CASA A IMPATTO ZERO
La meccanica nell’edilizia è la chiave per attuare una vera transizione ecologica: fra digitalizzazione, nuovi trend e tecnologie efficienti
726 NUMERO 1 2021 MAGAZINE UFFICIALE
All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n. 755 Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2021
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L’Industria Meccanica - Pubblicazione bimestrale di ANIMA/Confindustria Registrazione Tribunale di Milano N. 427 del 17.11.73 Direttore responsabile Alessandro Durante - durante@anima.it Direttore editoriale Carlo Fumagalli - fumagalli@anima.it Comitato tecnico-scientifico Pierangelo Andreini, Antonio Calabrese, Roberto Camporese, Alessandro Clerici, Rodolfo De Santis, Marco Fortis, Ennio Macchi, Giovanni Riva, Pietro Torretta, Giuseppe Zampini In redazione Simone Gila - gila@anima.it Federica Dellisanti (Segreteria di Redazione) - dellisanti@anima.it Hanno collaborato a questo numero: Lucrezia Benedetti, Daniele Bettini, Michele Strozzi In copertina: Giordano Poloni Impaginazione: Abc Production Fabio Lunardon - lunardon@anima.it Raccolta pubblicitaria Simonetta Galletti - redazione@anima.it Direzione e Redazione Anima Confindustria Meccanica Varia Via Scarsellini 13 - 20161 Milano | Tel. 02 45418.500 - Fax 02 45418.545 www.anima.it - anima@anima.it Online: www.industriameccanica.it | Twitter: @IndMeccanica Gestione, amministrazione, abbonamenti e pubblicità A.S.A. Azienda Servizi ANIMA S.r.l. Via Scarsellini 13 - 20161 Milano - Tel. 02 45418.200 Abbonamento annuo Italia 80 euro - Estero 110 euro Si comunica ai Sigg. abbonati che, avvalendosi del contenuto dell’art. 74 lettera C del D.P.R. 26.10.1972 N. 633 e del D.M. 28.12.89, A.S.A. S.r.l. non emetterà fatture relative agli abbonamenti Stampa Bonazzi Grafica - Sondrio - www.bonazzi.it È vietata la riproduzione di articoli e illustrazioni de “L’Industria Meccanica” senza autorizzazione e senza citarne la fonte. La collaborazione alla rivista è subordinata insindacabilmente al giudizio della Redazione. Le idee espresse dagli autori non impegnano né la rivista né ANIMA e la responsabilità di quanto viene pubblicato rimane degli autori stessi.
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana ROC N. 4397
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12 Donne e Uomini al timone 14 RUBRICA | i 400 caratteri 15 L’idea di Arduino per il distanziamento sul luogo di lavoro
16 LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE 18 Carrelli elevatori, un futuro al Litio (ma non per tutti) di Michele Strozzi
30 RUBRICA | i 400 caratteri 32 Idrogeno dall’inizio alla fine di Lucrezia Benedetti e Carlo Fumagalli
40 L’esperienza dalla parte della rete, intervista a Alessandro Canzian - Vodafone Business di Simone Gila
44 Il digital twin è la nuova frontiera dell’industria di Daniele Bettini
43 SOMMARIO N. 726
Efficienza&Energia
50 Il Digital twin al servizio dei grandi impianti di riscaldamento 52 Smart building performance 54 Casa a impatto zero 55 Quanto incide la qualità dell’acqua sull’efficienza delle caldaie 56 Etichettatura Energetica e Ecodesign 56 Certificati bianchi, futuro incerto 57 “Led”, un progetto efficiente per i sistemi di pompaggio e le water utilities 58 Piano nazionale integrato energia e clima, gli obiettivi per il 2030 e il 2050 59 Climatizzazione: gli italiani hanno scelto tecnologie più avanzate 60 Progetto Harp, ora tocca ai consumatori 66 La mappa della cogenerazione
70 Export&Mercati 72 Brexit: addio alla marcatura CE, in Gran Bretagna arriva la UKCA
di Team Ricerca e Sviluppo Easyfrontier
78 RUBRICA | Tecnologia, novità da tenere d’occhio 99 Tabelle ANIMA - Bianche, Arancio
SOMMARIO N. 726 in copertina: Giordano Poloni per l’Industria Meccanica
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Donne e Uomini
Emmanouel Raptopoulos
Michele Serra
SAP annuncia la nomina di Emmanouel Raptopoulos ad Amministratore Delegato di Sap Italia con la responsabilità di Cluster Head per Italia, Grecia, Cipro e Malta. Raptopoulos si trasferirà in Italia per succedere a Luisa Arienti. Mettendo a disposizione la vasta esperienza nella gestione aziendale e il proprio know how nel settore dell’innovazione, Raptopoulos avrà la responsabilità di accelerare l’adozione delle soluzioni SAP, rafforzare la posizione di leadership di SAP nel mercato cloud e contribuire allo sviluppo e alla crescita dei clienti SAP.
Talentia Software, annuncia la nomina di Michele Serra a Business Partner Development Director, con la responsabilità di sviluppare il nuovo ecosistema di partner che aiuti ad accelerare il business di Talentia sull’intero territorio nazionale. Serra sarà responsabile delle vendite di canale a livello locale e dell’implementazione dei programmi di go-to-market per i partner. Un ruolo fondamentale per il successo della partnership sarà giocato dalla capacità di creare un match perfetto tra il profilo del nuovo partner ingaggiato e il corrispondente servizio offerto.
Elvira Carzaniga è stata nominata nuovo direttore della Divisione Education di Microsoft Italia
Alessio Nava è il nuovo Country
RUBRICA | Donne e Uomini al timone
è il nuovo direttore di Sap
Nel suo nuovo ruolo, Elvira guiderà uno dei settori più strategici per Microsoft, quello che preparerà i professionisti del futuro attraverso la diffusione di strumenti digitali. Carzaniga insieme al team Education lavorerà per dare un contributo concreto, attraverso attività di formazione e training degli studenti e docenti Italiani sulle nuove tecnologie, al raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. In Microsoft dal 2015, ha ricoperto il ruolo di Direttore Divisione Office Central Eastern Europe prima e di Direttore Divisione Surface poi, Elvira Carzaniga proviene da Nokia dove era Direttore Marketing Italia.
è il nuovo direttore di Talentia
Sales Leader di Eaton Italia
Eaton annuncia la nomina a nuovo Country Sales Lead di Alessio Nava, che subentra nella guida della filiale italiana. Nel suo nuovo ruolo Nava, si occuperà di delineare le linee strategiche per lo sviluppo del business sul territorio italiano, oltre a rappresentare la figura strategica di riferimento per le varie divisioni all’interno di Eaton. Dal 2018, ha occupato ruoli di crescente responsabilità: Sales Manager per l’area Nord Ovest, nella gestione del team di vendita in Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e, dall’inizio del 2019, Segment Country Sales Manager, in qualità di responsabile del coordinamento dell’intera organizzazione di vendita nazionale dedicata alla clientela e filiera del segmento OEM.
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FACTORY SYSTEMS
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i 400 caratteri AMBIENTE
Dalla Svezia il camion elettrico
PROPOSTE ANIMA
Alcune proposte di Anima Confindustria per incentivare l’efficientamento energetico degli edifici Anima Confindustria ha sempre sostenuto l’introduzione del “Superbonus” per l’efficienza energetica tramite il Decreto Rilancio. In considerazione di ciò, Anima auspica che si concretizzi al più presto l’intenzione del Governo di provvedere a una riorganizzazione degli incentivi in un testo unico che porti con sé una visione più organica e strategica degli strumenti di sostegno alla domanda di nuove tecnologie. Ciò consentirebbe di uniformare i vari meccanismi incentivanti, siano essi il Bonus casa, l’Ecobonus o il Superbonus. Anima propone, inoltre, di rinforzare l’Ecobonus 65% o 50%, aumentandone l’aliquota o riducendo a 5 anni il periodo di recupero della detrazione, per tutti quegli interventi impiantistici “minori” che, contrariamente a quelli di più ampie dimensioni, possono essere resi operativi in breve tempo e che sono vitali per una filiera termoidraulica fortemente penalizzata dalla crisi economica. DATI 2020
I dati della meccanica Anima nel 2020 La crisi determinata dal Coronavirus fa crollare il fatturato dell’industria meccanica italiana: -9,4%, per un fatturato totale di 44,5 miliardi di euro nel 2020. Si ritorna, così, a valori di produzione simili a quelli del 2016. I risultati elaborati dall’Ufficio Studi di Anima Confindustria, che rappresenta la meccanica italiana, parlano di un settore in crisi: basti pensare che solo nel 2019 il fatturato era di 49,1 miliardi di euro. Il numero di addetti del settore, che nel 2019 superava le 221.300 unità, è calato di -0,4%.
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Einride Pod è il veicolo che rivoluzionerà il mondo dei trasporti. La novità di questo sistema riguarda l’autista, che lavorerà da un ufficio, collegato al mezzo tramite un computer, rispetto ad ora che lo vede impiegato nelle fasi di carico e scarico dalla cabina del camion. Einride Pod si muoverà quindi in modalità 100% elettrica e 100% autonoma per completare la spedizione, il tutto con un ridotto impatto ambientale. In questo modo la produttività, non dovendo più considerare l’intervento umano a bordo del mezzo, crescerà del 200% e, sommando le fasi del trasporto, si otterrà una diminuzione delle emissioni di CO2 fino al 90%.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Intelligenza artificiale, un mercato in crescita Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia (tra software, hardware e servizi) nel 2019 ha raggiunto un valore di 200 milioni di euro - di cui il 78% commissionato da imprese italiane -, e nel 2020 potrebbe essere cresciuto del +20% nonostante la crisi che ha colpito l’economia del paese. Tra i diversi settori, l’Ia è diffusa in particolare nelle banche e finanza (25% del mercato), nella manifattura (13%) e nelle utility (13%). Secondo alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, l’implementazione da parte delle imprese non ha favorito la sostituzione del lavoro umano.
L’idea di Arduino per il distanziamento sul luogo di lavoro I
l distanziamento fisico, perché sociale davvero sembra troppo punitivo, è una realtà che ci accompagnerà almeno per tutto l’anno a prescindere dall’arrivo dei vaccini a cui stanno lavorando tanti centri di ricerca di tutto il mondo. Proprio per questo stanno nascendo una serie di prodotti progettati per avvertici quando entriamo in contatto con una persona positiva o, semplicemente, per far sì che tutte le norme di sicurezza siano rispettate nel migliore dei modi anche sui posti di lavoro. Questo vuol dire abilitare delle soluzioni che possano mandare avvertimenti non solo nel momento in cui ci si avvicini troppo a un collega, ma anche fare in modo che vengano rispettate le regole degli ambienti, in termini, per esempio, di accesso in luoghi chiusi. Fra gli esempi più innovativi, anche la
soluzione da poco progettata da Arduino. Si chiama “Distiamo” ed è capace di raccogliere dati rilevanti e anonimizzati – in Italia sono i dati relativi alla distanza di almeno 1 metro per oltre 15 minuti o del superamento del limite di persone all’interno di una stanza – e di archiviarli nel cloud Arduino IoT per il tempo necessario, senza ovviamente comunicare con terze parti. Il tutto, è bene precisarlo, nel rispetto delle norme sulla privacy. Dati che, in caso di necessità saranno comunicati ai responsabili della sicurezza o alle risorse umane, a seconda delle procedure stabilite dalle singole aziende, in modo da gestire le eventuali emergenze. “Distiamo” funziona tramite un tag che comunica la sua ID in modo da dichiarare sempre la posizione. Può essere connesso a qualsiasi supporto (come il badge), intercetta le regole stabilite per ogni ambiente e brilla o vibra se chi lo porta con sé le infrange. Ha batterie che durano circa 2 anni ed è resistente ad acqua e polvere. Gli ambienti da monitorare devono essere dotati di localizzatori, device che parlano con i tag trasmettendo loro le “regole” e ricevendo informazioni. I localizzatori mandano i dati sulla posizione dei tag al server che le analizza in tempo reale e, in caso di problemi, comunica al tag che deve lanciare avvertimenti (luce, vibrazione o audio a seconda delle scelte compiute dall’azienda). Oggi la soluzione è declinata sull’emergenza sanitaria, ma in futuro potrebbe essere utilizzata per gestire questioni di sicurezza più standard. d.b.
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LOGI CA & MOVI MENT l’industria meccanica 726 | 16 16
ISTI& ITA17 | l’industria meccanica 726 | No 1 2021
ASPETTANDO
INTRALOGISTICA ITALIA
Carrelli elevatori, un futuro al Litio (ma non per tutti) La tecnologia delle batterie al Litio applicata al settore dei carrelli elevatori è
LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE
LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE
una delle innovazioni più importanti degli ultimi anni. Alcuni player di mercato ritengono di dover spingere su questa nuova tecnologia, visti i potenziali vantaggi in grado di apportare. Il compito dei costruttori di carrelli elevatori sarà essenzialmente quello di indirizzare il mercato nella direzione che non rappresenti solo una convenienza o una moda del momento. Il loro ruolo sarà quello di cercare di canalizzare la scelta del cliente, nel suo esclusivo interesse, in base a come è strutturato, alla tipologia dei magazzini di cui dispone e agli impianti che devono alimentare le cariche delle batterie. Ci sono diversi fattori da tenere in considerazione e quindi non sempre, l’utilizzo di carrelli elevatori alimentati con batterie al Litio può portare a un vero valore aggiunto per l’utilizzatore finale. Inoltre, vale la pena ricordare che sono in fase di studio nuove tecnologie che potrebbero, nel prossimo futuro, rendere la diatriba Piombo-Litio un lontano ricordo, ma per il momento è importante conoscere tutti i vantaggi che il Litio può offrirci.
di MICHELE STROZZI
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Il mercato dei carrelli elevatori
Parlano in questo articolo: Giovanni Volpe, Country Manager Italy di Exide
S
ul mercato esiste una gran varietà di carrelli elevatori che si differenziano in base al sistema di trazione, alla posizione delle forche e al movimento eseguito. Se escludiamo quella manuale, la trazione di un carrello elevatore può essere di due tipi: se elettrica possono essere impiegate batterie Piombo-Acido (ancora le più utilizzate), fuel cell a idrogeno e batterie al litio. Se endotermica, o a motore a scoppio: diesel, Gpl e metano. In virtù della posizione delle forche i carrelli si dividono in: frontale (controbilanciato), laterale, trilaterale e quadrilaterale. In carrelli elevatori possono poi essere retrattili, telescopici, ecc. in base al movimento che compiono. Secondo i dati di Aisem (Associazione italiana sistemi di sollevamento, elevazione e movimentazione), quelli frontali, detti anche a contrappeso, sono i più diffusi nelle aziende, seguiti dai retrattili e dai carrelli magazzinieri impiegati perlopiù per operazioni di picking manuale. Il sistema di alimentazione più utilizzato è ancora oggi quello elettrico con batterie al Piombo-Acido (il 94% secondo i dati del 2018), seguito dal sistema elettrico con batterie al Litio (6%). All’ultimo posto, e in fase calante soprattutto per motivi normativi, ci sono i sistemi di alimentazione endotermici. Con riferimento all’impiego dell’alimentazione elettrica è interessante osservare un’indagi-
ne a livello europeo riguardante i carrelli controbilanciati e quelli magazzinieri svolta dal Wits/Fem (World Industrial Truck Statistics/ European Federation of Materials Handling) che prende in considerazione il mercato dal 2006 a febbraio 2019. Appare evidente che se a livello di volumi produttivi nel 2018 sono stati superati gli ordini degli anni d’oro 2006-2008, il mix di prodotti è decisamente cambiato. La richiesta di carrelli magazzinieri è aumentata, quella di controbilanciati elettrici è invece stabile. Sono fortemente calate le richieste di controbilanciati endotermici: segno di una tendenza verso il rinnovamento, con prodotti a minor impatto ambientale. Con riferimento al nostro Paese, i dati Aisem dicono che nel 2018 il mercato dei carrelli industriali è cresciuto del 7% rispetto al 2017, proseguendo il trend positivo degli ultimi 6 anni. Nonostante la crescita dei due segmenti: elettrici, controbilanciati e magazzinieri, occorre sottolineare un rallentamento che ha colpito maggiormente i carrelli controbilanciati elettrici dove si è passati dal +19% del 2017 al +8% del 2018. Secondo un sondaggio, compiuto dalla Liuc Business School, su un campione di circa 300 aziende manifatturiere e della logistica italiane, il 90% dei rispondenti utilizza carrelli alimentati con batterie tradizionali al Piombo-Acido. Il dato significativo è che il 10% delle aziende utilizza esclusivamente
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Claudio Bortolotti, Sales Manager di Toyota Material Handling Italia Ciro Martone, Product Manager di Toyota Material Handling Italia Davide Miotello, National Sales Manager di Fronius per l’Italia Loreno Leri, Head of Marketing di Still in Italia Martin Walsh, Senior Product Manager MP & RP EMEA di EnerSys
Giovanni Volpe, Country Manager Italy di Exide Claudio Bortolotti, Sales Manager di Toyota Material Handling Italia Ciro Martone, Product Manager di Toyota Material Handling Italia
carrelli con batterie al Litio. Chi ni che potrebbero spingere alcune Davide Miotello, National Sales ha optato per questa scelta si giuaziende a investire in carrelli eletManager di Fronius per l’Italia stifica evidenziando il ridotto nutrici alimentati al Litio. A frenare Loreno Leri, Head of Marketing mero di manutenzioni (ogni 6-12 questa possibile scelta, oltre al di Still in Italia mesi), migliori prestazioni, ricaricosto iniziale elevato, c’è ancora Product legata ai costi di smalca in locali non areatiMartin (il cheWalsh, non Senior l’incertezza MP & RP EMEA di EnerSys li sottopone all’obbligoManager di adibire timento a fine vita e la scarsa conoaree dedicate per la ricarica) e in scenza della tecnologia, consideraqualsiasi tempo morto di utilizzo. ta ancora giovane. Queste sono anche le motivazio-
Un successo storico Concepite nel 1859 dal fisico francese Gaston Planté gli accumulatori al Piombo Acido rappresentano il modello più vecchio di batteria. Questo tipo di accumulatore è molParlano articolo: to usato insuquesto automobili, moto e in generale su altri veicoli a motore. GiovanniinVolpe, Country Manager Parlano questo articolo: IlItaly motivo? Consentire l’avviamento di Exide del motore termico e alimentare Giovanni Volpe, Country Manager le Claudio Bortolotti, Sales Manager Italy di Exide componenti elettriche presenti a di Toyota Material Handling Italia bordo. Il suo successo è Manager durato nel Claudio Bortolotti, Sales Ciro Martone, Product Manager corso degliMaterial anni, non tanto per le sue di Toyota Handling Italia di Toyota Material Handling Italia prestazioni, ma per il suo costo molCiro Martone, Product Manager Davide Miotello, National Sales to dai Handling materiali Italia di cui è di basso Toyotadato Material Manager di Fronius per l’Italia composta: piombo e acido solforico. Davide Miotello, National Sales Loreno Leri, Head of Marketing Manager di Fronius per l’Italia di Still in Italia Loreno Leri, Head of Marketing Martin Walsh, Senior Product di Still in Italia Manager MP & RP EMEA di EnerSys Martin Walsh, Senior Product Manager MP & RP EMEA di EnerSys
Batterie al litio si o no Note soprattutto per l’utilizzo in applicazioni elettroniche, gli accumulatori agli ioni di litio, o più semplicemente batterie al Litio, sono ricaricabili, caratterizzate da peso e dimensioni inferiori rispetto quelle tradizionali. Data la loro velocità di ricarica e le caratteristiche del ciclo di carica delle batterie, è possibile usufruire dei cosiddetti “biberonaggi”, o cariche intermedie, che non sono invece sfruttabili nelle batterie al piombo-acido. In qualsiasi istante si può parcheggiare e ricaricare la batteria al Litio, anche parzialmente, gestendo la ricarica nelle pause e nei momenti di utilizzo del carrello, inoltre una sola batteria può coprire più turno di lavoro. Se da un lato il costo iniziale di una batteria al Litio è 3-4 volte superiore a quella della tradizionale batteria al Piombo-Acido, dall’altro ha un numero di cicli di vita fino a tre volte superiori a parità di utilizzo del carrello. Le batterie al Litio consentono di sfruttare il 95% circa dell’energia caricata senza compromettere le prestazioni quando il livello di ca-
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rica è più basso, mentre con le batterie al Piombo-Acido è possibile sfruttare solo l’80%. A rendere ancora più breve il ritorno dell’investimento c’è la maggior velocità di ricarica delle batterie al Litio, pari a circa 30 minuti per il 50% di ricarica e 80 minuti per l’80%. Inoltre non è richiesta una sala ricarica dotata di opportune cappe di aspirazione e di sistemi di ventilazione, dato che le batterie al Litio non emettono gas nocivi o pericolosi in atmosfera. Questo aspetto ha un’importanza rilevante alla luce della Direttiva Emissioni da Macchine Mobili non Stradali 97/68/CE. La loro ricarica può avvenire anche in corsia, un vantaggio per i magazzini che spesso lavorano a ritmi intermittenti e che necessitano di riassegnare la sala ricarica ad altre attività. Per le batterie al Litio non è più richiesta l’operazione di cambio della batteria, che prevede personale addetto e attrezzatura specifica. Sono scongiurate esalazioni di gas nocive, a tutto vantaggio della si-
curezza e della salute degli addetti del magazzino. E, al contrario delle batterie al Piombo-Acido, la batteria al Litio non necessita di rabbocchi periodici di acqua demineralizzata. All’impiego dei carrelli elettrici, in particolare quelli alimentati con batterie al Litio, sono legate molte tendenze tecnologiche, gestionali e di marketing. Tra queste un ruolo predominante lo svolge Industria 4.0, un’esigenza sempre sentita da tutte quelle imprese che puntano ad aumentare la propria competitività attraverso l’implementazione di tecnologie IoT, dalle quali deri-
vano altre importanti possibilità come, per esempio, la manutenzione predittiva, la guida automatica Agv, la gestione e il monitoraggio della flotta di carrelli ecc. A fronte degli evidenti vantaggi, non tutti gli utilizzatori di carrelli elevatori sono intenzionati a investire sull’alimentazione elettrica con batterie al Litio ritenendola una tecnologia ancora troppo giovane e che presenta lacune applicative. Per questo motivo, la ricerca è attiva per migliorare costantemente le prestazioni di queste batterie per arrivare a impiegarle su carrelli fino a 14-16 t di portata.
