l'Industria Meccanica 714 - marzo-aprile 2018

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714 MARZO

APRILE 2018 MAGAZINE uffIcIALE ANIMA confindustria

NUOVI EQUILIBRI GLOBALI TRA EXPORT AGGRESSIVO E DAZI DIFENSIVI In copertina: la finanziaria che cambia le esportazioni Ue-Algeria Tecnologie per il Comfort: il 61% va all’estero Conoscere la meccanica dei contratti Innovazione 4.0 nell’industria della carta

All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n. 725 - Costo orario medio dell’operaio n. 24 Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2018


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Equilibri internazionali Stiamo assistendo a un cambiamento degli equilibri economici a livello mondiale: le politiche commerciali si fanno più aggressive, cresce la necessità di proteggere i mercati dalla dipendenza dai paesi che esportano beni fondamentali per assicurare la crescita delle singole economie, ricompaiono strumenti come i dazi commerciali. Sembra iniziare una vera e propria “guerra commerciale mondiale”. La sezione Export&Mercati di questo numero è dedicata agli effetti percepiti dall’industria meccanica italiana di questi rapporti globali in cambiamento. In particolare parliamo, nella nostra storia di copertina, di scambi internazionali verso l’Algeria, dove l’entrata in vigore della legge finanziaria ha introdotto nuove regole, non necessariamente sfavorevoli alle imprese italiane, ma che in altri casi hanno bisogno di una nuova interpretazione. Riprendiamo poi a parlare di un’industria che esporta più della metà della sua produzione: il settore idrotermosanitario. Si è appena conclusa, infatti, la fiera Mce Expocomfort dove le associazioni e le aziende delle climatizzazione, del riscaldamento, del trattamento acqua, delle pompe, e i produttori di valvole e rubinetteria si sono date appuntamento nell’area “lounge” di Anima: più di 1.000 visite, 30 appuntamenti, 70 buyer da 15 paesi, oltre 600 incontri B2B attraverso l’attivazione di un’area curata insieme a Ice e ministero dello Sviluppo economico. Nei giorni di fiera sono emerse novità tecniche e normative, e sono stati presentati numerosi studi di settore (Refrigerazione commerciale, impianti per il condizionamento dell’aria, industria italiana delle pompe, e consumo di acqua del rubinetto), oltre ad alcune anticipazioni sui decreti attuativi della legge di bilancio relativamente ai sistemi ibridi e agli impianti termici. Non mancano in questo numero case history e analisi su temi dell’efficienza energetica e dell’ambiente. A cominciare da un commento sulle politiche italiane in vista di Cop24, fino alla rivoluzione verde di Pechino, che sta immettendo sul mercato 150 milioni di auto elettriche entro il 2030. L’efficienza energetica è poi protagonista anche nella logistica interna: parliamo allora di come può cambiare la movimentazione delle merci grazie a carrelli elettrici sempre più performanti. E in ambito industria 4.0 raccontiamo l’innovazione nel distretto di Lucca dell’industria cartaria. Chiudono questa rivista una selezione di tecnologie per il manufacturing curata insieme alla redazione di Tecn’è. Approfondimenti e recensioni completano questo numero dell’Industria Meccanica.

L’Industria Meccanica - Pubblicazione bimestrale di ANIMA/Confindustria Registrazione Tribunale di Milano N. 427 del 17.11.73 Direttore responsabile Giuseppe Bonacina - bonacina@anima.it CMYK

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Direttore editoriale Alessandro Durante - durante@anima.it Comitato editoriale Michele Bendotti, Giuseppe Bonacina, Sandro Bonomi, Maurizio Brancaleoni, Alberto Caprari, Alessandro Durante, Paola Ferroli, Andrea Orlando, Mario Salvi Comitato tecnico-scientifico Pierangelo Andreini, Antonio Calabrese, Roberto Camporese, Pietro Luigi Cavallotti, Alessandro Clerici, Rodolfo De Santis, Marco Fortis, Ennio Macchi, Giovanni Riva, Pietro Torretta, Giuseppe Zampini Redattore Carlo Fumagalli - fumagalli@anima.it Segretaria di redazione Cinzia Alchieri - alchieri@anima.it - Tel. 02 45418.211 Hanno collaborato a questo numero: Laura Aldorisio, Pierangelo Andreini, Franco Canna, Mauro Ippolito, Giacomo Pescatore, Marco Polizzi, Michele Strozzi Impaginazione Abc Production Fabio Lunardon - lunardon@anima.it Responsabile della pubblicità Mario Salvi - salvi@anima.it Direzione e Redazione ANIMA Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia e Affine Via Scarsellini 13 - 20161 Milano | Tel. 02 45418.500 - Fax 02 45418.545 www.anima.it - anima@anima.it Online: www.industriameccanica.it | Twitter: @IndMeccanica Gestione, amministrazione, abbonamenti e pubblicità A.S.A. Azienda Servizi ANIMA S.r.l. Via Scarsellini 13 - 20161 Milano - Tel. 02 45418.200 Abbonamento annuo (6 numeri) Italia 80 euro - Estero 110 euro Si comunica ai Sigg. abbonati che, avvalendosi del contenuto dell’art. 74 lettera C del D.P.R. 26.10.1972 N. 633 e del D.M. 28.12.89, A.S.A. S.r.l. non emetterà fatture relative agli abbonamenti Progetto editoriale e grafico ANIMA - L’Industria Meccanica Stampa Bonazzi Grafica - Sondrio - www.bonazzi.it È vietata la riproduzione di articoli e illustrazioni de “L’Industria Meccanica” senza autorizzazione e senza citarne la fonte. La collaborazione alla rivista è subordinata insindacabilmente al giudizio della Redazione. Le idee espresse dagli autori non impegnano né la rivista né ANIMA e la responsabilità di quanto viene pubblicato rimane degli autori stessi.

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana ROC N. 4397

La Redazione - @IndMeccanica

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12 RUBRICA | Donne e uomini al timone 14 Anima a Mce 2018 16 La meccanica del comfort, il 61% va all'estero

18 EFFICIENZA&ENERGIA

20 Cop 24? Difficilmente faremo progressi. La differenza avverrà a livello locale di Pierangelo Andreini

24 Decreto incentivi, arriva la spesa massima ammissibile per kilowatt di potenza di Carlo Fumagalli

25 Caldaie efficienti, un protocollo per la market surveillance 26 Il freddo da Firenze di Laura Aldorisio

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SOMMARIO N. 714

SICUREZZA&AMBIENTE 30 Auto in carbonio in una Cina più green di Laura Aldorisio

34 Un rapporto contrattuale? Non per forza è un testo scritto di Giacomo Pescatore

“Per fare breccia nei confronti della maggioranza occorre puntare a raggiungere non il vasto mercato, bensì una nicchia.” (Seth Godin)

9 | MARZO APRILE 2018


Open Innovation e Industry 4.0 Come gestire la trasformazione digitale in organizzazioni complesse Milano, 12 aprile 2018

Sede PwC, Via Monte Rosa 91

L’evento organizzato da PwC in collaborazione con Microsoft e con il patrocinio di ANIMA Confindustria Meccanica Varia presenta esempi concreti e strumenti di trasformazione digitale, con un focus sul Manufacturing e la Supply Chain. Attraverso 3 workshop paralleli i partecipanti potranno beneficiare delle esperienze di trasformazione maturate in progetti reali riguardo a organizzazione, processi e tecnologie.

Agenda Ore 09.30 Accoglienza e Registrazione Ore 10.00 Saluti introduttivi e Apertura lavori Alberto Caprari, Presidente ANIMA, Confindustria Meccanica Varia Ore 10.15 Industry 4.0: linee guida e strumenti per la trasformazione digitale Gabriele Caragnano, Partner PwC, Industry 4.0 Operations Leader Ore 11.00 Coffee break Ore 11.30 Digital Transformation Workshops Tre diversi workshops in parallelo, ripetuti in due sessioni: prima sessione 11.30-12.10; seconda sessione 12.20-13.00 •

Open Innovation: strumenti per la gestione di un Ecosistema digitale Patrick Oungre, Director PwC, Digital Strategy & Innovation

Digital Supply Chain – La piattaforma di analytics SCOOP come “acceleratore Industry 4.0 orizzontale” Marianna Falcone, Manager PwC, Operations Antonio Iodice, Partner Technology Strategist, Microsoft

Smart Manufacturing e Assembly - La piattaforma di analytics SMAP come “acceleratore Industry 4.0 verticale” Ivan Lavatelli, Associate Partner PwC, Operations Valerio Frediani, Industry Solution Architect – Western Europe, Microsoft

Ore 13.00 Fine lavori e Conclusioni Ore 13.15 Buffet lunch L’evento è gratuito previa iscrizione. Per confermare la propria partecipazione: www.meetpwc.it/industry

© 2018 PricewaterhouseCoopers Advisory SpA. All rights reserved. PwC refers to PricewaterhouseCoopers Advisory SpA and may sometimes refer to the PwC network. Each member firm is a separate legal entity. Please see www.pwc.com/structure for further details. This content is for general information purposes only, and should not be used as a substitute for consultation with professional advisors.


60 Tecnologia, le novità da tenere d’occhio

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70 RUBRICA | Recensioni 72 ABBONAMENTI 73 TABELLE ANIMA – BIANCHE, BLU, ARANCIO

EXPORT&MERCATI 40 New Eurasian Century? di Alessandro Durante

42 La finanziaria che cambia l’export con l’Algeria di Marco Polizzi

46 Trade War di Mauro Ippolito

48 50 Il "Diesel Killer" della logistica di Michele Strozzi

52 La finitura italiana nella Top-7 al mondo

SOMMARIO N. 714

54 AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

Un’oncia di coraggio vale una tonnellata di fortuna. (James Abram Garfield)

56 SPS ITALIA HUB

L’Innovazione in cartiera

di Franco Canna

11 | MARZO APRILE 2018


Donne e Uomini

Giuseppe Di Feo

Emilio Turani

Giuseppe Di Feo è il nuovo amministratore delegato di Linde Mh Italia e succede a Georges Giovinazzo entrato a far parte dell’organizzazione di Linde Mh Emea nel ruolo di vice president - head of sales & service support - dealers development. Giuseppe Di Feo ha iniziato la sua carriera professionale in Schindler SpA dove ha lavorato per diciassette anni ricoprendo ruoli di crescente responsabilità nella vendita di prodotti e servizi per i canali BtB e BtC, gestione di unità operative, marketing e senior management.

Qualys, Inc., pioniere e fornitore di soluzioni di sicurezza e compliance, annuncia la nomina di Emilio Turani a nuovo managing director per Italia, Spagna e Portogallo, con riporto diretto a Philippe Courtot, chairman e Ceo di Qualys. «Questo nuovo incarico mi rende estremamente orgoglioso» – commenta Emilio Turani «sfrutteremo tutta la nostra conoscenza acquisita sul mercato italiano per adottare un valido approccio di go to market che assicuri sviluppo e crescita del business».

Duilio Perna,

Marco Nocivelli

Novità al vertice della filiale italiana di Beckhoff Italia. Pierluigi Olivari assume la carica di vice president e passa il testimone a Duilio Perna, approdato in Beckhoff Italia poco più di due anni fa come direttore vendite. L’avvicendamento è una tappa importante per Beckhoff Italia, a suggellarlo è stato lo stesso Hans Beckhoff, fondatore dell’azienda e managing director del gruppo, che ha voluto comunicarlo personalmente ai propri dipendenti in un evento aziendale in cui si sono festeggiati i 15 anni di attività con la partecipazione del management di casa madre.

Marco Nocivelli è stato riconfermato presidente di Assofoodtec (Associazione italiana costruttori macchine, impianti, attrezzature per la produzione, la lavorazione e la conservazione alimentare), federata ad Anima. L’Assemblea dei soci dei “Costruttori Impianti Frigoriferi” ha approvato il cambio di denominazione in Assocold che meglio rappresenta, all’interno di Assofoodtec, l’evoluzione tecnologica degli impianti e delle attrezzature del mondo della refrigerazione, alla cui guida è stato nominato Marco Nocivelli.

RUBRICA | Donne e Uomini al timone

nuovo amministratore delegato di Linde Material Handling Italia

nuovo managing director di Beckhoff Italia

nuovo managing director per Italia, Spagna e Portogallo di Qualys

confermato presidente di Assofoodtec e del comparto Assocold

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Anima a MCE 2018 Più di 1000 persone alla Lounge di Anima a Mce Expocomfort, 30 appuntamenti, 70 buyer da 15 Paesi che hanno dialogato con le imprese della meccanica, oltre 600 incontri B2B attraverso l’attivazione di un’area curata insieme a Ice e Mise.

N

ei giorni di fiera molte le novità dal palco di Anima Confindustria. Assotermica e l’Associazione Aqua Italia hanno comunicato, attraverso la voce di una rappresentante dell’Enea, le novità sui decreti attuativi, non ancora pubblicati, della legge di Bilancio. Fattori determinanti per molte aziende del riscaldamento, climatizzazione e trattamento acqua. Numerosi i libri bianchi presentati dall’Ufficio studi Anima e dalle associazioni coinvolte: da oggi sono di-

sponibili analisi complete sui settori della refrigerazione commerciale, a cura di Assofoodtec in collaborazione con Assofrigoristi, sugli impianti per il condizionamento dell’aria, a cura di Assoclima, sull’industria italiana delle pompe, a cura di Assopompe, e sul consumo di acqua del rubinetto, a cura dell’associazione Aqua Italia. L’Associazione Aqua Italia in Mce ha inoltre festeggiato il 40° anniversario dalla fondazione alla presenza delle imprese associate. Assotermica ha scelto la cornice fieristica per dare il via al protocollo volontario per la sorveglianza di mercato, con il coinvolgimento di Enea. La fiera è stata anche l’occasione scelta dall’associazione “Costruttori Impianti Frigoriferi” per approvare il cambio di denominazione in Assocold che, all’interno di Assofoodtec, meglio rappresenta l’evoluzione tecnologica degli impianti e delle attrezzature del mondo della refrigerazione. Le attività svolte hanno dettato i prossimi passi per i lavori di Anima Confindustria con le imprese della meccanica italiana a partire dall’identificazione dei prossimi Paesi verso i quali sviluppare attività promozionali per i settori Caldo Freddo, Acqua ed Efficienza Energetica che si riuniscono ogni due anni a Mce: Cina, Russia, Argentina, Cile, Libano, Iran e, ovviamente, India che quest’anno è stata Guest Country della manifestazione.

Da sinistra Massimiliano Pierini AD Reed Exhibition, Vincenzo Boccia presidente Confindustria e Alberto Caprari presidente Anima

15 | MARZO APRILE 2018


La meccanica del Comfort, il 61% va all’estero Dati di preconsuntivo 2017 e previsioni 2018 con segno positivo. Corrono gli investimenti. Secondo l’Ufficio studi Anima, la meccanica dell’idrotermosanitario ha segnato un +4,8% di produzione nel 2017 rispetto all’anno precedente. Per il 2018 si prevede di toccare quota 11 miliardi di euro con un incremento pari al +2,8%. L’export attrae il 61% di quel che viene prodotto. Nel 2017 la voce esportazioni ha registrato una crescita del +2,6% per un valore in termini reali pari a 6,4 miliardi di euro. Il trend positivo si prevede venga confermato anche nell’anno in corso con un ulteriore aumento del +3,4%. Gli investimenti continuano la loro corsa con un +6,7% previsto per il 2018 che dà seguito al +9,5% del 2017.

