l'Industria Meccanica 722 - settembre-ottobre 2019

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722 SETTEMBRE OTTOBRE 2019 MAGAZINE UFFICIALE

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Aveva un nome che nel 1919 doveva suonare molto futurista. L’Industria Meccanica. A volte ci abbiamo scherzato in redazione: un po’ didascalico, no? Eppure, nei vari restyling a cui abbiamo lavorato in questi ultimi anni, quel “elle apostrofo” l’abbiamo sempre lasciato, nonostante in molti avessimo pensato di toglierlo. C’è un’atmosfera alla Marinetti dentro quel nome, c'è Folgore, il primo Govoni, c'è Carrà, c'è Boccioni. Insomma, ci leggiamo un sapore suggestivo e fiducioso nel futuro. Ci siamo affezionati. Ora, su L’Industria Meccanica un Filippo Tommaso Marinetti ovviamente non ci scrisse mai. Ma in un secolo di storia le firme non sono mai mancate. Hanno scritto negli anni industriali come Camillo Olivetti (“Curate i particolari” era il titolo, quasi premuroso, di un suo articolo invece molto duro del 1921) o Federico Jarach. Imprenditori che parlavano ad altri imprenditori. O ancora Giovanni Silvestri, che prima di divenire presidente della Confindustria dopo Giovanni Battista Pirelli firmò l’articolo di fondo del primo numero di questa rivista, quello che dà l'indirizzo editoriale di ogni nuova pubblicazione. E quello del 1919 era in sé molto semplice: informare gli industriali che orbitavano intorno al mondo di Anima Confindustria (rimasta fino a tutt'oggi editore unico della rivista) dei fatti importanti vissuti dal settore. Di fatto è andata ben oltre, raccontando il lavoro di un'Italia appena uscita dalla guerra e arrivata infine a essere la seconda forza industriale in Europa. Quando conobbi L’Industria Meccanica la crisi economica era scoppiata da un


dall'inizio

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anno. In qualche modo un’occasione quasi obbligatoria per cambiare di nuovo. Ed è stato nel 2013 che, intorno a un tavolo, abbiamo lavorato per portarla a quello che è oggi. Negli ultimi due anni, la nuova linea editoriale è stata disegnata intorno al nostro lettore: imprenditori e uomini d’impresa della meccanica italiana, accomunati da idee, progetti, criticità da risolvere – a prescindere dalla propria produzione. Abbiamo pensato a una rivista che, con tutta l’umiltà del caso, potesse essere uno strumento di lavoro. E lo stesso abbiamo fatto quest’anno, nel rilanciare anche il giornale online industriameccanica.it: non troverete notizie scritte per avere un clic in più, ma un giornalismo di approfondimento, pensato per un lettore che tutti i giorni affronta problemi concreti. Senza paura di dare “le notizie di ieri, domani”, se questo significa notizie corrette. I temi di un numero pubblicato oggi possono tornare d’attualità anche a mesi di distanza, poiché il nostro piano editoriale non ha la foga di seguire strettamente l’agenda delle breaking news, ma parte, e partirà sempre, dai bisogni dell’imprenditore: come esportare in paesi critici, come migliorare l’efficienza di uno stabilimento, come proteggersi da un cyber-attacco. In questo vogliamo essere un pungolo per il lettore, per aiutarlo a sfidarsi sempre. In questi ultimi anni abbiamo anche anticipato molti temi divenuti presto quotidiani, come la familiarità con i cambiamenti dell’industria 4.0. Abbiamo accompagnato poi le imprese attraverso i grandi mutamenti geopolitici – le sanzioni russe, la “guerra” del petrolio, l’apertura e poi chiusura del mercato iraniano, per citarne alcuni. E in questo siamo rimasti fedeli all’impostazione delle origini. Pur rimanendo una rivista tecnico-economica, L’Industria Meccanica negli anni ha spinto il mondo imprenditoriale verso scelte o riflessioni molto legate


all’attualità. Il tema dell’“unificazione”, per esempio, presente fin dai primi numeri, ha aiutato l’industria a raggiungere il traguardo di una produzione di serie. O, appunto, l’export, che oggi è la parole d’ordine di ogni impresa, ma che non era così ovvia nel 1920 se l’allora direttore Riccardo Falco scriveva in risposta a qualche malumore: «La nostra industria può esportare, anzi se vuole vivere deve esportare»; e se il suo successore, Umberto Giacomini, parlava della «scarsa fiducia che gli italiani hanno in se stessi e sulla loro sconfinata ammirazione, spesso ingiustificabile, per l’industria straniera». L’Industria Meccanica ha anche raccontato i primi passi di un mercato comune europeo. O i grandi temi dell’ecologia – così legati anche agli articoli che pubblichiamo anche oggi. E poi l’arrivo del web nelle aziende, fra dubbi e confusione (nel 1996 usciva un articolo: “Internet, consigli per l’uso”). Per non parlare dello spettro del Millennium bug. Questa rivista, che con la sua redazione ha girato tutta Milano creando un legame con la città – i primi numeri furono composti in via Tommaso Grossi, davanti all'entrata laterale della galleria Vittorio Emanuele, poi Foro Buonaparte, piazza Diaz, via Battistotti Sassi e, dal 2005, in via Scarsellini, nella ex sede dei periodici Rizzoli – ha sempre accompagnato le imprese con onestà. E noi siamo contenti, grazie a tutti i nostri autori, redattori, collaboratori, grafici, e naturalmente ai nostri lettori, di proseguire il cammino dell’Industria Meccanica. L’Italia è cambiata con lei – una guerra, un boom, una crisi. E oggi pensiamo all’oggi: raccontiamo soluzioni per aiutare a lavorare, produrre, esportare. E per farlo al meglio. Carlo Fumagalli direttore editoriale




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La storia dell’Industria Meccanica passa anche dalle sue copertine. Ognuna è testimone di un periodo storico, esprime la tendenza stilistica e il gusto dell’epoca. Gli slogan della copertina del giugno 1924 ci riportano agli annunci radiofonici di qualche anno dopo, dove uno speaker con voce acuta avrebbe strillato: «Molle per tutte le applicazioni industriali! Molle di precisione». Mentre il frontespizio (qui ripubblichiamo quello del “numero 1”, nel gennaio 1919) aveva un lettering che sarebbe ancora oggi elegante e moderno. Il numero dell’aprile 1941 ha uno stile facilmente riconducibile al periodo, un’aquila illustrata campeggiava fissa sullo sfondo, al centro la storica Olivetti M40. E anche dopo la guerra le copertine rispecchiavano i trend del momento, come le tinte pastello di questa edizione dell’ottobre 1951. 1978, la pubblicità di una valvola rossa con sfumature nere sul numero di ottobre è disegnata su uno sfondo beige – design tecnico e pulito. Da qui in avanti si può percepire dalla copertina l’intervento della computer-grafica, dai colori al tipo di disegno rappresentato, come racconta l’edizione di marzo/ aprile 1993. Solo quattro anni dopo la cover è già molto diversa, soprattutto nel titolo della testata L’Industria Meccanica, in pieno stile anni ’90.







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editoriale

Alessandro Durante direttore responsabile

Se siamo il nostro passato, L’Industria Meccanica può essere fiera di sé. Compiere un secolo di storia è impresa ardua, avere la consapevolezza di essere uno dei primi giornali d’associazione fondati in Italia rende orgogliosi e carichi di voglia di proseguire per altri cento anni. Almeno. La capacità di “fare” meccanica nell’ultimo secolo in Italia si è unita al fascino di realizzare una rivista che permettesse di far conoscere un mondo permeato dalle virtù del lavoro. Cento anni di racconti di industria e di meccanica che rispecchiano la vita del nostro paese, nei difetti e nelle qualità, sono un bagaglio culturale inestimabile. Partendo da qui possiamo affrontare il viaggio verso il futuro. Il settore dell’industria meccanica, così come la rivista, è cambiato più volte e ancora cambierà, si adatterà, diventerà elemento cardine per la costruzione del futuro, qualunque esso sia. Con l’avvento di Internet sembrava impossibile che le riviste cartacee potessero sopravvivere. La carta è stata ridotta certo, non è scomparsa, è cambiata diventando ancora più preziosa. Usa nuove sfumature, parla anche con le fibre di cui è composta e in tanti altri modi si trasformerà ancora. Leggere “la carta”, non solo libri, ma anche giornali e riviste continua a essere uno dei modi preferiti dall’uomo per approfondire la realtà che lo circonda. Prima o poi torniamo a riscoprire la necessità di conoscere cose nuove attraverso un “contenitore” fatto di carbonio, come una rivista, tutto sommato molto simile a ciò di cui siamo composti noi esseri umani. Potrebbe non essere un caso. Se ne scoprissimo il motivo, magari fra cent’anni, L’Industria Meccanica spiegherà alle aziende perché è importante, anche per loro.


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l’INDUSTRIAMECCANICA L’Industria Meccanica - Pubblicazione bimestrale di ANIMA/Confindustria Registrazione Tribunale di Milano N. 427 del 17.11.73

Direttore responsabile Alessandro Durante - durante@anima.it Direttore editoriale Carlo Fumagalli - fumagalli@anima.it Comitato tecnico-scientifico Pierangelo Andreini, Antonio Calabrese, Roberto Camporese, Alessandro Clerici, Rodolfo De Santis, Marco Fortis, Ennio Macchi, Giovanni Riva, Pietro Torretta, Giuseppe Zampini In redazione Laura Aldorisio - aldorisio@anima.it, Cinzia Alchieri (Segreteria di Redazione) - alchieri@anima.it Simone Gila - gila@anima.it Hanno collaborato a questo numero: Franco Canna, Alessandro Balsamo, Pasquale Bene, Stefano Casini, Nico De Corato, Vincenzo Delacqua, Antonio Gerardi, Mauro Ippolito, Rocco Nicola Lombardi, Daniele Mannone, Maria Grazia Micucci, Valentina Rega, Cristina Ricci, Luca Rizzi, Ubaldo Spina, Team Ricerca e Sviluppo Easyfrontier Impaginazione Abc Production Fabio Lunardon - lunardon@anima.it Raccolta pubblicitaria Mario Salvi, Simonetta Galletti, Mariarosa Morselli - redazione@anima.it Direzione e Redazione Anima Confindustria Meccanica Varia Via Scarsellini 13 - 20161 Milano | Tel. 02 45418.500 - Fax 02 45418.545 www.anima.it - anima@anima.it Online: www.industriameccanica.it | Twitter: @IndMeccanica Gestione, amministrazione, abbonamenti e pubblicità A.S.A. Azienda Servizi ANIMA S.r.l. Via Scarsellini 13 - 20161 Milano - Tel. 02 45418.200 Abbonamento annuo Italia 80 euro - Estero 110 euro Si comunica ai Sigg. abbonati che, avvalendosi del contenuto dell’art. 74 lettera C del D.P.R. 26.10.1972 N. 633 e del D.M. 28.12.89, A.S.A. S.r.l. non emetterà fatture relative agli abbonamenti Stampa Bonazzi Grafica - Sondrio - www.bonazzi.it

È vietata la riproduzione di articoli e illustrazioni de “L’Industria Meccanica” senza autorizzazione e senza citarne la fonte. La collaborazione alla rivista è subordinata insindacabilmente al giudizio della Redazione. Le idee espresse dagli autori non impegnano né la rivista né ANIMA e la responsabilità di quanto viene pubblicato rimane degli autori stessi.

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana ROC N. 4397

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1 Speciale 100 anni l’Industria Meccanica 12 EDITORIALE 20 RUBRICA | Donne e uomini al timone

22 LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE 24 C’era una volta il muletto? di Franco Canna

28 Gli AGV “su misura”? Arrivano dalla Puglia di Valentina Rega, Davide Mannone, Rocco Nicola Lombardi, Pasquale Bene, Alessandro Balsamo, Luca Rizzi, Antonio Gerardi e Ubaldo Spina

32 L’innovazione delle Pmi parte dai robot e i veicoli a guida autonoma di Franco Canna

34 Più veloce del suono 42 Dal World Manufacturing Forum: il futuro dell’industria si gioca su 10 competenze chiave di Stefano Casini

49 Speciale 100 anni l’Industria Meccanica

SOMMARIO N. 722

58

Non abbiamo 100 anni. Abbiamo solo 18 anni con 82 di esperienza! (Anonimo)

EXPORT&MERCATI

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60 Canada, economia solida, ma con la Brexit… di Mauro Ippolito

64 Il Ceta ancora all’orizzonte

104

di Laura Aldorisio

70 Brexit sì, Brexit no. Con accordo, senza accordo di Team Ricerca e Sviluppo Easyfrontier

74 L’Italia dell’Oil&Gas incontra Saudi Aramco a Milano

AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

di Mariagrazia Micucci e Alessandro Durante

78 Italia-Brasile giocano insieme di Alessandro Durante

82 Paese che vai… di Simone Gila

84 RUBRICA | i 400 caratteri 90 Tutelare la salute del consumatore di Valeria Mesolella, Responsabile Sviluppo Food Icim SpA

106 La manifattura additiva cambia le carte in tavola di Vincenzo Delacqua e Cristina Ricci, Icim

108 Un’importante storia superficiale di Simone Gila

113 Anteprima Atlante dell’industria meccanica 130 Meccatronica e digitalizzazione, binomio vincente per l’industria manifatturiera italiana 134 Food technology, novità da tenere d’occhio

88

150 RUBRICA | Recensioni 154 TABELLE ANIMA – BIANCHE, BLU, ARANCIO

SOMMARIO N. 722

SICUREZZA&AMBIENTE 194 Caffè espresso, il mercato dice Italia 97 Speciale 100 anni l’Industria Meccanica 102 Economia circolare, tutto torna (Ecoped)

Se pensi in termini di un anno, pianta un seme; se pensi in termini di dieci anni, pianta un albero; se pensi in termini di cent’anni, insegna alla gente. (Confucio) 19 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


Donne e Uomini

Giuseppe Marino

Paolo Bussolotto

Classe 1964, Marino è laureato in Ingegneria meccanica e ha avviato la sua carriera professione presso l’Iveco Ford Truck in Inghilterra. Nel 2009 è entrato a far parte della società ferroviaria AnsaldoBreda, di cui ha seguito l’ingresso nella multinazionale Hitachi Rail Italy. Da pochi mesi aveva assunto l’incarico di Corporate Officer di Hitachi Ltd. Tokyo. Giuseppe Marino prende il posto di Giuseppe Zampini, ora presidente di Ansaldo Energia.

Paolo Bussolotto assume la guida della direzione commerciale Italia di Baxi, azienda specializzata nel settore del riscaldamento e della climatizzazione che, con una capacità produttiva di 4.000 caldaie al giorno, è uno dei principali player in Italia. Grazie alla lunga esperienza maturata nel settore della climatizzazione, Paolo Bussolotto rappresenta una figura chiave per portare Baxi agli ambiti livelli nel campo della climatizzazione.

Giuseppe Lesce

Flavio Castelli

L’assemblea privata di Federmacchine dello scorso 23 luglio, ha nominato Giuseppe Lesce, presidente Federmacchine per il biennio 2019-2020. Giuseppe Lesce, direttore generale della divisione Customer Service di Sacmi Imola Sc e membro del consiglio della federazione in rappresentanza di Ucima (Unione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio) ha ricoperto, dal 2017, la carica di vicepresidente Federmacchine. Giuseppe Lesce sarà coadiuvato nella sua attività dai due vicepresidenti: Gabriella Marchioni Bocca e Riccardo Rosa, vicepresidente vicario. Alfredo Mariotti è confermato segretario generale della federazione.

Dopo 16 anni alla guida della sales unit italiana della multinazionale Jungheinrich Ag – specializzata nel settore intralogistica – Christoph Dörpinghaus si dedicherà alla gestione e allo sviluppo dei mercati internazionali con il ruolo di vice president sales region Europe South/Europe East. Continuerà a mantenere l’incarico di presidente del consiglio di amministrazione di Jungheinrich Italiana. Flavio Castelli gli succede nel ruolo di amministratore delegato.

RUBRICA | Donne e Uomini al timone

è il nuovo amministratore delegato di Ansaldo Energia

è il nuovo presidente di Federmacchine

è il nuovo direttore commerciale di Baxi

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Fiera e conferenza internazionale per le tecnologie produttive del futuro

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Vincenzo Boccia

vicepresidente di Businessmed L’assemblea generale di Businessmed tenutasi il 25 luglio, l’Unione delle Confindustrie del Mediterraneo, ha ufficializzato oggi la nomina di Vincenzo Boccia come vicepresidente dell’associazione. Boccia terminerà il suo mandato alla vicepresidenza di Businessmed nel 2020, quando ne diventerà automaticamente presidente come da statuto dell’organizzazione. L’assemblea ha infine confermato la partership di Businessmed con Confindustria in occasione di Connext 2020.

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LOGI CA & MOVI MENT


ISTI& ITA23 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE

C’era una volta il muletto? di Franco Canna

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No, questa storia non comincerà così: se avrete la pazienza di leggerla fino in fondo capirete perché i moderni robot mobili non sono l’evoluzione dei muletti e nemmeno degli Agv. E scoprirete dove e come possono portare valore aggiunto alla vostra azienda

l mercato della robotica è in grande fermento. Secondo le stime della Federazione Internazionale della Robotica (Ifr) nel 2017 sono state consegnate 381.000 unità in tutto il mondo, con una crescita del 30% rispetto all’anno precedente. E le stime preliminari per il 2018 dicono che il record è stato ancora superato, se pur di poco, l’anno scorso con 384.000 unità vendute. Per quanto riguarda gli Agv, nel 2017 sono state messe in funzione 69.000 unità tra fabbriche (circa il 10% del mercato), magazzini, centri logistici e ospedali, con una crescita del 162% rispetto al 2016. L’Ifr prevede per questo comparto una crescita del 66% nel 2018 rispetto al 2017 e del 18% all’anno tra il 2019 e il 2021. Ci sono però due nicchie che stanno crescendo ancora di più, se pur con numeri ancora molto bassi in valore assoluto: quella dei robot collaborativi e dei robot mobili, che dei collaborativi possono essere considerati un sottoinsieme. Secondo la società di ricerche Market and Markets il mercato dei robot mobili dovrebbe crescere da 18,7 miliardi di dollari nel 2018 a 54,1 miliardi di dollari entro il 2023, con un tasso annuo medio del 23,71%. Cerchiamo adesso di capire che cosa sono esattamente i robot mobili e perché si tratta di una tecnologia che probabilmente vale la pena prendere in considerazione, e non soltanto per la movimentazione dei materiali nei magazzini.

Cresce il mercato della robotica. E al suo interno crescono due nicchie tecnologiche: robot collaborativi e dei robot mobili, che dei collaborativi possono essere considerati un sottoinsieme

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Le caratteristiche degli Agv Per spiegare che cosa sono i robot mobili vale la pena partire dagli Agv, gli automated guided vehicle, con i quali vengono spesso confusi. Gli Agv sono dei carrelli a guida automatica utilizzati per movimentare merci prevalentemente all’interno dei magazzini. Sono dei dispositivi affidabili e sicuri, ma non molto “smart”: per muoversi da un punto all’altro, infatti, devono seguire una guida che può essere realizzata con cavi, bande magnetiche o indicatori ottici (codici data matrix, per esempio). I loro percorsi, quindi, devono essere definiti a tavolino e, una volta disegnata la pista, restano fissi, a meno di dispendiosi aggiornamenti strutturali che impongono quasi sempre lo stop dell’attività. L’Agv, dicevamo, è sicuro perché viaggia quasi sempre in corsie riservate ed è dotato di sensoristica in grado di rilevare eventuali intoppi che gli si presentino davanti, ma non è in grado di evitarli: in caso di un ostacolo, non può far altro che fermarsi e attendere che l’ostacolo venga rimosso. Normalmente gli Agv vengono utilizzate in grandi spazi

Con i robot mobili la merce non viaggia tra stazioni di lavorazione rigidamente concatenate con geometria lineare, ma viene portata volta per volta alla stazione più opportuna in base alla lavorazione da eseguire

in cui è necessario effettuare spostamenti costanti e ripetitivi di materiale, e dove è possibile tollerare elevati costi iniziali e un ritorno sugli investimenti sul lungo periodo.

I robot mobili e le differenze con gli Agv I robot mobili partono invece da un assunto completamente diverso. In primo luogo, come dicevamo pocanzi, sono una sottocategoria dei robot collaborativi perché sono pensati per condividere gli spazi con gli operatori umani. Hanno quindi una dotazione di sensori più ricca (telecamere 3D, scanner laser…), che consente loro di evitare gli impatti, ma anche di avere una corretta percezione dell’ambiente circostante. Il loro “pilota” non è un nastro magnetico, ma un’”intelligenza” che ha bisogno unicamente di conoscere la mappa del luogo in cui si trova a operare. Mappa che, tra l’altro, può essere sia precaricata che appresa con un semplice giro nel sito. Prima di iniziare a muoversi verso la sua destinazione programmata, il robot calcola la traiettoria ottimale tenendo conto, a differenza dei sistemi tradizionali, delle sue dimensioni reali (inclusi eventuali carichi sporgenti) e delle aree di sicurezza intorno agli ostacoli. Il robot mobile, inoltre, lavora in completa autonomia e, se si trova davanti un qualsiasi ostacolo, è in grado di spostarsi in modo sicuro per aggirarlo, elaborando il miglior percorso alternativo possibile. Da questa breve analisi delle caratteristiche dei robot mobili appare già chiaro che si tratta di una soluzione orientata alla flessibilità. L’assenza di un’infrastruttura fisica permette infatti di assegnare un robot mobile a un altro compito nel giro di qualche minuto oppure di spostarlo su un’altra linea. La possibilità di muoversi in sicurezza anche in mezzo alle persone, inoltre, ne consente l’impiego, oltre che nella movimentazione di materiale in magazzini, anche all’interno degli ambienti di produzione.

I pivot dei nuovi sistemi di produzione flessibile I robot mobili sono considerati i possibili “pivot” dei nuovi sistemi di produzione flessibile, in cui la merce non viaggia tra stazioni di lavorazione rigidamente concatenate con geometria lineare, ma viene portata volta per volta alla stazione più opportuna in base alla lavorazione da eseguire. E se una stazione di destinazione fosse già occupata, potrebbe agevolmente cambiare target e dirigersi verso quella libera. Vale la pena evidenziare che i robot mobili sono disponibili da diversi costruttori in varie taglie. Ci sono model-

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Agv o robot mobile? Non sempre la soluzione più adatta al proprio stabilimento è quella più evoluta, ma sul mercato esistono svariate soluzioni li pensati per trasportare carichi relativamente leggeri, ma anche soluzioni pensate per movimentare pallet fino a 500 kg di peso.

Il Roi? Meno di un anno Dal punto di vista economico, il robot mobile promette di ripagarsi in un tempo moto breve. Ce lo spiega Davide Boaglio di MiR, uno dei principali provider focalizzati su questa tecnologia: «La facile integrazione e il fatto che le aziende non debbano apportare modifiche al layout di fabbrica garantisce bassi costi iniziali. Gli Amr sono una forza lavoro affidabile, in quanto la loro durata è compresa dalle 12 alle 15 ore senza interruzioni. Si possono caricare automaticamente quando non hanno compiti da svolgere, garantendo un flusso di lavoro regolare e ottimizzando la logistica interna. Il Roi è generalmen-

te inferiore ad un anno, poiché solitamente, a seconda dell’applicazione, un robot svincola fino a due dipendenti a tempo pieno, i quali possono dedicarsi a compiti di maggior valore».

Creare una flotta I robot mobili possono anche essere utilizzati in flotta, il che offre una serie di vantaggi. Intanto la scalabilità: l’introduzione o l’eliminazione di uno o più elementi può avvenire secondo il bisogno. Un esempio è quello della soluzione Omron, che ci spiega Marco Mina: «Nel caso di utilizzo di più robot cooperanti, un gestore del traffico, chiamato Enterprise Manager, avrà il compito di condividere a tutti i componenti la mappa creata da un singolo robot. Si tratta di una combinazione di hardware e software che, comunicando tramite wireless con i robot, ne gestisce il traffico e le missioni. L’Enterprise Manager gestisce le code e le priorità dei lavori assegnati ai robot, comunicando con il sistema centralizzato dell’azienda. Il sistema, inoltre, condivide la mappa a tutti i membri della flotta, regolando il traffico e le eventuali possibili collisioni».

I player sul mercato Una lista completa di aziende produttrici di robot mobili è pressoché impossibile da stilare, stanti le moltissime aree in cui essi trovano applicazione. Tra i player maggiormente orientati al mondo industriale, oltre alle aziende già menzionate – Mobile Industrial Robots e Omron – vale la pena citare Kuka, Comau ma anche Amazon, Honda e Lg.

I robot mobili possono anche essere utilizzati in flotta, il che offre il vantaggio della scalabilità: l’introduzione o l’eliminazione di uno o più elementi può avvenire secondo il bisogno 27 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE

Gli AGV “su misura”? Arrivano dalla Puglia Entra nel vivo il progetto di ricerca industriale e sviluppo sperimentale “OmniAgv4.0”, che unisce aziende, università, centri di ricerca, Pmi e startup innovative per rivoluzionare i sistemi e i processi logistici industriali su larga scala

di Valentina Rega (Tecnologie Diesel S.p.A), Davide Mannone, Rocco Nicola Lombardi (Code Architects Automation), Pasquale Bene, Alessandro Balsamo, Luca Rizzi, Antonio Gerardi e Ubaldo Spina (Cetma)

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U

n’azienda nel cuore della Puglia, Tecnologie Diesel SpA, parte del gruppo Bosch. Producono principalmente pompe per sistemi “Common Rail”. All’interno dello stabilimento la movimentazione del materiale viene svolta mediante l’utilizzo di trenini a guida manuale (detti “Milkrun”) che forniscono il materiale necessario alle linee di produzione. Un processo che con l’integrazione di veicoli a guida autonoma può essere reso più efficace ed efficiente contribuendo al miglioramento di elementi chiave quali produttività ed ergonomia. L’operazione però non è semplice: da una fase di approfondimento e scouting tecnologico iniziata nel 2016, l’azienda deve constatare che non esistono soluzioni in grado di integrarsi nel proprio sistema produttivo già esistente senza stravolgerlo interamente. Unica via percorribile: inventare qualcosa di nuovo.