Batterie al litio da Nobel Le batterie al litio, anche dette accumulatori agli ioni di litio; sono composti da litio sul catodo e grafite o titanato di litio sull'anodo. Contengono inoltre un elettrolita infiammabile e, se danneggiate o caricate in modo errato, possono provocare Parlano in questo articolo:incendi o
Batterie e magazzini 4.0 per ottimizzare i processi I carrelli elevatori elettrici sono diventati parte integrante del processo di digitalizzazione reso possibile dalla rivoluzione 4.0, fungendo anch’essi, se collegati a un sistema di gestione del parco, da dispositivi di raccolta dati. Oltre ai classici parametri monitorati (ubicazione, stato di funzionamento meccanico, ore di utilizzo ecc.), si aprono oggi altre opportunità legate al monitoraggio delle batterie e dei relativi caricabatterie, grazie a sistemi integrati di gestione energetica. Monitorare lo stato di conservazione delle batterie e dei caricabatterie consente di mantenerne a lungo le prestazioni e, di conseguenza, di avere tempi di funzionamento più
lunghi riducendo la spesa di sostituzione a fine vita. Generalmente, i problemi più frequenti a cui sono sottoposte le batterie riguardano le eccessive temperature di esercizio, rabbocchi d'acqua carenti e caricabatterie poco efficienti. Per questo è necessario poter disporre di informazioni per consentire all’operatore di utilizzare nella maniera migliore le batterie del parco carrelli. I sistemi disponibili oggi sul mercato consentono la raccolta di grandi quantità di dati in tempo reale direttamente dalle batterie e dai caricabatterie, generando avvisi, allarmi, resoconti e suggerimenti che permettono di ottimizzare i processi.
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esplosioni. Giovanni Country Manager Parlano inVolpe, questo articolo: Furono inventate tra gli anni ‘70 e ‘80 Italy di Exide da Robert Huggins, John GoodenouGiovanni Volpe, Country Manager Claudio Bortolotti, Sales Manager gh, Rachid Yazami, Stanley WhittingItaly di Exide di Toyota Material Handling Italia ham e Akira Yoshino. Nel 2019 i proClaudio Bortolotti, Sales Manager gressi fatti sulloProduct studio Manager delle batterie Ciro Martone, di Toyota Material Handling Italia aldilitio valsero un Premio Nobel Toyota Material Handling Italia per Goodenough, e Yoshino. Ciro Martone,Whittingham Product Manager Davide Miotello, National Sales di Toyota Material Handling Italia Ma è dal 1991 che Asahi Kasei Manager di Fronius per l’Italia e Sony commercializzano questo Sales tipo di batDavide Miotello, National Loreno Leri, Head of Marketing teria che troviamo oggi nelle Manager di Froniusancora per l’Italia di Still in Italia nostre case. Loreno Leri, Head of Marketing Martin Walsh, Senior Product di Still in Italia Manager MP & RP EMEA di EnerSys Martin Walsh, Senior Product Manager MP & RP EMEA di EnerSys
Batterie al Litio:
Il futuro è nelle batterie al litio?
PRO • ricaricabili • peso e dimensioni ridotte • velocità di ricarica elevate • “biberonaggi”, o cariche intermedie (si può parcheggiare e ricaricare la batteria, anche parzialmente, gestendo la ricarica nelle pause e nei momenti di utilizzo del carrello) • una sola batteria può coprire più turni di lavoro • ciclo di vita superiori rispetto le batterie tradizionali •sfrutta il 95% circa dell’energia caricata senza compromettere le prestazioni quando il livello di carica è più basso • la maggior velocità di ricarica, pari a 30 minuti • non è richiesta una sala ricarica dotata di opportune cappe di aspirazione e di sistemi di ventilazione • la ricarica può avvenire anche in corsia non è più richiesta l’operazione di cambio della batteria, che prevede personale addetto e attrezzatura specifica • non necessita di rabbocchi periodici di acqua demineralizzata • industria 4.0 (manutenzione predittiva, la guida automatica AGV, la gestione e il monitoraggio della flotta di carrelli ecc)
CONTRO • tecnologia molto giovane • investimento iniziale elevato • costi elevati per lo smaltimento • ridisegnare l’intera linea di produzione e rivedere la supply chain dei vari fornitori • specifici caricabatterie • confusione a livello normativo, quindi incertezza a livello di sicurezza (normativa e non fattuale) • riadattare l’impianto elettrico dell’azienda
Pare evidente che l’alimentazione endotermica, per i nuovi carrelli elevatori, è destinata a ridursi ulteriormente nei prossimi anni a favore dell’alimentazione elettrica. L’Italia, peraltro, con il 93% delle macchine in circolazione alimentate elettricamente, è tra i paesi europei più avanti in questo ambito. Per quanto riguarda l’alimentazione elettrica, la parte del leone spetta alle classiche batterie al Piombo-Acido, sebbene la partita con le batterie agli ioni di Litio sia appena iniziata. L’introduzione delle batterie al Litio in applicazioni differenti rappresenta un’innovazione radicale e, in quanto tale, solo negli ultimi anni è stata presa in considerazione dai costruttori di carrelli elevatori dopo attente valutazioni. Il passaggio da una tecnologia a un’altra, infatti, presuppone una serie di vantaggi che devono essere correttamente sfruttati. I carrelli elevatori, alimentati con batterie al Piombo-Acido, prevedono il cosiddetto “cassone” che serve a contenere le batterie stesse, più ingombranti di quelle al Litio. I costruttori di carrelli, per ovviare al problema dell’ingombro hanno progettato macchine più compatte, in grado di contenere, distribuiti in varie tasche, i moduli che compongono la batteria al Litio. Questo cambio progettuale è stato fondamentale, perché ha implicato ridisegnare le linee di produzione, rivedere la supply chain dei vari fornitori e, non ultimo, un differente approccio al cliente che deve
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essere indirizzato verso la soluzione a lui più vantaggiosa. «Nelle ultime edizioni delle principali fiere di settore, si è parlato molto di soluzioni al Litio per i carrelli elevatori» dice Giovanni Volpe, Country Manager Italy di Exide, «Di fatto, i contratti quadro che abbiamo siglato per i prossimi tre anni per le forniture di batterie su carrelli elevatori sono sostanzialmente riferiti al Piombo-Acido. Ciò vuol dire che i produttori di carrelli sono molto attenti al cambiamento ma, attualmente, a livello produttivo puntano ancora su un’alimentazione più classica». Volpe prosegue spiegandone il motivo: «Uno dei motivi di questa scelta è che a fine vita della batteria al Piombo-Acido ai costi di smaltimento vanno sottratti i ricavi derivanti dal riciclo del Piombo. Per quanto riguarda il Litio, materiale non riciclabile, sono certi solo i costi di smaltimento. Questa è la ragione per cui i produttori di batterie e di carrelli nella loro quotazione inseriscono questi costi che prima o poi dovranno sostenere. E ciò si somma al costo della batteria al Litio che è circa tre volte superiore di quello di una batteria al Piombo-Acido». La spesa iniziale molto più alta potrebbe, quindi, essere un ostacolo alla diffusione delle batterie al Litio sui carrelli elevatori, considerando anche che esistono sul mercato batterie al Piombo-Acido di ultima generazione altrettanto “green” e dalle prestazioni molto elevate.
Concludendo, Giovanni Volpe, ci spiega il panorama italiano. «In Italia, in questo momento, ci sono ancora poche realtà disposte a investire solo ed esclusivamente sul Litio per poter dare ai costruttori di batterie e carrelli un’univoca direzione da seguire. Un discorso a parte va fatto per l’automazione e per alcune applicazioni nel cleaning per cui le batterie al Litio rappresentano certamente la soluzione ideale». In ogni caso occorre prestare molta attenzione alla tipologia di applicazione prima di fornire la soluzione ideale a lungo termine. Il maggior interesse verso le batterie al Litio è riscontrato per alcune tipologie di prodotti, quelli comunemente detti “da magazzino”, come transpallet elettrici, stoccatori e commissionatori retrattili. Una tendenza che secondo molti è destinata a crescere visto che il costo del kW/h con l’impiego di batterie al Litio sta calando in maniera importante. Per Claudio Bortolotti, Sales Manager di Toyota Material Handling Italia, le opportunità offerte dall’utilizzo delle batterie al Litio sui carrelli elevatori possono aprire importanti opportunità di mercato. «Grazie alla modularità e alle dimensioni ridotte delle batterie al Litio c’è la possibilità di riprogettare il carrello riducendone l’ingombro, quindi, di studiare soluzioni prima impensabili» – prosegue poi Bortolotti – «Toyota crede molto in questa tecnologia tant’è che si attrezzata per diventare non solo acquirente, ma anche produttore di batterie agli ioni di Litio con una fabbrica dedicata situata in Svezia». Gli fa eco Ciro Martone Product Manager di Toyota Material
Handling Italia «La tecnologia scelta da Toyota per le proprie batterie è quella che dà il miglior rapporto peso/potenza, fino a 48V, con soluzioni modulari che ci permettono di esser più veloci ed efficaci in caso di guasto anche di una sola cella» – Martone prosegue poi parlando delle prospettive aziendali – «Questo ci dà maggiori prospettive future tenendo conto che alcuni produttori di carrelli tendono a montare le batterie al Litio nei vani delle batterie tradizionali. In Toyota i concetti costruttivi dei carrelli cambiamo completamente per sfruttare al meglio i vantaggi derivanti dall’impiego delle batterie al Litio a cominciare dalla loro maggiore leggerezza che si traduce in un minor consumo delle macchine, senza trascurare l’aspetto ecologico tenendo conto che mediamente la durata di una batteria al Litio è di circa tre volte superiore rispetto a una batteria PiomboAcido. Ovviamente tutto questo va contestualizzato nell’applicazione, ovvero se il carrello viene impiegato su un singolo turno o su più turni». Per quanto riguarda il maggior investimento iniziale per l’utilizzatore finale Ciro Martone fa un discorso molto chiaro. «Innanzitutto, chiediamo al cliente se può fare i biberonaggi per le cariche intermedie, quindi capire qual è la necessità energetica giornaliera della macchina. In questo caso si può optare per batterie più piccole e meno costose, investendo qualcosa di più sul caricabatterie per potenze elevate» Prosegue il Sales Manager di Toyota Material Handling Italia: «Fatta questa premessa, è vero che l’investimento iniziale è comunque superiore, ma occorre valutare la vita utile della
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Batterie Piombo-Acido: PRO • più utilizzate e diffuse • riciclo del piombo durante lo smaltimento (rientro dei costi) • esistono versioni “green” ad alte prestazioni CONTRO • sfruttano solo l’80% dell’energia • peso elevato • necessitano di locali areati durante il periodo di ricarica • non possono essere caricate mentre sono in funzione • la prestazione non è costante, con il calare della carica diminuiscono le prestazioni • per ricaricarla deve essere completamente scarica • non è connessa all’industria 4.0 • ingombranti e i carrelli che le ospitano necessitano di un cassone molto ampio
macchina perché una batteria al Litio, a seconda delle applicazioni, può durare fino a 7 anni contro i 5 di una batteria al Piombo, di conseguenza si allunga anche la durata operativa della macchina». Bortolotti si esprime anche sulla questione sicurezza: «Sul fronte della sicurezza, le norme europee ci impongono di costruire queste batterie con sistemi ridondanti di controllo dei principali parametri che sono tensione, corrente e temperatura. Quindi, il rischio di incendio delle batterie al Litio, che è il timore più grande che ha il cliente è molto remoto e comunque non superiore alle batterie al Piombo».
I numeri Secondo i dati di Aisem il 94%, dato del 2018, il sistema di alimentazione più utilizzato è quello elettrico con batterie al Piombo-Acido. Il sistema elettrico con batterie al Litio invece è il restante 6%. Dal 2017 al 2018 si ha avuto un rallentamento che ha colpito maggiormente i carrelli controbilanciati elettrici, si è passati dal +19% al +8%. Secondo un sondaggio, compiuto dalla Liuc Business School, su un campione di circa 300 aziende manifatturiere e della logistica italiane, il 90% dei rispondenti utilizza carrelli alimentati con batterie tradizionali al Piombo-Acido. Il dato significativo è che il 10% delle aziende utilizza esclusivamente carrelli con batterie al Litio.
Per elencare, insomma, i vantaggi più evidenti delle batterie agli ioni di Litio: sono più leggere, durano più a lungo, richiedono poca manutenzione e necessitano di pochi minuti per la ricarica. Per quest’ultima operazione servono appositi caricabatterie in grado di accettare correnti fino a 250-300 A, non sostenibili per una comune batteria al Piombo-Acido che si danneggerebbe. Tra le aziende più importanti nella produzione di sistemi innovativi e su misura per la carica delle batterie da trazione nell’intralogistica c’è sicuramente la multinazionale austriaca Fronius.
Una questione normativa ancora aperta Davide Miotello, National Sales Manager per l’Italia, porta il discorso dell’utilizzo delle batterie al Litio sul terreno impervio delle normative che, a suo avviso, non sono di supporto ai produttori di carrelli, batterie e caricabatterie. «Trattandosi di una tecnologia ancora di nicchia, sebbene in costante crescita, a livello normativo vige ancora troppa confusione. Parlando di after market, con la batteria al Piombo-Acido si ha sempre la certezza di rimanere all’interno di determinati parametri di sicurezza, con gli ioni di Litio questa certezza non esiste, non perché non sia possibile a livello operativo, ma solo perché a livello normativo ci sono leggi che contrastano con altre» prosegue Miotello, «l’esigenza di una maggior
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chiarezza normativa è sentita da tutte le aziende coinvolte, per questo, in sede Aisem spingiamo affinché ci sia presto un adeguamento di una parte del sistema normativo a questa nuova tecnologia». Il National Sales Manager per l’Italia mette in luce anche i paradossi all’interno del paese: «Basti pensare che oggi l’istallazione di una batteria al Litio è a totale discrezione dei Vigili del Fuoco, il cui parere può differire da regione a regione anche per la stessa azienda che può avere filiali sparse ovunque che fanno la medesima attività. Tale caos può avere delle ripercussioni negative sulla diffusione delle batterie al Litio sui carrelli elevatori. Nonostante questo, Fronius investe costantemente in Ricerca e Sviluppo per quanto ri-
guarda la tecnologia al Litio e presto introdurrà sul mercato il proprio Energy Package che include batteria al Litio e relativo caricabatteria». Su quanto convenga per un’azienda passare a una flotta di carrelli alimentati con batterie al Litio, anche Davide Miotello conviene sul fatto che dipende dal tipo di applicazione e sull’impiego che viene fatto delle macchine. «Fermo restando i benefici che si possono ottenere impiegando macchine più compatte e che consumano meno energia, dal punto di vista tecnico ci devono essere dei reali vantaggi operativi per cui un cliente decida di passare dal Piombo-Acido agli ioni di Litio perché ciò significa non solo investire in nuove e più costose tecnologie, ma anche riadattare l’impianto elettrico». Dalle parole di Miotello può sorgere il dubbio che il Litio rappresenti più una moda che una vera necessità del mercato. Ciò che è certo è che allo stato attuale delle cose è difficile poter dire che questa sarà la tecnologia del futuro, come afferma Loreno Leri, Head of Marketing di Still in Italia. «Non sarà un passaggio che coinvolgerà senza distinzione tutti i carrelli elevatori, ma tutto dipenderà dai settori applicativi valutando la convenienza di caso in caso. In questo senso la consulenza al cliente di noi costruttori di carrelli sarà sempre più importante, cercando di capire preliminarmente quale potrebbe essere la soluzione a lui più congeniale, valutando l’intero ciclo di lavoro». Prosegue poi Loreno Leri: «In ogni caso i vantaggi derivanti dall’utilizzo delle batterie al Litio sono evidenti a cominciare dal fatto che non occorre fare il cambio batteria potendo fare delle ricariche inter-
medie. Cosa non di poco conto è poi il fatto che le aziende non sono più obbligate ad avere delle sale di ricarica, poiché le batterie al Litio, non emettendo nell’aria nessun gas, possono essere ricaricate ovunque». Va inoltre sottolineato che le batterie al litio non sono l’unica alternativa alle batterie al Piombo-Acido, essendo presenti sul mercato altre tecnologie quali per esempio la Vrls Tppl (Thin Plate Pure Lead), costituita da piastre ultrasottili al piombo puro. Questa caratteristica costruttiva comporta una resistenza interna molto bassa e una tensione di esercizio più elevata rispetto alle tradizionali batterie ad acido libero. Spiega Martin Walsh, Senior Product Manager Mp & Rp Emea: «Le caratteristiche fisiche della piastra risultano in un'ottima capacità di accettazione di cariche molto rapide e nella possibilità di lavorare in stato di carica parziale, praticamente annullando l'effetto memoria» Martin Walsh prosegue illustrando i progetti dell’azienda: «EnerSys ha investito ulteriormente nella tecnologia Tppl, creando un’ulteriore soluzione che si basa sull’aggiunta di carbonio nella formulazione del materiale attivo. Ciò riduce la solfatazione della piastra negativa e aumenta la superficie e la porosità. Riduce la resistenza interna e aumenta l'accettazione della carica. Questa batteria Tppl+Carbon, ha le stesse caratteristiche del Tppl tradizionale con ulteriori vantaggi significativi, in particolare la ricarica ultraveloce e le eccezionali prestazioni in bicicletta PSoC».
