Anno 50 | N°9 del 17.09. 2019 | quindicinale | € 8,00 | www.fashionmagazine.it
Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769
Il magazine di news, business e trend
THE PATH TO
TREASURE
ISLAND
Nella foto: Xenia Adonts in Etro per Fashion
n° 9 17 SETTEMBRE 2019
SOMMARIO
www.fashionmagazine.it
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l’editoriale
PROTAGONISTI
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VERONICA ETRO
«Ci raccontiamo in mille nuovi modi»
10 MASSIMO PIOMBINI/BALMAIN «Io e Oliver, stessa ambizione: portare Balmain tra i grandi»
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12 CAROLINA CASTIGLIONI Plan C più cresce e più piace: in arrivo nuovi store e l’e-shop
17 WHAT’S NEW@
In copertina
Xenia Adonts interpreta Etro per Fashion. Camicia Etro GE01 #EtroByYourName, boxer della collezione Spring-Summer 2020 Fotografo: Giovanni Manetti Stylist: Deborah De Groot
MILAN FASHION WEEK
La diversity valorizza la moda di Milano
22 WHAT’S NEW@
MILAN FASHION WEEK
Al White lo scouting si fa ancora più green
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24 WHAT’S NEW@
MILAN FASHION WEEK
Le novità di TheOneMilano e di Super
26 WHAT’S NEW@ MILAN FASHION
WEEK/Micam e Mipel
Sostenibili, trasversali e più sinergici
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28 PARIS FASHION WEEK (Quasi) tutti sono pronti all’appello
BUSINESS
31 BUYERS’ SURVEY s-s 2019/2020 I clienti? tornano in negozio, ma con nuove aspettative 17_09_2019
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n° 9 17 SETTEMBRE 2019
SOMMARIO
www.fashionmagazine.it
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54 75 PREVIEW WOMENSWEAR
103 PREVIEW SHOES & BAGS
SPRING-SUMMER 2020
Designers’ sketching
38 RICCARDO PERUFFO/PESERICO «Stiamo diventando grandi e sempre più internazionali»
TREND
112 NEW YORK FASHION WEEK
42 WOMEN’S EMPOWERMENT Donne al comando: la moda corre verso il gender balance
36 TOP BUYER/MANTOVANI «Con la sostenibilità lo store vale di più»
48 LE NUOVE GENERAZIONI
IN AZIENDA
83 PREVIEW WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2020
Subject matter
97 SPRING-SUMMER 2020 @
WHITE MILANO
Temptation summer
Da “figli di” a strateghi del digitale: così il lusso punta alla Gen z
FASHION & LIFESTYLE
Il valore di un’azienda si misura col digitale
71 BEAUTY BUSINESS Profumi sempre più irrinunciabili 4
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SPRING-SUMMER 2020
Clash of styles
114 BRAND TO WATCH
PEOPLE
116 CAREERS
119 Q&A/gilberto calzolari «La green vague cambierà le regole della moda»
65 MILANO UNICA I tempi non sono maturi ma qualche pioniere c’e 68 SUSTAINABLE TEXTILE Tessuti e accessori responsabili crescono
Casual footing
118 portraits/leo Rongone Un ex Fendi e Saint Laurent pèr il rilancio di Bottega Veneta nell’era post Tomas Maier
54 NETCOMM FOCUS
SPRING-SUMMER 2020
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121 WARIS DIRIE «Onore al merito di #metoo. Ma in Africa milioni di donne non hanno diritti» 122 RED CARPET
È passata solo qualche stagione dall’avvento dei “nuovi barbari” che hanno stravolto l’assetto del mercato della moda e del lusso, da Gucci a Off-White in giù, e già siamo alla ricerca di un nuovo paradigma. Mentre scriviamo assistiamo al lento riassorbimento della crescita di questi mirabolanti marchi, la cui sfida sarà ora di mantenere gli altissimi livelli raggiunti, fidelizzando nel tempo le schiere di giovani che ne hanno fatto le proprie icone. Apparenti incidenti di percorso come l’utilizzo del “blackface” da parte di Gucci, l’involontaria negazione dell’appartenenza di Hong Kong alla Cina da parte di Versace e l’indimenticato passo falso di Dolce&Gabbana con i cannoli nel Regno di Mezzo stanno facendo sentire il loro impatto in termini di vendite. Nel mentre, la crescita del comparto donna italiano, tradizionale baluardo del sistema, si è arrestata bruscamente, facendo prevedere uno striminzito +0,1% per l’anno in corso. Sul fronte digitale, la discesa in campo sempre più sistematica dei marketplace, capeggiati da Zalando e Farfetch, sta togliendo ossigeno alle attività di e-commerce monomarca, istigando le consumatrici a un’ulteriore corsa agli sconti in-season, specialmente su un mercato domestico già dilaniato dalla spasmodica ricerca dell’occasione off-price, quale è quello italiano. Come attrezzarsi, dunque, per affrontare tutto ciò? Intanto è doverosa un’occhiata ai nuovi modelli di business dirompenti. È molto significativo come un imprenditore accorto e prudente come Bernard Arnault abbia sposato in pieno la causa di un’icona pop, Rihanna, nel lanciare in grande stile un marchio come Fenty. Sembra essere passato il fuoco fatuo degli influencer vacui, senza arte né mestiere, ma è certamente in netta ascesa la stella di chi può vantare un vero contenuto artistico e un reale seguito planetario. È qui che stanno nascendo i nuovi fenomeni, dai digital native brand californiani alle rodate fucine di Lvmh. Per il nostro mercato e i nostri imprenditori questo significherà investire ancora di più in un autentico storytelling, in sinergia con personalità affini e di forte impatto, per svettare in un mondo in cui tutti i canali, anche quelli online, sembrano essere incatramati da una pletora di contenuti. La buona notizia è che i giochi si stanno nuovamente aprendo. Anche chi parte da zero, ma sa, ha una buona chance. Molto più difficile sarà riassettare i modelli del passato. Mai più di ora fu così importante il coraggio di cambiare.
L’EDITORIALE
Una nuova partita
In a world in turmoil new paradigms are emerging. The era of Gucci and Off-White’s rise is ending, these once spectacular growth stories will soon be the incumbents to beat. LVMH’s endorsement of Rihanna’s Fenty, on the other hand, is akin to a new dawning. Pure players and digital native brands, matched with artistic pop savvy, are the new players to be. Never has the need for bold changes been more impellent.
Marc Sondermann
Direttore/Editor-in-Chief
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INTERVIEW
VERONICA ETRO
‹‹CI RACCONTIAMO IN MILLE NUOVI MODI›› Alla vigilia di Milano Moda Donna Etro è una griffe in pieno fermento, con numerose iniziative a marcare un nuovo corso. Parlando con Fashion, Veronica Etro spiega quali ingredienti compongono il suo dirompente cocktail di creatività DI MARC SONDERMANN
Quali ispirazioni stanno alla base del tuo lavoro creativo? Il mio processo creativo è un flusso continuo di idee e ispirazioni. Alla base vi è la curiosità per il nuovo, l’amore per la storia e la cultura, l’interazione con ciò che mi circonda, la ricerca di tessuti e nuove tecniche di stampa, l’attenzione artigianale per i dettagli e per le piccole lavorazioni, la voglia di sperimentare rispettando sempre il nostro DNA. Senza dimenticare l’energia e l’emozione che mi danno i colori e lo scoprirne accostamenti insoliti sempre nuovi. Mi piace particolarmente la parte iniziale, quando ci sono ancora tutte le strade da esplorare, esplorare anche in modo manuale. È bello lasciare sempre una porta aperta, non voglio essere mai troppo letterale e rimanere istintiva. Come si è evoluto negli anni il tuo modo di fare la collezione? All’inizio ero, se si può dire, più istintiva ed estrosa. Oggi sono sicuramente più concreta: spesso mi domando se l’oggetto che ho in mente di creare lo comprerei realmente o meno. Ciò non toglie che mi diverta sempre e comunque a lavorare senza pormi limiti predefiniti nella realizzazione di qualche pezzo “pazzo”, ma funzionale.
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In epoca di co-ed, social e generazione Z, come sono cambiati i clienti della maison? Come si stanno evolvendo le esigenze della clientela internazionale? E con quali aspetti del lavoro creativo vanno più in risonanza? Noi siamo una famiglia e abbiamo sempre lavorato pensando a tutte le generazioni Etro. Nell’ultimo periodo abbiamo deciso di divertirci un po’ di più: grazie a collaborazioni speciali, come quella con Star Wars, a eventi particolari, come la nostra presenza sui red carpet di Cannes e Venezia, e a progetti sviluppati ad hoc con i nostri partner, come le Etro Beach di Mykonos e Porto Cervo, abbiamo sicuramente lasciato il nostro terreno abituale per intraprendere nuove visioni e raggiungere quindi anche le generazioni giovanissime. Trovo stimolante l’idea di uscire dalla safe-zone e mettersi in gioco. La vera sfida è stare al passo con la rapida trasformazione del mercato, rimanendo però sempre fedeli al nostro DNA e ai valori che da sempre ci contraddistinguono. La donna Etro come vive questo mondo aperto come non mai, ma denotato da crescenti incertezze? La donna Etro ha un’identità forte e distintiva. Ama i colori, ha un grande cul-
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tura e un gusto ben preciso. La nostra è una cliente fedele, che non è schiava delle ultime tendenze. Sa bene che compra un capo che potrà tenere nel suo armadio per sempre. Quali i mercati che stanno facendo notare un crescente interesse per Etro? Devo dire che l’interesse è positivo e crescente a livello globale. Come gli altri attori del settore moda, rivolgiamo un’attenzione particolare all’Oriente. Le stra-
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tegie aziendali hanno logicamente carattere internazionale e l’ampliamento della gamma prodotti ha portato a una svolta significativa in Europa e a importanti segnali di miglioramento negli Stati Uniti. Stiamo agendo localmente con iniziative ad hoc nei nostri mercati principali: in Russia, ad esempio, stiamo organizzando un grande evento per la fine di ottobre. E abbiamo già diversi appuntamenti pianificati anche per il 2020 tra Cina, Giappone, Medio Oriente e California.
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Come si sta sviluppando il business? Stiamo lavorando per concentrare maggiormente le collezioni stagionali, dedicando energia e creatività a progetti speciali e capsule collection. L’inserimento di prodotti flash e in edizione limitata nella nostra rete distributiva, sia a livello retail che wholesale, ha sicuramente stimolato positivamente l’attenzione dei nostri clienti, non solo quelli nuovi ma anche quelli più fedeli. Abbiamo deciso anche di dare nuova vita ai nostri classici: la pochette RSVP personalizzabile ha fatto riscoprire l’iconica tela Paisley; gli ospiti dello show di questa stagione riceveranno invece una camicia a righe customizzata con le proprie iniziali. Il modello di camicia scelto non è casuale: si chiama GE01, è il primo realizzato da mio padre per Etro a fine anni Sessanta e sarà protagonista del progetto Etro By Your Name, che sarà lanciato sulla nostra nuova piattaforma e-commerce nei prossimi giorni. Quali aspetti vi stanno dando maggiori soddisfazioni? Oltre alle capsule collection, abbiamo deciso di dedicare un’attenzione crescente alla pelletteria. A febbraio abbiamo svelato in passerella la Pegaso
1. Veronica Etro 2. La Pegaso Bag, riedizione di un modello degli anni Ottanta 3. La sfilata Fall-Winter 2019/2020 4. Candice Swanepoel a Venezia con la camicia GE01 5. e 6. Da sinistra, Amber Valletta e Taylor Hill nella campagna autunno-inverno 2019/2020 7. e 8. Le inconfondibili stampe del marchio per “vestire” il ristorante Bice di Milano
Bag, riedizione di un nostro modello degli anni Ottanta. La nuova it-bag nella nostra iconica tela Paisley, con fibbia raffigurante il cavallo alato mitologico, simbolo di Etro dal 1968, dopo il lancio in negozio a luglio ha già riscontrato un grande successo. Fino a che punto ti piace mettere mano alle strategie comunicative dell’azienda? Credo che i 50 anni, festeggiati lo scorso anno, ci abbiano dato modo di fare un punto sulla nostra storia: abbiamo capito che negli ultimi siamo stati un po’ “chiusi” nel nostro mondo. Oggi più che mai siamo consapevoli di avere una forte identità e abbiamo voglia di raccontarla. Grazie ai social media si ha la possibilità di raggiungere nuovi interlocutori, di creare un contenitore accessibile a tutti in cui far scoprire le ispirazioni dietro a una collezione, l’idea dietro a un progetto e molto altro ancora. Con Kean stiamo lavorando d’orchestra per raccontarci di più, per esplorare nuove opportunità creative e di marketing. Abbiamo il desiderio di sorprendere, di farci trovare in posti dove nessuno si aspetta di vederci, con la creatività e l’autenticità che ci contraddistinguono da sempre. ■
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INTERVIEW
MASSIMO PIOMBINI
«IO E OLIVIER, STESSA AMBIZIONE: PORTARE BALMAIN TRA I GRANDI» In attesa dell’uscita del film sulla vita di Olivier Rousteing, direttore creativo di Balmain, il ceo della maison francese da 220 milioni di euro nel 2019 racconta il progetto legato agli accessori, che ha visto il debutto delle prime sneaker, annunciando molte novità tra opening e licenze in arrivo DI ANDREA BIGOZZI
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ue anni e mezzo fa iniziava la rivoluzione e ora è già tempo di bilanci per Massimo Piombini, dal 2017 amministratore delegato della maison Balmain. «Sembra sia passato molto più tempo, forse perché le cose fatte sono davvero tante», commenta il top executive. Due anni e mezzo in cui, dice lo stesso ceo, l’azienda - controllata dal fondo sovrano del Qatar, Mayhoola for Investments, già proprietaria di Valentino e Pal Zileri - è stata letteralmente ricostruita dalle fondamenta. «Da subito - fa il punto il top executive - abbiamo potuto fare affidamento su due asset fortissimi: un marchio famoso in tutto il mondo e un direttore creativo incredibile come Olivier Rousteing. Oggi che il mercato è condizionato dai Millennials e dalla Gen Z, poter contare su Olivier, che è uno di loro e sa perfettamente come andare incontro ai nuovi clienti, è stato un vantaggio. Ma il suo talento non poteva fare tutto da solo, serviva una strategia per tenere agganciato il pubblico più giovane». Quindi, da dove siete partiti? Dalla squadra. Prima dell’ingresso di Mayhoola, Balmain era fatta da poche persone e ognuno di loro aveva fino a quattro mansioni da svolgere, spesso neppure complementari. Quando sono arrivato, in azienda c’erano più o meno 200 dipendenti. Ora siamo circa 530 e il numero è destinato a crescere ulteriormente. Praticamente da subito sono state inserite nuove figure negli uffici risorse umane, nel
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OLIVIER ROUSTEING È IL NOSTRO GRANDE ASSET: PARLA LA STESSA LINGUA DEI GIOVANI E NON VOGLIAMO FARCI SFUGGIRE QUESTO PUBBLICO LAVORANDO SU PREZZI PIÙ DEMOCRATICI E SU NUOVE LINEE
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Massimo Piombini
marketing e comunicazione, attività che in precedenza erano principalmente gestite esternamente. Abbiamo anche creato un team di merchandising. Il tutto basato su figure giovani: la presenza di under 30 in azienda ora è molto alta. Come ha vissuto questa rivoluzione Rousteing, in Balmain già da 10 anni? L’ha incoraggiata da subito. Oliver è stato il primo ad aver capito che la struttura doveva crescere e non solo dal punto di vista della managerializzazione. Che cosa mancava a Balmain per fare il salto di qualità? Il business plan messo a punto ha individuato tre driver principali di crescita: gli accessori e il retail, che praticamente prima dell’ingresso
di Mayhoola non esistevano, e l’Asia, non sviluppata abbastanza. Ora che questi elementi sono stati avviati, Balmain è una maison che sta crescendo: il fatturato 2016 era di 136 milioni di euro e chiuderemo il 2019 a quota 220 milioni, ma i frutti del lavoro messo in campo in questi tre anni devono ancora essere colti. Come avete fatto a creare da zero il business degli accessori? Inizialmente ci siamo appoggiati a una struttura di Valentino (che è un’azienda cugina, visto che condividiamo l’azionista), attraverso un accordo di fornitura per la produzione di borse e scarpe. Poi ci siamo strutturati e abbiamo creato la Balmain Italia, a cui fa capo, oltre al monomarca di via Montenapoleone a Milano, anche la fabbrica di Scandicci, dove lavorano oltre 40 persone. Si è trattato di un investimento importante, ma ora abbiamo una
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son e per questo il business degli accessori dovrà raggiungere il 50% del totale. E anche se Balmain resterà sempre percepita come una maison di abbigliamento, questo è un traguardo raggiungibile: basti pensare che in campagna vendita le nostre sneaker hanno superato i budget prefissati del 40%.
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sede bellissima per produrre borse e scarpe, da cui è partita anche l’idea di un nuovo progetto a cui tengo tantissimo, le sneaker, che avranno una unit dedicata, indipendente per produzione, merchandising, distribuzione. I risultati in questo segmento stanno già arrivando? Per capire la rilevanza del progetto accessori si dovrà attendere questa stagione, ma sono molto ottimista. Abbiamo completato il team creativo delle borse a novembre, mentre per le sneaker abbiamo inserito un designer chiave da pochi mesi. Ora iniziamo a fare sul serio. Non vogliamo essere da meno delle altre mai-
Prima di questa rivoluzione Balmain era un perfetto esempio di brand focalizzato sul wholesale. Resterà tale o dobbiamo attenderci novità anche su questo fronte? Il canale multimarca era e resta prioritario per l’azienda: quando ho assunto il mio incarico rappresentava già all’incirca il 75% delle vendite. Ma l’obiettivo che ci siamo dati di rendere il nostro marchio più globale e solido, rafforzandone l’unicità di posizionamento, ci ha imposto di incrementare l’incidenza dei negozi monomarca sul fatturato, che nel giro di un triennio potrebbe salire al 35-40%. Il focus sul wholesale rimane, compreso quello online, commercialmente sempre più rilevante: basti pensare che dei nostri primi dieci clienti multibrand, tre sono online. Quindi quante aperture monomarca prevedete? Non troppe. L’epoca degli opening a raffica è decisamente terminata. I flagship avviati negli ultimi due anni sono stati una decina, inclusi quelli di Milano e Parigi. Nei prossimi tre anni se ne aggiungeranno una ventina in città
1. Olivier Rousteing ha trasformato la passerella dell’ultima sfilata di luglio in una grande festa 2. Tra le mission di Massimo Piombini c’è quella di potenziare il business degli accessori di Balmain, ancora molto legato alle vendite di abbigliamento 3. Lo store di Milano in Montenapoleone è aperto da poco più di un anno 4. A luglio sono stati lanciati i primi modelli di sneaker firmate Balmain
chiave degli Stati Uniti, dell’Europa e in Asia, dove pensiamo di avere margini di crescita notevoli. Che ruolo ha la voce licenze nel vostro business plan? Attualmente sono in atto partnership con Simonetta per la linea junior e con Isa Seta per beachwear e underwear. Quando siamo entrati abbiamo chiuso gli accordi legati ai profumi e occhiali, ma ora stiamo per attivarli nuovamente e con partner di assoluto prestigio. Le trattative con i nuovi licenziatari sono ben avviate e ho praticamente la certezza che nel 2020 torneremo sul mercato con gli occhiali, mentre per il profumo dovremmo attendere il 2021, ma solo per un motivo di time to market. Ora che l’azienda è ben oliata e l’organigramma è definito, la capacità di Olivier Rousteing di stupire continuamente il suo pubblico diventa meno determinante per il successo di Balmain? Non credo proprio, specie in un momento come questo, in cui si continua a parlare di inclusività. Lui è uno che ti porta dentro nel suo mondo ed è per questo che il pubblico lo ama tanto. A settembre, poco prima della sfilata di Parigi, presenteremo la première del film sulla vita di Olivier, che poi sarà trasmesso in Tv in autunno. Un momento di comunicazione incredibile che non avremmo potuto realizzare con nessun altro stilista, specie di 33 anni. ■
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carolina castiglioni racconta i numeri di un successo
Plan c più cresce E più piace: in arrivo nuovi store e l’e-shop «Vogliamo mantenere una dimensione umana e ritmi sostenibili», assicura la stilista, sorpresa dal successo che sta riscuotendo il marchio, che ha chiuso la campagna vendita S/S 20 a +70%. Le novità sono le borse e l’e-shop DI ANDreA bigoZZI
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ampagna vendita Spring-Summer 2020 chiusa a +70% rispetto a quella dell’anno precedente (+15% sulla FallWinter 2019/20). Fatturato raddoppiato in un anno e una stock list salita a 164 nomi, inclusi 19 department store e 10 e-tailer. Carolina Castiglioni non perde un certo senso di meraviglia nell’elencare i numeri messi in campo da Plan C, il marchio di abbigliamento (e ora anche borse) lanciato nell’estate del 2018 con il padre Gianni Castiglioni e il fratello Giovanni, rispettivamente a.d. e direttore operativo. «I sell out dei nostri clienti sono buoni - dice timidamente la stilista - e presto arriverà anche il secondo monomarca, mentre il team è in continua evoluzione. Ma le collezioni restano due all’anno. Vogliamo mantenere la dimensione umana e i ritmi sostenibili con cui abbiamo iniziato». Un atteggiamento understated che Carolina ha ereditato dalla madre Consuelo - fondatrice di Marni e non certo una designer-superstar - e che funziona, visto che Plan C prende piede stagione dopo stagione, come dimostra il doppio impegno di settembre: il 6 è previsto il lancio della colab con la boutique One-Off, mentre il 20 è fissata la presentazione della collezione SS20 durante la settimana della moda di Milano. Soddisfatta del progetto con One-Off? È stata una collaborazione stimolante: nello store di Brescia abbiamo creato un allestimento speciale, che coinvolgerà anche il brand di gioielli Aliita, seguito da Duccio
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Maria Gambi, che si è occupato anche del monomarca di Tokyo. Parallelamente abbiamo realizzato una stampa e un’etichetta in esclusiva per una capsule collection in vendita per tre settimane. Ci saranno altri progetti simili? La formula del pop up store è l’ideale per un marchio come il nostro: rafforza il rapporto con il partner wholesale e consente di far conoscere al cliente l’intero mood di collezione. Per questo abbiamo intenzione di insistere su questa strada. Abbiamo in cantiere una serie di collaborazioni: Andreas Murkudis a Berlino, dove saremo presenti a ottobre per un mese, Le Bon Marché a gennaio 2020 e a febbraio Harvey Nichols. Quali sono i mercati che hanno recepito meglio il messaggio di Plan C? Da subito il Giappone è stato il primo mercato a credere in noi e vale oltre il 30% delle vendite. Negli Usa e in Italia registriamo ottimi business. Anche la Corea è molto ricettiva (con il 7,5%) e le prospettive sono di crescita: a marzo apriremo un monomarca a Seoul, all’interno del department store Galleria, grazie alla partnership con Samsung.
1. Carolina Castiglioni 2. Due look della collezione Spring -Summer 2020 3. Le borse sono tra le novità della collezione, che sarà presentata il 20 settembre a Milano 3
A livello di prodotto, invece, quali sono i best seller? Tutto è molto equilibrato. Inizialmente i best seller erano le camicie, ma la scorsa stagione anche i pantaloni sono andati benissimo, così come la maglieria. In questa campagna vendita abbiamo presentato anche due nuovi modelli di borse. Sono andate bene, ma sappiamo che per affermare una borsa sul mercato ci vuole tempo e noi non vogliamo bruciare le tappe. Il prossimo passo? Avere un canale e-commerce diretto. L’o■ biettivo è partire a gennaio 2021.
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NEWS a cura di ELISABETTA FABBRI
IL TREND DEL WOMENSWEAR ITALIANO
2015 2016 2017 2018
Fatturato
12,8
Export
7,7
Import
4,3
Saldo con l’estero
3,4
Variazione Variazione % Variazione %
12,9
13,2
13,3
7,9
8,2
8,5
4,2
4,3
4,8
3,7
3,9
3,7
LINEAPELLE 97 FRA STILE, INNOVAZIONE E CIRCOLARITÀ La 97esima edizione Lineapelle si avvicina. La fiera di pelli, accessori e tessuti accoglierà dal 2 al 4 ottobre a Fieramilano Rho una folta schiera di espositori provenienti da 50 Paesi (erano oltre 1.300 nel settembre 2018). Di scena i trend per l'autunno-inverno 20/21, mentre va in mostra la circolarità conciaria, in un’area esclusiva, all’ingresso del Padiglione 14, battezzata The leather (re)cycling exhibition. Tra gli highlight anche la seconda edizione dell’hub Lineapelle Innovation Square, con uno spazio espositivo dedicato ai giovani talenti di scuole come Iuav Firenze, Polimoda Firenze, Accademia di Brera di Milano e Parsons School of Design.
+1,4% +2,2% +1,0% +2,8% +3,4% +3,1% -0,6% +0,7 % +10%
Propensione export 60,5% 61,3% 62,1% 64,3% Dati in milioni di euro Fonte: Confindustria Moda su dati Istat, Sita Ricerca e indagini interne
La realizzazione di una calzatura alla NeroGiardini, tra gli espositori di Micam
Alberta Ferretti
MODA FEMMINILE IN ITALIA
accessori italiani
DINAMISMO OLTRE CONFINE ma -2% in germania
Export semestrale: +25% le borse, +8,4% LE CALZATURE
Nel consuntivo 2018 la moda femminile italiana rivela una performance migliore delle stime di febbraio. Nell'elaborazione di Confindustria Moda (su dati Istat e Sita Ricerca), divulgata in occasione della presentazione degli highlight del salone Super, il settore ha totalizzato 13,3 miliardi di euro di fatturato annuale (quasi un quarto dei ricavi del tessile-moda), in aumento dell'1%, dal +0,5% previsto in precedenza. Questo principalmente grazie alla performance della confezione (+2,9%), mentre camiceria e maglieria femminili hanno incassato rispettivamente un -3% e un -1%, cui si aggiunge la flessione dell'abbigliamento in pelle (-7,4%). Purtroppo continua a mancare il contributo del mercato domestico (-3,9%), dove ogni canale distributivo registra una contrazione, a partire dalle catene, primo network per valore nella moda donna (-1,9%). Fa eccezione l'online, che nel 2018 è crsciuto del 40,7%, arrivando a un'incidenza del 9,4% sul totale. L'export 2018 ha registrato un +3,1%, a quota 8,4 miliardi e il trend favorevole prosegue anche nei primi cinque mesi del 2019: +7,6%, pari a 3,6 miliardi di euro, dal +2,4% degli stessi mesi del 2018. Più in dettaglio, aumenta la domanda sia intra Ue (+6,3% a 1,83 miliardi) che extra Ue (+9% a 1,77 miliardi). La Francia (primo cliente ) ha comprato il 6% in più rispetto a un anno prima, mentre la Germania (secondo buyer) evidenzia un -2%.
Le statistiche semestrali pubblicate da Confindustria Moda (su dati Istat e Sita Ricerca) in occasione dei saloni degli accessori Micam e Mipel confermano delle similitudini, nel bene e nel male, fra l'industria italiana della calzatura e quella della pelletteria (borse, valigie, cinture e piccola pelletteria). Una nota dolente è la moria di imprese fra industria e artigianato: a fine giugno 2019 il calzaturiero ha visto la chiusura di 119 aziende (-2,6% rispetto allo scorso dicembre), che ha comportato la perdita di quasi 500 posti di lavoro, mentre la pelletteria presenta un saldo negativo pari a 78 unità rispetto a sei mesi prima. Altro aspetto critico sono i consumi interni, che nel caso della calzatura nei primi sei mesi del 2019 hanno registrato un calo del 3,7% in volume e del 3,2% in valore. Per quanto riguarda la pelletteria, i consumi degli italiani sono diminuiti del 4,8% in quantità e del 3,1% in valore. Positiva invece la dinamica dell'export fra gennaio e maggio, dove spicca il +27,5% della pelletteria (a 4,25 miliardi di euro), contro il +8,4% delle scarpe (a 4,22 miliardi). Il segmento delle borse, in particolare, ha registrato un +25% a 2,1 miliardi di euro. In quantià le vendite all'estero di calzature registrano un -0,4%, mentre quelle della pelletteria un +3,1%. In entrambi i comparti la Svizzera è il principale buyer: un primato che si spiega con il fatto che il territorio elvetico è sede di numerose unit logistiche dei grandi brand della moda.
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A PALAZZO PARIGI LA CEO ROUNDTABLE ON ENTERPRISE VALUE In autunno prosegue il calendario di eventi organizzati da Fashion ed eBusiness, dopo il successo della Ceo Roundtable on Borderless Commerce di maggio. Il 7 novembre a Palazzo Parigi di Milano è in programma una Ceo Roundtable on Enterprise Value per approfondire il tema della creazione di valore attraverso l’innovazione di prodotto. Sarà un momento di confronto e di networking con esponenti della finanza, del digitale e dei media.
FARFETCH RILEVA L'ITALIANA NGG (OFF-WHITE) Il marketplace di moda Farfetch, con base a Londra ma quotato a New York, ha concluso un accordo per rilevare la totalità di New Guards Group-Ngg, il gruppo italiano partecipato da Claudio Antonioli, Davide De Giglio (ceo della società) insieme allo stilista argentino Marcelo Burlon, che rappresenta una piattaforma per il design, la produzione e la distribuzione di marchi come Off-White, Palm Angels, Marcelo Burlon County of Milan, Heron Preston, Alanui, Unravel Project e Kirin Peggy Gou. L’enterprise value di Ngg è stato valutato 675 milioni di dollari (circa 612 milioni di euro al cambio attuale). L’operazione prevede il pagamento in parte cash e in parte in azioni Farfetch. Nei 12 mesi al 30 aprile 2019 i ricavi di Ngg hanno raggiunto i 312 milioni di euro, mentre l’utile pretasse ha raggiunto gli 86 milioni. Nel primo semestre 2019, invece, il fatturato si è attestato a 172 milioni di euro, in aumento del 59% rispetto a un anno prima, con un gross profit margin pari al 55%. I profitti prima delle imposte hanno registrato un +83% a 52 milioni di euro.