Segno + per la climatizzazione La rilevazione di Assoclima, alla quale hanno partecipato 46 aziende, ha mostrato rispetto al 2016, anno in cui si era verificata una significativa ripresa del settore, un leggero incremento della produzione nazionale (+1,8), principalmente grazie a pompe di calore, unità di trattamento aria e ventilconvettori, e una minima riduzione (-1,5%) del mercato Italia, che nel 2017 ha raggiunto il valore di 1.362.980.000 euro.

Valvole e rubinetti, il comparto si riprende l’export Il settore delle valvole e rubinetteria ha concluso il 2017 con un incremento del valore della produzione (+4,1%), trend positivo che si prevede anche per il 2018 (+1,8%). Le esportazioni, che nel 2017 sono diminuite rispetto all’anno precedente (-0,4%), ma si crede possano crescere nell’anno in corso (+3,3%). Nonostante il clima di incertezza, il settore continua a investire: +11,3% nel 2017, +13,7% atteso nel 2018.

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Crescita continua per gli impianti termici Produzione in crescita (+7,5%) per il settore degli apparecchi e componenti per impianti termici, e nel 2018 si prevede che venga confermato il trend positivo (+4,4%). L’export continua a rappresentare una quota importante di mercato (+7,4% sul 2016), in gran parte verso l’Europa, ma sempre più verso l’Asia, in particolare Cina. Gli investimenti nel corso del 2017 sono positivi (+6,5%) e si prevede possano aumentare anche nel corso del 2018 (+6,1%).

Industria/Pompe italiane: investimenti a +21,2%. Un’industria che investe moltissimo: +21,2% nel 2017. Il settore delle pompe conferma anche una crescita della produzione del +4,4% e si prevede un incremento (+2,3%) nel 2018. L’export – aumentato del +3,4% nel 2017 e in crescita (previsto un +2,7%) anche nel corso del 2018 – assorbe quasi tre quarti della produzione ed è rivolto principalmente ai mercati europei, ma anche verso la Russia, Stati Uniti e il Medio Oriente.

Impianti Acque, segnali di ripresa ed export in crescita Edilizia e ristrutturazioni trainano il settore impianti e apparecchiature per le acque primarie civili. La produzione è cresciuta del 3,1% e si prevede un +1,8% per il 2018. + 1% per l’export nel 2017 e previsioni del +1,8% per il 2018. Crescita importante degli investimenti per il 2017 +9,4%, e per il 2018 il settore prevede un consolidamento, grazie anche agli incentivi fiscali per l’efficienza energetica.


Se AVETE a che fare con la corrente elettrica


EFFICIEN ENER l’industria meccanica 714 | 18


ZA & RGIA 19 | MARZO APRILE 2018


EFFICIENZA&ENERGIA

Cop 24? Difficilmente faremo progressi. La differenza avverrà a livello locale Clima, qualità dell’aria ed efficienza sono al centro del dibattito, soprattutto nelle città, dove serve promuovere interventi di efficientamento energetico degli edifici, e attuare una riqualificazione profonda del parco edilizio che coinvolga interi quartieri di Pierangelo Andreini

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I

l tema del cambiamento climatico è tuttora controverso e continua a vedere contrapposti negazionisti e catastrofisti degli effetti sul clima delle emissioni antropogeniche di gas serra e, quindi, della responsabilità dell’uomo, della quale, peraltro, gli indizi appaiono sempre più schiaccianti. Alcuni modelli matematici che interpretano il fenomeno la stimano infatti diversamente, portando da 3-4 anni a due decenni, la dead-line degli interventi per contenere in 1,5°C il surriscaldamento medio del clima entro fine secolo. Al contrario, altri dicono che siamo ormai fuori tempo e che per raggiungere questo risultato non è più sufficiente decarbonizzare l’economia, ma che occorre iniziare a sottrarre CO2 dall’atmosfera, alimentando in tal modo ulteriormente il contrasto. In tutti i casi, resta indubitabile che il decorso del tempo chiederà azioni molto più incisive delle attuali e che il controllo delle emissioni di carbonio ci pone di fronte a prospettive di interventi costosi, di cui alcuni difficilmente realizzabili. C’è da dire, poi, che la strada della mitigazione richiede un accordo globale, il quale per ora continua a rimanere sulla carta. Un accordo che slitta nel tempo, dato che sembra difficile che la prossima Cop 24, la ventiquattresima conferenza annuale delle parti firmatarie della convenzione sul clima, che si svolgerà in dicembre a Katowice nel cuore carbonifero della Polonia, possa registrare significativi progressi. Una storia che si ripete, malgrado il successo del primo summit sul clima di Rio de Janeiro nel 1992, quello peraltro simbolico registrato al terzo di Kyoto nel 1997, che ha varato l’omonimo protocollo, e quello eccessivamente enfatizzato dell’accordo raggiunto a Parigi dalla Cop 21 nel 2015. In quanto, come è accaduto


precedentemente, nella maggioranza dei summit annuali e negli ultimi due, di Marrackech 2016, Cop 22, e di Bonn 2017, Cop 23, i veti incrociati hanno impedito di far progredire il trattato con la tempistica necessaria. Ed è probabile che la medesima situazione si presenti anche quest’anno, nonostante il previsto richiamo che farà l’Ipcc (Intergovermental Panel on Climate Change) con la preventiva uscita in ottobre, in occasione dei 30 anni dalla sua costituzione, di un estratto anticipato del Sixth Assesment Report 2022. Si tratta del Document for Expert Review IPCC special report on 1,5°C – draft summary for policy maker, di cui si conosce la bozza, secondo la quale, allo stato attuale è estremamente improbabile che si possa contenere l’aumento della temperatura mondiale al di sotto del grado e mezzo, rispetto al valore pre-industriale, perché andrebbe oltre le nostre possibilità. Per queste ragioni, nelle more del futuribile accordo, si sta facendo strada la consapevolezza e, quindi, la convinzione che per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici è necessario e urgente porre in atto risposte di adattamento al nuovo trend, dato che è del tutto evidente che occorre comunque fare qualcosa, specie sul piano locale. Metropoli come isole di calore Perché è nelle città, dove è concentrata ormai più della metà della popolazione mondiale, che la mutazione del clima sta comportando le conseguenze negative più immediate. Le piogge sono più rare e i periodi di siccità più prolungati, altrettanto la durata dei fenomeni di aria stagnante, con la loro maggiore assiduità, più alti i livelli di ozono e più frequenti e intense le ondate di calore. L’insieme di questi fenomeni

incrementa l’inquinamento atmosferico locale e, soprattutto, contribuisce all’accumulo e al mantenimento di inquinanti nell’aria provenienti da diverse fonti (traffico, riscaldamenti, attività industriali e agricole), specie di particolato e di biossido di azoto, che vanno molto spesso oltre i limiti considerati tossici nel mondo, ma anche in Europa. A ciò si aggiunge l’aumento in intensità e sequenza di eventi meteorologici estremi, come alluvioni e tempeste, che mettono alla prova la resilienza dei territori e delle infrastrutture urbane: sistemi idrici, di distribuzione dei vettori energetici, di trasporto, le reti fognarie e gli stessi sistemi di distribuzione degli alimenti. Ad amplificare il fenomeno nel suo complesso c’è il fatto che la crescente densità delle popolazioni nei centri urbani, con il loro concentrato consumo di energia, dà origine a delle “isole di calore”. In queste condizioni al manifestarsi di picchi esterni di aumento della temperatura il suo incremento ne risulta amplificato, con rischi che per i soggetti più vulnerabili possono risultare addirittura fatali. Questo in quanto durante il giorno le città immagazzinano il caldo derivante dall’irraggiamento solare e dai consumi energetici, tra cui quelli connessi al traffico, liberandolo solo in parte durante la notte. E quando le ondate di caldo sono prolungate ed eccessive, la notte non basta a dissipare per intero il calore generato di giorno, il quale si accumula e, così, la giornata successiva comincia con temperature più alte del normale, innescando un circolo vizioso. Per tale motivo i centri urbani, a partire dalle grandi città, sono tra i più esposti alle conseguenze della maggiore variabilità del clima e sono i primi interessati ad azioni di contrasto, anticipando e prescindendo

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da quanto potranno imporre future normative globali per mitigare il surriscaldamento. Così, le metropoli sono diventate il luogo privilegiato per mettere in campo strategie e misure per combattere gli effetti del cambiamento climatico con lo sviluppo di iniziative innovative che le rendano capaci di adattarsi alle conseguenze, assumendo un ruolo di guida anche nella sperimentazione di misure di contenimento delle emissioni nocive, in particolare di quelle atmosferiche. Poiché, ancor più del caldo, l’emergenza che incombe sulle grandi città è quella dell’inquinamento dell’aria originato dal traffico e dagli impianti di climatizzazione, meno da quelli industriali, visto che da tempo nei paesi più evoluti gli impianti emettitori sono relegati al di fuori del perimetro urbano. Un rischio per la salute La maggior parte delle città del mondo che controllano i livelli di inquinamento atmosferico superano, infatti, i livelli delle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità. Più precisamente, l’88% della popolazione urbana risiede in città che non rispettano i limiti e il 50% è esposto a un inquinamento dell’aria almeno 2,5 volte più alto dei livelli raccomandati dall’Oms ed è perciò interessato da un sensibile aumento del rischio di problemi sanitari importanti. Molti sono i fattori che contribuiscono a questa situazione: l’utilizzo di combustibili fossili per la produzione di energia, l’aumento del trasporto privato su mezzi a motore spesso obsoleti, l’uso inefficiente dell’energia negli edifici, l’uso della biomassa per cucinare e riscaldare le abitazioni. Una situazione che è in costante peggioramento, in quanto il cambiamento dei modelli di produzione e consumo sta svuotando le aree rurali


Ancor più del riscaldamento globale, l’emergenza per le grandi città è quella dell’inquinamento dell’aria originato dal traffico e dagli impianti di climatizzazione. Meno da quelli industriali, da tempo lontani dal perimetro urbano e richiama la gente in città impreparate ad accoglierla, più o meno in tutto il mondo. In tal modo, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità nel 2012 l’inquinamento atmosferico è stato responsabile della morte di circa 3,7 milioni di persone sotto i 60 anni. Il rapporto del 2014, che riporta questi dati, evidenzia che vi è un’alta correlazione tra le concentrazioni di particolato fine e ultrafine e il numero di morti per infarto e disturbi cardiaci, disturbi respiratori e tumori. Il 90% dei decessi legati alla cattiva qualità dell’aria avviene in paesi con redditi medio bassi e quasi due terzi di essi avvengono nel sud est asiatico e nelle regioni del pacifico occidentale. Purtroppo, nonostante vari progressi in molte aree del mondo, il fenomeno si sta, come detto, aggravando, ma con significative eccezioni nelle città più virtuose, a dimostrazione che la qualità dell’aria può essere migliorata con politiche mirate alla sostenibilità ambientale nei diversi settori, che vanno dalla progressiva eliminazione di combustibili solidi negli usi civili di cottura e riscaldamento degli edifici, al miglioramento dell’efficienza nella climatizzazione,

a rendere più efficiente il sistema dei trasporti, con il ricorso a carburanti verdi, mobilità elettrica, ecc., alla corretta gestione dei rifiuti solidi e, più in generale, al ricorso alle fonti rinnovabili di energia e alla riduzione delle emissioni industriali. Le cause dell’inquinamento dell’aria sono infatti molteplici e interattive e, al momento, l’analisi dei dati complessivamente acquisiti non consente di identificare con sufficiente precisione le politiche, le priorità e le misure più adeguate per contenerlo e ridurlo, anche se il traffico rimane per l’Oms il principale indiziato della cattiva qualità dell’aria urbana. Tuttavia, un’altra causa importante è il riscaldamento domestico, in particolare la combustione delle biomasse. Ovviamente pure le coltivazioni agricole e le attività industriali al contorno delle città possono giocare la loro parte, se sporcano l’aria circostante

che il gradiente termico richiama all’interno dell’area urbana. Una politica più coraggiosa Il paese al mondo che paga il bilancio più alto in termini di morti premature all’anno per l’inquinamento atmosferico, con oltre un quarto dei decessi, è la Cina. Seguono l’India per oltre un sesto. Ma anche l’Europa, con 500.000 decessi, non è messa bene. Nel vecchio continente i tre inquinanti maggiormente sotto accusa: il particolato atmosferico, il biossido di azoto e l’ozono, causano infatti un numero di decessi, sempre in termini di morti premature, che sono superiori di circa venti volte rispetto a quelli dovuti agli incidenti stradali. Per l’Italia, dati di una ricerca della Fondazione sviluppo sostenibile (settembre 2017), svolta in collaborazione con l’Enea e Fs, dicono che nel 2013 le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico sono state 91.000, contro le 86.000 della Germania, 54.000 della Francia, 50.000 del Regno Unito, 30.000 della Spagna. Rapportandoli al numero di abitanti, in Italia e in Germania i decessi sono superiori rispettivamente del 50% e del 10% rispetto alla media europea, mentre in Francia e Regno Unito sono inferiori del 20% e in Spagna del 40%. Di qui l’urgenza di agire da subito con una politica di difesa della qualità dell’aria sul piano locale più dura e coraggiosa. Dunque, mirando alla riduzione di tutti gli inquinanti, non

Serve una politica più coraggiosa in difesa della qualità dell’aria in Italia. l’industria meccanica 714 | 22


soltanto della CO2, che solo da tempi recenti è considerata un inquinante per il suo effetto serra. E inoltre facendo leva sulla prevenzione, perché quando scatta l’emergenza, intervenire è quasi impossibile. Una situazione che chiama l’Italia ad agire immediatamente, dato il numero di morti riconducibili all’inquinamento atmosferico. Cifre che dicono quanto sia necessario che il paese ponga in atto finalmente azioni decise che portino a un risanamento dell’aria, peraltro previste dal piano nazionale di prevenzione, parte integrante del piano sanitario nazionale. Con esse interessando, oltre a mobilità e climatizzazione, anche il settore dell’agricoltura, responsabile del 96% delle emissioni italiane di ammoniaca, che vanno ridotte. A tal fine, promuovendo interventi volti a ridurre l’azoto in eccesso nei terreni con l’agricoltura di precisione, sviluppando un’agricoltura biologica meno impattante e mitigando l’impatto degli allevamenti con mangimi speciali e del rilascio di biometano. Circa l’industria, a partire dalla famosa legge 615/66 “Provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico”, i suoi relativi regolamenti di esecuzione e la successiva normativa comunitaria, nel corso dei decenni la situazione è come noto migliorata, ma rimane comunque necessario introdurre limiti più severi, specie per le emissioni di zolfo e composti organici volatili. Nel complesso, scontati i notevoli progressi indotti dall’avanzamento scientifico, tecnico e normativo verificatisi nei decenni, basti pensare alle condizioni delle metropoli europee mezzo secolo fa, come la coltre di smog che coprì Londra nel dicembre del 1952 che diede il via alla presa di coscienza del fenomeno, la situazione rimane tutt’ora, di fatto, di alto rischio. E ciò perché nel frattempo la

conoscenza degli effetti che determina il respirare aria sporca è del pari avanzata, in uno con l’elenco lugubre dei decessi che vi sono legati. Riqualificazione degli edifici per tagliare i consumi Così, nelle settimane scorse, si è riaperto nel paese il rituale dibattito, che puntualmente si ripresenta, sull’emergenza inquinamento nelle aree urbane e sulle misure straordinarie in caso di superamento dei limiti, in particolare delle polveri sottili: blocco del traffico nelle diverse varianti, totale o parziali, targhe alterne, limiti differenziati in relazione alle diversi classificazioni Euro dei veicoli, ecc. Ma non solo, alla sbarra c’è anche il settore residenziale che da solo è responsabile di quasi due terzi delle emissioni nazionali di Pm 2,5 e del sostanziale disallineamento dell’Italia rispetto ai target di riduzione fissati dall’Europa al 2030. In questo caso, per contenerle, l’opzione risolutiva sarebbe ovviamente quella di promuovere interventi innovativi di efficientamento energetico degli edifici, per attuare un riqualificazione profonda del parco edilizio (deep renovation) in grado di coinvolgere interi edifici o quartieri, con tagli dei consumi di oltre il 50%. Una misura certamente salutare sul piano dell’efficienza energetica, ma non risolutiva quanto alle polveri sottili, in quanto le emissioni di particolato atmosferico del settore residenziale derivano in gran parte dal consumo di biomasse. L’aria insalubre nei grandi centri urbani italiani è purtroppo un’emergenza cronica. Il suo mancato risanamento con un’azione risoluta e organica dell’Esecutivo si protrae colpevolmente da anni e può costare molto caro, non solo in termini di vite umane. Specie se il paese

