Anno 50 | N°5 del 18.03. 2019 | quindicinale | € 8,00 | www.fashionmagazine.it
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Il magazine di news, business e trend
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Nella foto: Bottega Veneta
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N° 5 18 MARZO 2019
SOMMARIO
www.fashionmagazine.it
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L’EDITORIALE
PROTAGONISTI
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GUILLAUME DE SEYNES/HERMÈS
L’eccellenza del saper fare, una passione contagiosa
12 BUYERS@
MILAN FASHION WEEK
Meno storytelling-mania e il prodotto torna al centro
18 WHITE@
MILAN FASHION WEEK
C’è movimento ma prevale la cautela
20 SUPER+ THEONEMILANO@ In copertina
L’autunno-inverno 2019/2020 di Bottega Veneta nella prima collezione firmata da Daniel Lee Photo @Imaxtree
MILAN FASHION WEEK
I creativi di Super, i numeri di TheOneMilano
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22 BUYERS@PARIS FASHION WEEK Stupisce Celine, colpisce Balenciaga, spopola Saint Laurent 23 TOP BUYERS Per Tessabit più lifestyle con Villa d’Este
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N° 5 18 MARZO 2019 www.fashionmagazine.it
SOMMARIO
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BUSINESS
24 LA SFIDA DELL’INCONTRO
DOMANDA-OFFERTA
Caccia ai talenti del bello e ben fatto
25 INTERVIEW/FRANCESCO CASILE «Lavoro per creare un polo della formazione» 26 LUXURY TRAINING «Così costruiamo il futuro della tradizione»
28 FASHION SCHOOL I mestieri della manifattura si imparano qui
67 ACCESSORIES
35 SEALUP/FILIPPO CHIESA «È il momento di sprigionare il nostro dna»
71 KNITWEAR
36 ZALANDO Una strategia marketplace da 20 miliardi
37 LINEAPELLE 96 High tech e custom made, due lati della stessa medaglia
75 PORTRAITS/FEDERICO TRONO Un ceo quarantenne dal profilo tech: così BasicNet guarda al futuro
77 FASHION PEOPLE
TREND
43 CATWALK SHOWS
78 4
FALL-WINTER 2019/2020
Ace of spades
FALL-WINTER 2019/2020
Room for guilty pleasures
FALL-WINTER 2019/2020
Heavy layering PEOPLE
74 CAREERS
78 Q&A/ VANESSA INCONTRADA «Ridiamo valore al tempo, nella vita come nella moda»
55 WOMENSWEAR
79 ENGLISH VERSION
82 RED CARPET
FALL-WINTER 2019/2020
Dressing games
64 WOMENSWEAR
18_03_2019
FALL-WINTER 2019/2020
Contemporary swing
Velmar Tel. +39 0541 965574 blugirlfolies.it
Nel corso dell’ultima fashion week femminile è emersa una Milano fresca, variegata e spumeggiante - nonostante evidenti deficit di coordinamento (vedi le voci dei buyer internazionali a pag. 12). L’esaltante bravura creativa degli stilisti ha effettivamente fatto passare in secondo piano questo aspetto. Qualora la regia dell’ente preposto si rassegnasse, però, all’attuale linea di resa allo strisciante accorciamento, continuando a sbandierare fantomatici meriti, sarà il caso di tornare sull’argomento. Concentriamoci intanto su una sfida altrettanto vitale per gli interessi del made in Italy. Si tratta dell’emergenza formazione che stiamo riscontrando, come addetti del settore, un po’ a tutte le longitudini della filiera. Come ben illustra l’intervista di Elisabetta Fabbri a Guillaume de Seynes - direttore mondiale della produzione di Hermès, nonché sesta generazione della famiglia proprietaria -, le skill manuali sono imprescindibili per preservare l’allure del vero lusso, volano non solo delle fortune della celeberrima maison, ma anche delle nostre stesse esportazioni. Purtroppo, secondo le stime di Confindustria Moda, nei prossimi quattro anni sono a rischio in questo ambito ben 47mila posti di lavoro. Si tratta di maestranze vicine al pensionamento, per le quali oggi non si riesce a trovare un successore qualificato (pag. 24). L’alquanto improvvida iniziativa della quota 100, probabilmente, contribuirà ad acuire il fenomeno. Al bailamme si aggiungono 15mila posizioni aperte lungo la filiera distributiva, in primis nelle showroom, per le quali è egualmente difficile trovare candidati all’altezza. Il fenomeno è stato messo a nudo in questi ultimi mesi dall’enorme visibilità del caso mediatico intorno a Francesco Casile, che in seguito a una lettera al Corriere della Sera ha ricevuto oltre 10mila curriculum, evidentemente in larga parte inadempienti. L’imprenditore si sta ora prodigando per architettare una soluzione strutturale al problema della mancanza di percorsi formativi per il comparto della vendita b-to-b (pag. 25). Abbiamo dunque confezionato, con questo numero, uno speciale che non solo celebra i risultati delle capacità manuali tuttora presenti sul territorio nazionale (vedi i servizi da pag. 43), ma che cerca di prospettare, dando voce alle forze in campo, soluzioni concrete per uscire da un collo di bottiglia che va affrontato al più presto (pag. 28). Ne va del bene di tutti.
L’EDITORIALE
La sfida delle competenze
Italy’s traditional strength in the field of artisanal craftsmanship was impressively on display during Milan’s latest fashion week. The ubiquitously perceivable return to chic was visible in many radically different ways, thus creating a true kaleidoscope of contemporary elegance. In this issue we also present the world view of Hermès, the world’s undisputed leader in matters absolute luxury. As top manager Guillaume de Seynes underscores, only a passionate and well-schooled human effort can make rarefied emotions palpable.
Marc Sondermann
CEO & Editor-in-Chief
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INTERVIEW
GUILLAUME DE SEYNES/HERMÈS
L’ECCELLENZA DEL SAPER FARE, UNA PASSIONE CONTAGIOSA «Hermès è una maison degli artigiani». Il dg Guillaume de Seynes lo rivendica con orgoglio, mentre i suoi esperti del saper fare svelano i trucchi del mestiere in giro per il mondo DI ELISABETTA FABBRI
A
meno di due anni dallo sbarco a Milano, Hermès dietro le quinte ha raggiunto Roma. «Hermès è una maison degli artigiani e del savoir faire dal 1837», ha esordito Guillaume de Seynes, direttore generale Pôle amont et participations di Hermès International, inaugurando l’evento itinerante, l’8 marzo scorso al museo dell’Ara Pacis. Con lui abbiamo parlato di formazione e di recruiting (al centro di un’inchiesta da pag.27) ma anche di nuove tecnologie e di robot. Al momento non abbastanza affidabili, specie quando si tratta di lavorare la pelle e la seta, ma un domani chissà? Che feedback state avendo dopo quasi 40 edizioni di “Hermès dietro le quinte”? L’iniziativa ha avuto estremo successo in ogni tappa del suo percorso. A Mosca, per esempio, lo scorso settembre in una settimana abbiamo ricevuto oltre 40mila visitatori: molto più di quanto ci aspettassimo. Le persone sono molto interessate all’evento, a parlare con gli artigiani, percepire la loro passione e l’orgoglio per l’attività che svolgono. Credo che ad attrarre i visitatori nel mondo sia il riscoprire lo human touch e l’essere umano che si celano dietro un oggetto. In termini di comunicazione cos’è più efficace per un marchio come il vostro: l’advertising tradizionale, il product placement, gli influencer sui social o “Hermès dietro le quinte”? In Hermès abbiamo l’opportunità di diversificare i canali di comunicazione. Campagne stampa ma anche mostre ed eventi originali come i “Carré Club” e le nostre vetrine: ci investiamo molto e non abbiamo un concept uguale nel mondo. Lasciamo che ogni Paese sviluppi la propria creatività, perché pensiamo che sia più interessante per il nostro consumatore. Ma abbiamo anche specifici tool come il magazine “Le Monde d’Hermès” e, in cima alla lista, il digital, che sta cambiando il modo di comunicare. In generale, cerchiamo di essere nella comunicazione ciò che siamo nel prodotto: espressivi, originali, diversi, sorprendenti e di qualità.
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Guillaume de Seynes, direttore generale Pôle amont et partecipations di Hermès International, rappresenta la sesta generazione della famiglia fondatrice Hermès
Iniziative itineranti come l’evento di Roma vi aiutano anche nel recruiting? Non molto, perché la produzione è per lo più francese e normalmente reclutiamo in Francia. Come vi state muovendo per non disperdere il know how degli artigiani? A volte prendiamo accordi con scuole locali, dove si insegnano le basi, ma principalmente puntiamo sulla formazione interna. Per esempio nella pelletteria prevediamo un periodo di training interno di 15-18 mesi. Una borsa come la Kelly è molto complessa da realizzare, perché somma di diverse competenze. Abbiamo anche una scuola interna per la stampa su seta: penso che siamo i soli a conservare così tanti know-how nell’alto di gamma.
IL “DIETRO LE QUINTE” AL MUSEO DELL’ARA PACIS E IN CINA Lo sapevate che occorrono complessivamente due anni per creare un carré Hermès? E che vengono impiegati 300 bozzoli di seta? La stampa, poi, avviene secondo una tecnica che risale agli anni Trenta detta “a quadro piano” o ”a quadro alla lionese”. Per la realizzazione di una cravatta, che prevede l’intervento di più mani esperte, servono come minimo tre ore e mezza. Invece si impiegano dalle 12 alle 20 ore per creare una Kelly (esclusa la concia delle pelli e il controllo qualità). «Molto dipende dalla dimensione e dal materiale impiegato», si affretteranno a spiegarvi i maestri pellettieri della
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La confezionatrice di cravatte Piega e cuce a mano il twill di seta
L’orlatrice Specializzata negli orli frullati, esegue la finitura degli iconici carré Hermès
L’artigiana della selleria Cuce il seggio della sella, precedentemente sagomato a mano, con il punto sellaio
Quali profili cercate di più in questo momento? La società sta crescendo velocemente, perciò assumiamo parecchio, ogni anno in diversi settori. Hermès ha una cultura d’azienda molto radicata e per ogni tipo di posizione cerchiamo la personalità più in linea. Quando si arriva in un gruppo bisogna capire che cultura ha, perché è diventato ciò che è, come si differenzia dagli altri e sentirsi a proprio agio con la sua filosofia. Quali sono le posizioni più difficili da trovare? La fama e la notorietà di Hermès sono cresciute tanto: siamo più importanti di quanto non lo fossimo 15 anni fa, per cui molte persone vogliono lavorare con noi. La difficoltà è trovare una perfetta corrispondenza con ciò che stiamo cercando. Ci piace che le persone crescano con noi passo a passo e restino a lungo. Alcuni nostri
griffe, se avrete l’occasione di visitare in giro per il mondo Hermès dietro le quinte. Dall’8 al 16 marzo era in programma a Roma, al museo dell’Ara Pacis (nelle foto in questa pagina), dopo il successo di Milano (nel 2017, alla Pelota) e quasi 40 edizioni worldwide. Una decina, in uno spazio di circa 1.000 metri quadrati, gli artigiani all’opera nella capitale, pronti a a mostrare il loro saper fare e a rispondere alle curiosità del pubblico (l’ingresso di regola è libero). In estate Hermès dietro le quinte migrerà in Cina: dal 25 al 30 luglio a Xiamen e dal 7 al 12 agosto a Xi’an. L’idea del gruppo francese è far scoprire come un oggetto prende forma e far conoscere «tutto ciò che si cela dietro la parola artigianato». A oggi Hermès conta oltre 13.700 dipendenti nel mondo, di cui circa un terzo artigiani.
L’artigiana della pelletteria Con la pinza per cucire in legno unisce i lembi del cuoio ed esegue perfetti punti incrociati per la Kelly bag
dipendenti sono in azienda da 20-25 anni. All’inizio siamo molto esigenti, è vero, ma è per non commettere errori. A volte capita di sbagliare, ma cerchiamo di ridurre al minimo questa eventualità. Come si conciliano le tecnologie, anche quelle digitali, con l’artigianalità? L’importante è proteggere il valore del know how. Un tempo tagliare la pelle a mano era un lavoro abbastanza faticoso. Oggi si usano macchine specializzate, fantastiche innovazioni governate attraverso un software. Ma è sempre l’artigiano che le attiva e sceglie, per esempio, quali parti non vanno tagliate e quali necessitano dello stesso tipo di taglio per realizzare una borsa. Il suo sapere è rimasto lo stesso. Le tecnologie aiutano, le macchine sono sempre più precise ma non sono loro che decidono. Pensa che un giorno un robot riuscirà a replicare il savoir faire di un artigiano? Spero di no e per alcune attività non credo proprio sia possibile, ma le tecnologie evolvono così rapidamente… Al momento, comunque, direi di no. Noi lavoriamo con i soft material, come la seta e la pelle, e i robot non sono sufficientemente precisi. Affidarsi a un’intelligenza artificiale per l’elaborazione delle informazioni digitali lasciate dai consumatori: ne vale la pena o è la fine della creatività? Noi siamo retailer dal 1880 e credo che nulla possa eguagliare l’esperienza di chi visita i nostri store nel mondo e può stabilire un dialogo con gli addetti alle vendite. Intelligenza artificiale sì, ma non è perché hai visto tre vestiti rossi in uno store, che dopo vuoi acquistare qualcosa di rosso: non credo sia davvero un’alternativa. Quando Martin Margiela era direttore creativo del ready-to-wear donna Hermès ha ideato il cinturino per orologio “double tour”: un’idea di per sé molto semplice, ma diversa da tutto ciò che era sul mercato allora. Subito non ne abbiamo visto il potenziale ma ha avuto un successo immediato ed è diventato un pezzo iconico. Nessun consumatore aveva bisogno di questo prodotto, nessuna intelligenza artificiale avrebbe potuto suggerirlo. ■
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NEWS
Ph. Imaxtree.com
A CURA DI ELISABETTA FABBRI
TIP SALE AL 22,7% DEL CAPITALE DI OVS Riassetto azionario in Ovs. Tamburi Investment Partners-Tip diventa socio al posto di Bc Partners. In base agli accordi la merchant bank indipendente fondata da Gianni Tamburi, già socia del retailer con il 4,9% delle azioni, pagherà circa 74,8 milioni di euro per il 17,8% del capitale. Con il 22,7% di Ovs, Tip sarà il maggiore azionista singolo del gruppo. L'obiettivo è supportare il top management, che già partecipa al capitale di Ovs, nell'ulteriore sviluppo del business e «realizzare un'operazione di crescita selettiva, con una visione industriale di medio-lungo termine già testata con investimenti come Moncler, Roche Bobois, Alpitour, Prysmian e Interpump».
Alberta Ferretti
IL 2018 DELLA MODA DONNA
2015 2016 2017
2018*
Fatturato
12,8
Variazione
12,9
13,2
13,3
7,9
8,2
8,4
4,2
4,3
4,7
+1,3% +2,1% +0,5%
Export
7,7
Import
4,3
Saldo con l’estero
3,4
3,7
3,9
3,7
60%
61%
62%
63%
Variazione % Variazione %
Export /ricavi
+2,8% +3,4% +2% -0,6% +0,7% +9,2%
LEVI STRAUSS & CO. VUOLE TORNARE IN BORSA
Dati in milioni di euro * Valori stime Fonte: Confindustria Moda su dati Istat, Sita Ricerca e indagini interne
Missoni
WOMENSWEAR IN ITALIA
PRIVATE EQUITY
+9% L'IMPORT, MA IL SALDO RESTA ATTIVO
PIACCIONO LE FASHION COMPANY SMALL SIZE
L’industria italiana della moda donna cresce di un modesto 0,5%, sostenuto dalle esportazioni. Il rallentamento, come osservano da Confindustia Moda, si verifica dopo un triennio in cui il settore cresceva mediamente del 2% circa. Lo scorso anno il fatturato del womenswear italiano ha raggiunto i 13,3 miliardi di euro, di cui 8,4 miliardi di vendite realizzate all’estero. Tuttavia anche l’export ha frenato: saliva del 3,4% nel 2017, mentre nel 2018 ha registrato un +2%. Con questi numeri, la moda donna rappresenta quasi un quarto del fatturato del tessile-moda nazionale. Il saldo commerciale del comparto resta attivo per 3,7 miliardi (dai 3,9 dell’anno prima), nonostante il +9% delle importazioni (a 4,7 miliardi). A soffrire un calo delle vendite sono soprattutto maglieria, camiceria e abbigliamento in pelle, mentre la confezione ha segno più. Il valore della produzione di abbigliamento donna effettuata in Italia, che esclude i proventi derivanti dalla commercializzazione di prodotti importati, ha totalizzato 7,6 miliardi, in calo del 2,7%, dopo la leggera crescita del 2017 e 2016. Quanto alle vendite sul mercato domestico, hanno continuato a peggiorare. Tenendo conto dei dati rilevati da Sita Ricerca, al +2,6% del sell out della primavera-estate è seguito un cedimento marcato fra settembre e ottobre, che porta a prevedere per l’intero 2019 un -3,9%.
L’ingresso del fondo Fsi in Missoni, l’acquisizione del 65% di Save the Duck da parte di Progressio e il deal che ha portato Style Capital a rilevare una quota di minoranza di Re/Done: sono solo alcuni degli investimenti del private equity nella moda che hanno caratterizzato il 2018. Aifi, l'associazione italiana del private equity, venture capital e private debt, in collaborazione con la società di consulenza PwC, ha conteggiato 17 deal sul mercato italiano, in leggero aumento dai 15 del 2017. Il valore complessivo invece è più che dimezzato a 199 milioni di euro (dai 544 milioni del 2017, che sancivano un triennio di stabilità). L’ammontare medio investito è stato di 12 milioni di euro e si è trattato soprattutto di operazioni di buy out. A interessare gli investitori sono state le fashion company small size: 22 milioni, in media, i ricavi e 77 dipendenti in organico. Tenendo conto del numero di operazioni, il peso della moda sul totale è risultato del 4,7%, in linea con il 2017, mentre è crollato dall’11% al 2% il peso del settore in termini di ammontare. Nel 2019 le acquisizioni sono riprese: QuattroR (Sgr controllata dal management, mentre il 40% fa capo a Cassa Depositi e Prestiti) ha appena rilevato il 60% di Trussardi e, con l'acquisizione di un altro 16%, Sator è diventato azionista unico di L'Autre Chose. Mentre scriviamo si parla anche dell'interesse dei fondi per Roberto Cavalli.
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Levi Strauss & Co. era già stata quotata dal 1971 al 1984. Ora vuole tornare a Wall Street con l'obiettivo di raccogliere, nelle stime, 587 milioni di dollari. In offerta ci sono 36,7 milioni di azioni ordinarie, di cui 9,47 milioni offerti dal gruppo e il resto dai soci. La forchetta di prezzo è tra i 14 e i 16 dollari.
INDITEX PREVEDE UNA CRESCITA FRA IL 4% E IL 6% Nel 2018 gli utili del gruppo Inditex, che controlla il marchio Zara, sono saliti a 3,4 miliardi di euro (+2% e +12% a valute costanti). L’ebitda è aumentato a 5,5 miliardi (+3% e +11% a valute costanti), dopo che i ricavi si sono attestati a 26,1 miliardi (+5% like-for-like). Le vendite online, in particolare, sono cresciute del 27% a 3,2 miliardi. L’ebit del colosso spagnolo ha di poco superato il livello dello scorso anno (4,35 miliardi, da 4,31). Il board guidato da Pablo Isla proporrà agli azionisti un dividendo di 0,88 euro per azione: il 17% in più rispetto all’anno prima. Per il 2019 è prevista una crescita del fatturato like-for-like fra il 4% e il 6%, in parallelo con l’espansione della superficie distributiva, stimata tra il 5% e il 6%.
