FLIP PAGE FA N 8 2016

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Anno 47 | N°08 dell'11.05.2016 | quindicinale | € 5,50 | www.fashionmagazine.it

E H I S SI D GL IN EN ION RS VE

Il magazine di news, business e trend

MARCO MARCHI «Stiamo vivendo in tempi di rivoluzione »

CHIEF DIGITAL OFFICER Una figura dal forte impatto strategico

The Art of

Winning

Online Con il mercato in piena evoluzione, vince chi sa leggere le esigenze dei digital native

Nella foto: Chanel


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n° 8 11 MAGGIO 2016

SOMMARIO

www.fashionmagazine.it

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@Imaxtree.com

7 L’Editoriale

PROTAGONISTI

8 Marco marchi/LIU JO «Siamo di fronte a una rivoluzione»

BUSINESS

12 careers in progress Per non passare di moda serve il salto di qualità 17 DIGITAL LUXURY Veloci ma creativi questa è la sfida

In copertina

Un’immagine backstage di Chanel spring-summer 2016

20 shopping experience Viaggio ai confini della realtà 24 Law & e-commerce Tutela del brand, truffe, fisco: il digital va in aula 29 E-Payment Pagamenti smart e glocal: un volano per il business

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n° 8 11 MAGGIO 2016 www.fashionmagazine.it

SOMMARIO

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33 DIGITAL STOCK MANAGEMENT Occasioni da non perdere

46 CASE HISToRY/GIGLIO.com Un e-commerce totally handmade

36 BIG PLAYER/zalando Human touch, platform e machine: le parole d’ordine del futuro

48 CASE HISToRY/TRIUMPH Think global, act local: un approccio imprescindibile

38 SUPPLY CHAIN Orchestratori di emozioni

44 global challenge Cina e Russia: la partita si gioca sul web

50 e-commerce netcomm forum Aspettando la vera digital transformation 52 FASHION summit IN MILAN La macchina è in moto ora bisogna accelerare 54 Qvc Italia «La moda in tv ha una marcia in più» 57 sWITZERLAND & ticino VALLEY La fiscalità non è il fattore decisivo

62 e-commerce meets fashion Il Ticino punta sul digitale: in 600 all’evento di NetComm Swisse

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63 swiss REAL ESTATE Nel ballo del mattone si cambia musica

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64 RETAIL REAL ESTATE Un modello da seguire? Il cirque du soleil 66 ANTIA/SPRING EVENT Sostenibilità “made in”

trend

69 FASHION & TECH è wearable mania

74 BRAND TO WATCH

pEOPLE

78 carlo CALENDA Roma-Bruxelles andata e ritorno. E la moda applaude 79 carEers 80 Q&A/MARGOT ZANNI «La moda? non escludo liaison in futuro» 81 Fashion people 82 Red carpet



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Parlare di omnichannel ormai non è più un optional - è un must. Si tratta di un termine che deve maneggiare soprattutto chi si vuol dare arie da vero intenditore. E pazienza se la propria azienda fattura ancora meno dell’un per cento online. L’importante è avere il guardaroba multimediale, il robottino interattivo, la app con i giochi e soprattutto un nutrito drappello di influencer che celebra (a pagamento) le proprie gesta su tutti i social (con follower comprati?). Per dirla con le parole di un consulente di una nota multinazionale del ramo: se il 70% delle decisioni d’acquisto è influenzato dalla customer journey online e investi il 70% del tuo budget marketing sui nuovi media, sicuramente non sbagli. Davvero? In realtà vale anche il contrario: se investi il 70% del tuo budget sui nuovi media, ma online gira solo una frazione infinitesimale del tuo business, da qualche parte ci deve essere una falla - e bella grossa, anche. Colpisce dunque come il panorama nostrano dell’online sia tuttora popolato da una nutrita schiera di cosiddetti esperti del ramo dalla faciloneria sconcertante. A furia di citare improbabili buzzword è facile perdere di vista la sostanza della materia - discreditando poi nel lungo termine degli skill reali che per il nostro sistema imprenditoriale rappresentano invece un’opportunità importantissima. È per questo che in questo numero Fashion si occupa dei reali ferri del mestiere dell’ecommerce - quali i pagamenti, la logistica, lo usability testing, gli aspetti legali, l’innalzamento del tasso di conversione e le problematiche organizzative. Perché l’aspetto chiave del business digitale non è solo il lato glamour, il marketing. È piuttosto un lavoro certosino di miglioramento perpetuo, che avviene lontano dalle luci della ribalta. Ma che fa la differenza tra Amazon, ormai gigante egemone, e Boo.com, startup ipercapitalizzata, fallita agli albori del Duemila.

L’EDITORIALE

Back to Basics

The buzzword of the moment surely stems from the realm of omnichannel strategies. Even players who generate less than one per cent of their revenues online feel compelled to say that this is where the focus of their investment lies. In reality, in our fashion system much of the groundwork remains to be done. This is why in this issue we chose to address fundamental yet crucial aspects of ecommerce such as e-payment, logistics, usability testing, legal matters, conversion rate optimization and organizational challenges.

Marc Sondermann

Direttore/Editor-in-Chief

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INTERVIEW

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MARCO MARCHI - LIU JO

«SIAMO DI FRONTE A UNA RIVOLUZIONE»

In un momento di grande fluidità sul mercato domestico e internazionale, un grande mattatore del segmento contemporary spiega a Fashion con quali strategie sta cavalcando gli stravolgimenti in atto. DI MARC SONDERMANN

Marco Marchi, CEO of the contemporary fashion brand Liu Jo, explains how he perceives the current market situation and how he plans to stay ahead of the competition in a rapidly changing landscape. Come si sta evolvendo il business di Liu Jo, in un mercato che continua a essere dominato dall’incertezza? Non è certo un segreto che la stagione attuale è complicata un po’ per tutti i player attualmente presenti sul mercato. Riscontriamo un atteggiamento per lo più cauto da parte di un consumatore che viene sollecitato da competitor importanti sia nel nostro Paese, sia all’estero. Mentre vediamo che l’economia continua a vivere un momento stagnante, gli stimoli messi in atto sul cliente finale all’atto pratico non stanno producendo riscontri di grande dinamicità. Ciò detto, noi come Liu Jo cresciamo nell’ordine del 5%, sulla base di un giro d’affari di 304 milioni di euro ottenuto nel 2014. 8

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Quali sono le aree di crescita più significative? In questo momento di grande riflessione, in cui ognuno guarda al proprio dna per trovare nuovi elementi di slancio, cerchiamo di agire in modo concreto. Nell’ottica di un consumatore che tende ad essere sempre più flessibile e che in negozio va continuamente stimolato con prodotto nuovo, abbiamo messo in atto un forte incremento dell’open-to-buy, lanciando costanti flash di riassortimento, proponendo colori alternativi e best seller rimodellati con piccole modifiche. Si tratta di un elemento strategico importantissimo, che pesa ormai per il 20% del nostro fatturato, a fronte di un 80% di programmato. Un altro volano del nostro business è la licenza nel segmento uomo, che si è rivelata un progetto straordinariamente performante.

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1. Marco Marchi 2. Il flagship Liu Jo a Milano 3. Un outfit della pre-collezione autunno-inverno 2016/2017 4. L’esterno dell’azienda a Carpi (Modena) 5. Il backstage della campagna Liu Jo primavera-estate 2016 con Karlie Kloss

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Muovendoci esclusivamente sul fronte retail, abbiamo raggiunto un giro d’affari di 45 milioni di euro in tempi brevi, che puntiamo a incrementare fino a raggiungere i 100 milioni. La nuova ripartizione di pesi che sforzi comporta a livello organizzativo? Per noi che siamo nati nel wholesale focalizzarci su collezioni sempre più retail oriented è uno sforzo notevole, dato che sono due business profondamente diversi. Per un’azienda al giorno d’oggi, però, è imprescindibile essere molto flessibili, capire in tempo reale i cambiamenti sul mercato per poter reagire rapidamente, anche in termini di stock, con un occhio perennemente rivolto al futuro, facendo molta formazione. È un po’ come trasformare una portaerei in un motoscafo. Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione, che impone i propri ritmi e le proprie priorità. Come si cavalca questa fase di grandi cambiamenti in atto? In primo luogo credo che bisogna viverli con un marcato senso di umiltà. Anche chi, come noi, in passato ha fatto bene si ritrova in realtà con dei risultati disegnati sulla sabbia, che vanno riconquistati giorno dopo giorno. È assolutamente necessario scendere nel mercato, non perderlo di vista, condividerne le aspirazioni per poterne soddisfare le esigenze. Bisogna capire che il mondo sta cambiando e avere il coraggio di investirci, sapendo che già la mia generazione non gli appartiene più. È dunque fondamentale dialogare con un pubblico giovane, anche e soprattutto coltivando risorse nuove al proprio interno. Per interagire con il mondo digitale come vi siete strutturati? Anche in questo ambito, a mio avviso, il senso di umiltà passa dal

riconoscere i propri limiti, saper coltivare in altri gli skill che uno non ha. Per poter cogliere le opportunità insite nel nuovo mondo omnichannel abbiamo formato già qualche anno fa un forte team interno, che ora sta producendo risultati straordinari nella forma di una crescita esponenziale. È questo l’ambito in cui si può ancora crescere, per cui non sorprende vedere che tutti ci stanno investendo, anche facendo offerte importanti ai ragazzi più bravi che se ne occupano. Come evolvono i comparti merceologici del core business ‘fisico’? Siamo molto soddisfatti dell’accessorio, che pesa per il 20% del fatturato, e delle scarpe, che in breve tempo sono arrivate a fare il 7% del nostro business. Più in generale, la politica delle brand extension sulla base di un marchio molto forte continua a darci ottimi risultati. Le nostre licenze negli ambiti occhiali, profumi, gioielli, casa e uomo crescono a un ritmo del 43% su un perimetro like-for-like, trainate in primo luogo dal retail, che ha segnato un +21%. Come si articola il business tra Italia ed estero? Di fronte a una contrazione in Italia, il mercato estero continua a esprimere una fortissima capacità di crescita. Stiamo vedendo tassi significativi a doppia cifra in Germania (+30%), Spagna (+38%), Benelux (+10%) e Far East (+11%), oltre che un +5% in Francia. Tendenzialmente riusciamo a conquistare fasce di clientela molto fedeli, per cui il business poi si consolida. Il consumatore percepisce il nostro prodotto come di qualità, di stile e di immagine, dai connotati aspirazionali ma accessibili. Attiriamo un cliente proveniente dal lusso, che in quell’ambito non trova più il value for money. Si tratta di un consumatore prettamente europeo, per cui prima di guardare con insistenza oltreoceano miriamo soprattutto a quel 33% di ricchezza mondiale che è tuttora domiciliata in Europa. ■ 11_05_2016

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NEWS a cura di ELISABETTA FABBRI

valentino cresce del 9,4% nel trimestre In the first quarter 2016, fashion house Valentino revenues increased 9,4%. Valentino continua ad accelerare: nel primo trimestre 2016 il fatturato è aumentato del 9,4% a 256 milioni di euro, con un effetto cambi trascurabile. Alla performance hanno contribuito tutti i principali mercati, con Stati Uniti e Giappone in incremento a due cifre. In analogia con altre griffe del lusso, la maison in capo alla società del Qatar Mayhoola for Investments ha annunciato un «sensibile riallineamento dei prezzi» tra il mercato europeo e quelli di Greater China e Sud- Est asiatico. In marzo, durante la fashion week di Parigi, il ceo Stefano Sassi ha detto che tra i progetti del marchio c’è ancora la Borsa, forse nel 2017.

twin-set simona Barbieri procede a due cifre Carlyle Group owned company Twin-Set Simona Barbieri said it achieved a 13,4% rise in 2015 revenue. Nearly 10 opening are scheduled in 2016.

alibaba

farfetch

spesa dei cinesi da record, più degli usa

raccolti 110 milioni di dollari per crescere

Chinese consumers purchased $485 billion of goods on Alibaba’s online marketplaces, nearly 42% more than the $341,7 billion all US online retailers sold in 2015.

Luxury online marketplace Farfetch closed a $110 million founding round. The money will further Farfetch’s global expansion with a focus on Asia-Pacific region.

Il Gruppo Alibaba, leader cinese dell’e-commerce fondato da Jack Ma (nella foto), ha chiuso il bilancio al 31 marzo con ricavi totali pari a 15,7 miliardi di dollari, in aumento del 33% rispetto all’anno prima. L’indicatore di performance dell’e-commerce Gross Merchandise Value (GMV, pari al valore totale del venduto in un dato periodo di tempo, dedotte le commissioni e le spese), per quanto riguarda il mercato cinese (79% del fatturato totale) è risultato pari 485 miliardi di dollari, in aumento del 27% rispetto all’anno prima, grazie al boom degli active buyer. Nonostante il rallentamento della locomotiva cinese, questo valore supera del 42% l’ammontare complessivo delle vendite online negli Stati Uniti, che nel 2015 sono salite del 14% a 341,7 miliardi di dollari, come emerge dalle statistiche fornite dal Dipartimento del Commercio statunitense. Più in dettaglio, il GMV della piattaforma Taobao è salito del 18% a 295 miliardi di dollari. Nel caso di Tmall l’indicatore ha registrato un +43% a 190 miliardi. Quanto al business internazionale di Alibaba, è cresciuto del 25% a 342 milioni di dollari. L’ebitda annuale è aumentato del 28% a 8,1 miliardi di dollari, con un margine pari al 52%. Con questi numeri Alibaba sorpassa il leader mondiale del retail Walmart, che nel 2015 ha totalizzato un turnover di 482 milioni di dollari.

Farfetch, 93esimo nella classifica 2015 dei 500 maggiori Internet retailer europei, ha rastrellato 110 milioni di dollari di capitali freschi. Permetteranno al marketplace online di lusso di finanziare l’espansione all’estero, con particolare focus sull’Asia-Pacifico, che attualmente rappresenta meno del 30% delle vendite totali. A finanziare Farfetch in questo round sono stati Temasek (società d’investimenti di Singapore), Idg Capital Partners (venture capital cinese) ed Eurazeo (società di private equity di Parigi). La piattaforma fondata da José Neves (nella foto), che riunisce 400 multibrand store al top del mondo, ha chiuso il 2015 superando i 500 milioni di dollari di fatturato. Per sostenere la sua crescita aveva raccolto altri 86 milioni di dollari nel marzo 2015. Secondo stime la raccolta dal debutto, nel 2008, ammonterebbe a oltre 304 milioni di dollari. Tra gli obiettivi c’è anche la quotazione, sebbene lo stesso Neves abbia dichiarato di non sapere ancora quando avverrà. Tra i progetti più imminenti c’è l’omnicanalità mentre fra quelli appena realizzati c’è un nuovo business che si affianca all’attività core di multimarca online: si tratta dell’attività di consulenza conto terzi, attraverso la nuova divisione Black & White. La partenza, in marzo, è avvenuta con il lancio dell’eshop per le calzature di culto firmate Manolo Blahnik.

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Un giro d’affari pari a 237,4 milioni di euro, in progresso del 13,4% e l’ebitda a 38,1 milioni di euro, in aumento del 18%. Così Twin-Set Simona Barbieri, dallo scorso luglio guidata da Alessandro Varisco (ex ceo Moschino), archivia il 2015 e progetta una decina di nuovi flagship, di cui uno a Milano (in corso Buenos Aires) e altri in partnership. Attualmente il brand del womenswear è controllato dalla società di private equity Carlyle Group, con il 90% del capitale, mentre Simona Barbieri (fondatrice e direttore creativo) possiede il restante 10%.

Benetton in perdita ma migliorano i margini Benetton Group commercial business loss were 46 million euro but ebitda increased by 34,5%. Ne 2015 i ricavi consolidati del Gruppo Benetton si sono attestati a 1,5 miliardi di euro, in calo dell’1,2% rispetto all’esercizio precedente. L’ebitda ha raggiunto i 54 milioni, in aumento del 34,5%. Nel 2015 il risultato operativo della gestione corrente ha totalizzato 2 milioni, da una precedente perdita operativa di 17 milioni: un miglioramento che il gruppo veneto spiega con il recupero della marginalità del canale diretto (+6% su base comparabile), mentre quello indiretto «ha registrato una progressiva stabilizzazione». L’esercizio si è chiuso con una perdita netta pari a 46 milioni, «sulla quale hanno influito oneri non ricorrenti pari a 21 milioni di euro e 18 milioni di imposte. Il bilancio è il consuntivo del primo anno di gestione della sola attività commerciale dei Benetton, separata a fine 2014 da quelle industriali e immobiliari.


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careers in progress

LA FIGURA DEL chief digital officer

Per non passare di moda serve il salto di qualità Il miglior lavoro del 2016? Il chief digital officer, l’esperto che sempre più aziende cercano per fare i conti col futuro. Una professione in ascesa anche in Italia e nel fashion, ma che alcuni esperti (e competitor) giudicano transitoria. Ma i cdo non temono la disoccupazione, piuttosto vanno a lezione di customer engagment e fiutano la promozione. I cmo (ma anche i ceo) sono avvertiti di ANDREA BIGOZZI

The best job in 2016? The chief digital officer: the expert that more and more fashion companies are looking for to introduce disruption and surprise in their business model. A rising carrer in Italy, even if some experts sees this post as “ad interim” because with the digital maturity, it could be no longer be necessary. But a successful cdo, holding the keys of the company’s future, could replace the cmo or even the ceo.

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ra appena riuscito ad affermarsi sulla scena manageriale italiana - moda compresa - come l’“esperto del futuro”, e non più come il semplice professionista che gestisce l’agenda digitale delle aziende, che già si comincia a parlare in modo diverso del chief digital officer. C’è chi lo elegge “il miglior lavoro del momento”, con stipendi in crescita (si parla anche di 250mila euro all’anno, ma se si lavora per un nome medio del made in Italy ci si deve accontentare di 150mila) e tassi di disoccupazione praticamente pari a zero, e chi addirittura ne prevede la rapida estinzione per “sopravvenuta inutilità”. I rischi sono in effetti dietro l’angolo: l’ostruzionismo degli altri C-level, in particolare il chief marketing officer, che soffrono la crescente popolarità del collega, ma soprattutto il fatto che a breve, con la diffusione delle conoscenze digitali, ogni professionista potrà contare sul suo bagaglio di digital skill e non ci sarà più bisogno dell’esperto che, da solo, sovrintende questo genere di competenze. Chi avrà ragione? Viaggio in una professione ancora poca nota (secondo PwC solo il 6% dei top 1.500 gruppi globali hanno un cdo), ma in ascesa, per

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capire quale futuro attende il manager “del futuro”. Nel settore del fashion, i fattori che hanno recentemente fatto spiccare i cdo nel ranking delle carriere del momento sono operazioni come quelle di Lvmh che, pagandolo a peso d’oro (si parla di un cachet milionario) ha prelevato Ian Rogers da Apple, dove era senior director di Apple Music, nominandolo chief digital officer di tutto il gruppo del lusso francese. Anche se di moda Rogers non sa nulla, il manager - già fondatore di startup - è stato scelto da Bernard Arnault in persona per il suo spirito di innovazione. SERVE un Mr. Digital per CAMBIARE testa alla moda «Per molto tempo l’industria del lusso non ha cavalcato la rivoluzione digitale - osserva Federico Barbieri, ex senior vice president digital and eBusiness di Kering e oggi consulente strategico - perché non era in grado di capirla. Si tratta di due mondi che seguono logiche diverse: uno rigidamente verticale e sequenziale e l’altro che, invece, è in grado di modificare continuamente il proprio approccio e procedere per connecting door. Introducendo figure

come quella di Rogers, Lvmh dimostra di essersi fatta prendere da una startup fever e di voler tentare di portare un po’ di rivoluzione digitale anche nel suo settore. L’ambizione è quella di riuscire a inventare qualcosa che cambi le regole del mercato, come è successo con Facebook, Uber o Airbnb». Per ambire a una carriera da numero uno nel settore, quindi, non bastano competenze tecnologiche approfondite e conoscenza del mercato e delle startup, ma una visione strategica e organizzativa (spesso la rivoluzione in chiave digital di un’azienda rende necessario rivedere l’organizzazione della struttura) e soprattutto un’intelligenza emotiva. «Spesso da chi fa il nostro mestiere - prova a fare chiarezza Francesco Bottigliero, ceo di FieraDigitale / e-Pitti.com e chief digital and information officer di Brunello Cucinelli - ci si aspetta il colpo di genio, l’idea a sorpresa. Ma il nostro primo compito è un altro, molto più pragmatico: innovare tutto l’esistente creando sistema, condivisione e consapevolezza. Per questo, se ha a che fare con un ceo illuminato, il cdo finisce con l’essere coinvolto praticamente in tutte le decisioni».


Il chief digital officer è il responsabile dell’informatizzazione delle attività e dell’uso strategico della rete. Crea sistema sia tra i membri dell’azienda, sia tra azienda e clienti. Secondo PwC, solo il 6% dei grandi gruppi ne ha uno. Ora anche Lvmh si è dotata di un cdo, l’ex Apple Ian Rogers. Ynap invece ha fondato il Center for digital business education per formare i cdo di domani (sotto, la sede della scuola)

tutti lo vogliono, ma il futuro dell’esperto non è scritto Oggi la giustificazione della presenza di un cdo in molte aziende è contenuta in una serie di numeri: 50 milioni di messaggi scambiati via WhatsApp ogni giorno, 4,5 miliardi di like giornalieri su Facebook, 80 milioni di fotografie che ogni 24 ore vengono caricate su Instagram, a cui va aggiunta una convinzione dilagante tra gli imprenditori: “Se non hai un sito sarai superato dalla concorrenza”. «Negli ultimi anni è aumentata notevolmente la domanda di cdo, a fronte di un’offerta qualificata ancora scarsa», racconta Rodgy Guerrera, titolare di Rodgy Guerrera and Partners, che con la sua agenzia cerca i profili professionali più adatti alle esigenze del mercato che cambia. «Non siamo davanti a una figura tecnica -prosegue -, ma a un manager che unifica le varie competenze, quasi un super global manager». È chiaro è che siamo davanti a un mestiere destinato a cambiare nel corso degli anni, in base alla naturale evoluzioni delle strategie aziendali. C’è anche chi non ci crede più di tanto e preferisce rafforzare la figura del chief marketing officer, a cui affiancare un responsabile dell’e-commerce e

Ian rogers

L’industria del lusso sta attraversando una fase strategica rispetto all’avvento delle nuove tecnologie digitali

uno responsabile dei contenuti media. «Non esiste una ricetta unica - riflette Michelle Mion, consulente di Russell Reynolds, società internazionale di head hunting che su queste figure professionali si sta muovendo molto e ha dato vita a una Digital Transformation Practice -. Vari sono le tipologie e i background dei cdo, e in molti casi le aziende preferiscono profili con esperienze maturate in realtà digitali innovative. Una scelta corretta ma che nasconde qualche insidia, da cui si devono tutelare. Spesso i prescelti come cdo hanno alle spalle esperienze in aziende pure player e si sono rivelati degli innovatori, ma trovandosi a lavorare in con-

testi più tradizionali, possono trovare delle difficoltà ad adeguarsi». Ma c’è un altro elemento di criticità che l’esperta di recruitment mette in evidenza: quella del cdo è una figura di transizione, come dimostra il fatto che aziende ad alto tasso di innovazione come Yoox Net a Porter Group (Ynap) non hanno all’interno questo ruolo, distribuito trasversalmente tra diversi executive. «A tendere - prevede Mion - le competenze digitali saranno diffuse e integrate nell’organizzazione, in modo tale da rendere il ruolo del cdo non più così necessario. Quello che sarà in grado di generare conoscenza e competenze diffuse, determinerà il futuro

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careers in progress

professioni digitali

L’anzianità paga: 100mila euro per 12 anni di e-skill La domanda di professionisti digitali è in continua crescita. In Italia, secondo l’osservatorio Michael Page è in aumento, in media del 20-27% e per alcuni profili questa percentuale sale fino al 30%. E proprio come accade per il chief digital officer, la figura più emblematica tra le nuove professionalità, il report registra un’offerta di lavoro per tutte queste professioni nettamente superiore alla domanda. Gli stipendi partono da un minimo di 40mila euro annui lordi e possono raggiungere i 100 mila euro per chi ha oltre 12 anni di esperienza. Figure come web sales account, web marketing manager, e-commerce manager, online strategic planner, costumer relationship manager sono e saranno sempre più richieste dalle aziende.

5-9 anni di esperienza 9-12 anni di esperienza

100.000

90.000

80.000

70.000

RETRIBUZIONE ANNUA LORDA dati in euro

60.000

50.000

40.000

30.000

E-commerce PROFILI Manager PROFESSIONALI

Web Marketing Manager

Web Sales Account

Chief Technology Officer

Publishing Manager

SEO/SEM Manager

Online Strategic Planner

Customer Relationship Manager

della propria funzione». Anche i diretti interessati concordano sul fatto che il mestiere potrebbe passare di moda, ma non se ne preoccupano. Anzi. Francesco Bottigliero non teme l’idea di dover pianificare un “dopo”. «Restiamo degli outsider - dice - ma per fortuna siamo in pochi e molto richiesti. Prima di poter parlare di un declino ci vorrà un lustro. O anche più». Anche Dennis Valle, che oggi è senior advisor per PwC, ma in passato ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo del business digital di Diesel, Versace e Dolce&Gabbana, è convinto che il cdo si sarà trasformato in qualcosa d’altro prima di diventare superfluo. Ma in cosa, in un ceo? «La sua visione trasversale lo rende in grado di fare il salto di qualità in azienda, magari assumendo la responsabilità delle vendite, che a breve saranno davvero multicanale e non avrà senso distinguere tra in store e online. Oppure diventando il responsabile del customer engagement, perché sarà sempre più importante coinvolgere il consumatore nell’innovazione». Il problema è lo skill mismatch E Ynap lancia la digital Academy Ma in attesa di scoprire in cosa di trasformerà il cdo, il problema con cui fare i conti è lo “skill mismatch”, ovvero il divario tra competenze reali dei professionisti e quelle necessarie per svolgere il loro lavoro. In estrema sintesi: per mettere la persona giusta al posto giusto. Come si supera questo gap? D’ora in poi andando a scuola. Per l’esattezza al Center for digital business education (Cde), l’Academy fondata dalla Bologna Business School e Yoox Net-aPorter Group, le cui iscrizioni sono partite ad aprile, e che punta ad essere la Silicon Valley italiana. Tante, e diverse, le figure che verranno formate nelle aule di questo primo centro europeo di formazione manageriale dedicato al digital business, tra cui ovviamente il chief digital officer. La prima occasione utile per “scoprire” gli Ian Rogers del futuro potrebbe arrivare a luglio, quando partirà l’Executive Master in e-business per manager e professionisti senior. «Ma ciò che conta veramente - fa notare l’head hunter Rodgy Guerrera- è poter contare su diverse esperienze. Non è possibile avere idee innovative e guidare la trasformazione quando si è fatto lo stesso ■ lavoro per tanti anni».

Fonte: Michael Page, analisi retributiva annua lorda, settore “Digital&New Media”, elaborazione Fashion 11_05_2016

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digital luxury

Un’immagine della capsule collection di 20 pezzi che Gucci lancia il 12 maggio su Net-a-Porter: i prezzi vanno da 270 dollari per la cover di uno smartphone a 5.300 dollari per un abito in organza

e-commerce e top brand

veloci ma creativi questa È la sfida Le vendite di lusso online sono in aumento, in molti casi a doppia cifra, ma spesso riguardano tuttora una percentuale esigua (anche sotto il 10%) del fatturato delle griffe. Lo spazio per crescere c’è, a patto che l’e-store di alta gamma sia il centro di una “seamless experience” evoluta, fatta di omnicanalità, emozionalità e comunicazione integrata di Alessandra Bigotta

Omnichannel, emotional shopping, integrated communication: these are the three cornerstones of a winning e-commerce strategy for luxury brands. At present, the online sales of many of them don’t go beyond 10% of the total revenues.

