All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n. 798 - Costo orario medio dell’operaio n.30- Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2024
L’Industria Meccanica
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Numero 740
In copertina Chiara Zarmati
10 RUBRICA: Donne e Uomini al timone
12 RUBRICA: i 400 caratteri
14 Editoriale
24 Non è una questione per pochi di Daniele Bettini
30 Acqua potabile: l’evoluzione del contesto europeo e confronto con la Normativa WRAS per il Regno Unito di Pasquale Alfano, Site Manager Omeco Lifetech
36 American first 2.0 di Mauro Ippolito, iBan First
43 Cambiamento climatico e scambi commerciali green di Fulvio Liberatore, Team di ricerca Easyfrontier Technologies
52 Aisem - Anima Confindustria presentano il Libro bianco dei carrelli di Simone Gila
55 RUBRICA: i 400 caratteri
56 RUBRICA: Tecnologia, novità da tenere d'occhio
65 Tabelle ANIMA: Bianche, Blu, Arancio
Anna Gervasoni
rettrice della Liuc – Università Cattaneo
professoressa ordinaria di Economia e gestione delle imprese, si è sempre dedicata ai temi di finanza innovativa. Dal ‘97 alla direzione generale di Aifi, inizia il suo percorso accademico all’Università Bocconi e si dedica a due temi fondamentali: l’innovazione e la finanza d’impresa. Approda alla Liuc dal ‘91, collaborando allo start up dell’università, sposando fin dall’inizio il progetto di realizzare un Ateneo vicino al mondo delle imprese, ma con ambizioni internazionali.
Alessandro La Volpe
è il nuovo Ceo di Ibm Italia
prima della sua nomina ad amministratore delegato di Ibm Italia, ha ricoperto il ruolo di vice president global per il segmento Sustainability sales e software as a service. La sua esperienza nei mercati europei e globali lo rende la figura ideale per guidare l’azienda in un contesto di mercato stimolante. In precedenza è stato vice president technology per Ibm Italia e, prima ancora, vice president cloud & cognitive software, sempre di Ibm Italia.
Christoph Aringer nominato nuovo Ceo Volkswagen Italia
Christoph Aringer ricopre il ruolo di amministratore delegato, prendendo il posto di Marcus Osegowitsch che, dopo tre anni, si dedicherà a nuovi incarichi all’interno del gruppo Volkswagen
Laura Villa
nuova Marketing Lead Unguess
classe ‘94, ha iniziato la sua carriera in Unguess (piattaforma italiana del crowdtesting) nel 2019, dopo aver finito gli studi universitari in Comunicazione a Milano. Nel suo primo impiego ricopriva una posizione di stage nel team – appena nato –del Marketing, quando ancora Unguess contava 8 dipendenti e aveva il nome di AppQuality.
Enza Truzzolillo nuovo Ceo per Lenovo Italia e Israele in Lenovo dal 2014, si è distinta all’interno dell’organizzazione in diversi ruoli, contribuendo alla crescita costante di Lenovo in Italia. In oltre 30 anni di esperienza nel settore It, dove ha maturato una profonda conoscenza del mercato Large Enterprise, la manager si è occupata dello sviluppo di strategie innovative consentendo a molte delle medie e grandi aziende italiane di integrare efficacemente le opportunità offerte dalla trasformazione digitale, sostenendole nel loro percorso di crescita.
Elisabetta Torri
nuova chief technology & innovation officer di Sace
Torri guiderà la funzione Tech & Innovation Solutions. Il gruppo assicurativo finanziario italiano partecipato dal ministero dell’Economia e delle Finanze e specializzato in servizi e soluzioni per la crescita delle imprese, che punta a servire 65mila Pmi entro il 2025.
Sebastian Steinhaeuser Nominato membro del SAP Executive Board
39 anni Steinhaeuser gestirà un'area di recente formazione chiamata Strategy & Operations, per supportare l'esecuzione della strategia di SAP e la semplificazione delle operazioni. Il Supervisory Board di SAP ha inoltre prorogato il contratto di Thomas Saueressig, responsabile dell’area Customer Services & Delivery, come membro dell’Executive Board per altri tre anni fino al 2028.Sebastian Steinhaeuser nominato membro del SAP Executive Board.
Jean Diacono
nuovo ceo America Express per l'Italia
Matteo Napoli è il nuovo amministratore delegato e direttore generale di Schindler Italia, gruppo multinazionale attivo nella mobilità urbana che si occupa della progettazione, installazione, manutenzione e ammodernamento di ascensori, scale e tappeti mobili per ogni tipologia di edificio.
Riciclo
L’accordo tra Fincantieri e il Gruppo Hera
CircularYard (formata al 60% dal Gruppo Hera e al 40% da Fincantieri) avrà il compito di presidiare l’intero processo di gestione dei rifiuti, con focus specifico sulla conduzione operativa degli impianti per la valorizzazione di scarti di gestione, degli smaltimenti e dei residui recuperabili. Per questo progetto sono previsti quasi 13 milioni di investimenti in progettazione e costruzione di nuovi impianti, riqualificazione e ottimizzazione di infrastrutture e attrezzature in ottica di economia circolare che porteranno, già dal primo anno, una riduzione del 15% di scarti indifferenziati.
Ambiente
Italia prima in Europa con tasso di riciclo all’85,6%
Con 137 milioni di tonnellate di rifiuti riciclati, che corrispondo all’85,6% del totale dei rifiuti trattati (tra urbani e speciali compresi i rifiuti inerti) l’Italia guida la classifica europea dei Paesi che riciclano di più, con la media Ue ferma al 40,8%. L’Italia primeggia anche per il tasso di utilizzo di materie prime seconde: il 20,8% dei materiali utilizzati dall’industria nel 2023 proviene dal riciclo dei rifiuti, quasi il doppio rispetto alla media europea (11,8%), contro il 13,9% della Germania, il 17,6% della Francia, l’8,5% in Spagna. Sono i numeri del rapporto “Il Riciclo in Italia 2024”, presentato durante la terza edizione della Conferenza nazionale dell’industria del riciclo promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile in collaborazione con il Conai e Pianeta2030 del Corriere della Sera, con il patrocinio di Ministero dell’Ambiente, Ispra e Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente.
Energia
A2a lancia il car sharing del futuro
A Brescia è stato compiuto il primo importante passo per il car-sharing del domani: una Fiat 500 elettrica ha percorso il suo primo chilometro in modalità di guida totalmente autonoma, dando il via a una sperimentazione innovativa. L’obiettivo è ridefinire il concetto di auto condivisa: l’utente non dovrà più raggiungere il veicolo e gli operatori non avranno più bisogno di un elevato numero di auto per rendere capillare il servizio. Questa è la visione di mobilità urbana del futuro che A2A e il Politecnico di Milano stanno trasformando in realtà e parte del programma di ricerca del MOST (Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile) che mira a rispondere alle sfide della decarbonizzazione delle città, contribuendo alla riduzione del traffico e alla sostenibilità ambientale.
Il 5 febbraio del 1914 a Milano nasce ANIMA “Associazione nazionale fra gli industriali meccanici ed affini”. L’atto costitutivo arriverà qualche giorno più avanti, il 14 febbraio.
L’Italia stava vivendo un forte periodo di cambiamenti sociali e politici: il Paese unificato da pochi decenni, un’industrializzazione e un’urbanizzazione che spaccava in due Nord e Sud e soprattutto, di lì a poco, la Prima Guerra Mondiale.
ANIMA, in un periodo di così forte cambiamento, per i 33 industriali che la fondarono ha rappresentato un “organo specifico per studiare, patrocinare e promuovere tutto quanto può essere d’interesse e di utilità per l’industria meccanica e industrie affini e più specialmente quella di tutelare i comuni interessi nel campo economico”. Tra i soci fondatori possiamo vantare Agnelli, Augusta, Braibanti, Breda, Fiat, Marelli, Macchi, Necchi, Olivetti, Riva, Salmoiraghi e Tosi.
Oggi ANIMA è cresciuta e ha 34 associazioni e mille aziende associate, ma quello che rappresenta per noi imprenditori è ancora lo stesso.
La storia di ANIMA è ovviamente anche la storia di questa rivista. Nel gennaio 1919 esce il primo numero de L’Industria Meccanica, organo ufficiale dell’Associazione. Nell’editoriale della prima pubblicazione il Presidente Silvestri spiega l’importanza di dar vita a uno strumento di comunicazione con i Soci, e in 110 anni di storia l’associazione ha saputo dar voce e far crescere le imprese italiane, guidandole in periodi difficili.
Infatti, negli anni ’20 durante il regime fascista, ANIMA rimane un essenziale riferimento tecnico, normativo e imprenditoriale per le aziende della meccanica, ribadito anche dal Presidente di allora Antonio Stefano Benni nel corso dell’Assemblea del 1934. Ma è dalla fine della Guerra in poi che ANIMA cresce; per l’associazione si aprono scenari nuovi e negli anni ’50 e ’60 i soci sono oltre 500 e nel giugno del ’75 Giovanni Agnelli, allora presidente di Confindustria, partecipa all’Assemblea Generale dei Soci. Un importante momento di riflessione sul ruolo del comparto meccanico nell’economia e sul suo contributo allo sviluppo e alla crescita del Paese nel corso degli anni.
ANIMA ha superato una Guerra, in tempi più recenti il Corona Virus, crisi economiche e di governo. Ha raggiunto 110 anni ed è arrivata a rappresentare centinaia di imprese italiane, diventando il simbolo di una storia che ha accompagnato l’evoluzione economica e industriale del Paese e che ne traccerà il futuro.
Pietro Almici
Presidente Anima Confindustria
De Renzis, Grondona, Tremo- lada, Pecori Giraldi, Arreghini e Chiappa in un momento di raccoglimento durante l’Assemblea Generale di ANIMA
Gianni Agnelli, con il Presidente di ANIMA, Carletto Grondona, in un momento di raccogli- mento e di tensione
2024
L'evento di Gala di ANIMA Confindustria per i suoi 110 anni dalla fondazione.