WOMEN’S FASHION WEEK
Prada
Dolce&Gabbana
I BUYER A MILANO MODA DONNA
MENO STORYTELLING-MANIA E IL PRODOTTO TORNA AL CENTRO Dopo che per diverse stagioni sulle passerelle ha dettato legge l’arte del “sapersi raccontare”, finalmente sono il prodotto e il ben vestire a tornare protagonisti, ovvero quello che le aziende made in Italy sanno fare al meglio. E Milano non tradisce le aspettative: Prada, Gucci, Fendi e Dolce&Gabbana infiammano i buyer. Anche l’innovazione portata da Moncler Genius contribuisce ad alimentare il senso di ottimismo diffuso in città coinvolgendo anche i brand emergenti: Plan C, Alanui, Act N°1 fanno parte dei momenti da ricordare della fashion week DI ANDREA BIGOZZI
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altiamo pure la parte in cui si dice che le sfilate sono un format superato (anche se il successo del progetto inclusivo di Moncler Genius per alcuni osservatori ne è l’ennesima dimostrazione), lasciamo da parte le discussioni sul calendario troppo concentrato e mal distribuito e cominciamo subito dicendo che questa settimana della moda milanese è andata molto bene, anzi quasi non sarebbe potuta andare meglio: potevano rivelarsi cinque giorni all’insegna del ricordo di Karl Lagerfeld (scomparso proprio il primo giorno
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della manifestazione) e, come accaduto nel recente passato, dedicati a discutere delle innovazioni e provocazioni viste sulla passerella di Gucci (questa volta le maschere fetish, un anno fa le teste mozzate). E invece l’edizione appena conclusa della fashion week ha messo in chiaro che, senza nulla togliere alla capacità di Alessandro Michele di saper catalizzare l’interesse di stampa, buyer e popolo dei social (la sua sfilata stroboscopica si è confermata la più instagrammata della kermesse), a Milano c’è molto altro oltre
Gucci. Che lo scenario generale si sia molto ravvivato si è capito dai commenti dei numerosi buyer italiani e stranieri intervistati tra uno show e un altro o durante le presentazioni: mentre garantivano che il made in Italy avrebbe avuto un peso maggiore nei budget Fall-winter 2019/2020, quasi avevano l’imbarazzo della scelta su quale marchio puntare. Da Prada, la più elegante e trendsetter di tutti, a Moncler con le sue collaborazioni speciali, passando per l’esordio promettente di Daniel Lee da (segue a pag 14)
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LO STILISTA RIMETTE IN GIOCO IL BRAND TRA I GIOVANI
CON DANIEL LEE BOTTEGA VENETA È SEXY
Gucci
FALL-WINTER 2019/2020
Rosso
Prada
La sfilata di debutto di Daniel Lee da Bottega Veneta era la più attesa della fashion week. Chi si aspettava dallo stilista 32enne il ritorno della vecchia Céline (quella di Phoebe Philo, con cui Lee ha lavorato per sette anni) è rimasto sorpreso, perché Lee ha fatto di più: ha catapultato il brand nel futuro, con una collezione semplice nelle linee e anche molto sexy, ha riportato il marchio del gruppo Kering in vetta alla classifiche di gradimento del fashion system. «È stato il mio show preferito - assicura Tiffany Hsu di Mytheresa.com - così diversa - da quello che si vede di solito a Milano. I biker boot saranno i veri must have della prossima stagione. Ma anche le borse, bellissime e morbidissime». Sulla stessa lunghezza d’onda Ida Petersson di Browns: «La prima prova di Lee? Sicuramente uno degli highlight di stagione. Credo proprio che le sue décolleté trapuntate faranno tendenza». Tra i fan anche Alla Verber, Linda Fargo e Roopal Patel. «Credo che proporre una donna minimal, ma anche tosta e più aggressiva rispetto a quella disegnata da Tomas Maier - dice Mario Grauso di Holt Renfrew - sia una svolta interessante, specie per conquistare un pubblico più giovane. Anche le clienti deluse dal nuovo corso di Celine troveranno alcuni pezzi adatti al loro guardaroba. Le borse hanno un aspetto nuovo, ma con l’artigianalità tipica della maison». Simone Heift, buying director The KaDeWe Group, afferma: «Quella di Lee è stata una reinterpretazione radicale del brand, dall’impronta femminile e avanguardista. Ha riportato in auge quel minimalismo glam e Daniel Lee sofisticato che era nella Céline di Phoebe Philo, ma a modo suo».
Bottega Veneta
MUST HAVE
Anfibi
Marni
LE GAFFE SOCIAL DELLE MAISON? «NON È AUTOMATICO CHE INCIDANO SULLE VENDITE»
Dolce&Gabbana
Prima Dolce & Gabbana che ha fatto infuriare la Cina, poi le accuse di razzismo dagli Usa a Prada e Gucci e, infine, le polemiche su Burberry e la sua felpa con cappio al collo che ha sfilato a Londra. Cosa pensano i buyer di questi “social scandal”? «Vorrei che certe reazioni sui social fossero più ponderate - dice Mario Grauso di Holt Renfrew -. Stilisti e manager non dovrebbero preoccuparsi di come rispondere a queste accuse ma focalizzarsi sul prodotto, che è la vera priorità». Un invito alla calma e a non farsi “limitare” dai social arriva anche da Riccardo Tortato, e-commerce fashion director di Tsum: «La moda è stata sempre anche provocazione, basti pensare a marchi irriverenti come
Gucci
Moschino o Vivienne Westwood o avanguardisti come Gianni Versace. Se ci si fa prendere della paura di sbagliare, si rischia di rendere il mercato vuoto di idee e di sperimentazione». Ma davvero il popolo dei social può far sfumare affari milionari? «Per ora - sottolinea Tiffany Hsu di Mytheresa.com - possiamo dire che non è così automatico che queste polemiche influiscano sulle vendite». «Alcuni mercati hanno reagito con più forza di altri - osserva Simone Heift, buying director The KaDeWe Group -. Anche quando non si verifica un vero calo, valutare gli effetti è molto complesso, perché l’immagine del brand è tutto». «Si spera - conclude - in una moda per la diversity, la libertà e la tolleranza».
Maschile-femminile
Max Mara
Burberry
Ferragamo
Pelle
Stivali
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WOMEN’S FASHION WEEK
LINDA FARGO
BERGDORF GOODMAN SENIOR VICE PRESIDENT AND WOMEN’S FASHION DIRECTOR
«Tra le collezioni migliori della fashion week cito Max Mara, Agnona, Brunello Cucinelli e Bottega Veneta, che ho amato per la loro eleganza understated e il minimalismo moderno. Milano ha riportato al centro dell’attenzione l’eleganza ma senza nostalgia, con la cura e il savoir faire tipici del made in Italy. La collezione di Prada è stata perfetta e lo show ancora di più: ho amato i fiori e il mood da “Monster in love”, per non parlare delle borse, indimenticabili. Tra gli highlight della settimana anche l’uscita di Giorgio Armani sulla passerella. Incantevole la presentazione di Alanui, merito anche della location. Stiamo tenendo d’occhio Plan C».
Bottega Veneta, l’ennesima prova convincente di Max Mara, The Attico, Missoni, Fendi. Anche le start-up questa volta hanno tenuto banco, con nomi come il gettonatissimo Plan C, ActN°1 e Albagìa. Ma che cosa ha portato a questo senso di rinascita che si respirava nel capoluogo lombardo e che ha riguardato il lavoro sia dei big name che degli outsider? Semplicemente a Milano, proprio
ALLA FASHION WEEK IL SET PIÙ IN È IL MULTIBRAND Multimarca sempre più in prima fila alla fashion week di Milano e non solo con vetrine dedicate ai marchi protagonisti delle sfilate, ma come set di eventi in calendario. Wok, il concept store di viale Col di Lana voluto da Federica Zambon per introdurre designer e brand spesso inediti in Italia, ha ospitato l’evento voluto da A.P.C. per presentare Interaction#1, la prima collaborazione di una serie che vedrà coinvolti diversi creativi. A Milano è toccato alla colab con il rapper Kid Cudi. Molto più istituzionale il progetto che ha coinvolto Gio Moretti. Lo store simbolo del Quadrilatero è stato
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ActN°1
”
Ken Downing Neiman Marcus
come accaduto un mese fa con le sfilate maschili, le aziende del made in Italy sono tornate a proporre gli abiti da giorno, ovvero quello che sanno fare meglio e che le ha consacrate nel mondo. «L’ossessione per lo streetwear sembra superata. Finalmente è tornata protagonista la femminilità e questa è una buona notizia per Milano», sentenzia un fine osservatore come Ken Downing, fashion director del
DA WOK A GIO MORETTI
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“
A MILANO È TORNATA PROTAGONISTA LA BELLEZZA FEMMINILE E I BIG HANNO DATO IL MEGLIO. TRA I GIOVANI ACT N°1 È DA TENERE D’OCCHIO
department store americano Neiman Marcus. È un magic moment per l’Italia anche secondo Linda Fargo, direttrice moda di Bergdorf Goodman, meta dello shopping dell’élite newyorkese: «Vista la ritrovata spinta verso un lusso moderno e l’understatement, brand come Max Mara, Fendi, Agnona e Brunello Cucinelli potranno dare il meglio di sé». Anche vista dall’interno, ovvero dai professionisti italiani, questa tornata di sfilate è stata molto positiva. «Milano - fa il punto Tiberio Pellegrinelli di Area Ti - si è confermata capitale mondiale della moda, anche perché il nuovo must sarà vestire bene, da sempre la nostra specialità. Nelle scorse stagioni sulle passerelle aveva preso il so-
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1. I capi della collezione Interaction#1 di A.P.C. sono stati svelati all’interno del concept store Wok 2. Michele Massa, a.d. di Fontana Milano 1915, con Giovina Moretti
il set della presentazione delle nuova collezione di Fontana Milano 1915: un evento all’insegna del successo del “made in Milan”, che sancisce anche l’inizio di una partnership commerciale. Il negozio di Giovina Moretti sarà l’unico multibrand in città a commercializzare le borse del marchio.
pravvento una sorta di anarchia: stava passando il messaggio che tutto stava bene a tutti e la narrazione della collezione aveva preso il sopravvento su tutto. Ma non è così. La sfilata emblema di questo ritorno all’eleganza e a una donna super chic è quella di PLAN C Dolce&Gabbana, che ha coE THE ATTICO: PER struito un guardaroba perfetQUANTO DIVERSI, to». La moda italiana torna SONO I SIMBOLI DELLA NUOVA quindi a lavorare sulla proFEMMINILITÀ. UNO pria identità, che è pragmatiPIÙ CONCETTUALE, ca, concreta. Da sempre il L’ALTRO PIÙ made in Italy ha fatto affari SFRONTATO » con il prodotto e lasciato lo storytelling grandioso ai franTiberio Pellegrinelli Area Ti cesi. Così sulle passerelle deThe Attico dicate all’autunno-inverno 2019/2020, più che raccontarsi è stato importante tornare a far trionfare i cappotti, i vestiti, le giacche e la maglieria, capi adatti a tutte le occasioni e molto funzionali. Una stagione di prodotto, dunque, ma con un’anima molto moderna ed è questo che ha conquistato i buyer. Chi temeva che il superamento della sbornia da streetwear, con il conseguente ritorno al tailoring, all’artigianalità e al lusso riportasse a collezioni nostalgiche è stato smentito: a MARIO GRAUSO HOLT RENFREW Milano si gioca con un linPRESIDENT guaggio ultra-chic, ma anche un po’ perverso e aper«Ho amato moltissimo Prada: tamente femminile, decisal’abilità di Miuccia nel mescolare mente al passo coi tempi. il maschile e il femminile è stata la «Ci piace questa nuova punta di diamante dello show. Gucci donna: è molto tosta, e preha il dono di portarmi nell’universo dilige un look vagamente totalmente nuovo creato da cattivo, come dimostrano i Alessandro Michele. Il suo viaggio trend destinati al sicuro stavolta era in un disco club, con successo quali il marziale/ luci e specchi e l’abbigliamento che andava di conseguenza. Ancora sartoriale e il total leather» una volta Michele lo ha trasformato osservano Giulia Pizzato e in realtà, con look più tailoring e Federica Montelli, rispetcurati nei dettagli. Ha poi aggiunto tivamente buying and merriferimenti sadomaso, per tenere alta chandising director e head l’attenzione. Ho apprezzato il tweed of fashion di Rinascente. e la pelle, così come gli stivali di raso. In generale è la sfilata di Dall’autunno inizieremo a vendere Prada quella giudicata più Plan C: le sue proposte sono una in tendenza della stagione: nuova interpretazione di ciò che era «La collezione “Anatomy l’universo Marni, secondo il punto di of Romance” - sintetizza vista giovane di Carolina Castiglioni». Roopal Patel, fashion di-
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SILVANO VANGI LUISAVIAROMA.COM HEAD OF WOMENSWEAR
«Assistere al trionfo in passerella del daywear, che non si vedeva da un po’, mi ha fatto molto piacere. Ma il meglio di sé per me lo hanno dato Bottega Veneta, Max Mara e Versace, in grande ascesa, specie da quando ha deciso di riaprire il suo archivio. In questa sfilata si sono visti alcuni look decisamente femminili e very Gianni Versace. Etro ha trasmesso una gran voglia di cambiamento, e non parlo solo della location. The Attico ormai commercialmente è una garanzia. Da tenere d’occhio tra i nomi nuovi Albagìa, mentre al Fashion Hub ho scoperto una stilista che non conoscevo: Emma Rowen Rose, che lavorava da Alexandra Rich».
ROOPAL PATEL SAKS FIFTH AVENUE FASHION DIRECTOR
«L’ultima collezione di Karl Lagerfeld per Fendi è stata bella e di grande impatto: il film di Loïc Prigent ha reso tutto indimenticabile. Il progetto Moncler è davvero geniale, specie le collaborazioni di spicco con Pierpaolo Piccioli, Simone Rocha e Palm Angels. Che dire di Alessandro Michele: ha firmato una collezione eclettica, mischiando maschere, elementi sartoriali e punk e lo show di Gucci per me è stato il più spettacolare. The Attico rappresenta il volto sexy ed energetico di Milano, che mi piace. Poi c’è la novità di Carolina Castiglioni: Plan C è l’emblema di ciò che vuole indossare la donna moderna di oggi».
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L’EVENTO MONCLER GENIUS È UN MODO FRESCO DI PRESENTARE IL PRODOTTO, CON UN FORTE ENGAGEMENT: SPERO SIA DI ESEMPIO ANCHE AD ALTRI BRAND
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TIFFANY HSU
MYTHERESA.COM FASHION BUYING DIRECTOR
Ida Petersson Browns
rector di Saks Fifth Avenue - è il miglior concentrato delle tendenze emerse durante la settimana: l’utility, il militare e la fusione tra il femminile floreale e il maschile». Ma lo show della stilista, insieme a quello “neuroerotik” di Marni e alle apparizioni in pedana di modelle over 40 come Eva Herzigova e Stephanie Seymour, simbolo di un empowerment più maturo e consapevole, è servito ad agganciare la moda di Milano alla discussione culturale attuale. «Miuccia - commenta Harry Wang, head of Merchandising & Buying della divisione Luxury di Tmall - con le sue creazioni non parla solo di bellezza, ma anche del presente: ne dà un’interpretazione e invita a riflettere. Quando uno stilista con il suo lavoro riesce a fare tendenza e contemporaneamente a lanciare un messaggio è davvero il massimo». «È lei ad avere sempre le idee più fresche e i punti di vista più creativi e attuali» gli fa eco Mario Grauso di Holt Renfrew (Canada), che aggiunge: «Oggi i capispalla militari sono l’outerwear migliore per proteggere le donne “guerriere” in un contesto urbano». Il grande desiderio di moda e di prodotto che si è registrato in città ha fatto sì che, nonostante il calendario iper concentrato e la mancanza cronica di tempo, molti buyer abbiano avuto il tempo di interessarsi anche di brand nuovi e indipendenti.
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Moncler Genius
Ma come sono andati i “giovani” di Milano? Alcuni hanno letteralmente sfondato come Plan C di Carolina Castiglioni, che in appena due stagioni di attività ha conquistato le migliori vetrine (reali e virtuali) dello shopping globale; altri, come Act N°1, si sono presentati all’appuntamento con la passerella con un progetto sensibilmente più maturo rispetto a sei mesi fa, ottenendo le promozioni piene di Ken Downing, Carmel Imelda Walsh di Modes (nuovo nome di Stefaniamode.com) e Yukiko Yuzawa di H.P.F. (Giappone e Francia). Ma sono tanti i nomi pronti finalmente a uscire del guscio. «Sono stati
«Il mio show preferito è stato quello di Bottega Veneta, anche Prada mi è piaciuta. La presentazione più divertente è stata quella di The Attico, che stavolta si è inventato l’Attico Club. Alanui mi ha letteralmente conquistata: il prodotto è ben fatto e divertente da indossare. In generale, la tendenza su cui scommettere è la pelle. Anche la prova di Gucci mi ha convinto, questa collezione ha mostrato un lato inedito. L’evento di Moncler Genius è stato una grande esperienza. Tuttavia, il fatto che ci fossero tante collezioni presentate contemporaneamente mi ha costretto a tornare una seconda volta a vedere tutte le proposte. Il format è creativo, ma non so se potranno seguirlo in molti: la passerella crea un’atmosfera diversa e certe volte è importante vedere gli abiti in movimento».
CARMEL IMELDA WALSH MODES - STEFANIAMODE.COM ART DIRECTOR
«Prada è stata la mia collezione preferita, grazie alla forte presenza narrativa. Il must have della stagione sarà probabilmente lo stivale da motociclista visto alla sfilata del brand. Ho trovato Versace giocoso e divertente, mentre Max Mara ha fatto rivivere in modo fantastico la vibe anni ‘80. Tra gli accessori, una menzione speciale va a Jil Sander: sono una fan di quello che il marchio sta facendo in questa categoria di prodotto. Quanto ai giovani, seguiamo con grande attenzione Act N°1 e Rowen Rose. Tra gli eventi forti della fashion week spicca Moncler Genius. Infine i budget dell’autunno-inverno 2019/2020: penso proprio che saranno in crescita».
giorni che hanno riservato ottimi omnichannel che coinvolgespunti per lo scouting - conferma ranno vetrine, negozi e siti Federica Montelli di Rinascente online», anticipa Beppe Anpenso a nomi come Officine del giolini di Sugar , che è anche Poggio e Giaquinto. Tra i nuovi consigliere della Camera Itamarchi e gli emergenti, oltre a liana Buyer Moda con delega Plan C, bene Brognano, Giusepsulla Comunicazione e il pe di Morabito e Wandering». Marketing. Menzioni speciaIL NUOVO Persino il Fashion Hub allestito li anche per i brand Dhruv CORSO DI dalla Camera Nazionale della Kapoor e 16R Firenze. Ma è ICEBERG È Moda Italiana per supportare i la stilista Emma Rowen DIVERTENTE, COSÌ giovani talenti quest’anno è rienRose ad aver suscitato - in COME ANCHE trato nei tour dei buyer, almeno di prospettiva - l’interesse di LE SOFISTICATE quelli italiani. Merito anche della molti: Silvano Vangi di LuiSTRAVAGANZE collaborazione lanciata tra Cnmi saviaroma.com e Carmel STREETWEAR e la Camera Italiana Buyer Walsh di Modes la stanno già DI GCDS Moda, che ha premiato Kulsum tenendo d’occhio. Insomma, Harry Wang Shadab Wahab, giovane desitutta questa attività e voglia Tmall Luxury gner di origine indiana, per l’imdi fare hanno contribuito a un pegno nella sostenibilità sociale: diffuso senso di ottimismo con il suo brand Ara Lumiere è sintetizzabile con le parole di vicina alle vittime di aggressione con acicongedo a Milano di alcuni super buyer: do. «Sosterremo concretamente la vinci«Una delle migliori edizioni degli ultimi trice, attraverso una serie di operazioni tempi» assicurano Ken Downing e Alla Verber. Anche Riccardo Tortato, ecommerce fashion director di Tsum, pensa positivo, non senza lanciare un appello al settore: «Una fashion week da 7, ma la creatività italiana può fare ancora di più». (Hanno collaborato Alessandra Bigotta, Elisabetta Fabbri, Carla Mercurio, Angela Tovazzi) ■
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BRAND REBOOTS
Borbonese è tutto nuovo La capsule collection Borbonese 1910, disegnata da Dorian Tarantini e Matteo Mena, ha riacceso i riflettori sullo storico marchio che ha un nuovo ceo, Alessandro Pescara. Il piano di rilancio del manager, oltre al ritorno del ready to wear, prevede la riorganizzazione della distribuzione, con nuovi opening (a cominciare da Parigi) e un upgrading del wholesale.
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ALLA VERBER TSUM FASHION DIRECTOR
«Una delle migliori fashion week degli ultimi tempi a Milano. Ho apprezzato Bottega Veneta: Daniel Lee è riuscito a coniugare la sua impronta stilistica, molto personale, con il dna del marchio e mi sembra un buon inizio. Menzione speciale a Dolce&Gabbana: è un marchio a cui sono affezionata, perché ci credo da 28 anni. Ne ho seguito tutta l’evoluzione e trovo che questo show sia uno dei più riusciti in assoluto. Poi un altro grande, Giorgio Armani: mi sono emozionata assistendo all’evento all’Armani Silos e la parola giusta per descrivere quello che ho provato è rispetto. Da applauso Fendi e Gucci».
GRAZIE AI BUYER INCONTRATI ALLE SFILATE PER IL SUPPORTO Beppe Angiolini Sugar • Roopal Patel Saks Fifth Avenue • Linda Fargo Bergdorf Goodman • Ken Downing Neiman Marcus • Mario Grauso Holt Renfrew • Ida Petersson Browns • Tiffany Hsu Mytheresa.com • Carmel Imelda Walsh Modes • Yukiko Yuzawa H.P.F • George Li Skp Beijing • Giampiero Molteni Tessabit • Federica Montelli Rinascente • Olga Mironova Boutique XXI secolo • Kenta Usui Takashimaya • Esther Paquette Lyla • Laliv Klein Laliv • Tiberio Pellegrinelli Area Ti • Giulia Pizzato Rinascente • Tatiana Ramirez The Bobby Boga • Silvano Vangi Luisaviaroma.com • Fausta Malingri di Bagnolo Agam • Sofia Zhang Sofinternazionale Buying Office • Riccardo Tortato Tsum • Alla Verber Tsum • Harry Wang Tmall luxury • Samira Serafino Bongénie Grieder • Simone Heift The KaDeWe Group
Gentry riparte e sogna lo show La collezione Fall-winter 2019/20 di Gentryportofino è la prima presentata a Milano, da quando il brand fa capo a Olmar and Mirta di Giambattista Tirelli: «Nel giro di un paio d’anni - dice l’imprenditore - puntiamo a toccare i 10 milioni di ricavi. Intanto i due condirettori creativi Matteo Smaniotto e Mirta Grana stanno valutando di tornare a sfilare».
De Vincenzo cambia assetto Nuovo assetto societario per Marco de Vincenzo, con l’ingresso della Mmgp che ha acquisito il 35% del brand direttamente dallo stilista. Quest’ultimo mantiene per sé il 20% del capitale, mentre il restante 45% resta in capo a Lvmh. A seguito del riassetto è stato nominato un nuovo ceo, Marco Panzeri.
