FLIP PAGE FA N 9 2016

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Anno 47 | N°09 del 13.06.2016 | quindicinale | € 5,50 | www.fashionmagazine.it

E H I S SI D GL IN EN ION RS VE

Il magazine di news, business e trend

brunello cucinelli

«Il lusso eleva l'uomo e va distinto dal mass market »

daks

«Forti del nostro heritage sfonderemo il miliardo»

Ten Ways to

boost

Milan

La settimana della moda maschile cavalca i grandi cambiamenti in atto: 20 fashion guru dicono la loro

Nella foto: Lardini



n° 9 13 giugno 2016

SOMMARIO

www.fashionmagazine.it

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L’Editoriale

PROTAGONISTI

8 BRUNELLO CUCINELLI «Il vero lusso eleva l’uomo» 11 DAKS/RICCARDO SCUFFI

E PAUL DIMOND

40 anni di house check: «Siamo cambiati, rimanendo se stessi»

15 ANDREA LARDINI «Col retail e la donna si apre una nuova fase»

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BUSINESS

20 PITTI UOMO 90 90 di queste edizioni! In copertina

Un outfit Lardini per la primavera-estate 2017 (Ph. Letizia Ragno)

22 SIMONS E LAGERFELD A FIRENZE Florence calls Raf & Karl answer 24 FAUSTO PUGLISI «Il mio uomo? Fa l’eroe» 26 LUCIO VANOTTI «Un tuffo nel Rinascimento»

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28 visvim/hiroki nakamura Il “future vintage” a Firenze 28 Gosha Rubchinskiy Tutto parte da un’estetica post-sovietica 32 60 ANNI DI XACUS A shirt, a star, a birthday 34 COLMAR/GIULIO COLOMBO «Con il fashion abbiamo una marcia in più»

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n° 9 13 giugno 2016 www.fashionmagazine.it

SOMMARIO

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36 MILANO MODA UOMO La discontinuità che fa bene alla moda

80 TRACONF Grandi manovre nel fashion? No problem

39 IL “DECALOGO” DEL MENSWEAR Vietato perdere il treno delle idee

85 PITTI FILATI 79 Verso il filo perfetto “h24” TREND

47 VENDITE PRIMAVERA-ESTATE 2016 L’uomo in stallo: prezzi eccessivi, troppi sconti 54 LA MARTINA È tempo di polo experience 61 DENIM 3.0 Spopola il tecno language 65 ATHLEISURE Il nuovo ready to wear?

94 TOP RETAILER Le nuove tendenze uomo viste dai buyer internazionali 97 PREVIEW SPRING-SUMMER 2017 Neoteric style

125 STORE TO WATCH Lagrange 12 reinventa il multibrand

78 MAPIC Il retail real estate chiama L’Italia risponde

129 lifestyle SPRING-SUMMER 2017 The most covetable items for men’s superlife

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134 JONATHAN AKEROYD «Guiderò Versace verso nuovi traguardi» 136 CAREERS 138 Q&A/ Ferutdin Zakirov «Io, uzbeko con il cuore 150% italiano» 145 Fashion people 146 Red carpet

121 BRAND TO WATCH

75 SALONI IN GERMANIA Il laboratorio Berlino si proietta nel futuro

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PEOPLE

115 PREVIEW SPRING-SUMMER 2017 Play polo style

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Quando l’incertezza raggiunge il suo apice, i sommovimenti si accavallano e il caos incombe, a volte bisogna sapersi lasciar andare e far scaturire dal profondo uno scatto spontaneo di fantasia, di emozione e di pura creatività. È precisamente questo lo stato del fashion system in questo momento. Sconquassato da sfide epocali, è in preda a una fase di costante reinvenzione. Anche e soprattutto nei modelli di business, non solamente più nella moda in quanto tale. Per l’Italia in generale, e per Milano nello specifico, questo dato di fatto non è un male. Anzi, tutt’altro. Se esiste un popolo navigato, che ha saputo prosperare con secolare intuito nonostante mille alterne vicissitudini, è sicuramente quello che abita il Belpaese. Come ribadisce con forza Brunello Cucinelli nell’intervista rilasciata a Fashion, abbiamo una grande capacità del fare, con maestria, caparbietà e umiltà. Ma abbiamo anche, in egual misura, il necessario coraggio (o l’imprescindibile dose di sfrontatezza, dir che si voglia) a cambiare rotta, tempestivamente, con ben ponderata decisione e grande sicurezza di noi. Ed è proprio l’insieme di queste due doti a essere chiamato in campo oggi. Di fronte al guanto di sfida che la competizione globale ogni giorno ci getta, alle singole aziende come ai formati espositivi, ora come non mai è richiesto un grande scatto di reni per fare la differenza. Il nostro compito è accogliere la sfida. Contribuiamo, tutti insieme, ad attrezzare la nostra feshion week di giugno, che tra Pitti e Milano è la più bella del mondo, per diventare sempre di più, a livello internazionale, la misura di tutte le cose. Come ci insegnano gli antichi greci, veri padri della nostra civiltà, in tempi di crisi il cambiamento è sempre opportunità. Diamo dunque ascolto alle migliori idee, accogliamo i migliori talenti e creiamo un happening che il mondo ci invidierà nei decenni a venire.

L’EDITORIALE

The Power of Invention

In times of rapid and pervasive change, it is the remorselessly intrepid who by spontaneous and profound intuition shapes the new competitive landscape. And this is exactly what is happening in the fashion system right now. Business models get turned upside down, disruptors are having their heyday. And yet, for Italy as the incumbent champion, this tumultuous situation comes with tremendous potential. If all players, together, give their very best by turning the June fashion week, enacted in Milan and in Florence, already at the world’s undisputed top, into a true festival of digitally empowered, creative enlightenment. An overwhelming lighthouse can be created, that will shine for decades to come.

Marc Sondermann

Direttore/Editor-in-Chief

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interview

brunello cucinelli

«il vero lusso eleva l’uomo» In questa intervista a Fashion, l’imprenditore e umanista umbro fa un tour d’horizon su ciò che muove gli animi ai giorni nostri. Ne scaturisce una cristallina visione su come una maison di alta gamma si deve porre

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di Marc Sondermann

Speaking with Fashion, Brunello Cucinelli engages in a philosophical discourse around the main issues confronting mankind today. His overall vision determines very precisely how an artisanal luxury brand needs to be positioned in order to appeal to a new generation of conscious consumers. 1

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C

ome si sta evolvendo il business di Brunello Cucinelli? Sono particolarmente soddisfatto dell’apprezzamento che il mondo intero ha nei confronti dei manufatti di cultura italiana, connotati da un grande contenuto di artigianalità. I clienti oggigiorno chiedono qualcosa di diverso e credo che sia in essere un nuovo modo di usare le cose, piuttosto che consumarle. A mio avviso, stiamo veramente assistendo alla fine del consumismo. Sono sempre di più coloro che vogliono utilizzare ciò che la terra dà loro, informarsi su cosa mangiano, su cosa indossano e su dove tutto questo è stato prodotto. Si tratta di un cambiamento culturale, un nuovo modo di porsi, che naturalmente favorisce chi, come noi, è posizionato nel segmento del lusso assoluto.

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Che momento sta vivendo il mercato del lusso a livello mondiale? Io credo che sia ora di decidersi. Non possiamo più chiamare tutto lusso, dobbiamo avere le idee molto chiare su che cosa è lusso e cosa invece è accessibile. Dice Kant che il lusso eleva l’uomo: in questo senso, ciò che nobilita il prodotto e lo distingue da una matrice industriale merita di essere riconosciuto come speciale. Penso che ultimamente ci sia stata un po’ troppa confusione intorno a questi concetti. Chi però ha sempre mantenuto una chiara linea sui manufatti di qualità, continua a vivere un momento che non esito a definire d’oro. L’avvento del digitale come lo valuta? Dobbiamo avere il coraggio di essere contemporanei. Sono appena tornato da un

viaggio a San Francisco, dove ho avuto il piacere di conoscere tanti di questi giovani imprenditori che stanno cambiando la faccia del mondo. Si respira un’energia formidabile, è nato ormai un nuovo canale molto importante e nessuno può esimersi dal presidiarlo. Così è l’evoluzione del mondo. Come si mantiene un dna stilistico sempre al passo con i tempi? In ogni caso non bisogna mai prescindere dal confronto con i giovani, portatori dello spirito contemporaneo. Dal nostro canto, in azienda registriamo un’età media di 38 anni, che sale a 41 a livello di management. Ho appena inserito due co-ceo al mio fianco e devo dire che mi piace molto la loro energia. In un’impresa giovane si lavora con più motivazione.


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1. Brunello Cucinelli 2. Il monomarca di Madrid 3. La boutique milanese del brand 4. Un insieme della collezione uomo Brunello Cucinelli per l’autunno-inverno 2016/2017 5. Ancora l’autunno-inverno 2016/2017 nell’outfit al femminile 6. La “Scuola di Arti e Mestieri” di Solomeo 7. Il “Teatro Brunello Cucinelli”, altro fiore all’occhiello di Solomeo, propone stagioni di musica, prosa e danza

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In vista di Pitti Uomo, come si articola la collezione Brunello Cucinelli? Vedo in divenire un bel vestirsi contemporaneo, molto pulito, con pantaloni più morbidi: uno sportivo chic di lusso, anche un po’ più giovane, per intenderci. Si tratta in assoluto della più bella fashion week mondiale, con 25mila persone uniche, internazionali, che creano un momento in cui ci si può veramente confrontare sui temi del momento. L’umanità oggi di che cosa sta prendendo consapevolezza? Sono convinto che usciamo da un trentennio di crisi di civiltà. Stiamo attraversando un momento di risveglio, che coincide con una riscoperta di ideali, di valori e di mestieri, anche antichi. Dobbiamo curare quel sottile male dell’anima che l’eccesso di lavoro

e di fatica, tra l’altro iniquamente ripartito, ha inflitto a vasti strati sociali. Per un giovane questo cosa significa, lavorativamente parlando? Credo che non tutti possano fare le start up, i manager o gli impiegati. Dobbiamo invece riscoprire i grandi mestieri dei grandi artigiani, il mondo è affascinato dai nostri manufatti. L’uso più consapevole dei prodotti e il declino di un atteggiamento consumista faranno sì che questa tendenza si rafforzi sempre di più, offrendo innumerevoli modi di impiego ai nostri giovani. Faremo rivivere con decisione l’antico adagio del filosofo tedesco, quando scrisse: «Agisci considerando l’umanità sia per te stesso che per gli altri, non come semplice ■ mezzo, ma come nobile fine».

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Il lusso si trova in uomini dotati di gusto. Soddisfa con la sua varietà la nostra capacità di giudizio, procura a molti un’occupazione, ravvivando l’intera vita sociale

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Immanuel Kant

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ANNIVERSARies

DAKS

40 ANNI DI HOUSE CHECK: «siamo cambiati, RIMANENDO NOI STESSI» È inglesissimo, ha 122 anni di storia, serve la Casa Reale, è controllato da un colosso giapponese, lo disegna un italiano. Parliamo di Daks, che quest’anno celebra un importante anniversario: il 40esimo dell’House Check, il quadretto che è diventato simbolo della maison. A tu per tu con lo stilista Filippo Scuffi e il British cfo Paul Dimond di angela tovazzi

Founded in 1894, acquired in 1991 by the Japanese Sankyo Seiko Company and since 2008 designed by the Italian Filippo Scuffi, this year Daks celebrates an important anniversary: the 40th of House Check.

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ici Daks e ti viene in mente il check. Non un quadretto qualunque, ma quella tramatura scozzese che abbina il color cammello alla vigogna, in contrasto con il nero: l’House Check, come lo chiamano a Londra, introdotto nel 1976 e poi diventato il leitmotiv, anzi un vero e proprio marchio di fabbrica del brand. Da allora sono passati 40 anni e per questa griffe, che ha ottenuto tre “Royal Warrants” da Buckingham Palace e che dell’heritage ha sempre fatto il proprio cavallo di battaglia (è stata fondata nel 1894 da Simeon Simpson), l’House Check negli ultimi quattro decenni ha rappresentato il baluardo di ogni divagazione stilistica. Anche se, quando al timone creativo è arrivato l’italiano Filippo Scuffi (nel 2008), la prima cosa che ha fatto è stato minimizzare questo simbolo-feticcio dalla presenza un po’ ingombrante. «Ho tolto il check da fuori e l’ho messo dentro, all’interno dei capi - racconta il designer di origini toscane, studi ad Harvard, in forze nella casa di moda dal 2005 -. Volevo dimostrare che nel cuore sì, batte

sempre Daks, ma che siamo capaci di fare anche altro». Da quel momento, l’evoluzione del marchio si è snodata sempre intorno a una scommessa: continuare a nutrirsi del proprio humus dal sapore British, ma respirare la contemporaneità. «Tutte le nuove idee prosegue Scuffi - le faccio collidere con la storicità. Parto sempre da spunti inglesi e in particolare dal check, che ho “alterato” e trasformato in ogni modo. Per me è sempre una sfida. Che credo di aver vinto: la scorsa stagione la stampa britannica ha parlato della nostra sfilata donna come di quella più bella della fashion week londinese, superando competitor come Burberry». Adesso c’è però la sfida con Milano (domenica 19 giugno alle 17), passerella che la griffe calca dal 2012: il fatto che la prossima edizione sia numericamente sottotono, con assenti illustri, non impensierisce Daks. «Non c’è città più importante per l’uomo. Né Londra, né Parigi. I nuovi diktat per il menswear nascono qui», dice Scuffi. Una piazza strategica anche per rinforzare l’immagine 13_06_2016

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ANNIVERSARies

del brand in Europa, area attualmente presidiata dal mega-flagship londinese in Old Bond street e da un network di clienti wholesale (sono oltre 2mila a livello globale). Da quando il brand, nel 1991, è entrato nell’orbita di Sankyo Seiko Company, gigante 1 nipponico che è stato licenziatario Daks in Giappone per oltre due decenni, il business si è infatti spostato prevalentemente in Asia, dove Daks Simpson Group realizza oltre metà del suo giro d’affari, arrivato a sfiorare il miliardo di euro. Tra il Pae4 se del Sol Levante, Cina, Taiwan, Corea, Thailandia e Macao, la label inglese conta oltre 40 monomarca, di cui una ventina solo nella Repubblica Popolare. «Il Far East, il Sud Est asiatico e l’Europa interviene Paul Dimond, 2 British cfo di Daks - rappresenteranno anche in futuro il nostro focus principale, nonostante non si arresti il lavoro per aprire nuovi mercati». In primis gli Stati Uniti, sotto osservazione per un «possibile rientro della griffe». Del resto, la frenata dell’ex Celeste Impero e le criticità nel continente europeo - principali interlocutori di Daks - non hanno mancato di fare sentire le loro ripercussioni. Dimond, anche se non fornisce cifre, spiega che «le problematiche in Cina hanno colpito noi come altri nel settore e in Europa le incertezze legate al referendum (con il quale il prossimo 23 giugno gli elettori saranno chiamati a pronunciarsi sulla permanenza o meno del Regno Unito nell’Ue, ndr) ha impattato incrinando la fiducia nel mercato». D’altra parte però, come tiene a sottolineare il manager, sono state varate nuove iniziative che testimoniano la vitalità espansiva del brand: «Daks - informa il British cfo - ha aperto un negozio in Namikidori, nel quartiere di Ginza a Tokyo, oltre a un outlet al New Otani Hotel, sempre nella capitale giapponese». E anche in Europa gli investimenti non mancano, con showroom inaugurate in Germania e Svizzera. Quanto alle performance del flagship di Londra, termometro importante del gradimento del marchio, Dimond è ottimista: «Ci aspettiamo una crescita like12

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1. Filippo Scuffi, direttore creativo di Daks dal 2008. Nato in Toscana da padre piemontese e madre napoletana, dopo gli studi ad Harvard ha frequentato la School of Fashion Psychology di New York. Nel suo curriculum vanta collaborazioni con Donna Karan, Ralph Lauren ed Hermès 2. Una proposta per l’autunno-inverno 2016/2017 del menswear Daks, che dal 2012 sfila a Milano

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3. Uno scatto dal backstage della sfilata donna alla fashion week di Londra, a cui Daks partecipa dal 2010 4. Il flagship londinese in Old Bond street 5. Una borsa vista sulla passerella maschile 6. Una campagna Daks degli anni Sessanta

for-like delle vendite, sull’onda anche del nuovo “Daks Simpson Menswear Club” (una luxury area appena avviata all’ultimo piano dello store in Old Bond street, ndr)». «Tra i nostri clienti, provenienti dal mercato domestico e straniero - aggiunge - nutriamo grandi aspettative da quelli cinesi, il cui numero dovrebbe aumentare grazie alle facilitazioni introdotte sul fronte dei visti». Nessun investimento in vista invece nell’e-commerce, che è stato adottato come format di vendita da “colleghi” altrettanto veterani del mercato. Pensiamo a una griffe digital oriented come Burberry o a Chanel, che dopo aver “resistito” per anni alle vendite online, le lancerà entro il 2016. «Non abbiamo ancora un e-shop - commenta Paul Dimond -. I nostri consumatori preferiscono sperimentare di persona il lusso e la qualità dei prodotti. Non è detto però che le cose cambino in futuro, se la domanda ■ andasse in questa direzione».



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INTERVIEW

Andrea Lardini/ Lardini group

«Col retail e la donna si apre una nuova fase» Andrea Lardini ha molte novità da raccontare a chi lo incontrerà nello stand completamente rinnovato di Pitti Uomo: dall’imminente opening dello store milanese al progetto donna di Lardini, che cresce con una nuova designer e una showroom dedicata. «Raccogliamo i frutti del lavoro fatto su stile e produzione. Forse oggi due collezioni all’anno non bastano più» di Andrea Bigozzi

Andrea Lardini’s plans for the high-end men’s brand Lardini include the opening of the first Italian flagshipstore in Milan and the growth of womenswear, with a new designer and a new showroom.

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a crisi, questa sconosciuta. Lo dice quasi con pudore Andrea Lardini, analizzando i risultati dell’anno passato (chiuso a 73 milioni di euro di fatturato) e le previsioni di crescita delle vendite di Lardini per il 2016. Cautela dettata non solo dalla scaramanzia, ma anche dalla consapevolezza che in questo periodo molte aziende dell’abbigliamento maschile stanno invece soffrendo, inclusi i grandi gruppi. E anche se è presto per anticipare un dato sull’interno anno, l’imprenditore marchigiano, grazie ai risultati delle ultime campagne vendita, alla solidità dei clienti wholesale, Italia compresa, e alle prime aperture monomarca (dopo la Corea, entro Natale sarà la volta di Milano), può scommettere sull’ennesimo anno positivoper tutti i brand: Lardini uomo e donna, RVR, Gabriele Pasini e +Lardini. Voi fratelli Lardini (al fianco di Andrea, presidente, ci sono anche Luigi, direttore dello stile, Lorena, responsabile della finanza e Annarita, che tiene le fila del controllo-qualità,ndr) siete soddisfatti di come stanno andando le cose? Sì, molto. Anche perché continuiamo a conquistare nuove quote di mercato. A dimostrarcelo non sono solo i dati di fatturato o il numero di visite che registriamo a Pitti Uomo nello stand, che a questa edizione presenteremo con una veste rinnovata, ma le nostre giacche con il fiore di stoffa infilato nell’occhiello che mi capita sempre più spesso di vedere indossate quando vado in giro. Ma ci sono anche i numeri a darvi soddisfazione.... In effetti sì. Le ultime due campagne vendita si sono chiuse entrambe in crescita a doppia cifra. Un risultato non scontato, in questo momento in cui il menswear sta soffrendo. Il mercato avrebbe

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1. Andrea Lardini, presidente dell’azienda di famiglia, fondata nel 1978 insieme ai fratelli 2. Preview della collezione primavera-estate 2017 di Lardini, protagonista a Pitti Uomo

bisogno di stabilità e invece i frequenti attentati e le crisi geopolitiche scoraggiano i consumatori che possono permetterselo dallo spendere soldi. Intanto l’azienda si presenta a Pitti Uomo in gran forma e con diverse novità da raccontare ai buyer e alla stampa. È vero, la nostra azienda sta vivendo un momento di svolta. C’è grande energia. Primo, perché da quest’anno ci siamo lanciati nell’avventura dei monomarca. Ad aprile abbiamo inaugurato il primo store a Seul, a cui ne seguirà a brevissimo un altro a Busan (sempre in Corea del Sud). Entro Natale apriremo a Milano. Secondo, perché abbiamo deciso di investire con maggior convinzione sul segmento donna. Abbiamo affidato al guida creativa alla figlia di Luigi, Genea, e abbiamo deciso di ingrandire ulteriormente la nostra showroom di Milano in via Manzoni, proprio per dare

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INTERVIEW

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1. Dalla primavera-estate 2017, l’etichetta nata come Wooster + Lardini sarà contrassegnata solo dalla scritta +Lardini 2. Ritrtatto di famiglia per i quattro fratelli Lardini: da sinistra, Andrea, Annarita, Lorena e Luigi 3. Un outfit Gabriele Pasini per la prossima estate: il brand ha appena inaugurato uno store a Los Angels 1

più spazio alla collezione femminile. Già dai capi estivi si vedrà il cambiamento di stile, ma la rivoluzione sarà dall’autunno-inverno. Poi c’è l’evoluzione dell’etichetta Wooster+Lardini, che dalla primavera-estate 2017, in accordo con Nick Wooster, abbiamo deciso di chiamare semplicemente +Lardini: resterà il nostro progetto più sperimentale. Cosa può dirci del flagship store di Milano? Era da tempo nei vostri piani... I lavori sono appena iniziati: contiamo di aprire prima della fine dell’anno, mentre l’inaugurazione è prevista per gennaio 2017 durante la fashion week maschile. Si tratta di un punto vendita di circa 400 metri quadrati all’angolo tra via Spiga e via Gesù, che ormai è stata ribattezzata la Via dell’Uomo, ed è quindi la nostra casa ideale. Lo spazio sarà su due livelli, con l’ingresso occupato dal brand Lardini e il basement tutto dedicato ai capi firmati Gabriele Pasini. Questa serie di aperture sia in Italia che all’estero preannunciano un cambio di strategia? Volete diventare un retailer brand? Assolutamente no. Da molto tempo pensavamo ai monomarca e di certo quello del retailer è un mestiere che dovremmo imparare sempre meglio. Ma il wholesale resta al centro del nostro business model: abbiamo rapporti strettissimi con praticamente tutti i department store del mondo e i nostri capi sono nei migliori multimarca. Quali sono i mercati che vi danno più soddisfazione? Il Giappone, data la tradizionale attenzione alla ricerca e all’innovazione del consumatore, resta il numero uno. Lì riusciamo sempre ad avere sell out altissimi anche prima dei saldi e dunque rimane in

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cima alle aree di sviluppo. Anche la Corea del Sud è un’opportunità da cavalcare e per questo abbiamo previsto una serie di opening nei prossimi anni. Poi intravediamo buone opportunità negli Stati Uniti, dove le parole made in Italy ed esclusività sono ancora un trampolino per le vendite. E l’Italia? Anche per voi ci sono segnali di ripartenza? Negli ultimi mesi le vendite stanno crescendo. Siamo in vetrine di primissimo piano e, anche se la clientela resta per lo più straniera, registriamo anche un ritorno degli italiani allo shopping. Novità sul fronte produttivo? Oggi tutti parlano del see-now-buynow: sarà il futuro della Lardini? Per noi la produzione sarà sempre una priorità. Ci impegniamo ad essere all’avanguardia per responsabilità sociale e ambientale. Anche in quest’ottica abbiamo impostato i lavori di ampliamento del nostro stabilimento di Filottrano (Ancona). Ma ci sono ancora tante cose da fare, specie sul time-to-market, senza pensare ovviamente di arrivare a rincorrere i ritmi del fast fashion. Inizio a pensare che due collezioni all’anno non bastino. Forse per stare più vicini al cliente ■ ce ne vogliono almeno quattro.


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NEWS a cura di ELISABETTA FABBRI

Armani: +4,5% i ricavi e 640 milioni di liquidità Armani Group 2015 revenue rose 4,5% to euro 2.5 billion, compared with 2014. The fashion house will invest in its brand portfolio. Il Gruppo Armani archivia il 2015 con ricavi in aumento del 4,5% a 2,65 miliardi. Il fatturato indotto, che include le licenze, ammonta invece a 4 miliardi di euro. Nell’anno l’ebitda ha totalizzato 513 milioni, dai 507 milioni dell’anno precedente. Il gruppo milanese vanta una liquidità di cassa di 640 milioni che, come spiegano i vertici, permetterà di affrontare ulteriori investimenti sui marchi in portafoglio, per rafforzarne la posizione competitiva sui mercati. Alla fine del 2015 la rete distributiva del Gruppo Armani ha raggiunto i 2.983 punti vendita, in oltre 60 Paesi.

la rinascente di milano è il best department store Igds nominated La Rinascente of Milan “the best department store in the world” during the recent Global Department Store Summit 2016 in Zurich.

fashion week uomo

mecche dello shopping

parigi senza ysl, NY in luglio con 65 brand

il brexit minaccia la leadership di londra

Men’s spring-summer 2017 fashion shows are set in Paris for June 22nd-26th and in New York for July 11th-14th, with 65 shows and presentations.

If UK votes to leave the European Union in its referendum, this month, London could be affected as a top retail destination, where tourists spend 36 billion pounds a year.