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verrà deferito alla Corte di Giustizia europea, a seguito della procedura di infrazione che è stata da tempo avviata per continuato superamento dei limiti massimi stabiliti degli inquinanti nell’atmosfera, qualora vengano giudicate insoddisfacenti le risposte date a seguito dell’ultimo richiamo indirizzato dalla commissione alcune settimane fa. La normativa europea relativa alla qualità dell’aria, pregressa e attuale, fissa infatti limiti di qualità dell’aria che non possono essere superati e impone agli Stati membri di contenere l’esposizione dei cittadini agli inquinanti atmosferici nocivi. Nonostante questi obblighi, in vari Stati Ue le norme sulla qualità dell’aria non sono rispettate, in particolare le concentrazioni del particolato (Pm10) e il biossido di azoto. Con l’ultimo avvertimento la Commissione ha ricordato di avere una responsabilità diretta nei confronti di milioni di cittadini europei, giovani e anziani, malati e sani, che risentono della scarsa qualità dell’aria, ha ricordato inoltre la serie di offerte di aiuto, consulenze e avvertimenti sin qui data in materia e ha detto che dopo questo richiamo, ovvero il parere motivato ultimamente trasmesso, seguirà il deferimento alla Corte, se non dimostreremo di essere in grado di attuare misure adeguate per correggere la situazione, senza indugio e nel rispetto della legislazione europea. Dunque, il surriscaldamento del clima è solo una dell’emergenze che genera l’insostenibilità dell’attuale modello economico, quella ambientale, di cui peraltro è solo un aspetto. Le altre le conosciamo, economiche, sociali, istituzionali. Nessuna può essere trascurata, sottovalutandone le conseguenze. Ma la necessità di respirare un aria che sia pulita è indubbiamente una priorità.


Decreto incentivi, arriva la spesa massima ammissibile per kilowatt di potenza Le novità del decreto anticipate dall’Enea riguardano controlli e regolamentazione per evitare abusi nella riqualificazione energetica

EFFICIENZA&ENERGIA

di Carlo Fumagalli

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vitare casi di abuso degli ecobonus e introdurre controlli sul campo, sarebbero le principali novità introdotte dal cosiddetto decreto incentivi, in attuazione alla legge di bilancio 2018. La pubblicazione era attesa per il 4 marzo, ma (nel momento in cui stampiamo questa rivista) bisognerà ancora attendere. «I contenuti del decreto verteranno su verifiche (mirate e a campione NdR) che, fino ad oggi, non ci sono state, e sui costi massimi unitari ammissibili» ha detto Domenico Prisinzano, re-

sponsabile della task force detrazioni fiscali di Enea, a margine di un convegno organizzato dall’associazione Assotermica (costruttori componenti e impianti termici) durante Mce Expocomfort. Prima novità: valore massimo dell’incentivo «Nel caso degli impianti sarà prevista una spesa massima ammissibile per kilowatt di potenza» ha spiegato Prisinzano. Cosa significa? Ad oggi le detrazioni fiscali (del 65% e del 50%) per la riqualificazione energetica,

Domenico Prisinzano, Enea, durante il convegno di Assotermica a Mce Expocomfort

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prevedono valori massimi non legati alla tipologia di intervento. Situazione che, di fatto, permette di abusare dell’incentivo, ammortando una serie di spese di ristrutturazione, non legate però a interventi di efficientamento energetico. Problema effettivamente riscontrato da Enea: «Alcuni interventi potevano essere fatti con una certa facilità» ha detto Prisinzano, «probabilmente continuare a farli dopo l’uscita del decreto sarà più problematico». Il decreto dovrebbe quindi assegnare un importo per ogni kilowatt, andando così ad ammortare solo gli investimenti effettivamente destinatari dell’ecobonus, e valorizzando così le risorse stanziate dalla finanziaria per aiutare l’Italia – storicamente legata a un problema di dipendenza energetica – a raggiungere i risultati europei legati a clima ed energia. Il decreto introduce anche controlli sul campo Seconda novità: all’Enea spetterebbe un ruolo importante nei controlli degli interventi per i quali viene chiesto l’incentivo. Non solo una verifica documentale, ma anche in situ. Ciò si evince anche dalla stessa legge di bilancio, che al punto 11 del comma 3 dell’articolo 1 prevede uno o più decreti interministeriali in cui definire i requisiti tecnici che devono soddisfare gli interventi che beneficiano delle agevolazioni, “compresi i massimali di costo specifici per singola tipologia di intervento, nonché le procedure e le modalità di esecuzione di controlli a campione, sia documentali che in situ, eseguiti dall’Enea e volti ad accertare il rispetto dei requisiti che determinano l’accesso al beneficio”. Il decreto è di carattere tecnico, nonostante il ritardo già accumulato, non dovrebbe subire eccessivamente l’attuale fase di consultazioni per il nuovo Governo.


EFFICIENZA&ENERGIA

Caldaie efficienti, un protocollo per la market surveillance Presentato da Assotermica con Enea, aderiscono il 70% delle aziende del riscaldamento

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n protocollo volontario per la sorveglianza del mercato degli apparecchi termici. È stato presentato nel corso della fiera Mce Expocomfort da Assotermica, l’associazione del settore all’interno di Anima Confindustria, con il coinvolgimento di Enea. Il protocollo è un’iniziativa volontaria delle aziende associate ad Assotermica (ed esteso anche alle non associate) per il monitoraggio delle caldaie immesse sul mercato nazionale ai sensi dei Regolamenti di etichettatura energetica e di ecodesign. L’Italia rappresenta il secondo paese in Europa per produzione di apparecchi per riscaldamento e il secondo mercato con circa 800 mila pezzi venduti ogni anno e un parco installato di oltre 19 milioni di caldaie. Le aziende che volontariamente hanno sottoscritto l’accordo rappre-

sentano quasi il 70% del mercato. «I regolamenti di etichettatura energetica e Ecodesign hanno completamente trasformato l’offerta di mercato da parte delle aziende del settore». - conferma Mario Zucco, Vice Presidente Assotermica - «L’introduzione dei nuovi requisiti di legge ha comportato una vera e propria “svolta epocale” per il comparto, con il fine ultimo di fornire sistemi ecocompatibili in un settore che in Europa detiene circa il 40% dei consumi di energia finale complessiva. Come associazione vogliamo supportare il settore in una delicata fase di transizione verso apparecchi e sistemi ad alta efficienza energetica. Intendiamo tracciare presunte non conformità degli apparecchi di riscaldamento a gas, informare la filiera e l’utente

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il marchio del protocollo di sorveglianza di Assotermica

finale sull’importanza dell’etichettatura energetica, sensibilizzare le Autorità nelle loro attività di sorveglianza». In virtù dell’elevato numero di aziende aderenti, che garantiscono un alto grado di copertura del mercato da parte del protocollo, l’iniziativa si propone di monitorare un’ampia fetta di ciò che viene commercializzato e di costituire uno strumento di mutua sorveglianza a tutela dell’utente finale. Il protocollo, grazie agli accordi con alcuni importanti Enti notificati, consente di effettuare delle verifiche documentali e dei test di laboratorio sui principali parametri introdotti dai nuovi regolamenti europei per gli apparecchi di riscaldamento. «Gli obblighi e le responsabilità sono diffusi su tutta la filiera, sia per i produttori di apparecchi che per chi sta a valle. Proprio per questo è fondamentale che vi sia la costante attenzione su ciò che viene immesso sul mercato nell’interesse dell’industria termotecnica e, in definitiva, delle famiglie e della collettività», conclude Zucco.


Il freddo da Firenze Mario Dorin è stato il pioniere dei compressori per la refrigerazione. Oggi la quarta generazione continua la storia aziendale di innovazione in innovazione.

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na corsa in avanti per battere tutti sul tempo. Mario Dorin da garzone di una bottega meccanica è diventato un profeta della refrigerazione. Le lavorazioni metalliche sono state il suo primo impegno a partire dal 1918. Negli anni successivi si specializzò nei macchinari. «Fu nel 1932 che il mio bisnonno realizzò la convenienza di lavorare nel settore del freddo: la società esprimeva un bisogno di un rinnovamento, in particolare nella conservazione degli alimenti, in sostituzione della lastra di ghiaccio», racconta Giovanni Dorin oggi nella dirigenza delle Officine Mario Dorin. «In Italia fu il primo in assoluto a sviluppare i primi compressori aperti. I nostri competitor si sono inseriti in questo mercato solo dal 1934. Lui ha iniziato con largo anticipo». Ecco la chiave di lettura per tutta la storia imprenditoriale

di quest’impresa fiorentina, una storia lunga cent’anni. Ma come nacque l’intuizione? «Lavorando sui motori dei veicoli ebbe l’idea di usare il principio inverso per creare il freddo. Invertì il ciclo dei motori per fare il raffreddamento delle celle. C’era un mercato che aveva bisogno di qualcosa di più efficiente ed efficace. La sua genialità e la sua esperienza permisero quest’illuminazione che è l’origine anche del nostro oggi», continua Giovanni Dorin. Dopo la seconda guerra mondiale, Mario Dorin poté godere del supporto del figlio maggiore, laureato in ingegneria meccanica. Da lì l’impresa si è strutturata. Nel 1947 creò il primo compressore semiermetico. Nel 1970 fu realizzato il quarto capannone industriale a Firenze Sud dove c’è l’attuale quartier generale, sede della ricerca, sviluppo ed assemblaggio delle produzioni più qualificate. «Si iniziò a studiare l’applicazione dell’anidride carbonica alla nostra tecnologia nel 1991. Efficienza energetica, rispetto dell’ambiente, competenze ingegneristiche rilanciarono l’impresa con un approccio moderno e sostenibile». Poter rendere efficienti i compressori con la CO2 come gas refrigerante è stata una vera e propria rivoluzione. Dorin ha anticipato anche questa volta i tempi. L’uso della refrigerazione naturale a CO2 può diventare un valido sostituto anche di quelle applicazioni industriali che oggi utilizzano la ammoniaca come refrigerante, evitando tutte le complicazioni conseguenti legate alla sua tossicità. «Il primo

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concorrente che è entrato in questo mercato della CO2 è stato nel 2006 con 15 anni di ritardo. Abbiamo studiato i primi prototipi anche con la visione condivisa e l’ottimo rapporto con alcuni costruttori coreani e giapponesi. Il primo modello lo abbiamo realizzato assieme a uno studio danese. L’utilizzo della CO2 ci ha offerto un bel vantaggio nel mercato. Ancora oggi riteniamo che questa soluzione sia l’alternativa più probabile per la refrigerazione commerciale e industriale». Anche tramite input normativi, l’uso della refrigerazione naturale a CO2 sta sostituendo i fluidi sintetici e potentemente climalteranti (Hfc) in numerose applicazioni. «Il primo concorrente che è entrato in questo mercato della CO2 transcritica è stato nel 2004 con 13 anni di ritardo. Abbiamo studiato i primi prototipi anche con la visione condivisa e l’ottimo rapporto con alcuni costruttori coreani e giapponesi. Il primo modello lo abbiamo realizzato assieme a un istituto di ricerca norvegese. L’utilizzo della CO2 ci ha offerto un bel vantaggio nel mercato. Ancora oggi riteniamo che questa soluzione sia l’alternativa migliore ai gas sintetici per la refrigerazione commerciale e industriale. Siamo molto ben organizzati e abbiamo ottimizzato la linea di assemblaggio dei compressori CO2 per aumentare la produttività e agevolare i test di prova e pressione». L’azienda ha investito anche grazie al 4.0 sulle linee di produzione e con le direttive dell’ufficio tecnico sono partiti i primi investimenti sui compressori CO2 di taglia sempre maggiore per impianti industriali, dove oggi viene ancora usata l’ammoniaca, con conseguenti forti complicazioni

in termini di sicurezza legati. La Cina si sta muovendo molto verso la CO2. Il governo cinese ha emanato regolazioni e limitazioni molto forti anche negli ultimi mesi. «Per questo motivo, il mercato cinese è fondamentale e ci stiamo entrando sempre di più. Siamo in Cina dal 2004. Abbiamo aperto una realtà d’assemblaggio per il mercato cinese nel 2014 ed entrata a regime nel 2017. La Cina è sicuramente un mercato in forte espansione. Dall’altro lato gli Stati Uniti rappresentano un eccellente mercato per la refrigerazione naturale ed è proprio in questi mesi che stiamo lavorando alacremente per completare la complessa e stringente certificazione UL dei nostri prodotti. Siamo già presenti nel mercato canadese, aperto da anni alla refrigerazione a CO2, di cui hanno perfettamente compreso non solo i grandi vantaggi ambientali ma soprattutto gli eccezionali ritorni energetici, soprattutto in climi freddi. Sono previsti forti sviluppi tecnici nei prossimi mesi anche grazie a finanziamenti erogati dalla Ce all’interno del programma Horizon 2020 - Industria Sostenibile». Con 50 milioni di fatturato del Gruppo e con un trend sempre in crescita negli ultimi anni, Officine Dorin registrano un forte incremento del fatturato in Italia anche se l’export detiene ancora una considerevole maggioranza, focalizzando su quei paesi emergenti i cui mercati sono molto dinamici e promettenti. «Siamo sempre in corsa. Guai a chi si ferma. Il motto del mio bisnonno era “dormire poco e lavorare molto” e noi gli abbiamo tenuto gran fede, per continuare ad anticipare i tempi e le richieste del mercato». l.a.