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WHITE
C’È MOVIMENTO MA PREVALE LA CAUTELA Marchi italiani alla ricerca di buyer stranieri e marchi esteri ansiosi di espandersi sul mercato italiano si incrociano nel Tortona district, in una fase quanto mai interlocutoria DI ELISABETTA FABBRI
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ai come in questa edizione di White, che ha presentato circa 550 brand nel Tortona fashion district di Milano, si è percepito che il business è in una fase attenKristel Kuslapuu dista, anche se gli organizzatori di M.Seventy hanno rilevato un aumento dei visitatori del 4,8% rispetto all’anno prima (più di 25mila, tra il 22 e il 25 febbraio). I buyer, in particolare, sono cresciuti del 2,3%, L’innovazione sostenibile con quelli esteri che hanno registranell’hub Give a Fok-us to un +6,8%. A sentire le aziende espositrici, gli operatori stranieri Un hub per sensibilizzare sulla moda sono arrivati anche da mercati inatsostenibile: è il progetto Give a Fok-us tesi: aspetto che, come hanno condi White, sotto la direzione artistica di fermato i più, dà sempre un senso Matteo Ward, co-fondatore e ceo di alla partecipazione al salone della Wråd, e la collaborazione di DrawLight. moda contemporary. «White non è Tra le proposte in mostra Econyl, il filato di Aquafil che ricicla reti da pesca un salone paragonabile a quelli di e scarti tessili, il tessuto ricavato dagli Berlino, Düsseldorf o Parigi - osseragrumi Orange Fiber, la pelle vegetale va Aurelio Gatti, agente di La Fée di Vegea, ottenuta dalla vinaccia, il Maraboutée, marchio francese con denim green in fibre rigenerate oltre 400 punti vendita in Italia -. Re-Gen di Candiani e Br4 di Brugnoli, Non si viene per scrivere gli ordini che identifica una tecnologia ma perché è una vetrina. Tuttavia, e una linea di tessuti ecosostenibili. siamo in momento di grande confui-am-chen sione che non fa bene a nessuno. E i buyer, per non sbagliare, tengono le mani in tasca. Per andare loro incontro noi Abbiamo incontrato clienti esteri importanti mente italiani, francesi e tedeschi. Allo stand non puntiamo alle quantità ma alla continuma soprattutto italiani». Giovanni Canessa Alysi c’è stato il passaggio di giapponesi e ità del rapporto». «Nell’edizione precedente del marchio di maglieria in cashmere Duvet, coreani mentre da She’s So affermano: «Ci l’affluenza era maggiore - notano dallo stand presente nella nuova area Knit Lab, parla di aspettavamo più buyer dal Giappone, perché Balossa -. Abbiamo visto pochi buyer strabuyer dal Nord Europa, Asia, Brasile e Ausappiamo che alcuni hanno deciso di disernieri e tanti curiosi. I compratori sono molstralia mentre Bao Dai, general manager tare Parigi, a causa dei gilet gialli». Dal Sol to cauti, la stagione è difficile». «Crediamo e co-fondatore del marchio di maglieria di Levante arrivano i maglioni minimalisti di nell’opportunità di essere a Pitti e White - riHong Kong i-am-chen (esordiente al saloC.T. Plage, da gennaio distribuito in Italia batte Alessandro Biasotto, titolare di Oof -. ne) afferma di avere incontrato principalda WP Lavori in Corso. Positivo il bilancio
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Ph. Simona Bertolotto
Strateas Carlucci
SelDì
della tappa milanese (dopo Pitti): «Pensavamo una minore affluenza, invece abbiamo incontrato buyer persino dalla Finlandia e dal Canada». Puntano al mercato italiano i designer Peter Strateas e Mario-Luca Carlucci, artefici del marchio australiano Strateas Carlucci, già noto in Nord America, Europa, Arabia Saudita e Cina. Special guest del White di febbraio, il duo ha vinto numerosi premi tra i quali il GQ Designer of the Year, il Tiffany & Co National Design Award e l’International Woolmark Prize Australia. Un po’ di delusione tra i designer estoni (Kristel Kuslapuu e Triinu Pungits per citarne un paio, vedi anche a pag. 64) coordinati dalla showroom Fashionavant e di scena al Basement: «Non c’è stato tanto passaggio e il fatto di parlare in inglese, poiché non conosciamo l’italiano, crea difficoltà». In realtà l’interesse dei buyer per i marchi stranieri c’è, anche se al White sono di regola in minoranza (172 in questo round). «Ci sono piaciuti gli abiti in seta del
Alysi
marchio tedesco Unbreakable Evolution», dicono i titolari della boutique Cose di Resi (a Brescia), visitatori abituali del White. A colpire favorevolmente una buyer della boutique Sophie (a Padova) è il marchio francese Absolute Cashmere, «relativamente basico ma che gioca con i colori fluo». «In generale - afferma - non vedo tantissimo di nuovo. Noto un’abbondanza di “over”, anche nelle scarpe: non proprio il genere adatto alle mie clienti, però credo si farà notare ancora per qualche stagione». La titolare dello store egar di Avezzano (L’Aquila) segnala invece tre nomi italiani: sono le sneaker colorate L4K3, i look di Maison Cherie e i capispalla trasformisti in tessuto tecnico SelDì di Daniela Sellone. Il prossimo White si terrà dal 20 al 23 settembre 2019. ■
Un premio a Sveta L’Inside White Award di White con Camera Italiana Buyer Moda è andato al marchio Sveta, creato dalla designer russa Sveta Sotnikova, per la «capacità di reinventare il guardaroba femminile con capi eclettici e fortemente rappresentativi».
Unbreakable Evolution
L4K3
Maison Cherie
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DALL’ARMENIA AL SUD AMERICA
A SUPER LA CREATIVITÀ CHE VIENE DA LONTANO La moda cambia e acquista valenze inedite, a seconda dell’occhio e della cultura di chi la crea: lo dimostrano le collezioni degli stilisti armeni e sudamericani che abbiamo selezionato alla recente edizione di Super DI CARLA MERCURIO
La sfilata Italian Fashion Night
VAHAN KHACHATRYAN
DOCENA 12 NA
MISSIONE UPGRADING
Più che un semplice brand, una piattaforma creativa cilena situata nell’area del Gran Valparaíso, dove la parola d’ordine è riciclo tessile. I capi sono realizzati smontando abiti vintage e riutilizzando scarti tessili industriali, per dare nuova vita a pezzi unici.
Nato a Yerevan, studi all’Accademia Italiana di Arte, Moda Design di Firenze, Khachatryan trae ispirazione dalle creazioni di suo nonno pittore. Questa volta è de Chirico il riferimento, per una collezione che punta sulle stampe e sulla ricerca dei tessuti.
THEONEMILANO: PIÙ AZIENDE E BUYER INTERNAZIONALI
Z.G.EST
Zero Gravity Established: è questo il significato del brand armeno, che punta a proporre capi confortevoli e pratici, in grado di regalare una sensazione di assenza di gravità. Il marchio giovane ha già conquistato una certa notorietà nel Paese d’origine.
LED
Led è una linea genderless disegnata da Célio Dias, che condanna la situazione politica in Brasile attraverso slogan come Ele Não (Lui No) e Bichas Resistam (Resistete Ragazze).
LOOM WEAVING
Le sorelle Inga ed Elen Manukyan, fondatrici del brand armeno, creano abiti in maglia che reinterpretano con uno stile contemporaneo l’antica arte del ricamo fatto a mano.
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LUCAS LEÃO
Per la collezione di debutto il designer brasiliano si è ispirato alla Corea nel 1945, divisa tra due ideologie. La proposte puntano all’idea di unità nella diversità, con forme sperimentali e no gender.
Arrivato alla sua quinta stagione, il salone dell’haut-à-porter TheOneMilano ha messo a punto un “pacchetto” di contenuti e servizi ad hoc per conquistare un’attenzione crescente da parte del mercato. Innanzitutto nell’offerta. All’edizione dal 22 al 25 febbraio ha portato a Fieramilanocity un numero maggiore di espositori: 393 per l’esattezza, di cui 212 italiani e 181 stranieri, rispetto ai 342 di un anno fa, con collezioni che spaziavano dal fur and leather alla maglieria, fino agli accessori. Rinnovato anche il layout, con un’immagine ispirata a un rigenerante “winter garden”, con lo scopo di rinnovare il modo di vivere la fiera in chiave lifestyle. Importante il lavoro portato avanti insieme all’Agenzia Ice per portare in fiera i compratori “giusti”, con delegazioni provenienti da Russia, Usa, Corea, Giappone, Kazakistan e Azerbaigian. Risultato: le presenze sono state oltre 11mila, con il 64% dall’estero, con buone performance dell’Europa, soprattutto Grecia (+18%), Germania (+17%) e Spagna (+16%), della Corea (+22%) e degli Usa (+21%), mentre Cina e Francia hanno subito un rallentamento, con rispettivamente un -30% e un -16%. «Chiudiamo con un lieve aumento dei visitatori, consapevoli di essere riusciti a rispondere al mercato con prodotti di qualità - commenta il presidente Norberto Albertalli -. Abbiamo anche rinforzato la piattaforma AlwaysOn, per mantenere in contatto la domanda e l’offerta per 365 giorni l’anno». (a.t.)
PARIS FASHION WEEK
STUPISCE CELINE, COLPISCE BALENCIAGA, SPOPOLA SAINT LAURENT Slimane aggiusta il tiro su Celine e mette da parte il suo ego per far risaltare il dna del brand. Sialelli sembra imboccare la strada giusta per Lanvin. Valentino emoziona e Saint Laurent fa sempre spettacolo. Dior commercialmente ok, ma c’è chi chiede a Chiuri qualcosa in più
MUST HAVE FALL-WINTER 2019/2020
Balenciaga
I BUYER ALLA SETTIMANA DELLA MODA DI PARIGI
Microborse
DI ALESSANDRA BIGOTTA E ANDREA BIGOZZI
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Saint Laurent
Accessori creativi
Spalle over
Valentino
griffe non guasterebbe. Da Novara, dove ove giorni fitti di sfilate e presentazioha firmato il restyling de Il Duomo, Erconi, con un susseguirsi di location mozle Cellino fa tre nomi: «Balenciaga per il zafiato e guest star d’impatto mediatico, tailoring, Valentino per l’eleganza timeless, come la splendida 71enne Grace Jones da Miu Miu per l’immagine di una donna forte Tommy Hilfiger. Ancora una volta Parigi e libera». Torna su Celine Mario Grauso, ha sfoderato la sua grandeur, anche se in presidente di Holt Renfrew in Canada: «La tono forse minore rispetto al solito, sopratsfilata è stata un passo avanti nella definiziotutto per la psicosi legata ai gilet gialli. «Prene del nuovo corso del brand». Ma Claudio messo che, se si fa un confronto tra Milano Betti, titolare di Spinnaker, non nasconde e la capitale francese, quest’ultima parte avqualche perplessità: «Alcuni progetti di novantaggiata - commenta Silvia Bini, owner tevole eco mediatica, come appunto quello di Caos a Viareggio - in città ho riscontradi Celine, alla fine non mi sembra stiano to un’atmosfera più tranquilla del solito». facendo una grande differenza». Insomma, Meno movimento, dunque, in giro, ma tanta carne al fuoco sulle passerelle. «Vero - osserva Silvia Bini - ma se devo riassumere questi nove giorni in una parola, dico Celine: Hedi Slimane ha impartito una lezione chiara su quello che desidera oggi il popolo della moda, stanco degli eccessi. La sfilata più spettacolare? Saint Laurent. 1 Sempre altissimi gli standard di lavorazione e selezione dei tessuti di Chanel nell’ultima sfilata firmata da Lagerfeld e all’altezza delle aspettative Pierpaolo Piccioli da Valentino». Quanto a Dior, «Maria Grazia Chiuri sta portando a casa risultati commerciali incredibili», riflette Silvia Bini, anche se è opinione di alcuni - a partire dalla giornalista 2 Cathy Horyn in una sua re- 1. Il finale di Chanel censione - che un link più forte 2. La sfilata di Celine 3 con la matrice couture della 3. Bruno Sialelli per Lanvin
Loewe
N
Neo-romanticismo
in versione egoriferita o soft, Hedi fa sempre discutere. Betti si dice fiducioso sul debutto di Bruno Sialelli da Lanvin e sulla stessa lunghezza d’onda è Alla Verber. Tra i “like” della vice presidente di Mercury Group e fashion director di Tsum/Dlt in Russia spicca Balenciaga: «Belli i cappotti di aspetto voluminoso, ma ultra morbidi e leggeri, e le giacche. Che dire? Bravo Demna Gvasalia!». ■
TOP BUYERS
DA RETAILER LOCALE A BRAND INTERNAZIONALE
PER TESSABIT PIÙ LIFESTYLE CON VILLA D’ESTE Inaugurato all’interno dell’hotel di Cernobbio uno store di 250 metri quadrati, dedicato ai must have del momento, moda ma anche hi-tech design e fitness. Molteni: «Diventeremo sinonimo di shopping sul lago di Como»
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1. Il nuovo store Tessabit all’ingresso di Villa d’Este 2. Andrea Molteni 3. L’offerta include abbigliamento e accessori uomo e donna
DI ANDREA BIGOZZI 3
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uesta volta alla famiglia Molteni non è bastato aprire un nuovo punto vendita all’interno di uno degli hotel più famosi del mondo: ha voluto creare un concept store capace di raccogliere i must have del momento non solo nel campo della moda, ma anche del design e della tecnologia. Con questa idea, da pochi giorni è stato inaugurato all’interno di Villa d’Este a Cernobbio il nuovo store Tessabit, con un format che prevede un focus sulle collaborazioni e le capsule realizzate ad hoc. «Anche questo progetto - racconta il ceo Andrea Molteni - così come la collaborazione lanciata l’anno scorso con Dolce&Gabbana rientra in una strategia più ampia: trasformare la nostra insegna da realtà locale a brand internazionale. Ci piacerebbe che un giorno la parola Tessabit diventasse sinonimo di lusso sul Lago di Como. E in quest’ottica non potevamo sperare di meglio che collaborare con una realtà come Villa d’Este, che richiama le persone più influenti di tutto il mondo: cinema, moda, musica e business». Il nuovo punto vendita si sviluppa su 250 metri quadrati con 12 vetrine e sarà aperto 7 giorni su 7. La sua collocazione all’interno dell’hotel (proprio
all’ingresso del parco) gli darà la possibilità di essere attivo tutto l’anno, anche durante il periodo di chiusura del Villa d’Este. «Per ora - puntualizza Molteni - la priorità è il format e la continua ricerca di prodotti speciali e collaborazioni esclusive: vogliamo offrire un’esperienza unica ai clienti, in sintonia con il luogo unico in cui ci troviamo». Per
questo Tessabit ha deciso di ampliare i suoi orizzonti commerciali, aprendo la sua selezione a marchi come Bang & Olufsen per la tecnologia, Edra per il design e Ciclotte per il fitness. «Come in questi casi, anche in futuro - sottolinea Molteni - proporremo colab esclusive o presenteremo anteprime di mercato. Coinvolgendo sempre realtà di primo piano sul fronte dell’immagine e possibilmente collegate al territorio, un aspetto che per Tessabit è importante, al pari degli investimenti online». Quanto all’offerta moda, che resta il core business, Molteni è certo di aver fatto le cose in grande. «Abbiamo selezionato - dice - tutti i must have del momento e non potevamo fare altrimenti, vista la frequentazione di Villa d’Este. Non potevano mancare Gucci, Céline, Balenciaga, Valentino, Fendi, Saint Laurent, Givenchy, Dolce&Gabbana, Burberry, Chloé e Frs, che è un progetto legato a Como, e poi offriamo ampio spazio al lusso estremo e vero, con brand come Brunello Cucinelli, che celebra al massimo l’idea di italianità». ■
DA QUESTA ESTATE SUL SENTIERONE
ANCHE UN RISTORANTE PER TIZIANA FAUSTI Tiziana Fausti continua a investire su Bergamo e in particolare nel Sentierone, l’edificio che ospita i suoi headquarter e flagship store. L’imprenditrice amplierà i suoi spazi all’ultimo piano, acquisendo quelli lasciati liberi dal ristorante Gritti, compreso il rooftop di cui già possedeva una parte. La formula con cui i locali saranno riaperti al pubblico deve ancora essere definita, ma resterà un luogo legato alla ristorazione. L’obiettivo è riaprire con il nuovo format entro l’estate. L’idea della Fausti è di unificare la terrazza e di proporre insieme moda, cibo e arte. La buyer potrà così invitare le sue clienti a fermarsi per un pranzo dopo lo shopping. (an.bi.)
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FOCUS EDUCATION
LA SFIDA DELL’INCONTRO DOMANDA-OFFERTA
CACCIA AI TALENTI DEL BELLO E BEN FATTO I giovani fanno fatica a trovare un lavoro, ma la fashion industry è molto attiva nel recruiting: non solo di assi del digital e dell’e-commerce, ma soprattutto di figure tecniche della filiera, custodi di mestieri artigianali a rischio estinzione. Ne abbiamo discusso con istituzioni, aziende e brand del lusso DI ANGELA TOVAZZI
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NEL GIRO DI POCHI ANNI SARANNO OLTRE 47MILA GLI ADDETTI CHE USCIRANNO DALLE AZIENDE, LASCIANDO UN VUOTO DI KNOW HOW
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acciamo un passo indiedi una piaga, quella della ditro. È il 13 dicembre 2018 soccupazione, che infiamma il quando il titolare di una showdibattito politico. Eppure il paroom milanese, Francesco Caradosso, almeno per il comparsile (vedi intervista a fianco), si to moda, sembra reale: mentre Paolo Bastianello siede nel salotto Tv di Porta a negli uffici postali di tutta Italia Porta e con il suo racconto va a è scattata la raccolta dei moduli toccare un nervo scopertissimo. per gli aventi diritto al Reddito È ospite di Bruno Vespa perché poco tempo di cittadinanza, dall’industria del tessileprima era salito alla ribalta con una lettera abbigliamento si leva un’emergenza al rovesul Corriere della Sera, dove lamentava la scio, quella dell’occupazione. Tutti vogliodifficoltà nel trovare venditori qualificati da no diventare i nuovi Alessandro Michele assumere nel proprio organico. Una valanga ma le aziende - oltre a ristrutturarsi con il i giovani e meno giovani che si erano fatti recruiting di data scientist, guru del digital avanti, ma pochissimi con il profilo richiee maghi dell’e-commerce - sono alla pesto e soprattutto «realmente motivati, umili renne ricerca di figure fondamentali per la e disposti a mettersi in gioco». L’“affaire manifattura, come modellisti, prototipisti Casile” diventa così mediatico, sulla scorta e addetti alla confezione, in altre parole di
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Il fur making of da Fendi
chi sta “dietro” allo show della passerella. Le imprese chiamano, ma le nuove generazioni (e le loro famiglie) sembrano guardare altrove. Senza contare che nei prossimi anni la domanda di tecnici della progettazione e produzione lieviterà in maniera significativa, complici il ricambio generazionale accelerato dalla riforma pensionistica Quota 100 e le maggiori richieste di competenze 4.0. «Si stima che nel giro di tre-quattro anni saranno oltre 47mila gli addetti, il 7% laureati e il 35% diplomati, che per raggiunti limiti d’età usciranno dalle aziende, lasciando un vuoto di know how ed expertise», informa Paolo Bastianello, a capo del Comitato Education di Smi-Sistema Moda Italia, nato lo scorso luglio per creare un network tra il mondo delle imprese (segue a pag. 26)
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MANCANO 15MILA VENDITORI
«Lavoro per creare un polo della formazione» Le poche righe scritte sul Corriere e la sua partecipazione a Porta a Porta hanno provocato una valanga di reazioni, positive e negative, e i talk show se lo contendono come ospite. Francesco Casile cavalca ora l’onda mediatica per fare «qualcosa di concreto». E lancia la sua offensiva Quando siamo entrati nella showroom di via Tortona 9 a Milano, Francesco Casile era occupato. Non solo con le vendite, ma anche con la troupe di Piazza Pulita, intenta a finire una delle tante interviste fatte all’imprenditore dopo il suo intervento sulle colonne del Corriere della Sera e la partecipazione a Porta a Porta. E anche quando è arrivato il nostro turno il racconto è stato interrotto da numerose chiamate, di chi voleva informazioni o proporsi per un lavoro, di chi spalleggiava e di chi stigmatizzava. Casile ha risposto a tutti, sempre serafico, convinto delle sue posizioni e delle esigenze che oggi hanno tutte le showroom, sia mono che multibrand. La sua denuncia ha suscitato un bel polverone... Se l’aspettava? Vede, qui dentro (aprendo un armadio stracolmo, ndr) abbiamo messo tutte le stampe delle richieste arrivate. Tra mail, sms, messaggi su Messenger e Linkedin abbiamo ricevuto circa 9mila candidature. Per non parlare delle telefonate, oltre 2mila. Qualche giorno fa ho dovuto scrivere sui social di smettere di inviare curricula, perché eravamo subissati di domande e non è corretto non rispondere a tutte queste persone che vivono una situazione drammatica alla ricerca di un lavoro. Per raccontare questa esperienza mi hanno chiamato le più importanti trasmissioni italiane e straniere e sono comparsi oltre 100 articoli sul tema. Questo perché ho sollevato un problema reale, partendo dal mio vissuto: fra tutti quelli che si sono fatti avanti solo otto candidati avevano alcuni requisiti adatti per l’incarico, ma non c’era nessuno che dimostrasse umiltà e disponibilità a mettersi in gioco. Per non parlare delle competenze: praticamente inesistenti.