Non è una questione per pochi
di Daniele Bettini
Negli Stati Uniti, più precisamente a Los Angeles, alcune compagnie assicurative hanno iniziato a rifiutare la copertura di abitazioni, visto l’elevato rischio associato al cambiamento climatico. Un fenomeno analogo si sta verificando in Italia in ambito agricolo, dove alcune importanti assicurazioni stanno escludendo dai loro servizi la copertura contro la grandine. Tuttavia, le motivazioni alla base di questi rifiuti variano significativamente. Nel caso di Los Angeles, il problema è legato principalmente al valore elevato degli immobili e alla crescente frequenza di eventi estremi che aumentano il rischio per gli assicuratori. In Italia, invece, la situazione è influenzata da un contesto culturale particolare: molti agricoltori adottano strategie che compromettono la mutualità del sistema assicurativo, portando a squilibri nella condivisione del rischio. Queste diverse esperienze, pur con peculiarità locali, evidenziano due temi comuni: da un lato, l’innegabile impatto del cambiamento climatico e dall’altro, le difficoltà nel creare modelli assicurativi basati su algoritmi capaci di quantificare correttamente il rischio. Questa incapacità frena l’offerta di polizze e ostacola forme efficaci di mitigazione.
Ciò che osserviamo oggi è probabilmente solo la punta dell’iceberg, dinamiche simili si stanno verificando in altri settori ed esistono progetti per affrontare queste sfide, che sono tutt’altro che marginali se consideriamo il ruolo centrale della sostenibilità nel futuro del pianeta. Questo è un esempio di come il cambiamento climatico investe ogni settore della nostra vita, anche i più impensabili e lontani dal tema, ma ci sono soluzioni concrete che mirano lontano.
La sostenibilità non è un concetto astratto, ma una necessità concreta che si articola su più fronti. In Italia, tre elementi si stanno dimostrando cruciali per affrontare la sfida del cambiamento climatico: cultura, spazio e capacità computazionale.
Cultura: questo aspetto è profondamente radicato nelle abitudini, nei comportamenti e nelle scelte della società.
È il motore di un cambiamento più ampio e complesso, difficile da sintetizzare e analizzare, ma centrale per ogni strategia futura.
Spazio e capacità computazionale: questi due ambiti, invece, rappresentano territori in cui l’Italia sta investendo significativamente e su cui è possibile delineare scenari concreti.
Lo spazio, in particolare, è un settore intrinsecamente sostenibile. Tutte le tecnologie sviluppate per l’ambiente spaziale sono progettate per consumare meno risorse, resistere a condizioni estreme e ottimizzare l’efficienza. Lo spazio non è solo il luogo dove compiere missioni scientifiche, ma anche un laboratorio straordinario per lo sviluppo di nuove tecnologie utili sulla terra, dalla gestione dei dati al miglioramento delle prestazioni energetiche.
La capacità computazionale, rappresenta invece il cuore pulsante di questa trasformazione. I supercomputer italiani, come Leonardo del CINECA o il futuro IT4LIA di Bologna, sono strumenti fondamentali per raccogliere, elaborare e analizzare enormi quantità di dati, soprattutto in ambiti cruciali come il monitoraggio climatico e la pianificazione di interventi strategici.
L’Italia, grazie alla sua posizione di rilievo nello spazio e nel calcolo avanzato ha le carte in regola per giocare un ruolo chiave in questa transizione verso un futuro più sostenibile.
La centralità dello spazio
Alcuni eventi recenti danno l'idea dell'importanza della posta in gioco e di quanto l'Italia sia coinvolta. Il 14 gennaio 2025 alle ore 22:28 è stato lanciato in orbita e con successo Pathfinder Hawk, il microsatellite realizzato dall’italiana Argotec, primo satellite di Iride, il programma di sei costellazioni destinato a servizi ambientali, di emergenza e di sicurezza per l'Italia. Il 10 dicembre 2024, invece EuroHPC Joint Undertaking (EuroHPC JU) ha selezionato IT4LIA, un cluster di scienze computazionali che realizzerà un nuovo centro di supercalcolo presso il Tecnopolo Manifattura di Bologna, che si affiancherà all'HPC Leonardo di CINECA, come una delle 7 AI factories europee, con un investimento complessivo di 430 milioni di euro. Continuando a parlare di investimenti, nel rapporto pubblicato a dicembre l’European Space Agency (ESA) ha valutato la space economy oltre 400 miliardi con proiezioni da parte di McKinsey & Company ad oltre 1,8 trillioni nel 2035.
Dal rapporto ESA emerge inoltre che l’Italia è 3° in Europa e 6° al mondo per spesa pubblica nel settore spazio rispetto al PIL. Mentre nell’ultima classifica di top500.org, l’Italia è il terzo paese al mondo in termini di potenza di supercalcolo, con punti di eccellenza già al lavoro a Bologna (Leonardo) e Ferrera Erbognone (HCP6) vicino a Pavia. Un insieme di numeri e dati che segnano un legame, ma anche la volontà e la capacità di un ecosistema economico in grado di riprogettarsi e di aprirsi al futuro, dal momento che queste tecnologie rappresentano un’occasione di riconversione, ma anche una nuova infrastruttura su cui poggiare l’economia che verrà.
Semplice quindi trovare il legame tra questi spunti e il concetto di sostenibilità che da un punto di vista meramente contabile può essere intesa come una serie di strumenti, tecnologie, processi e materiali studiati o progettati per consumare e impattare meno o, ancora meglio, rigenerare le risorse utilizzate. Qui, come ovvio, evidenziamo solo soluzioni che potremmo definire hardware consci che poi la sostenibilità dev’essere intesa come una forma mentis da declinare in qualsiasi aspetto della nostra vita e non solo come insieme di “soluzioni” plug & play che però rappresentano, nella nostra road map, elementi di semplificazione.
A caccia di Venusiani
Partiamo dallo spazio, se ne parla molto con un po' di confusione. Dai voli turistici (presto accantonati) al Piano B (quello della fuga dalla terra), dalla conquista di Marte alle miniere sui satelliti, tante parole spesso lontane dai fatti. «C’è sicuramente il tema legato allo sfruttamento dello spazio che viaggia su più binari» Spiega Nicola Redi Managing Partner di Obloo che insieme al fondo per il trasferimento tecnologico di CdP lavora su Galaxia, il Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico per l’Aerospazio, «è importante per il mondo delle telecomunicazioni e quindi per osservare e prevedere quanto accade sulla terra dal punto di vista meteo, in ambito difesa e nella gestione delle infrastrutture. Si può dire che gran parte della nostra economia e della sua resilienza dipenda dal fatto che si abbia, o meno, il dominio dello spazio. C’è un’attualità già pianificata che riguarda la costruzione di nuove stazioni spaziali, visto che la SSI sta arrivando a fine vita, con tutti i problemi di gestione della stessa, (non si può far rientrare in atmosfera e bisogna capire come disassemblarla e magari riutilizzarne le componenti). Si stanno progettando stazioni spaziali private perché – a parte la visibilità – l’ambito della microgravità è un ambito molto interessante per sperimentazioni di tutti i tipi: dal mondo salute ai nuovi materiali, ma non solo». Il made in Italy è molto “dentro” questo settore, basti pensare a quanto si muove in ambito food, ai nuovi cibi a cui vengono attribuite sempre nuove qualità che devono mantenere un buon sapore e che rappresentano la conditio sine qua non di ogni missione spaziale. Alla moda che guarda allo sviluppo delle tute spaziali realizzate con nuovi materiali che devono essere comodi, performanti in termini di sicurezza e di resistenza e che devono ospitare decine di sensori in grado di monitorare gli astronauti a 360°, 24 ore su 24 e che sono dei veri e propri laboratori indossabili (con studi fondamentali per una società che invecchia, dove la spesa medica cresce esponenzialmente e dove l’ospedalizzazione è sempre più complessa).
Da qui si passa al sognato, alla favola. Dalla ricerca che sta
Lo spazio è un settore intrinsecamente sostenibile. Tutte le tecnologie sviluppate per questo ambiente sono progettate per consumare meno risorse, resistere a condizioni estreme e ottimizzare l’efficienza. Lo spazio non è solo il luogo dove compiere missioni scientifiche, è anche un laboratorio straordinario per lo sviluppo di nuove tecnologie utili sulla terra, dalla gestione dei dati al miglioramento delle prestazioni energetiche.
cercando di capire come procurarsi, per esempio sulla luna, materie prime ed energia di base (estraendo acqua e ossigeno dalla regolite, politecnico di Milano ed Enea ci stanno lavorando da anni) partendo dal presupposto che i prossimi allunaggi sono progettati nell’ottica di garantire una permanenza stabile dell’umanità oltre l’orbita terrestre bassa. A quella più futuribile che studia le traiettorie degli asteroidi con il sogno di utilizzarli come future miniere o che punta alla “fuga” su Marte, progetti economicamente e tecnologicamente ad oggi improponibili. Anche qui il legame con l’AI e il supercalcolo è immediato, pochi pensano che sarà l’uomo a sbarcare su Marte, molti invece ritengono che potrebbero essere elementi guidati da AI gli unici in grado di superare un isolamento pluriennale che un tale viaggio comporterebbe.
L'Italia nello spazio: innovazione e sostenibilità in orbita
Tornando all’oggi l’industria italiana c’è e non solo con i grandissimi gruppi storici, ma anche con gruppi di start up e PMI che stanno lavorando su un settore in grande e sicura crescita, ma lasciamoci guidare da Nicola Redi che ha una certa visione sulle start up di settore. «Parliamo sempre di tecnologie che devono essere sviluppate e di alcune che già funzionano. Teniamo conto che fino a qualche anno fa parlavamo sempre di oggetti singoli, oggi iniziamo a parlare di economia di scala anche nello spazio. Space factory, il modello della produzione ad alti volumi di un’industria che non era abituata. Questo permette anche di cambiare lo scenario dove non ci sono solo i grandissimi gruppi industriali, ma anche medie imprese che vanno a fare ricerca». C’è D-Orbit azienda leader nei servizi di logistica spaziale che dal 2020, ha completato sedici missioni, tra cui quattordici lanci del proprio veicolo di trasferimento orbitale ION Satellite Carrier. Oltre a questo ha appena completato un nuovo round di finanziamento da 150 milioni di Euro con cui punta a sviluppare il cloud computing spaziale e i servizi in orbita. Lavora su nuovi sensori capaci di monitorare detriti sub-centimetrici per evitare collisioni con i satelliti e applicazioni di AI per accelerare i tempi di risposta alle crisi ambientale, ma non solo, l’impegno è quello di spingere su un’economia spaziale circolare con l’obiettivo di trasformare i detriti spaziali in risorse utili e allungare la vita dei satelliti. ARCA Dynamics e TITAN4, invece, lavorano sul monitoraggio. La prima fa sistemi di sorveglianza della navigazione marittima e spaziale, mentre la seconda controlla le infrastrutture in tempo reale e con risoluzione millimetrica in modo da valutarne gli eventuali spostamenti uti-
lizzando non solo immagini satellitari, ma anche radar spettrali. È un know how specifico, ma molto utile se si pensa a tutte le problematiche legate al monitoraggio del territorio e al rinnovo delle infrastrutture in Italia. Da qui torniamo alla sostenibilità, un satellite deve vivere, a seconda dei compiti, dai 3 ai 15 anni in condizioni estreme. Ricava elettricità dai sui pannelli fotovoltaici, ha una parte irraggiata dal sole che raggiunge i 200 gradi e una all’ombra che va a -200, e non deve solo sopravvivere, ma deve anche lavorare. Deve raccogliere dati e rilanciarli, scaricando il calore in eccesso e in teoria dovrebbe riuscire a elaborare le informazioni in edge in modo da rilanciare solo le informazioni davvero utili. É quindi più che mai importante adottare soluzioni che garantiscano l’ottimizzazione delle prestazioni a parità di energia consumata, che poi è esattamente lo stesso problema che ci poniamo a terra quando parliamo di AI uno strumento che difficilmente potremo continuare a sviluppare con gli attuali consumi energetici.