Il management di Officine Mario Dorin

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SICU REZZ AMB TE l’industria meccanica 714 | 28


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SICUREZZA&AMBIENTE

Auto in carbonio in una Cina più green Pechino si sta preparando alla rivoluzione verde: entro il 2030 saranno immesse sul mercato mondiale 150 milioni di auto elettriche. Con una buona percentuale prodotta in carbonio. L’italiana Cannon Bono si è presentata sul mercato come fornitore integrale di Laura Aldorisio

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Oltre ad attrito e potenza, il peso influisce in modo importante sui consumi di un veicolo elettrico

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ono stati sufficienti due anni. E lungo le strade di Pechino oggi non circola nemmeno un motorino a scoppio. Il 100% della flotta è diventata elettrica. La Cina, fortemente toccata dal fenomeno dell’inquinamento, oggi sta implementando velocemente le scelte del governo. L’automobile potrebbe seguire la stessa rotta. Il governo ha un piano di investimenti per l’energia che prevede la costruzione di cinquanta centrali nucleari per cercare di ridurre il carbone e rispondere al fabbisogno energetico del Paese. L’azienda Cannon Bono non solo sta osservando il fenomeno, ma da anni è tra i partner dell’industria automobilistica cinese. Se si guardano le previsioni di Bloomberg dell’auto elettrica a livello

globale, nel 2020 si parla almeno di 20 milioni di auto elettriche prodotte e messe sul mercato. Nel 2030 la quota tocca 150 milioni, di cui all’anno prodotti circa 10-15 milioni di pezzi. Anche Volkswagen conferma questi trend: entro il 2025 ha in previsione di produrre 30 modelli a energia elettrica. Il carbonio è il re di questo sviluppo. Perché? «Se guardiamo i consumi annuali di un veicolo, da cosa sono causati? Attrito col terreno, potenza, ma il 23% sul totale è dovuto al peso. Basti pensare quanto consuma accelerare e rallentare una massa» risponde Alberto Zarantonello, Direttore Generale Cannon Ergos. Se si potesse costruire un’auto più leggera e con caratteristiche mecca-

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niche compatibili con gli standard di sicurezza la percentuale si ridurrebbe drasticamente. I compositi a base carbonio sono una risposta alla richiesta di elettrificazione del veicolo. Una struttura in carbonio è leggera e sicura, come testimoniano i modelli di Formula 1. I dati sono una piccola guida. La Cina è molto sensibile all’elettrificazione della mobilità: hanno bisogno di tecnologia europea e noi facciamo parte della filiera di chi può portare macchine e tecnologie di produzione». Dall’azienda assicurano che quello che sta avvenendo in Cina non è “una moda”, ma un’attenzione reale all’ambiente. «Vediamo un vero cambiamento. L’amministrazione cinese attuale è molto forte. E lo sarà per i prossimi anni. Hanno capito come si fa a sfruttare la “green economy”. Pechino detta un indirizzo e quello si deve seguire. La Cina sta cambiando il nostro modo di produrre. È ricerca e sviluppo applicata. Ad esempio nell’ambito delle emissioni da combustione sono stati inseriti deli limiti, a 30mg/mc di NOx, minimi rispetto ai nostri europei. Superano il problema alla fonte», commenta così Bruno Fierro, Corporate Director Marketing & Communication. La velocità di esecuzione del vecchio continente è inferiore perché l’approccio è meno verticale. Ancora differente la situazione negli Stati Uniti dove a decidere sono alcune aziende, che hanno il Pil maggiore del governo americano. Intanto «Cannon oggi in Cina è più forte che mai. Abbiamo registrato il miglior risultato in termini di venduto da quando siamo operativi nel paese, con un incremento del 30%. Gli scambi commerciali con il Far East costituivano il 21% del fatturato nel 2016, nel 2017 ha già raggiunto quota 26% del risultato globale», dichiara Bruno Fierro.


Cannon ha registrato quest’anno il suo miglior risultato di vendita in Cina, con un incremento del 30% Come ha avuto origine il rapporto con i produttori cinesi di auto elettriche e di loro componenti? Cannon aveva progettato un macchinario per ottenere da fibra di vetro un manufatto tridimensionale, che serviva per fare un plancia di una vettura. Si passava così dalla dimensione 2D al 3D. Il direttore Zarantonello racconta che «nel 2001 Bmw ci ha chiesto un macchinario per provare la stessa tecnica non sul vetro ma sul carbonio. Abbiamo firmato, per volere di Bmw, un patto di segretezza per 10 anni. Sono stati immessi sul mercato i loro primi modelli completamente in carbonio. Trascorsi i dieci anni, è stata la stessa azienda automobilistica a pubblicare il video con il nostro macchinario su Youtube. Dal polimero al filo carbonizzato in una serie di video. Un produttore cinese ci ha contattato dopo aver visto quei video chiedendoci collaborazione». Nel 2001 il carbonio costava 250 euro al chilo, nel 2015 è sceso a 25 euro fino ai 16 euro di oggi. Bmw lo aveva previsto e intendeva essere pronta. La lungimiranza di Cannon è stata di presentarsi al mercato come fornitore della linea integrale. «Ci siamo posti il problema: come faranno i nostri clienti a passare da una linea che produceva tanti pezzi in serie a una che ne devo produrre pochi e grandi? Da meccanici a tessili: come faranno a passare dalla saldatura all’incollaggio? Da quel momento abbiamo sviluppato diverse tecnologie che offrono oggi una linea continua,

una soluzione globale del problema», commenta Zarantonello. Fino al problema smaltimento. All’ingresso del quartier generale della Bmw si trova un metro cubo composto da rottami ferrosi e la scritta recita: “Questa era la soluzione del problema, fra un po’ non lo sarà più”. Cannon si è domandata come concludere il ciclo di vita di auto in carbo-

nio che dovranno essere distrutte. Il riciclo della fibra è stato l’oggetto del Cresim, acronimo di un progetto Europeo Life dedicato alla fibra di carbonio riciclata, riconosciuto come il miglior progetto 2016 della Comunità europea. La fibra riciclata può rientrare a far parte del sistema economico se utilizzata per produrre oggetti meno performanti dal punto di vista strutturale. Cannon ha presentato tecnologie di produzione “economicamente sostenibili” per produrre skateboard, parabole satellitari, elementi di trasmissione e molto altro. «L’economia circolare per Cannon non è una limitazione ma un’opportunità per crescere», conclude Fierro.

Anche la fibra riciclata può rientrare a far parte del sistema economico se utilizzata per produrre oggetti meno performanti dal punto di vista strutturale

Grafico: il 23% dei consumi dei veicoli elettrici è dovuto al peso, secondo l'analisi di Cannon

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CeMAT 2018

Contenuto Redazionale

La piattaforma fieristica che unisce Logistica 4.0 e Industria 4.0 In linea con il suo tema conduttore “Connected Supply Chain Solutions”, CeMAT 2018 chiama a raccolta l’industria mondiale dell’intralogistica per promuovere l’integrazione digitale e l’interconnessione tra catene di creazione del valore e catene di approvvigionamento – le supply chain. Secondo un’indagine condotta dai consulenti aziendali di BearingPoint, otto su dieci delle imprese manifatturiere tedesche che operano con supply chain stanno già affrontando i problemi delle supply chain connesse. «Le imprese che vogliono rimanere competitive, devono digitalizzare e connettere le loro supply chain, estendendole anche al di fuori dei propri confini. Molte si stanno chiedendo come applicare le soluzioni di Logistica 4.0. CeMAT risponderà loro, rivolgendo la propria attenzione all’azione congiunta tra Industria 4.0 e Logistica 4.0», dice Marc Siemering, Senior Vice President Industry, Energy & Logistics presso Deutsche Messe. «Con Hannover Messe daremo vita a una piattaforma unica nel suo genere sulla digitalizzazione della supply chain, proponendo una ricchezza e una varietà di soluzioni e di innovazioni unica al mondo».

gia del vuoto dia un importante contributo alla moderna manipolazione dei prodotti. Copal presenterà innovative soluzioni per lo scarico e la pallettizzazione dei container, Pepperl+Fuchs si concentrerà sulle soluzioni della tecnologia dell’identificazione, mentre gli esperti in Wearable Computing di Unimax proporranno soluzioni di Augmented Reality. Harting esporrà la sua soluzione per Industria 4.0 nota come Mica (Modular Industry Computing Architecture), dimostrando con quale rapidità e facilità si possano realizzare progetti di digitalizzazione installando uno speciale modulo direttamente su macchine o impianti di produzione.

Dal 23 al 27 aprile, CeMAT e Hannover Messe saranno affiancati nel quartiere fieristico di Hannover per dimostrare il funzionamento della fabbrica del futuro e la centralità del ruolo dell’intralogistica al suo interno. Dal 23 al 27 aprile, CeMAT e Hannover Messe saranno affiancati nel quartiere fieristico di Hannover, i visitatori potranno ad esempio valutare gli effetti dell’azione congiunta tra le due fiere nella cornice del Logistics 4.0 Hub, dove più di 30 espositori CeMAT e Hannover Messe presenteranno tecnologie attuali per diversi settori della catena di approvvigionamento, illustrando anche con esempi concreti gli ambiti nei quali sono già in uso soluzioni di Logistica 4.0. Jungheinrich dedicherà il proprio spazio al tema del picking degli ordini, mentre SMI Handling Systems illustrerà come la tecnolo-

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Un rapporto contrattuale? Non per forza è un testo scritto Come progettare e interpretare un contratto con fornitori e clienti

di Giacomo Pescatore* * Giacomo Pescatore è socio di uno Studio legale che si occupa di diritto commerciale – e quindi di contrattualistica, diritto industriale, diritto societario e diritto fallimentare – in ambito nazionale ed internazionale

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T

utto, nella vita di un’impresa è riconducibile ad un contratto: ogni rapporto con i fornitori (siano essi di beni e servizi) e con i clienti, in Italia o all’estero, costituisce, ovviamente, un rapporto contrattuale.

Nonostante ciò, è ancora un errore molto diffuso quello secondo cui un rapporto contrattuale esista solo in presenza di un testo scritto. Non è ovviamente così: anzi sono in realtà molto pochi i rapporti contrattuali che necessitano della forma scritta per la loro validità o per provare la loro esistenza (ossia delle c.d. forma scritta ad substantiam o ad probationem, per usare il latino tanto caro ai giuristi). L’assenza di un contratto scritto non comporta quindi l’assenza del relativo rapporto contrattuale ma, nella maggior parte dei contratti d’impresa, solo una maggiore difficoltà nel ricostruire gli accordi contrattuali qualora le parti (anche in buona fede) non concordino sui rispettivi obblighi. È pertanto opportuno, laddove possibile, che vi sia una traccia scritta della volontà delle parti, che può andare dal livello minimo costituito dalle conferme d’ordine (se possibile integrate con il richiamo a condizioni generali di acquisto o vendita), al classico testo contrattuale che si articola in una serie di clausole. Anche in presenza di simili testi, d’altra parte, sbaglierebbe chi pensasse che questi costituiscano l’unico elemento alla luce del quale interpretare la volontà delle parti. Un rapporto contrattuale, anche se formalizzato per iscritto, non vive infatti in una sorta di “vuoto pneumatico”, ma deve essere interpretato alla luce del comportamento delle parti prima, durante e dopo la redazione del testo contrattuale. In particolare, secondo il nostro Codice civile (art. 1362) e la maggior parte degli ordinamenti internazionali, nell’interpretare il contratto non ci si deve limitare al senso letterale delle parole, ma si deve indagare quale sia stata la comune intenzione delle parti mediante la valutazione del loro comportamento complessivo, tanto anteriore quanto successivo alla sottoscrizione. Al pari di un qualsiasi macchinario industriale, quindi, il contratto non deve solo vedere un corretto operare delle componenti che ne fanno parte (le clausole contrattuali) ma, come in un’ideale linea di produzione, deve anche interfacciarsi in modo efficiente con ciò che si pone prima e dopo il contratto stesso.

Un caso pratico nel settore meccanico

Facciamo ora la seguente ipotesi: un produttore di macchinari industriali fornisce un macchinario presente nel proprio catalogo ad un cliente. Quali sono le garanzie relative fornitura? Normalmente, da un punto di vista giuridico, quest’ultima può essere definita come una vendita, con la conseguenza che, nel periodo di durata della garanzia – sia esso quello previsto contrattualmente, quello di un anno indicato dal nostro Codice civile o il maggior e diverso periodo derivante dall’applicazione di altre normative, come ad esempio i due anni previsti dalla Convenzione di Vienna del 1980 solitamente applicata alle vendite internazionali di beni mobili – il macchinario fornito dovrà raggiungere le performance indicate nel catalogo del fornitore (o, in assenza di tale indicazione, le performance che si possa ragionevolmente attendere per macchinari di tale tipologia). La situazione cambia tuttavia in modo rilevante se il produttore non si sia limitato a fornire un macchinario “scelto a catalogo” ma se l’acquirente, nel corso della trattativa precontrattuale, abbia indicato la necessità di ricevere la fornitura di un macchinario che possieda determinate caratteristiche. Per limitarci ad un esempio legato alla nostra giurisprudenza interna, due contratti, l’uno di fornitura di un impianto di laminazione, l’altro di fornitura di un impianto di arrotolamento di pasta

Come qualsiasi macchinario industriale, il contratto non deve solo vedere un corretto operare delle componenti che ne fanno parte ma, come in un’ideale linea di produzione, deve anche interfacciarsi con ciò che si pone prima e dopo il contratto stesso

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sfoglia, sono stati qualificati come contratti di appalto essendo stato accertato che ciò che il committente voleva ottenere non era tanto (o soltanto) una serie di macchinari standard, quanto piuttosto un complesso di beni per la produzione di pasta destinata ad essere venduta arrotolata, da utilizzarsi in esatta conformità alle esigenze produttive prospettate al produttore dal committente (cfr. Cass. 30 aprile 2012, n. 6636). Un caso tipico, insomma, può essere rappresentato da un macchinario che deve essere inserito all’interno di una linea produttiva di cui sia stato fornito il lay out al produttore, oppure quando, nell’ambito delle trattative, l’acquirente può aver indicato le performance che devono essere raggiunte dal macchinario o le modalità con cui intende utilizzarlo. Ebbene, in un simile caso il produttore non è più soltanto tenuto a garantire il regolare funzionamento della macchinario in quanto tale, ma che quest’ultimo operi correttamente nel contesto produttivo e con le modalità di utilizzo che sono state prospettate al produttore al momento della trattativa. Quanto precede, ovviamente, a condizione che l’acquirente possa dimostrare che in fase precontrattuale ha chiaramente prospettato al produttore le sue esigenze; è peraltro ben possibile che queste ultime siano state successivamente superate dalla trattativa intercorsa tra le parti ma, in tal caso, occorre che vi sia una qualche traccia utile a rendere chiaro quello che le parti hanno infine concordato. A questo riguardo, è bene tenere presente che la prova di quanto le parti si sono dette nell’ambito della trattativa può essere fornita con ogni mezzo, testimoniale o scritto, e che, a quest’ultimo fine, hanno senz’altro valore anche le comunicazioni scambiate a mezzo fax o e-mail; ciò, evidentemente, richiede non solo di valutare con attenzione le comunicazioni inviate dall’altra parte ma anche di prestare attenzione a quelle che si inviano da parte propria e dal messaggio che l’insieme di tali comunicazioni, lette nel loro complesso, forniscono. Allo stesso modo, il fatto che un macchinario non sia stato fornito nella sua forma standard ma abbia costituito oggetto di lavorazioni e personalizzazioni per il cliente finale può essere valutato come un indice del fatto che il produttore abbia assunto un impegno ulteriore rispetto a quello della fornitura di un proprio macchinario standard. Ecco quindi che, al pari della produzione di un qualsiasi macchinario industriale, la fase della “progettazione” ha una chiara ed ovvia incidenza anche sul contratto e su come questo “funzionerà” tra le parti contraenti.

Nel prossimo intervento, ci occuperemo di come tale funzionamento risenta della meccanica interna al contratto stesso.