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usso ed e-commerce: per anni si sono “annusati”, senza troppo avvicinarsi. Tempi andati, visto che oggi quasi tutte le griffe possono contare sui canali di vendita online e il fenomeno dell’e-commerce associato al luxury sta assumendo nuove forme, a partire dalla scelta dei canali in cui veicolare i propri prodotti e il proprio messaggio. «Inizialmente le realtà dell’alto di gamma hanno perlopiù sfruttato distributori terzi, mentre oggi la tendenza mostra che stanno virando verso un’integrazione verticale, che permetta di gestire internamente tutte le leve di ingaggio e fidelizzazione del cliente» sottolinea Marco Di Dio Roccazzella, equity partner della società di consulenza Value Lab, che

fra le tante ricerche ne ha condotta una su un campione di 35 player del fashion & luxury, monitorando etailer come Yoox, LuisaViaRoma e Farfetch, solo per citare alcuni nomi, siti dei singoli brand e portali di realtà come Nordstrom, Saks Fifth Avenue e altri department store. «L’obiettivo comune - continua Di Dio Roccazzella - è offrire una “seamless experience” su tutti i canali e fornire ovunque lo stesso livello di servizio, senza rischiare di perdere e non sfruttare informazioni rilevanti sul cliente». Ma quali sono le esigenze di questo cliente, dotato di elevate possibilità di acquisto e di aspettative altrettanto forti verso le label? «Innanzitutto convenienti e comode policy a livello di resi e free

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Gucci

con Net-a-Porter l’acquisto online è di vero lusso The link between Net-a-Porter and ready-to-wear becomes stronger, with the launch of the Gucci capsule.

. Chi l’ha detto che i clienti dell’online sono sempre e solo a caccia di occasioni? La lunga lista di collaborazioni esclusive attese nel 2016 per Net-a-porter dimostra il contrario. Circolano i nomi, tra gli altri, di Isabel Marant e Nicholas Kirkwood, ma l’unica certezza per il momento è Gucci, che il 12 maggio lancia una capsule collection, fatta di 20 pezzi (prezzi fino a 5.300 dollari) tra abbigliamento, borse e scarpe, disegnati in esclusiva da Alessandro Michele. Paura di vedere compromesso in rete il marchio della doppia G? Niente affatto : «Net-a-Porter - commenta Marco Bizzarri, ceo di Gucci (nella foto) - ha definito gli standard del retail online di lusso, portando la moda nella vita vera, in maniera coinvolgente». (an.bi.)

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sull’esercito

Palmas (musicista), Marco di 2 miliardi e 300 della triangolazione fra neTognetti (manager), Federi- milioni di millennial gozio fisico, e-shop e social co Colli (alpinista) e Olivia si concentrano le network, persino nuove temMartinetti (imprenditrice). aspettative del lusso. pistiche, vista la rivoluzione Dagli shooting a loro dedica- ma il loro modo di che il “see now, buy now” sta ti sono stati tratti prodotti di- acquistare È molto già innescando. Non ultimo, versificati per i canali online diverso da quello nuove tipologie di consumae offline di Piquadro: video- dei genitori e dei tori. Si pensi ai Millennial: story e interviste scritte, pho- fratelli maggiori giovanissimi ma già attratti to-reportage con immagini in dal lusso, non molto brand action, presentazione dei prodotti nel loro oriented, disinvolti nell’acquisto in Rete, contesto di utilizzo, accattivanti sul web e social addict e avvezzi a forme anticonperfetti per il catalogo cartaceo. Un progetto venzionali di e-shopping e sharing, anche di “storyselling”, come lo definisce Davide di fascia alta. Si va dal prestito “peer to Scodeggio, ceo di Bootique: in altri termini, peer” tramite siti specializzati (in Italia è l’evoluzione del tradizionale storytelling, stato da poco lanciato dressyoucan.com), che punta a incidere direttamente sulle venai portali basati sulla commercializzazione dite. Intanto nella sede milanese di Triboo di accessori e abiti vintage e second hand Group si lavora per accogliere uno studio di griffati come Vestiaire Collective, che ha shooting di oltre 1.000 metri quadri, destiraggiunto in pochi anni un fatturato di 78 nati alla produzione di servizi fotografici e milioni di euro, attirando 100mila nuovi video, guidati da un team di esperti. membri ogni mese. L’ultima novità in arrivo in Italia è Rebelle, piattaforma tedesca NUOVI ATTORI SUL CAMPO, CON I che permette di vendere e acquistare capi MILLENNIAL COME SCOMMESSA d’antan, sempre di lusso, offrendo anche La sensazione è che l’accoppiata e-commodelli contemporanei in esclusiva, e che merce e lusso sia solo all’inizio della sua tra il 2014 e il 2015 è cresciuta del 150%. evoluzione. Si affacciano nuovi attori (tra Ma lo spazio per crescere non manca. «A cui il primo e-commerce di Condé Nast, oggi - conclude Di Dio Roccazzella - il fatStyle.com, un contenitore da 300 marchi turato sul web dei marchi luxury si avviciluxury al via in settembre, che si preanna o supera di poco il 10% dei ricavi totali nuncia funzionale e al tempo stesso fortee molte realtà offrono tuttora un’esperienmente ispirazionale, dato l’imprinting ediza d’acquisto spesso non all’altezza delle toriale di chi lo propone), nuove modalità aspettative degli utenti». Chiaro il messagespressive che tengono sempre più conto gio: il momento per fare di più è adesso. ■

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digital luxury

1. L’e-store di Manolo Blahnik: il primo monomarca online gestito da Black & White, nuova divisione di Farfetch, piattaforma multibrand da 400 e-shop 2 . Un frame di “Passengers”, progetto realizzato da Piquadro insieme a Bootique 3 . Il monomarca online di Hogan 4. Jaden Smith, primo da destra nella foto di Bruce Weber per la campagna Louis Vuitton

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shipping - risponde Antonio Armenia, senior consultant della realtà milanese - con una delivery ideale di 2,5 giorni, mentre quattro giorni è la soglia d’attesa da non superare. E poi permettere agli acquirenti di trovare facilmente il prodotto e il prezzo cercato, senza dover navigare in troppe pagine, offrire un efficace store locator, garantire che il sito sia veloce e funzioni bene su ogni device. Non dimentichiamo che il 57% dei potenziali acquirenti abbandona un portale, se il caricamento delle pagine supera i quattro secondi». VEDO, MI PIACE, CLICCO. MA ALLO STORE REALE NON RINUNCIO Carlo Torrani, head of digital marketing di Missoni, delinea l’identikit di un e-consumer (soprattutto al femminile) di livello elevato, «dotato di un forte potere di acquisto, molto impegnato ma fashion lover. Una persona che ha poco tempo a disposizione e che però si diverte ad acquistare, utilizzando le opportunità della multicanalità». «Per coinvolgere questo tipo di utente - ribadisce Torrani - tutto deve essere in ordine, semplice, dinamico, oltre che divertente. E avere tempi brevi: per la serie, vedo, mi piace, clicco». Le parole chiave sono integrazione, efficienza, personalizzazione. E, appunto, omnicanalità. «Le proposte presenti nel punto vendita devono esserci anche nell’e-commerce - precisa Di Dio Roccazzella - evitando incoerenza fra la comunicazione e la disponibilità dei

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prodotto, in modo da evitare “lost sale”». «Il marchio di moda, soprattutto se luxury, non può che avere un approccio olistico, che prescinda dalla visione per canale - interviene un marketing manager di lunga esperienza nel ready-to-wear - La brand awareness deve essere coerente e sistematica». Considerato il fatto che, come emerge dagli studi diffusi da Fondazione Altagamma, tra il 2004 e il 2014 il 73% delle vendite globali del top di gamma è passato attraverso i monomarca - una percentuale attualmente forse in calo, ma sempre decisiva -, l’e-store diventa l’estensione e il completamento di questo format. «Chi compra lusso, compra un’esperienza - osserva Alessandro Pacetti, che si occupa di comunicazione digitale da Hogan -. Una lezione che i brand hanno imparato in tempi non sospetti per i loro punti vendita fisici, e che ora torna loro utile per lo sviluppo delle strategie omnichannel. A tutti gli effetti, il digitale è parte del mondo reale e segue le sue dinamiche». Un discorso valido anche per il wholesale di livello elevato. Parlando del fenomeno LuisaViaRoma - partito nel 1999 come strumento di servizio del negozio fisico, decollato nel 2004 e divenuto nel 2008 il core business aziendale, con oltre 500 brand a catalogo e percentuali di crescita dei ricavi prima a tre cifre e ora a due -, il web project manager Nicola Antonelli puntualizza: «L’obiettivo finale della boutique reale è la generazione di un lead per l’e-commerce. Lo store viene

utilizzato per veicolare contatti sul sito». A parecchi chilometri di distanza, la famiglia Giglio, storico pilastro del luxury wholesale palermitano, gestisce internamente il sito Giglio.com (vedi articolo alle pagine 46-47), con 80mila referenze, un fatturato cresciuto del 134% nel 2015 e un’idea nel cassetto: creare un marketplace insieme ad altri negozianti. DALLO STORYTELLING ALLO STORYSELLING Sempre più spesso si insiste sui contenuti emozionali dell’acquisto online di alta gamma: lo spiccato senso estetico e una mentalità cosmopolita sono, del resto, prerogative del cliente del lusso anche se, come fa notare Nicola Antonelli, la regola base è sempre lasciare spazio al prodotto, «perché l’esperienza d’acquisto non deve diventare troppo lunga e complicata». È però assodato che attraverso l’e-store le griffe non solo vendono, ma comunicano. Una case-history interessante è quella di Piquadro, che insieme a Bootique (realtà nata dall’acquisizione da parte di Triboo Group dell’agenzia Zodiak Active e specializzata in branded content, digital e social media marketing, SEO e performance), ha messo a punto “Passengers”, progetto integrato tra e-commerce e comunicazione. Per presentare le varie anime del brand e le relative linee di prodotto, sono stati selezionati cinque “Passengers” speciali: Massimo Temporelli (innovatore), Carlo


shopping experience

IL VISUAL AI TEMPI DELL’E-COMMERCE

Viaggio ai confini DELLA realtà Immagini ultra definite, visuali a 360 gradi, close-up a prova di lente e fedeltà altissima ai colori: vendere online significa proporre shopping experience “tangibili” a consumatori esigenti e preparati. Che alle emozioni non rinunciano, neanche sui siti di e-commerce di Carla Mercurio

Ultra defined images, 360-degree views, close-up lens-proof and high fidelity to colors: selling online means offering “tangible” shopping experiences to increasingly demanding and competent consumers. Who do not give up emotions, even on e-commerce sites.

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a comunità degli acquirenti di moda si popola sempre più di fashion addict desiderosi di imporre il proprio stile e il proprio punto di vista. Consumatori alla ricerca di prodotti che non siano semplici commodity, ma proposte in grado di fare la differenza e connotare un look. Da vagliare con attenzione e da scegliere con cura. Un dato di fatto con cui le piattaforme di vendita online fanno sempre più i conti, a maggior ragione se si parla di marketplace che propongono marchi blasonati o etichette di ricerca. Per queste ultime la partita si gioca su due fronti: da una parte fare leva su immagini sempre più veritiere e definite, con l’ausilio di strumenti di produzione e post-produzione in grado di rendere quanto più “tangibile” il prodotto, dall’altra chiamare in causa le emozioni, per regalare un’esperienza “ai confini della realtà”, suggellata dalla garanzia dell’insegna digital. Zalando, una macchina da guerra che

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nel solo reparto di Content Creation conta 250 addetti (tra modelli, fotografi, addetti al controllo qualità, editor, art director, stilisti e grafici), fa della sperimentazione un punto di forza, costantemente alla ricerca di nuove soluzioni, grazie anche all’apporto dell’Innovations Team, nato lo scorso anno, che lavora a stretto contatto con la Fashion Direction e il dipartimento tecnologico per sviluppare inediti formati, avvalendosi anche dei feedback dei clienti. Una strategia che punta su una presentazione del prodotto sempre più accurata. «Per ogni articolo è possibile trovare sul nostro sito fino a otto differenti immagini - spiega Giuseppe Tamola, country manager Italia di Zalando -. Nel caso degli still life, per le calzature offriamo anche le visuali a 360 gradi, mentre per l’abbigliamento realizziamo fotografie con “hollow body”. Gli indossati sono realizzati con modelli in movimento e ripresi con figura intera e nel dettaglio. E ora

anche gli accessori, come le borse, vengono scattati su modelle, per renderne al meglio le effettive dimensioni. All’immagine si accompagnano una meticolosa descrizione del capo e delle vestibilità, informazioni sull’altezza e la taglia dei modelli più i feedback dei clienti». Una cura scrupolosa che da sola non basta. «L’online - continua Tamola - è anche il luogo dove la personalizzazione dell’esperienza di acquisto ha più potenziali sbocchi. Idealmente un negozio online può presentarsi in forma unica per ogni singolo visitatore: è quello che stiamo facendo per esempio con la nostra funzione “Il tuo Zalando”. È importante essere in grado di combinare in maniera intelligente i dati acquisiti sulle preferenza del cliente con deep fashion insight appropriati, ossia le meta informazioni sui prodotti che sono un elmento chiave di tutte le funzioni dei tipo “se ti è piaciuto questo, ti potrebbe piacere anche quest’altro”».


1. Diane Kruger, fra le protagoniste dell’iniziativa “mytheresa.com Women series”, che vede il coinvolgimento di donne famose, in sintonia con lo spirito del sito di e-commerce 2 . Uno screenshot di Yoox.com: fra i punti di forza del marketplace in termini di visual, la disponibilità di molteplici immagini del prodotto con zoom dinamico fullscreen per vedere fino al minimo dettaglio, guida alle taglie internazionali, filtri per categorie e sottocategorie e suggerimenti sulle alternative 3 . Una recente homepage di Net-a-Porter: oltre alla grande attenzione all’immagine (fino a 12 per prodotto, più i minivideo) e alla guida taglie internazionali e vestibilità, il sito fa leva sulle editor’s note, ossia suggerimenti su come indossare il capo, consigli su possibili alternative, dettagli su tessuti e istruzioni per il lavaggio

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I mini-video: una carta importante da giocare Asos, che sforna settimanalmente le foto di 4mila prodotti, punta ad assicurare a tutte lo stesso livello di qualità e coerenza, grazie alla collaborazione di un team di 140 persone, fotografi, stylist, image editor, ritoccatori, hair & makeup artist, copywriter e coordinatori. «La nostra mission è creare immagini in grado di “dare vita” al prodotto indossato dai nostri modelli, con una fedeltà estrema a livello cromatico e una risoluzione in grado di permettere zoomate molto ravvicinate a consumatori sempre più esigenti, che vogliono scaricare l’immagine nel più breve tempo possibile - racconta John Mooney, creative director: menswear & production -. Un servizio che va di pari passo con l’importanza di trasmettere un messaggio coerente: «Vogliamo esprimere un concetto estetico valido per tutti i prodotti che presentiamo - prosegue Mooney -. È importante che il consu-

matore, che entra da diversi accessi (home page, navigazione, email, newsletter, eccetera) abbia sempre la percezione di trovarsi su Asos». Fondamentale anche il ruolo dei circa 20 modelli e modelle selezionati dal marketplace. «Abbiamo un mix che comprende anche modelle curvy, alte e basse - chiarisce -. I trend in questo ambito cambiano al pari degli abiti e vogliamo sempre scegliere la persona giusta per la proposta che presentiamo. Una combinazione importante perchè scatti il meccanismo di affinità con il consumatore». Fra gli assi nella manica di Asos c’è la presentazione dei capi con la formula della minisfilata, un modo per consentire al fruitore un’esperienza ancora più aderente alla realtà. Una soluzione non ancora molto diffusa, che in molti stanno valutando, compatibilmente con le difficoltà tecniche legate a questa scelta, nei Paesi dove la banda larga non ha ancora una diffusione omogenea, compresa l’Italia. «Lontano da grandi aree urbane, in assenza di copertura 3G e 4G, il video appesantisce la fruizione del sito da telefonino o da tablet e la connessione diventa lenta o assente», racconta Daniele Parietti, key account di Clx, realtà storica nel panorama delle arti grafiche, con 40 anni di esperienza, partita dalla fotolito per arrivare a coprire ambiti come la fotografia, i video, e la CGI (Computer Generated Imagery). Engagement e storytelling sono le parole d’ordine Per molti la funzione video rappresenta uno strumento di engagement e di storytelling: «Produciamo formati ispirazionali mirati a collaborazioni speciali o capsule col-

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shopping experience

1. L’immagine di un set da Asos. Oltre alle fotografie, il sito di e-commerce realizza anche minivideo, per mostrare i capi indossati in movimento 2 . L’elaborazione di uno still life da Zalando. Per le calzature, il marketplace tedesco offre anche le visuali a 360 gradi

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lection che trasmettiamo anche sul nostro sito - spiega Jens Riewenherm, managing director di mytheresa.com -. Realizziamo anche dei mini fashion film, come quello in collaborazione con Balenciaga, che stanno funzionando molto bene. Questo l’approccio di mytheresa.com all’argomento, per il momento». «La nostra - prosegue Riewenherm - è una boutique online che mira a ispirare e stimolare il pubblico femminile della sfera luxury in tutto il mondo. I feedback ci dicono che le clienti apprezzano in primo luogo la nostra presentazione accurata dei prodotti, scelti su un totale di 180 griffe. Vogliamo che le utenti possano arrivare a “sentirli”. I colori devono essere quanto mai realistici, gli abbinamenti fornire le giuste ispirazioni e il prodotto essere visibile da ogni angolazione». E se i clienti suggeriscono nuovi punti di vista, Asos ne tiene conto, proponendo soluzioni ad hoc. Anche su luisaviaroma.com, almeno per il momento, la proposta dei capi si basa sulle fotografie. L’escamotage, spiega Silvano Vangi, luxury woman head buyer, è quello di rendere il movimento fotograficamente, grazie a immagini dinamiche. Le foto sono scattate direttamente nelle showroom delle aziende, unificando il momento della selezione con quello dell’immagine. «Un approccio che ci consente di essere tempestivi nella proposta di capi - racconta Vangi -. Da questo mese di maggio, per esempio, è possibile acqui-

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stare le collezioni del prossimo invernale, con consegna a settembre-ottobre». Peculiarità del marketplace fiorentino, fa notare Vangi, è la presenza dei volti delle modelle e l’attenzione a sintonizzarsi con l’immagine proposta dalle griffe, scegliendo le modelle che più si addicono al particolare stile di un capo e proponendo abbinamenti in sintonia con le uscite di sfilata, con la possibilità di scegliere alternative valide, tramite la funzione “You may also like”. «Un approccio importante per un sito che gravita nella sfera

del lusso - conclude Vangi -. Elemento chiave è il nostro brand, che rimanda a un’insegna fisica, con una sua fisionomia e una sua caratterizzazione». Strategici da questo punto di vista sono i contenuti redazionali e modalità come quella denominata “Follow Lvr Buyers”, che tramite video e immagini conduce l’utente in viaggio per showroom, sfilate e backstage, dove la moda viene concepita e dove nascono i trend e gli orientamenti. Pane per i denti di consumatori sem■ pre più curiosi e competenti.


La Fondazione Fashion Research Italy valorizza creatività, talento, innovazione tracciando le traiettorie del cambiamento. Master in Fashion, Design & Technology con l’Università di Bologna e corsi di alta formazione sulle più moderne tecnologie per la comunicazione del Made in Italy. Archiviazione scientifica e digitale del patrimonio fotografico delle eccellenze fashion, di un Fondo di 20.000 disegni dipinti a mano e 5.000 volumi per gli uffici studi.

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sede legale

BOLOGNA, VIA BORGONUOVO 5 - 051 220086

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Law & e-commerce

In Cina la questione fiscale pone problemi particolari per le imprese straniere che vogliano importare. proprio in questi giorni viene attuata una riforma mirata a favorire la competitività delle imprese straniere

Rödl & Partner Paolo Peroni L’avvocato nell’era del digitale

Tutela del brand,

truffe, fisco: il digital va in aula Dal rispetto della privacy alla tutela dei marchi sul web. Dagli accordi con gli e-tailer alle frodi. Dalle diverse tassazioni alle formule di pagamento. I professionisti di cinque studi legali (più il capo dell’ ufficio legale di un’azienda fashion), esperti di e-commerce quanto di legge, raccontano la loro visione del commercio elettronico, i rischi all’orizzonte, gli investimenti a cui le aziende non devono sottrarsi e gli errori da evitare. di andrea Bigozzi e aleSsandra bigotta

Among taxes, privacy problems, intellectual property, rights and frauds, digital law is incredibly complicated. Five of the best law firm in Italy (and the in-house legal counsel of a fashion company) talk about their vision of e-commerce. Experts in this subject almost as much as in law, they underline risks, mistakes to avoid, necessary investments, legal matters related to the globalization of the online sales.

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Dal phishing alle mail false: è colpa della legge se è davvero facile frodare online? Le frodi online rappresentano un rischio, sempre in agguato, con cui dover fare i conti. Le tipologie sono innumerevoli (phishing, man in the mail, nigerian scams, solo per dirne alcune). Ciò che si può osservare è che gli ordinamenti si uniscono alle tecnologie in un comune sforzo, per offrire una sempre maggiore sicurezza e rimedi legali sempre più efficienti al fine di garantire gli scambi. La legge non è insensibile alla tematica dell’e-commerce e predispone strumenti ad hoc per incentivare consumatori e aziende ad avvalersi degli strumenti informatici. Il diritto viaggia di pari passo con la tecnologia? Ad esempio, pagare dal proprio smartphone è tecnicamente sempre più facile, ma è anche sicuro dal punto di vista legale? Chi avvantaggia? Il pagamento mediante credito telefonico è stato recentemente oggetto di alcuni interventi normativi, in sede sia nazionale sia comunitaria. A determinate condizioni, è possibile acquistare e vendere tramite questa modalità semplificata in tutta sicurezza. È interessante notare che simili modalità di pagamento strizzano l’occhio a soggetti unbanked (privi di conto corrente), come la fascia dei ‘giovanissimi’ o millennials.


Bird & Bird

CostuMe National

Massimiliano Mostardini Dal vostro osservatorio, avete una casistica di quali siano le più frequenti truffe in cui possono incappare i consumatori online? Uno dei rischi maggiori naturalmente è quello di acquistare prodotti contraffatti, nella convinzione di acquistare i prodotti originali. Inoltre, spesso l’e-commerce, visto dal lato del consumatore, si caratterizza per carenza di trasparenza e informazioni che non gli consentono di essere edotto in merito ai propri diritti, soprattutto in tema di recesso e garanzie offerte, ad esempio, in caso di prodotti difettosi e non conformi. I marketplace sono un luogo sicuro? Spesso gli utenti tendono a confidare nei marketplace famosi ritenendo che i singoli rivenditori, svolgendo le loro attività all’internodi questi “luoghi”, siano automaticamente affidabili. In realtà, molto spesso i markeplace non hanno alcun controllo dei rivenditori e rivendicano la loro totale mancanza di responsabilità per le attività svolte dai singoli.

Caterina Alessia Dibitonto

In caso di contraffazione, le aziende devono poter contare su una serie di garanzie da parte del marketplace: monitoraggio e pronta informazione in merito a possibili falsi. Ma anche disponbilità a rimuovere eventuali fake e collaborazione nelle controversie

Che differenza c’è tra occuparsi di e-commerce da legale interno all’azienda piuttosto che da consulente esterno? Quando inizia a lavorare per una società, invece che in uno studio di professionisti, di colpo indossi i panni del legale-manager e diventi a tutti gli effetti un partner di business dei colleghi, da quelli che lavorano nell’ufficio stile, a quelli che si occupano di commerciale. Per questo, quando è stato il momento di lanciare il nostro sito di e-commerce, si è trattato di fondere una serie di conoscenze di tipo legale, ma anche economiche e tecniche per operare attivamente nel “sistema Azienda”. Quali sono i principali ambiti di azione di un giurista d’impresa? il legale d’impresa deve unire Innanzi tutto la contrattualistica: definire alla sua expertise giuridica una l’accordo con il nostro partner visione strategicoper l’online è stato un lavoro aziendale, lungo e ha coinvolto diversi proponendo soluzion interlocutori. Poi spetta alternative ma sempre a noi garantire la anche sapendo responsabilità e l’assistenza frenare iniziative nella fase contrattuale: rischiose prevenzione, riduzione dei rischi, costi.

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law & e-commerce

Studio KL Gates

Vittorio Salvadori di Wiesenhoff e Alessandra Feller Per individuare la corretta disciplina Iva applicabile all’e-commerce bisogna distinguere fra commercio indiretto o diretto. é il download che decide l’Iva? Nel primo caso le transazioni sono gestite integralmente per via telematica, considerate prestazioni di servizi e assoggettate a regole fiscali particolari, soprattutto per l’Iva. Nel secondo, la cessione è telematica ma la consegna avviene tramite canali fisici: si applicano allora le regole ordinarie che La disciplinano le cessioni di beni consulenza per corrispondenza o a distanza, legale in quanto Internet è solo un continuativa canale alternativo di vendita, il cui è importante anche per utilizzo non basta a far rientrare la gestione l’operazione tra i servizi prestati di eventuali tramite mezzi elettronici». reclami degli Ma cosa accade quando le acquirenti aziende stipulano contratti per vendere sui marketlpace? Sia il fornitore che il venditore devono verificare che i contratti contengano clausole adeguate a determinate responsabilità, qualora si verifichino inadempimenti, come la vendita di prodotti difettosi, la mancata o ritardata consegna, i mancati pagamenti.

Pavia e Ansaldo

Vittorio Loi e Vittorio Maiorana Progetto e-commerce: come realizzarlo in house? Consigli del consulente legale. Oggi un brand può scegliere di curare autonomamente tutte le attività collegate alla realizzazione e gestione è improbabile che l’e-commerce del proprio portale e-commerce. si riveli, per il consumatore Ma più ampio è l’ambito delle italiano, un’esperienza d’acquisto operazioni online che il brand peggiore di quella tradizionale gestisce in autonomia, maggiori sono i rischi relativi a tutto ciò che riguarda il corretto trattamento dei dati personali e bancari nei Paesi dove si opera, alla gestione di una logistica efficiente che non tralasci la sicurezza informatica e, non ultimo, alla tutela e promozione dei marchi. L’e-commerce, si sa, non ha confini: l’azienda, pur essendo soggetta alle norme italiane, deve monitorare le leggi dei Paesi dove spedisce le merci? Certamente. Spesso tali regole si applicano in modo prioritario alla protezione dei consumatori locali, alla tutela dei loro dati personali (come il caso delle norme da poco introdotte in Russia) o all’assoggettamento all’imposizione locale dei ricavi percepiti dal brand mediante le vendite online in un dato territorio. Se poi la presenza del marchio è qualificabile come “stabile organizzazione” ai sensi delle leggi di una nazione, diventa ancora più opportuno uniformare l’attività alle norme in loco, oltre che alla parallela disciplina italiana.

FDL Studio legale e tributario Giuseppe Cattani

Termini e condizioni di utilizzo e vendita”, “Privacy Policy” e “Cookies Policy” sono i testi legali che non possono mai mancare su di un sito

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Dal punto di vista della legge, quali sono i segreti del successo di un sito di e-commerce? La fiducia del consumatore è un elemento essenziale e si guadagna garantendo agli utenti sicurezza, condizioni e procedure chiare e rispetto della normativa applicabile. Uno dei rischi più comuni da parte del gestore del sito è quello di non dedicare sufficienti risorse a questi aspetti, concentrandosi solo sui contenuti commerciali e sulla facilità e velocità di utilizzo da parte dei consumatori.

Per difendersi dagli attacchi informatici, quali sono gli accorgimenti essenziali? Sono pochi, ma irrinunciabili: scegliere una piattaforma e-commerce sicura, obbligare gli utenti ad usare una password forte, adottare sistemi di crittografia e una certificazione SSL, conservare i dati presso terzi “certificati” che diano massime garanzie, usare efficaci firewall antivirus, educare adeguatamente il personale, prevedere procedure di disaster recovery, aggiornare regolarmente i sistemi utilizzati.