Nella foto un prototipo dell’Agv del progetto OmniAgv 4.0, della portata di circa 400 kg. è in attesa dei primi test sulle linee di produzione

Le innovazioni funzionali del veicolo a guida autonoma implicano controllo, localizzazione, comportamenti adattivi e interazione. Saranno realizzati due veicoli dimostratori entro fine 2020

È questo l’inizio della storia di “OmniAgv4.0”, un progetto di R&D basato sulla progettazione e sperimentazione di una nuova generazione di veicoli a guida autonoma (Agv, Automated guided vehicle), adibiti al trasporto di materiale all’interno di un impianto industriale e con capacità di comportamenti autonomi e intelligenti per l’interazione con gli ambienti, le persone e le cose. È a tutti gli effetti una sfida per l’innovazione in ambito Industria 4.0 concepita direttamente sul territorio pugliese – anche grazie agli incentivi della Regione – che potrà avere applicazione anche sulle imprese dell’indotto e via via a livello nazionale e internazionale. Per realizzare il progetto, la Tecnologie diesel SpA ha raggruppato competenze ed eccellenze tecnico-scientifiche pugliesi tra università, centri di ricerca, Pmi e startup innovative, dando vita a una partnership collaborativa pubblico-privata: Politecnico di Bari, Università del Salento, Cnr, Code Architects automation, Prospettive Hi-Tech srl, nonché Ingenium, Quavlive, Dnv-Gl e il Cetma – Centro di ricerche europeo di tecnologie, design e materiali – nel ruolo di consulenti.

Lo scopo del progetto Il progetto ha l’ambizioso obiettivo di realizzare una nuova generazione di veicoli autonomi (Agv) adibiti al trasporto di carrelli all’interno del contesto logistico di un impianto industriale che si integrano nell’ambiente in cui si trovano e operano senza necessità di modifiche agli spazi di lavoro né di pesanti revisioni dei processi logistici già in essere. Uno dei principali aspetti da analizzare è inoltre quello relativo alla sicurezza nell’interazione tra veicoli a guida autonoma ed esseri umani,

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tema che riveste un ruolo fondamentale in relazione alla cultura della sicurezza e che sarà affrontato con la consulenza di Dnv-Gl.

sicurezza che avrà la sua conclusione in un processo di certificazione dedicato.

Lo sviluppo degli “OmniAgv 4.0” prevedrà veicoli con un ingombro complessivo minimizzato, capacità autonome di sollevamento e trasporto del carico, capacità di movimentazione omnidirezionale olonomica (rettilinea, laterale, diagonale, rotazione) e capacità di movimento al chiuso e su pavimentazione di tipo industriale (cemento o resine industriali). Anche l’alimentazione riveste un ruolo cruciale: sarà indipendente, per poter garantire operatività h24 senza interruzioni, avvalendosi di sistemi ausiliari (stazioni ricarica e sostituzione automatica delle batterie).

Le innovazioni funzionali del veicolo implicano la necessità di affrontare diverse sfide: controllo, per ciò che concerne le problematiche di cinematica e di dinamica; localizzazione, tramite scansione ottica dell’area di movimentazione al fine di non utilizzare marker appositi da applicare nella zona di spostamento; comportamenti adattivi, studio di tecniche di riconoscimento visivo di immagini al fine di individuare e discriminare oggetti, persone e markers nello spazio di movimentazione e attuare di conseguenza comportamenti adeguati; interazione, ovvero soluzioni per introdurre l’interazione diretta uomo-macchina che dovrà risultare naturale e intuitiva, garantendo la sicurezza delle persone e oggetti.

Gli Agv saranno in grado di localizzarsi all’interno di un’area di tipo industriale, rilevando la conformazione e la composizione degli ambienti e le loro evoluzioni. Potranno pianificare e ripianificare i percorsi nel rispetto dei vincoli imposti (aree accessibili, regole di percorrenza) e dei ruoli attribuiti a ciascun mezzo. Saranno inoltre in grado di condividere gli spazi operativi con persone e altri veicoli (a guida manuale o automatica), di riconoscere gli oggetti nella scena (persona, veicolo, ostacolo fisso) e avere un comportamento adattivo, di rilevare informazioni riguardanti segnaletiche, delimitatori e cartelli. E sarà possibile inoltre interconnettersi secondo i nuovi standard di comunicazione distribuiti sul web e sul cloud e interfacciarsi direttamente con gli Erp aziendali per la costruzione di un big data da cui estrarre informazioni di diagnostica e prognostica avanzata. Un’altra caratteristica importante sarà poi la possibilità di operare a più stretto contatto con gli operatori, per fornire il proprio servizio in una connotazione più ampia, come ad esempio gestire anche attività di organizzazione delle merci (compattamenti di file di carrelli) o consegna e prelievo di beni direttamente a bordo macchina. Significa quindi poter operare in ruoli nuovi e definibili a piacere, e sviluppare un nuovo tipo di interfacciamento uomo-macchina in cui la persona deve poter trasferire direttamente al veicolo e mediante semplice tocco l’intenzione del movimento desiderato. Il tutto rispondendo agli standard di sicurezza (Direttiva macchine e collegate), ma anche operando in nuovi scenari di funzionamento non ancora normati. Si svilupperà quindi un concetto innovativo di sistema integrato di

Le innovazioni funzionali

Di particolare importanza risultano, infine, le attività di Design & Engineering del veicolo, intervento basato sulla stretta collaborazione tra Bosch, Code Architects automation e Cetma, cui spetta il compito di contribuire all’integrazione intelligente di Hw e sensoristica (nell’ottica di conservare volumi compatti e idonei per i carrelli di destinazione) e all’ottimizzazione strutturale del telaio e del sistema sollevatore attraverso analisi numeriche con codici di calcolo avanzati. Il tutto all’interno di involucri di nuova generazione, studiati con materiali ibridi e avanzati a seconda delle specifiche applicazioni, ricorrendo in fase di prototazione a tecniche di Additive manufacturing per accelerare la realizzazione di carene e sistemi di protezione da utilizzarsi in fase di test.

I veicoli Si prevede la realizzazione di due versioni di veicoli dimostratori entro fine 2020, il cui impiego sarà sperimentato nel contesto industriale dell’impianto di produzione Bosch “Tecnologie Diesel” di Modugno. Il veicolo si occuperà di trasportare il materiale muovendosi entro le aree logistiche dello stabilimento, spostandosi tra magazzini e punti di consegna intermedi, organizzati secondo un modello lean production. «Oltre all’innovazione tecnologica legata al progetto, siamo davvero orgogliosi di aver messo insieme alcune delle eccellenze del nostro territorio» hanno dichiarato gli amministratori delegati del sito barese di Bosch, Fabio Giuliani e Martin Bogen, «È un’ulteriore dimostrazione del fatto che la Puglia “sa innovare”. E se mette forze e competenze a fattor comune, può innovare meglio».

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L’innovazione delle Pmi parte dai robot e i veicoli a guida autonoma Nuovo progetto del Politecnico di Milano per l’industria manifatturiera europea

LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE

R

obot utilizzati come veicoli autonomi per automatizzare e digitalizzare la logistica interna all’azienda. Con l’obiettivo di ridurre tempi e costi di installazione fino a 10 volte. Tutto questo fa parte di L4ms – Logistics for manufacturing Smes (le Pmi italiane) – un progetto Horizon 2020 nato per aiutare i piccoli e medi produttori e i fornitori di automazione a utilizzare tecnologie avanzate nelle fabbriche, offrendo una piattaforma IoT industriale per collegare le attrezzature di fabbrica e testare la soluzione desiderata. In Italia è il Politecnico di Milano a occuparsi dello sviluppo di una piattaforma open dedicata ai robot di logistica, tramite il dipartimento di Ingegneria gestionale e il dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria. Un lavoro che va di pari passo con il “Fiware” lanciato dalla Commissione europea, una piattaforma cloud open source con un ecosistema collaborativo di sviluppatori, hub di innovazione, università e più di 1000 piccole e medie imprese e startup. Entro il 2020, le imprese che utilizzano la piattaforma Fiware dovrebbero generare entrate per oltre 330 milioni di euro. Una piattaforma per l’innovazione La logistica obsoleta crea infatti un ostacolo per l’industria manifatturiera europea, dal momento che può rappresentare fino alla metà dei costi totali di produzione. Un nuovo utilizzo dei robot consentirebbe l’implementazione economica di soluzioni logistiche piccole e flessibili, senza effettuare modifiche dell’infrastruttura, fermi di produzione e competenze interne. Il progetto offre finanziamenti, tutoraggio tecnico e competenze aziendali per aiutare ad aumentare la produttività in Europa.

Le soluzioni di L4ms si basano su Opil (Open platform for innovation in logistics), una piattaforma informativa che rende possibile la sostituzione delle classiche attrezzature logistiche – come muletti e transpallet – con robot mobili più flessibili, gli Agv. L’adozione dell’infrastruttura Opil permette di sfruttare il paradigma IoT per abilitare la comunicazione tra i diversi elementi della fabbrica, dai macchinari ai robot, creando un sistema logistico facilmente riconfigurabile, flessibile e reattivo, incontrando le esigenze dell’attuale mondo produttivo incentrato sulla personalizzazione del prodotto. L4ms è un’unica struttura che fornisce alle aziende, oltre alle soluzioni tecnologiche e il supporto necessario per implementarle nelle proprie realtà, anche il trasferimento delle competenze tecniche necessarie per gestire le nuove tecnologie, nonché consulenza sul modello di business e l’accesso ai finanziamenti europei tramite il meccanismo delle Open call dei progetti Horizon 2020. Il bando europeo Uno dei modi per accedere all’offerta di L4ms è di presentare il proprio caso studio durante la fase di Open call del progetto. Il Politecnico di Milano sta seguendo le proposte delle piccole e medie imprese nella presentazione e realizzazione del progetto, in modo da trovare le soluzioni più ideali e accedere ai fondi destinati alle aziende. I candidati con il maggior potenziale di innovazione avranno la possibilità di accesso a vari servizi, tra cui un finanziamento fino a € 250.000, un ambiente di test all’avanguardia e tutoraggio per modelli di business e servizi innovativi. La call per il bando si chiuderà il 30 novembre 2019.

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Più velo ce del s uono

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Intervista a Bibop Gresta, Chairman & Cofounder di Hyperloop Transportation Technologies di Nico de Corato* *Nico de Corato vive da anni a Dubai, è consulente per l’apertura di attività in Free Zone negli Emirati Arabi

Il “treno” iperveloce ideato da Elon Musk sfrutta la tecnologia della levitazione magnetica passiva per toccare i 1.200 chilometri l’ora

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V

iaggiare superando la velocità del suono. Essere sparati in una capsula a 1200 km/h. Questa è l’idea alla base di Hyperloop, una tecnologia che punta a rivoluzionare il mondo dei trasporti. Ne abbiamo parlato con il suo inventore, Bibop Gresta, Chairman & Cofounder di Hyperloop Trasportation Technologies. L’idea visionaria del treno supersonico che in realtà treno non è, perchè si tratta di capsule sparate a bassa pressione, è di Elon Musk che però si è limitato a un’intenzione d’uso. Mentre è stato Bibop stesso a implementare e brevettare poi l’idea. Insieme al suo socio tedesco, Dier Halborn, hanno dato vita a un vero e proprio Crowdsourcing, quindi non una semplice raccolta fondi (quello che fa il Crowdfounding), ma una ricerca di menti di eccellenza che messe insieme hanno potuto sviluppare il progetto. Una raccolta di know how, di expertise, di persone che potessero lavorare insieme per poi dare vita all’Hyperloop. Dalla radio all’Hyperloop, ne hai fatta di strada. E ne hai fatta anche ad alta velocità, per essere in tema. Credo che il percorso che ho fatto da imprenditore (e anche un po’ da innovatore) in Italia sia stato la preparazione per quello che poi ho dovuto affrontare quando abbiamo lanciato questa iniziativa. È stato un percorso molto vario perché sono passato dai media e poi a fare l’imprenditore e l’investitore. È stata una palestra incredibile, oggi non mi sento arrivato da nessuna parte, sento di aver iniziato un percorso che vedrà l’azienda crescere ed evolvere in qualcosa che è sicuramente diverso da quello che stiamo facendo oggi: stiamo costruendo le basi per poi iniziare a costruire tutto il network mondiale di Hyperloop e stiamo prevedendo più di 2000 km l’anno. L’umanità ha bisogno di questo sistema. Se non lo facciamo alla svelta rischiamo che il pianeta soccomba veramente sotto l’effetto dell’anidride carbonica e di tutto l’effetto serra che stiamo costruendo. Mi sento in una missione che è quella di correre contro il tempo e arrivare all’installazione di Hyperloop dappertutto nel minor tempo possibile. Ok parliamo di tempo, una delle tue missioni è proprio quella dell’ottimizzazione del tempo. È importante, secondo me, recuperare l’aspetto umano del viaggio. Io non sto facendo andare veloci le persone, le sto facendo rincontrare in maniera più veloce. È importante questa capacità di far riconnettere l’essere umano in maniera molto più efficiente, per me è fondamentale in tutto quello che abbiamo fatto nell’Hyperloop: nel design, nell’aspetto ingegneristico, nei contenuti che stiamo inventando all’interno di Hyperloop.

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Ci fai un esempio di questo nuovo paradigma? Il trasporto oggi come oggi non funziona. Io dico che è rotto. È stato concepito rotto. Pensa solo a come ci classificano mentre stiamo viaggiando: prima classe, seconda classe. Non vuol dire niente. È un concetto che non ha niente di umano, ha probabilmente un aspetto economico ma non umano. Nel viaggio del futuro stiamo disegnando delle capsule. In questi spazi nuove tecnologie permettono di usufruire delle cose di cui hai bisogno in quel preciso momento. Se stai viaggiando e ti vuoi riposare, avrai il sonno più bello che hai avuto nell’ultimo periodo, se vuoi imparare qualcosa, se vuoi essere intrattenuto abbiamo tutto ciò che serve, se vuoi fare un checkup medico abbiamo le tecnologie che ti aiutano a fare questo. Non stiamo andando veloci insomma, stiamo ridando il tempo alle persone. Si rielabora l’intera idea di progetto del trasporto insomma. Si, ma anche del concetto del passeggero, che noi abbiamo chiamato “passeggero nudo”, nel senso che non devi avere niente, solo la tua biometria, che ti potrà permettere di accedere non solo alle stazioni ma a tutto il sistema Hyperloop. Tutte le operazioni che facciamo oggi in stazione, e che ci fanno perdere tempo, potrebbero tranquillamente essere fatte ancora prima di arrivare. Sono tutte operazioni che ci tengono lì, senza dare nessun valore alla nostra vita, tempo che perdiamo come umanità, intere giornate, mesi, anni... Sai che se tu vivi in una delle principali città, nel mondo, tu vivi 1, 2, 3 anni in meno di quello che era previsto?

E tu dove vivi? Dove hai scelto di vivere? Io avrei scelto di vivere qui [l’intervista è realizzata a Dubai NdR], il problema è che vengo spostato dal team come un pacco postale in giro per il mondo, e quindi purtroppo riesco a restare poco. Abbiamo battuto ora il record di permanenza, due settimane, ma stasera riparto per Parigi, poi vado in Italia: una cosa inaspettata, ma c’è un progetto ora che sta nascendo, molto importante in Italia, che sembra avere una certa serietà. Quindi sono al mio secondo viaggio in Italia. Ho incontrato il Governo l’ultima volta, una serie di importanti imprenditori, ora sembra nascere una cordata italiana per Hyperloop, ma colgo l’occasione per confermare: non ci sono linee ad oggi tra Roma e Milano con Hyperloop! E verosimilmente dove avremo la prima tratta Hyperloop funzionante? Beh, ormai non è più un segreto. Stiamo lavorando a un progetto ad Abu Dhabi. Una linea, per ora, di 5 km. È un prototipo che stiamo cercando di consegnare per l’Expo 2020, quindi a ottobre. Stiamo correndo contro il tempo ma ad oggi stiamo nei tempi. E quindi andremo da Dubai ad Abu Dhabi in poco più di 10 minuti? No! Non c’è linea tra Abu Dhabi e Dubai in 10 minuti. Come no?! Tutti parlano di Dubai-Abu Dhabi in 11, 12 minuti… Parlano male, non è prevista una linea ad oggi tra Abu Dhabi e Dubai. In realtà noi stiamo lavorando con il go-

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verno di Abu Dhabi per una tratta di 5 km, un primo prototipo di una linea che verrà sviluppata in Abu Dhabi. Forse in futuro ci sarà un’estensione che potrà collegare i due emirati, ma ad oggi nulla. Forse la confusione nasce dal fatto che il posto dove stiamo costruendo Hyperloop è tra Abu Dhabi e Dubai, però è tecnicamente nell’emirato di Abu Dhabi. In effetti tutte le volte che andavo ad Abu Dhabi, cercavo di guardare sulla Sheikh Zayed dove fossero le rotaie ma non vedevo nulla. Non vedresti rotaie comunque. C’è solo un grande tubo con dei piloni. Stiamo prevendendo di fare il delivery dei primi piloni e dei primi tubi a gennaio 2020, quindi fra poco vedrai un po’ di lavoro, di piloni ma è un po’ presto diciamo. Sono stime o proiezioni quindi. Si parla anche di Roma - Milano in 30 minuti a dire il vero, ma probabilmente non c’è nemmeno questo in previsione. Non c’è un progetto Roma - Milano in questo momento. Ripeto, non c’è, devo stare attento. Il problema che sta nascendo, in generale, è che quando annunciamo una feasibility study ci sono aziende che acquistano i terreni intorno alle aree dove stiamo lavorando per fare speculazioni edilizie. Con ripercussioni tremende anche per l’eventuale acquisizione dei terreni da parte nostra in caso di feasibility study positiva. Per cui ad oggi non comunichiamo niente se non è stato firmato già un contratto e non vi sia l’acquisizione del terreno.

Un’ultima domanda, cosa ne pensi di Dubai, di questa città che è cresciuta così velocemente, che sembra piena di contraddizioni ma che alla fine dà un sacco di possibilità? Io credo sia un posto magico. Sheikh Zayed e poi i suoi figli sono riusciti veramente a predire il futuro, a capire in anticipo che il petrolio non era la strada del futuro – anche se qui di petrolio ce n’è tanto – ma hanno in anticipo abbracciato il futuro creando una fantastica oasi di sviluppo ma soprattutto di integrazione. È l’unico posto che ho visto dove tutte le culture, le regioni sono in maniera equilibrata riunite e vivono in un modello di società che adoro. Stanno creando un futuro sostenibile insomma. Sostenibile e possibile. E al di là di tutta la retorica legata alle tradizioni. L’emancipazione delle donne, per esempio, negli ultimi anni ha fatto grandissimi passi avanti, oggi più della metà di persone al governo sono donne. È un cambiamento. Piano piano stiamo vedendo le forme necessarie per traghettare questa società nel ventiduesimo secolo.

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UN CENTENARIO NON CONVENZIONALE

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Da 100 anni il magazine di ANIMA L’Industria Meccanica racconta la storia di imprese e soluzioni tecnologiche, che hanno accompagnato cambiamenti straordinari. Il 28 ottobre a Milano festeggiamo con una iniziativa non convenzionale, alla presenza di ospiti e performer fuori dall’ordinario per un confronto innovativo ed emozioni uniche. Un evento nel quale rievocare la voce della meccanica che ha ancora molto da dire. La serata è rivolta ai Soci ANIMA e altri ospiti su invito, a partire dalle ore 19. info: eventi@anima.it

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Dal World Manufacturing Forum: il futuro dell’industria si gioca su 10 competenze chiave

Velocità è la parola chiave del cambiamento. Se si tratta di digital transformation e Industria 4.0 a cambiare non sono solo le tecnologie, ma anche le competenze necessarie per utilizzarle al meglio. l’industria meccanica 722 | 42


Dal 25 al 27 settembre il World Manufacturing Forum ha lanciato messaggi chiari per lo sviluppo della manifattura a centinaia di imprenditori, manager e specialisti Hi-tech di Stefano Casini

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l World Manufacturing Forum 2019 ha lanciato messaggi molto chiari a centinaia di imprenditori, manager e specialisti Hi-tech con un unico obiettivo: tracciare le prospettive di sviluppo della manifattura. Nella cornice di Villa Erba a Cernobbio, per tre giornate, si è condivisa quale sia la strada da intraprendere: insieme alle nuove tecnologie, che rendono sempre più efficienti le aziende, per fare innovazione sono altrettanto fondamentali capacità e conoscenze. È compito del report dal titolo “Skills for the future of Manufacturing”, realizzato dalla World Manufacturing Foundation, dare nuovi input, come individuare le dieci nuove competenze essenziali per il futuro della manifattura, quali siano le sei professioni emergenti e, infine, cosa sia necessario cambiare. Un monito e un invito per le aziende che possono coltivare un mix di hard skills e soft skills nelle loro persone.

Le 10 competenze più richieste L’abilità di capire e abilitare nuovi sistemi di produzione digitale, applicazioni e strumenti sarà molto ricercata tra i nuovi talenti, così come la capacità di progettare e utilizzare nuove soluzioni di intelligenza artificiale e per l’analisi dei dati e, chiaramente, saperne interpretarne i risultati. Tra le soft skills le più richieste saranno la risoluzione creativa dei problemi, una forte mentalità imprenditoriale, che include la proattività e la capacità di pensare fuori dagli schemi. E, ancora, la capacità di lavorare in modo efficace e sicuro con le nuove tecnologie

e sviluppare una mentalità interculturale e interdisciplinare, inclusiva e orientata alla diversità, per affrontare le sfide che nascono da nuove esigenze. Le persone, poi, dovranno saper gestire una complessità crescente, fatta di molteplici requisiti e compiti simultanei, interagire con le altre persone attraverso piattaforme e essere pronti al cambiamento continuo, secondo una capacità di trasformazione che metterà sempre più in discussione il proprio status quo. Tra le competenze tecniche non mancano le conoscenze di cyber security, privacy e analisi dei dati. «Riteniamo molto importante portare all’attenzione di tutti, imprenditori, istituzioni, mondo politico e formazione, l’importanza e il peso del gap di competenze che si rischia di creare con l’innovazione tecnologica e della manifattura, se non vengono accompagnate da iniziative e politiche adeguate rivolte al capitale umano delle aziende», sottolinea Alberto Ribolla, presidente della World Manufacturing Foundation. «È necessaria un’ampia cooperazione per affrontare questa sfida a livello di settore e di sistema. Vogliamo accrescere la consapevolezza su questi temi tra le diverse parti interessate».

Le 6 professioni emergenti del mondo 4.0 Il report indica persino le tendenze in atto e le esigenze che molte imprese, in primis quelle più dinamiche ed evolute, si trovano a dover affrontare. Tanto da indicare anche quelli che, secondo le analisi fatte sul campo, sono i ruoli che più si stanno facendo strada nel mondo della digital transformation. Nei prossimi anni le aziende apriranno nuove posizioni per il digital ethics officer cioè il sovrintende allo sviluppo, attuazione e monitoraggio dell’etica, nell’uso e nell’applicazione di nuove tecnologie e intelligenza artificiale. E ancora l’ingegnere 4.0 che è in grado di identificare come l’integrazione delle tecnologie digitali possa creare valore e migliorare l’efficienza operativa. L’industrial big data scientist, invece, è una figura centrale nell’analisi e gestione dei dati, per sfruttarne il valore per l’azienda e generare intuizioni che portano a nuovi modelli di Business. Le aziende, inoltre, ricercheranno il collaborative robots expert che assicura l’interazione migliore tra esseri umani, robot e cobot, di cui massimizza i risultati in vari tipi di processi, così come l’It/Ot Integration Manager che facilita le interazioni tra mondo dei sistemi informatici e ambienti di produzione, anche per consentire decisioni in tempo reale. Da ultimo, il digital mentor che aiuta il per-

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sonale di tutta l’azienda a lavorare in maniera agevole e adeguata con le nuove tecnologie. «Molte aziende negli ultimi anni hanno investito in tecnologie, ora devono puntare allo stesso modo anche sulle competenze», rileva Marco Taisch, docente del Politecnico di Milano e responsabile scientifico del World Manufacturing Forum. “Per quanto riguarda i lavoratori, non devono subire il cambiamento in atto, ma devono avere un ruolo proattivo orientato alla crescita professionale. Del resto, quelli più formati e competenti in caso di necessità hanno poi anche più facilità a ricollocarsi nel mondo del lavoro”. Secondo Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, «il fenomeno del deficit di competenze adeguate e aggiornate all’interno delle imprese e della Manifattura 4.0 è uno dei problemi più pressanti che l’industria si trova oggi ad affrontare, cresce la necessità di abbinare le nuove soluzioni produttive con figure specializzate in grado di valorizzare al massimo le potenzialità hi-tech».

Le 10 raccomandazioni a imprese e governi Nel report ci sono poi dieci raccomandazioni ai governi su come orientare le policies per affrontare il tema skills gap e skills mismatch. Sarà necessario sviluppare con incentivi personali e professionali una formazione continua e investire per sfruttare appieno le potenzialità delle tecnologie. Come, ad esempio, utilizzare piattaforme collaborative per condividere le conoscenze e le migliori pratiche utilizzando le tecnologie digitali per innovare le modalità di formazione e training. E, ancora, attuare politiche aziendali per favorire l’aggiornamento delle risorse umane. Inoltre, le persone devono essere accompagnate a sviluppare una carriera professionale nuove competenze tecniche, soprattutto hi-tech, assieme a conoscenze più generali. Sarà un elemento distintivo rispetto ai competitor assicurarsi che le competenze rilevanti siano trasmesse all’interno dell’azienda, per uno scambio proficuo di conoscenze tra diverse generazioni di operatori, favorire la mobilità sociale con una carriera nella manifattura e, per questa ragione, far crescere il valore dei percorsi di sviluppo professionale e tecnico. Infine, collaborare tra aziende e realtà della formazione per indirizzare le nuove skills di cui le imprese hanno più bisogno. La tecnologia continuerà a progredire a ritmo serrato, e con la stessa velocità imprenditori e lavoratori devono dare forma e portare avanti aziende e ruoli distanti ormai anni luce da quelli delle generazioni precedenti.

