l'Industria Meccanica 734 - numero 2 2023

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DEEP TECH:

All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n. 781 - Costo orario medio dell’operaio n.29 - Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2023

Poste Italiane S.p.A.Spedizione Abbonamento postale70%LO/MI 734 NUMERO 2 2023 IL MOTORE DELL’INNOVAZIONE

L’Industria Meccanica – pubblicazione bimestrale di ANIMA/Confindustria

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Direttore editoriale

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In redazione

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Federica Dellisanti (segreteria di redazione) – dellisanti@anima.it

Hanno collaborato a questo numero

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In copertina

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Impaginazione

Alessio Monzani – alessio.monzani@gmail.com

Raccolta pubblicitaria

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SOMMARIO N. 734

10 Donne e Uomini al timone

12 RUBRICA | 400 caratteri

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39 Cicof punta su sicurezza e competitività di Lucrezia Benedetti

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EXPORT&MERCATI

16 Nuove frontiere per il flusso delle merci del Team Ricerca Easyfrontier

22 Il Green New Deal una nuova dipendenza cinese di Mauro Ippolito – IBanFirst

28 La Cina primatista anche sul mercato valutario di Mauro Ippolito – IBanFirst

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LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE

46 Verso una logistica green di Lucrezia Benedetti

50 Cimberio certificata da ICIM per la parità di genere di Elena Prous

54 RUBRICA | i 400 caratteri

56 RUBRICA | Tecnologia, novità da tenere d'occhio

65 Tabelle ANIMA - Bianche, Blu, Arancio

AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

32 Deep tech e innovazione multidisciplinare di Daniele Bettini

SOMMARIO N. 734

In copertina Serena Gianoli

Vincenzo Esposito

nuovo AD di Microsoft Italia

Prima di entrare in Microsoft, Vincenzo Esposito ha trascorso 11 anni in Dell alla guida di importanti aree di business in Italia e in Europa. In precedenza ha lavorato presso la sede europea di Canon ad Amsterdam e in Unisys in diverse posizioni in ambito marketing e vendite.

Masahiro Moro

nuovo AD e presidente di Mazda

Fino al 2021 a capo della business unit nordamericana, diventerà presidente e amministratore delegato in sostituzione di Akira Morumoto. A giugno Moro subentrerà all'attuale numero uno di Mazda, dopo l'approvazione degli azionisti e del consiglio di amministrazione.

Laurent Blanchard

nuovo CEO di Ingenico

Il leader nelle soluzioni di accettazione dei pagamenti annuncia la nomina di Laurent Blanchard come presidente e amministratore delegato (CEO) dell'azienda, nonché come membro del Supervisory Board e del consiglio di amministrazione.

Walter Renna

è il nuovo CEO di Fastweb

Ha iniziato la sua carriera professionale in veste di consulente M&A per KPMG. Nel 2008 è entrato nel team Strategia di Fastweb e lo ha diretto fino al 2018. Successivamente è passato al ruolo di COO e dal 2021 è a capo del team Product Design and Delivery, responsabile di marketing, comunicazione, sviluppo dei prodotti e IT.

Michel Benvenuti

nuovo CEO di Gruppo Sanpellegrino

Lascia il ruolo di CEO di Nestlé Waters Turchia. Entrato in azienda nel 1998 nel settore Finanza&Controllo di Sanpellegrino Svizzera, negli anni ha ricoperto posizioni di crescente responsabilità, prima come CFO del mercato europeo di Nestlé Waters e successivamente come country business manager di Nestlé Waters Svizzera.

Marc Langenbrinck

nuovo CEO Mercedes-Benz Italia

Dal primo giugno 2023, Marc Langenbrinck, attualmente CEO di Mercedes-Benz Svizzera, assumerà la responsabilità di CEO di MercedesBenz Italia. È membro esperto della community Sales & Marketing della casa di Stoccarda e vanta 30 anni di carriera in azienda.

Ioannis Ioannidis

nuovo presidente di GIFA e NEWCAST

Il nuovo presidente della fiera della fonderia GIFA e della principale fiera mondiale per i prodotti fusi NEWCAST è Ioannis Ioannidis, CEO e portavoce del consiglio di amministrazione di Oskar Frech GmbH + Co. KG di Schorndorf.

Roberto Lecciso

CEO del Gruppo Helvetia in Italia

Subentrerà a Francesco La Gioia che, dopo 11 anni, lascia il timone del gruppo. Con questa scelta nel segno della continuità, il Gruppo Helvetia consolida il cammino verso gli obiettivi di crescita e sviluppo definiti dalla strategia 20.25.

Donne e Uomini
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SOCIETÀ

L’inclusione passa anche dalla tavola

Il 2 aprile a Monza è stato inaugurato il nuovo PizzAut: una ‘Palestra di Autonomia Abitativa’, una cucina e un’accademia formativa gestita da ragazzi autistici. Anche Mitsubishi Electric si è unita al progetto #100mattoni, l’iniziativa lanciata da PizzAut per raccogliere fondi finalizzati alla costruzione del nuovo ristorante. Con la donazione effettuata l’azienda ha contribuito a creare anche due alloggi che verranno utilizzati dai ragazzi per sperimentare la propria autonomia per imparare a vivere la quotidianità fuori dalle loro famiglie.

USA più rinnovabili che carbone

Nel 2022 per la prima volta negli Stati Uniti, soprattutto in California, la produzione di energia rinnovabile ha superato quella da carbone. Lo ha annunciato la U.S. Energy Information Administration (EIA, l'agenzia statistica e analitica del Dipartimento dell'energia degli Stati Uniti d'America). Le rinnovabili hanno anche superato il nucleare confermando il trend dell'anno scorso; il sorpasso è stato trainato dal solare e dall'eolico che hanno contribuito al 14% dell'energia prodotta a livello domestico.

AMBIENTE

Risorse minerarie dai mari

Nei fondali dell’Oceano Pacifico, a migliaia di chilometri di profondità, si trovano metalli preziosi e necessari per l’alimentazione della prossima generazione di auto elettriche. Numerose compagnie minerarie sono in attesa che vengano al più presto delineate a livello mondiale le regole per la gestione delle attività minerarie in acque profonde, nella speranza di iniziare l’estrazione già a luglio 2023. Molto critici gli ambientalisti che mettono in guardia dal toccare questi ecosistemi ancora oggi poco conosciuti. Si stima infatti che circa il 90% delle specie presenti nelle acque profonde siano nuove ai ricercatori e alla scienza.

SOCIETÀ

Migrazioni climatiche

I dati sulle migrazioni dovute ai disastri climatici sono drammatici. Secondo le ricerche dell’IDMC, osservatorio che si occupa di spostamenti interni a livello mondiale, i tre quarti dei quarantuno milioni di migrazioni avvenute dentro la stessa area nel 2020 sono dovuti a catastrofi ambientali. Nove migranti su dieci arrivano in Italia dalla regione africana del Sahel, colpita da una gravissima emergenza ambientale, che ha prodotto carestie e alluvioni distruggendo la già povera economia locale. Uno studio pubblicato nel 2019 dalla rivista Nature prevede che fra trenta anni finiranno sotto l’acqua potenzialmente trecento milioni di persone.

i 400 caratteri
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EXPORT & MERCATI

NUOVE FRONTIERE PER IL FLUSSO DELLE MERCI

del Team Ricerca Easyfrontier

Con l’analisi scientifica di dati consistenti, rilevanti e affidabili, è infatti possibile orientare i controlli in modo tale da contrastare il commercio illegale: contrabbando, in tutte le sue forme, merci pericolose, scambi illeciti in senso lato, tutti fenomeni che ledono gli interessi degli operatori economici compliant.

Qual è, dunque, lo stato dell’arte nell’ambito della “scienza dei dati” applicata ai controlli doganali? I dati presenti nelle dichiarazioni doganali e negli altri documenti connessi ai traffici transfrontalieri sono, già oggi, adeguati a un utilizzo evoluto ed efficace dei medesimi? Quale potrà essere il futuro delle tecnologie più promettenti in relazione alla tumultuosa evoluzione dei traffici e delle formalità doganali?

A rispondere alle nostre domande è Mathieu Labare, membro del team Data-mining del Risk Management dell’Administration Générale des Douanes et Accises del Regno del Belgio, esperto in analisi dei dati e dottore di ricerca in Fisica, con una profonda esperienza nello sviluppo di modelli statistici applicati, sia in campo scientifico sia nell’ambito dei controlli doganali.

In occasione della Tech On, la conferenza sulle nuove tecnologie in campo doganale organizzata ogni anno dalla World Customs Organization a Maastricht, aveva evidenziato che i dati doganali sono, ad oggi, “sporchi” e non pienamente utilizzabili per una efficace analisi dei dati. Ci può spiegare il perché di questa posizione?

La qualità dei dati è scarsa e non affidabile per diversi motivi. Innanzitutto, i dati sono forniti, principalmente, dall'operatore economico e le amministrazioni doganali possono fare affidamento solo sui dati che l'operatore intende condividere. Ma i dati stessi sono condivisi, molto spesso, per il tramite di un intermediario, che potrebbe non conoscere la vera natura delle merci: la sua conoscenza delle merci che attraversano i confini dipende fortemente dalla volontà del cliente, destinatario o esportatore, di condividere informazioni corrette.  Le amministrazioni doganali appurano la vera natura dei beni dichiarati solo quando controllano le merci e i documenti che le accompagnano (ad esempio, le fatture). Tale limite è

Lo sviluppo armonico di un commercio internazionale equo e sostenibile basato su un’ampia condivisione di dati, da cui estrarre informazioni significative, tra le autorità doganali e tra autorità e operatori economici, costituisce un obiettivo condiviso tra tutte le dogane del mondo.
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aggravato dal fatto che le possibilità di convalida incrociata con altre amministrazioni sono limitate. L’UE è, in questo ambito, un'unione doganale che permette il movimento di merci e persone, ma non dei dati, con la conseguenza che gli stati membri hanno accesso alle dichiarazioni doganali, di fatto, in via principale, solo quando le merci entrano nell'UE attraverso il loro proprio territorio. Esiste infatti un unico Codice doganale (dell'Unione, appunto) ma 27 autorità con le loro procedure, prassi e priorità. Solo una "Agenzia doganale europea” potrebbe garantire cooperazione e uniformità interpretativa tra gli stati membri. La fonte dei dati (più che l'acquisizione dei dati stessi), pertanto, e la condivisione dei dati tra gli stati membri sono i veri colli di bottiglia che rendono i dati, appunto, scarsamente utilizzabili.

Abbiamo spesso parlato di Operatori Economici Autorizzati (AEO), uno status concesso agli operatori particolarmente attenti alla compliance doganale. Esiste un “pregiudizio cognitivo” (positivo) verso gli Operatori Economici Autorizzati?