Mentre questo numero di Fashion va in stampa London Collections Men archivia la sua ultima giornata di fashion week al maschile. Il business della moda si trasferisce a Milano dal 17 al 21 del mese, mentre dal 22 (fino al 26) tutto succede a Parigi, dove i riflettori sono puntati sul debutto in pedana dell’uomo di Balenciaga (il primo giorno), firmato dal nuovo direttore creativo Demna Gvasalia. Assenti due top brand come Raf Simons (ospite d’eccezione a Pitti Uomo) e Saint Laurent (in riassetto con l’arrivo di Anthony Vaccarello). Confermata la presenza di Berluti (nonostante il marchio sia ancora alla ricerca di un nuovo designer) e in più spuntano tre new entry: Facetasm, Off-White e Sean Suen. Chiudono Lanvin e Paul Smith. Delle sfilate maschili di New York, partite con la Spring/Summer 2016, si sa che si terranno dall’11 al 14 luglio e che contano 65 marchi tra fashion show e presentazioni. 30 brand vanno in passerella nella sede ufficiale dell’evento, Skylight Clarkson Sq, tra i quali new entry come C.P. Company, Bespoken, Oak, N-p-Elliott, Assembly New York e Katama. A dare il via è la label Perry Ellis, mentre chiudono Siki Im e John Varvatos. Come spiegano dal Cfda (Council of Fashion Designers of America), altri 13 marchi hanno optato per format alternativi, che cavalcano la tendenza del “see now buy now” o il trend delle presentazioni “ibride”.

Se il referendum del prossimo 23 giugno sancisse il Brexit, il divorzio del Regno Unito dall’Ue, Londra potrebbe perdere la corona di top retail destination, a vantaggio di altre città europee. La capitale ha un ruolo di primo piano nel retail, soprattutto per via del turismo: si stima che i visitatori stranieri spendano 36 miliardi di sterline l’anno e che sostengano 700mila posti di lavoro. Secondo alcuni analisti finanziari, il Brexit dovrebbe provocare un aumento dei prezzi del carburante, che renderebbe più cari i voli. La sterlina potrebbe svalutarsi anche del 20% nei confronti del dollaro, con implicazioni sulle importazioni, gli ordinativi da parte dei retailer e i prezzi al dettaglio dei beni di consumo, tra i quali l’abbigliamento. Le conseguenze potrebbero ripercuotersi pure sui salari. In base ai dati pubblicati in maggio dall’Office for National Statistics nel 2015 i visitatori stranieri a Londra sono saliti a 18,6 milioni (erano 17,4 milioni nel 2014, di cui il 66% europei). Nella classifica “Destination Retail 2016” stilata di recente da JLL (società inglese di consulenza e servizi nell’immobiliare), Londra è al primo posto, grazie alla più alta presenza di insegne internazionali e di marchi del lusso. La seguono, nell’ordine, Hong Kong, Parigi, Dubai e New York. Al sesto posto Shanghai, settima Singapore, ottava Pechino, nona Kuwait City e decima Tokyo.

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La Rinascente di Milano, in piazza Duomo, è il “best department store in the world”. Il riconoscimento è arrivato il 26 maggio a Zurigo, al Global Department Store Summit 2016 organizzato da Intercontinental Group of Department Stores (Igds, la maggiore associazione internazionale di department store). Il premio viene assegnato ogni due anni al department store che ha dimostrato capacità di innovare e performance eccezionali. La Rinascente ha ottenuto inoltre il secondo posto per le migliori vetrine, con il progetto Edible Monsters di Zim&Zou, realizzato per l’Expo Milano 2015.

adidas torna a produrre in germania Adidas will return to a mass production of running shoes at a Germany “Speedfactory”. Il gruppo tedesco dello sportswear Adidas ha deciso di riportare la produzione di massa di calzature per il running in Germania, che aveva lasciato nel 1993, con la chiusura di 10 impianti, per la più conveniente Asia. La nuova strategia dell’azienda si deve anche ai progressi nella robotica e nell’automazione, che rendono competitiva una produzione “di prossimità”, vicina ai consumatori di riferimento e pronta a rispondere ai veloci cambiamenti della domanda. Il reshoring è inoltre dettato dall’aumento dei salari in Oriente e dalle tempistiche nelle spedizioni, che impediscono di fare arrivare velocemente i nuovi prodotti al consumatore. La “Speedfactory” di Adidas, nel Sud della Germania, è prossima a occupare 160 addetti. Nel 2017 sarà la volta degli Stati Uniti.


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PITTI UOMO 90

FIRENZE CAPITALE DEL MENSWEAR

90 di queste edizioni! In programma dal 14 al 17 giugno, Pitti Uomo festeggia il 90esimo appuntamento con tante iniziative e ospiti di spicco. Da Karl Lagerfeld e Raf Simons agli “Italics” Vanotti e Puglisi, dal russo Gosha Rubchinskiy al giapponese Visvim. E anche in Fortezza non mancano i progetti speciali e le novità di Carla Mercurio

Pitti Uomo (14-17 June) celebrates its 90th appointment with many initiatives and guests. From Karl Lagerfeld and Raf Simons to the “Italics” Vanotti and Puglisi, from Russian Gosha Rubchinskiy to Japanese Visvim. Plenty of special events in the Fortezza as well.

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al 14 al 17 giugno Pitti Uomo taglia il traguardo dell’edizione numero 90 con tante iniziative e ospiti speciali. A partire dal neo-ministro Calenda, atteso (salvo impegni dell’ultimo minuto) insieme al sottosegretario Scalfarotto, alla cerimonia di inaugurazione, a ribadire il forte impegno del Governo a fianco della moda. In quasi 45 anni la manifestazione è diventata un riferimento imprescindibile per il menswear. Un punto di arrivo ma anche un trampolino di lancio verso nuove iniziative, compresi la nascita di un Museo della Moda e il restauro della Fortezza da Basso, dato per imminente dai vertici di Pitti Immagine, complice uno stanziamento di 40 milioni di euro, quota del ricavato della vendita della Borsa Merci da parte della Camera di Commercio. «Era il febbraio del 1972: siamo partiti all’Hotel Villa Medici con 43 espositori e 526 buyer, di cui 98 stranieri - ricorda Raffaello Napoleone, a.d. di Pitti Immagine -. Uno scenario ben diverso da quello attuale: ben 1.219 etichette ai blocchi di partenza, di

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cui 536 dall’estero, su una superficie espositiva di 60mila metri quadri e con 30mila visitatori attesi». Numeri significativi, tanto che gli organizzatori hanno scelto come tema ispiratore Pitti Lucky Numbers. Un mantra ricorrente nelle installazioni in Fortezza, in una serie di progetti in calendario e nel nuovo video promozionale di questa tornata di saloni, girato con la tecnica del motion design. Da Karl Lagerfeld a simons: eventi speciali al top Il calendario di eventi speciali imbastito dagli organizzatori è di altissimo profilo. Il 14 giugno si inaugura a Palazzo Pitti la mostra fotografica Karl Lagerfeld_Visions of Fashion, che apre ufficialmente la collaborazione tra Fondazione Pitti Immagine Discovery e Gallerie degli Uffizi, con il sostegno di Pitti Immagine e Centro di Firenze per la Moda Italiana: un programma triennale che dà corso all’intendimento, manifestato dal Ministero dei Beni Culturali, di aprire le porte

dei musei alla moda e trasformare la Galleria del Costume di Palazzo Pitti in un esempio tangibile di questo impegno. La rassegna rientra nel programma speciale di sostegno a Pitti Uomo, promosso dal Centro di Firenze per la Moda Italiana e realizzato grazie al contributo di Mise e Ice. Un inizio “col botto”, per una manifestazione dove sono in calendario special guest come Raf Simons, la sera del 16 giugno, con la sua collezione e con un progetto speciale, il menswear guest designer russo Gosha Rubchinskiy con la nuova collezione e con un progetto fotografico il 15 giugno, i due Pitti Italics Fausto Puglisi, all’esordio con la collezione uomo, e Lucio Vanotti (rispettivamente il 15 e il 16 giugno) e il designer project giapponese Visvim, ai Giardini di Boboli la mattina del 16. In calendario anche l’evento di Cartier, che mette in scena il suo universo maschile a Palazzo Gondi e lancia per l’occasione l’orologio Drive. Da non perdere l’appuntamento con l’ottava edizione di Who is On Next? Uomo, il concorso dedicato alla ricerca di


1. Un’immagine del video promozionale dedicato al tema della manifestazione, Pitti Lucky Numbers, girato con la tecnica del motion design 2 . Uno screenshot del sito di e-Pitti.com

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E-PITTI.COM

anche gli influencer dicono la loro The forthcoming edition of e-Pitti.com gives the Internet site a new flair, thanks to the involvment of reknown influencers. It’s time for the debut of the new app, that allows to collect orders through the iPad. On schedule a workshop in cooperation with Google. Dopo il +35% di visitatori alle edizioni invernali, gli organizzatori di e-Pitti.com aggrediscono l’estivo con nuovi progetti per i saloni digitali di Pitti Uomo, Pitti Bimbo e Pitti Filati. Si parte il 27 giugno con il menswear, a seguire il bimbo, dal 4 luglio, e infine i filati,dal 7 luglio. Nel mirino delle rassegne in capo a Fiera Digitale - la società frutto della liaison tra Pitti Immagine e Francesco Bottigliero, che ne è l’a.d. - ci sono le piccole e medie imprese italiane, che costituiscono lo zoccolo duro delle manifestazioni fiorentine. «Basti pensare che il 60% degli espositori a Pitti Uomo ha un giro di affari sotto i 5 milioni di euro, il 25% tra i 5 e i 10 milioni e solo il 15% supera questa soglia», sottolinea l’a.d. di Pitti Immagine, Raffaello Napoleone. Alle realtà medio-piccole sono rivolti la app Ready-to-order, che permette agli espositori di raccogliere gli ordini via iPad con un costo limitato di 40 euro al mese, e il workshop a inviti in partnership con Google, battezzato Modae Connection, per fare il punto della situazione sulla percezione del brand online a servizio della vendita. Un incontro fissato alla vigilia di Pitti Uomo, il 13 giugno, nel concept-restaurant fiorentino La Ménagère. Significativo anche il lavoro svolto sul fronte dei contenuti editoriali, per arricchire il sito di spunti inediti in costante aggiornamento. Si chiama Through The Eyes Of il progetto per Pitti Uomo, che vede il coinvolgimento di influencer come Alessandro Squarzi, Riccardo Grassi e Daria Shapovalova, ai quali è stato affidato il compito di raccontare la loro visione dei trend tramite moodboard interattivi. Per Pitti Bimbo il testimone passa a un pool di mamme blogger fra le più note, come fiammisday.com, lacasitademartina.com, sofiscloset. it, littlefairyfashion.com e lefunkymamas.com, che racconteranno lo stile dei piccoli. Trasversale a entrambi gli appuntamenti è la liaison con il Polimoda, che affida a giovani fotografi il compito di raccontare il lato street delle due manifestazioni. (c.me.)

nuovi talenti, che vedrà la proclamazione dei vincitori, su una rosa di sei finalisti, tre per l’abbigliamento e altrettanti per gli accessori. E poi la tavola rotonda di Chi è Chi dal titolo “Fashion & Football: quando la moda fa gol”, che analizza il legame tra moda e calcio insieme a opinion leader e imprenditori del settore, con la moderazione di Cristiana Schieppati, direttore di Chi è Chi e Marc Sondermann, direttore di Fashion. Prevista per l’occasione la premiazione di Ermanno Scervino, che firma le divise della Nazionale Italiana di calcio.

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Non solo happening: tanti progetti in Fortezza Non solo eventi alla manifestazione, che con le sue 15 sezioni ricostruisce un percorso attraverso le diverse anime del menswear, compresi i nuovi orientamenti verso lo stile agender. Una scacchiera in progress, dove le pedine si muovono di stagione in stagione, con tanti esordi, rientri e progetti speciali. Fra i debutti c’è Isko alla Sala delle Grotte, in pista con le novità che verranno dal punto di vista dei tessuti in denim e dei talenti più promettenti a livello di creatività e di stretagie marketing. Agli esordi anche Hudson Jeans, il marchio di denim statunitense che all’Arsenale presenta la sua collezione al pubblico fiorentino, Baldinini, con la sua linea maschile di calzature e Cividini, che ha rilanciato il menswear lo scorso gennaio a Milano Moda Uomo. Sul fronte rientri, da segnalare la presenza di marchi come Drumohr, che torna alla manifestazione con uno spazio all’Area Monumentale, dove presenta le nuove giacche informali in maglia calata stretch; Pal Zileri, di nuovo on show con la linea Lab nello spazio dell’Orologio; e Premiata, con un’iniziativa dedicata alla nuova collezione di calzature. Fra i progetti più interessanti le capsule di zaini e gioielli in pietra lunare di Tateossian London al Padiglione Centrale, i nuovi zaini di Mandarina Duck all’Area Monumentale, la serie di cobranding di Fred Perry con Raf Simons, Amy Winehouse Foundation, Lauren Wreath Collection e Art Comes First. Co-branding anche per House of Holland, in tandem con Umbro a Touch!. Scelta strategica per Le Coq Sportif e Burlington, che hanno deciso di presentare in anteprima il loro nuovo corso alla ribalta fiorentina. Nella pagine che seguono, gli approfondi■ menti su eventi e protagonisti.

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raf simons e karl lagerfeld a firenze

florence calls raf & karl answer “Florence calling: Raf Simons”: con questo evento lo stilista belga sale alla ribalta di Pitti Uomo. Intanto Karl Lagerfeld è protagonista a Palazzo Pitti di Alessandra Bigotta

With “Florence calling: Raf Simons” the Belgian designer captures the attention at Pitti. While “Kaiser Karl” is under the spotlight at Palazzo Pitti.

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ovanta è sicuramente il “lucky number” di questo Pitti Uomo: 90 come le edizioni che si vanno a celebrare, ma anche come rimando a due pezzi da Novanta, appunto, che con modalità diverse sono sotto i riflettori della rassegna. Divisi da fattori anagrafici (Raf Simons ha 48 anni, mentre Karl Lagerfeld dovrebbe avviarsi verso gli 83), ma uniti dalla genialità nell’interpretare la moda, i due fashion designer portano a Firenze una ventata della loro creatività e del loro mondo. Mondo che, nel caso di Raf Simons, ha contorni piuttosto indefiniti, non certo in fatto di stile, ma di carriera. Uscito da Dior a ottobre, Simons è tornato a concentrarsi sulla sua linea, mentre si moltiplicavano le ipotesi sia sul suo destino, sia su quello di Dior, tuttora senza direttore creativo: c'è chi giura che la prossima destinazione di Raf sarà Calvin Klein. Non è la prima volta che la sua storia personale e professionale si intreccia con quella di Pitti Uomo. Nel 2003 curò insieme a Francesco Bonami la mostra Il quarto sesso. Il territorio estremo dell’adolescenza e due anni dopo tornò alla ribalta fiorentina con una sfilata, una videoinstallazione e un libro per i primi

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1. Raf Simons (ph. Willy Vaderperre) 2 . Karl Lagerfeld in un autoritratto 3 . Uno scatto di Lagerfeld esposto alla mostra fiorentina “Visions of Fashion”: “Daphnis and Chloe”

dieci anni del suo brand. Altra puntata nel 2010, con il fashion show di Jil Sander, di cui ai tempi era creative director. «Firenze ha un posto speciale nel mio cuore», ha ribadito alla vigilia dell’evento del 16 giugno, chiamato Florence calling: Raf Simons, in cui presenta il menswear della primavera-estate 2016. Quanto a Lagerfeld, a questo Pitti emerge uno dei suoi innumerevoli talenti, la fotografia: Visions of fashion - mostra curata da Eric Pfrunder e Gerhard Steidl, aperta fino al 23 ottobre a Palazzo Pitti, con inaugurazione il 14 giugno - non è solo un excursus sulla sua carriera dietro l'obbiettivo, prodotto dalla Fondazione Pitti Immagine Discovery e dalle Gallerie degli Uffizi, ma anche il calcio d’inizio di un progetto (vedi box) che mette la moda al centro della scena culturale, con Firenze come epicentro. ■

MUSEO della MODA

arte e fashion a palazzo pitti Florence will host a brand new Fashion Museum. L’esposizione dedicata a Karl Lagerfeld inaugura la partnership strategica tra le Gallerie degli Uffizi, il Centro di Firenze per la Moda Italiana (Cfmi) e Pitti Immagine, volto a trasformare la Galleria del Costume di Palazzo Pitti in un Museo della moda. Il “la” lo ha dato il ministro Franceschini, che ha espresso la decisione di aprire il patrimonio museale italiano al fashion, mentre pare che il 15% dei 300mila euro stanziati dal Mise per le iniziative moda di Pitti andranno a questo progetto, che si avvarrà anche di una donazione suddivisa in tre anni da parte di Cfmi e Pitti. Ma come sarà il Museo? Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi, ha parlato di una “struttura diffusa”, con le mostre che occuperanno i tre piani di Palazzo Pitti, ma anche il Giardino di Boboli, gli Uffizi stessi e altri spazi, affiancando l’esposizione permanente di pezzi entrati nella storia della moda a quelle temporanee, almeno due di primo livello l’anno. Nessuna rivalità con Milano: al centro della scena, come ha detto Schmidt, c’è l’Italia, «che deve avere, come gli altri Paesi, un polo come questo». (a.b.)

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Fausto Puglisi

«Il mio uomo? fa l’eroe» Mentre a Pitti debutta nel menswear con 20 look «che stimolano il mercato», Fausto Puglisi è impegnato in una rivoluzione, «quasi una ripartenza», grazie al cambio di produttore e distributore e al primo flagship store 1

di Andrea bigozzi

1. Alcune anticipazioni della capsule collection maschile di Fausto Puglisi in versione scrapbook 2 . Fausto Puglisi (ph. Alvaro Beamud Cortes)

Fausto Puglisi will make its men’s wear debut showing at Pitti Uomo a capsule collection to be presented with the label’s women’s resort 2017. Starting with the resort season, the brand will also kick off a new production and distribution.

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icchezza creativa, polivalenza, unicità ed eroicità. Sono gli ingredienti della mia italianità, ma al tempo stesso della mia moda. E anche ora che mi preparo alla nuova sfida del menswear, conservo la solita identità estetica». Fausto Puglisi in questi giorni si sposta da Milano, dove si trova il suo quartier generale e dove ha appena inaugurato il primo monomarca, a Fucecchio (Firenze), dove invece ha sede Factory, il nuovo licenziatario dell’abbigliamento: «È un nuovo inizio per me, anche dal punto di vista simbolico», precisa lo stilista siciliano. Mancano pochi giorni all’appuntamento che lo vede impegnato a Firenze per Pitti Uomo: mercoledì 15 giugno, alla stazione Leopolda, invitato come Pitti Italics, presenterà la sua prima capsule di moda maschile, che sarà presentata, insieme alla resort donna 2017, attraverso una presentazione-evento che definisce «totalmente inaspettata, un vero pugno nello stomaco». Questo appuntamento arriva in un momento cruciale della sua carriera, che lo ha visto anche rivoluzionare la distribuzione, affidata per l’Italia e l’estero a Riccardo Grassi Showroom e alla CD Network per gli Stati Uniti. «Vengo a Pitti con un grandissimo entusiasmo - racconta Puglisi - e con un progetto maturo e dall’estetica forte, che è quello che oggi i consumatori uomini chiedono, specie tra i millennial. Sono convinto che la linea uomo avrà un buono sviluppo sul mercato, anche perché sono stati i department store americani a spingermi verso questo passo, vista

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la richiesta di certi pezzi da parte del consumatore maschile». Sull’evento fiorentino Puglisi, seppur a fatica, si trattiene dal dare troppe anticipazioni: 20 look iconici, completi di accessori, «ideali per un uomo eroico e senza paura», un lavoro portato avanti su più fronti: «Pitti è un contenitore unico nel settore, è moda, ma anche costume, e ti dà la possibilità di costruire esperienze e performance che vanno oltre la semplice sfilata. Questo evento toccherà il cuore, ma prenderà anche lo stomaco». Ovviamente, i capi firmati Fausto Puglisi che vedremo a Firenze saranno ri-

cerca, innovazione e modernità allo stato puro, realizzati come la collezione donna della prossima primaveraestate dalla Factory, che già 2 si occupa delle collezioni di Neil Barrett e Drome. «Si tratta - spiega il designer - di un’azienda non solo tecnicamente qualificata, ma molto moderna. Il feeling che si è creato tra me e loro assicura una perfetta traduzione del mio pensiero estetico. Credo che il futuro della moda non sia nel valore di un’etichetta, ma in un prodotto di altissima qualità, un’estetica forte e rapporti di collaborazio■ ne intensi. Questo è il mio goal».

cartier

segna il tempo A pitti Cartier Arrives in Florence to showcase its “men’s world” at Palazzo Gondi. Grande evento in occasione di Pitti Uomo anche per Cartier, che ha scelto Palazzo Gondi per una tre giorni (14-16 giugno) di eventi internazionali per il lancio dell’orologio Drive e la promozione delle collezioni al maschile. «La presenza di Cartier - sottolinea l’a.d. di Pitti Immagine, Raffaello Napoleone - è un’importante testimonianza di quanto Pitti Uomo sia riconosciuto come il contesto internazionale autorevole per il lancio di speciali progetti lifestyle, oltre la moda».



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LUCIO VANOTTI

«Un tuffo nel RINAScimento» Lo stilista 40enne è stato scelto come Pitti Italics e sfilerà alla Dogana, con una collezione uomo e donna ispirata al Rinascimento fiorentino. «Niente di più italiano e al tempo stesso universale» DI ANdrea bigozzi

Lucio Vanotti’s creative talent will be the star of a runway show, to be held on 16 June at the Dogana. «Florence renaissance inspires me».

La sfilata sarà “no gender”, come si dice oggi: anche lei pensa che sia giusto unire uomo e donna in pedana? Anche se in passerella saliranno sia l’uomo che la donna, non userei per la collezione la definizione “no gender”. Da tempo tutto l’abbigliamento si sta spostando verso un concetto di comodità del vivere, che ha portato le differenze tra i generi ad assottigliarsi. La vera novità è che questo trend si sta imponendo nel ready to wear più del previsto. A settembre saremo a Milano con la donna, ma in futuro penso che unificheremo i momenti di presentazione Sul quando, non so: la tempistica dell’uomo mi sembra migliore. Progetti futuri? Ci siamo appena trasferiti in un nuovo quartier generale in centro a Milano, in via del Vecchio Politecnico. C’è anche il nostro showroom diretto, ma continueremo a collaborare con Point. L’obiettivo è moltiplicare la distribuzione. Abbiamo oltre 30 clienti: a Milano siamo da Frip e Pupi Solari, ma lavoriamo soprattutto con l’Oriente, tra Giappone, e Corea. Svilupperemo gli Usa: continuano a dirci che la nostra moda può piacere ai ■ department store.

In anteprima alcuni bozzetti della collezione spring-summer 2017 di Lucio Vanotti

«E tutto motivato», esordisce così Lucio mozionato? Certamente, ma soprat-

Vanotti, 40 anni, originario della provincia di Bergamo, stilista con una serie di belle esperienze alle spalle. Nel 2012 ha partecipato a Who Is On Next Uomo e sei mesi fa ha sfilato all’Armani/Teatro, ospite di Giorgio Armani. In più è anche docente allo Ied di Milano. Tutto questo mentre prosegue lo sviluppo della sua etichetta, caratterizzata da uno stile essenziale, che questa stagione è stata scelta dagli organizzatori di Pitti Uomo per far parte di Pitti Italics, il programma della Fondazione Pitti Discovery che valorizza i fashion designer italiani per lanciarli sul palcoscenico internazionale. «La sfilata, che si svolgerà il 16 giugno alla Dogana, sarà sia uomo che donna. Forse ci saranno più look maschili, visto che siamo a Pitti Uomo», anticipa Vanotti, più che mai intenzionato a non lasciarsi sfuggire l’occasione che il salone fiorentino gli sta offrendo.

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Cosa si aspetta da Pitti Uomo? Quello che mi auguro è di tornare da Firenze con delle certezze in più, specie dal punto di vista commerciale. Pitti è una vetrina fortissima che dà la possibilità di creare solidi rapporti con i buyer internazionali. Quali sono le ispirazioni per la collezione? Come sempre ho lavorato sulle linee geometriche e sulla semplicità funzionale, ma in più questa questa volta ho guardato al Rinascimento fiorentino: niente di più culturalmente italiano, ma allo stresso tempo universale. Anche quando si è trattato di dare un titolo alla collezione non abbiamo usato termini anglosassoni come in passato. Ma tre parole della musica classica: “Adagio, Allegro, Andante”, che descrivono alla perfezione non soltanto i look che sfileranno, ma anche il mio percorso imprenditoriale finora.

Who is on next? 2016

è sfida a cinque per la vittoria Pitti Immagine presents the eighth edition of Who Is On Next?, the contest focused on new talents in men’s Italian fashion design. Carlo Volpi, Traiano e Tropiano per il prêt-à-porter. Alan Buanne, Ilariusss e Solovière per gli accessori. Sono loro i finalisti dell’ottava edizione di Who Is On Next? Uomo. Non si dovrà attendere a lungo per sapere chi avrà la meglio nel progetto di fashion scouting voluto da Pitti Immagine Uomo perché il vincitore sarà sveltato durante la cerimonia di inaugurazione del salone, in programma martedì 14 giugno a Palazzo Vecchio .


“SHOES MY WAY” SINCE 1910

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Gosha Rubchinskiy

tutto parte da un’estetica post-sovietica The Russian designer, photographer and videomaker Gosha Rubchinskiy shows at Pitti Uomo the collection for spring-summer 2017, along with a visual project. visvim/hiroki nakamura

Il “future vintage” a firenze

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Designer Project at Pitti is Visvim, a lifestyle brand by Japanese Hiroki Nakamura. È Visvim il Designer Project di Pitti Uomo. Dietro il brand si nasconde Hiroki Nakamura, giapponese, classe 1971. Un designer che dopo una lunga militanza nell’activewear lancia il suo marchio nel 2001, partendo con le calzature e arrivando poi all’abbigliamento, con un obiettivo: sfatare il mito della velocità, scalzare l’approccio usa e getta, creare capi forti (come suggerisce il termine latino “vis”) e capaci di resistere al tempo e alle mode. La sua è una visione eclettica, che mixa elementi workwear americani e design high-tech. I materiali sono di alta qualità, i tessuti frutto di sperimentazioni portate avanti in esclusiva con aziende di fiducia, l’ispirazione parte spesso dal passato e da tecniche artigianali tradizionali, per proiettarsi nel futuro. Appuntamento a Firenze il 16 giugno, alla Limonaia di Zanobi del Rosso nel Giardino di Boboli. «Saranno presenti elementi di un fashion show, ma i nostri ospiti - anticipa il designer - percepiranno la vera essenza di Visvim, grazie a ciò che presenteremo e al modo in cui lo presenteremo». (a.t.)