Chi è e cosa fa l’esperto di robot collaborativi? I nostri colleghi potrebbero essere cobot. Sono così chiamati i robot collaborativi già in grado di supportare con il personale aziendale in diverse mansioni e attività. Nei prossimi anni la collaborazione tra umani e cobot sarà sempre più fluida, efficace ed efficiente. Per questa ragione, sarà necessaria una figura, come l’esperto di cobot, a garantire la migliore interazione tra esseri umani, robot e cobot: massimizza i risultati in vari tipi di processi e identifica dove i cobot possano migliorare l’efficienza finale. E, inoltre, gestisce, installa, configura, fa manutenzione ai cobot integrati con i vari sistemi di fabbrica. Infine, fornisce formazione e supporto tecnico ai lavoratori per operare in maniera ottimale con i cobot. È chiaro che tutto questo implica competenze e capacità di utilizzo dell’intelligenza artificiale, una mentalità imprenditoriale e orientata all’utente finale, con in più l’abilità di anticiparne le esigenze.

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La Luce del Sole: l’illuminazione che va oltre il Led Una forte ricerca rivolta alla qualità, all’uniformità e alla fedeltà cromatica della luce, assieme ad affidabilità e rispetto dell’ambiente. Sono questi i tratti distintivi di Solljus, una tecnologia che replica la qualità luminosa della nostra stella e permette grossi risparmi.

Solljus, importato e commercializzato da Greenova Italia, illumina il reparto imbottigliamento dello stabilimento Birra Peroni di Bari. Il risparmio conseguito è del 68% sulla bolletta energetica.

Arriva dalla Svezia la tecnologia illuminotecnica capace di dare una spallata al “predominio” dei Led, spesso pensati come soluzione dominus per risparmiare i consumi di luce nei diversi settori dell’industria, della logistica e dell’edilizia commerciale. Si chiama Solljus e ha per prima conquistato Greenova Italia Srl, società nata con lo scopo di commercializzare nel nostro paese il meglio dell’eco-innovazione scandinava. Il proiettore Solljus (tradotto dallo svedese “luce del Sole”), assicura fin dal nome qualcosa di molto ambito negli ambienti produttivi, piccoli o enormi che siano: un’illuminazione naturale come quella che ci offre la nostra stella, sinonimo di un’elevata uniformità della luce e una perfetta fedeltà cromatica. Questo apparecchio, nato per scopi militari e successivamente “modellato” per le esigenze civili, emula infatti la luce diurna garantendo un risparmio energetico che può oltrepassare l’80%. Testato da marchi nazionali e internazionali Lo hanno già sperimentato Birra Peroni, Saint Gobain, Fincantieri, Ikea Italia, Trenitalia, Dhl, Ori Martin, Gruppo Lucchini, per citare alcuni nomi; realtà nazionali e internazionali oggi persuase dalla particolarità di questo prodotto illuminotecnico. Nel caso specifico dell’hub Dhl, a Corteolona (Pavia), 780 riflettori Solljus da 210 W hanno preso il posto, nei 60.000 mq interessati al re-lamping, di altrettante ma molto più energivore lampade al sodio ad alta pressione. Risultato? Il consumo totale di 523 kW sì è ridotto a poco più di 176 kW, un risparmio in potenza che ha abbattuto del 66,4% gli alti costi energetici derivanti

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dalle necessità operative della location (dove la luce artificiale è richiesta anche per 20 ore al giorno). Incredibile anche il dato di pay back di questo efficientamento energetico, stimato in appena 1,55 anni. Un altro dato da sottolineare: fra 12 anni la centrale logistica avrà risparmiato più di 4 milioni di euro in illuminazione. Meno punti luce, più risparmio! Funzionale fin dal design, pratico ed efficiente a qualsiasi temperatura di esercizio (-50°C + 96°C), Solljus monta sorgenti luminose in tecno-ceramica e ottiche prismatiche anti-abbagliamento, brevettate, in cristallo puro. Uno dei principali vantaggi competitivi di Solljus è la capacità, con meno corpi illuminanti, di illuminare di più e meglio consentendo, contemporaneamente, evidenti risparmi sulla bolletta energetica. A prova di ambienti “difficili” L’apparecchio sopporta senza problemi vibrazioni, urti, esposizione a gas anche potenzialmente esplosivi, (grazie alla certificazione Atex), mentre l’efficienza luminosa resta invariata indipendentemente dalla temperatura dell’ambiente in cui opera. L’adozione di Solljus, resistente anche a spruzzi d’acqua (classe di protezione IP 65), non richiede quasi mai nessun intervento sull’impianto preesistente. Costi di installazione e manutenzione abbattuti In caso di re-lamping i costi di installazione e manutenzione sono abbattuti grazie, anzitutto, alla facilità di fissaggio di Solljus e al minor numero di armature da installare per raggiungere (e migliorare) la luminosità preesistente. La qualità visiva che si ottiene elimina ogni forma di sfarfallio aumentando l’operatività nei luoghi di lavoro, e dunque la produttività. Tutto questo può essere testato dal committente, chiedendo in prova a Greenova Italia una o più Solljus da collocare nell’ambiente oggetto del futuro efficientamento.

DHL Supply Chain, società del gruppo Deutsche Post DHL specializzata nel management dei servizi logistici integrati per le imprese, ha scelto di rinnovare l’impianto di illuminazione dell’hub di Corteolona (PV) con centinaia di riflettori più efficienti Solljus, consentendo un risparmio del 64%. I fattori di competitività di Solljus Greenova Italia sa bene che i margini di efficientamento energetico, derivanti da una corretta illuminazione, sono oggi vitali per le aziende italiane, soprattutto per quelle più grandi ed energivore; come le industrie e il terziario commerciale che, insieme, assorbono secondo Enea oltre il 35% del fabbisogno energetico nazionale destinato all’illuminazione. Ritorno sull’investimento in tempi brevi, alta uniformità nella distribuzione della luce, resa cromatica vicina a quella della luce diurna e bassissimi costi di manutenzione, rappresentano fattori di competitività in cui Solljus si sta dimostrando imbattibile.

Studio illuminotecnico gratuito Studio illuminotecnico in Dialux (con curve fotometriche certificate da ente terzo Dial) e calcolo tempi di ritorno dell’investimento (payback) sono gratuiti e permettono al committente non solo di sapere in quanto tempo il nuovo impianto sarà ripagato, ma anche di conoscere il risparmio progressivo dopo la sostituzione delle luci su una scala di 12 anni. Grazie alla partnership con Grenke, è inoltre possibile accedere a piani di finanziamento e noleggio operativo.

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A differenza di quanto può capitare ai Led, Solljus non perde efficienza a temperature di lavoro critiche, continuando a risparmiare.

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Due grandi firme del passato in due momenti, a loro modo, paralleli. Momenti di passaggio, in cui serviva la voce (e la penna) di chi sapesse guidare l’industria italiana fuori da un momento difficile, per iniziare una rinascita che potesse perdurare. In queste pagine ripubblichiamo un articolo di Camillo Olivetti e di Federico Jarach, presi direttamente dall’archivio storico della rivista. La pagina di Camillo Olivetti risale al 1921: l’Italia è uscita vincitrice dalla “grande guerra”, ma la sua storia industriale è tutta da costruire. In più, «le macchine tedesche tornano ad invadere il mercato italiano!» a causa del «disordine generale del paese» e perché i macchinari italiani «cascano nello studio e nell’esecuzione di particolari che si dicono di poco conto». In questo articolo, l’appello di Olivetti è proprio di «curare i particolari», perché solo con l’attenzione e la cura si può raggiungere il risultato desiderato e scalzare la concorrenza dei produttori stranieri. L’articolo di Federico Jarach, del 1950, coincide invece con la rifondazione della rivista dopo lo stop imposto dalla seconda guerra mondiale, poco prima del Miracolo economico italiano. «L’Italia, Paese povero di materie prime, specialmente nel campo dell’industria meccanica, possiede però due grandi ricchezze: la capacità e la genialità dei suoi tecnici e l’abilità dei suoi operai». Nonostante ciò «l’importanza dell’industria meccanica nel Paese non è compiutamente compresa». L’invito è quindi a proseguire il percorso intrapreso, per arrivare a diffondere la rilevanza del settore in Italia e all’estero.


Luglio 1921

Dell’Ing. Camillo Olivetti

CURATE I PARTICOLARI

dall’archivio

consigli ai costruttori meccanici italiani

La concorrenza germanica aiutata dal compiacente appoggio della nostra borghesia antiindustriale e della nostra banca, torna a darsi sentire. Le macchine tedesche tornano ad invadere il mercato italiano! Non è possibile competere colle marche tedesche in prezzo. Le condizioni di assoluta inferiorità in cui il disordine generale del paese, la politica fiscale antiindustriale della cricca che fa le finte di dirigerci, la malsana gestrione bancaria, ed infine la poca produttività (più che l’alto costo) della nostra mano d’opera, e l’alto costo della materia prima, rendono impossibile produrre più a buon mercato dei tedeschi. L’unica via di scampo per i costruttori italiani è di produrre meglio e di curare di più lo smercio dei proprii prodotti, eliminando per quanto è possibile gli intermediari, che in genere sono quelli che, più che il cliente diretto, guardano solo al prezzo e non alla qualità. Per quello che riguarda la qualità mi permetto di rivolgere ai costruttori italiani il consiglio di studiare meglio i particolari e di pretendere dai tecnici che i disegni e l’esecuzione di questi particolari siano curati al massimo grado. Da 25 anni io acquisto macchine e non guardo troppo al prezzo anche perché nella mia qualità di costruttore di macchine desidero di seguire il precetto evangelico di non fare agli altri quello che non si vorrebbe fosse fatto a sé stesso. Per la stessa ragione di carattere morale ho cercato, quando potuto, di preferire macchine costruite in Italia anche quando costavano di più, purché la qualità fosse quale io desideravo. Se no che spesso ho avuto delle noie. Nel complesso le macchine italiane sono disegnate onestamente senza quell’economia che caratterizza la produzione germanica. Le parti principali sono in genere studiate bene ed eseguite discretamente. I materiali in genere sono ottimi e superiori di gran lunga a quelli delle macchine tedesche ed anche di molte americane. Dove invece cascano si più dire tutte è nello studio e nell’esecuzione di particolari che si dicono di poco conto, unicamente perché chi costruisce pare non abbia l’intelligenza sufficiente per capirne l’importanza. Un maglio a frizione italiano che lavora nelle nostre officine di Ivrea ininterrottamente da dodici anni e che durante la guerra lavorò spesso 24 ore al giorno senza inconvenienti, nel primo mese mi fece dannare non poco perché non teneva bene gli stampi: i bolloni si slentavano ed il dente d’arresto si rompeva ogni due giorni. Modificato l’angolo dei cunei che tengono lo stampo, messe delle buone grover sotto i bolloni, cambiato il dente d0arreso e sostituito con uno meglio disegnato e fatto di materiale migliore, il maglio andò benissimo e va bene tutt’ora.


il cliente mette nel cestino i vostri cataloghi

ANNO 100

N.722

«Il cliente mette nel cestino i vostri cataloghi» recitava un annuncio pubblicato nel 1919, «non dimenticate però, che tiene sul tavolo l’annuario dell’Industria Meccanica Italiana». Fare pubblicità su L’Industria Meccanica, abbonarsi al magazine, coinvolgere i lettori, erano le prime sfide a cui la nuova rivista doveva far fronte. E per promuoversi non c’erano giri di parole. I primi slogan sono adorabili. Forse addirittura da rispolverare, con un po’ di ironia si intende. Per le aziende che non erano solite partecipare alle proposte editoriali un altro annuncio prontamente incalzava: «...e allora per quale ragione vi lamentate se il vostro cliente ha fatto richiesta solamente ai vostri concorrenti?». Senza tralasciare la voglia di un giornalismo d’attacco: «Nessuna protesta è da noi messa a dormire, ma ognuna è esaminata e inviata a chi di ragione. Ogni meccanico ha il diritto e il dovere di collaborare con noi: pubblichiamo su queste colonne le vostre comunicazioni».





Tutte le presse di un costruttore che non nomino sono disegnate bene con esuberanza di materiali in tutte le parti eccetto in un punto del pistone nel qual punto si rompono tutte, nessuna eccettuata. Cambiato quel pezzo e sostituito con uno un po’ più robusto, le presse non danno inconvenienti e lavorano benissimo. Tutti i torni italiani che ho comperato io, hanno dovuto essere raschiati per far coincidere esattamente le punte e dare la giusta quadratura al carrello. Eseguita quest’operazione le macchine andarono benissimo. Ultimamente comperai una cesoia di un costruttore milanese. Macchina ben disegnata ed eseguita onestamente con buon materiale, ma a cui dovetti mettere a posto le bronzine che non erano in squadro e rifare tutti i bolloni perché avevano dei giochi di mezzo millimetro e che perciò si rallentavano. Gli esempi si possono moltiplicare. In fondo con una spesa minima in più, e molte volte senza spesa, il costruttore avrebbe potuto rimediare lui all’inconveniente e mandare la macchina in istato da poter funzionare subito bene. Questa trascuratezza dei particolari ha un’importanza enorme. Quando le macchine capitano a clienti come sono io che hanno a disposizione un’officina ben attrezzata con tecnici ed operai di primo ordine, il dover cambiare o modificare qualche pezzo in una macchina è una noia ma non porta gravi conseguenze. Se la macchina dopo modificata va bene, non ci si ricorda più di quel che è stato e si è contenti. Ma mettetevi nei panni di un povero diavolo che non si trova in queste condizioni e che è obbligato – puta caso – a fermare la propria industria per diversi giorni perché ad una macchine si è rotta una biella mentre ad un vicino che ha comperato una macchina estera nel complesso peggiore, ma che continua o bene o male a marciare questo non è capitato. Non vi meravigliate se egli crederà di essere stato imbrogliato e se quando il rappresentante della casa estera verrà con aria di compassionevole superiorità a denigrare l’industria nazionale presterà benevolo orecchio e per il suo fabbisogno futuro si rivolgerà all’industria estera. Gli italiani sono quel popolo nel complesso onesto che si indulge in qualche piccola imbroglioneria di poca sostanza, ma di molta apparenza, al contrario di quello che fanno gli stessi inglesi ed i tedeschi che danno solo i grandi imbrogli (il trattato di Versailles informi) ma si astengono dai piccoli. Così è che noi ci siamo lucrati la fama di popolo disonesto mentre tutti portano al cielo l’onestà tedesca e inglese. Sarebbe bene che i costruttori italiani che sono sostanzialmente onesti che costruiscono bene i particolari per dara ai propri prodotti una fama di superiorità tale da poterle vendere ad un prezzo superiore a quello dei prodotti similari stranieri.

Per ottenere ciò molti stabilimenti dovrebbero anzitutto migliorare la propria organizzazione tecnica e qualche volta scegliere meglio il proprio personale superiore. Spesso il personale tecnico dirigente o perché poltrone o perché ha troppo da fare non cura sufficientemente i disegni. Al più dà delle idee generali e degli schizzi ai disegnatori che si ingegnano a tirar fuori i disegni delle macchine e delle loro varie parti. Qualche volta questi disegnatori sono meravigliosi per intuito meccanico ma raramente posseggono (e non si deve pretendere che posseggano) la capacità di calcolare gli sforzi a cui le parti vanno assoggettate, né di studiare i metodi di lavorazione. Capita perciò spesso che i disegno delle parti e specialmente di quella parti che si dicono secondarie (ma che spesso non lo sono punto) sono gettati giù senza studio sufficiente. Spesse volte i disegni mancano anche delle quote necessarie e spesso non si è tenuto conto del modo di lavorarli in relazione col macchinario che la ditta possiede. I disegni così non sempre ben proporzionati, e spesso non finiti vanno dal capo officina, il quale poveretto, avrebbe già abbastanza lavoro sulle sue spalle se non avesse da far altri che distribuire un lavoro già ben preparato dall’ufficio tecnico su disegni perfetti e con lavorazione già previamente studiata, ad un numero rilevante di operai e curarne la buona esecuzione. Invece spesso è obbligato anche a completare disegni o modificare parti la cui costruzione non si adatta al macchinario od ai materiali a sua disposizione. Deve quasi sempre anche studiare le lavorazioni e spesso studiarne molte e diverse nello stesso tempo, lavoro che supera la potenzialità umana per poco che il lavoro sia di una certa mole e di una certa varietà. Non ci si deve meravigliare allora se lascierà agli operai di arrangiarsi come meglio possono onde il lavoro sia o bene o male eseguito. E gli operai fanno spesso quel che possono, ma naturalmente con disegno non completi e con lavorazioni non previamente studiate, i lavori riescono molto peggio di quello ce riuscirebbero se la direzione tecnica avesse fatto intero il suo dovere di apprestare disegni perdetti e studiarne preventivamente le lavorazioni. A sua scusante si deve ammettere che spesso il personale tecnico non è in grado di compiere il suo dovere, perché in molte officine dipende da una direzione generale incompetente, quale è spesso quella che gode la fiducia di molti consigli di amministrazione e che tali consigli rappresenta nell’azienda, e inoltre spesso è obbligato ad un lavoro troppo grande per essere ben fatto.


verso il boom

Settembre 1950

Federico Jarach

GLI SVILUPPI DELL’INDUSTRIA MECCANICA IN QUESTO CINQUANTENNIO E LE SUE PROSPETTIVE ALL’INIZIO DELLA SECONDA METÀ DEL SECOLO L’Italia, Paese povero di materie prime, specialmente nel campo dell’industria meccanica, possiede però due grandi ricchezze: la capacità e la genialità dei suoi tecnici e l’abilità dei suoi operai. Ho avuto campo di visitare Paesi esteri, ed in nessuno di questi ho osservato maestranze che, nel loro complesso, potessero produrre come le nostre. L’operaio italiano è versatile, e se lasciato tranquillo, può essere adibito alle più svariate lavorazioni, nelle quali in brevissimo tempo si specializza. Ciò spiega perché in un Paese, che era quasi privo dell’industria siderurgica, la quale incominciò solo all’inizio del secolo ad avere una qualche consistenza, l’industria meccanica italiana abbia potuto vivere e gradatamente progredire. L’industria meccanica più di ogni altro settore industriale porta impresso lo spirito di iniziativa e la genialità di chi del produrre fa la sua ragione di vita. E l’industria meccanica, forse più di ogni altra industria, ha ben netta nelle sue varie fasi di sviluppo la traccia lasciata dalla personalità di chi l’iniziativa ha assunto e di chi l’iniziativa ha saputo e voluto sviluppare. In questa fusione tra lo spirito di iniziativa ed il coraggio dell’impresa con la capacità delle nostre maestranze, ha trovato la sua ragione principale lo sviluppo veramente importante della nostra industria meccanica. È interessante ricordare che il compianto Sen. Colombo, al quale molto deve tutta l’industria italiana, nella sua relazione alla esposizione dell’industria di Milano del 1881, ricordava che nel 1861, in occasione dell’esposizione di Firenze, l’industria meccanica italiana non rappresentava che una trentina di officine di qualche importanza con cinque o seimila operai e una produzione da 12 a 15 milioni di lire. […] Nel 1881 la situazione era già modificata ed il Sen. Colombo poteva scrivere che «la Mostra di macchine di Milano è veramente una esposizione seria che si potrebbe fare in ogni Paese in cui l’industria è più florida che in Italia». E nel 1881 l’industria meccanica già occupava 15 mila operai e produceva per circa 36 milioni di lire. Nel 1903 si era già a 4.700 aziende con circa 116 mila dipendenti. Oggi le sole aziende aderenti alla Confederazione dell’Industria sono poco meno di ottomila con circa 550 mila dipendenti.

In queste cifre è il progresso che l’industria meccanica ha avuto, è la dimostrazione di quanto possa quella fusione, che ho ricordato, fra l’iniziativa e la capacità di dirigenti, con l’abilità delle maestranze. Purtroppo, mi sia consentito il dirlo, forse per difficoltà o dispersioni di carattere organizzativo, l’importanza dell’industria meccanica nel Paese non è compiutamente compresa. Specialmente la meccanica varia, appunto perchè molto frazionata, non è tenuta nel conto che sarebbe necessario; se vi sono contrattazioni doganali, accordi commerciali con l’estero, permessi di importazione da discutere, purtroppo è sempre qualche piuma che noi dobbiamo lasciare. […] Con uomini che si chiamavano Agnelli, Benni, Bianchi, Breda, Carminati, Falck, Marelli, ecc. ecc., con simili condottieri, si doveva sempre avanzare. Ritengo che il progresso dell’industria meccanica sarebbe stato ancora maggiore se in questo dopoguerra non avessero interferito fattori extra economici, il cui peso ha dovuto essere risentito da tutta l’industria e particolarmente dall’industria meccanica. […] Tuttavia, io sono ottimista e ritengo che la nostra industria saprà superare anche l’attuale crisi, ma occorre che si pensi che il miglior modo per aiutare i lavoratori è quello di permettere loro di lavorare in industrie sane. Non bisogna promettere, e tanto meno concedere, quello che non si è sicuri di poter poi mantenere. Questa mia fede nelle possibilità dell’industria meccanica, alla quale ho dato quasi mezzo secolo della mia vita ed alla quale ho dedicato ogni mia energia in anni particolarmente difficili, deriva non soltanto dall’esame di ciò che l’industria meccanica ha compiuto in questo ultimo mezzo secolo, ma soprattutto da quella fede grande, che ho e che sempre mi ha animato, nella genialità e nello spirito di iniziativa dei nostri industriali e nella capacità e laboriosità delle nostre maestranze.


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EXPORT&MERCATI

Canada, economia solida, ma con la Brexit… Il Canada resta uno dei paesi con crescita economica solida, occupazione stabile e tra le nazioni con le migliori città al mondo per qualità della vita: il più grande dilemma sarà se essere condizionata dal resto del mondo oppure continuare sulla propria strada di Mauro Ippolito

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Il paese dovrà ratificare un nuovo accordo bilaterale tra Gran Bretagna e Canada in caso di no-deal con l’Unione europea

I

l rallentamento economico che ha colpito i paesi del G8 sembra aver risparmiato il Canada che, anche per il 2019, dovrebbe segnare una crescita economica vicina al suo potenziale (che nel medio periodo è dell’1,7%) seppur in rallentamento rispetto alla crescita stellare registrata nel 2017. Per il 2019, infatti, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, il paese dovrebbe crescere dell’1,5% in lieve calo rispetto all’anno precedente (+1,8% nel 2018) per poi tornare ad espandersi nuovamente nel 2020 (+1,9% atteso). I primi dati preliminari del secondo trimestre dell’anno in corso hanno certificato, tuttavia, una crescita del 3,7% annua rispetto al trimestre precedente segnando la crescita trimestrale più alta degli ultimi due anni e favorendo una possibile revisione al rialzo delle stime per l’anno in corso. L’economia si basa sullo sfruttamento delle risorse naturali del proprio territorio, grazie alla presenza di ampi giacimenti di petrolio e gas naturale oltre alla ricchezza di minerali. Il Canada, infatti, è al primo posto per la produzione di uranio, al secondo per lo zinco e il nichel, al terzo per il rame; a queste si aggiungono importanti riserve di bauxite, minerale di ferro, piombo, oro, carbone e potassio. Grazie alla presenza di tali risorse naturali il settore secondario

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ricopre un importante ruolo nell’economia canadese, con i comparti metallurgici e meccanici che sono uno dei volani dell’export canadese. La vicinanza geografica con gli Stati Uniti, inoltre, favorisce l’export del paese e ne influenza la crescita economica, non sempre in maniera positiva. Infatti, nonostante un avvio di inizio anno in crescita, l’economia statunitense si trova a sperimentare i rischi di un ritorno in recessione nonostante il secondo trimestre dell’anno abbia certificato una crescita annua al 2%, inferiore al 3,1% del primo trimestre ed inferiore rispetto al 3% fissato dal presidente Donald Trump come obiettivo di crescita annuo. Questo ha spinto la Federal Reserve ad agire sui tassi nel corso della riunione di luglio (il primo da dieci anni) e probabilmente anche in quella di settembre (nel momento in cui scrivo le probabilità di un taglio dei tassi americani di 25 punti base è al 95,8%), mettendo sotto pressione la Banca Centrale Canadese, incerta se seguire le orme della vicina banca centrale ed anticipare i rischi di un rallentamento economico, oppure proseguire nella sua politica monetaria indipendente agendo successivamente solo in caso di reale necessità. Un dilemma, questo, risolto (almeno per ora) nella riunione dei primi giorni di settembre che ha visto la Bank of Canada lasciare i tassi invariati all’1,75% in attesa di capire quali effetti avrà l’escalation della guerra commerciale tra Usa e Cina e quali sulla crescita nel terzo trimestre dell’anno (e più in generale nella seconda metà dell’anno). Resta però da capire se la banca del Canada potrà fare affidamento ai dati macroeconomici interni oppure se dovrà porre l’attenzione, e quindi modificare le proprie scelte monetarie, guardando al resto del mondo e in particolare ai


suoi principali partners commerciali (Usa ed Europa su tutti). Secondo alcuni studi, gli effetti economici degli Stati Uniti si riflettono sull’economia canadese con un ritardo di 6-12 mesi, quindi se gli Stati Uniti si muoveranno in recessione tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, gli effetti sull’economia canadese si avranno a partire dal secondo/terzo trimestre 2020. Un tempo sufficientemente lontano da consentire al chairman della BoC, Stephen Poloz, di agire sui tassi ed anticipare i contraccolpi negativi di una recessione.

Come in Norvegia… Può essere fatta, tuttavia, un’interessante contrapposizione con la situazione economica della Norvegia e della sua banca centrale. La Norvegia, così come il Canada, basa la propria economia sullo sfruttamento delle risorse naturali, tra cui petrolio e gas naturale nel Mare del Nord (terzo produttore al mondo di greggio che rappresenta il 52% circa dell’export ed equivale ad un quarto del PIL nazionale), nichel, minerale di ferro, zinco e rame, oltre a legname e lo sfruttamento della pesca. La Norvegia ed il Canada sono entrambe definite due nazioni ricche di media dimensione che dipendono in misura maggiore dai prezzi delle materie prime e dalla domanda esterna rispetto alla maggior parte delle economie sviluppate. Entrambe le nazioni, inoltre, sono dipendenti dall’economie circostanti e il rischio di un rallentamento economico mina la loro capacità decisionale in tal senso. Tuttavia, nonostante i rischi esogeni, la Norge Bank ha alzato i tassi a fine giugno di 25 punti base (portandoli all’1,25%) forte di dati

macroeconomici interni, nonostante fossero già in discussione manovre espansive da parte della Bce, mentre la Bank of Canada, come detto, continua a rinviare questa decisione in attesa di un chiarimento sugli effetti della guerra commerciale in atto. Per la Bank of Canada, tuttavia, arriverà il momento di decidere se essere condizionata dalla vicina Fed oppure continuare a guardare ai dati macroeconomici interni per saggiare il polso dell’economia reale del paese e non rischiare spirali inflazionistiche da eccesso di moneta che potrebbero favorire la formazione di bolle speculative, soprattutto nel settore immobiliare. Il Canada, pertanto, se deciderà di seguire l’esempio della Norge Bank dovrà alzare i tassi di interessi già a partire dall’ultimo trimestre del 2019 e proseguire nella fase rialzista nei prossimi anni, andando a contrastare i rischi di un aumento dell’inflazione. Se l’economia del paese nordamericano non subirà gli effetti negativi del rallentamento globale e della guerra commerciale in atto, potrà confermarsi come una delle principali economie mondiali nonché, assieme alla Norvegia, un “porto” sicuro degli investimenti nei cicli di contrattazioni economica globale.