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E-PAYMENT

E-COMMERCE

PAGAMENTI SMART E GLOCAL: UN VOLANO PER IL BUSINESS Il momento della transazione è cruciale per evitare l’abbandono del carrello nei negozi online. Fondamentali le opzioni di pagamento, soprattutto nelle vendite cross-border: un settore fin qui dominato dal mondo bancario, dove stanno avanzando nuovi attori, dai big dell’high-tech alle start up DI ANGELA TOVAZZI

In the e-commerce the transaction is a key step, especially for cross-border sales. In the sector of digital payments, so far dominated by the banks, new actors are emerging, from big high-tech companies to start-ups.

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na volta che gli e-shopper hanno messo la merce nel carrello, la partita è tutt’altro che vinta per gli store online. Arrivare al momento clou della transazione, per i merchant, è quasi sempre una sfida, che deve misurarsi con potenziali clienti capaci di confrontare articoli, prezzi e promozioni e che spesso, anche quando sembra siano decisi a procedere alla spesa, abbandonano di colpo il carrello e guardano altrove. Se poi quel delicato passaggio verso il check-out diventa una corsa a ostacoli o addirittura un processo poco intuitivo, farraginoso, con troppi step oppure sistemi di saldo che non soddisfano il consumatore, difficilmente si arriverà a concludere l’affare, soprattutto nell’era del mobile commerce. Ecco perché gestire al meglio il momento della transazione, con le opzioni (e l’interfaccia) giuste è una leva strategica per migliorare la conversion rate. Ma qual è lo scenario attuale? Quali i metodi di pagamento più utilizzati? Una fotografia del nostro Paese la dà Casaleggio Associati, che nel report “E-commerce in Italia 2016”, presentato ad aprile e stilato attraverso il coinvolgimento di oltre 3mila aziende di diversi comparti, mostra come regina incontrastata resti la carta di credito, utilizzata nel 48% degli acquisti sul web e 11_05_2016

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in crescita rispetto al 45% rilevato nel 2015, seguita dal digital wallet, come PayPal, scelto nel 21% delle transazioni, con un lieve calo rispetto al 23% dell’anno precedente. Due “primattori”, questi ultimi, che si stanno spartendo la fetta più importante della torta, parte della quale rimane però appannaggio di iter tradizionali come il pagamento alla consegna, che scende al 14% rispetto al 16% dello scorso anno, e il bonifico, stabile al 14% (vedi tabella a pag. 31). L’accelerazione dell’e-commerce e la progressiva affermazione dello smartphone come device per lo shopping - 2,8 miliardi (13% dei pagamenti digitali) il valore degli acquisti da mobile nel 2015 secondo l’“Osservatorio Mobile Payment & Commerce” del Politecnico di Milano stanno però cambiando le carte in tavola, con l’avanzata di nuovi attori e modalità capaci di intercettare quell’allettante target che va sotto il nome di Millennials. «Nell’ecosistema dei pagamenti, complice l’incremento del mobile payment - spiega Alberto Bazzi, director di Deloitte Digital - stanno emergendo nuovi protagonisti, come i grandi produttori di device, in primis Samsung e Apple, ma anche Google e player social come Facebook, Twitter e We Chat». Le loro tecnologie smart messe a punto per le transazioni da mobile si chiamano Apple Pay, Android Pay, Samsung Pay e sono in rapida diffusione (in attesa del debutto in Italia), grazie anche a innovativi strumenti di identificazione biometrica con le impronte digitali, che bypassano il problema di ricordare password e pin. A spingere per entrare nell’arena del mobile payment c’è anche il social network di Mark Zuckerberg, che ha già varato un servizio P2P (scambio di denaro in tempo reale person to person) attraverso il suo Messenger (800 milioni di utenti) e che sarebbe pronto a estenderlo presto al segmento P2B, trasformandosi in un potente competitor degli altri wallet attivi sul mercato. BANCHE, COLOSSI HI-TECH E START UP IN GARA PER L’INNOVAZIONE «In questo contesto, dove l’importanza dell’instant payment sta crescendo tra i privati e in alcuni casi diventando uno strumento di pagamento verso gli esercizi commerciali - aggiunge Bazzi - l’offerta si sta popolando anche con innovative start up come Satispay, 2Pay e la nuova Tinaba, affiancate da soluzioni proposte dagli operatori del mondo bancario, tra cui Banco Popolare, Sia (che raggruppa un gruppo di istituti, ndr), Zac (ICBPI) e Banca Sella». Proprio il dialogare con un pubblico 30

@imaxtree.com

E-PAYMENT

che desidera impostare una relazione completamente digitalizzata con la propria banca è stata la spinta, per l’istituto di credito piemontese, per il lancio di Hype: «Una app - spiega Alessandro Bocca, responsabile e-commerce di Banca Sella - in grado di trasformare il proprio smartphone in un conto di moneta elettronica e di comprare su tutti i siti che utilizzano la nostra piattaforma». Uno strumento che permette di inviare e ricevere denaro P2P in tempo reale, di pagare ovunque, grazie alla carta prepagata associata al conto e di effettuare pagamenti online e che presto rivolu-

Un’immagine della e-commerce solution company Global-e

zionerà anche la relazione con gli esercenti fisici. «L’abbiamo lanciata nel corso del 2015 - precisa - e ormai ha superato le mille operazioni al giorno.». Lo scenario è insomma frastagliato e in evoluzione e appare ancora più complesso quando i brand puntano a monetizzare all’estero, dove gli e-shopper hanno differenti abitudini d’acquisto. «Una delle barriere che ostacolano significativamente una buona customer experience e riduce la conversion rate è il mancato adeguamento alle prassi di pagamento dei diversi Paesi in cui si vuole operare», spiega Nir Debbi, co-founder e cmo di Global-e, e-commerce solution company il cui claim è “Pay as you go”. «In Italia - prosegue il manager - la maggior parte dei consumatori preferisce utilizzare la carta di credito o PayPal, ma questo non vale per altri territori. In un’area chiave per l’export come la Cina i pagamenti online si fanno con Alipay (lanciato dal gigante dell’e-commerce Alibaba, ndr) o con la card locale UnionPay, che domina il mercato con una quota pari all’85%. Per i retailer che non offrono questi metodi al momento del checkout, sarà difficile concludere la transazione». Ma non occorre andare tanto lontano: anche nella vicina Europa opzioni non in linea con i metodi convenzionali delle nazioni di riferimento possono bloccare gli acquisti crossborder: «In Paesi come l’Olanda o il Portogal-

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lo - precisa Nir Debbi - il 45% dei pagamenti viene effettuato rispettivamente tramite iDeal oppure Multibanco», mentre in Germania il più gettonato è Sofort Banking, un sistema di bonifico bancario diretto. Non tenere conto di queste discrepanze “culturali” è una miopia strategica, come evidenzia il manager: «Le nostre statistiche dimostrano che assecondare i diversi mercati offrendo metodi ad hoc può incrementare le vendite dal 50% al 150%, anche alla luce del fatto che nell’e-commerce il segmento cross-border è attualmente quello in più rapida crescita e continuerà a esserlo per i prossimi cinque-dieci anni». Cosa succederà dunque? «Pensiamo che anche in futuro si manterrà questa molteplicità d’offerta, con la coesistenza, più o meno competitiva, di diversi operatori - commenta Daniel Smeds, alla guida della payment platform tedesca Optile -. Alla fine questa varietà si traduce in maggior convenienza e flessibilità per il consumatore, che può scegliere il suo sistema preferito. I merchant devono solo garantire il giusto mix di soluzioni: l’unica strategia che migliora il tasso di conversione». Sono proprio i clienti a chiedere di poter utilizzare il sistema a loro più congeniale, come informa Enrico Fantaguzzi, e-commerce manager di Twin-Set Simona Barbieri: «Sul sito, oltre a saldare con carta di credito e PayPal, che restano le preferenze più utilizzate, con la prima che stacca notevolmente la seconda, sono attivi metodi specifici per alcuni Paesi, come il

E-COMMERCE 2016

METODI DI PAGAMENTO

FONTE: CASALEGGIO ASSOCIATI

La app Hype di Banca Sella: lanciata nel 2015 per i pagamenti da mobile, ha superato le mille operazioni al giorno

bonifico bancario attraverso myBank, Sofort e iDeal». Diverse chance che si inseriscono in una più ampia strategia improntata sulla qualità della customer experience: «Tra i plus - continua il manager - offriamo un servizio di assistenza via chat in fase di check-out. Se una cliente ha una domanda riguardante il pagamento, può ottenere una risposta in tempo reale». Un approccio cliente-centrico che apre uno squarcio su nuove frontiere: «In alcune nazioni - conclude Fantaguzzi - si preferisce ancora saldare alla consegna. In futuro probabilmente ci sarà la possibilità di ricevere a casa la merce, selezionare ciò che si vuole effettivamente acquistare e pagare solo ciò che ■ viene trattenuto».

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DIGITAL STOCK MANAGEMENT

La gestione degli invenduti

OCCASIONI DA NON PERDERE Siti di flash sale, outlet online aziendali e non, distributori di moda b2b con un network di piccoli retailer esteri: qual è il modo migliore per valorizzare le giacenze attraverso il canale Internet? Lo abbiano chiesto ai protagonisti del settore di Elena Azzola

Flash sales websites, corporate online outlets and b2b fashion distributors with a network of small foreign retailers: what is the best way to sell the stocks through the Internet channel? That’s what we asked the players in the industry.

Gli uffici di vente-privee a Parigi

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ebbene la crisi dei consumi abbia contingentato le produzioni e gli stock di moda siano sempre meno, il problema degli invenduti ci sarà sempre», esordisce Carlo Tafuri, fondatore e ceo di Brandsdistributions.com, realtà torinese leader nella distribuzione b2b di moda, partita nel 2008 in un sottoscala (come ama ricordare Tafuri) e che nel 2015 ha superato i 17 milioni di euro di fatturato (+40% sul 2014), grazie all’utilizzo di Internet come strumento per raggiungere con i suoi «progetti moda» 110mila piccoli rivenditori in 173 Paesi al mondo. L’affermazione del digitale ha rivoluzionato inevitabilmente anche questo aspetto dell’industria del fashion e quello che abbiamo cercato di capire è come evolverà ancora questa modalità di gestione degli stock. Un ruolo molto importante lo giocano senza dubbio gli attori delle

vendite evento su Internet, a cui le case di moda si affidano per smaltire le loro giacenze in tempi brevi. «Oltre che con Yoox.com, che per il mondo della moda rappresenta un qualificato outlet online aperto tutto l’anno, lavoriamo principalmente con vente-privee e Privalia: player delle flash sale in linea con la nostra immagine e che ci assicurano performance molto buone», spiega Enrico Fantaguzzi, e-commerce manager di Twin-Set Simona Barbieri. «Le condizioni di vendita sono vantaggiose, sia per noi che per loro», aggiunge, senza però entrare nel dettaglio dei contratti che vengono stipulati, aspetto su cui non vogliono dare numeri, per la verità, anche i responsabili delle società specializzate in questo ambito che abbiamo interpellato. Tecnicamente, nelle flash sale il prodotto viene venduto a metà della stagione successiva corrispondente: capi della collezione

autunno-inverno 2015/2016 vengono proposti indicativamente a novembre 2016. «L’importante è che questi eventi siano distanziati di almeno un mese tra loro e che avvengano su attori diversi - precisa Fantaguzzi -. Bisogna stare attenti, infatti, alla sovraesposizione del marchio». «Il modello delle flash sale è ancora attuale e in pieno sviluppo, anche se deve confrontarsi con un mercato sempre più concorrenziale», afferma Andreas Schmeidler, country manager Italia di vente-privee, pioniere nel destoccaggio tramite Internet, partita in Francia nel 2001 e ora attiva in otto Paesi europei, collaborando con più di 3.700 marche internazionali di numerosi settori, dalla moda all’arredamento, dalla cosmesi all’high-tech, e realizzando un fatturato di 2 miliardi di euro nel 2015. Come precisa Schmeidler, «le vendite evento online sono un modello di vendita e non

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DIGITAL STOCK MANAGEMENT

un mercato. Il mercato è più vasto e vede coinvolti attori diversi, che applicano diversi modelli di business: dal negozio all’outlet, dall’e-commerce alle vendite a distanza. È per questo che abbiamo intrapreso una strategia di Andreas Schmeidler vente-privee espansione attiva in Europa attraverso le recenti operazioni». Schmeidler si riferisce all’acquisizione di Privalia e alla partecipazione maggioritaria nel sito svizzero eboutic.ch, annunciate a metà aprile, che di fatto segnano l’avvio di una fase di concentrazione nel settore delle vendite evento Virginia Hernández su Internet. «Il gruppo incorpora Showroomprive .com Allestimento nella sede di Brandsdistribution.com aziende che appartengono allo stesso ambito di attività, leader nei rispettivi mercati di riferimento e profittestesse caratteristiche di acquisto voli - sottolinea Schmeidler -. Rappresenin tutta Europa e che centralizza tano una grande opportunità per lavorare su di sé buona parte della spesa sulle sinergie e condividere il savoir-fare, della famiglia. «Ascoltando le al fine di continuare a sviluppare il nostro donne che comprano più assiduabusiness. L’obiettivo è riequilibrare la parmente, ci siamo resi conto che la te di fatturato realizzato fuori dalla Francia possibilità di ricevere la merce con quello messo a segno nel Paese di oriin tempi rapidi stava diventando Carlo Tafuri gine, portandolo dall’attuale 25% al 40%». un’opzione importante di scelta BRANDSDISTRIBUTION.com il ritardo nella realizzazione di outlet online aziendali «Secondo le nostre rilevazioni, il modello di acquisto legato all’offerta a tempo sarà sempre predominante - conferma Virginia Hernández, International pr manager & business developer di Showroomprive.com -. Oggi sono sempre di più le persone che vedono negli acquisti online una soluzione per trovare prodotti di qualità a prezzi vantaggiosi e il modello delle flash sale incontra proprio questa esigenza, basandosi appunto sulla vendita di articoli di grandi marche, disponibili per un periodo di tempo limitato, a prezzi scontati. Probabilmente assisteremo a un sempre maggiore peso dei dispositivi mobili per finalizzare gli acquisti: nel breve potremo immaginare che saranno soprattutto le applicazioni da mobile a totalizzare gli acquisti per il nostro target». Con oltre 8 milioni di app scaricate, per Showroomprive.com il mobile rappresenta oggi un asset fondamentale, da cui si genera il 66% di traffico e il 48% del fatturato. L’e-tailer si focalizza sulle vendite di moda (che rappresentano il 56% del fatturato) e sulle offerte per la digital woman: un target che ha pressoché le

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in proprio: i capi delle stagioni precedenti aveva infatti interesse a venderli il sito della società partner, yoox.com. Ma ora molte case di moda stanno affrontando progetti di questo tipo. «L’outlet online è una sezione del nostro sito di e-commerce che ci sta dando grande soddisfazione - rivela En- prosegue la manager -. Da qui rico Fantaguzzi di Twin-Set Sil’introduzione della consegna in mona Barbieri -. È attivo otto mesi 72 ore, che riguarda il 35% circa l’anno: non lo teniamo aperto solo delle nostre vendite: elemento, quando c’è l’attacco di stagione questo, che ci differenzia in un con le nuove collezioni. Ha una settore in cui, senza questo tipo logica commerciale molto solidi servizio, gli articoli tendono da: consente di avvicinare nuove ad arrivare anche dopo tre setticlienti e dunque di allargarne la Enrico Fantaguzzi mane dalla chiusura dell’offerbase». Brandsdistributions.com ta». L’e-company francese, che TWIN-SET SIMONA BARBIERI valorizza gli stock in un modo ha registrato un fatturato lordo ancora diverso. Sostanzialmente li di oltre 600 milioni di euro (443 milioni di utilizza per far conoscere marchi della moda, euro netti) nel 2015, con un incremento del prevalentemente italiani, a rivenditori esteri a 27% rispetto all’anno precedente, punta anprezzi convenienti. «Finita la fase di consegna che sui servizi di consulenza ai brand, grazie della merce in negozio in base agli ordini ricealla capacità di analisi dei big data, e sulle vuti, riceviamo delle offerte dalle aziende restart up più promettenti del settore, che ha lative all’invenduto con sconti sell in dal 40% deciso di incentivare a mo’ di incubatore, al 60% - spiega Carlo Tafuri -. Poi decidiamo attraverso il progetto Look Forward. Ma se insieme in quali aree vendere il prodotto. Quinle realtà attive nelle flash sale rappresentadi proponiamo lo stock che abbiamo acquistato no sicuramente un faro nell’e-commerce di o abbiamo avuto in gestione dalla casa di moda moda, per valorizzare gli stock attraverso il al nostro network di rivenditori. Ci rivolgiamo canale Internet le aziende del fashion hanno a 110mila piccoli rivenditori in 173 Paesi. I anche altre opportunità. In Italia il fatto che margini sono diversi, a seconda dell’accordo molte si siano affidate a Yoox Group per stipulato con l’azienda: se gestiamo lo stock, lo sviluppo e la gestione in outsourcing dei è prevista un’intermediazione del 15%. Se lo loro siti di e-commerce ufficiali ha un po’ compriamo, garantiamo al rivenditore dal 30 al ■ penalizzato la realizzazione di outlet online 40% di risparmio sul pezzo sell in».


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BIG PLAYER

Zalando

Human touch, platform e machine: le parole d’ordine del futuro Cambio di passo nella comunicazione di Zalando in Italia, che ora punta a “raccontare” la sua moda, partendo dallo sportswear. In generale, l’e-tailer berlinese continua a sperimentare nuove modalità di interazione e servizi, a favore dei suoi 18 milioni circa di clienti attivi in Europa di Elena Azzola

Zalando’s communications strategy in Italy has undergone a step-change. It now aims to “illustrate” its fashion selection, starting with sportswear. Generally, the Berlin e-tailer continues to experiment with new approaches to interaction and services for its approximately 18 million active customers in Europe.

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opo gli spot rimasti impressi rispettivamente per le “urla di piacere” di Rossella Brescia e per la testimonial Vanessa Incontrada, Zalando cambia strategia di comunicazione in Italia, introducendo con la primavera-estate 2016 la campagna globale anche nel nostro Paese: al centro lo sport, un settore su cui l’e-tailer punta particolarmente, potendo contare su un assortimento sempre più completo. Oltre allo spot tv, sono previsti altri touchpoint, come affissioni e pagine pubblicitarie, in cui Zalando sprona il consumatore a divertirsi con la moda e - tenendo conto del ruolo sempre più centrale dell’attività fisica nella nostra quotidianità, soprattutto nella bella stagione - invita a vivere le giornate con energia ed entusiasmo. “Attiva il tuo stile” è infatti lo slogan dello spot, girato da Gordon von Stein e con protagonista la modella Anna Ewers, una delle più gettonate del momento. «Dopo la prima campagna, finalizzata a farci concoscere e a incrementare la brand awareness, siamo passati con la seconda a far comprendere al consumatore i nostri servizi e plus, sintetizzati nel claim “Con Zalando è facile trovare quello giusto” - spiega Giuseppe Tamola, country manager Italia e

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Spagna del gigante berlinese delle vendite online di moda -. Ora l’Italia è pronta per l’advertising globale, che va a valorizzare un settore specifico del nostro assortimento. Da questo momento in poi faremo campagne sempre più brevi e intense, focalizzate sul prodotto». Come dire: se finora abbiamo “educato” allo shopping online gli italiani, ora raccontiamo i segmenti della nostra offerta, partendo dallo sportswear, particolarmente interessante per i giovani, che sulla piattaforma trovano i marchi di riferimento, a partire da Adidas, e item considerati più facili da vendere, come le sneaker. Dopo il primo acquisto di un determinato brand di scarpe ginniche, si conosce il proprio numero e si effettua l’ordine con sicurezza. Ma anche underwear sportivo, T-shirt, felpe e prodotti lifestyle sono considerati “easy to sell”. CON Partner program il brand apre il suo negozio «In generale, stiamo iniettando molta più cultura di prodotto in azienda - rivela Tamola -. Un aspetto che si nota a partire dalle descrizioni dei capi e degli accessori presenti sul sito, elaborate dalla nostra divisione “content creation”. Inoltre,

vogliamo espandere il concetto di piattaforma per lo shopping di moda, considerato che ognuno di noi ha comportamenti d’acquisto completamente diversi e anche la stessa persona può avere più profili e modalità di approccio». Zalando ha la massa critica per sperimentare continuamente nuove modalità di interazione e servizi, al fine di soddisfare e fidelizzare la clientela. Uno di questi è Zalon, che sviluppa un concetto di “curated shopping”, mettendo in contatto esperti di stile con persone che desiderano ricevere consigli. Un’opportunità da scoprire sia da desktop che da app. Le applicazioni, del resto, sono centrali nella strategia di sviluppo dell’e-company berlinese, se si pensa che nel dicembre 2015 gli ordini da mobile hanno superato quelli da desktop e che il


GIUSEPPE TAMOLA

Ora L’Italia è pronta per l’advertising globale, che va a valorizzare un settore specifico del nostro assortimento. Da questo momento in poi faremo campagne sempre più brevi e intense, focalizzate sul prodotto

il lancio di Ivy Park

Qual è il luogo in cui ti senti forte e sicura?

Un’immagine della campagna globale di Zalando “Attiva il tuo stile” con la modella Anna Ewers, la giovane ballerina di talento Lil Phoenix e con la star della danza iDance Mikey

90% dei clienti di Zalando è cross device. «Le app creano valore, poiché permettono di costruire il negozio intorno al cliente», commenta il manager, che svela come in Zalando le parole d’ordine, deputate a indicare la strada da seguire, siano “human touch”, “platform” (intesa come strumento per connettere i vari attori del processo) e “machine” (insieme di software in continuo miglioramento). «Attualmente stiamo incoraggiando i fashion brand ad avere un proprio shop su Zalando e a vendere direttamente dal proprio magazzino attraverso “partner program”: questo modello di business, che affianca quello wholesale, ci permette di dare profondità all’assortimento, senza avere “in pancia” troppa merce. L’importante è impostare il rapporto con le aziende in modo corretto e trasparente

To promote the new brand Ivy Park Zalando has developed a unique campaign that includes a digital hub and an influencer activation.

e basarsi su un onesto scambio di informazioni», precisa Tamola. Si intuisce che il gigante delle vendite online di moda in Europa stia diventando una sorta di Google dell’abbigliamento e degli accessori, le cui componenti fondamentali sono content, community e e-commerce. Il gruppo - i cui shop hanno registrato oltre 135 milioni di visite mensili nel quarto trimestre 2015, di cui il 60% circa provenienti da dispositivi mobili, per un totale di circa 17,9 milioni di clienti attivi a fine trimestre - stima di chiudere il primo quarter 2016 con ricavi tra i 788 e gli 801 milioni di euro: cifre che indicano una crescita tra il 22,5% e il 24,5%. In base a questi dati, l’e-tailer ha confermato gli obiettivi annuali: un incremento del fatturato tra il 20% e il 25% e un ■ ebit margin tra il 3% e il 4,5%.

Zalando è uno dei partner ufficiali di Ivy Park, il nuovo marchio di activewear femminile, lanciato da Beyoncé e sir Philipp Green. Per spingere questa inedita proposta ha sviluppato una campagna esclusiva, che comprende un “digital hub” e una “influencer activation”. Nello spot tv Beyoncé e le sue ballerine indossano i capi della collezione in un contesto urban: il “park” in questo caso è in città e rappresenta il luogo in cui queste donne si sentono forti e a loro agio. Grazie al “digital hub” Zalando dà seguito allo spot tv chiedendo alle fan dell’attività fisica di condividere la loro idea di “park”, attraverso l’hashtag #mypark. Per il mercato italiano l’etailer ha scelto come influencer di riferimento Patricia Manfield, che esprimerà il suo personale concetto di “park” nell’hub e sui suoi profili social. (e.a.)

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logistica e consegne

orchestratori di emozioni L’esecuzione di un ordine di acquisto è la fase più delicata del processo di vendita via Internet, specie quando si tratta di moda: il settore con i clienti più esigenti del web. Il partner per la logistica e le consegne ha un ruolo chiave: molta dell’emozione, quando si scarta il pacchetto, dipende da lui di ELISABETTA FABBRI

The execution of a purchase order is the most delicate stage of the e-commerce process, especially in the area of fashion products: the sector with the most demanding clients from around the web. That’s why to select the right design partner is crucial to surprise the e-shopper.

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e il fashion e-commerce continua a vivere una fase di espansione lo deve - almeno in parte - agli operatori della logistica e delle spedizioni. Anche in Italia: un mercato più in erba di altri vicini europei, dove nel 2015 solo il 26% della popolazione ha effettuato acquisti online (fonte: Eurostat), ampiamente sotto la media europea (53%) e lontanissimo dai Paesi più attivi come il Regno Unito (81%) e la Danimarca (79%). Ne sono convinti i provider di questi servizi, pronti a scommettere che le vendite online saranno un business più che mai fiorente e che occuperà uno spazio crescente del loro volume d’affari. «Stiamo registrando un aumento delle spedizioni B2C, a livello sia nazionale che internazionale - afferma Klaus Schädle, ceo di GLS Italy. Le consegne a privati hanno superato il 20% del nostro volume in Italia». «Nel 2015 - aggiunge - gli italiani che hanno acquistato abiti e calzature online erano già il 24%, secondo un report di PostNord, e credo che il numero continuerà a crescere in futuro, grazie anche i numerosi fashion blog che presentano le novità del mercato, fornendo al tempo stesso il link ai negozi online». «Dal nostro osservatorio, le aziende attive nell’e-commerce raddoppiano ogni anno», conferma Luca Nicolai, ceo di PVS Services Italia, da circa 20 anni partner del fashion per la logistica, le spedizioni e molto altro. «In Italia, il 42% del nostro business è generato dalla moda e per quasi la metà dei clienti gestiamo le attività dei web store - dice Ube Gaspari, direttore generale della unit italiana di XPO Logistics Supply Chain - mentre a livello europeo, fashion e dal tessile generano il 65% del business e-commerce di XPO Logistics: questi numeri, secondo noi, sono destinati ad aumentare». «Considerando tutte le nostre filiali nel mondo - afferma Grabiele Bavera, country general manager Italia di Spring Global Delivery Solutions - l’e-commerce ha raggiunto il 50% delle attività, mentre in Italia copre circa il 20%. Se confrontiamo la Penisola con la Spagna, da noi non vediamo i grandi numeri, in termini di scontrini, di realtà come Zara e Mango, ma credo che il fashion sia il treno delle vendite via web e che stia accelerando. Resta da capire se la faranno da padrone i marketplace o i siti di proprietà».