Tre tappe per conoscere la meccanica dei contratti L’articolo che pubblichiamo su questo numero è il primo di tre interventi finalizzati a chiarire, o anche solo a ricordare, l’importanza della “meccanica dei contratti”:

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In questo intervento viene affrontata la fase precontrattuale, e come il comportamento delle parti possa influire sulla qualificazione e sull’interpretazione del contratto;

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Nel secondo intervento, previsto sul numero di maggio di questa Rivista, ci occuperemo del coordinamento di alcune clausole contrattuali (all’interno dello stesso contratto o di contratti differenti; si affronterà ad esempio anche il tema del coordinamento tra clausole dei contratti che stanno “a monte” di una fornitura e di quelli con i propri clienti finali);

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Nel terzo articolo, previsto sul numero di settembre, il tema sarà l’esecuzione del contratto, e in che modo anche in tale fase la condotta delle parti si riveli fondamentale rispetto all’interpretazione del contratto in essere e degli obblighi che da esso scaturiscano effettivamente.

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ORT ERI 39 | MARZO APRILE 2018


EUROPA

ASIA OCCIDENTALE E CENTRALE

CINA

MAR MEDITERRANEO

EXPORT&MERCATI

ASIA DEL SUD

HONG KONG OCEANO SUD PACIFICO

SUDEST ASIATICO

OCEANO INDIANO

New Eurasian Century? di Alessandro Durante

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Stiamo assistendo a un repentino cambiamento degli equilibri economici a livello mondiale dove dazi e politica commerciale aggressiva (spy story comprese) sembrano annunciare una vera e propria “guerra commerciale mondiale”. Ma in effetti stiamo solo percependo con qualche anno di ritardo gli effetti del nuovo peso economico, e quindi politico, che la Cina ha oggi su diversi fronti. Gli Usa rispondono ricordando a tutti che hanno il più grande arsenale militare. La Russia che è il nuovo ago della bilancia nel medio oriente con cui confina, mentre Arabia Saudita e Iran si stanno fronteggiando da anni ormai per definire una propria stabile sfera di influenza. Il Regno Unito del dopo Brexit dovrà trovare una sua dimensione e nello stesso tempo altri cercano un posto al sole (leggi Pyongyang). Perché succede tutto questo?

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ell’attuale quadro geopolitico ricompaiono strumenti come i Dazi commerciali che sembravano ormai superati, seppur ancora presenti come scomode eredità di una passata epoca commerciale. Cresce la necessità di proteggere i mercati dalla dipendenza da quei paesi che esportano beni fondamentali per assicurare la crescita delle singole economie. Dell’esistenza di questi elementi di “difesa commerciale” ci accorgiamo solo quando toccano direttamente i nostri interessi o prodotti, come nel caso dell’Algeria. Un’interpretazione che aveva l’obiettivo di semplificare l’applicazione di una norma per assicurare l’importazione nel grande Paese nordafricano di prodotti che rispondessero ai più diffusi standard di sicurezza, ha portato a un blocco all’import ingiustificato, anche dal punto di vista delle regole del commercio internazionale e degli accordi tra paesi, che in questo caso le nostre aziende che producono caldaie stanno subendo. In una fase caratterizzata dalla frammentazione dei rapporti commerciali, un’altra conseguenza è che le organizzazioni sovranazionali rischiano di perdere progressivamente il loro ruolo, come nel caso di World Trade Organization da un lato e Nazioni Unite dall’altro così come stessa sorte sembra toccare ai grandi accordi commerciali tra Stati. Non è un caso che l’accordo Ttip tra Ue e Usa sia stato bloccato dalla nuova amministrazione Usa. Il Presidente Donald Trump ha solo tradotto il suo mandato politico (“America First”) in azioni di politica estera. D’altra parte, sempre il Ttip, era stato fortemente criticato dall’opinione pubblica europea. Mentre Europa e Usa cercano di capire se può esserci ancora un futuro assieme, si fa velocemente strada una nuova identità geopolitica sovranazionale: l’area Eurasiatica nella sua accezione territoriale più ampia, dal Far East alla Penisola iberica, dal Mediterraneo al Circolo polare artico, dall’Asia centrale al Medio oriente. Questo soggetto viene promosso, ufficiosamente, da quella che era la “fabbrica del mondo”, ovvero la Cina degli anni ’90-2000, che oggi ha bisogno di nuovi mercati (ricchi) per i suoi prodotti. Dopo essersi assicurata materie prime con una forte presenza in Africa negli anni scorsi, la Cina rivolge ora le sue attenzioni ai 500 milioni di abitanti del mondo con il più alto reddito disponibile, gli europei. Per farlo il governo cinese usa strumenti di apertura e condivisione. Coinvolge i soggetti economici dei singoli Stati nella costruzione di ciò che manca per unire veramente e stabilmente Asia ed Europa: collegamenti via terra, oltre al potenziamento di quelli via mare. Come la ferrovia nel XIX secolo doveva collegare est ed ovest degli Stati Uniti, allo stesso modo (probabilmente sempre una ferrovia, ma ad alta velocità) unirà questo ultra-continente che negli anni a venire avrà bisogno di nuove regole comuni, standard tecnici, certificazioni e tutto ciò che ne consegue. Contrattare con la Cina standard e regole a noi favorevoli in cambio dell’accesso al mercato europeo sarà la vera sfida dei prossimi 20 anni, dove è ancora possibile farlo.

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EXPORT&MERCATI

La Finanziaria che cambia l’export con l’Algeria A seguito dell’entrata in vigore della legge finanziaria adottata dalla Repubblica Algerina, è mutato il quadro degli scambi internazionali. Non in senso necessariamente sfavorevole alle imprese italiane. di Marco Polizzi, Easyfrontier

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Sono state inoltre introdotte dall’associazione algerina delle banche e istituzioni finanziarie alcune istruzioni operative che, se male interpretate, possono creare inedite difficoltà alle aziende di alcuni comparti della meccanica

I

l 1° gennaio 2018, il Governo algerino ha pubblicato, sul proprio sito istituzionale, un comunicato con cui ha reso note una serie di riforme e modifiche, principalmente contenute nella legge finanziaria per il 2018, che potrebbero impattare sugli scambi tra Unione europea e Algeria. Negli ultimi anni, l’instabilità e il crollo del prezzo del petrolio hanno notevolmente influenzato l’andamento dell’economia algerina, definita eccessivamente oil-dependent (le esportazioni di petrolio contribuiscono per il 60% al bilancio dello Stato), e hanno accentuato il gap, già consistente, tra le importazioni e le esportazioni. La manovra finanziaria del governo algerino è stata elaborata con il preciso obiettivo di attenuare, nel giro di pochi anni, lo squilibrio della bilancia commerciale e di incentivare lo sviluppo dell’industria nazionale, nell’ottica di ridurre la sensibilità dell’economia nazionale alla volatilità del prezzo del petrolio. La nuova legge prevede – tra le altre cose – l’aumento (al 30% e al 60%) dei dazi all’importazione in Algeria per 129 linee tariffarie, tra cui, di rilevo per le aziende della meccanica, forni industriali, gru, ponti scorrevoli, macchine automatiche per l’elaborazione dell’informazione, oggetti di rubinetteria e valvole. L’aumento è previsto a prescindere dall’origine dei prodotti importati in Algeria: ma i prodotti importati

da paesi terzi con i quali l’Algeria ha concluso accordi di libero scambio (come, ad esempio l’Unione europea), purché di origine preferenziale di tali paesi terzi, non dovrebbero essere colpiti dall’aumento del dazio. L’accordo preferenziale tra Unione europea e Algeria consente, infatti, all’Algeria di adottare misure eccezionali, di durata limitata, con riferimento a “settori in difficoltà”. Tali misure eccezionali non possono, però, prevedere dazi doganali ad valorem all’importazione in Algeria superiori al 25% del valore in dogana; inoltre, tali misure possono essere applicate a non più del 15% delle importazioni totali di prodotti originari dell’Ue effettuate nell’ultimo anno. Pertanto, la legge finanziaria 2018 non può, per sua natura, essere applicata ai prodotti di origine preferenziale Ue: l’aumento dei dazi previsto (al 30% e al 60%), infatti, va ben oltre il limite fissato dall’accordo di libero scambio (25%). L’accordo tra Ue e Algeria, poi, esclude la possibilità che le parti introducano nuove restrizioni quantitative (sia all’importazione sia all’esportazione) né altre misure di effetto equivalente. Analogamente a quanto avviene per i dazi doganali, dunque, l’introduzione dei contingenti tariffari su alcune tipologie di autoveicoli e la sospensione temporanea di importazione in Algeria di alcune tipologie di prodotti – come previsto dalla suddetta manovra – non può

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interessare quelli di origine preferenziale Ue. I limiti posti dall’accordo tra Ue e Algeria alla libertà delle parti di adottare misure restrittive agli scambi bilaterali costituiscono un vantaggio competitivo per gli operatori italiani (e unionali): i prodotti di origine preferenziale Ue – non colpiti dalla manovra finanziaria algerina – continueranno a scontare dazi ridotti o nulli all’importazione e non saranno soggetti ai nuovi contingenti tariffari (fermi restando quelli già previsti dall’accorda tra le due parti) né alla sospensione delle importazioni in Algeria di certe tipologie di beni. Nel comunicato del Governo algerino, inoltre, sono state specificate altre novità, che creano, stavolta anche a carico degli esportatori italiani e unionali, alcune difficoltà, tutte riconducibili, come vedremo, a un equivoco. Dal 2007, in Algeria è obbligatoria, per gli operatori nazionali (algerini) che intendono importare merce destinata alla rivendita allo stato immutato, l’attivazione di una domiciliazione bancaria. Nell’ottobre 2017 la Banca d’Algeria ha stabilito che la domiciliazione deve essere attivata dall’importatore almeno 30 giorni prima dell’operazione commerciale. Alla fine del 2017, l’Association des Banques et des Etablissements Financiers (Abef) ha indicato quali documenti fossero necessari per la domiciliazione bancaria a partire dal 1° gennaio 2018. Tra questi documenti, quello che potrebbe incidere sulle esportazioni di alcune tipologie di merce di interesse delle aziende associate, è la cosiddetta “Attestazione di libera commercializzazione dei prodotti nel loro paese di origine e/o di provenienza”, che deve essere rilasciata dall’autorità dûment habilitée (ovvero debitamente autorizzata)


nel paese di origine e/o di provenienza dei prodotti importati. L’Abef specifica che l’attestazione di commercializzazione è conforme a quanto previsto dall’articolo 12 del Decreto esecutivo algerino n. 12-203 del maggio 2012. In particolare, peraltro, tale articolo dispone che i prodotti non commercializzati nel paese di origine perché non conformi agli standard di sicurezza non possono essere immessi sul mercato algerino e che “i prodotti importati che non sono coperti dalla regolamentazione nazionale in materia di standard di sicurezza devono rispondere agli standard di sicurezza in vigore nel loro paese di origine o di provenienza”. Pertanto, tutti i beni importati in Algeria devono essere conformi agli standard di sicurezza del paese di origine e/o di provenienza, a prescindere dall’esistenza o meno di normativa algerina relativa a tali prodotti; inoltre, essi dovranno essere conformi anche alle disposizioni algerine, quando presenti. Nel modello fornito da Abef e ripreso nella comunicazione del governo algerino, viene richiesto di attestare che i prodotti esportati verso l’Algeria sono conformi “alla regolamentazione in vigore o, in mancanza, alle disposizioni internazionali in materia di sicurezza e di protezione del consumatore”. Tale modello risulta non conforme a quanto richiesto dall’articolo 12: quest’ultimo, infatti, non fa menzione né degli standard internazionali né della protezione del consumatore. Inoltre, il modello di attestazione riporta anche una dichiarazione di “commercializzazione dei prodotti nel paese di origine o provenienza”: tale dichiarazione, che crea un significativo onere aggiuntivo per gli esportatori, non è conforme all’ar-

ticolo 12 del Decreto esecutivo algerino che, lo ricordiamo, si riferisce esclusivamente agli standard di sicurezza. D’altro canto, l’Abef e il Governo algerino hanno specificato che il modello di attestazione fornito è solo esemplificativo, non vincolante per le autorità nazionali dei paesi esportatori. Per quanto riguarda l’autorità “debitamente autorizzata” al rilascio dell’attestazione di conformità, essa non è identificata dalla normativa algerina e, in Ue, è convinzione comune che debbano essere le camere di commercio ad autenticare la dichiarazione resa dall’esportatore. Unioncamere – dopo aver sentito l’ambasciata italiana ad Algeri – ha trovato una soluzione, verificata anche presso alcuni istituti bancari algerini: le aziende potranno richiedere alla camera di commercio competente per il territorio di apporre un visto camerale su una propria dichiarazione di conformità. L’obbligo di conformità agli standard di sicurezza sussiste già, come ricordato sopra, dal maggio 2012. La novità introdotta riguarda esclusivamente l’obbligo di attestare tale conformità, che rimane limitato alle merci importate in Algeria soggette alla domiciliazione bancaria, ovvero le merci destinate alla rivendita allo stato immutato. Di conseguenza, l’obbligo di attestazione di conformità, volto ad evitare l’immissione in consumo di prodotti irregolari e non conformi, non colpisce quei prodotti che, anche se venduti B2B, sono destinati ad essere impiegati direttamente nel processo produttivo dell’importatore (quali macchinari o impianti). Infine, come sottolineavamo sopra, l’attestazione di libera commercializzazione, così come formulata nel fac-

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simile suggerito ma non imposto dal Governo algerino, richiede anche che i prodotti importati in Algeria siano commercializzati nel proprio paese di origine e/o di provenienza. Per le imprese italiane di alcuni specifici settori, la commercializzazione dei prodotti sul mercato nazionale (e unionale) è, però, subordinata non solo alla conformità in materia di sicurezza (Direttiva 2006/42/CE, c.d. “Direttiva macchine”) ma anche alla conformità alle norme in materia di certificazione ed etichettatura energetica (di cui alla Direttiva 2009/125/CE e al Regolamento (UE) 2017/1369, normative Ecodesig ed Energy labelling). Eppure, tali conformità non sono in realtà richieste dalla normativa algerina, Pertanto, la richiesta di attestare la “commercializzazione dei prodotti nel paese di origine/provenienza”, impedisce, alle imprese unionali assoggettate alla normativa citata, di sottoscrivere il modello di dichiarazione suggerito dal governo algerino, pur rispettando quanto richiesto dalla stessa normativa algerina: infatti, non essendo, talora, i prodotti esportati, conformi alle norme in materia energetica, essi non possono essere commercializzati sul territorio italiano. Ad oggi, le imprese potrebbero comunque richiedere di sottoscrivere una dichiarazione nella quale si specifichi ancor meglio che il prodotto non è commercializzato nel paese di origine/provenienza esclusivamente con riferimento alla normativa energetica, anche se sarebbe assai più opportuno che, a livello unionale, venisse chiarito, con maggiore incisività, il fatto che il modello è solo orientativo e non vincolante e che esso non dovrebbe travalicare i limiti imposti dal più volte ricordato Decreto esecutivo.