In teoria, l'AEO è l'idea migliore per promuovere una partnership di fiducia tra operatori e dogane, ma è anche molto ingenuo credere che garantisca sempre un commercio affidabile e legittimo. Una volta concessi i privilegi, gli obblighi associati a tali privilegi vengono, talvolta, dimenticati. Gli AEO devono continuare a lavorare costantemente sulla loro conformità e devono essere consapevoli che il privilegio non

migliore per promuovere una partnership di fiducia tra operatori e dogane, ma è anche molto ingenuo credere che possano garantire sempre un commercio affidabile e legittimo

significa immunità. Gli AEO devono essere più conformi di un normale operatore e questa conformità deve essere controllata continuamente.

Inoltre, anche nel caso del trattamento degli operatori AEO si riscontra mancanza di uniformità operativa tra gli stati membri, tale difformità causa problemi e perdita di credibilità dello status di AEO medesimo oltre che, anche in questo caso, limitata pulizia e affidabilità dei dati forniti.

Si parla continuamente di data science con riferimento allo sviluppo dell'intelligenza artificiale anche in campo doganale. Come potrebbero le autorità doganali utilizzare la scienza dei dati per facilitare il flusso delle merci?

La scienza dei dati è già utilizzata per facilitare il commercio: l'analisi dei rischi viene eseguita avvalendosi di soluzioni di data science e la dogana belga, in particolare, ha un sistema che automatizza la procedura di selezione delle dichiarazioni da verificare in fase di pre-clearence. Tuttavia, dobbiamo aumentare l'impatto dell'analisi dei dati per far fronte all'aumento esponenziale del flusso di merci e di dati.

L'impatto delle soluzioni di data science però, e lo sottolineo nuovamente è fortemente limitato dalla scarsa qualità dei dati: non ci si può aspettare qualcosa di buono da un qualsiasi metodo se il materiale di partenza è scadente.

Ciononostante, i primi utilizzi di Data Analytics si sono dimostrati piuttosto efficaci nell'individuare le irregolarità.

Un'azione intelligente e precisa di ostacolo al commercio illegale, tenendo al contempo il commercio legittimo lontano dai controlli, faciliterà automaticamente gli scambi economici tra gli operatori più affidabili e renderà le loro catene logistiche più veloci. In Belgio, ad esempio, da oltre 10 anni abbiamo un team di data mining all'interno del dipartimento di Risk Management. Abbiamo anche implementato un team di "Intelligenza Artificiale" che, ad oggi, sta lavorando sulla scansione e il riconoscimento delle immagini. In Belgio, possiamo richiedere la cooperazione con altre amministrazioni e ottenere l'accesso ad alcuni dei dati rilevanti per la convalida incrociata.

Quali sono, quindi, le prospettive a lungo termine?  Ovvero, cosa può ottenere un utilizzo esteso della scienza dei dati in termini di facilitazione del flusso delle merci? Le preoccupazioni relative alla confidenzialità dei dati di business sono state prese in considerazione?

La scienza dei dati, in ambito doganale, è orientata a verificare e decidere se i dati di una dichiarazione sono corretti e affidabili e il ruolo delle dogane è quello di trovare il miglior equilibrio tra l’individuazione delle frodi e la facilitazione del commercio: quanto più efficace è la prima, tanto più efficace sarà il secondo.

La scienza dei dati può offrire un livello di precisione che non può essere raggiunto con i metodi tradizionali, a patto

che si disponga dei dati necessari per alimentare l'algoritmo.  Credo che le questioni relative alla privacy e alla confidenzialità dei dati di business siano una delle principali preoccupazioni quando si parla di data science: dobbiamo sempre dimostrare che il nostro approccio è legittimo e ciò, in considerazione della legislazione unionale in materia di protezione dei dati, risulta difficile perché devono essere fornite continuamente molte garanzie sulla legittimità e affidabilità del nostro lavoro. Proprio in termini di evoluzioni future, ogni tecnologia ha i suoi vantaggi ma anche i suoi svantaggi: parlando di sostenibilità, ad esempio, sappiamo che una grande potenza di calcolo (come quella richiesta per un’efficace analisi dei dati) richiede un grande consumo di energia.

Come possono le autorità doganali concentrarsi sui container "cattivi" (ossia quei container che contengono merci non lecite o, comunque, prive dei requisiti per essere esportate o importate)? Quali potrebbero essere i vantaggi in termini di tempo ed efficienza se la selezione dei “bad container” fosse basata sull'intelligenza artificiale?

L'obiettivo, molto ambizioso, è quello di analizzare il 100% dei container sospetti, ma le possibilità tecnologiche devono essere studiate attentamente, insieme allo sviluppo di algoritmi ad hoc basati su intelligenza artificiale per analizzare il contenuto delle immagini. Tuttavia, se valutiamo su scala globale il tema dell’effi-

Esiste un unico Codice doganale, ma 27 autorità con le loro procedure, prassi e priorità. Solo un' "Agenzia doganale europea” potrebbe garantire cooperazione e uniformità interpretativa tra gli stati membri
In teoria gli Operatori Economici Autorizzati sono l'idea
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cacia dei controlli grazie alla scienza dei dati, dobbiamo sottolineare che il divario tra i paesi più avanzati e quelli che non hanno accesso alla tecnologia è enorme, e questo divario può ampiamente sbilanciare l’efficacia e la fluidità dei controlli tra le dogane che hanno accesso e utilizzano le tecnologie di discernimento e i paesi che non lo fanno. I paesi più attrezzati saranno, quindi, più attraenti per il commercio legittimo grazie a una maggiore efficienza, mentre quelli meno dotati di tecnologie adeguate potranno costituire una porta d'ingresso più attraente per gli affari “sospetti” a causa delle minori possibilità di controllo e di individuazione delle frodi.

Lo scambio di good practice e di dati tra paesi potrebbe essere molto utile, ma non è ancora possibile su larga scala.

Pertanto, è un po' prematuro e altamente ipotetico cercare di quantificare i possibili guadagni (in termini di efficacia e anche di efficienza) derivanti da un’applicazione della scienza dei dati e delle soluzioni di IA in un paese o in UE in assenza di uno sviluppo parallelo e armonioso di tali soluzioni in tutti i paesi.

Negli ultimi tempi, la stampa è stata sommersa da notizie relative a strumenti di intelligenza artificiale generativa (ad esempio ChatGPT) che sembrano essere sempre più utilizzati anche da utenza non specialistica. L’utilizzo di tali strumenti può essere utile o può rappresentare dei pericoli?

Dogana Facile

Tutte le tecnologie dirompenti hanno pro e contro, nella maggior parte dei casi sono utili, allostesso tempo pericolose.

Nel caso di IA "opensource" come la ChatGPT, sarà più difficile, nel nostro lavoro, differenziare la verità dal falso e dalla falsificazione, dal furto di identità e dalla falsa dichiarazione. Pertanto, se iniziamo a utilizzare l'IA come la ChatGPT, avremo anche la necessità di trovare più fonti di dati che ci aiutino a validare in modo incrociato ciò che viene proposto dal dichiarante. Parte del mio lavoro nel dipartimento di Risk Management consiste nell’assumere un approccio “paranoico” e di pensare al modo migliore per combattere le frodi, in modo da poter contrastare la minaccia e, certamente, tra le minacce vi è quella di un utilizzo inappropriato di strumenti di IA.

Ma l’utilizzo dell'intelligenza artificiale nelle attività doganali porterà benefici anche al settore privato?

Assolutamente sì, potremmo sperimentare una migliore tracciabilità, una migliore disponibilità di dati, una maggiore affidabilità, fiducia nei dati, possibilità di analisi, ecc.

Credo anche che la facilitazione del commercio sia un vantaggio per tutti (a livello pubblico e privato): una migliore fiducia negli affari significa controlli più efficienti e in minor volume, procedure doganali più veloci e rapido rilascio delle merci, con meno ostacoli nelle catene logistiche.

La scienza dei dati, in ambito doganale, è orientata a verificare e decidere se i dati di una dichiarazione sono corretti e affidabili e il ruolo delle dogane è quello di trovare il miglior equilibrio tra l’individuazione delle frodi e la facilitazione del commercio: quanto più efficace è la prima, tanto più efficace sarà il secondo
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EXPORT&MERCATI
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Il Green New Deal una nuova dipendenza cinese

Il Parlamento europeo ha votato a favore del divieto dei motori a combustione dal 2035, con una misura che favorisce la graduale eliminazione dei veicoli a combustione interna nel trasporto passeggeri, approvando il compromesso politico raggiunto nell'ottobre 2022. A questo si è aggiunto, in prima lettura, l’accordo sulla direttiva sul rendimento energetico degli edifici (Energy Performance of Building Directive). Se la notizia da una parte ha fatto festeggiare la fetta di popolazione che accoglie con gradimento la scelta di procedere con politiche ecologiche, e conferma la necessità di agire contro il “climate change”, dall’altra ha aperto quesiti importanti sulla decisione europea.

Iproduttori di auto, soprattutto le case automobilistiche tedesche, hanno evidenziato delle criticità riguardo all'attuazione della transizione in breve tempo (poco più di 10 anni) nel tramutare la produzione da motori a combustione in motori elettrici. Il rischio, secondo gli operatori del settore, è l'impossibilità di agire nei tempi richiesti e allo stesso tempo quello di perdere importanti quote di mercato a favore di produttori focalizzati esclusivamente sulla produzione di veicoli elettrici. Il problema, naturalmente, riguarda anche l’assenza di infrastrutture di ricarica per le auto e l’assenza, soprattutto nei piccoli centri, di capitali di investimento necessari alla fattibilità di tale progetto di transizione ecologica. Non a caso nel

primo voto di ratifica il Parlamento europeo non ha raggiunto la maggioranza con l’opposizione di Germania, Italia, Polonia e Bulgaria che nelle ultime settimane hanno espresso crescente preoccupazione nei confronti della misura. In particolare Italia e Germania sono preoccupate per l’impatto sulla produzione del settore auto, con l’effetto negativo in termini occupazionali nei rispettivi paesi.

Tuttavia, se allarghiamo l’orizzonte e guardiamo alle implicazioni che questa decisione comporta, si comprende come il tema non riguarda solamente il settore auto, ma impatta su una serie di problematiche ad ampio spettro. Infatti, la produzione di auto elettriche implica investimenti importanti

di Mauro Ippolito, iBan First
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da parte delle società automobilistiche costrette a modificare le proprie linee produttive a favore di nuovi impianti per la produzione di batterie. Allo stesso tempo, si presenta un nuovo problema legato all’approvvigionamento delle materie prime necessarie per la produzione di batterie. Basti pensare che la realizzazione di un’auto elettrica necessita di 11 kg di litio, 27 kg di nichel, 20 kg di manganese, 13 kg di cobalto oltre a 90 kg di rame e 180 tra alluminio, acciaio e plastica. Queste materie prime si trovano principalmente in quei paesi in cui, negli ultimi mesi, si è assistito a un deterioramento delle relazioni con l’Europa, o dove l’influenza europea ha perso molto appeal. Tra questi, l’Europa ha perso autorevolezza in alcune regioni del continente africano, dove i principali investimenti sono arrivati soprattutto dalla Cina. Di fatto la scelta di una politica più rispettosa dell’ambiente potrebbe spingere l’Europa verso una crescente dipendenza nei confronti della Cina. Le batterie dei veicoli elettrici (EV), ad esempio, necessitano di grandi quantità di litio, nichel, cobalto, manganese e grafite. Mentre gli elementi delle terre rare sono utilizzati principalmente nei magneti permanenti per motori anche EV e turbine eoliche (altro settore oggetto della transizione ecologica europea).