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1 . La cura dei capi appesi alla XPO Logistics, multinazionale con quartier generale in Connecticut 2 . Uno scatto alla PVS Services Italia, realtà di Parma, in capo alla tedesca PVS-Fulfillment Services 3 . La logistica di Arvato, provider di soluzioni e-commerce “dal web alla porta di casa del consumatore”

la gestione diretta del retail online, ormai una necessità Gli esperti delle consegne confermano che sempre più brand, anche di piccole dimensioni, stanno valutando la gestione diretta del business. «Sul proprio sito - osserva Schädle di GLS Italy - ogni azienda può pubblicizzare il marchio in modo più mirato e personalizzato, rispetto ai multimarca, on e off line. Possedere e gestire un negozio in Rete è ormai indispensabile per il successo futuro di un brand: una strategia multicanale permette di colmare eventuali perdite nel commercio tradizionali». «Nell’e-commerce - rassicura Stefano Pistilli, general manager di Traconf - la moda non si deve preoccupare della logistica. Si tratta dell’attività più semplice, perché si decide la strategia insieme al cliente. Il problema vero è la gestione dell’intera piattaforma». Arvato - service provider a tutto tondo, dal set up alla vendita, per chi vuole sviluppare il cana-

le delle vendite digitali - dà una serie di consigli in merito alla scelta del partner. «L’esecuzione di un ordine che riguarda la moda - dice Stefan Mayer, managing director della filiale italiana - è certamente una delle fasi più delicate del processo di vendita via Internet. Il brand deve assicurarsi che il partner per la logistica e le spedizioni possa servire i mercati di interesse in modo efficiente e che i capi vengano stoccati in modo da preservare materiali e tessuti». «La qualità del packaging e l’attenzione al dettaglio - prosegue - rappresentano una condizione necessaria, per garantire al cliente finale una user experience in linea con quella del punto vendita fisico. Infine, i tempi di consegna: sono fondamentali nella valutazione del corriere, in un mercato che si avvicina sempre più alle dinamiche del same day delivery». Dalla Arvato Italia, che correlati alla logistica offre anche servizi di customer service, gestione dei pagamenti (anche con finanziamento) e personal shopper, raccomandano di non deludere mai l’e-shopper. «L’esperienza dell’utente - spiega Mayer - dall’accesso al sito fino alla ricezione dell’ordine, o all’eventuale rimborso del reso, deve essere studiata e orchestrata in modo tale che ogni sua parte sia perfetta. Non dimentichiamoci che il consumatore di moda è uno dei più esigenti. La scelta del partner logistico è fondamentale, perché rappresenta il punto di contatto, diretto e fisico, fra il brand e il cliente». Per di più, il momento della ricezione della merce è quello più emozionante per uno shopper di moda online. «Nonostante la confezione possa apparire anonima all’esterno, anche per una questione di privacy e sicurezza, al suo interno deve essere personalizzata e altamente curata per ricreare il mondo del brand», osserva Mayer. Quando l’acquirente apre il pacchetto, che contiene l’oggetto dei suoi desideri, si aspetta di essere sorpreso: la spedizione può quindi essere «un’occasione di upselling e retention per la label che, in quel momento, ha tutta l’attenzione su di sé». E-mail, App, codici segreti per soddisfare gli internauti Per accontentare un internauta sempre più esigente i servizi si moltiplicano. «Nella sola zona di Milano - spiega Schädle di GLS Italy - possiamo consegnare la sera

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benetton group

«noi ci affidiamo agli esperti» Benetton is reviewing the e-commerce strategy. In logistics it is crucial to exploit the know-how of third parties.

stessa della prenotazione. Un altro servizio su prenotazione permette di comunicare in anticipo, al destinatario, il giorno del recapito: se l’addetto non lo trova a casa, GLS provvederà a ricontattarlo via e-mail, indicandogli un link con cui scegliere data e fascia oraria per un secondo tentativo». «Nel caso di beni di valore - prosegue - la consegna può avvenire dopo che l’acquirente ha digitato sul palmare dell’addetto alle consegne il codice stabilito in precedenza dal mittente. Inoltre un’apposita App permette a mittenti e riceventi di monitorare le spedizioni in tempo pressoché reale». Spring Global Delivery Solutions, che fa parte di PostNL (le poste olandesi), è specializzata nelle consegne di prodotti tra 0 e 2 chilogrammi di peso. «Non siamo assimilabili a un corriere - precisa il d.g. per l’Italia Bavera -. I tempi di consegna non sono le 24-48 ore, ma vanno dai 3-4 giorni ai 7-10 giorni. Per certi clienti, però, li possiamo dimezzare. Nei servizi “0-2 Kg” permettiamo la tracciabilità in tutto il mondo, grazie ai codici a barre e alla tecnologia Rfid (Radio frequency identification). Le consegne in Benelux possono arrivare fino ai 30 chili di peso, comprendono il sabato e la domenica e si estendono a dopo le 18. In Inghilterra, dove l’e-commerce di moda è un mercato più maturo che da noi, c’è la possibilità di consegne particolari, come al vicino di casa». «L’Italia sembra più restia ad accettare la consegna “nel posto più vicino a te” - afferma Pistilli di Traconf - ma credo sia solo questione di

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Il magazzino di GLS Italy, a San Giuliano Milanese (circa 15 Km dal centro di Milano)

tempo. In futuro potrebbero nascere strutture parallele per la consegna in serata, da una certa ora in poi. Alcuni stanno pensando di utilizzare i magazzini di prossimità, sorti nei grandi centri urbani per riassortire velocemente i department store e le grandi catene di abbigliamento: andrebbero a soddisfare gli e-shopper che preferiscono la consegna “same day”». «In un’ottica omnicanale - suggerisce Pistilli - anche il negozio potrebbe fungere da “magazzino”. Le consegne tramite droni (vedi box a pag.42), invece, mi sembrano più che altro una trovata pubblicitaria: non vedo possibilità di applicazione nell’e-commerce nei prossimi 20-30 anni». con le aziende della moda flessibilità e customizzazione Se lo shopper di moda online è uno dei più esigenti, le fashion company non sono da meno. Ma la logistica sembra ben disposta all’ascolto. «Le parole chiave - dice Gaspari di XPO Logistics, che di recente ha sviluppato una soluzione logistica ad hoc per La Redoute - sono flessibilità e personalizzazione. Al settore fashion offriamo servizi come quelli di stiratura, cucitura e piegatura. Ci vengono richieste anche la personalizzazione del packaging, con materiali specifici, e l’inserimento di flyer contenenti sconti o “gift messages”

Il Gruppo Benetton gestisce in proprio le vendite online dal 2010, con la collaborazione di partner terzi. Ora, visti i tassi di crescita (a due cifre) e a seguito della nomina di un nuovo ceo (Marco Airoldi dal 2014) la strategia è in fase di ripianificazione. «Stiamo studiando una piattaforma integrata di gestione dell’ecommerce - spiega Daniele Fregnan, Global Logistics director nel gruppo veneto - perché al momento i vari mercati di riferimento non sono sincronizzati tra loro». «Per quanto riguarda la logistica per le vendite online - dice il manager ritengo non esista una soluzione precostituita relativamente a in-out-sourcing, ma che dipenda da un’analisi consapevole della propria realtà: nel nostro caso riteniamo coerente sfruttare il know-how di operatori terzi specializzati nell’e-commerce. Le modalità operative del web, dove si parla di 1,3-1,4 oggetti per ordine, sono molto diverse da quelle nelle quali noi riteniamo di eccellere. In ogni caso il livello di servizio deve essere eccellente, per superare le attese di un consumatore sempre più esigente». Il web store, secondo Fregnan, è un mezzo potente per interagire con i consumatori finali e dà modo di sfruttare un’enorme mole di dati per soddisfarne le esigenze. A proposito di consegne, si potrebbe scoprire che il cliente di riferimento non corrisponde al modello “voglio tutto subito” ma ha un approccio “slow” e “green”, quindi accetta di buon grado la consegna in tempi più lunghi, se gratuita ed ecologica. Qualsiasi sia l’approccio, però, è fondamentale rispettare le promesse fatte. e.f.


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Davide Scodeggio CEO, Bootique - Giulio Corno Presidente, Triboo Group - Alessio Barbati Chief eCommerce Officier, Triboo Digitale - Andrea Bortolazzi Head of Performance, Bootique

Più servizio, più storytelling: l’e-commerce evoluto è omnichannel e ricco di contenuti Triboo Digitale e Bootique mettono sempre più a fattor comune le loro competenze specialistiche nei settori dell’eCommerce e della comunicazione: nuovi investimenti in tecnologia e nella produzione di contenuti per offrire un servizio evoluto e su misura per le Aziende. L’eCommerce in Italia continua a crescere e ad evolversi nel mondo della moda, ma non solo. Triboo Digitale e Bootique (società che fanno a capo di Triboo Group, realtà che punta ai 120 milioni di euro di ricavi per il 2016) uniscono sempre più le forze per anticipare questa evoluzione e proporre alle Aziende soluzioni tailormade e end-to-end, che fanno dell’approccio omnichannel e dello storyselling i suoi capisaldi. «Il marchio è importante, ma lo è altrettanto il negozio che lo rappresenta. - sottolinea Alessio Barbati, Chief Ecommerce Officer di Triboo Digitale - La fidelizzazione del cliente passa attraverso servizi come la gestione avanzata dei resi, il click and collect, l’ordine che parte dallo store fisico per essere gestito tramite quello virtuale e viceversa, in una parola l’omnichannel: nostro fiore all’occhiello da sempre e che nel 2016 continueremo a rafforzare». Insieme a Bootique, il punto di forza dell’offerta eCommerce sarà anche la produzione di contenuti di qualità e la costruzione di per-

corsi di acquisto innovativi. «Da sempre costruiamo percorsi narrativi attorno ai valori dei Brand - spiega Davide Scodeggio, CEO di Bootique, nata dall’acquisizione di Zodiak Active e specializzata in branded content, digital e social marketing, performance marketing e SEO - ma affacciandoci al mondo dell’eCommerce abbiamo scoperto che il potenziale di racconto di marca e prodotto in questo settore è enorme, e con possibilità di misurazione immediata dei risultati. Il nostro obiettivo è dunque quello di passare dallo storytelling allo storyselling, costruendo strategie integrate di comunicazione e performance per incidere direttamente sulle vendite online.” In questo senso, a breve la sede milanese di Triboo Group si prepara ad accogliere un vero e proprio studio di shooting: più di 1.000 metri quadri destinati alla produzione di servizi fotografici e video guidati da un team di esperti. Queste e altre novità saranno presentate il 18 e 19 maggio a Milano nel corso dell’eCommerce Forum, a cui Triboo parteciperà come Sponsor dell’evento.

Triboo Group Viale Sarca 336 edificio sedici - 20126 Milano - Tel. +39 02 64741401- www.triboo.it


SUPPLY CHAIN

Un interno della Traconf, azienda dei logistics services per moda e lifestyle, la cui sede principale è a Sona (Verona)

ce, i vari passaggi dalla raccolta mirati. Traduciamo le bolle, dell’ordine alla comunicazione, per spedizioni fuori dall’Italia, dalla preparazione alla speseguiamo gli ordini espressi, dizione in giornata». Quanto quando il consumatore paga per alla gestione dei resi, Gasparicevere il prodotto più veloceri (XPO Logistics) dichiara: mente, e gestiamo i pagamenti «Si tratta di un servizio tipico con contrassegno». Inoltre XPO dell’e-commerce dove davveLogistics dispone di uno studio ro si può fare la differenza. La fotografico per realizzare le imche distingue il fashion dagli altri settori lavorazione dei resi richiede, infatti, altri magini dei prodotti da caricare sugli e-shop specifica Pistilli (Traconf) - è soprattutto la servizi specifici come ad esempio la gestiodei propri clienti. «Spesso ci richiedono le presentazione del prodotto: deve evocare il ne informatica degli ordini e delle bolle, iniziali sui capi per il made to order - ribatte sogno. Per questo se nella logistica tradicon le quali il prodotto viene rimandato il ceo di PVS Services Italia, Nicolai -. Ma zionale si parla di pochi secondi per la reindietro, o il controllo qualità del prodotto vale anche nello sportswear, dove a volte alizzazione di un pacco, nel lusso si sale a restituito, per valutarne l’effettiva rivendipersonalizziamo le magliette con i nomi dei 8-12 minuti a confezione che, mediamente, bilità o meno». Anche nel parere di Pistilli calciatori». «Le aziende del fashion - agcontiene al massimo due pezzi per ordine. (Traconf) la gestione dei resi è importante. giunge - sono esigenti in fatto di imballaggi, Devono essere estremamente veloci, inve«L’Italia - precisa - è virtuosa in tal senso: dalle veline ai nastri, fino alla spruzzatina se in Germania si arriva a una di profumo, ma anche nella percentuale di reso tra il 30% preparazione dei pacchetti e e il 40%, da noi, dove l’apnello stoccaggio dei capi, di proccio all’acquisto online solito preferiti appesi». Per i è più cauto, non si arriva al piccoli operatori online PVS 10%, sotto la media mondiaServices Italia, che dalla sede le». «I resi nell’e-commerce di Parma spedisce in tutto il sono ordinaria amministramondo grazie al network di zione - replica Schädle (GLS) operatori di F4E (Fulfillment -. Noi veniamo incontro ai for Europe), si occupa pure mittenti ritirando la merce del foto shooting e del conresa e consegnando al tempo tent management. «La nostra il sogno di Amazon stesso quella sostitutiva: si riintegrazione con i siti di educono i tempi d’attesa e si ricommerce - specifica Nicolai sparmiano risorse». «La vera - è molto semplice. Un sisteAmazon is experimenting a delivery system with special drones peculiarità del settore moda ma informatizzato permette la Prime Air - that will allow to deliver an online purchase in 30 minutes. - sintetizza Gaspari (XPO tracciabilità dei capi, che posLogistics) - è quella di voler sono prevedere il barcode o Un drone che atterra nel giardino di casa e, con estrema precisione, rereplicare nel web store l’el’etichettatura Rfid. Abbiamo capita l’acquisto effettuato online 30 minuti prima. Amazon ci crede e sperienza emozionale dell’acun portale dedicato, attraverso da tempo sta sperimentando questo particolare servizio di consegna raquisto del negozio fisico. Il il quale aziende e consumatori pida, senza trascurare aspetti quali l’efficienza e la sicurezza. Il progetto, livello di personalizzazione possono seguire i movimenti che si chiama Prime Air, riguarda piccoli aeromobili a pilotaggio remoto del prodotto venduto online dei prodotti». «Nei nostri piadi peso inferiore ai 25 chili (nella foto), pensati per volare sotto i 400 piedi e del suo imballaggio rappreni - anticipa Bavera (Spring(120 metri circa) e per coprire distanze di circa 16 Km o più. Il colosso sentano una leva strategica GDS) - c’è quello di diventadell’e-commerce dichiara di avere sfornato dai laboratori di ricerca più di per i nostri clienti, che noi re sempre più customizzati, una dozzina di prototipi e che le caratteristiche salienti stanno evolvenoperatori della logistica non soprattutto per consegne nei do nel tempo. I centri di sviluppo sono negli Stati Uniti, Regno Unito, e possiamo sottovalutare». «Ci mercati lontani. Puntiamo alla Israele e i test dei veicoli sono in corso in molteplici location internaziopiace pensare - conclude - che Cina, agli Stati Uniti e al Canali tra le quali UK, Olanda e Canada. Attualmente, la regolamentazioparte dell’emozione provata nada, ma ci sono richieste anne riguardante l’utilizzo di droni per fini commerciali resta complessa e dal consumatore, quando riche per la Russia, dove contiaonerosa negli Usa, dove sono partiti i primi esperimenti. Dalla Amazon ceve e scarta il suo pacchetto, mo una sede a Mosca con un però rassicurano che il servizio Prime Air non partirà finché non saranno sia anche merito nostro». ■ nostro canale postale». «Ciò in grado di dimostrare che il mezzo è del tutto sicuro. e.f.

Consegne in 30 minuti con i droni

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VALUE LAB for

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Marco Di Dio Roccazzella Equity Partner - Managing Director Head of Fashion & Luxury Practice

Pronti a mettere il cliente al centro PARTENDO DALL’ANALISI DEL “CICLO DI VITA” DEL CONSUMATORE, VALUE LAB HA ELABORATO STRATEGIE E BEST PRACTICE PER FAR DIVENTARE LE AZIENDE DEL SETTORE MODA E LUSSO CUSTOMER CENTRIC E OMNICANALI, CON UN SENSIBILE MIGLIORAMENTO DELLE PERFORMANCE DI BUSINESS Value Lab è una innovativa società di Management Consulting e Information Technology, con competenze specifiche nel settore Fashion & Luxury. Il suo obiettivo è generare valore per il consumatore, al fine di creare valore per il brand. Al suo interno, grazie all’Osservatorio internazionale condotto dal team Fashion & Luxury, è stata elaborata una strategia volta a migliorare sensibilmente le performance di business delle aziende clienti, basata sul “ciclo di vita” del consumatore e su un approccio customer centric e omnicanale. Value Lab è partita dall’analisi dell’attuale situazione di mercato, in cui per i marchi del settore lo scontrino medio è di 1.350 euro, la frequenza di acquisto è di 1,1 volta all’anno e 1,2 sono i pezzi per ticket: valori troppo bassi. La società di consulenza osserva inoltre un modesto tasso di conversione del traffico, sia online (in media meno dell’1%) che in boutique (meno del 9,5%). In media il 75% dei nuovi clienti non tor-

na a fare acquisti nell’anno successivo al primo e dopo 12 mesi di inattività i clienti debbono considerarsi prospect, con tassi di riattivazione del 4% soltanto. A ciò bisogna aggiungere che l’omnicanalità ha oggi rilevanza soprattutto nella fase di ricerca e preparazione all’acquisto. I veri “shopper omnicanale” sono ancora pochi, seppur molto interessanti: comprano infatti sette volte di più di quelli monocanale. L’analisi condotta da Value Lab si completa con uno sguardo ai cluster, ossia alle tipologie di clienti: sono in aumento i cosiddetti Traveller e Markdown ed emerge il trend dei Viaggiatori Opportunisti. Crescono infine i Millenials (+8% nell’ultimo anno), per i quali è opportuno introdurre il digitale in store, sia a supporto della cosiddetta “cerimonia di vendita”, che per ampliare l’offerta presente in negozio. Secondo Value Lab, engage è la parola chiave per migliorare la curva relativa alla fedeltà del consumatore verso la marca. La conoscenza che

si ha del cliente dovrebbe inoltre essere sfruttata al massimo in un’ottica di retail excellence, aumentando l’efficacia della selling ceremony e ottimizzando le store operations: buying e assortment planning. Infine, gli analytics dovrebbero essere utilizzati per supportare il merchandising, con insight finalizzati allo sviluppo delle collezioni e alla definizione delle politiche di prezzo. Per rendere possibile e efficace tutto questo, Value Lab affianca le aziende del settore moda e lusso nella creazione di task force in grado di realizzare davvero la strategia omnicanale con al centro il consumatore. Definita la omnichannel customer experience, è necessario implementare processi e sistemi a supporto delle aree retail, e-commerce, merchandising e operations. Tutto questo implica una trasformazione culturale e organizzativa non da poco. Affiancando il CEO e le singole funzioni, viene sostanzialmente introdotta e sviluppata la figura del chief consumer officer.

Headquarter: Piazza A. Diaz 2 - 20123 Milano - Tel. + 39 02.7788931 - www.valuelab.it


Business

sfide globali

Cina e Russia: la partita si gioca sul web Sotto la lente d’ingrandimento i due Paesi che nel 2016 è previsto registreranno il maggior incremento nelle vendite online. La Cina deve fare i conti con la nuova tassazione applicata ai prodotti degli e-tailer stranieri, probabilmente per disincentivare il parallelo. La Russia, pur vivendo un periodo di significativa crisi economica, continua a guadagnare terreno di ELISABETTA CAMPANA

Attention is focused on two markets, China and Russia, that are expected to increase their e-commerce business mostly this year. China launched new taxes on retail e-commerce that push up prices of some products, probably to prevent grey market sales. In Russia the online business grows, even in this difficult times.

L’

attenzione è rivolta a due Paesi protagonisti dell’e-commerce, tra i principali canali di sbocco della moda e del lusso. Uno è la Cina, in testa alla top ten mondiale dei mercati online e, secondo eMarketer, con un business stimato per il 2016 di 714,5 miliardi di dollari (619 miliardi di euro), in incremento del 27% rispetto al 2015 (vedi grafico): una nazione sotto i riflettori perché dall’8 aprile il governo ha cambiato la tassazione dei prodotti acquistati dagli e-tailer esteri. Una scelta che nello specifico sembra voglia disincentivare il mercato online del parallelo e del daigou (il “grey” business effettuato dai cinesi che acquistano oltremare e rivendono in patria, ndr), aumentando di fatto i prezzi, in special modo degli articoli di lusso, che non sarebbero così più competitivi rispetto a quelli nei negozi. L’altro è la Russia, che pur soffrendo per la svalutazione del rublo, le sanzioni internazionali e il prezzo del dollaro ai minimi storici, continua a mettere a segno importanti incrementi nelle vendite sul web: +15,3% (pari a complessivi 23,4 miliardi di dollari o 20,2 miliardi di euro) è la stima per il 2016, che la posizionerà al secondo posto, dopo la Cina, per tasso di crescita. Entrambe queste nazioni concorrono ampiamente all’aumento a doppia cifra dell’e-commerce globale, che quest’anno eMarketer stima raggiunga gli 1,9 trilioni di dollari (circa 1,65 trilioni di euro), con un potenziale inespresso ancora molto elevato, visto che il web rappresenta solo il 7,4% del commercio mondiale, pari a 25,4 trilioni di dollari (22 trilioni di euro). In Cina

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bisognerà capire quali saranno le ripercussioni del nuovo provvedimento preso dal presidente Xi Jinping, che non considera più i prodotti comperati online oltreconfine una categoria a parte a cui applicare un unico “pacchetto fiscale”, bensì li reputa al pari di tutte le merci di fatto importate nel Paese e, come tali, soggetti a dazi, oneri doganali e Iva. L’ecommerce cross-border riguarda oltre 5mila aziende in Cina - tra gli e-tailer più coinvolti vi sono i colossi Alibaba, Jd.com e Amazon - per un fatturato, che secondo il Ministero del Commercio Cinese, quest’anno dovrebbe raggiungere i 6,5 trilioni di yuan (circa 879

milioni di euro). Luca Solca, managing director sector head global luxury goods di Exane Bnp Paribas, avverte sul possibile impatto negativo che la nuova normativa potrà avere sullo shopping dei cinesi: sia dei turisti, sia di quelli che praticano il daigou (i cui articoli prevalentemente di lusso, come scarpe, borse e abbigliamento griffato vengono comperati nella mainland sulle piattaforme consumer to consumer come Taobao o nei “negozi” all’interno di WeChat, ndr). «Nel breve termine si potrebbe verificare un calo della domanda - conferma Lijun Xin, presidente della business unit Apparel and Home Furnishing di Jd.com - ma non prevediamo che avrà un impatto duraturo sulle richieste». Sul fronte delle strategie, Lijun Xin, presente alla recente Milano Design Week per l’evento di Jd.com dedicato all’arredo, sottolinea: «È un settore su cui stiamo investendo tanto insieme a quello moda. Entrambi ci stanno gratificando molto


1. La home page del colosso Jd.com, che sta avendo particolari soddisfazioni di vendita dalla moda e dal design 2 . Un’immagine di WeChat, la app di social messaging leader nel Far East, che vede crescere in modo significativo le vendite effettuate attraverso la sua piattaforma 3 . La sede moscovita di Yandex, il più importante motore di ricerca russo 4 . Le consegne puntuali sono tra gli elementi chiave dell’e-commerce (foto di Otto Group Russia)

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con crescite esponenziali». Il top manager, da garantire che vengano sfruttate tutte le pospur sottolineando che il parallelo non è vietasibili sinergie». Come in Cina, anche in Russia, to, ha precisato: «Preferiamo avere un rapporto la vera differenza è operare attraverso un sito diretto con le aziende, come Trussardi, Tod’s proprio o appoggiarsi a un marketplace locale. e Luxottica, che ci permette di promuovere «La continua crescita dell’e-commerce nella direttamente i brand in Cina e di tutelarne l’imFederazione, nonostante la situazione non facimagine». Il problema dei falsi è molto sentito le del Paese, evidenzia le allettanti opportunità dall’e-tailer cinese, che assicura controlli severi offerte dal web» premette Martin Schierer, su tutto il processo: «Abbiamo vinto le cause ceo di Otto Group Russia. «La crisi economiche ci hanno visto coinvolti» dice Lijun Xin. Un ca e la svalutazione del rublo, pur determinanaltro percorso per vendere in Cina lo suggerisce do un’innegabile instabilità - sottolinea il top Andrea Ghizzoni, country director di WeChat manager - hanno però ridotto i costi di realizItaly, premesso che nel primo trimestre 2016 zazione e di gestione dell’e-commerce». «Sono sono duplicate le vendite nate dalla app di social diverse le modalità di approccio al nostro mermessaging leader nel Far East e che gli utenti cato - aggiunge Schierer -. Vanno da chi gestiche comperano direttamente su WeChat hanno sce tutto dall’estero e quindi necessita solo di superato il 30%, rispetto al 15% del 2015, preferendo l’abbigliamento (60%) e il personal care (40%). il mercato e-commerce globale «Noi ovviamente non siamo un previsioni di crescita 2016 e-commerce - precisa Ghizzoni -. Vendite Offriamo ai brand una piattaforma annuali (in mld per pubblicizzare i prodotti e ac- di $) cettare i pagamenti, perfettamente % di integrabile con i vari siti azienda- crescita rispetto li». «Wetobusiness.com, il nostro al 2015 reseller ufficiale in Italia - aggiun- Top ten ge Ghizzoni - propone, sviluppa e gestisce servizi alle imprese, bastaFonte: eMarketer, dicembre 2014 (courtesy of Jd.com) ti sull’utilizzo di WeChat, in modo

un provider per i trasporti, a chi opera direttamente in loco, con una società di diritto russo, soluzione però consigliata solamente a chi ha già esperienza della Russia». «Tra questi estremi - puntualizza Schierer - esiste la possibilità di affidarsi a operatori locali, noi per esempio attraverso la società eSolutions proponiamo un servizio chiavi in mano dedicato al fashion retail». Secondo Evgeny Tikhomirov, direttore commerciale di Yandex, il più grande motore di ricerca della Russia, sono due gli elementi chiave, oltre a un prezzo interessante, per conquistare e fidelizzare i consumatori online russi (ma vale anche per quelli cinesi): una trasparente tempistica delle consegne e chiare condizioni per i resi. Sono le donne dai 25 ai 34 anni, che abitano a Mosca o nella regione circostante, a essere le principali fashion e-customer, non a caso il womenswear è il più venduto online (34%), seguito da menswear (18%), accessori (16%), calzature donna (15%), scarpe uomo (12%) e bambino (5%). «Il made in Italy è noto in Russia soprattutto nell’alto di gamma, ma in realtà c’è ampio spazio per i prodotti meno costosi, pur sempre di qualità» dice Tikhomirov. Un suggerimento valido ■ anche per il mercato cinese.

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CASE HISTORY

GIGLIO.COM/LE NUOVE FRONTIERE DEI MULTIMARCA

UN E-COMMERCE TOTALLY HANDMADE Il gruppo Giglio di Palermo festeggia i 20 anni del proprio e-commerce, che vale diversi milioni di euro di fatturato. Un esempio illuminante di come possa evolvere l’attività dei multimarca. A patto che si investa nel business online con grande impegno e professionalità. Gestendo tutto internamente DI ELISABETTA CAMPANA

Giglio group in Palermo celebrates the 20th anniversary of its e-commerce, with a turnover of several million euros. A brilliant example of how the activities of multibrand stores can evolve. Provided that a retailer invests on his online business with great commitment, professionalism and managing everything internally.