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Un manuale per la corretta gestione di batterie e accumulatori al litio Che fare per smaltire una batteria
mabilità. Quest’anno il Consorzio
che rappresenta i sistemi di solle-
al litio arrivata a fine ciclo? Ma non
Ecopower ha pubblicato una guida
vamento, elevazione e movimen-
solo: come gestire il trasporto su
pratica destinata a quanti operano
tazione in Anima Confindustria. La
strada di carrelli elevatori, o come
lungo tutta la filiera che inizia dalla
guida riunisce gli adempimenti e gli
comportarsi in caso di danneggia-
messa in servizio e arriva al rifiuto.
obblighi previsti dalla legislazione
mento o difettosità? Fino all’anno
applicabile in materia di traspor-
scorso non esisteva una guida per
to su strada di carrelli elevatori
aiutare le aziende ad affrontare
Si chiama Guida Litex, ed è stata
alimentati da batterie al Litio,
le problematiche connesse alla
progettata e realizzata grazie alle
comprensiva della gestione dei
gestione delle batterie e accu-
competenze sviluppatesi da oltre
prototipi, delle sole batterie nuove,
mulatori al litio (nonché le appa-
un quinquennio nel settore auto-
usate o da riciclare, comprese
recchiature che li contengono).
motive e material handling con il
quelle difettose e danneggiate.
Problematiche che possono avere
coinvolgimento delle più importan-
a che fare con la pericolosità do-
ti associazioni di categoria come
vuta all’elevata reattività e infiam-
per esempio Aisem, l’associazione
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Finnish Institute of Occupational Health, il laboratorio scientifico dell’INAIL Finlandese, ha certificato che dai sanificatori non esce alcun elemento nocivo alla salute o all’ambiente, in particolare non esce ozono. HISTOLA RESEARCH, parte del gruppo BioSiteHistom, laboratorio di ricerca GLP finlandese specializzato in istologia, immunoistochimica tra i più avanzati in Europa, ha dimostrato tramite test relativi all’eliminazione dei batteri dall’aria una riduzione dei batteri di oltre il 99%. Lo stesso istituto ha condotto uno studio sull’impatto di questa tecnologia per la sanificazione, sulla salute, la sicurezza e l’ambiente (HSE). Il risultato certificato ha confermato che non vi è alcun rischio per la salute e la sicurezza e nessun effetto dannoso per l’ambiente. HELSINKI AEROSOL CONSULTING, società di ricerca e consulenza in tema di ambiente, salute e sicurezza, specializzato in materiali pericolosi, amianto, piombo, muffe, qualità dell’aria interna e sicurezza, fornitore di servizi di misurazione ambientale al governo, al settore industria, a professionisti quali architetti, ingegneri, proprietari e gestori di edifici, consulenti e appaltatori. La collaborazione con questa società ha stabilito che le nostre tecnologie eliminano tutte le polveri sottili (da 2 a 10micron) presenti nell’aria fino al 99,4% VTT Technical Research Center of Finland, paragonabile al nostro CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha testato la capacita delle nostre tecnologie di filtrare ed eliminare dall’aria gas altamenti nocivi, in particolare la formaldeide. Il risultato ha confermato l’eliminazione di questo gas, particolarmente cancerogeno, di oltre il 99%.
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Numerosi sono gli enti e prestigiosi laboratori europei che hanno rilasciato certificazioni sui sistemi AIRFORTE AERO, ecco quali: University of Helsinki, Programma di ricerca sul microbioma umano. Dipartimento di batteriologia e immunologia: presso questo istituto sono stati eseguiti i test per verificare l’efficienza della nostra tecnologia nell’abbattimento del Covid 19, i risultati sono stati eccezionali con oltre il 99,99% di eliminazione del virus dall’aria.
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ANALISI CMCC
I cambiamenti climatici potrebbero costare caro all’Italia Concentrandoci sull’Italia, nei prossimi 30 anni la temperatura potrebbe aumentare fino a 2 gradi in più rispetto al periodo 1981-2010. Nello scenario peggiore, l’ innalzamento potrebbe arrivare fino a +5 gradi al 2100. E al crescere dell’innalzamento della temperatura, corrisponde l’aumento rapido ed esponenziale dei costi degli impatti dei cambiamenti climatici con un valore fino all’8% del Pil pro capite a fine secolo. Senza interventi per arrestare la marcia del riscaldamento climatico crescerà anche la disugualianza economica Nord-Sud e tra fasce di popolazione più povere e più ricche. Questi i risultati del report “Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia”, della Fondazione Cmcc, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.
ENERGIA MARINA
RISCHIO INVOLUZIONE
Onde e potenza
Organizzazione post Covid-19: più flessibile, ma anche a rischio involuzione
Il laboratorio di ricerca More (Marine Offshore Renewable Energy Lab), ha sede al Politecnico di Torino ed è in collaborazione con Eni ha intenzione di sfruttare l’energia del mare. Si occupa della fonte energetica più pulita e rinnovabile al mondo: le onde. Si stima che potrebbero sviluppare, a livello globale, una potenza pari a 2 TeraWatt, 18mila miliardi di chilowattora all’anno. L’obiettivo del laboratorio, quindi, sarà permettere di ampliare il campo d’azione dello studio delle fonti di energia marina, investigando non solo riguardo il moto ondoso, ma anche nel campo dell’eolico e del solare offshore, le correnti oceaniche e di marea e il gradiente salino.
La situazione che si è venuta a creare nel 2020 ha portato, da un lato, a una spinta verso l’agilità aziendale, dall’altro è stato segnato da una pericolosa regressione verso le metodologie tipiche delle organizzazioni gerarchiche tradizionali, che negli ultimi anni si sono dimostrate incompatibili con le esigenze del business presente e futuro. È quanto emerge dallo studio “Organizzazione 2020: rischio involuzione” (svolta dalla multinazionale Asterys in collaborazione con Dynata), che ha messo sotto osservazione un campione di 560 tra executive e responsabili del personale di medie e grandi aziende, mettendo in evidenza uno stato di incertezza generale all’interno di molte realtà aziendali.
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IDROGENO DALL’INIZIO ALLA FINE L’Europa e l’Italia ci scommettono: l’idrogeno salverà il mondo dall’inquinamento. È un gas, ma combinato con una molecola di ossigeno diventa acqua, quando brucia non rilascia emissioni, e se miscelato con altri combustibili, ne migliora il rendimento. Non solo. È l’elemento più abbondante dell’universo. Sul piatto non mancano gli investimenti: serviranno a produrlo con fonti rinnovabili abbassandone i costi e migliorando la sicurezza in modo da renderlo un vettore sicuro di energia pulita. Se ne è parlato insieme ad aziende pubbliche e private durante il ciclo di webinar organizzato da Anima insieme ad Assolombarda, H2it e Fast. RESIDENZIALE
di Lucrezia Benedetti e Carlo Fumagalli
È
l’elemento più abbondante e leggero dell’universo, si trova nell’acqua e nelle stelle, è un gas, ma non disdegna Produzione TRASPORTO lo stato liquido, e potrebbe diventare il centro del nostro futuro ecosostenibile: ecco l’idrogeno, letteralmente
“generatore d’acqua” (dal greco, “idro” come acqua e “gen” come generare). Scoperto nel 1783, sulla Terra l’idrogeno è presente solo combinato con altri elementi, in composti liquidi, oppure inSTOCCAGGIO sostanze minerali, idrocarburi e molecole biologiche. Appena è libero, infatti, trova subito un
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altro elemento a cui aggrapparsi e con cui comporre una molecola: con l’ossiTRASPORTI geno diventa acqua, con il carbonio forma gli idrocarburi (per esempio il metano), e così via. C’è un solo modo per ottenere idrogeno puro: scinderINDUSTRIALE lo dalle molecole in cui è combinato.
RESIDENZIALE
TRASPORTI Produzione
TRASPORTO
STOCCAGGIO INDUSTRIALE
I processi più comuni e disponibili oggi per estrarre idrogeno sono lo steam reforming e l’elettrolisi dell’acqua (o idrolisi): nel primo caso l’idrogeno viene estratto dal metano o da altri idrocarburi, ma va poi trovata una destinazione all’altro prodotto, il carbonio; con l’idrolisi invece l’idrogeno si ottiene dalla molecola dell’acqua, scomponendola e separando l’ossigeno, ma per riuscirci il liquido deve essere attraversato da un flusso molto potente di corrente elettrica. Ciascuna delle due tecnologie ha un diverso livello di emissioni di CO2, ed ecco perché l’idrogeno viene classificato secondo alcuni colori, dal nero (più inquinante), al verde (a zero emissioni). L’idrogeno nero viene estratto dall’acqua usando corrente prodotta da una centrale elettrica a carbone o a petrolio; il grigio può essere lo scarto produttivo di una reazione
chimica, o può essere ottenuto dal metano o da altri idrocarburi attraverso lo steam reforming; il blu è prodotto come il grigio, con la differenza che l’anidride carbonica non viene liberata nell’aria, ma catturata e immagazzinata, di solito
gie rinnovabili, per esempio idroelettrica, solare o fotovoltaica. L’idrogeno così prodotto viene utilizzato nell’industria chimica per produrre ammoniaca, metanolo, concimi per l’agricoltura e prodotti petroliferi, e nell’industria metallurgica per il trattamento dei metalli.
A seconda di come viene prodotto, l’idrogeno ha un impatto diverso di emissioni di CO2, e viene classificato secondo alcuni colori, dal nero (più inquinante), al verde (a zero emissioni) sotto terra, in vecchi depositi esausti di metano. Il viola e il verde si ottengono dall’acqua, il primo utilizzando la corrente prodotta da una centrale nucleare, il secondo quella prodotta da una centrale alimentata da ener-
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Può essere bruciato senza produrre anidride carbonica e se miscelato con altri combustibili gassosi ne migliora alcune caratteristiche. Inoltre, grazie alle celle a combu-
stibile, l’idrogeno può trasformarsi direttamente in energia elettrica e alimentare qualsiasi tipo di motore o batteria. Anche se tutti spingono per una svolta verde, ad oggi il 90% dell’idrogeno al mondo è grigio, cioè deriva da processi inquinanti: per produrlo si immettono nell’aria 830 milioni di tonnellate di anidride carbonica,
la stessa quantità prodotta da Inghilterra e Indonesia messe insieme. Le più grandi difficoltà a cambiare rotta sono legate ai costi: per separare l’idrogeno dall’ossigeno serve moltissima energia, tanto che al mondo ne viene estratto attraverso l’idrolisi solo lo 0,1%. Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’E-
nergia, un chilo di idrogeno prodotto da gas naturale costa in media due dollari, da fonti rinnovabili cinque. È possibile però che nel prossimo futuro, con tecnologie migliori e l’aumento della capacità produttiva, il prezzo cali. Ed è su questo che Europa e governi nazionali stanno puntando.
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L’Europa e il traguardo del 2050: TRASPORTI rinnovabili al posto del carbone Produzione
G
TRASPORTO
ermania prima e Francia poi hanno annunciato un massiccio investimento per lo sviluppo e la produzione di idrogeno, da utilizzare per il fabbisogno energetico, dall’elettricità ai trasporti. Berlino ha messo sul piatto 9 miliardi, Parigi ne ha stanziati 7, di cui 2 sono già presenti nel piano di rilancio biennale appena presentato e finanziato dal Recovery Fund. L’Europa può giocare un ruolo di primo piano: stime della Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking – partnership pubblico privata nata dalla sinergia tra Commissione europea, industria ed enti di ricerca – affermano che l’idrogeno nella Ue può arrivare a rappresentare il 24% della domanda finale di energia e contribuire a creare 5,4 milioni di posti di lavoro entro il 2050. Il potenziale generabile è di circa 2.250 TWh, quantitativo sufficiente per alimentare 42 milioni di auto di grandi dimensioni, 1,7 milioni di camion, circa un quarto di milione di autobus e più di 5.500 treni. Così la Com-
STOCCAGGIO missione Europea ha lanciato la sfida del Green New Deal per decarbonizzare l’Europa: il progetto sarà finanziato da fondi pubblici e privati per un totale di 1.000 miliardi di euro,
anche le italiane Snam, Eni, FincanINDUSTRIALE tieri, Sapio e, da pochi mesi, Confindustria. Hanno fatto i conti e gli scenari mostrano che potenziare la filiera significa accrescere allo stesso tempo
In Europa l’idrogeno potrebbe rappresentare il 24% della domande finale di energia e creare 5,4 milioni di posti di lavoro entro il 2050. E Bruxelles ha lanciato la sfida del Green Deal per decarbonizzare il continente. tutti destinati a incentivare l’uso di energie rinnovabili. Non solo. A marzo di quest’anno Bruxelles ha presentato la European Clean Hydrogen Alliance (ECH2A), alleanza a cui partecipano tra gli altri la Banca europea per gli investimenti (Bei), leader politici, multinazionali come Linde, ma
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ricchezza e sostenibilità. Il maggior potenziale di utilizzo riguarderà il settore dei trasporti (camion, bus e treni), quello residenziale (riscaldamento) e alcune applicazioni industriali (per esempio, la raffinazione e i processi che richiedono elevate temperature), dove ora viene utilizzato l’idrogeno grigio.
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La rotta dell’idrogeno TRASPORTI passa dall’Italia STOCCAGGIO
’Italia non resta a guardare. The European House-Ambrosetti e Snam, in uno studio presentato a settembre al Forum di Cernobbio, hanno calcolato che se nel 2050 almeno il 23% del fabbisogno energetico nazionale fosse prodotto con idrogeno, l’industria del settore potrebbe generare valore fino a 1.500 miliardi di euro e creare tra i 320 e 540mila nuovi posti di lavoro, riducendo le emissioni di anidride carbonica di quasi un terzo (il 28%). La ricerca è anche una dichiarazione d’intenti: il prezzo dell’idrogeno prodotto da rinnovabili, che nel 2000 era 40 volte superiore a quello del petrolio, dovrà diventare competitivo in 5 anni e arrivare a soddisfare circa un quarto della domanda di energia italiana. E Snam è in prima linea per centrare l’obiettivo. La società a controllo pubblico sta coordinando il gruppo di imprese italiane che fa parte dell’alleanza europea sull’idrogeno e partecipa al tavolo voluto da Bruxelles. Snam gestisce infatti una delle reti più estese di gasdotti in Europa, che dall’Italia, dove si snoda per 33.000 chilometri, arriva al Sud della Francia e in Europa centrale. E dove passa il gas naturale può essere spinto anche l’idrogeno, con il vantaggio di adattare infrastrutture già esistenti senza doverne costruire di nuove. Un progetto su cui Snam ha deliberato un pacchetto di investimenti di 1,4 miliardi di euro fino al 2023. E che ha già portato i primi successi, finiti in prima pagina anche sul New York Times: a Contursi Terme, in provincia
INDUSTRIALE
di Salerno, l’idrogeno ha viaggiato al 5 e al 10% insieme al gas naturale per rifornire un pastificio e una ditta di imbottigliamento. Pochi mesi fa, Snam ha inoltre gestito il “pressure test” per la prima turbina ibrida al
leanza con Snam ci sono Eni, per sviluppare l’idrogeno dagli idrocarburi in una fase di transizione, il gruppo Sapio, per la produzione di gas, e Fincantieri, per
In Nord Africa, grazie all’energia solare, si potrebbe produrre idrogeno con costi inferiori del 15% rispetto al resto d’Europa e del mondo. mondo, prodotta da Baker Hughes: è alimentata a idrogeno al 10% e sarà installata nel 2021 nell’impianto di Istrana, a Treviso. «Immettere nelle nostre reti il 10% di idrogeno sul totale del gas trasportato annualmente, equivarrebbe a 7 miliardi di metri cubi di energia, che rappresentano il consumo di 3 milioni di famiglie, con una riduzione di emissioni di anidride carbonica di 5 milioni di tonnellate» ha spiegato Dina Lanzi di Snam nel secondo webinar di Anima. «Circa il 70% dei nostri tubi sono compatibili con l’idrogeno e i risultati ottenuti finora lasciano ben sperare per il futuro» ha aggiunto. Oltre ai tubi, le criticità da risolvere sono nella componentistica; oggi sono molte le aziende italiane che stanno investendo per adeguare tecnologie come valvole, strumenti di misura, o stazioni di immissione. Del gruppo di aziende che fanno parte dell’al-
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i trasporti via mare. L’Italia potrebbe diventare un vero e proprio hub del Mediterraneo, uno snodo fra il Nord Africa, dove grazie all’energia solare si potrebbe produrre idrogeno a costi inferiori del 15% rispetto al resto del mondo, e il resto d’Europa. Il paese è nella situazione ideale per avere un ruolo chiave nella gestione del trasporto dell’idrogeno tramite gasdotti o sfruttando il trasporto marittimo e ferroviario.
e
RESIDENZIALE
TRASPORTO
Stoccare idrogenoTRASPORTI non è un mestiere per tutti
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STOCCAGGIO
rendere così appetibile l’idrogeno, oltre al suo impatto ambientale potenzialmente pari a zero, è la possibilità di stoccarlo senza perdite, né in quantità né in qualità. Il problema è ottimizzare gli spazi e renderli sicuri. L’idrogeno gassoso si può immagazzinare con una pressione che varia dai 200 ai 700 bar, ma deve essere messo in sicurezza perché altamente esplosivo. A parità di contenuto energetico, però, gli altri idrocarburi occupano meno spazio e sono più leggeri. Un limite che cercano di superare alla Air Liquid, grande nome nel settore del gas che, con i suoi 16 siti di produzione e la sua rete di distribuzione di 655 km, punta a diventare leader anche nella fornitura di rinnovabili. Trasportare idrogeno verde non è semplice. Che si tratti di camion carichi di bombole o di carri bombolai, le quantità sono comunque ridotte rispetto alle esigenze di un’intera azienda: se
ne riescono a spostare dai 400 finoINDUSTRIALE ricaricare autobus o treni da 350 bar ai 1000 chili. Per questo la ricerca e e da 1.000 nel caso di autovetture da lo sviluppo sono fondamentali. Nuo- 700 bar). ve tecnologie in fase di sperimenta- L’alternativa per aumentare l’energia zione permetteranno di rendere più per unità di volume è stoccare idroleggere e sicure le bombole e di mi- geno liquido, ma il passaggio di stato gliorarne la resa in quanto a energia avviene a una temperatura inferiore immagazzinata. ai 250 °C, e rende così necessario Sulle progettazione di bombole più conservarla in serbatoi criogenici. Le efficienti sta lavorando anche Tena- criticità sono il grande fabbisogno di ris, azienda specializzata in tubature energia elettrica, e il fenomeno del non saldate. Da qualche anno ha svi- boil-off, cioè il ritorno di parte del luppato una linea dedicata all’idroge- vettore da liquido a gassoso (a causa no con standard di sicurezza molto del non perfetto isolamento termialti per garantire affidabilità nelle co) che aumenta la pressione interna sue principali applicazioni. A secon- sul serbatoio. Esistono poi altri due da del settore, cambia la pressione di metodi per conservare idrogeno: stoccaggio: tra i 200 e i 300 bar per con gli idruri chimici o metallici (per l’uso stazionario; dai 200 fino ai 500 esempio stoccandolo con l’ammoniaper i carri bombolai; 350 per auto- ca o con qualche lega e liberandolo bus e treni e 700 per le autovetture quando necessario), e con i nanotubi e probabilmente i truck (sono ancora di grafene e carbonio, altamente poin fase di sperimentazione); la pres- rosi, piccoli e particolarmente adatti sione è invece variabile per quanto all’assorbimento di idrogeno, e di cui riguarda le stazioni di servizio, e di- si può fare grande uso per le celle a pende da quali mezzi devono riforni- combustibile. re (per esempio sarà di 500 bar per
La possibilità di stoccare l’idrogeno senza perdite lo rende ancora più appetibile. Ma a parità di contenuto energetico, gli altri idrocarburi sono più leggeri e occupano meno spazio.