A rischio dipendenza

Come già ricordato negli scorsi numeri de “L’Industria Meccanica”, l’Europa dipende fortemente dalla Cina per molte materie prime essenziali considerate cruciali per il successo della transizione verde e digitale. La Cina, ad esempio, provvede all’86% della fornitura mondiale di terre rare, un elemento fondamentale per la produzione delle batterie delle auto, pertanto con l’accelerazione della transizione verde, la domanda di materie prime essenziali dovrebbe salire del 500% entro il 2050 (secondo le analisi fornite dalla Banca Mondiale). Inoltre la Cina svolge anche un ruolo enorme nella raffinazione, un passaggio necessario prima che i materiali possano essere utilizzati. Più di tre quarti della produzione globale di materie prime essenziali utilizzate per l'energia provengono da soli tre paesi.

La Cina guida con il 66% della quota di offerta globale, seguita dal Sudafrica con il 9% e dalla Repubblica Democratica del Congo con il 5%. In alcuni casi, un singolo paese può essere responsabile di oltre la metà della produzione globale. Ad esempio, il cobalto viene estratto principalmente nella Repubblica Democratica del Congo, ma viene trasferito in Cina

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La detiene con il 66% della quota di offerta globale di terre rare, seguita dal Sudafrica con il 9% e dalla Repubblica Democratica del Congo con il 5%

Tra le prime 20 auto elettriche vendute in Cina dobbiamo scorrere quasi fino al fondo della lista per trovare il primo marchio europeo (al 16esimo posto), con 81.673 auto vendute da parte di Volkswagen (modello ID.4) e una quota di mercato pari all’1,4%. Nelle restanti 15 posizioni troviamo ben 13 auto di produttori cinesi e 2 (rispettivamente al terzo e al nono posto) prodotte da Tesla, che tuttavia beneficia della gigafactory a Shanghai e altre nel sudest asiatico

Anche l’Australia beneficia dell’ampia disponibilità di materie prime essenziali per l’industria metallurgica oltre che per quella delle batterie; per questo motivo sta spendendo forze e risorse nello sviluppo del settore delle batterie per auto elettriche, con investimenti che dovrebbero portare alla creazione di oltre 60mila posti di lavoro entro il 2030 alla luce di stime di crescita della domanda mondiale di batterie

per la lavorazione, per poi essere esportato verso Europa e Stati Uniti. Nel tentativo di rendersi meno dipendente, la Commissione europea ha presentato un atto legislativo al fine di ridurre la dipendenza di materie prime cruciali al 65% da un singolo paese entro il 2030.

L’Unione europea dovrebbe, così, poter sfruttare il proprio sottosuolo per ottenere almeno il 10% della domanda interna e avviare accordi con paesi quali Cile, Nuova Zelanda, Norvegia, Groenlandia e Argentina al fine di ridurre la dipendenza soprattutto dalla Cina.

Il monopolio cinese

Attualmente la Cina ha il controllo di tutte le principali materie prime essenziali per la produzione delle auto elettriche e può imporre il proprio dominio anche nell’accesso al proprio mercato interno. Non a caso due terzi delle vendite globali di veicoli elettrici a batteria (BEV) nel 2022 sono stati effettuati in Cina, che ha quindi registrato una crescita del settore del 70% su base annua rispetto al 28% di crescita in Europa.

Nella sola Germania, il più grande mercato automobilistico europeo, le vendi-

te sono cresciute del 32% nel corso dello scorso anno, anche se sono aumentate all'inizio dell'anno con l'avvicinarsi della data di scadenza degli incentivi per l'acquisto di auto elettriche. Ciononostante, la più grande casa automobilistica tedesca, Volkswagen Group, ha visto le consegne diminuire del 7% su base annua, con 8,26 milioni di veicoli venduti in tutto il mondo nel 2022, a causa della carenza di forniture che ha portato a interruzioni temporanee della produzione. Questi dati evidenziano anche l’incapacità delle case automobilistiche tedesche di accrescere la propria quota all’interno del primo mercato mondiale, la Cina.

Non è un caso se le quote di mercato delle aziende automobilistiche tedesche in Cina, per quanto riguarda le auto elettriche, sono molto basse. Tra le prime 20 auto elettriche vendute in Cina, dobbiamo scorrere quasi fino al fondo della lista per trovare la prima marca europea (al 16esimo posto), con 81.673 auto vendute da parte di Volkswagen (modello ID.4) e una quota di mercato pari all’1,4%, mentre nelle restanti 15 posizioni troviamo ben 13 auto di produttori cinesi e 2

(rispettivamente al terzo e al nono posto) prodotte da Tesla, che tuttavia beneficia della gigafactory a Shanghai e altre nel sudest asiatico. Per l’intero 2022, Volkswagen Group ha, infatti, visto la propria quota di mercato ridursi notevolmente passando dal quinto posto del 2021 al nono posto del 2022 con una quota di mercato di appena il 3,7%.

Un motore interno

Quanto detto fino ad ora evidenzia come la Cina abbia deciso di accentrare le proprie forze nello sviluppo interno a discapito delle aziende estere (soprattutto europee), confermando la propria volontà di aumentare il proprio ruolo nella geopolitica internazionale. Una lezione che l’Europa sembra non aver ancora imparato, andando a commettere i medesimi errori già commessi con la Russia e con la dipendenza dal suo gas. La scelta di bocciare politiche di indipendenza energetica ripercorre una serie di problemi nei quali l’Unione europea continua a cadere.

Un aiuto potrebbe giungere dall’Australia che beneficia dell’ampia dispo-

nibilità di materie prime essenziali per l’industria metallurgica oltre che per quella delle batterie. L’Australia, infatti, sta spendendo forze e risorse nello sviluppo del settore delle batterie per auto elettriche, con investimenti che dovrebbero portare alla creazione di oltre 60mila posti di lavoro entro il 2030 alla luce di stime di crescita della domanda mondiale di batterie. Secondo un report, la domanda globale di batterie aumenterà del 34% all’anno fino al 2030, più rapidamente della crescita annuale del 24% registrata solo 18 mesi fa, data la rapida diffusione di veicoli elettrici, stoccaggio stazionario e un’accelerazione globale nella transizione energetica.

L’Australia rappresenta quasi la metà della fornitura mondiale di litio ed è anche il secondo esportatore mondiale di cobalto, giocando quindi un ruolo importante come fornitore di terre rare. L’Europa, pertanto, può beneficiare degli ottimi rapporti con l’Australia per ridurre la sua dipendenza dalla Cina e assicurarsi forniture continue e affidabili, anche considerando la bassa domanda interna.

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La Cina primatista anche sul mercato valutario

Gli esportatori cinesi, solitamente, ricevono dollari statunitensi per le loro merci vendute nel mondo, ma ovviamente necessitano di renminbi (yuan) per le spese interne. Pertanto li rivendono alle banche locali che a loro volta li convertono attraverso la Banca Centrale, la People's Bank of China (PBoC), che a sua volta interviene attivamente per prevenire lo squilibrio tra dollaro USA e renminbi nei mercati locali. La PBoC può stampare moneta secondo le proprie necessità, determinando una diminuzione di dollari statunitensi che si accumulano sotto forma di riserva valutaria. La Cina ha sempre preferito la ricezione dei dollari rispetto all’euro, anche perché incentivata da politiche interne in cui il dollaro è successivamente riutilizzato per acquistare debito del tesoro americano. Non a caso la Cina è il primo creditore degli Stati Uniti, detenendo 971,8 miliardi di dollari in bond del Tesoro Usa (secondo i dati aggiornati ad agosto 2022).

In tutto questo il ruolo dell’euro resta comunque di primaria importanza, seppur marginale rispetto al dollaro, con l’Europa che continua ad accrescere il commercio con la Cina utilizzando sempre più la valuta statunitense rispetto all’euro e al renminbi. Nell’ultimo periodo, il ruolo della moneta cinese ha scalzato velocemente quello di altre valute nel panorama mondiale diventando la quinta al mondo per pagamenti, la terza nelle contrattazioni commerciali e la quinta valuta di riserva. Il Fondo Monetario Internazionale a maggio ha rivisto la propria quota nella moneta cinese incrementando le proprie riserve dell’1,36% portandole al 12,28%, appena dietro l’euro. La scelta del Fondo Monetario Internazionale di aumentare la propria quota in renminbi ha anche una valenza geopolitica: dopo l’esclusione della Russia dal sistema SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), la Cina ha colto l’occasione per raggirare le imposizioni finanziarie alla Russia attraverso l’uso del sistema CIPS (Cross-Border Interbank Payment System) che utilizza il renminbi, acquisendo sempre più peso all’interno dei mercati internazionali.

La strategia del renminbi

Europa e Cina continuano a muoversi su un binario parallelo, con le relazioni commerciali sempre più intense e con lo scambio di denaro che vede l’uso di tre principali valute: dollari, euro e renminbi.

La volontà del governo cinese di “svalutare” la propria moneta per incentivarne l’utilizzo e spingere l’export ha portato l’Europa ad abbandonare gradualmente la propria valuta o il dollaro nelle transazioni con la Cina in favore del renminbi, con gli importatori che hanno ottenuto anche un miglioramento in termini di prezzi. Il dipartimento di analisi dei dati di iBanFirst, istituto di pagamento presente in Italia che si occupa di incassi e pagamenti valutari e la

relativa gestione del rischio di cambio connesso, ha certificato questo cambiamento registrando un netto aumento delle transazioni in renminbi con una quota passata dal 16% del 2021 al 17% nel 2022. Solo nel primo trimestre di quest’anno, il volume di transato da iBanFirst in renminbi per i pagamenti ai fornitori cinesi ha già registrato il 18% del volume totale.

Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto la propria quota nella moneta cinese incrementando le riserve dell’1,36% portandole al 12,28%, appena dietro l’euro

A questo si aggiunge che maggiori prodotti finanziari denominati in renminbi saranno disponibili all’estero, maggiore sarà l'uso del renminbi, stimolando l’internazionalizzazione della Cina. Secondo alcuni economisti cinesi, la maggiore internazionalizzazione del renminbi promuoverà il ruolo della Cina nella governance internazionale, contribuirà a ottimizzare la struttura dei cambi esteri della Cina, ridurrà gli effetti di ricaduta delle politiche monetarie di altre banche centrali e fornirà convenienza per il commercio e il regolamento transfrontalieri. Negli ultimi anni, molti paesi hanno sempre più fatto perno sul renminbi nel regolamento commerciale bilaterale o lo hanno depositato come riserva valutaria. La People's Bank of China (PBC) ha firmato accordi di interscambio valutario con le banche centrali di 40 paesi, per un valore totale di oltre 4 trilioni di yuan (573,6 miliardi di dollari). Tra questi, ad esempio, l’Iraq ha iniziato a regolare il commercio dalla Cina in renminbi, precedentemente effettuato solo in dollari statunitensi. Del tutto simile l’accordo concluso con la Banca Centrale del Brasile che ha firmato un memorandum di cooperazione con la People Bank of China per accordi di compensazione del renminbi in Brasile, espandendo l'uso della sua valuta in Sud America.

In poco tempo, la Cina ha rimpiazzato il dollaro con la propria valuta in quei paesi dove la potenza americana ha perso smalto, rendendo il renminbi la moneta di scambio per eccellenza e divenendo brevemente la divisa di riferimento. L’obiettivo non nascosto di Pechino è diventare la potenza mondiale di riferimento, offuscando il ruolo degli Stati Uniti e diventando il perno della nuova geopolitica mondiale. m.i.

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AUTOMAZIONE & PRODUZIONE

Deep tech e innovazione multidisciplinare

Interoperabilità è sicuramente una delle parole d’ordine del mondo 4.0 dove, se è vero che i dati sono importanti, è altrettanto vero che i linguaggi e le modalità con cui si producono, raccolgono e trasferiscono sono pressoché infiniti. Questo vuol dire che si rende necessario trovare un modo per armonizzare i linguaggi e far sì che le macchine di uno stabilimento o addirittura i singoli sensori riescano a comunicare tra di loro, a capirsi e poi a trasmettere informazioni omogenee, confrontabili e comprensibili.

29 | l’INDUSTRIA MECCANICA 734 | N 2 2023 AUTOMAZIONE&PRODUZIONE
di Daniele Bettini

Zerynth è un’ex start up innovativa, fondata nel 2015, che deriva da uno spin off dell’Università di Pisa e supporta le aziende nella digitalizzazione dei processi produttivi e nello sviluppo di prodotti industriali connessi, attraverso una piattaforma IoT plug and play progettata per consentire la trasformazione 4.0 di qualsiasi macchinario. Sostanzialmente è un “abilitatore” di interoperabilità che permette di estrapolare informazioni da qualsiasi macchinario industriale, utilizzando il linguaggio di programmazione Python e, grazie a soluzioni plug and play, garantisce un’implementazione rapida e semplice in poche ore. Da qui la possibilità di svolgere un monitoraggio in tempo reale e quindi acquisire dati da macchinari industriali da mettere in evidenza attraverso cruscotti interattivi personalizzati. Una start-up di successo apparentemente come molte, ma significativa, perché fa parte di una lista ristretta di realtà che oggi sono riunite sotto il nome di iniziative deep tech. Un termine che di per sé vuol dire poco e che potrebbe rappresentare l’ennesimo termine nato tra le fucine dei geni del marketing, pronti a esaltare nuove tecnologie in cerca di nuovi problemi da risolvere. Questo potrebbe anche essere, se non fosse che a Trieste è stato presentato il Deep Tech Center, nato dalla collaborazione tra Mib, Obloo / Venture Factory e LEF (Lean Experience Factory) una realtà che varrà la pena osservare con attenzione. «Nasciamo con la prospettiva di riportare il concetto di innovazione, che è sempre stato spostato verso dinamiche molto evocative, alla sua concretezza. L’acronimo deep tech può essere percepito come parola chiave un po’ fumosa, ma vuole portarsi dietro la concretezza della ricerca scientifica e di una ricaduta industriale che è fondamentale» spiega Nicola Redi, managing partner di Obloo.

Nel cuore della tecnologia

«Il nostro obiettivo – a parlare è sempre Nicola Redi – è quello di trovare le metodologie che permettono di portare i migliori ritrovati della ricerca scientifica e trasformarli in nuovi prodotti o servizi, quindi start up che abbiano ricadute nel tessuto industriale». E la compagine rispecchia in qualche modo anche la filosofia dell'intervento. Come prima cosa la città, Trieste, rappresenta il substrato ideale per chi si pone il problema di valorizzare la ricerca; oltre all'antico mix di culture e saperi ci sono l'università, Sissa, Elettra Sincrotone, Area Science Park, ICGEB, ICTP, OGS e appunto il Mib, un'eccellenza formativa che riunisce molte grandi imprese del nord est e che contribuirà a fornire le competenze manageriali ed economiche a tutti i ricercatori che passeranno per il Deep Tech Center. Ogni partner del progetto si assume l'onere di svolgere un compito preciso che unito agli altri andrà a comporre la definizione di deep tech.

La filosofia secondo la quale è stato concepito questo centro

prevede infatti che il risultato della ricerca scientifica debba intersecarsi con l’ingegnerizzazione del prodotto e dei servizi, diventando così qualcosa di concreto. Ad esempio, un nuovo sistema di IA per identificare i residui non metallici sulle linee di produzione del cibo deve poter essere montato su una macchina posizionata a fine linea e deve risultare efficiente.

Per poter fare questo, bisogna essere in grado di gestire e coordinare tecnologie molto diverse tra loro.

Quindi l’ingegneria di prodotto che trasforma la ricerca e le relative tecnologie in prodotti, ma poi, affinché questi siano davvero utili e costruiti per rispondere a un problema, è necessaria una terza disciplina che il deep tech richiede di integrare: il design thinking.

La forza delle competenze

Questo prevede il “mettersi nei panni” di chi utilizzerà quei prodotti o quei servizi e fare in modo che alle necessità riscontrate sia data una risposta utile ed efficace.

Oltre al ricercatore/scienziato, che ha competenze estremamente verticali, gli ingegneri di prodotto devono essere in grado di trasformare la ricerca in un prodotto e in operazioni di design thinking, per riuscire a rispondere davvero al problema posto e fare in modo che il potenziale cliente lo possa utilizzare.

Per questo i partner dell'iniziativa sono, oltre al già citato Mib di cui è chiaro il ruolo di regista e formatore, il venture capital Obloo/Venture Factory e Lef.

Venture Factory è un venture capital particolare, è parte della piattaforma deep tech Obloo e lavora da anni sul trasferimento tecnologico, parte dal gruppo di ricerca per sviluppare spin off e farli crescere attraverso un percorso di investimento. A spiegarci il lavoro è Redi «Ci siamo resi conto che, perché la cosa funzionasse, non bastava mettere a disposizione dei ricercatori dei capitali. Avevamo bisogno di costruire Obloo, un ecosistema che definisse un percorso per trasformare le tecnologie in prodotti, i prodotti in modelli di business e imprese. Solo a quel punto le start up avevano le basi per crescere, perché nate come imprese con prodotti progettati per rispondere a delle esigenze concrete. Il nostro ruolo di investitori (anche se molto tecnici) rappresenta chi vuole andare a chiudere il cerchio, anche dal punto di vista della creazione di nuove imprese». «Siamo una vera e propria azienda che ricostruisce processi». Si presenta Marco Olivotto general manager di Lef «La vera unicità di questo luogo a livello nazionale è l’avere non un “mucchio” di tecnologie, fatto bene o male, più o meno costoso, ma avere dei processi reali con persone che li fanno funzionare. Deep tech, AI, AR, quantum computing e nuovi materiali possono essere utili quando ci sono processi conosciuti e governati, ma non quando sono i processi a governare noi. Questo è il vero aspetto importante per cui tante PMI italiane decidono di farsi ispirare su come utilizzare le tecnologie che hanno già in casa. Perché l'iper-ammortamento ha spinto verso il rinnovamento del parco macchine anche con parte di software, ma se è vero che l'80% ha investito in 4.0, da una survey che abbiamo realizzato lo scorso autunno è emerso che solo il 15% dichiarava di aver cambiato il modo di lavorare». Continua Olivotto «Forse è mancata e manca la formazione, però è evidente che la cosa importante non è la tecnologia in sé, ma quella utile a raggiungere l’obiettivo di miglioramento. Con questo laboratorio, (il Deep Tech Center NdR) si vogliono mettere insieme questi 3 aspetti: tecnologia - processi - business, perché il miglioramento va rendicontato in soldi e solo allora si trasforma in marginalità più alta o risparmio. Quindi vogliamo supportare le organizzazioni a fare innovazione che porti a fare meglio, con meno risorse, quello che si fa oggi. Un valore dal punto di vista della sostenibilità ambientale».

Palestre di capacità

Lef è una joint venture tra Confindustria Alto Adriatico e McKinsey, è parte della rete dei digital capability center di McKinsey e rappresenta una vera e propria filiera industriale integrata. Se ci sono tanti hub o demo center che sono progettati per far vedere singole tecnologie, Lef ha costruito una filiera industriale che dà come risultato dei componenti veri

e propri, nello specifico, per compressori di frigoriferi. Ricostruendo tutte le fasi di lavorazione dello stesso pezzo finale anche attraverso la relazione tra i diversi fornitori, integrando tutto il processo dalla fase del magazzino automatico, con agv, macchine per stampaggi a iniezione, robot collaborativi, impianti di assemblaggio e tutti i relativi servizi. Questo perché è ormai chiaro che l’ottimizzazione dell’intero impianto non è necessariamente determinata dall’ottimizzazione di ogni singolo comparto; quindi, per misurare l’effetto dell’introduzione di innovazioni o tecnologie, è importante testarle in un contesto che le stressi a 360°e che quindi ne riporti l’effetto sulla fine del percorso.

In questo modo, sostanzialmente, Lef diventa una palestra, un “physical twin” dove provare nuove tecnologie e valutarne l'impatto a livello aziendale, perché come riassume Redi «Il vero impatto non lo vedi sul singolo pezzo, ma sull’azienda nel suo complesso quindi il nostro obiettivo è vedere come ogni singola innovazione apportata possa agire sull’ intera azienda».

Dalla collaborazione tra queste realtà, a cui si deve aggiungere la SID - Scuola Italiana di Design, dipartimento formativo del Parco Scientifico e Tecnologico di Padova, sono già nate interessanti esperienze che possono far capire concretamente cosa si intende per deep tech.

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Oltre a Zerynth, c'è per esempio Kiber, una start up derivata dalla Sant'Anna di Pisa che ha realizzato un sistema a realtà mista e aumentata per l'attività di manutenzione collaborativa. In pratica un ingegnere sul campo, anche poco esperto, può collegarsi con altri esperti sparsi per il mondo e ricevere tutte le istruzioni del caso per svolgere i più svariati compiti, anche in ambienti critici.