Dentro i satelliti
Spacchettando i problemi, Astradyne lavora sulla modularizzazione dei satelliti e dei relativi pannelli fotovoltaici. Utilizza la nuova tecnologia FRET (Flexible, Reinforced Electronics with Textile), in grado di utilizzare materiale tessile per rinforzare le schede elettroniche flessibili (Flex PCBs) e rendendo così possibili nuove applicazioni. Con questo nuovo “tessuto” SolarCube realizza, un pannello solare che aprendosi moltiplica la sua superficie e risulta il 30% più leggero, tre volte più compatto e con una potenza superiore del 50% rispetto gli attuali competitor. Picosat lavora sulla miniaturizzazione ha dato vita a microsatelliti in plastica modulabili, quindi più leggeri e spaziosi
che si assemblano integrando i collegamenti elettrici realizzando una radio satellitare miniaturizzata 5 G che abbatterà i costi e la velocità delle trasmissioni video immagini. Sempre sull’energia lavora IN Quattro che dal settore nucleare prende il sistema di raffreddamento bifase, in grado di raffreddare flussi termici molto elevati con portate di liquido refrigerante significativamente più basse, mantenendo allo stesso tempo le superfici dei componenti elettronici isoterme. L’idea è di portarlo sui processori di computer ad alte prestazioni o appunto a bordo del satellite, proprio per far vedere come tra sviluppo dell'AI e satelliti ci sia sempre una certa connessione. L’esempio più classico è quello di Rotonium che mira a decentralizzare il calcolo quantistico grazie a un nuovo e innovativo qubit a singolo fotone, che permetterà di far funzionare tutte le componenti di un calcolatore quantistico a temperatura ambiente, abilitandone la sua miniaturizzazione e permettendone l’applicazione in ogni condizione operativa: a terra, in cielo e nello spazio. «La nostra architettura è progettata per funzionare in modo affidabile a temperatura ambiente, rappresenta un passo avanti fondamentale verso la miniaturizzazione e la portabilità dei computer quantistici» Ha dichiarato Fabrizio Tamburini co-fondatore e chief quantum officer (CQO) di Rotonium a Startupbusiness «Grazie al supporto di Galaxia, siamo pronti a scalare le nostre attività di ricerca e sviluppo e a iniziare a dimostrare le capacità del nostro sistema in applicazioni reali. Questo è solo l’inizio, e siamo entusiasti di continuare a spingere i confini del possibile nel mondo del calcolo quantistico». Questo perché lavorare i dati in edge permette di risparmiare energia e tempo spostando soltanto le informazioni di cui si ha davvero bisogno.
Inutile mandare migliaia di foto, meglio mandare solo elaborazioni che spiegano, riunendo e razionalizzando i dati sul posto, il significato e il contenuto di quelle immagini. Una svolta utile tanto nello spazio quanto negli stabilimenti o in “ambienti” complessi (basti pensare alle smart city). E ci sono applicazioni, che vanno anche in questa direzione, come quelle proposte da Mespac che sviluppa metodologie di misurazioni variabili meteomarine per attività offshore, in particolare eolico e moto ondoso. Integrano i dati satellitari di più fonti e quelli di una serie di sensori già a terra (o in mare) per lavorare con algoritmi di AI e dare previsioni specifiche che, a oggi, sono il 40% più rapide di quelle tradizionali (e soprattutto costano meno dal momento che riescono a lavorare senza troppi sensori fisici a terra). Una soluzione che sarebbe molto utile anche in ambito agricolo. Nella stessa direzione c’è chi sta studiando le previsioni di innevamento, se sono dati potenzialmente utili in tanti settori (anche per i bacini idrici che servono le grandi pianure, per l’agricoltura e per il turismo) in questo momento hanno applicazioni in ambito energetico dal momento che sono utilizzati dalle centrali idroelettriche per pianificare la produzione di energia nel corso dell'anno. Guardando al futuro, è evidente che il legame tra spazio, AI e sostenibilità rappresenti una nuova frontiera di sviluppo per il pianeta. L'Italia, con le sue eccellenze industriali e scientifiche, ha l'opportunità di essere protagonista in questa rivoluzione. Tuttavia, il successo di questo viaggio dipenderà dalla capacità di istituzioni, università e imprese di lavorare insieme, con visione e determinazione, per affrontare le sfide di oggi e costruire un domani più resiliente e sostenibile.
Futura Expo – Economia X l’Ambiente è la più grande EXPO italiana di incontro tra imprese e cittadini per parlare di sostenibilità. Ideata per sviluppare progetti per la crescita sostenibile del nostro territorio, l’evento ha un ricco programma incentrato su temi d’attualità, con focus speciale sulla transizione ecologica, sulle fonti energetiche e su esperienze digitali e innovative. In programma un ampio ventaglio di incontri tecnici, tavole rotonde e convegni. I protagonisti sono i giovani a cui è dedicata la Smart Future Academy, attraverso il contatto con figure di eccellenza dell’imprenditoria, della cultura, della scienza e dell’arte. Tra gli altri alcuni ospiti internazionali come il Premio Nobel Andrej Gejm, l’Ingegnere aerospaziale Amalia Finzi, l’arch. Mario Cucinella e il Ministro Foti Tommaso.
Futura Expo è un progetto di Camera di Commercio di Brescia e ProBrixia. La partecipazione è gratuita, con iscrizione online o presso le biglietterie.
ACQUA POTABILE:
l’evoluzione del contesto europeo e confronto con la Normativa WRAS
per il Regno Unito
La nuova normativa Europea ha diversi obiettivi chiave e si applica a tutti i materiali e prodotti utilizzati nei sistemi di distribuzione dell'acqua potabile compresi tubi, valvole, guarnizioni, rubinetti e apparecchiature per il trattamento dell'acqua. L’attuazione della normativa, che stabilisce le modalità di applicazione della direttiva (UE) 2020/2184, è la Decisione di esecuzione (UE) 2024/238, che specifica i requisiti igienici e le procedure di test per i materiali utilizzati nei prodotti che vengono a contatto con le acque, come materiali organici, cementizi, metallici, smalti, vetro e ceramiche.
I punti principali includono:
Categorizzazione dei materiali: vengono definiti i requisiti igienici specifici per ciascuna catego-
ria di materiale finale, garantendo che ogni materiale sia adeguatamente testato e conforme agli standard di sicurezza.
Metodologie di test:
le procedure di test e analisi devono essere effettuate sull'acqua di migrazione, identificando e analizzando le sostanze e i parametri pertinenti. Le specifiche delle prove seguono un approccio basato sul rischio, assicurando che le prove siano proporzionate al tipo di materiale e al suo utilizzo.
Procedure di valutazione di conformità: la decisione stabilisce le norme per la valutazione della conformità dei prodotti, coinvolgendo organismi di valutazione che devono essere accreditati e seguire rigorose procedure di notifica e trasparenza.
Pubblicazione degli Atti Delegati e degli Atti Esecutivi
Proroga condizionata (Pb<5 ppb) all'uso di sostanze non in EU-PL ma approvate dallo MS nel periodo 13 luglio 2021 - 31 dicembre 2026
Nel contesto delle normative sulla sicurezza e la qualità dell'acqua destinata al consumo umano, l'Unione Europea ha recentemente introdotto una nuova normativa sui materiali a contatto con acqua potabile. Questa nuova regolamentazione, chiaramente indicata nell’articolo 11 della Direttiva (UE) 2020/2184 sull'acqua potabile (la cosiddetta DWD, Drinking Water Directive-Requisiti minimi di igiene per i materiali che entrano in contatto con l'acqua destinata al consumo umano) mira a garantire che tutti i materiali utilizzati nei sistemi di distribuzione dell'acqua potabile non compromettano la qualità dell'acqua e siano sicuri per la salute umana.
Parallelamente, nel Regno Unito, i materiali e i prodotti a contatto con acqua potabile sono regolamentati dalla normativa WRAS, Water Regulations Advisory Scheme che stabilisce standard simili, ma non sovrapponibili, obbligatori per l’esportazione nel Regno Unito. Viene, così a crearsi, una duplice approvazione per la veicolazione in tutta l’Unione Europea e nel Regno Unito.
Inizio applicazione di:
• Decisione 365/2024 -› metodi test sostanze EU-PL
• Decisione 367/2024 - EU-PL
• Decisione 368/2024 - metodi test materiali finali
Inizio di applicazione del Regolamento 370/2024 per i prodotti risultati conformi ai requisiti nazionali in materia di igiene per prodotti che vengono a contatto con le acque destinate al consumo umano
Questa decisione è fondamentale per garantire che i materiali a contatto con l'acqua potabile siano sicuri e conformi, proteggendo così la salute dei consumatori.
Normativa WRAS
La normativa WRAS nel Regno Unito ha obiettivi simili a quelli della nuova normativa europea: è un insieme di regolamenti che garantisce che i prodotti e i materiali utilizzati in sistemi di acqua potabile rispettino gli standard di sicurezza e qualità.
Questa normativa è progettata per prevenire la contaminazione dell'acqua potabile e assicurare che i materiali e i componenti a contatto con l'acqua non rilascino sostanze nocive. I prodotti devono essere sottoposti a rigorosi test di prestazione per verificare che non presentino rischi per la salute. Questi test includono prove di migrazione delle sostanze e verifiche della durata e dell'efficacia dei materiali, ma anche delle prove meccaniche sui prodotti assemblati e componenti quali ad esempio pressure test, leakage test, ecc…
di Pasquale Alfano, Site Manager Omeco Lifetech *
Prima di essere commercializzati nel Regno Unito i prodotti devono dunque ottenere la certificazione WRAS e questo processo coinvolge la valutazione da parte di un organismo indipendente che verifichi la conformità dei prodotti ai regolamenti.