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Le sperimentazioni nel RESIDENZIALE residenziale: caldaie a idrogeno al posto del gas
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TRASPORTI
iù del 60% delle polveri sottili nell’aria provengono dagli impianti di riscaldamento domestico. Per questo è importante concentrare INDUSTRIALE gli sforzi anche sul settore residenziale. Sul mercato esistono già caldaie alimentate con celle a combustibile, ma nel 2019 la Baxi SpA ha lanciato una versione a idrogeno. Il progetto pilota è partito a Rozenburg, in Olanda. Qui la caldaia è stata RESIDENZIALE installata con successo
in un complesso residenziale, grazie alla collaborazione con un distributore locale di gas. Presto sarà avviato un secondo progetto dimostrativo nel Regno Unito: in due anni saranno installate altre 400 caldaie a idrogeno. L’obiettivo di Baxi è eliminare completamente le emissioni di CO2 e di residui di combustione e creare prodotti a idrogeno con prestazioni pari a quelli a gas e con maggiore efficienza. «Dal 2017 a oggi l’azienda è cresciuta nella direzione di un’energia verde», ha detto Antonio San-
dro, R&D director di Baxi, durante il webinar di Anima. «I progetti sono alimentati dai 3.600 pannelli fotovoltaici, che, producendo un picco di 1.000 kw attivano l’elettrolisi dell’acqua separando l’idrogeno dall’ossigeno. Tutto verde e fatto in casa». «La certificazione necessaria per installare e poter usare le caldaie, non manca», ha spiegato ancora Antonio Sandro «anche se non è una certificazione vera e propria, perché non ne esistono: l’azienda ne utilizza una che si rifà alla normativa europea».
Le batterie del futuro funzionano a idrogeno
TRASPORTI
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elle energie del futuro, Francia INDUSTRIALE e Germania si sono già mosse insieme per creare un “Airbus delle batterie elettriche”, un polo europeo che possa garantire un’autonomia nella produzione di celle a combustibile, utilizzate tra l’altro per alimentare veicoli elettrici (le Fcev, fuel cell vehicle). «Non dobbiamo commettere gli errori del passato», ha spiegato il ministro francese dell’economia Bruno Le Maire, citando il ritardo nello sviluppo dei pannelli solari che l’Europa è costretta a importare. Il settore delle batterie è stato finora dominato dagli Stati Uniti, anche se la Cina sta guadagnando terreno grazie a una politica di incentivi per l’adozione di autobus e truck a celle
di combustibile. A Shangai lo scorso anno è stata inaugurata la più grande stazione di rifornimento a idrogeno del mondo, in grado di caricare 500 veicoli contemporaneamente. L’idrogeno utilizzato non è verde - deriva dalla Saic Motor, vicina azienda chimica - ma il ciclo resta circolare e sostenibile. Pechino ci crede, e investe. Le vendite dei veicoli elettrici, a fine 2019, sono raddoppiate, e anche in Italia il mercato si sta muovendo. Iveco e New Holland, per accompagnare la transizione all’idrogeno, hanno scelto motori sostenibili con trazioni elettriche e batterie fuel cell. Il tir appena realizzato da Iveco, battezzato con lo stesso nome della startup statunitense che lo ha concepito, Nikola,
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ha un motore da 750 chilowatt ed è in grado di percorrere in autonomia 400 chilometri, che diventeranno 1.000 nella versione a idrogeno in arrivo nel 2023. D’altra parte l’Europa spinge per ridurre le emissioni, anche nell’automotive. «L’idea per il futuro» ha spiegato durante il webinar Ludovico Sinchetto, Innovation Powertrain Director di Cnh Industrial, la società che comprende il gruppo Iveco, «sarà quella di offrire veicoli a batteria fuel cell con motori a trazione elettrica. L’azienda comincerà a lavorare per sostituire prima di tutto le soluzioni full electric a batteria che non garantiscono una buona autonomia».
Le vendite dei veicoli elettrici sono raddoppiate e il mercato delle celle a combustibile inizia a decollare. Si studiano soluzioni anche per navi e treni. A scommettere sulla strada della sostenibilità non è solo il mercato dell’automotive. Da due anni è in funzione in Germania un treno a idrogeno, l’iLint. Una rivoluzione mondiale firmata Alstom, figlia della creatività francese, declinata però nello stabilimento tedesco di Salzgitter. L’idea è stata sviluppata a partire dal novembre 2007, quando Alstom e l’autorità locale per i trasporti della Bassa Sassonia hanno firmato un contratto per 14 convogli a celle combustibili a idrogeno. Oggi quel treno è realtà con i suoi motori e, nel 2021, questi convogli correranno tutti. Per completare l’operazione è bastato modificare un convoglio diesel inserendo la parte elettrica, con i serbatoi dell’idrogeno posti sul tetto. Idrogeno prodotto da varie aziende RESIDENZIALE che sperano domani di ricavarlo dall’elettrolisi, con l’energia elettrica
ottenuta da rinnovabili e soprattutto dall’eolico. Nel frattempo il treno va: un progetto da 81 milioni sembra un’enormità. Ma Stefan Schrank, capo progetto, spiega che si arriverà alla parità in dieci anni. L’esperimento si replicherà probabilmente in Francia, con treni elettrici e a idrogeno. In Italia uno studio di fattibilità sulla flotta Minuetto, in servizio su tutto il territorio, ha dato esiti positivi: i treni diesel convertiti all’idrogeno potranno viaggiare a 160 km/h e avere un’autonomia di 600 km, come gli originali. Le difficoltà sono legate alle infrastrutture: in Italia non esistono linee elettrificate che colleghino tutto il paese, e adattare una tratta ferroviaria (senza contare casi limite come tratti montani) costa dal milione al milione e mezzo a chilometro. Rispetto a quello terrestre, il traspor-
to marittimo è più arretrato. «Il vero sforzo è riuscire a trovare la giusta tecnologia per una varietà di prodotti diversi» ha spiegato Paolo Guglia, R&D Project and Policy Manager di Fincantieri. L’azienda pubblica ha testato una prima applicazione sui mezzi militari, e ora sta ampliando lo studio ad altre navi. A settembre ha preso il via, nel cantiere di Castellammare di Stabia, la costruzione di Zeus (Zero Emission Ultimate Ship), imbarcazione sperimentale alimentata tramite fuel cell, che sarà completata nel 2021. La nave sarà un laboratorio galleggiante per raccogliere informazioni sul comportamento delle fuel cell nell’ambiente reale. Le criticità sono molte: vincoli di bilanciamento, peso, volume e densità energica vanno calibrati per ogni tipologia di mezzo. Inoltre le fuel cell non amano il rollio, il sale del mare e le vibrazioni, il che rende difficile adattare alle navi tecnologie impiegate a terra. L’altro ostacolo, ha raccontato Guglia, «è l’assenza di un quadro normativo internazionale che possa essere un riferimento».
TRASPORTI
Raffinerie e industria INDUSTRIALE siderurgica inaugurano la stagione del bio
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l 48% dell’idrogeno prodotto nel mondo è ottenuto con lo steam reforming, facendo reagire metano e vapore acqueo ad una temperatura
intorno ai 700-1100 °C per produrre syngas, una miscela altamente infiammabile costituita da monossido di carbonio e idrogeno. Il syngas viene utilizzato molto nelle raffinerie,
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per esempio nella fase intermedia della produzione di petrolio sintetico, o per innescare il processo di Haber da cui si ricava l’ammoniaca, necessaria all’industria della plasti-
ca, dei fertilizzanti e nel ramo farmaceutico. Ma anche in questo settore le cose stanno cambiando. Maire Tecnimont ed Eni hanno presentato proprio durante il webinar di Anima il progetto Waste to Hydrogen: una bioraffineria alimentata da idrogeno ottenuto dai rifiuti urbani. L’idea è di Giacomo Rispoli, ad di MyRechimical e in precedenza responsabile del Waste to Chemichal in Eni: «Anche se non ti tratta di un processo green, l’impiego di materiale di scarto che non sarebbe stato recuperato è certamente un processo innovativo». I rifiuti, in questo progetto e nella visione di Rispoli, rappresentano una grande risorsa, perché contengono tra il 40 e il 50% di carbonio e tra il 5 e il 10% di idrogeno. «Di rifiuti ce ne sono in abbondanza e com’è stato pronosticato ce ne saranno sempre di più» ha detto ancora Rispoli. «Per questo siamo alla ricerca di soluzioni alternative all’incenerimento per produrre energia elettrica». Il progetto potrebbe avere presto un’applicazione concreta a Porto Marghera, dove Eni ha ufficializzato un investimento da 80 milioni di
euro per la costruzione di un nuovo impianto che produrrà biocarburanti, bio olio (a basso tenore di zolfo per la navi che transitano in laguna) e idrogeno usando la frazione organica dei rifiuti solidi urbani e gli scarti di plastica non ricicabili (plasmix). Una soluzione competitiva, sia dal punto di vista economico che da quello ambientale. «Il costo è superiore rispetto a uno steam reforming normale», ha precisato Rispoli, «ma bisogna considerare i ricavi generati dal conferimento dei rifiuti, una valida alternativa all’incenerimento». Un impianto simile è in fase di studio a Taranto: permetterebbe di alimentare l’Ilva, la più grande acciaieria d’Europa, con l’idrogeno prodotto dal gas circolare. Anche l’industria siderurgica sta cercando una svolta verde, per esempio con la fusione a ossicombustione nei forni preriscaldati. Un settore su cui la multinazionale Linde ha già investito e su cui sta sviluppando nuovi progetti per contribuire alla riduzione delle emissioni entro il 2050. La speri-
mentazione sui grandi lingotti di acciaio, preriscaldati grazie a una combustione al 100% a idrogeno, ha rilasciato nell’atmosfera solo vapore acqueo, e il prodotto finale è stato equivalente a quello ottenuto con le tecniche precedenti. I test, condotti con un produttore svedese, sono stati così convincenti da indurre l’azienda a farne uso su scala industriale e a non fermarsi all’acciaio. L’altro materiale su cui è possibile intervenire con l’ossicombustione è il vetro: elimina la necessità dell’aria di combustione e dei dispositivi di recupero del calore, aumenta la temperatura della fiamma, riduce il volume del forno per effetto dell’eliminazione dell’azoto dalla corrente dei fumi di combustione e riduce drasticamente le emissioni nei forni per vetreria. Per il momento all’interno del forno viene bruciata una miscela di syngas. Il passaggio successivo sarà utilizzare esclusivamente idrogeno, e Linde lo sta sperimentando nel settore produttivo per renderne il prezzo competitivo.
Si studiano tecnologie per sfruttare l’idrogeno nelle raffinerie e nelle industrie siderurgiche: possono produrre l’energia necessaria o alimentare forni per l’acciaio o il vetro.
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L’esperienza dalla parte della rete Con l’aumento dell’utilizzo delle reti fisse e mobili durante il lockdown, crescono anche i rischi di subire violazioni della sicurezza informatica. Ne abbiamo parlato con Alessandro Canzian di Vodafone Business. di Simone Gila
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urante la prima ondata del Covid-19 e il primo lockdown, non eravamo pronti. Nessuno si sarebbe immaginato di dover lavorare da casa, in smart working, per tutti quei mesi. Il lavoro e il supporto delle infrastrutture di rete sono stati fondamentali per continuare a lavorare e rimanere connessi. «I mesi appena trascorsi hanno reso evidente il ruolo della digitalizzazione per le imprese e la PA». È Alessandro Canzian, responsabile Marketing & Sales Corporate di Vodafone Business, a raccontarci com’è stata vissuta l’emergenza Coronavirus dall’altra parte della barricata.
«Come Vodafone, abbiamo registrato un aumento significativo del traffico durante l’emergenza, che è arrivato ad aumentare del 30% per le reti mobili e del 60% su rete fissa. Abbiamo evidenziato anche altri cambiamenti, come una crescita importante sulla durata media delle chiamate voce e una forte accelerazione dell’uso di piattaforme di web collaboration, ad esempio». Le misure prese da Vodafone sono state tempestive, prosegue Canzian «Fin dalla prima fase dell’emergenza, come Vodafone Business abbiamo messo in campo numerose iniziative per supportare le imprese, le amministrazioni pubbliche e il Paese. L’abbiamo fatto attraverso la connettività, i nostri servizi e le soluzioni più adatte per rispondere alle loro esigenze specifiche, continuando ad accompagnare la trasformazione digitale dei nostri clienti». Ma nello specifico cos’è stato necessario mettere in campo per le aziende? «Per supportare le imprese di tutto il territorio nazionale, fin dalla fase più critica, abbiamo ad esempio offerto Giga illimitati per consentire loro di restare in contatto con colleghi, clienti e fornitori da remoto senza ulteriori costi. Questo è anche servito per incentivare l’adozione dello smart working da parte delle imprese e delle pubbliche amministrazioni. O ancora, per essere pronti alla ripartenza, abbiamo dato continuità a tutte le attività di delivery dei progetti già avviati nel pieno rispetto degli emendamenti del Dpcm che si sono susseguiti in questi mesi». Un altro tema emerso durante il periodo di emergenza è stato la cyber security, argomento caro alla Pmi e sicuramente alla Pubblica Amministrazione, di importanza primaria per ogni dimensione e settore. Elemento imprescindibile, soprattutto oggi, in questa delicata fase di accelerazione digitale. «Proteggersi dagli attacchi informatici, per un’azienda, è vitale». Prosegue il Responsabile Marketing & Sales Corporate di Vodafone Business «Il Wef, nel suo Global Risk Report
Il costo medio annuo delle violazioni della sicurezza informatica per un’azienda italiana ammonta a 8 milioni di dollari, in crescita del 19%, contro una media globale del 12%. Secondo Accenture, stanno crescendo anche tutte le tipologie di cyber-attacco.
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«Il Wef, nel suo Global Risk Report 2020, ha messo in luce come i cyber-attacchi siano il primo rischio tecnologico e uno dei maggiori in assoluto per utenti finali e le organizzazioni». 2020, ha messo in luce come i cyber-attacchi siano il primo rischio tecnologico e uno dei maggiori in assoluto per utenti finali e le organizzazioni». Va inoltre considerato che il costo medio annuo delle violazioni della sicurezza informatica per un’azienda italiana ammonta a 8 milioni di dollari, in crescita del 19%, contro una media globale del 12%, e il numero medio annuo di security breach è in aumento del 20%, contro una media globale dell’11%, fonte Accenture. E sempre secondo Accenture, stanno crescendo anche tutte le tipologie di cyber-attacco: phishing (+13%), ransomware (+10%), malicious insider (+3%) e malicious code (+10%). «É fondamentale per l’azienda», prosegue Canzian «avere al fianco un partner tecnologico che lo accompagni nel percorso di trasformazione digitale con soluzioni end-toend e soprattutto con una consulenza a 360 gradi. Anche nell’ambito della cyber security, forti delle nostre partnership internazionali, siamo scesi in campo con delle soluzioni specifiche. I servizi Vodafone Business Security sono gli strumenti ideali per supportare le imprese nel gestire nel modo più efficace possibile le minacce alla sicurezza aziendale e gli effettivi incidenti, in tutte le fasi che compongono la gestione della sicurezza aziendale: dall’identificazione alla protezione, dalla rivelazione alla risposta agli attacchi informatici».
«L’IoT è una tecnologia disruptive, che permette una raccolta di informazioni automatizzata, efficiente ed economica: dall’asset tracking al monitoraggio remoto, dalla gestione della flotta alla misurazione ambientale».