Attraverso una serie di telecamere posizionate su caschetti o su dispositivi di sicurezza, che funzionano anche in siti con visibilità scarsa o difficoltosa, questi wearable, certificati atex (sono solo 2 al mondo i dispositivi elettronici indossabili che possono lavorare in ambiente esplosivo) danno e ricevono informazioni e possono proiettare nell'ambiente di lavoro in realtà aumentata. Sviluppati per l'ambito industriale hanno

L’ingegneria di prodotto trasforma la ricerca e le relative tecnologie in prodotti ma, affinché questi siano davvero utili e costruiti per rispondere a un problema, è necessaria una terza disciplina che il deep tech richiede di integrare: il design thinking. Questo prevede il “mettersi nei panni” di chi utilizzerà quei prodotti o quei servizi e fare in modo che alle necessità riscontrate sia data una risposta utile ed efficace.

una batteria che dura 8 ore e riescono a trasmettere in streaming audio-video con telefoni satellitari e banda passante molto limitata grazie a raffinate tecniche di elaborazione e compressione dati. Sono progettati, tra l'altro, per lasciare all'operatore le mani libere e quindi agevolarne i movimenti e il lavoro.

Altro frutto di questa collaborazione che può dare l'idea di come funzioni la “teoria del deep tech” è Newtwen, l'azienda nata da un gruppo di ricerca di Padova che ha realizzato un digital twin on chip. Le prestazioni del motore elettrico sono determinate anche da come si riesce a gestire la temperatura del traferro e da come questa evolve man mano che lo si utilizza. Un tema molto complesso che nessuno era riuscito a risolvere, tanto che la temperatura che si poteva rilevare era

solo quella esterna. La soluzione del problema per Newtwen passa dall'uso dell'intelligenza artificiale che ricostruisce, a partire dai disegni geometrici del motore elettrico, ma anche di schede, elettronica di potenza e batterie, considerando tutti i parametri misurabili, anche quelli non misurabili andando a costruire un vero e proprio gemello digitale dell'asset fisico. In pratica si ha uno strumento che segue il pezzo fisico per tutta la sua vita, lavorando non solo in fase di manutenzione predittiva, ma anche per gestire, per esempio, la batteria nel migliore dei modi, esplicitando le sue reali condizioni per tutta la durata del suo ciclo di vita. Una soluzione che a livello industriale potrebbe cambiare il modo in cui si riescono a gestire le macchine elettriche in generale e l'elettronica di potenza, in particolare.

Sono esempi di aziende cresciute grazie a enormi competenze verticali, scientifiche, ma che sono state accompagnate secondo quella filosofia deep tech che sarà approfondita e promossa dal centro di Trieste.

Strategie vincenti

Rimane la parte di design thinking da approfondire, anch'essa messa in pratica dalle start-up già citate. Su questo Andrea Busato marketing manager della scuola italiana di design di Padova è molto preciso «La missione che ci diamo non è quella di progettare prodotti, bensì di soddisfare dei bisogni. Dobbiamo capire come allineare tecnologie e mercato, disegnare scenari non solo di business, ma anche di usabilità di servizio, di comunicazione, lo facciamo con percorsi in cui mettiamo insieme gruppi di giovani designer con i team delle startup che lavorano in maniera estensiva in workshop di 1-2 settimane coordinati dai professori della scuola che hanno diverse competenze e che mettiamo in campo a seconda delle necessità. Così aiutiamo i team a valorizzare la loro idea per il mercato».

Prosegue sempre Busato «Una visione che è partita con una collaborazione con il fondo VV3TT e 147 fra gruppi di ricerca e sette startup che abbiamo fatto lavorare con gli studenti ottenendo un risultato bellissimo. Abbiamo nutrito i nostri ragazzi con informazioni e approfondimenti che di solito non vedono (innovazione radicale) e dall’altra parte abbiamo fornito a chi viene dal mondo della ricerca team multidisciplinari e gruppi di lavoro del tutto inusuali perché legati a discipline come il design, il marketing, l'antropologia o la sociologia. Un mix di competenze che produce una bella forza centripeta. Aiutiamo i team non solo in fase di brainstorming, ma anche nel realizzare mokeup, animazioni di prodotto o intere campagne di comunicazione. Alcuni, dopo aver sperimentato questa commistione, hanno deciso di approfondire il tema perché si sono resi conto di quanto valore potesse portare al loro sviluppo».

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CICOF PUNTA SU SICUREZZA E COMPETITIVITÀ

La crescente complessità tecnologica dei prodotti accompagna l’esigenza, sempre più sentita, di garantire al luogo di lavoro la necessaria sicurezza per le persone. Il livello tecnologico necessario alla sicurezza dei prodotti non sempre è facile da percepire da parte del cliente finale che per definizione stessa di “competizione industriale” finisce per anteporre a tutto il puro raffronto sul ritorno di investimento. Secondo Cicof, Comitato Italiano dei Costruttori di Forni Industriali federato Anima

Confindustria, il futuro presenta una sfida per il comparto: la diffusione della “consapevolezza che la sicurezza è un must” e, oltre alla commercializzazione di soluzioni tecnologiche adatte a garantirla, è necessario un contributo fattivo alla diffusione di facili metodi di raffronto.

Non è semplice conoscere quale sia la corretta applicazione delle norme a cui fa seguito la conformità del prodotto ed è faticoso individuare, sul prodotto stesso, le caratteristiche costruttive e di sicurezza che lo differenziano da altri.

Ciascun fabbricante sceglie le soluzioni costruttive che crede più opportune per il prodotto che immette sul mercato, ma molte di queste sono vincolate da provvedimenti normativi di natura obbligatoria che non possono essere oggetto di una scelta volontaria. Secondo Michele Bendotti, vicepresidente di Cicof (Comitato Italiano dei Costruttori di Forni Industriali) «Trattandosi di impianti di termo-processo, alimentati

da combustibili altamente infiammabili e/o esplosivi, la sicurezza è sempre stata uno dei requisiti cardine del settore. La norma di riferimento a livello europeo (EN746) affonda le proprie radici già negli anni ’90 ed è attesa a breve la nuova edizione, mentre in altri paesi (es. USA) vengono utilizzate norme locali».

Anche secondo Andrea Baio, presidente di Cicof, ovviamente la sicurezza è di

primaria importanza «È evidente che, in un contesto industriale di questo genere, la sicurezza è un fattore primario imprescindibile per una progettazione ottimale di macchinari complessi. L’approccio secondo la valutazione dei rischi

di Lucrezia Benedetti
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voluto dalle direttive e regolamenti a livello europeo hanno cambiato di molto l’approccio. Dal recepimento di tali direttive si è sviluppata negli ultimi anni una serie di normative armonizzate che sono diventate ormai una base per la costruzione di queste macchine articolate. Parallelamente sono state revisionate e articolate norme di prodotto che coinvolgono i singoli componenti a bordo di un forno industriale (come valvole gas di sicurezza, sistemi di monitoraggio fiamma, pressostati e trasmettitori di pressione, regolatori e riduttori di pressione, per fare alcuni esempi) che hanno portato ad avere prodotti certificati che garantiscono livelli di sicurezza adeguati e, al personale, un ambiente di lavoro sicuro e salubre».

Enrico Mozzi, vicepresidente dell'associazione, ha sottolineato un altro aspetto importante per il settore «In questo quadro non va dimenticato però che molti dei paesi europei sono fra i maggiori fabbricanti ed esportatori “world-wide” nel settore dei forni industriali. Ma se è vero che esistono, oltre all’area europea già dotata di norme e regolamenti, altre aree del mondo nelle quali vigono norme analogamente stringenti, come ad esempio gli Stati Uniti d’America, il Giappone, l’intero ex “blocco sovietico” e altri ancora, è pur vero che vaste sono le aree mondiali in cui tale impianto legislativo non è presente o è carente. E con la globalizzazione dei mercati la competizione si è moltiplicata portando alla luce differenti sensibilità sulla materia. L’esistenza o meno di una normativa locale, forte in materia di sicurezza sul lavoro, ha quanto meno influito sulla crescita di eventuali realtà locali: alcune dotate di linee guida comparabili a quelle europee, altre no».

Sempre secondo Mozzi «Questo rappresenta una vera sfida per l’intero comparto. Si può incontrare una concorrenza le cui soluzioni sono ben poco confrontabili (quasi definibile sleale) nelle aree del mondo in cui alla sicurezza non è dato il giusto peso. E si può addirittura assistere all’immissione sullo stesso mercato europeo di prodotti marcati CE, ma non conformi alle norme di sicurezza».

La marcatura CE è una garanzia?

Questo fenomeno non riguarda quindi solo giocattoli o prodotti alimentari il cui richiamo mediatico è ben maggiore, ma anche i prodotti professionali coinvolgendo insieme fabbricanti e clienti europei.

Il datore di lavoro, infatti, quale operatore professionale, in Europa, ha la responsabilità di utilizzare attrezzature che siano effettivamente conformi alle normative vigenti, ma spesso la sola evidenza della marcatura CE non offre questa garanzia.

Per questo motivo da Cicof è nata l’esigenza di comunicare agli utilizzatori quali siano le caratteristiche dei forni industriali che è necessario verificare al

momento della scelta, in modo da minimizzare/evitare rischi relativi al loro utilizzo e garantire la sicurezza del luogo di lavoro.

Sempre secondo Bendotti «Oltre alla marcatura CE è importante che vengano rispettate le normative vigenti nei paesi a cui sono destinati gli impianti. Preme evidenziare come l’attività di lobby tecnico svolta dal Cecof prima e da Cicof poi aiuti le aziende associate a imporre un gap tecnologico con competitor “low cost”, spesso basati in paesi in forte via di sviluppo».

Dello stesso parere il presidente dell'associazione «Cicof ha voluto stendere nel 2020 un position paper sui forni industriali, dove sono riassunte le principali caratteristiche che un impianto di combustione industriale deve avere quando installato. Questo documento è rivolto a molteplici destinatari: all’utilizzatore finale che ha uno strumento per poter meglio valutare le differenze tra diversi prodotti riguardanti le caratteristiche costruttive e di sicurezza, potendo così

Oltre alla marcatura

CE è importante che vengano rispettate le normative vigenti nei paesi a cui sono destinati gli impianti.

Preme evidenziare come l’attività di lobby tecnico svolta dal Cecof prima e da Cicof poi aiuti le aziende associate a imporre un gap tecnologico con competitor “low cost”, spesso basati in paesi in forte via di sviluppo

effettuare una valutazione più accurata quando dovrà scegliere il macchinario sul mercato. Si rivolge agli organi competenti in materia di verifica della corretta installazione della macchina, i quali possono avere un documento per verificare gli aspetti fondamentali che la macchina deve vedere implementati prima della messa in servizio. Infine, è utile anche ai costruttori che assemblano questi macchinari all’interno di macchinari più complessi. Prosegue sempre Baio «Abbiamo pensato fosse un buon punto di partenza per mettere un po’ di ordine con uno strumento semplice, molto pratico e discretamente esaustivo. Questo, però, non esclude che debba esserci una conoscenza approfondita della materia da parte di tutti i provider di tecnologia».