Il processo di certificazione può prolungare i tempi di introduzione dei nuovi prodotti sul mercato, richiedendo una pianificazione anticipata e una gestione efficiente del progetto.
La normativa WRAS impone inoltre significativi requisiti di conformità ai produttori di materiali e componenti per sistemi di acqua potabile, implicando complessità aggiuntive: le aziende devono dunque adottare strategie efficaci per gestire la conformità e minimizzare l'impatto sui tempi di commercializzazione e sui costi operativi.e minimizzare l'impatto sui tempi di commercializzazione e sui costi operativi.
Confronto tra Normativa Europea e WRAS
Obiettivi di Sicurezza
Test
Certificazione
Entrambe le normative mirano a proteggere la salute umana e a garantire la qualità dell'acqua potabile
Sia la nuova normativa europea sia WRAS richiedono test rigorosi per garantire la sicurezza dei materiali e prodotti a contatto con acqua potabile.
A differenza della normativa europea, WRAS richiede anche l’esecuzione delle prove meccaniche per i prodotti assemblati.
Sia la nuova normativa europea sia WRAS prevedono un processo di certificazione ben strutturato.
A differenza della normativa europea, WRAS richiede che tutti i materiali organici a contatto con acqua potabile utilizzati nel prodotto assemblato siano precedentemente certificati da WRAS.
Ambito di Applicazione
Territorialità
Processo di Valutazione di Conformità
Entrambe le normative coprono una vasta gamma di prodotti e materiali utilizzati nei sistemi di distribuzione dell'acqua potabile.
La nuova normativa europea unifica gli standard a livello di tutti paesi membri dell’Unione Europea. WRAS è specifica per il Regno Unito.
I dettagli del processo di valutazione di conformità e gli standard di prova applicati sono differenti. La nuova normativa europea basa il processo di valutazione di conformità sul criterio di rischio applicabile, aspetto non rilevante ai fini della certificazione WRAS.
Tracciabilità
Sia la nuova normativa europea sia WRAS pongono una forte enfasi sulla tracciabilità dei materiali lungo tutta la catena di fornitura anche se con modalità diverse.
COSA CAMBIA?
Per i produttori
I produttori di materiali e prodotti a contatto con acqua potabile che operano sia nel mercato europeo sia in quello britannico dovranno, almeno nei prossimi anni, adeguarsi a entrambi i set di regolamentazioni, garantendo che i loro prodotti siano conformi ai requisiti specifici di ciascuna normativa. Dovranno, inoltre, assicurarsi che i loro materiali e prodotti rispettino i nuovi requisiti igienici specifici definiti nella Decisione di Esecuzione (UE) 2024/368. Questo implica un adeguamento delle formulazioni dei materiali e dei processi di produzione per garantire la conformità.
I produttori dovranno anche collaborare con organismi di valutazione della conformità accreditati e notificati alla Commissione, tenuti a rispettare le prescrizioni di trasparenza e segretezza professionale. Le aziende dovranno altresì adattare la loro documentazione tecnica i loro contratti con fornitori e clienti per includere le nuove specifiche richieste per la valutazione della conformità: questo al fine di assicurarsi che tutte le parti coinvolte siano informate. L'introduzione di nuovi test e procedure di valutazione di conformità potrebbe allungare i tempi necessari per poter immettere un prodotto sul mercato, poiché saranno necessari ulteriori controlli e approvazioni. Questo richiede una pianificazione anticipata e una gestione efficiente del ciclo di sviluppo del prodotto per evitare ritardi nella commercializzazione.
Per i consumatori I consumatori beneficeranno di una maggiore sicurezza e della migliore qualità dell'acqua potabile. Le nuove regolamentazioni assicurano che i materiali utilizzati nei sistemi di distribuzione dell'acqua siano sicuri e non rilascino sostanze nocive. I consumatori avranno, in ogni caso, l’evidenza del prodotto conforme dalla marchiatura di tutti i prodotti a contatto con acqua potabile.
Per le autorità di regolamentazione
Le autorità di regolamentazione dovranno collaborare strettamente per garantire che gli standard siano rispettati e per facilitare il commercio di materiali e prodotti conformi tra l'Unione Europea e il Regno Unito.
La nuova normativa europea sui materiali a contatto con acqua potabile rappresenta un passo importante verso la standardizzazione e la sicurezza in tutta l'Unione. Sebbene vi siano molte similitudini con la normativa WRAS del Regno Unito, esistono anche differenze significative che i produttori devono tenere in considerazione. L'adozione di questi standard garantirà che l'acqua potabile rimanga sicura e di alta qualità per tutti i consumatori, promuovendo al contempo la fiducia nei sistemi di distribuzione. La cooperazione tra le diverse giurisdizioni e l'adozione di pratiche migliori sarà cruciale per garantire il successo e l'efficacia di queste normative, proteggendo così la salute pubblica e l'ambiente.
Omeco Lifetech è la divisione che all’interno di Omeco, laboratorio di ICIM Group, si occupa di tutte le attività di testing su dispositivi e materiali che possono influire sulla salute umana (caratteristiche meccaniche, chimiche e biologiche di dispositivi medici, materiali e oggetti a contatto con alimenti (MOCA), materiali e oggetti che trasportano o contengono acqua potabile e cosmetici. Omeco applica metodi di controlli non distruttivi su impianti e macchine industriali incluso il comparto dell’industria alimentare. Per quanto riguarda i materiali a contatto con l'acqua potabile, Omeco è laboratorio accreditato per i servizi di testing in conformità ad entrambe le normative (Direttiva UE 2020/2184 e Standard WRAS Materials) e completa i servizi di consulenza, formazione e certificazione offerti da ICIM Group ai produttori di materiali e prodotti a contatto con l'acqua potabile nel segno della conformità normativa, innovazione e sostenibilità.
AMERICAN FIRST 2.0
di Mauro Ippolito – iBan First
La vittoria inappellabile di Donald Trump nei confronti della candidata democratica Kamala Harris ha riportato l’ex presidente alla guida della prima economia mondiale dopo quattro anni di pausa, durante i quali gli Stati Uniti sono stati guidati da Joe Biden. Il pensiero di The Donald rispetto alla prima presidenza non è cambiato, lo slogan “American First” continua a riecheggiare tra la popolazione e lo ha favorito per un ritorno alla Casa Bianca, dove resterà per i prossimi quattro anni. D'altronde, la logica di rafforzamento della catena di approvvigionamento interna e la creazione di posti di lavoro è il mantra del neo 47° presidente USA, che farà tremare il commercio mondiale a suon di dazi e blocchi alle importazioni.
Analizzando la crescita economica degli Stati Uniti, possiamo notare come i consumi rimangano il principale motore dell'economia, rappresentando circa l'80% della crescita nei primi tre trimestri del 2024, e che favorire la capacità di spesa degli americani pone le basi per uno sviluppo economico solido, secondo il pensiero di Trump. Per favorire ciò, la nuova amministrazione si concentrerà sui sostegni diretti, gli investimenti e la competitività interna al fine di vincere la corsa rispetto all’ Europa, soprattutto verso la Cina.
Secondo Goldman Sachs (tra le più grandi banche d’affari del mondo), gli Stati Uniti imporranno tariffe aggiuntive, in media del 20% sulle merci cinesi, con l’implementazione dei dazi che avverrà probabilmente nella prima
metà del 2025. Un nuovo colpo alla domanda esterna e al sentiment degli investitori che si aggiunge a quello che è già un quadro ciclico difficile per l'economia cinese. Ma è anche possibile che i dazi abbiano un impatto minore rispetto al 2018-19. perchè ampiamente attesi. In secondo luogo l'esposizione della Cina alle esportazioni verso gli Stati Uniti è diminuita a causa dei dazi nel primo mandato di Trump. Terza e ultima ragione, è improbabile che modifichi gli sforzi politici più ampi per promuovere una rotazione della crescita cinese verso la domanda interna nel 2025. Nella misura in cui la Cina risponde a qualsiasi tariffa con un mix di misure di ritorsione, deprezzamento della valuta e politica monetaria e fiscale, l'enfasi su quest'ultima potrebbe essere maggiore rispetto a quanto avvenuto nel 2018-19.
Com’è coinvolta l’Unione europea?
Non solo la Cina, anche l’Europa subirà la scure dei dazi imposti da Donald Trump e, a differenza della prima, l’economia europea non ha basi solide per rispondere a tono, soprattutto negli ultimi anni, dato che ha registrato una continua perdita di competitività e di potere d’acquisto. L’economia tedesca, la prima economia d’Europa, è in recessione, ed il mercato del settore auto (e manufatturiero in generale) ha perso continue quote di mercato soprattutto nel segmento elettrico, con chiusure di siti produttivi e licenziamenti che aggraveranno il potere di spesa dei tedeschi. Con l’apertura di siti produttivi in Europa dell’est (Ungheria e Polonia) da colossi come BYD e Geely, l’effetto dazi europei sulle auto elettriche cinesi di fatto svanirà e questo imporrà una profonda revisione delle politiche europee. Da considerare inoltre che l’Europa sta vivendo una reale depressione politica, aspetto da non sottovalutare.
Sia la Germania che la Francia, infatti, sono alle prese con una crisi politica profonda: da un lato la Francia è offuscata da elezioni anticipate e inconcludenti indette dal presidente Macron a giugno. Dall'altro lato in Germania il governo di coalizione si rifiuta di rimuovere il freno fiscale del paese, ed è probabile che non vi sarà nemmeno un cambiamento nemmeno dopo le elezioni federali del settembre 2025.
Di conseguenza Francia e Germania potrebbero non essere in grado, di voler sostenere la crescita dell'Eurozona quanto vorrebbero o di cui l’Europa stessa ha bisogno. Allo stesso tempo, l’Italia continua a combattere con l’eccessivo indebitamento e il rischio infrazione delle le regole dell'UE. Pertanto, qualsiasi sostegno fiscale reale è probabilmente nelle mani dell'Unione Europea. Nei prossimi due anni sono
previsti esborsi molto significativi del Recovery Fund e, come evidenziato a settembre dal rapporto dell'ex presidente della BCE Mario Draghi, sulla competitività del blocco, sono necessari ulteriori investimenti. Purtroppo, questo potrebbe non essere sufficiente per ribaltare l'orientamento restrittivo della politica fiscale europea nel 2025.
Cosa ci aspetta?