In questo periodo, come nel primo, la richiesta principale da parte delle aziende è sicuramente quella di mantenere, o addirittura aumentare il proprio business. Quali richieste sono arrivate a Vodafone? «Gli strumenti con cui abbiamo supportato le aziende in questa direzione sono molti: dall’abilitazione dello smart working, con connettività e strumenti di collaboration, a soluzioni verticali, ad esempio per supportare i grandi retailer ad ampliare i loro “spazi” commerciali grazie al digitale. Un secondo punto, strettamente collegato, è quello della cyber security, ovvero la necessità di costruire e rafforzare la propria cyber-resilienza, soprattutto oggi, in un momento di grande aumento dello smart working e di stress delle infrastrutture tecnologiche che ha quindi comportato una maggiore vulnerabilità». Infatti la questione Big Data è stata ampiamente dibattuta, i dati sono essenziali per ogni tipo di azienda e settore. Come potranno lavorare le aziende con i Big Data nel prossimo futuro? Serviranno figure specifiche? «Innanzitutto grazie a Vodafone Analytics, la piattaforma di Vodafone Business che a partire dai dati provenienti dalle nostre reti, resi irreversibilmente non personali tramite anonimizzazione e aggregazione, offre insight fondamentali, su cui le aziende possono fondare decisioni strategiche e anticipare trend. Ma Big Data significa anche Internet of Things, cioè dati provenienti dagli oggetti connessi, che rappresentano una fonte preziosissima per l’operatività e la crescita delle imprese, dal retail al manufacturing». Per quanto riguarda le tecnologie IoT (Internet of Things)? «Vodafone è leader mondiale nel mondo dell’IoT, con la più vasta ed estesa rete IoT al mondo, che connette oltre 112 milioni di oggetti, di cui 11 milioni solo in Italia, in continua crescita. L’IoT è una tecnologia disruptive, che permette una raccolta di informazioni automatizzata, efficiente ed economica: dall’asset tracking al monitoraggio remoto, dalla gestione della flotta alla misurazione ambientale». L’industria è chiamata quindi a trovare nuove modalità di lavoro e nuovi modelli di business, più efficienti e sostenibili. L’IoT risulta la risposta più adatta proprio a queste esigenze, che ci sia o meno una figura specifica nell’azienda. «Come Vodafone Business abbiamo infatti un approccio end-to-end e consulenziale che parte dall’ascolto delle esigenze specifiche del cliente per offrire un servizio a 360 gradi, forti degli ecosistemi di partnership nazionali e internazionali che costruiamo».
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EFFICIEN ENER l’industria meccanica 726 | 42 42
ZA & RGIA 43 | l’industria meccanica 726 | No 1 2021
EFFICIENZA&ENERGIA
Il Digital Twin è la nuova frontiera dell’industria: Una replica virtuale di un prodotto o di un processo che permette di monitorare, simulare e governare la realtà. Se ne fa uso in tutte le fasi del processo, dalla progettazione alla gestione del quotidiano, grazie al crescente numero di oggetti connessi alla rete in grado di trasmettere dati e allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. I vantaggi sono enormi e consentono grandi risparmi tanto che il mercato è in costante crescita e arriverà a valere 35,8 miliardi di dollari nel 2025. Un’innovazione che abilita lo smart working e che sta cambiando anche il mondo dell’edilizia traghettandolo verso un approccio smart che trasforma gli asset in ecosistemi capaci di dialogare tra di loro e con il mondo esterno. Da Dassault a Cisco, da Siemens a SAP fino a Schneider Electric le aziende raccontano come stanno lavorando sulle nuove tecnologie che ci cambieranno la vita.
di Daniele Bettini
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Il mercato dell’Internet delle Cose (IoT), gli oggetti collegati alla rete, continua la sua corsa. Nel 2019 in Italia ha raggiunto un valore di 6,2 miliardi di euro, con una crescita del 24% rispetto all’anno precedente. Un trend allineato a quello dei principali paesi europei, dove la tendenza oscilla tra il 20 e il 25%. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, a trainare il settore sono soprattutto i contatori digitali per il gas e l’energia (grazie alla spinta degli obblighi normativi), tutto ciò che riguarda la digitalizzazione degli edifici, dalle videocamere per sorveglianza alla gestione dei consumi, e le automobili. La Counterpoint Rese-
arch ha calcolato che nel 2022 le vetture collegate alla rete saranno più di 125 milioni con funzioni sempre più innovative: localizzazione e indicazioni precise e personalizzate, controlli in remoto su riscaldamento o porte e finestre, intrattenimento a bordo. Tuttavia, secondo il Politecnico, a crescere più rapidamente sono i segmenti della “smart home”, la casa connessa, (530 milioni, +40%), in particolare per via del boom degli assistenti vocali, e della “smart factory” (350 milioni, +40%), che da tre anni beneficia degli incentivi previsti dal Piano Nazionale Industria 4.0. A rendere ancora più interessante il mercato, infatti, c’è il lancio di un numero sempre crescente di soluzioni che si integrano con piattaforme avanzate di analisi dati e algoritmi di Intelligenza Artificiale. Uno studio realizzato dalla società di consulenza McKinsey, che ha preso in considerazione 2.395 imprese di tutto il mondo, ha stabilito che l’anno scorso 1.151 di queste hanno adottato l’Intelligenza Artificiale almeno in una funzione aziendale. I vantaggi sono stati cospicui: l’investimento ha fruttato il 20% o più del loro Ebit, l’utile prima di interessi e tasse. AI e IoT insieme possono dare vita a soluzioni in grado di monitorare, analizzare, e prevedere la realtà esterna, attraverso dati reali che provengono dalla produzione e sistemi di analisi e calcolo. Tra gli approcci più rivoluzionari c’è il Digital Twin (Gemello Digitale), che consente di creare copie virtuali di impianti reali in grado di replicare in tutto e per tutto il funzionamento dal vero o di verificarne tutte le possibili alternative. Grazie a cicli di sviluppo più snelli, le aziende riducono i tempi del 25% con risparmi nell’ordine del 10-15%. Si stima che il valore del mercato, ad oggi di 3,8 miliardi di dollari, arriverà a 35,8 miliardi di dollari nel 2025. La rappresentazione tridimensionale di tutti gli aspetti di un prodotto o di un processo permette di sviluppare infatti sia attività sperimentali, risparmiando su costosi protocolli fisici, sia attività predittive, anticipando comportamenti anomali, rischi ed errori. Le applicazioni sono moltissime, dall’automotive ai modelli di gestione e business, fino all’edilizia.
Grazie alle sue capacità predittive e progettuali, il Digital Twin permette di ridurre i cicli risparmiando il 25% sui tempi di produzione.
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Prevedere l’impatto di un cantiere grazie al modello delle Smart Cities Il Digital Twin è uno strumento di analisi e modellazione delle interazioni tra le persone e l’ambiente costruito. Ecco perché costituisce una chiave di svolta nell’edilizia, dove viene utilizzato fin dalla fase pre-progettuale: con una copia virtuale della città si può prevedere l’impatto di un cantiere e ottimizzarne la realizzazione a tutela delle persone e dei luoghi. Ne è un esempio la piattaforma 3DExperienceCity creata da Dassault Systèmes: si tratta di un «Digital Twin della città capace di acquisire i cambiamenti mentre si verificano nel tempo» spiega Guido Porro, managing director di Dassault. «Il feedback continuo tra il modello fisico della città dinamica e la città virtuale assicura che entrambi si rappresentino a vicenda; il primo per dire cosa sta succedendo e il secondo per simulare e di conseguenza valutare
l’impatto degli interventi futuri. In altre parole, il Digital Twin della città è un system of systems, capace di raccordare l’ambiente costruito e i servizi annessi». La multinazionale francese ha studiato soluzioni per l’edilizia «adottando un approccio analogo a quello dei nostri settori di origine, l’aerospaziale e l’automotive. Un’esperienza che ci ha permesso di andare oltre il Building Information Modeling», ha detto Porro. «Sappiamo che le “Smart Cities” sono state create per rispondere alla crescita esponenziale della popolazione e raccordare la tecnologia disponibile per migliorare la qualità della vita. Oggi bisogna ampliare l’approccio e portare avanti una strategia olistica, capace di considerare i dati raccolti sul territorio come elementi di una piattaforma informatica integrata».
La copia virtuale di una città permette di valutare e prevedere l’impatto degli interventi e acquisire i cambiamenti mentre si verificano nel tempo.
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Hardware e software integrati sono il cuore dello Smart Building Quando a essere presa in considerazione non è solo la gestione del flusso energetico, ma di tutti gli ecosistemi che convivono in una struttura, si parla di smart building. Un settore in costante sviluppo, che nel 2018 in Italia ha prodotto 3,6 miliardi di investimenti (dati del rapporto Smart Building del Politecnico di Milano), con prospettive di crescita del 30% negli anni successivi. Gli investimenti sono stati distribuiti in maniera quasi omogenea tra i tre principali segmenti tecnologici legati al settore: “building devices & solutions” (41%, pari a 1,47 miliardi di euro), “automation technologies” (31%, 1,1 miliardi) e “piattaforme di gestione e controllo” (28%, 1,02 miliardi) «dove gli investimenti in hardware e software l’hanno fatta da padrone – si legge nel rapporto – a riprova della sempre maggior importanza della componente digital».
«All’interno di un edificio possono coesistere diversi hardware o software che controllano in modo più o meno automatico confort, sicurezza delle persone e dei beni, distribuzione elettrica, continuità di servizio, sistemi di prenotazione delle sale, delle scrivanie, sistemi ERP (Enterprise Resource Planning) e molto altro ancora» spiega Ivan Dimitri di Schneider Electric. «Lo Smart Building consiste nell’integrare tra loro tutti questi ecosistemi, lasciando a ognuno la responsabilità di svolgere al meglio le proprie funzioni, ma dotando gli inquilini di un’unica interfaccia. Ne nascono edifici intelligenti capaci di reagire in automatico agli eventi interni garantendo sempre livelli elevati di comfort, sicurezza e sostenibilità. Se l’edificio è in grado di interagire con il suo interno, potrà fare lo stesso con l’esterno, con un altro edificio, per
Gli edifici intelligenti, dove i servizi digitali sono integrati in un’unica piattaforma che ne consente il controllo, sono la nuova frontiera dell’edilizia: tutti gli ambienti possono cooperare tra loro e con l’esterno per migliorare prestazioni ed efficienza.
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esempio, o con un sistema di previsioni meteorologiche (Weather forecast) che renda efficiente la gestione del riscaldamento o del raffreddamento. Chi produce energia in casa, potrebbe installare un sistema in grado di interrogare la rete per decidere se prelevare o immettere elettricità. Tutti gli ambienti integrati possono cooperare tra di loro, dalla singola stanza fino all’intera città. Ecco
perché le soluzioni di Schneider Electric convergono in una piattaforma chiamata EcoStruxure – continua Ivan Dimitri –. Utilizza solo protocolli di comunicazione standard e aperti, per consentire lo scambio di informazioni e servizi tra i diversi domini in modo nativo e garantire l’interazione con altre piattaforme esterne in grado di portare valore aggiunto e servizi».
Allargare l’orizzonte del digitale ai costi e alla contabilità Per la multinazionale tedesca Sap, il Digital Twin deve essere concepito in un’ottica più ampia. «Sap aggiunge alla gestione la parte di costi e contabilità in modo che le scelte nel governo dell’asset (come l’utilizzo delle sale) possano essere allocate per centri di costo» spiega Alberto Del Santo, Business Development Manager di Sap. Abbracciare il Digital Twin, secondo Sap, non significa soltanto introdurre nuovi software e nuove
piattaforme in azienda, ma essere pronti a un cambio di mentalità per estendere il processo all’intera organizzazione. Definire un modello unificato può infatti creare un valore esteso non solo dove il dato viene prodotto. «A questo Sap affianca soluzioni come la Visual Enterprise, che può acquisire file vettoriali da oltre 120 fonti e ricreare il digital twin di un prodotto con dati strutturali e caratteristiche fisiche».
Il Digital Twin può essere utilizzato in diverse fasi e per scopi lontani tra loro: In fase di preprogettazione. Per studiare il contesto in cui l’edificio o l’asset deve essere inserito in modo da connetterlo con l’ambiente circostante. Per renderlo efficiente si possono raccogliere dati sulle condizioni climatiche, sulle infrastrutture o
sull’organizzazione cittadina e ricreare fedelmente la realtà in maniera virtuale.
In fase di progettazione. Per stressare e testare le caratteristiche dell’asset e raccogliere dati utili anche per altri progetti.
Nell’uso quotidiano. Per gestire i processi, tra cui quelli energetici, semplificandone installazione e consultazione, anche attraverso l’uso di realtà aumentata e realtà virtuale in modo da agevolare il lavoro dei tecnici.
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A regime. Per effettuare la necessaria manutenzione, preventiva o predittiva, in base alle informazioni trasmesse dall’edificio.
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Il Digital Twin AL SERVIZIO DEI grandi impianti di riscaldamento La produzione di Digital Twin per caldaie industriali o di grandi condomini porta benefici a chi produce e a chi compra: permette di vendere prodotti efficienti, personalizzando le offerte, e offre al cliente uno strumento flessibile per controllare e gestire in autonomia l’impianto installato. Ecco l’esperienza di ICI Caldaie che ha già lanciato sul mercato la sua serie, completa di gemello virtuale. Una delle applicazioni più interessanti del Digital Twin riguarda il settore delle caldaie industriali o di grandi condomini. I vantaggi sono diversi: abilita nuovi moservizi pre e post vendita». Lo scopo è quello di ricreare delli di business, favorisce la pratica di manutenzioni una copia dell’oggetto in tutti i suoi aspetti, geometrici predittive, aiuta a prevedere consumi ed emissioni. E, e fisici. «Le difficoltà nel riprodurre digitalmente il funsoprattutto, permette di progettare caldaie in grado di zionamento dei sistemi sono dovute alle tecniche utilizrispondere sempre di più alle necessità del cliente offrenzate. Il problema principale è determinato dalla qualità do loro uno strumento flessibile (il Digital Twin stesso). «Nelle nostre applicazioni il DiFare lavoro di squadra tra i professionisti del Data gital Twin è una copia fedele, in formato digitale, di singole Science e quelli del settore in cui si opera è uno degli componenti» spiega Marco Tognoli, che insieme a Giorgio Zof aspetti fondamentali per progettare il Digital Twin e Alessandro Morelli sta lavoe dalla quantità delle informazioni raccolte sul set di dati rando sulla costruzione di gemelli digitali per ICI caldaie. e sullo stato di salute dei sensori. Per venirne a capo, «Queste possono essere combinate tra loro per riprodurè necessario abbinare la conoscenza statistica a quella re, in maniera virtuale, il funzionamento di sistemi molto più complessi con l’obiettivo di ampliare il catalogo di del mondo dei generatori e fare lavoro di squadra. Noi
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abbiamo affiancato alle figure storiche aziendali, e al loro analisi di affidabilità dei componenti. Misurano la tembagaglio di conoscenze sullo sviluppo e la manutenzione peratura e la pressione, la portata di acqua e vapore, il di caldaie, le più moderne competenze di Data Science». relè di stato, e altro ancora, ma la platea si allargherà La diversità di competenze è una delle criticità comusoprattutto in ambito elettrico». ne a tutte le iniziative in cui è necessario far collaborare ICI Caldaie ha recentemente prodotto il Digital Twin per esperti nella gestione e nell’elaborazione dati con altri la serie Ecovapor. «Lo abbiamo realizzato tramite un apaltamente specializzati nel settore operativo. «Per esemproccio fisico a blocchi. In questo modo possiamo usarpio nelle caldaie industriali – spiega Morelli – i problemi lo ad ampio spettro: come strumento commerciale per riguardano soprattutto la definizione delle grandezze formulare proposte di installazione che corrispondano termodinamiche in ingresso e in uscita. Le simulazioni fluidodinaUna delle criticità nel progettare Digital Twin di miche partono da un disegno tridicaldaie è nella scelta dei sensori da installare e dei mensionale a cui vengono applicati i valori di grandezze come la pressiomodelli matematici a cui far gestire i dati ne, la temperatura, la composizione chimica rilevata durante le campagne sperimentali, e via sempre di più al fabbisogno reale di vapore del cliente; e dicendo. Ogni volta che l’uomo o la macchina sbaglia a come strumento di sviluppo del prodotto per il miglioramisurare un valore, l’errore si ripercuote sul modello. E mento dei progetti di caldaie mediante simulazioni. Allo non è l’unico limite da superare. I modelli matematici stesso tempo abbiamo replicato virtualmente caldaie che si impiegano per ricreare la realtà non sono univoci. per la produzione di acqua calda della serie Greenox BT Non esiste infatti un’unica equazione in grado di descriCond tramite tecniche data-driven». Grazie all’Intellivere tutto, ma ne esistono diverse per ogni branca: mecgenza Artificiale i modelli virtuali di caldaia sono in gracanica, termodinamica, ottica, ecc… . L’abilità consiste do di imparare dalle informazioni ricevute in maniera nel saper scegliere quelle necessarie, consapevoli degli autonoma (Machine Learning). «Il modello di Machine errori intrinsechi ai modelli stessi». Learning – continua Tognoli – replica il funzionamenIl percorso per creare il Digital Twin di una caldaia inizia to termico partendo dai dati registrati presso la singola «dallo sviluppo di un sistema di monitoraggio e containstallazione: il Digital Twin generato tramite algoritmi bilizzazione dei consumi termici per il mercato residendi Machine Learning è unico per ogni numero seriale. ziale. Un approccio che è stato poi ampliato al settore E il cliente possiede, oltre alla caldaia, anche il proprio commerciale e industriale e oggi offre la possibilità di Digital Twin, che costituisce la base del servizio di efficontrollare da remoto le caldaie abbinandole a una serie cientamento energetico offerto. Tramite le potenzialità di sensori. Questi sensori sono stati scelti con l’obiettivo delle tecniche di Machine Learning è possibile duplicare di migliorare l’efficienza dei sistemi durante la normale digitalmente gli impianti per tutte le tipologie di caldaie ad oggi prodotte da ICI Caldaie». d.b operatività e servono a compiere diagnosi energetiche e
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SMART BUILDING PERFORMANCE
EFFICIENZA&ENERGIA
La servitizzazione sta prendendo piede tra le aziende di tutti i settori. Ma per renderla effettiva c’è bisogno di adeguare macchine e prodotti a nuove funzioni e tecnologie. Un team di aziende sta sperimentando un gateway in grado di acquisire dati certi sulle prestazioni di un edificio intelligente. Il sistema che hanno inventato raccoglie le informazioni in modo automatico dialogando con gli ioT installati e garantendo l’integrità della fonte. Negli ultimi anni, complice la crisi economica e le esigenze ambientali, si è passati dalla predilezione all’acquisto di un bene durevole, come ad esempio un’auto, alla necessità di pagarne solo il suo utilizzo. E le aziende si stanno adeguando. La servitizzazione sta prendendo sempre più piede nel settore degli impianti industriali, delle pompe e perfino delle caldaie. Non sono più solo i motori degli aerei a essere venduti per ore di volo: quest’approccio si sta spostando anche agli altri settori, ma necessita di nuove tecnologie in grado di abilitare queste funzioni, di nuove modalità di progettazione delle macchine e di prodotti pensati per essere continuamente aggiornati, come nella logica di un software. Una sperimentazione è in corso su un edificio intelligente gestito da CPL secondo un contratto di facility management: eFm, Intellienergy e UniquID, una startup che lavora a cavallo tra IoT, blockchain e sicurezza informatica, hanno realizzato un gateway che monta un notarizzatore per reperire e registrare su
La tecnologia di UniquID può essere applicata ovunque ci sia la necessità di raccogliere, archiviare e garantire la certezza dei dati in automatico.