«Kcommerce del gruppo Giglio a Palermo.

eep calm and shop now» è la ricetta e-

Poche parole che invitano il cliente ad acquistare online con tutta tranquillità, come se fosse in negozio. Perché la caratteristica di Giglio.com - con 28 dipendenti, a cui si ne aggiungono 20 stagionali, 80mila referenze e un fatturato di diversi milioni di euro, cresciuto del 134% nel 2015 - è proprio quella di declinare sul web, innovandole, l’esperienza e la linfa vitale dei noti multimarca siciliani, dagli anni Settanta punto di riferimento per il fashion e il lusso. L’altra peculiarità del sito, quasi un unicum nel panorama italiano, è la gestione interna: dalla a alla zeta. «Siamo stati pionieri iniziando 20 anni fa, anche se la vera accelerata si è avuta nell’ultimo decennio» premette Giuseppe Giglio, che guida la parte online del business di famiglia, coadiuvato dal fratello Federico, responsabile acquisti sia per le boutique - attualmente sei, uomo, donna, bambino e accessori -, sia per l’ecommerce, con la supervisione di papà Michele. «Prima abbiamo utilizzato una piattaforma, tra le più note sul mercato - spiega Giuseppe - ma poi le inevitabili inefficienze di un sistema non personalizzato ci hanno indotto a fare un salto di qualità, puntando su una completa autonomia». «I nostri programmatori hanno ideato il software, che viene costantemente aggiornato e migliorato - precisa Giglio -. Intorno abbiamo creato l’organizzazione, che ovviamente comprende tutte le professionalità indispensabili per il funzionamento: dal customer service al digital e social marketing, dallo shooting di capi 46

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e accessori alle spedizioni». La sede di Giglio. com non ha nulla da invidiare alle più grandi realtà internazionali del settore, a partire dalla sala IT, con quattro videowall che in tempo reale monitorano tutto il business. Il primo monitor registra gli acquisti: sono tra i 500mila e i 600mila i clienti complessivi di Giglio.com, provenienti soprattutto da Europa, ex Urss, Usa,

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Australia e Medio Oriente, con un carrello medio di quasi 500 euro d’inverno e di 380-390 euro d’estate e pagamenti in 26 valute. Il secondo è collegato a Google Analytics: «Ormai oltre il 50% della navigazione avviene attraverso il mobile, che ha un tasso di conversione più alto del desktop - puntualizza Giglio -. Le scarpe sono la merceologia più venduta, seguite da

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1. Giglio.com festeggia i 20 anni di attività 2. Lo shooting di una borsa Valentino nella sede dell’e-commerce del gruppo Giglio a Palermo, con a fianco il video per il ritocco delle immagini 3. I quattro viedeowall che monitorano costantemente l’attività sul web 4. Una fotografa e tre modelle con abiti di Fausto Puglisi al lavoro per gli scatti dell’online 5. La sala IT nell’headquarters

abbigliamento e borse. Il 47% del nostro business online riguarda la donna, il 35% l’uomo e il 18% il bambino». Il terzo video supervisiona il sito e l’ultimo controlla eventuali tentativi di hackeraggio. «La nostra giornata tipo inizia con la raccolta degli ordini - racconta Giuseppe -. La merce acquistata viene riunita in un magazzino e gli spedizionieri, prima di impacchettarla, ne

verificano l’effettiva corrispondenza, grazie al ticket con barcode che permette di visualizzare l’immagine di ogni singolo prodotto. Contemporaneamente un programma creato ad hoc seleziona fra le varie società di trasporti quella che offre la tariffa migliore per l’invio. I pacchi, con una media di 200 al dì, personalizzati Giglio e con documentazione digitale, partono tutti i giorni alle 12 e alle 19. La consegna in Italia ed Europa è in 48-60 ore». Il buon fine delle vendite - secondo Giglio «l’abbandono del carrello è la cosa peggiore che possa accadere» - è frutto di un incredibile, e spesso poco conosciuto, lavoro di squadra. «Fotografiamo circa 350 articoli al giorno - puntualizza Giglio -. Operiamo anche su tre set contemporaneamente: due dedicati all’abbigliamento con le modelle e uno lifestyle per gli accessori, il tutto supervisionato da un art director». «Le immagini vengono corrette dai grafici e messe subito online con le schede già tradotte in inglese, spagnolo, russo, tedesco, francese e, tra poco, in arabo e cinese». Parallelamente, per invogliare all’acquisto, il reparto di digital e social marketing invia 2,5 milioni di email a settimana, di cui buona parte personalizzate, con una media di aperture del 20%. Altro aspetto fondamentale è il servizio alla clientela, che contribuisce a far sì che i resi siano sotto il 4%. «Grazie agli addetti alla vendita dei nostri negozi - spiega Federico Giglio garantiamo una consulenza ad hoc, impensabile per i siti che non hanno un côté fisico come il nostro: siamo in grado di suggerire vestibilità e misure dei vari brand, di consigliare possibili abbinamenti e di rispondere alle richieste più diverse». Le sinergie tra virtuale e reale non finiscono qui. «La clientela locale usa il nostro sito come un catalogo - spiega Federico Giglio - e arriva in negozio che si è già fatta un’idea delle proposte. Inoltre è invogliata a comprare di più, perché trova un maggiore assortimento, grazie allo sbocco internazionale assicurato dall’e-commerce». «Se per esempio prima acquistavamo otto-nove modelli di scarpe di un determinato marchio - precisa Federico - adesso arriviamo anche a 40. Il risultato è che nel 2015 il nostro fatturato offline è cresciuto del 20%». A fronte di tutto ciò, non può stupire che l’expertise maturata dal gruppo Giglio sul fronte digitale venga messa a disposizione di altri negozianti: «Già da due stagioni stiamo effettuando test con alcuni colleghi e tra poco ufficializzeremo non solo i nomi dei nostri partner, ma anche le caratteristiche del marketplace. Che, garantiamo, saranno innovative», assicu■ rano Giuseppe e Federico. 11_05_2016

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CASE HISTORY

TRIUMPH

Think global, act local: un approccio imprescindibile Vendere underwear e reggiseni via Internet è una missione possibile per il leader mondiale della lingerie Triumph. Alla base c’è una profonda conoscenza del mezzo, oltre che delle esigenze delle donne di oggi, come spiega Tilman Galler di Elena Azzola

When selling underwear and bras over the Internet, the emotional aspect should not be overlooked and it is very important to find the right tone to communicate with customers. The specific characteristics, culture and buying habits of every market should also be taken into consideration, according to Tilman Galler.

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a alcune settimane Triumph - uno dei maggiori player mondiali della lingerie, grazie all’omonimo marchio e a Sloggi - ha lanciato anche in Italia il canale e-commerce, forte di un’esperienza consolidata in questo ambito, avendo già attive piattaforme simili in vari Paesi. Vendere underwear via Internet rappresenta una sfida non da poco. Ne parliamo con Tilman Galler, head of e-commerce e member of the board of directors di Triumph Global Sales. «L’acquisto di intimo per una donna è qualcosa di molto personale ed emozionale, come è facile immaginare - spiega il manager -. La nostra mission è da sempre rispondere alle esigenze di qualità, stile e comfort delle donne di tutte le età attraverso le nostre collezioni. Dunque, il focus è sul prodotto anche nel sito di e-commerce e la nostra priorità è stata semplificare al massimo la funzione di ricerca all’interno di un assortimento molto ampio e articolato, essendo presenti in tutti i segmenti d’offerta, dal luxury al dailywear». La con-

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sumatrice, soprattutto quella fidelizzata, deve poter trovare con rapidità l’articolo che cerca: questa è la prima regola. Negli e-shop di Triumph, inoltre, un tool molto importante è quello che consente di fare un test per capire qual è la taglia di reggiseno giusta. Il lancio della piattaforma dedicata all’Italia ha coinciso con quello della nuova collezione Magic Boost che, con i suoi tre diversi fit, risponde alle esigenze delle donne che vogliono affrontare i cambiamenti naturali del proprio seno e riprendere le proprie forme. Una linea supportata dalla campagna pubblicitaria

“Trova quello giusto”, declinata su tv, stampa, digital e piano vetrine, in un gradevole e tenero stile cartoon. «Del resto, non si può prescindere dall’aspetto emozionale quando si parla di intimo ed è importantissimo trovare il giusto tono di comunicazione con la consumatrice», è convinto Tilman Galler. Se questo è vero a livello generale, bisogna poi tenere in grande considerazione le specificità di ogni singolo mercato e la cultura e le abitudini di acquisto delle consumatrici di quel Paese. «Le varie nazioni hanno un approccio molto individuale all’e-commerce - prosegue Galler -. Si pensi solo alle preferenze nelle modalità di pagamento». Di qui l’esigenza di affrontare il commercio elettronico con il massimo grado di localizzazione possibile. «Quello che è davvero importante è la qualità della localizzazione raggiunta: un obiettivo che noi abbiamo ottenuto grazie alla collaborazione con Arvato. Il nostro partner ci ha permesso di cambiare mentalità e di sviluppare questo tipo di approccio». Se


Un’immagine scelta per presentare la linea Magic Boost. Nella pagina a fianco, la home page del sito italiano di Triumph

dunque uno dei motti di Triumph è “think global, act local”, questo è ancor più vero quando si parla di e-commerce. «Bisogna essere molto accorti per conquistare la fiducia della consumatrice - prosegue il manager -. Dopo un acquisto, mandiamo una mail alla cliente per avere un riscontro immediato sul grado di soddisfazione». Ma evidentemente ci sono ancora ampie fasce di donne che non si sentono sicure a comprare un capo intimo online, se si pensa che anche in nazioni come la Germania e la Svizzera il tasso di conversione è del 5% soltanto: il 95% delle signore che navigano il sito non concretizza l’acquisto. Ed è su questo punto specifico che si focalizza l’attenzione di Triumph. «Il traffico non significa nulla, se non determina vendite. Per ottimizzare il conversion rate bisogna lavorare su vari fronti - spiega Tilman Galler

-. Bisogna investire su piattaforme con una mobile version perfetta, per rendere più fluido il percoso che molto spesso la consumatrice fa da mobile a desktop. Il layout e la navigazione del sito devono inoltre assicurare il massimo grado di soddisfazione in chi ne fruisce, in gergo si parla di “joy of view”». Ma non solo: sono importanti anche gli aspetti di back end, per servire al meglio la clientela. «Nell’e-commerce un punto chiave è l’assortimento su cui puoi contare - chiarisce Galler -: devi fare una programmazione efficace, considerare quali sono i best seller e pianificare la gestione di eventuali stock». Pare di capire che l’e-commerce, così come concepito da Triumph, sia una sorta di scienza esatta, fatta di prodotto, comunicazione, processi, dettagli e persone: un mondo affascinante, ■ dove c’è ancora molto da scoprire.

Tilman Galler

IL NOSTO PARTNER CI HA PERMESSO DI realizzare un’ottimale localizzazione dei Siti nei vari Paesi in cui siamo presenti

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events

e-commerce netcomm forum

aspettando la vera digital transformation Una due giorni animata da tre convegni sitituzionali, 46 workshop, oltre 100 espositori e la stima di 6mila partecipanti: il Netcomm Forum torna a Milano e per l’11esima edizione vuole creare i presupposti a che l’economia digitale diventi ancora più pervasiva nel tessuto imprenditoriale italiano 1

di ELISABETTA FABBRI

The 11th E-Commerce Netcomm Forum is coming. Three institutional conferences and 46 workshops are scheduled to talk on the business and its consumers.

1. Roberto Liscia, presidente del Consorzio Netcomm ed executive board member di Ecommerce Europe, associazione di 25mila imprese che vendono online in Europa 2. Uno scatto alla scorsa edizione del forum

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’E-Commerce Netcomm Forum raddoppia nell’appuntamento di Milano. Le giornate dal 18 al 19 maggio presso il centro congressi Mico, al Gate 14 di via Gattamelata 5 - si prospettano ricche di momenti di approfondimento e discussione (full immersion, dalle 9 alle 18), come anticipano gli organizzatori di Netcomm, il Consorzio del Commercio elettronico italiano che conta oltre 200 aziende consorziate, con l’obiettivo di promuovere iniziative che facilitino la conoscenza e la diffusione delle vendite online. «Il forum - spiega Roberto Liscia, presidente di Netcomm - è il principale appuntamento italiano dedicato al commercio elettronico e consente di approfondire le dinamiche dell’intera filiera dello shopping online. Prevediamo un ampio programma di incontri con tre conferenze plenarie, 46 workshop tematici e una ricca area espositiva pronta ad accogliere oltre 6mila partecipanti e più di 100 espositori». «A guidare le giornate - prosegue - saranno le ricerche aggiornate e le tendenze più rilevanti, messe a confronto con i principali operatori del settore ita-

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liani e internazionali. Se da un lato è vero che il digitale sta generando uno scenario di profonda trasformazione, vale la pena ricordare che il commercio elettronico italiano rappresenta non più del 4% delle vendite italiane. I retailer online in Italia sono solo 40mila, in un contesto europeo di oltre 750mila imprese attive nel digitale. Numeri questi che devono far riflettere e che, in un appuntamento come il nostro E-Commerce Forum, devono creare presupposti favorevoli perché la digital transformation diventi, proprio grazie all’impulso delle vendite, ancor più pervasiva nel nostro tessuto imprenditoriale». i modelli per competere mentre l’e-shopper evolve Entrando più nel vivo della due giorni, uno degli appuntamenti da non perdere la mattina di giovedì 18 maggio è la conferenza “L’e-commerce guida la digital transformation”, che affronta temi quali il quadro normativo e il mercato unico digitale, l’evoluzione della domanda e dell’offerta su scala globale e la trasformazione delle imprese attraverso la digitalizzazione, traina-

ta dalle vendite online. Nel pomeriggio si discuterà di “Competenze, management e processi per competere con successo nei nuovi mercati digitali”. Il presupposto è che, come spiegano da Netcomm, i modelli per competere stanno subendo profonde modifiche e che il cambiamento oggi dipende anche da fattori finora rimasti marginali come i big data e i pagamenti. Interverranno in proposito operatori come Facebook, Safilo, Deliveroo ed Ebay Italia. Venerdì 19 si parlerà di “Comportamenti digitali del consumatore globale” per analizzare ciò che sta rendendo sempre più indistinti i confini tra individuo, cittadino e consumatore. Il tema sarà affrontato con Concept Lab, il Mit di Boston, l’Istituto Italiano di Tecnologia e Pizzabo. Non mancheranno, inoltre, approfondimenti e workshop tra i quali quello dedicato all’Italian lifestyle, moderato da Marc Sondermann, direttore di Fashion (media partner dell’evento), che proporrà alcune case history di successo di realtà italiane e internazionali. Sul palco sono attesi responsabili di McKinsey & Co., Zalando, ■ Geox, Bottega Verde e Lanieri.


KEROS DIGITAL for

K-Nimbus: la tecnologia al servizio di tutti i progetti omnichannel Partendo da una solida esperienza nell’e-commerce, Keros Digital concentra la sua attività in due aree principali: tecnologia e progetti/consulenza. Fiore all’occhiello, la piattaforma K-Nimbus, ideale per i progetti omnichannel e con all’attivo oltre 40 istanze, dal fashion agli accessori, dalla cosmesi al design e all’arredo. Grazie alle sue innovative soluzioni tecnologiche, nate per il mercato enterprise e rese accessibili a tutti, Keros Digital è un partner di eccellenza nella velocizzazione e facilitazione dei processi di vendita in Rete. Come ben sanno gli esperti di Keros Digital, l’e-commerce è un processo sofisticato, che non si improvvisa: richiede infatti competenze consolidate, in modo da implementare processi semplici per risolvere attività complesse, garantire immediatezza di reazione ai cambiamenti di strategia commerciale, dare certezze di correttezza in ambito fiscale anche su mercati lontani, assicurare il minore impatto sulle strutture aziendali e il meglio in fatto di servizio al consumatore finale. L’offerta di Keros Digital si concentra su due aree principali: tecnologia e progetti/ consulenza. Le soluzioni tecnologiche di Ke-

Roberto Caffarone Co-founder Keros Digital

ros si differenziano da tutte le altre per diverse ragioni: sono prodotti completi, ideati da utilizzatori, full responsive, in grado di fornire una completa copertura dell’intero processo di back-end, facili e veloci da implementare e basate su soluzioni in cloud, in modo che vari aspetti di un progetto possano essere coperti da una rete di partner con competenze specifiche su ogni settore, con costi allineati a diversi livelli di maturità digitale del

cliente. Il perno intorno a cui ruota l’offerta high tech di Keros Digital è la piattaforma di e-commerce K-Nimbus, utilizzata a oggi da oltre 40 istanze attive in diversi Paesi e perfetta per ogni tipo di business e prodotto, dai cosmetici al design e all’arredo, dal fashion agli accessori. Con le sue estensioni per il B2B e gli acquisti in-store, K-Nimbus è l’ideale per progetti omnichannel in grado di coinvolgere il consumatore in un’irripetibile e coinvolgente esperienza di acquisto e, allo stesso tempo, permettere alle aziende di condividere i vantaggi con la propria rete di vendita, diretta e indiretta. Obiettivo: massimizzare le entrate dell’e-store, minimizzando tempi e costi dell’implementazione e integrazione, in nome di un e-commerce studiato in base alle specifiche esigenze commerciali del cliente.

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events

il nostro “digital fashion day” a milano

la macchina È in moto ora bisogna accelerare Dopo la ceo roundtable di fine 2015, Fashion scrive un nuovo capitolo su made in Italy ed e-commerce, con il convegno fissato a Milano il 9 giugno: insieme a top executive e imprenditori si fa il punto sulle best practice, volte a incrementare concretamente i volumi di business generati dal canale di ALESSANDRA BIGOTTA

For made in Italy the digital innovation machine has finally started its journey. Now the moment has come to go one step beyond, keeping in mind that for the brands “digital” means not only e-commerce, but a radical change in overall strategies. Hot topics at the centre of the “Digital Fashion Day”, organized by our magazine in Milan on 9th June.

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a quando Fashion ha organizzato la sua prima ceo roundtable sul digital commerce, a fine 2015, il rapporto tra moda ed e-commerce si è rapidamente evoluto. Un’evoluzione che porta con sé importanti opportunità ma che, attraverso la digitalizzazione, mette in discussione l’intera gestione di un’azienda e le sue strategie di vendita, internazionalizzazione, marketing e comunicazione. Le vecchie regole sono saltate, occorre scriverne di nuove. Per riprendere il filo del discorso, un’occasione unica nel suo genere è il convegno su invito che Fashion organizza il 9 giugno allo Star Hotel Rosa di Milano, rivolgendosi a una platea di imprenditori, e-commerce manager, professionisti del marketing e della comunicazione. Un evento, preceduto da un’esclusiva vip dinner la sera dell’8 giugno, che parte da un presupposto: ora che per il made in Italy la macchina dell’innovazione digitale si è messa in moto, bisogna farla funzionare al meglio attraverso best practice, in modo da dare una spinta decisiva a una conversion rate, che nel nostro Paese è tuttora più bassa che nel resto dell’Europa. Il summit - introdotto e moderato da Marc Sondermann, direttore e ceo di Fashion -, inizia con la testimonianza di Roberto Liscia (presidente del consorzio NetComm, partner dell’evento) sullo status quo dell’ecommerce in Europa. Il primo panel di discussione vede al tavolo dei relatori i top digital executive di solide realtà aziendali

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1. La platea alla prima ceo roundtable, organizzata da Fashion lo scorso novembre 2. Marc Sondermann insieme a Eraldo Poletto, uno dei relatori al convegno del 2015 3. Lo stand di Fashion a Brandy, la due giorni dedicata alle strategie omnichannel dei marchi lifestyle, frutto di un progetto di Quintegia

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come Brunello Cucinelli (rappresentato dal cdo Francesco Bottigliero) e di marchi del ready-to-wear. Segue un focus sulla “conversion optimization”, tematica di rilievo anche per i multimarca alle prese con l’omnicanalità, che dà la parola tra gli altri a Giuseppe Giglio (fondatore di giglio. com, si veda l’articolo alle pagine 46-47), Umberto Tesoro (e-commerce manager di Philipp Plein) e Alessandro Milia, responsabile dell’e-commerce di La Martina, dopo esperienze in Silvian Heach e Unieuro. Ad aprire il pomeriggio è il ceo di un importante brand italiano ancora da svelare, che dà il la alle riflessioni successive, a partire da un confronto sulle strategie di internazionalizzazione alla luce della digital revolution: interessante, in questo contesto, il punto di vista di Tilman Galler, head of e-commerce e membro del board of directors di Triumph, brand che ha sfa-

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tato il luogo comune secondo cui vendere underwear online è “mission impossible” (vedi articolo alle pagine 48-49). Altro argomento d’attualità, il passaggio dalla customer experience alla customer journey: il “viaggio” del consumatore prima, durante e dopo l’ordine, da accompagnare con un’elevata attenzione tanto agli aspetti pratici, come la usability, quanto ai contenuti ispirazionali. Ultime battute con lo speech di un altro special guest di alta caratura e con ■ le conclusioni di Marc Sondermann.


NEWS

ZEROGREY

GARTNER INCORONA KOOOMO COOL VENDOR Frutto di 15 anni di sviluppo e innovazione, Kooomo si è appena portata a caso uno dei riconoscimenti più prestigiosi del settore: la nomina di Gartner a “Cool Vendor” 2016

EUROSTEP

DI ANGELA TOVAZZI

GOLD PARTNER DI ORACLE

Kooomo, a division of Zerogrey, has been included in the list of “Cool Vendors in Digital Commerce” 2016, just published by Gartner.

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uno dei riconoscimenti dell’information technology più ambiti a livello internazionale: diventare Cool Vendor è un traguardo che poche imprese possono vantare, una conferma della propria eccellenza e capacità innovativa. Una “medaglia” che quest’anno Gartner - leader globale nella consulenza strategica, ricerca e analisi nel settore high-tech, con oltre 60mila clienti nel mondo - ha conferito anche a Kooomo, piattaforma collaborativa di e-commerce nata in seno a Zerogrey e frutto di 15 anni di sviluppo IT. La società guidata da Giovanni Meda (nella foto) si è ritagliata un posto nella Cool Vendors List dedicata al “Digital Commerce” grazie al nuovo concept “1 click integration”, che le ha consentito di distinguersi dai competitor. Un software pensato per soddisfare le esigenze di aziende complesse come quelle della moda e del lusso, alle prese con le sfide di internazionalizzazione e omnicanalità, che permette di integrare tutta la “filiera” del processo di vendita, superando le barriere tecniche rappresentate dalla gestione di contenuti, listini, geolocalizzazioni, promozioni, tasse e molto altro. «Tutte le aziende - spiega Meda - richiedono oggi una integrazione tra il canale digitale e quello tradizionale, per fornire alla propria clientela la possibilità di avere diversi punti di contatto coerenti, soluzioni dove la stabilità e la qualità sono garantite. Uno strumento che faciliti il controllo informatico sulla distribuzione, mantenendo un forte grado di libertà sulla grafica e gli elementi comunicativi». Kooomo permette di integrarsi con i propri partner con pochi click, fornendo «anche alle aziende meno strutturate la possibilità di gestire le informazioni senza grandi investimenti in integrazioni». Un plus che ha convinto anche gli analisti di Gartner. ■

Eurostep has partnered with the big US company within the “Oracle Commerce Cloud”. Eurostep, società trevigiana specializzata in progettazione, sviluppo e gestione di progetti e-commerce B2C e B2B, ha stretto una partnership strategica con Oracle, gigante americano dell’hightech, che ha recentemente presentato “Oracle Commerce Cloud”, una soluzione Saas flessibile e scalabile, progettata con la mission di favorire la rapida crescita delle imprese, semplificando la gestione IT e riducendo i costi. «Oracle ha scommesso su Eurostep eleggendola primo partner ufficiale italiano di questa nuova soluzione - dichiara Simone Bittoto, ceo di Eurostep -. Il target è composto da oltre 200 marchi del mid size italiano che possono, tramite gli applicativi in cloud, accelerare il loro business online in maniera esponenziale». Mission della società veneta è «diventare il driver di internazionalizzazione preferenziale per i brand made in Italy», con l’idea di non fermarsi solo al fashion, ma di investire anche «sul food e il design». Le skill? «Partiamo dal rebuild dell’e-commerce - spiega Bittoto passando per l’integrazione dei punti vendita internazionali, con la realizzazione di un perfetto customer omnichannel». (a.t.)

ITALIA INDEPENDENT IDEAS

PATTO CON TRIBOO DIGITALE Independent Ideas (creative agency of Italian Independent Group) and Triboo Digitale have signed a partnership in order to integrate their complementary skills.

Un’immagine tratta dal sito di Independent Ideas

Independent Ideas (agenzia creativa di Italia Independent Group) e Triboo Digitale hanno siglato una partnership strategica per mettere l’expertise in product design e comunicazione al servizio del mondo e-commerce, aprendo scenari inediti per i settori fashion e lifestyle. Obiettivo dell’intesa è mettere a frutto competenze integrate, in modo da fornire al cliente un supporto in grado di spaziare dall’ideazione creativa del prodotto allo studio del suo posizionamento, passando per la definizione di iniziative di comunicazione personalizzate e la gestione dell’e-commerce e del digital marketing. (a.b.)

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BUSINESS NEWS

QVC ITALIA

«La moda in tv ha una marcia in più» Qvc Italia, piattaforma multimediale e multicanale di shopping, è pronta a lanciare il progetto Next, a sostegno dell’imprenditoria emergente

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di Carla Mercurio

Qvc Italy, multimedia and multichannel shopping platform, is ready to launch Next project, to support emerging entrepreneurship.

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1. La sede di Qvc Italia, a Brugherio: una manciata di chilometri da Milano 2 . Paolo Penati, a.d. di Qvc Italia 3 . Una trasmissione in onda negli studi televisivi di Brugherio

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ove l’immagine statica non basta, ecco che molti siti di e-commerce si stanno organizzando con la modalità video, per dare vita e anima al prodotto. Anche questo espediente però può non bastare a rendere la peculiarità di un articolo, a raccontarne la storia e la progettualità. È il momento di chiamare in causa lo storytelling. Meglio ancora se raccontato in Tv. Paolo Penati sottolinea i plus di Qvc, il canale per lo shopping televisivo di cui è a.d. per l’Italia, dove le trasmissioni sono in onda dall’ottobre del 2010. Un colosso americano da 8,7 miliardi di dollari fondato nel 1986, parte di Liberty Interactive Corporation, che oggi ha raggiunto un totale di 17mila dipendenti e 14 milioni di clienti nel mondo. «Non chiamatele televendite, per carità - si raccomanda Penati -. Un concetto con una connotazione negativa, che non si addice a una realtà come la nostra». Un canale che in Italia - dove Qvc ha la sede a Brugherio e un centro logistico e di distribuzione vicino a Piacenza - ha raggiunto un giro di affari di 138 milioni di dollari in meno di sei anni, con 800 marchi venduti, di cui il 21% della sfera moda e accessori (il 65% sono italiani). Le trasmissioni vanno in diretta 17 ore al giorno sul digitale terrestre e tivùsat, su Sky e sono visibili anche in streaming, sul sito Internet qvc.it e sulla pagina ufficiale di Facebook (due milioni e mezzo di fan). «Con un’utenza al 90% femminile - racconta Penati - Qvc propone una

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vasta scelta di articoli moda a prezzi medi, che vanno dai 40 ai 150 euro per l’abbigliamento e dai 35 ai 200 per le scarpe, frutto di un lavoro di scouting che pesca tra le realtà più propositive in Italia». Proposte che hanno il plus di essere raccontate di persona da chi le ha pensate e concepite, ospiti negli studi televisivi di Qvc a Brugherio. «Marchi come Manas, Stonefly, le capsule con Braintropy, e Sharra Pagano e quella in arrivo con la O Bag - sottolinea Penati - in vendita anche tramite il sito Internet, accessibile pure da smartphone e tablet». Una

piattaforma multimediale e multicanale di shopping, destinata a crescere anche grazie al nuovo progetto QvcNext, un programma che sostiene le imprese italiane appena nate, piccole e medie, con una particolare attenzione al mondo femminile. «Cerchiamo le realtà in nuce, a cui diamo la possibilità di andare rapidamente sul mercato, avendo un feedback rapido - spiega l’a.d. -. Fra queste la moda avrà un ruolo preponderante». «Le trasmissioni partono a ottobre - conclude mese in cui festeggiamo il sesto anniversa■ rio di Qvc Italia».


SYS-DAT SPA for

Matteo Neuroni, amministratore delegato di SYS-DAT SpA

«40 anni …. di costante crescita, ed ora guardiamo oltreconfine!» LEADER NELLE SOLUZIONI TECNOLOGICHE PER LE AZIENDE APPARTENENTI AL SETTORE MODA, SYS DAT SPA FESTEGGIA 40 ANNI CON ENERGIA E NUOVI PROGETTI, IN PRIMIS L’ESPANSIONE ALL’ESTERO. I PUNTI DI FORZA? UNA VISION EVOLUTA, UNA SINERGIA PROFONDA CON LA CLIENTELA, UN TEAM PROFESSIONALE ED AGGIORNATO, UNA GRANDE SOLIDITÀ. I NUMERI PARLANO CHIARO: NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI IL FATTURATO È CRESCIUTO SEMPRE A DOPPIA CIFRA.