Alla luce di quanto esposto, UBS (società svizzera di servizi finanziari) ha previsto quattro potenziali scenari, con la probabilità maggiore (50%) che prevede una crescita dell’economia mondiale nonostante le tariffe, in quanto la fiducia delle imprese compenserà l’effetto dazi selettivi sulle importazioni cinesi ed europee, mentre un rischio basso (del 15%) è una recessione globale. Tuttavia, Trump ha appena annunciato che imporrà, come prima azione del suo insediament, un dazio all’import del 10% su tutti i prodotti prevenienti dalla Cina e del 25% a Canada e Messico accusate a vario titolo di esportare droga (Fentanyl) e favorire l’immigrazione clandestina. Per l’Europa il dubbio sull’entità del dazio e su cosa colpirà è ancora tutto da scoprire, ma molti stimano che riguarderà l’eccellenza dei prodotti Made in UE ovvero il 60% dell’export europeo verso gli Stati Uniti, tra cui cibo e lusso(di almeno 20%).
Per scongiurare e contrastare l’applicazione dei dazi il presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, intervistata dal Financial Times, ha sottolineato che una buona soluzione potrebbe essere quella di “comprare americano”, aggiungendo che l’Unione europea anziché imporre immediatamente contromisure potrebbe trovarsi in una posizione migliore se parlasse
Secondo Goldman Sachs (tra le più grandi banche d’affari del mondo) gli Stati Uniti imporranno tariffe aggiuntive, in media del 20% sulle merci cinesi, con l’implementazione dei dazi che avverrà probabilmente nella prima metà del 2025.
Non solo la Cina, anche l’Europa subirà la scure dei dazi imposti da Donald Trump e, a differenza della prima, l’economia europea non ha più basi solide per rispondere a tono, soprattutto negli ultimi anni, dato che ha registrato una continua perdita di competitività e di potere d’acquisto.
con gli Stati Uniti di potenziali tariffe commerciali. Ma la domanda che a questo punto dobbiamo porci è: quali prodotti importiamo dagli Stati Uniti e quale potrebbe essere la politica di “comprare americano”? Analizzando i dati sulle importazioni dagli Stati Uniti, notiamo che i principali prodotti esportati da oltre oceano verso l’Europa sono gas naturale, petrolio, i suoi derivati e prodotti medicinali e farmaceutici. L’Europa, quindi, potrebbe aumentare l’import di gas naturale liquefatto (GNL), dei 120 miliardi di metri cubi di GNL importati nel 2023 il 50% proviene già dagli Stati Uniti anche se la Russia è tornata il principale fornitore di gas all’Europa (a maggio scorso è stato il primo esportatore di gas in Europa). Nel discorso della Lagarde, si sottolinea come l’Europa non riesca a sostituire integralmente le forniture energetiche russe, come paesi dell’Europa orientale ma anche Belgio, Francia e Spagna continuano ad acquistare GNL dalla Russia. Aumentare l’import dagli Stati Uniti, pertanto, potrebbe limitare i dazi statunitensi ed allo stesso tempo limitare gli incassi russi che fino ad ora hanno finanziato la guerra in Ucraina.
Il secondo punto sull’aumento delle importazioni Usa riguarderebbe il settore militare, soprattutto a sostegno dello sforzo bellico dell’Ucraina e della necessità di raggiungere il 2% del PIL in armamenti militari come da accordi NATO. Tra i membri dell’Unione Europea restano sette gli Stati ancora non allineati (Italia, Belgio, Croazia, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna) che potrebbero essere i principali sostenitori della spesa in difesa.
Di fatto la Lagarde esorta i paesi a muoversi verso gli Stati Uniti di Trump per non rischiare di trovarsi isolati da entrambi i lati della geografia mondiale e allo stesso tempo per con-
trastare le ripercussioni che avrebbe l’economia europea in un clima di dazi e contro dazi che porterà la crescita economica a contrarsi spingendo nuovamente verso l’alto l’inflazione. Secondo Lagarde, è essenziale sviluppare una strategia economica più coordinata e lungimirante per affrontare le sfide future. Gli stati membri non potranno affrontare le sfide da sole, ma con un’unica voce, ed è probabilmente questa la sfida maggiore che dovrà gestire Ursula von der Leyer al secondo mandato come presidente dell'Unione europea.
In tutto ciò le imprese italiane si trovano a dover gestire le difficoltà che i mercati esteri presentano. In particolare, l’effetto dazi oltre a ridurre la volumetria dell’export erode anche quote di mercato e riduce la loro competitività. Una nota positiva, tuttavia, potrebbe giungere proprio dall’effetto valutario in una politica protezionistica, come quella americana, che potrebbe favorire un interesse di investimenti di capitali esteri in Usa e quindi un apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro. L’apprezzamento del dollaro nel post elezione americane ha sicuramente portato un beneficio per gli esportatori di beni in Usa, con gli incassi che hanno beneficiato di un cambio favorevole ma, allo stesso tempo, la variabilità e la volatilità del mercato potrebbero falsare le stime dei successivi incassi. Un’attenta programmazione finanziaria ed il supporto di partner valutari esperti nella gestione dei cambi potrebbe favorire una migliore coordinazione dei flussi di incasso per le aziende esportatrici, riducendo l’impatto dei potenziali dazi. Non bisogna dare per scontato che gli effetti valutari non impatteranno sulle finanze aziendali, quando questi ricoprono ruoli sempre più rilevanti nei mercati globalizzati.
Dogana Facile
Servizi strategici per il business delle imprese
CAMBIAMENTO CLIMATICO E SCAMBI COMMERCIALI GREEN
di Fulvio Liberatore – Team di ricerca Easyfrontier Technologies
Le politiche green incrociano e caratterizzano da sempre le strategie fondamentali dell’Unione: combattere il cambiamento climatico e favorire la transizione ecologica sono obiettivi imprescindibili nelle prospettive di lungo periodo dell’Unione europea. Strategie che stanno trovando la loro strada anche a fronte degli esiti ampiamente deludenti della COP29, conclusasi il 24 novembre a Baku, e dei mutati orientamenti dei più importanti partner globali dell’Unione.
Responsabile
Il tema del cambiamento climatico e di un approccio green agli scambi commerciali è stato oggetto di uno specifico studio nell’ambito Observatory on Green Customs, Circular Economy, and Sustainability Development - iniziativa del progetto PEN-CP (Pan-European Network of Customs Practitioners) - con l'obiettivo di fornire alle amministrazioni doganali europee strumenti e conoscenze per promuovere pratiche sostenibili e facilitare il commercio verde. Il PEN-CP è un progetto finanziato dall'Unione europea nell'ambito del programma Horizon 2020 e in partnership con 13 amministrazioni doganali europee, attivo dal 2018 e che dovrebbe concludersi nel 2025. Il suo obiettivo principale è accelerare gli sforzi innovativi in tre aree tecniche chiave delle dogane: gestione dei dati e dei rischi, tecnologie di rilevamento e attrezzature di laboratorio. Tra le attività dell'Observatory, PEN-CP ha pubblicato il documento "A High-Level Framework for Green Customs and Research Agenda".
La lotta al cambiamento climatico incide significativamente sulla supply chain delle aziende della meccanica impegnate nel commercio internazionale. Se è vero che il pacchetto legislativo Fit for 55 ha fissato obiettivi ambiziosi trasversali (tutti connessi al macro obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050), è anche vero che tra i passaggi fondamentali indicati dalla legislazione unionale si collocano due set di provvedimenti che hanno diretto impatto sugli scambi commerciali internazionali delle imprese unionali: CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism - Reg. (UE) 2023/956 e il Reg. di Esecuzione (UE) 2023/1773) e EUDR (EU Deforestation Regulation – Reg. (UE) 2023/1115).
Carbon Border Adjustment Mechanism
Il CBAM prevede obblighi (talora complessi e onerosi) a carico degli importatori di alcune specifiche tipologie di merci (merci CBAM, appunto) la cui produzione comporta, rilevanti emissioni di gas serra in atmosfera (CO2e, ossia anidride carbonica e gas serra ad effetto equivalente): alluminio, acciaio, ferro, cemento, fertilizzanti, elettricità e idrogeno.
Il CBAM però colpisce esclusivamente le importazioni dirette di tali merci e non la loro produzione o la loro esportazione. Quanto alla produzione, le aziende unionali sono tenute ad avvalersi del sistema EU ETS (EU Emission Trading System) che garantisce il rispetto del principio “chi inquina paga”, trattandosi di un meccanismo di acquisto di quote (in misura limitata) disponibili per gli operatori unionali. Il CBAM prevede, in termini relativamente semplici, l’acquisto di specifici certificati, senza limitazioni quantitative ciascuno corrispondente ad una tonnellata di CO2e emessa in atmosfera per la produzione delle merci colpite, comportando un onere corrispondente al costo dell’acquisto dei certificati medesimi, da “spendere” al momento dell’immissione in libera partica delle merci CBAM. La maggiore difficoltà per gli importatori di merci CBAM è connessa alla necessità di identificare gli esatti quantitativi di CO2e emessi in atmosfera in relazione ai processi produttivi utilizzati nei Paesi Terzi da cui originano le merci CBAM medesime (dati “effettivi”).
In sede di applicazione “a regime” del Reg. (UE) 2023/956 CBAM, in realtà, ci si potrà avvalere dei cosiddetti valori di default, ossia dei valori standardizzati fissati dalla Commissione (e particolarmente punitivi) connessi alle emissioni dirette e indirette delle merci CBAM e dei loro precursori. Al fine di affrontare meno oneri in termini di acquisito di certificati CBAM, gli importatori dovrebbero, però, ottenere dai propri fornitori i dati effettivi e saranno poi quest’ ultimi che potranno guidare l’acquisto dei certificati CBAM.
Il Reg. di esecuzione (UE) 2023/1773, inoltre, richiedeva che gli operatori interessati presentassero, a partire dal 31 gennaio 2024, una relazione trimestrale - tramite l’apposito portale allestito dalla Commissione (Registro Transitorio CBAM) - relativa alle dichiarazioni di immissione in libera pratica di merci CBAM presentate in dogana nel trimestre precedente, completa dei dati relativi alle emissioni effettive o basate sui valori di default. Dal 31 ottobre 2024, il regolamento impone agli importatori di queste merci l’utilizzo dei dati effettivi per l’80% delle emissioni (il restante 20% può essere dichiarato facendo riferimento ai valori di default).
La lotta al cambiamento climatico incide significativamente sulla supply chain delle aziende della meccanica impegnate nel commercio internazionale.