Rischi protezionistici in caso di Brexit Resta, inoltre, da risolvere un altro importante tema che riguarderà l’economia canadese, la Brexit. Infatti, il paese dovrà ratificare un nuovo accordo bilaterale tra Gran Bretagna e Canada in caso di no-deal con l’Unione europea, in quanto l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa porta alla decadenza degli accordi bilaterali esi-

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stenti tra Canada e Regno Unito (venendo meno l’esistenza di quest’ultima dall’Unione europea). La ratifica di un accordo bilaterale tra Canada e Gran Bretagna non dovrebbe trovare ostacoli di rilievo visti i rapporti storici dei due paesi che continuano a condividere lo stesso capo di stato, la Regina Elisabetta II, oltre al fatto che il Canada è parte del Commonwealth. In realtà un nuovo accordo bilaterale potrebbe favorire ulteriormente l’export canadese verso Londra grazie ad una maggiore apertura del Premier inglese Boris Johnson, favorevole ad un mercato di libero scambio rispetto alla politica protezionistica a cui stiamo assistendo attualmente. Il Primo Ministro canadese Justin Trudeau si è impegnato, secondo quanto riferiscono fonti interne a Downing Street, a collaborare con il Regno Unito per raggiungere una transizione graduale a un accordo di libero scambio Regno Unito-Canada, nonostante abbia rifiutato a luglio un “rollover” degli accordi CanadaUE (Ceta – Accordo Economico e Commerciale Globale) in medesimi accordi Canada-Gran Bretagna dopo il 31 ottobre (a meno di nuovi rinvii). Secondo alcuni analisti, per il Canada l’occasione potrebbe essere sfruttata per ottenere un vantaggio maggiore rispetto all’attuale Ceta. Il Canada, pertanto, resta uno dei paesi con crescita economica solida, occupazione bassa e stabile e tra le nazioni con le migliori città al mondo per qualità della vita (Calgary, Vancouver, Toronto sono rispettivamente al quarto, sesto e settimo posto al mondo secondo la classifica redatta dall’Economist), il cui più grande dilemma sarà se essere condizionata dal resto del mondo oppure continuare sulla propria strada certa di fondamentali migliori tra i paesi del G8.


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EXPORT&MERCATI

Il Ceta ancora all’orizzonte La politica commerciale innestata dall’accordo di libero scambio traina l’export italiano in Canada. E la meccanica, secondo i dati, è la prima a goderne. Anche se le aziende faticano a riconoscerne gli effetti benefici

di Laura Aldorisio

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L’Italia esporta circa un miliardo di euro di macchinari verso il Canada, dice Sace. E per i dati Anima la meccanica è cresciuta del 25% fra il 2017 e il 2018

C

eta sì, Ceta no: è già scontro tra i banchi del neonato Governo Conte bis. Il campo di battaglia è il Comprehensive Economic and Trade Agreement, l’accordo di libero scambio per semplificare le esportazioni di beni e servizi tra il Canada e l’Unione europea. Accordo non ratificato dall’Italia. Il Movimento 5 Stelle, da sempre contrario, è stato sorpreso dalle affermazioni del ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, che si è detta, invece, favorevole. La dichiarazione ha riacceso i fari sul tema che era stato lasciato in sordina nei 14 mesi del governo precedente dall’ex ministro leghista all’Agricoltura, Gian Marco Centinaio. La decisione, secondo la Bellanova, aiuterebbe il nostro paese che «ha bisogno di mercati aperti, non di dazi, e di fare conoscere la qualità dei prodotti che devono arrivare sui mercati sempre più lontani ma che permettono il costo del made in Italy» ha dichiarato ai microfoni di Radio24, «stiamo assumendo una responsabilità importante rispetto a un pezzo notevole della produttività in Italia». In attesa di essere ratificato da tutti i Parlamenti nazionali, il Ceta è entrato in applicazione provvisoria, a settembre 2017, per le materie che rientrano nella competenza Ue: l’abolizione della quasi totalità dei dazi doganali e la liberalizzazione del 99,8% delle linee tariffarie sono alcuni degli esempi. È possibile, inoltre, anche per le imprese europee e canadesi partecipare alle rispettive gare di appalto pubbliche. Tra le altre misure il riconoscimento reciproco di alcune professioni, l’adeguamento del Canada alle norme europee in materia di diritto d’autore e la tutela del marchio di alcuni prodotti agricoli e alimentari tipici. È proprio quest’ultimo aspetto ad alimentare il dibattito perché secondo i più critici non sono sufficienti le denomina-

zioni (Dop, Igp, Doc) previste al momento dal Ceta. Di contro, le parti dell’accordo di competenza nazionale sono la protezione degli investimenti, l’accesso al mercato per gli investimenti di portafoglio, la risoluzione delle controversie in materia di investimenti tra investitori e stati. Al momento, sono 15 gli stati membri ad averlo già ratificato: Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Spagna, Portogallo, Danimarca, Croazia, Lituania, Lettonia, Malta, Svezia, Finlandia, Regno Unito e Francia. Non, appunto, l’Italia.

Cresce l’export della meccanica Una recente indagine pubblicata da Sace rende trasparenti i vantaggi delle misure già in atto. Il made in Italy in Canada da gennaio a giugno 2019 ha fatto registrare un +10,9% rispetto al primo semestre del 2018. E, in particolare, la meccanica strumentale viaggia già a un +21,4%. «Si tratta di una tendenza del comparto molto positiva che avevamo già notato nel 2018 quando i macchinari erano aumentati del +12%», afferma Pierluigi Ciabattoni, senior economist di Sace (Gruppo Cdp NdR). Oggi il Canada è l’undicesimo mercato di destinazione extra-Ue delle merci italiane. Ma non è sempre stato così. Il 2016 era stato un anno fiacco, le vendite nel totale di export di beni erano cresciute di un modesto +0,5%. La dinamica, poi, è andata accelerando. Il Ceta è entrato in vigore nel settembre 2017 e già nel 2018 si registrava un +4,8%. «Quanto i valori positivi siano imputabili al Ceta non lo possiamo stimare, ma sicuramente c’è stato un contributo. Basti pensare che l’accordo commerciale abbatte i dazi. Quelli canadesi non erano molto elevati, al massimo arrivavano al 9%, ma le barriere che spesso non vengono valutate sono quelle non tariffarie (misure sanitarie, standard e requisiti tecnici). Il Canada e l’Unione Europea ora riconoscono le rispettive certificazioni di conformità, fattore che spesso scoraggia le imprese, soprattutto le piccole-medie. Grazie al Ceta, poi, si ha libero accesso agli appalti pubblici: così, tutta la filiera ne trae beneficio». Ci sono comparti della meccanica che, in particolare, mostrano crescite sostenute nell’export, come si legge dalla classificazione Sace su dati Istat. Esportiamo circa un miliardo di euro di macchinari italiani verso il Canada. Siamo il secondo paese export del Canada per il comparto della meccanica, superati solo dall’eterna rivale Germania. Sempre prendendo come riferimento il primo semestre 2019 in rapporto allo stesso perio-

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Il Ceta è entrato in applicazione provvisoria a settembre 2017 per le materie che rientrano nella competenza Ue. Non è stato, ad oggi, ratificato dall’Italia

do del 2018, le valvole e i rubinetti hanno registrato un +24,1%, mentre le pompe e compressori un +48,2%. Motori e turbine, esclusi i motori per aeromobili, veicoli e motocicli, registrano un +88,9% pari a 53 milioni di euro. Molto buona anche la performance delle macchine e apparecchi di sollevamento e movimentazione (+24,5%), così come delle attrezzature di uso non domestico per la refrigerazione e la ventilazione (+110,4%). «Il futuro è positivo: i dati Sace prevedono nella media del 2020-2022 una crescita dell’export italiano del +4,6% e, in particolare, un +4,8% per la meccanica strumentale» chiude Ciabattoni.

Il sentiment delle aziende Le statistiche, quindi, parlano chiaro. Ma il sentimento delle aziende non ha ancora contorni così definitivi. Facem, azienda del food preocessing, vanta con il Canada un rapporto commerciale tradizionale e di lunga data. «Esportiamo un’ampia gamma dei nostri prodotti, dai macinapepe e sale, alle confezionatrici sottovuoto, passando per tritacarne e spremipomodoro, ma i prodotti che sicuramente ci caratterizzano sono le insaccatrici per salumi», dice Marco Ferlito, direttore generale Facem. Ma aggiunge che «in virtù del nostro rapporto storico con questo mercato, facciamo difficoltà a valutare gli effetti benefici della recente entrata in vigore del Ceta. Riteniamo che il tempo permetterà di misurarne meglio gli effetti. In un mondo globalizzato con un mercato che richiede sempre maggiore reattività e capacità di risposta, indipendentemente dalle distanze fisiche, l’abbattimento delle barriere avrà sempre un effetto po-

sitivo. Questo avviene non soltanto in maniera diretta sui costi del prodotto, con l’eliminazione o la riduzione dei dazi, ma anche con procedure di esportazione semplificate e stabili, che garantiscono minori costi indiretti e miglioramento dell’efficienza del servizio». Tutto questo in un frangente storico che presenta una «difficoltà data dalla grande apertura di Canada e Usa verso il prodotto del Fareast, che compete con le nostre produzioni principalmente da un punto di vista economico». Ferlito riconosce nel Canada un paese che, oltre a rappresentare un mercato interessante per numeri e capacità di spesa, è «un ponte naturale tra Europa e Stati Uniti. La vicinanza del Canada con gli Usa, con i buoni rapporti politici e commerciali in essere, rappresenta per l’Europa una chiave di accesso a quel mercato passando per una nazione che, pur essendo collocata in Nord America, ha in comune con noi molti aspetti culturali e di approccio». Gli fa eco Maurizio Giuli, direttore marketing e comunicazione Nuova Simonelli. Il Canada è un mercato storico per l’azienda fin dal 1975 e «è tutt’ora in crescita. Il mix di prodotto richiesto dal mercato canadese non riguarda una o due linee di prodotto, ma l’intera offerta. Una particolarità del mercato è che predilige i prodotti professionali alto di gamma con elevate performance prestazionali. Altra peculiarità del mercato è la vivacità della domanda dei prodotti domestici, non solo le classiche macchine da caffè domestiche, ma prodotti semiprofessionali le cui prestazioni e tecnologia sono derivati dal mercato professionale», conferma Giuli. Ma aggiunge che in merito al Ceta «non abbiamo chiari segnali degli effetti di questi accordi che sono difficili da decifrare in un così breve arco di tempo. Certo ci aspettiamo che essi agevoleranno l’export in questo paese semplificando le fasi di approvazione dei nuovi prodotti e le tariffe doganali».

L’esperienza di Facem e Nuova Simonelli: l’export migliora, ma gli effetti del Ceta ancora non si percepiscono

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L’export italiano è sostenuto dai nuovi trattati commerciali (Per mercato di destinazione, dati mensili destag., medie mobili a tre termini, indici gennaio-settembre 2017=100)

Accordo UE - Canada

Accordo UE - Giapppone

125 120

Canada

Giappone

Extra-Ue

115 110 105 100 95 2017

2018

2019 Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati ISTAT.

Com’è andato l’anno scorso La restituzione delle statistiche nazionali, elaborate dal Centro Studi Confindustria, lascia ben sperare fino a far affermare a viale dell’Astronomia che «i recenti accordi commerciali dell’Unione europea con il Canada hanno favorito la dinamica delle vendite italiane». Si riconosce un debole inizio 2018, dovuto a una frenata forte dell’euro e l’avvio delle tensioni protezionistiche. Ma, continua, «l’Unione europea deve puntare sui trattati bilaterali per contrastare la minaccia dei dazi Usa e la crisi del multilateralismo». Il trend positivo trova conferma anche nei dati dell’Ufficio studi Anima Confindustria che ha misurato le tecnologie riconducibili ad Anima esportate nell’anno 2018 verso il Canada. Il totale dell’export è risultato

essere di circa 413 milioni di euro, il 25% in più del valore esportato nel 2017. Negli ultimi cinque anni le esportazioni sono nettamente cresciute da un valore di 277 milioni di euro nel 2014 fino a 413 milioni di euro nel 2018. In questo periodo si sono registrate due flessioni nel 2016 e nel 2017, ma il valore è comunque rimasto nettamente al di sopra dei 300 milioni di euro per poi registrare un incremento del +25% nel 2018. Secondo i dati provvisori dei primi sei mesi dell’anno in corso, si conferma il buon andamento dei flussi commerciali verso il Canada con un valore complessivo di 269 milioni di euro, il doppio del valore esportato nei primi sei mesi del 2018. Il tempo, quindi, può rivelare i benefici del Ceta. Ma il tempo inevitabilmente scorre, anche in un’Italia indecisa.

67 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


Le tecnologie della meccanica italiana in Canada MOVIMENTO

EXPORT

PAESE

CANADA

Valori in milioni di euro Etichette di riga

2018-12

2017-12

Δ% a/a

Quota%

412,9

329,3

25%

100%

Turbine a gas

93,8

78,9

19%

23%

Valvolame e rubinetteria

60,4

38,7

56%

15%

Macchine edili, stradali, minerarie ed affini

39,4

19,9

98%

10%

Macchine e impianti per sollevamento e trasporto

30,2

17,9

69%

7%

Pompe idrauliche

20,1

19,7

2%

5%

Apparecchiature per impianti termici

16,9

15,4

10%

4%

Carrelli

16,8

11,5

46%

4%

Serrature e ferramenta

15,4

16,6

-7%

4%

Motori a combustione interna

13,5

10,8

25%

3%

Forni Industriali

13,3

8,4

60%

3%

Macchine e forni per panifici

12,8

14,4

-11%

3%

Totale complessivo

412,9 358,4

339,9

329,3

2016

2017

277,1

2014

2015

Elaborazione Ufficio Studi ANIMA su dati ISTAT - settembre 2019 l’industria meccanica 722 | 68

2018


Export italiano di beni verso il Canada EXPORT TOTALE DI BENI VERSO IL CANADA Andamento dell’expoxt italiano Valori in €

Variazioni % Anno di riferimento

Export totale

4,5 mld

4,7 mld

4,9 mld

+4,3% 2020p

+4,9% 2021p

+4,7% 2022p

Previsione di crescita media annua 2020 - 2022: +4,6% Export di meccanica strumentale verso il Canada Andamento dell’expoxt italiano

Export totale

Valori in €

Variazioni % Anno di riferimento

1100,0 mln

1157,2 mln

1201,2 mln

+5,4% 2020p

+5,2% 2021p

+3,8% 2022p

Previsione di crescita media annua 2020 - 2022: +4,8% Le previsioni SACE SIMEST sono relative al settore della “meccanica strumentale” così come da definito da SACE SIMEST, ovvero includendo i seguenti codici del Sistema Armonizzato: codici 82 e 84 Fonte: SACE SIMEST 69 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


EXPORT&MERCATI

Soluzioni doganali per prepararsi all’uscita del Regno Unito dall’UE

BR a cura del Team Ricerca e Sviluppo Easyfrontier

l’industria meccanica 722 | 70


EXIT SÌ BREXIT NO Con accordo, senza accordo Se il 31 ottobre il Regno Unito lascia l’Europa senza un accordo diventa un paese terzo a tutti gli effetti. Le merci scambiate tra le due parti non potranno più muoversi liberamente ma dovranno essere assoggettate a specifici regimi doganali, in particolare regimi di esportazione e di immissione in libera pratica 71 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


31

ottobre 2019. Il giorno in cui è prevista l’uscita del Regno Unito (Uk) dall’Unione europea. In vista di tale data, e a seguito di lunghi dibattiti tra il Governo britannico e l’opposizione, il 5 settembre scorso il Parlamento inglese ha approvato un anti-no deal bill, una legge contro il recesso senza accordo con l’Unione europea. La legge anti-hard Brexit sancisce il termine, al 19 ottobre 2019, entro cui il Primo ministro dovrà, in alternativa, raggiungere un accordo di recesso con l’Unione europea, oppure ottenere un voto del Parlamento favorevole a una Brexit no-deal. Qualora il Primo ministro inglese non riuscisse a raggiungere nessuno di questi obiettivi, sarebbe obbligato, sempre sulla base di quanto stabilito dall’anti-no deal bill,

In caso di no-deal, gli operatori dell’Unione europea potranno ricevere le merci dalla Gran Bretagna sottoponendole al regime di transito. Potranno sdoganarle e vincolarle a successivo regime presso i propri stabilimenti a chiedere alla Ue una nuova proroga del termine al 31 gennaio 2020. Ad oggi, il solo accordo di recesso possibile è il withdrawal agreement negoziato dal precedente Primo ministro, Theresa May. L’unica possibilità, per il Regno Unito, di giungere a un accordo diverso potrebbe essere garantita solo dai negoziati con la nuova Commissione europea che, però, entrerà in carica il 1° novembre 2019, quindi oltre il termine del 19 ottobre fissato dalla legge anti no deal. Se il withdrawal agreement fosse approvato dal Parlamento britannico (le cui attività sono sospese, per volere del Governo e con l’approvazione della Regina, dal 10 settembre al 14 ottobre 2019), l’accordo garantirebbe, temporaneamente, alle merci scambiate tra Unione europea

e Regno Unito e alle merci provenienti da paesi terzi un trattamento identico a quello attuale. L’accordo, poi, istituirebbe un periodo transitorio durante il quale le due parti dovrebbero negoziare un accordo definitivo che definisca le future relazioni Ue-Uk e che individui una soluzione alla “questione irlandese”. Nel caso in cui il Parlamento britannico non ratificasse un accordo di recesso (quello già negoziato da Theresa May o qualsiasi altro accordo negoziato entro il 19 ottobre), esso potrebbe decidere di votare a favore di una hard Brexit. Il tema dell’”origine” rimane centrale Se il 31 ottobre il Regno Unito lasciasse la Ue senza accordo, il Regno Unito diventerebbe, per l’Unione europea, un paese terzo a tutti gli effetti. Il commercio tra le due parti sarebbe disciplinato dalle regole stabilite in seno alla Wto (World Trade Organization – Organizzazione mondiale del commercio). Il Governo Uk ha pubblicato, già a marzo 2019, una bozza di quella che potrebbe essere la tariffa doganale britannica nel caso in cui non si raggiungesse un accordo con l’Unione europea. Tale tariffa, però, sarebbe transitoria e si applicherebbe solo nei dodici mesi successivi alla Brexit: in tale lasso di tempo, la maggior parte dei beni importati in Regno Unito sconterebbe un dazio nullo al fine di limitare, per quanto possibile, l’impatto della Brexit sugli importatori britannici. Tuttavia, non è chiarito se la tariffa provvisoria sarebbe applicata solo alle importazioni di beni provenienti dall’Ue. In tal caso, assumerebbe cruciale importanza la determinazione dell’origine non preferenziale: l’applicazione del dazio nullo verrebbe garantita solo ai prodotti di comprovata origine non preferenziale di uno Stato membro dell’Unione. Il tema dell’origine mantiene, comunque, la sua importanza a prescindere da ciò che accadrà in seguito alla Brexit (se la Brexit avrà luogo). Si pensi a eventuali misure restrittive nei confronti di beni originari di particolari paesi: è lo stesso Governo britannico che annuncia che, in caso di Brexit, il Regno Unito manterrà alcuni dei trade remedies decisi dalla Ue che impongono dazi aggiuntivi su prodotti importati da specifici paesi, ossia su prodotti originari di tali paesi. La determinazione dei dazi applicabili all’importazione in Gran Bretagna – così come all’importazione in Unione europea – dipenderà, soprattutto, dalla classifica doganale delle merci: infatti, le aliquote daziarie sono stabilite per codice doganale, normalmente a otto o dieci cifre.

l’industria meccanica 722 | 72


Peraltro, la classifica rileva anche ai fini della determinazione dell’origine delle merci: per i prodotti che saranno importati dal Regno Unito in Unione europea, l’origine non preferenziale sarà determinata sulla base delle regole unionali, alcune delle quali (contenute nell’Allegato 22-01 Regolamento delegato 2015/2446) sono codificate per capitoli del Sistema Armonizzato, per voci doganali (4 cifre) o per codici di Sistema Armonizzato (6 cifre). Se sarà hard Brexit… Nelle ultime settimane, sia l’Unione europea che il Regno Unito si sono prodigati nella pubblicazione di guide, documenti e pagine web informative per fornire supporto e dare istruzioni agli operatori su cosa fare per prepararsi ad una eventuale hard Brexit. Gli operatori unionali che commerciano con Uk e che non hanno mai effettuato operazioni doganali dovranno, per prima cosa, dotarsi di un numero Eori (Economic operatori registration and identification). In Ue, tale numero è attribuito dalle autorità doganali automaticamente alla prima operazione doganale ed è composto dalla partita Iva preceduta dal codice del paese membro in cui l’operatore espleta le formalità doganali. Ad oggi, risulta che circa 50.000 operatori unionali che commerciano con Uk non sono titolari di numero Eori, ossia non hanno mai effettuato operazioni doganali. Il Regno Unito ha deciso di continuare ad adottare il sistema Eori anche una volta fuori dall’Unione europea. Gli operatori Uk già in possesso di numero Eori che inizia con “GB” potranno continuare a utilizzarlo anche dopo la Brexit; coloro i quali, invece, non hanno mai effettuato operazioni doganali dovranno richiederlo al fine di poter continuare a scambiare beni con l’Unione europea (e, eventualmente, con altri paesi terzi) dopo il recesso del Regno Unito dalla Ue. Le merci scambiate tra le due parti non potranno più muoversi liberamente ma dovranno essere assoggettate a specifici regimi doganali (sia in Ue che in Uk), primi fra tutti i regimi di esportazione e di immissione in libera pratica. Oltre a dotarsi di un numero Eori, gli operatori d’Oltremanica – così come gli operatori Ue che non hanno mai effettuato operazioni doganali – dovranno attrezzarsi per la presentazione delle dichiarazioni di importazione e per l’espletamento delle formalità doganali: potranno optare per svolgere tutto in autonomia, dotandosi di specifici software tramite cui inviare alle autorità doganali le dichiarazioni di importazione, o decidere di affidarsi a un customs broker che provvederà ad espletare le formalità doganali per loro conto.

Procedure semplificate transitorie in caso di no deal Nel caso di no deal, il Regno Unito consentirà agli operatori che importeranno beni dall’Unione europea di fare ricorso alle procedure semplificate transitorie (Transitional Simplified Procedures – Tsp). Tali procedure, utilizzabili solo per il regime di immissione in libera pratica, permetteranno agli importatori britannici di presentare le dichiarazioni doganali e pagare i dazi, l’Iva e gli altri oneri doganali in un momento successivo all’importazione delle merci. In aggiunta a tali misure eccezionali (peraltro, introdotte solo da Uk e non anche dall’Ue) e al fine di facilitare lo scambio di beni con l’altra parte, gli operatori unionali e gli operatori britannici potranno validamente ricorrere a strumenti e semplificazioni previsti dalla normativa doganale. A dicembre 2018, il Regno Unito ha annunciato che diventerà parte contraente della Convenzione relativa a un transito comune, di cui è correntemente parte in quanto stato membro della Ue (insieme a paesi Efta, Macedonia, Turchia e Serbia). Grazie al transito comune, in uno scenario post-Brexit, merce in partenza dall’Ue e destinata al Regno Unito potrà viaggiare in regime di transito fino al luogo di destinazione in Gran Bretagna – che potrà essere un ufficio doganale o uno stabilimento aziendale. In tal modo, gli importatori britannici potranno evitare file e ritardi dovuti alla concentrazione di spedizioni in arrivo presso gli uffici doganali di confine. Allo stesso modo, gli operatori unionali potranno ricevere le merci in arrivo da Uk sottoponendole al regime di transito e potranno sdoganarle e vincolarle a successivo regime presso i propri stabilimenti (se titolari delle apposite autorizzazioni). Oltre al transito comune, potrebbe essere di particolare interesse, soprattutto per le imprese Uk che si approvvigionano di materie prime in Unione europea, l’utilizzo del deposito doganale: tale regime consentirebbe di importare beni senza dover pagare (immediatamente) dazi e Iva all’importazione. Le merci potranno essere estratte dal deposito quando ve ne fosse necessità e dazi, Iva e altri oneri saranno assolti solo per le merci estratte dal deposito doganale. Tali soluzioni, pur acquisendo carattere strategico in vista di una hard Brexit, manterrebbero la loro validità nell’ambito degli scambi con altri paesi terzi anche qualora la Brexit non avesse luogo. Dogana Facile è a disposizione delle imprese associate per valutare soluzioni doganali al tema Brexit, per la determinazione della classifica doganale e dell’origine delle merci e per l’acquisizione di autorizzazioni doganali.

73 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


EXPORT&MERCATI

L’Italia dell’Oil&Gas incontra Saudi Aramco a Milano La più grande compagnia petrolifera saudita stringe i contatti con l’Italia e apre un ufficio nel capoluogo lombardo

di Mariagrazia Micucci e Alessandro Durante

l’industria meccanica 722 | 74


Dei 608 vendor approvati da Saudi Aramco, 108 sono italiani e rappresentano il 18% dei fornitori complessivi dell’azienda. Il 40% del valore degli acquisti effettuati in Europa vengono fatti nel nostro paese

L

o scorso 9 aprile 2019 si è svolto a Milano un incontro di grande rilevanza per il mondo dell’oil&gas: protagonista Aramco Overseas Company B.V., la principale filiale di Saudi Aramco – una delle più importanti compagnie petrolifere nel mondo, di proprietà del governo saudita che nel 2018 ha registrato 111,1 miliardi di dollari di profitti netti. Il meeting “Aramco Supply Chain & Quality Forum”, organizzato dal ministero dello Sviluppo economico, Ice Agenzia e Confindustria, in collaborazione con Anima Confindustria, Assolombarda e Anie, ha visto la partecipazione di 270 aziende. Nella mattinata si è tenuta una sessione prettamente istituzionale, con una serie di interventi sia di esponenti di spicco della società Saudi Aramco e Sagia, sia di imprenditori italiani. Sono state illustrate dalla società saudita le molteplici opportunità per le aziende italiane di investire in Arabia Saudita. Nel pomeriggio è stato invece dedicato ai b2b: oltre 150 incontri business accuratamente selezionati, grazie al prezioso supporto di Ice Italian Trade Agency, e realizzati tra i vertici di Aramco e di Sagia a Palazzo delle Stelline a Milano. «Dobbiamo trovare una chiave per lo sviluppo sostenibile» dichiara Bruno Fierro, vice presidente Anima e presidente dell’associazione della caldareria Ucc. «È importante cooperare per raggiungere i migliori risultati. Siamo contenti che Saudi Aramco abbia scelto l’Italia tra i principali partner per sviluppare il proprio business».