«L’anno prossimo festeggeremo i nostri “primi 40 anni” in un settore in continua evoluzione, che ci permette di affrontare sempre nuove sfide. E visto che negli ultimi cinque anni il nostro fatturato è sempre cresciuto a doppia cifra, nel 2016 ci sono tutti i presupposti per continuare con questo trend»: esordisce così Matteo Neuroni, amministratore delegato di SYS-DAT SpA, realtà milanese con oltre 100 dipendenti e sedi a Torino, Empoli, Roma, Rimini, Bari e Palermo. Quello che SYS-DAT SpA offre è, a tutti gli effetti, un servizio “total look”, costruito intorno al core business dei software e delle soluzioni per le aziende della moda. Software nella sua accezione più completa: soluzioni ERP, CRM, PDM, Retail, Analytics, Social, Visual&Digital experience, App, eCommerce&omnichannel, RFID, …per i meno “tecnologici” sono acronimi di difficile interpretazione, ma il concetto chiave è semplice, ossia proporre soluzioni software, servizi e consulenza, per supportare tutte le necessità informatiche delle aziende del Fashion&Luxury. «Tutto parte dall’esperienza di oltre 500 aziende clienti di questo settore - sottolinea Matteo Neuroni -. Un numero molto importante, perché dietro a queste 500 realtà ci sono migliaia di utenti e, soprattutto, migliaia di expertise, che giornalmente utilizzano il nostro software per il loro business. Direi che è proprio questo energico connubio Cliente-Partner che consente la creazione costante di valore! In estrema sintesi trasformiamo in business per i nostri Clienti le migliori best practices del settore che recepiamo e sintetizziamo dal mercato ». Negli ultimi anni sono stati fatti ingenti investimenti, in modo da garantire un servizio sempre più completo e creare una struttura in grado di coprire in maniera capillare tutta l’Italia. Fanno capo al gruppo anche E-Lab Consulting per tutta l’area web, app e digital, SYS-DAT Bari focalizzata sulla Puglia e, B-One on Site a Torino per Piemonte e Liguria, SYS-DAT Retail con competenze specifiche a supporto di negozi, outlet, corner e altri spazi distributivi, Logic One a Palermo per la Sicilia. «Stiamo per finalizzare altre nuove acquisizioni» sottolinea Matteo Neuroni e annuncia: «Almeno un’altra è prevista per l’anno e sempre con il medesimo duplice obiettivo: da un essere più “vicini” ai nostri clienti sia geograficamente che attraverso nuove soluzioni in grado di supportare in modo migliore il loro business.». «I progetti futuri sono tanti ed ambiziosi - conclude -. La sfida più stimolante? Uscire dai confini nazionali. E ci stiamo già lavorando!».

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UN ANGOLO D’ECCELLENZA NEL CUORE DI MILANO Swiss Corner è la nuova vetrina per chi oggi è alla ricerca di una location dal grande impatto visivo. Un luogo in cui si alternano eventi culturali e intrattenimento, Swiss Corner coniuga attività espositive e ristorative che si distinguono per alta qualità e professionalità. Le due anime dello Swiss Corner si realizzano in una duplice forma: un vitale spazio eventi ed un locale in cui trascorrere piacevoli momenti della giornata.

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FOCUS

Via Nassa a Lugano

SVIZZERA E TICINO

LA FISCALITÀ NON È IL FATTORE DECISIVO La moda resta dinamica in territorio elvetico, come emerge nel mondo degli affari legali e del recruitment. E potrebbe trarre dei vantaggi, se si alleasse con la ricerca DI ELISABETTA FABBRI

Fashion industry remains dynamic in Switzerland: legal affairs and recruitment experts confirm that. Companies could also benefit from collaboration with local universities.

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l conto alla rovescia è partito. Mancano poche settimane all’inaugurazione della galleria del San Gottardo (prevista per il primo giugno, vedi box a pag. 60). Il tunnel ferroviario più lungo al mondo sarà messo in servizio in dicembre, mentre a fine 2020 sarà la volta della galleria del Ceneri. Miglioreranno il traffico - rendendolo più rapido, affidabile ed economico - sia del Ticino, sia a lunga percorrenza, per i passeggeri e le merci. Grazie alla realizzazione di questo imponente progetto, anche l’Italia sarà meglio collegata al Centro e al Nord Europa. Un motivo in più per immaginare che la Svizzera, e il Ticino con la sua fashion valley, restino un polo d’attrazione di aziende estere che, come è avvenuto nella moda e nel lusso, sul territorio hanno

stabilito holding, sedi amministrative e logistiche e che continuano a investiere nel retail. Resta da capire cosa succederà con la caduta del regime fiscale privilegiato, legata alla Riforma III voluta dall’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e sostenuta dai maggiori Paesi industrializzati ed emergenti del G20 e dall’Unione europea (vedi box a pag. 59). Ma i privilegi fiscali sembra non siano l’unico fattore che porta le aziende internazionali del fashion a insediarsi in loco. «La fiscalità può essere uno dei fattori decisivi - afferma Marco Colombini, partner dello studio legale HMP Hartmann Müller Partner con sede a Zurigo - ma va detto che tante società sono tassate in maniera ordinaria. In realtà, vengono apprezzati 11_05_2016

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FOCUS

anche aspetti come il sistema socio-politico stabile, la certezza del diritto, il mercato del lavoro sano e stabile e la contrattualistica, che prevede una maggiore flessibilità rispetto all’Italia». Inoltre va citata la possibilità di collaborare e interagire con i vari organi ed enti locali, aspetto per nulla scontato all’estero. «Qui - dice Colombini - si trova sempre una persona di contatto con cui poter discutere o trattare eventuali problematiche». Le grandi catene e i maggiori brand della moda, poi, non possono non essere presenti con i loro store in piazze allettanti come Zurigo, Ginevra, St. Moritz. Questo nonostante il rafforzamento del franco svizzero. «Il potere d’acquisto degli svizzeri - spiega il legale - è alto e alcune location sono meta di turisti facoltosi, provenienti anche da Cina e Middle East». «Una volta aggiunge - nelle vie dello shopping c’erano i commercianti locali. Oggi non più: i brand della moda entrano a gamba tesa, rilevano i locali di loro interesse pagando buone uscite impressionanti, per essere presenti nelle stradepiù conosciute come via Nassa a Lugano o la Bahnhofstrasse di Zurigo». Un fenomeno in accelerazione, questo, negli ultimi anni, non privo di complessità, dalla gestione dei lavori per gli allestimenti e le ristrutturazioni, che devono rispettare restrittivi regolamenti locali, fino ai contratti per gli impiegati (sottoposti a regole ferree, per esempio per quanto riguarda i salari minimi). IL RECRUITING RESTA DINAMICO SOPRATTUTTO NEL RETAIL Anche osservando il mercato del lavoro, il fashion mantiene un certo dinamismo in Sviz-

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zera. «Con l’avvento delle prime corporation - spiega Nicoletta Mazzanti, partner e senior consultant di Sidler, società di recruitment di Lugano - era necessario strutturare gli uffici partendo quasi da zero: dal contabile al direttore marketing, fino agli executive. Figure che ancora ricerchiamo, anche se in questo momento si assiste a una maggiore domanda di specialisti del retail

STATISTICHE

IL FASHION VA LETTO COME UN METASETTORE In Ire-Institute for Economic Research estimates, considering the last three years, the fashion segment has recorded an annual increase of 3.4% in the number of fashion company, against a -0.6% of Switzerland as a whole. In Ticino la moda è considerata un metasettore industriale che aggrega comparti quali la coltivazione di piante tessili e le industrie tessili, la confezione di abbigliamento in tessuto e pelle, la produzione di orologi, gioielli, bigiotteria e occhiali, la logistica e il commercio (al dettaglio e all’ingrosso) dedicati, la ricerca scientifica e i servizi di supporto alle imprese. Non sono però disponibili statistiche aggiornate: in base a quelle di Statent, nel 2012 erano 5.315 le imprese del metasettore con sede nel Cantone svizzero, mentre il numero di addetti era di circa 29.700. Nelle stime di Ire-Istituto di Ricerche Economiche, negli ultimi tre anni il segmento moda ha registrato un incremento medio annuale del 3,4% del numero di fashion company, contro un -0,6% considerata la Svizzera nel suo complesso. (e.f.)

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per il mercato svizzero e non solo». Non si pensi però alla figura storica del commesso. «Oggi - osserva Mazzanti - gli addetti alle vendite sono professionisti altamente qualificati, che parlano più lingue, conoscono il territorio e sanno interfacciarsi con una clientela sempre più esigente. Nel caso del lusso, possono diventare dei veri e propri brand ambassador e fare la differenza». «Ci occupiamo di selezionare tutte le figure chiave di una boutique - prosegue l’esperta di Sidler - dallo store manager all’assistant, fino all’addetto alle vendite. I parametri di valutazione che moda e lusso ci richiedono sono molteplici: in primis, l’attitudine al servizio e la customer satisfaction, poi lo standing, le capacità relazionali, le conoscenze linguistiche, l’analisi di numeri e KPI (Indicatori chiave di prestazione), le doti di people management quando si tratta di figure manageriali e, non ultima, una grande passione per il prodotto moda-lusso, che deve trasparire sin dal primo colloquio». Questo non è il solo trend cui assistono alla Sidler, che tra le realtà elvetiche della ricerca di personale si distingue per il focus, da oltre 20 anni, sulla moda e sul lusso (oltre che in ambito finanziario, indu-

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TAX & LEGAL

LA RIFORMA III E LA “CONTRORIFORMA” It is not so sure that companies will leave the Ticino Valley when the privileged tax regime will drop. After the Reform III, which should come into force in 2019, the area will remain more attractive than Italy and France.

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1. Una veduta di Lugano 2. Lo store Prada aperto in via Nassa nel 2014 3. Il brand Camicissima, arrivato a Lugano agli inizi di maggio

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striale, farmaceutico, medicale, legale e IT). «Da alcuni anni le aziende cercano anche varie figure legate all’e-commerce - specifica Mazzanti -. Tra le più gettonate spiccano e-commerce specialist, online social community manager, search engine optimizer, web analyst, ma anche content manager, digital marketing manager ed esperti di digital communication e Pr». LA MODA È VALORE AGGIUNTO, OCCUPAZIONE E INTROITI FISCALI A tutt’oggi la moda rappresenta una realtà economica importante in Canton Ticino in termini di valore aggiunto, impiegati e gettito. «Di fatto - spiega Rico Maggi, direttore di Ire-Istituto di ricerche Economiche della Facoltà di Scienze Economiche dell’Università della Svizzera italiana - è

un metasettore (vedi box nella pagina accanto), perché si integra con numerose altre attività, dalla consulenza all’ambito finanziario, fino all’informatica. Non è costituito da imprese di grandi dimensioni, ma per queste realtà si intravede una prospettiva più aperta e competitiva rispetto ad altri settori». Secondo Maggi, il fatto che si andrà verso l’abolizione del regime fiscale privilegiato è una sfida. «C’è da aspettarsi - dice - una fase di transizione, che potrebbe prevedere agevolazioni mirate. Per l’introduzione del nuovo regime non si parla di prima di tre o quattro anni. Non si sa come reagiranno i cantoni e non sono chiari i risvolti per le imprese, ma non vedo un pericolo di esodo massiccio». Maggi parla inoltre di crescita di aziende legate all’ecommerce, «ma ancora non si conoscono

Non è detto che le aziende lasceranno il Canton Ticino quando verrà a cadere il regime fiscale privilegiato. «Alcune realtà ticinesi appartenenti a gruppi esteri - spiega Louis Macchi, director Tax & Legal Services, nella sede di PwC a Lugano - sono già soggette a una fiscalità di tipo ordinario e il Ticino, con un’aliquota effettiva dell’imposta sull’utile al di sotto del 20%, si situa a metà della scala di competitività fiscale dei Cantoni della Svizzera, che va dal 12% al 24%. Dopo la Riforma III dell’imposizione delle imprese, che dovrebbe entrare in vigore nel 2019, il Paese resterà comunque più attrattivo rispetto ai confinanti, come Italia e Francia». Infatti nell’ambito della Riforma, a fronte dell’abolizione dei regimi fiscali privilegiati, è prevista una riduzione delle imposte sugli utili. «Per quanto riguarda il Canton Ticino - spiega l’esperto della società di consulenza e revisione - dovrebbe passare dal 19% al 15-16% circa, mentre in Italia si discute di scendere dal 27,5% al 24%». Altre misure andranno ad agevolare le imprese che sfruttano la proprietà intellettuale (in primis i brevetti). «Uno strumento fiscale come l’Innovation box - dice - prevede una forte riduzione delle imposte sull’utile, nel caso di società che sfruttano proprietà intellettuali». Secondo Macchi, le aziende che hanno deciso di rientrare in Italia non lo hanno fatto semplicemente in vista della riforma fiscale. Probabilmente hanno agito così «più per una scelta strategica, legata all’assetto dell’attività aziendale». (e.f.)

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FOCUS

1. Paradeplatz, cuore della Bahnhofstrasse a Zurigo 2. La boutique Dolce & Gabbana, inaugurata al 10 di Bahnhofstrasse lo scorso marzo

MIGRAZIONI

GUESS SPOSTA IN TICINO STILE E SVILUPPO PRODOTTO Guess intends to bring in the European headquarters in Canton Ticino style and product development functions, now handled in Sesto Fiorentino. 1

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le implicazioni a livello locale». Ma come assicurarsi davvero che la fashion valley svizzera resti integra? «Per trattenere la moda - risponde Maggi - credo sia necessario instaurare dei rapporti di coopera-

zione, creare dei momenti di incontro e di interazione fra le imprese, che al momento mi sembrano piuttosto deboli». «Non vedo - prosegue - una vera attività di networking. Invece, scambiare o condividere idee, anche coinvolgendo ambiti, come la ricerca e la formazione, con cui non pensi di avere qualcosa in comune, può portare a sviluppi interessanti». «Il problema del Ticino è la predominanza di Pmi e il fatto che veri e propri progetti per lo sviluppo del capitale umano non siano, forse, tra le priorità attuali del fashion», conclude il direttore di Ire. ■

Mentre la Giorgio Armani, dopo 20 anni di permanenza in Svizzera, ha deciso di lasciare gli uffici di Mendrisio per spostarsi a Milano, l’americana Guess (nella foto, Belén Rodriguez, testimonial della linea Marciano) intende portare nella sede centrale europea di Bioggio, in Canton Ticino, le funzioni di stile e sviluppo prodotto, ora gestite a Sesto Fiorentino. In quest’ottica, a fine aprile ha aperto la procedura di mobilità per gli 88 lavoratori occupati presso lo stabilimento toscano. Dallo scorso 20 aprile è aperto un tavolo di confronto presso il ministero dello Sviluppo Economico e, al momento di andare in stampa, i sindacati hanno chiesto il ritiro della procedura di mobilità. (e.f.)

TRASPORTI

SAN GOTTARDO: APRE IL TUNNEL FERROVIARIO PIÙ LUNGO DEL MONDO On June 1, 2016 the Gotthard tunnel will open: the longest railway tunnel in the world. Il primo giugno 2016, dopo 17 anni dalla prima esplosione nel cunicolo principale, inaugura la galleria ferroviaria più lunga del mondo. È il tunnel del San Gottardo che, con i suoi 57 chilometri, diventa il cuore della Nuova Ferrovia Transalpina. La messa in servizio è prevista per l’11 dicembre 2016, mentre nel 2020 sarà la volta della galleria del Monte Ceneri e di un corridoio diretto tra Basilea e il confine italiano. Grazie a questi due progetti, è

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previsto che dalla fine del 2020 i treni potranno trasportare fino a 2mila tonnellate di merci, dalle circa 1.600 attuali. Il viaggio da Zurigo a Lugano durerà 25 minuti in meno rispetto a oggi. Chi si sposta tra la Svizzera tedesca e il Ticino potrà risparmiare fino a un’ora sui tempi di percorrenza. Migliorerà anche il traffico regionale del Ticino, perché è previsto, da fine 2020, il potenziamento dei collegamenti tra Lugano, Bellinzona e Locarno. (e.f.)

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STUDIO LEGALE HARTMANN MÜLLER PARTNER for

Per quali ragioni la Svizzera continua a essere attrattiva per i brand della moda? La crescente attrattività del mercato svizzero per le aziende della moda, sia grandi che medio-piccole, è sicuramente legata all’alto potere d’acquisto di cui il popolo svizzero gode. Inoltre, considerando il crescente flusso di turisti, particolarmente facoltosi, provenienti sia dall’Asia che dal Medio Oriente, per i marchi internazionali più famosi è quasi diventato un must posizionare un proprio negozio monobrand in una delle più rinomate località svizzere. Anche da un punto di vista societario, la Svizzera offre grazie alla stabilità del mercato e del sistema socio-politico delle opportunità, alquanto interessanti, per quanto riguarda la delocalizzazione sul nostro territorio di holding o sede amministrative di conglomerati internazionali della moda. Qual è l’area di specializzazione dello studio legale Hartmann Müller Partner? Attraverso la nostra sede a Zurigo, assistiamo regolarmente ditte estere, in particolare italiane, interessate a posizionarsi sul mercato svizzero, sia a livello distributivo-contrattuale che societario. Come rappresentanti nel Paese del network internazionale Multilaw possiamo inoltre vantare ottime collaborazioni con più di 8.500 professionisti presenti in più di 70 Paesi.

LA PAROLA A MARCO COLOMBINI

«Mai in Svizzera senza una consulenza legale tailor-made» DELOCALIZZAZIONE DI HOLDING O SEDI AMMINISTRATIVE, APERTURA DI MONOMARCA NELLE LOCALITÀ PIÙ FAMOSE ED ESCLUSIVE: LA SVIZZERA ATTRAE PIÙ CHE MAI GLI INVESTIMENTI DEI MARCHI INTERNAZIONALI DELLA MODA. MA UN APPROCCIO VINCENTE NON SI IMPROVVISA, SOPRATTUTTO DAL PUNTO DI VISTA LEGALE. LO RIBADISCE MARCO COLOMBINI, PARTNER DELLO STUDIO HARTMANN MÜLLER PARTNER DI ZURIGO.

Che tipo di consulenza offrite alle realtà della moda? In questo specifico settore possiamo contare su un’esperienza pluridecennale. Assistiamo regolarmente marchi internazionali interessati a entrare sul mercato elvetico nel valutare il sistema distributivo più confacente alla strategia d’espansione perseguita dal cliente, come sistemi di franchising, vendita diretta in store monobrand, distribuzione tramite negozi multibrand o vendita online. Anche a livello di locazione di negozi e lavori di ristrutturazione e allestimento degli stessi, offriamo il supporto legale necessario. La delocalizzazione in Svizzera di holding o sedi amministrative di conglomerati internazionali della moda rientra a sua volta nelle nostre competenze. Perché rivolgersi allo studio Hartmann Müller Partner? Abbiamo alle spalle più di 35 anni di storia. Conoscendo le dinamiche di business del fashion, il nostro team multidisciplinare è in grado di offrire una consulenza “tailor-made” in ogni ambito legale d’interesse per le case di moda intenzionate a posizionarsi sul territorio elvetico. Alla base di tutto c’è la consapevolezza del fatto che il diritto non è un’arte a se stante ma un mezzo duttile, da mettere a disposizione delle peculiari esigenze del cliente. L’abilità di un avvocato sta in primis nell’individuare insieme al cliente quali sono le strategie di mercato da perseguire, a livello di visibilità, posizionamento, clientela. Parlando di distribuzione, le variabili da tener presenti sono molteplici: l’individuazione della formula più adatta alla propria strategia di espansione, i pro e contro dei vari sistemi distributivi, la location, lo spazio in cui insediarsi con il relativo passaggio dal vecchio al nuovo conduttore, la gestione dei lavori di allestimento o ristrutturazione dei negozi, spesso affidati a ditte estere che devono conformarsi ai regolamenti vigenti in Svizzera. Ogni passaggio richiede una valutazione ragionata e attenta, anche e soprattutto dal punto di vista legale: il non rispetto delle leggi può creare problemi seri - non ultima la chiusura temporanea di un cantiere -, con danni sia finanziari che d’immagine per la casa di moda.

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EVENTS

ECOMMERCE MEETS FASHION

IL TICINO PUNTA SUL DIGITALE: IN 600 ALL’EVENTO DI NETCOMM SUISSE A Lugano si è fatto il punto sulle strategie e le prospettive di sviluppo delle aziende della moda, alla luce della rivoluzione digitale in corso. Il cliente è sempre più al centro e i big data e un crm multichannel sono gli strumenti fondamentali per conquistarlo DI ELENA AZZOLA

The NetComm Suisse event in Lugano focused on the strategies and development prospects of fashion companies, in light of the ongoing digital revolution. There is increasing emphasis on customers and big data, along with a multichannel CRM, are the essential tools with which to win them over.

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ltre 600 esponenti del settore del digital e della moda hanno partecipato il mese scorso all’evento “eCommerce meets Fashion in the Ticino Fashion Valley 2016”, giunto alla seconda edizione a Lugano e organizzato da NetComm Suisse, associazione svizzera degli operatori del commercio elettronico. Un’intensa giornata di studio, introdotta da una ricerca di Stefania Saviolo, professore all’Università Bocconi di Milano, sulla “customer-centric trasformation” 1 nel fashion e nel luxury. «Per mettere davvero al centro il consumatore è necessaria una rivoluzione culturale e organizzativa nelle aziende», è stato il messaggio forte lanciato dalla docente al convegno, riemerso a più riprese negli interventi successivi. Donatella Paschina, cio di Ermenegildo Zegna Group, ha evidenziato, ad esempio, come il nuovo retail sia necessariamente omnichannel, ma anche come il percorso verso l’integrazione dei canali sia lungo e difficile. Big data e crm multichannel, volti a creare una customer experience unica, sono stati al centro del secondo panel moderato da Marc Sondermann, direttore di Fashion, media partner del convegno. Per Enrico Roselli (ceo di LM Europe SA, cui fa capo il marchio La Martina) la grande sfida si gioca proprio sullo scambio di informazioni: in questo ambito le aziende del fashion hanno molto da imparare anche dalla gdo. In generale, i big data che provengono dall’interazione

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1. Carlo Terreni, general manager di NetComm Suisse 2. La platea del convegno al Lac di Lugano

digitale con il cliente finale devono essere maneggiati con cura. «Accade sempre più spesso - ha rivelato Carlo Torrani, cdo di Missoni S.p.A. - che anche i direttori creativi si interessino ai click, ossia alle performance delle linee e dei capi sulle piattaforme di e-commerce». Si delinea inevitabilmente un percorso di internalizzazione di molte funzioni legate alle

attività di e-commerce e digital marketing, un tempo gestite in outsourcing. A Lugano, presso il nuovo centro Lac (Lugano Arte e Cultura), si è parlato anche di come migliorare il conversion rate attraverso strategie mirate, delle soluzioni logistiche per l’e-commerce, delle opportunità che il canale di vendita offre in mercati come la Russia e l’India, dell’aspetto delle risorse umane legate alle attività digitali e, infine, del customer journey, il “viaggio” che il consumatore multicanale compie prima di approdare all’acquisto. Il convegno è stato anche l’occasione per lanciare Fashion Digital Lab, polo tecnologico, con sede a Lugano, finalizzato a supportare lo sviluppo digitale delle aziende della moda, per il quale stanno scendendo in campo operatori pubblici e privati. Fashion Digital Lab dovrebbe concretizzarsi in un building di circa 3mila metri quadri, in cui troverebbero sede la NetComm Suisse Digital Academy, un progetto formativo in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana (USI), per il quale è stata firmata una lettera di intenti con le autorità del Canton Ticino. Ma anche un Centro Ricerche privato, che lavorerà con l’Observatory NetComm Suisse. Qui dovrebbero insediarsi inoltre i principali attori dell’ecosistema digitale a sostegno delle imprese del fashion, con un’area dedicata alle start up locali, sostenuta da PostFinance SA e Poste Svizzere. ■

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IMMOBILIARE in svizzera

Nel ballo del mattone si cambia musica Chi compra casa nel Paese elvetico trova ancora diversi vantaggi. Nel retail real estate la Bahnhofstrasse di Zurigo è sulla cresta dell’onda. Ma è l’e-commerce a crescere di più The advantages for those who want to invest in real estate in Switzerland are still high. As for retail real estate, the top street is Bahnhofstrasse, Zurich.

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onostante la rivalutazione del franco e altre incognite sul mercato del real estate, investire nell’immobiliare in Svizzera presenta ancora dei vantaggi. Come fanno notare gli esperti della Comafim di Lugano, attiva nell’intermediazione di ville, case e appartamenti, chi sceglie di acquistare un immobile residenziale può contare su tassi ipotecari ai minimi storici e su una pressione fiscale per i proprietari inferiore rispetto al nostro Paese. «Grazie al basso livello dei tassi, nella maggior parte dei comuni svizzeri acquistare una proprietà conviene più che affittarla» si legge nell’Ubs Swiss Real Estate Bubble Index. Sul fronte del retail real estate, l’appe-

BT MOBILI

Antichi saperi per ambienti moderni With a strong made in Italy dna, the furniture firm BT Mobili is growing.

Una veduta di Bahnhofstrasse a Zurigo

al di una via come Bahnhofstrasse a Zurigo resta forte. Secondo il report “Main streets across the world” 2015/2016 di Cushman & Wakefield, gli affitti in questa strada del lusso, dove Dolce&Gabbana ha aperto un flagship, hanno raggiunto gli 8.643 euro al metro quadro, facendo salire la città dall’ottavo al sesto posto nella classifica delle location commerciali più care al mondo, preceduta da New York, Hong Kong, Parigi, Londra e Milano, dove per affittare un negozio in Montenapoleone si arriva a pagare 10mila euro al metro quadro. «Bahnhofstrasse - dicono gli esperti di Cushman & Wakefield - rimane una delle location più care nella regione Emea, an-

Con 80 anni di esperienza, la veronese BT Mobili è specializzata nella produzione di mobili “in stile”, fatti secondo le antiche regole dei maestri ebanisti. Dall’ossatura alla sagomatura, fino a intarsi e dettagli, ogni pezzo è frutto del lavoro artigianale. «Siamo fortissimi all’estero - spiega la titolare, Isabella Borini - Gli Usa sono il nostro primo mercato, seguiti dal Regno Unito. In Europa si aprono prospettive, tra gli altri Paesi, in Svizzera. E guardiamo al Medio Oriente come futura frontiera».

che perché si registra una domanda sempre molto forte di retailer di orologi e gioielli». Il fascino di questa e altre luxury street svizzere (da via Nassa a Lugano a rue du Rhône a Ginevra, fino a Freie Strasse a Basilea) rischia però di essere offuscato da quello che al momento è il vero fenomeno di vendita, anche del lusso, in territorio elvetico: l’e-commerce, come emerge dal convegno NetComm Suisse di cui si parla nella pagina accanto. La sfida, anche in questo Paese, si chiama omnicanalità. ■

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Retail Real Estate

centri commerciali

Un modello da seguire? il cirque du soleil In un mercato globale e digitalizzato, il rapporto diretto con il consumatore, l’autenticità e il servizio faranno sempre più la differenza anche per i centri commerciali, come emerge dall’Icsc European Conference. «È indispensabile rinnovarsi, sull’esempio del Cirque du Soleil» suggerisce provocatoriamente Luca Pellegrini di TradeLab di elisabetta CAMPANA

In a global and digitalized market, a direct relationship with the consumer, authenticity and service will make more and more a difference with the malls, as emerged at the Icsc European Conference. «Shopping centers must renew themselves, taking inspiration by Cirque du Soleil» Luca Pellegrini (TradeLab) said at the Canali&C. conference.