Non tutti gli operatori siano essi trader, distributori o imprese manifatturiere possono ottenere i dati effettivi dai gestori degli impianti, sia in ordine alla complessità dei dati medesimi sia per ragioni connesse alla presunta riservatezza di tali dati ed informazioni: é per tale ragione che, pur rimanendo effettivo l’obbligo di reportistica nell’ambito delle FAQ (pubblicate in successive e sempre più nutrite edizioni da parte della Commissione UE per chiarire i numerosissimi dubbi manifestati dagli operatori), la Commissione stessa ha previsto la possibilità (FAQ 75) che si possano presentare relazioni a valori nulli allegando, i documenti che possono provare gli sforzi effettuati per ottenere tali dati ed informazioni.
dal 31 dicembre 2024 è possibile presentare la relativa domanda all’Autorità Nazionale Competente (National Competent Authority - NCA) dello Stato membro di residenza e la qualifica sarà rilasciata generalmente entro 120 giorni dalla ricezione della richiesta. Nel caso in cui la NCA dovesse richiedere ulteriori informazioni, il termine massimo è esteso a 180 giorni.
Nel 2025, inoltre, la Commissione UE potrebbe prevedere l’estensione del CBAM anche ai cosiddetti prodotti “downstream”, ossia le merci che “potrebbero essere a rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio”. I lavori per ampliare l'ambito di applicazione del presente regolamento, dovrebbero mirare a includere, entro il 2030, tutti i prodotti importati.
Cosa succederà dal 2025?
Nel corso del 2025 gli operatori interessati dovranno continuare a presentare i report trimestrali (sempre con i “dati effettivi” relativi alle emissioni) e dovranno ottenere la qualifica di “dichiarante autorizzato CBAM”, qualifica indispensabile per poter poi effettivamente importare le merci CBAM dal 1° gennaio 2026. Lo status di “dichiaranti autorizzati CBAM” comporta il soddisfacimento di alcuni requisiti (descritti dettagliatamente nel Reg. (UE) 2023/956) e l’iscrizione nel Registro CBAM. In particolare,
Non saranno soggetti al CBAM (e, quindi, né ai report periodici né all’acquisto di certificati) le merci originarie dell’Islanda, della Norvegia, dell’Liechtenstein e della Svizzera a cui si aggiungeranno, presumibilmente, a breve anche le merci originarie di UK e di altri paesi che potranno dimostrare di aver implementato nella propria normativa, un’Emission Trading System (ETS) equivalente a quello unionale.
La situazione attuale
La Commissione ha recentemente pubblicato i dati relativi alle relazioni trimestrali presentate dal 31 gennaio 2024 al 31 ottobre 2024: ne è emerso che i dichiaranti CBAM sono in tutta la Ue tra i 17 mila e i 20 mila, distribuiti principalmente tra Germania, Polonia e Italia (dove i dichiaranti sono stati all’incirca 3 mila). Le merci CBAM importate fino al 30 settembre 2024 sono state principalmente originarie di Ucraina, Russia e Turchia. La Commissione, peraltro, pre-
sume che vi siano ancora operatori che non hanno presentato le relazioni trimestrali. (Si ricorda che l’omissione della presentazione della relazione può essere sanzionata dall’Autorità Nazionale Competente. In Italia la NCA è il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – MASE). Inoltre, la FAQ 52 sul “Trattamento confidenziale dei dati” prevede che i dati caricati nel Registro Transitorio CBAM possono rimanere riservati (la decisione sulla loro pubblicità spetta al dichiarante CBAM), salvo alcune informazioni anagrafiche come nomi e ubicazioni degli impianti.
EUDR
Il Reg. (UE) 2023/1115 EU Deforestation Regulation è destinato anch’esso ad avere impatto sulla global supply chain. Il regolamento, infatti, richiede ad importatori, esportatori e produttori di provare che alcune specifiche merci (indicate nel regolamento) e i prodotti da esse derivati non sono state ricavate e non hanno sfruttato appezzamenti di terreni soggetti a deforestazione, dopo il 31 dicembre 2020. La prova è fornita attraverso la presentazione di un’attestazione di due diligence (Due Diligence Statement - DDS) relativa a comportamenti, dati e geolocalizzazione.
Le merci EUDR sono: olio di palma, soia, caffè, gomma, legno, carne bovina, cacao, carbone e carta, oltre a numerosi prodotti derivati come cuoio, mobili o cioccolato. Secondo la formulazione originaria del regolamento, a partire dal 30 dicembre 2024, le grandi imprese (importatori, esportatori, produttori e commercianti), avrebbero dovuto comunicare al momento della commercializzazione, importazione o esportazione delle merci soggette al regolamento, il numero attribuito dal portale specializzato alla Due Diligence Statement, caricata sul portale medesimo. Tale obbligo sarebbe stato esteso anche alle PMI a partire dal 30 giugno 2025.
Tuttavia, in risposta alle preoccupazioni manifestate da operatori economici, da alcuni governi nazionali e dalla stessa Commissione circa la concreta possibilità di giungere all’applicazione dell’EUDR nelle date previste, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico circa il rinvio della data di applicazione del regolamento.
Il 17 dicembre 2024, poi, il Parlamento europeo ha adottato, con 546 voti favorevoli, 97 contrari e 7 astensioni, la risoluzione P10_TA(2024)0058 “Deforestation Regulation: provisions relating to the date of application”. La risoluzione modifica l’EUDR stabilendo che i grandi operatori e i commercianti dovranno iniziare a presentare le DDS a partire dal 30 dicembre 2025, mentre le PMI avranno tempo fino al 30 giugno 2026. Il rinvio avrà un effetto certamente di rilievo, ben oltre la rilevanza tecnica: infatti, con la modifica apportata sarà possibile continuare a commercializzare, fino al 30 dicembre 2025, i prodotti ottenuti da terreni soggetti a deforestazione avvenuta dopo il 30 dicembre 2020.
Alla risoluzione è stata allegata una comunicazione della Commissione in ordine agli impegni assunti dalla stessa per rendere il più possibile fluidi gli adempimenti da parte delle imprese e, in particolare, da parte delle PMI. Il Parla-
mento ha anche accolto la modifica dell’art. 29 dell’EUDR in ordine ai livelli di rischio dei Paesi dai quali provengono le materie prime e i prodotti assoggettati all’EUDR, modifica concordata, in realtà, nell’ambito dell’accordo politico del 3 dicembre 2024. Tale introduzione stabilisce che tutti i Paesi vengono considerati a rischio standard tranne quando presentano un alto rischio o un basso rischio (in termini di deforestation, ovviamente).
Sempre la Commissione nella comunicazione allegata alla risoluzione del PE, risponde alle preoccupazioni di Stati membri, Paesi terzi e operatori, impegnandosi a rendere disponibile entro il 30 giugno 2025 il sistema di informazione (basato su TRACES, il sistema già utilizzato per il monitoraggio delle importazioni di legname) completo di tutte le funzioni previste. Inoltre, nella revisione prevista entro il 30 giugno 2028, sarà valutata l'introduzione di misure per semplificare e ridurre gli oneri amministrativi per le aziende.
L'Art. 12(3) del Reg. (UE) 2023/1115 EUDR richiede alle aziende interessate di pubblicare un rapporto annuale sulle loro attività per conformarsi ai requisiti previsti dall'EUDR. Poiché il 2025 sarebbe stato il primo anno di applicazione dell'EUDR, il primo rapporto (riguardante l'anno 2025) avrebbe dovuto essere pubblicato dopo il 30 dicem-
bre 2025. Le aziende che avevano già riportato elementi rilevanti coperti dall'Art. 12(3) dell'EUDR nel contesto degli obblighi di rendicontazione previsti da altre normative europee pertinenti (come la Direttiva sulla Due Diligence per la Sostenibilità Aziendale dell'UE) non sono tenute a ripetere la rendicontazione.
La Commissione informa che a partire dal 6 novembre 2024 è possibile per gli operatori e i commercianti (trader) e/o i loro rappresentanti autorizzati che intendono immettere, rendere disponibili o esportare prodotti rilevanti sul/ dal mercato dell'UE di registrarsi nel Sistema informativo, se saranno soggetti all'obbligo di presentare una Dichiarazione di Due Diligence. In alternativa, gli operatori possono richiedere i servizi di un Rappresentante Autorizzato (che, a sua volta, deve essere registrato nel sistema come tale).
La Commissione sta comunque procedendo a rilasciare numerose FAQ EUDR - che saranno parzialmente “integrate” nell’atteso regolamento di esecuzione e nella Guidance definitiva - rispondendo a molte delle perplessità emerse da parte di stakeholder e operatori. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) ha in ogni caso proceduto ad introdurre il codice di certificato “Y17” da riportare nelle dichiarazioni doganali relative alle merci soggette ad EUDR.
Il 17 dicembre 2024 il Parlamento europeo ha adottato, con 546 voti favorevoli, 97 contrari e 7 astensioni, la risoluzione P10_TA(2024)0058 “Deforestation Regulation: provisions relating to the date of application”. La risoluzione modifica l’EUDR stabilendo che i grandi operatori e i commercianti dovranno iniziare a presentare le DDS a partire dal 30 dicembre 2025, mentre le PMI avranno tempo fino al 30 giugno 2026.
Le altre regole connesse alla protezione dell’ambiente
Il Green Deal è inoltre visibile in altri provvedimenti, già presenti in forma diversa nell’ordinamento unionale e che possono contribuire alla riduzione dei danni ambientali, pur non essendo neanche lontanamente sufficienti:
• Il Reg. (UE) 2024/573 sui gas fluorurati a effetto serra (F-GAS), entrato in vigore l'11 marzo 2024, mira a eliminare progressivamente i gas fluorurati con elevato potenziale di riscaldamento globale, promuovendo alternative a basso impatto climatico. L'obiettivo è una riduzione di almeno 500 milioni di tonnellate di emissioni di CO₂ entro il 2050. Dal 1° gennaio 2025 saranno introdotti limiti quantitativi per gli idrofluorocarburi, per la gestione avanzata (recupero, riciclaggio, smaltimento) e il divieto di aerosol dosatori caricati con HFC.
• In UE il Reg. (UE) 2024/590 sulle sostanze che riducono lo strato di ozono è entrato in vigore l’11 marzo 2024 introducendo norme più stringenti su produzione, commercio e uso delle sostanze lesive dello strato di ozono (Ozone Depleting Substances - ODSP).
