credi in quello in cui credi”. Lo dico anche ai miei figli: bisogna andare sempre avanti. Quando sei lì per crollare, vedrai che risorgi.
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Valentino Garavani stilista per la Traviata secondo Sofia Coppola. «Un sogno che diventa realtà» Together with Giancarlo Giammetti and in collaboration with the Teatro dell'Opera di Roma, Valentino Garavani created an edition of La Traviata, which marks Sofia Coppola's debut in the lirica world as a director. Valentino Garavani di nuovo alla ribalta. Insieme a Giancarlo Giammetti e in collaborazione con il Teatro dell'Opera di Roma, il couturier ha ideato un'edizione de La Traviata che segna il debutto nel mondo della lirica della regista Sofia Coppola. I costumi di Violetta, nel cui ruolo si alterneranno Francesca Dotto e Maria Grazia Schiavo, saranno a cura dello stesso Valentino, insieme agli atelier couture della casa di moda di piazza Mignanelli. Le mise di Flora e del Coro saranno create da Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, in collaborazione con la sartoria del Teatro capitolino. Per Valentino è «un sogno che diventa realtà», nonché uno dei primi progetti messi in atto dalla Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti. Lo spettacolo sarà on stage dal 24 maggio al 30 giugno.
Kanye West superstar al Madison 20 million people watched Kanye West's défilé, staged at Madison Square Garden, and broadcasted in live streaming both online and in selected cinemas in 20 countries. Il format inedito con cui Kanye West ha presentato la sua collezione Yeezy Season 3 (di cui Adidas realizza le calzature) ha riscosso successo. Circa 20 milioni di persone hanno seguito in diretta la sfilata, andata in scena al Madison Square Garden, sia online sia nei numerosi cinema di 20 Paesi selezionati, dove è stata trasmessa in live streaming. Un vero e proprio spettacolo curato dall'artista Vanessa Beecroft. Colonna sonora dell'evento è stato il nuovo album del musicista e stilista americano, The Life of Pablo. Ma per Kanyed la moda non è tutta rose e fiori: via Twitter ha rivelato di avere 53 milioni di debiti, dovuti in parte anche a investimenti sbagliati nel settore. Ma forse potrebbe essere l'ennesima trovata per far parlare di sè.
È Florence Welch la brand ambassador di Gucci per gioielli e orologi The British singer Florence Welch, leader of Florence + the Machine group, will be the new ambassador of Gucci's jewelry and watches line. Continua la campagna "arruolamenti" di Gucci. Dopo aver scelto l'attrice, modella e scrittrice americana transgender Hari Nef per gestire l'account Snapchat, in occasione della sfilata di gennaio, la griffe ha annunciato che la cantante britannica Florence Welch, leader del gruppo Florence + the Machine, sarà la nuova ambasciatrice della sua linea di gioielli e orologi. «Le sue canzoni dark e romantiche sono pezzi senza tempo, cariche di passione e sentimento - ha detto Alessandro Michele -. Sotto molti aspetti richiamano lo spirito di Gucci». La notizia è stata annunciata a Los Angeles nel corso di una conferenza stampa, durante la quale Florence Welch è stata intervistata da Alexa Chung, che ha svelato la partnership anche tramite l'account Snapchat di Gucci. «Sono una specie di gazza ladra - ha dichiarato la cantante - e quando Alessandro e io ci siamo conosciuti, ciò che ci ha subito accomunato è stato il nostro amore per i gioielli. Credo fermamente che quello che sta creando con Gucci sia qualcosa di magico e sono entusiasta di farne parte». In occasione dell'evento Florence sfoggiava l'ultimo modello di orologeria della casa, il G Timeless automatico, decorato da una combinazione di api, un cuore e stelle. 23_02_2016
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red carpet a cura di CARLA MERCURIO
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Vernissage sulla madison Foto Paul Morigi/Getty Images per Diesel
Una grande festa Diesel style per festeggiare il vernissage della boutique sulla Madison avenue: 260 metri quadri al civico 625 che segnano il debutto del nuovo retail concept, frutto della collaborazione con lo studio di architettura giapponese Wonderwall, in capo a Masamichi Katayama. Per l’occasione Renzo Rosso ha voluto un ricco parterre di celebrity e tante performance musicali per intrattenere gli ospiti.
Alessia Rosso, Renzo Rosso, Adrien Brody e Lara Lieto
L’interno della boutique
Kenya Kinsky-Jones
Coco Rocha
Nicola Formichetti e Masamichi Katayama
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GLORIA GAYNOR LIVE
Tempo di “Seed”
Gloria Gaynor ha animato la serata di avvio di Milano Unica con un concerto live che ha riproposto i suoi più grandi successi. Per l’occasione il nuovo presidente, Ercole Botto Poala, ha annunciato il trasferimento della manifestazione, a partire dalla prossima stagione, a Rho Fiera.
Con l’undicesimo episodio delle Miu Miu Women’s Tale, Miu Miu continua ad acclamare l’estro artistico femminile. Presentato durante la New York Fashion Week, il filmato diretto da Naomi Kawase si intitola “Seed” ed è un delicato affresco dei rapporti umani.
Gloria Gaynor
Ercole Botto Poala
Simone Marchetti
Chiara Ferragni
Emma Greenwell e Julia Garner
Hanneli Mustaparta
A big party Diesel style celebrated the opening of the boutique in Madison Avenue: 260 square meters at number 625, which mark the debut of the new retail concept, the result of a collaboration with the Japanese architectural firm Wonderwall. Gloria Gaynor has animated the evening party dedicated to Milano Unica with a live concert. For the occasion the new president, Ercole Botto Poala, announced the transfer of the fair to Rho Fiera, starting from next season. With the eleventh episode of the Miu Miu Women’s Tales, Miu Miu continues to acclaim the female artistic inspiration. Presented during New York Fashion Week, the movie directed by Naomi Kawase is titled “Seed”.
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