Quali dovrebbero essere queste competenze? Noi non siamo più dei meri agenti, ma imprenditori del settore distributivo. Non si può improvvisare. Il nostro è un lavoro in repentina evoluzione e i brand ci obbligano a strutturarci e a svolgere molte funzioni che prima venivano gestite direttamente da loro. Quando ricevo il prodotto dall’azienda divento garante di tutto quello che succede dopo: studio le collezioni e i competitor, vado a vedere le vetrine, faccio pubbliche relazioni, seguo la pubblicità e con il mio team propongo i prodotti ai top buyer italiani ed esteri nelle aree commerciali di loro interesse. Siamo le antenne dei brand sul mercato e ormai la nostra attività, tra pre e main collection e capsule, non ha più momenti di stasi. Pensi che a Milano sono attive più di mille showroom, in Italia 7mila, ma non si riescono a trovare candidati preparati da inserire negli organici. E nei prossimi due anni, per il ricambio generazionale, nel comparto moda mancheranno circa 15mila figure. Io ho la fortuna di avere una continuità con la presenza di mia figlia Alessia, che è ormai l’anima di tutta l’agenzia: dopo la sua esperienza all’estero ha introdotto dei metodi innovativi nel rapporto azienda/ trade che ci hanno portato nel giro di pochi anni a crescere in termini di fatturato e clienti in portafoglio, trasferendo inoltre la sede in via Tortona. Crescendo, avevo la necessità di inserire nella mia azienda altre due figure ed ecco il motivo per cui mi sono rivolto al Corriere. Per questo credo tantissimo nel progetto formativo che sto portando avanti.
1. Francesco Casile, titolare con la figlia Alessia della showroom Casile&Casile Fashion Group 2. L’imprenditore con Bruno Vespa a Porta a Porta (dal profilo Facebook di Francesco Casile)
Di che cosa si tratta? Vede, tutte le scuole formano creativi, manager, esperti in comunicazione e marketing, ma nessuno pensa a un iter formativo per la professionalità del venditore. Mancano corsi specializzati. Un gap che Casile&Casile sta cercando di colmare con un importante progetto creato in collaborazione con un’università e le istituzioni. Lo presenteremo ufficialmente tra qualche settimana ma posso anticipare che intende coinvolgere anche numerose aziende per offrire speciali workshop e periodi di tirocinio, al fine di mettere realmente in contatto domanda e offerta. Un passo concreto per affrontare il problema... Penso si tratti di una bella scossa per il settore: una risposta fattiva all’emergenza occupazione. Sto cercando di coinvolgere anche il Ministero delle Attività Produttive, per poter usufruire dei fondi stanziati dall’Europa, che potrebbero aiutare molti giovani che non dispongono di capacità economiche sufficienti ad affrontare questi percorsi formativi. Nel corso degli ultimi due mesi ho trovato molto sostegno ma ricevuto anche tante critiche da parte di chi mi accusava di volermi fare solo pubblicità. Io comunque tiro dritto. Non mollo. Ho 73 anni, e adesso voglio fare qualcosa di concreto per i giovani e per il sistema moda. (a.t.) 2
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del settore moda e le scuole. «È necessaria una sensibilizzazione culturale - aggiunge perché il settore ha estremo bisogno di figure chiave che non lavorano sotto i riflettori, ma che rappresentano l’ossatura del made in Italy. Parliamo in primis di prototipisti, modellisti, periti tessili e chimici, di chi conosce per esempio le metodologie per tingere un paio di pantaloni senza provocare dermatiti». Un gap tra domanda e offerta che Smi, in collaborazione con il Miur, sta cercando di colmare con la Rete Tam, che getta un link tra imprese e istituti tecnici e professionali: «Hanno già aderito 56 scuole - spiega Bastianello - e il prossimo step sarà quello delle verifiche delle competenze, al fine di incentivare i giovani a scegliere questi indirizzi di studio e, al tempo stesso, formare la classe docente per il compito, in quanto le skill manuali andranno di pari passo con quelle tecnologiche». Le aziende confermano: da Lardini servono soprattutto cucitrici a mano, ricamatrici ed esperte di prototipi. «Sono figure difficili da trovare - lamenta il presidente Andrea Lardini - eppure fondamentali per creare un valore aggiunto alla qualità della nostra produzione, basata principalmente sul capospalla uomo e donna». Mestieri artigianali snobbati spesso dai giovani, ma che in realtà, come sottolinea l’imprenditore, «uniscono doti manuali e artistiche». Per reclutarli la realtà di Filottrano utilizza sia il passaparola che le agenzie, «ma soprattutto li formiamo attraverso dei corsi interni e non escludiamo in futuro anticipa Lardini - di fondare noi stessi una scuola di formazione». Del resto, a essersi impoverito è lo stesso humus manifatturiero italiano, come osserva Alberto Gregotti, presidente di Antia, l’associazione dei tecnici professionisti del sistema moda: «Dopo anni di delocalizzazione, le aziende sono
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1. Uno scatto da Lardini 2. Il design alla Creative Academy di Richemont 3. Studenti allo Iulm, che sta valutando un progetto di sales transformation (pag.28)
LUXURY TRAINING
«Così costruiamo il futuro della tradizione» I grandi gruppi del lusso stanno creando propri percorsi formativi, per far sì che un patrimonio di conoscenze nell’alto di gamma non vada disperso DI ELISABETTA FABBRI
A Capannuccia, frazione del Comune di Bagno a Ripoli (Fi), una ex-fornace abbandonata sta per diventare un sito produttivo di borse e accessori Fendi. Tra gli accordi siglati poche settimane fa dalla maison romana con il Comune c’è la realizzazione di una scuola per artigiani della pelletteria. Ma in zona il marchio di Lvmh ha già all’attivo una Leather School dal 2015, dove l’80% delle lezioni sono di pratica. «La scuola spiegano dall’azienda - ha l’obiettivo di formare nuove reclute, attrarre talenti e potenziare le abilità degli artigiani interni». E ammettono: «Sta diventando sempre più difficile trovare lavoratori qualificati, fortemente ricercati dai principali player del settore». Il training prevede specifici programmi a seconda della seniority degli artigiani. «In questo modo - precisano da Fendi - si può monitorare lo sviluppo delle risorse e migliorare tecniche e processi». Per quanto riguarda la pellicceria, invece, è previsto un periodo in cui i nuovi assunti sono affiancati dagli esperti del mestiere: «Solo per intagliare una pelliccia a mano - informano - servono 10 anni di formazione». Ma Fendi non è il solo marchio del lusso a investire in formazione, per mantenere ai massimi livelli gli standard qualitativi e garantirsi un ricambio generazionale nel saper
fare. Nel 2014 Lvmh ha lanciato in Francia l’Institut des Métiers d’Excellence-Ime, con programmi basati sull’alternanza scuolalavoro focalizzati su artigianato e vendite. Nel 2016 è seguita una sede in Svizzera e nel 2017 in Italia, a Firenze (Palazzo Pucci). Qui di recente sono stati lanciati programmi formativi nelle calzature donna (al Politecnico Calzaturiero di Capriccio di Vigonza, Padova) e uomo (all’Académie du savoir-faire Berluti e da Centoform, a Ferrara), nella progettazione di prototipi di pelletteria (al Polimoda), come pure nelle vendite (master in Luxury customer advisor di Cà Foscari Challenge School). «L’Ime - spiega Chantal Gaemperle, direttore Risorse umane e Sinergie di Lvmh - enfatizza il ruolo chiave dei maestri professionisti e dei tutor nella trasmissione del loro savoir-faire e della loro esperienza. Tutti i collaboratori del gruppo si impegnano alla conservazione e alla valorizzazione di questo patrimonio e sono orgogliosi di contribuire all’iniziativa». «L’obiettivo è costruire il futuro della tradizione e invogliare i giovani a imparare un mestiere di cultura e passione - afferma Florence Rambaud, che dirige l’Ime -. In cinque anni sono stati formati 500 apprendisti. Il tasso di inserimento
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vuote di competenze. Mancano campionariste, prototipiste, modelliste. È una vera emergenza, soprattutto da quando i brand hanno iniziato a riportare la produzione in Italia». Eppure le opportunità sono enormi, soprattutto in virtù della sempre più spiccata vocazione all’export delle nostre imprese: «Le aziende del made in Italy esportano in maniera massiccia - evidenzia Gregotti - e ogni Paese estero necessita di un’offerta customizzata nelle vestibilità, per adattarsi a morfologie diverse. Il disporre di maestranze che sappiano adattare i fit alle differenti latitudini è fondamentale». Lo ribadisce anche Liu Jo, che in questo momento, oltre ad avere nel radar del recruiting specialisti del digital, dell’e-commerce e del mondo retail, mantiene sempre uno stretto link con il terri-
1. Due allievi dell’École de l’Amour, programma inaugurato in dicembre da Gucci 2. Lezione di ricamo all’Ime Lvmh (foto di Michel Jolyot)
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nel mondo del lavoro è dell’83%. Il 64% è entrato in Lvmh». L’Istituto ha costituito un network con 17 tra scuole professionali e università e nel 2019 è arrivato a offrire 21 programmi fra corsi e master in molteplici settori: couture, pelletteria, calzature, gioielleria, orologi, vini, food, design, beauty e vendite. «Abbiamo notato - dice Rambaud - che l’artigianato,in generale, non è sufficientemente conosciuto dalle nuove generazioni. Per prevenire l’estinzione di alcune professioni abbiamo aggiunto la gioielleria, con corsi presso l’Haute École de Joaillerie di Parigi e For.Al a Valenza». Tra i profili più richiesti in Lvmh ci sono quelli nel segmento leather goods e per questo è in valutazione l’avvio di nuovi corsi in un altro Paese europeo, dopo Francia e Italia. Più in generale, sono ricercati professionisti in attività «che richiedono uno specifico savoir faire nel lusso, per prepararsi al pensionamento di alcune
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figure nei prossimi anni». Anche Gucci (Gruppo Kering) ha lanciato un suo programma - L’École de l’Amour - che conta una Scuola dei mestieri, con un percorso semestrale per imparare a progettare e realizzare la pelletteria (nel giugno 2019 si passerà alle calzature), una Scuola di Fabbrica, con corsi bimestrali per “operatore della produzione” in specifiche operazioni di pelletteria e un’Accademia Tecnica, legata alle esigenze formative dei dipendenti. «Il patrimonio di Gucci - ha spiegato il ceo Marco Bizzarri, al lancio della scuola - è costituito dalle persone e dal loro sapere. La formazione è il più potente strumento che abbiamo per valorizzare il nostro capitale umano e il nostro prodotto». La pioniera delle luxury company, in quanto a formazione, è però la svizzera Richemont, proprietaria di marchi come Cartier, Van Cleef & Arpels e Chloé, oltre all’e-tailer Ynap, che nel 2003 ha fondato
torio carpigiano, uno dei distretti italiani più importanti per abbigliamento e knitwear, a cui attinge per arruolare ed eventualmente formare questi profili tecnici: «Il ruolo della modellista - osserva il direttore Hr Stefano Pastori - è fondamentale per decretare la fattibilità concreta dei capi, partendo dall’idea dello stilista, e oggi riunisce diverse skill rispetto a una volta». Non si limita infatti a tagliare, ma «deve saper interagire con i sistemi informatici, abbinando manualità e tecnologia, e parlare inglese, perché gli scambi con i mercati esteri sono all’ordine del giorno». Un lavoro cruciale nella filiera e anche ben remunerato: «In generale - dice Pastori - una figura senior percepisce un netto mensile che parte dai 2.000-2.500 euro». Della serie: giovani, fatevi avanti. ■
a Milano una Creative Academy. La direttrice Grazia Valtorta fa un bilancio: «In 15 anni sono moltissimi gli alumni entrati negli studi creativi delle maison Richemont e che hanno lanciato un proprio marchio, mentre altri si sono dedicati all’insegnamento: ognuno ha seguito il proprio percorso, forte delle competenze sviluppate con il master in Arts in Design and Applied Arts». Ciò di cui l’accademia va più orgogliosa è l’aver creato una metodologia di progetto efficace, «che va a incanalare la creatività nel solco del dna delle maison Richemont». Valtorta cita lo stretto rapporto con Fondazione Cologni di Mestieri d’Arte: «Ciò che accomuna i nostri studenti è la consapevolezza che il designer deve saper dialogare costantemente con i maestri d’arte, senza i quali la creatività non può esprimersi nell’eccellenza». L’academy - focalizzata su gioielli, orologi e accessori moda - seleziona al massimo 20 giovani designer l’anno, che devono fare voto di umiltà. «Spesso chi è creativo desidera esprimersi liberamente, risultando l’”autore” - spiega Valtorta - ma nel lusso ciò che conta sono le maison, il prodotto e la squadra, non l’individuo». Dopo sette mesi fra lezioni, seminari e progetti è previsto uno stage presso gli studi creativi dei marchi di Richemont. A quel punto sta a ciascun studente dimostrare le proprie capacità. Dei 19 designer della scorsa edizione quattro sono stati assunti con contratti a lungo termine e 10 hanno ottenuto un prolungamento del contratto in essere. I più ricercati? «Quelli che uniscono competenze tecniche, talento, capacità di dialogare con gli artigiani e di lavorare in team ad alto tasso di internazionalizzazione».
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PARLANO LE SCUOLE
I MESTIERI DELLA MANIFATTURA SI IMPARANO QUI Tra digital specialist, sustainability expert e consumer psychologist si moltiplicano le nuove professioni nel mondo della moda. Ma il protagonista indiscusso resta il prodotto: ecco perché modellisti, sarte e artigiani del settore sono richiestissimi dalle aziende del made in Italy. Lo sanno bene i responsabili delle scuole, attenti a proporre percorsi di studio in grado di proiettare nel futuro i mestieri che da sempre rendono unica la moda italiana DI CARLA MERCURIO
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econdo una ricerca commissionata a Deloitte nel 2018 da Istitito Marangoni le professioni più ricercate nel settore moda sono quelle specializzate: si parla di strategic store manager, omnichannel manager, merchandiser e strategic brand manager, profili con una formazione specifica per far vivere al consumatore una shopping experience sempre più coinvolgente. Molto apprezzato è anche il consumer psychologist, importante dal punto di vista della soddisfazione del cliente: un ruolo mirato a elaborare un sistema di dati per prevedere i trend, individuando le opportunità di business future. In campo ci sono anche i sustainability expert e i fabric&research manager, in grado di coniugare l’eccellenza del prodotto con la consapevolezza di una filiera sostenibile. Le opportunità di intraprendere percorsi di studio nuovi non mancano nel mondo della moda e le scuole si danno da fare per proporre corsi in grado di dare risposte concrete alle richieste che vengono da un settore in continua evoluzione. Un’esigenza sentita anche allo Iulm, Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano, che in questo momento guarda con interesse anche al progetto di sales transformation. Come spiega Daniela Corsaro, associate professor of marketing & sales dell’ateneo e delegata del rettore alle relazioni didattica-imprese, «sono diversi i fattori che stanno portando
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a ripensare il ruolo delle figure digitale, la gestione strategica di commerciali: buyer sempre più un luxury brand, la finanza di I MESTIERI LEGATI ALLA preparati, tecnologie che evolvoimpresa e il diritto», come spieMANIFATTURA no in direzione dell’omnicanaga Nicoletta Giusti, director del SONO CIÒ CHE lità, attenzione alla misurazione master. Ma non c’è stratega del RENDE L’ITALIA della performance». In un mondigital, esperto di merchandising, IL FULCRO DELLA do caratterizzato da un eccesso di guru della sostenibilità o psicoloPRODUZIONE DI marche, spesso percepite come go del consumo che tenga, se a BENI DI LUSSO simili tra loro, «la differenziamonte non esiste un prodotto vaA LIVELLO zione comportamentale diventa lido da proporre, pubblicizzare, GLOBALE ancora più rilevante - sottolinea postare sui social o indossare sul Corsaro - e quindi assume magred carpet. Un argomento tanto giore importanza il ruolo degli più forte e sentito, in un momenaddetti commerciali, come generatori di relato in cui nel settore del lusso l’attenzione si zioni e di fiducia. Ecco perché in futuro ausposta sempre più sulla façon, la modellistimenterà l’esigenza di una formazione specica, i tagli, i dettagli e la qualità dei tessuti. fica di nuove figure, che abbiano competenze In poche parole, sul vero made in Italy, che trasversali di marketing, vendita e comunicavede tornare in auge figure e mestieri in alcuzione». Anche al Glion Institute of Higher ni casi quasi in via di estinzione, soppiantati Education (gruppo Sommet Education), in dalla frenesia di una moda che è andata a un Svizzera, si ragiona in un’ottica trasversale e ritmo troppo veloce e ora riscoperti e rivaludal prossimo settembre nei campus di Glion tati dalla maison di punta di tutto il mondo. Il sur Montreux e Bulle partirà un master in messaggio viene anche dalle scuole di moda, Luxury Management and Guest Experience: che sottolineano la grande richiesta da parte «Un programma di un anno, più un semestre delle aziende di professionalità attente agli di stage, nato per rispondere alla domanda aspetti tecnici. Come spiega Lupo Lanzara, di figure specializzate nel retail e nel digital vice presidente dell’Accademia Costume & da parte della aziende di alta gamma, con Moda di Roma, «per noi sono fondamentali argomenti di studio come l’economia e la la salvaguardia e la comunicazione dei mesociologia del lusso, le strategie di marketing stieri legati alla manifattura, perché sono ciò e di brand management, la trasformazione che rende questo Paese il fulcro della produ-
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FASHION RESEARCH ITALY
CORSI AVANZATI E CUSTOM-MADE
1. Forbici e centimetro: strumenti preziosi per gli studenti dell’Istituto Secoli 2. Un’alunna al lavoro all’Accademia Costume & Moda 3. Un’aula del Glion Institute of Higher Education 3
zione di beni di lusso a livello globale». Ecco perché, prosegue, «le attività a salvaguardia del made in Italy sono fondamentali ai fini del processo di experience che i nostri corsi danno ai ragazzi. Abbiamo sempre avuto un approccio contraddistinto dal Genius Loci trasversale a tutti i distretti manifatturieri italiani con cui collaboriamo». Per esempio, gli studenti del Triennio del corso di Diploma Accademico di Primo Livello Costume & Moda hanno la possibilità di beneficiare di un Fabrics Day con alcune tra le più importanti manifatture italiane: tessutai, ricamifici, maglifici, concerie, eccetera. Mentre nei master, oltre a proporre industry project con maison, griffe di accessori e maglifici, esistono anche progetti in collaborazione con le aziende manifatturiere italiane sempre legate al made in
Italy. Succede poi che i ragazzi abbiano voglia di continuare a lavorare presso queste aziende. Ciliegina sulla torta, puntualizza Lanzara, «è il nostro master in partnership con Modateca Deanna, unico al mondo, che si svolge sul territorio a San Martino in Rio, in provincia di Reggio Emilia, e che vanta oltre 40 aziende manifatturiere partner, con una ulteriore unicità data dalla presentazione dei progetti a Pitti Filati, grazie al sostegno di Pitti Fondazione Discovery». Anche l’Istituto Secoli di Milano è tra le realtà attente a preservare le tradizioni più preziose del made in Italy. «Le aziende cercano sempre più spesso figure tecniche e modellisti - racconta Matteo Secoli, presidente della scuola -. I corsi più gettonati sono quelli triennali in modellistica uomo e donna, perché offrono il maggiore equilibrio tra formazione creativa e tecnica. Sono percorsi che preparano i futuri designer con uno studio completo di tutta la progettazione di una collezione di moda». Molto richiesti anche i master e i percorsi specialistici, che offrono una formazione completa nel campo della modellistica: «Tutti i nostri corsi permettono di avere degli sbocchi lavorativi e l’80% degli studenti che terminano gli studi da noi si inserisce in modo qualificato nel mondo del lavoro entro sei mesi dal conseguimento del diploma. Chi ci sceglie sa che non sono i riflettori l’obiettivo», conclude Matteo Secoli. Con un’offerta formativa che va dal fashion design al fashion business, dal design management all’art direction, il Polimoda di Firenze non lascia da parte gli aspetti più tecnici del fare moda. «Offriamo iter specifici nelle aree della modellistica (Fashion Technology), che formano modellisti e prototipisti, e tra le novità ci sono i percorsi (undergraduate e master) dedicati al Product Management, che formano pro-
Sono partiti già dal 2017 i corsi alla Fondazione Fashion Research Italy di Bologna, progetto che fa capo all’imprenditore Alberto Masotti: un polo didattico, espositivo e archivistico no-profit dedicato all’innovazione e alla valorizzazione dell’heritage nel settore moda. Come spiega Pietro Cervellati, che coordina la formazione nell’ambito della struttura in via del Fonditore 12, ex sede di La Perla, «l’offerta comprende un corso trimestrale di modellistica digitale 2d e 3d dedicato a ragazzi che escono dagli istituti tecnici superiori, più altri quattro rivolti a un pubblico trasversale per età, formazione e obiettivi: dall’iter di alta formazione nell’architettura per la moda a quello di formazione dedicato a fashion film & multimedia design, dal percorso dedicato all’e-commerce a quello focalizzato sugli archivi di moda. In collaborazione con l’Università Alma Mater di Bologna, inoltre, è nato anche un master in Design and Technology for Fashion Communication.
fessionisti con una forte capacità di gestione negli ambiti complessi dei progetti di moda e della competenza tecnica su materiali e logiche di filiera», spiega un portavoce. Del resto anche alla Marangoni, corsi come il Fashion Design non prescindono dagli aspetti tecnici, sottolinea Barbara Toscano, school director di Istituto Marangoni • The Milano School of Fashion: «Gli studenti affrontano un percorso che va dallo studio di stili e tendenze, ma la ricerca di tessuti e materiali innovativi ha un ruolo chiave per arrivare alla creazione di una vera collezione di moda». Interessanti sono i master studiati per rispondere alle esigenze delle aziende del lusso: «Il più recente è quello in Sportswear Design, che specializza gli stilisti nella realizzazione di collezioni in quest’ambito. ■
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NEWS
TRA POP UP E ALTRI PROGETTI
Braschi apre un atelier nel centro di Milano
Passi avanti per il relaxed tailoring di Tela Nato nel 2009 e prodotto dalla giovane azienda Telarosa, il brand Tela ha lanciato un progetto di pop up partendo da Galeries Lafayette, ma non si ferma qui
Dieci anni in crescita intorno al +30% annuo per Tela, marchio di womenswear nato nel 2009 che fa capo a Telarosa, azienda veronese guidata dai fratelli Massimiliano e Andrea Legrenzi, il cui fatturato ha raggiunto gli 11 milioni nel 2018 e si proietta verso un aumento a doppia cifra nel 2019. Disegnato da Federica Mora all’insegna del relaxed tailoring, Tela realizza con l’export il 50% dei ricavi, con l’obiettivo di salire al 70%. In quest’ottica è stato lanciato un pop up in Francia alle Galeries Lafayette, format che verrà replicato con l’autunnoinverno presso Takashimaya in Giappone, senza escludere la possibilità di riproporlo negli Usa, in seguito a un nuovo accordo distributivo con Fashionhaus. I progetti non si fermano qui per il brand, forte sul mercato europeo e italiano - fra i 130 negozi nazionali che lo distribuiscono spiccano Wait & See a Milano, Eraldo a Venezia e Folli Follie a Brescia, per citarne alcuni - ma apprezzato
anche altrove: per esempio nel Paese del Sol Levante, grazie a un’intesa con Baycrew’s Group e alla presenza in oltre 100 negozi, e in Corea, dove è commercializzato da Lotte e Boon The Shop. Nel Regno Unito avanza la sinergia con Polly King & Co. e si rafforza la collaborazione con realtà come il department store Fenwick, mentre anche Tsum a Mosca è entrato nella rosa dei partner di Tela. Due le priorità nell’online: crescere ancora su Farfetch, Net-a-Porter e Matchesfashion e sviluppare un e-commerce aziendale per i prodotti speciali e le capsule collection. (a.b.)