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1. Un ritratto di Gosha Rubchinskiy 2 . Un outfit della collezione autunno-inverno 2016/2017 dello stilista russo

Il designer, fotografo e videomaker russo Gosha Rubchinskiy presenta con un evento, il 15 giugno alle 19 alla Manifattura Tabacchi, la collezione per la primavera-estate 2017, insieme a un progetto basato sulle immagini. C’è attesa per vedere la moda di questo giovane, con fan in tutto il mondo (tra cui il rapper Usa ASAP Rocky), grazie a un’estetica ispirata al periodo post-sovietico. Le sue T-shirt e i suoi pantaloni con logo in caratteri cirillici si vedono a Londra, Milano e Parigi. Ora Gosha è pronto al “next level”: la spring-summer 2017 segnerà un cambiamento di direzione per il marchio, anche se la collezione, come da sua abitudine, sarà accompagnata da un libro fotografico e da un video. Una conferma della multidisciplinarità del creativo, che progetta le collezioni, le fotografa, segue il casting dei modelli e produce i lookbook. Gosha parte della fascinazione per i magazine degli anni ‘90 in Russia, come OM, che fecero conoscere alla sua generazione figure come Helmut Lang, Raf Simons, Hedi Slimane, Kim Jones e Gus Van Sant. «Lavoravo come parrucchiere, stylist per le riviste e costumista per i film, ma volevo esprimere ancora di più me stesso», ha dichiarato. La sua linea, nata nel 2008, è stata ispirata da un gruppo di skater moscoviti. Proprio questa formazione non convenzionale gli è valsa la collaborazione con Comme des Garçons (che dal 2012 lo produce e distribuisce) e con Supreme e Vans. Da poco ha aperto il suo primo shop-in-shop nel nuovo Dover Street Market di Haymarket a Londra. (e.a.)

all star edition: C’è anche gucci Also Gucci takes part in the “all star edition” of Pitti Uomo, unveiling a book at the Gucci Museum. Sarà che le presenze di Karl Lagerfeld e Raf Simons hanno fatto scopiate la febbre da Pitti, ma a questa edizione del salone si rischia davvero il sovraffollamento in quanto a eventi e presenze di ospiti speciali. Persino Gucci, nonostante l’impegno ravvicinato della sfilata di Milano, ha voluto

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essere presente a Firenze e la sera del 16 giugno il Gucci Museo ospiterà un cocktail per celebrare Epiphany, il libro in edizione limitata di Ari Marcopoulos, che raccoglie immagini scattate durante la realizzazione del lookbook della pre-fall 2016 disegnata da Alessandro Michele. (an.bi.)


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Il debutto di Isko a FIRENZE

Baldinini

«Porto l’uomo a Pitti e apro negli States»

Il futuro del denim è già qui The big Turkish denim producer Isko debuts at Pitti Uomo with a large area at the Sala delle Grotte area. An occasion to talk about the future of indigo canvas. Uno stand di 300 metri quadri nella Sala delle Grotte è il segnale forte che il colosso del denim turco Isko vuole dare a Pitti Uomo, dove ha scelto di partecipare per la prima volta. «Una chance importante per essere accanto ai brand e dare forma insieme al futuro del denim, incoraggiando 1 un dialogo più stretto fra i key player del settore moda - spiega Marco Lucietti, global marketing director di Sanko/Isko Division -. Una formula che abbiamo già rodato su altre piattaforme e che ora inauguriamo all’interno di Pitti». “The future of denim” è il tema della partecipazione di Isko al salone, che mira a presentare le novità che verranno dal punto di vista del prodotto e dei talenti con il concept battezzato “The winner cellar - A selection of talents and denim innovation by Isko”. Da un lato è possibile scoprire le novità sulle tele indigo, frutto di brevetti e soluzioni inedite, dall’altra conoscere gli outfit e i progetti realizzati dalle future generazioni di designer e marketing-manager, individuati dal produttore di denim con il concorso Isko I-School. Un’iniziativa alla terza edizione, che vede la partecipazione di creativi dalle migliori scuole mondiali con il sostegno di realtà come Avery Dennison Rbis, Mavi, Archroma, Replay, Ralph Lauren, Haikure e Swarovski. Una tappa intermedia, prima della finale, in programma a Villa Corner della Regina, Treviso, il prossimo 15 luglio. Da non perdere, il 15 giugno, il talk sulle nuove frontiere dello stile di scena nella Sala delle Grotte, che vede la partecipazione di un panel di relatori di primo piano del comparto. (c.me.)

1. Marco Lucietti, global marketing director di Sanko/ Isko Division 2 . Un’immagine del denim Blue Skin di Isko, per un’elasticità a 360 gradi

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Lo storico calzaturificio di San Mauro Pascoli partecipa per la prima volta a Pitti Immagine Uomo. Al salone fiorentino svela in anteprima la collezione maschile primavera-estate 2017. La linea uomo di Baldinini ha già raggiunto importanti risultati in temini di prodotto e fatturato, ma ora fa un passo avanti. Del resto, il marchio programma anche l’espansione negli Stati Uniti, dove è presente da cinque anni: tra questo e il prossimo anno cinque boutique Baldinini apriranno negli States. Il primo spazio, relativo alla linea Baldinini, è atteso a fine agosto 2016, all’interno del mall Roosevelt Field a Long Island, sulla costa orientale. Nello stesso periodo sarà inaugurato uno store presso il mall Short Hills nel New Jersey, mentre a metà settembre sarà la volta di una nuova insegna nel Brickell City Centre di Miami. Entrambi i punti vendita accoglieranno le collezioni Baldinini e Gimmy Baldinini, quest’ultima caratterizzata da modelli ancora più sofisticati. Nel 2017 la società punta ad aprire a New York sulla Fifth Avenue e nell’outlet Woodbury Common Premium. «Gli Stati Uniti sono un mercato chiave per la crescita del nostro business - afferma Gimmi Baldinini, presidente e ceo dell’azienda -. Nel Paese oggi generiamo il 5% del nostro fatturato: puntiamo a raggiungere una fetta del 20%. Stiamo inoltre studiando la realizzazione di una filiale Usa, gestita direttamente dalla società italiana». Nel frattempo Baldinini annuncia il suo primo co-branding in 105 anni di storia. Lo ha realizzato con Visconti, storico marchio fiorentino leader nella creazione e produzione di raffinati strumenti di scrittura. Dalla collaborazione nasce una collezione composta da 11 modelli di penne. Ognuno dei quali reca cesellata sul corpo la firma Gimmi Baldinini. (e.a.) Un modello della primavera-estate 2017

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Baldinini is for the first time at Pitti Uomo. In Florence it unveils its men’s collection for Spring-Summer 2017. Five stores are planned in the United States.


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60 anni di Xacus

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A shirt, a star a birthday Xacus compie 60 anni e lancia la capsule collection cinematografica e una mostra a Firenze. Ma il vero regalo di compleanno è lo store di Milano in arrivo di ANDREA BigoZZi

Xacus celebrates 60 years at Pitti Uomo, with a capsule collection and an exhibition. The brand foresees a bright future with a first flagship store that will open in Milan.

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iak si gira! Da Michael Douglas in Wall Street a Elvis Presley in Blue Hawaii, passando per Meryl Streep ne La Mia Africa: a questa edizione di Pitti Uomo nello stand di Xacus si respira la magia del grande schermo, complice il lancio di una mini linea (quattro camicie da uomo e due da donna), battezzata “A shirt, a star”, lanciata per festeggiare il 60esimo compleanno del marchio. Una collezione che richiama sei pellicole, dove La camicia Wall Street è uno la camicia recita un ruolo dei sei modelli della capsule da protagonista. «Volevamo “A shirt, a star” festeggiare in maniera leggera e non autocelebrativa questo anniversario - racconta l’a.d. Paolo Xoccato -. Nella selezione delle pellicole ci ha aiutato l’Istituto Luce, con cui abbiamo anche realizzato uno short-movie che sarà proiettato in Fortezza da Basso ma anche a Palazzo Budini Gattai, dove il 14 giugno abbiamo organizzato un party». Basterebbe questo per festeggiare 60 anni di storia, ma Xacus ha in mente altro. A Firenze ci sarà una mostra fotografica con protagonisti tre alfieri del cinema italiano ritratti rigorosamente in camicia. Ma non basta. Il vero regalo sarà l’apertura del primo monomarca dell’azienda, fondata a San Vito di Leguzzano (Vicenza) nel 1956. «Siamo pronti per debuttare nel retail anticipa l’imprenditore - ed entro l’anno inaugureremo a Milano uno store. Visto che vogliamo continuare a internazionalizzarci, non attenderemo altri 60 anni per nuove vetrine. Ce ne saranno presto anche all’estero». Il focus di Xacus, oltre che sugli Usa è sull’Europa, in particolare Spagna, Olanda, Belgio, Scandinavia e in prospettiva sulla Germania, mercati che stanno spingendo il business: «Nel 2015 abbiamo fatturato 18 milioni, con un + 20%, trend confermato anche in questa prima parte del 2016».

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Conti 2016 in salita (+8%) e focus sui trunk show Lubiam sales rise in the first part of the year. The made to measure and trunk shows are key factors of growth All’appuntamento stagionale in Fortezza da Basso, Lubiam si presenta con le collezioni autunnoinverno 2016/17 dei brand di casa, Luigi Bianchi Mantova Sartoria, L.B.M. 1911 e Luigi Bianchi Mantova Flirt, e con numeri in crescita. Dopo un 2015 chiuso a + 11% di fatturato, l’azienda mantovana segna già un +8% di vendite da gennaio ad aprile di quest’anno. «I primi mesi del 2016 ci fanno pensare che sarà un anno davvero proficuo - ha commentato l’a.d. Edgardo Bianchi. Tra i focus del 2016 sul fronte commerciale ci sono il potenziamento del Su Misura (+28% nel 2015) e il programma di trunk show che si moltiplica, con picchi nei mesi di settembre/ottobre e marzo/aprile e ha appena conquistato Seoul.

Pringle of scotland

stop a londra e sprint su firenze Pringle of Scotland is leaving London Fashion week and shows the its collection at Pitti with a presentation Archiviato (almeno momentaneamente) il capitolo delle sfilate londinesi, Pringle of Scotland rilancia su Pitti Uomo. Il brand infatti non solo è presente con uno stand all’interno del Padiglione Centrale, ma ha in programma anche un evento fuori della Fortezza da Basso (il 15 giugno a Palazzo Aldobrandini), dove il direttore creativo del menswear, Massimo Nicosia, presenterà le novità della primavera-estate 2017. Una scelta che conferma il feeling tra Nicosia e Firenze, città dove il designer si è laureato in architettura. Un link, quello con la città, che rivive anche nella nuova collezione ispirata al film Camera con vista, ambientato in una Firenze da cartolina. «Quando uscì nei cinema, negli anni ‘80 - ricorda Nicosia - gli anglofili di tutto mondo ascoltavano musica Brit-Indie rock e sfogliavano riviste come The Face. Il contrasto tra quell’elite british di inizio secolo e la cultura inglese underground mi ispiravano allora come adesso. Da questo ricordo nasce il mood della collezione». (an.bi.)


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MILANO MODA UOMO

UN DECALOGO PER LA MEN’S WEEK

Vietato perdere il treno delle idee

1.

Tornare al primo amore: il prodotto

2.

Rendere partecipe il consumatore finale

3.

Più libertà di programmazione La sfilata autunnoinverno 2016/2017 di Damir Doma alla Stazione Centrale di Milano

Questa edizione di Milano Moda Uomo è, più che mai, lo specchio di importanti cambiamenti in atto: la scelta di alcuni grandi nomi di abdicare alla passerella a favore di una presentazione, o di far sfilare il menswear e il womenswear insieme a settembre, è la spia del fatto che è indispensabile mettere in circolo nuove idee per avviare una ripartenza. Quali? Abbiamo girato la domanda a 20 nomi di spicco (imprenditori, buyer, titolari di showroom, manager, stilisti, portavoce delle istituzioni e della cultura), tutti convinti del fatto che oggi sia indispensabile un’azione combinata. Non si sono messi in cattedra, ma idealmente intorno a un tavolo di riflessione e confronto. Ne è scaturito il “decalogo” pubblicato nelle pagine seguenti che, lungi dal voler impartire lezioni, dimostra che le energie in circolo ci sono. Basta convogliarle nella giusta direzione. di Andrea Bigozzi e Alessandra Bigotta

(hanno collaborato Elena Azzola, Elisabetta Campana, Elisabetta Fabbri, Carla Mercurio, Angela Tovazzi)

On the eve of Milano Moda Uomo, we asked 20 outsanding players of the fashion system (entrepreneurs, buyers, owners of showrooms, managers, fashion designers, spokespersons of institutions and culture) to speak their mind about this fashion week, at the centre of big changes. In their “decalogue”, they ask for more creativity, a stronger focus on product, more freedom in the presentations formulas, a closer link with the end consumer, a revised schedule, a higher attention to lifestyles. And more, an involvement of the city, an international appeal, more storytelling and, most of all, to adopt a systematic approach, both to the event and to the sector.

4. 5.

Creatività al potere

Rivoluzionare il calendario

6.

Oltre la moda c’è il lifestyle

7.

Far vivere la città oltre la passerella

8. 9.

Più internazionalità Puntare sullo storytelling

10.

Fare sistema 13_06_2016

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MILANO MODA UOMO

1.

Tornare al primo amore: il prodotto Se il womenswear di per sé fa più spettacolo, l’essenza della moda maschile è racchiusa nella qualità. Beppe Modenese ritiene che «l’errore di certe aziende a Milano Moda Uomo sia stato dare un taglio troppo “creativo” a un evento, e a un prodotto, che per loro natura non richiedono questo tipo di impostazione». Sulla stessa lunghezza d’onda Massimiliano Attolini: «Nel menswear contano il pregio e la manifattura dei capi. Non a caso, diverse griffe lanciano il su misura. Ora più che mai si guarda la sostanza. La sfilata? Non è più così fondamentale».

Beppe Modenese

Cesare Attolini

5.

Salvo Testa

Barbara Toscano

3.

4.

«Sono pochi i marchi uomo che hanno davvero bisogno di una sfilata - osserva Fabrizio Sclavi -. Forse ne basterebbe una al giorno, dando per il resto la possibilità alle aziende di fare quello che vogliono, quando vogliono. Basta vincoli di calendario!». «I buyer non hanno nemmeno il tempo di mangiare un panino - fa notare Gianluca Isaia -. Ben vengano iniziative particolari, ma poco impegnative per gli addetti ai lavori. E che trasmettano la cultura del made in Italy».

Vista con gli occhi di due designer under 30 come Loris Messina e Simone Rizzo, alias Sunnei, Milano è ancora legata al concetto di marchio. «Bisogna cambiare mentalità: il nostro mestiere ormai è prodotto, immagine, comunicazione, musica. Tutto insieme». Per Valerio Innella investire sulle idee è prioritario: «Non parlo solo di giovani stilisti, ma di tutte le attività artistiche e commerciali volte a rendere Milano più internazionale». «Bisognerebbe tornare a far sognare - aggiunge Barbara Toscano con il contributo dei nuovi talenti. Nel menswear i designer di Marangoni sono ricercatissimi».

Più libertà di programmazione Alessandro Squarzi

2.

Rendere partecipe il consumatore finale Il tema del momento è il “see now-buy now”. Salvo Testa ha le idee chiare: «Spendere un sacco di soldi per mostrare a “quattro amici al bar” una sfilata di prodotti venduti dopo sei mesi non serve e costa troppo. Tanto vale far vedere il fashion show direttamente all’end user, con i capi della stagione in corso». Una formula in sintonia con la digital transformation. «See now-buy now, è una vita che lo dico - rincara la dose Alessandro Squarzi -. Lo sforzo di un’azienda per realizzare una sfilata dovrebbe essere finalizzato a far uscire il prodotto dal negozio. E se fossi a capo di una maison, aprirei i fashion show ai migliori clienti finali».

Gianluca Isaia

Creatività al potere

Valerio Innella

Rivoluzionare il calendario

Secondo Guglielmo Miani, «l’ideale sarebbe far sfilare uomo e donna in giugno, organizzando a settembre eventi rivolti al consumatore e ai top client interessati a pre-acquistare le collezioni di menswear e womenswear. In autunno i giochi sono fatti». «Milano dovrebbe sviluppare una strategia sulle precollezioni femminili, in tandem con l’uomo - precisa Massimiliano Bizzi -. Cosa che il nostro salone White sta già facendo». Un modo per rafforzare una fashion week che, secondo Giovanni Giannoni, «dura troppo poco. Ci vorrebbero almeno sei giorni, tutti scanditi dai big».

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Fabrizio Sclavi

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Guglielmo Miani

Massimiliano Bizzi

Giovanni Giannoni


6. Umberto Angeloni

Oltre la moda c’è il lifestyle

«Replicare in versione menswear il modello di Milano Moda Donna, con la passerella in primo piano, non funziona - afferma Umberto Angeloni -. Quando si parla dell’uomo, si deve andare oltre l’abbigliamento e gli accessori: penso a una settimana del lusso dove entrino in campo tecnologia, orologi, motori...». Un’idea che piace a Davide Dallomo: «La meno frenetica fashion week maschile offre una preziosa chance per dare vita a “contenitori” (eventi, ma anche meeting) che esplorino i lifestyle».

Ringraziamo Umberto Angeloni (presidente e a.d. di Caruso) Beppe Angiolini (presidente onorario Camera Buyer) Davide Dallomo

Massimiliano Bizzi (fondatore e patron di White)

9.

Davide Dallomo (presidente di Lagente)

Puntare sullo storytelling Raffaello Napoleone

Riccardo Grassi

7.

8.

Milano, dice Raffaello Napoleone, «resta spesso un passo indietro rispetto alle altre capitali della moda nell’organizzare occasioni istituzionali durante la fashion week: mostre, installazioni, attività di valorizzazione. A patto che siano di alto livello e di respiro internazionale». Come sostiene Stefano Guindani, «sono le stesse griffe a preferire i mega-eventi agli show». «Ripartiamo dai luoghi simbolo della cultura e della città, aprendoli al made in Italy» è l’esortazione di Alessandra Olcese.

In tanti la pensano come Riccardo Grassi: «Forse Milano oggi paga le colpe di un passato in cui non si è mai aperta all’internazionalità, facendo più scouting e non rifugiandosi nel prodotto classico. Una fashion week deve essere come un multimarca, con brand da tutto il mondo». E dall’universo del retail arriva la voce autorevole di Beppe Angiolini: «Essendo noi italiani ambasciatori della moda nel mondo, una delle priorità è dare la possibilità ai giovani stilisti di ogni nazionalità di emergere, presentando le loro collezioni nel capoluogo lombardo».

Far vivere la città oltre la passerella

Stefano Guindani

Più internazionalità

Beppe Angiolini

Massimiliano Attolini (presidente di Cesare Attolini Napoli)

Kean Etro ricorda che il lusso va ben oltre il prodotto. «Per le collezioni uomo - spiega lo stilista - mi baso sullo storytelling. Come un narratore racconto una storia, che parte da Milano». La città, quindi, come epicentro di un’energia che si propaga anche attraverso la realtà digitale, un movimento «quasi alla Woodstock. La moda, spirito distintivo di Milano, deve produrre dialogo e racconto».

Kean Etro (stilista) Giovanni Giannoni (fotografo) Riccardo Grassi (titolare di Riccardo Grassi Showroom) Stefano Guindani (fotografo e ceo di SGP) Valerio Innella (fondatore e managing director di Beside Communications) Gianluca Isaia (a.d. di Isaia) Loris Messina e Simone Rizzo (fondatori di Sunnei) Guglielmo Miani (presidente di Larusmiani e dell’Associazione MonteNapoleone) Beppe Modenese (presidente onorario di Camera Moda) Raffaello Napoleone (a.d. di Pitti Immagine) Alessandra Olcese (regista e fondatrice di Random Production)

Kean Etro

10.

Fabrizio Sclavi (giornalista)

Fare sistema

Fare sistema è un mantra per tutti. Gli ingranaggi della macchina organizzativa, creativa e di business devono lavorare all’unisono. Intorno a Cnmi e al presidente Capasa, lodato da molti per il suo impegno, si deve fare rete. Anche nella moda funziona il principio dell’impegno condiviso: da soli non si va da nessuna parte.

Alessandro Squarzi (titolare di Alessandro Squarzi Showroom) Salvo Testa (professor in Fashion & Luxury Management all’Università BocconiDept. of Management & Technology) Barbara Toscano (direttore di Marangoni School of Fashion-Milano)

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13 - 15 settembre 2016


NEWS

Kangra

Una vetrina a Firenze The cashmere specialist Kangra opens in Florence its fifth monobrand, in via Porta Rossa 66.

PT01

Il pantalone continua la sua corsa Increased by 2.9%, to EUR 10.7 million, revenues of Cover 50 in the first quarter of 2016. Crescono del 2,9%, a quota 10,7 milioni di euro, i ricavi di Cover 50 nel primo trimestre 2016. Un risultato che fa dire all’a.d. Edoardo Fassino: «Siamo soddisfatti: l’azienda sta rispondendo bene al mercato, pur in un contesto in cui neppure all’estero c’è grande entusiasmo negli acquisti». La linea PT01 rappresenta il 69% dei ricavi. I “progetti” più piccoli come PT01 Woman Pants e PT05 hanno «grandi potenzialità» e sono quelli su cui l’azienda torinese specializzata nei pantaloni punta di più per sviluppare il business. Un’altra carta è rappresentata dall’espansione negli Stati Uniti. A giorni aprirà la showroom a New York, cardine di una presenza strutturata nel Paese, grazie alla costituzione di PT U.S.A. Corp. (e.a.)

Inaugurazione il 15 giugno a Firenze, durante Pitti Immagine Uomo, del quinto monomarca Kangra. Dopo Courmayeur, Bologna, Ortisei e Bormio, il brand del cashmere apre un negozio di 60 metri quadri nel capoluogo toscano in via Porta Rossa 66. Il 2015 è risultato in crescita per Kangra e il focus in questa fase è più che mai sul retail: aprire in località con una forte vocazione turistica vuol dire aumentare la visibilità del marchio e gettare le premesse per lo sviluppo all’estero, dove attualmente viene realizzato il 10% del fatturato contro il 90% messo a segno in Italia. Kangra da 50 anni è sinonimo di maglieria in filati pregiati ottenuti da fibre nobili. Lo stile è elegante e raffinato, con un’attenzione particolare ai dettagli. La collezione uomo per la primavera-estate 2017 è concepita per un lui formale e sportivo insieme, a cui piace essere impeccabile e comodo durante tutto l’arco della giornata. (e.a.)

Diktat

Sulla rampa di lancio In autumn-winter 2016/2017 Diktat has grown by 30% compared to the previous season and reached a homogeneous distribution in Italy with more than 400 stores. Diktat è ancora una startup nel panorama italiano del menswear, ma molto promettente. Il marchio è prodotto dalla Airon di Barletta in Puglia. La sua specializzazione è la maglieria ma, dopo il positivo riscontro alla sua prima prova a Pitti Immagine Uomo lo scorso gennaio (a giugno è la seconda volta a Pitti), ha scelto di ampliare la sua proposta: sono stati inseriti il pantalone e la camicia, come pure una capsule tecno-sport in materiali tecnici. Con la stagione autunno-inverno 2016/2017 Diktat è cresciuta del 30% rispetto alla precedente e ha raggiunto una distribuzione omogenea sul territorio nazionale, con più di 400 negozi-clienti, tra cui Milord di Napoli, Losi di Genova, Mythos 262 di Reggio Calabria, Bob Sport di Riccione, Mister Gal e Kiss Uomo di Bologna, Gibot di Roma, Morini di Montecatini, Drop 8 di Messina, Marras di Alghero, M Collective di Milano e Solo Uomo di Bari. L’obiettivo è incrementare gli ordini di un altro 30% con la primavera-estate 2017, puntando sempre su capi di qualità, in grado di inserirsi in “contenitori alti”, con un prezzo interessante (inferiore anche del 20% rispetto ai competitor). «Possiamo contare su una nostra struttura produttiva interna e su una rete di laboratori pugliesi, che ci permettono di essere competitivi», spiega Francesco Bosso, uno dei titolari. (e.a.)

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DENIM 3.0

Hyper, super, active

spopola il tecno language Performance in primo piano nell’universo del denim, che si proietta nella sfera dell’athleisure con idee e proposte all’insegna del comfort e delle prestazioni. E la ricerca prosegue, strizzando l’occhio alle smart tecnhnology

La Levi’s Jacquard Jacket, frutto della collaborazione con Google Atap (Advanced Technology and Projects) Group, che permetterà di rimanere connessi allo smartphone, semplicemente toccando la manica. Una proposta della linea Commuter del marchio, dedicata ai ciclisti urbani

di Carla Mercurio

Performance in pole position in the denim world, projected in the athleisure sphere with ideas and proposals that guarantee comfort and performance. And the research goes on, with an eye for smart technologies.