• L’European Economic Security Strategy mira a identificare e gestire i rischi per la sicurezza economica dell'UE. È strettamente collegato al Green Deal, in quanto entrambi i piani condividono l'obiettivo di rendere l'Europa più resiliente, sostenibile e indipendente dal punto di vista economico ed energetico.
• La Decisione 2020/2053 del Consiglio dell'Unione Europea ha introdotto un nuovo tributo noto come "Plastic Tax", destinato a finanziare le risorse proprie dell'Unione e si basa su contributi nazionali calcolati in base alla quantità di rifiuti di imballaggi di plastica non riciclati, prodotti da ciascuno Stato membro. Dal 1° gennaio 2021 la Plastic Tax mira a incentivare la riduzione del consumo di plastica monouso, promuovere il riciclo e favorire la transizione verso un’economia circolare. In Italia la Plastic • Tax è stata introdotta dalla legge 160/2019 ma la sua applicazione, già prorogata più volte, è prevista a partire dal 1° luglio 2026. La normativa italiana prevede un’imposta di consumo pari a 0,45 € per kg che colpirà non solo gli imballaggi, ma anche tutti i manufatti in plastica monouso, cosiddetti MACSI (Manufatti Con Singolo Impiego). Inoltre, l’imposta sarà riscossa anche per l’immissione in libera pratica di prodotti di plastica non provenienti dall’UE, estendendo così la portata della tassa ai prodotti di importazione.
• Il Nuovo Piano d'Azione per l'Economia Circolare (Circular Economy Action Plan, CEAP), adottato nel marzo 2020, nell'ambito del Green Deal, include il Reg. (UE) 2024/1781 sulla progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili (Ecodesign for Sustainable Product Regulation - ESPR). Il regolamento istituisce un quadro per la definizione di requisiti di progettazione ecocompatibile che i prodotti devono rispettare per essere immessi sul mercato o messi in servizio, escludendone l’applicazione solo per casi molto specifici (medicinali, alimenti, etc.). L’articolo 15 (Controlli doganali relativi al passaporto digitale di prodotto) del Reg. (UE) 2024/1781 ESPR, sotto il profilo degli scambi internazionali, non impone requisiti per i prodotti destinati esclusivamente all’export. Tuttavia, prevede l'assoggettamento ai requisiti di ecodesign per i prodotti destinati all’importazione nel mercato dell’UE, compresi i componenti e i prodotti intermedi. Una delle novità più rilevanti del regolamento è l'introduzione di un passaporto digitale per i prodotti (Digital Product Passport - DPP). Strumento che garantisce informazioni necessarie come l’identificativo univoco del prodotto, la documentazione di conformità, la composizione e lo smaltimento dei prodotti per favorire scelte d’acquisto consapevoli.
I temi connessi al Green Deal e alla loro rilevanza per le imprese della meccanica sono seguiti oltre che da Anima Confindustria anche dalle principali organizzazioni imprenditoriali, tra cui diversi livelli di articolazione di Confindustria. Anima Confindustria ha dedicato al tema l’evento Green Talks 2024, durante il quale è stato presentato il “Quaderno della Sostenibilità”, ossia il documento che offre agli operatori del settore della meccanica strumenti e risorse per affrontare le sfide della decarbonizzazione.
Le aziende del settore, investite dai nuovi obblighi connessi al Green Deal, sono sicuramente pronte ad affrontare con piena responsabilità cambiamenti tecnici e normativi che la lotta al cambiamento comporta. Per dare, però, organicità alle attività che vengono sempre più attribuite alle imprese lo strumento principe è rappresentato da un approccio olistico alla Due Diligence aziendale: saranno proprio gli strumenti ad essa connessi che assicureranno un’evoluzione del commercio fluida, competitiva, e soprattutto compliant.
AISEM-ANIMA CONFINDUSTRIA PRESENTANO IL LIBRO BIANCO DEI CARRELLI
Il Libro Bianco contiene dati di settore, trend e strategie di un comparto chiave della logistica
Allo Spazio Copernico Centrale di Milano, il 22 gennaio è stato presentato il Libro Bianco dei Carrelli realizzato da Aisem (Associazione italiana sollevamento e movimentazione, federata Anima Confindustria) e dall’Ufficio studi di Anima Confindustria.
Il settore dei carrelli elevatori, nel mondo della meccanica, rappresenta un’eccellenza e si pone all’avanguardia all’interno del sistema manifatturiero italiano, forte della specializzazione e della professionalità delle aziende che lo compongono.
Questa seconda edizione del Libro Bianco si prefigge l’obiettivo di far prendere coscienza della forza e delle potenzialità di questo settore all’interno del comparto meccanico, evidenziandone l’importanza “strategica” a utilizzatori, istituzioni, enti e autorità. Lo studio offre una panoramica del sistema italiano e illustra il posizionamento dell’Italia rispetto ai competitor internazionali.
Per avvicinare il lettore a una realtà industriale ai più sconosciuta, si è voluto dedicare il primo capitolo alla presentazione delle principali produzioni che caratterizzano il settore.
Nel secondo capitolo è riportata l’analisi dei dati di import/ export nel quinquennio 2019-2023, che testimoniano la crescita di un comparto chiave della logistica italiana. I dati del commercio internazionale, relativi all’interscambio tra i diversi Paesi, forniscono preziose informazioni per la comparazione tra il sistema produttivo italiano e il sistema produttivo dei Paesi concorrenti.
Nel terzo capitolo, per descrivere il settore, in particolare con riferimento alle scelte strategiche, sono state condotte delle interviste in profondità supportate dall’analisi dei documenti ufficiali (bilanci e relazioni sulla gestione). Dopo aver analizzato la catena del valore sono state identificate le principali tendenze attuali e prospettiche, tra cui spiccano una forte concentrazione con aziende specializzate, mentre la produzione dei componenti strategici viene fatta localmente.
Il quarto capitolo analizza in chiave strategica la propensione e l’impegno alla sostenibilità da parte delle aziende facenti parte dell’industria meccanica.
Da ultimo è stata condotta un’analisi di tipo finanziario volta al riesame dei principali indicatori di bilancio, su una base che comprende la quasi totalità delle imprese del settore, in modo da valutarne la performance economica e l’adeguatezza della struttura finanziaria nel periodo che va dal 2019 al 2023.
I dati sono stati impiegati per la valutazione di indicatori quali la redditività, l’efficienza della gestione, la dinamica degli investimenti, la solidità del settore e per ricavare indicazioni importanti sullo stato di salute del settore e sulle dinamiche degli investimenti.
Andreas Zuege – General Manager di Hannover Fairs International GmbH presente all’evento ha commentato la pubblicazione «L'ottima fotografia dello stato dell'arte
presentato da AISEM con il Libro Bianco Carrelli evidenzia come le Fiere e INTRALOGISTICA ITALIA in particolare, continuino a svolgere un ruolo centrale nella definizione del panorama tecnologico italiano. In un momento in cui distributori e punti vendita sul territorio sono destinati a diventare degli hub di competenze, INTRALOGISTICA ITALIA rappresenta il posto ideale dove riunirsi e confrontarsi, non solo con i colleghi della stessa azienda, ma anche con la concorrenza. Come i magazzini sono tornati al centro delle imprese, così INTRALOGISTICA ITALIA si conferma al centro degli ecosistemi, come luogo di scambio e apertura al confronto. Dove vedere e toccare tanta tecnologia, ma anche dove tornare a progettare il futuro»
Andreas Zuege, General Manager di Hannover Fairs International GmbH
Partecipa all’unica Fiera B2B in Italia interamente dedicata a movimentazione industriale, gestione del magazzino, stoccaggio, smistamento e sollevamento dei materiali.
Ecologia
Risarcito ricercatore licenziato dopo rifiuto di prendere un aereo
Si tratta del primo caso conosciuto di licenziamento legato al rifiuto di prendere un aereo. Gianluca Grimalda aveva querelato il suo datore di lavoro, l'Istituto di Kiel per l'economia mondiale (Ifw), per licenziamento ingiusto. A Grimalda è stato comunicato che il suo contratto di ricerca presso l'Ifw era stato rescisso nell'ottobre 2023. Questo perché lo studioso non era riuscito a tornare dal suo lavoro sul campo a Bougainville, in Papua Nuova Guinea. A spingere Grimalda verso questa opzione, il desiderio di ridurre le emissioni di gas serra. Sebbene il piano originale che prevedeva un viaggio lento fosse stato approvato dall'istituto, gli era stato ordinato di tornare in aereo dopo il ritardo accumulato nel tornare a Kiel, entro la data concordata. Lo studioso aveva rifiutato ed era stato licenziato. Il viaggio dall'Europa alla Papua Nuova Guinea è durato in tutto 35 giorni e il ritorno era previsto in circa due mesi. Grimalda sosteneva che il suo ritardo fosse dovuto a rinvii del visto, minacce alla sicurezza, attività vulcaniche e altri problemi logistici.
Ambiente
Bologna va piano e lontano
L’esperienza di Bologna Città30 è fatta di numeri, numeri che hanno spinto l’amministrazione comunale a adottare convintamente una misura che mette al centro la sicurezza dei cittadini e la vivibilità. Questi ci ricordano come a 30km/h la probabilità che un impatto sia mortale si riduce di oltre il 90%. La riduzione del 49% dei morti su strada registrata in dodici mesi. Numeri come lo zero: zero pedoni deceduti in un anno di Città30. Nel 2024 hanno perso la vita camminando in strada o attraversando sulle strisce pedonali 475 persone.
Energia
Estratto ghiaccio di un milione di anni in Antartide
Si è conclusa con successo la campagna in Antartide che ha permesso di raggiungere il fondo di una calotta glaciale a 2.800 metri, ed estrarre una carota di ghiaccio datata 1,2 milioni di anni. Questo campione contiene informazioni preziose sulla storia climatica del nostro pianeta, è l’archivio più antico e ininterrotto mai recuperato. Il cilindro di ghiaccio estratto da un gruppo di ricercatori del Cnr coordinati dall’Italia fornirà informazioni preziose sui cambiamenti climatici. Un risultato da record raggiunto dal progetto “Beyond EPICA – Oldest Ice” finanziato dalla Commissione Europea e coordinato dall’Italia, con l’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp).
Centrali frigorifere
Globo
Globo, centrale frigorifera a CO2 operante in ciclo transcritico, è ideale per le superfici di piccole dimensioni. Combina la refrigerazione per normale e bassa temperatura sullo stesso telaio, offrendo massime prestazioni. Se installata all’esterno, garantisce sicurezza e silenziosità tramite pannelli isolanti acustici.