Un notevole contributo, sulla garanzia di conformità delle attrezzature di lavoro alle norme applicabili, è costituito

anche dalla possibilità che sia un ente terzo notificato a certificare, con il proprio intervento, la conformità stessa perché non si può parlare di certificazione se è il fabbricante stesso ad attestare la conformità di un prodotto alla norma applicata.

«Sicuramente è un mercato che sta vedendo l’affacciarsi di competitor nuovi, anche abbastanza agguerriti. Diventa quindi fondamentale che ognuno giochi sul campo con le stesse regole». Precisa Baio «Da questo punto di vista, abbiamo visto come aspetto positivo che molte nazioni extra UE accettano di buon grado la marcatura CE come garanzia di sicurezza di prodotto realizzato a regola d’arte. Stiamo assistendo a una maggiore partecipazione nei Working Groups ISO di queste nazioni, segno che il tema sicurezza sta diventando un argomento sensibile anche al di fuori dei mercati tradizionali. Non dimenti-

chiamoci inoltre che il nostro è un settore Hard To Abate ormai alle porte di un cambiamento epocale che impatterà decisamente sulla progettazione futura di queste macchine complesse. Da oggi al 2050, la transizione energetica verso un futuro completamente green ci metterà di fronte a nuove sfide in termini di nuovi combustibili (l’idrogeno in primis), emissioni in atmosfera sempre più restrittive, efficienza degli impianti, tema a me molto caro perché ancora relativamente in secondo piano, ma che dovrebbe essere il primo passo da effettuare per un percorso che ci deve portare fino alla neutralità carbonica».

Cicof sarà presente a Thermprocess: padiglione 10, H14.

La sicurezza è un fattore primario, imprescindibile per una progettazione ottimale di macchinari complessi
Michele Bendotti
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Un appuntamento per il settore

I forni industriali utilizzati per la fusione, la tempra, il rinvenimento, la ricottura e il mantenimento dei metalli, consumano da soli circa il 40% dell’energia utilizzata a livello industriale in Germania. Quasi il 20% di tutti i gas climalteranti viene emesso dal settore manifatturiero, pari a circa 200 milioni di tonnellate di CO₂ equivalenti all'anno. Per questo motivo le aziende di tutti i settori non solo mettono in cima alla loro agenda i classici temi della sostenibilità, come l’efficienza energetica e delle risorse, ma anche la riduzione e la prevenzione delle emissioni di CO₂. Pertanto, gli sviluppi per la produzione e la lavorazione a basso impatto climatico dei metalli, dall'alluminio e dal rame all'acciaio, saranno al centro di tutte e quattro le fiere "Bright World of Metals”.

Thermprocess è la fiera internazionale e forum per la tecnologia dei processi termici e si terrà a Düsseldorf e rappresenta il punto di riferimento per l'industria globale dei processi termici. Dal 12 al 16 giugno i padiglioni 9 e 10 saranno dedicati ai forni industriali, agli impianti industriali di generazione di calore e ai processi termici per metalli preziosi, carburi, ceramica, acciaio e ferro. La fiera si svolge ogni quattro anni e rappresenta tutti gli aspetti del settore e accoglie le tecnologie più innovative per la tecnologia di riscaldamento industriale, la conservazione dell'ambiente e delle risorse o l'efficienza energetica.

Malte Seifert director Metals, Energy & Autonomous Technologies di Thermprocess, ci ha parlato di questo incontro che offre una serie di workshop, seminari e presentazioni tecniche su temi caldi come la sostenibilità, la stampa 3D, l'automazione dei processi e i nuovi materiali. «Questo appuntamento offre ai produttori e ai fornitori di apparecchiature per il trattamento termico una piattaforma per esporre i propri prodotti e servizi. Circa 300 espositori, provenienti da tutto il

mondo, presenteranno le loro ultime tendenze e innovazioni. Tra di loro ci sono attori globali come Aichelin, Electrotherm o WS Wärmeprozesstechnik. Inoltre l'Italia è un mercato di visitatori molto forte per il “quartetto dei metalli” e noi siamo molto felici di dare il benvenuto a 207 espositori italiani».

Sostenibilità e innovazione, due parole chiave

Le industrie ad alta intensità energetica si trovano probabilmente ad affrontare la più grande trasformazione della loro storia, poiché hanno il compito di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, se non prima. Malte Seifert ci ha spiegato come il settore, consapevole del ruolo in questo cambiamento, stia cercando di fare la sua parte mettendo al primo posto il bene del pianeta. «I forni industriali utilizzati per la fusione, la tempra, il rinvenimento, la ricottura e il mantenimento dei metalli consumano da soli circa il 40% dell'energia utilizzata a livello industriale in Germania. Quasi il 20% di

tutti i gas climalteranti viene emesso dal settore manifatturiero, pari a circa 200 milioni di tonnellate di CO₂ equivalenti all'anno. Per questo motivo le aziende di tutti i settori non solo mettono in cima alla loro agenda i classici temi della sostenibilità, come l'efficienza energetica e delle risorse, ma anche la riduzione e la prevenzione delle emissioni di CO₂. Pertanto, gli sviluppi per la produzione e la lavorazione a basso impatto climatico dei metalli, dall'alluminio e dal rame all'acciaio, saranno al centro di tutte e quattro le fiere "Bright World of Metals"». Ci sarà quindi uno spazio dedicato all’argomento, di fondamentale importanza per il settore, prosegue sempre Seifert. «La piattaforma GMTN mette a fuoco in modo selettivo gli sviluppi, le innovazioni emergenti e le tendenze globali. Essa dà impulsi importanti per la trasformazione delle industrie verso una catena del valore sostenibile e digitalizzata. Questi argomenti e la tecnologia di lavorazione termica verde saranno anche all'ordine del giorno del nostro programma di accompagnamento per ecoMetals 2023».

La campagna ecoMetals della Messe Düsseldorf è parte in-

tegrante del "Bright World of Metals" ed è una storia di successo di lunga data. Prosegue sempre Seifert «Sì, infatti si riferisce al percorso ecologico dell'industria della fusione e della lavorazione dei metalli promuovendo le aziende espositrici che investono in tecnologie innovative, sostenibili ed economicamente competitive. I visitatori del settore possono facilmente identificare le innovazioni premiate e sono guidati ai rispettivi espositori di Thermprocess, Gifa, Metec e Newcast attraverso visite guidate giornaliere gratuite – i cosiddetti ecoMetals Trails. Inoltre, questi espositori sono messi in evidenza nei rispettivi portali internet e nel catalogo, e i loro stand espositivi saranno segnalati». Conclude infine Seifert «Con questa campagna vogliamo anche essere all'altezza della nostra responsabilità ecologica come Messe Düsseldorf e offrire ai promotori di prodotti, produzioni e processi a basso impatto ambientale un forum speciale. Per la prima volta, durante la fiera avremo un programma giornaliero di ecoMetals live. Nello Studio ecoMetals di Düsseldorf Stockum, i leader del settore discuteranno i temi più sostenibili dell'industria».

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LOGISTICA & MOVIMENTAZIONE

l’INDUSTRIA MECCANICA 734 |

VERSO UNA LOGISTICA GREEN

La logistica è quel motore ai più invisibile che muove l’economia e la società rivestendo un ruolo chiave. La transizione energetica, quindi, ha investito anche questo settore che è sempre più orientato verso la sostenibilità con politiche e misure specifiche in grado di sviluppare tecnologie all’avanguardia per rispondere alle nuove necessità con un minor impatto sull’ambiente.

L’intralogistica dopotutto è il cuore pulsante dell'azienda e riveste sempre più spesso un ruolo di importanza fondamentale «I magazzini sono sempre stati il cuore pulsante di un'attività; sono la linfa vitale del business di ogni azienda e in quest’ottica i modelli e i processi aziendali si sono dovuti adattare alle sempre più esigenti richieste del mercato. La più importante è la crescita esponenziale che ha avuto il settore logistico e quindi l’e-commerce». A parlare è Roberta Togni, vicepresidente di Aisem e capogruppo Sistemi Intralogistici, general counsel e CRS officier di Automha, che prosegue «È un trend non ancora consolidato, ma destinato a crescere e a innovarsi in termini tecnologici e di processo. Il mercato chiede sempre più velocità e affidabilità di risposta e

questo può essere garantito con l’utilizzo di sistemi sempre più automatici e di tracciamento continuo. Queste peculiarità hanno obbligatoriamente generato la necessità di specializzarsi, dando ognuno il proprio contributo per arricchire tecnologicamente ogni impianto e ogni soluzione».

Andrea Sianesi presidente di PoliHub, fondazione del Politecnico di Milano e docente di ingegneria gestionale, invece ci ha parlato della direzione che ha intrapreso il settore e dove si sta spingendo. «La logistica è sempre più considerata un settore maturo dove le innovazioni sono spesso incrementali. Nell’intralogistica, volendo semplificare, si possono individuare due direttrici di sviluppo». Prosegue sempre Sianesi «Da un lato le innova-

zioni riguardano soluzioni orientate alla massimizzazione dell’efficienza (risparmi energetici, ottimizzazione di tratte, ecc.) dall’altro si sta aprendo il mondo di applicazioni di information technology a supporto delle operations basate sull’IA. Entrambe le direttrici hanno però un denominatore comune che è l’orientamento sempre più spinto verso la sostenibilità e la lotta alle emissioni di CO₂».

Limitare l'energia che viene utilizzata, ottimizzare le tempistiche di

Da un lato le innovazioni riguardano soluzioni orientate alla massimizzazione dell’efficienza, dall’altro si sta aprendo il mondo di applicazioni di information technology a supporto delle operations basate sull’IA. Entrambe le direttrici hanno però un denominatore comune che è l’orientamento sempre più spinto verso la sostenibilità e la lotta alle emissioni di CO ₂

L’innovazione offre opportunità, ma per l’individuo la sfida è “essere adeguato” e solo attraverso la formazione specialistica si riescono a gestire le innovazioni, sia in campo hardware, sia in campo software.

trasporto, abbassare le emissioni inquinanti rappresentano le principali sfide che le aziende devono affrontare a livello logistico. Sempre Roberta Togni cerca di introdurci in questo mare magnum di tecnologie per capire quale può essere la strada da percorrere «Non è facile fare una mappatura dettagliata circa le soluzioni di efficienza energetica, perché sono varie. Le più utilizzate nel settore sono sicuramente l’analisi e la riduzione della potenza installata e l’introduzione di sistemi per il recupero dell’energia. La tendenza al digitale e quindi l’analisi

sempre più dettagliata dei KPI permettono di utilizzare le macchine e i sistemi parametrizzandoli circa i carichi di lavoro, questo per una tendenza al risparmio.