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ino a dieci anni fa c’era solo il cotone. Oggi il concetto di tecnologia permea l’universo delle tele indigo e la scaletta degli ingredienti si fa sempre più ricca e sofisticata. Si parla di Lycra, Lycra T400, Cordura, Kevlar, Coolmax, Dryarn, fibre aramidiche, ma anche di materiali più avveniristici come il grafene, che promette significativi sviluppi nel campo delle smart tecnhnolgy. Quanto basta per competere, o quanto meno stare al passo, con l’agguerrito mondo dell’activewear, che in questo momento fa sempre più proseliti. Perché non si dica che un jeans non può funzionare anche per correre, fare yoga, andare in palestra o in bicicletta. «Questione di moda - riflette Simon Giuliani, responsabile marketing della tessitura Candiani, specializzata nella produzione di denim da oltre 75 anni -. Ora è in voga un lifestyle salutistico, che rimanda a una serie di discipline sportive, i cui influssi sono forti anche nella sfera del fashion, compreso il mondo del denim». Di recente Replay, che non a caso sponsorizza il Barcellona Calcio, è stata protagonista

di un evento ad alto tasso di celebrity, all’Old Selfridges Hotel di Londra, battezzato “The Flexibles”, dedicato ai progetti speciali denominati Hyper: i denim stretch Hyperflex e Hyperskin realizzati con tessuti di Isko, e gli ultimi arrivati, Hyperfree, con il 100% di elasticità e il 35% in più di libertà di movimento rispetto a prodotti analoghi. Questi ultimi nascono dalla convergenza tra abbigliamento tecnico-sportivo e leisurewear e non a caso hanno come testimonial l’attaccante del Barcellona, Neymar Jr, e la modella brasiliana Alessandra Ambrosio. La serata londinese è stata animata da performance di calcio acrobatico e acro yoga e dalle esibizioni di professionisti del parkour: tutti gli atleti indossavano capi della serie Hyper. Parole chiave: comfort e performance Un passaggio obbligato, chiarisce Guido Biondi, direttore creativo del Gruppo Sevenbell, cui fanno capo i marchi Roy Roger’s e President’s: «Oggi il denim basico

si trova ovunque e a tutti i prezzi. A specialisti come noi il consumatore chiede ricerca, prestazioni e nuovi dettagli». È il caso della linea Deluxe di Roy Roger’s, lanciata a Pitti Uomo lo scorso gennaio e già ampliata per l’estivo 2017. «Una proposta di circa 25 pezzi, a cavallo tra il fashion e il techno, con un’immagine pulita e tele principalmente scure, dal grigio al blue-black al nero», va avanti Biondi. Jeans in denim stretch o con strutture in jersey, caratterizzati da dettagli come gommature e termosaldature abbinati a felpe camouflage, T-shirt e capispalla in maglia di poliestere stretch e interni in reti tecniche. «Proposte pensate per un uso casual, non active, che però vanno benissimo anche per correre», puntualizza Biondi. Dopo il pionieristico yoga pant, lanciato tre anni fa con tessuto di Isko, Diesel è andata avanti con la ricerca nei territori dell’athleisure. Recente il lancio dei nuovi jeans Carrot SP 0671X a base di Dryarn, fibra che prende il posto del cotone in trama e dialoga con l’ordito, dando vita a un capo traspirante, più leggero a parità

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denim 3.0

di costruzione e con un migliore isolamento termico e una migliore gestione del sudore. Wrangler dice la sua in materia con una collezione segmentata in più proposte: c’è la serie Active Ready, in cui rientrano i denim in mischia con Coolmax, fibra che si asciuga in fretta e protegge dai cambiamenti climatici. E ci sono sono la linea Rain Ready, che ripara dalla pioggia grazie a speciali spalmature e la Cold Ready, con Thermolite, che crea uno strato isolante tra la pelle e il denim, in grado di mantenere costante la temperatura corporea. Active in questo momento è la parola d’ordine da Denham, in pista con la sua terza generazione di cinque tasche, che riprendono i fit più noti del brand, reinventandoli in chiave 3D, sagomati per assecondare le forme del corpo e i suoi movimenti, con l’impiego di denim stretch di Candiani, finissaggi all’insegna del comfort e dettagli studiati ad hoc. Ma è tempo di spingersi ancora oltre, di esplorare gli affascinanti territori delle wearable technology. Dalla primavera-estate 2017 Levi’s lancia la nuovissima Levi’s Jacquard Jacket, soluzione avveniristica, frutto della collaborazione con Google Atap (Advanced Technology and Projects) Group, che permetterà di rimanere connessi allo smartphone, rispondere al telefono, utilizzare app per le indicazioni stradali, ascoltare musica e cambiare traccia, semplicemente toccando la manica. Una proposta inserita nella linea Commuter del marchio, dedicata a tutti i ciclisti urbani. smart technology anche a monte della filiera A monte della filiera la tessitura Italdenim sta testando le proprietà “magiche” del grafene. Le scoperte su questo materiale rivoluzionario e sulle sue applicazioni sono valse il premio Nobel per la fisica 2010 a Andrej Gejm e Konstantin Novoselov, dell’Università di Manchester. «È un materiale che trasmette energia, ha un peso più basso del rame ma conduce molto di più, è ultraresistente all’acqua ed è traspirante», spiega Luigi Caccia, presidente dell’azienda con sede a Inveruno, in provincia di Milano. «A oggi - prosegue - la sperimentazione ci ha permesso di campionare tessuti in grado di dissipare il calore. Ossia lo stesso giubbotto che ci riscalda dal freddo del mattino, all’ora di pranzo, quando la temperatura si alza, ci donerà una sensazione di freschezza. Ma la sperimentazione prosegue, grazie alla

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collaborazione di un laboratorio belga e di Pauline van Dongen, stilista olandese focalizzata sulle tecnologie nel mondo active, e presto sarà possibile ricaricare il cellulare con il semplice movimento del corpo, senza l’ausilio di alcun device. Anche Isko guarda alle smart technology come nuova frontiera dell’innovazione. «Entro due anni metteremo in commercio dei tessuti rivoluzionari», annuncia sibillino Marco Lucietti, global marketing director di Sanko/Isko Division. Nel frattempo il colosso del denim turco, che esordisce a Pitti Uomo con un grande stand alla Sala delle Grotte (vedi notizia nel numero) insiste sul concetto di athleisure legato alla piattaforma Arquas, nata

il denim è sempre denim. L’ESSENZA VA PRESERVATA Tanta ricerca darà sicuramente inedite chance al denim. Ma l’essenza di questo tessuto, legato a una storia affascinante, va preservata. «La presenza dell’elastomero oggi è divenuta imprescindibile, anche nelle proposte da uomo, persino quelle che si inseriscono nel filone heritage. - spiega Simon Negri di Candiani -. Ma se si tratta di indossare capi performanti in palestra, meglio quelli dei brand active. Noi rimaniamo nel nostro ambito». Candiani non ha voluto seguire la wave dei tessuti a maglia che molti hanno sposato (vedi alla voce jogg jeans), continuando a investire su tessuti a navetta, per

1. Una proposta della nuova serie di jeans Denham, interpretati in chiave active 2. Un outfit della linea Deluxe di Roy Roger’s 3. Un jeans di G-Star Raw

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per proporre soluzioni frutto dell’incontro tra fashion e performance. «Siamo leader a livello mondiale per lo stretch - afferma Lucietti -. Siamo stati i primi a portare il jogg jeans sul mercato con Diesel, i jeans Hyperflex e Hyperskin di Replay, realizzati con i nostri tessuti, hanno ottenuto un grande successo e anche con Liu Jo abbiamo realizzato un progetto molto importante con il tessuto Blue Skin, lo stesso con cui J Brand ha appena varato una collezione di ispirazione swimwear. Ora è tempo di nuove scommesse: «Entro fine anno lanceremo un prodotto athleisure in collaborazione con Lululemon», annuncia.

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mantenere un’estetica autentica. «Abbiamo innestato la tecnologia nell’ambito di denim con costruzioni tradizionali o innovative chiarisce - giocando con pesi e prestazioni. Emblematico il nostro metodo Sling, che consiste nel lavorare il filo con inserimenti di Lycra e Lycra T400 per ottenere maggiore elasticità abbinata a recupero. Una lavorazione applicabile in trama oppure in trama e ordito, per un’estensione a 360 gradi». Novità recentissima da Candiani è lo “ShaperX”, un finissaggio ripreso dal mondo della lana e del cashmere, che si applica sui tessuti Sling, in grado di ridurre della metà i cali sulle alte elasticità, dando più stabilità al tessuto. ■


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Cifre e proiezioni

Italia poco brillante. Ma altrove c’è più dinamismo The Italian denim sector is not so brilliant as regards internal consumption and import-export data. But the global scenery is more dynamic. Italia poco brillante in fatto di denim. È questa la fotografia del settore che si evince dai dati relativi al consumo e all’interscambio. Secondo le cifre diffuse da Smi su dati Istat, nel periodo gennaio-dicembre 2015 l’export di jeans uomo è donna è sceso dell’8,4% in quantità e del 5,2% a valore, con la donna a registrare i cali più significativi (-16,4% e -9,1%). Va meglio l’import, che flette del 2% in quantità ma sale del 2,1% a valore. Cieli ancora più nuvolosi sul versante tessuti, che alla voce export hanno avuto cali sensibili del 19,4% in quantità e del 12,4% a valore e sul fronte import sono arretrati rispettivamente dell’11,3% e del 7,6%. Non va meglio per i consumi interni, come evidenziano i sondaggi di SitaRicerca. Nel periodo settembre 2015-febbraio 2016 il mercato denim adulti ha evidenziato un trend moderatamente negativo (-2,5% in quantità e -1,8% a valore), maggiore rispetto a quello registrato dal totale del comparto dell’abbigliamento (-2% e -1%). Il settore adulti vale poco meno di 17 milioni di capi per poco più di 750 milioni di euro. In netta discesa il solo segmento maschile (-5% e -7%), che conserva un peso maggiore, mentre per la donna si segnala una sostanziale stabilità in quantità, con una crescita solo a valore (quasi il 5%), sostenuta da prezzi medi significativamente inflattivi. A dispetto di uno scenario italiano poco rasserenante, i dati diffusi in occasione di Denim Première Vision parlano di un mercato globale che si avvia a toccare i 59 miliardi di dollari nel 2021, rispetto ai 56 attuali, corrispondenti a un totale di 1,9 miliardi di paia di jeans venduti. L’81% dei jeans sono attualmente distribuiti in Europa e Stati Uniti. Ciò vuol dire che in futuro si aprono ampi spazi in Asia e del Sud America. Significativi i trend che partono dall’alto: l’attenzione riservata dalle recenti passerelle del prêt-à-porter alle tele indigo è un segnale più che positivo. (c.me.)

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Un look adidas by Stella McCartney: il brand tedesco dello sportswear è alleato della griffe del lusso dal 2005

ATHLEISURE

il nuovo ready to wear? Vestire gym al di fuori del gym. C’è già chi negli Usa teme lo stallo, dopo anni di boom. Da noi invece siamo solo all’inizio e c’è spazio per tutti, lusso compreso di Elisabetta fabbri

Sporty, confortable, fashionable: the athleisure is a (s)boom in US but it is at the beginning in Europe and Asia. It will continue to grow, if brands will focus on creativity and quality.

A

vete presente Mark Zuckerberg con felpa nera e cappuccio il giorno della quotazione di Facebook sul Nasdaq? E Kendall Jenner o Gigi Hadid, continuamente paparazzate mentre indossano tute stilose prendendo un drink? La chiamano “athleisure” - fusione di “athletic” e “leisure” (“tempo libero”), per indicare la propensione a indossare capi sportivi non solo per il training, ma in ogni momento della giornata - e indica un trend nell’abbigliamento ma anche un fenomeno sociale, che identifica nuovi stili di vita al maschile e al femminile. Tanto che il termine di recente è entrato nel dizionario Merriam-Webster, uno dei più utilizzati in America. Non è un caso: negli Stati Uniti l’athleisure spopola da almeno tre anni e sta sostenendo i fatturati di grandi player come Nike, Under Ar-

mour, Lululemon e Foot Locker. Secondo alcune stime, il mercato dell’athleisure negli Usa vale 97 miliardi di dollari. In base a una ricerca di Deutsche Bank, tra il 2008 e il 2015 le vendite di abbigliamento in generale sono cresciute dello 0,2%, mentre lo sportswear ha realizzato un +4,1%. Gli analisti ritengono che questa disparità tra i due segmenti sarà sempre più vistosa nei prossimi anni, a scapito delle produzioni più prettamente moda, criticate per la scarsa capacità di innovare nelle tendenze (con l’eccezione del fast fashion di Zara e H&M e di nuovi operatori alla carica come Amazon). In un report dello scorso anno, Morgan Stanley ha segnalato l’activewear come una grande opportunità d’investimento, sostenuta dalla diffusione in Cina e nei Paesi dove si sta affermando una middle class che prati-

ca sport. Nelle stime della banca d’affari di New York, le vendite globali nel settore active dovrebbero superare i 300 miliardi di dollari nel 2016 e sfiorare i 400 miliardi nel 2020: il doppio rispetto ai 200 miliardi del 2007. Ma c’è anche chi mette in allerta sugli effetti di un eccesso di offerta, evidenziando segnali di indebolimento nei numeri di Lululemon (in termini di minori margini e di accumulo delle scorte), brand canadese nato nel 1998, ispirandosi al mondo dello yoga e del fashion, considerato un antesignano dell’athleisure. Anche un colosso del retail come Gap, entrato nel business nel 2011 con l’insegna Athleta, pare non faccia faville in termini di vendite. Forse perché entrano in continuazione nuovi operatori, differenziarsi è complesso e costoso. In più la brand loyalty conquistata dai pionieri ha un peso.

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beyond sportswear

Una proposta di Acynetic, nuovo progetto di Adriano Goldschmied nell’athleisure

Invece in Europa, Italia compresa, nonché in Asia, il gym al di fuori dell’ambito di riferimento ha ancora molto da esprimere. Il mercato sembra ricettivo e sensibile sia all’offerta dei grandi player (americani in testa), sia a proposte meno di massa e più

fashion oriented, anzi luxury oriented. «Siamo solo alla punta dell’iceberg» dichiara Adriano Goldschmied, designer riconosciuto come uno dei guru del denimwear, che al prossimo White di Milano presenta il suo progetto nell’athleisure di alta gamma Acynetic. «In un momento in cui i consumi di abbigliamento soffrono - aggiunge - questo segmento ha potenzialità non indifferenti. L’importante è che ci si focalizzi su innovazione e alta qualità, in cui l’Italia e l’Europa sono maestre». Goldschmied parla con cognizione di causa: alla sua prima stagione di test, Acynetic ha raggiunto 70 punti vendita tra Europa e Asia, «con riscontri di vendita estremamente soddisfacenti». A sorprendere il suo creatore è che la linea sia entrata in selezionati negozi di moda di alta gamma. «Pensavo - dice - di inaugurare una nuova frontiera, a cavallo tra lo sport attivo e il jeanswear. Invece ho scoperto che il prodotto veniva indossato con una borsa Chanel o Hermès». Da quale idea è partita la collezione? «Alcuni anni fa - risponde - ho cominciato a osservare che le mie clienti negli Stati Uniti si stavano muovendo verso nuove direzioni, mentre si affermava un modo di vivere alternativo,

orientato al cibo biologico, alla bicicletta al posto dell’auto, a una vita più all’aria aperta e a una maggiore propensione al wellness. In più si diffondevano nuovi sistemi di comunicazione, che si stanno rivelando acceleratori dell’evoluzione di gusti e costumi». «Così - prosegue - ho studiato qualcosa che rispondesse a questi cambiamenti, partendo dal presupposto che il capo più amato sono i jeans. Ho inventato un tessuto che è tinto come il denim, riproduce gli stessi effetti di tintura e abrasione, ma è realizzato, anziché su telaio, con le macchine circolari per il jersey. Ne è risultata una collezione performante, comoda, che si presta a diversi criteri di design, per gli sport leggeri ma anche tutte le ore del giorno. Il mood è casual ma sofisticato, non trasandato». si pensa di più al benessere, dal cibo alla forma fisica Anche un brand italiano come Jaked, in capo a Pianoforte Holding, vuole saltare sul treno in corsa dell’athleisure. Nato nel 2008 per vestire gli atleti del nuoto, nel 2012 è diventato un marchio di abbigliamento tecnico sportivo a vasto raggio, con l’idea di sviluppare un progetto di distri-

Under Armour

Con Oberalp per farsi largo in Italia Under Armour has a new distribution partner in Italy, Oberalp, which aims to open 20 flagship stores with this brand and to invest 50 mln € to raise brand awareness. Dopo un’esperienza con la Sportbox di Treviso, il colosso americano dell’activewear Under Armour ha un nuovo partner distributivo per l’Italia. Si tratta del gruppo di Bolzano Oberalp, proprietario di marchi come Salewa e Dynafit (Speedo, Fischer e Rip Curl tra le licenze). L’intesa siglata in maggio prenderà il via nel gennaio 2017 e scadrà nel 2023. Ambiziosi i piani annunciati dall’a.d. di Oberalp, Massimo Baratto, e dal vice president e managing director Europe di Under Armour, Chris Bate. Sul fronte retail è in programma l’apertura di 20 flagship store nel nostro Paese, con focus sui principali centri storici e shopping center. Nel wholesale - la rete più articolata a livello di gruppo (67% dei ricavi totali) - Under Armour si focalizzerà su punti vendita selezionati.

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Per espandere la brand awareness, Oberalp intende fare leva su advertising, eventi, sponsorizzazioni, digital e l’ingaggio di testimonial (Andy Murray e Micheal Phelps, nella foto, solo per citare i più recenti scelti dalla label): l’investimento nei sette anni è stimato a 50 milioni di euro. Per la fine del 2023 l’Italia dovrebbe passare da 15 a 100 milioni di euro di ricavi, raggiungendo un peso dell’8% sulle vendite europee (dal 4% attuale). Tra i segmenti ad alto potenziale di sviluppo spiccano il training e il running. A livello di consumatori, il management ha grandi aspettative per quanto riguarda il pubblico femminile e i giovani da 7 a 12 anni. Quotata a New York, Under Armour è una realtà che sfiora i 4 miliardi di dollari di ricavi (+28,5% sul 2014), realizzati per lo

più in Nord America. L’obiettivo per il 2016 è arrivare a 5 miliardi, per poi salire a 7,5 nel 2018 e a 11 nel 2020 (di cui 1 miliardo derivante dall’Europa). Da sei anni a questa parte la società di Baltimora cresce del 20% circa a trimestre, mentre il primo quarter 2016 è terminato con un +30% (e un turnover oltre il miliardo di dollari), grazie anche al successo della linea legata al campione di basket Stephen Curry. (e.f.)


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beyond sportswear

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buzione in franchising. A oggi conta 17 negozi monomarca in Italia, è presente in 23 Paesi nel mondo e online. In maggio è arrivato nell’aeroporto Capodichino (Napoli) insieme a Yamamay e Carpisa (gli altri marchi nella holding) mentre in luglio aprirà due store a Milano, per poi raggiungere Bologna e Napoli. «Arriviamo con qualche stagione di ritardo, ma eccoci anche da noi - ha commentato all’annuncio, sul Corriere della Sera, l’a.d. Gianluigi Cimmino -. Da qualche anno pensiamo di più al nostro benessere fisico, dal cibo alla forma. Negli Usa è stata fatta una bella campagna di sensibilizzazione per portare la gente a muoversi: troppe malattie legate alla sedentarietà e troppe spese per sostenere le cure». Da noi c’è anche chi, come Sàpopa, si cimenta nel tailored activewear: il brand con base a Milano, fondato da Piero Righetto (che si definisce fanatico di sport) e Maria Elena Ghisolfi (art director), è una start up che propone uno stile sporty-chic in palestra e nella vita, grazie al focus sulla sartorialità made in Italy, abbinata a materiali superperformanti. All’estero i nuovi progetti puntano sulle celebrity, a volte coinvolte non solo per

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1. L’activewear sartoriale made in Italy Sàpopa 2. Un look della linea NikeLab x Oliver Rousteing 3. Beyoncé indossa alcuni capi Ivy Park

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veicolare l’immagine del brand. Beyoncé per esempio, si è messa in affari con il magnate britannico Philipp Green per una linea di activewear femminile che ha appena esordito sul mercato con il nome di Ivy Park. Un’altra cantante di punta della scena contemporanea, Rihanna, è a più riprese sold out con l’athleisure realizzato con Puma (non ultime, le iconiche sneaker Creepers in camoscio, pelle e satin). Ultimamente Nike segue invece la strada delle alleanze con i giovani designer. Una delle ultime novità è NikeLab x Oliver Rousteing: lo stilista francese si è ispirato al calcio per questa collezione che, con la sperimentazione (un mix di performance e dettagli di lusso), tenta di valicare le frontiere dello sportswear, per proporre capi tecnici ma versatili. in europa le prime intuizioni sulle potenzialità del business A pensarci bene però i primi a intuire il grande potenziale dello sportswear con stile non sono stati gli americani. La tedesca Adidas ha creato una partnership con lo stilista giapponese Yohji Yamamoto nel 2002. Ne è nata una sofisticata linea, Y-3,

che «è lo sport, e vogliamo che sia audace», come ha dichiarato il designer alla recente presentazione di Y-3 Sport. Questa capsule è una collezione performance premium uomo-donna di proposte «agili, non necessariamente gym, per il consumatore tipo di Y-3, che - spiega il senior director del design, Lawrence Midwood - è attivo, curioso e non accetta compromessi in fatto di stile». Ad Adidas si deve probabilmente anche l’intuizione di conquistare le consumatrici femminili, oggi sempre più orientate al fitness ma anche alla ricerca di un look confortevole, per presentarsi con stile e femminilità, dalla palestra al lavoro fino alla cena (senza passare da casa). Risale infatti al 2005 la collaborazione con la stilista britannica Stella McCartney che nel 2015, visto il trend, ha ampliato l’offerta a un target giovane con la adidas StellaSport collection. Nel 2015 il brand adidas ha realizzato 13,9 miliardi di euro di ricavi (+12% a valute costanti): il più alto livello di sempre. Per il 2016 il management del gruppo tedesco stima un impatto favorevole sulle vendite, «dato dall’aumento della spesa in articoli sportivi, sostenuta dall’ac■ celerazione nell’athleisure».


INDIVIDUAL for

Individual a Pitti: simply add yourself ELEGANZA INFORMALE A MISURA D’UOMO: GIOCANDO SUL SOTTILE EQUILIBRIO TRA MATERIALI, FORME, COLORI, IN NOME DI UNO STILE UNICO, INDIVIDUAL SI FA PORTAVOCE ANCHE PER LA PRIMAVERA-ESTATE 2017 DI UN TOTAL LOOK ECLETTICO, CONTEMPORANEO, AUTENTICO E SOFISTICATO.

Valorizzare l’individuo: da questo imperativo nasce il nome di un marchio, Individual, che si distingue grazie a un’immagine forte e personalizzata. Partendo da colori e fibre naturali, la collezione primavera-estate 2017, sotto i riflettori a Pitti Uomo, è all’insegna della contemporaneità che si esprime in un total look dove il gusto contemporaneo si fonde con il sofisticato mondo Indigo del denim e delle uniformi. Il tutto sdrammatizzato e rivisto in chiave dandy. Si assiste al grande ritorno del trench, insieme alle giacche sfoderate e doppiopetto. Spiccano i tessuti tinto in filo misto lino, con fantasie anni ‘70 in nuance écru e celesti. La ricerca, oltre che sullo stile, si concentra sui tessuti: in particolare quelli della camiceria, impreziositi da sapienti lavorazioni come il punto a giorno e il fil coupé. L’equilibrio tra materiali, forme e cromatismi è sottile, ma perfetto. I tessuti, realizzati in Italia con filati naturali, vengono declinati nei toni dei blu, degli azzurri e dei grigi oceanici, insieme ai toni caldi del caffè, del cioccolato e della corda, che si fondono con le nuance del verde, tipiche del sottobosco.

PITTI IMMAGINE UOMO 90 FIRENZE 14-17 GIUGNO 2016 Sezione: Urban Panorama Stand 1 QUINTE TEATRO - PRIMO PIANO

IN FORTEZZA DA BASSO

Individual brinda con Elav Elav, birrificio artigianale d’eccellenza, in collaborazione con il marchio Individual lancia a Pitti la nuova birra “Upper Ground”: appuntamento all’evento “Simply add your beer”, nel pomeriggio di mercoledì 15 Giugno | sezione Urban Panorama, stand 1 Quinte Teatro - Primo Piano

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NEWS

SAVE THE DUCK

Oltre i piumini c’è di più

Il brand di duvet animal-friendly presenta “Save the Duck Burn” e si prepara al lancio dell’e-commerce di angela tovazzi

The animal-friendly brand launches its e-shop and a new series of garments, designed in order to meet the foreign markets’ demand. Controllato dal 2014 da Alchimia (la holding capitanata da Marina Salamon), Save the Duck inaugura una nuova fase di crescita. Gli headquarters di Forest - la società cui fa capo il marchio di piumini insieme all’altro brand di casa, Ganesh - si sono trasferiti in una grande struttura in via Calabiana 6 a Milano e nuovi progetti sono pronti a partire, nel segno di una maggiore internazionalizzazione. «Abbiamo archiviato il 2015 con un incremento dei ricavi del 35%, trainati dalle vendite realizzate all’estero, e puntiamo a chiudere il 2016 a 27 milioni di euro - spiega Nicolas Bargi, fondatore del brand ed esponente della terza generazione dell’azienda -. L’Italia resta il nostro primo mercato, ma stiamo investendo con decisione oltreconfine, con Germania, Benelux, Stati Uniti come principali aree di riferimento, seguite da Corea, Cina e Giappone». Proprio per intercettare la domanda negli States e nei Paesi del Far East, dalla primavera-estate 2017 Save the Duck diversifica l’offerta, affiancando ai piumini eco-friendly una gamma active-oriented. “Save the Duck Burn”, questo il nome della serie, propone un set di capi realizzati con jersey dry fit: felpe, pantagym e polo uomo e donna, con l’aggiunta di miniabiti per lei, oltre a un wind-breaker termonastrato. Una nuova freccia all’arco per il marchio milanese, che attualmente presidia il mercato internazionale con circa 2.200 clienti wholesale, metà dei quali nel nostro Paese, ed è pronto a lanciarsi in una nuova avventura: la vendita diretta online. L’e-shop del brand, messo a punto con Drop, debutterà alla fine di luglio e sarà disponibile in tutta Europa.