PESERICO.IT
what's new @ Milano Fashion week
l'inclusione è la VERA priorità
la diversity valorizza la moda di Milano
L'inclusione è sempre più un approccio vincente per la fashion week milanese: «Ci apriamo alla città, con eventi e mostre gratuite e ai giovani, offrendo loro un trampolino di lancio. Questa diversificazione ci rende più interessanti a livello internazionale. E dal 2020 il comparto tornerà a crescere», commenta il numero uno di Camera Moda Carlo Capasa DI ANdrea bigozzi
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i segnali di rallentamento - che sono innegabili e sono legati a una congiuntura internazionale sfavorevole - si risponde con nuovi progetti, spirito di squadra e sottolineando i punti forti della fashion week di Milano che sono sostenibilità, inclusione, apertura. È questo lo spirito con cui Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana, vive questa nuova tornata di sfilate, in programma dal 17 al 23 settembre, che inaugura il nuovo format "a rotazione" della fashion week. Da questa edizione, infatti, l'apertura e la chiusura di Milano Moda Donna sarà a turno tra le griffe più importanti. Ciò farà sì che la sfilata di Prada si terrà in avvio di manifestazione nel pomeriggio di mercoledì 18 settembre e quella di Gucci nel pomeriggio di domenica 22 settembre a chiudere idealmente la rassegna dedicata alle proposte della primavera-estate 2020. A febbraio 2020 sarà Gucci a dare il via alle danze, salendo in pedana mercoledì 19 febbraio, e Giorgio Armani a dire la parola fine domenica 23 febbraio. Un'alternanza tra le grandi maison italiane destinata a durare nel tempo. «L'apporto dei big brand - commenta il numero uno di Cnmi - che hanno accettato di cambiare le loro date storiche è un gesto di enorme generosità, che porta molti benefici ai new talents perché questa struttura rende la settimana molto equilibrata, consistente e lunga». La kermesse della moda verrà inaugurata il 17 settembre con una giornata dedicata agli eventi, tra cui la sfilata di United Colors of Benetton disegnata per la seconda stagione da Jean-Charles de Castelbajac, e con l’inaugurazione del Fashion Hub, che da questa stagione sarà plastic free e ancora più sostenibile, grazie ad arredi ri-
DROMe resort 2020
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Nel 2019 il made in italy crescerà solo dello 0,1% a causa di una congiuntura internazionale sfavorevole tra crisi geopolitiche e guerre commerciali.. contiamo di tornare a crescere del 3-4% nel 2020, come è stato negli ultimi dieci anni
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Carlo Capasa
ciclati. Gli show iniziano mercoledì 18 settembre con 58 sfilate in calendario, 110 presentazioni, quattro presentazioni su appuntamento per un totale di 170 collezioni e 51 eventi, compresa la terza edizione dei Green Carpet Fashion Awards, che si svolgerà al Teatro de La Scala la sera del 22 settembre. «Questa stagione saremo più che mai inclusivi - annuncia Capasa -: ci apriamo alla città, con eventi e mostre gratuite e maxi schermi con le sfilate in streaming. Ci apriamo ai giovani, offrendo loro un trampolino di lancio. Ci apriamo alla diversity: la moda è per vocazione capace di costruire ponti e abbattere muri». La sostenibilità e l’internazionalizzazione sono gli altri due valori fondanti di questa edizione di Milano Moda Donna: tutti gli attori del sistema si sono impegnati concretamente nel proporre una larga varietà di appuntamenti e iniziative. Il rimescolamento del calendario in chiave internazionale ha portato all'ingresso di Peter Pilotto (in trasferta da Londra), Boss (assente a Milano dal 2000), Simona Marziali-Mrz (vincitrice
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di Who's on Next 2018), DROMe (in arrivo da Parigi) e Shuting Qiu (che aveva debuttato a New York). «La fashion week di Milano - aggiunge Capasa - sta vivendo un ottimo momento: non solo gli stilisti internazionali la scelgono per i loro show, ma anche grandi brand che sfilano altrove vogliono farne parte. Basti pensare che a questa edizione Louis Vuitton e Acne Studios fanno parte del calendario con eventi speciali». Lo sguardo globale della fashion week prevede anche un dialogo serrato con la Cina, «anche se i problemi a Hong Kong suonano come campanelli di allarme anche per il mondo della moda», nota Capasa che cita due progetti con Alibaba Group che porteranno nel capoluogo lombardo i vertici di T-Mall promotore di una sfilata-evento con alcuni marchi indipendenti cinesi. Anche l'iniziativa Sino-Italian Fashion Town by Chic group darà visibilità a otto designer emergenti cinesi. «In questo momento - sintezza il presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana - possiamo contare sulla nostra capacità interna di fare squadra, come dimostra la scelta dei grandi brand di alternarsi nell'aprire e chiudere le sfilate. Stiamo diventando più attraenti e interessanti per le realtà internazionali che ci hanno
M Missoni è tutta nuova: Margherita svela il drop 1 e 2 Per quasi un anno Margherita Maccapani Missoni ha lavorato a un progetto doppio: innovare lo stile e il posizionamento di M Missoni, la linea della maison che genera un fatturato di oltre 50 milioni di euro e di cui è direttore creativo. Ora finalmente tutto è pronto per il rilancio, che avverrà attraverso un evento fissato per il 19 settembre in piazza Castello e riservato a sole 200 persone. Il format della presentazione resterà top secret fino alla fine, facendo presagire molte novità per il marchio. Alcune sono già ufficiali: il restyling del logo e la decisione di abbandonare la classificazione delle collezioni per stagione: Margherita alla fashion week presenterà il drop 1 e 2 di M Missoni.
voluto per presentare le loro collezioni, ma adesso ci vuole un aiuto dalle istituzioni. La moda ha la possibilità di generare posti di lavoro per le nuove generazioni, ma ci aspettiamo che il governo ci aiuti a sostenere questo sforzo». «Ho delle aspettative positive da questo esecutivo - ha sottolineato Capasa -. Abbiamo bisogno di un rilancio dell'economia e dell'occupazione. Tanti giovani vogliono lavorare e noi dobbiamo favorire le nostre imprese
perché li assumano. Io ho avuto qualche mese fa un incontro con Giuseppe Conte e il ministro Sergio Costa (confermato nel suo ruolo di responsabile del dicastero dell'ambiente, ndr): con loro ho parlato di sostenibilità e ho trovato grande apertura. Spero che questo dialogo continui anche nella nuova fase». Tornando al quadro macroeconomico, il presidente ha confermato che, dopo 10 anni di crescita sostenuta, il sistema moda made in Italy è cresciuto
scouting location
L'ultima moda? Sfilare sull'acqua A voler trovare un tendenza nella scelta delle location di questa stagione, si potrebbe azzardare che gli stilisti sono stati stregati dall'acqua che farà da sfondo a molti show in programma durante la fashion week. United Colors of Benetton ha scelto la piscina di viale Tunisia, mentre Iceberg ha optato per una vasca all'aperto, quella dei Bagni Misteriosi. Il Naviglio sarà parte integrante della scenografia di Marco De Vincenzo in Darsena. Uno specchio d'acqua, seppur piccolo (la fontana di De Chirico), c'è anche nella location più esclusiva della settimana della moda: i giardini della Triennale, dove Msgm sarà il primo marchio di moda a sfilare.
piscina cozzi
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darsena
giardini della triennale
1910 Borbonese
Ciao Alla, grazie per i tuoi commenti e le idee Alle sfilate si sentirà la mancanza di Alla Verber, scomparsa lo scorso agosto. Incontravamo il direttore moda dei grandi magazzini Tsum scappando dalla folla di fine sfilata e lei ci sorprendeva sempre con i suoi commenti e le sue idee, che spesso spiazzavano e lanciavano temi nuovi. è così che la ricorderemo.
BOSS Boss torna a sfilare a Milano. Il marchio del gruppo Hugo Boss, assente dalla fashion week italiana dal 2000, sarà protagonista di una sfilata co-ed. Un ritorno che coincide con la volontà del brand di puntare sul mercato europeo
nel primo semestre del 2019 di un risicato 0,3% e per fine anno le aspettative sono ancora peggiori:+0,1%, ma Capasa dice di essere ottimista che dal 2020 il trend potrebbe tornare quello di un tempo. «Noi continuiamo a fare progetti e a condividerli anche con le altre fashion week, a cominciare da Parigi: perché una sana competizione ci sarà sempre per quanto riguarda le sfilate e le fiere, ma con temi come la ■ sostenibilità sociale e ambientale».
on stage Sfilata, nuovo store e party per i 10 anni di Msgm Continuano a Milano i festeggiamenti, iniziati al Pitti di giugno, per i 10 anni di Msgm. Il programma messo a punto da Massimo Giorgetti prevede per il 21 settembre una sfilata, l'opening del monomarca in via Broletto e un party.
Damir Doma dà nuova vita a Frankie Morello La sfilata del 20 settembre segnerà l'inzio di una nuova era per Frankie Morello, che ha nomiato come nuovo art director Damir Doma. Con la direzione artistica dello stilista croato non mancheranno le novità: la prima è il cambio di logo.
Simona Marziali e MRZ alla prova fashion week Simona Marziali dopo il training ad Altaroma, dove ha vinto con il suo marchio MRZ l'edizione 2018 di Who’s on Next?, fa il grande salto e debutta sulla passerella di Milano con uno show fissato per il 19 settembre.
Shuting Qui, una stilista cinese nel mondo
peter pilotto La Brexit rischia di "isolare" la moda britannica e Peter Pilotto va al contrattacco trasferendo il suo show da Londra a Milano. Scelta il linea con il background multiculturale dei designer Peter Pilotto e Christopher De Vos, con radici italiane, austriache, peruviane e belghe
Tra i debuttanti della fashion week c'è Shuting Qiu, stilista di Hangzhou di base ad Anversa. Il suo brand eponimo, nato nel 2017, ha già sfilato a New York, ma è a Milano, con lo show del 22 settembre, che cerca la ribalta commerciale.
Marangoni, prima il workshop poi lo show L'Istituto Marangoni sale in cattedra alla fashion week: si parte il 19 con un workshopp green con &Other Stories il 21 sfla la designer danese Nynne Kunde all'interno del progetto di mentoring I’M Alumni Collections evolution
Il futuro passa da Milano con F_WD di Onward Luxury Group È bastato un anno a OLG -Onward Luxury Group per conquistare con il marchio sostenibile F_WD i 100 migliori negozi del mondo. La nuova collezione del marchio partito dalle calzature per arrivare all’abbigliamento sarà presentata dallo stilista Raphael Young (foto) il 21 settembre.
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Marianna Rosati/Drome
«è il momento di investire su milano. la sfilata è un inizio» Il marchio di Factory srl festeggia i 10 anni di vita con scelte importanti: «La fine del 2019 e il 2020 saranno all’insegna del cambiamento. E Milano sarà al centro dell’evoluzione con una nuova sede», dice il direttore creativo DI ANdrea bigozzi
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on una semplice coincidenza, ma l’inizio di un nuovo percorso. Per DROMe, che nel 2019 compie 10 anni, la scelta di sfilare a Milano Moda Donna anziché a Parigi è parte integrante di una strategia che mette sempre più al centro la capitale italiana della moda. Lo show dedicato alla S/S 2020 fissato per il 22 settembre non è che l’inizio. A partire dalla F/W20, il marchio di proprietà della Factory srl, presente in oltre 300 multimarca nel mondo e con Italia, Est Europa e Asia come mercati di riferimento, aprirà a Milano una nuova sede commerciale. Come ci ha raccontato in anteprima Marianna Rosati, direttore creativo di DROMe.
Che cosa vi ha spinto a lasciare Parigi per sfilare, per la prima volta a Milano? Per Drome la fine del 2019 e tutto il 2020 saranno all’insegna del cambiamento e dell’evoluzione. Il brand compie 10 anni di vita e vogliamo segnare questo landmark con scelte importanti, tra cui il ritorno in Italia, nostra culla. Abbiamo scelto di sfilare a Milano anche perché stiamo spostando qui tutto il nostro centro. Apriremo a breve proprio a Milano una showroom direzionale, che avrà anche gli uffici di tutto il nuovo team commerciale e sarà unica sede per DROMe e anche DRM, il nostro progetto uomo. Sarà operativa a partire dalla prossima F/
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Marianna Rosati
W20. La presenza nel calendario è da considerarsi un test o una presenza continuativa? Il nostro obiettivo, ogni volta che prendiamo delle scelte, è di farlo in maniera continuativa e non una tantum, portando avanti i progetti. Chiaramente il mondo della moda oggi più che mai è in costante e velocissima evoluzione, quindi non si può escludere niente. Quando si assapora l’aria del cambiamento è necessario cavalcare l’onda. Come sarà la collezione che sfilerà? La collezione sarà una forte sintesi dell’anima e dell’identità che ha contrassegnato DROMe fin dall’inizio. Un inno alla sofisticatezza e all’eleganza rilassata e pungente, dettata da nuance cromatiche abbinamenti delicati e caldi. Non voglio svelare di più. Vedremo novità dal punto di vista del prodotto? Il nostro core business rimane la pelle. In collezione, però, non mancano tessuti e maglieria che è nostra intenzione sviluppare e ampliare nel ■ prossimo futuro.
Aldo Liguiri/fast retailing
«Questo negozio promuove il lifewear uniqlo ma anche l’italian style» Anche se non è inserito nel calendario degli eventi della fashion week, è difficile credere che il popolo della moda non troverà il tempo di fare un salto in piazza Cordusio 2, dove il 13 settembre scorso ha inaugurato il primo store italiano di Uniqlo, che in molti hanno già definito il negozio più bello al mondo del marchio giapponese. Anche in Italia il brand punta sulla filosofia di LifeWear che da sempre ne guida la strategia: abiti semplici, di alta qualità, perfetti per adattarsi a tutti gli stili, anche tecnologici. Uno stile che però nello store milanese di 1.500 metri quadrati su tre piani viene rivisitato all’italiana, come ci ha spiegato Aldo Liguori, global director
Nicola Brognano
«Gli abiti in tulle restano, ma più tailoring con Paoloni» «Nella campagna vendita della pre-collezione abbiamo raddoppiato quella precedente: commercialmente l’evening resta centrale, ma la produzione di Paoloni sta rafforzando la collezione che ha una parte tailoring e di camiceria molto forte». Nicola Brognano, che da settembre 2018 ha come socio il gruppo Paoloni, fotografa così il momento che sta vivendo il suo marchio, protagonista il 20
VIVETTA PONTI/VIVETTA corporate pr di Fast Retailing. «Come avete visto, ci siamo rivolti all’artista Olimpia Zagnoli per creare all’interno del negozio un enorme murales che racconta Milano e i milanesi, ma questo non è che l’inizio. All’interno del negozio ci sono altri luoghi dove i talenti italiani potranno esprimersi, come sostainability garden, che ospiterà almeno un paio di volte all’anno iniziative legate alla sostenibilità.
«AVANTI TUTTA CON calzature e online»
Quali sono i prodotti che vi aspettate di vendere maggiormente in Italia? Sicuramente il cashmere: nel negozio milanese abbiamo uno speciale assortimento di 50 colori: un record, con tonalità in esclusiva per Milano. Un focus particolare sarà sul denim e poi anche la collezione UT, le T-shirt in collaborazione con artisti e brand internazionali, in Cordusio hanno conquistato uno spazio maggiore che altrove.
DI Angela Tovazzi
Possiamo aspettarci collaborazioni con brand e stilisti del made in Italy? Ci saranno, ma è presto per parlarne. Per il momento il nostro team locale è impegnato nella fase di scouting di possibili nomi. Intanto, però, a Milano è in vendita in anteprima mondiale la nuova collezione di U, la linea realizzata con Lemaire. (an.bi.)
settembre di una sfilata a Palazzo Bovara in corso Venezia. «Per la collezione S/S 2020 - racconta Brognano - siamo partiti dalla camicia e dai colori pastello come il glicine, rosa e banana dell’artista Francesco Clemente». La collezione sarà molto più strutturata (circa 250 pezzi) e i prezzi molto competitivi: 450 euro per un abito, 400 per un giacca, fino ai 2mila euro per gli abiti avant couture in tulle. «Anche questo è merito del lavoro di Paoloni», afferma Brognano, che si dice molto soddisfatto dei risultati commerciali: «Siamo cresciuti in Asia con l’offerta giorno, mentre in Italia e in Europa va più forte l’evening. Alcuni buyer pensavano che i nostri abiti in tulle sarebbero stati difficili da vendere, invece sono stati i primi ad andare sold out. Dovrebbero avere più coraggio quando fanno gli ordini». (an.bi.)
Il marchio della stilista umbra, prodotto dalla Gilmar, è protagonista alla fashion week con due eventi: la sfilata e l’installazione a Super, dedicata al nuovo progetto footwear. E intanto muove i primi passi online con GilmarLab
tura, soltanto cambiando questo elemento. La prima collezione è nata pensando agli elementi iconici del brand (profili del viso, mani, gatti..) e rappresenta un prezioso concentrato della mia estetica. Credo moltissimo in questo progetto!
Vivetta Ponti
Vivetta si è imposto nel giro di breve tempo come un marchio naïf e visionario, poetico e sperimentale: qual è stata finora la sua più grande soddisfazione? Sicuramente essere scelta da celebrities come Zendaya, Katy Perry o Lady Gaga mi ha fatto sentire privilegiata. L’ultima delle più grandi soddisfazioni è stata quella di essere individuata da Gilmar come progetto da inserire nel gruppo. Questa sinergia aprirà le porte a nuovi e importanti progetti futuri. C’è qualche altra star che le piacerebbe conquistare? Chloe Sevigny, Cristina Ricci, Sofia Coppola. Sono attrici della mia generazione che hanno fatto parte di pellicole cult come Buffalo 66 e Kids, film a cui sono molto legata. Ha appena siglato un accordo di licenza con Be71 e Massimo Bonini Showroom per la produzione e distribuzione di una collezione di calzature: cosa si aspetta? Da quando ho fondato il mio brand ho sempre sognato e sperato di riuscire a sviluppare una collezione di questo genere. Le scarpe hanno il potere di stravolgere un look e di completarlo: quello che più mi piace è che lo stesso abito può avere una nuova let-
Dopo l’abbigliamento e le scarpe, c’è qualcos’altro dietro l’angolo? Stiamo pensando a nuove collaborazioni, ma per il momento sono molto concentrata sulle collezioni donna (Resort e main), le calzature e la linea kids. Lei sarà ancora protagonista sulle passerelle di Milano, oltre a essere special guest a Super. Che cosa pensa del format sfilata? È un evento “fisico” indispensabile o è anacronistico? Penso sia un momento ancora importante, ma troppo veloce e sfuggente. Mi piacerebbe riuscire a mostrare i miei capi in un modo più contemporaneo e intimo. Vivetta vende anche sulle piattaforme online di importanti multimarca. A quando un vostro sito e-commerce? Lo abbiamo appena lanciato attraverso la piattaforma GilmarLab e contiamo di riuscire a creare presto il nostro e-commerce diretto, attraverso il quale presentare anche nuove ed esclusive capsule collection dedicate. Vogliamo far entrare nell’universo Vivetta i consumatori di tutto il mondo. ■
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nel tortona district
AL white LO SCOUTING SI FA ANCORA PIù GREEN Il salone si ripropone con un numero crescente di collezioni e una superficie espositiva più estesa. Per dare risalto alle realtà italiane del contemporary fashion (anche micro), ai marchi emergenti e di tendenza esteri ma anche alla sostenibilità: un aspetto che i buyer, ormai, non possono più trascurare Barragan
DI Elisabetta Fabbri
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settembre White a scelto di anticipare a giovedì 19 (e terminare di domenica, anziché di lunedì), per essere più allineato al calendario della fashion week e ai vari eventi di Milano. In questa edizione il salone organizzato da M.Seventy porta in vetrina oltre 500 marchi del contemporary womenswear su un'area estesa a 23mila metri quadrati (+4%), che include una location inedita. Si tratta dell’ex Carrozzeria nell’hub di Tortona 31, che mostra il volto più sostenibile della manifestazione, con una nuova puntata del progetto Give a Fok-us, sotto la direzione artistica di Matteo Ward, fondatore del marchio Wråd, che questa volta affronta cinque temi: l'acqua, le sostanze chimiche, i cambiamenti climatici, i rifiuti e la comunità. Altre sfaccettature della sostenibilità unita alla creatività si ritrovano anche nei vari percorsi espositivi della fiera, grazie alla presenza di label come la stessa Wråd ma anche Montegallo, Roberto Collina, Closed, Na-Kd, Two women Two Man e I love my pants. Sempre al civico 31 civico, ma presso Archiproducts, la fiera rinsalda la collaborazione con CBI-Camera Buyer Italia lanciando il progetto Contemporary Windows, che dà visibilità a 12 top buyer del territorio lombardo (dalla B di Banner alla T di Tessabit) e ad altrettanti brand di tendenza, segnalati da ciascuno di loro (tra gli altri Bethany Williams, Eudon Choi, Rotate, Ganni, Monse). Confermata anche l'intesa con Confartigianato Imprese, nata tre anni fa, per agevolare l'incontro fra i compratori e le realtà innovative artigianali, di cui è ricco il territorio nazionale (in totale sono 79mila
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le microimprese italiane della moda, che occupano 372mila addetti). Prosegue inoltre la liaison con il Mise e l'Agenzia Ice per l'upcoming di buyer e la promozione delle Pmi all'estero. La fiera cura in parallelo il suo appeal internazionale: si va dagli stilisti emergenti dal Belgio, coordinati da Flanders District of Creativity (organizzazione non profit delle fiandre che supporta i brand locali emergenti), a quelli dall’Estonia (selezionati da Fashionavant Showroom), dal Brasile (in collaborazione con la showroom Senato 13 e il
Consolato del Brasile a Milano) e da altri Paesi esteri (presentati dalla showroom russa Dear Progress). Inoltre partecipano brand dal Portogallo, dal Middle East e, in White Studio, una serie di label dal Far East. Invece viene dal Giappone (ma è trapiantato in Italia dagli anni Novanta) Munenori Uemuro, designer del marchio Muné Special Guest dell'edizione di settembre, che presenta un progetto speciale basato sul concetto di camicia e sviluppato in collaborazione con il marchio di tessuti Thomas Mason (Gruppo Albini).
IL CONCETTUALE DIVENTA EASY TO WEAR
Gayeon Lee alla conquista dei buyer italiani Dopo la London Fashion Week Gayeon Lee ha scelto il White di Milano per presentare la sua collezione per l’estate 2020: «Un appuntamento cui teniamo molto perché rappresenta un’occasione di contatto con i buyer italiani - commenta la giovane designer di origine coreana ma londinese di adozione -. Attualmente siamo presenti in sei multimarca internazionali e ci piacerebbe estendere il raggio d’azione all’Italia». Questo anche se, «attraverso gayeonlee.com, si possono abbattere tutti i confini geografici». La stilista si è diplomata nel 2013 alla Central Saint Martins e vanta collaborazioni con griffe di spicco, tra cui Marc Jacobs. Nel 2014 la decisione di mettersi in proprio, poi la vittoria ai Vogue Talents award (nel 2016) e una collaborazione con Swarovski (nel 2018). La collezione Spring-Summer 2020 rispecchia la passione di Gayeon Lee per l’arte. «La palette cromatica prende spunto dai dipinti di Milton Avery - spiega - mentre fra i materiali spiccano il denim e il cotone. Filo conduttore è la fluidità, ottenuta attraverso studiate asimmetrie e l’utilizzo di pannelli plissettati (nella foto). Il tutto all’insegna di uno stile concettuale ma sempre portabile, con una produzione totalmente realizzata a Londra». (a.b)
Amorissimo: primi step verso il plastic free In settembre al White Milano si possono scoprire le ultime tendenze nel beachwear. Per esempio Amorissimo prende ispirazione dai colori della Polinesia e predilige tessuti in fibre naturali, stoffe metal touch e stampe provenienti dagli archivi storici di prestigiose aziende italiane. In più lancia la linea Splash, che permette un minore consumo di H2O ed energia, oltre a ridotte emissioni di CO2 e impiega il poliestere Seaqual, che ricicla la plastica recuperata dal mare. «Ancor prima di lanciare la linea abbiamo sostenuto organizzazioni che operano in questo campo e ora stiamo muovendo i primi passi nella direzione plastic free», dice Mario Attalla, imprenditore di Baciami Srl di Milano, cui fa capo Amorissimo. Nella realizzazione dell’etichetta «100% made in Italy with love» sono coinvolte come stylist director anche la moglie Barbara Bologna e la figlia Marta. (c.bo) Muné
Del Sol Levante anche lo Special Designer Hisato Takenouchi che nel 2007 ha fondato il brand nana-nana. A lui è anche connessa l’installazione Akira Art Wall Project, che vuole celebrare uno dei manga cyberpunk più noti al mondo. Lo Special Project di questa edizione di White è invece Boyish, un'etichetta californiana di denimwear al femminile disegnata da Jordan Nodarse basata su una produzione sostenibile, che viene distribuita in Europa da Brama Group. Il salone dà spazio anche a una nuova generazione di brand e
a marchi di tendenza come Gayeon Lee, Barragan, Nashe, Agarw-Ūd e Filles a papa, oltre ai cinesi Youppie!, Damowang, Selah, Pingsi Zhou e Amnue. Tra gli highlights gli organizzatori segnalano Laura Aparicio, Ancient Greek Sandals, Yuliya Magdych e Agua de Coco por Liana Thomaz. Intanto prosegue il progetto Showroom Connection@White che collega le showroom milanesi aderenti con il salone e viceversa, favorendo il flusso di buyer, per i quali è previsto un servizio di courtesy car dedicato. ■
DAL BELGIO CON FURORE
più estero per Essentiel Antwerp e una limited edition con Morobé Tra i marchi che sono ormai una presenza costante al White c’è Essentiel Antwerp, fondato dalla coppia Inge Onsea ed Esfan Eghtessadi (lei creative director, lui ceo). Attualmente la label belga sta muovendo i primi passi a Londra, dove in primavera ha aperto un monomarca di circa 185 metri quadrati in Sloane square. «Il Regno Unito - dichiarano - sta mostrando un grande potenziale e vorremmo espanderci ulteriormente nella capitale». Nel mirino anche la Germania: «Si tratta di un grande mercato per noi, come dimostra il recente opening a Düsseldorf». L’espansione wholesale invece sta prendendo la rotta degli Stati Uniti. Complessivamente la label da 55 milioni di euro di ricavi ha all’attivo 56 negozi gestiti direttamente, 900 wholesaler nel mondo e uno shop online che «anno per anno, sta vivendo un vero e proprio boom». Sul fronte prodotto da Anversa prospettano una serie di «sorprese» che saranno svelate nel corso del 2020, tra cui una denim line che verrà prodotta da un’azienda sostenibile. In programma anche il lancio di una serie di capsule collection, come attesta la recente collaborazione con Virginie Morobé, fondatrice del marchio di footwear Morobé, per una limited edition di le calzature che esordisce con la Fall-Winter 2019/2020 (nella foto). (e.f.)
sostenibili e SOLIDALI
il progetto LaMilanesa si fa davvero serio Dopo un test lo scorso febbraio, LaMilanesa diventa un progetto più concreto, che viene presentato al pubblico internazionale di White. Quella di Cinzia Macchi non è solo una linea di shopping bag glam, ma anche un’iniziativa che abbraccia la filosofia eco-sostenibile dell’upcycling e ha un fine benefico. Le borse sono realizzate con tessuti di recupero, come juta, rafia, ma anche tende militari e materiali in pvc ricavato dai tappi di bottiglie. Inoltre ogni collezione è legata a un'inizitiva di charity. «Il mio sogno - spiega l’imprenditrice-designer è creare un laboratorio, dove accogliere donne disagiate e dare loro la possibilità di formarsi e imparare un mestiere». Altro obiettivo è conquistare, con la prima stagione, 250 multimarca tra Italia ed estero (principalmente Spagna, Germania, Austria, Svizzera, Polonia, Russia, Scandinavia e Giappone). (a.t.)
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1. Una proposta del brand Arto 2. Elena Salvaneschi, ceo di TheOneMilano
a fieramilanocity
TheOneMilano fa rete con i buyer e potenzia il servizio Il salone ha avviato sinergie con l’agenzia Kb Knowledge da un lato e con Cbi-Camera Buyer Italia dall’altro. Il mantra è fare sistema e puntare sulla condivisione di sfide e progetti
Sono tante le novità della sesta edizione di TheOneMilano, il salone dell’haut-à-porter (e non solo), in programma a Fieramilanocity dal 19 al 22 settembre. Innanzitutto una chiave di lettura più chiara delle 120 collezioni presentate da 75 espositori, grazie all’individuazione di due aree tematiche, frutto di uno studio commissionato a Kb Knowledge, agenzia milanese specializzata in trendwatching. Da un lato, dunque, si collocano i marchi che rivisitano in chiave nuova i canoni estetici e, dall’altro, quelli sempre più numerosi che investono nella sostenibilità. «Una grande innovazione è poi la nascita della sezione Seasonless - spiega la ceo Elena Salvaneschi -. Siamo l’unica rassegna di moda al mondo ad aver 2 voluto proporre una moda continuativa, destagionalizzata e non connotata dal sapore fugace di un mese e di una data». Importante anche l’intesa con Cbi-Camera Buyer Italia, da cui sono scaturiti i progetti speciali The Best One Pics e The Best One New Talents, «che portano sia i giovani creativi in primo piano, sia le aziende a diretto contatto con i negozi». Cbi ha dato il suo apporto anche alla piattaforma digitale Always On, che estende la durata di TheOneMilano per tutto l’anno. «Abbiamo gettato le basi per un bellissimo rapporto», commenta Elena Salvaneschi. Alla kermesse sono attesi circa 4mila buyer, tra cui delegazioni estere da mercati (a.b.) strategici, con il supporto di Ice Ita.
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al padiglione visconti
super: una barca a VELA sicura della rotta da seguire
Con un’efficace metafora Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine, descrive il salone Super: «Non una nave da crociera, ma una bella barca a vela, che sa navigare bene e, se necessario, cambiare rotta». Una realtà che trova la sua forza in una segmentazione precisa delle proposte e nella flessibilità, «puntando su un’impostazione volutamente selettiva - spiega Poletto - in cui si amalgamano nomi emergenti, frutto di uno scouting internazionale a tappeto, a progetti speciali e marchi già noti, molti dei quali lavorano a concetti di capsule». Il salone, alla sua 14esima edizione - ma alla terza presso il Padiglione Visconti di via Tortona 58, ex Laboratorio Ansaldo, un trasloco di cui ha beneficiato l’affluenza - anticipa in sinergia con le altre fiere il giorno di apertura, collocandosi da giovedì 19 a domenica 22 settembre. «Un modo per intercettare più buyer esteri, che per noi sono circa il 20% del totale e provengono da una cinquantina di Paesi, e usufruire di un giorno di lavoro molto intenso», commenta il d.g. di Pitti Immagine. Numerosi gli highlight, per una rassegna «a misura d’uomo» che viaggia intorno ai 100 marchi in equilibrio tra prêt-à-porter e accessori, di cui il 40% da
oltreconfine e il 51% new entry. Innanzitutto la partecipazione di Vivetta, il marchio disegnato da Vivetta Ponti, che sceglie Super per lanciare la sua collezione di calzature con un’installazione d’impatto. E poi una nuova puntata di Super Talents, il progetto messo a punto con Sara Sozzani Maino di Vogue Italia e Vogue Talents, che stringe l’obbiettivo su sei talenti emergenti dell’accessorio: Alighieri (Regno Unito), Gogo Philip Studio (Italia), Helena Bajaj Larsen (Francia), Liudmila Footwear (Kuwait), Roma Narsinghani (India) e Sabry Marouf (Regno Unito). La collaborazione con la Fashion & Design Chamber of Armenia porta alla ribalta nove giovani designer, tutti da scoprire: Damink, Demiurge, Kivera Naynomis, Loom Weaving, Made, Nikolyan, Ruzane, Soncess e Teress. «Noi di Pitti Immagine - conclude Agostino Poletto - crediamo fortemente nell’originalità di una formula unica nel suo genere e in perenne evoluzione, con il plus dell’internazionalità di espositori e visitatori, in un’ottica business to business». Anche per questa edizione si rinnova il programma di incoming di buyer stranieri con il contributo di Mise e Agenzia Ice, così come la partnership con CbiCamera Buyer Italia. (a.b.)
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I SALONI DI CALZATURE E PELLETTERIA
sostenibili, trasversali e piÙ sinergici Mipel e Micam, due saloni non solo concomitanti ma complementari, di scena fino al 18 settembre a Fieramilano Rho. Non un’edizione qualsiasi, visto che in entrambi i casi rappresenta il debutto ufficiale dei due presidenti delle associazioni di categoria Assopellettieri e Assocalzaturifici, Franco Gabbrielli e Siro Badon. Nelle loro parole il punto su quello che si è già fatto e che si deve ancora fare
FRANCO GABBRIELLI/ASSOPELLETTIERI
«Mipel e le intese che producono valore» Sostenibilità come tema chiave, mentre prende piede la proposta di rafforzare le sinergie con Micam. Il neopresidente di Assopellettieri non esclude per il futuro l’opportunità di aprire la fiera al pubblico, con l’attenzione alle Pmi sempre al centro
Rossoprezioso
dI CRISTIANA BONZI
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Homi amplia gli orizzonti Per due giorni, il 15 e il 16 settembre, Micam e Mipel sono stati affiancati da Homi, salone al centro di una profonda trasformazione. Da un lato, infatti, la manifestazione ha dato voce nei suoi quattro giorni, a partire dal 13 settembre, a 640 brand (29% dei quali dall’estero) dei settori gioielli, bijoux e accessori, all’interno di Homi Fashion&Jewels. Dall’altro, ha segnato il debutto di Homi Outdoor-Home&Dehors, un nuovo appuntamento da 361 marchi (il 37% dei quali da oltreconfine), focalizzato sul mondo della decorazione e degli accessori per la casa da interni e da esterni. (a.b.)