Fattori determinanti sono quelli riconducibili all'economia circolare, quindi evitare scarti in produzione e attività di retrofitting per mantenere i sistemi e le macchine sempre aggiornati nei componenti elettromeccanici». Parlando più in generale, per quanto riguarda la meccanica, che direzione stiamo prendendo? «La meccanica è un settore classico di applicazione di innovazioni tecnologiche Deep Tech, cioè in cui la tecnologia, sia come hardware, sia come software, è l’elemento distintivo». A parlare

questa volta è Andrea Sianesi «Sempre più anche nel mondo della meccanica si stanno affermando i paradigmi della Open Innovation, cioè non solo l’innovazione è portata avanti dai propri uffici tecnici e di R&D, ma sempre di più è realizzata integrando contributi esterni, soprattutto di start up o spin-off universitari. Infatti negli anni recenti il numero di start up Deep Tech è cresciuto significativamente in tutto il mondo, perché le imprese sono sempre più alla ricerca di soluzioni tecnologiche per la soluzione di prodotti complessi, fatto che a sua volta ha favorito l’attenzione del mercato dei capitali (fondi di investimento e corporate venture capital) a questo segmento dell’innovazione. La crescita significativa di start up sta

La sostenibilità diventa quindi intrinseca nel portfolio di offerta al mercato, non si può più pensare di innovare senza essere sostenibili nei processi, nei macchinari, nel modo di ragionare e lavorare.

di Lucrezia Benedetti
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anche facendo emergere un fenomeno interessante che è la trasversalità tra gli ambiti, cioè tecnologie sviluppate per il settore aerospaziale che trovano campi di applicazione nell’healthcare, soluzioni di fotonica nate per il mondo delle telecomunicazioni che trovano applicazione nell’industria automobilistica, ecc.».

Quindi i requisiti necessari per mirare e puntare agli obiettivi del futuro in chiave green sono la conoscenza e la formazione specifica. «L’Italia in quanto a talenti non è seconda a nessuna altra nazione». Commenta il docente Sianesi «Il problema è “trattenere” questi talenti che, proprio per la loro qualità dimostrata, sono molto richiesti in paesi che rispetto al nostro hanno un vantaggio competitivo notevole in termini salariali». Quali strategie è possibile attuare per “contenere” questi talenti o arginare

questo fenomeno ormai in aumento?

«Una delle modalità per trattenere i talenti è proprio la formazione continua, cioè investire sulla crescita professionale dei propri dipendenti, in modo tale che le loro competenze e abilità siano aggiornate e adeguate per affrontare le nuove sfide. L’innovazione infatti offre opportunità, ma per l’individuo la sfida è “essere adeguato” ed è solo attraverso la formazione specialistica che si riescono a gestire le innovazioni, sia in campo hardware, sia in campo software». Anche dal punto di vista più aziendale, quale quello di Togni, e meno accademico l'attenzione è dedicata alla componente umana «Fare innovazione e sostenibilità è questione assai impegnativa, ma certamente investire in persone e in team dedicati dando specifici obiettivi può dimostrarsi efficace ed efficiente». Parola chiave anche dal punto di vista di

Togni quindi è la formazione «Basti pensare alla grande quantità di start up innovative, che anche noi appoggiamo, come riescono a gestire piccoli progetti che poi vengono applicati in sistemi più grandi. I team di progetto sono la chiave per innovare». Conclude sempre Togni « La sostenibilità è un supporto e uno stimolo per il futuro, è diventata intrinseca nel portfolio di offerta al mercato, non si può più pensare di innovare senza essere sostenibili nei processi, nei macchinari, nel modo di ragionare e lavorare. Aisem è la casa di queste tecnologie e segue attentamente e attivamente le evoluzioni del mercato».

Il mercato chiede sempre più velocità e affidabilità di risposta e questo può essere garantito con l’utilizzo di sistemi sempre più automatici e di tracciamento continuo.
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Cimberio certificata da ICIM per la parità di genere

L’azienda ha rispettato tutti i requisiti della UNI/PdR 125:2022 che riconosce l’impegno per la sostenibilità e l’inclusività come valori aziendali.

Èun grande traguardo, che si auspica sia da esempio per tutto il mondo industriale italiano, quello raggiunto da Cimberio. La storica azienda specializzata nella produzione di valvole e componentistica in ottone ha ottenuto da ICIM S.p.A., ente di certificazione di ICIM Group, la certificazione della parità di genere secondo la UNI/PdR 125:2022, che attesta l’impegno dell’impresa nell’adottare politiche per l’inclusivi-

tà, la valorizzazione delle diversità e la riduzione del gap di genere. Valori cardine che sempre di più devono guidare le imprese, e come tali previsti anche nell’Agenda ONU 2030 e nella Missione 5 del Pnrr, e che risaltano in modo particolare nell’industria meccanica, un settore considerato tradizionalmente appannaggio maschile. La consegna del certificato, ritirato dal consigliere delegato Antonella Claus, è avvenuta presso la sede

dell’azienda a San Maurizio d’Opaglio (NO) ed è il risultato di un processo conseguito grazie alla verifica da parte di ICIM S.p.A. di tutti i requisiti nelle sei aree di valutazione (KPI) previste nella norma: cultura e strategia, governance, processi HR, opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa e tutela della genitorialità. La certificazione accreditata da ICIM ha formalizzato qualcosa che fa da

sempre parte della storia di Cimberio, ha sottolineato il CEO Roberto Cimberio alla consegna del certificato, aggiungendo: «Questa certificazione ci regala più consapevolezza all’interno dell’azienda e ci pone in modo differente verso l’esterno: chi viene a lavorare qui, uomo o donna, ha le stesse possibilità e lo stesso trattamento. Ringrazio personalmente chi ha seguito l’iter della certificazione, e chi ci ha dato la possibilità di dare un crisma di ufficialità al nostro modo di essere azienda». Il riconoscimento è anche uno stru-

mento che permette all’impresa di posizionarsi rispetto agli stakeholder, dimostrando il proprio impegno concreto al rispetto di valori come work-life balance e parità salariale. Aspetti che insieme a innovazione, eccellenza e sostenibilità costituiscono una parte fondamentale del valore di un’impresa e che, inserendosi in un sistema di gestione aziendale efficace, contribuiscono ad accrescere la reputazione, migliorare le performance e generare una crescita positiva anche economica. Con le parole di Federico Pasqui, AD

di ICIM S.p.A. «Siamo orgogliosi di consegnare il Certificato “Parità di genere” a una realtà come Cimberio. La certificazione della parità di genere è lo strumento operativo che incentiva l’adozione di policy e misure concrete verso l’inclusività e la valorizzazione delle diversità, ma riconosce, al contempo, l’importanza di comportamenti già largamente applicati nelle aziende: è un punto di arrivo e di nuova partenza. Un tema che riguarda tutto il mondo del lavoro ed è un pilastro della sostenibilità sociale”.

In concreto, la UNI/PdR 125:2022 definisce sei driver necessari per stabilire la concessione della certificazione:

1. rispetto dei principi costituzionali di parità e uguaglianza;

2. adozione di politiche e misure per favorire l'occupazione femminile - specie quella delle giovani donne e quella qualificata - e le imprese femminili, anche con incentivi per l'accesso al credito e al mercato e agevolazioni fiscali;

3. adozione di misure che favoriscano l’effettiva parità tra uomini e donne nel mondo del lavoro, tra cui: pari opportunità nell’accesso al lavoro, parità reddituale, pari accesso alle opportunità di carriera e di formazione, piena attuazione del congedo di paternità in linea con le migliori pratiche europee;

4. promozione di politiche di welfare a sostegno del “lavoro silenzioso” di chi si dedica alla cura della famiglia, nel rispetto dell’art. 3.1 della Costituzione (uguaglianza formale);

5. adozione di misure specifiche a favore delle pari opportunità, in linea con quanto stabilito dall’art. 3.2 della Costituzione (uguaglianza sostanziale);

6. integrazione del principio dell’equità di genere nella normativa nazionale affinché la sua adozione volontaria diventi riferimento qualora fosse richiesto alle organizzazioni di certificare la sostenibilità e l’adozione di politiche di genere, in contesti quali, ad esempio, gare di appalto, rilascio di contributi pubblici oppure da un sistema di premialità.

di Elena Prous
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AMBIENTE

CO2 come risorsa

L’esperimento sul tetto del campus della Boston University si chiama Big Gro ed è finalizzato a coltivare mais e spinaci utilizzando la CO2. I pro e i contro di questa ricerca hanno evidenziato che la coltivazione di alcune specie di ortaggi sui tetti delle case favorisce la produzione di prodotti più sani, generando vantaggi sul risparmio energetico degli edifici, riduce il calore urbano e migliora la qualità dell’aria. Ma ha anche alcuni aspetti negativi perché, a quelle altezze, ci sono radiazioni solari più forti, una maggiore esposizione al vento e una minore umidità del suolo, elementi che fanno crescere piante più piccole e meno robuste.

ENERGIA

Elettricità ad alta quota

La diga costruita sul lago Muttsee, a est di Berna, è la più lunga presente in Svizzera e quella più ad alta quota d’Europa. Oggi, questa diga è anche il più grande sistema fotovoltaico alpino del paese, grazie ai 4.872 pannelli bifacciali installati direttamente sul muro della diga, per una superficie complessiva di 10.000 metri quadrati in piena esposizione a sud. Si prevede che l'impianto fornirà fino a 3,3 milioni di kWh, grazie alla sua potenza di 2,2 MW. Il progetto AlpinSolar è stato portato avanti dalla società energetica Axpo, in collaborazione con la società energetica di Basilea Città IWB (Industrielle Werke Basel).

ECOLOGIA

Il rapporto PEFC 2023

I dati emersi dal Rapporto Annuale del PEFC Italia, ente promotore della certificazione della buona gestione del patrimonio forestale, evidenziano come nel 2022 si è passati dagli 892.609,63 ettari del 2021 ai 925.609,96 (di cui 8.554,55 di pioppeti e 54,91 di piantagioni) con un incremento di 33.000 ettari, pari al 3,7% in più. Sono 14 le regioni che hanno almeno una foresta certificata, con il Trentino-Alto Adige che conferma la superficie più vasta.

AMBIENTE

SEIF, il festival dedicato al mare

In occasione della Giornata Nazionale del Mare che si celebra l’11 aprile, Fondazione Acqua dell’Elba presenta la quinta edizione di SEIF – Sea Essence International Festival, il primo festival internazionale dedicato alla salvaguardia e valorizzazione del mare e della sua essenza, che tornerà ad animare l’Isola d’Elba dal 30 giugno al 2 luglio 2023. A fare da sfondo alla manifestazione sarà Marciana Marina, antico borgo marinaro dell’Isola d’Elba, nel cuore dell’Arcipelago Toscano.