CHAMPION EUROPE

PIù GLOBALI CON HANESBRANDS HanesBrands and Champion Europe reach terms on the global reintegration of the Champion brand. HanesBrands, quotata al Nyse, quasi 6 miliardi di dollari di giro d’affari e nomi come Wonderbra e Playtex nel proprio portfolio, acquisisce Champion Europe, guidata da Sauro Mambrini (nella foto) e titolare del brand in Europa, Medio Oriente e Africa. Il gruppo Usa capitanato da Richard A. Noll che già controlla Champion nel resto del mondo - riporta dunque in house la label, con l’obiettivo di farne un marchio ancora più globale, portando il turnover (oggi di 1,2 miliardi di dollari) a 2 miliardi nel giro di sei anni. «La nostra organizzazione sarà gestita in maniera sinergica con quella di Champion a livello internazionale ma continueremo a essere una società indipendente - precisa Mambrini, a capo della divisione europea, che ha sede in Italia -. Champion Europe punta a chiudere il 2016 a 200 milioni di euro di fatturato e a raggiungere i 250 entro i prossimi tre anni». «I Paesi scandinavi e del Sud Europa stanno trainando la crescita», aggiunge il manager, che individua in Germania, Francia e Inghilterra le prossime destinazioni, «dove ci sono 200 milioni di potenziali consumatori». Mambrini, che ha portato Champion per la prima volta in Italia nel 1979, ha acquisito la titolarità del marchio per l’Emea da Sara Lee Corporation nel 2011. HanesBrands è frutto dello spin off da Sara Lee, avvenuto nel 2006. (a.t.)

mark/giusti

«ECCO LA MIA DONNA» The British brand is ready to launch its first capsule collection of accessories for her. A circa sei anni dalla nascita del brand, focalizzato su accessori maschili e alcuni prodotti unisex, Mark/Giusti mette a punto i primi pezzi in versione femminile. «Ho pensato a borse da giorno comode e raffinate, adatte a essere portate anche di sera - racconta il fondatore e creative director Mark Farhat, libanese di nascita e naturalizzato londinese - in modo da assecondare le esigenze di una donna che lavora e che dall’ufficio passa senza soluzione di continuità a un cocktail o a una cena». Al via con la primavera-estate 2017, questi modelli affiancheranno la linea maschile, disegnata in Inghilterra e realizzata a mano in Brianza, oggi disponibile sull’e-shop del brand e in una cinquantina di multimarca in 17 Paesi: in primis in Giappone, Corea e Cina (dove il brand sta muovendo i primi passi), oltre che in Europa, con Uk e Italia in pole position. (a.t.)

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news

I 110 ANNI DI INVICTA

Sotto il segno del lifestyle di Carla Mercurio

A limited edition of 110 backpacks, a closer link to fashion and a shoe line with Facib: Invicta celebrates 110 years with many projects. Ceo Aldo Di Stasio tells us about them. 110 anni di Invicta: quale il bilancio? Lo zaino Jolly 110 celebra Invicta è sempre rimasta fedele ai propri i 110 anni di Invicta. Da 10 anni il brand fa valori, che hanno saputo sedimentare parte del gruppo Seven nella mente dei consumatori (photo by Staralab) un’immagine di lifestyle brand iconico. Quali le iniziative in cantiere per i festeggiamenti? Si inizia con Pitti Uomo, dove presentiamo nuove collezioni di abbigliamento e accessori. Si continua con campagne stampa e attività di PR e con altre iniziative. Un video che avrà una grande diffusione virale racconterà i punti salienti della storia di Invicta. Come è nata l’idea di una linea di zaini rivolta ai canali fashion? Sviluppiamo da sempre linee di zaini e accessori. Tra questi ci sono prodotti iconici come il Jolly e il Minisac, strettamente legati al mondo fashion. A Pitti Uomo lanciamo nuove collezioni di accessori, che amplieranno l’offerta. I negozi di riferimento sono i nostri attuali clienti per l’abbigliamento: multibrand di fascia alta come Giglio, Pellizzari, Bonvicini, Gemini e La Rinascente. A Pitti Uomo presentate il remake dello zaino Jolly in 110 pezzi... Il Jolly è uno dei prodotti simbolo di Invicta. Da zaino per lo sci e le escursioni, negli anni Ottanta, con l’uso del colore, è diventato “lo zaino” per l’utilizzo quotidiano. Con oltre 10 milioni di pezzi venduti solo in quegli anni, è diventato icona dell’italianità nel mondo. Al via anche una collezione di scarpe affidata a Facib, vostro licenziatario di moda donna, uomo e bambino. Durante il Pitti presentiamo una sneaker interpretata secondo lo stile di Invicta, per chi vuole vivere appieno il dna del marchio. Il termine licenziatario per Facib è sicuramente restrittivo. Quando si uniscono forza e strategia, insieme alla condivisione della linea creativa di un marchio come Invicta, si parla di vera e propria partnership. Quale il giro di affari di Invicta? Nel 2015 Invicta ha superato i 25 milioni di euro e si appresta a raggiungere i 30 milioni nel 2016. Gli zaini e gli accessori pesano per circa il 60% del giro d’affari, mentre l’abbigliamento rappresenta il 40%, suddiviso in 50% uomo, 35% donna e 15 % bambino. Come vede il futuro? Sempre più importante sarà il presidio dei mercati internazionali, dove stiamo rafforzando la presenza con tutti i prodotti. Quali le strategie distributive? Vogliamo sostenere il posizionamento attuale in negozi top e insieme creare vetrine ad hoc per enfatizzare il brand. Allo studio l’apertura di ■ alcuni monomarca nelle città più rappresentative al mondo.

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Tagliatore

Al via la brand extension Knitwear, ties and small silk accessories. Pitti Uomo is the springboard to the first brand extension project by Tagliatore. Pitti Uomo numero 90 è il trampolino di lancio per il primo progetto di brand extension di Tagliatore. Un ampliamento degli orizzonti merceologici volto a rafforzare il marchio, soprattutto a livello internazionale. Knitwear, cravatteria e piccoli accessori in seta, tutti made in Italy, sono gli articoli che vanno a fare compagnia ai capispalla del brand. Realizzata con tecnica manuale, la maglieria è tessuta con filati di puro cotone e tinta in capo. Le polo in lino e crêpe di cotone o in cotone damié hanno un’allure Fifties. A completare l’offerta, un modello di camicia in jersey in giro inglese con fantasia hopsack. Sul fronte accessori, cravatteria e papillon si caratterizzano per le proposte in pura seta sfoderata e per gli elementi in tessuto garzato tinta unita o regimental. Non mancano le cravatte in tessuti da giacca con fantasie disegnate dal direttore creativo Pino Lerario, papillon e pochette. Una marcia in più per la realtà pugliese, che punta a chiudere il 2016 a 18,5 milioni di euro (+15% sul 2015), con una quota export del 50%. (c.me.)

UN ILLUSTRATORE PER FRADI

Il punto di vista di damiano groppi Illustrator Damiano Groppi will be at Pitti Uomo, to reinterpret the must haves of the Fradi brand from an artistic point of view. Il casualwear mediterraneo di Fradi si affida alla matita di Damiano Groppi, che a Pitti Uomo sarà presente nello stand, per reinterpretare i must have della collezione primaveraestate 2017 in chiave artistica: giacche dal taglio sartoriale abbinate a pantaloni dalle linee asciutte, sdrammatizzate dalla scelta degli accessori. È sempre il tratto inconfondibile di Damiano Groppi a siglare la campagna pubblicitaria del prossimo inverno, con un disegno creato su misura per rappresentare l’uomo Fradi. Un’occasione importante per il marchio in capo all’azienda pugliese Eurofradi (8 milioni di euro di fatturato), che in questo momento punta ai mercati stranieri, forte di un piano di sviluppo pluriennale. Dalla stagione in corso è attivo un corner dedicato da Isetan ed è recente la sigla di un accordo con Romeyn Wholesale, società con sede ad Amsterdam, che garantirà la presenza del brand negli store più rinomati in Olanda. (c.me.)



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BERLIN PREVIEW

Un’immagine della scorsa edizione di Premium

Saloni in germania

Il laboratorio Berlino si proietta nel futuro I saloni di scena nella capitale tedesca rimangono rivolti agli addetti ai lavori, ma in alcuni casi coinvolgono anche il pubblico. La sensazione è che Berlino rappresenti un laboratorio per il settore, sensibile alle novità legate alle tecnologie e al digitale di Elena Azzola

The Berlin trade shows, staged at the end of June, continue to dialogue with the buyers but are ready to open some events to the public. The city is a fashion lab, with growing attention to new technologies and digital.

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l dibattito internazionale in corso sui tempi e le modalità di presentazione della moda si riverbera inevitabilmente anche sulla piazza di Berlino, dove a fine giugno-inizio luglio va in scena una nuova tornata della locale fashion week. I saloni berlinesi, a eccezione di Bread & Butter in programma a inizio settembre (vedi box nella pagina che segue), rimangono saldamente manifestazioni per gli addetti ai lavori, ossia i buyer tedeschi ed europei, ma con delle significative aperture al pubblico, per lo più amplificate dalle possibilità offerte dalla Rete. È il caso di Seek e Bright, le due fiere in programma dal 28 al 30 giugno all’Arena Berlin, che fanno capo a Premium Group e hanno una forte connotazione di community: la prima con focus sul contemporary menswear; la se-

conda sullo streetwear, l’urbanwear e le mode che nascono fra gli skater. Ebbene, queste manifestazioni, che dalla loro nascita hanno un approccio che potremmo definire “business to community”, basato sul lancio di nuove collaborazioni e prodotti e l’abbinamento a gare e competizioni, rafforzano questa stagione la loro peculiarità, offrendo un ampio spettro di iniziative, finalizzate a informare, intrattenere e soprattutto creare ancora di più un senso di appartenenza. Alcuni esempi sono Sneaker Spot by Hikmet Sugoer, un grande “mercato” offline e online delle sneaker, in collaborazione con eBay e turnschuh.tv, in cui i collezionisti di calzature sportive offrono modelli in edizione limitata ai patiti del genere. Ma anche il party di Seek e Bright, organizzato insieme

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BERLIN PREVIEW

Bread & Butter by Zalando

A settembre focus sulle nuove frontiere digitali From 2 to 4 September the first edition of Bread & Butter by Zalando is foreseen: a festival open to the public on new digital frontiers of fashion.

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al magazine online Highsnobiety, che si terrà a Berlino nei giorni dei saloni, per poi avere un follow up a New York in luglio durante le sfilate. Ci saranno poi incontri in cui ci si interrogherà su come lo streetstyle e lo skateboarding influenzano gli attuali trend della moda e molti altri eventi incentrati su questo sport, con il coinvolgimento di chi lo pratica. La scelta di aprire le porte al pubblico e di svelare il dietro le quinte di una fiera di moda la fa anche Show & Order, di stanza dal 27 al 28 giugno alla Kraftwerk di Berlin Mitte. Nella serata del 28, dalle 19 alle 23, ospita il suo primo e “public” International Trend-Preview Event, durante il quale gli espositori presentano le loro ultime collezioni, danno indicazioni sui trend e comunicano direttamente con il loro target di riferimento. Inoltre gli invitati hanno la possibilità di acquistare articoli esclusivi in un piacevole percorso di shopping, che include, oltre all’abbigliamento, gli accessori, i bijoux, il tessile e gli oggetti per la casa e pure il food. Special guest la blogger e Instagrammer di fama internazionale Farina Opoku di Nova Lana Love (novalanalove.com). Premium guarda al tech e alla Corea Novità significative anche al salone più importate della città: Premium, che dal 28 al 30 giugno a Station-Berlin schiera più di

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mille brand e 1.800 collezioni su un’area di 33mila metri quadri, con un tasso di new entry del 25% ogni stagione. Parte integrante del suo programma è #fashiontech Berlin, l’evento del 29 giugno che crea un ponte fra moda e nuove tecnologie, approfondendo temi come wearables & design, e-commerce & the future of retail e digital marketing & communication. Dopo quattro edizioni di successo, in particolare la più recente, che ha visto la partecipazione di 3.100 persone e speaker di player globali come Google, matchesfashion.com,

«Crediamo profondamente nel futuro di Berlino nella moda e con questo evento, forte e rivolto al pubblico, vogliamo creare qualcosa di nuovo, in grado di ispirare la città e l’industria del fashion»: con queste parole David Schneider, uno dei fondatori di Zalando - realtà berlinese leader in Europa nelle vendite online di moda, con ricavi totali per 2.958 milioni di euro nel 2015 - dà lumi sulla natura del primo Bread & Butter dell’era Zalando, in programma non a fine giugno, insieme ai trade show canonici della scena berlinese, ma nel primo weekend di settembre, dal 2 al 4. Presso l’Arena Berlin andrà in scena una sorta di festival: una tre giorni che combinerà la presentazione delle ultime innovazioni del settore, sfilate interattive, concerti e conferenze, in cui gli esperti dibatteranno del futuro digitale della moda. Il motto “Bread & Butter Now” evidenzia il carattere esperienziale dell’evento e il fatto che tutto sarà condivisibile, con molti articoli acquistabili istantaneamente. Usando differenti livelli di digitalizzazione, i contenuti di Bread & Butter saranno disponibili ben oltre lo spazio fisico della kermesse. (e.a.)


Kpmg, Brands4Friends e eBay, la manifestazione si espande su due piani, il quarto e il quinto della Kühlhause, con una parte espositiva e una dedicata alle conferenze. Premium trasforma inoltre questa stagione la sua Dissonance Area dedicata alle avanguardie del fashion in [PƐ:PI]Studio, con in primo piano la “Korean Wave”, collezioni moda in arrivo dal Paese asiatico oppure ispirate ai suoi mood: allegre e colorate, vistose e innovative, che si rifanno agli anni Novanta, con un approccio fuori dagli schemi. “Fashion in your face” è il motto di questa sezione del salone che, tra l’altro, lancia con questa tornata una nuova App di gruppo, relativa a tutte e tre le piattaforme:

1. L’ingresso di Panorama Berlin 2. Vista dall’alto di Show&Order alla Kraftwerk 3. Un’anticipazione di Areonautica Militare, marchio che presenta le nuove collezioni a Premium

Premium, Seek e Bright. A Panorama, in pista dal 28 al 30 giugno, debutta invece MA!N: nuovo concept tutto dedicato alla moda maschile, che occupa 6mila metri quadri della hall 2 dell’ExpoCenter City di Messe Berlin con le collezioni di abbigliamento, ma anche di calzature e accessori, di una sessantina di marchi. Completano il quadro dei principali saloni berlinesi Green Showroom e Ethical Fashion alla Berlin Postbahnhof nelle stesse date. Tutte e cinque le manifestazioni sono visitabili con un solo biglietto. Dal 28 giugno al primo luglio tengono banco inoltre nella capitale tedesca le sfilate della Mercedes-Benz Fashion Week Berlin, giunta alla 19esima edizione. Il programma si svolge nelle due location dell’Erika-Hess-Ice Stadium in Müllerstrasse 185 e della me Collectors Room di Auguststrasse e accende i riflettori su stilisti, marchi e new talent di riferimento principalmente per l’area tedesca. ■

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Costruire progetti di successo è nel nostro dna Forte di un’esperienza ventennale maturata nel settore dell’edilizia, ERREDBGROUP è un nome di riferimento per i progetti retail delle griffe della moda. Anche i più ambiziosi. Non esistono progetti “impossibili” per ERREDBGROUP, General Contractor dell’edilizia di lunga esperienza, attivo sul mercato residenziale e alberghiero, ma con una spiccata affinità elettiva con il mondo della moda. I nomi più blasonati del settore, e in particolare del prêt-à-porter, sanno di poter trovare in ERREDBGROUP un partner preciso, flessibile, creativo e affidabile per i grandi e piccoli lavori di ristrutturazione e allestimento dei loro spazi: negozi, showroom, sedi aziendali. ERREDBGROUP coordina l’intero processo costruttivo, dallo studio di fattibilità alla realizzazione

dell’opera, compresa la gestione delle fasi amministrative e autorizzative, fino alla progettazione esecutiva, architettonica e ingegneristica. Tutte le opere architettoniche, strutturali, impiantistiche e di arredo possono essere eseguite senza problemi sia in Italia che all’estero, direttamente o in outsourcing. Qualità e servizio “chiavi in mano” si accompagnano a un’elevata attenzione ai costi e ai tempi di lavorazione. Perché l’obiettivo della squadra di ERREDBGROUP, formata da architetti, interior designer e ingegneri, è uno solo: trasformare ogni cliente in un cliente felice.

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FAIRS

Mapic Italy

Il retail real estate chiama l’Italia risponde Successo oltre le aspettative per il Mapic Italy, organizzato da Reed Midem, al suo debutto a Milano. 1.400 partecipanti - ben oltre i mille previsti - provenienti da 35 Paesi, di cui 402 retailer nazionali e internazionali e 33 stand. Tra i vari progetti, il capoluogo lombardo resta protagonista. Confermata la seconda edizione tra un anno di Elisabetta Campana

A success beyond expectations for Mapic Italy (organized by Reed Midem), making its debut in Milan, with 1,400 participants (well over a thousand expected) from 35 countries, including 402 national and international retailers. Among the various projects, those in Milan have an outstanding role. The second edition will take place next year, in the same period.

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utto l’immobiliare commerciale italiano riunito sotto un solo tetto, insieme a investitori e retailer nazionali e internazionali. La prima edizione del Mapic Italy, “costola” del Mapic di Cannes, svoltasi il 24 e il 25 maggio presso il Superstudio Più di Milano, ha riscosso un successo «al di là delle aspettative», come hanno confermato a Fashion, tra gli altri, Filippo Maffioli di Promos, Rodolfo Rustioni di Rustioni&Partners, Josè Maria Robles di Sonae Sierra Italy, Fabio Porreca di Svicom, Pierre Marin di Jll Italia e Davide Padoa di Design International. «Non ci aspettavamo un entusiasmo così forte dichiara Filippo Rean, direttore real estate division Mipim e Mapic di Reed Midem -. Grazie al sostegno del mercato e del Cncc, Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, in special modo del presidente Massimo Moretti, abbiamo potuto creare questa piattaforma di incontro, relazioni e business». «Il fatto che 402 retailer, provenienti da 35 Paesi, abbiano partecipato alla manifestazione - sottolinea Massimo Moretti - è la testimonianza dell’interesse che il nostro settore può suscitare, se stimolato». «Abbiamo attirato molta attenzione sul portafoglio del retail real estate italiano, esistente e in pipeline: sono in costruzione 500mila metri quadri di superficie lorda affittabile, pari a 1,5-2 miliardi di euro» aggiunge Moretti. «Credo che il mercato italiano sia uno dei più interessanti d’Europa, con un potenziale significativo, anche se spesso sottostimato - dichiara Paulo Sarmento, alla guida

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della società di investimento Meyer Bergman -. In realtà, una lettura più approfondita del settore e la scelta di partner locali affidabili permette di realizzare operazioni

MAPIC ITALY

Facts & Figures 1.400

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retailer

35

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con un eccellente profilo rischio/rendimento». Tra i vari progetti presentati alla rassegna, Milano resta protagonista: dopo il successo de Il Centro ad Arese, vi è attesa per il debutto di Scalo Milano, che Filippo Maffioli ha assicurato «sarà nella seconda metà di ottobre». A City Life (mega progetto di rivitalizzazione dell’ex Fiera Campionaria) sorgerà uno shopping district con un centinaio di negozi, sviluppato (e poi gestito) da Sonae Sierra: «L’apertura è in programma per il secondo semestre 2017» dice Josè Maria Robles. Nel centro di Milano, in corso Buenos Aires 59, va avanti il refurbishment che darà nuova vita all’ex Corti di Bayres: quattro mega store, tra i mille e i 1.500 metri quadri, a opera di Rustioni&Partners. «Entreranno insegne della fast fashion - comunica Rodolfo Rustioni -. L’opening sarà nel 2017». Sempre Rustioni&Partners scommette sul Retail Park Valmontone, nei pressi di Roma. Nel cuore della capitale, vicino al Vaticano, Jll punta sulla commercializzazione di Valle Aurelia Urban Shopping Mall, che debutterà nell’autunno 2017. Mentre Svicom è focalizzato sulla Puglia, con il GrandApulia e il Monopolis Lifestyle Centre. A Torino i lavori dello shopping village Caselle di Aedes dovrebbero iniziare a fine anno. A Venezia-Marghera, l’interesse è rivolto alla torre del lusso Venus Venis, a opera di Blo Immobiliare, che sarà collegata al mall Nave de Vero. L’appuntamento con il Mapic Italy è il prossimo anno, ■ sempre nello stesso periodo.


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logistics

traconf

Grandi manovre nel fashion? no problem Verso il compleanno dei 40 anni, il gruppo della logistica riflette sui grandi cambiamenti nel fare moda. Dall’avvento del retail a gestione diretta alle nuove regole dettate dal fast fashion, fino all’e-commerce e al “see now buy now”. Tutto si può gestire. E Traconf si prepara alle nuove sfide investendo nell’IT e nel look delle sue strutture di elisabetta fabbri

At its 40th birthday, the Verona based fashion logistic group Traconf reflects on major changes in fashion industry strategies. Each step has never been treated as a problem but corresponds to a sign of vivacity in the business. «Anything can be better managed if decided by mutual agreement», general manager Stefano Pistilli says.

I

n quasi 40 anni di servizi nella logistica per la moda, la veronese Traconf ne ha viste tante. Oggi si trova a cercare di valutare, come tutte le altre aziende che formano gli anelli della filiera del fashion, i possibili effetti di nuove strategie, che gli stessi marchi promotori devono testare. Per esempio la presentazione in contemporanea delle collezioni uomo e donna, il più delle volte visibile in diretta Uno scatto alla Traconf: al gruppo con base a Sona (Vr) live streaming da parte di tutti gli fanno capo 19 società e 63 magazzini diretti nel mondo, estimatori digital, cui magari si ofche occupano 850 addetti fre pure la possibilità di comprare i pezzi preferiti appena un attimo in magazzino, ma non si discuteva per nulla dopo la conclusione dell’evento (quello che di retail ed erano pochissimi i marchi che si dice il “see now buy now”). Se questi aprivano un proprio flagship store. «Oggi trend prenderanno piede sarà un problema osserva - si parla solo di vendite dirette: per per chi si occupa della movimentazione la logistica è cambiato un mondo!». Un’ale delle consegne dei capi? «Ormai non ci tra mutazione genetica è stata indotta dai sorprendiamo più di nulla - risponde Stefagrandi del fast fashion come Zara e H&M, no Pistilli, general manager di Traconf -. I che hanno costretto un po’ tutti a uscire dalcambiamenti nella moda sono all’ordine del la logica della stagionalità e hanno abituato giorno e credo rappresentino la linfa vitale il consumatore alla ricerca quasi ossessiva del settore: ben venga qualsiasi fenomeno di novità. In risposta, Traconf si è inventata lo possa ravvivare». «Oggi - prosegue - i i magazzini nei centri città, che permettono tempi sono già ridotti al massimo e i sistemi i riassortimenti “same day” e quindi un’edi assortimento e riassortimento sono distrema vicinanza al consumatore. Ora c’è ventati molto complessi, ma tutto si può geun’altra sfida in corso: quella di soddisfare stire, studiandolo insieme alle aziende della le esigenze del commercio elettronico. «Se moda. Quindi dico: se grandi cambiamenti è vero - afferma il manager - che nel 2020 ci sono, discutiamone insieme. Alla fine il oltre il 50% degli acquisti di moda negli problema non sarà la velocità, ma quanStati Uniti avverrà via Internet, la logistito si sarà disposti a spendere per un certo ca dovrà lavorare con i brand per gestire servizio». Come ricorda Pistilli, solo una al meglio i magazzini destinati all’e-comdecina d’anni fa si gestivano i capi arrivati

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merce». Quanto ai mercati fisici, al momento secondo il manager non emergono nuove rotte. Stando all’osservatorio di Traconf, che a sedi in Europa, Usa, Hong Kong e Shanghai, a Parigi - il motore dell’Europa nel lusso - si stima una contrazione dei ricavi del 20% per effetto degli attentati, mentre Londra «tiene bene». La Russia è un mercato su cui «vale la pena continuare a investire», mentre l’Asia è in contrazione (con l’eccezione del Giappone). Negli Stati Uniti non tutti i consumi di fashion sono in calo: il canale online accelera. Il Brasile non è diventato una nuova destinazione e non lo sarà nemmeno in concomitanza con le Olimpiadi. E chi indica l’Australia e il Canada tra le possibili nuove mecche dello shopping pecca di ottimismo. più IT e attenzione all’immagine per i 40 anni Nel prepararsi al prossimo anniversario dei 40 anni, Traconf continua a lavorare sull’IT, e in particolare sui sistemi di controllo, «per dare le risposte ai clienti in tempo reale» e poi ha intenzione di cambiare pelle alla sua struttura, affinché sia più vicina, anche nell’immagine, al cliente di riferimento, per lo più rappresentato dall’alto di gamma. Il traguardo, in termini di ricavi, è superare i 150 milioni di euro nel 2016 (dai 143 milioni del 2015). Lavorando su qualità e precisione e «tenendo sempre le antenne alzate», ■ per ascoltare le voci del mercato.



NEWS

IL CONVEGNO ANTIA DA EUROJERSEY

LA SOSTENIBILITà, nuovo asset del made in italy In the future, a sustainable approach will not only be an add value, but the “conditio sine qua non” to compete on the market. Trasparenza, responsabilità, sviluppo sostenibile e profittevole: sono stati questi i temi clou del convegno di Antia (Associazione Nazionale Tecnici Professionisti Sistema Moda), moderato dal nostro direttore Marc Sondermann e tenutosi presso l’azienda Eurojersey, leader nella produzione di tessuti tecnici Sensitive Fabrics e promotrice dal 2007 del programma SensitivEcoSystem. «Che il prodotto sia fatto in Italia non è più sufficiente - ha detto Andrea Crespi, direttore generale di Eurojersey -. Bisogna lavorare su come lo si fa, attivando un circolo virtuoso che porti marginalità. E poi veicolare questo valore al consumatore». Comunicare significa valorizzare, come ha ribadito Claudio Marenzi, presidente di Herno e di Smi: «Noi siamo più virtuosi di altri Paesi. La nostra filiera è unica al mondo. È necessario evidenziare le nostre competenze, scaricando a valle le informazioni e il valore aggiunto dei prodotti ecosostenibili». In futuro la sostenibilità non sarà solo un plus: «Oggi i criteri per vincere sul mercato - ha concluso Crespi - sono prodotto, qualità, prezzo, servizio. Se non li hai, non competi. Ma a questi si aggiungerà presto la sostenibilità: se mancherà, sarai fuori squadra». (a.t.)