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«La sostenibilità è il tema portante di questa edizione di Mipel, sul quale vogliamo sensibilizzare innanzitutto le aziende. È dalle imprese che bisogna partire per arrivare a un prodotto sostenibile e a una coscienza su questo argomento da parte del cliente finale. Un impegno portato avanti con diverse azioni, a cominciare dalla comunicazione insieme all’art director Matteo Zara, utilizzando testimonial adatti a porre l’attenzione sul tema. Ma anche i piccoli gesti concreti, come il packaging del food in fiera, hanno valore». Così Franco Gabbrielli, neopresidente di Assopellettieri, a proposito della 116esima edizione della manifestazione, in corso fino al 18 settembre a Fieramilano Rho: «Vogliamo rafforzare le sinergie con il salone della calzatura Micam. Unire le forze potrebbe essere la risposta all’attuale momento difficile». Difficoltà che riguardano soprattutto le piccole aziende: a fine giugno, le piccole secondo i dati di Infocamere-Movimprese, si è imprese hanno verificato un saldo negativo per numero di imprese bisogno di pari a 78 unità rispetto a sei mesi prima. C’è vendere e bisogno di investire su formazione e competenze, noi dobbiamo un impegno spesso insostenibile per il piccolo sostenerle produttore. «Gli imprenditori che non possono con nuove contare su grandi numeri hanno più che mai iniziative bisogno di vendere - afferma Gabbrielli -. Una delle soluzioni che stiamo valutando potrebbe essere di Franco Gabbrielli aprire Mipel al pubblico, anche se è un’ipotesi tutta da definire». L’attenzione va posta anche alla filiera, in pericolo a causa della forte migrazione di manodopera dalle piccole aziende alle grandi firme, alimentata dal contoterzismo: «Bisogna dare slancio ai giovani e riavvicinarli all’imprenditoria della pelletteria conclude il presidente - aiutandoli ad aprire piccole imprese in Italia».
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SIRO BADON/ASSOCALZATURIFICI
«Micam punta su business, informazione ed entertainment» Formazione, innovazione, tutela del made in Italy, internazionalizzazione. Queste le priorità dell’edizione numero 88 di Micam, la prima sotto la supervisione di Siro Badon
Sipario alzato su Micam, il salone della calzatura per la prima volta sotto l’egida del neoeletto presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon. «Il salone si conferma una piattaforma strategica per il settore - afferma Badon -. Assocalzaturifici investe moltissimo in questo appuntamento, mettendo in campo iniziative e aree speciali». Tra queste, la creazione di un comitato tecnico-scientifico in costante dialogo con la presidenza, composto da rappresentanti di Confindustria Moda, esperti del mondo del fashion, influencer, sociologi, analisti dei consumi di settore ed espositori. Durante i quattro giorni del Micam è attivo inoltre un desk per assistere le imprese sulla lotta alla contraffazione, insieme a un pool di avvocati. Tra le novità spicca il Players tra le novitÀ District, dedicato alle calzature sportive e di micam uno spazio outdoor. «Un settore fonte di innovazioni per il settore teniche, particolarmente apprezzato dai sportivo clienti finali», spiega Badon, che si e outdoor, oltre sofferma anche su The Arena, spazio agli eventi di animato da performer, per rappresentare the arena con dimostrazioni ed eventi la vitalità Siro Badon del comparto. La formazione, punto forte del programma del presidente di Assocalzaturifici, trova espressione in un altro appuntamento a Micam, il fashion show di Mittelmoda, con l’assegnazione del Fashion Award 2019: a maggio una giuria di esperti, tra cui il nostro direttore Marc Sondermann, ha valutato i lavori degli studenti delle migliori scuole di moda e design europee. «Ospitare questo concorso - conclude Siro Badon - vuole essere segno dell’importanza di incoraggiare le nuove generazioni a credere nelle professioni creative del fashion e della calzatura».
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SPRING SUMMER 2020
MILANO NENAH SHOWROOM - 02/09 - 18/10 ROMA ROBERTO COMANDINI SHOWROOM - 02/09 - 18/10 NEW YORK MICHAEL GABRIEL SHOWROOM - 02/09 - 22/09 PARIGI DÈJIMA SHOWROOM - 26/09 - 02/10 ZURIGO TODAY’S FASHION SHOWROOM - 02/09 - 18/10
WHITE SHOW Via Tortona, 27 - St. 127
NENAH - Piazza della Repubblica, 3 - Milano +39 0236556715 - info@nenah.it - nenah.it
beyond milan
paris fashion week
IN BREVE
(quasi) tutti sono pronti all’appello Un calendario come sempre ricco e ben strutturato, quello di Parigi. Ma il forfait di Virgil Abloh dal suo show e la mancanza di nomi come Kenzo non passano inosservati
Thebe Magugu trionfa all’Lvmh Prize
DI Alessandra bigotta 1
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tress o qualcosa di più? Al momento di andare in stampa, il fatto che Virgil Abloh non sarà presente allo show del suo marchio Off-White il 26 settembre, causa una «stanchezza» che lo terrà lontano dai riflettori per ben tre mesi, fa parlare più dei contenuti dell’imminente fashion week parigina. Mentre Abloh ricarica le pile nella sua Chicago, chi si aspettava di vedere il primo show di Kenzo sotto la direzione creativa di Felipe Oliveira Baptista (che supervisionerà anche la comunicazione e i progetti speciali) resterà deluso: la griffe nell’orbita del Gruppo Lvmh salta il turno, in attesa del debutto di Oliveira Baptista a febbraio. Quanto a un marchio-icona della moda francese, Sonia Rykiel, sembrano lontani anni luce i tempi in cui faceva notizia con le sue passerelle scanzonate e coloratissime: a fine luglio, dopo quattro mesi di trattative, il Tribunale Commerciale di Parigi ha deciso di mettere in liquidazione la maison, fondata nel 1968 dall’omonima designer, scomparsa nel 2016. Ma le luci della Ville Lumière non smettono di brillare: di griffe importanti ce n’è a iosa, da Dior in pedana il 24 settembre come anche Saint Laurent, a Lanvin, Maison Margiela, Dries Van Noten e Courrèges il 25. Una realtà, quest’ultima, in piena trasformazione, guidata dalla ex Acne Studios Christina Ahlers come ceo e dalla direttrice creativa Yolanda Zobers, con trascorsi in Jil Sander, Giorgio Armani e a sua volta Acne Studios. Il 26 settembre sfilano Chloé, Ann Demeulemeester, Rick Owens e Off-White, mentre il 27 è la volta di Loewe, Balmain, Nina Ricci nell’era di Rushemy Botter e Lisi Herrerbrugh, Yohji Yamamoto e Issey Miya-
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Erano 1.700 i candidati all’Lvmh Prize for Young Designers. Un lungo lavoro di scrematura della giuria ne ha selezionati 1 otto, tra cui per la prima volta due designer africani, il nigeriano Kenneth Izedonmwen con il marchio Kenneth Ize e il sudafricano Thebe Magugu (nella foto): è stato proprio lui ad aggiudicarsi 300mila euro e un anno di coaching, mentre la prima edizione del premio intitolato a Karl Lagerfeld è stata vinta dall’israeliano Hed Mayner.
Chanel: niente Cruise show a Hong Kong 2
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givenchy loves ariana
C’è da scommettere che alla sfilata di Givenchy il 29 settembre ci sarà anche lei, Ariana Grande, testimonial della nuova campagna, con Craig McDean dietro l’obbiettivo e l’hashtag #arivenchy.
1. Virgil Abloh non ci sarà 2. Nuova prova di Virginie Viard da Chanel 3. Lo stile di Stella McCartney
Il clima arroventato di Hong Kong, tra disordini e proteste, ha fatto fare marcia indietro a Chanel: l’evento dedicato alla Cruise collection, in programma nell’ex colonia britannica il prossimo 6 novembre, non si farà. La griffe è presente in loco con nove monomarca, che dal 6 novembre inizieranno comunque a vendere la nuova collezione.
ke, con la prima prova di Satoshi Kondo al timone della donna. Inaspettatamente, Celine si colloca in questa giornata e non in chiusura. Tra i protagonisti del 28 settembre Vivienne Westwood, Comme des Garçons ed Hermès, che passano il testimone il 29 a Balenciaga, Thom Browne, Valentino e Givenchy. Stella McCartney, rinvigorita dall’intesa con il Gruppo Lvmh, apre la giornata del 30 settembre, seguita da Sacai, Giambattista Valli e Alexander McQueen. Battute finali l’1 ottobre con Chanel, Miu Miu, Lacoste e Louis Vuitton. Non solo big brand sotto i riflettori: da tenere d’occhio, tra gli altri, l’ “artisanal imperfection” di Rokh e, da Hong Kong, Anaïs Jourden, solo due dei tanti marchi da non lasciarsi sfuggire, nella fashion week e nella miriade di showroom e saloni che le ■ fanno da complemento.
www.bagutta.net Photo by Patrizia Secundo
calicantoluxurybags.it
luxury bags
WHITE Milano | September 2019 Booth N.80 - Showroom: Il Salotto di Milano, Corso Venezia, 7 MILANO
ADV Fashion Magazine 2019 1
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Gucci
BuyerS’ SURVEY
VENDITE DONNA PRIMAVERA-ESTATE 2019
I clienti? Tornano in negozio, MA CON NUOVE ASPETTATIVE Per quasi la metà dei retailer la stagione si chiude sugli stessi livelli di un anno fa. Chi invece ha registrato un miglioramento delle vendite parla di un consumatore annoiato dall’esperienza di acquisto online e pronto a tornare in store, purché ad accoglierlo ci siano prodotti sempre nuovi, tools tecnologici e di conversational commerce. Gucci si conferma best seller, ma Saint Laurent e Dior incalzano. Primi feedback positivi per gli accessori di Bottega Veneta di andrea bigozzi
«I
consumatori sono sempre più questa stagione, va detto, è stato partiesperti, sanno muoversi con grande colarmente penalizzante) o la concorrendisinvoltura tra online e offline. Poi è au- za dei marketplace online. «L’errore più mentata la mobilità. È di questo che dob- grande che possiamo fare è darci per vinti biamo ricordarci ogni volta che prendia- - dicono molti dei quasi 60 buyer interpelmo una decisione. Prima c’era il legame lati -. La volatilità è una cifra della nostra con il territorio, oggi è la scarsa fidelizza- epoca, ma può essere sconfitta». Così le zione a metterci in crisi, prima ancora di aspettative di vendita, specie per le prosAmazon». La pensano così molti dei top sime stagioni, non sono più concentrate retailer italiani che, intervistati da Fashion quasi esclusivamente sulle piattaforme sull’andamento delle vendite di moda multimarca online come Farfetch, di cui donna, si dicono convinti si lamentano in molti a cauche il successo (o l’insucsa delle condizioni imposte, crescono cesso) di un’attività come ma che giudicano difficilgli scontenti di la loro sia legato al rapporto mente sostituibile da altri farfetch di fiducia tra negoziante e player. Tuttavia, la recente ma nessuno cliente, prima ancora che ad acquisizione di Ngg da parte pensa che esista aspetti come il meteo (che del gruppo guidato da José un’alternativa
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Come sono andate le vendite di abbigliamento femminile in questa primavera-estate?
Meglio
49% 30% 21%
Come lo scorso anno
Peggio
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BuyerS’ SURVEY
La parola ai negozi multibrand Come sono andate le vendite di accessori femminili?
39% Come lo scorso anno
1 Abito Meglio
4 T-shirt 5 Giacche, camicie Peggio
Qual è stato il marchio di abbigliamento più acquistato in store?
DIOR
Qual è stato il marchio di accessori più acquistato in store?
1 Gucci
1 Saint Laurent, Gucci
2 Dior
2 Valentino, Givenchy, Dior
3 Balmain
3 Celine, Bottega Veneta
4 Dolce&Gabbana,
4 Prada, Burberry
Valentino, Max Mara 5 Moschino, Prada, Fendi, Burberry
Balmain
2 Borse 3 Scarpe
39% 22%
Qual è la tipologia più venduta?
Qual è stato il marchio donna più venduto online (sito di proprietà e/o altre piattaforme)? 1 Gucci 2 Saint Laurent, Burberry 3 Fendi, Dolce&Gabbana
5 Jacquemus, Dolce&Gabbana SAINT LAURENT
Se siete su Farfetch, sareste disposti a uscire dalla piattaforma inglese per un’altra realtà, magari italiana? No, difficile offrire un servizio migliore
4 Balmain, Moschino, Prada, Valentino Non risponde Dolce&Gabbana
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45% 35% 20%
Sì, a condizioni più favorevoli
10 CORSO COMO - Milano
COLOGNESE 1882 - Montebelluna
BIFFI BOUTIQUE - Milano
BONVICINI - Montecatini Terme
ONE OFF - Milano
TUFANO - Milano
ViNICIO - Legnano
Come sarà il vostro budget per la primavera-estate 2020? Stazionario
64% 19%
In calo
17%
In aumento
Neves e l’apparente volontà di cambiare strategia potrebbero spianare la strada ad alcuni outsider. Sgombriamo subito il campo dai luoghi comuni: la tecnologia e la digitalizzazione, a cui spesso si assegna un ruolo da antagonista, sono alleate dei punti vendita fisici, perché capaci di creare attesa e interesse nel consumatore. Molti buyer, infatti, dopo aver dato vita al loro e-shop ora sono alle prese con il lancio di strumenti come le App, i podcast, le chat, la formazione di personal shopper (fino a 30 per una singola insegna). Tutti tool utili per facilitare la condivisione di contenuti e informazioni, perché per una realtà del retail fisico adottare soluzioni di conversational commerce significa incrementare considerevolmente il proprio potere di vendita on e offline. I consumatori, infatti, hanno ancora la necessità di fare doman-
D’ANIELLO - Villaricca
de, ottenere consigli e valutare bene tutte le opzioni prima di effettuare un acquisto. «L’unica differenza - è la considerazione più ricorrente degli imprenditori - è che prima le risposte le davamo direttamente in negozio, mentre ora il dialogo con il cliente può partire via Whatsapp e concludersi al registratore di cassa del negozio fisico nel giro di poche ore». L’utilizzo di queste nuove soluzioni è molto apprezzato da parte dei consumatori e favorisce la fidelizzazione, con la consapevolezza che vanno affiancate ad altri strumenti: «Finalmente è tornato il momento di fare ricerca, perché il cliente ha ripreso a chiederci consigli». Sembra tramontata l’era in cui i clienti, specie i più giovani, entravano in un punto vendita con con lo smartphone in mano, alla ricerca esclusiva del capo immortalato in un post e indossato dalla
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BuyerS’ SURVEY
CLAN UPSTAIRS - Milano
MARCOS - Mondovì
MODES - Forte Village Resort
celebrity o dall’influencer di turno. «Non avevamo alternative - ammettono i titolari di negozi sia della provincia che delle grandi città -. O disponevamo di quell’articolo o la vendita era persa. Per questo compravamo tutto, specie dalle griffe mediaticamente più forti, senza un vero criterio». I negozianti si dicono intenzionati ad approfittare di questa situazione. Alcuni annunciano addirittura nuovi opening dedicati ai marchi di avanguardia, altri molto più semplicemente ammettono che dopo stagioni di budget concentrati su pochi marchi (con sell out sicuri, ma margini ridotti), è il momento di riprendere a scommettere su nomi nuovi e realtà indipendenti, altri ancora raccontano di voler
abbandonare la formula shop in shop e tornare al multimarca puro. «L’effetto sorpresa non può derivare solo dal continuo ricambio della merce, ma anche da una brand list in evoluzione», dicono sempre più numerosi. Non è quindi un caso che alla fatidica domanda del nostro sondaggio «Quali sono i marchi appena inseriti su cui avete deciso di puntare?» le risposte non si siano fatte attendere, ma sono state di due tenori alquanto diversi. Da un lato i buyer citano i brand emergenti con sell out soddisfacenti (Jacquemus, The Attico, Zimmermann, Giada Benincasa, Plan C e Alexandre Vauthier), dall’altro rispolverano nomi da tempo noti al mercato, capaci però di proporre un prodotto in linea
Nuove modalità per presentare le collezioni: voi quale preferite?
Quali saranno le tendenze vincenti della primavera-estate 2020?
42% Sfilate uomo e donna insieme a settembre
Sfilate uomo e donna insieme a giugno
3 Accessori in paglia 1 Nuovo e-shop
Tempistiche e modalità tradizionali
2 Restyling e-shop 3 Potenziato i social 4 Lanciato App Jacquemus
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Digitalizzazione, shopping experience: avete introdotto nuovi servizi?
2 Cotoni e camicie
6%
Altri formati
GIANNI CUCCUINI - Livorno
1 Colori pastello
27% 25%
MARCHESANI - Cupello
5 Investimenti formazione personale
Ringraziamo il nostro panel
MANTOVANI - San Giovanni Valdarno
LA BOUTIQUE DI ADANI - Modena
L’INCONTRO - Modena GAUDENZI - Cattolica
IN MODA - Belvedere di Tezza
Quali sono i brand appena inseriti in negozio, su cui avete deciso di puntare? 1 Jacquemus 2 Attico 3 Zimmermann 4 Giada Benincasa 5 Alexandre Vauthier
ZiMMERMANN
con le aspettative del cliente a un prezzo più competitivo (P.A.R.O.S.H, Pinko, Elisabetta Franchi). Ma outsider a parte, che cosa hanno comprato i clienti italiani e stranieri? A livello merceologico, l’abbigliamento dopo stagioni di affanno si sta riprendendo: sono andati particolarmente forte gli abiti e le camicie e, in generale, tutti i prodotti in cotone. Le giacche stanno tornando in cima alla lista delle preferenze delle consumatrici, ma per la vera consacrazione commerciale si dovrà attendere l’autunno-inverno. Quanto ai marchi, nessuna novità: Gucci continua a dominare sia sul fronte dell’abbigliamento che degli accessori, categoria in cui però Saint Laurent continua a registrare performance considerevoli. Dior è il vero marchio oggetto del desiderio, ma i prezzi decisamente alti sono un freno, specie per la cliente italiana. I nomi sotto i riflettori a causa del recente cambio di stile, come Burberry, Celine e Bottega Veneta, hanno tutti passato l’esame del mercato, anche se secondo il parere della maggior parte dei buyer intervistati è mancato - per il momento - l’acuto. «Se le vendite continueranno così - dicono in tanti - tutti e tre i brand conquisteranno una fetta di mercato, ma non diventeranno dei fenomeni». ■
Silvia Bertocchi 10 CORSO COMO Milano - Marta De Megni 519 Verona - Alessandra Torre AMR Chiavari e Sestri Levante - Maurizio Artusa ARTUSA Vibo Valentia, Lamezia Terme (Cz) - Carla Cereda BIFFI BOUTIQUES Milano, Bergamo - Andrea Bonvicini BONVICINI FASHION GALLERY & STORES Montecatini Terme - Giancarlo Stella BOUTIQUE STELLA Asiago (Vi) - Marcello Pio Cammalleri CAMMALLERI Caltanissetta (En) - Fabio Bisogno CLAN UPSTAIRS Milano - Paolo Colognese COLOGNESE 1882 Montebelluna (Tv) - Maurizio Coltorti COLTORTI Jesi, Ancona, Macerata, San Benedetto del Tronto (Ap), Pescara - Battista Martilotti CORIGLIANO Corigliano Calabro (Cs) - Gino Cuccuini CUCCUINI Livorno - Fabio D’Aniello D’ANIELLO BOUTIQUE Villaricca (Na) - Mario Dell’Oglio D’O DONNA Palermo - Gaetano De Florio DE FLORIO - Noicattaro (Ba) - Marco Cateni DIVO Santa Maria a Monte (Pi) - Eleonora Bonucci ELEONORA BONUCCI Viterbo, Terni - Piero Marchesani FILIPPO MARCHESANI Cupello (Ch) - Massimiliano De Marianis FOLLIFOLLIE-ONE-OFFTHEDOUBLEF Mantova e Brescia - Nodari Claudio FREEPORT Clusone (Bg) - Raffaele Galiano GALIANO Napoli - Francesca Meletti GAUDENZI Riccione e Cattolica - Vito Addadi GENTE Roma - Federico Giglio GIGLIO Palermo - Giovina Moretti GIO MORETTI Milano - Anna Giordano GIORDANO BOUTIQUE Pompei (Na) - Toni Tanfani GISA BOUTIQUES - THECORNER.COM Ancona - Barbara Groppetti GROPPETTI LUXURYSTORE San Paolo D’Argon (Bg) - Elina Scuderi HELME’ Catania - Ercole Cellino IL DUOMO Novara - Maximiliano Cattaneo IMARIKA Milano - Giordana Conte IN MODA Belvedere di Tezze (Vi) - Cesare Tadolini L’INCONTRO Modena - Amos Adani LA BOUTIQUE DI ADANI - TIP TAP DI ADANI Modena - Giorgia Apolloni LA LUNA E LE STELLE Thiene (Vi) - Ludovica Amati LEAM Roma - Carla Zalla LE NOIR Treviso - Paolo Mantovani MANTOVANI San Giovanni Valdarno (Ar) - Paolo Marini MARCOS Mondovì (Cn) - Carmel Imelda Walsh MODES Trapani - Mirko Moras MORAS BOUTIQUE Intimiano (Co) - De Stradis Natale e Carla Cataldi NOHA Brindisi - Chicco Amato PAPINI Catania e Siracusa - Pancrazio Parisi PARISI TAORMINA Taormina - Simona Pessina LAURA PESSINA Monza - Annamaria Polci PRESTIGE BOUTIQUE Arezzo - Tiziana Arteni PROGETTO MODA Tavagnacco (Ud) - Matilde D’Ovidio Ratti RATTI Pesaro (Pu) - Lorenza Betti SPINNAKER Portofino (Ge), Santa Margherita Ligure (Ge), Alassio (Sv), Sanremo (Im), Forte Dei Marmi (Lu) - Carmel Imelda Walsh MODES Trapani, Favignana (Tp) - Giacomo Vannuccini TRICOT Chianciano Terme (Si) - Ernesto Tufano TUFANO Pompei (Na), Scafati (Sa) - Angela Vitale VITALE Crotone - Vinicio Ravagnani VINICIO Legnano (Mi), Genova, Arona (No), Novara - Maddalena Pelucchini VOGA Arezzo - Alessia Volonté VOLONTÉ Cagliari
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TOP BUYER
Mantovani a San Giovanni Valdarni
«con la Sostenibilità lo store vale di più» «Il nostro cammino sulla strada della sostenibilità è parallelo a quello per la ricerca, il supporto ai giovani e la digitalizzazione», dice Paolo Mantovani parlando del restyling dello store che ha portato a un nuovo approccio strategico
negozi al rebranding
da giuseppina 1941 a Lungolivigno fashion: il nuovo corso parte dall’uomo
DI ANdrea bigozzi
Paolo Mantovani
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on ci sono dubbi: avere cura del pianeta è il nuovo trend dell’industria della moda. Ma comprare in modo sostenibile non significa solo privilegiare capi green, realizzati con materiali naturali e tinture a basso impatto ambientale. Nell’era del risparmio energetico, l’attenzione dei consumatori si sta spostando anche sulle caratteristiche del luogo fisico in cui vanno a fare shopping. Non è un caso, quindi, che quando per Paolo Mantovani si è trattato di definire i contenuti del restyling del negozio di San Giovanni Valdarno (affidato a Roberto Baciocchi), ha tenuto in seria considerazione il rispetto dell’ambiente. «La posta in gioco non è solo la riduzione di spese e bollette - commenta Mantovani, la cui famiglia da tre generazioni è a capo di un’attività commerciale estesasi fino a Castiglione della Pescaia e a Greve in Chianti -. Il multimarca punta a diventare un luogo in cui si sta bene in armonia. Quando abbiamo iniziato la ristrutturazione eravamo consapevoli che elementi come l’illuminazione a risparmio energetico, l’attenzione alla qualità di arredi e allestimenti sono tutti fattori che fanno aumentare la quantità di acquisti». Riaperto
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nel marzo del 2019, lo store Mantovani di corso Italia (oltre 500 metri quadrati su tre livelli, di cui due di vendita) è un spazio con una nuova coscienza green che parte dalle piccole cose, come le shopping bag eco in carta riciclata con la maniglia in corda. «Il nostro cammino sulla strada della sostenibilità resterà parallelo a quello per la ricerca, il supporto ai new brand e la digitalizzazione - ha aggiunto Mantovani -. Ogni filone è in costante aggiornamento, anche grazie alla tecnologia». Dal punto di vista dell’offerta commerciale (uomo, donna e accessori), la novità del negozio è che tra le 20 sale in cui si sviluppa lo spazio ce ne sarà una riservata ai pop up. «Cambieranno a rotazione e presenteremo progetti molto interessanti con marchi tutti da scoprire. Il prossimo investimento che attende l’insegna toscana è l’online: «Siamo al lavoro con un consulente per capire il giusto approccio - conclude Mantovani -: non vogliamo limitarci a realizzare l’ennesimo e-shop multimarca, puntiamo a qualcosa di differente dagli altri. Abbiamo in mente di insistere sui contenuti editoriali e sulle immagini esclusive e non ■ solo sulla brand list».
Da Giuseppina 1941 diventa Lungolivigno Fashion: il rebranding, che ha preso il via dal negozio uomo inaugurato con un nuovo concept retail alla fine del mese di luglio, è l’emblema di nuove e importanti sfide per l’insegna, che conta cinque fashion store nella località valtellinese ed è di proprietà della famiglia Giacomelli. La trasformazione è partita dal punto vendita di via Dala Gesa 711, ma col tempo toccherà anche gli altri indirizzi (Woman, Connection, Renna Sport e l’Outlet). Nei suoi tre piani e 450 metri quadrati, il nuovo Lungolivigno Fashion Man ospita dalle prime linee dei brand di lusso agli specialisti di alta gamma, passando per i marchi contemporary e streetwear. La brand list spazia da Burberry a United Standard, passando per Z-Zegna, Moncler, Off-White e Lardini. L’idea di riunire l’identità e la tradizione dei cinque punti vendita sotto l’unica insegna di LLF, prendendo ispirazione dalle meraviglie naturali di Livigno, rispecchia l’impegno della famiglia Giacomelli (titolare anche di due hotel e di una Spa) di far dialogare sempre di più moda e natura, il territorio della Valtellina con il sistema globale della moda. Una mission strategica in vista delle Olimpiadi invernali del 2026, di cui Livigno è una delle host city. (an.bi.)
INTERVIEW
RICCARDO PERUFFO/PESERICO
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«Stiamo diventando grandi E sempre più internazionali» Fondata da Maria Peserico nel 1962, l’azienda veneta guidata da Riccardo Peruffo e Paola Gonella investe risorse in un’Academy per formare gli artigiani del futuro e preparare un’altra fase di crescita. Obiettivo: aumentare la presenza all’estero e sull’online, in attesa di lanciare una nuova business unit DI ANGELA TOVAZZI
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ici Peserico e pensi a un womenswear elegante ma informale, semplice e sofisticato insieme. Un gusto 100% made in Italy, anzi, made in Veneto, il cui nome si sta facendo strada nelle piazze che contano, Stati Uniti in primis. Riccardo Peruffo, seconda generazione della famiglia (la mamma Maria Peserico fondò l’azienda nel 1962, partendo dai pantaloni da donna), insieme alla moglie Paola Gonella, direttrice creativa, sta lavorando per traghettare la società verso un’ulteriore fase di crescita, come racconta in questa intervista. Siete nati quasi 60 anni fa a Cornedo Vicentino come piccolo laboratorio sartoriale. Cos’è oggi Peserico? Abbiamo chiuso il 2018 a 75 milioni di euro e per l’anno in corso prevediamo un incremento di circa il 10%. Nel 2020 puntiamo a toccare i 100, nel 2025 i 200. Stiamo quindi passando da piccola-media impresa ad azienda medio-grande. Siamo reduci dall’inaugurazione di un nuovo stabilimento, con oltre 10mila metri quadri di magazzino semiautomatico, dotato di aree ad hoc per gestire wholesale (1.200 i multimarca clienti, ndr) e retail (15 i monomarca all’attivo, ndr). Stiamo investendo, soprattutto nelle persone. La nostra è una produzione a chilometro zero, coadiuvata da un polo a Carpi per la maglieria, e quest’anno abbiamo registrato tantissimi pensionamenti. Molte persone che erano con noi da tanti anni hanno lasciato il posto a un’altra generazione di artigiani e tecnici, che però purtroppo facciamo fatica a reclutare. Per questo abbiamo istituito un’Academy interna, con l’idea di formare nuove figure professionali, addette al taglio, al collaudo, allo stiro. Le scuole sfornano aspiranti stilisti, ma questi profili da inserire nella filiera produttiva sono introvabili. Negli ultimi anni avete spinto molto su un key market come gli Stati Uniti: come procede? Dopo aver aperto la nostra showroom a New York, circa tre anni fa, abbiamo investito nell’alleanza con importanti department store e nello sviluppo retail, che ci ha portato all’avvio di otto monomarca, tra cui quelli negli East Hampton, a Greenwich, Naples, Palo Alto e Charleston. La road map prevede di raggiungere quota 15 negozi entro il 2020.
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1. Il ceo Riccardo Peruffo, che insieme alla moglie Paola Gonella guida l’azienda 2. Lo stile Peserico 3. Il negozio milanese di via Solferino
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L’altra partita è in Asia: come vi state muovendo? È un mercato di grandi opportunità ma difficile, che necessita di molte risorse. Basti pensare che in Cina il prezzo degli affitti è allineato su standard europei. A Shanghai ci sono i nostri headquarters e il primo negozio. Continueremo a presidiare quest’area, ma nel 2020 ci concentremo di più sul Vecchio Continente. Vogliamo portare l’insegna in piazze come Vienna, Monaco, Bruxelles, Amsterdam, Madrid o Barcellona. In Germania siamo invece già ben posizionati e i feedback sono positivi. Ormai il 75% del fatturato lo realizziamo all’estero. Nel 2019 avete anche fatto il grande salto nell’e-commerce... Sì, ci riteniamo dei neofiti. Siamo partiti con Italia ed Europa e a breve estenderemo le vendite online anche agli Usa. Ormai quello digitale è un business imprescindibile e l’azienda ne vuole il controllo diretto. Vendere sui marketplace non fa per noi. Il prossimo step? Il lancio del menswear. È da un po’ che ci pensiamo e credo che il 2021 potrebbe essere l’anno del debutto. Intanto ci stiamo preparando: ci vogliono le persone giuste, con la giusta expertise. Per questo investiamo sui giovani: abbiamo bisogno di figure nuove e competenti per entrare ■ nella nuova era di Peserico.
NEWS
Da sinistra, Kit Butler, Margaret Zhang, Saint Jhn e Princess Nokia
PER SOLLEticare L’INTELLIGENZA ESTETICA collettiva
Miroglio Fashion amplia i percorsi formativi Styletelling - il percorso formativo che Miroglio Fashion rivolge alle aree Stile, Marketing e Comunicazione - si arricchisce di iniziative volte a «sensibilizzare i dipendenti sull’importanza di circondarsi e nutrirsi costantemente di nuovi modelli estetici, sperimentando modi alternativi di fare ricerca». Ne è un esempio Artplace, la community creata sulla piattaforma interna Workplace di Facebook, dove ogni dipendente può segnalare eventi, mostre, musei o dare consigli o pareri in materia di musica, cinema, tv, oltre al design, con l’obiettivo di condividere e stimolare la ricerca e la contaminazione di idee e generare un virtuoso effetto a catena. Durante i workshop Trend Days - lanciati al motto “Get inspired!” - si discute invece di tendenze nella moda a livello globale e si organizzano sessioni di speed table di approfondimento per ogni brand, con il contributo di fashion consultant, stylist, giornalisti di settore e trend setter. Blob Up! è una rassegna di appuntamenti cinematografici che può dare spunti di riflessione collettiva mentre Styling & Fitting (nella foto) è l’evento stagionale per presentare le nuove collezioni ai dipendenti e ai loro ospiti, dove ogni sfilata è introdotta dai responsabili creativi e dai direttori di brand, che ne svelano i retroscena. (e.f.)
I “VINCITORI” COME TESTIMONIAL
Ellesse fa il pieno di talenti con Cass Bird Attori, blogger, stylist e modelli per interpretare il mondo di Ellesse e trasmettere il pensiero del suo fondatore Leonardo Servadio
Ellesse lancia la nuova campagna autunno-inverno 2019/2020 “For the Win”, che punta a innalzare il posizionamento del brand e allo stesso tempo rievoca il pensiero del fondatore Leonardo Servadio: «Se pensi positivo sei già un vincitore, indipendentemente dal risultato». Per il progetto il marchio di proprietà della britannica Pentland Brands, che ora spazia dallo sportswear al contemporary fashion, ha scelto l’agenzia di New York Laird+Partners e la fotografa di moda Cass Bird. A interpretare la collezione sono stati arruolati diversi giovani talenti. C’è l’attore di Game of Thrones e musicista Raleigh Ritchie aka Jacob Anderson, le cui inclinazioni artistiche appaiono perfettamente allineate al concetto di vincitore di Ellesse. Il mantra “For the Win” calza a pennello anche alla rapper americana Princess Nokia, per la sua personalità e l’approccio alla vita. A raccontare il marchio sono stati chiamati pure la fotografa ma anche stylist, film-maker e consulente di note griffe Margaret Zhang e il musicista statunitense Saint Jhn. A portare un po’ di glamour e stile ci pensano la modella austriaca Stella Lucia, e l’inglese Kit Butler. (e.f.)