Saudi Aramco sta aprendo, infatti, un ufficio a Milano (sono pochi in tutta Europa), a riprova del legame con la nostra industria, iniziato peraltro già dal dopoguerra. Nel 2018, Saudi Aramco ha speso 1,4 miliardi di dollari in tecnologie italiane, 4,5 negli ultimi 4 anni. «Nel 2018 – osserva Fierro – le aziende associate Anima hanno esportato circa 550 milioni di euro in Arabia Saudita, dalle valvole, alla caldareria, a tutti gli altri componenti. Siamo aperti all’Arabia Saudita e a una partnership con Saudi Aramco». Saudi Aramco e l’Italia Saudi Aramco ha diversi uffici nel mondo ma è interessante notare che in Europa, oltre alla sede europea a The Hague, ha anche un ufficio a Milano dedicato prevalentemente alla verifica e alle ispezioni dei fornitori. E il motivo è dato dalla quantità di aziende italiane che collaborano costantemente con la grande azienda saudita. Dei 608 vendor approvati da Saudi Aramco e che soddisfano la Zero defect ratio (99,97%), ben 108 sono italiani e rappresentano il 18% dei fornitori complessivi dell’azienda. Questa percentuale diventa ancora più rilevante se pensiamo che il 40% del valore degli acquisti effettuati in Europa vengono fatti nel nostro paese, mentre la Germania segue con il 16% e Uk con l’11%. In cima alla shopping list del colosso saudita troviamo oltre alle rinomate valvole, anche molto pipe, fittings, flanges e PV&HX. Tecnologia e prodotti che

75 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019

avranno come destinazione oltre a quelli già in corso d’opera, i progetti di Zuluf, Marjan e Cotc, che prenderanno il via l’anno prossimo per essere completati entro il 2023. Per ottenere una filiera garantita, Saudi Aramco ha sviluppato un sistema estremamente efficiente che consente di capire a chiunque sia interessato come fare per essere approvato in vendor list. All’interno del sito Itkva.sa si trova infatti il regolamento Engineering requirements for technical and quality approval, sviluppato direttamente da Saudi Aramco Engineering Services. Naturalmente per fare tutto questo la digitalizzazione riveste un ruolo determinate tanto che è stata sviluppata una piattaforma eMarketplace per promuovere l’online trading tra Aramco e i propri business partners. L’ Aramco e-Marketplace è una piattaforma basata su un sistema Sap Ariba per stimolare la collaborazione della filiera con Aramco. I fornitori si possono registrare, inviare quesiti, aggiornare il proprio profilo , qualificare materiali e forniture, ricevere Rfqs e sottoporre proposte. Orizzonti sempre più ampi In Arabia Saudita sono stati avviati 186 progetti da ultimare entro il 2021 che coinvolgono diversi settori e aziende straniere. La maggior parte (118 progetti) riguardano oil, gas and petrochemicals ma non solo. I restanti 68 progetti rispecchiano la Saudi Vision 2030, il piano per ridurre la dipendenza dal petrolio, diversificare la propria economia e sviluppare settori di servizio pubblico come sanità, istruzione, infrastrutture, attività ricreative e turismo in un paese che vuole diventare un punto di riferimento economico, politico e sociale per l’intera area del Golfo . Come vediamo dai numeri Saudi


I numeri di Saudi Aramco: 261 miliardi di riserve di barili di crude oil, 37 miliardi di barili equivalenti di gas naturale, 10 milioni di barili di petrolio estratti ogni giorno, capacità giornaliera di raffinazione per 4,9 milioni di barili al giorno Aramco è un’azienda attiva su un grande numero di tipologie di progetti che vengono tutti regolati attraverso procedure di General bid slate (Gbs), differenziate per tipologia di ambito: dal classico impianto oil&gas (on/off shore), al trattamento dell’acqua, alla costruzione di power plant, fino alla realizzazione di edifici, infrastrutture cittadine di ogni tipo dalla sicurezza antincendio, alle fognature fino alla trasmissione elettrica. Un approccio metodico ed estremamente allargato che consente di gestire numerosissimi progetti, molto

diversi l’uno dall’altro, ma collegati dalla volontà dell’azienda di creare valore innanzitutto per il proprio paese utilizzando le migliori tecnologie e competenze disponibili oggi sul mercato. Si spiegano così anche i numeri riferiti a questa azienda: 261 miliardi di riserve di barili di crude oil; 37 miliardi di barili equivalenti di gas naturale, 10 milioni di barili di petrolio estratti ogni giorno, capacità giornaliera di raffinazione per 4,9 milioni di barili al giorno. Da qui parte la Saudi Vision 2030 del principe Mohammed bin Salman bin Abdulaziz Al-

I commenti dei protagonisti Abdullah Al-Rumaih (Aramco Consulting Service Department) «L’Italia rappresenta un’importante area geografica per noi, dal momento che importiamo dall’Italia la maggior parte delle nostre attrezzature, soprattutto componenti delle tubature, dei raccordi e degli apparecchi a induzione di aria calda ecc.» Mahmood A. Basurrah (Segment Director of Industrial Equipment – General Investment Authority) «Ho notato un enorme interesse da parte delle aziende italiane ed è veramente impressionante vedere quante aziende e investitori vogliono venire a investire in Arabia Saudita così da aiutarci a realizzare il programma per il 2030». Bander Al Khaldi (Aramco Overseas) «Dal momento che il nostro core business è la qualità, è stata una grande opportunità lavorare con i nostri partner e costruttori per ampliare il know how e i rapporti di affari con i nostri venditori così da avere maggiori chance di fare business con Saudi Aramco mantenendo l’integrità dei prodotti». Luca Farina (Ceo di Orion Valves) «Gli investimenti in Arabia Saudita sono indispensabili se si vuole lavorare con quel Paese è necessario aderire al programma di Saudi Aramco». Walter Alberici (presidente e Ceo di Allied International) «Crediamo molto nel programma di Saudi Aramco, ragione per la quale siamo intenzionati a fare tre investimenti nell’Arabia Saudita». Bruno Fierro (vice presidente Anima/presidente di Anima Ucc) «Noi, come una delle associazioni di Anima coinvolte nel settore dell’oil&gas, nutriamo delle aspettative che si sono rafforzate negli ultimi due anni, considerato l’aumento del numero delle aziende qualificate a vendere ad Aramco».

l’industria meccanica 722 | 76

L’Italia rappresenta un’importante area geografica per noi, dal momento che importiamo dall’Italia la maggior parte delle nostre attrezzature, soprattutto componenti delle tubature, dei raccordi e degli apparecchi a induzione di aria calda ecc. Saud «Un’economia fiorente offre opportunità a tutti. Svilupperemo tutti gli strumenti necessari per sbloccare i nostri promettenti settori economici, diversificando la nostra attuale economia e creando opportunità di lavoro». Questo anche attraverso la strategia “70/21” secondo la quale entro il 2021 raddoppierà la quota di local content, per arrivare così al 70%, saranno creati 500 mila posti di lavoro e aumenterà del 30% l’export dei settori energetici. Un programma ambizioso nel breve termine, ma che fa da apripista a un ciclo di investimenti programmati nei prossimi 10 anni di ben 460 miliardi di dollari dove la priorità sarà data comunque all’oil&gas. Dal drilling (156 miliardi di dollari) alle operations (72 miliardi), dalla manutenzione (63 miliardi) ai processi di raffinazione O&G/ Ngl (27 miliardi), dallo sviluppo di progetti di pipeline (22 miliardi) ed esplorazioni (18 miliardi) alla chimica (14 miliardi) e le risorse non convenzionali (13 miliardi), fino ai cosiddetti Community Services e tanto altro ancora.


MANCANZA LIQUIDI ROTTURA UTENSILE

Causali Fermo CAMBIO PREVENTIVO UTENSILE 400,22

Durata Min

GUASTO 6576,60

Durata Min

MANCANZA LIQUIDI

GUASTO

358,55

23,27K

Durata Min

Durata Min

MICRO FERMO 14358,97

Durata Min

MICRO FERMO

ROTTURA UTENSILE 1578,85

n° Commessa

comm3

comm1

comm12

comm10

Durata Min

TORNITURA RETTIFICA FRESATURA

TRATTAMEN… TORNITURA

FRESATURA

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EXPORT&MERCATI

Italia-Brasile giocano insieme Contatti stretti fra la meccanica italiana e il colosso petrolchimico Braskem

di Alessandro Durante

l’industria meccanica 722 | 78


Sace e Anima hanno incontrato Braskem a Milano per presentare il meglio del made in Italy della meccanica, per promuovere nuovi rapporti commerciali con le Pmi italiane

I

l 26 e 27 giugno, a Milano, abbiamo avuto un esempio di come sia cambiato il modo di fare export alle nostre latitudini. Ai primi tempi di internet le aziende della meccanica si davano nomi americaneggianti, se non addirittura tedeschi, per guadagnare in autorevolezza e credibilità da esporre con soddisfazione sui propri domini web. Nei due giorni di giugno, più di 50 aziende italiane si sono date appuntamento negli uffici di Sace e in quelli di Anima per presentare al colosso privato della petrolchimica brasiliana, Braskem, il meglio del made in Italy della meccanica. Ecco qui la sintesi di un modo di fare business profondamente cambiato in meno di una generazione. Ieri inseguivamo i clienti in giro per il mondo, oggi li invitiamo a casa nostra per mostrare loro, senza svelare segreti, alcuni degli ingredienti che hanno reso le aziende meccaniche italiane così uniche ed eccezionali. All’incontro organizzato da Sace con le principali associazioni di Confindustria attive nell’Oil&Gas hanno partecipato Andre Luis Cardoso, senior contract manager Braskem, insieme a Carlos Novoa, purchasing manager Braskem Idesa, volati a

Milano direttamente da San Paolo e Città del Messico assieme a Pauline Sebok, head of Latin America region Sace, con Graziano Messana, vice presidente Italian Chamber of Commerce in Sao Paulo. I due manager latinoamericani hanno potuto verificare direttamente la qualità delle aziende italiane e la loro capacità di comprendere le necessità di Braskem. Pur essendo delle Pmi che fatturano poche decine di milioni di euro, è apparso da subito chiaro che la distanza di fatturato, ancora una volta, non incide affatto sulla qualità della tecnologia che le nostre imprese sono in grado di fornire. Secondo Andre Luis Cardoso «dopo la prima selezione effettuata per confermare tutti gli incontri di questi due giorni, il nostro obiettivo è approfondire la conoscenza delle singole competenze delle aziende per poterle indirizzare, nel caso, a uno dei nostri 200 colleghi che si occupano di procurement per i singoli prodotti». Con particolare attenzione a quelli che saranno oggetto di necessità specifiche che servono in questo momento per la parte di manutenzione (Opex) e di quelle che saranno necessarie nei prossimi anni in base ai progetti già definiti o anche solo ipotizzati (Capex). Questa fase di ricerca in un momento in cui sono prevalenti le attività di manutenzione rispetto al lancio di nuovi grandi progetti non deve trarre in inganno. Braskem ha 40 impianti in tutto il mondo la maggior parte realizzati tra la fine degli anni ’70 e metà anni ’90 che avranno realisticamente necessità di venire rinnovati ben più del budget Opex annuale, già pari a circa 115 milioni di euro, in particolare per quelli situati in Brasile. Diventa interessante così iniziare a intraprendere il percorso di qualificazione per accedere alle vendor list

79 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019

in un momento in cui c’è il tempo di farlo senza lo stress delle scadenze di bandi multimilionari per i quali le nostre aziende saranno invece già pronte e attrezzate per fornire prodotti e tecnologie quando Braskem li lancerà negli anni a venire. Per quanto riguarda Braskem Indesa, l’azienda messicana di cui i brasiliani possiedono il 75%, ha completato un nuovo grande impianto nel 2016, ma nonostante questo «stiamo già cercando di allargare il nostro portafoglio di aziende qualificate per le successive espansioni del nuovo stabilimento» afferma Carlos Novoa «per esempio aggiungeremo una nuova fornace alle quattro già attive e ci piacerebbe fosse italiana la tecnologia. L’esperienza avuta con lo sviluppo dell’impianto realizzato da Technip ci ha consentito di capire anche quali sono gli aspetti più critici sui quali dobbiamo lavorare e per i quali dobbiamo dotarci di una profondità di filiera maggiore rispetto alla attuale». Per Pauline Sebok, head of Latin America region Sace, «uno dei più grandi vantaggi per le imprese italiane è dato dalla presenza in loco di un ente creditizio come Sace Simest che da 10 anni opera in tutti i mercati sudamericani con una crescita continua, a conferma della grande considerazione che le aziende italiane di qualunque settore hanno, in modo particolare in Brasile». Se a tutto questo aggiungiamo che dopo 20 anni di contrattazioni il Free Trade Agreement tra Ue e Mercosur è sostanzialmente definito e in approvazione in tutti i paesi membri, con drastico calo dei dazi finalmente, le nostre Pmi dovranno affrettarsi a trovare il loro posto al sole del Brasile.


Il colosso brasiliano ha 40 impianti in tutto il mondo che hanno necessità di venire rinnovati. Diventa così interessante iniziare a intraprendere il percorso di qualificazione per accedere alle vendor list Qualche dato Per inquadrare correttamente Braskem nel contesto petrolchimico globale dobbiamo tenere presente che l’azienda produce più di 4,15 milioni di tonnellate di polietilene l’anno, che la fanno rientrare tra i primi 7 produttori mondiali del settore, mentre si conferma terzo player mondiale per il polipropilene con oltre 4 milioni di tonnellate/anno prodotte nel 2018. Fatturato Braskem (Brasil and rest of the world): 23 miliardi $ Produzione: 16 milioni ton/anno di prodotti chimici e petrolchimici Impianti: 36 Ebitda: 2,4 miliardi $ Fatturato Idesa (Mexico): 674 milioni $ Produzione: 331 mila ton/anno di prodotti chimici e petrolchimici Impianti: 4 Centri di distribuzione: 10 Ebitda: 71 milioni $ Sace Simest con Braskem per portare le Pmi italiane in Brasile Braskem ha già beneficiato di una linea di credito da 250 milioni di euro da Sace, che ha organizzato la due giorni assieme alle principali associazioni di categoria di Confindustria, per favorire l’assegnazione di commesse a imprese italiane. All’incontro è intervenuto anche Graziano Messana, managing partner di Gm Venture e vice presidente della Camera di Commercio italiana in Brasile. L’iniziativa è frutto di un impegno

più ampio e incisivo del Polo dell’export e dell’internazionalizzazione riconducibile alla Push Strategy, programma avviato nel 2017 attraverso cui Sace Simest fa da apripista per l’export italiano in mercati emergenti ad alto potenziale per il made in Italy, soprattutto in Paesi dove le nostre imprese non si sono ancora affermate come meritano. Così Sace Simest intende contribuire concretamente all’aumento dell’export italiano: un’operatività complementare all’ampia gamma di prodotti del Polo, oggi in grado ormai di soddisfare tutte le esigenze assicurative e finanziarie delle imprese lungo la filiera dell’internazionalizzazione. Si tratta di una via di accesso unica alle opportunità offerte dal piano investimenti di Braskem, che nei prossimi anni ha previsto di potenziare ed efficientare la propria capacità produttiva. Potranno beneficiarne in primis le imprese italiane attive nella produzione e commercializzazione di composti chimici di base e materie prime, ma anche quelle fornitrici di attrezzature e macchinari industriali applicati al settore petrolchimico come nel caso di questo appuntamento. Il Brasile rappresenta un mercato

ricco di potenzialità per molte aziende italiane che puntano su export e internazionalizzazione. Sace Simest, nel Rapporto Export 2019 recentemente pubblicato, stima che l’export italiano crescerà del +3,9% nel corso del 2019 e del +5,2%, in media annua, tra il 2020 e il 2022. A trainare il made in Italy nel paese Sudamericano, la meccanica strumentale che, ad oggi, vale il 30% di tutto l’export italiano in Brasile la cui crescita è prevista del +4,4%, dal 2019 al 2022. Altre operazioni di Push Strategy Questa con Braskem non è l’unica operazione conclusa nell’ambito della Push Strategy. Nel corso degli ultimi due anni, Sace Simest ha garantito più di 1,7 miliardi di euro di finanziamenti a diversi grandi buyer esteri, che si trasformeranno in commesse italiane. La kuwaitiana Knpc, importante società petrolifera, ad esempio, si è aggiudicata una linea di credito da 625 milioni di dollari; le indiane Srei, società attiva nell’equipment financing per il settore infrastrutture, e Reliance Industries, colosso dal business diversificato che spazia dall’energetico ai beni di consumo, a cui sono state garantite linee di credito rispettivamente da 30 e 500 milioni di dollari; e ancora la brasiliana Nexa, società attiva nel settore minerario che ha ricevuto una linea di credito da 62,5 milioni di dollari.

Braskem ha previsto di potenziare ed efficientare la propria capacità produttiva nei prossimi anni. Potranno beneficiarne le imprese italiane attive nella produzione e commercializzazione di composti chimici di base e materie prime, ma anche quelle fornitrici di attrezzature e macchinari industriali applicati al settore petrolchimico

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Intervista a Lucio Mattielli, managing director di Sicuritalia

«I

EXPORT&MERCATI

l vero rischio è l’imprevisto». Lucio Mattielli, managing director di Sicuritalia, ha affrontato le situazioni più assurde e sa che ogni trasferta all’estero può mettere il viaggiatore di fronte a problemi e incognite non considerate. Anche se è impossibile prevedere ogni situazione. Ogni paese ha le sue leggi, usi e costumi, e si può rischiare di incappare in complicazioni impreviste se non si viaggia preparati. «Una volta, in Iran, sono stato fermato dalla polizia e interrogato per dieci ore. Il motivo? Indossavo una cravatta verde». Già, perché in Iran, in quel periodo, non potevano essere indossati abiti verdi durante alcuni giorni di festa per motivi religiosi. Meglio evitare anche il viola a Cuba e il rosso in Cina, a seconda delle zone e dei giorni dell’anno.

Paese che vai… Il decalogo di sicurezza per chi viaggia per lavoro

di Simone Gila

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Consigli per evitare problemi Il d.lgs 81/2008, che regolamenta il tema della sicurezza sul lavoro, è spesso interpretato come una norma sulla protezione individuale del lavoratore; in realtà, tutela anche dai rischi esogeni come attentati e disastri naturali. Come deve muoversi, allora, un’azienda che viaggia all’estero con i propri dipendenti? Lo abbiamo chiesto a Sicuritalia, che ha sviluppato un servizio di travel security basato sulle analisi del rischio paese, con un punteggio as-


Abbigliamento e gesti normali per la cultura italiana potrebbero essere fraintesi all’estero. Ad esempio, attenzione a indossare vestiti verdi in Iran in determinati periodi o capi rossi in Cina segnato alle probabilità di attacchi terroristici, di disastri naturali e alla diffusione della criminalità – basandosi su piattaforme online e analisi dei dati. In sud America, per esempio, vengono consigliati spostamenti con autovetture a blindatura leggera guidate da autisti esperti, considerata la diffusione della micro criminalità. Viene inoltre svolto un lavoro di country intelligence, tra contatti con le autorità locali e certificazioni degli interlocutori con cui Sicuritalia lavora. «Pochi mesi fa, a Pechino, i rappresentanti di una multinazionale sono stati prelevati dalla polizia in borghese mentre erano nella loro camera in albergo. Nonostante le raccomandazioni di utilizzare Vpn (Virtual private network), i clienti stavano scrivendo all’headquarter in Francia per fare un resoconto sulla loro visita sfruttando la connessione delle reti locali. Nel giro di mezz’ora sono stati arrestati. Per fortuna avevamo contatti con le autorità regionali, abbiamo mandato un nostro dipendente di Pechino sul posto e i nostri clienti sono stati liberati in 3 ore». In generale, se si vogliono proteggere i dati presenti sul proprio smartphone si consiglia di non utilizzare le reti wi-fi – nemmeno negli aeroporti, poiché nel momento della connessione l’utente concede delle autorizzazioni che abbassano il muro di sicurezza

del telefono. Attenzione soprattutto all’est Europa e all’Asia. Un altro particolare spesso sottovalutato sono i paesi in cui vengono effettuati gli scali aerei: un timbro della Frontiera siriana sul passaporto potrebbe costare l’impossibilità di uno scalo in Israele, e viceversa un timbro israeliano potrebbe precludere la possibilità di toccare il suolo di vari stati. Un consiglio per chi viaggia in medio Oriente e in nord Africa: evitate di stringere la mano alle donne, anche se receptionist del posto in cui alloggiate o cameriere del ristorante in cui siete andati a mangiare tutti i giorni. Il gesto potrebbe essere visto male. Zone a rischio? Tutte le zone sono a rischio, da Milano a Johannesburg. Ma esistono diversi tipi di rischio. «In Iraq è capitato di dovere attuare una mossa di esfiltrazione, una fuga mascherata di quindici persone. C’era una sparatoria in strada tra poliziotti e civili armati a causa della mancanza di acqua. I nostri clienti erano in un hotel nelle vicinanze e non sapevano cosa fare. Siamo arrivati sul posto con due ambulanze, gli unici mezzi che non venivano presi come bersaglio. Le vetture erano protette a distanza, con droni e mezzi blindati: le quindici persone sono state fatte uscire dall’hotel, caricate sull’ambulanza e trasportate in un altro luogo».

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Le vedove nere La fama dell’italiano donnaiolo è diffusa in tutto il mondo. E visto che all’estero conoscono questa debolezza, c’è chi ne approfitta per colpire. Thailandia, Colombia, Brasile, solo per citarne alcuni, ma si potrebbero elencare quasi tutti i paesi del mondo. Le “vedove nere” sono adescatrici professioniste, danno l’impressione alle prede prescelte di essere incredibilmente attratte dal fascino europeo per poi ripulire i turisti una volta accompagnate in stanza. Molte volte utilizzano droghe per intorpidire le vittime, quando va male si arriva alle maniere forti. E così il malcapitato lavoratore-viaggiatore rischia di tornare a casa con i lividi, stordito, derubato e con l’amaro in bocca.

In generale, se si vogliono proteggere i dati presenti sul proprio smartphone si consiglia di non utilizzare le reti wi-fi. In Cina si rischia di essere prelevati dalla polizia per attività sospette se intercettati su reti pubbliche


i 400 caratteri BELT AND ROAD

RICERCA E SVILUPPO

Cina, la terza via digitale

La “One belt one road” congiungerà la Cina al resto del continente euroasiatico, all’Europa e al continente africano. Oltre alla via terrestre attraverso il centro Asia e alla via marittima che circumnaviga l’India e sbarca nel Mediterraneo (Pireo e ltalia), esiste una terza via, la sfera sottomarina: nello specifico la strategia dei grandi cavi a fibre ottiche. Lo sviluppo dei cavi sottomarini, da parte della Cina, è un capo saldo della strategia di One belt one road. Un investimento importante, dal momento che circa il 99% delle comunicazioni digitali passa dai cavi a fibre ottiche sottomarini. La strategia cinese digitale rappresenta il passaggio evolutivo dal mondo “fisico” al mondo digitale che definirà nei prossimi decenni. INDONESIA

Giacarta non sarà più la capitale

L’Indonesia ha annunciato l’intenzione di spostare la sua capitale dalla megalopoli di Giacarta, minacciata dal clima, all’isola scarsamente popolata del Borneo, che ospita alcune delle più grandi foreste pluviali tropicali del mondo. Il presidente Joko Widodo ha detto che la mossa – un investimento da 33 miliardi di dollari – è necessaria perché «il fardello di Giacarta è troppo pesante», ma gli ambientalisti hanno detto che il trasferimento deve essere gestito con attenzione, altrimenti il risultato sarà la fuga da un disastro ecologico solo per crearne un altro.

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Collaborazione scientifica tra il Politecnico di Milano e Camozzi Group Un accordo tra il polo universitario e la multinazionale italiana per sviluppare iniziative congiunte di ricerca e formazione scientifica. Tra i principali obiettivi la realizzazione di soluzioni smart, dalle prestazioni ai sistemi di gestione innovativi dei processi produttivi. Particolare attenzione sarà rivolta all’impiego della robotica collaborativa all’interno delle linee di produzione di Camozzi, allo sviluppo di componentistica, sensoristica e software di ultima generazione, allo studio e definizione del processo di additive manufacturing.


Nemico silenzioso dei processi produttivi aziendali, le anomalie di temperatura degli apparati elettrici possono dare luogo a malfunzionamenti e a guasti, con conseguenti costi di riparazione e fermo macchina. Ed è tanto più importante rilevarle, dal momento che l’efficienza energetica rappresenta oggi un’importante voce di risparmio per le imprese. Lo sa bene Repower, gruppo attivo oltre cento anni nel settore dell’energia, che da sempre rivolge grande attenzione a questa materia, mettendo a disposizione un consulente dedicato in grado di guidare gli imprenditori verso una gestione dei consumi ottimizzata. Dall’investimento del Gruppo elvetico nel campo dei consumi è nata VAMPA, un moderno sistema di diagnostica che consente di rilevare in tempo – e con un alto grado di affidabilità – l’insorgere di temperature anomale e di dispersioni di energia, spesso sintomo di malfunzionamenti interni, senza mai arrestare il ciclo produttivo e prevenendo l’insorgere di danni o l’innesco di un incendio. Individuando le abitudini di consumo errate, ogni impresa può raggiungere la migliore performance possibile, con

grandi vantaggi economici e con un occhio sempre attento alla sicurezza. Sì, perché negli ultimi quattro anni Repower ha condotto oltre millecinquecento indagini termografiche: nel 54% dei report prodotti è stata evidenziata almeno un’anomalia, con un livello di criticità classificato come elevato nel 21% dei casi. A questo proposito, nel nostro Paese la prassi di riduzione del rischio negli ambienti di lavoro è ormai sempre più diffusa, anche a livello legislativo. L’INAIL promuove da anni una serie interventi migliorativi agli impianti, attraverso la concessione di benefici economici alle aziende più sicure e tra questi rientra l’indagine termografica di VAMPA. Non solo, Repower mette a disposizione delle aziende anche un’Analisi di Sostenibilità Energetica (ASE): si tratta di un’indagine valutativa da cui deriva un punteggio di merito detto Indice di sostenibilità energetica, calcolato sulla base delle risposte fornite. Qualora l’Indice di sostenibilità energetica risulti almeno pari a 3 (rispetto al valore massimo di 5) viene reso disponibile un attestato di eccellenza che può essere utilizzato nella comunicazione aziendale o anche per scopi promozionali.