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blockchain tutti i dati relativi al consumo dello smart building. Quando si gestisce un asset per conto terzi, infatti, si deve garantire il rispetto dei livelli di servizio in termini di microclima da mantenere nel corso della giornata (per esempio temperatura e umidità) e di consumi energetici (riscaldamento e luce). In base ai servizi erogati viene calcolato il corrispettivo da pagare ed eventualmente si applicano le penali. Per questo è fondamentale garantire a cliente e fornitore che i dati relativi a ciò che è stato realmente erogato siano corretti, non manipolabili e inequivocabili. Spesso, invece, l’azienda che gestisce gli asset è la stessa che recupera, memorizza e presenta i dati, con inevitabili contestazioni e relativi costi di gestione
delle pratiche, spesso conflittuali. Un problema che si presenta spesso anche durante gli interventi delle ESCo. Il gateway realizzato da UniquID, invece, è integrato con un wallet che lo abilita a scrivere in blockchain, assicurando l’integrità dei dati rilevati sul campo. Non solo. Il wallet è impostato per dialogare solo con sensori, sonde o controller abilitati. I dati così raccolti consentono di risalire con precisione alla fonte di origine e non sono alterabili, schermando di fatto i tentativi di hackeraggio e rendendo il sistema sicuro. Questa tecnologia può essere applicata non solo agli smart building, ma ovunque ci sia la necessità di raccogliere, archiviare e garantire la certezza dei dati in automatico. Ecco perché è un elemento chiave nel processo di servitizzazione. Una volta costruiti parametri e algoritmi di riferimento il modello pensato da UniquID può essere inserito in qualsiasi punto della catena produttiva per valutare e verificare, ex post o in diretta, se i valori e i parametri impostati dalla linea produttiva sono stati rispettati. Il wallet e la relativa notarizzazione possono essere considerati come un ente terzo, che si limita a registrare e salvare una serie di dati inequivocabili e certi. In questo modo il servizio reso potrebbe essere, caso per caso, dimostrato e magari, per fare un esempio, pagato direttamente (con smart contract) al raggiungimento di certi obiettivi. L’idea è quella che il sistema possa essere utilizzato lungo le filiere produttive del packaging come per i blister delle pillole, ovunque si scelga di controllare ampie produzioni inserendo delle fasi intermedie di controllo qualità. Lo strumento non rappresenta in sé una garanzia della qualità del dato, se non per l’origine dello stesso. Prendere il dato alla fonte (dall’elemento IoT che lo produce), eliminando potenziali errori di trascrizione e riducendo le possibilità di manipolazione, è in ogni caso elemento di garanzia che aumenta il valore del dato stesso instaurando una relazione di fiducia “automatica” fra sistemi delle filiera e quindi fra i soggetti che li gestiscono e ne fanno business. Come ogni automazione, anche quella della fiducia produce efficienza e apre nuove opportunità. d.b.
Prendere il dato alla fonte significa eliminare tutti i potenziali errori di trascrizione e ridurre la possibilità di manipolazione da parte di terzi.
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EFFICIENZA&ENERGIA
CASA A IMPATTO ZERO La meccanica nell’edilizia è la chiave per realizzare una vera transizione ecologica
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Quanto incide la qualità dell’acqua sull’efficienza delle caldaie? Le tecnologie per il trattamento dell’acqua rientrano negli incentivi del Superbonus. È previsto un recupero di efficienza del 15-17% e un risparmio economico sulla bolletta
L
’efficienza degli impianti di riscaldamento passa anche dalla qualità dell’acqua. Dal trattamento dell’acqua è infatti possibile un recupero di efficienza delle caldaie tra il 15 e il 17% all’anno, cui aggiungere il 5-6% sul circuito di riscaldamento. Le emissioni di CO2 dipendono infatti dall’efficienza energetica degli impianti di riscaldamento, quindi è importante una pulizia periodica delle caldaie. «Anche se la caldaia è in condizioni ottimali – spiega Lauro Prati, Presidente di Aqua Italia (l’Associazione Costruttori Trattamenti Acque Primarie federata Anima Confindustria) – ma negli impianti sono presenti depositi di calcare e fanghi, l’efficienza termica ed energetica ne risentirà molto. Se i termosifoni sono caldi per metà a causa della presenza di depositi si avrà una barriera allo
scambio termico e quindi sarà necessario tenerli accesi più del dovuto per ottenere la temperatura desiderata». Le associazioni di categoria stanno lavorando per migliorare le condizioni dell’aria. È quindi fondamentale sensibilizzare i cittadini ad attuare interventi di efficientamento energetico sugli impianti termici, che, insieme al traffico, costituiscono una delle principali fonti di emissione inquinante all’interno delle città italiane. Oltre a garantire la sicurezza degli ambienti domestici, gli interventi di manutenzione riducono le emissioni degli inquinanti e favoriscono il risparmio energetico. Aqua Italia sottolinea che per la messa a punto sono necessari interventi poco invasivi come la filtrazione, il condizionamento chimico e l’addolcimento. «Se poi, – aggiunge Prati – nel circuito di
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acqua sanitaria vi è depositato del calcare, anch’esso isolante termico, sarà necessario tenere accesa per più tempo la caldaia per portare l’acqua alla temperatura desiderata: il risultato è un maggiore inquinamento e l’aumento dei costi per l’utente». Trattare l’acqua domestica è una scelta vantaggiosa da più punti di vista poiché garantisce la diminuzione della dispersione di energia con un conseguente beneficio per l’ambiente e un sensibile risparmio economico: -20% sulla bolletta dell’energia (gas e luce). Dal 1° luglio 2020 è anche un’opportunità imperdibile, perché i dispositivi di trattamento dell’acqua rientrano a pieno titolo anche nell’ambito degli sgravi riconosciuti dal Superbonus come interventi aggiuntivi (c.d. interventi trainati) perché tecnologie green. In altre parole si applica l’aliquota del 110% a tutti gli interventi di filtrazione, condizionamento chimico, addolcimento (già agevolati dall’Ecobonus) nei limiti di spesa vigenti, a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi principali (c.d. interventi trainanti) previsti dal DL Rilancio.
Etichettatura Energetica e Ecodesign Dai gas refrigeranti ai nuovi obblighi previsti dai regolamenti europei
D
al 1 marzo 2021 tutti i gruppi di “prodotto connessi all’energia” dovranno rispettare i regolamenti europei in materia di Etichettautra energetica ed Ecodesign. La progettazione ecologica dei prodotti connessi all’energia (tutti quelli che consumano energia) rientra nella strategia dell’Ue finalizzata all’ottimizzazione delle prestazioni dei prodotti stessi, conservando allo stesso tempo le qualità d’uso e riducendo l’impatto ambientale. I regolamenti Ecodesign (2019/ 2024) ed Etichettatura energetica (2019/2018) sono stati pubblicati il 5 dicembre 2019 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Nel comparto delle tecnologie alimentari interessano particolarmente il settore della refrigerazione commerciale e industriale. I regolamenti richiedono l’utilizzo di gas refrigeranti con un impatto ambientale minimo, massima efficienza energetica degli impianti e, per i prodotti commerciali, un’etichetta stampata conforme alla legge per indirizzare i consumatori verso le tecnologie più efficienti e rispettose per l’ambiente. In Italia vige il regolamento F-Gas (attuato dal Dpr 146/2018) per il controllo dell’utilizzo dei gas serra nel territorio nazionale.
Tale regolamento comprende la creazione di una banca dati per la raccolta delle informazioni relative alle vendite di gas fluorurati e alle attività di installazione, manutenzione, riparazione e smantellamento delle apparecchiature contenenti F-Gas, che possono essere fatte unicamente da imprese certificate e regolarmente iscritte al registro telematico nazionale. «È diventato fondamentale – dichiara il presidente di Assocold, Fran-
cesco Mastrapasqua – soddisfare la domanda europea – e mondiale – di prodotti più efficienti per ridurre il consumo di energia e di risorse. Il settore della refrigerazione commerciale ha già fatto grandi passi avanti, pensiamo che gli obiettivi di sostenibilità posti per il 2030 siano pienamente raggiungibili. I nuovi regolamenti su Etichettatura energetica ed Ecodesign (relativi agli apparecchi di refrigerazione con funzione di vendita diretta) hanno posto nuove sfide per il settore, confermando in parte la linea direttiva seguita negli ultimi anni». Inoltre, è stato attivato il database Eprel (Eu product database for Energy labelling), istituito con il duplice obiettivo di poter essere utilizzato dalle autorità di controllo per l’attività di sorveglianza del mercato e rendere pubblicamente disponibile online la lista dei prodotti etichettati. «Dobbiamo arrivare al 1° marzo 2021 già pronti, senza dubbi e in linea con le richieste del mercato europeo» conclude Mastrapasqua.
Certificati bianchi, futuro incerto Come mai si sta registrando una flessione nella presentazione dei progetti di efficientamento energetico
C
hiamati anche Titoli di efficienza energetica (Tee), i certificati bianchi stanno conoscendo un “periodo di crisi”. Rilasciati dal Gse, i Titoli di efficienza energetica certificano un risparmio di energia attra-
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verso interventi e progetti di incremento dell’efficienza energetica. Inizialmente questo meccanismo di incentivazione era stato accolto positivamente, poiché comprendeva lavori di efficientamento energetico in tutti i
settori industriali e stimolava le aziende a ridurre il consumo di energia; un certificato per ogni Tonnellata equivalente di petrolio (Tep) risparmiato. Sul sito del Gse leggiamo «oltre ai distributori di energia, possono partecipare al meccanismo anche altri soggetti volontari, tipicamente le società di servizi energetici (Esco) o le società che abbiano nominato un esperto in gestione dell’energia (Ege) certificato. I soggetti volontari sono tutti gli operatori che liberamente scelgono di realizzare interventi di riduzione dei consumi negli usi finali di energia, e a cui si riconosce il
diritto a ricevere la corrispondente quantità di certificati bianchi». Con il passare del tempo e l’aumentare delle richieste molte aziende si sono ritrovate a dovere seguire procedure differenti da quelle comunicate per la richiesta dei Tee, a dovere rispettare regole non scritte, fino al rigetto delle pratiche da parte del Gse – spesso a causa di errate interpretazioni del regolamento. Nel peggiore dei casi, è stata richiesta la somma economica di incentivazione già concessa all’azienda beneficiaria. Quanti sono i Titoli di efficienza energetica rilasciati nel 2019 dal Gse?
Il rapporto annuale Certificati bianchi 2019 – a cura del Gse – dice che sono 2.907.695 i Titoli di efficienza energetica riconosciuti nel 2019, con una flessione di circa il 24% rispetto ai titoli riconosciuti nel 2018. E i risparmi di energia primaria certificati nel 2019 sono pari a 957.091 Tep – Tonnellate equivalenti di petrolio. La maggior parte dei progetti di efficienza energetica realizzati nel 2019 presentati al Gse proviene dal settore industriale, esattamente il 58%, il resto da interventi relativi al settore civile (31%), settore reti e trasporti (6%) e all’illuminazione (5%).
“Led”, un progetto efficiente per i sistemi di pompaggio e le water utilities Partiti il 22 ottobre i seminari green promossi da Assopompe e CeSMA
“
Led” per la riduzione dei consumi. L’acronimo si legge “Low energy day”, un ciclo di seminari pensato e organizzato da Assopompe con CeSMA per favorire la diffusione delle norme, dei regolamenti e degli sviluppi tecnologici in tema di risparmi energetici tra i gestori delle reti idriche e delle multiutilities, in particolare tra gli ingegneri incaricati della progettazione degli impianti di pompaggio per acque chiare e acque reflue.
Il primo appuntamento è stato organizzato il 22 Ottobre con Gori, gestore del Servizio Idrico Integrato dell’Ambito Distrettuale SarneseVesuviano della Campania, che accogliendo la proposta di Assopompe, ha dimostrato di avere tra i suoi principali obiettivi quello di rendere efficiente, efficace ed economica la gestione della risorsa acqua. Sul territorio campano, nello specifico nel napoletano, sono presenti
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diverse realtà che rappresentano un’eccellenza italiana. Sono poche, tuttavia, le industrie nei settori della meccanica tradizionale e si soffre, come nel resto d’Italia, di un cronico ritardo negli investimenti per le
infrastrutture. Allo stesso tempo, la preparazione universitaria riesce a garantire degli ottimi livelli, cercando una formazione strettamente legata con il contesto produttivo internazionale. Il nuovo polo universitario della Federico II, sorto nell’ex area industriale di Napoli Est raccoglie i laboratori più avanzati, che richiamano studenti su discipline innovative, come nel caso della Apple Developer Academy, o che si aprono a ricerche scientifiche e collaborazioni con tutto il mondo. Il laboratorio HELab – Hydro Energy
Lab, diretto da Armando Carravetta, è stato creato e certificato per la qualifica delle pompe e dei gruppi di pompaggio secondo la direttiva EC 547/2012 sull’Ecodesign. Questo laboratorio rappresenta ora un riferimento per i costruttori italiani, ha fornito supporto nello sviluppo di standard europei, è un efficace strumento per il finanziamento di progetti internazionali. Altro punto toccato durante il primo seminario “Led” è stato il progetto Redawn che nasce come finanziamento europeo per l’area interregio-
Piano nazionale integrato energia e clima, gli obiettivi per il 2030 e il 2050 Iniziato nel 2018, propone un percorso di decarbonizzazione per quanto riguarda edifici e tecnologie
U
n grande passo avanti per accelerare il processo di decarbonizzazione in Italia. Il ministero dello Sviluppo economico ha pubblicato nel gennaio 2020 il testo definitivo del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, predisposto con il ministero dell’Ambiente e il ministero delle Infrastrutture, che recepisce
le novità contenute nel Decreto legge sul Clima nonché quelle sugli investimenti per il Green new deal previste nella Legge di bilancio 2020. In questo processo si inseriscono le misure inserite nell’Ecobonus e nel Superbonus, due strumenti realizzati anche grazie al contributo di Assotermica tramite proposte, idee e progetti ri-
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nale atlantica, che include Portogallo, Spagna, Francia, Irlanda e Regno Unito. È finalizzato alla riduzione dei consumi energetici delle reti idriche, tramite impieghi innovativi delle elettropompe, che possono essere impiegate per il recupero dell’energia dissipata nelle valvole di regolazione. L’obiettivo per il 2021 di Assopompe e CeSMA è di sviluppare ulteriormente l’iniziativa Led e proporla in maniera strutturata a tutte le multiutilities del territorio italiano.
volti direttamente ai ministeri coinvolti. L’obiettivo generale è un’accelerazione del percorso di decarbonizzazione, considerando il 2030 come una tappa intermedia verso una decarbonizzazione profonda del settore energetico entro il 2050 e con l’integrazione della variabile ambiente nelle politiche pubbliche. Con il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima vengono infatti stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO₂, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento. L’Italia condivide quindi l’orientamento comunitario teso a rafforzare l’impegno per la decarbonizzazione dell’economia e intende promuovere un Green new deal, “inteso come un patto verde con le imprese e i cittadini, che consideri l’ambiente come motore economico del paese”.
«L’obiettivo dell’Italia – ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli – è quello di contribuire in maniera decisiva alla realizzazione di un importante cambiamento nella politica energetica e ambientale dell’Unione europea, attraverso l’individuazione di misure
condivise che siano in grado di accompagnare anche la transizione in atto nel mondo produttivo verso il Green new deal». In fase di revisione della Legge di Bilancio 2021, Assotermica ha espresso alcune proposte direttamente al ministro Stefano Patuanelli presente
Climatizzazione: gli italiani hanno scelto tecnologie più avanzate Il settore della climatizzazione
ha vissuto un notevole incremento dei valori di produzione nel 2019, che si è dovuto arrendere alla crisi di quest’anno
I
mesi dell’emergenza Covid hanno falsato ogni statistica, ma la fotografia dell’Italia realizzata da Assoclima (l’associazione sistemi di climatizzazione) nel primo trimestre dell’anno racconta un trend importante: l’anno scorso, in Italia, abbiamo acquistato sistemi di climatizzazione più avanzati tecnologicamente. L’indagine ha evidenziato un trend positivo per tutte le tecnologie, e, a un aumento delle unità vendute, è corrisposto (in 6 casi su 7) un incremento percentuale ancora maggiore dei valori di vendita. L’indagine è riferita al solo mercato
Italia – escluse quindi la produzione e l’esportazione. Il dato più evidente di questo trend è fornito dalle unità di trattamento aria: a un aumento dei volumi di vendita del 1,8% è corrisposto un +11,6% di valore. Il gap si spiega ipotizzando in questo caso la vendita di soluzioni più complete. Stesso trend positivo per le altre tecnologie nel 2019. L’analisi evidenzia un andamento positivo per il mercato dei condizionatori packaged e rooftop, che a fine dicembre 2019 riportano un incremento del 14% a volume e del 29,8% a valore. Ancora in crescita il trend delle apparecchia-
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al webinar del 2 dicembre “Confronto tra industria e politica sulle misure e il futuro del Superbonus”, con la necessità di rinforzare Ecobonus e Superbonus in un’ottica di rilancio dell’economia e di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici.
ture idroniche condensate ad aria, in particolare delle versioni a pompa di calore (+11,4% a volume e +14,5% a valore), portando il comparto (raffreddamento + riscaldamento) a chiudere il 2019 con incrementi del 9,5% a volume e del 11,5% a valore. Situazione analoga per i gruppi refrigeratori di liquido con condensazione ad acqua, per tutte le tipologie di ventilconvettori (+8,3% a valore) e per le apparecchiature a espansione diretta. Il 2020 ha visto una battuta d’arresto per un settore che stava crescendo a ritmi serrati, con -4,2% previsto dall’Ufficio studi Anima nel 2020. Un calo comunque minore rispetto a molti altri comparti rappresentati da Anima Confindustria, dove le perdite di fatturato hanno raggiunto anche la doppia cifra percentuale. Se i dati sul mercato interno restano più o meni stabili, complici anche le misure di incentivazione previste da Ecobonus e Superbonus, è l’export a segnare un calo più accentuato di fatturato portando il settore sotto il miliardo di esportazioni (-8,3% rispetto al 2019).