E-COMMERCE NETCOMM FORUM

La moda tra i protagonisti della rivoluzione digitale The 11th edition of E-Commerce NetComm Forum was held at Fieramilanocity in Milan with 10,000 visitors: under the spotlight the data about the sector in Italy in 2016. L’11esima edizione dell’E-Commerce NetComm Forum (l’evento più importante in Italia per il mondo del commercio elettronico e la digital trasformation) si è chiusa con 10mila ingressi. Sebbene il nostro Paese sconti ancora un ritardo, il presidente di NetComm, Roberto Liscia, ha parlato di una «via italiana all’e-commerce», basata sull’integrazione del canale fisico dei negozi e quello online e sull’incrocio dei due mondi. «I big data sono il petrolio del terzo millennio - ha sottolineato -. La priorità per le aziende è capire il percorso del proprio cliente, appropriarsi delle competenze, mettere a fuoco una nuova vision e puntare sull’integrazione dei dati». Alessandro Perego del Politecnico ha presentato in anteprima i dati italiani relativi al 2016: il fatturato ammonta a 19,282 miliardi di euro, con una crescita del 17% sul 2015. L’abbigliamento mette a segno un +25% e rappresenta il 9% delle vendite totali sulla Rete. Nell’ambito dell’evento ha avuto luogo la premiazione dei casi di eccellenza dell’e-commerce italiano. Primo posto assoluto per il sito di food di Eataly. Per la sezione abbigliamento e accessori vincono ex aequo Lanieri e Zalando. (e.a.)

ente moda italia

il giro del mondo delle pmi From June to December, Ente Moda Italia organizes seven international events, in order to support the internationalization of Italian companies. Gli appuntamenti worldwide organizzati da Emi-Ente Moda Italia per supportare l’espansione delle piccole-medie imprese all’estero continuano anche nel secondo semestre del 2016. Prima tappa dal 29 giugno all’1 luglio con La Moda Italiana a Seoul, seguita (dal 15 al 17 agosto) dalla trasferta in America, con Italian Fashion@Project Women a Las Vegas. Dal 31 agosto al 3 settembre Emi vola a Mosca per Italian Fashion@Cpm, per trasferirsi (dal 14 al 16 settembre) a Tokyo con Italian Fashion@Rooms. Due i meeting dal 18 al 20 settembre: Italian Fashion@Coterie a New York e Italian Fashion@Central Asia Fashion ad Almaty. Conclude l’anno La Moda Italiana@Chic, di scena a Shanghai dall’11 al 13 ottobre. (a.t.)

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Total easy care Alta traspirabilita’

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Dall’incontro tra natura e tecnologia, nei laboratori Zegna Baruffa nasce un nuovo progetto, che punta a rivoluzionare il mondo dei filati in pura lana. Si tratta di H2Dry, un finissaggio che dona ai fili caratteristiche tecniche superiori e che rende un capo di abbigliamento “total easy care”. Con i filati in pura lana superfine Re-Active H2Dry (17,5 micron) e pura lana extrafine K-Wool H2Dry (19,5 micron) si ottiene un prodotto di elevata traspirabilità e che prevede tempi ridotti di asciugatura. L’innovativo trattamento esalta la naturale elasticità della materia prima, permettendo comfort e vestibilità superiori. Oltre a performance eccellenti in termini di ingualcibilità.

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verso il filo perfetto “H24” Materie prime d’eccellenza, mischie audaci, finezze extra e trattamenti hi-tech, per arrivare al filo più versatile che c’è: non a caso lo Spazio Ricerca di Pitti Filati si chiama “H24” di ELISABETTA FABBRI

Superfine merino wool, cashmere and “animal-vegetal” fibers. Spinning mills study how to satisfy the consumer all day long. Buyers can find out what’s new in Florence, at Pitti Filati 79.

S

aranno 140 i marchi in vetrina al 79esimo Pitti Filati, in Fortezza da Basso dal 29 giugno al primo luglio con le collezioni per l’autunno-inverno 2017/2018. Una trentina i brand esteri, in rappresentanza di Regno Unito, Francia, Germania, Romania, Giappone, Turchia, Perù, Nuova Zelanda e Sud Africa. Tra nomi nuovi e rentrée gli organizzatori di Pitti Immagine segnalano Olimpias, Sato Seni, Filitaly Lab, Knoll, Power, Woolyarns, Polipeli e Mohair Sout Africa. Un anno fa la rassegna ha contato 5.200 presenze fra buyer e visitatori, di cui 2.800 provenienti dall’estero: l’auspicio è quantomeno di replicare questi numeri, dopo un 2015 archiviato dall’industria italiana dei filati con esportazioni stabili a 870 milioni di euro (fonte Smi-Sistema Moda Italia), dove la cresci-

Uno scatto alla scorsa edizione di Pitti Filati

ta nei segmenti lana pettinata, fili chimici e lino ha equilibrato le flessioni nella lana cardata, nel cotone e nei filati per aguglieria. Nel 2015 l’Europa è stata il maggiore acquirente, per un valore pari a 506 milioni di euro (-5,6%), ma ad incrementare gli ordini ci hanno pensato i Paesi extra-Ue (+8,4%), Hong Kong in testa, che lo scorso anno ha comprato filati made in Italy per 128 milioni di euro (+19%), collocandosi in testa alla classifica dei maggiori mercati di destinazione della produzione nazionale di filati. «Da Pitti Filati - afferma con ottimismo Antonio Carli, direttore commerciale di Olimpias (Gruppo Benetton) per i filati - mi attendo molto interesse da parte dei buyer, perché si percepisce che le aziende hanno voglia di innovare. Vedo che la maglieria resta un segmento impor-

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Eventi

Pitti Italics fa sfilare Sansovino 6 Pitti Italics programme foresees a fashion show for June 30 2016: guest brand is Sansovino 6.

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1. Un filato cardato della collezione Atelier di Cariaggi 2. Nella Basic Collection di Olimpias un mix di lana merino fine, viscosa, poliammide e seta

tante nelle collezioni di abbigliamento. Inoltre alcuni nostri filati si prestano all’infeltrimento, in linea con la riscoperta della lana cotta, come tessuto confortevole e facilmente modellabile». L’azienda veneta, cui fanno capo marchi come Galli, Filma e Goriziana, porterà in Fortezza da Basso proposte in cashmere declinato in diverse varianti (da quelle pure ai blend, con mohair e alpaca), lambswool dalla finezze extra (anche nella versione lavabile in avatrice), shetland dalle coloriture spinte (pensati per proposte sportive) ma anche tweed, dai più classici, ai fini con seta fino alle nuove versioni con alpaca e mohair, o che mischiano fibre animali e vegetali. Nel variegato mondo di Olimpias sono presenti anche lane rigenerate, bouclé e fiammati e combinazioni di fibre tipicamente estive con quelle invernali (come lana con bambù organico, cotone o canapa). capi soffici come nuvole con il cashmere evoluto «Speriamo in una maggior affluenza e un vivo interesse di aziende, non solo italiane ma anche straniere», dicono dalla filatura marchigiana Cariaggi, che al salone mette al centro il prezioso cashmere esaltandone aspetti quali il comfort, la luminosità, la sofficità e la morbidezza, «per regalare il piacere, a chi lo indossa, di essere avvolti da soffici nuvole». I filati più innovativi della stagione sono nella collezione Atelier. In particolare, una proposta cardata che mischia il cashmere (73%) al poliam-

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mide (27%) per «sorprendenti effetti piumati» e un’altra, nel mondo dei pettinati, che unisce il cashmere (93%) alla seta (7%), creando un morbido bouclé bicolore. «Aspetto lucido ma discreto, mano dolce quasi setosa, capacità di sopportare molti lavaggi, senza infeltrire e durare nel tempo»: così alla Zegna Baruffa Lane Borgosesia descrivono le proposte nella linea Cahswool di Baruffa che, nata da un’intuizione 40 anni fa, «tutte le filature hanno cercato di imitare». Ora il gruppo punta ad affermare la sua evoluzione recente, grazie al trattamento brevettato H2Dry, che rende i tessuti lavabili e asciugabili in lavatrice, oltre che ingualcibili, elastici naturalmente e anti-umidità. Nella gamma Botto Poala l’ingrediente chiave è la lana più fine («Così sottile, che un chilo può coprire la distanza tra Milano e Bologna») unita anche a seta, lino, cashmere e alle fibre man made, per filati fantasia. Nelle proposte a marchio Chiavazza si trovano fili «dall’aspetto importante ma leggeri» e altri, vintage style ma all’avanguardia in fatto di morbidezza. «La nostra punta di diamante sarà la lana merino extrafine, come espressione di un lifestyle improntato al massimo benessere», anticipano invece dal gruppo Tollegno 1900. La collezione Luxury, in particolare, vede il cashmere protagonista nella sua variante più pura (New Cashmere Lora & Festa), ma anche mixato con filati preziosi come la seta. Mischie ricercate si ripropongono nella linea Classic, dove spicca Vicky, al 20% lana e all’80%

Pitti Italics - il programma della fondazione Pitti Immagine Discovery che promuove e supporta i giovani creativi italiani (o con sede nel nostro Paese) a forte vocazione internazionale - non è solo a Pitti Uomo. In occasione della 79esima edizione di Pitti Filati organizza una sfilata per il marchio Sansovino 6, fondato dal designer di Cleveland (ma milanese d’adozione) Edward Buchanan (nella foto), considerato uno dei talenti di punta nella moda donna e nella maglieria. L’evento è in programma il 30 giugno alle 18,30 presso il Teatro la Pergola di Firenze. «Siamo onorati ed emozionati per questa opportunità - dichiara Buchanan -. La mia passione per la maglieria non è certo un segreto e per me è un plus importante condividerla, insieme alle sue molteplici possibilità creative, grazie alla fondazione Pitti Immagine Discovery». Per l’occasione Buchanan terrà anche una speciale lecture per gli studenti finalisti di Feel The Yarn, il concorso (alla settima edizione) per gli aspiranti stilisti delle migliori scuole di moda internazionali, che dà nuovi spunti di interpretazione dei filati forniti dalle maggiori filature italiane. (e.f.)



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viscosa. Ma il vero inedito di Tollegno 1900 è Performance 24hour#workandleisure: una collezione di filati tecnici in lana merino e cashmere, puri o in mischia con fibre come il Tencel, la seta, il carbonio e il nylon siliconato, che rispondere alle esigenze di un consumatore alla ricerca di materie prime di valore nei guardaroba “work”, “leisure”, “sport” e “underwear”. Tra i plus di un capo realizzato con questi materiali la resistenza all’usura, la facile manutenzione, il comfort, l’isolamento termico, l’elasticità, il potere assorbente, la funzione antibatterica e ipoallergenica, l’idro- e l’oleo- repellenza. la maglia, materia prima per tutte le ore del giorno Con questo nuovo progetto la filatura Tollegno 1900 si trova in perfetta sintonia con il tema di questa edizione di Pitti Filati. Infatti lo Spazio Ricerca, sotto la direzione artistica di Angelo Figus (in collaborazione con l’esperta di maglieria Nicola Miller e con Alesandro Morandei, per l’allestimento) si intitola H24 - twenty four hours in knit, perché vuole «illustrare le possibilità della materia, in funzione delle trasformazioni fisiche e chimiche, delle sensazioni e delle

necessità che regolano il nostro corpo e le nostre giornate». In più, la settima edizione del concorso Feel the Yarn, coordinato da Ornella Bignami, vede 26 i giovani talenti impegnati a sviluppare il tema Knitting time: la maglia come espressione del ritmo della vita quotidiana per 24 ore di pura creatività. I capi finalisti, selezionati da 22 filature italiane, tra 13 scuole di moda e design internazionali, saranno esposti al piano inferiore del Padiglione Centrale secondo un nuovo concept. Il premio per gli studenti di moda è un periodo di ulteriore formazione, oltre a uno speciale award “Splendour of Life”, consegnato dal marchio Salvatore Ferragamo al progetto che interpreterà al meglio la bellezza del lifestyle italiano. Tra i poli d’attrazione del salone c’è anche KnitClub, che dà spazio ai magligfici di qualità. Nel contenitore Fashion at Work, invece, tutte le novità in fatto di tecnologie e ricerche sulla produzione. Quanto a Vintage Selection, la mostra-mercato di abbigliamento, accessori e oggetti di design d’antan, entra per la prima volta in Fortezza, nel padiglione Medici. Il trasloco dalla Leopolda riguarderà come precisano da Pitti Immagine - solo le ■ edizioni estive.

I 10 TOP BUYER di filati italiani Paese

Mln. €

Var. %

Hong Kong

128

+18,8%

Germania

84

-13,0%

Regno Unito

61

+12,3%

Romania

49

-15,2%

Rep. Ceca

43

+8,5%

Francia

42

-13,4%

Turchia

39

-8,3%

Cina

38

+11,0%

Croazia

38

-19,5%

Spagna

33

-11,5%

Fonte: Sistema Moda Italia Periodo: gennaio-dicembre 2015

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1. La lana merino extra-fine di Baruffa 2. La filatura alla Tollegno 1900



NEWS

Paolo bodo

«la mia rivoluzione si chiama thindown» Ecological, sterilized, made in Italy: Thindown is a unique feather patented fabric, produced with a hi-tech machinery. It is the new challenge of the entrepreneur Paolo Bodo and has already been chosen by top brands. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a molti miglioramenti nel settore moda, ma a poche vere innovazioni»: partendo da questa constatazione, Paolo Bodo, già co-fondatore negli anni Settanta di Fila, ha creato Nipi (Natural Insulation Products. Inc.), di cui è ceo e azionista di riferimento. L’azienda detiene i diritti del brevetto e della tecnologia del primo e unico tessuto in piuma, Thindown: 100% naturale, ecologico, sterilizzato e biodegradabile, è prodotto a Chieti utilizzando Nipi 40, macchinario high-tech messo a punto da un team internazionale di ingegneri. Il progetto, per il quale Nipi ha siglato un’intesa con Molina & C. (realtà specializzata da oltre 100 anni nella lavorazione della piuma e del piumino d’oca), sta andando a gonfie vele. A otto mesi dal lancio, Thindown è stato scelto da oltre 30 fashion brand del calibro di Brioni, Peuterey, Aspesi, Luciano Barbera e Bogner, che lo hanno inserito nelle collezioni autunno-inverno 2016/2017. «Da gennaio a marzo 2016 - racconta Bodo - abbiamo venduto 38mila metri di tessuto, un successo». «L’obiettivo per quest’anno - prosegue - era produrre 200mila metri. Lo abbiamo raggiunto con sei mesi d’anticipo, siglando tra l’altro un accordo con Replay, che presenterà a gennaio 2017 il piumino reversibile all season, realizzato con il nostro materiale». Le novità non finiscono qui: «Stiamo definendo una liaison biennale con Yagi, in base alla quale questo autorevole player del tessile giapponese commercializzerà Thindown in esclusiva nel Paese del Sol Levante». Intanto il prodotto si evolve: accanto alla versione Classic, sono nate Dowproof e Waterproof, la prima studiata per evitare la fuoriuscita di piume anche nei tessuti più delicati, e la seconda impermeabile. C’è un’altra cosa a cui Bodo tiene molto: «Dal 23 al 31 luglio saremo per la prima volta title sponsor del Thindown Challenger al Circolo dei Faggi di Biella - informa -. Un torneo internazionale di tennis ATP (Association of Tennis Professionals), con un montepremi di 100mila dollari». Un evento che racchiude tre grandi passioni dell’imprenditore: uno sport che lo ha visto campione negli anni ‘60, la città natale, Biella e un sogno che si sta realizzando, Thindown. ■ 1. Paolo Bodo, ceo e azionista di riferimento di Nipi, che detiene i diritti del brevetto e della tecnologia di Thindown 2. Close up su questo tessuto unico nel suo genere 3. La locandina del torneo di tennis Thindown Challenger

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cotton usa/global lifestyle monitor

in italia l’etichetta È importante A survey by Cotton Usa focuses on clothing shopping in Italy: between tradition and new digital habits. Il Global Lifestyle Monitor di Cotton Usa ha fatto il punto sulle abitudini d’acquisto in fatto di moda e tessile per la casa degli italiani. Tre su quattro considerano lo shopping di moda un’occupazione piacevole, ma sono attenti al risparmio: il 95% compra durante i saldi. Alta l’attenzione al prezzo ma anche all’etichetta, che viene analizzata minuziosamente dai più, anche perché il 91% non è disposto a rinunciare al comfort (il 62% considera il cotone come fibra irrinunciabile del guardaroba). Il 9% compra abbigliamento online: era il 5% nel 2014. (a.b.)

invista e calik denim

quando il jeans È in movimento After Elastech, Calik Denim and Invista launch Circular Elastech, synonimous of crushproof jeanswear. Dall’intesa tra il produttore turco di denim Calik e Invista, proprietario del marchio Lycra, sono nati concept innovativi, basati sull’elasticità applicata alle tele indigo. Dopo il lancio di Elastech, è la volta di Circular Elastech, un denim elasticizzato multidirezionale, arricchito dalla tecnologia Lycra dualFX sia in trama che in ordito, che assicura un’alta indeformabilità e asseconda i movimenti di chi lo indossa. Calik ha presentato anche Curve, che sempre basandosi sulla tecnologia dualFX ottimizza la forza del jeans iperelasticizzato. (a.b.)



NEWS

Fondazione Ratti

RIRI GROUP

80 anni di PURO perfezionismo

IL paisley in mostra

Riri Group celebrates its 80th birthday with a new logo and two futuristic buttons made by its Cobrax division.

An exhibition in Cernobbio and Como tells the story of the Paisley motif.

Riri Group celebra 80 anni di storia al servizio della moda. Lo fa con un nuovo logo commemorativo e una promessa: «Dare vita all’eccellenza, ricercando la perfezione nei dettagli». Come spiegano dal produttore di zip e bottoni, con clienti come Dior, Gucci ed Hermès, il compleanno è l’occasione per rilanciare i valori distintivi, come «il saper realizzare piccoli gioielli di funzionalità». Tra le ultime novità nell’assortimento di Riri spiccano due brevetti, sviluppati da Cobrax, la divisione attiva nel segmento bottoni. Si tratta del bottone “Tra-in” con meccanismo a chiavistello, per applicazioni che richiedono performance e comodità e di “b.Lock” un bottone automatico evoluto, che resiste a una trazione di 60 chili, indicato in ambito sportivo, nella pelletteria e nell’outwear. (e.f.)

La goccia dalla punta ricurva, nota come motivo paisley o cachemire (anche boteh), ha attraversato la storia del tessuto e della moda. Lo racconta la mostra Cachemire, il segno in movimento, realizzata dalla Fondazione Antonio Ratti in collaborazione con il Comune di Cernobbio e curata da Margherita Rosina e Francina Chiara. Dal 18 giugno al 18 settembre, tra Villa Sucota a Como e Villa Bernasconi a Cernobbio, 150 pezzi - alcuni dei quali prestati dal Fondo Brandone, in capo alla Fondazione Fashion Research Italy di Bologna - spiegano le evoluzioni e interpretazioni del disegno, che risale alle civiltà mesopotamiche. (e.f.)

Fulgar

Con Kipas per il denim perfomante

Asahi Kasei Fibers Corporation

Doppio anniversario con la fibra Roica In 2016 the premium stretch brand Roica, part of Asahi Kasei Fibers Corporation, is celebrating 10 years of responsible innovation research in Europe and 45 years of business worldwide.

Turkish denim producer Kipas launched new fabrics with special Fulgar yarns mixing fashion, performance and sustainability.

Quest’anno Asahi Kasei Fibers Corporation, controllata del gruppo giapponese Asahi Kasei, festeggia un doppio anniversario con il marchio di proprietà Roica, sinonimo di spandex nel segmento premium stretch. Al prossimo Interfilière Lyon, dal 9 all’11 luglio, saranno presentate tutte le novità della nota fibra, che festeggia 10 anni di innovazione responsabile in Europa e 45 anni di business nel mondo. Grazie alla continua ricerca, a oggi Roica nella versione “Eco Smart” è l’unico stretch al mondo eco-sostenibile (con certificazione GRS-Global Recycle Standard). Nella variante “Colour Perfect” permette di ottenere performance elevate in termini di colore, mentre “Contour” è stato pensato per calibrare il controllo della silhouette. Per le applicazioni speciali c’è pure la versione “Resistance”, resistente a cloro e calore. (e.f.)

Il produttore turco di denim Kipas si è alleato con l’italiana Fulgar, produttrice di fibre man-made, per una collezione di tessuti che mixa fashion, performance e sostenibilità (nella foto). Le nuove proposte hanno debuttato in maggio a Barcellona durante Denim Première Vision, con la collezione autunnoinverno 2017/2018 di Kipas. Il denim Peta, in particolare, è molto soft e leggero perché impiega Q-Nova by Fulgar, una microfibra in nylon 6.6, ottenuta rigenerando materie prime riciclate. Lana, invece, punta su comfort e traspirabilità grazie a Evo by Fulgar: un filo derivato da un biopolimero costituito da semi di ricino. In aprile Fulgar è stata anche tra i protagonisti dei Performance Days 2016 di Monaco (evento europeo di riferimento per i tessuti functional) con partner tessili come Serates, Brugnoli, F.O.V. e Maglificio Ripa. (e.f.)

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BUYERS’ OPINION

L’uomo non rinuncia più al comfort Trend e best seller della moda maschile visti attraverso gli occhi di quattro top buyer internazionali: il mondo dello sport declinato in contenuti moda è sempre più amato dall’uomo. Che pretende il comfort di ELISABETTA CAMPANA

1 Eric Jennings

Saks Fifth Avenue New York

Karen VERNET

Printemps

Quali i best seller di abbigliamento uomo della primavera-estate 2016?

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Quali i best seller di accessori uomo della primavera-estate 2016?

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Quali le novità nell’assortimento maschile della primavera-estate 2017?

La nostra clientela maschile ha particolarmente apprezzato le proposte streetwear-active di Alexander McQueen, Y-3 e Marcelo Burlon. In primo piano anche i bomber sia classici, sia nuovi di McQ, Apc, Helmut Lang e Ovadia&Sons. Bene pure le proposte stampate di Kenzo, Comme des Garçons Play e Msgm.

Protagonista degli accessori resta lo zaino: best seller di questa stagione il Fendi Monster, il Gucci Tian Print e il classico Saint Laurent. Ottimo anche il riscontro dei porta carte di credito, insieme alla piccola pelletteria, e delle borse porta documenti: vincenti sia i motivi iconici di Fendi, Gucci, Givenchy e Alexander McQueen, sia e le proposte colorate di Salvatore Ferragamo, Prada e Burberry.

Per la prossima estate aumenteremo la nostra offerta di sportswear di target elevato con un nuovo assortimento “active lifestyle” che spazierà dall’athleisure allo sportivo per prestazioni vere. Incrementeremo anche le proposte di accessori aggiungendo borse, occhiali da sole e gioielli.

Stiamo vendendo molto bene i pezzi iconici dei nostri designer internazionali, per esempio di Givenchy e, in special modo, quelli dei brand italiani come Dolce&Gabbana, Valentino e Versace. Anche il contemporary funziona, soprattutto le proposte più minimal.

Sneaker e zaini restano gli accessori maggiormente amati dalla nostra clientela.

Spingeremo sul formalwear, ma soprattutto su quello più “aggiornato”, sempre più vicino al contemporary. Lo sportswear resta un settore importante, che continueremo a sostenere, puntando soprattutto sullo sport/ fashion.

I marchi best seller sono Lardini e Tagliatore. A livello di proposte, hanno prevalso gli abiti su misura e quelli in tessuto Pola fresco color blu navy, insieme alle giacche con motivo check in filo ritorto.

Vincenti zaini e sneaker: tra i primi ha dominato il modello che Gregory ha creato appositamente per Isetan, mentre fra le seconde il marchio top è Adidas.

Incrementeremo sia gli accessori, sia le proposte sport-fashion.

Brunello Cucinelli, Loro Piana, Dolce&Gabbana, Stefano Ricci e Kiton sono i brand uomo più venduti della stagione. Sul fronte merceologico, le richieste si sono concentrate su maglieria, pantaloni, jeans, giacche sportive light, readyto-wear informale e casualwear.

Best seller le proposte di Santoni, Brunello Cucinelli, Dolce&Gabbana e Loro Piana. In generale gli uomini hanno privilegiato le calzature, in special modo mocassini e sneaker.

A causa della difficile situazione economica dell’Ucraina, presteremo maggiore attenzione alle proposte con un giusto value for money e investiremo di più nelle collezioni best seller. Ci focalizzeremo sul semi-formal e sul casualwear. Intendiamo sviluppare anche il servizio su misura.

Paris

Kiyohiko Takada

Isetan-Mitsukoshi Tokyo

OLGA FEDOROVA

Symbol

Kharkov (Ucraina) 94

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The quotes of four top buyers from the United States (Saks Fifth Avenue), France (Printemps), Japan (Isetan-Mitsukoshi) and Ukraine (Symbol) highlight trends and must-haves of men’s wear, on the eve of Pitti and Milano Moda Uomo: both the sports universe (athleisure and active) and streetwear will remain strong, as will the military mood. Also collegiate/varsity and new romanticism are riding high.

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Quali i trend vincenti della prossima stagione calda?

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A cosa l’uomo non rinuncerà delle proposte che vedremo a Pitti e a Milano Moda Uomo?