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Guardando all’italia e all’estero
Cruna apre una showroom nel Tortona fashion district
Specialista del pantalone in chiave di effortless elegance e di attenzione ai valori del made in Italy, Cruna accelera sui mercati internazionali e su quello domestico, registrando un +42% con l’autunno-inverno 2019. Oggi il marchio dell’azienda, fondata a Vincenza da Tommaso Pinotti e Alessandro Fasolo, è presente in mercati come Giappone, Corea del Sud, Francia, Russia, Belgio, Austria, Svizzera e Germania e punta a espandersi oltreconfine come pure a proseguire ad affermarsi nelle top boutique italiane, dopo avere conquistato circa 200 multimarca (Al Duca d’Aosta, Agnetti Boutique, Maximilian e George’s per citarne alcuni italiani) e department store del lusso come Barney’s New York. In quest’ottica ha avviato una showroom milanese, al civico 97 di via Savona, dove è possibile visionare la collezione nella sua interezza e coglierne appieno lo spirito. Proprio come nel primo company store inaugurato lo scorso anno a Vicenza, dove si può apprezzare l’expertise artigianale della façon abbinata all’attenzione allo stile e alle evoluzioni del gusto. (c.me.)
WOMEN’S EMPOWERMENT
PARI OPPORTUNITà
Donne al comando: la moda corre verso il gender balance Quando il gioco si fa duro, le donne cominciano a giocare. Resilienza, pragmatismo, empatia e flessibilità sono le skill vincenti di una leadership al femminile che sta emergendo con forza nel settore del lusso. Anche se la strada sulla via della parità, nella carriera e nella busta paga, è ancora lunga, ostacolata da stereotipi e pregiudizi duri a morire DI ANGELA TOVAZZI
LE STIME
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o chiamano “glass ceiling” (soffitto di cristallo) e la metafora rende bene l’idea: ancora oggi sono poche, in alcuni settori pochissime, le donne che riescono a infrangere quella barriera invisibile, eppure resistente, per scalare i livelli gerarchici del potere e accedere ai posti di comando nelle imprese. Ha fatto notizia, questa estate, l’arrivo di Julie Sweet (una delle donne più potenti al mondo secondo Fortune) ai vertici di Accenture, la prima donna a rivestire il ruolo di a.d. nella storia di questo colosso della consulenza. Una mosca bianca: con la sua nomina le ceo delle maggiori realtà quotate in America (indice S&P 500) sono arrivate a quota 27. Un numero superiore al passato, certo, ma che rappresenta ancora solo il 5% del totale. I dati forniti dal Gender Gap Report 2018 del World Economic Forum non fanno che confermare quanto la disparità tra uomini e donne sia ancora un dossier aperto, anzi apertissimo, perché in assenza di interventi ad hoc nei 106 Paesi analizzati ci vorranno 108 anni per colmare il gap di genere e addirittura 202 per azzerare quello salaria-
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WORLD ECONOMIC FORUM
le: parliamo di tre generaziodi di fatturato nel 2018, e ni. Una situazione ancora Séverine Merle, dal 2017 108 ANNI asfittica, soprattutto nei ruoli a.d. di Celine, uno dei marPER COLMARE IL apicali, dove l’introduzione chi ammiraglio di Kering GENDER GAP delle norme (come dimosono recentemente approda202 ANNI strano le quote rosa nei cda te alla guida dei due organiPER AZZERARE LA delle aziende in Borsa) hansmi di riferimento della couDISPARITà SALARIALE no accelerato il processo di ture francese come le women’s empowerment, ma Chambre Syndicale de la sono lontane dal risolvere Mode Féminine e Masculiuna disuguaglianza cristallizzata, figlia di ne, dopo essersi messe in luce per la capacistereotipi culturali e sociali radicati. In quetà di ridisegnare traiettore di crescita e sucsto contesto appare dunque ancora più signicesso nelle loro business unit. Due esponenficativa l’ondata di nomine al femminile che ti di spicco di una nuova squadra rosa, comnegli ultimi tempi ha coinvolto la moda, setpetente e competitiva, che include nomi, per tore dove il percorso verso il gender balance citarne alcuni, come Pascale Lepoivre, nuai piani alti della piramide dirigenziale semmero uno di Loewe, Daphné Cousineau, bra procedere a ritmi più sostenuti, trainato ceo di Carven, e Cheryl Abel-Hodges, arrida fari del lusso come Lvmh e Kering. Provata da Calvin Klein in un momento delicaprio due manager di punta dei due big rivali to e di transizione per il marchio, ma anche - un pezzo da novanta come la cesenate le italiane Maria Cristina Lomanto, fresca Francesca Bellettini, ceo di Yves Saint di nomina a capitana di Roger Vivier, SabiLaurent dal 2013, capace di un boost che ha na Belli, da quattro anni saldamente al timoportato il brand a triplicare i ricavi in cinque ne di Pomellato (vedi box), Maela Mandelanni e superare il traguardo degli 1,7 miliarli, appena arruolata dal fondo Quattro R per
SABINA BELLI/CEO POMELLATO
«L’asset vincente delle donne? Il buon senso»
Con trascorsi da Bulgari e Dior, Sabina Belli dal 2015 è ceo di Pomellato. Tre figlie e una carriera al top, al tema dell’empowerment femminile ha dedicato un libro, fonte di ispirazione per tutte le donne. Però avverte: «Per accedere ai posti di comando non basta poterlo, bisogna anche volerlo»
Lo stile di Salvatore Ferragamo. Per rilanciare il marchio la famiglia fiorentina circa un anno fa ha chiamato Micaela Le Divelec
ridare lustro a Trussardi, e Micaela Le Divelec Lemmi, chiamata l’anno scorso dai Ferragamo per rilanciare la griffe di famiglia. Del resto, quando si tratta di resettare impalcature organizzative, ridefinire processi, guidare e motivare un team verso traguardi comuni e sfidanti, le manager di sesso femminile sanno esercitare una leadership al tempo stesso assertiva e inclusiva, fondata su skill alternative a quelle maschili, ma altrettanto vincenti e talvolta con una marcia in più. «Le donne spiccano per empatia e intelligenza emotiva, sanno vedere le cose a 360 gradi e leggere dietro le parole, lavorano per costruire e non per dividere», sintetizza Olga Iarussi, presidente dell’associazione Women & Technologies (ed ex ceo Italia di Triumph International), che vede queste caratteristiche come le «qualità richieste dalle aziende del futuro». Eppure la corsa delle executive agli scranni più importanti delle compagini aziendali è frenata proprio dal fatto di essere donna, con risorse da dividere tra carriera e ménage familiare, che grava per lo più sulle loro spalle. «La maternità è il pe-
Lei è riuscita a sfondare il soffitto di cristallo, ma la presenza rosa ai vertici è ancora scarsa… Il fatto è che ci sono ancora poche donne a ricoprire ruoli importanti - meno del 5% degli amministratori delegati al mondo è di sesso femminile - e persistono problemi di mentalità che impediscono alle donne il raggiungimento di certi traguardi. È per questo motivo che ho scritto “D come Donna, C come Ceo”: Il mio obiettivo era quello di poter condividere con le altre aneddoti ed esperienze che sono stati determinanti durante la mia carriera. Sono dell’avviso che per accedere a posizioni di potere non basta poterlo, bisogna anche volerlo. Una carriera professionale molto impegnativa impone delle rinunce. A un certo punto, non si può avere tutto. Non si può arrivare in alto senza perdere qualcosa. Puntare ai vertici comporta la decisione di intraprendere un percorso costellato di rinunce, appunto, e compromessi. Servono anche forza fisica, resistenza ed energia, per avere ogni giorno il sorriso e la carica da trasmettere al team di lavoro.
Sabina Belli, dal 2015 al timone di Pomellato, brand nell’orbita di Kering
Quali le skill che le donne possono sfoderare quando si trovano a gestire situazioni complesse e sfidanti? Personalmente ciò che mi è stato più utile in questi anni è stato il buon senso, ossia la capacità di trovare una soluzione pratica e semplice da realizzare rapidamente. E il buon senso è il valore principale delle donne, nella vita come nel business. È importante avere la certezza che c’è sempre una soluzione e che si può trovare in se stessi la forza per uscire fuori da momenti difficili. Praticità e pragmatismo credo siano altre caratteristiche molto femminili che aiutano a identificare diversi scenari e soluzioni alternative, associate però anche all’ironia e alla leggerezza.
Quali gli ostacoli che bloccano l’accesso delle donne a posizioni di potere? A volte mi chiedo fino a che punto c’è la volontà di arrivare in alto e anche di liberarsi da questa specie di visione estremamente arcaica che ancora c’è in Italia del ruolo della madre. Quella italiana secondo me è prigioniera di uno schema terribile, che le impedisce di andare avanti e di manifestarsi in un altro modo, perché c’è questa esigenza non detta che vuole la mamma sacrificata La copertina del alla famiglia, ai figli, ecc. E se libro-dizionario scritto da Sabina una donna non si adegua, si Belli e pubblicato porta dietro una tale dose di recentemente giudizio e colpevolezza che non da Roi Edizioni riesce a vivere serenamente.
Nel suo caso, cosa le ha permesso di arrivare alla posizione che occupa? Per me la famiglia è stato un elemento di circolazione di energia, sentimenti, emozioni e soprattutto di solidarietà. Esiste un luogo sicuro dove nulla può essere un pericolo o una preoccupazione, ma solo un sostegno e una risposta di aiuto: la famiglia. E il fatto di aver delegato con serenità mi ha permesso di vivere tutto con più equilibrio, rifocalizzando continuamente valori e priorità. (a.t.)
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WOMEN’S EMPOWERMENT
UNA DONNA DA COIN Sarà Cristina Mollis, bergamasca, classe 1974, a disegnare il futuro di Coin. In qualità di nuovo ceo (dallo scorso maggio) avrà il compito di traghettare l’azienda in una nuova fase, coniugando offline e online.
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saper dare il meglio quando si deve decollare controvento è una prerogativa femminile
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Cristina Scocchia
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nella nostra cultura prevale la convinzione che per fare carriera una donna abbia necessariamente sacrificato la famiglia e i figli
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Maurizia Villa
riodo più delicato - prosegue Iarussi - perché dopo la nascita di un figlio per le donne è facile perdere tutto quello che hanno guadagnato prima», ingabbiate nel preconcetto che a occuparsi della prole deve essere per forza la mamma, complice l’assenza di progetti adeguati di welfare. «Purtroppo nella nostra cultura, anche nei Paesi evoluti, prevale ancora la convinzione che per fare carriera una donna abbia necessariamente sacrificato la famiglia e i figli», aggiunge Maurizia Villa, managing director e country chair Italia di Korn Ferry, società di consulenza organizzativa mondiale che accompagna le aziende nel ridisegnare gli asset manageriali. «La maggior parte delle donne - precisa - parte all’inizio della carriera esattamente con la stessa ambizione degli uomini, ma mentre quella di quest’ultimi cresce lungo il percorso, quella delle colleghe decresce, perché fanno troppa fatica a emergere senza supporto, prive di modelli di riferimento e subendo discriminazioni di genere che prendono la forma del gap nella retribuzione, del mobbing e del biasimo verso quelle che riescono a raggiungere posizioni di
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leadership». Pregiudizi culturali e cliché incancreniti che contribuiscono a mantenere le poltrone più ambite nell’enclave dell’establishment maschile, anche se nella moda e nel design «le prospettive sono migliori rispetto ad altri settori», come evidenzia Sofia Ciucchi, reduce dall’esperienza come a.d. de Il Bisonte (Look Holdings), dove in tre anni di mandato ha saputo raddoppiare il fatturato, oltre a portare le donne al 67% dell’organico, il 60% nella prima linea del management. Certo è che «i vertici aziendali, ancora in prevalenza maschili osserva - prediligono quasi sempre la relazione con i loro “simili”, principalmente per una maggiore facilità nel relazionarsi, per una condivisione di linguaggio e valori, quasi da “commilitoni”. È anche vero, d’altra parte, che alcune donne sono più titubanti nell’assumere ruoli che implicano maggiore responsabilità ed esposizione professionale, anche quando avrebbero tutte le carte in regola per farlo». Sì, perché gli ostacoli sulla strada dell’affermazione non solo solo oggettivi, ma anche soggettivi. Paura di osare, sensi di colpa verso la famiglia e una
spinta all’upgrading che cozza continuamente contro lo status quo minano l’ascesa alle stanze dei bottoni anche delle professioniste più preparate e idonee al comando. «È l’autoesclusione il problema», interviene Cristina Scocchia, dal 2017 alla guida di Kiko, l’azienda beauty con 7.700 dipendenti e un fatturato di 600 milioni di euro, chiamata da Antonio Percassi per rilanciare il marchio dopo l’esperienza di successo della manager al timone di L’Oréal Italia. «Talento e merito sono equamente distribuiti tra uomini e donne ma, purtroppo, le opportunità no - osserva -. Per questo siamo noi a dover credere in noi stesse e non rinunciare alla prima difficoltà. La resilienza è fondamentale. È quella che mi ha aperto il varco verso la leadership, insieme a qualità come visione e strategic thinking, il saper prendere decisioni sotto pressione, a volte anche impopolari, e la capacità di motivare il team, creare energia positiva e mobilitare le persone verso obiettivi comuni. Sono convinta che le donne sappiano dare il meglio quando si trovano a dover decollare controvento». Da quando è arrivata, la top
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ALCUNE DONNE SONO TITUBANTI NELL’ASSUMERE RUOLI DI RESPONSABILITà, ANCHE QUANDO AVREBBERO TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER FARLO
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Sofia Ciucchi
ATTENTI A QUELLE DUE SUL TRONO DELLA CHAMBRE SYNDICALE Due top manager al timone della Chambre Syndicale de la Mode Féminine e Masculine, istituzioni che regolano i calendari delle sfilate donna e uomo a Parigi. Francesca Bellettini non ha bisogno di presentazioni: chiamata nel 2013 a risollevare le sorti di Yves Saint Laurent, lo porta a tagliare il traguardo degli 1,7 miliardi di euro di fatturato nel 2018, a colpi di crescite double digit. Séverine Merle dal 2017 è la ceo che insieme a Hedi Slimane sta puntando a portare Celine tra i best performer di casa Lvmh.
TADASHI YANAi/FAST RETAILING
«vorrei una donna come mio successore»
Mentre a Milano l’attenzione è tutta su piazza Cordusio, dove ha appena aperto i battenti il nuovo store Uniqlo, ai piani alti della casa madre - il retailer giapponese Fast Retailing - si parla del futuro di questo colosso, alla soglia dei 20 miliardi di euro di fatturato. Soprattutto dopo l’esternazione del suo fondatore, Tadashi Yanai - settantenne brillante e open mind, l’Amancio Ortega del Sol Levante - che ha detto a chiare lettere che come erede vorrebbe una donna. «Le donne sono tenaci, attente ai dettagli e hanno grande senso estetico», ha dichiarato alla stampa il patron dell’azienda, convinto della necessità di implementare la presenza femminile anche tra le senior executive (per il momento sono solo sei), arrivando a coprire il 50% del totale. Subito il pensiero dei media è andato a Maki Akaida, ceo di Uniqlo Japan, best performer tra gli asset aziendali. Alla domanda se fosse lei la candidata in pectore, Yanai ha risposto: «È una possibilità». (a.t.)
manager - ligure, studi alla Bocconi - si è spesa anche concretamente per la parità di genere e la conciliazione di carriera e vita privata dei dipendenti: «Credo fermamente nella flessibilità, ma attenzione: una flessibilità che riguarda sia donne che uomini. Perché altrimenti ricadiamo nello stereotipo di sempre: che la cura della famiglia sia solo appannaggio femminile». Di sicuro c’è che un maggiore equilibrio di genere negli organigrammi aziendali avrebbe ricadute positive sul business. Una ricerca di McKinsey sostiene che l’abbattimento del gender gap potrebbe valere il 26% del Pil mondiale in più entro il 2026, mentre l’ultimo report dell’Organizzazione Mondiale per il Lavoro, che ha interpellato oltre 13mila imprese in 70 Paesi, evidenzia che un maggior numero di donne in azienda, soprattutto in posizioni senior, fa aumentare il fatturato tra il 5% e il 20%. Insomma la parità premia, anzi premierebbe, vista la strada che c’è ancora da percorrere, soprattutto per ridimensionare la discrepanza salariale. Le donne che arrivano ai vertici sono poche e pure meno pagate rispetto ai loro colleghi maschi, quasi fossero professioniste di serie B. Fatta eccezione per pochissime (l’ex ceo di Burberry e di Apple, Angela Ahrendts, ora nel board di Airbnb, docet). Secondo una recente analisi di Badenoch & Clark, in collaborazione con JobPricing, il gender pay gap tra ceo donna e uomo nelle società quotate è del 58,4% e arriva a superare il 62% per il ruolo di presidente del cda. Anche se qualcosa sta cambiando, come ricorda Maurizia Villa: «Molti Paesi hanno adottato o stanno cominciando a lavorare a una specifica regolamentazione sul tema. Italia, Uk e Norvegia, per esempio, sono tra le prime nazioni ad aver inserito nel loro ordinamento giuridico delle prescrizioni legate alla retribuzione per genere». Una buona notizia, dunque, ma alle donne aspettano ■ ancora tante battaglie.
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NEWS
PAOLO MASON/PLISSé
ROSSO35
«Avanti con la road-map per arrivare a 30 milioni di ricavi»
Quell’eleganza naturale che piace all’estero
L’azienda padovana guidata da Paolo Mason e Morena Bragagnolo cambia marcia e accelera nel retail offline e online: in arrivo il terzo monomarca Beatrice B e nuova linfa all’e-commerce
Avete chiuso il 2018 con una crescita di circa il 20%. Qual è la tabella di marcia? Quest’anno prevediamo di arrivare a 24 milioni di euro di fatturato. Siamo in linea con le aspettative. L’obiettivo è tagliare il traguardo dei 30 milioni di ricavi entro il 2023. A trainare il business è il marchio Beatrice B. Che progetti avete? Il brand vale il 60-65% del giro d’affari totale. È sempre un work in progress: ha un tratto stilistico ancora più distintivo e sta andando in direzione del total look. Dopo l’introduzione di complementi come scarpe e accessori, dalla primavera-estate 2020 lanciamo il beachwear, con stampe e materiali in sintonia con la main collection. Come procede l’internazionalizzazione? L’export ha un peso ormai del 55%, con la Russia come primo mercato estero. Ora la grande scommessa sono gli Stati Uniti, dove possiamo contare su una filiale a Los Angeles e tre showroom a New York, una per ogni marchio, e a breve un altro spazio a L.A. per Beatrice B. In quest’area siamo arrivati a oltre 200 clienti, tra cui department store come Saks Fifth Avenue. In Europa stanno rispondendo molto bene Germania, Inghilterra e Francia. Presidiamo anche Giappone e Taiwan, mentre in Cina stiamo ripartendo con un nuovo distributore. Qual è il peso di wholesale e retail? Vendiamo in 1.700 multimarca a livello internazionale. Abbiamo anche due monomarca Beatrice B: a Jesolo e nello shopping center milanese CityLife. A breve inaugureremo la nostra terza boutique, sempre a insegna Beatrice B, in corso Venezia 6 a Milano. Ci stiamo guardando intorno anche all’estero: Dubai potrebbe essere un’opzione. 2
E l’online? Che spazio ha nel vostro business model? Proprio quest’anno, in concomitanza con il nostro 30esimo anniversario, abbiamo lanciato l’ecommerce per Beatrice B e Sfizio. I primi feedback sono positivi, soprattutto all’estero. Ci crediamo molto: puntiamo a farlo crescere, perché possa rendere almeno il 5% del fatturato entro i prossimi quattro-cinque anni. (a.t.) 1. Il ceo Paolo Mason 2. Una proposta Beatrice B
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ELISABETTA FRANCHI
Un docu-film per i 20 anni di carriera Un sogno diventato realtà. Così Elisabetta Franchi parla della propria carriera: un percorso in crescita che nel giro di 20 anni ha portato la designer bolognese a guidare un’azienda da oltre 100 milioni di euro di fatturato e a conquistare visibilità internazionale. Un bell’esempio di imprenditorialità raccontato ora in un documentario, dal titolo Essere Elisabetta, dove la stilista - 1,7 milioni di follower su Instagram racconta la sua vita e il suo lavoro. Il documentario è prodotto da Endemol Shine Italy per Discovery Italia. Andato in onda in prima visione Tv il 12 settembre su Real Time - canale 31 del digitale terrestre e 160 di Sky - dal 13 settembre è visibile on demand. (a.t.)
Elisabetta Franchi SS 2020
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Prosegue il cammino di internazionalizzazione di Rosso35, brand di womenswear che si è imposto sul mercato per il suo stile essenziale e pulito, sospeso tra classico e contemporaneo. Queste le carte vincenti che hanno permesso all’azienda genovese, guidata dai fratelli Luca e Paola Signorelli, di esportare con successo la collezione all’estero, dove oggi viene realizzato l’80% del fatturato, con Paesi in forte crescita come Germania e Francia. Complessivamente - spiega Luca Signorelli - siamo presenti in oltre 30 Paesi, dall’Europa alla Russia, fino all’Estremo Oriente, e da due stagioni a questa parte abbiamo fatto il nostro debutto sul mercato americano, portando avanti una strategia wholesale». I multimarca rappresentano infatti il canale d’elezione di Rosso35, attivo anche con una boutique monomarca a Milano in via Pontaccio, nel cuore di Brera. Per garantire una crescita strutturata e sostenibile, attraverso il link con i negozi clienti, Rosso35 sta investendo in qualità e servizio, ma anche «lavorando - precisa l’imprenditore - per dare maggiore continuità alla proposta su base annuale. L’obiettivo è arricchire la stagione invernale, fornendo maggiore profondità di gamma ad alcune categorie merceologiche, in primis la maglieria». (a.t.)
SHOP AT FRACOMINA.IT
DIGITAL TRANSFORMATION
nomi blasonati alle prese con nuove sfide
Da “figli di” a strateghi del digitale: così il lusso punta alla Gen Z Il caso Gucci ha aperto la corsa delle altre griffe alla trasformazione digitale, spesso affidata a manager cooptati dall’esterno. Ma c’è anche chi punta sulle nuove generazioni interne, partendo dal presupposto che il gap da colmare sia più culturale che tecnologico: una scelta che ha i suoi pro, ma anche qualche contro DI Cristiana Bonzi
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numeri parlano chiaro: i clienti giovani, dalla Cina al resto del mondo, muovono una parte sempre più consistente del fatturato dei grandi marchi della moda italiana. Il caso più eclatante è quello di Gucci, un brand che l’insediamento al vertice di Marco Bizzarri e Alessandro Michele ha saputo rilanciare in chiave young, con risultati a dir poco sorprendenti. Come è noto, la trasformazione è avvenuta proprio grazie all’alto tasso di fidelizzazione dei Millennials, e più in generale delle nuove generazioni, che la maison fiorentina ha saputo assicurarsi in tempi brevissimi grazie allo sviluppo dei canali digitali. Il risultato è un fatturato 2018 che si avvicina ai 9 miliardi di euro, sul quale gli aquisti degli under 40 pesano per il 60% circa. Una forte crescita a doppia cifra, quella dell’ultimo biennio (+41,9% nel 2017 e +33,4% nel 2018), che proietta Gucci verso quota 10 miliardi a chiusura 2019. L’exploit stellare di Gucci ha dato uno scossone a tutti gli altri nomi storici del made in Italy e c’è chi individua in una piccola o grande rivoluzione interna la chiave del futuro. Un chiaro esempio è quello di Ermenegildo Zegna, realtà che ha deciso di imboccare la strada del rinnovamento puntando dritto sul digitale, una “disruption”, come l’ha definita il ceo Gildo Zegna, cominciata nel 2016 con la svolta stilistica impersonata da Alessandro Sartori in qualità di direttore artistico e la nomina di Edoardo Zegna (figlio di Gildo) a head of omnichannel, content and innovation. Credo di Edoardo - che dopo il B.A. presso la Georgetown University si è for-
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Edoardo Zegna Il figlio di Gildo è attivo nell’azienda di famiglia come head of omnichannel, content and innovation
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Il digitale è una tecnologia e un canale. quello che conta è ciò che ci si mette dentro
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Stefania Saviolo
mato da Gap e da Everlane - è che il digitale non possa essere solo un argomento di marketing, ma che debba connotarsi come il focus di ogni divisione dell’azienda, grazie alle sue ripercussioni positive sull’intero business. Chi su questo asset non ha investito subito sta correndo ai ripari: si pensi a Prada, che fino a qualche anno fa ha seguito una strategia più conservativa e ora, dopo aver perso metà del suo valore in Borsa, sta cercando di recuperare. A guidare il potenziamento della strategia di comunicazione destinata a Millennials e Generation Z è Lorenzo Bertelli, figlio 31enne di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, entrato nel gruppo nel settembre 2017 come head of marketing and communication, dopo studi non di informatica ma umanistici (è laureato in Filosofia), con il compito di supportarne la trasformazione digitale. Recentemente, in
occasione della presentazione del bilancio dei primi sei mesi del 2019 (chiuso con ricavi pari a 1,57 miliardi di euro, +2%, con un utile netto balzato del 56% a 155 milioni), a prendere la parola non è stato solo il patron Patrizio Bertelli ma anche il giovane Lorenzo, che ha ricordato i numerosi investimenti sul digitale degli ultimi sei mesi, soprattutto attraverso le intese con Adobe e Oracle, le cui soluzioni tecnologiche verranno applicate anche per il lancio della Prada Cup, la Challenger Selection Series della 36esima America’s Cup, in calendario a gennaio e febbraio 2021 a Auckland, in Nuova Zelanda. Dopo essere stato supporting partner del primo programma Fashion Tech dedicato alle startup della tecnologia per il settore moda, Prada sta facendo il conto alla rovescia per svelare il restyling del sito del brand. DI PADRE IN FIGLIO: LA SCELTA È STRATEGICA? Due storie emblematiche, in cui i protagonisti del rinnovamento sono i “figli di”, con ruoli attivi nella gestione della comunicazione multicanale. Una sorta di nepotismo, si potrebbe azzardare, in linea con
IL DIGITALE? UN MEZZO PER CENTRARE IL TARGET Ma il vero tema sembra essere un altro. «Il digitale è una tecnologia e un canale, peraltro costoso, ma quello che conta è ciò che Lorenzo Bertelli ci si mette dentro - afferma Stefania Savio31 anni, il figlio lo, docente di Fashion Management presso di Patrizio Bertelli l’Università Bocconi di Milano -. Le aziene Miuccia Prada è entrato nel gruppo de italiane hanno un problema di rilevanza per supportare la presso le nuove generazioni, che passa attrasformazione digitale traverso il digitale sostanzialmente perché il consumo di contenuti avviene attraverso quel mezzo». In altri termini, secondo Saviolo ai “figli di” in azienda non necessariamente deve essere affidata la parte digitale, ma potrebbe un modello imprenditoriale tradizionale tolinea come l’ideale sarebbe far essere data loro più in generaitaliano. Ma è davvero così? «A differenza gestire la struttura tecnologica e le la responsabilità del mondo di quanto accade in altri Paesi, in Italia la l’operatività da specialisti terzi, giovane. «Una delle chiavi proprietà delle aziende del lusso è ancora in grado di assicurare tecnologie del successo di Gucci (che molto spesso in mano alla famiglia fondasempre updated rispetto ai bisorealizza oltre mezzo miliardo trice - osserva Roberto D’Incau, founding gni, tenendo in casa la gestione di fatturato online, ndr) sta partner e ceo di Lang & Partners, sociestrategica di quell’asset. «C’è un nell’aver fatto un’operazione tà di consulenza milanese che si occupa altro aspetto da considerare - inper il segmento dei Millendi scouting, coaching, progetti speciali e terviene D’Incau - e riguarda la nials cinesi nel modo corretto diversity&inclusion - e spesso si dà per continuità nel passaggio del testiper quel mercato - prosegue scontato che la generazione successiva promone tra padre e figlio, che non la docente - ovvero ha intersegua nella gestione aziendale. Con uno necessariamente significa conAFFIDARE AI pretato meglio di altri valori, sguardo obiettivo, tuttavia, in alcuni casi tinuare a guidare il business con RAMPOLLI L’ASSET aspettative ed esigenze di quel la successione è giustificata, mentre in alle stesse modalità: l’equilibrio tra DELL’ONLINE target attraverso il digitale, è UNA MOSSA tri diventa addirittura pericolosa». Secondo innovare e rispettare il dna è sottiVINCENTE SOLO che in una nazione come la l’head hunter specializzato in ambito moda, le e va tarato con cura. In generaNEL CASO IN CUI Cina è l’unico modo possibiil digitale è un modo per far misurare i giole, si tende a perpetrare il modello OFFRA DEI REALI le». «Quello che mi sembra vani “rampolli” su strumenti che conoscono di impresa famigliare, ma non ATOUT RISPETTO funzionare al momento - conmeglio dei padri, ma nasempre è quello che funA UNA SELEZIONE clude - è un modello di busituralmente affidare loro ziona». Eccezioni che conOPERATA SUL ness in cui la direzione crequesto importante asset fermano la regola ci sono, MERCATO ativa è molto legata ai nuovi aziendale risulta una mose anche fuori dai confini strumenti digitali, attraverso sa vincente solo nel caso nazionali. Basti pensare al Roberto D’Incau i quali si costruisce una forte in cui offra dei reali atout gruppo Lvmh, dove quatfan base come asset per la norispetto a una selezione tro dei cinque figli del ceo torietà del marchio: il corto circuito che si operata sul mercato. «Per Bernard Arnault hanno incarichi di crea tra prodotto, celebrity e designer non essere digital manager ci rilievo. Antoine Arnault, in particoè un fenomeno nuovo, ma viene accelerato vuole una preparazione lare, classe ‘77, guida l’immagine e dal digitale attraverso l’effetto trickle-down specifica che non è detto la comunicazione di Lvmh ed è stato IL DIGITALE, nelle community di supporto, che sono che i figli degli imprennominato dal padre proprio per metPIù CHE sempre più locali». Come ribadisce il ceo ditori abbiano», rincara tere l’acceleratore sui social media, in TECNOLOGIA, di Openmind, Ivano Cauli, «il digitale, più un esperto del settore un momento in cui il gruppo manda è BUSINESS E che tecnologia, è business e cultura: in sé è come Ivano Cauli, ceo di segnali di profondo rinnovamento per CULTURA. IN Sé un mezzo che dà risultati diversi a seconda Openmind, tra le prime stare al passo con i tempi: si pensi è UN MEZZO CHE di come viene utilizzato». La sua grande società attive nella digiall’intesa con Rihanna per Fenty e Dà RISULTATI potenzialità, rispetto ai canali tradizionali, tal transformation, attiva all’acquisizione di una quota di minoDIVERSI A SECONDA è di cambiare il paradigma della relazione nella consulenza multidiranza del marchio eco-friendly per anDI COME VIENE con il cliente finale, «un consumatore che UTILIZZATO sciplinare in ambito Stratonomasia, Stella McCartney, senza ha molte più leve, perché spetta sempre a tegy, Experience Design contare la grande scommessa su Hedi Ivano Cauli ■ lui l’ultima parola». e Technology. Cauli sotSlimane per Celine.