Progetto HARP: ora tocca ai consumatori Riqualificare i vecchi impianti i riscaldamento per diminuire l’inquinamento
«F
atte le tecnologie, bisogna fare i consumatori». Un’improbabile citazione che potrebbe, però, riassumere gli obiettivi raggiunti e i prossimi passi del progetto Harp (Heating Appliances Retrofit Planning). Se, da un lato, i traguardi europei per il 2020 prevedevano lo sviluppo di tecnologie sempre più efficienti e meno inquinanti, l’obiettivo di Harp è sensibilizzare l’utente finale, informarlo sull’esistenza di impianti a basse emissioni e sul possibile risparmio economico che deriva dall’acquisto delle nuove tecnologie. Finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020, il progetto Harp coinvolge cinque stati membri - Italia, Portogallo, Spagna, Francia e Germania - e 18 soggetti partecipanti. Per l’Italia è membro di progetto l’associazione Assotermica, federata a Anima Confindustria, insieme ad Enea e Eurac Research. Informare l’utente finale L’efficientamento degli apparecchi esistenti richiede una maggiore consapevolezza di ciascuno. Un cambiamento di mentalità che potrebbe avvenire se fossero disponibili e trasparenti diverse opzioni di scelta:
con Harp sarà possibile. Il progetto si pone di far conoscere al consumatore i vantaggi derivanti dalla sostituzione dei vecchi apparecchi, destinati al riscaldamento degli ambienti e alla produzione di acqua calda sanitaria, e il potenziale risparmio raggiungibile con nuovi apparecchi ad alta efficienza. L’obiettivo è di coinvolgere 1,5milioni di consumatori, tra cui circa 10mila persone potrebbero decidere di rendere più efficiente il proprio sistema di riscaldamento. Per avere una maggiore conoscenza delle scelte dei consumatori e la motivazione che spinge a cambiare un impianto di riscaldamento, è stato veicolato un questionario nei cinque paesi che hanno aderito al progetto. Tra le domande, i motivi per cui un consumatore passerebbe ad un impianto ad alta efficienza energetica (dal costo, all’estetica, al miglioramento della qualità dell’aria), quanto incide l’etichettatura sull’acquisto
di Simone Gila
e una valutazione della conoscenza e della sensibilità del partecipante riguardo a soluzioni green e a basso impatto ambientale. Come funzionerà la valutazione di Harp? Attraverso l’applicazione HARPa i consumatori e i professionisti del settore potranno ottenere l’etichetta energetica degli apparecchi di riscaldamento esistenti. L’applicazione fornirà anche una stima dei costi associati all’impianto di riscaldamento installato (consumo di energia, manutenzione, etc..), una panoramica delle alternative più efficienti disponibili sul mercato, insieme ai connessi benefici, quali risparmio economico ed energetico, riduzione delle emissioni di CO2, miglioramento del comfort indoor. Per motivare i cittadini alla sostituzione degli apparecchi esistenti con altri a più alta efficienza saranno, inoltre, indicati gli incentivi e i mec-
Harp è un progetto europeo che punta a sensibilizzare l’utente finale, informarlo sull’esistenza di impianti a basse emissioni e sul possibile risparmio economico che deriva dall’acquisto delle nuove tecnologie.
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L’obiettivo è di coinvolgere 1,5 milioni di consumatori, tra cui circa 10 mila persone potrebbero decidere di rendere più efficiente il proprio sistema di riscaldamento. canismi finanziari disponibili a livello nazionale. HARPa sarà disponibile in due versioni diverse: una “base” per i consumatori e una avanzata dedicata ai professionisti che saranno in grado di fornire ai loro clienti indicazioni più dettagliate in merito alle soluzioni sostitutive adatte alle loro esigenze. Perché sostituire la caldaia? Oggi l’apparecchio viene sostituito quasi esclusivamente quando si rompe e non c’è quindi tempo per riflettere e fare un investimento più mirato. È bene invece sapere che negli edifici circa l’80% dei consumi è associato al riscaldamento e alla produzione di acqua calda sanitaria, pertanto l’incidenza in bolletta è elevatissima. È evidente, quindi, che il cambio della vecchia caldaia con una moderna può portare a grandi benefici sia per il singolo che per la collettività (in termini di riduzione del fabbisogno energetico del nostro Paese, di riduzione delle emissioni). Gli stessi edifici producono il 36% delle emissioni di gas serra. Nell’UE sono installate all’incirca 126 milioni di caldaie di cui circa il 60% risulta inefficiente. Per portare un caso pratico basta considerare un appartamento di 100mq a Milano in classe G. Se volessimo riqualificare il vecchio impian-
to con caldaia convenzionale con un apparecchio ibrido, otterremmo un risparmio di energia finale di circa il 52% e un taglio dei costi in bolletta di almeno il 37%; tutto questo senza considerare l’altro grande beneficio che è la riduzione delle emissioni di ossidi di azoto in quantità superiori all’80%. Nel settore dell’edilizia, che contribuisce in maniera rilevante al raggiungimento degli obiettivi di riduzione
riqualificazione complessi, vi sono innumerevoli possibilità per fare efficienza energetica nell’interesse dell’ambiente e - non da ultimo - per avere una bolletta più “leggera”. In tal senso, il progetto HARP intende mettere il consumatore al centro, in linea con le politiche europee, per renderlo un soggetto attivo nella scelta del proprio impianto di riscaldamento. L’idea è quella di utilizzare uno strumento semplice, immediato e ormai noto al consumatore, qual è l’etichetta energetica, in modo innovativo ovvero adottandola anche alle caldaie installate e già funzionanti nelle nostre case. Così facendo, ogni famiglia potrà avere un’indicazione
Il cambio della vecchia caldaia con una moderna può portare a grandi benefici sia per il singolo che per la collettività, in termini di riduzione del fabbisogno energetico del nostro Paese, e di riduzione delle emissioni. dei consumi energetici e incremento nell’uso delle fonti rinnovabili fissati dalla Comunità europea e vincolanti per tutti gli Stati Membri, una delle sfide più importanti è quella di riqualificare l’enorme parco impiantistico. Ad oggi, infatti, sono installati nelle case degli italiani milioni di impianti termici, che potrebbero essere resi più efficienti se solo se ne conoscessero le potenzialità. Da una gestione del riscaldamento più consapevole fino a interventi di
Gli edifici producono il 36% delle emissioni di gas serra. Nell’UE sono installate all’incirca 126 milioni di caldaie di cui circa il 60% risulta inefficiente.
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della classe energetica della propria caldaia e questa maggior conoscenza potrà essere il primo passo per valutare cosa poter fare per migliorare il proprio livello dei consumi. Oggi il tasso di sostituzione degli apparecchi di riscaldamento è inferiore al 4% sul parco installato; ciò significa che nella maggioranza dei casi gli apparecchi e gli impianti vengono toccati solo quando si rompono o danno dei problemi. Al termine del progetto triennale l’auspicio è di aver creato le condizioni (soprattutto culturali ma anche legislative) per incrementare questo valore percentuale, a testimonianza della giusta attenzione che dovrà essere riposta verso tecnologie che contribuiscono all’80% dei consumi delle nostre case e che sono in continua evoluzione.
Informazione pubbliredazionale
ERP
European Recycling Platform European Recycling Platform leader in Europa nella gestione delle attività di raccolta, trattamento e riciclo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) e di pile e accumulatori portatili (RPA) Partnership tra Anima e Consorzio ERP Italia per semplificare la gestione della conformità nei paesi Europei È attiva la partnership con il Consorzio ERP Italia e l’organizzazione internazionale di cui fa parte per offrire a tutti gli associati della confederazione i vantaggi esclusivi derivanti da questa collaborazione. Il Consorzio ERP Italia, senza scopo di lucro, gestisce gli obblighi normativi in capo ai Produttori ai sensi della Direttiva Europea 2012/19/EU recepita con D.Lgs. 49/2014 per le AEE (apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e del D.Lgs 188/2008 per Pile e accumulatori. Aderendo ad ERP, i Produttori possono beneficiare di una serie di vantaggi economici e di attività formative ed informative sulla corretta gestione del fine vita, non solo in Italia ma anche in Europa. Inoltre, hanno la possibilità di essere sempre aggiornati su argomenti tecnico-normativi che riguardano la conformità in materia RAEE, Pile, Fotovoltaico. Nell’ambito di questa collaborazione, tutti gli associati alle associazioni Anima possono rivolgersi al Consorzio ERP Italia per ricevere un valido aiuto ed un supporto operativo alla gestione semplificata di tutti passaggi che sono necessari ad affrontare gli adempimenti previsti.
A chi si rivolge il Consorzio ERP Italia Le aziende che producono o importano e distribuiscono apparecchiature e prodotti quali per esempio: pompe elettriche, prodotti elettrici o informatici, PC, computer, stampanti, grandi elettrodomestici, piccoli elettrodomestici, apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni, apparecchiature di consumo e condizionatori, apparecchiature di illuminazione, strumenti elettrici ed elettronici, giocattoli e apparecchiature per il tempo libero e lo sport, dispositivi medici, strumenti di monitoraggio e di controllo, distributori automatici, pile, batterie e accumulatori, pannelli fotovoltaici, possono avvalersi del Consorzio ERP Italia e del gruppo internazionale di cui è partner per la raccolta e il riciclo dei RAEE domestici e professionali sia in Italia che all’estero al fine di assolvere agli obblighi normativi nei diversi paesi, tramite un unico interlocutore. I servizi offerti spaziano dall’analisi degli obblighi legislativi ai servizi di Conformità Normativa, dall’iscrizione ai Registri Nazionali dei Produttori alla comunicazione alle Autorità competenti di informazioni relative ai loro adempimenti. Il Consorzio ERP Italia si occupa anche delle pratiche relative alla compilazione e all’invio delle dichiarazioni, delle richieste di iscrizione e registrazione, della tenuta dei registri attinenti le attività del Sistema e dell’invio di dati relativi alla raccolta, trattamento e riciclo di RAEE/RPA.
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I servizi svolti dal Consorzio ERP Italia comprendono: ■ analisi degli obblighi legislativi in materia di AEE e/o di Pile e Accumulatori; ■ servizi di conformità alle Normative ed alle altre leggi vigenti in materia di RAEE e/o RPA; ■ gestione dei rifiuti il cui assolvimento ai sensi delle normative può essere demandato dal Produttore/Importatore al Sistema; 1vs1 1vs0; ■ comunicazione alle Autorità competenti di dati e informazioni relative agli adempimenti in capo al Produttore/Importatore; ■ iscrizione ai Registri Nazionali dei Produttori/ Importatori; ■ compilazione ed invio di tutte le dichiarazioni in capo al Produttore/Importatore; ■ tenuta registri attinenti le attività del Sistema; ■ invio dei dati relativi alla raccolta trattamento e riciclo dei RAEE e/o RPA; ■ consulenza operativa e formazione; ■ partecipazione ai sistemi collettivi del Gruppo ERP (Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Italia, Irlanda, Israele, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia, Olanda, Regno Unito) o ad altri sistemi collettivi partner (Altri Paesi EU e la Svizzera) per la gestione di RAEE domestici e professionali e/o di RPA portatili, industriali e per veicoli;
Paesi attraverso filiali nazionali, partnership e joint venture ed è l’unica organizzazione paneuropea approvata a fornire soluzioni di conformità per RAEE, RPA e imballaggi che coprono produttori e importatori in 32 Paesi del mondo. Con oltre 28.669 aziende aderenti, e una capacità di riciclo a oggi di oltre 3,5 milioni di tonnellate di RAEE e oltre 67.000 ton di Pile e accumulatori traguardo raggiunto in oltre 14 anni di attività ERP e il gruppo Landbell di cui fa parte è indiscutibilmente un attore chiave nella gestione su scala europea dei rifiuti “tecnologici” e nel campo delle consulenze ambientali. Grazie alla partnership strategica di European Recycling Platform con il Gruppo Landbell, ERP Italia offre alle aziende che operano in più mercati, la possibilità di interfacciarsi con un unico interlocutore che li supporti nella gestione degli obblighi stabiliti dalla normativa di riferimento in tutta Europa. A completamento dell’offerta ERP Italia Servizi che fa parte sempre del gruppo è un intermediario autorizzato alla gestione di tutti i tipi di rifiuti, pericolosi e non, e opera avvalendosi di una rete certificata attiva su tutto il territorio nazionale.
A partire da quest’anno, al fine di fornire agli Associati del Consorzio un ulteriore supporto digitale per semplificare le operazioni annuali di comunicazione dei dati, è disponibile un’area riservata che permetterà loro di inserire in modo semplice e veloce i dati di immesso sul mercato della propria azienda sia per quanto riguarda le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche sia per quanto riguarda le Pile ed Accumulatori. Questo innovativo tool, ad utilizzo esclusivo dei Produttori che hanno scelto ERP, rientra tra i servizi a valore aggiunto offerti gratuitamente con la finalità di porre sempre al centro delle proprie attività i Produttori in quanto considerati parte integrante del Consorzio. Oggi il gruppo di cui fa parte ERP opera in 15
Per richieste di adesione al Consorzio potete scrivere a: segreteriaerp@erp-recycling.org oppure contattare il seguente numero: +(39) 02 89367460
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La mappa della cogenerazione In uno studio elaborato dal Politecnico di Milano, Italcogen e Ufficio studi Anima sono stati mappati 809 impianti di cogenerazione ad alto rendimento (Car), pari a poco più del 50% del parco di cogenerazione italiano.
L
a mappatura della cogenerazione italiana rappresenta una novità: è la prima indagine a livello nazionale che stima il potenziale del mercato per le aziende della cogenerazione al 2025. Un mercato che nel 2019 si è aggirato intorno ai 500 milioni di euro di produzione con una crescita stimata di +0,2%. Realizzata dalla collaborazione tra Italcogen – associazione che riunisce i costruttori e i distributori di impianti di cogenerazione, recupero termico a livello nazionale – Ufficio studi Anima e Politecnico di Milano, la mappatura tiene conto dei dati di produzione e di mercato fino al 2018, e prospetta tre scenari diversi (al 2025) in base a previsioni elaborate sui diversi aspetti considerati.
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Investimenti efficienti Quando si parla di efficienza energetica, viene considerato anche il mercato della cogenerazione. Secondo i dati del Politecnico di Milano, l’ammontare degli investimenti in efficienza energetica realizzati nel 2018 è stato pari circa a 7,1miliardi di euro in Italia, con una crescita rispetto all’anno precedente del 6,3%. Dopo 4 anni di crescita “a doppia cifra” (+10% tra 2016 e 2017), si è verificato un rallentamento nel 2018, dovuto in particolare a un rallentamento della crescita degli investimenti nel settore industriale. Il comparto registra, infatti, un incremento pari al 4,1%, di molto inferiore rispetto al tasso registrato nel 2017 - anche a causa dell’effetto negativo del “decreto energivori”. Cos’è la cogenerazione? Semplificando la cogenerazione si basa sul principio che in una centrale termoelettrica non tutta l’energia introdotta con il combustibile è convertita in energia elettrica: una parte considerevole di tale energia viene dissipata in ambiente, sotto forma di calore “di scarto”. La cogenerazione opera, invece, recuperando la maggior parte di questa energia termica “di scarto”, aumentando di molto l’efficienza nell’uso delle fonti energetiche. Lo stesso principio può anche essere applicato al contrario: molte industrie usano calore ad alta temperatura nei loro processi produttivi e dissipano grosse quantità di calore in ambiente. Recuperando questo calore “di scarto” da un ciclo industriale è possibile generare energia elettrica senza dover bruciare altro combustibile.
Le taglie di un impianto di cogenerazione possono variare da pochi kW elettrici di potenza, ad esempio per applicazioni nel settore residenziale, alle centinaia di MW elettrici per usi nella grande industria e nelle centrali termoelettriche con teleriscaldamento. Gli impianti in Italia Nello studio del Politecnico, Italcogen e Ufficio studi Anima sono stati mappati 809 impianti di cogenerazione ad alto rendimento (Car), pari a poco più del 50% del parco di cogenerazione italiano. Circa il 30% degli impianti è in possesso delle industrie, un 35% in mano al settore residenziale, ed un altro 35% sono in capo al settore Energy, tra cui Esco e Utility. Più del 60% della capacità cogenerativa analizzata è in capo ai player del settore energy. Il 35% è in capo agli industriali, mentre il residenziale occupa una quota dell’1%. Dei 273 impianti appartenenti a Esco, Utility, Facility management e Oem, il 65% (178) è ripartito tra 23 società; il restante 35% è suddiviso tra 73 società. Gli ultimi anni del settore Come già accennato, nel 2018 il mercato della cogenerazione ha registrato un brusco rallentamento, -24% degli investimenti, causato principalmente dall’entrata in vigore del decreto energivori. La conseguenza principale è stata uno “shift” degli investimenti dall’industria energivora all’industria non energivora e con una conseguente riduzione delle taglie medie vendute. Il settore è oggi in evoluzione e ha visto un ampliamen-
Analisi Database CAR Suddivisione per settore Sono stati mappati 809 impianti, pari a poco più del 50% del parco di cogenerazione italiano. La potenza totale degli impianti mappati si attesta intorno ai 5,2 GW, pari a circa il 40 % della potenza installata sul territorio.
35,1% RESIDENZIALE
32,2% ENERGY
IMPIANTI 29,5% INDUSTRIA
1% RESIDENZIALE 35,6% INDUSTRIA
2,6% OEM
La suddivisione degli impianti risulta simile per i settori identificati. Circa il 30% degli impianti sono in possesso delle industrie, un 35% in mano al settore residenziale, ed un altro 35% sono in capo a ESCo, Utility etc. (indicato come settore energy). Minoritaria la quota in capo agli OEM.
POTENZA (MW)
63,1% ENERGY
0,3% OEM Più del 60% della capacità cogenerativa analizzata è in capo ai player del settore energy. Il 35% è in capo agli industriali mentre marginale è la quota allocata al settore residenziale (1%) e OEM (0,6%).
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to dell’offerta , cresciuta in particolare negli ultimi anni con l’ingresso dei fornitori specializzati in efficienza energetica come Esco ed Utility, che ha spinto gli operatori a fornire una sempre maggior gamma di servizi correlati alla semplice vendita dell’impianto. Si sta assistendo quindi a una trasformazione del mercato con uno spostamento dal prodotto verso il servizio. La mappatura degli impianti di cogenerazione ad alto rendimento (Car) ha evidenziato come il mercato della cogenerazione sia particolarmente frammentato con più di 200 operatori (suddivisi tra mondo industriale ed energy), detentori degli impianti di cogenerazione. Mercato della cogenerazione, stime al 2025 Per l’identificazione dei driver che guidano il mercato della cogenerazione, sono state condotte delle interviste dirette sia con operatori di mercato (fornitori di tecnologia ed Esco), sia con operatori industriali con la maggior attitudine all’utilizzo di impianti cogenerativi. Sono stati così riconosciuti 4 fattori caratterizzanti del mercato, che a loro volta sono stati categorizzati in 7 driver. Tra i fattori caratterizzanti spicca l’evoluzione del contesto normativo, che vede da un lato gli effetti del decreto energivori; dall’altro la riforma sui TEE e le incertezze sul futuro del meccanismo… . Incidono sulla stima del potenziale anche l’evoluzione dei modelli di business, oltre ai nuovi paradigmi del mondo energy (come lo sviluppo del teleriscaldamento, o l’apertura al mercato dei Servizi di dispacciamento) e il contesto macro-economico. Considerati questi aspetti, sono stati sviluppati tre diversi scenari di potenziale di mercato al 2025. Il primo
è uno scenario ottimistico, il massimo potenziale che potrebbe essere sfruttato dal settore, con una stima di 666 milioni di euro di investimenti nel 2025. In mezzo uno scenario “as is” che rispecchia la situazione attuale - a livello macro-economico e normativo - prolungata nei prossimi anni, con investimenti a 530 milioni. Lo “scenario vincolato” prevede una decrescita negli investimenti settoriali (436 milioni nel 2025). Nel prossimo futuro Con gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 la cogenerazione trova un ideale collocamento quale strumento per la transizione dal sistema energetico attuale a quello futuro “carbon free”. Nel settore domestico e terziario la sua crescita potrebbe essere favorita sia usando modelli di business consolidati da parte degli operatori (es. contratti servizio energia) nel breve termine, sia sviluppando nuovi modelli di business, che si renderanno disponibili con lo sviluppo delle LecLocal energy communities nel medio termine. Per l’industria nel breve termine va tolta l’incertezza sul meccanismo dei Tee. Nel medio termine, sia le Lec, sia l’apertura al Mercato dei servizi di dispacciamento (Msd) possono dare prospettive di crescita per la cogenerazione. Per favorire gli investimenti in efficienza energetica serve comunque un quadro normativo che evolva in modo prevedibile nel tempo e con regole applicative chiare. Nel lungo termine la cogenerazione sarà poi un efficace strumento per l’efficienza energetica in un’economia decarbonizzata, basata su vettori energetici puliti, quali l’idrogeno “verde” e i biocombustibili. s.g.