Braschi mette piede nel Quadrilatero della moda milanese con un atelier in via Verri 10. Aperto alla recente fashion week, è uno step importante per un’azienda di impostazione famigliare, da sempre votata alla pelliccia. Mastri pellicciai, i Braschi hanno infatti portato avanti nel tempo una tradizione nata negli anni Sessanta: era il 1966 quando fu aperta la prima boutique del brand, fondato da Lorenzo Braschi e oggi guidato dal figlio Maurizio, che spiega: «Nel nostro atelier lavorano maestranze di alto livello, usando pellami certificati Nafa e utilizzando tecniche non da tutti, come l’intarsio: i valori in cui ci riconosciamo sono in sintonia con un lusso che riscopre l’artigianato e il made to measure». (a.b.)
NON SOLO ITALIA
Per Jijil in vista uno store a Milano e il raddoppio dell’export
Kristina Ti: prosegue il riassetto 20 anni di attività come stilista di Kristina Ti, marchio partito con il beachwear ed evolutosi con il ready-to-wear, ma per Cristina Tardito molto è cambiato dal 2014: dopo la morte del padre Franco, è diventata anche amministratore unico della Tamigi, cui fa capo il brand, guidando la riorganizzazione aziendale. Cinque al momento i monomarca in Italia, Paese dove i clienti wholesale sono un’ottantina, mentre l’estero vede Giappone e Francia in pole position. Nell’e-commerce Cristina sta sperimentando una formula sui generis, con altre label accanto alla propria. (a.t.)
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Lanciato nel 2012 da D.G Group ad Andria, in Puglia, il marchio di moda donna e bimba Jijil ha in cantiere, tra i numerosi progetti, un flagship store a Milano, città dove è stata avviata una showroom di 600 metri quadri su due livelli in via Gaetano de Castilla 24, a due passi dal Bosco Verticale e da piazza Gae Aulenti. Attualmente l’unico monomarca della label si trova ad Andria, mentre a Poltu Quatu in Sardegna è attivo un temporary store. Il resto è appannaggio del canale wholesale, con una presenza sul nostro territorio in circa 600 negozi multibrand, di cui 450 dedicati al womenswear e 150 al kidswear, cui si aggiungono circa 250 boutique oltreconfine. L’estero è al centro di investimenti e programmi di crescita, per la label che nel 2018 ha superato i 16 milioni di euro di fatturato e intende raggiungere i 18 milioni nel 2019. Dopo aver guadagnato posizioni in Russia, Cina, Cipro e Grecia, gli orizzonti si stanno ampliando verso Portogallo, Polonia, Spagna, Benelux, Usa e, a medio termine, anche in direzione di Francia, Svizzera e Germania: un’espansione che dovrebbe tradursi in un raddoppio delle esportazioni a fine 2020 o inizio 2021, dal 20% al 40%. (a.b.)
PER LA PRIMA VOLTA AL WHITE
in tutto il mondo con un focus su Germania, Spagna, Benelux, Est Europa e Scandinavia, ma le sfide per il futuro si chiamano Stati Uniti e Asia. Anche l’Italia rientra nei piani espansionistici, come spiega il direttore commerciale, che in passato ha lavorato per maison come Giorgio Armani e Versace. «In Italia - fa il punto Beyriere - siamo già presenti in 250 multimarca, grazie alla collaborazione con il nostro agente generale Italia Imagine, ma abbiamo ancora potenziale di crescita, come ha dimostrato l’interesse registrato a White, dove esponevamo per la prima volta». Per supportare il wholesale, La Fée Maraboutée realizza collezioni ad hoc, diverse da quelle proposte nei monomarca. In entrambi i casi si tratta di una vasta offerta, che prevede oltre 450 referenze. «Da questa stagione - prosegue Beyriere - forniremo ai nostri partner multibrand strumenti di marketing per potenziare la nostra visual identity: si va dai banner alle bag, fino ai loghi». Progetti di espansione anche per l’altro marchio del gruppo, Humility 1949, lanciato da appena quattro anni, ma che registra tassi di incremento a tre cifre ogni anno. (an.bi.)
La Fée Maraboutée: più forza a export e wholesale Marcia spedito il piano di espansione firmato La Fée Maraboutée. Sotto la guida di Joëlle Pellegrin (ceo da un anno), il brand di abbigliamento femminile continua a investire sulla Francia, che resta il primo mercato (70% delle vendite), ma punta a far crescere l’export. «Vogliamo essere una realtà sempre più globale. Finora abbiamo concentrato gli investimenti retail in patria, dove sono attivi 100 monomarca, ma la crescita internazionale è prioritaria e avverrà attraverso tutti i canali: retail, wholesale e il rapporto con i department store», spiega Arnaud Beyriere, direttore commerciale Francia e Internazionale. Attualmente sono 10 i punti vendita esteri del brand, ma l’azienda, il cui fatturato supera i 62 milioni di euro, prevede una serie di opening in franchising in Europa dell’Est e in Medio Oriente, mentre una partnership con El Corte Inglés è appena stata lanciata. A livello wholesale il marchio può contare su un network di 1.500 punti vendita
chewingthesun.com . photo sarah illenberger
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International Fashion Trade Show Moscow
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NEWS
UNA NUOVA FASE DI CRESCITA
A Bianchi e Nardi il 33% delle borse Les Petits Joueurs I fratelli Mariasole e Andrea Cecchi manterranno il ruolo rispettivamente di direttore creativo e amministratore delegato del brand di Lpj Italia
Una nuova fase di sviluppo per Bianchi e Nardi, azienda di pellettieri toscani fondata nel dopoguerra da Mario Bianchi e Aldemaro Nardi e oggi guidata dalla terza generazione della famiglia, con ai posti di comando Gabriele Bianchi, Giulia Bianchi, Laura Nardi, Alessandro Nardi e Andrea Nardi (età media, 36 anni). Attraverso un aumento di capitale, la realtà toscana ha infatti acquisito il 33% della conterranea Lpj Italia, proprietaria del marchio di borse Les Petits Joueurs, fino a oggi sotto il controllo dei due fratelli Mariasole e Andrea Cecchi, che manterranno rispettivamente il ruolo di direttore creativo e amministratore delegato. «Siamo lieti di portare nella nostra grande famiglia il brand Lpj - commenta il presidente di Bianchi e Nardi, Gabriele Bianchi -. Un marchio nel quale crediamo fermamente e che rappresenta un’eccellenza nel settore della pelletteria di lusso. Basti pensare che le creazioni di Mariasole Cecchi sono a oggi presenti al Museum of Bags and Purses di Amsterdam e nel libro sulle borse più iconiche della storia». Bianchi e
INVESTIMENTI TRA OFFLINE E ONLINE
Tornata a Milano Moda Donna per presentare la collezione per l’autunno-inverno 2019/2020, Nicoletta Spagnoli, ceo e direttore creativo del brand di womenswear Luisa Spagnoli, è pronta a dare il via a una nuova fase di espansione del marchio perugino, 130 milioni di fatturato nel 2018 e molti progetti in cantiere. «Dopo aver inaugurato, lo scorso settembre, un inedito concept retail con il flagship di corso Vittorio Emanuele a Milano - racconta l’a.d., quarta generazione dell’azienda - abbiamo applicato il nuovo format già a 14 negozi e altri 30 sono in lista per il 2019». Con 150 store all’attivo, di cui 52 all’estero, gli investimenti si focalizzano non solo sul restyling degli spazi esistenti, ma anche sull’avvio di nuove vetrine retail, in particolare oltreconfine: «L’export vale solo il 15% del fatturato, c’è ancora molto da fare», spiega Nicoletta Spagnoli, che snocciola i prossimi progetti. Primo appuntamento sarà quello di aprile, quando la griffe volerà
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Riccardo Peruffo, ceo e direttore creativo di Peserico insieme alla moglie Paola Gonella, è appena tornato dagli Stati Uniti, un mercato sempre più centrale per l’azienda di Cornedo Vicentino. «Tre anni fa abbiamo aperto la nostra showroom nel quartiere di Soho - racconta l’imprenditore, seconda generazione della famiglia - e mosso i primi passi nel canale monomarca con un negozio negli East Hampton, seguito da quelli di Greenwich, Palm Beach e Naples». Un network destinato ad ampliarsi nei prossimi mesi, come racconta Peruffo, che non nasconde la soddisfazione per i feedback finora raccolti: «Il nostro prodotto piace e ormai gli Usa rappresentano il 20% del fatturato, grazie anche all’alleanza stretta con importanti department store come Saks e, più recentemente, Bloomingdale’s». L’avanzata nel mercato a stelle e strisce proseguirà infatti anche nel 2019 con altre quattro aperture, da una parte all’altra della costa, con tappe a Woodbury, Palo Alto, Riverside e Charleston. «L’obiettivo - conclude Riccardo Peruffo - è presidiare il territorio americano con 15 monomarca Peserico entro il 2020». (a.t.)
Nardi, che nel 2018 ha messo a segno un fatturato di circa 20 milioni di euro con un ebitda del 12%, oltre a produrre per griffe internazionali, nel 2015 ha lanciato il proprio brand in house, Bianchi e Nardi 1946, che a giugno ha aperto il primo monomarca a Firenze e di recente un atelier di Milano in via Sant’Andrea 5. (a.t.)
L’Australia nel futuro di Luisa Spagnoli
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Peserico punta a 15 negozi negli States entro il 2020
in Australia per portare l’insegna a Sydney e Melbourne, per poi spostarsi al Cairo per l’opening del secondo shop in città. A luglio tappa invece nell’ex Unione Sovietica, uno dei mercati clou per Luisa Spagnoli, forte di una ventina di location in loco: dopo aver inaugurato la terza boutique a Mosca lo scorso ottobre, il brand consoliderà la sua presenza con uno spazio tra gli Urali e la Siberia. Numerose le iniziative anche nei Paesi limitrofi all’Italia: «Ci piacerebbe fare il bis a Londra - anticipa Nicoletta Spagnoli - e riprendere la location ora occupata da Jimmy Choo a Düsseldorf». Nel frattempo le energie, oltre che offline, si focalizzano anche sull’e-shop, avviato nel 2015 e in forte accelerazione, con incrementi del 4050% anno su anno, grazie anche a una logica omnichannel: «Per il momento incide ancora in maniera non significativa sul turnover - precisa Spagnoli - ma l’intenzione è di arrivare a una quota del 5% nel giro di quattro anni. E di portarlo in house, per presidiare meglio questo business e migliorare la connessione tra fisico e virtuale». (a.t.)
UNA EMOTIONAL ROOM IN AZIENDA E IL RESTYLING DELLO STORE
Sealup (Filippo Chiesa): «È il momento di sprigionare il nostro dna» Nata nel 1935, Sealup mette in primo piano l’heritage: a giugno debutta il new look dello store di Brera, con un focus sul dna del brand, e nasce nella sede di Lomazzo una emotional room dedicata agli archivi aziendali
Si avvicina l’85esimo compleanno di Sealup e l’azienda si rifà il make up. Lo racconta Filippo Chiesa, amministratore dellegato della realtà lombarda, nata nel 1935 e tra le più importanti produttrici di rainwear e outerwear interamente made in Italy. «Abbiamo una struttura industriale totalmente integrata e certificata esclusivamente italiana, con l’intero ciclo di progettazione e produzione che viene gestito negli stabilimenti di Lomazzo, in provincia di Como, e Calusco d’Adda, in provincia di Bergamo», spiega. Un patrimonio che fa di Sealup un punto di riferimento per i marchi del lusso internazionale e che dà l’impronta e l’anima alla collezione omonima, insegna di una boutique a Brera in procinto di cambiare pelle. «Subito dopo la design week ristruttureremo il nostro store, nato come contenitore pulito e moderno per la nostra collezione di rainwear e outerwear (nella foto), a cui vogliamo dare un’impronta più evocativa del nostro dna, perché nel corso degli anni abbiamo collaborato con grandi stilisti e vestito le star internazionali ed è giusto che il cliente possa apprezzare la nostra storia». In occasione dell’inaugurazione, alla prossima fashion week di giugno, è previsto un evento che sarà collegato anche con il mondo digitale. Presto sarà pronto anche il nuovo sito, che avrà una parte b2b con una serie di capi iconici disponibili a stock per i clienti: «Una sorta di “see now, buy now” - spiega Filippo Chiesa - in cui rientra anche la maglieria, tra le novità in collezione. Un progetto che comprende la possibilità di usufruire di espositori per trunk show e per pop up». A brevissimo Sealup sarà inoltre protagonista di due co-branding con marchi noti, mentre a giugno sarà ultimato un progetto importante: «Abbiamo preso uno spazio di 5mila metri quadri coperti a Guanzate, in provincia di Como, dove spostiamo l’intera logistica, in modo da far sì che nella vicina sede di Lomazzo si possa creare una emotional room dove riuniremo i nostri capi di archivio, ben 3.500, che diventeranno fonte di ispirazione per i nostri partner del lusso. A Calusco d’Adda resta invece il polo deputato alla produzione, dove si investe in continuazione in nuovi macchinari e in tecnologia, per garantire ai nostri interlocutori un servizio impeccabile». Una formula che funziona, a giudicare dai numeri, che si dividono in parti uguali tra il marchio di casa e le partnership: nel 2018 il giro di affari ha superato i 10 milioni di euro, +15% sul 2017 e per l’anno in corso si prevede di arrivare ai 12 milioni. (c.me.)
UN NOME DA TENERE D’OCCHIO
Giovanni Bedin: «Mi diverto a democratizzare la couture» Quale il segreto per democratizzare la couture? Giovanni Bedin ha una ricetta tutta sua, che sta dando buoni riscontri e non è frutto del caso. Nato e cresciuto in Italia, figlio e nipote di sarti, studia a Parigi e qui inizia la sua carriera nell’ufficio stile di Karl Lagerfeld, per poi passare da Thierry Mugler e successivamente occuparsi del rilancio di House of Worth nel 2010, come head designer. Nel 2017 arriva il momento di mettersi in gioco in prima persona, con il debutto alla fashion week di Parigi della prima collezione couture. Un esercizio di stile che innesta i principi dell’alta moda (ore di lavoro, strutture e lavorazioni elaborate) in collezioni realizzate con materiali semplici come il jersey, il popeline o il denim. Una matrice da cui nascono i capi ready to wear, che vengono ripensati per essere industrializzabili e più fruibili. Caratterizzate dalle linee pulite e definite, le creazioni di Giovanni Bedin sono approdate, tra gli altri, da 10 Corso Como, Neiman Marcus e Harvey Nichols: proposte da giorno, da cocktail e da sera da cui traspare al tempo stesso la maestria artigianale della façon e la sigla creativa dello stilista. L’ultima collezione couture ha sfilato lo scorso gennaio in uno dei saloni dell’Hotel Crillon a Parigi, mentre la linea di ready-to-wear (nella foto) non viene ancora presentata alla stampa, ma viene distribuita dalla showroom L.A. Distribuzione, che ha anche una sede a Parigi durante la fashion week. Da poco è nato un profilo Instagram, è stato scelto un ufficio stampa e intanto si punta a coinvolgere socialite e celebrity di Parigi, dove Bedin ha vissuto a lungo, e di Londra, dove risiede attualmente. Senza trascurare l’Italia, dove in occasione della prossima fashion week di giugno è previsto un evento da 10 Corso Como. (c.me.)
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NEWS
ESPANSIONE A RITMI SERRATI
UNA STRATEGIA MARKETPLACE DA 20 MILIARDI Dopo il giro di boa dei dieci anni, Zalando punta sull’offerta lifestyle, la personalizzazione del servizio e lo sviluppo del Partner Program, per lasciarsi alle spalle il ruolo di semplice e-tailer DI ALESSANDRA BIGOTTA
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ieci anni vissuti al ritmo di una crescita a doppia cifra alta, che si è confermata nel fiscal year 2018, chiuso con ricavi pari a 5,3 miliardi di euro (+20% su un 2017 già archiviato in progress del 23,4%) e con un’accelerazione del 24,6% nel quarto trimestre, in cui il fatturato si è aggirato sugli 1,66 miliardi. La corsa di Zalando continua, con un seguito di 26,4 milioni di clienti attivi, che nel 2018 hanno effettuato 116,2 milioni di ordini (90,5 milioni nel 2017). Certo, l’azienda guidata dai co-ceo David Schneider, Rubin Ritter e Robert Gentz ha guadagnato moltissimo ma non si è risparmiata sul fronte investimenti e, nonostante il consistente calo degli utili nel fiscal year, non lo farà nemmeno nel 2019, anno in cui gli stanziamenti per logistica e tecnologia saranno di circa 300 milioni. Uno dei nuovi fiori all’occhiello dell’e-tailer - ma i co-ceo preferiscono definirlo piattaforma è il building che arricchisce il quartier generale berlinese: un edificio avveniristico, che porta a 42mila i metri quadri complessivi delle sedi nella capitale tedesca e che riunisce gli addetti della divisione Fashion Store. Qui Ritter, Schneider e Gentz hanno fatto recentemente il punto sulle strategie nel breve-medio termine. «Come Netflix rappresenta la destinazione numero uno per l’entertainment, noi vogliamo diventarlo per moda e lifestyle», ha precisato Schneider. Gentz ha posto l’accento sul Partner Program di Zalando, che permette ai marchi di vendere direttamente ai clienti tramite la piattaforma. «L’anno scorso - ha affermato - oltre 250 partner sono stati integrati in questo programma, che rappresenta il 10% circa del nostro Gmv (Gross Mer-
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1. Una fase dello shooting da Zalando 2. Il nuovo Campus a Berlino 1 2
chandise Volume), ma salirà al 40% entro il 2023/2024». Ritter ha ricordato cos’è il Gmv: «L’importo totale che i clienti spendono sulla piattaforma per comprare merce sia “wholesale”, sia all’interno del Partner Program, pari a 6,6 miliardi di euro nel 2018 (+21,1% sul 2017), con l’obiettivo di raggiungere il tetto dei 20 miliardi in cinque anni». E mentre l’azienda ridefinisce le competenze dei co-ceo (Schneider focalizzato sul fashion e sui brand partner, Gentz su marketing, vendite e risorse umane e Ritter sulle strategie), promuovendo in parallelo David Schröder a cfo e Jim Freeman a cto, l’offerta si evolve in direzione del lifestyle: il beauty, lanciato nel 2018 in Germania e in altri Paesi, ora estende il raggio d’azione, comprendendo l’Italia. «La Penisola è un mercato chiave - ha spiegato Lorenzo Pretti, responsabile della strategia commerciale di Zalando per il Sud Europa -. Non a caso, qui abbiamo introdotto il progetto pilota Prova prima, paghi dopo, basato sul servizio evoluto, e attiveremo un secondo centro logistico dopo quello di Stradella. Un centro di 130mila metri quadri ad alta automazione a Nogarole Rocca (Vr), per servire anche Austria e Sud Europa». ■
LA CRESCITA CONTINUA
FILOBLU ANCORA NELLA FT1000 DI FINANCIAL TIMES Per il terzo anno consecutivo FiloBlu fa parte di FT1000: Europe’s Fastest Growing Companies, classifica del Financial Times sulle aziende che crescono più velocemente. L’acceleratore di business fondato da Christian Nucibella (nella foto), che accompagna i brand nel loro percorso di innovazione e internazionalizzazione con un approccio integrato online/offline, è al nono posto tra le realtà italiane che si occupano di e-commerce, ma fa registrare il fatturato più alto (circa 30 milioni nel 2018, +54%, ndr). Di recente FiloBlu ha siglato un’intesa triennale con Hydrogen, per accelerare la digital transformation del marchio di luxury sportswear attraverso un piano di marketing online per rafforzare la brand awareness, il restyling del sito che comprenderà la versione in russo, l’assistenza alle vendite e la sezione Social Wall. (a.b.)