Grazie alla partnership con ANIMA, tutte le strutture associate potranno beneficiare di condizioni di favore per l’uso della termografia e dell’analisi gratuita dell’indice di sostenibilità energetica. Per conoscere tutti i vantaggi legati alla partnership, il servizio clienti Repower è raggiungibile alla mail servizio.clienti@repower.com o al numero 800 903 900. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito istituzionale dell’azienda e sul sito di ANIMA nella sezione convenzioni. 85 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019

Contenuto Pubbliredazionale

Maggiore è l’efficienza energetica, più bassi sono i costi di manutenzione: per l’analisi termografica delle aziende c’è VAMPA


i 400 caratteri ORO NERO

Carbone e energia elettrica

Secondo il report del think tank Sandbag, la generazione elettrica alimentata a carbone in Europa è calata del 19% nei primi sei mesi del 2019. Il consumo dell’oro nero per produrre elettricità in Europa avrebbe visto un vero e proprio crollo verticale spinto soprattutto dalla grande produzione di energia garantita da fonti rinnovabili e gas naturale. Al contempo, le rinnovabili (fotovoltaico ed eolico su tutte) e il gas naturale sono aumentate rispetto ai primi 6 mesi dello scorso anno. I maggiori cali nell’utilizzo del carbone per la generazione elettrica si sono registrati in Irlanda e Francia (circa -75% a confronto con il periodo gennaio – giugno 2018).

durre un esplicito divieto di shopper e sacchetti in plastica. Secondo i dati dello stesso dicastero, dal 2015 ad oggi si è registrato un calo del 64% nell’utilizzo di sacchetti di plastica in Germania, ritenuto però non sufficiente. La ministra ha dichiarato di voler stipulare accordi volontari anche per ridurre il consumo di sacchetti per ortofrutta nei supermercati, con l’obiettivo di eliminare gli imballaggi monouso.

CRISI

Calo drastico delle aziende artigiane in 6 mesi

Le aziende del comparto artigiano sono diminuite di 6.500 unità nel solo primo semestre del 2019. A pesare negativamente, per la Cgia di Mestre, sono il calo dei consumi, le tasse e l’accesso al credito. Ad eccezione del Trentino Alto Adige, in tutte le altre regioni italiane il saldo del primo semestre è stato negativo. I risultati più ECONOMIA preoccupanti si sono registrati in Emilia Romagna (-761), in SiciI titoli Usa tra lia (-700) e in Veneto (-629). Un Giappone e Cina trend che prosegue da ormai dieci Il Giappone torna a essere il prin- anni: tra il 2009 e il 2018, il nucipale possessore di titoli di stato mero complessivo è sceso di quasi Usa, per la prima volta da ottobre 165.600 unità. 2016, superando la Cina. Secondo i dati diffusi dal dipartimento del Tesoro americano, Tokyo ha au- CLICK mentato lo scorso mese il suo stock in portafoglio arrivando a quota Ricerca… su Google AMBIENTE 1.122,9 miliardi, contro i 1.112,5 Nel giugno 2019, per la prima Basta sacchetti di miliardi di Pechino. Al terzo posto volta, la maggior parte delle ricerplastica dei principali possessori di titoli di che su google.com negli Usa non Ad agosto, la ministra tedesca stato Usa si piazza il Regno Unito hanno portato a click: gli utenti dell’ambiente Svenja Schulze ha con 341,1 miliardi, in aumento sui si accontenterebbero delle inforannunciato l’intenzione di intro- 323,1 miliardi di maggio. mazioni trovate nella pagina dei risultati di ricerca. Lo afferma una ricerca basata sui dati dell’antivirus Avast. Secondo i dati, ricavati da oltre 40 milioni di ricerche, il 50,33% degli utenti non ha fatto ulteriori operazioni dopo la ricerca. Per quanto riguarda il mobile, la percentuale di ricerche che non ha prodotto ulteriori visite a siti sale al 60%. Il dato sarebbe un effetto dell’introduzione da parte di Google degli “snippet”, ritagli di testo presi da altri siti che rispondono almeno in parte alla domanda. Sulla rivista online puoi trovare altre notizie di impresa, economia e industria. Visita industriameccanica.it e seguici su Twitter @IndMeccanica

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Servizi strategici per il business delle imprese Al passo con i cambiamenti nel mondo ci stiamo rinnovando per voi

PER INFORMAZIONI Carmela Massaro Responsabile Dogana Facile ANIMA Confindustria Meccanica, via Scarsellini 13 Milano Tel 02.45418305 Email massaro@anima.it 87 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019

con la collaborazione


SICU REZZ AMB TE l’industria meccanica 722 | 88


ZA E IEN89 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


Tutelare la salute del consumatore SICUREZZA&AMBIENTE

Valeria Mesolella, Responsabile Sviluppo Food Icim SpA

A due anni dall’avvio del servizio di certificazione volontaria Moca, Icim tratteggia uno scenario del comparto del foodtech

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utte le aziende presenti a Host, in misura diversa, sono interessate al tema dei Moca, i “Materiali e gli oggetti a contatto con gli alimenti”: un argomento di grande attualità che si pone l’obiettivo di tutelare la salute del consumatore, di fatto il destinatario finale di tutte le attività del comparto. Partecipano alla fiera (Host, 18-22 ottobre, Milano) un gran numero di aziende della filiera del foodtech, in prevalenza imprese italiane che rappresentano l’eccellenza dell’industria nazionale delle apparecchiature professionali. Un settore che supera i 5 miliardi di fatturato ed esporta all’estero oltre il 70% della produzione. Lo schema per la certificazione volontaria Moca sviluppato da Icim, ente di certificazione italiano a maggioranza Anima Confindustria, è stato presentato proprio in occasione della scorsa edizione di Host. A due anni di distanza, è possibile tratteggiare alcune caratteristiche del comparto e fornire indicazioni utili alle aziende interessate a difendere la propria competitività nel pieno rispetto delle regole. Le parole chiave per lo sviluppo sono informazione, formazione e divulgazione. Lo schema messo a punto da Icim risponde all’esigenza delle aziende del foodtech di avere uno strumento unico per poter dimostrare al mercato, grazie anche alle ve-

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Il campo di applicazione delle disposizioni sui Moca è molto ampio: riguarda aziende che producono macchinari, apparecchiature e materiali che possono prevedibilmente venire a contatto con i prodotti alimentari rifiche di un ente terzo indipendente, l’applicazione di buone pratiche di fabbricazione (Gmp) e il rispetto dei requisiti di sicurezza e conformità. Il campo di applicazione delle disposizioni sui Moca è molto ampio: riguarda tutte le aziende che producono macchinari, apparecchiature e materiali che possono prevedibilmente venire a contatto con i prodotti alimentari o con l’acqua destinata al consumo umano.

A livello nazionale e europeo Altrettanto vasta, articolata e in continua evoluzione è la normativa che regola il settore dei Moca che, pur ampiamente regolamentati a livello nazionale ed europeo, non dispongono di un unico corpus legislativo armonizzato. Le norme del settore (come il Reg. CE 1935/2004 il Reg. CE 2023/2006) sono costantemente aggiornate sulla base degli sviluppi tecnici in questo campo, relativamente alla loro produzione e sicurezza. Nel primo semestre di quest’anno, ad esempio, la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica per raccogliere le opinioni, le osservazioni e le proposte dei professionisti della filiera del packaging di tutti i paesi membri. La consultazione mira ad accertare in che misura l’attuale legislazione che disciplina i Moca sia adatta allo scopo e produca i risultati attesi, nonché a individuare eventuali impatti o problemi imprevisti legati alla normativa vigente. La valutazione della Commissione conseguente alla consultazione dovrà indicare se gli obiettivi e gli strumenti della legislazione in materia siano ancora pertinenti e coerenti.

Un rischio per la salute I dati dell’Oms indicano come le sostanze chimiche rappresentino un rischio crescente per la salute; la stessa Efsa (European food safety authority) riconosce che bi-

sogna affinare le analisi di rischio e che si deve considerare la possibilità del cosiddetto “effetto cocktail” delle miscele chimiche derivanti dalle cessioni dei materiali agli alimenti. Il Raffs, il sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi, dichiara per il 2018 ben 138 segnalazioni di rischio sanitario da Moca (119 nell’anno precedente), in particolare migrazione di ammine aromatiche e formaldeide (50) e di metalli pesanti, principalmente nichel, piombo, cromo e cadmio (34), contaminazione industriale (22), alterazioni causate da frodi (3). A livello di prodotti, i Moca risultati irregolari provengono in maggior parte dalla Cina (96 contro i 26 provenienti complessivamente da nove paesi, inclusa l’Italia). Un riferimento legislativo così articolato porta le aziende della filiera – soggetti quanto mai diversi tra Ho.Re. Ca., Gdo, industrie alimentari ma anche laboratori artigiani e piccole realtà – a orientarsi a fatica e a non riuscire a identificare sempre, seppure in buona fede, tutto quello che va fatto per essere in regola e per operare in sicurezza. Talvolta si procede, ad esempio, semplicemente compiendo una tantum le analisi di laboratorio per attestare la conformità Moca sul prodotto finito o su un campione di materiale.

La complessità dei Moca Difficoltà a recepire la complessità dei regolamenti che afferiscono ai Moca, a redigere la dichiarazione di conformità dei propri prodotti sulla base dei materiali effettivamente utilizzati, a disporre di adeguate procedure di tracciabilità dei materiali utilizzati direttamente o presenti nei semilavorati o componenti. È il quadro restituito da questi due anni di esperienza a stretto contatto con grandi e piccole aziende del foodtech. Oltre alle difficoltà di gestione del magazzino e, non ultimo, a formare il proprio personale addetto alla produzione o alla lavorazione dei Moca in modo da poter garantire che durante l’intero processo – dalla materia prima, al prodotto finito, fino allo stoccaggio – non intervengano mai comportamenti o elementi tali da inficiare la qualità e la sicurezza del prodotto. L’impatto a livello nazionale è significativo, dal momento che l’Italia rappresenta uno dei primi mercati di riferimento a livello internazionale per la filiera produttiva delle attrezzature impiegate nel settore del food & beverage, del catering equipment e dell’ospitalità: basti

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pensare che errori o inesattezze nella dichiarazione di conformità, oltre a costituire potenzialmente una violazione, possono portare a rallentamenti o blocchi nello sdoganamento delle merci. Negli ultimi due anni Icim ha organizzato diversi incontri di formazione e informazione in collaborazione con le associazioni del comparto federate Anima, in particolare con Assofoodtec, riscontrando l’interesse delle aziende che, all’interno della Federazione, possono trovare tutte le informazioni del caso e avere a disposizione competenze adeguate e aggiornate in ambito tecnico e normativo. Numerose le aziende – incluse imprese associate alle diverse organizzazioni della food industry di Anima – che si sono rivolte a Icim per la certificazione volontaria di Moca, come anche per un primo assessment (gap analysis) o per la formazione dei propri addetti.

Sia le grandi aziende sia le realtà più piccole hanno spesso difficoltà a recepire la complessità dei regolamenti che riguardano i Moca

significa innanzitutto offrire un’evidenza di conformità importante al proprio mercato di riferimento. Inoltre, la certificazione impone l’analisi del proprio modo di lavorare, per comprendere se i processi lavorativi siano conformi alle complesse norme che presiedono ai materiali a contatto con gli alimenti. Il percorso di certificazione permette di avere un confronto con un corretto modello di risk assessment interno e consente di proporsi in modo adeguato al proprio mercato di riferimento, emergendo per serietà e affidabilità. Tra gli altri vantaggi dalla certificazione di Moca di Icim: elevare la conoscenza, la competenza e la consapevolezza del personale; mitigare i rischi legati a potenziali non conformità di processo/prodotto con conseguenti ricadute sul brand aziendale e, infine, possibilità di tenere sotto controllo e aggiornato il sistema procedurale aziendale in un’ottica di miglioramento continuo, grazie alle verifiche annuali di mantenimento della certificazione. Ricordiamo anche che la certificazione di Moca di Icim permette di svolgere audit integrati con i più comuni Sistemi di Gestione per la Qualità (ad esempio ISO 9001, ISO 22000).

Consapevolezza per i consumatori

Per la certificazione Il percorso certificativo Moca di Icim parte da un’analisi documentale del processo produttivo e dei prodotti sottoposti a certificazione. Si procede, poi, con la valutazione dei materiali componenti il prodotto, con la verifica della conformità di tutte le sostanze utilizzate per la fabbricazione e con la definizione del numero dei campioni da esaminare e dei parametri da analizzare. A valle dell’esito positivo delle risultanze della conformità dei processi produttivi e di specifici test di laboratorio, si emette il certificato, che ha una validità di 5 anni e prevede sorveglianze e controlli a cadenza annuale. Obiettivo della certificazione di Moca secondo lo schema Icim è quello di aiutare le aziende a diventare conformi, non solo per evitare le sanzioni, ma soprattutto per attestare la qualità e sicurezza dei loro prodotti e per porsi in modo distintivo sul mercato. Per una realtà operante in questo settore, certificarsi

Guardando al futuro è opportuno che venga attuata una politica di divulgazione per il comparto del foodtech, soprattutto per il consumatore – sempre più attento alla composizione dei cibi, al “contenuto” del piatto, ma poco consapevole sul “contenitore” e su tutti i materiali che entrano in contatto con gli alimenti. Non dobbiamo dimenticare che la sicurezza alimentare passa anche attraverso i macchinari e le attrezzature utilizzate per la produzione degli alimenti. Certo, il consumatore deve essere tutelato dai controlli “a monte” ma il mercato globale oggi sempre più sollecita gli utenti finali ad avere un ruolo attivo a salvaguardia della propria salute. È importante che il consumatore abbia la corretta percezione del valore proposto da tutte le aziende che, rispettose delle regole, vedono il proprio ritorno economico inficiato da fenomeni di concorrenza sleale e contraffazione. Icim offre servizi con un approccio globale alla sicurezza alimentare e nel rispetto dei requisiti relativi a materiali, prodotti, imballaggi, produzione, tracciabilità, gestione dei rischi. Accanto alla certificazione di Moca, Icim propone anche la certificazione dei prodotti e materiali a contatto con l’acqua potabile, secondo uno schema proprietario accreditato Accredia, che anticipa la revisione della Drinking water directive a livello europeo.

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La fortuna di incontrare i partner giusti...

L'attenzione alle esigenze dei clienti, il servizio professionale e competente e la flessibilitĂ sono i valori che condividiamo con ANIMA. Contattaci per scoprire tutti i vantaggi, la scontistica e i servizi personalizzati.

Traduzione e interpretariato

Redazione e documentazione tecnica

Nicoletta Baraldi tel. +39 345 0146269 nicoletta.baraldi@imaginetraduzioni.it

Impaginazione e grafica

Creazione di memorie di traduzione e glossari

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Legalizzazione e asseverazione

Strumenti di supporto alla documentazione


Caffè espresso, il mercato dice Italia

Il settore delle macchine per caffè espresso è stato fotografato dal Libro bianco Ucimac

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Il settore supera Germania, Usa e Svizzera per saldo commerciale e si attesta su un valore medio di 900 milioni di dollari

L

e macchine del caffè godono di buona salute. Lo dicono le condizioni di equilibrio gestionale del comparto. Questa è la buona notizia. Ad annunciarla è il Libro bianco promosso da Ucimac, l’associazione italiana dei costruttori macchine del caffè professionali, federata ad Anima Confindustria. Si tratta della seconda edizione dello studio a cura del comitato scientifico di indirizzo, composto da Ufficio studi Anima, Sda Bocconi, Università Cattolica, Università di Ferrara e Politecnico di Milano. Dal confronto con i competitor emerge che il settore italiano delle macchine del caffè professionali non teme paragoni a livello mondiale. Il sistema Italia eccelle senza dubbio nel settore “apparecchi e dispositivi per la preparazione di bevande calde o per la cottura o il riscaldamento degli alimenti”. Una posizione di primo piano di leadership sia in termini di export che di saldo commerciale che ha mantenuto anche durante la crisi economica degli ultimi anni. Supera Germania, Usa e Svizzera e si attesta su un valore medio pari a circa 900 milioni di dollari. Le fonti per il successo delle imprese del settore passano senza dubbio attraverso l’intensificarsi di azioni verso mercati stranieri in via di espansione. Accanto a queste scelte, che comportano importanti investimenti, tra le possibilità di innovazione strategica

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vi sono nuove forme di collaborazione con le imprese a valle della filiera. Tanto più che sui nuovi mercati il vero concorrente è rappresentato non già da imprese simili quanto da produttori di prodotti sostitutivi o complementari, come i produttori di macchine per caffè americano. Una particolare attenzione è stata posta sulla Corea del Sud, dove è stato esportato il maggior numero di macchine nel 2018, sia di tipo tradizionale che di tipo automatico, anche se gli ordini di grandezza sono ancora a favore delle tradizionali. A partire da alcuni indicatori di bilancio dal database Aida, sono state verificate la performance economica e l’adeguatezza della struttura finanziaria al 31 dicembre 2017. Le imprese del comparto presentano valori medi degli indici di disponibilità. Si registra una crescita media del fatturato con un 2017 su livelli più alti di circa il 35% rispetto al 2013. Unico segnale che impone qualche cautela è l’incremento della variazione negativa delle vendite, da considerare nel quadro di una stabilizzazione o ripresa generale del settore dopo gli anni più critici. Il settore, seppur nella disomogeneità di comportamento delle imprese prese singolarmente o nelle diverse classi dimensionali, mostra la capacità di mantenere adeguate condizioni di liquidità da parte delle imprese, il rafforzamento patrimoniale e la crescente capacità di sostenere il debito. l.a.

Lo scorso anno la Corea del Sud è stato il maggior importatore di macchine professionali per caffè made in Italy


www.host.fieramilano.it

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Da cento anni su carta, da nove sul web. Da quest’anno (anzi, da meno di un mese) è online il nuovo portale industriameccanica.it. Un sito di informazione completamente rinnovato nella forma e nei contenuti, sempre legati alla linea editoriale del magazine: aiutare le imprese della meccanica italiana a migliorare il proprio business. Nel corso dell’anno la home page di industriameccanica.it sarà molto “fluida”. Non una gerarchia decisa a priori fra le tematiche da pubblicare, ma un’organizzazione di pagine progettata in base all’attualità. Allo stesso tempo, sarà sempre possibile navigare il sito spostandosi fra i tag più interessanti per l’attività della propria azienda: ogni pagina in cui si atterrerà sarà come una home page sempre nuova e personalizzata. Sarà possibile leggere man mano anche articoli ripresi dall’archivio. Molte di queste case history risultano notiziabili anche ad anni di distanza, e molte raccontano storie di aziende che vale la pena conoscere. Gli articoli pubblicati fino ad ora sul vecchio portale (sono migliaia di contenuti) non sono riportati nella nuova home page, ma non sono spariti. Possono essere sempre rintracciati inserendo una parola chiave nel campo “cerca”. Attraverso il portale industriameccanica.it è inoltre possibile accedere a una serie di funzionalità in modo molto rapido. Per esempio è possibile abbonarsi al magazine e ricevere, insieme agli approfondimenti della rivista, le "tabelle Anima" che contengono il listino prezzi dei materiali di interesse per la meccanica varia, il costo orario medio dell’operaio, oltre alle rilevazioni statistiche delle quotazioni delle tariffe per prestazioni di personale in Italia. Ma anche consultare i sommari delle edizioni passate, o iscriversi alla newsletter della rivista, per rimanere sempre aggiornati durante l'anno.





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Economia circolare, tutto torna Da ottobre è attivo il protocollo Ecopower ed Ecoped per la gestione delle batterie al piombo Intervista a Giuliano Maddalena, direttore Ecoped-Ridomus

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L’economia circolare è innanzitutto una filosofia: pensare al riciclo di prodotti e scarti, già in fase di progetto

L’

economia circolare è una filosofia che richiede nuovi metodi e sostituirà sempre di più l’economia lineare. «Non bisogna semplicisticamente accomunare “riciclo”, esistente da tempo, e “economia circolare”» spiega Giuliano Maddalena, direttore dal 2006 di Ecoped-Ridomus, consorzi nazionali per la gestione dei Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), pile e accumulatori (Ripa). «Sarebbe come dire che rifondere un metallo è un esempio di “economia circolare”. Quest’ultima è molto più ampia». L’avvento della “Responsabilità estesa del produttore” (Epr) è stato il primo tassello dell’economia circolare, con l’Epr, infatti, il produttore è stato chiamato a gestire e ottimizzare il riciclo dei propri prodotti a fine vita.

L’economia circolare, quindi, estende ulteriormente la sfera di responsabilità del produttore includendo gli scarti che si generano durante la lavorazione o i rifiuti di consumabili durante il ciclo di utilizzo, oltre alla gestione del fine vita. «Nell’economia circolare il produttore deve raccogliere una sfida tecnica e una legale» prosegue Giuliano Maddalena. «La sfida tecnica consiste nell’investire risorse per ottimizzare riciclo e riciclabilità dei rifiuti dei propri prodotti, componenti, consumabili, scarti di produzione». La sfida legale, invece, è data dal panorama normativo connesso alla gestione dei rifiuti: «È un sistema normativo completamente diverso da quello che supporta la fabbricazione e la vendita di beni nuovi» continua Maddalena. Si può dire quindi che il produttore, quando mette in pratica la filosofia circolare, entra in contatto con un mondo di cui non sempre ha piena conoscenza, un mondo in cui i rischi per l’incolumità dei propri brand e i rischi penali aumentano. Per questo motivo si può dire che le economie circolari, per essere virtuose, devono essere protette. Protette dai rischi ambientali e legali connessi alle fasi di raccolta, trasporto e trattamento dei rifiuti provenienti dall’uso, manutenzione e fine vita dei propri prodotti. «Con l’economia circolare» spiega infatti Maddalena, «già in fase di progettazione del prodotto finito, è necessario verificare la riciclabilità e i fornitori chiamati a

gestire questi rifiuti, sia per garantire il risultato, sia per garantire l’assenza di rischi legali connessi al ciclo dei rifiuti». Il caso delle batterie al piombo Prendiamo l’esempio delle batterie al piombo. Quando un produttore le ricicla, una volta arrivate a fine vita, per ottenere piombo riciclato da utilizzare per la fabbricazione di nuove batterie, realizza un ottimo esempio di economia circolare. Ma per essere veramente virtuosa, la circolarità deve essere protetta da tutti gli illeciti che si possono compiere in questa filiera di riciclo. Per questo servono strumenti. «Dopo aver analizzato i rischi» prosegue il direttore di Ecoped-Ridomus, «abbiamo messo a punto il “Protocollo della Legalità” del consorzio Ecopower proprio per prevenire illeciti lungo la filiera. Abbiamo fissato regole molto più stringenti di quanto fissato dalla legge per gli operatori della raccolta e per le fonderie». Cosi facendo viene dato al produttore che opera sul mercato uno strumento per garantire la propria permanenza nel nuovo modello economico. E proteggere così la propria economia circolare. Il “Protocollo della legalità” è stato presentato a Verona il 2 ottobre scorso all’interno del modello di gestione rifiuti più generale denominato “Ecoguard”. Il progetto, iniziato nel 2010, è arrivato al suo terzo aggiornamento. s.g.