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NEWS
In sinergia con Eurojersey
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La Petite Robe: Chiara Boni brilla a New York e lavora sull’impronta ambientale In passerella anche i capi del progetto Measuring for a Sustainable Future, che fa dell’azienda la prima realtà italiana di womenswear a conquistare la certificazione europea Pef
C’erano anche i capi del progetto Measuring for a Sustainable Future alla sfilata della collezione Chiara Boni La Petite Robe, lo scorso 7 settembre a New York. Proposte speciali, che sono valse all’azienda la certificazione europea Pef (Product Environmental Footprint). L’iniziativa segna un’importante svolta green per la stilista ed è frutto della sinergia con Eurojersey, azienda tessile italiana che da più di dieci anni è impegnata in un programma di sostenibilità e che ha ottenuto a sua volta la certificazione Pef lo scorso aprile. Il progetto è nato da una convinzione che la designer e imprenditrice ha da sempre: «Prima ancora del prodotto - ha detto nel corso di un incontro con i giornalisti - conta il processo ed è in quest’ottica che ho scelto per l’80% della mia collezione di transforming dresses i tessuti Sensitive Fabrics di Eurojersey». Materiali traspiranti, indeformabili, elastici in ogni direzione e che non necessitano di stiratura, perfettamente a proprio agio sia nel mondo dell’active che, come nel caso della sinergia con Chiara Boni, in quello del ready-to-wear e della couture. «Le stoffe Sensitive Fabrics si ritrovano anche in otto capi iconici - ha
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eco-consciousness e sponsorship
Liu Jo spinge sulla sostenibilità e scende in campo con le calciatrici del Bologna Dopo il rinnovo dell’accordo di diversi mesi fa con la squadra maschile del Bologna Fc 1909, nella stagione 2019-2020 Liu Jo scende in campo anche con il settore femminile del football team. Una decisione che segna una tappa importante per il rafforzamento del legame tra l’azienda di Carpi - il cui fatturato 2018 è di circa 371 milioni di euro - e il club rossoblù e che rappresenta un supporto attivo al calcio femminile, protagonista del recente campionato mondiale. La sponsorizzazione coinvolge circa 140 calciatrici, a partire dalla prima squadra, passando per le under 17, le under 15, le under 12, le under dieci e le under nove, per arrivare alle più piccole della categoria esordienti e pulcini. «Sono felice che il nostro nome si leghi da oggi
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anche al settore femminile del Bologna Fc 1909 e alle sue calciatrici, donne e ragazze emblema di sportività, indipendenza e femminilità contemporanea - è il commento del presidente di Liu Jo, Marco Marchi -. Il nostro è un brand che nasce per le donne e da sempre parla alle donne». «Il calcio femminile è cresciuto molto negli ultimi anni - aggiunge Christoph Winterlin, direttore dell’area marketing e commerciale del Bologna -. Ne è testimone l’entusiasmo suscitato dal recente
1. Chiara Boni 2. Una creazione del progetto speciale Measuring for a Sustainable Future, realizzato con i tessuti di Eurojersey
proseguito la stilista - che sono diventati oggetto della misurazione Pef, basata su 16 indicatori. Abiti formali, long, tute e separates». Le proposte Measuring for a Sustainable Future sono contraddistinte e personalizzate da un’etichetta ad hoc, in cui sono evidenziati tre degli indicatori Pef, considerati fondamentali per la valutazione dell’impronta ambientale, ossia l’impronta idrica, energetica e di carbonio. Per fare un esempio pratico, il Melania Dress, tra i più amati dalla clientela, impatta sull’ecosistema come otto chili di pasta (impronta di carbonio), 13 litri di vino fermo (impronta idrica) e 54 chilometri percorsi in auto (impronta energetica). La nuova iniziativa sarà particolarmente apprezzata dalla clientela americana, molto sensibile alle tematiche relative alla salvaguardia del pianeta. «Gli Usa sono il nostro primo mercato», ha ricordato Chiara Boni, che alla sfilata di New York ha voluto al suo fianco l’ambassador di Measuring for a Sustainable Future, Cara Kennedy Cuomo, in prima fila all’evento: «Giovane, molto impegnata nella sostenibilità e figlia di Kerry Kennedy e Andrew Cuomo, è la testimonial perfetta per questa iniziativa». (a.b. e c.bo.)
campionato mondiale di calcio femminile». Oltre allo sport, l’azienda include tra i suoi valori un approccio sempre più sostenibile, con l’introduzione di shopper realizzate in carta riciclabile al 100%, che sostituiscono quelle in Tnt precedentemente utilizzate, non provenienti da materiali riciclati. Ciò permetterà a Liu Jo di evitare di produrre circa 100 tonnellate di Tnt, realizzandone invece circa 140 da carta riciclata, a sua volta riciclabile. Le nuove shopper sono certificate Fsc e provengono da una foresta e da una filiera di approvvigionamento gestita in modo sostenibile e attestata da un ente internazionale. Un atout importante, poiché ogni anno l’azienda immette nel mondo circa un milione di shopper, che coprirebbero una distanza di 370 chilometri, pari a quella tra Milano e Firenze. Liu Jo è presente in 48 Paesi e tre continenti - Europa, Africa e Asia -, grazie a una rete distributiva di 490 punti vendita monomarca e circa 5.500 tra multimarca e specialty store nel mondo. (a.s.)
INTERVIEW
LUIGI REBELLATO/ATLANTIC STARS
«DIVERSI DALLA MASSA E 100% MADE IN ITALY» Molto di più di semplici sneaker: Atlantic Stars significa look sportivo, ma con il valore aggiunto dei criteri produttivi propri della calzatura classica italiana. Il 2018 è stato un anno di investimenti e razionalizzazione distributiva in vista delle sfide in atto, con l’estero in pole position DI ALESSANDRA BIGOTTA
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n’immagine grintosa che mette d’accordo i giovanissimi e la Generazione X (nata tra il 1960 e il 1980), sul filo conduttore del comfort e di dettagli minuziosamente curati: Atlantic Stars - marchio nato nel distretto toscano di Fucecchio, per il 76% nell’orbita del fondo Alcedo Sgr - è la risposta tutta italiana alle sneaker delle multinazionali del settore, dalle quali prende le distanze grazie al plus della vera italianità. Ne parliamo con Luigi Rebellato, ceo dell’azienda produttrice Finest Shoes, confluita in Alcedo. Si pensa alla parola sneaker e vengono in mente colossi come Nike o Adidas: cos’ha Atlantic Stars di diverso e soprattutto di meglio? Chi sceglie Atlantic Stars lo fa perché sa di trovare una calzatura di qualità, realizzata in Italia con i criteri propri della scarpa classica. Non un prodotto di massa, quindi, ma distintivo e destinato a un consumatore a cui non interessa mescolarsi al mondo delle sport-sneaker. Due terzi delle proposte sono destinate all’uomo. E la donna? Ha grandi opportunità di crescita. Per questo a Pitti è stata presentata una collezione femminile molto importante, che ha più che raddoppiato l’offerta in termini di modelli e assortimenti. Abbiamo riservato particolare attenzione a volumi, forme e fondi, per dialogare con le consumatrici più sensibili alle tendenze del mercato. Qual è la scarpa best seller al femminile? Finora a imporsi è stato l’iconico modello Vega. L’autunno-inverno 2019 vede una novità, che
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dei 13 milioni di euro, ma l’obiettivo che ci poniamo per il 2019 è un aumento a doppia cifra. A cosa state lavorando? All’internazionalizzazione innanzitutto: il 65% dei ricavi è realizzato in Italia, ma vogliamo arrivare nel medio termine a un fifty-fifty. In Europa contiamo su circa 700 multimarca, destinati a scendere a 550/600 in seguito alla razionalizzazione in Italia, ma anche a salire di nuovo grazie al piano di sviluppo in atto oltreconfine. Il mercato straniero più importante è il Giappone, presidiato attraverso un centinaio di negozi e dove abbiamo aperto tra il 2017 e il 2018 due monomarca, a Tokyo e Osaka. Ora ci proiettiamo verso nuovi shop-in-shop presso realtà di spicco, come Isetan e Ginza Six. In Francia abbiamo fatto il nostro ingresso in insegne prestigiose - in primis Printemps - e cresciamo in Benelux e Spagna. Stiamo entrando in Russia e sviluppando parallelamente una rete commerciale in Usa, in modo da creare un posizionamento in linea
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ha riscontrato un successo inaspettato da parte del trade: si tratta del modello Mira, declinato in diverse varianti. Le prime settimane di vendita della Spring-Summer 2020 evidenziano che anche calzature con soluzioni innovative, quali platform o air-cushion, convincono i negozianti, perché costituiscono un’alternativa alla calzatura tradizionale Atlantic Stars. Dove sono prodotte le sneaker Atlantic Stars? A Fucecchio, tra Firenze e Pisa, terra di tradizione calzaturiera di alta qualità. Impieghiamo internamente una quarantina di persone e in zona contiamo su una dozzina di aziende partner. Com’è andato il 2018? Abbiamo messo in atto una significativa ristrutturazione aziendale. Un’operazione portata a termine nella prima metà del 2019 con l’inserimento di figure chiave tra cui il direttore commerciale, il cfo e il direttore della produzione, senza contare il completamento della digitalizzazione aziendale, grazie alla profonda trasformazione nei reparti IT e logistico. Non ultima, la razionalizzazione della distribuzione in Italia, dove sono state operate delle scelte di tipo qualitativo. Il fatturato si è stabilizzato nella fascia
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1. Luigi Rebellato 2. Il brand Atlantic Stars mette d’accordo uomini e (sempre più) donne
con quello raggiunto in Italia ed Europa. Infine, siamo in fase esplorativa per quanto riguarda Cina e Corea. Il digitale: che ruolo ha per voi? Le vendite online rappresentano meno del 5% del volume d’affari. Questo perché non vogliamo sostituirci ai nostri partner, né tantomeno metterci in concorrenza con loro. Quanto ai social, siamo pronti a rafforzare il team dedicato, per comunicare al meglio il nostro valore aggiunto. ■
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NETCOMM FOCUS FASHION & LIFESTYLE
UN CONVEGNO ALLA BORSA DI MILANO
IL VALORE DI UN’AZIENDA si misura col digitale Mentre la digital fitness diventa il punto di riferimento per valutare finanziariamente i marchi, il consumatore si fa global, conscious e green A CURA di alessandra bigotta - HANNO COLLABORATO andrea bigozzi, Venera Elisa FicherA, carla mercurio, angela tovazzi
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olti argomenti caldi e altrettanti relatori di primo livello al recente Netcomm Focus & Lifestyle, a Palazzo Mezzanotte di Milano, con Fashion magazine ed eBusiness come coorganizzatori. In primo piano, come ha ricordato il nostro in un’industria, direttore Marc Sondermann, come quella una crescita digitale determidel lusso, nante per tutta la filiera, ma condizionata in particolare per i marchi del dai costi fissi dell’artigianalitÀ, lusso. «Oggi - ha sottolineato il profitto È - la digital fitness è diventata determinato da la il benchmark per la valutacon le giuste strategie: «Fondadinamiche piÙ che chiave della mai legate zione finanziaria di un’azienmentale è che un marchio sapcompetitivitÀ al digitale da: c’è chi ha saputo sfruttare pia controllare i propri canali per le aziende del commercio in tempo le potenzialità della distributivi, difendendo il valoMarc Sondermann digitale È fornire rivoluzione in atto, vedi Gucre che ha generato e tutelando il esperienze ci che in men che non si dica governo del prezzo». Roberto personaliz zate, ha triplicato i ricavi da 3 a 9 miliardi di Liscia, presidente di Netcomm, sfruttando l’intelligenza euro, e chi è stato meno ricettivo verso il è andato in profondità sui dati artificiale cambiamento come Prada, che ha pagato del fashion online e sulle macara questa lentezza, perdendo metà del cro-tendenze del mercato. «Più Roberto Liscia proprio valore in Borsa». In un’industria di un terzo della popolazione come quella dell’alto di gamma, condimondiale - ha affermato - accorrere ai ripari - ha proseguito - piccole zionata dai costi fissi dell’artigianalità, quista abbigliamento sul web. Ciò signirealtà digitalmente avanzate mettono a se«l’incidenza del profitto è più che mai defica che nel 2019 gli e-shopper di moda gno escalation stellari, riuscendo magari a terminata dalle dinamiche di vendita e hanno raggiunto nel mondo i 2 miliardi e decuplicare il fatturato nell'arco di pochi queste ultime risultano indissolubilmente 451 milioni, +11% sul 2018». Entro il 2023 anni». Uno scenario mosso e sfidante in legate al digitale», ha precisato Sondersaranno 3 miliardi e 363 milioni, +37% cui si inserisce la macchina da guerra dei mann, riallacciandosi alle affermazioni rispetto all’anno in corso. Quanto al fatmarketplace, «la cui aggressività sui prezdell’analista Luca Solca di Bernstein, da turato, «vale oltre 346 miliardi (+13%) e zi genera non pochi timori tra le griffe, ma lui intervistato sull’ultimo numero di eBusempre entro il 2023 salirà del 47%, suche possono trasformarsi in opportunità siness. «Mentre i big player si ripensano perando i 509 miliardi, con la Cina come di business, a patto che vengano affrontati o in alcuni casi cercano letteralmente di locomotiva». Il Paese del Dragone viaggia
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SESSIONI in PARALLELO clienti in cerca di community
La customer experience rafforza la branding excellence
Primo Panel
Innovation drives experience: il consumatore non si conosce mai abbastanza Il consumatore, questo sconosciuto: non è proprio così, ma per le aziende evolversi al suo ritmo e fidelizzarlo è tutt’altro che facile. Questo il filo conduttore degli interventi al secondo panel del Netcomm Focus & Lifestyle: sul palco, insieme a Marc Sondermann nel ruolo di moderatore, Umberto Tesoro (head of digital & e-commerce di Trussardi), Alceo Rapagna (ceo Italy & global strategy officer di Startupbootcamp, Innoleaps and The Talent Institute), Daniela Cerrato (head of digital product marketing dei Periodici Italia di Mondadori), Massimo Fubini (ceo e founder di Contactlab) e Alessandro Rizzoli (board member del Gruppo Euris). Come ha sottolineato Tesoro, oggi non è tanto importante
targhettizzare le persone, quanto decodificare i segnali che trasmettono, in modo da creare contenuti in linea con le loro aspettative. «Purtroppo - ha fatto notare Alceo Rapagna - il settore moda si concentra più sullo stile del prodotto che sul consumatore. Le aziende devono prendere atto dell’importanza dell’evoluzione digitale, aprendo le porte anche a nuovi talenti». Un processo lungo, che richiede un grande lavoro di integrazione tra il dna e gli strumenti tecnologici, come ha sottolineato Daniela Cerrato. Fondamentale, secondo Massimo Fubini, la “pulizia dei dati”: «Obiettivo, profilare senza rischi d’errore gli utenti cross device, un’operazione tutt’altro che banale». L’ultima parola è spettata ad
al ritmo di una quota di acquisto online del 52% (dato 2018) e si proietta al 65% nel 2023, mentre l’Italia passerà dal 6% al 9%. Liscia ha analizzato le chiavi della competitività delle aziende oggi, «a partire dalla personalizzazione dell’esperienza di acquisto e dal ruolo incisivo dell’AI, che consente analisi predittive sulla domanda, un’offerta customizzata, l’assistenza con chatbot e assistenti virtuali e la riduzione dei resi». Netcomm ha realizzato insieme a Kantar, società rappresentata al convegno da Federico Capeci, la ricerca netRetail sugli e-shopper italiani: ne è emerso che nel nostro Paese i consumatori del fashion chiedono consegne personalizzate, resi immediati e, a sorpresa, più sostenibilità nei processi e nel packaging. Il 25% degli italiani, inoltre, vorrebbe poter cambiare data e orario di consegna, sabati e domeniche comprese. «L’acquisto è global, conscious e eager», ha sintetizzato una dei re-
Alessandro Rizzoli: «La sfida principale - ha ricordato - non è tanto conquistare nuovi clienti, ma trattenere quelli acquisiti, facendo in modo che il loro comportamento, anche sui canali social, impatti positivamente sul brand». ■
L’esperienzialità rafforza la percezione dell’eccellenza. A questa conclusione è arrivato uno degli Innovation Talk del convegno, con gli interventi di Gionata Galdenzi (e-commerce manager di Aeffe), Raniero Oggioni (practice lead retail & Fashion di Adobe Italia) e Filippo Berto (ceo di Berto), moderati da Marc Sondermann. Galdenzi ha tracciato il quadro di utenti sempre meno affezionati al singolo marchio, ma affamati di community e di valori, mentre Berto ha definito la Rete come un “esaltatore” del dna aziendale. Oggioni si è soffermato su Adobe Experience Cloud, avveniristica suite di soluzioni interconnesse per il marketing.
il momento della veritÀ
Vincere con la conversion: la fase di pagamento è cruciale
Massimo Marconi
VP Italy Astound Commerce
Dai social all’acquisto il passo è breve L’importanza dei social è stata sottolineata a Milano da Massimo Marconi, vp Italy di Astound Commerce, digital commerce agency di San Francisco, che ha contribuito al lancio delle shopping experience di big brand in tutto il mondo. «Il 65% dei consumatori raccoglie le info sui prodotti tramite Instagram & co. - ha detto - e si aspetta un’esperienza seamless di acquisto. Il prezzo? Viene digerito, se il prodotto è personalizzato».
latori, Alessandra Domizi, industry head retail di Google Italia. L’Italia si allinea col mondo: si vuole comprare sempre e ovunque, considerando l’impatto ambientale e sociale degli acquisti nelle fasce più giovani e, non ultimo, in modo impaziente. Come detto Domizi, «non è un caso che le ricerche con la keyword “aperto ora” ■ sono triplicate nel mondo».
Il nodo dei processi di acquisto online è il momento del pagamento: lo hanno ribadito al moderatore Roberto Liscia, in una delle “sessioni in parallelo” del summit, Andrea Da Venezia (head of marketing & communication di Veepee Italy), Giuseppe Grandinetti (global head digital marketing di Vibram) e Mathieu Escarpit (head of international business development di Oney Bank). «Fondamentale l’analisi sul cliente. Man mano che una persona compra, si fidelizza e il sistema per monitorarla si evolve», ha detto Da Venezia, mentre Grandinetti ha aggiunto che nei siti dovrebbe essere customizzata e ottimizzata a livello grafico anche la parte relativa ai sistemi di pagamento. Escarpit ha precisato che per ridurre il tasso di abandonement bisogna limitare le informazioni aggiuntive richieste al consumatore.
type and swipe
L’everywhere client va alla ricerca di un magazzino infinito Alessandro Milia (head of global omnichannel di La Martina), Giuseppe Toscano (e-commerce e omnichannel manager di Cisalfa) e Rudolf Geiger (director sales di NewStore Omnichannel) hanno analizzato l’everywhere client, con Marc Sondermann come moderatore. In che modo conquistarlo? «Con un progetto omnichannel articolato - ha risposto Milia - basato su un’unica piattaforma per più canali di vendita e su un “endless shelf”, tramite intese con Atelier e Samsung». L’omnichannel è servito a Cisalfa per rendere veloce e seamless lo shopping tra i 150 store fisici e l’e-commerce. «Le persone non vogliono sentirsi dire no - ha concluso Geiger -. Ciò che cercano lo devono sempre trovare».
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NETCOMM FOCUS FASHION & LIFESTYLE
SESSIONI in PARALLELO SECONDO Panel
piÙ tech, piÙ flessibili
Negozio fisico sì, purché ripensato in chiave omnichannel. A questa conclusione sono arrivati i relatori del secondo panel: Cristina Mollis (neo-a.d. di Coin), Monica Gagliardi (brand marketing, e-commerce and communication director di Ovs), Giampaolo Grossi (general manager di Starbucks Italy), Paola Trecarichi (senior head Italy di Hipay) ed Emanuele Soi (head of strategy di Openmind). Moderata da Roberto Liscia, la tavola rotonda si è snodata tra le sfide di Coin, «che prende il buono del digitale al servizio del mondo fisico», a quelle di Ovs, che ha appena lanciato nei suoi negozi il Digital Personal Shopper. Il valore dello storytelling e di un’esperienza a 360° è, ha
Alla voce engagement sono tanti gli aspetti da valutare: il cliente che deve stare sempre al centro, l’utilizzo mirato della tecnologia, il rapporto tra retail fisico e virtuale, l’ibridazione dei canali. Nell’Innovation Talk moderato da Roberto Liscia, Nicolò Chiaramonte (digital manager di Dainese) ha definito la regola numero uno della digital transformation: «Tutti i reparti e gli stakeholder aziendali devono lavorare all’unisono». Gabriele Giannello (global chief innovation officer di Woolrich) ha sottolineato l’importanza dell’affezione al brand da parte delle persone. Infine Marco Dalla Libera, partner di Alpenite, ha ricordato che «un progetto omnichannel non deve nascere copiando le strategie dei vicini».
New retail is now: ogni cliente è un mercato
Obiettivo engagement attraverso velocità, connessione, efficienza
detto Grossi, la chiave del successo di Starbucks. «Si può parlare di experience anche nei pagamenti - ha affermato Trecarichi - rendendoli “fluidi”, grazie a tecnologie come la nostra Web to store e store to web». Soi di Openmind ha raccontato l’intesa con Pitti Immagine per la piattaforma e-Pitti.com: «Abbiamo trattato buyer e giornalisti come se fossero clienti e gli espositori come se fossero dettaglianti, in un’ottica di problem solving».
Le nuove frontiere del content marketing sono già qui
Transforming the customer journey: cosa dobbiamo aspettarci da un futuro in 5G
Christina Lundari Managing director Verizon Media
L’era del 5G è alle porte e promette mirabilia, non solo a livello di coinvolgimento degli utenti, ma anche di opportunità di marketing per i brand. Christina Lundari, managing director di Verizon Media (divisione del colosso americano delle telecomunicazioni Verizon) ha definito il 5G l’emblema dell’ingresso nella post telefonia, «perché oltre ai dispositivi mobili, che peraltro non dovranno essere particolarmente sofisticati per accogliere la nuova tecnologia, gli oggetti connessi saranno molteplici». Il 5G «garantirà esperienze immersive ovunque ci si trovi, dallo stadio al divano di casa, presentando contenuti di realtà aumentata e personalizzata anche per quanto riguarda i messaggi pubblicitari».
Terzo Panel
Capturing global opportunities: nuovi modelli fra digitale e tradizione
personalizzazione in primis
«Non dimentichiamo che le persone comprano innanzitutto esperienze»
Il content marketing è stato al centro di un Innovation Talk moderato da Roberto Liscia, in cui Alessandro Pacetti (global digital sales & marketing manager di Alessi) ha portato alla ribalta la personalizzazione sempre più accentuata come chiave di volta delle strategie: «Per il lancio della nostra ultima moka abbiamo brandizzato un museo, creato un film e oltre». Michele Tanci ha parlato di Qvc, il retailer multimediale di cui è communications manager: «Il filo conduttore dell’attività, call center compreso, è lo human touch, sempre al primo posto». «Per chi come noi crea contenuti, futuro significa rendere ciò che produciamo sempre più integrato e semplice da utilizzare. Per ingaggiare il cliente, poi, meglio il video che le immagini», ha concluso Fabio Caldonazzo, Emea commercial director digital di Clx Europe.
un workshop al convegno
L’e-business esperienziale secondo GrandVision
Francesco Guglielmo (Eu retail manager di Roberto Cavalli), Daniela Jurado Jabba (Italy country manager di Vtex), Luca Martines (ceo di Rewoolution-Gruppo Reda) e Marta Pompilio (e-commerce manager di Luxottica) hanno illustrato a Giulio Finzi, senior partner di Netcomm Services, diverse case history.
Se Guglielmo ha sottolineato le potenzialità del chat commerce, Jurado ha evocato il Gruppo Soma, realtà da 500 store che ha aumentato il traffico negli shop fisici tramite l’online. Martines ha spostato il focus su Rewoolution, brand di tech garment sostenibile nato nel 2011 e con un e-commerce al 30% dei ricavi. Marta Pompilio si è focalizzata su Ray-Ban, che sta investendo sugli influencer - tra cui il cinese Jackson Wang -, sul custom made e sulle limited edition.
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Axel G. Heyenga
Industry Strategy Director Adobe
«Bisogna rileggere l’alta tecnologia alla luce dell’interazione tra le persone»: queste le parole di Axel G. Heyenga di Adobe, big software house statunitense specializzata nelle soluzioni creative di marketing. «La connessione - ha aggiunto - può essere considerata un “old success factor”, nel senso che per accorciare le distanze con gli empowered shopper di oggi uno sguardo indietro, alla bottega di una volta, risulta istruttivo».
Il summit di Palazzo Mezzanotte ha dato spazio anche ad alcuni workshop, tra cui quello con protagonisti Alberto Dal Santo dell’insegna di eyewear GrandVision Italia e Paolo Odoardi, digital strategist di Euris, gruppo che fornisce soluzioni e servizi informatici. Odoardi e Dal Santo hanno presentato la nuova piattaforma di e-commerce di GrandVision, realizzata con Bloomreach e Commercetools. «Oggi e-commerce significa tante cose - ha detto Odoardi -. Per esempio dialogare con l’assistente vocale, attivare un’e-chat, personalizzare i contenuti o applicare l’instore app technology». «Di base - ha aggiunto Dal Santo - puntiamo su un approccio crosscountry e sempre connesso con i canali fisici».
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NEWS
un’analisi di eshopworld e coresight
Top 25 Global eCommerce Power Players: Cappi (Max Mara) sul podio Nella classifica sui “power player” internazionali che proiettano l’e-commerce nel futuro il manager italiano è terzo
Un italiano è ai vertici della classifica Top 25 Global eCommerce Power Players, realizzata da eShopWorld (realtà leader nelle soluzioni di e-commerce crossborder, attiva in oltre 200 Paesi) insieme all’istituto di ricerca Coresight Research: protagonisti sono 25 “power player” internazionali, che con la loro visione e capacità di leadership stanno guidando l’evoluzione delle vendite online. La sorpresa è che dopo i primi due posti, occupati dagli americani Adam Sussman, «uno degli artefici chiave della rivoluzione digitale di Nike», e Marc Lore (presidente e ceo di Walmart e-commerce US, oltre che fondatore e a.d. di Jet.com), sul terzo gradino del podio sale l’italiano Andrea Cappi (nella foto), group digital business director di Max Mara Group. «Una delle capacità di Andrea - si legge - è quella di fare team building, come ha dimostrato negli ultimi tre anni, costruendo una delle più grandi divisioni digitali nell’ambito del lusso monobrand a livello europeo». Cappi «è convinto del fatto che le battaglie nel retail saranno vinte da chi può contare su un’eccellenza operativa nell’omnichannel, oltre che su una customer experience superiore e su un’approfondita conoscenza della clientela, tramite una strategia digitale completamente integrata». Cappi sbaraglia altri manager del lusso, come Nicolas Oudinot, chief digital & innovation di Gucci, nono, mentre 11esimi sono John Galan-
tic e Gregory Baratte, rispettivamente presidente/coo di Chanel Inc. e global head di chanel.com. Stefano Valente, global vp of retail di Burberry, è 20esimo. Da segnalare inoltre il quinto posto di Andrew Robb, chief operating officer di Farfetch e il 14esimo di Scott Johnson, head of e-commerce & technology di Harrods. Nei grandi numeri, si distinguono tra gli altri Torbjörn Lööf, a.d. di Ikea (settimo), Abel Lopez Cernadas, import, export and transport director di Inditex (15esimo) e Kentaro Tanoue, vp digital innovation di Fast Retailing/Uniqlo (17esimo). Nella cosmesi sono da citare Mary Beth Laughton (evp omni retail di Sephora, quarta), Andrea Dorigo (svp/gm global retail di Estée Lauder, 24esimo) e Lubomira Rochet (evp e chief digital officer di L’Oréal, 25esima). Non mancano gli outsider: uno dei casi più eclatanti è quello di Julie Wainwright, sesta, alla quale mentre era nella cucina di casa si è accesa nel 2011 la classica “lampadina”, anche se va detto che in realtà Wainwright è una veterana della Silicon Valley. Così è nato TheRealReal, sito di e-commerce specializzato in consegne di lusso fornite di autenticazione, che in otto anni ha bruciato le tappe. I 25 finalisti sono stati selezionati in base a criteri quali il successo nel global selling, l’innovazione retail crossborder e la messa a punto di soluzioni vincenti nell’ambito di riferimento. Determinanti l’andamento delle vendite generate al di fuori del proprio mercato, i canali utilizzati e la qualità della shopping experience garantita nelle singole aree. (a.b.)
all’insegna della personalizzazione
strategie omnichannel
Alcott: shopping experience evoluta con Salesforce
La nuova campagna Fall-Winter 2019/2020 di La Martina (nella foto) è diversa dalle altre: accompagnata dall’hashtag #urbanpololife, è stata realizzata in collaborazione con Samsung. Il fotografo Adriano Russo e il video director Marco Gradara hanno infatti utilizzato il solo obbiettivo dello smartphone Galaxy S10, dando vita a un progetto crossmediale, in linea con l’evoluzione del marchio ispirato al gioco del polo argentino. I canali prescelti sono sia quelli tradizionali, fisici e digitali, sia i touch screen Samsung presenti nei punti vendita del brand, ma anche in negozi indipendenti. La Martina inoltre prosegue la propria strategia market oriented con una capsule collection realizzata in partnership con l’e-commerce francese Veepee: dedicata al Fair Play, è stata presentata giovedì 12 settembre all’interno di un temporary store in corso Venezia 2 a Milano. (c.bo.)
Nuova piattaforma di e-commerce per il marchio Alcott: un upgrading messo a punto in tandem con Salesforce, leader nel settore del Crm. Peculiarità del portale una navigazione e un’esperienza d’acquisto semplici, intuitive, divertenti ma soprattutto personalizzate: la nuova piattaforma di Crm e customer care, infatti, raccoglie e analizza selettivamente i comportamenti di ogni singolo utente, puntando a una customer journey all’insegna dell’omnicanalità. Come precisano i portavoce del Gruppo Capri, cui Alcott fa capo, il sito è frutto di investimenti consistenti volti a fidelizzare soprattutto Millennials, Centennials e nativi digitali». (a.b.)
La Martina punta sull’#urbanpololilfe con Samsung e duetta con Veepee
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NEWS
il brand fondato da olesya petrenko
Per Oblique Creations è l’ora del quarto opening a Mosca
100% Made in Italy
Il marchio sta costruendo un lifestyle intorno al suo prêt-à-porter made in Italy
Dopo aver studiato presso i migliori istituti di Parigi e Milano, la designer di calzature Elena Kolt - globetrotter per vocazione e mestiere - si sta affermando in Italia e all’estero, con un focus su Nord Europa, Russia e Middle East, dove ha partecipato alla fashion week di Dubai, alla presenza tra gli altri della famiglia Reale. Le sue calzature 100% made in Italy, prodotte a Vigevano, sono arricchite da dettagli preziosi e gioielli, realizzati e certificati a Valenza. Distribuito dalla showroom Luxury Distribution di via della Spiga 14, il brand ha registrato un boom di vendite sui mercati dell’ex Urss (che hanno apprezzato biker e sneaker) e asiatici dove, come per l’Italia, il sandalo è il prodotto clou. Tra i progetti il lancio in sei mesi di un proprio canale e-commerce, il consolidamento sui mercati di riferimento, con una particolare attenzione verso la presenza del marchio nei best shop dello Stivale, e l’apertura di un monomarca in Italia. (c.bo.)
Dalla sua fondazione nel 2006, con sede a Bologna, l’azienda Oblique Creations di Olesya Petrenko ne ha fatta di strada. Il brand ominimo, che ha debuttato con la primavera-estate 2010, è sempre più sinonimo di lifestyle, con al centro un prêt-à-porter sartoriale made in Italy, firmato da maestranze artigiane. Due le uscite l’anno, per un venduto che supera gli 80mila capi venduti, contraddistinte da linee sofisticate, dal carattere minimalista. I principali mercati di riferimento sono Russia e Middle East ed è significativa la presenza in America, ma spiccano nel portfolio, che genera ricavi per 2 milioni di euro, anche nazioni europee come Repubblica Ceca, Germania e Austria, con prospettive di espansione in Belgio e Francia. Per il futuro sono in programma importanti progetti, tra cui la quarta apertura a Mosca (in totale il marchio possiede otto monobrand tra Russia, Ucraina e Arabia Saudita ed è distribuito in 300 boutique di lusso), oltre ad alcune novità sul prodotto, per ora top secret. Il target di riferimento è la donna contemporanea, amante di un bourgeois luxury raffinato. (c.bo.) professioni in progress
Rocco Stracuzza: sempre più strategico il fashion stock broker I tempi cambiano rapidamente e la figura dello stockista cede il passo a quella di un consulente a tutto tondo: un esempio è Rocco Stracuzza, che spiega come il cosiddetto fashion stock broker sia diventato un anello fondamentale nella filiera distributiva della moda
Cosa fa esattamente un fashion stock broker? Si occupa dell’intermediazione d’acquisto di stock tra dettagliante e outlet, assicurando che le rimanenze vengano vendute al miglior prezzo, con la più opportuna collocazione logistica possibile e con la massima discrezione. Come è cambiato questo mestiere negli ultimi anni? 62
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Elena Kolt: scarpe gioiello pronte all’e-commerce
Si è completamente rivoluzionato. Non parliamo più dello stockista che passava in negozio un paio di volte l’anno a ritirare la merce invenduta, ma di un esperto di moda e di mercato, un consulente che offre ai dettaglianti un servizio qualificato, garantendo margini, tempestività nell’intervento di smaltimento e nei pagamenti. La vendita dello stock per il dettagliante non è più un’extra, ma una fonte imprescindibile di guadagno, quindi meglio contare su figure professionali competenti e affidabili, che siano in grado di guidare anche operazioni commerciali straordinarie in corso di stagione, per esempio attraverso i marketplace.
i prezzi di partenza. Acquisto senza prediligere necessariamente i grandi marchi. Grazie all’esperienza, riconosco un buon prodotto anche tra le private label, i nomi emergenti e le collezioni artigianali. Tratto abbigliamento e accessori uomo, donna e bambino, operando su tutto il territorio nazionale e anche all’estero.