ANIMA INTERNAZIONALE: SUPPORTO QUALIFICATO ALLE AZIENDE DELLA MECCANICA PER IL BUSINESS ESTERO PRESENTA

FOCUS PAESE 2018: PER TROVARE LE RISPOSTE CHE CERCHI

COSA SONO I Focus Paese sono incontri specialistici di approfondimento (non convegni) su una selezione di mercati esteri interessanti per lo sviluppo del business della filiera Meccanica. PERCHÉ PARTECIPARE L’obiettivo è fornire NUOVE CONOSCENZE e STRUMENTI CONCRETI utili allo sviluppo commerciale internazionale. L’approccio è mirato alle esigenze dei partecipanti, infatti vengono forniti dati e strategie anche in base ai codici doganali dei prodotti. TEMI TRATTATI Evoluzione del mercato - Posizionamento dei settori della meccanica - Opportunità di sviluppo business - Strumenti concreti di supporto alle imprese dai punti di vista contrattuale, legale, bancario e doganale. I RELATORI ITA/ICE Italian Trade Agency (da anni main partner dei Focus Paese ANIMA) | Consolati | Ambasciate | Esperti in tematiche doganali | Studi legali internazionali | Istituti Bancari | Professionisti per lo sviluppo del business estero. A CHI SI RIVOLGONO Export manager, imprenditori, customs specialist, business developer, amministratori e manager di aziende già inserite nei Paesi o al primo approccio. COME SI SVOLGONO Tavola rotonda di massimo 20 persone, nella quale, dopo le esposizioni introduttive dei relatori, si sviluppa il confronto con le imprese tra domande, casistiche e soluzioni concrete. LE DOMANDE CHE SERVONO: su problematiche specifiche, criticità, approfondimenti e opportunità. LE RISPOSTE CHE CONTANO: che risolvono dubbi, ampliano le strategie, grazie a nuovi elementi e suggerimenti concreti. I CONTATTI CHE AIUTANO: i relatori, autorevoli professionisti con specifiche conoscenze dei mercati, restano utili interlocutori di riferimento.

PROSSIMI APPUNTAMENTI

26 GENNAIO => CANADA 28 FEBBRAIO => IRAN 23 MARZO => CINA (Distretto Eff. Energetica - Pechino) 18 APRILE => MALESIA 11 MAGGIO => RUSSIA 16 MAGGIO => DUBAI (EAU) - OMAN 13 GIUGNO => TURCHIA 27 GIUGNO => POLONIA 19 SETTEMBRE => KUWAIT-ARABIA S. 10 OTTOBRE => USA 7 NOVEMBRE => EGITTO PREPARATI AI FOCUS PAESE E POI PARTECIPA ALLE INIZIATIVE ANIMA DI PRESENZA DIRETTA SUI MERCATI ESTERI CON MISSIONI, FIERE E BUSINESS MEETING. Contattaci: internazionalizzazione@anima.it

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EXPORT&MERCATI

Trade war Dopo lavatrici e pannelli solari, i dazi di Trump colpiscono acciaio, alluminio e tecnologia Di Mauro Ippolito, Wings Partners

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opo la decisione di rimpatriare i capitali off-shore delle imprese Usa nel territorio nazionale (beneficiando di una tassazione ridotta), il presidente Donald Trump ha scoccato un’altra freccia del suo arco questa volta andando a colpire la Cina. Infatti dopo l’annuncio di dazi commerciali su lavatrici e pannelli solari di produzione coreana e cinese, il presidente Trump ha alzato il tiro ed ha annunciato dapprima un’imposizione di dazi all’import di acciaio e alluminio (pari al 25% ed al 10% rispettivamente), con l’obiettivo di difendere gli interessi strategici nazionali e rinvigorire un settore che soffriva più di altri la competitività delle aziende cinesi, e successivamente appellandosi al Section 301 del Trade Act del 1974 incentrata sulle merci ad alto contenuto tecnologico. Infatti, secondo il presidente Trump, le aziende Usa svendono la propria proprietà intellettuale ed il proprio know how per poter accedere al mercato cinese (in quanto l’apertura

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di attività in Cina al momento prevede una join-venture con aziende locali). Pratica denunciata all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) che comunque è stato dichiarato un disastro per gli Stati Uniti proprio da Trump. L’impatto di questa nuova azione statunitense per la Cina è pari a 60 miliardi di dollari, e di fatto incentra gli sforzi dell’amministrazione Usa proprio sullo squilibrio commerciale tra le due super potenze. Infatti la bilancia commerciale degli Stati Uniti soffre di un deficit nei confronti della Cina pari a 376 miliardi, con un commercio bilaterale che ha raggiunto i 636 miliardi di dollari, composto da 130 miliardi di dollari di esportazioni americane e da 506 miliardi di importazioni cinesi. Il Segretario del Tesoro statunitense, Steven Mnuchin, ha dichiarato che entrambe i Paesi concordano sulla necessità di ridurre lo sbilancio nel commercio, con una lettera recapitata a Pechino in cui è stata richiesta una riduzione dei dazi sulle auto statunitensi, l’aumento di acquisti di componentistica per pc e una maggiore apertura al settore finanziario cinese per le compagnie americane. Gli Stati Uniti imporranno maggiori sanzioni commerciali laddove non si arrivasse ad un accordo ritenuto accettabile dal Presidente, senza paura di scatenare una guerra di dazi, con l’obiettivo di ridurre il deficit di $100 miliardi già da quest’anno. La Cina, tuttavia, non è rimasta a guardare e se da una parte ha annunciato, a margine del G20, una maggiore apertura del proprio mercato dall’altra ha annunciato l’imposizione di dazi per circa 3 miliardi di dollari di prodotti americani che importa (maiali al 25% e tubi d’acciaio al 15%, oltre a frutta scarti in alluminio, vino ed etanolo), in risposta diretta alle imposizioni su acciaio ed alluminio. Una prima risposta che potrebbe dare il via ad un’escalation di dazi incrociati in caso gli Usa vadano ad implementare altre misure punitive nei prossimi due mesi. Il Governo cinese prepara nel frattempo un ricorso al Wto per fermare i dazi di Washington. Da sottolineare, tuttavia, che la Cina è il primo acquirente di debito americano e secondo le ultime rilevazioni del Dipartimento del Tesoro Usa il debito Usa in mano alla Cina equivale ad 1,2 trilioni di dollari (anche se alcune stime indipendenti riportano valori ancora più elevati). Pertanto la prossima mossa da parte della Cina potrebbe essere quella di ridurre l’acquisto di ulteriore debito o di annullarlo completamente costringendo gli Usa a dover trovare una nuova controparte con il rischio di un aumento dei tassi di interesse con un aumento degli interessi sul debito pubblico degli Stati Uniti, che attualmente è stimato in oltre 20 trilioni di dollari.

Le preoccupazioni sui dazi doganali su acciaio e alluminio avevano inizialmente preoccupato anche l’Europa, forte di una grande esportazioni di questi prodotti, con l’Italia secondo produttore d’Europa di acciaio e un principale player per prodotti di alluminio. L’Italia nel 2017 ha registrato un saldo commerciale positivo per 342 milioni di euro. Il rischio di essere colpiti da una tassazione su questi prodotti metteva a rischio oltre 650 milioni di euro di export italiano con pesanti ricadute su crescita ed occupazione. La mediazione del Commissario Europeo per il Commercio, Cecilia Malmström, ha portato Robert Lighthizer, capo dell’Office of the United States Trade Representative (Ustr), ad escludere temporaneamente (fino al primo maggio) l’Unione Europea assieme a Brasile e Corea del Sud, oltre a Canada e Messico in vista di una riforma del Nafta e l’Australia in quanto la bilancia commerciale del paese oceanico è positiva per gli Usa. Gli effetti sui mercati non si sono fatti attendere con tensioni sui metalli interessati, con premi per l’acquisto di alluminio in Usa ed in Giappone aumentati di oltre il 25% rispetto ad inizio anno (con il Giappone colpito indirettamente dall’esenzione dell’Australia) mentre i prezzi dei prodotti di acciaio risultano in forte rafforzamento, mentre i rendimenti dei titoli di stato Usa sono tornati a salire (confermando le preoccupazioni dal lato del debito Usa). Anche il mercato azionario statunitense ha registrato importanti ed iniziali movimenti correttivi segnando un calo iniziale di oltre il 10% rispetto ai massimi di inizio anno. A beneficiarne, in questo momento, l’euro nei confronti del dollaro tornato a salire oltre area 1,2400 nonostante la differente strada percorsa da Federal Reserve e Bce con la prima in vista di tre rialzi nel corso del 2018 (il primo appena comunicato a marzo) mentre la BCE continuerà a tenere i tassi fermi fino al 2019.

La Cina non è rimasta a guardare: mentre annuncia maggiore apertura del proprio mercato, impone dazi per circa 3 miliardi di dollari di prodotti americani importati

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LOGI STIC MOVI MENT l’industria meccanica 714 | 48


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Il “Diesel Killer” della logistica LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE

Dalla Cina i carrelli elevatori con batterie al litio ferro fosfato: la strada di BYD verso risparmio ed efficienza energetica cambia la movimentazione all’interno del magazzino

Emiliano Bianchi, responsabile commerciale di BYD in Italia Javier Contijoch, direttore per l’Europa di BYD

di Michele Strozzi

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yd è un’azienda che si definisce “verde”. Nasce nel 1995 in Cina con l’obiettivo di eliminare le emissione dannose per l’uomo prodotte dai motori a combustione interna, sostituendoli con sistemi non inquinanti quali le batterie al litio ferro fosfato montate sui propri mezzi quali macchine, autobus e carrelli elevatori. Carrelli elevatori: perché batterie al litio-fosfato? Prima di rispondere a questa domanda bisogna ricordare che i costi di distribuzione dell’aziende europee rappresentano il 30% del costo totale di produzione, e parte di questi sono legati ai trasporti e alla logistica. L’obiettivo

di Byd è articolato in due filoni: consentire alle aziende un cospicuo risparmio economico e, al contempo, diminuire l’impatto ambientale, dentro e fuori la fabbrica, su tutta la catena logistica. Alla base di questo ambizioso obiettivo c’è una tecnologia forte che è quella contenuta nelle batterie al litio ferro fosfato, di cui Byd è uno dei più grandi fabbricanti al mondo. Dice Javier Contijoch, direttore per l’Europa di Byd: «Dopo aver raggiunto risultati importanti in paesi europei quali Inghilterra, Germania e Spagna, approdiamo al mercato italiano (Byd sarà presente a Intralogistica Italia, dal 29 maggio al 1° giugno a Fiera Milano Rho

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Un carrello elettrico con portata da 5 tonnellate è in lizza per il premio Ifoy 2018, potrebbe cambiare il mercato del material handling NdR), tra i 5 più importanti in Europa per numero di carrelli elevatori acquistati ogni anno, con un prodotto molto innovativo. Il nostro carrello elevatore elettrico è, infatti, alimentato da batterie al lito ferro fosfato, più sicure rispetto alle batterie a polimeri di litio, e molto più vantaggiose rispetto alle batterie al piombo». Il segreto di queste batterie sta nella chimica alla base del loro funzionamento che gli consente di durare praticamente la stessa vita della macchina su cui è montata rispetto a una batteria al piombo, la quale deve essere cambiata ogni 5-6 anni, sempre se correttamente impiegata. Non bisogna dimenticare, infatti, che una batteria al piombo smette di funzionare prematuramente se la batteria non è mai o quasi mai completamente carica, oppure, viene lasciata parzialmente carica o totalmente scarica. Una batteria al lito ferro fosfato non ha bisogno di essere completamente carica, anzi, è provato che una carica parziale conserva ulteriormente lo stato della batteria. «I costi di sostituzione delle batterie al piombo non sono gli unici risparmi che si hanno con l’utilizzo di batterie al lito ferro fosfato» dice Emiliano Bianchi, responsabile commerciale di Byd in Italia. «Basti pensare che il tempo di ricarica di una batteria al piombo dura dalle 7 alle 8 ore rispetto a poco più di un’ora per una batteria al litio ferro fosfato. Inoltre, quest’ultima non deve essere smontata dal carrello, ma è sufficiente collegarla a una presa di corrente.

Un’operazione che consente di risparmiare sui tempi improduttivi necessari all’operatore per smontare una batteria al piombo, portarla a ricaricare e montarne una nuova nel caso dell’uso della doppia batteria. Sempre a tutela dell’operatore, le nostre batterie sono garantite da certificatori esterni contro rischi di esplosione e incendi» -, spiega Bianchi. «Ovviamente non siamo gli unici a produrre carrelli elevatori con batterie al litio ferro fosfato, ma siamo certamente gli unici che, conoscendo perfettamente la tecnologia di queste batterie, siamo in grado di produrle per nostro conto e impiegarle sui nostri mezzi, con i conseguenti vantaggi economici rispetto a chi, invece, devo acquistarle sul mercato». In Italia circa il 95% dei carrelli elevatori in circolazione è ormai elettrico, tuttavia, fino a oggi, in molti casi per quelli con portate elevate fino a 5 tonnellate l’alimentazione è ancora a gasolio. «Byd è riuscita a produrre un carrello elevatore elettrico con portata da 5 tonnellate, alimentato con batterie al litio ferro fosfato che, proprio per questo, è stato battezzato Diesel Killer. Si tratta di un carrello ergonomico, eco-friendly, efficiente e, per i motivi che abbiamo detto, economicamente vantaggioso. Per queste caratteristiche e per ciò che rappresenta per il mercato dei carrelli elevatori, esso è in lizza per il premio Ifoy 2018 che verrà assegnato al prossima Cemat di Hannover, un prestigioso riconoscimento che abbiamo già vinto nel 2016».

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La finitura italiana nella Top-7 al mondo Il libro bianco del settore prende in esame più di 200 aziende comparto. Il campione è composto da più di 200 imprese, con una copertura 11 doppia rispetto alla survey precedente. 10 L’analisi ha consentito di disaggregare 8 le singole determinanti (economica, 8 7 patrimoniale e finanziaria) che ne se6 6 gnalano lo stato di salute. L’Italia è il settimo esportatore mondiale di im4 4 pianti di finitura e vanta anche la quar3 ta posizione nella bilancia commercia2 2 le con l’estero di settore. È un settore, quello della finitura, 0 che va incontro anche a nuove sfide. verniciatura applicazione lavaggio A partire dalla ricerca di materiali sempre più innovativi e dal basso granigliatura vibrofinitura depurazione acqua/aria impatto ambientale, sia in termini di automazione e robotica smaltimento sia di consumo durante i Numerosità delle aziende per macrotipologia di prodotto processi. Fino alle applicazioni in ottica 4.0 implementate dalle aziende pendereste un migliaio di euro per un frigorifero in del comparto, come la digitalizzazione della documenstile anni ’50 color lamiera? Probabilmente no. Ma tazione o delle informazioni di utilizzo degli impianti se la sua superficie fosse di un rosso acceso? E il guscio in volte a una serie di funzionalità importanti: riordino alluminio di un computer portatile (magari di quelli con automatico delle materie prime, manutenzione preditla melina luminosa), sarebbe lo stesso se, toccandolo, lo tiva, integrazione dei sistemi informativi a monte e a trovassimo lucido come la plastica, invece che satinato? valle della filiera. Il trattamento delle superfici metalliche ha questa parL’anno 2017 si prevede chiuda in positivo. Il valore delticolarità: offre a un prodotto la capacità di generare la produzione è nettamente cresciuto rispetto al 2016 un’esperienza estetica nei suoi fruitori, e con essa di (+8,3%) e per il 2018 si prevede un valore di produzione acquistare nuovo valore. E c’è di più. Il valore non è solo in ulteriore crescita (+3,8%). Le esportazioni sono aumentate (+8,7%) rispetto al 2016 e si prevedono in crepercettivo, ma efficace. Pensiamo, per esempio, all’iscita anche nel corso del 2018 (+5,4%) nonostante un drofobicità dei cristalli delle automobili, o al risparmio mercato importante come quello russo, negli ultimi anni dovuto al trattamento anticorrosivo delle carrozze dei sia diventato molto meno accessibile a causa delle santreni, nella verniciatura e nel pretrattamento dei matezioni economiche internazionali. L’occupazione nel 2017 riali. È il principio del buon design insomma: armonia è rimasta invariata e si prevede rimarrà stabile anche nel ma al servizio della funzionalità. corso del 2018. Nel complesso per il 2018 resiste un cerL’Italia in questo ha una particolarità: l’industria della to ottimismo, confermato anche dalle previsioni sugli finitura è fra le prime sette a livello mondiale. Il quainvestimenti che sono già aumentati nel 2017 (+14,3%) dro completo emerge dalla nuova edizione, appena trainati soprattutto dai provvedimenti che riguardano pubblicata, del Libro bianco a firma delle associazioni l’innovazione costituita da “Industria 4.0” e, in ragione Ucif e Poliefun, e con il comitato scientifico coordinato di ciò, si prevede possano aumentare ulteriormente nel dell'Ufficio studi Anima. corso del 2018 (+10,9%). c.f. Delinea i tratti essenziali di tutte le aziende italiane del 12