I consorzi dei produttori possono ricoprire un ruolo fondamentale per passare dalla teoria alla pratica e creare filiere sicure e virtuose 103 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


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OMANE E DUNE 105 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

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La manifattura additiva cambia le carte in tavola Con la stampa 3D, è necessario un nuovo approccio alle prove e certificazioni di prodotto di Vincenzo Delacqua e Cristina Ricci, Icim

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ra le tecnologie abilitanti che possono beneficiare delle agevolazioni previste dal Piano Industria 4.0 spicca la manifattura additiva - la cosiddetta stampa in 3D - ovvero la tecnica produttiva che consente la fabbricazione di oggetti (componenti, semilavorati o prodotti finiti) tramite la somma di strati successivi di materiale. La manifattura additiva, come dice il termine stesso, procede in maniera inversa rispetto alla maggior parte delle tecniche produttive che operano tramite sottrazione di materiale e, negli ultimi anni, ha raggiunto un ampio sviluppo e una rapidissima evoluzione. Funzionando per addizione, la caratteristica vincente di questa produzione è la riduzione dei vincoli tecnici di progettazione legati alla geometria degli oggetti, con possibilità di realizzare beni intrinsecamente superiori sotto il profilo tecnico-funzionale. Altrettanto importante è la possibilità di personalizzare l’oggetto in ogni dettaglio, come dimostrato dall’applicazione della manifattura additiva in alcuni settori quali ad esempio il biomedicale, dove è necessario personalizzare al massimo ogni supporto protesico - in campo ortopedico come anche nell’ortodonzia e nella produzione di audioprotesi - sulle caratteristiche fisiche del singolo paziente. Se da un lato la manifattura additiva


I settori più avanzati nell’additive manufacturing sono l’aerospaziale, il biomedicale, l’automotive, la moda e il design ha dato il via nelle grandi aziende a un processo di reingegnerizzazione dei prodotti, dall’altro rappresenta una grande opportunità anche per comparto delle piccole e medie imprese, in grado di aprirsi al mercato in modo competitivo, grazie alla possibilità di realizzare prototipi di qualunque tipo. I settori oggi più avanzati sono l’aerospaziale per la produzione di parti dei motori, il già citato biomedicale, l’automotive per i componenti complessi e/o leggeri, la moda e design in cui la stampa 3D si sposa bene con la creazione artistica di gioielli, bigiotteria, lampade e complementi d’arredo. In prospettiva attrezzature sportive, abbigliamento, packaging e a seguire tutti settori della meccanica, dell’impiantistica e dell’idraulica, delle costruzioni civili e dei trasporti (per la produzione ad esempio di componenti speciali per i treni alta velocità). Un nuovo modo di concepire e produrre oggetti e componenti richiede però attenzione alle caratteristiche dei nuovi prodotti e dei processi con cui i prodotti sono generati. Qualità, prestazioni, solidità, durata devono essere attentamente valutate, perché il diverso processo di produzione modifica radicalmente tutti questi parametri. È quindi necessario un nuovo attento approccio alle prove e certificazioni di prodotto, per fornire ai propri clienti adeguate garanzie. In fase di prototipazione è necessario effettuare controlli non distruttivi

per verificare l’uniformità strutturale. Con la tomografia ad alta risoluzione è possibile verificare se il prodotto presenta fessurazioni o aree in cui, a livello microscopico, il materiale non risulta uniformemente distribuito, e quindi a potenziale rischio di rottura meccanica. È inoltre possibile caratterizzare il prodotto effettuando le consuete prove meccaniche a cui sono sottoposti gli oggetti ottenuti per sottrazione: prove di compressione, trazione, prove di rottura, prove estensimetriche, eseguite a temperature limite (freddo e caldo). In considerazione delle diverse caratteristiche del materiale utilizzato è opportuno effettuare anche le prove che simulano l’usura (es. prove di corrosione, prove in nebbia salina etc.) nei casi in cui le specifiche condizioni di utilizzo lo prevedano. Una volta superate le prove sul prodotto, è necessario garantire che il processo di produzione sia affidabile, ripetibile e riproducibile. La validazione del processo produttivo richiede la definizione dei parametri del processo che determinano l’esito finale (ovvero la qualità del prodotto finito) ed è quindi cruciale quanto lo è l’esito delle prove sul prototipo. La certificazione di prodotto infine sintetizza l’esito delle prove e la validazione del processo, e attraverso la sorveglianza periodica garantisce che la qualità sia mantenuta nel tempo. Nell’ambito dei processi di produzione, una variabile critica è rappresentata dagli operatori, che devono essere formati sulle nuove tecnologie e successivamente qualificati. Anche in questo caso, la certificazione delle competenze garantisce il mantenimento nel tempo dei requisiti specificati dalle norme che sono in via di pubblicazione. Non da ultimi, occorre considerare i nuovi rischi legati alla interconnes-

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sione degli asset. La necessità di far circolare disegni per via informatica potrebbe, ad esempio, rappresentare un potenziale pericolo di attacchi cyber-criminali, con possibili atti di sabotaggio (la possibilità d’interventi fraudolenti di modifica o alterazione dei file Cad con tutti i conseguenti rischi), furto dei dati aziendali, furto di proprietà intellettuale. Tra gli interlocutori più qualificati che possono affiancare le aziende nel valutare opportunità e criticità hanno sicuramente una posizione di rilievo gli enti di certificazione accreditati, che possono vantare competenze multidisciplinari e una profonda conoscenza dei processi industriali. Icim, ente di certificazione di riferimento in ambito Industria 4.0, offre alle imprese che adottano la manifattura additiva un panel di servizi che, a partire dall’attestazione dei requisiti per l’accesso ai benefici fiscali dell’iperammortamento, include le prove, effettuate presso il laboratorio Omeco di recente acquisizione, la certificazione di prodotto, gli assessment per garantire la cyber security, la valutazione dei rischi di business continuity, la certificazione dei sistemi di asset management, la valutazione di sicurezza delle interfacce innovative uomo-macchina. Dall’ascolto delle esigenze delle imprese emergono nuove esigenze di attestazione e certificazione, a supporto dello sviluppo, dell’innovazione e della competitività.

Per una corretta certificazione, una volta superate le prove sul prodotto, è necessario garantire che il processo di produzione sia affidabile, ripetibile e riproducibile


AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

Un’importante storia superficiale Il settore della finitura guarda alle nuove sfide per il futuro di Simone Gila

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volte bisogna fermarsi alla superficie. Anzi, è fondamentale concentrarsi su di essa. Chiedetelo a chi tutti i giorni lavora per trattare le superfici dei pezzi lavorati come il settore della finitura. Un settore che negli anni ’60 è partito da piccoli centri operativi – quelle che oggi chiameremmo startup – nati da giovani neo-laureati o rappresentati da realtà consolidate che comunque contavano un basso numero di dipendenti. Oggi quel mondo è decisamente cresciuto, composto di realtà più grandi, complesse ed evolute.


I primi approcci del settore avvengono con classiche macchine di granigliatura e burattatura. Per la finitura di massa oggi ci si affida allo vibrofinitura, una macchina che sfrutta il moto circolare di materiali abrasivi Al passo con i tempi I primi approcci del settore avvengono con classiche macchine di shot blasting e burattatura. Lo shot blasting, o granigliatura, è un processo tecnologico che consiste nel rimuovere varie impurità da diverse superfici utilizzando l’abrasione. La burattatura è invece utilizzata per la rimozione meccanica di residui dovuti a lavorazioni come stampaggio o fusione, particolarmente adatta per dare una finitura superficiale a un numero elevato di pezzi di piccole dimensioni.

L’evoluzione di questa tecnica, oggi, si chiama vibrofinitura, un processo meccanico-chimico noto anche come finitura di massa per la raggiatura, sbavatura, levigatura, lucidatura e sgrassatura di pezzi singoli prodotti in massa. Una volta inseriti, la macchina vibra provocando lo spostamento di materiali abrasivi nel quale sono immersi i pezzi da finire, secondo un moto circolare; durante questo movimento il pezzo viene sottoposto all’azione abrasiva più o meno intensa della massa di media così da ottenere la finitura desiderata. Il processo di vibrofinitura viene impiegato per qualsiasi tipo di pezzo, materiale e geometria. Come siamo arrivati all’evoluzione del settore? Ci risponde Riccardo Leoni di Rösler Italiana: «Shot blasting e macchine di finitura in massa (vibrofinitura) sono stati per decenni il fiore all’occhiello del settore». Il limite di queste tecniche era, fino a un decennio fa, dovuto all’evoluzione tecnologica dei macchinari utilizzati che riuscivano a riconoscere un numero limitato di geometrie di prodotto. Bisogna anche dire che il design era molto meno sviluppato, quindi i pezzi che passavano dalle macchine di finitura erano più uniformi e differivano meno gli uni dagli altri. Con l’evoluzione del design (industriale e di prodotto), è stato necessario rimanere al passo con gli altri settori con cui il mondo della finitura collabora e lavora. Oltre alle geometrie sempre più complesse, la nuova sfida del settore ha riguardato l’utilizzo di nuovi materiali – spesso risultato dell’evoluzione delle stampanti 3D.

La necessità di oggi è «adattarsi al pezzo e al materiale, spesso nuovo. In un’ottica di un’industria 4.0 sempre più smart e connessa – prosegue Riccardo Leoni –, il nostro obiettivo è che la macchina riconosca da sola geometrie e materiali in ingresso, anche se mai visti prima. La macchina deve interagire, per poi creare un’azione sulla superficie che viene lavorata». Oggi la finitura può agire su canali particolari, zone, sottosquadra che una volta erano impensabili. «Era quasi d’obbligo utilizzare geometrie classiche; il design ha spostato l’asticella. Ora bisogna correre, non si può pensare di essere arrivati».

Additive manufacturing e stampa 3D Una delle tecniche che sfruttano al massimo la possibilità di creare geometrie complesse è la produzione additiva, diventando quindi una delle sfide maggiori anche per il comparto della finitura. «L’additive manufacturing è un settore in continua crescita, ma non siamo ancora arrivati a vedere il meglio». La sezione per plastiche e polimeri è già piuttosto sviluppata, ma negli ultimi anni il metallo sta facendo grandi passi avanti nella stampa 3D. «Se nel primo decennio del 2000 le stampe erano in plastica, adesso arrivano nuovi materiali da lavorare ogni mese, anche metalli, nati da un sempre più veloce sviluppo ed evoluzione di tutti i comparti. La nostra sfida è restare al passo con i settori con cui collaboriamo e operiamo, adeguarci ai materiali che arrivano ed elaborare nuove soluzioni».

Fino a 10 anni fa la stampa 3D era un’attività molto di nicchia, soprattutto in Italia, poiché era destinata in larga parte solo al settore medicale

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Le nuove sfide per il comparto della finitura sono le geometrie sempre più complesse dei pezzi da lavorare e l’utilizzo di nuovi materiali, spesso risultati dell’evoluzione delle stampanti 3D Fino a 10 anni fa la stampa 3D era un’attività molto di nicchia, soprattutto in Italia: era destinata praticamente solo al settore medicale, che necessitava di customizzazione perché i clienti (o pazienti, in questo caso) sono diversi l’uno dall’altro e hanno necessità differenti. Il medicale dominava, e la ricerca universitaria era concentrata su di esso.

Successivamente si è giunti alla prototipazione, dove la realizzazione del pezzo finale avveniva con mezzi classici in tutto il processo – dallo stampo al pezzo stampato a iniezione. «Oggi il componente realizzato in additive manufacturing è già destinato all’uso, si tende sempre meno a creare prototipi. Non siamo ancora al livello della produzione di massa, ma con l’evoluzione delle stampanti e delle macchine si punta alla produzione diretta. Ora si fa tutto in azienda, arrivando a produrre fino a un numero infinito di pezzi. Fino a qualche anno fa, veniva realizzato il pezzo singolarmente». Oltre al medicale, Riccardo Leoni evidenzia che «attualmente il settore aeronautico e dell’aerospace è quello che sta investendo maggiormente, soprattutto nell’ideazione e nella produzione in Am; ma abbiamo ottime risposte anche dall’automotive in Rösler». In generale, l’additive manufacturing ha portato a un alleg-

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gerimento dei pezzi e a una semplificazione dei componenti: il prodotto che qualche anno fa veniva realizzato tramite tre-quattro parti diverse, ora viene stampato in un pezzo unico. E per settori che producono macchine complesse come aerei e automobili è un enorme vantaggio. Anche le stampe 3D hanno bisogno di essere lavorate? «I pezzi composti in additive manufacturing hanno una superficie scabra, quindi la finitura è necessaria. Ora collaboriamo con tutti i settori della meccanica, per migliorare aspetto e superficie». Non è un caso se Rösler ha lanciato Am Solutions, il nuovo brand che lega la finitura alla stampa 3D che in Italia è una nuova azienda interamente dedicata all’additive manufacturing, operativa da gennaio 2020. «Rösler ha colto la sfida di migliorare: prima vendeva solo gli impianti, ora fornisce tutta la filiera dal design all’operatività».


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Atlante dell’Industria Meccanica Italiana

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L’Atlante dell’Industria Meccanica sarà pubblicato, sia nell’edizione cartacea che nel portale online, in doppia lingua, in italiano e in inglese.

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CELEBRARE I 100 ANNI DE L’INDUSTRIA MECCANICA Per i 100 anni de L’Industria Meccanica abbiamo pensato a un progetto speciale: l’Atlante dell’Industria Meccanica. L’Atlante dell’Industria Meccanica sarà costruito dalle aziende per le aziende: il progetto, nato per celebrare i 100 anni della rivista di Anima Confindustria, mira a rappresentare a 360° i protagonisti del comparto, sviluppandosi su diversi canali con respiro internazionale. L’obiettivo di questo censimento, che verrà pubblicato in italiano e in inglese, è quello di garantirsi uno strumento di promozione internazionale, avvalorato dal coinvolgimento delle istituzioni, come l’ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Le aziende del settore che lo desiderano possono accedere, all’interno del progetto dell’Atlante dell’Industria Meccanica, a innovativi strumenti di promozione, raccontandosi con la data visualization. Una scheda infografica dedicata a fotografare il business e i numeri aziendali sarà pubblicata nel volume celebrativo: questa si animerà poi in un video istituzionale in italiano e in inglese, che farà parte dell’Atlante multimediale. In queste pagine abbiamo incluso alcuni esempi delle aziende che hanno già aderito al progetto.

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UN’INNOVATIVA VETRINA DIGITALE IL PORTALE WEB DELLA MECCANICA Su www.atlantemeccanica.com è in corso di pubblicazione l’elenco delle imprese dell’industria meccanica italiana. Chi vuole aderire al progetto può inserire i dati della propria azienda al link www.atlantemeccanica.com/partecipa-al-progetto, partecipando così attivamente all’Atlante della Meccanica Italiana. Il portale diventerà, inoltre, una vetrina multimediale per le presentazioni video e infografiche delle imprese che aderiscono alla formula premium.

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UN MAGAZINE PROTAGONISTA DA 100 ANNI 1919-2019: da cento anni interpretiamo l’informazione come un servizio strategico attraverso la rivista L’Industria Meccanica, tra le testate tecniche più longeve del Paese. In occasione di questo anniversario speciale Anima Confindustria mette in campo innovativi strumenti per continuare a garantire maggiori opportunità: stanno nascendo così il nuovo sito internet della rivista e l’Atlante dell’Industria Meccanica. In questo secolo il magazine si è affermato come supporto concreto per il business della meccanica: lo ha raccontato per farlo conoscere anche fuori dai confini nazionali; ha approfondito criticità e opportunità proponendo soluzioni utili e accessibili. La sfida oggi è ancora più avvincente, e va affrontata con strumenti innovativi: la testata continuerà con nuove piattaforme a trattare temi di interesse degli imprenditori, come automazione, produzione, export e mercati, efficienza, energia, logistica e movimentazione, sicurezza e ambiente. Quest’anno vedrà la luce il rinnovato sito della rivista: sull’edizione cartacea ci sarà spazio per l’approfondimento, sul web per un aggiornamento costante. L’altra grande innovazione è l’Atlante dell’Industria Meccanica: vi saranno censite tutte le aziende che danno vita a una delle principali eccellenze italiane. Avviamo questo censimento coinvolgendo in maniera attiva istituzioni e imprese, certi che ciascuno coglierà l’importanza di essere ancora e sempre più protagonista.

Marco Nocivelli PRESIDENTE ANIMA CONFINDUSTRIA

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Atlante dell’Industria Meccanica Italiana

Chi siamo L'ICE - Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane è l’organismo attraverso cui il Governo favorisce il consolidamento e lo sviluppo economico-commerciale delle nostre imprese sui mercati esteri

Svolge attività di:

I settori

La mappa degli uffici ICE nel mondo

Informazione

Aerospazio Agroalimentare

Assistenza

Ambiente Arredamento & Artigianato

Consulenza

Audiovisivo Automotive

Promozione

Biotecnologie Chimica e Farmaceutica Contract

Formazione

Editoria

Per piccole e medie imprese italiane

Elettronica, Elettrotecnica e ICT GDO e Ecommerce

I vertici dell'Ice

Infrastrutture e Lavori

La mission L'ICE sostiene l'internazionalizzazione delle imprese italiane e supporta lo sviluppo del Made in Italy

CARLO FERRO

Nanotecnologie

I servizi dell'Ice per: ORIENTARSI Scoprire mercati, settori e opportunità per le imprese

ROBERTO LUONGO

Meccanica e Metalli Missioni di sistema

Presidente

Direttore Generale

Logistica

ACCEDERE Entrare in nuovi mercati per favorire lo sviluppo

RADICARSI Consolidare relazioni e presenza all'estero

Nautica Partenariato Private Label Sistema moda e persona Strumenti musicali e discografia

La ripartizione della spesa per tipologia di iniziativa

Un po’ di numeri

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La cifra complessiva investita da ICE

milioni di euro

+16,26% rispetto al 2017

46,4

milioni di euro Investiti per la promozione del settore agro-alimentare

32,3% del totale speso La ripartizione della spesa totale per aree geografiche

47,6%

10,1% Altro (indagini, studi, siti web, seminari, convegni, missioni imprenditoriali,etc.)

Manifestazioni espositive (mostre, fiere, presenze istituzionali)

34,4%

5,8%

Potenziamento fiere e incoming

Formazione (include roadshow per le Pmi)

22,2% Azioni di comunicazione

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Rubinetterie Bresciane è il primo produttore a realizzare valvole a sfera in due pezzi

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PRODUZIONE GIORNALIERA MEDIA

Il nuovo stabilimento di Rubinetterie Bresciane a Gussago ottiene la certificazione in classe A: è la prima green company lombarda

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Oggi

+900

Cha-Am 14.000 mq Corlu 8.000 mq

Rosario 12.000 mq

milioni di euro

6.000

Oltre 230.000

dipendenti in tutto il mondo

unità prodotte all'anno

pre 4 e postServizivendita

I valori del gruppo

Ordine, umiltà, delega, resilienza

Innovazione e sviluppo Progettazione

2

il testimone è passato al figlio Marco Nocivelli, che guida Epta seguendo l'esempio e gli insegnamenti del padre

fatturati nel 2018

UN’OFFERTA COMPLETA

Produzione

Luigi Nocivelli Negli anni '50 trasforma l’officina artigianale del padre in un'azienda leader nel settore degli elettrodomestici

Limana

108 milioni di euro investiti in Tecnolgie e Innovazioni per supportare la crescita negli ultimi 3 anni +200 persone per l’R&D

1

Progetti speciali

3 Installazione

Life C4R-Carbon 4 Retail Refrigeration È il progetto di Epta co-finanziato dall’UE nato per promuovere la diffusione di soluzioni naturali per il Retail, e in particolare il sistema FTE Full Transcritical Efficiency, un impianto di refrigerazione naturale a CO2 ad altissima efficienza

Sostenibilità certificata Corporate Social Responsability Report Documento certificato dall'Istituto TUV Austra Cert Gmbh, che applica le linee guida del GRI* *(Global Reporting Initiatives)

Contatti EPTA S.p.a.

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Via Mecenate, 86

20138 Milano - Italy

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Atlante dell’Industria Meccanica Italiana

SPECIALISTI NELLA PRODUZIONE DI COMPONENTISTICA ELETTRONICA ED ELETTROMECCANICA Everel Group è leader nella produzione di componenti elettromeccanici per elettrodomestici e per il mercato automotive.

7

brand proprietari

LA STORIA

SETTORI DI DESTINAZIONE Grandi e piccoli elettrodomestici

100 MILIONI

componenti prodotti ogni anno Automotive

8

business lines

Riscaldamento e ventilazione

400

clienti nel mondo

Healthcare

+30

Gardening & Outdoor

anni di passione

1987 Anno di fondazione della società

Interruttori Selettori

1998

Acquisizione della società tedesca Dreefs

Segnalatori luminosi

1999

Encoders

PRODOTTI Sub-assemblies

Trasferimento del quartier generale a Valeggio sul Mincio (Vr)

2006 Acquisizione della società italiana Signal Lux

Motori e gruppi ventilanti

2007

+600

Nasce il brand Everel

impiegati nel mondo in 3 sedi: Italia, Germania, Romania

2013

Soluzioni meccatroniche

Acquisizione del brand Mec Tronic

Interruttori per automotive

2019 Acquisizione del brand Augusto Cometti

HR E FORMAZIONE

BREVETTI E CERTIFICAZIONI Brevetti internazionali

2.630 ore di formazione nel 2018

2

percorsi formativi

Officina dei Talenti per disoccupati/inoccupati del territorio, 2 edizioni l’anno volte ad inserire persone in ambito produttivo Le nostre Scommesse 1 edizione l’anno dedicata ai giovani neoassunti

36

Marchi registrati

36

SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITÀ CERTIFICATO Automotive IATF 16949:2016 ISO 9001:2008

L'HOUSE ORGAN periodico trimestrale interno volto a comunicare ciò che accade in Everel

Contatti Everel Group S.p.A

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Via Cavour, 9

37067 Valeggio sul Mincio (VR)

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Atlante dell’Industria Meccanica Italiana

PRODUTTORI DI VALVOLE DBB A SFERA E A SPILLO, VALVOLE E MANIFOLD PER STRUMENTAZIONE, INTERLOCKING MANIFOLD PER SISTEMI HIPPS

Valvole & Manifold da strumentazione

I SETTORI DI DESTINAZIONE

INVESTIMENTI Nel 2019 Indra ha inaugurato una nuova area produttiva

Oil & Gas

I NOSTRI PRODOTTTI

Valvole SBB & DBB a spillo e sfera

Elevati standard qualitativi di sicurezza ed efficienza

Magazzino verticale

Petrolchimica

Nuovi macchinari per l’incremento della produzione

Accessori di completamento

Piattaforme Off-Shore

LA SEDE

OBIETTIVI

MAGENTA (MI)

Energia Novara

Milano

Materiali ricorrenti e speciali

MAGENTA

(Duplex, Super Duplex, Monel…)

Pavia

3.000 m

Chimica

2 di cui 2.500 m2

CERTIFICAZIONI

area produttiva e uffici

Incremento della capacità produttiva

Riduzione dei tempi di consegna

La nostra azienda è certificata

14001 18001

ATEX 2014 / 34 / EU

CU-TR EAC - RUSSIA

FUGITIVE EMISSION EN ISO 15848 - 1

PED DIRECTIVE 2014 / 68 / EU

CRN CANADA

ISO 9001 FIRE SAFE ISO 10497 API 607 - API 6FA

Navale Maggiore competitività

PROGETTI INDRA REALIZZATI NEL MONDO: America Brasile Egitto Emirati Arabi Uniti Ghana Guyana Malesia Mozambico Russia

RETE COMMERCIALE Stiamo costruendo la nostra rete commerciale nel mondo

Contatti Indra Valves & Controls S.r.l.

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via Novara 10 / B-C

20013 - Magenta (MI)

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Atlante dell’Industria Meccanica Italiana

SPECIALISTI NELLA PRODUZIONE DI COMPONENTI PER IMPIANTI SETTORI AZIENDALI

Hvac

Domestic heating

Sanitary distribution

EVERYDAY, CLOSE TO YOUR BUSINESS

Gas distribution

1938

GLI IMPIANTI DI PRODUZIONE Assemblaggio Realizzazione di collettori, valvole e prodotti HVAC +300.000 pezzi Capacità di movimentazione materiale/giorno Magazzino

LA STORIA

Torneria

Meccanica

Comprende macchine singole, multimandrino e CNC

Elaborazione e realizzazione degli utensili necessari alla lavorazione

Uffici

1.000-2000 attrezzature e utensili prodotti/anno

1945

+10.000 attrezzature per macchine prodotte/anno

R&D

I fratelli Giuseppe e Mario Pettinaroli avviano una piccola manifattura di valvole e componentistica in bronzo e ottone

Dopo lo stop causato dalla guerra viene aperto il reparto fonderia e assunti i primi dipendenti

Entrata merci

1970

Viene inaugurato il nuovo stabilimento di 10.000 metri quadrati. I figli di Mario entrano in azienda

UN PO' DI NUMERI Il lavoro di oltre 300 dipendenti ogni anno

+20.000.000 prodotti finiti

+90.000.000 pezzi movimentati

+7.000 pallet spediti

+150 container spediti

QUALITÀ DEI PRODOTTI E CONFORMITÀ AGLI STANDARD INTERNAZIONALI

+400 Movimentazioni con carrelli elevatori/giorno

Le certificazioni di sistema ottenute

ISO 9001 certificazioni di prodotto

Prodotti finiti Capacità di produzione al giorno

ISO 14001 Registrazione

OQC

Pettinaroli Suisse Montreux Svizzera

LE SEDI NEL MONDO Pettinaroli – Middelfart Danimarca Pettinaroli UK Marflow Hydronics Birmingham - UK

2019 Nonostante la scomparsa dei fondatori, l'azienda oggi è solida e con un brand riconosciuto e affermato in oltre 60 Paesi nel mondo

GREEN FACTORY I numeri dell'impianto fotovoltaico (attivo dal 2010) Kw prodotti

450.000

100%

Emission-free per i trasporti interni di materiale

100%

Utilizzo del packaging in materiali riciclabili

85%

Acqua calda sanitaria dello stabilimento prodotta con pannelli solari

50%

Energia elettrica dello stabilimento prodotta dai pannelli fotovoltaici

Kw/anno

Pettinaroli Carmaux - Francia

Barili petrolio risparmiati TMS Galvanocromo Gozzano - Italia

250

barili/anno Alberi preservati

1.850

Jomar Group Warren Stati Uniti

alberi/anno

Hydronic Components HCI - Warren Stati Uniti

Pettinaroli Middle East Dubai - UAE

Contatti

Via Pianelli 38

Fratelli Pettinaroli S.p.a.

28017 San Maurizio d'Opaglio (NO)

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Prende il via il processo di internazionalizzazione

ISO 50001

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Co2 evitata

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Atlante dell’Industria Meccanica Italiana

ISTITUTO DI PROVE, MISURE E RICERCHE

Tecnolab del Lago Maggiore Srl è un istituto di prove, misure e ricerche e situato a Verbania (VB). Tecnolab è un laboratorio multidisciplinare accreditato Accredia, che costituisce una garanzia di imparzialità e competenza tecnica a beneficio delle aziende

LA STORIA 1996

Nasce Tecnolab come laboratorio del Tecnoparco

I NOSTRI NUMERI

550

2.200 M2

di spazio interno

6

20.000 M2

progetti per anno eseguiti

2005

(negli ultimi 3 anni)

laureati

di spazio esterno

720

clienti attivi

16

Nasce Tecnolab del Lago Maggiore Srl

2008

+30%

Tecnolab estende il suo raggio d’azione al di fuori del territorio locale. Viene riammodernata tutta la strumentazione

Aumento di fatturato (negli ultimi 2 anni)

risorse impegnate

2014

12

progetti di ricerca nazionali ed internazionali

10

diplomati

130

Viene introdotta una camera acustica innovativa e nuovi metodi di test, principalmente in campo idraulico

Partecipazione a comitati tecnici internazionali e circuiti interlaboratorio contatti e partnership in tutto il mondo

2016

Acquisizione del laboratorio Nanoireservice (nanotecnologie)

prove e metodi di test accreditati

Circa

1.250

2017

2.000 ore

strumenti ed attrezzature di laboratorio

Acquisizione del laboratorio EMC di Tecnogranda (automotive)

di formazione per anno

I LABORATORI DI TECNOLAB

CERTIFICAZIONI L’attività principale di Tecnolab è l’esecuzione di prove volte alla verifica di conformità alla marcatura CE

FCC

CEIR

INDUSTRY CANADA IC

SASO

DVGW

ETA DANMARK

CSA

SINTEF

Usa

Canada

Germania

Canada

Contatti Tecnolab del Lago Maggiore Srl

Anteprima_16pp_Sito.indd 14

Analisi materiali

Ingegneria

EMC - Compatibilità elettromagnetica

Sicurezza elettrica

EMC Automotive

Idraulica e Meccanica

Unione Europea

Arabia Saudita

Danimarca

Norvegia

SEGUICI SU

Via dell’Industria, 20

28924 Verbania Fondotoce (VB)

info@tecnolab.name

+39 0323.586514 Telefono

www.tecnolab.name

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Atlante dell’Industria Meccanica Italiana

SPECIALISTI NELLA PRODUZIONE DI

VALVOLE PER TUTTI I TIPI DI FLUIDI VIR Valvoindustria Ing. Rizzio S.p.A. è leader internazionale nella produzione di valvole per tutti i tipi di fluidi.