È

un periodo di forti, inevitabili cambiamenti anche per i centri commerciali: devono fare i conti con la sempre maggiore interazione tra reale e virtuale e con un consumatore orientato alla omnicanalità, che nell’acquisto ricerca una shopping experience unica e personalizzata. La scommessa, più facile da dirsi che a farsi, è puntare su innovazione e differenziazione. Non a caso il concetto di autenticità è stato il tema centrale della Icsc European Conference, che di recente ha riunito a Milano 650 esperti di retail real estate di tutto il mondo. «Innanzitutto uno shopping center deve avere un’anima, che come tale si evolve, pur mantenendo la propria identità - ha detto Massimo Moretti, presidente di Cncc Italy (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali) -. Autenticità implica anche correttezza, unicità e differenza, come evidenzia Il Centro appena inaugurato ad Arese (Mi). Autenticità significa soprattutto essere veri nei confronti di ogni singolo cliente». Sulla stessa lunghezza d’onda David Simon, ceo e chiarman del colosso americano Simon Property Group: «Non solo investiamo circa un miliardo di dollari l’anno per i nuovi sviluppi, espansioni e riqualificazioni dei centri commerciali, ma siamo pure focalizzati sul modo in cui ci connettiamo e possiamo stringere legami più forti con la nostra clientela, anche a livello personale». «Per questo motivo - ha aggiunto Simon - abbiamo creato Simon Said, una piattaforma digitale lifestyle, che propone il meglio in termini di design, musica, fashion e food, collegata alle offerte disponibili nei centri Simon. Continuiamo anche a

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individuale, attraverso un processo di valutazione e autovalutazione, anche ovviamente culturale». «In quest’ottica - ha precisato Pellegrini - l’acquisto diventa una ricerca di stimoli: si punta all’autogratificazione, e perché no? alla serendipity, ovvero al farsi sorprendere. Il tutto permeato dal digitale, che influisce sempre più nelle scelte». In considerazione di tutto ciò, i centri commerciali - la cui visita va necessariamente programmata, perché non beneficiano come i centri città del fatto che comunque la gente ci passa - devono cambiare registro. «In che modo? - chiede Pel1 legrini -. Prima di tutto orientandosi su 1. Il Centro, un’offerta a forte personalizzazione, oplo shopping posta a quella delle ancore tradizionali, mall di nuova ma anche investendo in edultainment ed generazione entertainment, perché il consumatore aperto di recente considera lo shopping un’occasione per ad Arese (Mi) 2. Un’immagine socializzare, provare e imparare. Lo spadella piattaforma zio commerciale si deve quindi trasforSimon Said mare in un luogo da esplorare, in grado 2 di favorire la sorpresa, grazie a nuovi allestimenti, nuovi negozi e soprattutto scommettere sui retailer che riconoscono al nuovi prodotti nei punti vendita». «Come ha mall il valore di saper creare link tra i brand fatto il Cirque du Soleil, che ha reinventato e la clientela». Proprio il consumatore, “queil modo di fare circo, un’attività che era data sto sconosciuto”, è stato il protagonista della per defunta - ha dichiarato Pellegrini -. La terza edizione del convegno “Dove va lo shopstrategia è stata quella di orchestrare al meping”, organizzato da Canali&C., grazie alla glio i singoli numeri, ricucendoli dentro una ricerca di TradeLab che ne ha ha analizzato trama, una scenografia (palco, luci, effetti i vari comportamenti. «Bisogna innanzitutto speciali, proiezioni giganti) e una coreografia comprendere - ha premesso Luca Pellegrini, comuni, puntando a una forte identità, in grapatron della società di analisi e consulenza do di essere riproposta rinnovata nel tempo». che esiste un divario crescente tra l’acquisto «È ovviamente una provocazione - ha conper necessità (procurement) e lo shopping, cluso Pellegrini -. Ma, con i dovuti distinguo, che invece viene vissuto in modo sempre più ■ la strada da percorrere è questa».


KOTKA DESIGNER OUTLET VILLAGE

DEBUTTO IN FINLANDIA Kotka Designers Outlet Village, the first outlet center in Finland, will open at the end of 2017: an investment of 160 million euros. È stata posata la prima pietra del Kotka Designer Outlet Village: il primo centro a prezzi convenienti della Finlandia aprirà a fine 2017, nell’area portuale della cittadina a Sud del Paese, a 130 chilometri da Helsinki e 250 chilometri da San Pietroburgo. Con la prima fase - ne sono previste tre, pari a un investimento di 160 milioni di euro - debutteranno 80 store. «Una location molto interessante per il bacino finlandese e russo - dice Luca de Ambrosis Ortigara, ceo di Dea Retail Real Estate Advisor, sviluppatore del progetto - data l’offerta diversificata e la grande accessibilità. L’iniziativa è allettante per brand del lusso, ma anche per quelli premium e del mass market». Hanno già aderito Missoni, Class Cavalli, Baldinini e Genny. (e.c.)

SERRAVALLE DESIGNER OUTLET

OLTRE QUOTA 50MILA MQ The new expansion of the Serravalle Designer Outlet, on scheduled in autumn, will bring the total retail space to 51,500 sqm. Un anno importante per McArthurGlen che conferma per questo autunno l’inaugurazione dell’ulteriore ampliamento del Serravalle Designer Outlet: il centro arriverà così a 51.500 metri quadri di superficie lorda affittabile (gla). «Una destination unica al mondo» dice Joan Jove, managing director Southern Europe. Si tratta di un investimento di 115 milioni di euro, «il più consistente da quando la struttura è stata creata nel 2000 - spiega Jove - pari a 12.500 metri quadri aggiuntivi, circa 70 negozi e 550 nuovi posti di lavoro». (e.c.)

BT MOBILI for

Un successo lungo quasi un secolo. Sempre in stile PUNTO DI RIFERIMENTO NEL DISTRETTO VERONESE DEL MOBILE IN STILE, BT MOBILI SA SUGGERIRE AL CLIENTE LA MIGLIORE SOLUZIONE POSSIBILE PER ARREDARE DIVERSI AMBIENTI ED È PRONTA A ESPORTARE IL GUSTO E IL SAVOIR-FAIRE ITALIANO NEL MONDO.

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fronte dello stile, l’azienda è specializzata nell’esame e nella riproduzione fedele di manufatti d’epoca, ma è in grado anche di rispondere a tutte le richieste del mercato, studiando continuamente nuovi prodotti, in linea con i trend del momento. Alla base dei suoi lavori vi è infatti grande esperienza e versatilità. BT Mobili sa suggerire al cliente la migliore soluzione possibile per arredare diversi ambienti. L’azienda è inoltre strutturata per lavorare con partner esteri, al fine di esportare il gusto e il savoir-faire italiano nel mondo.

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NEWS

ANTIA/CONVEGNO DI PRIMAVERA

sostenibilità “made in” L’attenzione alla sostenibilità è il tema del Convegno di Primavera di Antia. Il programma prevede una visita alla Eurojersey e tavola rotonda a seguire DI CARLA MERCURIO

Sustainability is the focus of the Antia spring conference for this year. The program includes a visit to Eurojersey and a panel discussion to follow.

PRIMADONNA COLLECTION

Un’immagine del programma SensitiveEcoSystem di Eurojersey tratta da Facebook

L

a sostenibilità nel tessile-abbigliamento è una tematica di primo piano nelle strategie dei big a livello mondiale, per i molti significati a cui è collegata: dal rispetto per l’ambiente a quello per i consumatori, dalla tutela dei dipendenti alla trasparenza nei confronti degli investitori. Gli esempi si moltiplicano: il Gruppo Kering ha appena pubblicato i risultati del suo Sustainability Targets per il quadriennio 2012-2016, informando sui risultati raggiunti nell’intera supply chain; Giorgio Armani ha annunciato l’impegno per la totale abolizione di pellicce animali nelle collezioni; il colosso svedese H&M vuole arrivare al 100% dei capi riciclati e prodotti con altri materiali ecofriendly; Moncler, che ha presentato ai soci il suo primo Bilancio di Sostenibilità per l’esercizio 2015 e il primo Piano di Sostenibilità, ha creato un protocollo per garantire che la piuma dei suoi capi provenga sempre da animali che non hanno subito pratiche crudeli. Un impegno sentito anche a livello di sistema: Camera Moda, in collaborazione con Smi, Fondazione Altagamma, Federchimica, Associazione Tessile Salute e Unic, ha realizzato un documento che traccia le linee guida sui requisiti eco-tossicologici per gli articoli di abbigliamento, pelletteria, calzature e accessori, a servizio della filiera. Intanto le associazioni ambientaliste e animaliste seguono l’operato delle aziende: la Peta è diventata azionista di Hermès e Prada, per controllare dall’interno i processi e impedire il maltrattamento di

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Dopo lo store di Arese, nuove sfide all’orizzonte animali e il WWF Italia è da tempo al fianco dell’azienda tessile Eurojersey per la salvaguardia del Mediterraneo e la preservazione della biodiversità. Eurojersey è protagonista del prossimo Convegno di Primavera promosso da Antia, Associazione Nazionale Tecnici Professionisti Sistema Moda, che vedrà sotto i riflettori il settore a monte della filiera, dove tutto inizia e dove è importante partire con il piede giusto. In programma il 13 maggio presso la sede dell’azienda, a Caronno Pertusella, in provincia di Varese, l’incontro verte sul tema “La sostenibilità come valore del Made in”. La giornata si apre con una visita agli stabilimenti di Eurojersey, specializzata nella produzione di tessuti tecnici SensitiveFabrics, che da anni ha fatto del rispetto dell’ambiente un asse portante delle proprie strategie. Nel 2007 ha lanciato il programma SensitiveEcoSystem, con l’obiettivo di ottimizzare i processi produttivi finalizzati al risparmio delle risorse e alla diffusione di un atteggiamento consapevole nei confronti dell’ambiente. A seguire è prevista una tavola rotonda moderata dal direttore di Fashion, Marc Sondermann, alla quale parteciperanno Andrea Crespi, direttore generale di Eurojersey, Alberto Gregotti, presidente di Antia, Gianluigi Candiani, ceo di Trc Candiani, Luca Buttarelli, area manager del Cotonificio Albini, Claudio Marenzi, presidente di Herno e di Smi, Alfonso Saibene Canepa, responsabile supply chain ■ di Canepa e il trend guru David Shah.

A 180 square meters store in the largest shopping center in Italy, Il Centro di Arese, is a concrete sign of the dynamism of Primadonna Collection, the women’s footwear brand, on the way to expand the offer. Uno store di 180 metri quadri nel centro commerciale più grande d’Italia, Il Centro di Arese, appena inaugurato, è un segnale concreto del dinamismo di Primadonna Collection, il marchio di calzature femminili, in cammino verso un’ampliamento dell’offerta che comprende anche l’abbigliamento, che trova spazio nel nuovo punto vendita. «Contiamo per questo store di raggiungere ricavi per 1,2 milioni di euro nel giro di 12 mesi», annuncia il patron dell’azienda pugliese, Valerio Tatarella. Dopo un 2015 intenso, che ha visto fra le tappe più importanti l’opening in settembre del primo flagship parigino (uno spazio di circa 150 metri quadri che prelude a una strategia di più ampio repsiro sul territorio) e l’avvio di una sede operativa a San Giuliano Milanese, l’imprenditore annuncia «grandi novità» per il 2016, senza per ora entrare nel dettaglio. «L’anno scorso - informa Tatarella - abbiamo registrato un valore del sell out pari a 134 milioni di euro (+20% sul 2014). Ma contiamo di correre ancora più forte e di mettere a segno un +26% nel nuovo fiscal year».


KOOOMO for

THE FASHION & LIFESTYLE E-COMMERCE SPECIALIST

Giovanni Meda Managing Director

Basta un click per far volare il business Divisione di Zerogrey, Kooomo è una piattaforma collaborativa di e-commerce nata con la mission di supportare le aziende della moda e del lusso nell’affermazione sul mercato digitale, in un’ottica omnicanale e internazionale. Punto di forza del software, il concept “1 click integration”. In piena rivoluzione digitale, poter contare su soluzioni e provider che siano all’avanguardia sul fronte tecnologico costituisce una conditio sine qua non per recitare un ruolo da protagonisti nel mondo sempre più competitivo dell’ecommerce. Kooomo supporta le aziende del fashion grazie a un’expertise maturata in 15 anni di sviluppo, con una piattaforma collaborativa di e-commerce che promette di vincere tutte le sfide tecniche rappresentate da gestione di contenuti, listini, geolocalizzazione, promozioni, tasse e molto altro, in un’ottica omnicanale e internazionale. «L’idea - spiega Giovanni Meda, managing director di Kooomo - è di fornire tutte le funzionalità più evolute sul mercato con un sistema di interfacce di amministrazione che permetta anche a realtà meno strutturate di poter accedere e gestire le

informazioni senza la necessità di grandi investimenti in integrazioni». Il software si compone di una soluzione fruibile da remoto, in cloud, ed è crocevia di un network di partner, grazie a una serie di connettori che consentono di dialogare con tutti gli attori coinvolti nell’iter di vendita, dai magazzini alla web agency, alle società di marketing. Una specificità, riassunta nel claim “1 click integration”, «che permette alle aziende di integrarsi con i partner con pochi click - dice Meda - mantenendo coerenza e stabilità del sistema anche con l’evolversi del mercato» e che ha portato Kooomo a essere individuata da Gartner come “Cool Vendor 2016” per il “Digital Commerce”. Un riconoscimento prestigioso in questo settore, assegnato da un leader mondiale nella consulenza strategica, ricerca e analisi nel campo dell’Information Technology.

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Un’etichetta anticontraffazione che conta e… si racconta Dalla collaborazione tra Arti Grafiche Pagani e Tracetoo nasce una nuova etichetta, riconosciuta anche in sede legale. Un’unica soluzione per tanti problemi, dalla contraffazione al mercato grigio, dalla logistica all’inventario, fino al taccheggio. Il mercato dei falsi è una realtà con cui il sistema moda deve sempre più fare i conti. Si parla di un valore di 7 miliardi di euro, 130mila posti di lavoro non creati e un deficit di entrate fiscali per circa 5 milioni di euro. Numeri allarmanti che necessitano di interventi tempestivi. Una risposta puntuale è la nuova etichetta frutto della collaborazione tra Artigrafiche Pagani e la tecnologia di Tracetoo: un’unica soluzione per tanti problemi, dalla contraffazione al mercato grigio, dalla logistica all’inventario, fino al taccheggio. Un piccolo dettaglio con un grande valore, che esula dalla semplice funzione di accessorio per assumere la valenza di status symbol, di tutela e custode dell’autenticità di un prodotto di lusso. Un sigillo

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distintivo che trae spunto dall’antica arte poligrafa in grado, attraverso una combinazione di ologrammi, filigrane, microtesti e inchiostri invisibili, di rendere il prodotto unico e inimitabile. Un’opera che unisce tecnologia RFId e maestria artigiana nel sublimare un sistema di certificazione valido e riconoscibile in tutti i Paesi, aiutando i marchi nella loro lotta quotidiana alla contraffazione ma anche nel percorso di efficientamento della logistica, degli inventari, dell’eliminazione dell’out of stock e dell’antitaccheggio. Ciò grazie al valore del tag RFId, che durante il processo di fabbricazione del chip viene associato a un numero univoco: un’abbinamento impossibile da falsificare, che viene riconosciuto anche in sede legale.

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FASHION & TECH

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ANDROID

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LADY GAGA in Atelier Versace

ASTRONAUT

CYBORG

JULIE MACKLOWE in Philipp Plein

GIGI HADID in tommy hilfiger

È WEARABLE MANIA NON SOLO SMARTWATCH. GLI ACCESSORI (E GLI ABITI) INTELLIGENTI STANNO CONQUISTANDO IL MERCATO A COLPI DI SENSORI E MICROCHIP. CON UN OCCHIO ALLE PERFORMANCE E UNO ALLO STILE. UN CONNUBIO CELEBRATO ANCHE DAL MET GALA , ISPIRATO ALLA LIAISON TRA MODA E TECNOLOGIA DI ALBERTO CORRADO - TESTI DI ANGELA TOVAZZI

Wearable devices are conquering the market: a new challenge for big high-tech companies, sports giants and fashion brands.

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Google Glass? Acqua passata. I colossi dell'high-tech (insieme ai giganti dello sport e della moda, che hanno subodorato il trend) stanno sfornando a gran velocità nuovi prototipi di quei prodotti che vanno sotto l'ombrello di wearable technology. Ovvero dispositivi intelligenti che possono essere indossati, rendendo la vita più facile. Non solo smartwatch come gli Apple Watch (che a un anno dal lancio pare ne siano stati venduti 12 milioni di pezzi, con un introito, per la società di Cupertino, di circa sei miliardi di dollari), ma anche fitness tracker con sensori biometrici in grado di monitorare l'attività fisica e dare consigli su come migliorare il proprio stile di vita, visori per la realtà aumentata e virtuale, auricolari senza fili, fino a creazioni futuristiche come quelle messe a punto dalla tech designer

olandese Anouk Wipprecht. Che lo smart clothing stia tracciando i binari verso il futuro, lo dimostrano non solo i numeri - secondo la società di ricerca Gartner, nel 2016 il mercato dei wearable device metterà a segno una crescita del 18%, con ricavi che sfioreranno i 29 miliardi di dollari, dei quali 11 e mezzo grazie agli smartwatch - ma anche i nuovi trend del comparto fashion. Non è un caso che il Met Gala di New York, uno degli eventi più hot dell'anno, si sia aperto con la mostra Manus x Machina: Fashion in an Age of Technology, con Apple come sponsor d'eccezione. Una celebrazione della liaison tra moda e tecnologia, con un tripudio di mise high-tech oriented. Sotto i riflettori abiti haute couture che mixano lavorazioni hand made e mood futuristici: Joybot, Android, Astronaut e Cyborg. ■

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ANDROID NIKE

HYPERADAT 1.0

Nike shoes have sensors that detect the movement, adapting to the foot. Per il momento è solo un prototipo (disponibile dal prossimo inverno sulla app Nike+1), ma HyperAdapt 1.0 ha tutte le carte in regola per fare proseliti, soprattutto tra gli atleti. Frutto di tre anni di studio, le sneaker hanno stringhe "autoallaccianti", grazie a sensori che rilevano il movimento: riescono così ad adattarsi perfettamente e in maniera automatica ai piedi in corsa, come preconizzato nel 1989 dal regista Robert Zemeckis nel filrm "Ritorno al futuro".

SWAROVSKI/MISFIT

ACTIVITY TRACKING JEWELRY

Swarovski launched with Misfit a smart jewelery collection, able to monitor daily physical activity. Si chiama Swarovski Activity Tracking Jewelry la nuova collezione di gioielli smart sviluppata da Swarovski in tandem con Misfit, azienda Usa specializzata nel wearable ed entrata recentemente nell'orbita di Fossil. Il plus? L'iconico cristallo centrale incorpora una innovativa tecnologia, capace di monitorare l'attività fisica quotidiana: si sincronizza in modalità wireless con lo smartphone, consentendo di fissare gli obiettivi, registrare un diario alimentare e condividere i progressi con gli amici. Testimonial del lancio in Italia, Federica Pellegrini.

INTEL/EZRA+TUBA

BUTTERFLY DRESS

Intel and the Turkish designers Ezra + Tuba sign the first smart haute couture dress. Dall'incontro tra Intel, colosso americano dell'informatica, e le stiliste turche Ezra+Tuba nasce il Butterfly Dress: «Un vestito intelligente, decorato con circa quaranta farfalle che reagiscono agli stimoli esterni», spiega Ezra Çetin. Si tratta del primo abito di alta moda "reattivo", in grado di rispondere all'ambiente circostante offrendo un effetto spettacolare, con tante farfalle che si alzano in volo non appena il sensore di prossimità a ultrasuoni cucito nel vestito rileva un oggetto a 30 centimetri di distanza. Merito della tecnologia Intel Edison, alla fibra ottica e a sensori indossabili, che applicati alla moda illuminano sulle potenzialità future di questo connubio. Il Butterfly Dress, presentato a Milano durante il Salone del Mobile, pesa otto chili ed è alimentato da batterie ricaricabili agli ioni di litio.

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FASHION & TECH

JOYBOT

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A dress with "spider-sleeves", in order to protect our living space, designed by Anouk Wipprecht. La tech designer olandese Anouk Wipprecht, una delle pioniere nel settore della moda "intelligente", ha presentato l'ultima versione del suo "Spider Dress" - lanciato nel 2015 in collaborazione con Intel - al salone Ars Elettronica a Linz. Grazie a speciali sensori integrati, quest'abito dalle sembianze di ragno sembra fatto appposta per tenere alla larga le persone indesiderate: realizzato con la stampa 3D, è in grado di reagire all'ambiente circostante, con "zampe" mobili che si agitano non appena qualcuno si avvicina in maniera troppo aggressiva. O, viceversa, per accogliere con movimenti suadenti chi non suscita sensazioni di pericolo. Prossima mossa di Anouk, un progetto in tandem con Google, ancora top secret.

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FASHION & TECH

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HUAWEI

P9/P9 PLUS

Ready to start P9 and P9 Plus, a collaboration between Huawei and Leica.

È stato presentato l'aprile scorso a Londra il nuovo Huawei P9 con dual-camera, sviluppato in collaborazione con Leica. Obiettivo dichiarato del nuovo smartphone, alzare gli standard qualitativi nella fotografia da mobile, «unendo il meglio di hardware e software, dalle lenti ottiche ai sensori, fino agli algoritmi di elaborazione delle immagini». In vendita a 599 euro, è disponibile anche nella versione P9 Plus, con display press touch da 5.5. pollici e batteria più potente.

SAMSUNG

GEAR S2

The latest Samsung model has a design similar to a traditional clock and offers an intuitive and complete mobile experience, with new features dedicated to fitness. L'ultima novità Samsung nel settore degli smartwatch è Gear S2, il primo modello rotondo della casa coreana, che presenta un design molto simile a quello di un orologio tradizionale. Con un'interfaccia basata su una ghiera rotante, il Gear S2 (349,99 euro) è disponibile anche nella versione "Classic" con cinturini in pelle (379,99 euro) e permette un'esperienza mobile intuitiva e completa: gli utenti possono controllare agenda, e-mail, news e inviare messaggi direttamente dal proprio polso. Con nuove funzionalità dedicate al fitness, come il diario costantemente aggiornato sui propri miglioramenti sportivi e un reminder per raggiungere gli obiettivi prefissati. E la possibilità di fare pagamenti online, grazie alla tecnologia NFC.

MANUS VR

Directly from Holland, the new Manus VR gloves for 3D experience Per i fanatici dei videogiochi (ma non solo), l'ultima trovata della startup olandese Manus è destinata a rappresentare un valore aggiunto nel mondo della realtà virtuale. Nel 2016 arriveranno sul mercato speciali visori per VR (virtual reality), dispositivi rivolti soprattutto al mondo del gaming, che permettono una 3D experience: i guanti Manus VR non fanno che completare e rendere più 72

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Con i guanti per la realtà virtuale Manus VR, gli oggetti tridimensionali diventano reali al tatto, potenziando la 3D experience

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coinvolgente questa esperienza. A prima vista sembrano dei normalissimi guanti, ma racchiusi in una scatoletta nera ci sono dei "superpoteri": con sensori di ultima generazione, questi controller permettono di manipolare gli oggetti tridimensionali facendoli diventare reali al tatto. I primi modelli preordinati sul sito di Manus sono pronti a essere consegnati a partire dal prossimo autunno, al costo di 250 dollari.

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CYBORG

EMIOTA

BELTY GOOD VIBES

Belty Good Vibes is a smart belt that vibrates to help users live better, by promoting physical activity and a decrease in stress. Dopo aver lanciato, l'anno scorso, la cintura Belty, capace di autoregolarsi in base al girovita, la francese Emiota presenta Belty Good Vibes, un dispositivo intelligente che aiuta non solo a far capire se si è esagerato a tavola, allentando la presa su pancia e fianchi, ma anche a tenere d'occhio il proprio stile di vita, vibrando per elargire consigli e suggerimenti. Saprà per esempio indicare se è il momento di fare un po' di movimento, di bere acqua per reidratarsi, fare esercizi di respirazione per diminuire lo stress o schiacciare un pisolino. Una sorta di "grillo parlante", anzi vibrante, a tutela della salute, che può essere già pre-ordinato sul sito di Belty a 395 dollari, con consegna prevista il prossimo dicembre.

FITBIT

FITBIT ALTA

Fitbit launches a new bracelet for fitness, which encourages to develop new wellness habits.

Motivati e connessi. Da Fitbit, uno dei leader di mercato nel settore della "connected health and fitness" arriva Fitbit Alta, un braccialetto con funzionalità avanzate per monitorare i propri allenamenti in modo easy e trovare la giusta motivazione per fare movimento. Oltre a tenere sotto controllo automaticamente le attività giornaliere, gli allenamenti e il sonno, il dispositivo incoraggia a essere sprint grazie a delle notifiche, divertenti e discrete, e al tempo stesso fornisce un feedback visivo sui progressi raggiunti, avvisa l'utente riguardo telefonate o sms in arrivo (utilizzando la connettività Bluetooth) e gli ricorda gli appuntamenti del calendario direttamente sul display. Disponibile in Italia dallo scorso aprile, è venduto a 139,99 euro.

RUNTASTIC

RUNTASTIC ORBIT

Runtastic Orbit is a reliable activity tracker wearable 24 hours a day. Un braccialetto per essere sempre al top: Runtastic Orbit è un dispositivo di tracciamento indossabile per monitorare tutti i propri parametri vitali, con attività quotidiane e cicli del sonno, oppure raggiungere obiettivi di forma fisica, come bruciare più calorie o assicurarsi di camminare per una certa distanza ogni giorno. Si tratta di un activity tracker compatibile con l'app Runtastic Me (per sincronizzare i progressi e le informazioni personali), che può essere indossato 24 ore su 24 e waterproof fino a 100 metri di profondità.

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TREND

BRAND TO watch Nomi al debutto, con un concept particolare e una storia da raccontare di ANGELA TOVAZZI

New names, with an original concept and a story to tell.

BOUGEOTTE Sophysticated materials, classical silhouettes combined with a contemporary twist: it’s the vision of Bougeotte, designed by Fayina Fridman. La collezione è dedicata a tutte «le donne esigenti, che non puntano ad apparire ma a distinguersi»: Fayina Fridman, russa di nascita, cosmopolita per vocazione, firma un set di capi high quality, che scommettono su materiali nobili, precisione e massima cura nelle lavorazioni (per oltre il 70% rifiniti a mano da artigiani italiani), un design sartoriale pulito e ricercato, che non dimentica il comfort. Con showroomatelier in via Manzoni 23 a Milano, Bougeotte si sta affermando sia online (su siti come Moda Operandi e Aeré Store) che nei multibrand offline, tra cui Les Suites a Parigi.

CRISTINA PACINI dresscode After the weddingwear, Cristina Pacini launched her first haute couture collection.

MariÙ de sica Born in 2013, Mariù De Sica’s brand is on stage with it’s first total look collection. Mariù De Sica è figlia d’arte, ma invece che seguire le orme di nonno Vittorio e papà Christian, ha preferito la moda. Classe 1987, un fidanzato, Federico Pellegrini, con cui divide vita e lavoro, Mariù ha lanciato il proprio brand nel 2013, dopo un’esperienza, «fondamentale», da Salvatore Ferragamo. Sin dall’inizio la sua idea di donna è chiara: «femminile, compita, educata», come lei. Quella per la primavera-estate 2016 è la prima collezione total look: 100% made in Italy, realizzata in laboratori milanesi e marchigiani. Distribuita sul proprio e-shop, la linea sta costruendo un suo network anche nei negozi fisici. Da 150 a 1.000 euro i prezzi sell out.

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Si chiama Cristina Pacini Dresscode il nuovo progetto firmato da Cristina Pacini, designer con studi all’Accademia del Costume e della Moda di Roma e una carriera come creatrice di abiti da sposa. La prima collezione, al debutto con la primavera-estate 2016, sarà affiancata da un’offerta di mantelle, rivolte a una clientela top e a chi desidera pezzi speciali per occasioni speciali. Disegnata nell’atelier romano della maison (che dispone di una sartoria interna), la linea è disponibile anche nella showroom recentemente inaugurata a Milano, in via Serbelloni 7: «Una piattaforma per spingere il brand soprattutto all’estero - spiega il ceo e founder Alessandro Marani - verso mercati-chiave come Stati Uniti, Dubai e Abu Dhabi, Messico e Brasile».


COMAFIM for

PEDRINATE

LUGANO

PARCO CIANI RIVA SAN VITALE

Investire nell’immobiliare a Lugano «LAVORIAMO PER TROVARE SEMPRE L’IMMOBILE GIUSTO PER OGNI RICHIESTA», QUESTO IL DIKTAT DELLA COMAFIM FIDUCIARIA SA, REALTÀ DI LUGANO ATTIVA NELL’INTERMEDIAZIONE DI CASE, VILLE E APPARTAMENTI. IL REFERENTE GIUSTO, PER INVESTIMENTI SICURI E DI LUNGA DURATA.