Mini Booster
Mini Booster, la centrale transcritica a CO2, è ideale per impianti a normale e bassa temperatura in punti vendita di medie dimensioni. Offre massima adattabilità, avendo un minor numero di compressori e dimensioni contenu te. Disponibile nella versione aperta e chiusa, può recuperare calore per otte nere acqua calda sanitaria e riscaldare il negozio.
www.arneg.com
Epta
Un traguardo di efficienza
Epta ha registrato eccellenti risultati in termini di efficienza con XTE (Extra Transcritical Efficiency): l’innovativo sistema di refrigerazione realizzato in collaborazione con Energy Recovery Inc. nell’ambito del progetto europeo ENOUGH e brevettato con numero di concessione IT202200020811, che è al cuore dell’ipermercato Auchan Korzó di Maglód, in Ungheria. In dettaglio, lo store ospita un impianto customizzato a CO2 transcritica, composto da due centrali modulari per grandi superfici ECO2Large,
www.eptarefrigeration.com
di cui una integrata con XTE, e caratterizzato da una capacità di refrigerazione potenziata che raggiunge i 285 kW complessivi. I dati raccolti ed elaborati in un significativo intervallo di condizioni operative, a partire dalle diverse temperature esterne stagionali, hanno infatti evidenziato prestazioni al di sopra delle aspettative, con un risparmio medio misurato del 15% con sistema XTE in funzione, fino a temperature di 42°C.
CLS si evolve in Dymation: un nuovo capitolo per l'automazione intralogistica
La business unit di CLS dedicata all’automazione si rinnova in Dymation per guidare la rivoluzione intralogistica in settori chiave come automotive, food & beverage e manufacturing, grazie a soluzioni tecnologicamente avanzate
CLS, società del gruppo TESYA, leader in Italia in soluzioni avanzate per la movimentazione di materiali e della logistica, ha annunciato l’evoluzione della sua business unit dedicata all’automazione e alla digitalizzazione dei processi logistici. iMation diventa Dymation, nome che fonde le parole “dynamic” e “automation” e che punta a rafforzare la propria leadership nel mercato dell’intralogistica in Italia, Francia, Spagna e Benelux con particolare focus nei settori industriali Automotive, Food & Beverage e Manufacturing. Grazie al polo tecnologico di Gruppo dedicato all’automazione e all’efficientamento della supply chain, Dymation opererà a livello internazionale. offrendo soluzioni per l’automazione di navettaggio, picking e pallettizzazione, insieme a sistemi di visione, software di simulazione e strumenti di intelligenza artificiale. Le soluzioni Dymation si caratterizzano per la loro scalabilità e flessibilità e sono progettate per adattarsi alle esigenze di aziende di ogni dimensione, ottimizzando spazi e risorse con estrema precisione. L’expertise di Dymation affonda le sue radici in oltre 70 anni di storia di CLS nel settore logistico italiano e internazionale che le hanno per-
messo di essere riconosciuta come partner unico nella scelta delle soluzioni di movimentazione dei materiali e della logistica.
Dymation si posiziona come partner unico per progettare e mantenere soluzioni quali iVehicles, celle robotiche e magazzini automatici integrati con sistemi ERP (Enterprise Resource Planning) e software gestionali, per una completa gestione dei dati aziendali. Grazie a queste soluzioni, CLS offre un valore tangibile in termini di ritorno sull’investimento e miglioramento progressivo delle performance, con strumenti come la manutenzione predittiva e il remote monitoring che assicurano un monitoraggio costante, riducendo al minimo i tempi di inattività e prevenendo possibili guasti. Grazie a un continuo impegno nella ricerca e sviluppo, CLS è in grado di innovare costantemente, progettando soluzioni che rispondono alle sfide del mercato.
Questa evoluzione conferma la solida capacità consulenziale di CLS grazie alla presenza di un team di professionisti altamente qualificato che permette di offrire soluzioni su misura, per accompagnare i clienti lungo tutto il processo di digitalizzazione e automazione.
Centrali frigorifere
Eco Ring System
Il sistema Arneg Eco Ring riduce l’impatto ambientale garantendo maggiore sicurezza. Il motore smontabile, applicato al banco ma collocato in un’unità esterna, sfrutta un minimo quantitativo di gas R290 per refrigerare un circuito di acqua glicolata che, all’interno del mobile, mantiene i prodotti in temperatura. Il mobile frigo plugin diventa, così, più ecologico, flessibile e sicuro. Un’innovazione firmata Arneg che riduce l’uso del gas refrigerante, libera spazio ed elimina il superfluo.
www.arneg.com
ECOMONDO 2024
I GRANDI NUMERI DELLA PIÙ GRANDE EDIZIONE DI
SEMPRE:+5% LE PRESENZE TOTALI, 1.620 BRAND E
166.000 MQ DI ESPOSIZIONE
Lo dicono tutti i sondaggi e le previsioni: la sostenibilità è al centro delle urgenze e di ogni strategia futura, per la società e le imprese, a livello globale. A Ecomondo 2024, l’evento internazionale dedicato alla green e circular economy organizzato da Italian Exhibition Group e conclusosi oggi alla Fiera di Rimini, questa affermazione si è tradotta in una edizione con numeri da record.
+5% le presenze totali rispetto all’edizione precedente (e +4% quelle estere), 1.620 brand espositori che hanno occupato 166.000 mq nel quartiere fieristico, ampliato con due nuovi padiglioni per rispondere ad una domanda crescente di presenza da parte delle aziende (+10% di espositori rispetto al 2023).
Un luogo di incontro per l’innovazione tecnologica delle imprese, il mondo della ricerca, professionisti del settore e delegazioni internazionali che hanno partecipato agli oltre 200 convegni e workshop in programma, accessibili anche online grazie alla piattaforma b2b GreentechInsights. Mentre i giornalisti accreditati da ogni parte del mondo hanno toccato quota 650 e messo la fiera e Rimini al centro dei riflettori internazionali.
ECOMONDO, HUB INTERNAZIONALE DELLA SOSTENIBILITÀ
I numeri confermano il ruolo di Ecomondo come hub internazionale di primaria importanza per la green and circular economy, grazie alla sinergia con l’Agenzia ICE e con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), in collaborazione con la rete globale di regional advisor di IEG e anche della Regione Emilia-Romagna. In continua crescita gli operatori esteri, prevalentemente dall’area euromediterranea e in particolare da Germania Spagna, Romania, Francia, Croazia, Grecia, Serbia, Egitto Turchia e Tunisia. Accolti operatori internazionali da 121 Paesi, 72 associazioni di
settore e istituzioni a livello globale, 650 buyer provenienti da 65 Paesi, in particolare Nord Africa, Europa, Nord America, America Latina, con un notevole incremento di buyer dall'Asia. Un sistema di relazioni e di incontro che ha portato a realizzare nei quattro giorni di fiera 3.500 business matching.
I risultati raccolti a chiusura di manifestazione confermano il valore della rete di relazioni che Ecomondo da anni alimenta, agendo da vero e proprio “community catalyst” per la green economy a livello internazionale.
IL MINISTRO PICHETTO FRATIN: A ECOMONDO L’ITALIA VINCENTE DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA
Un’importante presenza di rappresentanti delle Istituzioni ha sottolineato il rilievo di Ecomondo come luogo di confronto sui grandi temi in agenda per il nostro Paese in relazione anche agli scenari internazionali.
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha inaugurato la manifestazione, ha ricordato come Ecomondo sia “un osservatorio privilegiato sull’economia nazionale. Qui c’è l’Italia vincente della transizione ecologica, rivolta alla decarbonizzazione, all’efficienza, all’uso ragionato delle risorse naturali, all’innovazione”.
INNOVAZIONE, CHIAVE PER LA SOSTENIBILITÀ
È il fil rouge che ha caratterizzato fortemente Ecomondo 2024, declinato nel fenomeno delle start up, ma anche dei brand espositori: negli ultimi 5 anni il 78,4% delle imprese ha investito in innovazione per la sostenibilità (indagine Ecomondo-Unioncamere condotta su un campione di imprese dell'ecosistema della manifestazione).
L’innovazione è stata anche premiata a Ecomondo, dove il Premio Lorenzo Cagnoni per l’innovazione green, è
stato assegnato a start up che hanno presentato soluzioni e prodotti all’avanguardia. L’eco-innovazione di imprese e Pubbliche amministrazioni è stata premiata anche con il Premio Sviluppo Sostenibile, promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ed Ecomondo.
LO STATO DELLA TRANSIZIONE
GREEN INTERNAZIONALE
Più di 200 appuntamenti distribuiti nelle quattro giornate della fiera hanno offerto una panoramica completa sulle ultime tendenze e sfide nel campo della sostenibilità a livello internazionale: dalla Circular economy alla bioeconomia, dalla Water & Blue Economy, al monitoraggio dei cambiamenti climatici, la finanza sostenibile. Un ricco programma di eventi coordinato dal Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo, presieduto dal Prof. Fabio Fava dell’Università di Bologna. Gli Stati Generali della Green Economy, la cui 13a edizione ha aperto anche quest’anno Ecomondo, hanno inquadrato questi temi in una cornice di dati di scenario nazionale: riduzione delle emissioni di CO₂ di oltre il 6%, Italia Paese leader nell'economia circolare (3,6 euro di PIL per ogni kg di risorsa consumata), oltre il 44% la produzione di elettricità da fonte rinnovabile sulla generazione totale, produzione biologica nazionale in crescita, ma anche sfide aperte, come il pro-
gressivo aumento del consumo di suolo e l’obiettivo di una mobilità sostenibile.
UNA FINESTRA SULLE PROFESSIONI GREEN, L’INTERVENTO DEL MINISTRO VALDITARA Grande attenzione ai temi della formazione e qualificazione professionale per l’orientamento dei giovani verso le professioni green presenti e future. Su questo, proprio nella mattinata dell’ultimo giorno di Ecomondo, è intervenuto il Ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, per delineare le strategie formative del futuro. È già in atto una significativa domanda di upskilling e reskilling per fare fronte alla difficoltà di reperire professionalità green, in linea con investimenti e progetti delle aziende. Studenti universitari e professionisti hanno visitato Ecomondo e partecipato alle iniziative di formazione e orientamento, insieme a 2.800 studenti delle scuole superiori. Un’edizione di successo, a cui hanno contribuito le storiche e importanti partnership: i consorzi di filiera e le associazioni di impresa, a partire da CONAI, Utilitalia e Assoambiente, Confindustria, oltre alle istituzioni nazionali, MASE, MIMIT, Agenzia ICE, e internazionali, dalla Commissione europea, a OCSE, FAO, European Environment Agency, ISWA.