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Il budget uomo è in aumento, in diminuzione o stabile?

Dall’autunno-inverno proseguirà il trend militare, con dosi elevate di cargo e indigo. Sarà importante anche la tendenza college/varsity, ma questa volta con un tocco grunge: bordi strappati e sfilacciati in primis.

Da non perdere tutte le proposte contraddistinte da patch e applicazioni e i “souvenir” bomber jacket, ornati con motivi iconici, oltre agli slide sandal e alle slip-on skate sneaker, che continueranno a essere dei must.

I nostri budget relativi al menswear rimarranno stabili.

Le grafiche e le silhouette ispirate al mondo dello sport continueranno ad avere successo. Lo streetwear rimane un must e pensiamo che anche il new romantic sarà un trend clou della prossima stagione calda.

Difficile da prevedere. Noi stiamo puntando su fitting confortevoli e oversize.

Dato l’investimento, mai visto prima, che sta facendo Printemps nel nuovo store uomo di boulevard Haussmann a Parigi, aumenteremo sicuramente i budget.

La moda maschile attingerà dal periodo che va dagli anni Settanta ai primi anni Novanta. Fermo restando che lo spirito handmade è fondamentale per tutto ciò che riguarda il lusso.

L’uomo non rinuncerà, sul côté più elegante, alle polo in maglia a manica corta e, sul fronte dell’athleisure, ai pantaloni di gusto sportivo-chic.

Incrementeremo i budget, soprattutto per quanto riguarda le nostre private label.

Dato che i due brand leader per la nostra clientela sono Brunello Cucinelli e Loro Piana, il loro stile, i loro tessuti e la loro qualità definiranno le tendenze della primavera-estate 2017.

I nostri clienti sono stanchi delle proposte troppo eclatanti e troppo logate: preferiscono un modo di vestire per tutti i giorni, più easy e confortevole ma pur sempre alla moda. I consumatori, anche nella prossima stagione calda, sceglieranno capi con queste caratteristiche.

Confermeremo i nostri budget, effettuando però una selezione: ridurremo gli ordini dei marchi che non vanno e aumenteremo quelli dei brand più commerciali, più importanti e più venduti. Avremo così un più ampio assortimento e una maggiore selezione di colori di queste collezioni.

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inghiramicompany.com


PREVIEW MENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

NEOTERIC STYLE EMOZIONI DI VIAGGIO, PUNTANDO LA BUSSOLA VERSO L’ESTATE DI ALBERTO CORRADO

Travel emotions, with the compass headed towards the summer.

L.B.M. 1911

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PREVIEW MENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

CLASSICS NEVER DIE Il fascino discreto di un’eleganza contemporanea, metropolitana, seria e rigorosa. Doppiopetto, abiti a tre pezzi o semplicemente giacche di lino e cotone si confondono perfettamente con le camicie dalle stesse sfumature con colletti impeccabili e inamidati

L.B.M.1911 PAOLONI

LUIGI BIANCHI MANTOVA SARTORIA

The discreet charm of contemporary, metropolitan, serious and meticulous elegance. Double-breasted jackets, three-piece suits or simple linen and cotton jackets perfectly blend with shirts in the same shades, with impeccable starched collars. FRADI

FELISI

BALDININI MANUEL RITZ

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THE OUTDOOR MAN Giacca, jeans e borsone di pelle. I tre elementi per partire con classe per un lungo fine settimana. All’insegna del relax e del buongusto

BLAUER

TAGLIATORE

STEWART

Jacket, jeans and a leather bag. The three elements needed to set off on a long weekend with true class. Dedicated to relaxation and good taste. SARTORIA LATORRE

GUM

INDIVIDUAL

A.TESTONI

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PREVIEW MENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

SMART & STYLISH Un look incisivo, al lavoro e fuori. Si afferma un uomo nuovo che ha scelto di essere sempre impeccabile, anche nel suo tempo libero. Non ripudia la camicia e sceglie giacche impeccabili ma leggere. Niente eccessi tecnici, ma voglia di tradizione senza rinunciare alla comoditĂ

SUNHOUSE PAOLO PECORA

HAMAKI-HO

ORCIANI

DEL MARE 1911 ROCCO P.

A stylish look, both in and outside the office. It defines a new man who has chosen to be always impeccable, even in his free time. He refuses to cast aside his shirt and chooses immaculate, yet lightweight jackets. There are no technical excesses, but a desire for tradition, without sacrificing comfort.

STRELLSON

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PREVIEW MENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

MODERN TRAVELLER Avventurieri di lusso che ricalcano le orme dei leggendari esploratori dei tempi passati. Capi pratici e versatili che si trasformano in città , seguendo una linea di stile sempre attuale

ROBERTO COLLINA

PEUTEREY

COLMAR ORIGINALS DIKTAT

Luxury adventurers who follow in the footsteps of the legendary explorers of days gone by. Practical and versatile clothes, which transform in the city, continuing a timeless collection. BERWICH

FREEDOMDAY

PIQUADRO PEZZOL 1951

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PREVIEW MENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

YACHTING CLUB Tessuti high performance per giubbotti e cerate indossati insieme alle piĂš classiche polo o maglie. Mocassini da barca e scarpe antiscivolo: da essenziali strumenti di manovra di bordo a compagni inseparabili per notti estive

BOMBOOGIE

KANGRA

WOOLRICH

THE GIGI

High performance fabrics for jackets and raincoats, worn in combination with classic polo shirts and sweaters. Boat shoes and non-slip shoes; from essential on-board equipment to inseparable companions for summer nights.

PASHMERE

GANT BROOKSFIELD

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PREVIEW MENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

SUMMER RAIN Un trench, un giaccone, una T-shirt. Per affrontare in scioltezza e con spirito pratico le giornate primaverili. Con qualunque condizione atmosferica

HERNO

PUNTODODICI

PALTÒ PRINCE TEES

A trench coat for the enjoyment of everyone who loves it, now ready more than ever to face the downpour of spring days, protected by this season’s impeccable models. PBD

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ESEMPLARE MOORER

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PREVIEW MENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

URBAN JUNGLE Stampe dai toni accesi, color blocking a tonalità forti e fantasie dall’eco tropicale, alternate ai toni naturali della giacca, in versione due bottoni oppure sahariana

XACUS

AT.P.CO BLACKFIN

LARDINI

Bright prints, color blocking featuring strong shades and tropical designs, together with comfortable jackets in natural colors.

MINO RONZONI 1953

DIADORA HARMONT & BLAINE

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PREVIEW MENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

WHITE AND CLEAN È un percorso all’insegna del bianco, quello che illumina le raffinate soirée della prossima stagione. Fané e slavato, opalescente e perlaceo. Il colore non colore declinato in tessuti impalpabili, purezza disarmante pronta a sconfinare in eccentrica scelta mondana

BAGUTTA

TATRAS

HAVANA&CO BAD DEAL

ALLEGRI

A journey dedicated to white, which illuminates the elegant soirées of next season. Faded and washed-out, opalescent and pearly. The non-color color, featured on weightless fabrics, has a disarming purity, ready to become an eccentric fashionable choice.

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PREVIEW MENSWEAR SPRING-SUMMER 2017

DENIM ADDICTION La tela di Genova resta un must-have del guardaroba estivo. Facendosi morbida ed elegante o scolpendo look dall’appeal youngish

PENCE 1979

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GAS

Denim is still a must-have for the summer wardrobe. Soft and elegant, it carves out a look with a youngish appeal. ELEVENTY

VALSTAR

ROY ROGER’S

SUPERGA

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PREVIEW SPRING-SUMMER 2017

NEW LEISUREWEAR

PLAY POLO STYLE POLO SEMPRE PIÙ ECLETTICHE CON IL DETTAGLIO IRRINUNCIABILE DEL COLLETTO DI ALBERTO CORRADO

Men’s polo shirts are more ecletic that ever. But never without collar. VILEBREQUIN

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ue mondi diversi, quelli del tessuto e del jersey. Il primo si realizza a telaio, con trama e ordito, mentre il secondo è realizzato con la macchina per maglieria. All’universo del tessuto appartengono i seriosi popeline, Oxford e batista, con i quali si confezionano le camicie; nel mondo del jersey sta tutto quell’insieme di morbidezze a struttura cellulare, à piquet, ariose, dalle quali nascono le maglie. Queste ultime possono essere modello polo o camicia, oppure semplici girocollo, come quelle

indossate sui jeans dai nuovi “ intellectual-chic”. Il punto di forza di questi indumenti, comodi e facili da portare, è il colletto. In virtù di questo dettaglio, ogni capo può essere indossato sotto una giacca senza mai sfigurare. Con il monopetto e una maglia senza colletto si ha infatti subito l’aria un po’ disordinata; portando la giacca e una maglia con colletto si è invece un giovane disinvolto, che cerca libertà, comfort ed eleganza. Magari con il tocco di una pochette nel taschino. ■

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PREVIEW SPRING-SUMMER 2017

VA C A N Z I E R O 

Voglia di evadere, possibilmente al mare, e la polo diventa sbarazzina, magari nei colori rosso o corallo, con profili a contrasto o una breve chiusura lampo. Il jersey in cotone, morbido e compatto, ne sottolinea consistenza e qualità. Da mettere con i jeans bianchi e il peacoat blu: accostamento vincente sia per il weekend in Côte d’Azur, sia se si va al cinema sotto casa.

PASHMERE

DIKTAT

ARMATA DI MARE

C R E AT I V E F R I D AY 

LACOSTE

GAS HARMONT & BLAINE

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Benché in jersey, questa è la polo in tutti i particolari: colletto buttondown, cannoncino sul petto, carré sulle spalle. Da abbinare a pantaloni in beige e mocassino in suede colorato e una bella sacca o borsa extralarge, per metterci l’essenziale ricambio per un weekend fuori città.

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PREVIEW SPRING-SUMMER 2017

GENTILUOMO 

La polo, a manica corta o lunga, si distingue per finezza del filato e rifiniture: dal colletto a costine, ai bottoncini in madreperla. S’indossa con pantaloni e giacca. Ed è così chic in montagna, da poter essere tranquillamente sfoggiata per una passeggiata nel centro di Sankt Moritz.

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BRUNELLO CUCINELLI

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PASHMERE for

A Pitti con il rivoluzionario ed esclusivo concept “Make your Polo” PASHMERE - AZIENDA UMBRA SPECIALIZZATA NELLA MAGLIERIA IN CASHMERE DI ALTISSIMA QUALITÀ E IN PARTICOLARE NELLE FINEZZE LEGGERE LUXURY - CON LA PRIMAVERA-ESTATE 2017 DÀ NUOVA LINFA AL CONCETTO DI POLO, PUNTANDO SULLA VERSATILITÀ E LA PERSONALIZZAZIONE DI QUESTO CAPO CULT DEL GUARDAROBA MASCHILE.

Dopo aver festeggiato il 50esimo anniversario dalla nascita dell’azienda, Pashmere lancia in occasione del 90esimo Pitti Immagine Uomo una nuova rivoluzionaria Polo in 100% cotone supersoft fully fashioned, che ha come caratteristica principale la versatilità: partendo infatti da una T-shirt con collo Serafino, realizzato con delle mini asole, si può completare il capo con un colletto-Polo del colore e della fantasia preferiti. «L’idea, talmente innovativa che ne abbiamo iniziato il processo di brevettatura, è quella di dare nuova linfa al concetto tradizionale di Polo - spiega Laura Colombo, a capo dell’ufficio stile di Pashmere e parte della famiglia che gestisce l’azienda - seguendo le tendenze attuali di ecletticità e comfort che caratterizzano il mondo della moda». Pashmere pensa a un uomo dinamico e poliedrico che ha voglia di novità e freschezza nello stile, al quale piace reinterpretare ogni mattina la Polo, giocando a piacimento con corpo e

colli diversi. «Nel suo armadio ideale ci sono almeno tre Serafini/ Polo con altrettanti colli in colori e fantasie diverse per creare una molteplicità di outfit adatta a ogni occasione della giornata - prosegue Laura Colombo -. Uscendo di casa può indossare il Serafino, da sempre “sporty-chic”, e portare con sé uno o due cambi di collo e in un attimo adattare il proprio look per stare in ufficio, viaggiare o prendere un aperitivo. Lo slogan su cui abbiamo lavorato infatti è “Choose the Body, choose the Collar, make your Polo”». L’azienda, specializzata nella maglieria in cashmere di altissima qualità e in particolare nelle finezze leggere luxury, ha prodotto per tanti anni per famose griffe italiane e francesi di alta gamma. Il marchio Pashmere, sinonimo di raffinata unicità, è in crescita sia nel mercato nazionale che in quelli internazionali e con questa novità punta ad affermarsi in maniera sempre più decisa anche nella stagione primavera-estate.

Galassia srl – Pashmere Zona Ind. Molinaccio - Via Edison 2 - Perugia Show-Room Milano Corso Venezia 39 - Tel. +39 02 7628 1571- emanuelegalatioto@pashmere.it - www.pashmere.it 14_03_2016

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La Fondazione Fashion Research Italy valorizza creatività, talento, innovazione tracciando le traiettorie del cambiamento. Master in Fashion, Design & Technology con l’Università di Bologna e corsi di alta formazione sulle più moderne tecnologie per la comunicazione del Made in Italy. Archiviazione scientifica e digitale del patrimonio fotografico delle eccellenze fashion, di un Fondo di 20.000 disegni dipinti a mano e 5.000 volumi per gli uffici studi.

www.fashionresearchitaly.org

FRI FASHION RESEARCH I T A L Y

sede legale

BOLOGNA, VIA BORGONUOVO 5 - 051 220086

FASHION RESEARCH I T A L Y


TREND

BRAND TO watch Sono marchi al debutto o con poche stagioni alle spalle, ma che stanno conquistando posizioni sul mercato. I plus? Un concept originale e una storia da raccontare A CURA DI ANGELA TOVAZZI

They are ready to debut or have a few seasons, but are gaining positions on the market. Their plus? An original concept and a story to tell.

alef Alef is a new 100% made in Italy bags collection, founded by Tiziano Colasante and Alessia Auriemma. Nel nome e nel logo (che racchiude alfa, omega e tao) Alef vuole comunicare che ha inizio qualcosa di nuovo. Una linea di borse e accessori donna (ma presto anche uomo) che sa esprimere la creatività e la qualità dei top brand, ma con un prezzo più equo (al massimo 700/800 euro al sell out). Il progetto nasce dall’incontro tra Tiziano Colasante, titolare della fiorentina Propel, che da 20 anni produce per le griffe, e Alessia Auriemma, esperta di marketing e comunicazione con il gruppo Visionary Lab. Alla terza collezione, per espandersi Alef guarda soprattutto ai mercati esteri, grazie alla forza del suo 100% made in Italy. Attivo l’e-shop all’indirizzo alef-bags.com. (e.a.)

Filippo Fanini The designer from Perugia signs two clothing and accessories collections made in Umbria, with an ecofriendly approach. Filippo Fanini ha respirato moda sin da bambino. Nato nel 1981 a Perugia, è cresciuto nell’azienda di famiglia, specializzata nella produzione di abbigliamento in pelle. Dopo essersi diplomato al Polimoda di Firenze (dove adesso insegna), inizia il suo percorso da Salvatore Ferragamo. Una palestra importante, prima di buttarsi nel mercato en solitaire: nel 2014 firma la prima collezione uomo e donna Filippo Fanini Somewhere in Umbria (nella foto), con pezzi tutti prodotti nella sua regione d’origine, ed Edmos, una linea ecofriendly di abbigliamento e accessori, realizzata con scarti di pelle recuperati. Commercializzata prevalentemente online, l’offerta firmata da Filippo Fanini è attualmente venduta da retailer come l’inglese Then and Now e gli americani Urban Zen, New York Store e Paradise Island. Intorno ai 380 euro i prezzi medi sell in.

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TREND

laboratori italiani Ready to make its debut at next Pitti Uomo, the brand was born from an idea of BTC Factory and Bifulco Group. Laboratori Italiani è un nuovo marchio di menswear, che unisce l’esperienza ventennale nel marketing aziendale di BTC Factory e il know how di Bifulco Group, specialista da oltre 30 anni nel segmento homewear. Il risultato è una linea made in Italy dedicata ai dandy contemporanei, che mescola la tradizione partenopea con un’attitude British. Sul palcoscenico al prossimo Pitti Uomo, è distribuita in oltre 130 multimarca italiani e una trentina di negozi all’estero, in Europa e Giappone. Intorno ai 75 euro i prezzi sell in.

sunhouse The collection is designed by two knitwear experts: Franco Santarini and Simonetta Bocelli. Sunhouse è una raffinata collezione femminile di sartorial knitwear. Dietro questo progetto ci sono Franco Santarini e Simonetta Bocelli, due super esperti di maglieria, che nel 2000 aprono l’agenzia di consulenza Sunhouse Designers. Poi il desiderio di lanciare una propria linea, in cui esprimere tutta la loro creatività e voglia di sperimentare: nasce così Sunhouse, proposta che crea nuovi equilibri tra il formale e l’informale, cita la realtà multietnica di oggi e utilizza tecniche antiche e vecchi telai a maglia. I prezzi sell out vanno dai 180 euro delle maglie ai 500 dei cappotti. Sunhouse è in vendita in boutique come Incontri di Milano e Dell’Oglio di Palermo. (e.a.)

pezzol 1951 Pezzol 1951 is a new street fashion project by Pezzol Industries, a company specialized in safety and work shoes. Arrivata alla sua terza stagione, Pezzol 1951 è una collezione di calzature maschili che ruota intorno a un concept high-tech: l’iniezione diretta della suola alla tomaia, senza l’ausilio di collanti. Una costruzione che garantisce scarpe durevoli, flessibili e particolarmente leggere, firmata da Pezzol Industries, azienda calzaturiera leader nella produzione di safety & work shoe, che per la primavera-estate 2017 porta a Pitti Uomo cinque diversi modelli. Disponibile con prezzi sell out intorno ai 150-180 euro, Pezzol 1951 è distribuita nel canale multimarca, per il 90% sul territorio nazionale.

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WATARU TOMINAGA The japanese designer, aged 28, signs a menswear collection which was awarded at Hyères Festival. Si chiama Wataru Tominaga, è giapponese, viene dalla Central Saint Martins e all’ultima edizione del Festival Internazionale di Moda e Fotografia di Hyères si è aggiudicato il “Gran Prix of the Jury Première Vision”. La sua è una moda (maschile) che non passa inosservata: colori energetici, grafiche d’impatto, volumi insoliti, che hanno fatto pensare a un «giovane Issey Miyake», come ha commentato Julien Dossena, direttore creativo di Paco Rabanne e presidente della giuria. Grazie a questo premio vedremo presto le creazioni di Wataru nei negozi Petit Bateau: il giovane stilista è infatti al lavoro per firmare una capsule con il marchio di abbigliamento francese.



Cordialeme

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International Fashion & Accessory Trade Shows Paris, Porte de Versailles

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Store to watch

nel centro di Torino

Lagrange 12 reinventa il multibrand 1.200 metri quadri dedicati a moda e lusso nel cuore di Torino sono l’ultimo colpo messo a segno da Gianni Peroni. Un concept innovativo non solo a livello architettonico ma anche nella formula, perché il patron di G&B Negozio ha coinvolto nell’iniziativa altri tre retailer italiani di ELISABETTA CAMPANA

In the heart of Turin, Lagrange 12 is the last shot scored by Gianni Peroni, owner of G&B Negozio: a multi-brand store of 1,200 sqm, which houses the best of fashion and luxury. Designed by DimoreStudio, it stands out as an unicum in the international retail scene.

In questa pagina e nella seguente, alcune immagini del nuovo Lagrange 12 a Torino, con il concept firmato da DimoreStudio

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hi pensa che il dettaglio indipendente italiano non abbia futuro si sbaglia. Il nuovo mega store Lagrange 12, aperto a Torino, è un chiaro esempio di come, in tempi certo non facili come gli attuali, sia vincente pensare in grande. Anche rischiare. È quello che ha fatto Gianni Peroni, tra i protagonisti del retail della Penisola con l’insegna G&B Negozio, a cui fanno capo una quindicina di punti vendita tra Flero (Bs), Brescia, Ponte di Legno e Courmayeur. Il dettagliante-imprenditore

bresciano non solo ha scommesso su un concept inedito, ma ha coinvolto nell’iniziativa, mantenendo però la maggioranza, altri partner retailer: Folli Follie di Mantova, Base Blu di Varese e Wise di Cremona (di quest’ultimo è anche socio). «Credo che quattro teste pensino meglio di una - spiega Peroni - che un gruppo faccia ovviamente massa critica e, soprattutto, che adesso più che mai per affrontare le sfide di mercato siano indispensabili le sinergie». D’altra parte sono tre anni che

Peroni si concentra su questo progetto, che vuol essere una meta non solo per i piemontesi, ma anche per i turisti italiani e stranieri. «Ho scelto Torino - racconta non solo perché si era creato uno spazio a livello di offerta, ma anche per l’unicità della location: uno storico palazzo secentesco di grande fascino e pregio, con soffitti molto alti, che insieme a DimoreStudio, abbiamo interpretato e personalizzato, mantenendo inalterati tutti gli elementi distintivi». Il nuovo punto vendita - di cir-

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STore to watch

ca 1.200 metri quadri complessivi, di cui mille, su due livelli, riservati alla vendita - conta tre ingressi su via Lagrange e due su via Giolitti. Il pianterreno è il paradiso degli accessori che rappresentano, in special modo per la donna, la più allettante occasione di shopping. «Dedicato a borse, calzature e complementi, il piano terra si presenta come un grande puzzle - descrive Peroni -. È composto da quattro sale che ospitano rispettivamente i corner di Valentino, Saint Laurent, Céline e Christian Dior (in apertura a luglio) e da altre stanze con i soft corner di Balenciaga, Chloé, Givenchy, Bottega Veneta, Fendi, Loewe, Stella McCartney, Burberry e Salvatore Ferragamo». Il primo piano si rifà invece alla tipica esposizione dei multimarca, con due reparti uomo e donna e brand tipo Thom Browne, Moncler Gamme Rouge e Gamme Bleu, Mark Cross, Neil Barrett, Dolce&Gabbana, Dior Homme, Thom Browne, oltre all’offerta d’abbi-

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Gianni Peroni, a cui fa capo Lagrange 12 . Il patron di G&B Negozio ha coinvolto nel progetto altri tre dettaglianti italiani

gliamento dei marchi presenti al pianterreno con gli accessori. Per quanto riguarda il concept architettonico, «abbiamo scommesso su un format audace, assumendoci dei rischi, con l’obiettivo di creare un punto vendita diverso, unico nel suo genere» dice Peroni, aggiungendo: «DimoreStudio è riuscito a concretizzare ciò che volevo». Lo studio milanese, fondato da Emiliano Salci e Britt Moran, ha puntato su un’atmosfera tra lusso e Art Déco, con uno stile che da sempre li caratterizza. Ha infatti mescolato segni di astrazione geometrica, come nei grandi lampadari decorativi a sospensione o inquadrato l’architettura dello spazio, accanto a pezzi iconici del design - vedi la chaise longue anni ’50 LC4 di Le Corbusier, Charlotte Perriand e Pierre Jeanneret e le poltrone di Giò Ponti e Paolo Buffa - e ad arredi disegnati ad hoc. Tra questi spiccano le appenderie in ferro nero verniciato con fughe in acciaio lucido, ispirate sia alle opere dell’artista americano Oscar Tuazon, sia ai simbolici ‘ragni’ monumentali di Louise Bourgeois, e i grandi bauli-contenitori con cassetti, di memoria anni ‘20 e ’30. Particolari anche i pavimenti giocati tra moquette, cemento, resina e granito nero. A fronte di tutto ciò viene spontaneo chiedersi se questo concept sarà replicato, magari all’estero. «Ci ■ stiamo riflettendo» risponde Peroni.


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THE MOST COVETABLE ITEMS FOR MEN’S SUPERLIFE

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Nuove proporzioni, energetici accostamenti, forme arrotondate: le proposte del lifestyle dedicate all’universo maschile raccontano un’estate fatta di gioco, audacia e libertà di ALBERTO CORRADO

New shapes and proportions for men’s lifestyle. Three passwords: freedom, innovation, divertissement.

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MOVITRA Occhiale da sole 215 con montatura Crystal green e lenti specchiate color bronzo

SALVATORE SANTORO Bomber laserato effetto rete in pelle conciata vegetalmente

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L’avventura nella sua accezione piÚ romantica. Uno stile con un grande potere evocativo, che accompagna la mente in luoghi desertici e antichi, attraverso un viaggio di nostalgia.

ACQUA DI PARMA Acqua di Parma Colonia Edizione Centenario


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Doppia fibbia in vitello intrecciato con patta di coccodrillo , colorato e lucidato a mano

SERAPIAN Briefcase in pellame Smooth (vitello) in grigio asfalto

Il mood dei momenti di totale relax, dedicati non solo al riposo ma anche all’introspezione e alla riflessione. EMPORIO ARMANI Blouson full zip in cotone e seta, stampato paisley grigio nuvola

PACO RABANNE Invictus Acqua è una fragranza tonificante con note olfattive di yuzu, pompelmo e pepe rosa

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ROGER DUBUIS Excalibur Spider Tourbuillon Volante in titanio, movimento a carica manuale

DIRK BIKKEMBERGS Una fragranza eslusiva e sexy con pepe, mela, muschio e fiore d’arancio

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ARTIOLI Modello Derby in alligatore, tamponato a mano, con cintura in lucertola in tinta

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Fresche piogge primaverili o giornate afose, agende ricche d’impegni e lunghe code nel traffico… La frenesia della città contagia un look tecnoesistenzialista, arricchito da input energetici.