I NOSTRI STRUMENTI

1

PRODUZIONE PEZZI

Centinaia al minuto

BIM READY

Migliaia all'ora

Decine di migliaia al giorno

VIR è BIM ready ed offre una larga gamma di modelli Revit dei prodotti maggiormente utilizzati su progetti di larga scala I modelli possono essere scaricati su vir.magicloud.com

Milioni all'anno

2

50

OLTRE MILIONI DI EURO

VIR APP Comode utility e informazioni tecniche sui prodotti VIR accessibili sullo smartphone

all’anno di fatturato consolidato

1992 VIR ottiene la certificazione Uni En ISO 9001:2008 e acquisisce una ditta specializzata in valvole a sfera in materiale plastico

2003 Acquisizione della Red-White

Valve Corp-RWV ed espansione del mercato negli Usa

2008

2010

CERTIFICAZIONI OTTENUTE

Danimarca

la VIR, affiancato dal padre. L’azienda, dotata di una fonderia interna, è un esempio raro nel settore e cresce rapidamente

Viene inaugurato lo stabilimento cinese di Taizhou VIR Valve Manufacturing Co. Ltd., destinato alla produzione di alcune specifiche linee di valvole

90% esportazione

VA

LA STORIA 1971 L’Ing. Savino Rizzio fonda

STF

Finlandia

Nasce VIR Shanghai, per la distribuzione su territorio cinese dei prodotti VIR

TR CU 010

Russia Bielorussia Kazakistan

WRAS

Regno Unito

EN331

Unione Europea

LA VIR NEL MONDO

ACS

Francia

CSA, UL, IAPMO, FM, TL USA

2017

Nasce VIR Me International DWC LLC, i cui uffici hanno sede nel Dubai World Center: un importante appoggio commerciale e logistico per tutta l’area mediorientale

HANNO SCELTO VALVOLE VIR: Torino

VIR Headquarters VIR Foundry & Plastic div. VIR Warehouse Valduggia (VC)

Parlamento di Malta

Cape Town Stadium

PIEMONTE

Citylife IBM Italy Bosco verticale

Centaurus Towers

ITALIA VIR Trading Shanghai Shanghai, CINA Red-White Valve Corp. Lake Forest California, USA

VIR ME lnternational DWC LLC Dubai, UAE

VIR Taizhou Manufacturing Co Taizhou, CINA

Torre Velasca

IKEA Italy

Galleria Uffizi

Benazir Bhutto International Airport

Contatti

VIR - Valvoindustria Ing. Rizzio S.p.A.

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129 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


RUBRICA

Sps Italia Hub

Meccatronica e digitalizzazione, binomio vincente per l’industria manifatturiera italiana l’industria meccanica 722 | 130


Torna a novembre il Forum Meccatronica, i più importanti fornitori sul mercato italiano approfondiranno aspetti legati a motion control, robotica, software industriale, impiantistica, con una particolare attenzione alla progettazione e a tecnologie e competenze richieste dal passaggio al paradigma 4.0

N

ell’ultimo biennio l’adozione di soluzioni tecnologiche volte alla digitalizzazione delle imprese manifatturiere è notevolmente cresciuta, spinta da una politica industriale che – se pur con qualche incertezza – ha spinto forte sul pedale degli incentivi. Come dimostrano i risultati che emergono da diversi osservatori, anche la consapevolezza sui temi dell’Industria 4.0 e la conoscenza delle nuove tecnologie si stanno diffondendo presso le realtà produttive del nostro paese. Anche le Pmi riconoscono oggi che il digitale è una priorità per accrescere il proprio potenziale competitivo, sebbene non sempre riescano a sfruttarne appieno tutte le potenzialità, per questioni di natura economica (l’accesso al credito continua a essere un nodo cruciale per

131 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019

lo sviluppo del paese), ma anche per carenza di un’adeguata preparazione dei manager e degli operatori. Oltre alla necessaria azione delle istituzioni – in primis i Digital Innovation Hub e i neonati Competence Center – per la diffusione di una cultura tecnologica orientata all’innovazione sta diventando sempre più importante il ruolo dei fornitori delle cosiddette tecnologie abilitanti, a monte della catena del valore, così come quello di università e associazioni di categoria, che possono fornire le competenze necessarie e accompagnare le realtà meno strutturate nei primi passi verso la digitalizzazione.

Le opportunità offerte dalla tecnologia In questo contesto, si rinnova l’appuntamento con il Forum Meccatronica, mostra-convegno ideata dal Gruppo Meccatronica di Anie Automazione e realizzata in collaborazione con Messe Frankfurt Italia, la cui sesta edizione si terrà il prossimo 5 novembre 2019 presso la Stazione Leopolda di Firenze. Il titolo dell’edizione 2019 è “Maturità digitale e nuovi traguardi tecnologici nell’industria manifatturiera italiana”. In questa occasione i più importanti fornitori di soluzioni meccatroniche che operano sul mercato italiano approfondiranno, anche attraverso esperienze concrete di integrazione meccatronica, differenti aspetti quali motion control, robotica, software industriale, impiantistica, con una particolare attenzione alla progettazione e a tutte quelle tecnologie e competenze che il passaggio al paradigma 4.0 richiede. Il Forum Meccatronica è un momento di confronto tra gli attori della filiera dell’automazione industriale: i fornitori di prodotti meccatronici


incontrano i costruttori di macchine, gli integratori di sistemi e gli utilizzatori finali per discutere delle più innovative soluzioni tecnologiche presenti sul mercato. Le sessioni convegnistiche vedono l’alternarsi di interventi dei fornitori di tecnologie con la moderazione di Oem ed end user che, grazie alla loro esperienza sulle tematiche affrontate, contribuiscono a sviluppare il dibattito con il pubblico. Nell’area espositiva è possibile approfondire in modo dedicato con i professionisti del settore gli aspetti tecnologici trattati nelle conferenze. «Forum Meccatronica è un momento di confronto e di sintesi su come si stanno muovendo i fornitori di componenti e sistemi di automazione nell’ambito della trasformazione digitale dell’industria manifatturiera italiana», spiega Marco Vecchio, segretario di Anie Automazione. «Se nelle prime edizioni vi era la necessità di capire meglio i percorsi del 4.0, oggi siamo a verificare come e con quali meccanismi le idee si sono tradotte in scelte pratiche».

Verso la piena maturità digitale La sessione di apertura è dedicata all’argomento che dà titolo al convegno, la maturità digitale e l’evoluzione delle tecnologie. Ormai è obbligatorio, per qualsiasi realtà industriale, confrontarsi con il cambiamento dettato da Industria 4.0 e si registra sempre più frequentemente il passaggio da progetti pilota a vere e proprie attività sul campo. Un segnale di maturità tecnologica che, insieme all’utilizzo delle applicazioni 4.0, dimostra come l’Industria 4.0 non si limiti più all’inserimento isolato di nuove tecnologie nei processi, ma sia parte di un percorso di digitalizzazione previsto dal piano strategico aziendale.

Le applicazioni 4.0 implementate dalle imprese manifatturiere che investono in innovazione riguardano lo sviluppo e la sua gestione del ciclo di vita del prodotto; la gestione della Supply Chain; e la Smart Factory, dalla produzione, alla logistica, manutenzione, qualità, sicurezza, fino al rispetto delle norme. Mentre Industrial IoT e Industrial Analytics sono le tecnologie abilitanti che, prime fra tutte, stanno guidando la trasformazione delle imprese italiane. Ma qual è l’effettivo livello di maturità digitale delle imprese manifatturiere italiane, e in particolare delle Pmi? Qual è il contributo dei protagonisti dell’automazione al processo di innovazione? Quali sono le competenze locali maturate e i nuovi traguardi tecnologici verso cui ci si sta muovendo? Nel corso della sessione plenaria, autorevoli figure del mondo industriale e accademico tracceranno il quadro della situazione e introdurranno le tematiche che saranno approfondite dai fornitori di tecnologie e soluzioni meccatroniche durante le sessioni convegnistiche. Sarà, inoltre, presentato l’aggiornamento dello studio “Mappatura delle competenze meccatroniche in Italia” realizzato dal Politecnico di Milano con la collaborazione di Anie Automazione e Messe Frankfurt Italia, e focalizzato quest’anno sull’analisi del tessuto industriale toscano.

Progettazione, produzione e prestazioni Il convegno proseguirà dividendosi in tre sessioni parallele dedicate rispettivamente a progettazione, produzione e prestazioni. La sessione dedicata alla progettazione metterà in evidenza i vantaggi di un approccio meccatronico nell’industria digitalizzata, che prevede che

l’industria meccanica 722 | 132

la progettazione meccanica, elettrica e informatica procedano parallelamente in modo sinergico e automatico. Grazie ai digital twin i risultati della progettazione meccatronica, prima di essere utilizzati per realizzare fisicamente la macchina, l’impianto o la linea di produzione, vengono testati e validati in simulazione su modelli virtuali, riducendo i rischi e accorciando il time-to-market. Nella sessione dedicata alla produzione si parlerà di integrazione e comunicazione dei sistemi, interconnessione dei componenti e della filiera, intelligenza artificiale, realtà aumentata, smart products e, più in generale, di digitalizzazione dei processi produttivi. Attraverso il monitoraggio continuo dei dati di produzione, la minimizzazione degli sprechi di materiale e di energia, un migliore coordinamento uomo-macchina e macchina-macchina è possibile andare incontro alle esigenze di un mercato sempre più guidato dalla customizzazione senza perdere l’efficienza della produzione di massa. I vantaggi offerti dall’applicazione di questi approcci tecnologici sono velocità, flessibilità e performance superiori a quelle garantite dall’approccio tradizionale. La sessione dedicata alle Prestazioni metterà in evidenza i vantaggi del machine learning, le potenzialità offerte dalle architetture basate su edge e cloud e, più in generale, il tema della comunicazione industriale e delle infrastrutture di rete su cui viaggiano i dati necessari a ottimizzare la produzione, pianificare in modo efficiente gli interventi di manutenzione e agire in anticipo su possibili guasti. Tema complementare alla crescente interconnessione di macchine e impianti è la cyber security. f.c.


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133 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019

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Una selezione di tecnologie da tenere d’occhio Approfondimenti su www.industriameccanica.it

RUBRICA

Motori Iec per l’industria alimentare I nuovi motori Food Safe in acciaio inox di Abb per impianti di alimenti e bevande resistono al lavaggio con getto ad alta pressione, favorendo il rispetto delle norme igieniche e riducendo i tempi morti. I motori Iec Food Safe hanno una carcassa in acciaio inox con superfici totalmente levigate, facile da pulire e sanificare. Hanno un grado di protezione IP69 che garantisce la tenuta stagna all’acqua e sono provvisti di avvolgimento incapsulato che assicura una durata nettamente superiore rispetto ai motori generici nei lavaggi ad alta pressione. www.abb.com

l’industria meccanica 722 | 134


L’app intuitiva diventa un sistema gestionale Il sistema Equilibrio comprende un’app per iPad, Equilibrio-Bravo, scaricabile gratuitamente dall’App Store che permette di accedere a esclusivi pack contenenti ricette di gelateria e pasticceria. Il sistema si avvale anche di una bilancia brevettata, Equilibrio Management & Smart Scale, che collegata via wi-fi all’app guida l’utente nella preparazione delle ricette senza alcun margine di errore. La bilancia è anche un sistema gestionale che permette di caricare/scaricare le scorte a magazzino, monitorare le giacenze e controllare i costi di produzione. Per ottenere un sistema di lavoro completo è sufficiente collegare app, bilancia e macchina sfruttando la tecnologia wifi ad hoc. Così la ricetta impostata verrà eseguita in maniera precisa e senza errori dalla pesatura alla produzione in macchina. È possibile inoltre impostare tempi, temperature e parametri necessari per la buona riuscita della ricetta. Il sistema Equilibrio consente di ottenere un laboratorio performante garantendo sicurezza, semplicità, velocità e massima precisione, con un grande risparmio in tempo e risorse. www.bravo.it

135 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


La soluzione smart factory Le aziende che intraprendono una trasformazione in fabbrica digitale si pongono l’obiettivo di migliorare l’attività produttiva, elevare l’efficienza con minori costi e maggiore qualità del servizio. Cannon Automata propone quindi sul mercato Connect It, la soluzione per l’Industria 4.0 che garantisce maggior flessibilità di adattamento del processo e integrabilità alle differenti tecnologie e apparati esistenti presenti all’interno dell’impianto. Connect-It è la proposta di Automata basata su dispositivi hardware e applicazioni software, di propria produzione. Questo pacchetto integrato consente la raccolta e il monitoraggio di ambienti e singole postazioni di lavoro, ma anche la connessione di più macchine operatrici ad un concentratore di dati, introducendo sulla macchina e sull’impianto le funzioni di integrazione di fabbrica, abilitando così lo sviluppo di “Smart Factory” e soluzioni IoT. www.cannon-automata.com

l’industria meccanica 722 | 136


137 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


Servoriduttori epicicloidali di precisione Sew-Eurodrive ha sviluppato la gamma PxG, una serie di servoriduttori epicicloidali di precisione che rappresenta una scelta ideale per i costruttori di macchine e di impianti con particolari esigenze in termini di spazio di installazione ed elevata precisione, anche in ambienti produttivi con sostanze aggressive. Flessibili, precisi e potenti, i dispositivi vengono utilizzati in accoppiamento alla nuova gamma di motori brushless Cm3C e possono essere ingegnerizzati facilmente con Movisuite, il software di gestione della piattaforma Movi-c. Queste caratteristiche rendono i servoriduttori PxG particolarmente indicati per applicazioni nei settori food & beverage, nei quali è richiesta compattezza, resistenza agli agenti corrosivi ed elevate velocità . www.sew-eurodrive.it

l’industria meccanica 722 | 138


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Sottovuoto da Compasso d’oro Takaje è il sistema per sottovuoto che allunga fino a 5 volte i tempi di conservazione degli alimenti e, grazie alla valvola brevettata, trasforma ogni barattolo in vetro da “vuoto a perdere” in prezioso contenitore per il sottovuoto alimentare. Vincitore del Compasso d’Oro e del Good Design Award, è un investimento per il futuro: innesca nel consumatore comportamenti rilevanti per l’ambiente. Migliora così la qualità del cibo consumato, diminuisce il flusso dei rifiuti e riduce il consumo di materie prime. www.trespade.it

l’industria meccanica 722 | 140


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141 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


l’industria meccanica 722 | 142


Laser scanner di sicurezza outdoor Il laser scanner di sicurezza OutdoorScan3 di Sick è certificato per l’uso in ambiente esterno. Il dispositivo utilizza la tecnologia safeHddm per scansionare e misurare gli ostacoli presenti nelle aree di lavoro anche con intensità luminosa molto elevata. Inoltre, filtra i disturbi legati alla caduta di pioggia e neve, e lavora in presenza di nebbia; il tutto in temperature comprese tra -25° e +50°C. www.sick.com

143 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019


Linea di essiccazione per spazi limitati in lunghezza Il progetto della linea di essiccazione per pasta lunga Gpl 180 è nato in particolare per soddisfare esigenze di elevata produzione in spazi limitati in lunghezza, sfruttando al meglio l’altezza degli edifici essendo una linea a tre piani. Le caratteristiche costruttive e tecnologiche di questa linea consentono di ottenere diagrammi ideali per ogni materia prima utilizzata. Il tempo di essiccazione di circa 180 minuti, è ottenuto implementando una tecnologia oggetto di brevetto studiata e messa a punto da Fava negli ultimi anni. Questa tecnologia permette di ottenere un prodotto finito di altissima qualità.

Sistemi per la generazione di vapore Ici Caldaie lancia Ecovapor, gamma di sistemi per la generazione di vapore. Efficienza, limitate emissioni, sicurezza, integrazione e connettività sono sicuramente i maggiori punti di forza di queste macchine e le rendono particolarmente indicate in applicazioni industriali ad alta variabilità di modulazione nel rispetto dei più severi limiti di emissioni di NO2.

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l’industria meccanica 722 | 144


rofittane Anima promuove numerosi incontri, assemblee, workshop e corsi di formazione.

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Eventi È il modo per rimanere connessi!

L’app è disponibile gratuitamente per iOS e Android rispettivamente 145 | SETTEMBRE OTTOBRE su2019Apple store e Play store.


Pompe in acciaio per l’industria del food Fristam Pumpen, azienda tedesca con sede ad Amburgo, è specializzata nella produzione di pompe sanitarie, completamente in acciaio inox, destinate all’industria alimentare, chimica e farmaceutica. Le pompe volumetriche a doppia vite Fristam permettono, in particolare, di trasferire in modo delicato e senza pulsazioni i prodotti alimentari. Le pompe volumetriche Fds sono quindi ideali sia per prodotti viscosi, come ad esempio creme di farcitura e marmellate, ma anche per fluidi a bassa viscosità come latte e succhi di frutta, garantendo in entrambi i casi un trasferimento costante e privo di pulsazioni, che risulta fondamentale nelle linee di riempimento e confezionamento. Questa notevole flessibilità permette inoltre di utilizzare la pompa doppia vite anche per le fasi Cip di lavaggio con acqua e soluzioni detergenti, rendendo in questo modo obsoleto l’impiego di un sistema di bypass e, in ultima istanza, riducendone i costi. www.fristam.de

l’industria meccanica 722 | 146


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l’industria meccanica 722 | 148


Dosaggio automatico Lawer, specializzata in sistemi automatici di dosaggio, produce “Unica”, che organizza in modo innovativo la produzione nel settore alimentare pesando in automatico i microingredienti in polvere presenti nelle ricette e garantendo la qualità del prodotto finito. Punti di forza: la certezza della precisione delle pesate, la replicabilità delle ricette, la totale riservatezza del know-how e l’ottimizzazione dei tempi di produzione. www.lawer.com

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recensioni L’enigma dell’imprenditore (e il destino dell’impresa) Giuseppe Berta Ed. Il Mulino www.mulino.it Euro 17,00

A partire dalla metà del settecento, l’imprenditore è rappresentato come il motore del processo economico. In seguito, la riflessione degli economisti e degli scienziati sociali ha cercato di catturare i caratteri e la funzione dell’imprenditorialità, mettendola in relazione soprattutto con la capacità di innovare. Da Cantillon a Schumpeter fino alla contemporaneità il libro traccia l’evoluzione della figura dell’imprenditore e del suo alter ego. Con la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la questione dell’imprenditorialità torna a essere centrale, configurando, grazie a personalità come Steve Jobs, Mark Zuckerberg e Elon Musk, quel «capitalismo delle piattaforme» che è oggi in discussione.

RUBRICA | Recensioni

Management della formazione

Dal servizio formazione alle Academy/Corporate University Massimo Soriani Bellavista, Anna Faggin Ed. FrancoAngeli www.francoangeli.it - Euro 33,00 Il management della formazione è una delle aree più importanti per il successo della formazione aziendale. In questo testo, frutto di 20 anni di esperienza sia a livello nazionale sia a livello internazionale sono inclusi i fondamentali della formazione, dal lato della domanda (le aziende) e dal lato dell’offerta (le società di formazione e i formatori). Le nuove tematiche delle Academy e delle Corporate University sono trattate in modo esaustivo e per chi è interessato troverà una road map di come costruire una Academy/Corporate University di successo. Il libro è arricchito da un’ampia presentazione di successi nell’ambito della formazione alla vendita, customer care, salute e sicurezza dei lavoratori, creatività e problem solving.

Rischio idraulico e idrogeologico

Previsione, prevenzione e progettazione degli interventi per la riduzione dei rischi Maurizio Tanzini - Giovanni Pranzini Ed. Dario Flaccovio www.darioflaccovio.it - Euro 48,00 Il dissesto idrogeologico è un fenomeno molto frequente in Italia. Alluvioni e frane sono dovuti in buona parte alla fragilità di un territorio geologicamente giovane, ma spesso sono aggravati dall’uso scorretto che l’uomo fa di quello stesso territorio. È ormai tempo che il nostro paese si doti di un piano organico di interventi finalizzati alla prevenzione idrogeologica ed è in tale prospettiva che il Governo ha istituito una apposita struttura di missione, #ItaliaSicura, il cui scopo è individuare e dare una priorità ai progetti di mitigazione del rischio nelle diverse regioni. Il manuale Rischio idraulico e idrogeologico vuole essere uno strumento utile per i tecnici chiamati a realizzare tali progetti, descrivendo gli interventi che possono essere realizzati per ridurre i rischi idraulici e idrogeologici.

HRevolution

HR nell’epoca della social e digital transformation Alessandro Donadio Ed. FrancoAngeli www.francoangeli.it Euro 21,00 La società cambia velocemente sotto la spinta della grande rivoluzione tecnologica. Nuovi modelli di business stanno modificando lo scenario industriale mentre le organizzazioni devono rispondere a domande di innovazione costante, di gestione e cura di un cliente sempre più parte attiva e consapevole dei processi di creazione dei prodotti e dei servizi. La relazione stessa tra persone e organizzazione ha cambiato i modelli di riferimento. In questo quadro la funzione HR è chiamata a occupare un posto strategico: deve diventare un vero e potente agente del cambiamento, attraverso nuove competenze, modelli e strumenti. E deve cominciare questa trasformazione a partire da se stessa. Questo libro vuole fornire ai responsabili HR nuovi paradigmi di riferimento, nuovi modelli e nuovi strumenti operativi concreti.

Brand Narrative Strategy Il segreto dell’onda Alberto De Martini Ed. FrancoAngeli www.francoangeli.it Euro 17,00

La comunicazione è negli intenti di ogni marca, ma cosa fa la differenza? Cosa rende un marchio un grande brand? In una nuova collana esclusivamente ideata per i professionisti della comunicazione, un testo che scorre rapido e incalzante, attraverso casi di marche celebri raccontati con lo stile fluido di uno tra i migliori copywriter italiani. Un’opera destinata a diventare un must per gli addetti ai lavori, ma anche una lettura godibile per chiunque, in fondo, riguarda la vita di tutti noi. Il successo di un brand dipende dalla sua capacità di pensare, agire e comunicare in modo collegato e coerente, semplice e coinvolgente. Il segreto è racchiuso in una particolare struttura narrativa, la Brand Narrative Strategy (BNS) - articolata in cinque passaggi -che rispecchia lo schema delle grandi narrazioni ideologiche.

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A NATALE LA TUA AZIENDA È LUCE PER MOLTI BAMBINI

Centinaia di bambini in Italia non possono contare sul sostegno e le cure dei loro genitori per crescere e diventare grandi. Bambini soli, vittime di maltrattamenti o con famiglie fragili alle spalle. Insieme possiamo fare la differenza aiutandoli a superare traumi, dolore e difficoltà. A NATALE SCEGLI I REGALI AZIENDALI DI SOS VILLAGGI DEI BAMBINI Telefona al n. 02.92870948

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Tutte le donazioni a SOS Villaggi dei Bambini sono fiscalmente deducibili. Un motivo in più per trasformare i tuoi auguri in un aiuto concreto! 151 | SETTEMBRE OTTOBRE 2019

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INSERTI ECONOMICI 717 COME CONTROLLARE LE ATTIVITÀ COMMERCIALI NEI PAESI CRITICI UN PIANO PER LE

SETTEMBRE OTTOBRE 2018

Listino prezzi materiale di interesse della meccanica varia Computo costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale

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INFRASTRUTTURE ITALIANE EXPORT E IMPRESE: UN’INTERVISTA ALL’AGENZIA DELLE DOGANE

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All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n.729 - Costo medio dell’operaio n.24 - Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2018

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INSERTI ECONOMICI alchieri@anima.it - redazione@anima.it

(disponibili anche in inglese) Listino prezzi materiale di interesse della meccanica varia | Tabella arancio ultimo aggiornamento n. 741 - 1^ Quindicina di settembre 2019 - pubblicata su questo numero Computo costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale | Tabella azzurra ultimo aggiornamento n. 25 - 31 gennaio 2019 - pubblicata su questo numero | Tabella bianca 1° gennaio 2019 “Settore industria meccanica varia ed affine” e “Settore impianti e componenti di grande dimensione per la produzione di energia” - pubblicata su questo numero


TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

IN ITALIA

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2019

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services in Italy Sector mechanical and engineering industries

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TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia


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TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia


TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

ALL’ESTERO

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2019

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services abroad Sector mechanical and engineering industries

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TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale all’estero


TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

nei Paesi europei ed extra europei

SETTORE IMPIANTI E COMPONENTI DI GRANDE DIMENSIONE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA January 2019 Statistical survey on average tariff quotation for staff services in Europe and outside Europe Sector energy generation plants and large components

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TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei


TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei

Janvier 2019

Enero 2019

Relevés statistiques des cotations moyennes des tarifs pour les prestations du personnel en europe et en dehors de l’europe Secteur installations et composants de grandes dimensions pour la production d’energie Estudio estadìstico de las cotizaciones medias de las tarifas por prestaciones del personal en europa y fuera de europa Sector instalacionesy grandes componentes para la producción de energía

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TABELLA GENNAIO 2019 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei

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TABELLA N. 25 - 31 GENNAIO Costo| orario di un operaio del settore della meccanica generale TABELLA N. 25 - 2019 GENNAIO| 2019 Costo medio orario medio di un operaio del settore della meccanica generale


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TABELLA N. 25 - GENNAIO 2019 | Costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale


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TABELLETABELLE 1^ QUINDICINA | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica N. 741 (Piazza di Milano) 1^ QUINDICINADIDI SETTEMBRE SETTEMBRE 20192019 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N.Varia 741 (Piazza di Milano)

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TABELLE 1^ QUINDICINA DI SETTEMBRE 2019 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 741 (Piazza di Milano)


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TABELLE 1^ QUINDICINA DI SETTEMBRE 2019 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 741 (Piazza di Milano)

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TABELLE 1^ QUINDICINA DI SETTEMBRE 2019 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 741 (Piazza di Milano)


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