LA 96ESIMA EDIZIONE DI LINEAPELLE
HIGH TECH E CUSTOM MADE, DUE LATI DELLA STESSA MEDAGLIA Dal salone delle concerie e dei produttori di componenti, accessori, tessuti e materiali sintetici un messaggio: ascoltare di più il consumatore finale
IL BILANCIO DI CPM
LA MODA ITALIANA RESTA LA PASSIONE DEI RUSSI
DI ALESSANDRA BIGOTTA
Swarovski
Chiorino Technology
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randi numeri per Lineapelle, che alla 96esima edizione svoltasi in concomitanza con Milano Moda Donna ha ospitato 1.255 espositori tra concerie e produttori di componenti, accessori, materiali sintetici e tessuti, con un parterre di visitatori internazionali provenienti da 114 Paesi tra cui la Russia, protagonista di un exploit con un +29% di aziende visitatrici. Proprio da un salone così esteso viene un messaggio all’insegna della customizzazione: lo ha lanciato Orietta Pellizzari, cool hunter e consulente di Unic Concerie Italiane, facendo il punto sulle novità di Cuoio di Toscana, consorzio che raccoglie le imprese produttrici di cuoio da suola, con una quota di mercato dell’80% in Europa e del 98% in Italia. «I consumatori sono sempre più consapevoli e si fanno delle domande - ha detto Pellizzari -. Da dove viene il prodotto che indosso? Come è stata fatta questa suola? Sarà un materiale sano?». Gli investimenti in innovazione e tecnologia delle aziende devono allora andare in direzione di un articoli originali nell’immagine - dal cuoio a effetto marmorizzato o vintage, al nabuccato con aspetto velvet - e sostenibili, oltre che
Cuoio di Toscana
performanti, nei contenuti. La ricerca non può fermarsi, soprattutto per le realtà italiane che hanno i mezzi per distinguersi dalla massa: non a caso, Chiorino Technology (storica realtà biellese, attiva nella nobilitazione e rifinizione del pellame destinato soprattutto alla pelletteria e alle calzature luxury) ha raddoppiato il personale dei laboratori relativi a Qualità, Ricerca e Tendenze, dopo che un anno fa l’azienda è stata acquisita da Arcadia Sgr, nominando Marco Toscano come ceo. Non solo. Nell’ultimo anno gli investimenti in sostenibilità di Chiorino Technology hanno superato il 70% del totale ed è stata introdotta una divisione ad hoc. Tra i prodotti di punta spicca il pellame TWOWT: rifinito su entrambi i lati, è adatto a manufatti reversibili e personalizzabili con stampe digitali e loghi. Nell’ambito dei cristalli il mantra è lo stesso, distinguersi: così Swarovski lancia, tra le altre novità, la famiglia Kaleidoscope Fancy Stones con un inedito effetto arcobaleno, mentre i pigmenti UV contraddistinguono la gamma Crystal Electric Lacquer e ben 50 sfaccettature fanno brillare come non mai il Princess Cut Pendant. ■
«Una bella atmosfera, molto busy e intrisa di energia positiva». Questa è in sintesi l’impressione che emerge dall’ultima edizione di Cpm Moscow e in particolare dalla sezione Italian Fashion, secondo i pareri di 36 top buyer selezionati da 24 città della Russia da parte della sede di Mosca dell’agenzia Ice, che hanno fatto visita al salone organizzato da Messe Düsseldorf Moscow e Igedo. Feedback che confermano l’interesse del mercato russo per lo stile made in Italy, rappresentato in fiera da 130 marchi, su un totale di 1.400 brand. «Per noi è stato un appuntamento positivo, abbiamo incontrato nuovi clienti e altri che invece non vedevamo più da qualche tempo», commentano Salvatore e Sergio Toma a cui fa capo il marchio Havana&Co., che da tempo include Mosca nel suo tour di promozione commerciale. Un’opinione ampiamente condivisa anche da altri espositori e che conferma la loro fiducia nei confronti della Russia. Fiducia incoraggiata anche dagli ultimi dati provenienti dalle Dogane: nel periodo gennaio-dicembre 2018 la Federazione Russa ha importato dall’Italia moda e accessori per un valore complessivo di oltre 1,3 miliardi di euro, con una crescita del 10,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. «L’interesse dei consumatori russi verso la moda italiana è evidente - sottolinea Alberto Scaccioni a.d. di Ente Moda Italia, a cui si deve la promozione del progetto Italian Fashion -. Buyer di alto profilo sono arrivati al salone con la voglia di scrivere ordini». A cosa daranno priorità? Sono gli stressi titolari dei negozi scelti da Emi e Ice a rivelarlo: «Ad abiti per lei e capispalla stile marina per lui» (nella foto, la sfilata di Beatrice B a Cpm). (an.bi.)
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NEWS
I CINESI SFIDANO I LEADER ITALIANI
Xinao: prima volta alle Stelline In autunno la nascita di una controllata a Biella, ora la presentazione a Filo: Xinao Textile corteggia il fashion italiano 1
Nel centinaio di aziende produttrici di filati di alta gamma presenti alla scorsa edizione di Filo ha esordito Xinao Textiles Europe, filiale italiana della cinese Zhejiang Xinao Textiles, tra i leader nei filati in lana petti2 nata in mercati come Cina, Giappone e Stati Uniti. Xinao Textile Europe Srl è partita nel settembre 2018 a Verrone (Biella) ed è di fatto la prima azienda cinese del distretto tessile biellese. «È stata costituita per entrare nel mercato italiano ed europeo ma anche per raccogliere idee e spunti dal fashion system», spiega Alberto Gaia, general manager della nuova unit. «A Biella - specifica - abbiamo l’ufficio commerciale, lo sviluppo prodotto, l’amministrazione e il magazzino». Il gruppo Xinao Textiles, quotato a Shanghai, ha all’attivo una produzione di 11 milioni di chili di filo e 280 milioni di euro circa di ricavi l’anno. Si tratta di un’azienda integrata, che controlla la filatura, la pettinatura, ma anche la tintura e una fattoria in Australia, garantendo così la tracciabilità della sua produzione. Il core business è il filato per maglieria rettilinea (l’80% circa del totale) ma «sta crescendo velocemente anche il business per la maglia circolare e la calzetteria». L’azienda tessile vanta certificazioni come Rws- Responsible Wool Standard, Ecolabel Eu, Woolmark, Oekotex, Global Recycled Standard (per il poliestere riciclato), Organic Content 100 e Organic Content Blended ed è Bluesign partner. Ora punta a fronteggiare i player italiani con un elevato livello di affidabilità, grazie alla selezione a monte della materia prima, velocità nella risposta e un buon rapporto qualità/prezzo. (e.f.) 1. Alberto Gaia 2. Alcune tonalità di lana merino presentate allo scorso Filo
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Anche Filo punta sulla sostenibilità La 51esima edizione di Filo, il 27 e 28 febbraio scorsi al Palazzo delle Stelline di Milano, è stata l’occasione per presentare il “Progetto Sostenibilità di Filo”, che porterà alla realizzazione di un’Area Sostenibilità alla prossima manifestazione di settembre, sulla falsariga di quanto fa già da qualche stagione il salone tessile Milano Unica. «Sarà uno spazio dedicato - spiega Paolo Monfermoso, responsabile della rassegna milanese - dove le nostre aziende espositrici presenteranno gli articoli ottenuti da processi produttivi sostenibili, con l’esplicitazione, volontaria e autocertificata, delle varie fasi produttive realizzate in modo sostenibile, in ambito sia ambientale che sociale». «Si tratta di una iniziativa ambiziosa - ha sottolineato - che vogliamo realizzare con gli stessi principi di qualità, concretezza, e professionalità che contraddistinguono Filo fin dal suo esordio». In febbraio il salone ha ospitato 102 espositori dell’industria dei filati e totalizzato un numero di visitatori in linea con l’anno prima. (e.f.)
LA VERSATILITÀ DI ECOTEC
Marchi & Fildi vira verso l’interior design e il footwear
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1. Le sneaker di Barbera S. e Figli 2. Il progetto Raytent, che recupera i sottoprodotti dell’industria delle tende da sole
Sono innumerevoli le potenzialità di Ecotec, marchio della biellese Marchi & Fildi identificativo di un ciclo produttivo totalmente tracciabile e made in Italy, che utilizza solo ritagli di tessuto preconsumer. Lo dimostra la collaborazione, presentata a Milano, in occasione dello scorso Filo, con Giovanardi, azienda di Mantova che realizza tessuti tecnici per esterni. Insieme hanno sviluppato il progetto Raytent, che ha portato alla produzione di un tessuto 100% acrilico, ottenuto riciclando i sottoprodotti dell’industria delle tende da sole, che può essere utilizzato per nuove tende o nell’interior designo. Recente anche la partnership con la biellese Barbera S. e Figli, specializzata nelle calzature handmade, che ha portato alla realizzazione di sneaker unisex, per la città e per il running, con tomaia sostenibile in filo Ecotec. Rispetto alle produzioni convenzionali Ecotec permette un minore utilizzo di acqua (fino al 77,9%), meno emissioni di CO2 (fino al 56,3%) e un ridotto utilizzo di energia (fino al 56,6% in meno). (e.f.)
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GLOBAL BLUE for
Global Blue nel cuore di Firenze con la quarta Lounge italiana DOPO MILANO, ROMA E VENEZIA, GLOBAL BLUE HA APERTO LA LOUNGE DI PIAZZA DELLA REPUBBLICA 6 A FIRENZE: IN QUESTO MODO LA SOCIETÀ LEADER NEI SERVIZI DI TAX FREE SHOPPING PRESIDIA TUTTE E QUATTRO LE PRINCIPALI METE ITALIANE DEL TURISMO INTERNAZIONALE, OFFRENDO AI VIAGGIATORI UN’ACCOGLIENZA PERSONALIZZATA E UN SERVIZIO AVANZATO Spazi raffinati, al centro delle vie dello shopping di lusso delle principali città, italiane ed europee, che accolgono i turisti internazionali con servizi esclusivi e il massimo dell’attenzione verso le loro richieste. Sono le Lounge di Global Blue, fiore all’occhiello della società leader nei servizi di tax free shopping, che arricchiscono la quotidiana esperienza dei Globe Shopper in visita nel nostro Paese e aggiungono valore all’attrattività delle città nelle quali si trovano. L’ultima arrivata è la Lounge di Firenze, in piazza della Repubblica 6, inaugurata ufficialmente lo scorso 28 febbraio. «Dopo Milano, Roma e Venezia, chiudiamo il cerchio con questa nuova apertura nel capoluogo toscano, terza meta italiana per il Tax Free Shopping - sottolinea Stefano Rizzi, Country Manager di
Global Blue Italia -. Siamo infatti presenti in tutte e quattro le principali mete italiane del turismo internazionale, che rappresentano più del 70% del settore nel nostro Paese». La prima Lounge è stata aperta a Milano nel 2015, in occasione di Expo. Nel 2017 sono arrivate Roma e Venezia e, nello stesso anno, c’è stata la prima apertura fuori Italia, a Madrid, seguita nel 2018 da Monaco di Baviera, Parigi e Londra. «Siamo molto soddisfatti di essere stati in grado, in Italia, di immaginare e realizzare un concept di successo, molto apprezzato dai viaggiatori internazionali, per i quali le Lounge sono diventate ormai un punto di riferimento - aggiunge Rizzi -. I Globe Shopper sanno che nelle Lounge Global Blue possono trovare uno staff multilingue in grado di garantire
un’assistenza personalizzata, fornendo ogni informazione utile per orientarsi nell’esperienza di shopping più sofisticato, oltre alle indicazioni necessarie relative alle dinamiche aeroportuali». Sul mercato da quasi 40 anni, Global Blue continua a investire nell’innovazione, puntando tutto sul binomio imprescindibile di tecnologia e servizio avanzato. L’obiettivo è perfezionare tutto ciò che riguarda il rimborso dell’Iva, così come la presenza sul territorio e negli aeroporti, con la consapevolezza di quanto sia importante rispondere in modo esauriente alle domande dei turisti e accompagnarli nel corso di tutta la loro shopping experience. Tra l’altro, Global Blue organizza sessioni di formazione nelle boutique - i Sales Cultural Training -, in modo che il personale di vendita conosca meglio i turisti internazionali nei loro gusti,
abitudini, richieste e persino gestualità, così da offrire loro un servizio custom made e un’esperienza unica. Secondo i dati della società leader nel tax free shopping relativi al trimestre novembre 2018-gennaio 2019, in Italia sono ancora i cinesi a detenere la prima posizione per gli acquisti tax free (27% del totale), seguiti da russi (14%) e statunitensi (9%). Ma sono tantissime le altre nazionalità che, sebbene con una presenza minoritaria, vengono accolte ogni giorno negli spazi Global Blue con lo stesso “welcome” speciale. «Coccoliamo tutti i nostri turisti, grazie a uno staff davvero preparato - conclude Rizzi - così come sosteniamo l’attività delle istituzioni e dei commercianti. L’obiettivo? Sviluppare ancora più valore per tutta la filiera dell’accoglienza e della promozione turistica italiana».
info@globalblue.com - www.globalblue.com
S H O P AT F R A C O M I N A . I T
CATWALK SHOWS FALL-WINTER 2019/2020
COURTESY BY CHANEL
ACE OF SPADES
LA MODA ELEGANTE E RAFFINATA È TORNATA. LE PAROLE D’ORDINE SONO TRADIZIONE SARTORIALE E VALORE DELL’HAND-MADE, PER COLLEZIONI DALLA FORTE PERSONALITÀ, CHE ESALTANO LA FEMMINILITÀ SENZA COSTRIZIONI, LASCIANDO TOTALE LIBERTÀ DI MESCOLARE STILI DIFFERENTI, IN UN CALEIDOSCOPIO DI LINGUAGGI DIFFERENTI. DIVERSITÀ È DUNQUE QUEL FILO CONDUTTORE INTESO COME SOVRAPPOSIZIONE D’IDEE IN PERFETTA ARMONIA. A CURA DI ALBERTO CORRADO
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CATWALK SHOWS FALL-WINTER 2019/2020
ACT n° 1
ARTHUR ARBESSER
BALDININI
OFF-WHITE
UNITED COLORS OF BENETTON
DAY GLOW
CHLOÉ EYEWEAR
ICEBERG
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VALENTINO
LE OSSESSIONI GEOMETRICHE E LE ASTRAZIONI LUMINOSE DEI MOVIMENTI ARTISTICI DEL POST IMPRESSIONISMO E DEL CUBISMO ORFICO DIVENTANO STRAORDINARIE VISIONI DI RAFFINATEZZA, PER DONNE CHE DESIDERANO INDOSSARE L’ARTE.
CHLOÉ
COATED FLAIR IL FUTURO DELLA MODA È RIPENSARE A LINEE E FORME, SPERIMENTANDO MATERIALI ED EFFETTI INEDITI. NON A CASO MOLTI DESIGNER ESPRIMONO LA NECESSITÀ DI CONIUGARE TRADIZIONE E INNOVAZIONE ATTRAVERSO IL LUCIDO, LACCATO, SPALMATO, CERATO E IL VINILE, PER UN’ALLURE ROCK O DA BELLE DE JOUR.
PALM ANGELS
RICOSTRU
N° 21
MORESCHI
EMPORIO ARMANI
JEREMY SCOTT
MONCLER EYEWEAR
BALMAIN
DANIELE CALCATERRA
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CATWALK SHOWS FALL-WINTER 2019/2020
STELLA McCARTNEY
MAISON MARGIELA
VIVIENNE WESTWOOD
BALENCIAGA
COMME DES GARÇONS
TUNED UP
PUGNALE CAPSULE ANTEPRIMA
JW ANDERSON
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GABRIELE COLANGELO
TORNA LA MODA DEI FAVOLOSI EIGHTIES, CON TUTTI I LORO ECCESSI, INIZIANDO DAI CAPISPALLA, CHE SCELGONO VOLUMI GEOMETRICI E SPALLE ESAGERATE. UNA CELEBRAZIONE DELL’INDIPENDENZA E DELLA FEMMINILITÀ DELLE DONNE CONTEMPORANEE.
JACQUEMUS
TEDDY GIRLS LE DONNE AMANO ESSERE SFACCIATE E RIBELLI, INDOSSANDO TAILLEUR DAL TAGLIO E TESSUTO MASCHILE, GONNE AMPIE E COMODE, JEANS CON T-SHIRT, ,E GLI IMMANCABILI CAPISPALLA IN PELLE. UN ALFABETO MODERNO, PER AFFERMARE UN’IDEA DI FEMMINILITÀ CHE VA OLTRE I CONFINI. PRADA
DIOR
GUCCI
ROBERT CLERGERIE
SALVATORE FERRAGAMO
JACQUES MARIE MAGE
ANTONIO MARRAS
FENDI
LACOSTE
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CATWALK SHOWS FALL-WINTER 2019/2020
RODARTE ETRO
ATTILIO GIUSTI LEONBRUNI
LOUIS VUITTON
ALEXANDER McQUEEN
BAROQUE RUFF
GIAMBATTISTA VALLI
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UN DÉCOR CHE RAPPRESENTA UNA SORPRENDENTE DICHIARAZIONE VISIVA DELL’INTENTO DI PRENDERE ELEMENTI DAL GUARDAROBA DELLE ANTICHE CORTIGIANE FRANCESI E PROIETTARLE AUDACEMENTE NEL FUTURO. COLLEZIONI FATTE DI UN SUSSEGUIRSI DI RUCHE, ABITI SOVRAPPOSTI, FANTASIE E STRATIFICAZIONI. PRADA
LOEWE
MARY KATRANTZOU
HERMÈS
#livefree
fiorellarubino.com
FASHION MAGAZINE 225x285 FRubino.indd 1
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CATWALK SHOWS FALL-WINTER 2019/2020
ERMANNO SCERVINO
ELISABETTA FRANCHI
MONKEY SUIT NELL’ADOTTARE UNO STILE RÈTRO, MOLTI DESIGNER SI SONO DIVERTITI A TORNARE INDIETRO NEL TEMPO, RIPORTANDO ALLA RIBALTA ALCUNI CAPI CHE ERANO SCOMPARSI DAL NOSTRO GUARDAROBA: SMOKING, FRAC E CAPPOTTI DA SERA. I TRADIZIONALI COMPLETI MASCHILI RIELABORATI: SILHOUETTE ASCIUTTE, TAGLI STRETTI, REVERS EXTRA-LARGE, RICAMI E CRISTALLI COME RICAMI.
MUGLER
TOM FORD
GIVENCHY
ELIE SAAB
HAIDER ACKERMANN
DRIES VAN NOTEN
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DOLCE&GABBANA
OLIVIER THEYSKENS
TOM FORD ALBERTA FERRETTI
REDEMPTION
MICHAEL KORS BURBERRY
FLASH DANCE 2.0
SAINT LAURENT
GIORGIO ARMANI EYEWEAR
ULTRÀCHIC
MOSCHINO
MISSONI
UN OMAGGIO AGLI ANNI’ 80 TRASPORTATI AI GIORNI NOSTRI, RIEVOCATI NELLE FORME DELLE GIACCHE DALLE SPALLE POTENTI, NELLE GONNE CON LE BALZE O TRAPEZIO TEMPESTATE DI CRISTALLI, NEI MINI CROP SEXY. OUTFIT SEMPRE VINCENTI, CHE RINNOVANO IL CONCETTO DI POWER DRESS.
CASADEI
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CATWALK SHOWS FALL-WINTER 2019/2020
CELINE TOD’S
GIUSEPPE ZANOTTI PACO RABANNE
VERSACE
BLUMARINE
ROARING BOMBSHELL
ANNA SUI
PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI
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MAX MARA
L’IMMAGINE DELLO STILE ANIMALIER ADATTO SOLO A ICONE “BOMBSHELL” È STATO SDOGANATO DA NUMEROSI DESIGNER. OGGI È DOMINIO D’INNOCENTI PECCATRICI, ALLA RICERCA DELL’EFFETTO “ROAR” PER UN GLAM ROCK DA INDOSSARE NELLA GIUNGLA URBANA.
MARC JACOBS
WOMENSWEAR FALL-WINTER 2019-2020
DRESSING GAMES LE COLLEZIONI INVERNALI 2019/20 GUARDANO AL FUTURO CON UNA SEMPLICITÀ CONTEMPORANEA. TEORIZZANDO UNO STILE NEW CLASSIC FATTO DI TESSUTI E COLORI INEDITI, DETTAGLI RICERCATI, TAILORFIT, CAPI CONFORTEVOLI. GLI ABBINAMENTI SANNO DOSARE L’IRONIA CON LA SOBRIETÀ. A CURA DI ALBERTO CORRADO
CIRCOLO 1901
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WOMENSWEAR FALL-WINTER 2019-2020
GAZEL
SOPHIA NUBES
STREET STYLE PARIS
POLYMATH TALES s
La poesia, la sperimentazione, il divertimento, la praticità, il comfort sono i molteplici idiomi di un dialogo continuo tra le radici di ogni brand e il desiderio di evolvere, esplorando l’essenza della contemporaneità. La qualità resta assoluta, così come l’eleganza autentica, trasversale, volutamente sussurrata. LE FATE
AU197SM
MACKAGE
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TELA
BEATRICE B
BALOSSA
ARCHIVIO
BORBONESE 1910 SEVENTY
GIOVANNA NICOLAI
FRACOMINA RI - CREAZIONE
STREET STYLE PARIS
DISCREET SEDUCTION s
CO|TE
Il prossimo inverno è un inno alla femminilità, seduttiva ma discreta, con dettagli ricercati, intensi punti luce, effetti lucidi e metallici. Ma anche scolli profondi e vite in risalto, che sottolineano il décolleté e la silhouette.
BAGUTTA
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WOMENSWEAR FALL-WINTER 2019-2020
GRETA BOLDINI BRASCHI
STREET STYLE PARIS
SABLE ROAD s
GCDS
ERMANNO SCERVINO
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La pelliccia trova un perfetto equilibrio nella ricerca di nuove vie espressive applicate alla tradizione: l’artigianalità del made in Italy si unisce alla continua e naturale evoluzione del mondo di oggi, lasciandosi trascinare dalla forza, dalla visione e dal carisma femminile degli intramontabili anni’80.