Il suo metodo? Che si tratti di brand commerciali o luxury, innanzitutto valuto le collezioni, la composizione merceologica dello stock e verifico
Quanto sono importanti aggiornamento e ricerca? Sono fondamentali: se non sei informato, non produci business. (m.b.)
STRATEGIE DI ESPANSIONE
Kocca: più negozi e grinta nella comunicazione Cresce il marchio di abbigliamento e accessori femminili Kocca, fondato a metà degli anni Novanta dai fratelli Andrea, Francesco e Claudio Miranda, rispettivamente presidente, direttore creativo e direttore del progetto retail. Dopo che il 2018 si è chiuso a quota 41 milioni di euro di fatturato, con una quota export pari al 40%, la previsione relativa al 2019 è di salire a 45 milioni. Questo nonostante il brand sia uno dei pochi che ancora resistono alle lusinghe dell’e-commerce diretto, privilegiando l’offline. «Il motivo è molto semplice: crediamo che tuttora i negozi fisici siano il veicolo giusto per centrare il nostro target, che spazia dalla donna adulta alle giovanissime, alle quali è destinata una linea specifica, Kocca Girls», spiegano i fratelli Miranda. Le vendite online sono dunque in fase di valutazione e al centro resta uno zoccolo duro di 1.500 multimarca distribuiti tra Italia ed estero, integrato da 20 monomarca, questi ultimi tutti sul nostro territorio. Ma si può fare di più
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e, non a caso, uno degli investimenti più significativi dell’anno in corso è stato fatto sull’ingresso di nuove figure nell’area commerciale, in modo da rafforzare la presenza nel wholesale oltrefrontiera dando parallelamente una spinta al retail, con ulteriori vetrine monobrand in vista, sempre sul nostro territorio. Il digitale, per ora non strategico a livello distributivo, è invece fondamentale per quanto riguarda le strategie di comunicazione: la sponsorizzazione del programma Amici di Maria de Filippi, partita nel 2018, è stata inserita in una più ampia pianificazione advertising all’insegna della multicanalità. I risultati non si sono fatti attendere e l’intesa è stata confermata per l’anno in corso, mentre con la stagione Fall-Winter 2019/2020 partono la collaborazione con alcuni editori per produrre branded content, veicolati sui social network, e a fine settembre una campagna di influencer marketing, volta a evidenziare l’anima più metropolitana della collezione e veicolata soprattutto in Italia, Francia, Belgio, Olanda, Germania e Spagna (nella foto, un’immagine dell’advertising autunnale di (a.b.) Kocca, firmata da Adriano Russo).
textile world
DIGITALIZZAZIONE/il punto a milano unica
i tempi non sono maturi ma qualche pioniere c’è Il tessile italiano rischia di cogliere in ritardo la sfida della digitalizzazione. C’è scetticismo sulla piattaforma online di Milano Unica e sulla possibilità di vendere direttamente online. Ma qualcuno ci crede davvero e confida nella blockchain
Ph. Erdna
Di ELISABETTa FABBRI
Italia il settore in cifre
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a digital innovation è stata uno dei temi caldi alla scorsa edizione di Milano Unica, che in luglio ha presentato a Fieramilano Rho i tessuti per l’autunno-inverno 2020/2021 delle aziende italiane ed estere leader di settore. «Va vissuta come una grande opportunità e affrontata a livello di sistema» ha specificato il presidente della fiera, Ercole Botto Poala, nel discorso di apertura. A tal proposito, la 29esima edizione ha segnato il vero avvio della piattaforma di info-commerce B2B e-milanounica.it, dopo la fase pilota in febbraio. Il marketplace creato in collaborazione con Pitti Immagine ha visto l’adesione di 60 aziende nella fase di test, ma a pochi mesi di distanza i partecipanti al progetto sono passati a 153. «Una piacevolissima sorpresa» per Botto Poala, che all’avvio del salone ha invitato le aziende ad arricchire esperienze e competenze, così da far percepire anche via web la qualità del prodotto ed emozionare gli internauti. Intanto la piattaforma online di Milano Unica punta ad arricchirsi di nuovi contenuti di
Uno scatto alla scorsa edizione di Milano Unica
7,95 mld € informazione e approfonStelloni, team manager di i ricavi 2018 dimento, mentre le aziende Mapel -. Il nostro prodotto (+0,8% sul 2017) ospiti aggiornano ogni sei in materie prime pregiate va mesi le loro “vetrine”. «I 450 toccato con mano. L’e-com-3,5% espositori del salone - ha osmerce avrebbe senso per la produzione servato il presidente Botto un grossista, ma noi siamo gennaio-marzo 2019 Poala - hanno già superato il passaggio prima». «Non -2,3% una selezione naturale di abbiamo aderito - spiega l’export mercato. La prossima sarà Michela Delle Donne, capo gennaio-marzo 2019 sulla digitalizzazione». Il del marketing di Eurojerrischio, a suo parere, è che sey - perché pensiamo che +4,1% le imprese possano ritronel nostro caso non sia così l’export trimestrale varsi passive davanti a un efficace, essendo un’azienda di lana cardata cambiamento già in corso mono-prodotto. Abbiamo lungo tutta la filiera, «di cui Fonte: Confindustria Moda già sperimentato la piattaancora non si conosce la forma di Première Vision velocità di marcia». In efsenza avere particolari rifetti, indagando fra gli imprenditori prescontri positivi». Al contrario, Thermore ci senti al salone non molti sembrano già ben ha creduto da subito ma «l’utilità del servizio strutturati per cogliere il cambiamento e si è ancora tutta da testare». Dello stesso avdividono sull’opportunità di e-milanounica, viso nell’azienda Lanificio Cerruti 1881: nonostante l’accesso gratuito. «Forse è utile «Abbiamo accettato di essere presenti, tuta chi fa tessuti fantasia ma per noi una vetritavia ancora non abbiamo evidenza dei rina online non può funzionare - dice Simone scontri». «Sulla piattaforma ci siamo ma non 17_09_2019
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c’è ancora un monitoraggio delle visualizzazioni, non abbiamo un feedback» ribadisce Clelia Trabaldo Togna, sales & marketing manager dell’azienda di famiglia. E spiega in concreto qual è l’impegno richiesto agli espositori: «A ogni stagione ci domandano 20 tessuti, i più rappresentativi, per la realizzazione di una vetrina digitale, mentre ai contenuti pensiamo direttamente noi. Per ora non vengono indicati i prezzi, non è un e-commerce». «Altri marketplace di tessuti, come Le Souk, ci hanno contattati - prosegue -. Forse sono efficaci per la vendita ai piccoli designer, ma non noto un grande entusiasmo da parte delle aziende tessili. Il settore è “vecchio” in senso buono, è difficile iniziarlo a questi nuovi modelli distributivi». La giovane manager vede il portale di Milano Unica come un collegamento in più alla fiera e quasi una ulteriore garanzia di qualità delle imprese presenti, agli occhi di potenziali clienti. «Il portale è un progetto interessante, utile per fare rete», concorda Carlo Piacenza, amministratore delegato di Piacenza Cashmere. VENDITE ONLINE E SOCIAL: FRA PIONIERI E ATTENDISTI A casa loro, invece, questi rappresentanti della old economy come si stanno muovendo online? «Siamo in Rete anche con l’e-commerce - risponde Ettore Vasiliy Piacenza, brand manager di Piacenza Cashmere -. Partito circa tre anni fa, oggi è attivo sia per il ready-to-wear che nella vendita di tagli di tessuto per piccoli clienti, con un servizio di spedizione in 24 ore». «Manteniamo il nostro sito molto aggiornato, con vari appro-
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1. Il sito sensitivefabrics.it dà visbilità ai brand clienti con la rubrica (tra le più lette) “Marchio del mese” 2. Alcune proposte di Mapel a Milano Unica 3. Gli scatti del progetto Six for Six del Lanificio F.lli Cerruti
fondimenti ma - ammettono da Thermore - non siamo attivi con l’e-mail marketing e non abbiamo social network istituzionali: li stiamo prendendo in considerazione, però i tempi non sembrano ancora maturi». Non avendo un vero e proprio chatbot, in azienda cercano comunque di rispondere ai quesiti che arrivano dai visitatori del sito in 24-48 ore al massimo, attraverso il servizio “tell me more”, «molto usato dai clienti reali o potenziali, come pure dai negozianti e consumatori finali». «Stiamo lavorando al nostro sito - dichiara Stelloni di Mapel - e prima o poi lanceremo anche i social, ma l’e-commerce non fa per noi, anche perché per gli acquisti prevediamo minimi importanti». «Lo scorso anno abbiamo rinnovato il sito istituzionale di Eurojersey, dandogli un taglio più consumer - racconta Michela Delle Donne -. Dai monitoraggi è emerso che le sezioni più lette riguardano le performance dei tessuti Sensitive Fabrics, le certificazioni e la nuova sezione “Marchio del mese”, che aggiorniamo via via per dare visibilità ai nostri clienti. In più siamo molto attivi sui social. Partiti un anno e mezzo fa, ora abbiamo all’attivo
11mila follower: non poco trattandosi di tessuti. Inviamo anche una newsletter periodica a tutti i clienti, da cui abbiamo buoni riscontri». «Il digital cambierà il mondo - sostiene Luca Trabaldo Togna, ceo dell’azienda tessile nota per il brand Estrato -. Non dico che noi siamo lontani da questa rivoluzione, perché non voglio sembrare troppo “antico”, ma al momento ci concentriamo sul prodotto e sull’aspetto artigianale. Siamo ancora nella fase di costruzione della Trabaldo Togna. Ho cominciato a ricrearne l’identità nel 2011 e continuo a pormi soprattutto la domanda: “Perché un cliente dovrebbe comprare proprio da me?”». Aggiunge la figlia Clelia: «Online siamo B2B, abbiamo già i social, ma non li aggiorniamo di frequente. Sicuramente diventeranno importanti, tuttavia per ora è difficile capirne l’efficacia. Quanto alla vendita online, nel nostro caso non ha senso, perché non facciamo il servizio “al taglio”: il nostro minimo è 50-100 metri. Lavoriamo con i distributori e non vogliamo metterci in concorrenza con loro. Inoltre andrebbe organizzato tutto il magazzino allo scopo. Chi lo fa ha l’ottica di verticalizzare, ma corre il ri-
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1. L’e-commerce di Piacenza Cashmere 2. Una proposta Trabaldo Togna per l’autuno-inverno 2020/2021 3. La nuova versione “marble” dell’imbottitura in Pet riciclato Ecodown di Thermore 3
schio di perdere clienti». «Il nostro sito a oggi è una sorta di company profile - dichiarano dal Lanificio F.lli Cerruti - costruito intorno all’e-commerce e ai social network, che comunica a un utente immaginato come marchio-cliente. Ma stiamo rivisitando la web presence, con l’idea di rinfrescare e aumentare ulteriormente la notorietà del brand che, di suo, gode di un posizionamento anomalo rispetto ai competitor, in base alle interrogazioni nei motori di ricerca, che si deve alla fama di Cerruti nella moda». In azienda ora pensano di rendere il proprio e-commerce B2B più user friendly e intravedono opportunità di sviluppo nella vendita di tessuti al taglio, mentre già sono vicini al mondo delle sartorie, con proposte per il su misura. Più “maturo” di vari concorrenti e in linea con le strategie dei maggiori fashion brand, è l’approccio dell’azienda ai social network, attraverso i quali si vogliono «raccontare storie con contenuti e canoni estetici coerenti con il mondo Cerruti». Ne è un esempio il progetto Six for Six: meet our inspiring i-travellers, presentato allo scorso Pitti Uomo: un racconto fotografico che ha convolto sei speciali “natural born elegant i-travellers”, tra artisti, curatori, designer e influencer per narrare lo spirito dell’azienda biellese. LA BLOCKCHAIN, UNA POSSIBILE ALLEATA DEL MADE IN ITALY Restando in tema di tecnologie digitali, Milano Unica ha dato l’opportunità di sentire il parere delle aziende su un recente progetto avviato dal Ministero dello Sviluppo economico-Mise. Si tratta di sondare se il made in Italy si può salvaguardare attraverso una blockchain: una sorta di registro digitale di dati, né modificabili né eliminabili qualo-
ra pubblicati, che potrebbe essere impiegato per la tracciabilità dei prodotti lungo la filiera della moda e, non ultimo, la lotta alla contraffazione. Dopo i primi contatti con vari settori, in gennaio il Mise ha deciso di focalizzarsi sul tessile-abbigliamento, coinvolgendo una trentina di aziende, «per favorire lo scambio di conoscenze e lo sviluppo di sinergie», oltre a Ibm (per il supporto tecnologico). «Alcuni marchi clienti ce ne hanno parlato - dicono da Thermore - ma non riusciamo a immaginare la possibilità che si concretizzi nel breve. Inoltre, chi usa i nostri prodotti a volte non è interessato a darci visibilità. E forse con la troppa trasparenza si rischia pure di rivelare il know how dell’azienda». Al contrario, in Eurojersey notano «un’esigenza concreta fra i brand clienti di tracciare la filiera». «Sono sempre di più - osservano - quelli per i quali è importante dare evidenza anche alla materia prima, specie se, come nel nostro caso, si tratta di tessuti brevettati». «La blockchain per tracciare la filiera è un tema interessante - sostiene Clelia Trabaldo Togna -. Io stessa sono sempre più attenta a ciò che compro ed evito il fast fashion. Le nuove generazioni sono più sensibili, la mentalità sta cambiando». Il problema è che il progetto del Mise sembra essersi un po’ arenato. Le ultime indicazioni sullo stato di avanzamento dei lavori, come emerge dal sito del ministero, risalgono ai primi di maggio. «Dopo un paio di riunioni a Roma con il coinvolgimento di Ibm, al momento c’è uno stallo», conferma Carlo Piacenza (Piacenza Cashmere è una delle 30 realtà coinvolte nella fase propedeutica allo studio di fattibilità)». «Comunque - conclude - credo nel progetto blockchain e noto che le aziende della moda cominciano a capire che ■ il brand da solo non basta più».
in breve Il Gruppo Marzotto ha archiviato il 2018 con un fatturato di 478 milioni di euro in aumento del 5% sull’anno prima. Marzotto Wool Manufacturing (marchi Marzotto, Guabello e Fratelli Tallia di Delfino) ha contribuito al risultato con 246 milioni di euro di ricavi. Tollegno Holding ha totalizzato 172 milioni di euro di ricavi annuali, stabili rispetto al 2017. «Nuove tecnologie, collaborazioni con partner di valore, innovazione e sostenibilità - dice il ceo, Lincoln Germanetti - sono i pilastri su cui abbiamo investito e continueremo a investire per costruire il nostro futuro». Ratti punta ad ampliare la sua offerta: in agosto ha annunciato l’acquisizione del 30% del maglificio fiorentino Marielle. Il gruppo serico ha chiuso il primo semestre 2019 con ricavi pari a 62,4 milioni di euro (+20,9%). Il Cotonificio Albini ha inaugurato a Bergamo “Albini_next”: un hub nell’innovation district del Kilometro Rosso per pensare al tessile di domani. Il think tank vuole essere un punto di partenza delle nuove frontiere dell’innovazione, nell’ottica di una filiera della moda sostenibile. Reda è sempre più trasparente con la Dichiarazione Ambientale di Prodotto. Noto anche come Epd-Environmental product declaration, il documento quantifica gli impatti ambientali di tutto il processo produttivo.
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sustainable textile di ELISABETTA FABBRI
tessuti e accessori responsabili crescono
CADICA Le nuove etichette eco-friendly recuperano il feltro
A Milano Unica, il Progetto Sostenibilità ha ospitato 150 aziende che hanno presentato più di 1.000 campioni di tessuti e accessori tessili per l’autunno-inverno 2020/2021. Sono tutte realtà i cui processi e prodotti rispettano i criteri stabiliti dalla Commissione Tecnica del salone. Senza rinunciare alla creatività e alle ultime tendenze della moda
BOTTONIFICIO PIEMONTESE Bottoni green costituiti per il 60% da canapa riciclata
ZIP Goffredo In poliestere riciclato Newlife, questi nastri per le zip sono stati realizzati senza l’uso di sostenze chimiche pericolose e attraverso un processo produttivo che risparmia acqua ed energia
BOTTONIFICIO LENZI 1955 Il bottone-coccinella è in galalite, una plastica ottenuta dal mix di formaldeide e caseina (proteina del latte), prodotto con un uso ridotto di acqua ed energia
LAMPA A due fori, riciclano il poliammide bio-based, non contengono sostanze tossiche e sono prodotti secondo un processo sostenibile
IPET BY RIFINIZIONE SAN GIOVANNI LABELTEX L’etichetta in poliuretano è biodegradabile e compostabile
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Il tessuto in maglia è in lana (69%), poliammide (21%), poliestere (15%) e altri materiali (4%), ma tutti da riciclo
ALBIATE 1830 Il cotone (presente all’86%, mentre il 12% è poliestere e il 2% elastane) è biologico. Il tessuto è free of hazardous chemicals
BRUGNOLI GIOVANNI La stoffa contiene lana, Lycra ma anche Evo by Fulgar, un poliammide bio-based derivato dai semi di ricino. Con risparmio di H2O ed energia e zero sostanze pericolose
Steiff SCHULTE WEBMANUFAKTUR Il pile è al 100% di bamboo mentre sul retro c’è il cotone. Le materie prime vengono da coltivazioni biologiche
TESSILIDEA Il tessuto check è al 57% di Lyocell e al 43% di cotone. La fibra è ottenuta da un processo closed-loop e non sono presenti sostanze pericolose. La produzione è volta al risparmio di acqua ed energia
NASTRIFICIO ANGELO VALERA Il gros-grain rigato è in poliestere da materiale riciclato e non impiega sostanze chimiche dannose
ILUNA Il pizzo è responsabile, perché impiega Roica Eco-Smart, la fibra elastica di Asahi Kasei certificata Cradle-to-Cradle a livello Gold
CONTI WEJ I bottoni in tinte naturali sono ricavati dal corozo. Noto anche come avorio vegetale, è ottenuto dal seme di una palma che cresce in Sud America
MANIFATTURA EMMETEX Il tessuto mixa la lana riciclata al poliammide e al poliestere evitando sostanze chimiche pericolose e sperchi di H2O ed energia
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BEAUTY BUSINESS a cura di ANNALISA BETTi
MERCATO E CONSUMI
profumI sempre più irrinunciabili
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Le fragranze occupano il quarto posto dei cosmetici più usati dalle donne (dopo skincare viso, prodotti per il corpo e formule per capelli/cuoio capelluto). Per l’uomo sono invece in pole position. Rappresentano la terza famiglia di consumo in Italia, pari al 12,7% sul totale. In piena crescita (+2,7%) le fragranze femminili, che coprono il 62% del mercato, per un valore pari a 664 milioni di euro. Positiva anche la performance di quelle maschili che, con il 38% dei consumi della categoria crescono di 4,5 punti percentuali. Il canale delle profumerie copre oltre il 76% della domanda, assestandosi quasi a quota 820 milioni di euro (+3,7%). Bene anche la gdo, con il 22% Fragranze dei consumi della categoria, che raggiunge i 236 milioni di femminili euro e registra un +5,9%, grazie al contributo degli SSSDrug. Interessante, negli ultimi anni, il fenomeno delle profumerie di nicchia, che rispondono alle necessità di personalizzazione, ed esclusività: rappresentano il 12,5% del Fragranze totale canale profumeria, per un valore prossimo ai 135 milioni MASCHILI di euro. (Fonte: Beauty Report 2019 di Cosmetica Italia).
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+2,7% +4,5%
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ANDREA CASOTTI/CREATIVE FLAVOURS &FRAGRANCES
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«Le essenze del futuro? naturali e bespoke»
A tu per tu con il ceo di CFF, realtà specializzata nella produzione di fragranze ed essenze per privati e aziende, per scoprire i nuovi trend olfattivi
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Bespoke, fragrance combining (o layering), profumi griffati: cosa vince oggi? Indossare una fragranza “solo mia” o uniformarsi al mainstream? Le creazioni olfattive per le grandi firme continuano a essere la sfida più difficile che impone di armonizzare e convincere consumatori su scala globale, con gusti e culture eterogenee. Le fragranze della profumeria artistica invece sempre più “bespoke”, non solo per la spinta creativa con cui vengono create, ma soprattutto perché scelte quando intercettano le corde personali più intime e personali. 6
Quali sono le note che il pubblico chiederà sempre? I macrotemi del naturale e soprattutto del benessere - non più solo fisico ma anche interiore - sono i driver che oggi condizionano l’approccio creativo. Basti pensare che Givaudan ha appena acquisito Expressions Parfumées proprio per rafforzarsi nelle formule naturali. Nei nostri laboratori l’utilizzo consapevole di prodotti naturali ha realmente rivoluzionato il modo di pensare dei profumieri, che per primi stanno esplorando nuove direzioni e modalità di utilizzo degli stessi ingredienti. Per quanto riguarda le note, i grandi classici non stancano mai, ma ultimamente piace molto il fico: nei prossimi mesi si troverà in molte nuove creazioni. Parliamo di licenze. Se un fashion brand desiderasse avere il suo profumo, cosa dovrebbe sapere assolutamente? Che se scegli una cintura griffata la vedranno tutti, ma in pochi se la ricorderanno, mentre se indossi un profumo griffato deve essere capace di farsi riconoscere senza essere visto. E se ti cattura, allora sì che può diventare un segno indelebile.
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1. Chanel Gabrielle Essence 2. Costume National I 3. Christian Dior Spice Blend 4. Elie Saab Le Parfum Royal 5. Salvatore Ferragamo Signorina Ribelle 6. Carolina Herrera Good Girl 7. Franck Boclet Cashmere
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BEAUTY BUSINESS
FURLA SI ALLEA CON MAVIVE
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Pronti per il debutto nel beauty Il Gruppo Furla e Mavive hanno annunciato un nuovo accordo di licenza per la produzione e distribuzione a livello internazionale del primo profumo a marchio Furla, che prosegue così nella sua strategia di posizionamento lifestyle, diversificando ulteriormente la propria offerta ed entrando per la prima volta nel settore beauty. «La creazione di una nuova fragranza ci porterà ancora più vicino al nostro pubblico, sottolineando l’eleganza gioiosa e la positività che caratterizzano Furla - ha dichiarato Alberto Camerlengo, ceo dell’azienda di pelletteria, 513 milioni di euro di fatturato nel 2018 -. Il profumo è qualcosa di sottile e impalpabile che definisce lo stile personale, una vera arte di cui Mavive è maestra. Sono certo che attraverso questa collaborazione raggiungeremo un risultato che ci darà grandi soddisfazioni».
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Uno scatto della nuova campagna dedicata alla fragranza Essence di Chanel, firmata dal fotografo Nick Knight e con protagonista Margot Robbie
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TREND
I nuovi jus per lei? Audaci e passionali Qualcosa sta cambiando nel panorama profumato. Sia nella forma sia nel contenuto, ma non soltanto: basta dare un’occhiata alle ultime novità per rendersi conto che la donna a cui si ispirano e a cui sono dedicate le recenti creazioni non è più una figura delicata e romantica. La musa contemporanea in realtà non vuole nulla se non esprimere se stessa liberamente e senza convenzioni. Accantonati, almeno per il momento, i bouquet marcatamente floreali e le note eteree, si punta su materie olfattivamente audaci, prese in prestito anche dalle piramidi tradizionalmente maschili, anche perché i confini sono sempre più labili. Anzi, nella nicchia sono praticamente inesistenti. Accordi inediti e apparentemente ossimorici tra il dolce e il salato, il fresco e lo speziato, scrivono messaggi incisivi e inequivocabili. Le composizioni tendono infine a snellirsi, ma non a semplificarsi: “Quality over quantity” sembra proprio essere il leitmotiv della profumeria contemporanea.
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1. Giorgio Armani Musc Shamal 2. Gucci Mémoire d’une Odeur 3. Kenzo World Power 4. Liu Jo Milano 5. Michael Kors Wonderlust Sublime 6. Tom Ford Métallique 7. YSL Libre
LA SOSTENIBILITà ARRIVA IN PROFUMERIA
Ecofriendly is better
Uno dei big trend dell’economia sta influenzando, da alcuni mesi, anche il mercato della profumeria alcolica. Una recente elaborazione del Centro Studi di Cosmetica Italia ha evidenziato la penetrazione dei claim relativi alla sostenibilità e alla connotazione naturale nei nuovi lanci di profumi: il peso tocca il 18% del totale delle fragranze lanciate nel 2018. L’analisi, condotta sul database di Mintel, conferma che quasi un profumo su cinque con una connotazione naturale ha anche claim legati alla sostenibilità: un importante fenomeno che spiega i nuovi orientamenti di consumo, con enormi opportunità di revisione delle strategie di distribuzione. A fare da apripista, Lancôme con il nuovo Idôle, che ha nel bouquet l’essenza di rosa di Isparta, raccolta in modo sostenibile esclusivamente per la realizzazione della fragranza, nonché la nuova collezione di Eaux de Parfum Singulières di Le Couvent Des Minimes, creata da Jean-Claude Ellena con materie prime naturali nobili, secondo la tradizione dell’Alta Profumeria Francese, e con formule 100% vegane.
Una delle Eaux de Parfum Singulières di Le Couvent Des Minimes, creata dal famoso naso Jean-Claude Ellena
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Il profumo deve comunicare un messaggio chiaro. Non deve essere creato per accontentare chiunque, altrimenti è un po’ come se fosse una millefoglie
”
Jean-Claude Ellena
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PREVIEW WOMENSWEAR spring-summer 2020
Il ritorno all'eleganza anni '60 è il fil rouge delle nuove collezioni, che spesso però si lasciano anche andare a un mix giocoso di fantasie animalier ed etnochic. Abiti morbidi in materiali spesso sostenibili si alternano a completi in cui le giacche, mai costrittive, cambiano proporzioni e pesi. L'estetica della fluidità si sposa con quella della leggerezza. A CURA DI CAMILLA BORDONI
TIZIANO GUARDINI Nella linea realizzata con Mantero viene utilizzata la Peace Silk, una seta "non violenta" che viene ricavata dai bozzoli abbandonati dai bruchi, una volta diventati farfalle.
anteprima Shuting qiu Libertà è la parola d'ordine dell'insieme: l'ampia mantella dai colori e dalle fantasie sgargianti dialoga con la trama ricca di dettagli floreali della gonna.
Arthur Arbesser La nuova collezione dello stilista si ispira alla nonna, nata in Transilvania, fuggita per la guerra e trasferitasi in Austria: una romantica archivista di tessuti e collezionista di ceramiche tradizionali.
L'abito lungo a balze armonizza la silhouette. Le tonalità calde si alternano, seguendo i movimenti della figura. Completano il look gli accessori, pratici e a loro volta in colori solari.
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PREVIEW WOMENSWEAR spring-summer 2020
CALCATERRA Il rosso è protagonista del completo con giacca oversize in cotone e ramiè: foderata in seta, ricade sull'intera figura, coprendo il top monospalla e la gonna con allacciatura sul davanti, in maglia di seta delavata.
ICEBERG Suit in cady stampato slim fit, con logo mix reinterpretato in chiave fluo e psichedelica, ripreso sulla manica e lato pantalone. Le sneaker ribadiscono il carattere streetstyle del look.
ULTRÀCHIC Direttamente da una galassia lontana, la gonna longuette plissé ispirata allo spazio è abbinata alla T-shirt in cotone con stampa digitale, dal quote giocoso.
MARCO RAMBALDI Il completo in maglia di viscosa leggera a costine irregolari, con punti saltati, è composto da un top con doppio scollo e gonna lunga con spacco sormontato. La scarpa dal tacco a spillo ha una suola di forma irregolare, con laccetti in pelle impunturati azzurro cielo.
NEMOZENA Toni neutri per il trench arricchito da dettagli in fantasia interni ed esterni. I pantaloni cammello privilegiano una linea dritta. Unica nota di colore è la maglia color senape. 76
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MRZ Simona Marziali Il look hippie chic anni '60 in maglia gioca sulle tonalità del bianco e del nero, esaltate da ricami a rombi colorati.
ALEXANDRA MOURA Omaggio all'artigianalità nell'abito realizzato in un pesante tessuto colorato. La silhouette è a merluzzo, con balze asimmetriche nella gonna e due grosse tasche removibili sul davanti.
PREVIEW WOMENSWEAR spring-summer 2020
Genny Forme fluide e linee geometriche scivolate accarezzano le silhouette. La palette cromatica è dominata da nuance naturali, come il tessuto, e da tocchi vibranti di bianchi.
HORO Lo stile essenziale e la chiarezza delle forme minimal, unite dal leitmotiv del filo d'oro ripreso nei capi. Gli abiti seguono il corpo femminile con volumi proporzionati e giochi di costruzioni.
Atsushi Nakashima Metropolitano e contemporaneo, un outfit che richiama la tecnicità dell'urban style. Maniche corte, revers importanti e coulisse al fondo, nel segno della grinta e del comfort.
MARYLING Classicismo e modernità dialogano tra loro, creando un’estetica moderna dallo stile scivolato e sinuoso. La camicia arricciata segna il punto vita, mentre la gonna sfoggia una intrigante asimmetria.
aigner Il top lingerie nude si abbina ai fluidi pantaloni palazzo in crêpe chiffon. Il viso è messo in risalto da un cappello ispirato alla tradizione sudamericana, in feltro e con le finiture in vacchetta. La giacca in pelle e gli accessori completano il look. 78
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CIVIDINI Lo spolverino in raso di poliestere color miele si apre sul davanti in un'ampia scollatura, che lascia scoperto il décolleté. Le scarpe, allacciate alla caviglia, slanciano la figura.
SGM MOUSE Maxi e minimal sono le keyword. L'ampio top smanicato ricade sul gonnellone over, in un total look monocromatico spezzato solamente da dettagli blu navy.
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INNO VAT ION The Polartec® APEX Awards is the annual celebration of design-driven brands that push the boundaries of style and fabric performance. Every year a select group rise above for going beyond the expectations of what performance apparel can be.
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FASHION TALKS ARE A – HALL 6 ©2019 Polartec, LLC. Polartec® is a registered trademark of ©Polartec, LLC.
INTEGRA FRAGRANCES for
L’identità di un brand in una fragranza LA PROFUMAZIONE DI UN AMBIENTE NASCE DALL’ARTE DI SAPER ANALIZZARE E INTERPRETARE LA PERSONALITÀ DI UN MARCHIO. LO SA BENE INTEGRA FRAGRANCES, CHE CREA IDENTITà OLFATTIVE PER NUMEROSE GRIFFE DEL LUSSO. TESTA, CUORE, FONDO, E UNA TECNOLOGIA IN GRADO DI PROFUMARE GRANDI SUPERFICI Integra Fragrances crea identità olfattive dal 2006. Un’expertise nella comunicazione emozionale tailor made che oggi diversifica fra marchi iconici del lusso, hotel stellati, aziende prestigiose ed eventi, estendendola a 48 Paesi nel mondo. Momento chiave dell’attività di Integra Fragrances è l’analisi del marchio: stile, valori, target di consumatori, linguaggio e location vengono esaminati in dettaglio e tradotti in fragranze esclusive, tenendo conto delle principali tendenze olfattive del momento e potendo attingere alle suggestioni di oltre 1.800 materie prime. Per raccontare Fendi e il suo heritage dal sapore vintage è nata Ambre Romain: in tutti i flagship della maison aleggia un accordo di cuoio patinato, attenuato da legni morbidi e “battiti” cipriati. L’Eau Parfumée au Thé Vert è invece la carta d’identità olfattiva del gioielliere Bulgari, dove
la freschezza del prezioso tè verde giapponese ammorbidisce l’apertura frizzante degli agrumi ed è corredata dall’effetto poudré di iris e violetta e dal contraltare delle spezie, prima fra tutte il cardamomo. Per sottolineare la classicità senza tempo e l’artigianalità delle borse Serapian Milano (Gruppo Richemont) è stato messo a punto Cuir d’Argent: un profumo connotato dalla sacralità di incenso e mirra, dove l’iris fiorentino gioca il ruolo di “cuore” mentre sul fondo emergono i baccelli di vaniglia, l’ambra grigia, i muschi e un lieve effetto suède. Restando nel mondo degli accessori, la fragranza su misura per Furla è Amber Rose, che esprime una femminilità contemporanea, dinamica e allo stesso tempo romantica. Nel bouquet la rosa bulgara è illuminata dalle gocce del bergamotto di Calabria e del mandarino di Sicilia, per poi
scivolare verso la morbidezza di gelsomino e mughetto. Ad arrotondare la composizione ci pensano la vaniglia, l’ambra e il muschio bianco. Insomma, perfetta coerenza fra il marchio e la sua fragranza. Non solo: la profumazione d’ambiente è anche tecnologia. La diffusione prevede l’utilizzo di device all’avanguardia canalizzati, nascosti alla vista, controllati in remoto e in grado di profumare grandi superfici, con la garanzia di massime performance e sicurezza. Il resto del servizio consiste in un progetto di diffusione dedicato per ogni location, nell’installazione e manutenzione del sistema, nei rifornimenti costanti della fragranza e nell’assistenza dedicata 24/24h grazie al controllo remoto. L’identità olfattiva di un brand finisce spesso per diventare protagonista di altre operazioni di branding e sell-out: candele, diffusori con bastoncini, eau de parfum, roll-on, inviti profumati e una serie di altri prodotti destinati sia alla vendita sia al gifting. Il tuo brand è unico. Rendilo indimenticabile.