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Produzione su commessa Equilibrio tra flessibilità e pianificazione “Produzione su commessa: equilibrio tra flessibilità e pianificazione”: è il tema sfidante che affronta Sanmarco Informatica e i suoi partner, con la collaborazione di IBM, attraverso una serie di webinar rivolti ai titolari d’azienda, responsabili di produzione e responsabili IT per illustrare e far conoscere Jgc, Jgalileo Commessa, il software gestionale pensato per le aziende che operano nella produzione industriale su commessa.

questo è

In questa loro progressiva espansione, la velocità nel generare preventivi, la possibilità di verificare l’impatto di un nuovo progetto sulle attività in corso, la semplicità di gestire i contratti, l’accuratezza nel controllo dei costi in tutte le fasi della commessa sono elementi essenziali per governare il loro successo. Jgc integra tutti i processi aziendali, garantendo la gestione ottimale della commessa in ciascuna sua fase. Guardando alle caratteristiche generali, il software consente il preventivo tramite un modello per tipologia di prodotto o tramite un configuratore di prodotto; dà la possibilità di monitorare in qualsiasi momento, in tempo reale, l’andamento della commessa in termini di stato di avanzamento; formalizza i contratti di fornitura tramite template differenziati per tipologie di prodotto; prevede la gestione gerarchica della commessa e l’integrazione con il CRM sia in andata, sia in ritorno. “Inoltre, la Comunity di Innovazione della Sanmarco Informatica – afferma Luca Tiberti, Partner Business Development & Marketing Manager – è composta da un proprio centro di Ricerca e Sviluppo, formato da 200 dipendenti, che collabora in modo continuativo con i propri partner Scientifici con il fine di apportare l’innovazione ed il massimo delle tecnologie innovative alle aziende.” I nostri consulenti si occupano anche di Industria 4.0, il piano nazionale che intende dare vita ad una “quarta rivoluzione industriale”, collaboriamo quindi con enti istituzionali come Unismart Padova Enterprise, creando un network fondamentale per lo sviluppo del business delle aziende italiane. Sanmarco Informatica è in grado di portare le sue soluzioni e i suoi servizi, sia direttamente che tramite il suo team di partners, #readytopool, su tutto il territorio nazionale con le sue oltre 400 risorse.

Nikkolia/Shutterstock

“La soluzione proposta – spiega Giuliano Pogliaghi, Manager JgalileoC, – integra tutti i processi aziendali, garantendo la gestione ottimale di ciascuna fase: dalla preventivazione alla progettazione e schedulazione, dal Sal fino al controllo di costi e marginalità.” Jgc si rivolge sia alle aziende del settore manifatturiero che impiantistico impegnate nel realizzare progetti e prodotti su specifica del cliente. Sono imprese che hanno forte necessità di gestire situazioni, spesso particolarmente complesse, di preventivazione, consuntivazione costi, materiale e attività. Questa tipologia di aziende nell’ultimo biennio hanno raggiunto crescite fra le migliori all’interno dell’Eurozona.

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AUTO ZION PROD ZION l’industria meccanica 714 | 54


OMANE E DUNE


RUBRICA: SPS Italia Hub

L’innovazione in cartiera Lucca è la capitale di un importante distretto manifatturiero specializzato nella produzione di carta tissue per usi igienici e domestici. Ecco come Lucart, azienda che produce e commercializza prodotti di marchi noti come Tenderly, Grazie Natural, Tutto, e Lucart Professional sta affrontando le sfide dell’innovazione. di Franco Canna

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Il distretto della carta di Lucca supera i 5 miliardi di fatturato, grazie a una filiera di circa 200 realtà

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’industria cartaria è uno di quei settori nei quali il processo manifatturiero per trasformare la materia prima in prodotto finito è caratterizzato da elementi di notevole complessità. Intanto le materie prime: la cellulosa necessaria a produrre la carta può provenire dal legno, come accade, per esempio, nei paesi del Nord Europa, oppure da cellulosa pura o materiali riciclati, come accade in Italia. Il processo manifatturiero, inoltre, è diviso in due distinte fasi principali, una caratterizzata da processi continui e una da processi discreti. La prima fase è la lavorazione della materia prima che, attraverso diverse operazioni le cui origini risalgono alla secolare maestria dei Cinesi, provvede alla trasformazione della pasta in una grande bobina di carta. Si tratta di un processo continuo nel quale gli impianti non si fermano mai, che inizia nello “spappolatore” e, passando attraverso la stesura della pasta su telai e la progressiva raffinazione del semilavorato, arriva all’avvolgimento del foglio intorno a una bobina. In questa fase la carta assume le sue caratteristiche chimico-fisiche (grammatura, umidità ecc.). La bobina così realizzata deve passare attraverso un successivo processo di trasformazione. In questo caso funge da materia prima per la seconda fase di lavorazione che, partendo dallo svolgimento del rotolo, procede ad una serie di lavorazioni (goffratura, taglio) per arrivare ai tanti prodotti finiti, dai fazzoletti ai tovaglioli, dalla carta igienica alla carta asciugatutto etc…

La carta-tessuto nel distretto lucchese In Italia Lucca è la capitale di un importante distretto manifatturiero specializzato nella cosiddetta carta tissue, la carta per uso igienico-sanitario. Una specializzazione sviluppatasi in questo territorio grazie ai primi insediamenti di cartiere nei dintorni del torrente Pescia, nella zona di Collodi, la città del creatore di Pinocchio. Il distretto ospita intanto alcune importanti cartiere, ma anche diversi altri operatori della filiera, tra cui alcuni dei più importanti costruttori di macchine e impianti per queste lavorazioni. Il fatturato di questo distretto è arrivato, nel 2016, a superare i 5 miliardi di euro, se si sommano i numeri delle cartiere e quelli delle aziende meccaniche dell’indotto, grazie all’attività di circa 200 aziende.

I driver dell’innovazione I driver dell’innovazione delle due macrofasi di lavorazione sono molto diversi: nella prima fase è di assoluta importanza il contenimento dei costi energetici: qui infatti la produzione di vapore e le cappe di asciugamento sono responsabili di una quota rilevante del costo industriale. Altro parametro di fondamentale importanza è l’efficienza del processo: trattandosi di una lavorazione continua, non è possibile tollerare fermate degli impianti che richiederebbero tempi di riavvio nell’ordine dei giorni. La fase di trasformazione o converting invece è maggiormente focalizzata sulle performance delle macchine e ha caratteristiche molto simili a quelle che si riscontrano nelle altre industrie meccaniche. Ne abbiamo parlato con Gabriele Coli, Engineering Manager della Lucart, in occasione di un evento organizzato proprio a Lucca da Messe Frankfurt Italia nell’ambito del percorso di avvicinamento a Sps Italia (la fiera dell’automazione e del digitale che si terrà dal 22 al 24 maggio a Parma). Lucart è una cartiera che integra l’intero ciclo produttivo della carta e che produce e commercializza prodotti a marchio Tenderly, Grazie Natural, Tutto, Smile, Lucart Professional, Velo, Fato, Tenderly Professional.

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Gabriele Coli, Engineering Manager della Lucart: siamo attenti alla gestione del processo e alla tracciabilità e rintracciabilità del prodotto L’azienda fattura oltre 400 milioni di euro e ha dieci stabilimenti produttivi nei quali sono in funzione 12 macchine continue e ben 64 linee di converting.

La carta 4.0 di Lucart «Per noi Industria 4.0 non è una novità di questi ultimi anni», spiega Coli. «Nel converting del Tissue adottiamo da sempre le più avanzate tecnologie di automazione: sistemi di monitoraggio e acquisizione dati e macchine interconnesse sono in azienda già da oltre dieci anni». In un’azienda così all’avanguardia quindi la frontiera si sposta ancora più in avanti. «Per noi oggi i temi al centro dell’attenzione sono relativi alla gestione del processo, con particolare riferimento al tema della tracciabilità e rintracciabilità del prodotto: abbiamo bisogno di dotarci di strumenti sempre migliori per identificare con certezza, per ciascun prodotto finito, da quale lotto di produzione arriva, con che materie prime è stato realizzato». L’altro focus è sull’automazione delle operazioni di fine linea e magazzino. «L’intralogistica si è fortemente automatizzata: dall’introduzione di soluzioni robotizzate a fine linea oggi stiamo arrivando fino al carico automatico dei camion», spiega Coli. Le tecnologie chiave per queste innovazioni sono, oltre ai barcode, codici barcode, data matrix e sistemi Rfid. Altra sfida è rispondere alla crescente domanda di diversificazione dei prodotti, che richiede quindi sistemi performanti per i sempre più frequenti cambi formato. «Su questo stiamo apprezzando l’importante evoluzione delle macchine di lavorazione, che ci consentono effettivamente di eseguire operazioni complesse, come il cambio della goffratura, in tempi estremamente ridotti». Per migliorare la gestione dei macchinari «tutte le nuove

macchine che arrivano sono dotate di teleassistenza: un fattore indispensabile per la gestione del troubleshooting perché i tecnici delle case costruttrici hanno naturalmente tutte le competenze per velocizzare l’intervento di manutenzione».

Dalle tecnologie ai processi Le trasformazioni in atto nel settore, che sta evolvendo verso una digitalizzazione sempre più spinta, hanno avuto un impatto anche sull’organizzazione interna, «Mentre le mansioni degli operatori di linea si sono naturalmente evolute, ma non sono cambiate significativamente, sono state introdotte nuove figure come ad esempio gli ingegneri di processo, il cui compito è monitorare l’efficienza della produzione, controllare le prestazioni e suggerire migliorie. Inoltre abbiamo creato una divisione del nostro reparto It dedicata all’automazione: è una cosa di estrema importanza per noi perché ha creato un set di competenze necessario a far comunicare gli specialisti della produzione con gli addetti ai sistemi gestionali». Lucart ha intenzione di fruire degli incentivi previsti dal piano Industria-Impresa 4.0, anche se – come ricorda Coli – l’accesso alle agevolazioni «non è stato per nulla facile: creare la documentazione necessaria a supporto delle richieste di incentivo ha drenato notevoli risorse perché non è stato affatto semplice capire bene cosa fare e come farlo. Se vogliamo è come se al progetto tecnologico si sovrapponesse un secondo progetto burocratico». Al di là delle difficoltà, comunque, Lucart è soddisfatta delle misure che, come ha spiegato Coli, «ci hanno aiutato e spinto ad anticipare o ampliare alcuni investimenti».

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Una selezione delle Tecnologia, soluzioni più interessanti novità per il manufacturing. da tenere d’occhio In collaborazione con la redazione di Tecn’è. Approfondimenti su www.industriameccanica.it

RUBRICA

ROBOTICA Collaborativo è meglio Il robot collaborativo Melfa presentato da Mitsubishi Electric lavora a stretto contatto con l’operatore senza barriere di sicurezza. Le doti prestazionali del modello rispecchiano quelle della gamma di robot industriali, con una ripetibilità di ±0,02 mm, nonostante l’inclusione di sensori sensibili di forza/coppia, una capacità di carico di 5 kg e uno sbraccio di circa 900 mm. Un terminale touchscreen può essere impiegato come interfaccia intuitiva per “educare” il robot. www.it3a.mitsubishielectric.com

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In alto AUTOMAZIONE Sensori per cava a C La famiglia di sensori magnetici Mzcg per micropneumatica, proposta da Sick, è versatile in tutte le situazioni in cui è presente poco spazio per il montaggio. Nello specifico, questa serie rileva la posizione in pinze pneumatiche e cilindri pneumatici miniaturizzati con cava a C. La custodia dal design universale, lunga solo 12,2 mm, si adatta alle cave a C di molteplici produttori, consentendo una riduzione dei costi di magazzino e una progettazione della macchina più flessibile. www.sick.it A sinistra COMPONENTI Riduttori personalizzati Specializzato nell’ideazione, produzione e commercializzazione di riduttori meccanici di velocità, il Guppo Varvel presenta un vasto assortimento di soluzioni tecnologiche per molteplici settori industriali. Esempio dell’attitudine alla ricerca di soluzioni idonee per ogni circostanza è la versatilità della gamma di riduttori a vite senza fine proposti e costituiti essenzialmente da tre elementi: carcassa, vite senza fine e corona disponibile in numerose varianti. www.varvel.com/it

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In alto UTENSILI Precisione millesimale Quando si parla di precisione, conta ogni millesimo. Hoffmann Group propone una generazione di utensili dotati di massima precisione e ripetibilità: le microfrese in metallo duro Garant, con campo di tolleranza da 0 a –0,005 mm. Concepite per stampisti e produttori di utensili, sono disponibili in tre versioni: per spallamenti, toroidale, a copiare radiale, e si distinguono per speciali microgeometrie che conferiscono agli utensili un’estrema stabilità di taglio. www.hoffmann-group.com

A destra AUTOMAZIONE Verifiche sul campo Cognex Explorer Real Time Monitoring (Rtm), è un sistema di visione e verifica per automazione industriale e operazioni logistiche che aggrega e segnala le tendenze dei dati acquisiti dai lettori di codici a barre DataMan e fornisce un riscontro immediato a livello di struttura, al fine di identificare errori di processo, minimizzare la mancata lettura e massimizzare il throughput. Rtm permette ai gestori un accesso h24 ai dati in modo che possano “vedere” i guasti in qualsiasi momento. www.cognex.com

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TRATTAMENTI Veicoli ben verniciati Case automobilistiche affermate sono affiancate da nuovi concorrenti, specialmente in Cina, dove Dürr sta costruendo un impianto di verniciatura completamente automatico per un Oem locale. Lo stabilimento di Hefei, progettato per gestire 100 mila unità all’anno, inizierà a operare a giugno 2018. L’integrazione di soluzioni digital@Dürr trasforma il reparto di verniciatura in una Smart Factory. L’impianto Jac, Anhui Jianghuai Automobile, produrrà nel futuro auto alimentate a batterie: i veicoli saranno caratterizzati da un moderno design bicolore, grazie all’impianto di verniciatura Dürr. L’intera linea sarà gestita dalla soluzione software Dürr iTac.Mes.Suite e integrata con il software per il controllo dell’aria di rinnovo e di estrazione dei forni di polimerizzazione EcoSmart Vec. www.olpidurr.it