Presente nel mercato ticinese da più di 30 anni, Comafim SA è attiva nell’intermediazione di case, ville e appartamenti, nell’amministrazione e affitto di immobili. Lugano rappresenta ancora un investimento sicuro ed estremamente conservativo, in quanto il mercato si è stabilizzato negli ultimi anni, mantenendo un buon trend. I tassi ipotecari con durata di oltre dieci anni sono sotto la soglia del 2% e, finché rimarranno ai minimi storici, le condizioni sono ancora estremamente vantaggiose. Comprare e mantenere immobili in Svizzera comporta esborsi minori rispetto all’Italia, per quanto

riguarda le tasse di acquisto e mantenimento della proprietà. I proprietari sono soggetti a un’imposta annuale, che però non supera l’1 per mille del valore catastale: un’imposizione, quindi, decisamente più bassa rispetto alle tasse sulle nuove case in Italia. La fiduciaria Comafim SA rappresenta il partner di successo per poter investire in tranquillità a Lugano: seleziona accuratamente gli immobili da proporre dandogli sempre la giusta valutazione e gestisce le trattative con serietà, concretezza e dinamicità.

Corso Elvezia 27- 6900 Lugano - Tel 0041 091 912 1090 - info@comafim.ch - www.comafim.ch - www.facebook.com/comafim 14_03_2016

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OPENING di ELISABETTA CAMPANA

Bottega Veneta sbarca a beverly Hills

moncler in Old bond street

Bottega Veneta opens its second maison in Los Angeles. The new 450 sqm store at 320 Rodeo Drive is influenced by Tomas Maier’s trips to Pasadena, Santa Barbara and Montecito.

Moncler opens in Old Bond street 26 its second monobrand store in London.

Si trova a Beverly Hills, al 320 di North Rodeo Drive, la seconda Maison al mondo di Bottega Veneta dopo quella di Milano, attiva dal 2013: un flagship di 450 metri quadri su due livelli. Il concept store trae ispirazione dall’architettura coloniale minimalista, grazie ai frequenti viaggi di Tomas Maier, direttore creativo del brand, a Santa Barbara, Montecito e Pasadena.

Moncler debutta in Old Bond street al 26. Il flagship store, di 330 metri quadri, su tre livelli, potenzia la presenza retail del brand a Londra, dove è attiva dal 2009 una boutique in Sloane street 197.

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Zanellato nel cuore di Milano

Julian Fashion scommette su maison J

The accessories brand Zanellato opens its first flagship store worlwide in via Bagutta 11, in the heart of Milan.

Julian Fashion opens a new luxury multibrand store, 250 sqm in viale Matteotti 13/15, Milano Marittima, dedicated to womenswear, menswear and accessories.

Il brand di accessori Zanellato inaugura il suo primo flagship al mondo nel centro di Milano, in via Bagutta 11. Uno spazio studiato dall’architetto Francesco Marzocca e realizzato in un’alternanza di cromie che riprende elementi decorativi della facciata dell’edificio.

La storica insegna multimarca di Milano Marittima, Julian Fashion, riapre con il nome Maison J l’ex boutique Nick&Sons (di 25o metri quadri) in viale Matteotti 13/15. In vendita nel nuovo store brand come Gucci, Saint Laurent, Fendi, Balenciaga, Christian Louboutin e Valentino.

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SPRING for

La capacità di ascoltare e orientare il cliente SPRING È UNA REALTÀ SPECIALIZZATA NELLE SPEDIZIONI INTERNAZIONALI. CON FORWARD LOGISTICS OFFRE UN’AMPIA GAMMA DI SERVIZI PER L’E-COMMERCE, INDIVIDUANDO INSIEME AL CLIENTE LA SOLUZIONE PIÙ ADATTA PER CONSEGNARE I PRODOTTI IN TUTTO IL MONDO. We listen. We inspire. We deliver: questo il motto di Spring, realtà specializzata nelle global delivery solutions con sede in Italia, a Como. Spring è parte di uno dei più importanti network di spedizioni internazionali, essendo nata nel 2001 su iniziativa di PostNL, Singapore Post e Royal Mail. Dal 2013 è di proprietà esclusiva di PostNL, che gestisce la Gabriele Bavera, più grande rete postale e di distribuGeneral Manager di Spring Italia zione del Benelux e può contare su solide posizioni worldwide, essendo presente con 13 filiali in tutto il mondo. Con una forte propensione a individuare le nuove esigenze delle imprese, Spring ha messo a punto Forward Logistics, un’ampia gamma di servizi per l’e-Commerce. Ne parliamo con Gabriele Bavera, General Manager di Spring Italia. «Lavoriamo con i migliori provider di servizi postali e corrieri in tutto il mondo - spiega - e offriamo ai clienti la nostra flessibilità ed expertise, al fine di trovare la soluzione più adatta e vantaggiosa per consegnare i loro prodotti in 190 Paesi». «Nessun cliente è uguale a un altro e a un bisogno specifico corrisponde una soluzione specifica - continua -. Per creare un vantaggio competitivo, ci focalizziamo sui nostri maggiori punti di forza, tra cui le soluzioni taylor made per Benelux e UK». Spring ha investito molto nella piattaforma IT Forward Logistics, in grado di supportare i clienti con un’unica interfaccia per qualsiasi tipo di spedizione, che sia un pacco full tracked, ma anche uno non tracciato. «La piattaforma è adatta sia a start up in fase di crescita sia a realtà consolidate dell’e-Commerce. Proponiamo vari livelli di utilizzo: da uno base di data entry, con possibilità di sincronizzazione con i principali marketplace, fino a un’integrazione API con i sistemi IT del cliente». Spring sarà presente con uno stand all’e-Commerce NetComm Forum, a Milano, il 18 e il 19 maggio.

LA CASE HISTORY

Terashop E di Spring parla Antonio Lembo, fondatore e A.D. di Terashop, “e-Commerce integrator”. «Forniamo soluzioni alle aziende italiane che vogliono sviluppare il loro business grazie all’online: realizziamo siti web per i nostri clienti, li impostiamo da un punto di vista gestionale e operativo e ci occupiamo delle loro spedizioni, nazionali e internazionali. Spring è entrata a far parte di Terashop alcuni mesi fa. Fino ad allora lavoravamo solo con corrieri espressi per le nostre spedizioni internazionali, il che andava bene soprattutto per gli articoli di più alto valore. Abbiamo contattato Spring quando abbiamo accolto la sfida di un nuovo cliente che vendeva prodotti a basso costo su scala globale, per il quale le spese di spedizione express erano troppo elevate e la gestione troppo complessa. Con Spring ci siamo confrontati apertamente sulla rapida evoluzione del settore dell’e-Commerce e sulle tendenze emergenti, fino a individuare una soluzione semplice, efficace e conveniente per il cliente in questione. Il team di Spring ha saputo dare risposte rapide, facilitando il nostro lavoro e diventando di fatto parte attiva della nostra squadra».

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portraits

CARLO CALENDA

roma-bruxelles andata e ritorno. e la moda applaude Da vice-ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda si era impegnato concretamente per la moda. Un idillio bruscamente interrotto dal suo trasferimento a Bruxelles. Ora, con la nomina a ministro, riparte il dialogo avviato con il settore. Con una priorità, l'impegno a favore del Ttip di ALESSANDRA BIGOTTA

Good news for the Italian fashion system: Carlo Calenda is coming back from Bruxelles, where he has been for about five months the Italian representative, to become minister of Economic Development. As a vice minister, Calenda had shown a concrete commitment for the sector and its internationalization.

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a nomina di Carlo Calenda a ministro dello Sviluppo Economico non può che venire accolta positivamente dal sistema moda. Da viceministro, il politico/ imprenditore 43enne aveva preso a cuore molto più di altri suoi predecessori le sorti del settore, mettendo in moto diverse iniziative, a partire dal Piano Straordinario a sostegno del made in Italy, con l'annunciato stanziamento di 261 milioni di euro, di cui 40 destinati al tessile-moda. Obiettivo, dare una spinta decisiva all'export e all'internazionalizzazione delle aziende del nostro Paese. A dicembre 2015 Calenda aveva gettato le basi del Comitato della Moda e dell'Accessorio, di cui era diventato presidente. Tutto sembrava procedere all'insegna dei migliori auspici, quando come un fulmine a ciel sereno era arrivata la notizia del trasferimento di Calenda a Bruxelles, come rappresentante per l'Italia al posto dell'ambasciatore Stefano Sannino. «Niente drammi - aveva commentato in quel frangente Claudio Marenzi, presidente di Sistema Moda Italia -. Anche senza il pur validissimo supporto di Calenda, l'importante è che si sia aperta una finestra di dialogo con il Governo e che si proceda di conseguenza». La guida del Co-

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• Nasce a Roma il 9 aprile 1973 da Franco Calenda, economista, e Cristina Comencini, figlia di Luigi Comencini e a sua volta regista. • Laureato in Giurisprudenza, nel 1998 entra in Ferrari come responsabile delle relazioni con le istituzioni finanziarie e del customer relationship management. Passa poi a Sky Italia, a presiedere le aree product marketing e programming.

mitato era passata al sottosegreta• Dal 2004 al 2008 affianca Luca Cordero di Montezemolo, allora presidente di Confindustria, rio Ivan Scalfarotto, che nella dove diventa anche direttore dell'area strategica riunione di fine aprile aveva delie affari internazionali. neato alcune priorità: più formazione, più attenzione al tema della • Fino al 2011 è ceo dell'Interporto Campano. sostenibilità, più promozione della • Nel 2013 viene nominato viceministro allo moda presso target potenzialmenSviluppo Economico dal Governo Letta, un te interessanti, come i Millennial, incarico confermato nel 2014 dal Governo Renzi. e l'idea di realizzare una grande • A inizio 2016 diventa rappresentante dell'Italia evento di sistema, addirittura già presso l'Ue. A maggio Renzi lo richiama a Roma a partire dal prossimo settembre. come ministro allo Sviluppo Economico. Ora Calenda torna con un incarico ancora più prestigioso, «perché a noi serve un personaggio che abbia l'intelligenza per ragionare del futumia Calenda è stato anche direttore dell'aro - ha detto Matteo Renzi, annunciando rea strategica e affari internazionali. Su di l'atteso nome del successore di Federilui, che è riuscito a convincere due presica Guidi -. Il che vuol dire innovazione, denti del Consiglio tanto diversi, quali Enmanifattura 4.0, investimenti nelle aree di rico Letta e Matteo Renzi, si dice un gran crisi». Laureato in giurisprudenza all'Unibene: fattivo, lavoratore, dotato di senso versità di Roma, quattro figli il primo dei pratico, preparato, instancabile motivatoquali avuto ad appena 16 anni, padre ecore dei collaboratori. Di sicuro, da ministro nomista (Fabio Calenda) e madre regista porterà avanti l'impegno a favore del Ttip, (Cristina Comencini), Carlo Calenda ha il trattato per gli investimenti e commerun passato da manager per Ferrari e Sky cio con gli Usa, che si sta negoziando in Italia ed è noto anche per aver affiancato questi mesi. Trattato che, secondo CalenLuca Cordero di Montezemolo, dal 2004 da, rappresenta uno snodo essenziale per al 2008, quando quest'ultimo era presidenlo sviluppo e la difesa delle imprese e delle te di Confindustria. In Viale dell'Astrono■ produzioni del made in Italy.


PERSONE E POLTRONE A CURA DI ANDREA BIGOZZI

Eraldo Poletto è pronto per Salvatore Ferragamo Eraldo Poletto is ready to become Ferragamo’s new Ceo. The new poasition will be discussed at board meeting on May 12.

A sinistra, il presidente di Prada, Carlo Mazzi. A destra, Miuccia Prada con Patrizio Bertelli, entrambi amministratori delegati della società

Per Prada in arrivo più manager e un nuovo modello organizzativo

L’avvicendamento tra Michele Norsa ed Eraldo Poletto ai vertici della Salvatore Ferragamo è cosa quasi fatta. Nessuna sorpresa dovrebbe arrivare dal cda della maison fiorentina, previsto per il 12 maggio e chiamato a ufficializzare la nomina l’ex ceo di Furla come successore di Norsa, il manager che negli ultimi 10 anni ha guidato Ferragamo portandolo in Borsa nel giugno del 2011. L’uscita di Norsa potrebbe essere uno stimolo per un rilancio del marchio (rimasto anche senza direttore creativo), mentre tutti si chiedono chi porterà operativamente in Borsa Furla, orfana del suo ceo.

Italian fashion group Prada is seeking new executives to reorganise its management structure. Chairman Carlo Mazzi said that the reorganisation aims to make the group less “family-centred” and could be completed by the end of the year.

Prada imbocca la via della managerializzazione. Lo stile resta rigorosamente nelle mani di Miuccia, ma per il resto il gruppo italiano del lusso ha bisogno di una messa a punto. Per questo il suo presidente, Carlo Mazzi, ha annunciato che entro la fine dell’anno la società porterà a termine il potenziamento della sua squadra di top manager. «Ci stiamo lavorando. Non so se ci sarà proprio il ruolo del direttore generale, ma siamo in cerca di figure apicali», ha detto Mazzi, confermando che l’intenzione è quella di dare alla casa di moda una configurazione «meno familiare». Prada oggi è guidata da Miuccia Prada una degli eredi dei fondatori (con i fratelli Alberto e Marina), che si occupa principalmente la parte creativa, e dal marito Patrizio Bertelli. La coppia da tempo condivide il ruolo di amministratore delegato, ma già in passato si era parlato della possibile introduzione di direttore generale, che finora non è mai esistito in azienda. Ma le posizioni da coprire sono diverse, e secondo quanto più volte affermato da Mazzi, vanno dal commerciale all’area industriale e tecnica, fino alla comunicazione.

Un italiano a capo di Converse: Davide Grasso promosso a.d. Davide Grasso, Nike’s current chief marketing officer, is the new Converse president and ceo. The Italian executive takes the place of Jim Calhoun.

Il nuovo presidente e amministratore delegato di Converse parla italiano. Davide Grasso ha infatti assunto i ruoli fino ad ora ricoperti da Jim Calhoun ai vertici del marchio delle famose scarpe con la stella, controllato da Nike. Grasso, 53 anni, fa parte da più di 20 anni del gruppo di Portland e da tre ricopre il ruolo di chief marketing officer del brand. L’italiano farà direttamente riferimento a Mark Parker, ceo dell’intero colosso dello sportwear.

Achille lascia Boston per il lusso di McKinsey Antonio Achille joins McKinsey & Company from Boston Consulting. He will be responsible for the Emea Consumer & Luxury Goods unit.

McKinsey & Company ha nominato Antonio Achille senior partner dell’ufficio italiano. Achille, 44 anni, proviene da un’esperienza di oltre 15 anni in Boston Consulting Group, dove faceva parte del Leadership team mondiale del settore Consumer e guidava la Practice Lusso a livello globale. Anche in McKinsey il consulente sarà responsabile della divisione Consumer & Luxury Goods per il Mediterraneo.

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Q&A DI CARLA MERCURIO

Dalani Home & Living

MARGOT ZANNI

«La moda? non escludo liaison in futuro»

At 28 Margot Zanni launched with other partners the Italian e-commerce site for home & living of Dalani. Today, at 33, she runs a successful company that is evolving with new projects. Fashion is not excluded. A 33 anni gestisce con altri soci il sito italiano di e-commerce per l’home e il living di Dalani: come è maturata in lei questa decisione? Avevo soltanto 28 anni e l’idea di costruire un’azienda legata a un settore che ho sempre amato come l’home & living mi ha affascinato fin dal primo istante. Ho contribuito a creare Dalani.it insieme a Diego Palano, Mattia Riva e Karim El Saket. Io mi occupo di stile, di storytelling e dell’editorialità del sito, Karim, Diego e Mattia gestiscono gli altri aspetti del business, dai rapporti con i fornitori alle questioni amministrative, finanziarie e di bilancio, passando per le relazioni con gli utenti e la logistica. Quali le sue esperienze prima di Dalani? Prima di Dalani.it lavoravo come giornalista televisiva in un programma dedicato al design e all’arredamento. È proprio questa affinità tematica ad aver giocato un ruolo di primo piano nelle mie scelte professionali. È stato difficile impadronirsi della tecnologia legata a un sito di e-commerce? Alcuni tra i miei marchi preferiti si trovano in America e Francia e vendono solo tramite

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e-commerce, quindi ero già abituata a questo linguaggio. Imparare a implementare la tecnologia è stato molto più difficile ma ho avuto tanto supporto dal nostro reparto IT.

Il magazine di news, business e trend

Direttore e Amministratore Delegato

Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it)

Quanta parte di “digital” c’è nel suo lavoro e quanta di creatività? Essendo a capo dell’ufficio stile, nella mia quotidianità ci sono innanzitutto ricerca e creatività. Ma il fatto stesso che Dalani.it sia una realtà 100% online rende tutto completamente interconnesso con la dimensione digitale. In che modo fa ricerca per la selezione di prodotti che propone sul suo sito? Cerco di tenermi sempre aggiornata mediante fonti diverse, per valutare al meglio le proposte dei brand già noti e individuare facilmente le novità più interessanti. Prendo ispirazione dai migliori e mi confronto direttamente con le persone, a partire dal mio team. Inoltre mi documento su siti americani, scandinavi e magazine di settore, tenendo sempre d’occhio i nuovi progetti dei personaggi più influenti nel mondo del design e della decorazione di interni.

Caposervizio

Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) Senior Fashion Editor

Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it) Redazione

Elena Azzola (e.azzola@fashionmagazine.it), Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it), Elisabetta Campana (e.campana@fashionmagazine.it), Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it), Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it), Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) Segreteria di redazione

Daniela Locatelli (d.locatelli@fashionmagazine.it) Realizzazione grafica

Nadia Blasevich, Carlo Maraschi, Laura Marcarini Collaboratori

Mariella Barnaba, Filippo Bellini, Peppe Orrù (Londra), Giuliana Poletto (Parigi), Cristiana Lopez (New York) Direttore pubblicità

Stefano Giordano (s.giordano@fashionmagazine.it) Pubblicità e promozione

Anna Maria Bergstrom (a.bergstrom@fashionmagazine.it) Ilaria Roberta Galli (i.galli@fashionmagazine.it) Raffaella Giannattasio (r.giannattasio@fashionmagazine.it) Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Ufficio traffico

Stefania Aguanno (traffico@fashionmagazine.it)

Quali le novità in arrivo sul vostro sito a livello di tecnologia e di prodotti? Vogliamo che il sito sia sempre più “easy to browse”. La nostra App avrà delle nuove release per essere ancora più semplice e dal design accattivante. Per quanto riguarda i prodotti, abbiamo un intero team che ne segue l’evoluzione. Avremo brand famosissimi accanto a proposte introvabili in Italia. Ritiene sia più difficile vendere mobili o abbigliamento su Internet? Nonostante si tratti di articoli da indossare, l’abbigliamento è un bene a cui nessuno rinuncia facilmente e che ha un alto tasso di novità. Le persone invece sono ancora poco abituate a considerare l’e-commerce come la principale risorsa per arredare la casa, mentre in questi anni abbiamo fatti diversi passi avanti sulla decorazione. I piccoli complementi, gli accessori per la tavola e il tessile sono fra i campi in cui ho visto crescere la propensione all’acquisto dei nostri utenti. Nel futuro di Dalani potrebbero esserci collaborazioni con il mondo della moda? La moda è un settore che seguo con passione e che ha da sempre dei collegamenti molto forti con l’arredamento; è da qui, infatti, che nascono le principali tendenze per la casa. Sono solo alcuni dei motivi per cui non escluderei una collaborazione di questo tipo.

Segreteria e servizi

Valentina Capra, Tiziana Grazioli (fashion@fashionmagazine.it) Amministrazione

Cristina Damiano, Ester Miazzo Diffusione e abbonamenti

Daniele Costanzo (abbonamenti@fashionmagazine.it) Edizioni Ecomarket Spa Redazione, Amministrazione, Pubblicità: piazza Pio XI 1, 20123 Milano telefono: 02 80620-1 telefax: 02 80620-444 (redazione) 02 80620-333 (pubblicità e abbonamenti) Edizioni Ecomarket Spa Fashion - Il magazine di news, business e trend Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione Direttore responsabile Gianni Passavini È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © Fashion 2016 Edizioni Ecomarket - Milano Abbonamento annuale 185,00 e (quindicinale) - c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti - piazza Pio XI 1 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 11,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali) Stampa: Vela Web Srl - Via Copernico 8 - 20082 Binasco (Mi) Distribuzione esclusiva per l’Italia: MEPE Distribuzione Editoriale Via Ettore Bugatti, 15 - 20142 Milano Fashion fa parte del Gruppo DFV Verlagsgruppe Deutscher Fachverlag www.dfv.de Le altre testate moda del gruppo sono: TextilWirtschaft, Frankfurt; TextilJurnal, Praha; Sportswear International, Frankfurt; ötz österreichische Textil Zeitung, Wien; DivatMarketing, Budapest; Images Business of Fashion, New Delhi.


people

Ph. Diego Zuko

a cura di Carla Mercurio

candela novembre

«Cambiare è bello. Nella moda mi piace sperimentare» Spontaneous and outgoing, Candela Novembre won 404mila followers on Instagram with her photos and posts. «I do not follow trends, but experience them».

Nausheen shah

«no Ai vestiti estrosi. Amo uno stile senza tempo» Designer, stilyst and journalist: Nausheen Shah's curriculum is full of experiences linked by a single thread: the love for tavelling the world and making experiences. Nelle vene di Nausheen Shah scorre sangue blu. È una principessa di origini persiane-pachistane, nata nel Winsconsin. Una principessa moderna, di quelle che non aspettano il principe azzurro ma vanno in giro per il mondo a realizzare i propri sogni. A partire dalla moda. «Ho frequentato il Polimoda a Firenze e poi il Fashion Institute of Technology a New York e nel 2007 sono diventata collection director di Zac Posen». Poi è arrivato l'amore per lo styling. «Ho lavorato per cantanti famose come Nadia Ali, poi sono passata all'interior design». Naturale evoluzione di questo percorso è stato il giornalismo. «Ho iniziato a scrivere report di moda per il sito di Olivia Palermo, per cui sono stata fashion editor e oggi collaboro come freelance fashion & travel contributor per realtà come Bergdorf Goodman e il New York Post. Nausheen ha anche un sito, A Sha's Life, dove si racconta, e un account Instagram con più di 43mila follower. Gira per le fashion week nel mondo e ha un debole per le ultime uscite invernali di Alessandro Dell'Acqua, Marco Di Vincenzo, Marni e Loewe. «Adoro gli abiti classici e senza tempo. Molto bianco e nero, tinte neutre e accessori metallici».

«Cambiare è bello. La vita è una e mi piace innamorarmi di ciò che faccio». Spontanea e solare, Candela Novembre ha conquistato con le sue foto e i suoi post 404mila follower su Instagram. «Fin da piccola - spiega a Fashion il mio sogno era viaggiare e il lavoro di modella, che ho fatto per dieci anni, mi ha permesso, giovanissima, di vedere il mondo. Poi ho fatto diverse esperienze, comprese le interviste per RedMilk. Ora mi dedico principalmente al magazine Lampoon, dove mi occupo di supervisionare la parte web a livello creativo e di immagine. E poi ho due figlie da crescere, Verde di 11 anni e Celeste di 7. Per fortuna ho un lavoro che posso gestire e che mi permette di seguirle».«Vivo la moda in maniera indisciplinata - racconta -. Non seguo i trend ma li sperimento. In generale devo sentire le cose su di me, amare i colori e le forme. Grazia e armonia sono due concetti importanti». Fra gli stilisti preferiti di Candela Novembre ci sono Arthur Arbesser e Marco Di Vincenzo. «Ma sono entusiasta anche della collezione Attico, frutto della collaborazione tra Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini: una capsule di proposte molto versatili». Per le scarpe, scelgo Roger Vivier, Jimmy Choo, Casadei, Salvatore Ferragamo e Stella McCartney.

Patricia manfield

«non perdete il mio primo disco. ma il primo amore è il blog atelier« Born in Moscow, grown up in Naples and in Milan from three years, Patricia Manfield is ready to fly to France, to launch her his first record. Nata a Mosca, cresciuta a Napoli e da tre anni a Milano, Patricia Manfield è pronta a spiccare il volo verso la Francia, dove sta per uscire il suo primo disco. «Sono figlia di musicisti e la musica ce l'ho nel sangue. Scrivo canzoni da sempre». Anche la moda e la fotografie sono tra le grandi passioni di Patricia, che coltiva con il suo blog The Atelier. me, creato con il fidanzato Giotto Calendoli, dove posta le foto dei suoi viaggi in giro per il mondo, dispensando consigli su look e griffe da indossare. Le sue preferite? «Adoro Jacquemus, Demna Gvasalia, Massimo Giorgetti, J.W.Anderson e, per le scarpe, Jimmy Choo, Manolo Blahnik, Santoni e Pollini. Anche su Instagram Patricia è molto attiva, con un seguito di 236mila follower: «Apprezzano la mia spontaneità e condividono con me le passioni per la musica, la moda e la fotografia».

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red carpet a cura di CARLA MERCURIO

Missoni

ON SHOW IN LONDON

Il clan Missoni ha festeggiato l’opening della mostra “Missoni Art Colour” al Fashion And Textile Museum di Londra, in collaborazione con The Woolmark Company. Ad accompagnare Angela, Rosita e Luca, la giovane generazione della famiglia, rappresentata da Margherita, Teresa, Jennifer, Ottavio, Giacomo, Marco e Francesco Missoni. Dopo la visita alla rassegna, organizzata dal Ma*Ga di Gallarate, dove è stata esposta fino allo scorso gennaio, private dinner a casa di Zandra Rhodes.

La famiglia Missoni al Fashion and Textile Museum di Londra per l’opening della rassegna “Missoni Art Colour”

Margherita Missoni

Zandra Rhodes

trofeo tollegno 1900

Piero Liatti e Anna Varale su Mercedes 280SL del 1970

Charlotte Dellal

ALLEVI in concert

TIME FOR revival

Macchine d’epoca in contest nel biellese, in occasione del secondo Trofeo Tollegno 1900-Revival Lana Gatto: due giorni di gara su un percorso in due tappe. Un omaggio al “rallyLana” di cui negli anni Settanta, per otto edizioni, Lana Gatto è stata main sponsor. Vincitori, Filippo Anselmetti e Ilaria Vigna su Talbot Sunbeam Lotus.

Alexia Niedzielski, Eugenie Niarchos, Patrick Kinmonth, Dana Alikhani, Tatiana Santo Domingo Casiraghi

arts of italY

Filippo Anselmetti e Ilaria Vigna/Talbot Sunbeam Lotus

Ezio Martino Salviato e Maria Caterina Moglia su Bugatti T40

Per il lancio di Arts of Italy, progetto di social responsibility basato sul connubio arte-moda, Ovs ha coinvolto Giovanni Allevi, ambassador della campagna dedicata all’iniziativa, che ha presentato la sua cantata sacra “Sotto lo stesso cielo” all’Auditorium di Milano. Ad aprire la serata, le letture di Alessandro Preziosi.

Giovanni Allevi in concerto all’Auditorium di Milano

Alessandro Preziosi e Giovanni Allevi

Stefano Beraldo e Davide Rampello

Missoni clan celebrated the opening of the “Missoni Art Colour” exhibition at the Fashion And Textile Museum in London, in collaboration with The Woolmark Company. Together with Angela, Rosita and Luca, the young generation of the family, represented by Margherita, Teresa, Jennifer, Ottavio, Giacomo, Marco and Francesco Missoni. Vintage cars in contest in the Biella area, on the occasion of the second Trophy Tollegno 1900-Revival Lana Gatto: two days of competition on a route in two stages. A tribute to the “rallyLana”, that in the Seventies, for eight editions, saw Lana Gatto as the main sponsor. For the launch of Arts of Italy, a project of social responsibility based on the art-fashion combination, Ovs involved Giovanni Allevi, ambassador of the campaign dedicated to the initiative, who presented his sacred cantata “Under the same sky” at the Milan Auditorium. Another brand ambassador, Alessandro Preziosi, opened the evening with some readings.

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