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PREVIEW WOMENSWEAR SPRING-SUMMER 2020
SUBJECT MATTER
LE COLLEZIONI PER LA PROSSIMA PRIMAVERA-ESTATE INTRAPRENDONO UN VIAGGIO OLTRE IL TEMPO E LO SPAZIO: PERFETTE PER UNA FEMMINILITÀ CHE NON HA INTENZIONE DI PASSARE INOSSERVATA, FORTE DELLA SUA PERSONALITÀ E CAPACE DI GIOCARE CON LOOK DIFFERENTI PER OGNI MOMENTO.
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DI ALBERTO CORRADO
LORENA ANTONIAZZI
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POWER DRESSING
I NUOVI CAPISPALLA SONO UN MIX TRA FUTURO E TRADIZIONE, NATURA E TECNOLOGIA, CON L’OBIETTIVO DI DIVENTARE CAPI EVERGREEN E PERFORMANTI DA SFOGGIARE IN IN PRESENZA DI SITUAZIONI ATMOSFERICHE IMPREVISTE. NYLON SUPERLEGGERI O IMBOTTITI IN PIUMA 800 FILL POWER CON ARMATURE RIP STOP, 3 LAYER TERMO NASTRATI, COATED COTTON: TUTTO FA RICERCA. LA PALETTE COLORI SPAZIA DAI TONI DEL GRIGIO CEMENTO, A QUELLI PIÙ CALDI DEL BEIGE BRUCIATO, INFLUENZATI DALLA NATURA.
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1. DUNO 2. TATRAS 3. K-WAY 4. HERNO MONOGRAM 5. PEAK PEROFRMANCE 6. DIEGO M 7. BLAUER
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Le sorelle Giusti: «Con le scarpe AGL facciamo il giro del mondo» Qualcuno una volta ha detto che le aziende marchigiane sono multinazionali tascabili. E per AGL è un po’ così, grazie allo spirito cosmopolita delle sorelle Giusti, terza generazione al comando dell’impresa calzaturiera di famiglia, che oggi realizza il 90% del business fuori dai confini nazionali
Questa storia ha inizio nel 1958, a Montegranaro, nelle Marche, dove Piero Giusti, con passione e operosità, avvia una produzione di calzature artigianali. Il secondo capitolo vede suo figlio Attilio, dotato di una spiccata sensibilità artistica, porre l’accento su un design raffinato e moderno. La terza scena, e siamo al presente, racconta di tre giovani sorelle, Sara, Vera e Marianna Giusti che, raccolto il testimone dal genitore, con un piglio tutto femminile progettano l’espansione globale della AGL. Alla sede storica di Montegra-
naro si aggiungono uffici a New York, Milano e Parigi, mentre la distribuzione raggiunge 850 boutique multibrand in 50 Paesi del mondo. Un progetto di internazionalizzazione ben strutturato che permette ad AGL di chiudere anche il 2019 con una crescita a doppia cifra del giro d’affari, realizzato per il 90% all’estero, con sviluppi significativi sul mercato americano, Russia, Corea e Giappone. E non ci si ferma: l’accordo di partnership siglato di recente con i negozi Goop, di proprietà di Gwyneth Paltrow, contempla l’approdo di AGL negli store di New York, Los Angeles, Chicago e online. Mentre si lavora a un piano di pop up corner, che parte a Parigi presso Galeries Lafayette durante l’imminente settimana della moda, con l’intento di ac-
corciare le distanze tra le sorelle Giusti e la loro fedelissima community. Le ragioni del successo? «Il respiro cosmopolita delle nostre creazioni - rispondono le imprenditrici - incontra il gusto minimale, contemporaneo, femminile e transgenerazionale delle consumatrici più evolute». Uno stile che ha conquistato anche le celebrity, da Brie Larson a Emma Roberts, da Isla Fisher a Gigi Hadid, fino a Cate Blanchett, Mila Kunis, Jessica Alba, Amy Adams, Jamie Lee Curtis. E per più di un motivo: le priorità estetiche delle sorelle Giusti vanno infatti di pari passo con la ricerca del comfort e l’utilizzo di materiali di altissima qualità, come la nappa e il cervo, che permettono la realizzazione di scarpe morbide come guanti. Non fanno eccezione quelle di-
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segnate per la Spring-Summer 2020, collezione ispirata all’astrattismo, dove forme, colori e geometrie diventano il linguaggio per esprimere una visione soggettiva del mondo. Un’estetica di stampo artistico che prevede modelli di punta come i texani intersecati da segmenti colorati, le décolleté bicromatiche con tacchi a forma di luna, e le sneaker elegantemente street. Il tutto nel rispetto della sostenibilità, promossa da anni in azienda, utilizzando energia rinnovabile e riducendo gli sprechi nel processo produttivo.
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CUBA LIBRE CUBA, UN LUOGO PIENO DI COLORI E DI PASSIONE, INFLUENZA NUMEROSI DESIGNER NEL CREARE COLLEZIONI PER UNA DONNA ROMANTICA, FEMMINILE E SEDUCENTE. IL FIL ROUGE SONO TUBINI ADERENTI, GIACCHE IN LANA, SETA E LINO, MA ANCHE MAGLIERIA TRASPARENTE, GONNE A RUOTA, PANTALONI MORBIDI E CAMICIE EFFETTO DENIM. NON POSSONO MANCARE COLORI COME IL FUCSIA, L’OCRA, IL NOCCIOLA, IL GRIGIO CHIARO, IL VERDE OLIVA, IL CELESTE E L’IMMANCABILE BIANCO.
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1. CHIARA BONI LA PETITE ROBE 2. MANILA GRACE 3. CALCATERRA 4. TABARONI CASHMERE 5. BIANCALANCIA 6. LARDINI 7. ROSSO 35
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MOROCCAN SPICE UNA PASSEGGIATA PER I SOUK DI MARRAKECH SORSEGGIANDO TÈ ALLA MENTA, CIRCONDATI DALLE SPEZIE DAI COLORI PIÙ INTENSI, PER RACCONTARE STORIE LONTANE, PIENE DI SAPORI FORTI ED ESPERIENZE INDIMENTICABILI. I MATERIALI COME LINO E COTONE CROCCANTE SONO INTRISI DI PIGMENTI DI COLORE E ACCESI DA LUREX DORATI E BRONZATI.
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1. MARIELLA ROSATI 2. AC9 3. BAGUTTA 4. OBIDI 5. SO.BE 6. TWINSET MILANO 7. PESERICO
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ISTANT CONTAMINATION 2
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IL CLASSICO RIVISITATO DIVENTA PROTAGONISTA DI GIACCHE, TAILLEUR E TAILLEURPANTALONI, LA GIACCA RIMANE IL MUST-HAVE, CON FUSCIACCA E ABBINATA AD AMPI PANTALONI, PER VALORIZZARE IL PUNTO VITA, OPPURE SMANICATA E CON PANTALONI PIÙ CORTI, PER UN TOCCO GRINTOSO, RAFFINATO E AL TEMPO STESSO PRATICO. LE VESTIBILITÀ MORBIDE ACCAREZZANO LA SILHOUETTE CON TESSUTI LEGGERISSIMI E FLUIDI, PREGIATI LINI E COTONI.
1. 12 FEMME 2. LANIFICIO COLOMBO 3. WOOLRICH 4. SEVENTY VENEZIA 5. CIRCOLO 1901 6. XACUS 7.TAGLIATORE 0205 8. BERWICH
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ISLAND LIFE
LE ISOLE, IN PARTICOLARE QUELLE IN CUI IN PASSATO SI SONO SVOLTI STORICI EVENTI MUSICALI, METTONO IN PRIMO PIANO COLLEZIONI CARATTERIZZATE DALL’OPULENZA BOHÉMIEN E DAI CLASSICI ’50 E ’60 REINTERPRETATI. ABITI ROMANTICI A FANTASIA PAISLEY SI UNISCONO A CAPI FEMMINILI FLUTTUANTI, STAMPE FLOREALI, VESTITI CORTI E SENSUALI. LA PALETTE COLORI È CARATTERIZZATA DA TONI NATURALI, CHE RISPECCHIANO L’ENERGIA DELL’AMBIENTE MUSICALE, COME ROSA CIPRIA, BLU, VERDE ED ÉCRU.
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1. ALPHA STUDIO 2. SEMICOUTURE 3. ATOS LOMBARDINI 4. 28 MAGGIO 5. MOMONÌ 6. CIVIDINI 7. KOCCA
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SMOOTH OPERATOR LA CHIAREZZA DELLE FORME E LO STILE ESSENZIALE FIRMANO UN LIFESTYLE QUOTIDIANO, PER VESTIRE CON SEMPLICITÀ. LA SPERIMENTAZIONE SUI PATTERN SI TRASFORMA IN EQUILIBRIO: VIA LIBERA ALLE STAMPE MALTINTE, ALLE RIGHE JACQUARD E ALLA VISCOSA IMPREZIOSITA DA FILI DI LUREX.
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1. REPLAY 2. CIGALA’S 3. ELENA MIRÒ 4. CARACTÉRE 5. PATRIZIA PEPE 6. PAUL&SHARK 7. COLMAR
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FAST FUSION
ESTATE, TEMPO DI CHROMOTHERAPY: CONTRASTI DI COLORI E ABBINAMENTI PERSONALIZZABILI ASSECONDANO OCCASIONI DIVERSE, ALL’INSEGNA DELLA MASSIMA LIBERTÀ. NON MANCANO SCELTE ORIGINALI E INNOVAZIONI NEI TESSUTI, DAL NUOVISSIMO POLIESTERE RICICLATO CERTIFICATO GLOBAL RECYCLED STANDARD, FINO AL JERSEY DI VISCOSA, LAMINATO O FANTASIA,
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1. 1-ONE 2. MALIPARMI 3. SMARTEEZ 4. OTTOD’AME 5. CRISTINAEFFE 6. TRUE ROYAL 7. NENAH
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LOOK LUMINOSI E SURREALI ESALTANO IL FASCINO SEXY E SELVAGGIO DI GIRLS ON TOUR, CHE SI FANNO NOTARE PER UN APPEAL ACCATTIVANTE. COTONE LUCIDO, SETA E SANGALLO, ABBINATI AL POLIESTERE RICICLATO ED ECOLOGICO, ASSICURANO SENSUALI TRASPARENZE, SOTTOLINEANDO L’IMPATTO VISIVO DI COLORI ACCESI E DI TOCCHI RÉTRO NELLE STAMPE RICCHE DI VIBRAZIONI FRESCHE E SOLARI.
1. ANNALISA BALDINI MILANO 2. PENCE 1979 3. LUISA SPAGNOLI 4. TWENTY EASY 5. HANITA 6. ES’GIVIEN 7. PIERANTONIO GASPARI
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COYOTE CULT
SI CONFERMA LA PASSIONE PER IL MONDO DEL DENIM, CHE SI AMPLIA ABBRACCIANDO TESSUTI MOLTO PARTICOLARI, COME LO SVILUPPO IN LINO DELLA TRAMA DRILL, DELLA TINTURA INDIGO E DEL RIGATO, FINO ALLA TELA BLU GIAPPONESE CON CIMOSA. L’EFFETTO GENERALE È DECISAMENTE EASY E FRESCO, GRAZIE ANCHE AI PESI LEGGERISSIMI COME IL SUPER-ESTIVO 7OZ E IL PRIMAVERILE 8OZ, MENTRE I COLORI ATTINGONO AL MAGNETISMO DELLA POP ART: IL VERDE SALVIA SI ALTERNA AL MELLOW YELLOW, MENTRE IL DAILY ORANGE CEDE IL PASSO A DUE TONALITÀ DI BIANCO, WHITE E MILK.
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1. GUESS JEANS 2. SFIZIO 3. FRACOMINA 4. FEBE 5. KAOS 6. LIU JO WHITE LABEL 7. JACOB COHEN
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CAL TECH
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SULLE NOTE DEI BEACH BOYS TORNANO LE SURFER GIRL ANNI ’70, PER CELEBRARE L’ESTATE E IL FASCINO DI UN GUARDAROBA SENZA TEMPO, CHE GUARDA AL PASSATO MA SENZA NOSTALGIA. LA MAGLIERIA HA VOLUMI MORBIDI E NUANCE PASTELLO, CHE SEMBRANO SBIADITE DAL SOLE. I PANTALONI SONO A GAMBA DRITTA E I BERMUDA O PANTALONCINI HANNO L’ELASTICO IN VITA, MENTRE LE RIGHE DELLE CAMICIE RIPORTANO ALLA MENTE LA FRESCHEZZA DEL SEERSUCKER. DOMINA IL BIANCO, CONTRASTATO DALLE CROMIE NATURALI DI TERRA E FUOCO. 1. ANIYE BY 2. ODLO 3. BEATRICE B 4. CRUCIANI 5. TELA 6. ALYSI 7. SHIRT A PORTER
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Bressan for
Take a walk on the green side L’iconico brand veneto di calzature per la montagna accelera sull’ecosostenibilità. La strada dell’eccellenza passa attraverso tradizione, innovazione e scelte concrete di responsabilità verso il pianeta. Perché il nuovo lusso è "verde" Bressan fa rotta verso un futuro sempre più green: calzature realizzate con pellami conciati al vegetale e cotoni biologici, tessuti e accessori parzialmente riciclati, colle a base d’acqua, materiali di scarto responsabilmente differenziati, sono solo alcuni esempi dell’impegno ecosostenibile intrapreso dallo storico brand che ha sdoganato nel mondo della moda le scarpe da montagna. Cammino virtuoso che aggiunge valore alla lunga esperienza maturata in oltre cento anni di attività nel settore calzaturiero artigianale. Eredità preziosa che attraverso una staffetta generazionale
giunge ai fratelli Luca e Nunzio Bressan, creatori del brand di famiglia, oggi presente nelle vetrine delle più esclusive località di montagna come Madonna di Campiglio, Courchevel, Megève, St. Moritz o Kitzbühel. Le creazioni Bressan si collocano infatti nella fascia premium con il loro inconfondibile stile urban luxury, impreziosito da dettagli raffinati, e quella impareggiabile funzionalità, assicurata da lavorazioni e costruzioni particolari che donano leggerezza e flessibilità. Il sapiente mix di tradizione, innovazione e ricerca, consente la realizzazione di collezioni di nicchia, capsule collection, modelli
www.bressanhandmade.it
originali e pezzi unici, anche personalizzabili, destinati al pubblico più esigente e ai personaggi dello star system. La considerevole attenzione verso le richieste del cliente, da sempre alla base della filosofia aziendale, unita alla continua tensione verso l’eccellenza dei prodotti, ha portato Bressan verso una costante crescita a doppia cifra negli ultimi anni. Un trend positivo che che nel prossimo futuro, stando alle previsioni, sarà sostenuto anche dalle nuove scelte green-friendly, che incroceranno l’interesse di quella categoria crescente di consumatori sensibili alle tematiche ambientali.
SPRING - SUMMER 2020 @ WHITE MILANO
TEMPTATION SUMMER
POUPETTE ST BARTH
LE COLLEZIONI PRESENTIA WHITE MILANO REINTERPRETANO IN MODO CREATIVO - E SOPRATTUTTO CON UN LAVORO DI CESELLO SULLA RICERCA - QUESTI CONCETTI, DI IBERTÀ, NATURA E BELLEZZA, MIXANDO STILI DIVERSI SOTTO IL DENOMINATORE COMUNE DELLA FANTASIA. IL NERO CEDE IL RUOLO DA PROTAGONISTA AL COLORE, CHE SPAZZA VIA OGNI INDECISIONE, ESALTANDO SILHOUETTE E ABBRONZATURA. DI ALBERTO CORRADO
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CHIC DÉCONTRACTÉ
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LE PALETTE SI AMMANTANO DI GRAFISMI METROPOLITANI E DIVAGAZIONI ETHNIC STYLE, PER PROPOSTE DESTINATE A MOMENTI DIVERSI DELLA GIORNATA PER ESSERE SEMPRE TRÈS CHIC.
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1 ATTIC AND BARN Il fascino vintage delle righe della camicia maschile è abbinata alla gonna su tessuto cangiannte. 2 BAGGHY Borsa con manici e anche tracolla in vari colori e materiali. 3 HANAMI D’OR Abito morbido con cintura nelle nuance calde del marrone . 4 OZY Borsa in nappa e camoscio con frange misto seta e tracolla a catena in materiale plastico. 5 OREQUO Foulard in seta della collezione “Painted Horses“ realizzati dagli studenti di Tecnologie e Illustrazione Digitale per la moda dell’ACME. 6 MERMAZING Pareo e costume intero in color arancio. 7 ANTICA SARTORIA POSITANO Abito tinto in capo in pizzo in stile Positano. 8 GAVAZZENI Borsa con fibbia in metallo e manico rigido.
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ETHNIC SLAM
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È LA STAGIONE DEI TRASFORMISMI E DI DONNE VIAGGIATRICI, A METÀ TRA UN LANGUIDO MAL D´AFRICA E UN ROMANTICISMO POST MODERNO. 2
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1 SWORD 6.6.44 Biker in pelle silver shiny con zip. 2 FILLES A’ PAPA Abito con intarsi a gancio e scollatura bra. 3 PIERRE-LOUIS MASCIA Chemisier in stampa esclusiva. Ph Francesco Brigida. 4 GI’N’GI Berretto doppiato in cotone con alette in stile vecchia marina 5 CAPLAIT Sandalo a faascia su stampa etnica. 6 CALIBAN Abito su stampa piazzata con motivi geometrici anni’80. 7 FALIERO SARTI Sciarpe in cachemire con disegni a spina mutlicolor. 8 SVETA Bomber in tessuto croquè con polsi e bordo in maglia di cotone.
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BACK TO THE ROOTS
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LA MADRE TERRA SI ESPANDE SU STAMPE E ACCESSORI, IN CERCA DI UN´INTERPRETAZIONE INSOLITA CHE AFFASCINA SEMPRE, IN UN CONCENTRATO DI STILE AVANT GARDE.
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1 MONTEGALLO Cappelli in paglia intrecciata con nappe. 2 NIU Tuta in seta su stampa stella marina in colore verde acqua e turchese. 3 BOYISH Maglia marinarié su denim militare con tasche applicate. 4 ALTO MILANO Calze corte della capsule collection by Fulvio Luparia con disegno esclusivo. 5 NOSHI Parure orecchini e anello lavorati secondo antiche tecniche orafe. 6 CLOSED Abito in pelle leggera con ampie tasche a marsupio in colore verde muschio. 7 CAPAF Borse a secchiello in vimini con tracolle in cuoio. OOF WEAR Abiti con macro paillettes in versione verde brillante
e nero lucido.
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QUICK REACTION
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IL VESTIRE QUOTIDIANO IMPONE RAPIDITÀ NELL´AFFRONTARE AL MEGLIO TUTTI GLI IMPEGNI. MODELLI SOBRI, DECISI E MAI BANALI, IN NOME DI UN´ESTETICA 2
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METROPOLITANA.
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1FERRANTE Maglia con ampio scollo e maniche in ruffles a motivo floreale. 2 AMERICAN VINTAGE Easywear comfy-chic è l’elemento primario di questa collezione all’insegna dei migliori tessuti naturali, piacevoli da sentire sulla pelle e confortevoli da indossare. 3 KIMORAIN Caban in tessuto tecnico con zip multiforme. 4 LE SARTE PETTEGOLE Look in stile rivière in seta e twill stampata. 5 BJØRG Classici pendenti con pietra su lavorazione secondo codici etici. 6 BALOSSA Trench in cotone dal taglio maschile su abito longuette in maglia in colore nero. 7 SELAH Plissé e giochi di volumi per un look dal sapore divisa accademica in nuance che vanno dal viola al grigio metropolitano. 8 TRAMAROSSA Top americano su
pantaloni in cotone bianco optical.
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veepee for
Dal Fashion al Travel, dal Beauty al Food: con Veepee c'è sempre qualcosa di WOW Il brand globale leader delle vendite evento online si distingue grazie a una “pink experience” che gratifica e coinvolge la clientela. Oltre all’offerta multisettoriale, viene lanciato in Italia Veepee Viaggi, frutto di un’esperienza nel settore leisure che ha già conquistato 1 milione di viaggiatori, generando ricavi per 300 milioni di euro - commenta Andrea Da Venezia, Head of MarDesiderio, slow-enjoyment e uniqueness: sono keting & Communication Veepee Italia -. Nel paqueste le tre parole chiave per i soci di Veepee, norama dello shopping online ci distinguiamo per il brand globale, leader delle vendite evento online essere sempre di più una piattaforma di intrattenied evoluzione di vente-privee. Si tratta anche delmento. Soddisfiamo desideri, non necessità: per le nuove tendenze di acquisto che caratterizzano questo l’esperienza di acquisto su Veepee è una il mondo dello shopping online di oggi, nel quale ‘pink experience’, capace di accendere una scinVeepee si posiziona come l’e-tailer in grado di antitilla di felicità nella vita di tutti i giorni, in un viaggio cipare i desideri dei clienti e far scoprire loro brand che inizia con lo shopping online e prosegue nei nuovi e aspirazionali in tutte le categorie che costiAndrea Da Venezia Head of Marketing & negozi fisici e negli eventi offline che organizziamo tuiscono la sua offerta multisettoriale: Baby&Kids, Communication Veepee Italia con i nostri partner».In linea anche con la tendenAccessori, Abbigliamento, Sport, Home&Decor, za, tipica dei Millennial e della Generazione Z, alla Beauty, Food&Wine. In un contesto in cui i consumatori hanno tutto ciò di cui ne- ricerca di unicità più che di accumulo, il sito multi-specialista cessitano nel quotidiano, Veepee propone loro ogni giorno new ha introdotto recentemente anche in Italia il segmento Travel, essentials: una selezione premium di articoli in grado di stimo- lanciando Veepee Viaggi per ampliare l’offerta oltre il prodotto, lare il desiderio e suscitare le emozioni dei clienti, siano essi forte dell’esperienza nel settore leisure a livello internazionale, appassionati di fashion, tecnologia, beauty o vini. «L’identità di che ha generato un fatturato di 300 milioni di euro nel 2018 e Veepee si lega fortemente al concetto di WOWING your days coinvolto 1 milione di viaggiatori.
www.veepee.com
PREVIEW SHOES & BAGS SPRING-SUMMER 2020
CASUAL FOOTING
GLI ACCESSORI MUST-HAVE DELLA STAGIONE CALDA SI ARRICCHISCONO DI UNA SENSIBILITÀ ECO-FRIENDLY. MIX AND MATCH DI CROMIE SUPER GLAM, PER BORSE E SCARPE, CHE UNISCONO DESIGN INNOVATIVO E MATERIALI PREGIATI. DI ALBERTO CORRADO
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PREVIEW SHOES & BAGS SPRING-SUMMER 2020
EXTREME FEMININITY COMPOSTEZZA E GARBO, INSIEME A UN PUNTO DI COLORE: IL MARRONE BRUCIATO. EVOCANDO GOLOSI IMPASTI DI GIANDUIA, È IL FILO CONDUTTORE DI UNA PRIMAVERA CHE SI ISPIRA AGLI ANNI ’60. SHOPPER DESTRUTTURATE, BAULETTI, POST MAN BAG E SECCHIELLI RIGIDI DOMINANO LA SCENA. 1
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1.GIANNI CHIARINI 2.SAMBOUE 3.BIANCHI E NARDI 1946 4.YOSONO 5. CALICANTO 6. CHIE MIHARA 7.TOSCA BLU 8. GIOVANNI FABIANI
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TORNANO GLI ANNI ’80, CON IL LORO CARICO DI LUCI AL NEON. BAGLIORI CHE RICOPRONO OGGI GLI ACCESSORI, PRONTI A MOSTRARE SOTTO I RIFLETTORI TEXTURE GRAFFIANTI, INCROSTAZIONI MATERICHE E SPALMATURE DI GLITTER, PER UN CALEIDOSCOPIO DI RAGGI MULTICOLORI. 3
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1.CARMENS 2.FRAGIACOMO 3.WHAT FOR 4.MANILA GRACE 5. LUMBERJACK 6.VIC MATIE 7. PINKO 8. LIU JO
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IMPOSSIBILE RIMANERE INDIFFERENTI DI FRONTE A UN'ESPLOSIONE DI COLORI COME QUELLA DI QUESTA ESTATE. FUCSIA, ARANCIONE, VIOLA E ROSSO RICALCANO LE ORME CROMATICHE DEI FIORI PIÙ LUSSUREGGIANTI, PER IMPRIMERE UN'ENERGIA CONTAGIOSA. 3
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1.ALVIERO MARTINI 1a CLASSE 2.CROMIA 3. RODO 4. PAUL'S LONDON 5. MIZUNO 6.CAFÈ NOIR 7. DANIELE ANCARANI 8. PRETTY BALLERINAS
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FOXTOWN FACTORY STORES for
Più grande e più omnichannel: così FoxTown guarda al futuro A quasi 25 anni dalla fondazione, FoxTown Factory Stores conferma e rafforza la sua formula vincente: mentre cresce l’affluenza, si lavora all’ampliamento DELLA SUPERFICIE DI VENDITA, ALLA CREAZIONE DI UN AUTOSILO E al collegamento diretto con la stazione di Mendrisio. In primo piano anche l’omnicanalità, per fidelizzare una clientela senza confini È stato il primo Factory Outlet Center del Sud Europa (l’intuizione è venuta nel 1994 all’imprenditore Silvio Tarchini, ispirandosi a un modello distributivo già affermato in Inghilterra e negli Stati Uniti), ma è più che mai al passo con i tempi: stiamo parlando di FoxTown Factory Stores di Mendrisio, che a 25 anni dall’apertura conta su circa 160 negozi, oltre 250 marchi di prestigio, una superficie di vendita di 30mila metri quadri e oltre un migliaio di addetti. Il 2018 ha confermato un trend di crescita costante, attestato da 3,3 milioni di visitatori, un fatturato del +5,6% sul 2017 a parità di superficie di vendita. In pole position i turisti internazionali: l’anno scorso oltre il 70% della cifra d’affari realizzata con carte di credito ha riguardato persone in arrivo da tutto il mondo. Non solo dalla vicina Italia, dalla quale proviene il 24% circa della clientela, ma anche dalla lontana Cina (oltre il 13%), dall’America, dalla Russia, dal Medio Oriente. I primi sei
mesi del 2019 hanno confermato l’andamento positivo, trainato da un brand mix che privilegia il luxury e i marchi premium - Dolce&Gabbana bambino e Jimmy Choo sono tra le new entry più recenti - e da una dimensione di entertainment sempre più spiccata: a FoxTown Factory Stores non solo si compra bene, ma si sta bene a partire dalla ristorazione, per la quale c’è solo l’imbarazzo della scelta tra il ristorante svizzero Chalet Suisse, il Fashion Bar, presto un Sushi Bar e molti altri punti dove rilassarsi e prendersi una pausa. Intanto la struttura progetta un ampliamento: agli attuali 30mila metri quadri di gla se ne aggiungeranno presto altri 7mila, che porteranno i punti vendita da 160 a circa 210 nel contesto di un progetto più articolato, che prevede anche il collegamento diretto con la stazione ferroviaria di Mendrisio San Martino. Non solo: entro la primavera 2020 si concluderanno i lavori di edificazione di un nuovo autosi-
lo, che creerà oltre 600 posti auto in più. Mentre il mall fisico si fa più appealing, la famiglia Tarchini non dimentica l’importanza dell’omnicanalità e del digitale, attraverso un’azione su più fronti: tre mesi fa è stato lanciato, tramite un’app gratuita, il programma fedeltà FoxPrivilege, che offrendo ai membri sconti e agevolazioni ha conquistato in breve tempo oltre 11mila adesioni. Facebook, Instagram - e Linkedin per quanto concerne gli stakeholder - sono strumenti ormai imprescindibili per il customer service, che ha accorciato le distanze con la clientela cinese grazie all’attivazione di un account WeChat, alla presenza di contenuti sul motore di ricerca Baidu e, a breve, a offerte e iniziative speciali mediante Alipay. Per i cinesi, come per gli altri clienti, il mantra è uno solo: un coinvolgimento offline e online profondo, all’insegna della personalizzazione e della condivisione di un mondo eclettico, ricco di spunti e in costante evoluzione.
Via Angelo Maspoli 18 - CH 6850 Mendrisio - Tel. 0041 848 828 888 - info@foxtown.ch - www.foxtown.com
PREVIEW SHOES & BAGS SPRING-SUMMER 2020
RAY
OF LIGHT IL PRIMO SEGNO DEL RISVEGLIO DELLA NATURA SI PERCEPISCE ANCHE NEGLI SPAZI METROPOLITANI, GRAZIE ALLO SBOCCIARE IMPROVVISO DI FIORI SOTTO IL PRIMO RAGGIO DI SOLE. NEI NUOVI ACCESSORI LA FLORA SI ALLEA CON LA FAUNA, IN UN METAFORICO MANUALE DI ZOOFLORICULTURA. 1
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1.THE BRIDGE 2.PIQUADRO 3.COCCINELLE 4.QUEENBEE 5. EASTPAK 6.GEOX 7. DOUCAL'S 8. PELLICO
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SENSUAL
VORTEX
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TACCHI VERTIGINOSI CHE COSTRINGONO AD ANCHEGGIARE SENSUALMENTE, COLORI VERY SEXY E APPEALING CHE FASCIANO CURVE BEN TORNITE. TORNANO LE BURROSE PIN-UP AMERICANE DEGLI ANNI’40 E ’50, QUELLE CHE FACEVANO GIRARE LA TESTA AL PUBBLICO MASCHILE, MA SEMPRE CON IRONIA IPERFEMMINILE.