SIMONETTA RAVIZZA
MR & MRS ITALY
NUMERO OTTO
ANTONELLI FIRENZE
MARIELLA ROSATI
STREET STYLE PARIS
TOMBOY BLUES s
CARACTÈRE
PESERICO
La donna di oggi vive in completa armonia con il dna stilistico della linee maschili e il capospalla diventa il punto di forza del suo stile, interpretato con tratto irriverente e fit impeccabili. Ed ecco che il suo guardaroba spazia dal daytime all’eveningwear, passando per proposte con accenti moda di connotazione street-contemporary a tocchi ladylike ma freschi.
MANUEL RITZ
HANITA
LA MARTINA
TRUSSARDI
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WOMENSWEAR FALL-WINTER 2019-2020
F.R.S. SEALUP FORTE FORTE
ROCCO RAGNI
PLAN C
STREET STYLE LONDON
NOSTALGIC FINESSE s
Le donne si preparano ad affrontare i freddi mesi invernali avvolte in modelli che puntano sulla versatilitĂ , senza intaccare lo stile. I look ultra-femminili sono perfetti per il passaggio dal giorno alla sera, con tagli avvolgenti e una calda palette di gialli mostarda, beige luminosi e marroni pastello. I ricordi di vecchi piani shawls si trasformano in motivi ornamentali che decorano cappotti-vestaglia, donando un sapore nostalgico a un vestiario contemporaneo ma senza tempo. ASPESI
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ATTIC AND BARN
TATRAS DSG
BLAUER
HERNO LAMINAR COUTURE ENGINEERING
MOOSE KNUCKLES COLMAR ORIGINALS
STREET STYLE MILANO
ELEMENTS AT BAY s
GIULIA ROSITANI
Le aziende del luxury di lusso ampliano la propria offerta proponendo capi workwear e dal design unico, adatti alla vita di tutti i giorni, e tempo funzionali. Grazie all’utilizzo di materiali resistenti, sono in grado di proteggere chi li indossa da ogni condizione climatica, dagli inverni metropolitani ai gelidi paesaggi montani.
SO.BE
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WOMENSWEAR FALL-WINTER 2019-2020
ROSSO35
GUESS JEANS
STREET STYLE MILANO
WALKING THE WILD SIDE s
NENAH
JIJIL
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Il gioco di ardite stampe feline, le audaci pelli spalmate di cristalli e le sensuali fantasie floreali notturne creano un inno alla femminilità ruggente e sauvage, per mettere ulteriormente in risalto un guardaroba che non passerà di certo inosservato.
LIU JO GOLD LABEL
SHIRTAPORTER
ELENA MIRÒ
FAUSTO PUGLISI
ALICE PI for
Il mondo di Alice Pi diventa più grande GLI ABITI DA SOGNO DI ALICE PI PIACCIONO SEMPRE DI PIÙ A BIMBE E RAGAZZINE FINO AI 16 ANNI, MA IL MARCHIO È PRONTO A CRESCERE ANCORA, GRAZIE A UN RAFFORZAMENTO DEL MANAGEMENT E A INVESTIMENTI A 360 GRADI, DAL PRODOTTO AL SERVIZIO, FINO A LOGISTICA E CONTROLLO QUALITÀ Dopo oltre 10 anni di lavoro nel segmento kidswear, in cui è stata ampiamente riconosciuta la capacità produttiva dell’azienda e la distribuzione si è consolidata su una fascia alta di clientela, Alice Pi non si ferma ai risultati raggiunti ma alza l’asticella, elaborando nuove strategie per crescere nei settori cerimonia e fashion 0-16 anni. Un’evoluzione resa possibile da un rafforzamento dei vertici, grazie alla recente nomina di Luca Cappelloni a project & export manager, affiancato dalla sales manager Elisabetta Ferrari e da Edoardo Cappelloni, financial manager & corner franchising. Luca Cappelloni mette dunque l’esperienza maturata sul campo nel rilancio di numerosi brand nazionali al servizio di una realtà sempre più dinamica e 100% italiana, basandosi su tre cardini - prodotto, servizio e posizionamento -, supportati da un upgrading nell’organizzazione e da investimenti in innovazione a tutti i livelli: dall’informatica alla logistica,
dal controllo qualità all’espansione commerciale. Il focus iniziale è principalmente sul mercato italiano, dove tra l’altro questa primavera-estate vengono aperti quattro punti vendita in un noto concept store, in fase di restyling della sezione childrenswear. Ma è prioritario anche accelerare l’espansione oltreconfine, che vede il brand già presente in Paesi come Olanda, Germania, Arabia Saudita, Russia, Ucraina, Spagna e Regno Unito, ma con la prospettiva di spingersi più in là. «Alice Pi ha notevoli potenzialità di sviluppo - ribadisce Luca Cappelloni - e sa di avere tutte le armi per poter giocare in attacco. Non dobbiamo imboccare la strada giusta, perché è tracciata: non è certo di oggi la scelta di puntare in alto, di remare nella stessa direzione dei negozianti e di comunicare in modo innovativo, anche attraverso i social. Si tratta di fare passi avanti, partendo da un dna forte e dalla capacità di progredire, rimanendo noi stessi».
Alice Pi. www.alicepi.it
WOMENSWEAR FALL-WINTER 2019/2020 A CURA DI ELISABETTA FABBRI, CARLA MERCURIO, ANGELA TOVAZZI
CONTEMPORARY SWING
Ai saloni milanesi una moda in technicolor, che non fa sconti alla voglia di osare, in un mix and match di stili e tendenze. Tra echi Seventies, spunti folk, suggestioni naturalistiche e romantici amarcord, il futuro si impone, motore di ricerca prezioso per volumi reinventati, tessuti inediti e performance high-tech
HANAMI D’OR @ WHITE_Il marchio della veneta Asko propone un concetto di femminilità senza tempo, con cenni glam
CHELIDONIA @ SUPER_La collezione monoprodotto di abiti disegnati da Chiara Ciolli gioca con i colori della natura d’inverno
TRIINU PUNGITS @ WHITE_La stilista estone
reinventa l’outerwear con accostamenti audaci di colori e inediti patchwork di tessuti
FLO&CLO @ THEONEMILANO_Accenti pop
DUVET @ WHITE_Dal know-how nella maglieria
WERNER CHRIST @ THEONEMILANO_Gioca
MORFOSIS @ THEONEMILANO_Stampe dal
e lettering per il giubbotto in jeans e collo in pelliccia del marchio di Fc Italia
STAND @ SUPER_Tra French attitude e purezza
scandy, il brand svedese creato da Nellie Kamras nel 2014 reinventa le pellicce in versione eco
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sul vedo-non vedo il cappotto vestaglia in pvc, bordato di pelliccia arancione
in cashmere di Giovanni Canessa, una collezione dalle linee pulite tutta made in Umbria
sapore rétro e piume su colli, tasche e polsini per la collezione firmata da Alessandra Cappiello
AVDW @ WHITE_Con il marchio di Anversa by
ELLEMENTI @ SUPER_La giovane Lisa
Annick Van de Weghe le coperte della tribù Basotho diventano cappotti cocoon
Tigano abbina tessuti naturali a pvc o ecopelliccia nei suoi capi, studiati per valorizzare le imperfezioni
SHIRTAPORTER @ SUPER_Prima volta al salone per il brand che del mix and match di tessuti, epoche e stili fa la sua sigla stilistica vincente
C.T. PLAGE @ WHITE_La label
giapponese distribuita da WP Lavori in Corso è l’espressione di un design essenziale, dalla vestibilità perfetta, in filati pregiati, anche di racoon tosato
PUNTO @ THEONEMILANO_Lettere
cubitali e colori a contrasto come decorazione sul cappotto in pelliccia
GEOFRE LONDON @ SUPER_
Soluzioni modulari per chi viaggia: una tote bag e una borsa esterna da indossare insieme o separatamente
LUIGI BORBONE @ THEONEMILANO
Art-à-porter: la cappa in duchesse di seta della maison romana è dipinta a mano con disegni della costellazioni
YOSONO BAGS @ WHITE_Per
donne ironiche e trasformiste, le borse di Silvia Scaramucci ispirate al Wild West
VERAROAD @ SUPER_Per la
sua collezione di day-pijama Caterina Giraldi si è ispirata a un’idea di slow fashion, che supera il concetto di trend
GERARDO ORLANDO @ THEONEMILANO_Capispalla e
gonne impermeabili, grazie a un tessuto fatto di carta e ricoperto da una applicazione di zucchero
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BAGS FALL-WINTER 2019/2020
ROOM FOR GUILTY PLEASURES
MAXI O MINI, DECORATE CON STAMPE O CLUTCH DA SERA, IN PELLE COME UNA SACCA DA BOWLING O IN PLEXI FUTURISTA: LA STAGIONE AUTUNNO - INVERNO È RICCA COME NON MAI DI NOVITÀ PER L’ACCESSORIO PIÙ AMATO DALLE DONNE. LE AZIENDE HANNO GIOCATO CON I MATERIALI, OPPURE HANNO LAVORATO SUI VOLUMI PER RENDERE LA BORSA ECCENTRICA . DI ALBERTO CORRADO
IL BISONTE ORCIANI
DE MARQUET
SERAPIAN
Blending in
GIAQUINTO
RODO COCCINELLE
EMILIO PUCCI
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BAGS FALL-WINTER 2019/2020
Dressing up
LA CARRIE BAG GIANNI CHIARINI
FURLA
BIANCHI E NARDI 1946
MY CHOICE
PAOLA BONACINA VALEXTRA JIL SANDER
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ALVIERO MARTINI 1a CLASSE
GABS
RIPANI
VIRGINIA MAINA
Standing out GIAQUINTO FELISI
ZANELLATO
DELVAUX ANNAKIKI
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KNITWEAR FALL-WINTER 2019/2020
HEAVY LAYERING
PER L'AUTUNNO - INVERNO 2019 LA MAGLIERIA AFFONDA LE RADICI NELL’IDENTITÀ DISTINTIVA DI OGNI SINGOLA AZIENDA. L’HERITAGE E' RILETTO ALLA LUCE DI UNA MODERNA E RICERCATA FEMMINILITÀ. LO STILE RIFLETTE UNA PRECISA APPARTENENZA A UN MONDO EQUILIBRATO, LONTANO DA ECCESSI. DI ALBERTO CORRADO
SCAGLIONE
BRUNELLO CUCINELLI
Refined Basics
LORO PIANA
CRUCIANI BALLANTYNE
ALPHA STUDIO
MANILA GRACE 18_03_2019
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KNITWEAR FALL-WINTER 2019/2020
AVANT TOI
ALANUI
Track &Trace
ATTICO
GENNY
PIERANTONIOGASPAERI
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LES COPAINS
LAMBERTO LOSANI
FERRANTE FABIANA FILIPPI
CIVIDINI
GENTRYPORTOFINO
FALCONERI
Hull of Grace
BIANCALANCIA
LORENA ANTONIAZZI
AGNONA
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CAREERS A CURA DI ANGELA TOVAZZI
La leggenda di Chanel continua con Virginie Viard ed Eric Pfrunder Toccherà alle persone che sono state per oltre 30 anni al fianco di Lagerfeld firmare il futuro creativo di Chanel. Prima che Parigi mandasse in onda l’ultima sfilata con la mano di Kaiser Karl (scomparso il 19 febbraio), i fratelli Wertheimer, proprietari della maison, hanno annunciato che saranno Virginie Viard ed Eric Pfrunder a portare avanti l’eredità del visionario creativo tedesco. Due persone, due ruoli separati: la prima si occuperà della direzione artistica delle collezioni di alta moda, ready-to-wear e accessori, il secondo supervisionerà aspetti come la pubblicità, il marketing, i filmati, gli eventi e le iniziative digitali. Una scelta dunque nel segno della continuità, con una coppia di veterani e colonne portanti della griffe, fondata nel 1910 da Mademoiselle Coco: Viard ha mosso i primi passi nella casa di moda nel lontano 1987, instaurando nel corso degli anni un rapporto quasi simbiotico con Lagerfeld, mentre l’ingresso di Pfrunder risale al 1983. Secondo alcuni osservatori si tratta di una investitura temporanea per gestire la fase di transizione successiva alla scomparsa del grande couturier. Staremo a vedere. In ogni caso la decisione rimarca la volontà di preservare l’identità della griffe, che sotto l’egida di Karl Lagerfeld è diventata una delle best performer sullo scacchiere del lusso.
Roberto Liscia confermato alla guida di Netcomm In Miniconf arriva Maria Cristina Iaselli Entra in Miniconf Maria Cristina Iaselli, classe 1976, una laurea in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Bologna, che dopo trascorsi in Unilever e Campari Group (con esperienze anche negli States) si cimenta ora nel childrenswear, con il ruolo di global customer marketing nell’azienda di Ortignano. Suo il compito di sostenere il processo di digitalizzazione di Miniconf, attiva con i brand Sarabanda, Minibanda e iDo e in fase di profonda trasformazione.
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Roberto Liscia è stato rieletto ai vertici di Netcomm, il consorzio del commercio digitale italiano, da lui fondato nel 2005. «Negli ultimi quattro anni - dice Liscia, già executive board member di Ecommerce Europe - il numero di associati e di aziende che espongono sul proprio sito il sigillo Netcomm sono raddoppiati, passando da 189 a 385. Una crescita possibile grazie ai numerosi progetti realizzati, quali tavoli di lavoro, eventi e attività formative rivolte alle aziende impegnate nella trasformazione digitale». Prossimo appuntamento sarà il Netcomm Forum del 29-30 maggio, l’evento italiano dedicato a e-commerce, digital retail ed evoluzione delle imprese stimolata dal nuovo scenario digitale.
Maxime Simoëns: staffetta tra Azzaro e Paule Ka Dopo quattro stagioni ai vertici creativi di Azzaro, lo stilista Maxime Simoëns è pronto ad affrontare una nuova sfida. Questa volta da Paule Ka, marchio acquisito due anni fa da Xavier Marie, conosciuto come il patron di Maisons du Monde, poi ceduta nel 2008. Quando nel 2017 l’imprenditore ha rilevato Paule Ka, il brand - fino a quel momento guidato dal ceo Catherine Vautrin e dal creative director Alithia Spurri-Zampetti - era in odore di bancarotta: per risollevarne le sorti ha richiamato in casa il fondatore Serge Cajfinger, che aveva creato l’etichetta nel 1987. Ora il testimone passa a Simoëns, che debutterà con la sua prima collezione a settembre, in occasione della fashion week parigina. Quanto ad Azzaro, si attendono sviluppi: la casa di moda ha riferito che sarà presente alla prossima couture week di luglio, senza fornire ulteriori dettagli.
Olga Iarussi da Triumph a Women&Technologies Dopo quasi 12 anni come ceo South Europe di Triumph, Olga Iarussi lascia l’azienda di intimo per dedicarsi alla crescita di Women&Technologies-Associazione Donne e Tecnologie: una realtà di cui è presidente da alcuni mesi, con l’obiettivo di valorizzare il talento delle donne nella tecnologia, nell’innovazione e nella ricerca scientifica, promuovendo azioni e progetti volti alla lotta agli stereotipi e alla discriminazione di genere. «L’associazione spiega Iarussi - raccoglie una settantina di donne di alto profilo culturale, con una notevole quantità di idee in circolo. È arrivato il momento di far conoscere meglio Women&Technologies a un pubblico più vasto e alle nuove generazioni».
PORTRAITS
FEDERICO TRONO
UN CE0 QUARANTENNE DAL PROFILO TECH: COSÌ BASICNET GUARDA AL FUTURO Laureato in ingegneria gestionale ed esperto di It, il 45enne Federico Trono prenderà il posto di Gianni Crespi come amministratore delegato dell'azienda torinese in una fase di grandi trasformazioni, a partire dalla decisione del patron Boglione di fare un passo indietro entro i prossimi tre anni DI ALESSANDRA BIGOTTA
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asicNet può e deve rimanere giovane: lo ha detto Marco Boglione, patron dell'azienda torinese da oltre 210 milioni di euro di ricavi consolidati cui fanno capo tra gli altri i marchi Superga, K-Way e Robe di Kappa, annunciando che entro tre anni farà «un passo indietro come manager e un passo avanti come azionista». «Cederò le mie quattro deleghe gestionali progressivamente - ha aggiunto - un paio verso metà mandato e comunque tutte entro un triennio». Anticipando la lista dei candidati che proporrà per il prossimo CdA, «con un'età media ridotta di dieci anni», Boglione ha indicato il nome di colui che prenderà il posto di Gianni Crespi, giunto a fine mandato, nel ruolo di amministratore delegato. Si tratta di Federico Trono, manager che Boglione conosce molto bene. Ingegnere gestionale, prima dei 35 anni di età (oggi ne ha 45) Federico Trono si è fatto le ossa in Andersen Consulting, oggi Accenture, e nel 2007 è entrato in BasicNet, occupandosi inizialmente della divisione Information Technology & Organization. Sono passati 12 anni da allora e il percorso dell'executive all'interno della società è stato costellato di successi: come capo di BasicItalia, dal 2008 al 2012, ha coordinato le vendite nel nostro Paese - che Marco Boglione definisce «la più grande showroom del mondo» -, occupandosi anche del marketing e della gestione del circolante. Cinque anni in cui due marchi da poco entrati nel portafoglio aziendale, Superga e K-Way,
sono stati rilanciati. K-Way, in • Nato il 26 giugno 1973 a Torino, sposato e particolare, è cresciuto al ritmo di padre di due figli, Federico Trono ha studiato nel un +50% annuo, tornando ai fasti capoluogo piemontese, conseguendo la maturità degli anni Settanta-Ottanta, con il scientifica all'Istituto Sociale dei Padri Gesuiti e flagship aperto in centro a Torino laureandosi nel Duemila in Ingegneria Gestionale nel 2010 che ancora oggi rappreal Politecnico senta un format di riferimento ad alta tecnologia. Gli anni tra il 2013 • Uscito dall'università viene assunto da Andersen e il 2019 vedono Federico Trono al Consulting, oggi Accenture, dove diventa timone di Business Development, manager della Market Unit Financial ServicesBanking and Insurance divisione incaricata di coordinare e implementare la rete dei licenzia• Conclusa l'esperienza in Accenture, nel 2007 tari che distribuiscono nel mondo fa il proprio ingresso nella divisione IT & le collezioni dei brand del gruppo. Organization di BasicNet Anche in questo caso il manager e il suo team fanno centro: sotto la • Per cinque anni (2008-2012) è a.d. di BasicItalia, sua direzione, le vendite aggregate controllata al 100% dalla capogruppo BasicNet nei 131 mercati in cui BasicNet è e licenziataria della distribuzione dei brand del presente crescono in modo espogruppo sul mercato italiano nenziale, da 396 milioni di euro nel • Dopo un anno (2012-2013) come president della 2013 a 623 milioni, quasi un raddivisione BasicAudit di BasicNet, dal 2013 al 2019 doppio. «Il futuro amministratore guida la unit Business Development della società. delegato - ha detto Marco Boglione In aprile diventerà ceo di BasicNet al posto di a proposito della nomina, parlando Gianni Crespi, allo scadere del suo mandato ai suoi collaboratori - sarà di nuovo uno di voi. Ragazzi, alcuni non più tanto ragazzi, che sono qui da molmente il modello di business dell'azienda, tissimi anni e che hanno maturato una copuò sapere quali sono le leve giuste da noscenza del gruppo, oltre che del settore, manovrare in una realtà sui generis come senza eguali». Trono è uno di questi e, pur BasicNet, che si basa su un modello stile essendo un "ex ragazzo", è da considerare marketplace e per la quale l'information giovane, in un Paese in cui è raro vedere un technology, di cui Trono è appassionato ed under 50 nella sua posizione. Sarebbe stato esperto, è un asset di ieri, oggi e ancora di difficile affidare questo ruolo a un esterno: solo uno come lui, che conosce profondapiù di domani. ■
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PEOPLE DI CARLA MERCURIO
MARTINA COLOMBARI
«ANCHE CON UNA BORSA POSSIAMO SALVARE LE DONNE DI HAITI»
BIANCA BALTI
«CREO ABITI PREMAMAN, MA A CASA NOSTRA LA PRIMA REGOLA È IL RICICLO» Volto iconico del fashion, modella di riferimento per maison, fotografi e riviste, Bianca Balti (classe 1984) oggi ha una priorità nella vita, le sue bambine: Matilde, nata nel 2007 e Mia nel 2015. «Non si finisce mai di migliorare come genitori, di imparare come comunicare con i nostri figli. Tutto il resto è secondario». Un'esperienza talmente importante la maternità, che ha ispirato a Bianca Balti una Maternity Collection. «Un sogno accarezzato sin dalla mia prima gravidanza 12 anni fa - racconta -. Per la primavera-estate gli abiti avranno prezzi più accessibili, ovviamente senza compromettere lo stile, che rimarrà giovane e trendy». «Le mie proposte sono state acquistate persino in Australia e in Russia - sottolinea - dandomi la conferma che c’è una vera necessità di abiti premaman “alla moda”». E chissà che da qui non nascano altre iniziative fashion: «Mai dire mai, nella vita. Ma per ora mi concentro sul premaman. Penso di dedicarmi a tempo pieno nei prossimi anni a questo progetto, perché diventi il mio futuro». Bianca Balti è una donna responsabile e attenta all'ambiente: «Il consumismo è una cosa triste; mi ricorda come nei supermercati il cibo scaduto venga buttato in container chiusi con lucchetti in modo che non possa venire goduto da chi non può acquistarlo. Le case di moda bruciano l’invenduto, inquinando non solo nella produzione, ma anche nello smaltimento». Una consapevolezza che ha un impatto reale sulla sua vita: «Compro capi di alta qualità che durino negli anni, ma anche che non passino di moda in una o due stagioni e che un giorno io possa passare alle mie figlie». «Oggi Mia indossa i vestiti che erano di sua sorella Matilde perché a casa nostra si impara fin da piccoli il concetto di riciclo - chiarisce -. Quando non metto più un capo lo rivendo su Depop (e dono il ricavato all’Unhcr), oppure lo do in beneficenza. Mai e poi mai si buttano vestiti, giochi, mobili; c’è sempre qualcuno che può averne bisogno. E le mie bambine lo sanno bene». Nella vita di Bianca Balti oggi c'è un nuovo amore, il cui nome è ancora segreto: «Avere un uomo accanto può essere un’esperienza fantastica, quando capiamo quanto valiamo e impariamo a scegliere una persona al nostro livello, che possa arricchire la nostra vita e supportarci nella crescita personale. Per fare ciò dobbiamo essere donne consapevoli del nostro valore e della nostra forza. Una cosa più facile a dirsi, che a farsi».