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In alto AUTOMAZIONE L’interfaccia perfetta L’IO-Link master Ep0L001 implementa la comunicazione multiprotocollo direttamente a livello di campo. Il modulo di wenglor sensoric consente d’integrare in modo semplice e flessibile, via Industrial Ethernet, fino a 8 sensori e attuatori IO-Link compatibili in standard 1.0 e 1.1. Sfrutta le caratteristiche dei sensori della famiglia wenglor Png/smart, sviluppati per rispondere ai requisiti di comunicazione intelligente e in tempo reale richiesti dalla moderna Smart Factory. www.wenglor.com A destra SIMULAZIONE La gestione del futuro Simcenter Amesim è la piattaforma di simulazione integrata e scalabile offerta da Siemens nella nuova release che consente agli utenti di valutare e ottimizzare virtualmente le prestazioni dei sistemi meccatronici lungo tutto il ciclo di progettazione. Librerie multifisiche pronte all’uso, unite a soluzioni applicative orientate al mondo industriale, consentono agli esperti di simulazione di generare velocemente modelli ed effettuare analisi con grande precisione. www.siemens.com/plm

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UTENSILI Rivestiti di qualità Grazie alla qualità di materiale da taglio Tiger•tec Gold, Walter ha dato vita a una piattaforma tecnologica nuova, a base di nitruro di titanioalluminio, realizzata con un innovativo processo di rivestimento. Le doti di questo materiale lo rendono ideale per fresare pezzi in acciaio e in ghisa a velocità di taglio medio-alte. Il netto incremento di performance e di durata utensili della generazione Tiger•tec Gold WKP35G è certamente dovuta alle caratteristiche del rivestimento in TiAlN, con un’alta percentuale di alluminio, ma anche al processo di produzione con tecnologia Ulp-Cvd, che abbina metodologie a pressione ultra-bassa, Ultra-Low Pressure, e a deposizione chimica da vapore, Chemical Vapour Deposition. L’intera gamma di inserti a fissaggio meccanico Walter per fresatura è disponibile nella nuova qualità. www.walter-tools.com

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In alto ASPORTAZIONE Evoluzioni in fresatura Ideale per lavorazioni di precisione su pezzi di grande dimensione, Kairos è una macchina a montante mobile di Zayer che garantisce robustezza, affidabilità e durata nel tempo. Disponibile in 3 versioni, con corse trasversali e verticali da 1.600-2.000 e 5.000-8.000 mm, e potenza da 40 a 74 kW, monta di serie la testa automatica a 45°, a 5 assi di posizionamento a 0,001°, ma, prevede anche la nuova testa a 30° per lavorare in posizioni non raggiungibili con altre soluzioni. www.zayer.com/it A destra COMPONENTI Bloccati dal cilindro Il cilindro Mwb, presentato da Smc Italia, è altamente affidabile e assicura prestazioni ottimali, grazie a una forza di bloccaggio fino a 6.080 N e a un’eccellente precisione di arresto, ±1 mm, che lo rende ideale per le industrie che si occupano di automazione e produzione e che richiedono la prevenzione di cadute o arresti intermedi e di emergenza lungo il movimento dello stelo. Un’unità di bloccaggio rimovibile, consente una facile manutenzione. www.smcitalia.it

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ROBOTICA Il robot capovolto La serie di robot industriali FANUC R-2000, caratterizzata da estrema compattezza, velocità elevata con polso e braccio sottili, e progettata per le applicazioni di manipolazione e saldatura a punti, è stata completata da un modello con fissaggio a soffitto: il robot R-2000iC/220U si presta a essere installato in tutti quegli ambienti dove lo spazio disponibile è limitato ed è necessario prelevare e manipolare carichi elevati da tutte le angolazioni. Quando lo spazio a pavimento è ridotto, o è necessario effettuare l’accesso dal basso, o quando la cella prevede che il robot sia installato sotto una piattaforma, come ad esempio nel caso degli estrusori o se occorre movimentare carrelli di grandi dimensioni su nastri trasportatori sopraelevati, l’ausilio di un robot con montaggio capovolto risulta fondamentale. www.fanuc.eu/it

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ASPORTAZIONE Il tornio universale Il centro di tornitura Ctx 2500|700 di DMG MORI riunisce stabilità, potenza e precisione delle versioni Nlx 2500|700 e Ctx beta 800. Con corse in X, Y e Z pari a 260, 100 e 795 mm, un diametro di tornitura di 366 mm e una lunghezza di 705 mm assicura la possibilità di operare su un’ampia gamma di pezzi. Il mandrino principale è disponibile in due variante da 10” e 12”, con velocità di 4.000 o 3.500 giri/min, 26 o 30 kW di potenza e coppia di 525 o 1.194 Nm. www.dmgmori.com

ACCESSORI Una presa più salda Sandvik Coromant propone la gamma di portautensili assiali e multitask CoroTurn Prime per aiutare le officine meccaniche a implementare la metodologia PrimeTurning per tornire in tutte le direzioni. I dispositivi permettono agli utenti di massimizzare i vantaggi garantiti da PrimeTurning su centri di torniturafresatura multitasking e su torni verticali. Con i portautensili radiali già sul mercato, l’azienda dispone ora di un’offerta completa per le operazioni PrimeTurning. www.sandvik.coromant.com

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ENERGIA Ups smart per ridurre consumi e costi Equipaggiato per le “Smart Factory”, l’Ups Masterys Socomec di quarta generazione unisce le richieste di un’alimentazione sicura e quelle della rivoluzione digitale migliorando e semplificando le prestazioni dei sistemi. Integrando tecnologie smart in un’infrastruttura elettrica, Masterys consente di ridurre i consumi d’energia, i costi e le emissioni, con un impiego più efficiente delle risorse. Considerando il prodotto dal punto di vista degli utenti finali e sfruttando la potenza delle più recenti tecnologie digitali e della realtà aumentata, la società definisce un approccio disruptive alle procedure d’installazione e, grazie alla prima App, E-Wire, specificatamente progettata, agevola e semplifica il lavoro dell’installatore. La gamma include i modelli Masterys Gp4 da 60 a 160 kVA e Masterys BC+ da 100 a 160 kVA. www.socomec.it

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recensioni

Marketing contestuale. Giocare per vincere nel marketing digitale Michelangelo Barbera Ed. FrancoAngeli www.francoangeli.it Euro 18,00

PA Social. Viaggio nell’Italia della nuova comunicazione tra lavoro, servizi e innovazione Francesco Di Costanzo Ed. FrancoAngeli www.francoangeli.it Euro 27,00

Una rivoluzione. È quella in corso nel mondo della pubblica amministrazione italiana e nel rapporto tra enti e aziende pubbliche e cittadini. Una rivoluzione portata dal web e dai social network e dal radicale cambiamento che sta vivendo la figura del comunicatore pubblico. Negli ultimi anni molte cose stanno cambiando in positivo; la pubblica amministrazione sta gradualmente abbandonando la sua immagine burocratica, lenta, lontana, grazie all’impronta che stanno lasciando social e chat (da Facebook a Instagram, da Twitter a YouTube, da Snapchat a WhatsApp fino a Telegram e Facebook Messenger) attraverso nuove figure professionali, nuovi servizi e linguaggi, innovazione. Stare dove stanno i cittadini, informarli dove preferiscono, essere punto di riferimento sui principali social network: questo è l’obiettivo da raggiungere per un settore pubblico davvero a portata di smartphone.

Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità Walter Quattrociocchi, Antonella Vicini Ed. FrancoAngeli www.francoangeli.it Euro 19,00

Il World Economic Forum ha inserito la disinformazione digitale nella lista dei “rischi globali”: capace di avere risvolti politici, geopolitici e, perfino, terroristici. I social network sono il terreno di coltura e di diffusione perfetta del virus della disinformazione, con conseguenze che vanno ben al di là del recinto del mondo digitale. Perché? Questo libro offre una panoramica sui meccanismi sociali e cognitivi di un fenomeno che ormai è sotto gli occhi di tutti, anche di quelli meno attenti.

Le sfide di management del XXI secolo Peter F. Drucker Ed. FrancoAngeli www.francoangeli.it Euro 26,50

Attraversiamo una fase di profondo cambiamento. È una trasformazione che non è nata oggi e che certamente non si concluderà in breve tempo. Riguarda, nei paesi industrializzati, le sfide indotte dall’invecchiamento demografico o i problemi (e le opportunità) creati dalla crescita dell’istruzione e del desiderio di autorealizzazione dei knowledge workers. Questo però non è un libro di scenari e futuribili: è un libro di management. E per un buon motivo: perché questi mutamenti avranno profonde ripercussioni sulla società e la politica, ma non saranno risolvibili dalla politica. Non riguardano neppure la gestione dell’economia. Sono questioni che solo i manager e i professional possono affrontare e risolvere, ribaltando le mentalità (sia nelle persone che nelle organizzazioni) che sin qui hanno dominato. A questi manager Drucker offre nel libro non solo una prospettiva generale, ma una guida ricca di esempi, aneddoti e indicazioni concrete per affrontare e mettere in pratica il cambiamento e cambiare il management stesso.

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Il termine influencer è ormai entrato nel nostro vocabolario quotidiano. Blogger, brand ambassador, advocate, sono amati da Community di follower sempre più numerose e ricercati dalle aziende per creare nuovi canali di coinvolgimento che superino il modello in crisi dell’advertising tradizionale. Ma cos’è l’influencer marketing e come si costruisce un piano coerente con gli obiettivi di business? Quali sono le best practice per implementare le relazioni tra brand e influencer e declinare armoniosamente una strategia su tutti gli asset di comunicazione di un’azienda? Oggigiorno l’esigenza di un’autentica cultura del marketing dell’influenza è indispensabile, così come la maturazione, da parte delle aziende, di un genuino orientamento all’influencer marketing.

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RUBRICA | Recensioni

Il marketing è una disciplina che si fonda sui bisogni della clientela, ma solo recentemente ha iniziato a porre attenzione su un elemento che influisce significativamente sui bisogni e i processi di acquisto: il contesto in cui si trova il cliente. I nostri bisogni saranno diversi se viaggiamo per lavoro o per piacere; oppure, diverse saranno le nostre esigenze se siamo in vacanza al mare o in montagna. Il volume affronta il marketing contestuale come elemento che completa le altre componenti del marketing, per renderle più efficaci. Il volume – che si indirizza a manager, professionisti e studenti delle lauree magistrali – delinea un’evoluzione possibile per il marketing digitale, indicando strategie e pratiche efficaci e vincenti per affrontare il cambiamento.


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Federazione ANIMA ha sviluppato un esclusivo programma di proprie convenzioni e accordi con partner strategici di business. I settori coinvolti sono i più vari e ciascuno contribuisce a un concreto supporto nell'attività aziendale quotidiana dei Soci ANIMA. Le schede dettagliate delle convenzioni sono disponibili per i Soci all'interno dell'area riservata del sito ANIMA (inserendo le chiavi di accesso). Inoltre… tutti i Soci usufruiscono in modo automatico anche dei vantaggi legati alle Convenzioni di Confindustria, in quanto ANIMA appartenente al Sistema Confindustria.

AMBIENTE ▪ Consorzio Ricrea ▪ Ecoped [NEW] ▪ ERP - European Recycling Platform [NEW] ASSICURAZIONI, FINANZA, ASSISTENZA LEGALE ▪ Atradius Italia ▪ Euler Hermes Siac ▪ Ferdinandi & Ferdinandi ▪ Geisim ▪ Lawtelier Avvocati Associati ▪ Studio Legale Bovesi - Cartwright - Pescatore CERTIFICAZIONI ▪ Icim ▪ Nemko ▪ NSF International ▪ Pascal CONSULENZA E FORMAZIONE DOGANALE - LOGISTICA ▪ Easyfrontier - Progetto Dogana Facile CONSULENZA GESTIONALE E FINANZIARIA ▪ Wings Partners ▪ IB Market ▪ Protection Trade ▪ UBI >< Banca CATERING E SERVIZI AZIENDALI ▪ La Corte del Re ▪ Pellegrini Card FORMAZIONE ▪ Formamec ▪ The Shenker Method

INFORMAZIONI ECONOMICHE E COMMERCIALI ▪ Bureau Van Dijk ▪ Siderweb PUBBLICAZIONI ▪ Maggioli Editore ▪ Bonazzi grafica SERVIZI DI AUDIOCONFERENZA ▪ Chorus Call STUDIO FOTOGRAFICO ▪ Studio Fotografico Giovanni Alfieri TRADUZIONI, INTERPRETARIATO, SERVIZI DI COMUNICAZIONE, MANUALISTICA ▪ Globe Group ▪ Imagine Traduzioni ▪ Promoest VIAGGI E TURISMO ▪ Acca Palace Milano ▪ Barcelo' Milano e Roma ▪ B&B Hotels Italia ▪ DOMINA Hotels ▪ Ermes Viaggi ▪ Holiday Inn Milan Garibaldi Station Milano ▪ Klimahotel Milano ▪ Melià Milano e worldwide ▪ Sheraton Fourpoints Milano ▪ Sheraton Roma ▪ Travel Roma - Hotel Roma

GESTIONE DELLE RISORSE UMANE ▪ One Executive ▪ Studio Colombo Marco - Welfare aziendale Flexiblebenefit.eu INAIL ▪ Studio di consulenza industriale Maldera

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Maggiori informazioni sul sito www.anima.it/convenzioni-anima


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INSERTI ECONOMICI Listino prezzi materiale di interesse della meccanica varia Computo costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale

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INSERTI ECONOMICI alchieri@anima.it - redazione@anima.it

(disponibili anche in inglese) Listino prezzi materiale di interesse della meccanica varia | Tabella arancio ultimo aggiornamento n. 725 - 1^ Quindicina di marzo 2018 - pubblicata su questo numero Computo costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale | Tabella azzurra ultimo aggiornamento n. 24 - 31 gennaio 2018 - pubblicata su questo numero | Tabella bianca 1° gennaio 2018 “Settore industria meccanica varia ed affine” e “Settore impianti e componenti di grande dimensione per la produzione di energia” - pubblicata su questo numero


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

IN ITALIA

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2018

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services in Italy Sector mechanical and engineering industries

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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia


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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

ALL’ESTERO

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2018

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services abroad Sector mechanical and engineering industries

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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale all’estero


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

nei Paesi europei ed extra europei

SETTORE IMPIANTI E COMPONENTI DI GRANDE DIMENSIONE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA January 2018 Statistical survey on average tariff quotation for staff services in Europe and outside Europe Sector energy generation plants and large components

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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei

Janvier 2018

Enero 2018

Relevés statistiques des cotations moyennes des tarifs pour les prestations du personnel en europe et en dehors de l’europe Secteur installations et composants de grandes dimensions pour la production d’energie Estudio estadìstico de las cotizaciones medias de las tarifas por prestaciones del personal en europa y fuera de europa Sector instalacionesy grandes componentes para la producción de energía

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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei

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TABELLA N. 24 - 31 GENNAIO Costo| orario di un operaio del settore della meccanica generale TABELLA N. 23 - 2018 GENNAIO| 2017 Costo medio orario medio di un operaio del settore della meccanica generale


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TABELLA N. 23 - GENNAIO 2017 | Costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale


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TABELLE 1^ QUINDICINA DI DIMARZO 2018| Listino | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 725 (Piazza di Milano) TABELLE 1^ QUINDICINA MARZO 2018 Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 725 (Piazza di Milano)

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TABELLE 1^ QUINDICINA DI MARZO 2018 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 725 (Piazza di Milano)


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TABELLE 1^ QUINDICINA DI MARZO 2018 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 725 (Piazza di Milano)

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TABELLE 1^ QUINDICINA DI MARZO 2018 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 725 (Piazza di Milano)


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