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1.BALDININI 2. ELVIO ZANON 3.FURLA 4. CASADEI 5. ELENA KOLT 6.THOMAS NEUMAN 7.DANIELE ANCARANI 8. POLLINI TOUR
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PREVIEW SHOES & BAGS SPRING-SUMMER 2020
WALKING
ON SUNSHINE NEL TEMPO IN CUI LO SPIRITO MODERNO SI MANIFESTA E SI MISURA CON POST E LIKE, I CREATIVI RIPROPONGONO UNA BELLEZZA AUTENTICA, TRAENDO ISPIRAZIONE DALL’IMMAGINE DI UNA DONNA SPECIALE NELLA SUA DIVERSITÀ E IMPERFEZIONE. 1
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1. LOTTO LIFE'S 2. LA MARTINA 3. MBT 4. DE MARQUET 5. TOSCA BLU 6. BATA 7. FITFLOP 8. CULT
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COLLECTIONS ON CATWALK
NEW YORK FASHION WEEK SPRING-SUMMER 2020
CLA SH RAG & BONE
BRANDON MAXWELL
NO SESSO
OF
STYLES
LA MODA NON È SOLO UNA QUESTIONE DI TENDENZE, O MEGLIO, LO È IN PARTE. LE PASSERELLE NEWYORKESI NELL'ERA DI TOM FORD SEGNANO IL TEMPO DELLA RIVINCITA DELLE DONNE CHE SANNO SCEGLIERE, INTERPRETARE E ADATTARE I TREND ALLA PROPRIA BELLEZZA, ALLE PROPRIE CARATTERISTICHE MA SOPRATTUTTO AL PROPRIO STATO D’ANIMO. BY ALBERTO CORRADO
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ULLA JOHNSON
Coy Allure
HELLESSY
Fiery Bloom
KATE SPADE
LONGCHAMP
HELMUT LANG
CHIARA BONI LA PETITE ROBE
SNOW XUE GAO
STAUD
ALEXANDER WANG
ANNA SUI
TORY BURCH
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TREND
BRAND TO watch
SOFIA PROVERA Sofia Provera, 22 anni, è una ragazza dalle idee chiarissime. Laureata un anno fa al Politecnico di Milano, sei mesi dopo aveva già aperto il suo atelier. La sua non è una moda da strada ma una vera e propria haute couture, realizzata a mano (spesso su misura) con tessuti italiani e le mani esperte di sarte, modelliste e ricamatrici, che su tulle, cady e stoffe pregiate riportano con maestria pizzi, fiori e pietre dure. I prezzi degli abiti partono dai 600 euro e possono arrivare fino ai 15mila, in base ai materiali e alle ore necessarie per crearli. Ma «è tutto made in Milan», rimarca la giovane couturier, che sta aprendo canali di vendita esclusivi a Montecarlo, in Svizzera e in Siberia.
Collezioni al debutto, in fase di rilancio o con alle spalle poche stagioni, forti di un concept originale e una storia da raccontare DI ANGELA TOVAZZI
THOMAS NEUMAN
OZY MILANO VENTOTTO maggio Ventotto Maggio, brand di proprietà saudita ma 100% made in Milan, porta la firma della direttrice artistica Annalisa Baldini, che ha disegnato la prima collezione del marchio - la Resort in passerella alla Monte Carlo Fashion Week lo scorso maggio - pensando ai momenti speciali in cui una donna vuole essere al top. Pronta a intraprendere l’avventura nei multimarca che sappiano apprezzare plus come vestibilità e stile che fonde couture e soft street ricercato, Ventotto Maggio è disponibile da Senato 13 Showroom e ha prezzi medi al pubblico intorno agli 800 euro.
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È una doppia stella il dettaglio che farà riconoscere le borse e gli zainetti Ozy Milano. A firmare il progetto è un designer turco, Ozgun Ozcan, cosmopolita per formazione (con studi in Francia, Uk, Usa e a Milano, all’Istituto Marangoni), che ha individuato nei pellami italiani di alta qualità e nei contenuti high-tech la ricetta per la realizzazione del suo sogno. Che ora è realtà: le borse dotate di un gps connesso all’app del brand, che avverte se si allontanano dal cellulare - sono distribuite da Tora Tora Showroom a Parigi. Dai 330 ai 550 euro i prezzi sell out.
Originario di Bolzano, ex modello, Thomas Flaim ha esordito con il suo marchio - battezzato Thomas Neuman - dopo la laurea in Economia all’Università Cattolica di Milano e un percorso commerciale presso diversi brand. Il suo stile rock-chic e sofisticato prende forma in calzature haute de gamme, e realizzate nel distretto marchigiano e già apprezzate dai top buyer internazionali: alla terza stagione (la FW 2019/2020), la collezione è presente in vetrine come Larizia (Uk), Kadewe (Berlino) e Wunderl (Vienna). Con base alla showroom milanese di corso Venezia 3, il marchio è distribuito con prezzi retail compresi fra 320 e 650 euro.
DHL SUPPLY CHAIN for
DHL Supply Chain è la società del gruppo Deutsche Post DHL specializzata nei servizi di logistica integrata Il settore della logistica per la Moda è un settore chiave per l’intero gruppo, tanto che in italia DHL Supply Chain gli dedica una Business Unit specializzata Il comparto moda Italiano sta attraversando un periodo di grande fermento dove innovazione di prodotto, stile e rivoluzione delle tecniche distributive stanno mettendo a dura prova anche le organizzazioni più strutturate. In un momento come questo il settore deve puntare su operatori robusti e manageriamente strutturati che si mettano a disposizione di produttori e retailers in un'ottica di parnership strategica. In un mercato così globale ed in un momento di forte fermento come quello attuale, anche la logistica deve cambiare pelle. Se un tempo l’industria della moda poteva accontentarsi di piccoli operatori a basso costo pronti a portare in execution qualsiasi disposizione arrivasse da parte del cliente, oggi questo non basta più. Oggi l’industria del Fashion, in tema di outsurcing, deve allinearsi alle scelte già fatte da altri settori industriali più maturi: deve passare dal un concetto di fornitura logistica ad uno di partnership. Al partner logistico moderno si deve poter chiedere di entrare
nelle dinamiche di business, condividere visioni e obbiettivi e possedere bagagli tecnici e capitale umano per operare attivamente per la loro realizzazione. Per far ciò sono necessarie capacità organizzative e manageriali di alto livello re-engeneering dei processi, continuous improvement spirit, change management e soprattutto grande capacità di investimento. Solo così il comparto moda Italiano potrà competere sul mercato globale con il cuore nella tradizione e con i piedi nel futuro. Perche DHL Supply Chain? La divisione fashion di DHL Supply Chain è un'organizzazione operativa snella e molto reattiva fatta di managers con una fortissima specializzazione nel settore, di investimenti in technologie e infrastrutture, cosi da garantire un servizio all’altezza delle aspettative dei clienti più esigenti. La cultura aziendale del gruppo DHL si fonda sui principi di “Respect and Result” e su questi principi si fonda lo spirito di servizio riconosciuta dai
www.logistics.dhl
clienti in particolar modo della Business Unit Fashion di DHL Supply Chain. Cosa significa “ Respect” per DHL? › Correttezza nelle relazioni con il cliente e coi propri dipendenti › Rispetto del Brand › Cura maniacale dei capi che si gestiscono Cosa significa “Result” per DHL? › Focus sugli obbiettivi operativi condivisi (DHL Supply Chain ha realizzato nel 2018 cinque progetti di logistic transformation e dieci progetti di process improvement) › Mantenimento degli impegni presi (La Business Unit DHL Fashion Italiana, nel 2018, si è distinta per il miglior punteggio in termini di NPS) › Impegno sui risultati aziendali Questi valori, abbinati al know how specifico e al supporto specialistico di team centrali, hanno consentito alla divisione Fashion di DHL di proporsi al comparto Moda italiano come il parner logistico di riferimento per le sfide logistiche del secondo millennio.
careers a cura di Elisabetta fabbri
Neiman Marcus di nuovo alla ricerca di un cfo Al momento di andare in stampa il colosso americano del retail Neiman Marcus, su cui gravano circa 5 miliardi di dollari di debiti, è di nuovo senza cfo. Nominato nell’aprile 2018, Adam Orvos (a sinstra, nella foto) lascerà la direzione finanziaria il mese prossimo. Un poltrona a dir poco che scotta la sua, dal momento che era arrivato per rimpiazzare Dale Stapleton, incaricato ad interim da un anno, al posto di un altro ad interim: il coo Michael Fung, uscito dopo soltanto sette mesi. Lo stesso Fung si era avvicendato a Donald Grimes, rimasto 17 mesi. La notizia delle dimissoni di Orvos arriva a breve distanza dall’annuncio della nomina di Lana Todorovich (a destra) a president e chief merchandising officer a livello di gruppo. Avrà il compito di «elevare il marchio Neiman Marcus, ma anche i brand partner e le affiliate». Le neoincaricata arriva da Ralph Lauren Corporation, dove era presidente per il wholesale in Nord America e copre una posizione scoperta da marzo, con l’uscita di scena di Jim Gold. Todorovich riporterà direttamente al ceo Geoffroy van Raemdonck, altro ex Ralph Lauren che però non ha mai lavorato con Todorovich, poiché guidava la divisione Emea, prima di raggiungere Neiman Marcus (nel febbraio 2018). Nel c.v. di Lana Todorovich figurano pure esperienze in Global Brands Group, Perry Ellis e Calvin Klein. Neiman Marcus, che detiene anche insegne come Bergdorf Goodman e Last Call ed è controllato da Ares Management e dal Canada Pension Plan Investment Board, ha totalizzato 1,06 miliardi di dollari di vendite trimestrali (-1,5% i ricavi comparabili, escluso l’ecommerce Mytheresa, non più consolidato in bilancio dopo la riorganizzazione di un anno fa). L’ebitda adjusted del trimestre terminato in aprile è sceso da 143,8 a 126,5 milioni e la perdita netta è peggiorata da 19,9 a 31,2 milioni. Nota positiva: la scadenza del debito è stata in parte posticipata al 2023-2024.
Ex Calvin Klein ceo del brand spagnolo Pepe Jeans Il marchio spagnolo Pepe Jeans riparte con un nuovo ceo: si tratta della manager messicana Marcella Wartenbergh, prima in forze da Calvin Klein. Presso il marchio di Pvh Wartenbergh svolgeva il ruolo di chief merchandising officer e di global merchandising director and licenses, dopo essere stata president di Calvin Klein per l’Europa. Inoltre ha ricoperto vari incarichi in Tommy Hilfiger (altro brand di Pvh), tra cui la direzione del business in Messico. Wartenbergh subentra a Carlos Ortega, socio di minoranza della società che fa un passo indietro, ma resta nel board.
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Richemont: Eric Vallat lascia il timone dei brand Moda e Accessori Nominato poco più di un anno fa in una posizione creata ex novo, quella di capo della moda e degli accessori, Eric Vallat (nella foto) ha dato le dimissioni per motivi personali, che saranno efficaci dal 26 ottobre. Da quella data i marchi dell’area fashion & accessories, come Chloé, Alaïa, Dunhil, Montblanc e Peter Millar, faranno riferimento al ceo del gruppo Richemont, Jérôme Lambert. Se Vallat esce, Miriam Serrano viene promossa: già direttore Accessori e comunicazione di Chloé, diventa ceo del brand Alaïa. Serrano ha esordito nella moda presso Celine, dove ha lavorato fra il 2003 e il 2006 come Accessories group manager. Fra il 2006 e il 2010 era già stata in Chloé, per poi passare dal 2010 al 2014, alla direzione degli accessori di Nina Ricci.
Il dream team di Pinko diretto da Federico Bonelli Maela Mandelli alla guida di Trussardi La Sgr QuattroR, nuovo socio di controllo di Trussardi, ha nominato alla guida della maison Maela Mandelli (a sinistra, nella foto), che arriva dopo sei anni in Pvh, dove ultimamente era managing director Paesi Bassi, Grecia, Medio Oriente e Africa. Nel suo c.v. anche un periodo come global sale director di Diesel e 10 anni in Nike, fino alla direzione dell’abbiglimento in Emea. Tomaso Trussardi resta presidente dell’azienda, mentre da marzo il coo è Giuseppe Pinto (a destra) proveniente da Sergio Rossi.
Un dream team tutto italiano in Pinko, che ha nominato direttore generale Federico Bonelli (ex Ernst & Young Advisory, The Boston Consulting Group e Bain & Company, nella foto). A Caterina Salvador (un passato in Giorgio Armani, Hugo Boss, Calvin Klein, Dolce&Gabbana e Coin) viene affidata la direzione della divisione stile e prodotto. Emanuele Bianchi (ex Coccinelle, Diesel e Dolce&Gabbana) guida il marketing e la comunicazione. Cecilia e Caterina Negra, figlie del presidente e fondatore Pietro Negra, continueranno a seguire rispettivamente la comunicazione e la direzione creativa.
DAGENCY for
dAgency: la risposta snella e dinamica alla vendita online Specializzata nel progettare e-commerce su misura per fashion brand, Diana E-Commerce Corporation lancia la divisione dAgency. Dedicata a progetti che partono da zero o hanno bisogno di una soluzione leggera, si basa sulla piattaforma Shopify e punta a semplificare al massimo la vendita online, con una conseguente riduzione dei costi
«Devo iniziare a vendere online, ma non ho idea di come fare». Quante volte l’avete sentito o pensato? Siamo attirati dalle enormi potenzialità dell’e-commerce, ma ne temiamo la complessità - perché magari ci abbiamo già provato e ne siamo rimasti scottati. Eppure, un modo per cominciare in modo progressivo, tecnologicamente avanzato ma senza un investimento iniziale proibitivo, c’è. Lo propone Diana E-commerce Corporation, che ha allargato la sua offerta con una nuova divisione: dAgency, dedicata a progetti ecommerce che iniziano da zero o che hanno bisogno di una soluzione leggera. La D di Diana, infatti, si fa minuscola, per offrire risposte snelle e dinamiche, pur mantenendo il carattere che ha distinto Diana nel mercato: grande attenzione allo stile e alla qualità del lavoro. «Noi per primi siamo partiti da zero e sappiamo cosa significa - dice Stefano Mocellini, ceo di Diana -. Per questo ci siamo entusiasmati di fronte alle enormi potenzialità che oggi il cloud-computing offre: invece di affidare tutto a un’agenzia esterna, si possono fare i primi passi gestendo l’e-commerce internamente, con una soluzione che permette di concentrarsi sulla strategia e non sull’IT. La tecnologia non deve essere un problema, ma una risorsa». L’offerta di dAgency, basata su piattaforma Shopify, permette infatti di delegare lo sviluppo e la manuten-
zione tecnologica alla piattaforma, che continuerà a restare aggiornata e a garantire performance impressionanti (possibilità di traffico e catalogo infinite e tempo di uptime del 99,98%, ossia il sito non andrà mai offline). Il brand si può così concentrare sulla sua strategia, gestendo l’e-commerce con una piattaforma semplice e intuitiva, pensata per non dover mai vedere una riga di codice. Questo non vuol dire che il design del sito debba essere semplicistico o banale: ci pensa dAgency, che lavora con l’attenzione e la sensibilità al bello tipiche di Diana. dAgency punta a rendere semplice la vendita online, sapendo che una minore complessità si traduce anche in costi più accessibili. «Questo ci permette di realizzare fin da subito un nostro grande obiettivo: portare valore all’interno delle realtà con cui lavoriamo, sin dal primo giorno - sottolinea Mocellini -. Ma ciò non significa che scompariamo non appena il sito va online: oltre che del setup iniziale, possiamo occuparci della system integration e seguire i clienti con una serie di servizi, dalla consulenza strategica all’art direction. Non li mischiamo in un'offerta ecommerce ‘tutto incluso’, ma possiamo attivarli, all’occorrenza, quanto e quando un brand ne ha bisogno. Ogni realtà necessita di risposte diverse». dAgency ha sede a Milano e lavora con clienti di lusso, gioielli, moda, food e design.
www.dianacorp.com
portraits
Bartolomeo Rongone
un EX fendi e SAINT LAURENT PèR il rilancio di BOTTEGA VENETA NELL'ERA post tomas maier Quasi sette anni in Ysl, poi Pinault ha deciso di affidargli il timone di Bottega Veneta nel nuovo corso che vede alla direzione creativa Daniel Lee, dopo 17 anni di reggenza Tomas Maier. Il patron di Kering scommette sulla sua passione ed energia per dare un impulso al marchio di Vicenza, che ha perso quote di mercato DI Elisabetta Fabbri
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al primo settembre Bartolomeo Rongone, detto Leo, è il nuovo ceo di Bottega Veneta. Il manager, 48 anni, succede a Claus-Dietrich Lahrs, che dopo circa un triennio ha lasciato l’azienda vicentina «per motivi personali e per riavvicinarsi alla famiglia, con l’obiettivo di intraprendere una nuova iniziativa imprenditoriale», come si legge in un comunicato di Kering (mentre scriviamo, pare stia per passare al timone di s.Oliver). Il colosso francese si è ritrovato in portafoglio il marchio delle iconiche borse intrecciate dal completamento, nel 2004 (allora si chiamava Ppr-Pinault Printemps Redoute), dell’acquisizione del Gucci Group, che aveva comprato Bottega Veneta nel 2001, durante l’era De Sole-Ford. Rongone, che riporterà a François-Henri Pinault, ceo di Kering, entra anche a far parte del Comitato esecutivo del gruppo parigino, che sfiora i 14 miliardi di fatturato l'anno. Di certo non è sconosciuto a Pinault, poiché arriva da un altro marchio di proprietà, Yves Saint Laurent, dove ha ricoperto il ruolo di chief operating officer, con responsabilità su abbigliamento, pelletteria e calzature, oltre a quello di responsabile per le Global retail operations e il Client engagement. La maison francese è uno dei fiori all'occhiello di Kering che sotto la guida dell'italiana Francesca Bellettini (con trascorsi in Gucci e Bottega Veneta) in cinque anni ha triplicato i ricavi (a 1,7 miliardi di euro). La missione di Rongone sarà di «far raggiungere il pieno potenziale alla nuova vena creativa che caratterizza il marchio italiano dal 2018». Dal luglio dello scorso anno, infatti, nella maison c'è stata una piccola rivoluzione: il poco più che 30enne inglese Daniel Lee è subentrato a Tomas
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• Avvia la carriera nel 1994 come business analyst, market engineer per il segmento Luxury consumers presso Union Carbide • Nel 2001 entra nell'organigramma di Fendi: si occuperà di Business Intelligence, client relationship, supply chain e merchandising • Nel 2012 passa alla maison Yves Saint Laurent con il ruolo di chief operating officer • Nel agosto 2019 Kering lo promuove a ceo di Bottega Veneta
Maier, alla direzione creativa da 17 anni. Pinault, che dice di conoscere e apprezzare la passione e l'energia di Rongone, ha dichiarato: «L'esperienza nel lusso e le qualità manageriali saranno fondamentali per il suo nuovo ruolo. Sono certo che potrà proseguire questa fase di sviluppo della storia di Bottega Veneta, attingendo al patrimonio eccezionale del marchio e valorizzando la creatività di Daniel Lee». Entrambi si apprestano ora a una sfida: riportare a crescere un brand da 1,1 miliardi di euro di ricavi, che conta una rete di 279 store diretti e dà lavoro a 3.600 persone, ma che da diverse stagioni ha il segno meno. Nel 2018 le vendite di Bottega Veneta hanno accusato un calo del 5,6%, mentre il risultato operativo ha incassato un -17,7% (a 242 milioni). Molto esposto in Asia-Pacifico (39% delle vendite totali, cui si aggiunge il 16% del Giappone), ha come secondo mercato l'Europa Occidentale (28%), mentre il
Nord America pesa per l'11%. Quanto al 2019, nel primo semestre il fatturato del brand si è attestato a 549 milioni di euro (-3,8% e -0,6% a cambi costanti), ma bisogna tenere in conto che solo una piccola parte delle creazioni di Lee è arrivata in negozio nel periodo esaminato. L'utile operativo semestrale ha subito un -24% a 104 milioni. Come spiegano da Kering, il dato risente degli investimenti a supporto della trasformazione del marchio. Leo Rongone vanta 20 anni di carriera nella moda e nel lusso. Ha iniziato come analista del settore presso Union Carbide ma nel 2001 è entrato in Fendi, diventando responsabile della business intelligence, per poi assumere ruoli di crescente responsabilità nelle attività di supply chain, merchandise planning e client relationship management. Sul lavoro si dice orientato ai risultati, ma sul suo profilo Linkedin si descrive anche come "addicted" di fotografia e arte. ■
Q&A A CURA DI angela tovazzi
STILISTA
gilberto calzolari
«la green vague cambierà le regole della moda» Giovane come marchio, ma con una carriera di oltre 15 anni alla corte di top brand come Giorgio Armani e Valentino, Gilberto Calzolari è una delle voci più interessanti fra i designer che hanno abbracciato la causa green. Reduce, reuse, recycle è il suo mantra, per una moda rispettosa dell’ambiente e delle persone. Capace di emozionare, ma anche di far riflettere Lei ha lanciato il suo marchio dopo una carriera di oltre 15 anni in luxury brand come Marni, Alberta Ferretti, Valentino, Miu Miu e Giorgio Armani. Perché ha aspettato così tanto? Perché quello era il momento giusto. Ho avuto la fortuna e il privilegio di lavorare “a bottega” e di farmi le ossa da griffe prestigiose, dove ho imparato moltissimo. Ma non avevo sposato la causa di nessuna di queste aziende, se non quella della bellezza. Il mio brand ha una mission ben precisa: il rispetto per la natura e l’habitat dove viviamo, ma anche verso i vestiti. Sono buddhista e penso che tutte le cose siano impregnate di energia. Anche gli abiti e gli oggetti hanno una loro storia e con il riciclo possiamo dare loro una nuova vita. Quando ha deciso che sarebbe diventato un fashion designer? L’ho sempre saputo. Ho respirato moda sin da piccolo, perché mio padre, uomo elegantissimo, ha lavorato da Galtrucco (storica boutique di tessuti a Milano in piazza Duomo, ndr) e come buyer per molti negozi. Mi portava a vedere le sfilate e a MilanoVendeModa. Una bella palestra. Fin da subito ha imboccato la strada di una moda green e responsabile come cifra espressiva. Che cosa c’è dietro questa scelta? Reduce, reuse, recycle: questo è il mio motto, nel lavoro e nella vita. Con la moda che faccio voglio recuperare i valori della sostenibilità ambientale e della qualità, dell’eleganza e dell’esclusività del lusso made in Italy. Considero il fast fashion il nemico numero uno, perché fa leva sulla caducità e la vita breve dei prodotti per spingere i profitti. Ho trasformato reti per l’imballaggio degli agrumi in tulle couture e bottiglie di plastiche riciclate in ricami a forma di fiori, ho usato sacchi di juta provenienti dal Brasile e acquistati al mercato dei Navigli di Milano, ricamati con cristalli Swarovski. Non sono trovate creative, ma un messaggio per emozionare e far riflettere.
Il magazine di news, business e trend
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Come vede la corsa all’ecosostenibilità, che si sta imponendo anche nel nostro settore? Fortunamente la sensibilità verso questi temi è aumentata, nonostante per molti l’attenzione eco sia un’operazione di facciata. Sono comunque convinto che la “green vague” stia dettando le regole imprescindibili per il futuro. Il momento clou da quando ha lanciato il suo brand? Sentire pronunciare il mio nome e salire sul palco del Teatro alla Scala per ritirare il premio durante i Green Carpet Fashion Awards 2018. È stata un’emozione fortissima. Indimenticabile. Tre parole per descrivere il suo stile... Romantico. Eccentrico. Glamour. I miei abiti sono antispreco, duraturi, sostenibili, ma non poveri. Vogliono essere pezzi iconici, speciali.
Assistente di direzione Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it) Amministrazione Cristina Damiano (c.damiano@fashionmagazine.it) Edizioni Ecomarket Spa Redazione, Amministrazione, Pubblicità: piazza Pio XI 1, 20123 Milano telefono: 02 80620-1 telefax: 02 80620-444 (redazione) - 02 80620-333 (pubblicità e abbonamenti) Edizioni Ecomarket Spa Fashion - Il magazine di news, business e trend Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © Fashion 2019 Edizioni Ecomarket - Milano Abbonamento annuale 199,00 e (quindicinale) - c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti - piazza Pio XI 1 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 16,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali) Stampa: Vela Web Srl - Via Copernico 8 - 20082 Binasco (Mi)
Oltre alla moda che cosa c’è nella sua vita? Mi sento un artista a 360 gradi. Mi piace dipingere ad acquerello, mi piace viaggiare. E poi il cinema: ogni mia collezione parte da un riferimento cinematografico. Come si vede tra 10 anni? Spero di poter proseguire con il mio brand. Voglio fare questo mestiere fin quando vivrò. ■
MDM Milano Distribuzione Media Srl Fashion fa parte del Gruppo DFV Verlagsgruppe Deutscher Fachverlag www.dfv.de Le altre testate moda del gruppo sono: TextilWirtschaft, Frankfurt; TextilJurnal, Praha; Sportswear International, Frankfurt; ötz österreichische Textil Zeitung, Wien; DivatMarketing, Budapest; Images Business of Fashion, New Delhi.
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New Luxury Issue
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High attention through remarkable layout.
Additional distribution of the English and German special edition at trade fairs and events.
www.TextilWirtschaft.de/luxuryissue
Reach out to 67,800 readers per week and 12,000* registered digital users with access to the e-paper.
people Waris Dirie
«Onore al merito di #Metoo. Ma in Africa milioni di donne non hanno diritti»
Waris Dirie per Soul of Africa
Supermodella negli anni ‘80 e ‘90, Waris Dirie si batte oggi con la sua Desert Flower Foundation per i diritti e la dignità delle donne africane. L'abbiamo intervistata in vista del Fashion Film Festival di Milano dove, il prossimo novembre, farà parte della giuria DI Carla Mercurio
A 13 anni ha lasciato il suo villaggio in Somalia per andare a Londra e in seguito a New York, dove è diventata una modella affermata: qual è stata la sua esperienza nel mondo della moda? Ho viaggiato, visitato luoghi stupendi, incontrato persone fantastiche. Ero pagata bene e il divertimento era garantito. Per le supermodelle gli anni ’80 e ’90 sono stati fantastici. Le donne stanno combattendo con il movimento #Metoo, contro le molestie sessuali e le discriminazioni: quanto è ancora lunga la strada? #Metoo è un’iniziativa fondamentale, ma non capisco perché questo movimento non prenda in considerazione la lotta di 600 milioni di donne in Africa e di 250 milioni di ragazze colpite dalla crudele pratica della Mgf (mutilazione genitale femminile, ndr). Le donne africane non hanno diritti. Possono subire abusi, essere picchiate, vendute, mutilate o abbandonate con i propri figli se il marito non le vuole più. In Somalia è stata anche lei vittima della Mgf: qualcosa sta cambiando? Studi recenti pubblicati sul British Medical Journal mostrano una drastica riduzione della Mgf in Africa tra le ragazze di età inferiore a 14 anni. Il tasso di diffusione nell’Africa orientale, da dove provengo, è sceso dal 71% all'8% negli ultimi 20 anni. Cosa fa in concreto con la sua Desert Flower Foundation contro la Mfg? Ho fondato Desert Flower Foundation con
degli amici nel 2002. Abbiamo lanciato diverse campagne internazionali contro la pratica dell’infibulazione e fatto molte pressioni politiche. Nel 2003 e nel 2004 abbiamo condotto la prima ricerca in incognito sulla Mgf in Europa, presentando i risultati al Consiglio dei Ministri dell’Unione europea a Bruxelles. Grazie a ciò molti governi dell'Ue hanno rafforzato o implementato le leggi. Abbiamo salvato 1.000 ragazze dalla mutilazione genitale femminile in Sierra Leone e adesso stiamo costruendo le prime quattro scuole per l’istruzione di 2mila bambini. Abbiamo anche fondato quattro Desert Flower Centre per il trattamento olistico delle vittime di infibulazione a Berlino, Amsterdam, Stoccolma e Parigi. Ora siamo impegnati nella preparazione di un Desert Flower Musical, che andrà in scena a febbraio 2020, e nella realizzazione della nuova campagna su Facebook e Instagram. Con la sua fondazione ha prodotto il film Desert Flower, che a sua volta prende il nome dal libro in cui racconta la sua storia. È stato difficile mettersi a nudo? Sapevo fin da piccola che la Mgf era una pratica ingiusta e ho deciso da allora di lottare contro questa tortura. Non mi arrenderò mai. La sua passione per il triathlon le ha suggerito un'iniziativa interessante... Abbiamo stretto un accordo con l'impresa sociale Soul of Africa fondata da Lancelot Clark, scomparso lo scorso anno e membro della famiglia a cui fa capo il marchio di scarpe Clarks. Una realtà che si occupa di promuovere l'educazione e l'occupazione
nel continente, attraverso la produzione di calzature e che che ha molto in comune con la Desert Flower Foundation. Soul of Africa sostiene i nostri progetti educativi e per la raccolta fondi si è ispirata a me, creando scarpe stupende distribuite dal marchio di calzature Vivobarefoot. Per il progetto è stata creata una linea di produzione ad Addis Abbeba che offre 100 posti di lavoro sostenibili alla popolazione locale: si fa abbastanza per l’Africa? È un'iniziativa importante che mostra come sostenere nel modo giusto l’Africa. Un Paese con un tasso di disoccupazione altissimo fra i giovani, che ha bisogno di maggiori investimenti per dare lavoro alle persone. A proposito di sostenibilità, come vede il futuro del nostro pianeta? La maggior parte delle persone non rispetta Madre Natura, che ora si sta ribellando. Tutti pagheremo un prezzo molto alto per quello che le abbiamo fatto e che le stiamo facendo. Quali sono i suoi stilisti preferiti? Ho ricevuto molti abiti stupendi da diversi designer e ho una bellissima collezione. Ma mi è rimasto nel cuore Gianfranco Ferré, mio grande amico e sostenitore: un uomo speciale. Adoro inoltre lo stile di Giorgio Armani e sono molto felice di poterlo incontrare quest’anno al Fashion Film Festival di Milano. Sarà uno dei membri in giuria di questo festival: con quali criteri sceglierà il video? Valuterò il messaggio e mi baserò su ciò che ■ ho provato durante la visione dei film.
19_09_2019
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red carpet a cura di CARLA MERCURIO
NEW YORK FASHION WEEK
VINCE L’EFFETTO SORPRESA Tra i protagonisti della fashion week nella Grande Mela c’è stato sicuramente Tom Ford, nella doppia veste di presidente esordiente del Cfda e di partecipante con il suo show. Un evento avvolto da un alone di mistero fino alla fine, quando è stata svelata la location: una stazione della metropolinana, in sintonia con l’allure underground-sexy della sfilata. Suspence anche per Rihanna, che ha imposto ai suoi fan di attendere fino al 20 settembre per vedere lo show della linea di lingerie Savage x Fenty, di scena il giorno 10, che sarà trasmesso in streaming in esclusiva su Amazon Prime. Vietato dunque fotografare la sfilata. Atteso il défilé di Tommy Hilfiger, che dopo i TommyNow di Los Angeles, Parigi, Milano e Shanghai è tornato a giocare in casa, dove ha fatto sfilare anche la seconda uscita della linea TommyxZendaya. Anche la moda italiana ha giocato un suo ruolo alla kermesse, con lo show di Chiara Boni La Petite Robe, l’esordio della nuova serie della linea Red Tag di Diesel, in tandem con A-Cold-Wall, e l’inaugurazione dello store di Woolrich nel quartiere di Soho.
Renzo Rosso e Samuel Ross di A-Cold-Wall, che firma la quarta uscita di Red Tag
Chiara Boni e Bojana Krsmanović
Linda Fargo al party del New York Times
LARUSMIANI e alfa romeo
Gigi Hadid alla sfilata di Tommy Hilfiger
L’uscita di Tom Ford, in chiusura di sfilata
Tommy Hilfiger e Zendaya
Sara Sampaio in Versace (Harper’s Bazaar event)
scervino e sugar
una liaison tra il gabbiano e il quadrifoglio
in alto i cuori con #pinkheart
In occasione del Gp di Monza lo store Laursmiani, in via Montenapoleone a Milano, ha ospitato l’installazione del’Alfa Romeo Gp tipo 159 Alfetta, monoposto campione del mondo 1951 con il pilota J.M. Fangio. Una liaison, quella tra la boutique e il brand automobilistico, nata nel segno dei valori comuni: stile, qualità, eleganza e artigianalità, per non parlare del simbolismo. Ne sono la prova il “gabbiano” (dal latino Larus), che identifica i capi Larusmiani dal 1936 e il Quadrifoglio, che dal 1923 è sinonimo di Alfa Romeo.
Voglia di solidarietà ad Arezzo, in occasione dell’evento benefico che ha visto in scena la sfilata organizzata da Ermanno Scervino in collaborazione con Beppe Angiolini della boutique Sugar. Un’iniziativa a sostegno della Onlus Andos, l’Associazione Nazionale Donne Operate al Seno.
Scott Krugger, head of Alfa Romeo Design e Klaus Busse, head of design for Fiat, Abarth, Lancia, Alfa Romeo, Maserati
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17_09_2019
Alberto Cavaggioni, brand manager Alfa Romeo Emea
Stefano De Martino, tra gli ospiti all’evento
Un momento della sfilata ad Arezzo
Ermanno Scervino e Beppe Angiolini
La piazza gremita di folla, in occasione della serata benefica
CHINA INTERNATIONAL FASHION FAIR (SEPTEMBER EDITION)
09.25-27.2019
en.chiconline.com.cn
CHINA INTERNATIONAL FASHION FAIR (MARCH EDITION) NECC, Shanghai, China
La più grande vetrina asiatica della moda
Informazioni su CHIC, in Italia E-mail: seint@seint.com