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Tecnologia, novità da tenere d’occhio

Una selezione delle più interessanti soluzioni per la meccanica

idrogeno

Ariston Alteas One+ NET Caldaia a condensazione in classe A+ già pronta per funzionare con miscele di idrogeno fino al 20%. Si distingue per la rumorosità ridotta e per un design elegante, grazie al pannello in vetro temperato e antigraffio. Punto di forza è il nuovo Ignition System+ per garantire prestazioni costanti di riscaldamento, controllo avanzato e sicurezza. È dotata di connettività smart, grazie al Wi-Fi integrato e all’app Ariston NET inclusi di serie.

www.ariston.com

caldaie alta potenza

energia

Clivet Smart Living

Un sistema integrato di gestione del comfort e dell'energia per applicazioni residenziali che comprende: pompe di calore per il riscaldamento, il raffrescamento e la produzione di acqua calda sanitaria, sistema di rinnovo e purificazione dell'aria, accumulo di energia elettrica, termo-

stati intelligenti, termostati di controllo, terminali ambiente, sistema di gestione e controllo centralizzato, Clivet Eye App per la gestione remota tramite smartphone.

www.clivet.com

climatizzatori

Gamma Buderus, soluzioni mono e multisplit Con i modelli monosplit Logacool AC176i.3, AC166i.2 e le soluzioni multisplit della gamma Logacool AC..MS, Buderus offre soluzioni adatte a ogni contesto abitativo e a ogni esigenza di comfort domestico, sia per le nuove costruzioni sia per i progetti di ristrutturazione. I climatizzatori Buderus si contraddistinguono per efficienza, silenziosità e semplicità di utilizzo, ma anche per il design moderno perfetto per ogni ambiente. Le numerose funzioni, come la gestione da remoto, l’Intelligent Eye e il controllo umidità garantiscono sempre il massimo comfort domestico.

www.buderus.it

Buderus Logano plus KB472, robustezza e versatilità per gli edifici commerciali La caldaia a condensazione a basamento a gas Logano plus KB472, disponibile nelle taglie di potenza da 350 kW, 400 kW e 500 kW, è particolarmente indicata per grandi edifici residenziali, uffici, strutture commerciali e sedi di enti pubblici. Le sue caratteristiche tecniche ne fanno un prodotto estremamente versatile, grazie anche alla possibilità di collegamento a un impianto in cascata con un massimo di 16 caldaie, per un totale di 8 MW. Logano plus KB472 presenta una struttura modulare e compatta che consente un trasporto e un montaggio estremamente agevoli anche in aree con una ridotta superficie di posa o nelle centrali termiche meno accessibili.

www.buderus.it

Approfondimenti su www.industriameccanica.it
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RUBRICA

intralogistica

Realtà virtuale nell'intralogistica Ideata da CLS iMation, GEMINI è la nuova suite immersiva di realtà virtuale per la progettazione di soluzioni nell’ambito dell’intralogistica e della logistica di fabbrica. La nuova soluzione va oltre il concetto di simulazione e comprende strumenti che offrono ai clienti un’esperienza immersiva e coinvolgente già nella fase di progetto, consentendo di progettare e configurare soluzioni su misura, massimizzando il valore delle operazioni nell’impianto e minimizzando costi e tempi di installazione.

www.cls-imation.com

pompe di calore aria acqua

sistemi ibridi

Pompa di calore con caldaia a gas a condensazione

AQUAPUMP HYBRID è un’unità monoblocco per esterno, in classe energetica A++, composta da caldaia a condensazione e pompa di calore idronica con inverter, progettata per la produzione di acqua calda e fredda attraverso l’utilizzo di energia rinnovabile. È un prodotto plug and play con regolazione integrata, gestito da un controllo avanzato con sistema touch-screen intelligente. Per l’installazione è sufficiente effettuare il collegamento idraulico, della linea gas e dell’alimentazione elettrica.

www.apengroup.com

veicoli

Agilox, autonomia e flessibilità in magazzino

Il veicolo a guida intelligente Agilox di CLS iMation è una soluzione all’avanguardia che fa dell’autonomia e della flessibilità il suo principale punto di forza, ottimizzando le tempistiche di lavoro in sicurezza e integrandosi perfettamente ai sistemi di produzione preesistenti.

La massima libertà di movimento è garantita dal sistema di controllo integrato e i ridotti tempi di installazione e l’assenza di complesse infrastrutture rendono la soluzione versatile per qualsiasi contesto.

www.cls-imation.com

Chiller e pompe di calore aria acqua La gamma di chiller e pompe di calore reversibile Toshiba USX EDGE è progettata per diverse applicazioni in ambito commerciale e industriale ad elevata efficienza energetica, bassi costi di esercizio, capacità di diversificazione del rischio e facilità di installazione/ manutenzione. Il sistema utilizza il refrigerante R32 a basso GWP ed è disponibile in tre taglie da 150 a 200kW e in differenti configurazioni per soddisfare qualsiasi esigenza progettuale. Ogni modulo è equipaggiato con quattro compressori indipendenti a iniezione di liquido con DC twin rotary inverter da 100cc tra i più grandi al mondo, ciascuno dotato del proprio circuito.

www.toshibaclima.it

settore civile

EtaLine Pro

Il nuovo prodotto di KSB è una pompa caratterizzata da un motore sincrono a magneti permanenti con inverter integrato e un’idraulica ottimizzata per operare a elevate velocità. È progettata per essere utilizzata in applicazioni dove spesso sono richieste interfaccia a supervisione e gestione delle pompe attraverso sistemi centralizzati BMS. Tra i vantaggi, un NPSH pompa migliorato grazie a una nuova idraulica e a un’ottimizzazione del profilo delle giranti.

www.ksb.it

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impastatrici

DAM 10, attrezzature 4.0

Struttura in acciaio, verniciatura antigraffio e vasca con bordo rinforzato in acciaio

AISI 304. Il coperchio della vasca è in PET trasparente con foro per aggiunta prodotto. Le braccia inox sono smontabili per la pulizia e la loro velocità va da 35 a 70 battute al minuto. DAM 10 EL offre la versione touch, con 8 programmi con diverse fasi di velocità e WiFi integrato per una gestione ottimale anche da remoto tramite RCS.

È dotato di una pratica app di controllo gratuita per la gestione dei programmi e dei log di lavorazione.

www.felsinea.com

tubi

Bonomi Group: sistemi a pressare Rubinetterie Bresciane Bonomi offre sia sistemi a pressare con tubo metallico sia con tubo multistrato per rispondere a qualsiasi tipo di esigenza impiantistica e di applicazione. I raccordi delle serie

TURBO e FRABOPRESS in ottone, acciaio inox, acciaio al carbonio, cupronichel, rame e bronzo son caratterizzati da sistemi di sicurezza per la perdita controllata grazie a particolari guarnizioni elastomeriche, la cui geometria brevettata, consente la fuoriuscita di liquido laddove la giunzione non sia stata pressata.

www.bonomi.it

correttore volumetrico

Termics, soluzioni all’avanguardia ICARUS è un correttore volumetrico di gas di Tipo 1, idoneo per applicazioni in area pericolosa ATEX, conforme alla norma UNI EN 12405-1-2010 e ai requisiti MID secondo l’allegato MI002, che ha ottenuto l’omologazione per il protocollo di comunicazione POT in accordo alla norma UNI 11629. Un esempio dell’impegno costante di Termics a intraprendere un lungo percorso d’innovazione sull’intera linea di prodotti dedicata alla misura del gas naturale a marchio FIMIGAS, che vedrà l’introduzione di un’intera gamma di correttori con protocollo di comunicazione POT.

www.fimigas.com

REFRIGERAZIONE

Banco frigorifero in classe A

Tango Ultra a marchio Costan è il banco frigorifero verticale a gruppo incorporato disponibile oggi in classe energetica A, per un risparmio energetico di +40% rispetto al modello precedente. Il mobile arreda l’area freschi dei negozi di prossimità coniugando performance, sostenibilità ed estetica.

Tango Ultra, inoltre, rispecchia l’evoluzione del Retail anche in termini di sostenibilità, grazie all’uso di propano R290 come refrigerante naturale.

www.eptarefrigeration.com

soluzioni modulari

LogiMHS per la gestione del magazzino

Il LogiMHS (Material Handling System) è la soluzione modulare LCS per la gestione e la movimentazione dei materiali all’interno dei magazzini automatici e/o tradizionali. Tale soluzione si adatta e personalizza sulla base delle più diverse esigenze progettuali del cliente. LogiMHS offre infatti alta scalabilità, massima possibilità di personalizzazione e la disponibilità di diversi moduli specializzati.

www.lcsgroup.it

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RUBRICA

pompa di calore modulare

ECO-ORION VR-MC

Pompe di calore condensate ad aria con ventilatori assiali e batterie alettate. La logica costruttiva modulare con disposizione verticale delle batterie permette minori ingombri senza precludere la superficie di aspirazione. Unità a basso impatto ambientale, con gas R1234ze a GWP 1. La tecnologia è dotata di compressore semiermetico compatto a vite, ventilatore BLDC brushless 6 poli, scambiatore di calore lato acqua a fascio tubiero. Progettate per ottenere un funzionamento silenzioso, efficiente ed affidabile, risultano estremamente semplici da installare e di ridotta manutenzione.

www.frostitaly.it

pompa di calore multifunzione

TRIBUS NATURAL 3 in 1: produzione ACS

70°C e raffrescamento

Frost Italy S.r.l. presenta TRIBUS NATURAL, innovativa unità multifunzione a 4 tubi, totalmente made in Italy, con gestione da remoto. Installazione esterna/interna, produzione di acqua calda sanitaria a 70°C senza resistenza elettrica e gratuita d’estate. La pompa di calore condensata ad aria o ad acqua, con motori controllati da inverter a recupero totale, è configurabile per tutte le esigenze di impianto. Nella ristrutturazione è possibile mantenere i radiatori esistenti, mentre nei nuovi edifici non necessita di caldaia. Il sistema contribuisce al risparmio energetico delle strutture in cui è installato e può accedere a diversi incentivi per l’installazione.

www.frostitaly.it

accessori per il passaggio acqua

Tubi conformi alla DIN 4726

Neoperl, produttore di accessori per passaggio acqua, amplia la propria gamma di tubi, con la presentazione dei tubi a bassa permeabilità all’ossigeno, conformi alla DIN 4726 e destinati a varie applicazioni tra cui impianti di riscaldamento e condizionamento. La caratteristica del nuovo tubo è la notevole flessibilità data dal tubo interno corrugato e la totale permeabilità all’ossigeno. Inoltre i raccordi ad innesto rapido e con la curva girevole a 360° garantiscono una notevole facilità di installazione.

www.npiitalia.com

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