MONTBLANC Occhiale da sole squadrato MB606S in acetato, con inserti in pelle e aste sagomate, declinato in nero e havana


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Con SAP la moda vince le sfide della digital economy Le soluzioni informatiche e i software per le imprese sono il pane quotidiano di SAP. In particolare, con SAP Fashion Management Solution, frutto di un progetto di co-innovazione con grandi nomi della moda, l’esperienza multichannel viene svolta integrando in maniera fluida e ottimizzata tutte le fasi, dalla produzione alla distribuzione. La Consumer Economy, dove il modello di interazione con i clienti si basava su marketing di massa e il controllo della relazione risiedeva nelle mani delle aziende, ha lasciato il passo alla Digital Economy. In questa nuova economia i clienti si aspettano di trovare le informazioni in autonomia, di vedere anticipati i propri bisogni, di poter effettuare un acquisto e di ricevere assistenza su qualsiasi canale l’azienda mette a loro disposizione. Infine, hanno un livello molto basso di tolleranza verso esperienze frammentate e banali. Quando si relazionano con un brand, si aspettano che ogni interazione sia personalizzata nel contesto nella quale si svolge, e che il dispositivo o il canale che stanno usando per entrare in contatto con il marchio sia irrilevante. È evidente che in questo scenario la complessità di sviluppo e gestione di una strategia multi-canale è elevata

perché le strategie, i sistemi, i processi adottati per parlare con il cliente e indurlo all’acquisto, così come le strutture organizzative e le reti dei partner, sono stati costruiti nel corso degli anni per supportare le esigenze tipiche della Consumer Economy, non della Digital Economy. Con SAP Fashion Management Solution frutto di un progetto di co-innovazione avviato nel 2014 cui hanno collaborato tra gli altri Luxottica e Tommy Hilfiger - SAP è in grado di offrire un’esperienza multicanale, che integra in maniera fluida la produzione, il magazzino e lo scaffale. Come dichiara Kai Bienmueller, IT Director di adidas Group, «con SAP Fashion Management e SAP HANA siamo in grado di migliorare l’esperienza dei nostri clienti e di anticipare la domanda dei consumatori di oggi e di domani. Le soluzioni SAP ci aiutano a diventare una vera organizzazione omnichannel».

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portraits

jonathan akeroyd

«guiderò versace verso nuovi traguardi» Dopo Gian Giacomo Ferraris, che ha risanato la Gianni Versace portandola a più che raddoppiare i ricavi, il timone passa a Jonathan Akeroyd. L'atteso ingresso in Borsa della maison sarà anche un po' in salsa British di ELISABETTA FABBRI

• Nasce nel 1967 a Londra.

Fashion house Gianni Versace hired a British boss to ferrying the company toward a new stage of development, which includes its listing. Jonathan Akeroyd has joined the Italian brand after 12 years at the helm of the UK luxury brand Alexander McQueen.

• Nel 1988 entra nello staff del department store di lusso Harrods e in 15 anni fa carriera, fino a diventare executive merchandise director.

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• Nel 2004 passa alla maison inglese Alexander McQueen (allora controllata dal Gucci Group) con la carica di ceo.

ilano, 23 maggio 2016: la Gianni Versace Spa annuncia che Jonathan Akeroyd è stato nominato amministratore delegato della maison, al posto di Gian Giacomo Ferraris. Un fulmine a ciel sereno per gli addetti ai lavori della moda, perché Ferraris, al vertice dal 2009, era rimasto ben saldo sulla poltrona di ceo anche dopo l'ingresso tra i soci, nel 2014, del fondo speculativo di New York Blackstone (con l'acquisizione del 20% del capitale, operazione che portò a valutare la maison circa 1 miliardo di euro). Tutti immaginavano che proprio lui - ex Gucci e Jil Sander, che ha risanato la Medusa, portandola a più che raddoppiare i ricavi da 268 ai 645 milioni di euro del 2015 (+17% rispetto al 2014) - avrebbe pilotato la società in Borsa, appena le condizioni di mercato lo avrebbero permesso. Invece se ne dovrà occupare Akeroyd, che fino a poco tempo fa era il presidente e ceo di Alexander McQueen, brand britannico controllato dal gruppo francese Kering. «Jonathan ha spiegato all'annuncio Donatella Versace, vicepresidente e direttore artistico della Gianni Versace - ha una comprovata esperienza nell’avviare marchi globali, potenziarli e guidarli a uno sviluppo

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strategico. La sua visione ed esperienza saranno le chiavi per traghettare Versace verso una nuova fase di sviluppo». «È un onore - ha commentato a caldo il manager inglese - entrare a far parte di un’organizzazione così dinamica e innovativa. Versace è ormai un marchio-icona del lifestyle, riconosciuto a livello mondiale come punto di riferimento nel lusso. Non vedo l'ora di sviluppare una strategia di lungo termine in grado di supportare la direzione creativa di Donatella Versace e del suo team. Portare il gruppo verso altri importanti traguardi è un’esaltante opportunità». Ufficialmente Akeroyd è operativo in via Gesù dal 6 giugno. La sua carriera è invece cominciata nel 1988 presso il department store londinese di lusso Harrods, quando il proprietario era Mohamed Al Fayed. Qui ha lavorato per circa 15 anni partendo da sales assistant, per passare a buyer e quindi diventare un executive, negli ultimi tempi con il ruolo di merchandise director. Nel 2004 la nomina a ceo della fashion house Alexander McQueen (allora controllata dal Gucci Group): alla sua gestione si deve il raggiungimento del break-even nel 2007, l'espansione internazionale, lo sviluppo degli accessori e il lancio della

• Nel maggio 2016 è nominato amministratore delegato della Gianni Versace. Dal 6 giugno è ufficialmente in forze nella sede di via Gesù.

linea contemporary McQ. In più il manager ha gestito con successo il difficile momento della scomparsa del designer fondatore (morto suicida nel 2010), nominando Sarah Burton come creative director. Del suo privato si conosce ben poco. Il manager 49enne è sposato con Julie Akeroyd, forse conosciuta da Harrods, dove ha lavorato dal 1998 al 2000. Anche la moglie è un'esperta di moda e vendite al dettaglio: dopo Harrods, dove era salita al ruolo di department manager per l'uomo, è diventata floor manager presso Liberty e Polo Ralph Lauren. Ora invece è una stylist freelance. I media britannici ipotizzano che il salario di Akeroyd in Versace potrebbe ammontare a 400mila sterline l'anno (circa 520mila ■ euro). Bonus esclusi.


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CAREERS a cura di Elena azzola

Marenzi e Colombo Cavalieri del Lavoro Patrizio Di Marco approda in Dolce&Gabbana The former head of Gucci, Patrizio Di Marco, has joined the board of Dolce&Gabbana. L’ex numero uno di Gucci, Patrizio Di Marco, è entrato a far parte del board di Dolce&Gabbana. Per il manager, con alle spalle 13 anni trascorsi nel gruppo Kering (prima alla guida di Bottega Veneta e poi del brand della doppia G), non è da escludere possa arrivare, oltre al ruolo di consulente, anche una carica chiave all’interno della griffe, almeno secondo fonti vicine all’azienda. Dolce&Gabbana ha archiviato l’esercizio 2014/2015, terminato a fine marzo dell’anno scorso, a quota 1.055,9 milioni di euro. Di Marco ha lasciato Gucci a fine 2014 insieme alla moglie, la stilista Frida Giannini. Il suo patto di non concorrenza con il brand è scaduto lo scorso gennaio e subito sono iniziate le trattative per entrare in Dolce&Gabbana dove, sempre a inizio 2016, è arrivata Diana Zanetto, storico braccio destro di Di Marco, circostanza che aveva alimentato i rumors. A un certo punto si era diffusa la notizia che le trattative tra le parti fossero saltate e si era fatto il nome di Di Marco per la poltrona di ceo di Salvatore Ferragamo, dove invece è stato chiamato Eraldo Poletto da Furla. Secondo i ben informati, Di Marco in questi giorni è già al lavoro per studiare l’organizzazione del gruppo: tra i dossier sulla sua scrivania anche la quotazione della società.

Claudio Marenzi and Roberto Colombo received the honor title of “Cavaliere del Lavoro”. Ci sono anche due personaggi di spicco del tessile-abbigliamento tra i 25 Cavalieri del Lavoro nominati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: si tratta di Claudio Marenzi, che riveste il doppio ruolo di presidente di Herno e Sistema Moda Italia, e Roberto Colombo, presidente del Lanificio Luigi Colombo. 54 anni, di Arona, Claudio Marenzi è al timone di Herno dal 2011. Sotto la sua guida, la società ha intrapreso un percorso di forte crescita. L’altro esponente del mondo della moda a ricevere l’onorificenza è Roberto Colombo, 57 anni, presidente del Lanificio Luigi Colombo, azienda di famiglia fondata nel 1967 e tra i leader mondiali nella tessitura di cashmere e fibre nobili.

A guidare Loro Piana un ex Luxottica: Fabio d’Angelantonio

Nicola Zotta alla presidenza di Marchon Eyewear

From next September Fabio d’Angelantonio, one of the top managers of the Luxottica Group, will become CEO from Loro Piana.

Nicola Zotta is the new president of Marchon Eyewear: he takes the place of Claudio Gottardi.

Fabio d’Angelantonio, uno dei manager di punta del gruppo Luxottica, dal prossimo primo settembre assumerà la carica di ceo da Loro Piana, da tre anni nell’orbita di Lvmh. Prende il posto del francese Matthieu Brisset. Ai vertici della griffe del lusso sventola dunque nuovamente la bandiera tricolore: d’Angelantonio proviene dal gruppo controllato dalla famiglia Del Vecchio, dove dal 2005 al 2009 ha ricoperto il ruolo di chief marketing officer, per diventare successivamente presidente di Sunglass Hut, catena retail di Luxottica specializzata negli occhiali da sole. In precedenza il manager ha lavorato a Bruxelles, presso la casa editrice Hemma, a Milano da Ciaoweb (portale fondato dal gruppo Fiat), e al gruppo Indesit, azienda di elettrodomestici dove era a.d. Andrea Guerra.

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Nicola Zotta sale alla presidenza di Marchon Eyewear al posto di Claudio Gottardi, che va in pensione dopo essere stato sette anni al vertice dell’azienda. Zotta è nello staff del gruppo dell’occhialeria dal 2009 e attualmente ricopre la posizione di managing director per le aree Emea e Apac. «Siamo certi che, con Nicola Zotta al timone, Marchon sarà in ottime mani - afferma Jim McGrann, ceo del gruppo californiano VSP Global, cui fa capo Marchon -. La sua competenza in termini di strategie go-to-market, prodotto e supply chain ha permesso a questa realtà di crescere in modo rilevante in Europa e in Asia e continuerà a essere uno strumento prezioso in questo nuovo ruolo». Prima dell’esperienza in Marchon, Zotta ha lavorato quasi 15 anni presso la concorrente Safilo Group. Laureato in Economia e Management all’Università di Trento, con un Mba presso la Essec Business School di Parigi, attualmente vive tra Amsterdam e Padova ma presto dovrà trasferirsi a New York. Marchon realizza gli occhiali per marchi come Marni, Etro, Salvatore Ferragamo, Chloé, Calvin Klein e Nike.


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28 - 30 June 2016 ARENA Berli n

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Q&A DI ALESSANDRA BIGOTTA

imprenditore e stilista

FERUtdIN ZAKIROV

«Io, uzbeko con il cuore 150% italiano»

Tre cose che le piacciono dell’Italia. Amo il senso della bellezza, insito nella cultura di questo Paese. Mi piacciono molto gli italiani…sono così aperti e calorosi. Infine, ma non certo all’ultimo posto, la cucina italiana è la mia passione: ammiro la capacità di fare grandi piatti, con straordinaria semplicità ed eleganza. Lei è un paladino del made in Italy: cosa rappresenta per lei questa espressione? La considero un valore, il valore di unicità che si esprime in ogni particolare delle mie collezioni. È una bellissima responsabilità, una mission di cui vado molto fiero. Senza contare che il concetto stesso di lusso si esprime al meglio nel made in Italy.

Born in Uzbekistan, Ferutdin Zakirov says that he feels also «150% Italian» as his menswear brand, entirely made in Italy. In our country, «the quintessence of beauty», he opened a showroom and a flagship in Milan. Now he is ready for further challenges. Lei proviene da una famiglia di politici e accademici: quando ha capito che la sua strada sarebbe stata un’altra? Sono cresciuto “vivendo” le esperienze professionali di mio padre e di mio nonno e ho realizzato che non era quello il percorso che avrei voluto intraprendere. Poco più che ventenne, la fine del servizio militare e i grandi cambiamenti politici nel mio Paese mi hanno dato la spinta per iniziare a viaggiare e a conoscere nuovi mondi, non solo geografici. Dov’era a 18 anni? A 18 anni frequentavo l’università, per ricalcare le orme paterne. Alla moda ancora non pensavo. E non sapevo ancora quale sogno avrei inseguito. Cosa c’è di uzbeko nel suo modo di essere e cosa invece di italiano, visto il forte legame con il nostro Paese? Le origini mi hanno insegnato moltissimo, anche se il mio cuore è 150% italiano. Come la collezione che ho creato, totalmente made in Italy.

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Il suo focus è sul menswear: non ha mai pensato di lanciare la donna? A mio avviso, bisogna concentrarsi e fare bene il proprio lavoro, scegliendo una direzione chiara. Noi abbiamo appena iniziato e siamo concentrati sul menswear: non avrebbe senso guardare in altre direzioni. Se non avesse fatto l’imprenditore e lo stilista, cosa le sarebbe piaciuto fare? Non è importante il mestiere che fai: è ciò che sei che ti definisce, quello che sei come persona e i tuoi valori, i comportamenti che metti in atto, per poter contribuire anche in piccola parte a un mondo migliore. Se non altro il migliore per te. Qual è uno stilista o una griffe che apprezza particolarmente e perché? Essendo a capo di un brand del lusso, non posso che ammirare Hermès, come grande marchio da cui trarre esempio. A quale capo o accessorio non rinuncerebbe mai per il suo guardaroba? Sono diversi i capi di cui non potrei fare a meno nel mio codice di eleganza: una camicia di ottima fattura, la cravatta e un paio di scarpe fatte con pellami e manifattura senza uguali, più il comfort dei maestri calzaturieri italiani. Irrinunciabile e intangibile è un soffio di profumo: non chiedetemi quale, è il mio profumo, una formulazione speciale che presto sarà presente nei nostri negozi. Quali sono i suoi prossimi progetti? È prematuro parlarne, ma se penso al prossimo obiettivo, non posso che prefigurarmi una meta internazionale. Speriamo di sorprendere presto un nuovo mercato.

Il magazine di news, business e trend

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BRUNELLO CUCINELLI

«TRUE LUXURY ELEVATES MAN» Speaking with Fashion, Brunello Cucinelli engages in a philosophical discourse around the main issues confronting mankind today. His overall vision determines very precisely how an artisanal luxury brand needs to be positioned in order to appeal to a new generation of conscious consumers. by Marc Sondermann

How is your business evolving? I'm particularly satisfied with the appreciation the entire world has for

ing, what they are wearing and where all this was produced. It's a cultural change, a new way of being, which favours companies positioned in the absolute luxury segment, as we are. What phase is the luxury market going through at a global level? I think it's time to get things straight. I don't think we can call everything luxury, we have to have very clear ideas on what luxury is and what, on the other hand is accessible. Kant says that luxury elevates man: in this sense, what distinguishes a product and sets it apart from an industrial matrix deserves to be recognized as special. I think that lately there has been a bit too much confusion around these concepts. However, whoever maintained a clear focus on quality products is continuing to live in a period that I do not hesitate to call golden. How do you perceive the advent of the digital age? We must have the courage to be contemporary. I just returned from a trip to San Francisco, where I was pleased to meet all these young entrepreneurs who are changing the face of the world. There you breathe a formidable energy: a very important new channel is now born and nobody can be excused from acknowledging it. This is how the world evolves. How does one maintain his design DNA always in step with the times? One must never overlook the young, bearers of the contemporary spirit. In our company, the average age is 38, and 41 at the management level. I have just added two co-CEOs to work with me and I must say that I really like their energy. One works with much more motivation in a young company.

the products of the Italian culture, characterized by a very high level of craftsmanship. Customers today require something different and I believe that there is a new way to use things, rather than consume them. In my opinion, we're really witnessing the end of consumerism. More and more people wish to use what the earth provides, they wish to know what they are eat-

Pitti Uomo is coming up: what is the Brunello Cucinelli collection's mood? I see the advent of beautiful contemporary dressing, clean, with soft pants: a luxurious chic casual look, a bit younger. It's absolutely the most beautiful fashion week in the world, with 25,000 unique, international persons, creating an occasion to truly measure up against current themes.

What is humanity becoming aware of at this time? I am more convinced than ever that we are exiting a 30 year crisis of civilization. We're going through an awakening, during which we are rediscovering our ideals, values and crafts, including ancient ones. We must take care of that subtle pain in the soul that excess work and fatigue, which are also unfairly distributed, has inflicted upon a vast range of social strata. What does this mean for young people, in terms of their work? I think that we cannot all create startups, be managers or employees. We should instead rediscover the great crafts of the great craftsmen, the world is fascinated by our products. More mindful use of the products and the decline of the consumer attitude will help this tendency to strengthen more and more, offering innumerable ways to employ our youth. We will decisively bring to life the German philosopher's old adage when he wrote: «Act considering humanity, whether in your own person or in the person of any other, not merely as a means to an end, but  always as a noble goal». DAKS

40 YEARS OF HOUSE CHECK: «WE have CHANGED, BUT STILL REMAIN THE SAME» A truly English firm with 122 years of history behind it now does business under the wing of a Japanese titan, with the creative direction of an Italian designer. We’re talking about Daks, which is celebrating a major anniversary: the 40th year of the House Check print, now the design house’s icon. A face-to-face with creative director Filippo Scuffi and British CFO Paul Dimond. by Angela Tovazzi

When someone says DAKS, we immediately think of House Check. Not just any run-of-the-mill check print,

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but a true Scottish tartan incorporating the colours of camel and vicuna with contrasted black. As its called in London, the House Check was introduced in 1976, becoming an icon synonymous with the Daks brand. With forty years under its belt, this luxury label was founded by Simeon Simpson in 1894 and has been granted three Royal Warrants from Buckingham Palace. With British heritage at its foundation, the House Check remains a bastion of design from which Daks has not digressed over the last four decades, even as Italian designer Filippo Scuffi took over creative direction in 2008. The first thing he did was to minimize this rather bold icon. «I flipped the print from the outside to the inside, using it to line garments», says the Tuscan designer who studied at Harvard, having worked both at Louis Vuitton and Hermès: «I wanted to demonstrate that, although we’re still Daks at heart, we could do other things as well».That’s all it took for the brand to place all bets on continuing to nurture its British style, but with a more modern flair. Scuffi adds, «I juxtaposed all my new concepts with the Daks historical heritage, completely modifying and transforming iconic design details and the House Check in particular. It has been quite a challenge for me, however, I believe I’ve succeeded. Last season, the British press applauded our women’s fashion show as one of London Fashion Week’s best, even exceeding competitors like Burberry». The Milan challenge still lies ahead of him (Sunday 17th June), a fashion week in which the label has been participating since 2012. The fact that there will be a small number of other participants with top names missing from the roster does nothing to dissuade the Daks creative director. «No other fashion week is as important for men’s collections as Milan, not even London or Paris. Milan sets the standard for menswear», says Scuffi. A strategic locale for reinforcing the brand’s image in Europe, the Daks London mega flagship store on Old Bond Street and

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a network of wholesale clients. Since the brand became part of the vast Sankyou Seiko Company constellation in 1991, licensing Daks in Japan for more than two decades, business has grown astronomically in Asia where the Daks Simpson Group generates more than half of its turnover of nearly 1 billion euros. In Japan, China, Taiwan, Korea, Thailand and Macau, the English label boasts over 40 monobrand stores, over 20 of which are in China alone, in addition to a network of multibrand re-

tailers. «The Far East, Southeast Asia and Europe will thus be the brand’s primary future focus», Daks British CFO Paul Dimond interjects, «although we still plan to enter other markets». Daks is also considering the U.S. market for «potential re-entry». In the meanwhile, Daks is still feeling repercussions from the slowdown in China and has some concerns about continental Europe. Though Dimond doesn’t reveal any figures, he does say: «Problems in China have impacted us as much as they have done with other brands in the sector and uncertainty in Europe about the Brexit referendum (on 23rd June) has done the same, creating a lack of confidence in the market». On the other hand, as the CFO points out, Daks has launched some new initiatives to demonstrate the brand’s vitality and growth: «Daks has in fact opened a new Ginza district store in Namikidori, Tokyo as well as a retail boutique in the New Otani Hotel, also in the Japanese capital». Nor has Daks held back on its investment in Europe where new showrooms are opening in Germany and Switzerland. And Dimond is optimistic about the performance of the Daks London flagship store, a key brand satisfaction barometer. «We’re expecting a jump in like-for-like sales, in the wake of the new Daks Simpson Menswear Club [editor’s note: a brand new luxury section on the top floor of the store]». «I can say - Dimond underlines - that among our domestic and foreign clients, forecasts have increased for the Chinese market, due to the introduction of new visa facilitation procedures». He makes no commitment to the e-commerce that competitors, and market veterans alike, have ultimately embraced. For example Burberry but also Chanel which, after ‘resisting’ about online sales for years, finally yielded in 2016. «We don’t yet have an e-boutique» Paul Dimond ends «as our customers prefer to experience the luxury and quality of our products in person. However, things could change in the future, should there be a demand for it». 


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di Carla Mercurio

GIOTTO CALENDOLI

«E ORA MI METTO ALLA PROVA CON I CAPPELLI» Known for his theatelier.me blog, Giotto Calendoli has an audience of more than 100,000 Instagram followers. Now it's time to launch his own brand, starting from hats.

simone guidarelli

«creare un look è questione di emozioni» Styling is a matter of emotions: fashion editor Simone Guidarelli describes his work. And announces a book, coming soon. Stylist e fashion editor, Simone Guidarelli collabora con Vanity Fair, per cui ha realizzato ben 50 copertine, e più recente, Glamour, con cui è a quota 10. È consulente di celebrity del calibro di Dita Von Teese, Eva Herzigova e Monica Bellucci e ha più di 47mila follower su Instagram, dove posta le sue immagini divertenti, vestito con felpe colorate, giacche a fiori, scarpe dorate, abiti da Superman, o semplicemente una bandiera drappeggiata. Dinamico e connesso (ha anche un sito Internet e profili su Facebook (My Fashion World), Twitter, Pinterest, è uno strenuo difensore della sfera privata: «Per dare il top nel lavoro è importante coltivare altri interessi e costruire nuovi rapporti. Ecco perché non voglio essere assillato e, se necessario, stacco». «Fra i progetti per il futuro - prosegue - c'è la realizzazione di un libro che racconti chi sono e cosa faccio». «Questo lavoro - sottolinea - è la mia vita. A partire dall'infanzia a Cagli, nelle Marche, dove giocavo fra palazzi e chiese antiche e dove mi sono riempito gli occhi di bello. Poi è imprescindibile la cultura: l'ispirazione può arrivare da un libro, da un film. Non si tratta di assemblare vestiti. Creare uno stile vuol dire mettere insieme delle emozioni e raccontarle. E la gente lo percepisce. Un aspetto che sfugge ai blogger. Ma loro fanno un altro lavoro».

Con la sua verve e il suo calore tipicamente napoletani, Giotto Calendoli è social per natura. Lo confermano gli oltre 100mila follower che lo seguono su Instagram e con i quali dialoga anche attraverso il blog theatelier.me, lanciato sei anni fa in tandem con la compagna di vita, nonché partner a 360 gradi, Patricia Manfield. «Ora è il momento di raccogliere i frutti dell'impegno profuso e di accettare nuove sfide - annuncia -. A settembre lancio una mia linea di cappelli, due modelli da uomo tipo "fedora", declinati in 25 pezzi ciascuno, che escono con la label Grandpa, in onore di mio nonno». E prosegue: «Li faccio realizzare a mano in una bottega artigiana di Milano e li venderò esclusivamente online. Voglio creare un prodotto di nicchia. Pezzi unici caratterizzati da fodere con disegni eseguiti manualmente, che rappresentano un primo step verso un concetto di lifestyle, con cui intendo proporre il mio mondo e le cose che amo, come la cucina, al pubblico dei miei follower». «È una fase di grandi cambiamenti - conclude -. Il blog è la nostra casa ma i social sono attivi, rapidi, permettono un contatto più immediato con il pubblico. Ora c'è anche Snapchat che va forte. Bisogna sapersi mettere alla prova».

MATTHEW ZORPAS

«IN ARRIVO IL mio SECONDO LIBRO. POI GLI ACCESSORI» Matthew Zorpas has just celebrated in London the first four years of his The Gentleman Blogger. Soon his second book will come out, while he is working on an accessory line. In occasione di London Collections: Men, Matthew Zorpas ha festeggiato i quattro anni del suo The Gentleman Blogger. Un compleanno importante per una piattaforma che conta oltre 52mila visitatori unici al mese, più di 130mila seguaci su Instagram e 7.200 su Twitter. «I marchi luxury e premium hanno compreso l'importanza di sostenere i digital influencer - spiega Zorpas -. Hanno capito che l'accesso a un certo tipo di pubblico ha influssi positivi sui comportamenti di acquisto ma anche sui luoghi da visitare e sugli stili di vita. Creando contenuti, noi influencer costruiamo e raggiungiamo nuovi mercati. Ma, soprattutto, creiamo business». Fra le collaborazioni, Zorpas annovera realtà come Burberry, Mont Blanc, Gucci, Iwc, Westfield London, Dolce&Gabbana e Furla, che lo ha coinvolto nel progetto social media The Modern Man. «Il panorama digital - prosegue - diventa sempre più complesso e nuovi canali, media e tecnologie si fanno strada. Importante è usare il mezzo in modo coerente, dandogli un senso preciso, poiché questo è l'elemento vincente per avere successo». Evidentemente Zorpas ha trovato la ricetta vincente, visto che continua a cimentarsi in nuove iniziative. «Sto lavorando al mio secondo libro - annuncia - e preparo una linea di accessori. Inoltre voglio espandere il blog con nuovi progetti, al via nei prossimi mesi».

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