«Quando incontri una persona fai in modo che lei esca arricchita»: Martina Colombari commenta con una frase di Madre Teresa di Calcutta la recente iniziativa, che l'ha vista nel ruolo di testimonial e volontaria di Fondazione Francesca Rava-Nph Italia Onlus accanto a Twinset Milano. Una borsa "benefica" in pelle in limited edition battezzata Mon Coer, con un pendente a forma di cuore, che il marchio di abbigliamento ha messo in vendita per sostenere la Fondazione nella lotta contro il cancro al seno ad Haiti, nell'ambito dell'iniziativa Women for Haiti. «Un progetto dove mettiamo tanto cuore - spiega - grazie anche all'incontro con Twinset, che ha collaborato attivamente al progetto, studiandolo al tavolino e mettendoci tante idee. Perché le iniziative charity funzionano se ci credi, altrimenti diventano delle marchette». E prosegue: «Conosco molto bene Monica Paparcone e Alessandro Varisco (rispettivamente direttore comunicazione e ceo di Twinset, ndr) e so che hanno capito appieno i valori della Fondazione». Una realtà di cui Martina Colombari è testimonial e volontaria da oltre dieci anni e nella quale ha deciso di entrare per toccare con mano e sentire con il cuore: «Sono stata in missione con loro: viaggi molto dolorosi, perché Haiti è una realtà assurda, un Paese del quarto mondo dove un bambino su tre non arriva a cinque anni e la gente vive con meno di due dollari al giorno. Mi sembrava di vivere in un film. All'inizio mi arrabbiavo, poi ho iniziato ad abituarmi e a vedere le cose con altri occhi. Per questo credo molto in questa borsa, perché ogni donna può diventare un'ambasciatrice e posare un mattoncino per la salvezza delle amiche haitiane». Viva la moda, allora, se aiuta a fare del bene: «Il mondo del fashion può dare un grande contributo e ora sta aprendo gli occhi. Del resto, tutti possiamo e dobbiamo fare di più. È responsabilità sociale di ognuno aiutare gli altri». Ben lungi dall'essere una fashion victim, Martina Colombari è una donna che sa come vivere la moda, per fare del bene agli altri, ma anche a se stessa: «Ritengo che ognuno debba avere un proprio stile. Io sono un po' lunatica e decido in base a come mi sveglio. Non ho marchi preferiti: spazio dal vintage al mercatino, fino alla creazioni degli stilisti. In questo sono fortunata. Ovviamente, quando devo viaggiare o essere comoda, scendo dal tacco 12, indosso una sneaker e torno alla normalità».
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Q&A A CURA DI CARLA MERCURIO
ATTRICE, CONDUTTRICE, STILISTA
VANESSA INCONTRADA
«RIDIAMO VALORE AL TEMPO, NELLA VITA COME NELLA MODA» “Prenditi il tuo tempo” è lo slogan della capsule “see now, buy now” firmata da Vanessa Incontrada per Elena Mirò, presentata a Milano Moda Donna: un invito a tutte le donne a riappropriarsi dei propri spazi, ma anche una linea guida per realizzare capi belli e di qualità Dopo lo “slow living” dello scorso settembre, qual è il tema scelto per la prossima estate e come lo ha tradotto nelle creazioni disegnate per Elena Mirò? Abbiamo lavorato come per le precedenti collezioni pensando a una donna multitasking, che ha la necessità di dedicare più attenzioni a se stessa. Infatti lo slogan della collezione è “Prenditi il tuo tempo”, ossia un’esortazione con un doppio significato: da una parte un invito alle donne a trovare il tempo necessario per godere appieno il presente, la famiglia, gli amici, il buon cibo. E dall’altra un diktat per noi che abbiamo realizzato la collezione, puntando su capi dalla vestibilità perfetta e con tessuti di qualità, dal grande carattere e contemporaneità. Iniziata nell’autunno 2016, come è evoluta la sua partnership con il brand nel corso delle stagioni? Abbiamo creato un team che mese dopo mese si è amalgamato: si è creato un vero e proprio gruppo di lavoro. Mi piace molto lavorare sulle collezioni e, compatibilmente con i miei impegni lavorativi, voglio essere presente in tutte le scelte. Infatti ci confrontiamo continuamente con il team stile e trascorriamo tanto tempo insieme. Come stanno cambiando le esigenze delle donne curvy: è finito il tempo delle donne infagottate in abiti informi? Assolutamente è finito quel tempo: ogni donna deve esprimere al meglio la proprio femminilità. Quanto di se stessa esprime con la collezione? Molto: come già detto ci metto tanto impegno e dedizione per realizzare la capsule, mi sento anche io una donna contemporanea, divisa fra mille impegni. Questa collezione esprime un modo di vestire rilassato, non rigoroso, decostruito ma raffinato e di carattere. Ci sono stampe foliage che portano ad atmosfere zen orientali, i colori e i tramonti dell’Africa attraverso mix di stampe tribali, le stampe tridimensionali che riprendono le ceramiche colorate di Tunisi e tanto altro.
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La sua collaborazione con Miroglio non è estemporanea, perché lei fa veramente parte dell’ufficio stile e lavora su tutti i fronti: come ha maturato la sua esperienza in ambito moda? C’è tantissimo impegno e tempo dietro a una collezione: vivere ogni passaggio prima di realizzare un capo ti fa conoscere meglio il grande lavoro di team che c’è dietro. Mi entusiasma davvero molto creare degli abiti, partendo dalla scelta dei tessuti, dei colori per poi passare ai modelli. Mi piace la moda, ho cominciato la mia attività artistica facendo la modella, la seguo e prendo qualche spunto: poi ognuna ha il suo stile e personalizza come meglio crede. Com’è il mondo della moda visto con gli occhi di una donna di spettacolo? La moda affascina, incanta, fa sognare. L’ho vissuta per anni, ho ricordi stupendi, mi ha fatto crescere, mi ha fatto conoscere tante persone, mi ha svegliato dalla vita perché è un mondo complesso. Io l’ho affrontato con molta semplicità. Gestisce anche un negozio di abbigliamento a Follonica, Besitos: qual è il target? Ritorniamo al concetto della donna contemporanea: capi casual ma femminili. Da qualche mese ho anche uno spazio dedicato alla mia capsule Elena Mirò. Attrice e conduttrice, stilista, dettagliante, madre e compagna: come concilia tutto ciò? Con l’organizzazione. Non potrei stare ferma. Mi ritaglio anche degli spazi per me, ma ho bisogno di fare, perché sono affamata della vita. C’è qualcosa che vorrebbe fare che non ha ancora fatto? Mi sto allenando per il triathlon, è il mio prossimo obiettivo e spero di arrivarci. Dove la vedremo prossimamente? Tv, cinema? Work in progress...per scaramanzia non dico niente! ■
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Guillaume de Seynes INTERVIEW/GUILLAUME DE SEYNES
THE EXCELLENCE OF KNOW-HOW, A PASSION THAT CONTAMINATES EVERYONE
«Hermès is a maison of artisans»: Guillaume de Seynes, general manager Pôle Amont et Participations of the French group underlined it with pride, while the artisans of the company revealed the tricks of the trade in Rome by Elisabetta Fabbri
Less than two years after landing in Milan, the traveling event Hermès behind the scenes arrived in Rome. The inauguration, on 8th March at the Ara Pacis museum, was the occasion to meet Guillaume de Seynes, general manager Pôle Amont et Participations of the French group. He talked about training and how to preserve the savoir faire, but also recruiting (central themes of an inquiry published from page 27 in this Fashion issue), new technologies and robots, for the moment not quite reliable, especially if they should work with skin and silk. But tomorrow, who knows? What feedback are you having after nearly 40 editions of the “Hermès behind the scenes” event? The initiative has been extremely successful at every stage of its journey. In Moscow, for example, last September we received more
Hermès behind the scenes - The silk screen printing
than 40,000 visitors in a week: it was much more than we expected. People are very interested in discovering the event, talking to artisans, feeling their passion and pride. I believe that rediscovering the human touch and the human being behind an object is appealing to everyone in the world.
leather goods we have an internal training programme of 15-18 months. A Kelly bag is very complex to make, because it sums different skills. We also have an internal school for printing on silk: I think we are the only ones to keep so much know-how in the high-end.
Which is the most effective communication strategy among traditional advertising, product placement, social influencers and “Hermès Behind The Scenes”? At Hermès we have the opportunity to diversify communication channels. Press campaigns, for example, but also exhibitions and events such as the Carré Club and our windows too. We invest a lot in windows: we don’t have one concept worldwide. We let each Country develop its creativity, because we think it is more interesting for our consumers. We also have specific tools, like the magazine “Le Monde d’Hermès” and, at the top of the list, the digital, which is changing the way we communicate. In general we try to be in communication what we are in the product: meaningful, original, different, surprising and quality.
In general, which are the main profiles that are you looking for at the moment? The company is growing fast, so we recruit quite a lot, every year in different sectors. Hermès has a strong company culture and for every kind of position we look for the most matching personality. When you join Hermès you have to understand its culture, why it has become what it is, how it differs from others and feel comfortable with its philosophy.
Do itinerant initiatives like this one in Rome also help you with recruiting? Not so much, because most of the production is French and we generally recruit in France. How are you acting not to disperse the know-how of the artisans? Sometimes we make agreements with local schools, where the basics are taught, but mainly we focus on internal training. In
What are the most difficult positions to find? The reputation and awareness of Hermès have grown a lot. We are more important than we were 15 years ago, so many people want to work with us. The difficulty is finding the right match with what we are looking for, because we like people to start, grow with us step by step and stay long. Some of our employees have been with the company for 20-25 years. It’s true that we are more demanding at the beginning because we wouldn’t make mistakes. We always make mistakes, but we try to minimize it in recruiting. How can technologies, even digital ones, be reconciled with craftsmanship? The important facrtor is to protect the value of
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BUYERS AT MILAN WOMEN’S FASHION
LESS STORYTELLINGMANIA: NOW THE PRODUCTS RECLAIM CENTRE STAGE
Hermès behind the scenes - The gloves maker
the know-how. Once cutting leather by hand was a quite heavy and painful job, but today we use specialized machines, fantastic innovations governed by software. But it is always the artisan who activates and chooses, for example, which parts should not be cut and which need the same type of cut to make a bag. The know how remains the same. The technologies help, the machineries are always more precise but they are not the ones who decide. Do you think that a robot will, sooner or later, be able to replicate a craftsman’s savoir faire? I hope not and in some activities I really don’t think it could be possible, but technology evolves so quickly...At the moment, however, I would say no. We work with soft materials like silk and leather and robots are not precise enough. Relying on an artificial intelligence to process digital information left by consumers: is it worth it or is could it be the end of creativity? We are retailers since 1880 and I believe that nothing can match the experience of those who visit our stores in the world and can build a relationship with sales persons. Artificial intelligence? Yes, but it’s not because you’ve seen three red dresses in a store, that afterwards you want to buy something red: I don’t think it’s really an alternative. When Martin Margiela was the Hermès womenswear creative director, he designed the “double tour” watch strap: a very simple idea, but different from everything that was on the market back then. We didn’t immediately see its potential but it was promptly successful and has became an iconic piece. No consumer needed this product, no artificial intelligence could have suggested it. ■
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Following several seasons where the art of recounting a brand’s story reigned supreme on catwalks, at last the product, along with fine dressing, has reconquered centre stage. As always, Milan did not let us down. Prada, Gucci, Fendi e Dolce&Gabbana set buyers on fire. Innovation, espoused by Moncler Genius, also reinforced a sense of widespread optimism throughout the city, while up-and-coming brands the likes of Plan C, Alanui and Act N°1, featured in key moments of the fashion week, were particularly appreciated by Andrea Bigozzi
Let’s skip the part in which one could talk about how runway shows are an obsolete format (for some observers, the inclusive project of Moncler Genius constitutes further evidence to the contrary). Let’s leave aside discussions on the excessively concentrated and ill-distributed calendar of events. Let’s immediately start by saying that things have gone very well indeed for the recent Milan fashion week: in fact, things could not have gone better. Everything could have veered irredeemably towards commemorating Karl Lagerfield (who died on the first day of the event), or as was recently the case, discussions on the innovations and provocations which featured on the Gucci catwalk, this time with fetish masks, while last year the attention was caught by severed heads. Instead, the fashion week’s most recent edition set the record straight: Milan is not all about Gucci, without detracting from Alessandro Michele’s ability to catalyse the interest of the press, buyers and social media populations (his stroboscopic runway show achieved the most extensive Instagram coverage during the entire event). Comments from many Italian and foreign buyers interviewed between one show and the other, or during presentations, indicate that in general things are really looking up. Everyone guaranteed that made in Italy would have a greater weight on the Fall-Winter 2019/2020 budgets and felt almost spoilt for choice on which brands to focus on. From Prada, the
Prada
most elegant of trendsetters, to Moncler Genius, with its special collaborations, not to mention the promising début of Daniel Lee at Bottega Veneta and, as always, the impeccably convincing presence of Max Mara, The Attico, Missoni and, last but not least, Fendi, with the last collection designed by Karl Lagerfeld. Start-ups also carved out a generous niche for themselves, with popular names like Plan C, ActN°1 and Albagìa. What has led to this rebirth, palpable in the fashion capital, involving both big names and outsiders alike? It’s simple: just like what happened a month ago with menswear runway shows, made in Italy companies have shifted their focus back to what they do best: daywear. «The obsession with streetwear now appears to be obsolete. At last femininity has made a come back and this is good news for Milan», in the words of a perceptive observer the calibre of Ken Dowling, fashion director of the American department store Neiman Marcus. Linda Fargo, fashion director of Bergdorf Goodman, shopping Mecca of New York’s elite, also feels it is a magic moment for Italy: «In view of this new thrust towards modern luxury and understatement, brands like Max Mara, Fendi, Agnona and Brunello Cucinelli will be able to truly come into their own». From an insider’s point of view, Italian professionals also feel the return of the runway show was highly positive. Tiberio Pellegrinelli of Area Ti gives us the low
Dolce&Gabbana
down on how «Milan confirmed itself as the world’s fashion capital, not least because dressing well will be the new essential, and this has always been our specialisation. Last season saw the catwalk in the thralls of a sort of anarchy: the message was that anything could go down and that the narrative of collections prevailed over everything else. But it’s not like that. The emblematic runway show of this return and of an ultra-chic woman was that of Dolce&Gabbana, which constructed the perfect wardrobe». Therefore, Italian fashion has gone back to working on its own identity, which is pragmatic and concrete. Made in Italy has always generated profits with products, leaving the grandiose storytelling down to the French. Therefore on the Fall-Winter 2019/2020 runways, the most important thing was not so much telling one’s own story as enabling once more the triumph of coats, dresses, jackets and knitwear, garments suitable for all occasions and highly functional to boot. A season of products, with an ultra-modern soul, which is what won the buyers over. Those who feared that the end of the streetwear craze and the consequent return of tailoring, artisanship and luxury, would inevitably result in nostalgic collections, were proved wrong. Milan is the playground of an ultra-chic yet slightly perverse and overtly feminine language, decisively in step with the times. «We like this new women’s look: it’s tough, it encourages a slightly hard
Bottega Veneta
look, as shown in trends destined to succeed, like martial/sartorial and total leather», Giulia Pizzato and Federica Montelli observe, respectively buying and merchandising director and head of fashion of Rinascente. In general, Prada’s show is heralded as the season’s trendiest. Roopal Patel, fashion director di Saks Fifth Avenue, feels that the ‘Anatomy of Romance’ collection «is the most successful triumph of trends which emerged during the week: utility, military along with the fusion of floral femininity and masculinity». The designer’s show, along with Marni’s “neuroerotik” and catwalk appearances by Eva Herzigova and Stephanie Seymour, symbols of a more seasoned and aware empowerment, also hooked Milan fashion up with the ongoing cultural discussion. Harry Wang, head of Merchandising & Buying of the Tmall luxury division, commented that «with its creations, Miuccia not only speaks of beauty, but also of the present: it gives its very own interpretation and inspires reflection. What better achievement than for a fashion designer to create a trend and launch a message at the same time?». Mario Grauso of Holt Renfrew adds: «She always has the freshest ideas, the most creative and up-to-date viewpoints: today military coats are the best outerwear for protecting “warrior” women in an urban setting». A craving for fashion and products which has materialised in the city has meant that despite the ultra-concentrated
calendar and chronic lack of time, a number of buyers have had the time to look into new and independent brands too. How did things fair for the “youth” of Milan? Some truly made it big, as was the case with Plan C by Carolina Castiglioni, who in just two seasons has conquered top showcases of global shopping (real and virtual). Others, like Act N°1, were present at the event with a much more mature project compared to six months ago, earning praise from the likes of Ken Downing, Carmel Imelda Walsh of Modes (new name of Stefaniamode.com) and Yukiko Yuzawa of H.P.F.. There are swathes of names just waiting to come out of their shell. Federica Montelli of Rinascente confirms that «these days have been full of excellent scouting opportunities - names like Officine del Poggio and Giaquinto spring to mind. New and up-and-coming brands, besides Plan C, include Brognano, Giuseppe di Morabito and Wandering». Even the Fashion Hub set up by the National Chamber of Italian Fashion to support young talent this year was on the map of buyer tours, Italian ones at least. It was developed thanks to the partnership of Cnmi and the Italian Chamber of Fashion Buyers which rewarded Kulsum Shadab Wahab, a young designer of Indian origin, for his commitment to social sustainability: he supports victims of acid attacks with his brand Ara Lumiere. Beppe Angiolini of Sugar, who is also the member of the Italian Chamber of Fashion Buyers in charge of Communication and Marketing, stated that «we will concretely support the winner with a series of omnichannel operations involving showcases, stores and websites». A special mention also goes to the brands Dhruv Kapoor and 16R Firenze. The fashion designer Emma Rowen Rose has roused considerable interest: Silvano Vangi of Luisaviaroma.com and Carmel Walsh of Modes are already keeping a close eye on her. In short, all this activity and desire for action have contributed towards a sense of optimism, best summed up in the final thoughts of some super buyers at Milan: Ken Downing and Alla Verber of Tsum confirmed it as «One of the best editions in recent times». Riccardo Tortato, e-commerce fashion director of Tsum, is positive too, but he does not miss the opportunity to launch an appeal to the sector: «A ten-out-of-ten fashion week, but Italian creativity can do even better». (With the collaboration of Alessandra Bigotta, Elisabetta Fabbri, Carla Mercurio, Angela Tovazzi) ■
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RED CARPET A CURA DI CARLA MERCURIO
AL SACRÉ DI RUE MONTMARTRE
THE SOUND OF PRADA Party a ritmo di musica a Parigi, in occasione del lancio dell’account ufficiale di Prada su Spotify. L’evento è stato ospitato presso il club parigino Sacré, inaugurato di recente nello spazio che una volta accoglieva un famoso social club parigino, frequentato dai fan della musica electro e dai set underground. È stata una notte dedicata agli amanti della musica, con deejay set live animati da Jamie xx, James Murphy, Helena Hauff e Acyde che hanno creato un’atmosfera elettrica nel locale. Lunghissima la lista degli ospiti presenti, tra cui Haider Ackermann, Coco Capitàn, Alexa Chung, Caroline Daur, Delfina Delettrez, Grace Elizabeth, Pixie Geldof, Gigi Hadid, Winnie Harlow, Tony Liu & Lindsey Schuyler, Susie Lau, Coco Rocha, Chloë Sevigny, Diana Silvers, Ami e Aya Suzuki ed Elizabeth von Guttman. Anche i cocktail si sono ispirati al“Prada sound”.
Alexa Chung
Caroline Daur
Chloë Sevigny
LA CAPSULE DI CAMICISSIMA
Cecilia Rodriguez, tra le testimonial dell’evento
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Ami e Aya Suzuki
Gigi Hadid
Gilda Ambrosio
TOMMYXZENDAYA
TANTE BELLE COSE
Serata tra moda, stile e divertimento per il lancio della capsule collection donna di Camicissima, “Buongiorno e tante belle cose”. Camicie, abiti, pantaloni e top presentati alle Officine del Volo, a Milano. Al party erano presenti le tre testimonial, Cecilia Rodriguez, Nicoletta Larini e Paola Di Benedetto e tanti ospiti. Ad animare la serata, il dj set di Gianluca Vacchi.
Tony Liu e Lindsey Schuyler
DEBUTTO DA ANTONIA
Fabio e Sergio Candido, rispettivamente presidente e a.d. di Camicissima
Edoardo Stoppa e Juliana Moreira
Gianluca Vacchi
Il concept store Antonia ha ospitato l’evento di lancio della linea TommyXZendaya, la prima co-lab tra Tommy Hilfiger e l’attrice. Gli ospiti presenti hanno potuto acquistare la collezione e assistere alla performance live della cantante Joan Thiele e al dj set di Dj Tami. La collezione celebra la vitalità delle donne di oggi, mentre rende omaggio alle icone degli anni ‘70 e allo spirito libero dell’epoca che ha ispirato Tommy ad aprire il primo negozio.
L’influencer Paola Turani
La blogger e fotografa Tamu Mc Pherson
Valentina Ferragni e Luca Vezil
La blogger Veronica Ferraro
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