Potenziale di mercato al 2025 Overview È interessante sottolineare come in termini di volume di affari, i 3 scenari si discostino in maniera significativa in particolare dal 2023 in poi. In generale, la differenza tra lo scenario vincolato e lo scenario as is risulta meno marca rispetto alla differenza tra lo scenario as is e lo scenario ottimistico. 700
INVESTIMENTI (MLN €)
650
600
SCENARIO OTTIMISTICO
550
SCENARIO AS is SCENARIO vincolato
450
400
2018
2019
2020
2021
2022
2023
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2024
2025
Energy & strategy group Politecnico di Milano
TH
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EXPO & ME CATI l’industria meccanica 726 | 70 70
ORT ERI 71 | l’industria meccanica 726 | No 1 2021
EXPORT&MERCATI
Brexit: addio alla marcatura CE, in Gran Bretagna arriva la UKCA
Era nell’aria. A settembre 2020 è arrivata la conferma. Fra le novità introdotte da Brexit ci sarà anche la sostituzione della marcatura CE con un nuovo marchio. In questo articolo aiutiamo le imprese della meccanica ad adattare i propri prodotti alle nuove regole di conformità. a cura del Team di Ricerca e Sviluppo Easyfrontier
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L
’uscita del Regno Unito dall’Unione europea ha portato, tra i numerosi cambiamenti normativi, anche a modifiche (soprattutto, ad oggi, sul piano normativo più che su quello tecnico) nella regolamentazione sulla conformità dei prodotti. In realtà, tali modifiche entreranno progressivamente in vigore a seguito della cosiddetta “fine del periodo di transizione” (End of Transition period - EoT), considerando che, in effetti, il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea già dal 1° febbraio 2020. La marcatura CE, introdotta negli anni Novanta per una maggiore armonizzazione del mercato europeo, sarà sostituita in Gran Bretagna, a partire dal 1° gennaio 2021, dalla nuova marcatura Ukca (United Kingdom Comformity Assessed). Al fine di permettere alle imprese di adattare i propri prodotti alle nuove regole di conformità, il Regno Unito ha adottato un approccio flessibile che prevede il riconoscimento della marcatura CE (e della relativa documentazione tecnica a supporto) fino al 31 dicembre 2021. Inoltre, sarà possibile, da quando la marcatura Ukca sarà obbligatoria e fino al 1° gennaio 2023, riportarla sulla documentazione di accompagnamento del prodotto, piuttosto che sul prodotto stesso. Salvo specifico accordo, invece, la marcatura Ukca non sarà accet-
tata nei 27 Stati membri della UE, fin dal 1° gennaio 2021. Per i prodotti destinati ad essere introdotti in Irlanda del Nord, invece, verrà adottato il marchio CE. I fabbricanti operanti in Irlanda del Nord potranno avvalersi, alternativamente, quando il prodotto dovesse essere supportato da una conformità rilasciata da terze parti, di Approved Body Uk, o di Organismi Notificati Ue. Nel primo caso, il prodotto riporterà la marcatura CE-Ukni, che sarà valida in Irlanda del Nord e in Uk. Nel secondo caso, il prodotto riporterà la marcatura CE che sarà valida in Irlanda del Nord e in Ue. Si ricorda che, a differenza di Uk, la Gran Bretagna (Gb) comprende unicamente il territorio di Inghilterra, Galles e Scozia e non quello dell’Irlanda del Nord; l’adozione del marchio Ukca non concerne, quindi, i prodotti in commercio in Irlanda del Nord, dove continuerà ad essere valido il marchio Ukni oppure il marchio CE. Ad oggi, il nuovo framework normativo adottato dal Regno Unito è parallelo a quello europeo, in quanto sono state adottate le stesse procedure di valutazione e conformità, contenuti del fascicolo tecnico e standard relativi alle verifiche dei prodotti. Tuttavia, progressive divergenze porteranno inevitabilmente a diversi trattamenti per determinate categorie di prodotti.
Ad esempio, per gli ambiti coperti dalla Direttiva Macchine, direttiva di particolare interesse per il nostro settore, la legislazione Uk corrispondente si basa sul The Supply of Machinery (Safety) Regulations 2008 No. 1597 che, all’epoca, non faceva altro che recepire la Direttiva Macchine (Direttiva 2006/42/CE). Nel 2019, con l’atto denominato The Product Safety and Metrology etc. (Amendment etc.) (EU Exit) Regulations 2019 No. 696, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2021 (e oggetto di modifiche di lievissima entità in agosto 2020), sono state introdotte alcune modifiche di impatto generale su tutta la normativa relativa alla sicurezza dei prodotti. Compresa, naturalmente, la regolamentazione macchine. In particolare, nell’atto Regulations 2019 No. 696 viene definita la Uk Declaration of Conformity, inserito il marchio Ukca al posto del marchio CE, così come viene sostituita la direttiva “bassa tensione” con il regolamento The Electrical Equipment (Safety) Regulations 2016 No. 1101. Sono stati, inoltre, eliminati tutti i riferimenti alla normativa Ue e modificate le definizioni, in modo da renderle specifiche al movimento dei prodotti in Uk. Naturalmente, si prevede che tutte le informazioni sui macchinari debbano essere riportate in lingua inglese.
Macchinari e componenti disciplinati dalla direttiva macchine (Direttiva 2006/42/CE) Normativa UE di riferimento
Legislazione UK di base
Emendamento generale alla sicurezza e metrologia dei prodotti
Ultime modifiche
Direttiva 2006/42/CE
The Supply of Machinery (Safety) Regulations 2008 No. 1597
The Product Safety and Metrology etc. (Amendment etc.) (EU Exit) Regulations 2019 No. 696
UK Statutory Instruments 2020 No. 1112
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A partire dal 1° gennaio 2021, le regole per l’importazione in Uk da parte degli operatori economici rimarranno perlopiù le medesime, se non per la redazione della Uk Declaration of Conformity e la stesura in inglese del manuale e del fascicolo tecnico (il rappresentante che costituirà quest’ultimo dovrà essere residente in Uk). Regole per l’applicazione del marchio Ukca L’utilizzo della marcatura Ukca è obbligatorio fin dal 1° gennaio 2021 nel caso si presentassero tutte le seguenti condizioni: • Il prodotto è destinato al mercato Gb • Il prodotto è coperto da normativa che prevede l’utilizzo del marchio Ukca • Il prodotto richiede la valutazione obbligatoria della conformità rilasciata da terze parti
• La valutazione di conformità è stata effettuata da un Ente Notificato con sede in Gb e non è stata trasferita ad un Organismo Notificato riconosciuto nella Ue prima del 1° gennaio 2021. Le regole per l’applicazione del marchio Ukca sui prodotti prevedono la possibilità di ingrandire o ridurre le dimensioni del marchio, a condizione che: • non si cambi la proporzione delle lettere, • la dimensione sia di almeno 5 mm (salvo diversa specifica contenuta in norma) • Ukca sia facilmente visibile, leggibile ed indelebile. Organismi Notificati e Approved Bodies Dal 1° gennaio 2021, per i prodotti che richiedono un Organismo Noti-
ficato si dovrà tenere conto di alcuni cambiamenti: • Tutti gli Organismi Notificati della Ue con sede in Uk prederanno il proprio status e verranno rimossi dal database Nando (New Approach Notified and Designated Organisations) • Non sarà più considerato valido in Uk nessun Organismo Notificato della Ue • Verrà istituito da Uk un nuovo database contenente la lista di Approved Bodies in Gran Bretagna • Tutti gli Organismi Notificati presenti in Gran Bretagna prenderanno il nome di Approved Body • Il Type approval emesso da un Approved Body Gran Bretagna non sarà valido nell’Unione Europea • Il Certificato di Esame del Tipo Ue rilasciato da un Organismo Notificato Ue sarà accettato in Gran Bretagna fino al 31 dicembre 2021.
Timeline (Macchinari e loro componenti) Marcatura
Quando
Pubblicazione elenco dei designated standards di conformità che devono essere presenti in dichiarazione (Si intendono le norme adottate dagli enti normatori riconosciuti pubblicate dal Segretario di Stato del Regno Unito)
Entro il 31 dicembre 2020
Introduzione marchio UKCA in UK
Dal 1° gennaio 2021
Accettazione marchio CE in UK
Fino al 31 dicembre 2021
Possibilità di apporre la marcatura UKCA sulla documentazione di accompagnamento piuttosto che sul prodotto stesso
Fino al 1° gennaio 2023
Organismi Notificati/Approved Bodies Creazione del fascicolo CE da parte di Approved Bodies UK
Fino al 31 dicembre 2020
Creazione del fascicolo UKCA da parte di Organismi Notificati UE
Ad oggi non previsto
Nel riquadro riportato di seguito, abbiamo riassunto la corrispondenza tra le principali direttive Ue e la normativa adottata da Uk in merito alla conformità tecnica dei prodotti.
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Categoria
Normativa UE
Normativa UK
Ascensori
Direttiva 2014/33/UE
The Lifts Regulations 2016. 2016 No. 1093
ATEX
Direttiva 2014/34/UE
Equipment and Protective Systems Intended for Use in Potentially Explosive Atmospheres Regulations 2016. 2016 No. 1107
Contenitori semplici a pressione
Direttiva 2014/29/UE
The Simple Pressure Vessels (Safety) Regulations 2016. 2016 No. 1092
Dispositivi di protezione individuale
Regolamento (UE) 2016/425
The Personal Protective Equipment (Enforcement) Regulations 2018. 2018 No. 390
Ecodesign e etichettatura elettrica
Direttiva 2009/125/CE Direttiva 92/42/CEE Regolamento (UE) 2017/1369
The Ecodesign for Energy-Related Products and Energy Information (Amendment) (EU Exit) Regulations 2019. 2019 No. 539
EMC
Direttiva 2014/30/UE
The Electromagnetic Compatibility Regulations 2016. 2016 No. 1091
GAR
Regolamento (UE) 2016/426
The Gas Appliances (Enforcement) and Miscellaneous Amendments Regulations 2018 2018 No. 389
Giocattoli
Direttiva 2009/48/CE
The Toys (Safety) Regulations 2011 2011 No. 1881
Imbarcazioni
Direttiva 2013/53/UE
The Recreational Craft Regulations 2017 2017 No. 737
LVD
Direttiva 2014/35/UE
The Electrical Equipment (Safety) Regulations 2016. 2016 No. 1101
PED
Direttiva 2014/68/UE
The Pressure Equipment (Safety) Regulations 2016. 2016 No. 1105
RE-D
Direttiva 2014/53/UE
The Radio Equipment Regulations 2017. 2017 No. 1206
Direttiva 2011/65/UE
The Restriction of the Use of Certain Hazardous Substances in Electrical and Electronic Equipment Regulations 2012. 2012 No. 3032
Direttiva 2000/14/CE
The Noise Emission in the Environment by Equipment for use Outdoors Regulations 2001. 2001 No. 1701
Sicurezza generale del prodotto
Direttiva 2001/95/CE
The Noise Emission in the Environment by Equipment for use Outdoors Regulations 2001. 2001 No. 1701
Strumenti di misurazione
Direttiva 2014/32/UE
The Measuring Instruments Regulations 2016. 2016 No. 1153
Strumenti di pesatura non automatica
Direttiva 2014/31/UE
The Non-automatic Weighing Instruments Regulations 2016. 2016 No. 1152
RoHS
Rumore esterno
L’articolo è stato chiuso in redazione il 30 novembre 2020: pertanto, esso non tiene conto di eventuali modifiche a seguito dell’accordo di libero scambio che nel frattempo potrebbe essere stato definito.
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Skd pompe a cassa divisa saer La serie Skd Saer è costituita da più di 80 modelli (da 15 a 1200kW), con portate sino a 4500 m³/h. L’elevata capacità di aspirazione è garantita dai doppi anelli di usura di serie e dal disegno a doppia voluta, in grado di garantire performances altamente efficienti. La serie Skd Saer è disponibile in diverse tipologie di materiali (ghisa, AISI 316, bronzo, super duplex), e tenute, le pompe a cassa divisa trovano impiego in svariati settori ed applicazioni: civile, industriale, agricolo, minerario ecc. www.saerelettropompe.com
La valvola indipendente firmata Vir La valvola di controllo indipendente della pressione serie 9700 (Picv) implementa funzioni tecniche come la preregolazione semplificata, utilizzando direttamente la scala di preregolazione sulla valvola, senza bisogno di ulteriori strumenti. Inoltre permette la possibilità di modulare la portata lungo tutta la corsa della valvola, indipendentemente dalla preselezione. La valvola di controllo indipendente della pressione serie 9700(Picv) ha delle prese di pressione opzionali posizionati all’entrata e all’uscita, che permettono di misurare la perdita di carico generata. www.vironline.com
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Circolatori residenziali con manopola “one turn” Le gamme di prodotti ecocirc ed ecocirc+ sono progettate da Lowara, un marchio globale di Xylem., e l’intera gamma presenta un indice di efficienza EEI ≤ 0,18. Le nuove gamme ecocirc ed ecocirc+, sono circolatori residenziali, che coniugano alta efficienza, semplicità e affidabilità. Compatti e facili da installare, tutti i modelli presentano un’unica manopola “one turn” per l’impostazione delle modalità di controllo e della velocità. Sono forniti di serie con una presa elettrica intercambiabile, sfiato automatico dell’aria e un Led multicolore. www.xylem.com
Pressfittings per ogni esigenza Bonomi Group, nella sua la sua offerta di sistemi pressfittings propone materiali molto diversi tra loro: dall’acciaio inossidabile AISI 316L, all’acciaio al carbonio, dal rame ed il bronzo al cupronickel. La varietà dell’offerta la si può trovare anche nella disponibilità di raccordi sia a profilo V che a profilo M; inoltre il range dimensionale varia tra i 12 ed i 108 mm. I raccordi pressfitting, presentano alle estremità una tasca entro cui il tubo viene innestato fino a battuta. Una pressatrice dotata di ganascia di profilo M o profilo V opportunamente dimensionata, deforma in maniera controllata l’estremità del raccordo sul tubo, impedendone di fatto lo sfilamento e la rotazione nel funzionamento sotto pressione. La contemporanea deformazione dell’O-ring, alloggiato nella sede toroidale presente alle estremità del raccordo, garantisce la tenuta ermetica dell’assemblaggio. www.bonomi.it 81 | l’industria meccanica 726 | No 1 2021
Caldaie a condensazione a risparmio energetico Le caldaie a condensazione Aky sono disponibili in 5 modelli da 32 kW a 100 kW e sono abbinate agli aerotermi serie AB e rispondo appieno alle nuove normative Ecodesign della comunità europea. Lo scambiatore di calore ad alta efficienza garantisce elevati risparmi energetici (rendimenti utili fino al 109%) e basse emissioni di NOx. Il controllo Smart Touch Screen gestisce ed ottimizza il funzionamento delle unità singole o a gruppi. Inoltre, attraverso il collegamento ad una rete intranet, è possibile effettuare la completa gestione dell’impianto da remoto via browser su computer o via indirizzo http. L’elettronica sviluppata è di grande aiuto anche ai servizi di manutenzione in quanto riporta lo storico del funzionamento e dei relativi parametri più importanti.
Piattaforma di compressori Dorin La nuova gamma Dorin CD600 di grandi compressori CO2 rende i sistemi a CO2 una soluzione economica per le grandi applicazioni industriali. Grazie alla tecnologia sviluppata da Dorin la gamma CD600 offre un minor trascinamento dell’olio, un ampliamento degli envelope operativi e un miglioramento delle prestazioni, grazie a nuove geometrie di passaggio del gas refrigerante all’interno del compressore. Mentre grazie all’incremento delle efficienze di compressione e al miglioramento dell’isolamento termico tra le zone di alta e bassa pressione si raggiunge una massima temperatura di scarico innalzata a 160° C.
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Un sistema connesso per radiatori Caleffi Code è il sistema connesso di Caleffi S.p.A. in grado di controllare il clima di ciascun ambiente in modo indipendente, sia per impianti autonomi sia centralizzati. Dotato di un Comfort Control, per ciascun calorifero, garantisce comfort e risparmio grazie ad un sensore e un gateway per gestire la temperatura tramite app. Integrabile nei sistemi di building automation, si adatta a stili abitativi diversi, grazie ad un design minimal e funzionale in bianco e nero. L’app Caleffi Code permette di controllare a distanza tutte le funzioni dell’impianto e le temperature di ogni ambiente in modo semplice. L’app Caleffi Code permette di controllare a distanza tutte le funzioni dell’impianto e le temperature di ogni ambiente in modo semplice. www.caleffi.com
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Aermec SpA, la pompa che rispetta l’ambiente La nuova serie Nrg_H con refrigerante R32 di Aermec è una pompa di calore indicata per il riscaldamento, il raffrescamento e la produzione di Acs. Il sistema multiscroll, ottimizzato per il nuovo fluido R32, consente di ottenere i più alti valori di Seer e Scop. Oltre all’uso del gas R32, utilizza batterie alettate con tubi di ridotto diametro, che contengono al minimo la carica di refrigerante del circuito. Particolarmente silenziosa, grazie al dispositivo Night Mode, a parità di efficienza energetica è in grado di ridurre la potenza sonora nelle ore più delicate dal punto di vista dell’impatto acustico. La gamma copre con 15 taglie e 4 configurazioni un range di potenza termica nominale che va da 97 a 190kW. www.aermec.com
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Raffreddatore dai bassi consumi Il dry cooler adiabatico Pad-V di Mita Cooling Technologies, è un raffreddatore di liquidi e condensatore di gas nei processi industriali. Consente risparmi di acqua ed energia mantenendo performance di raffreddamento elevate, grazie alla regolazione dei ventilatori e ai brevissimi cicli di bagnatura del pacco adiabatico interno studiato per recuperare l’acqua senza richiederne il trattamento. È inoltre integrabile con pannello di gestione da remoto, il suo design compatto è adatto negli impianti industriali medio-piccoli e soprattutto nell’Hvac. www.mitacoolingtechnologies.com
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Platinox Slp, a ogni rubinetto la sua soluzione l tubo Platinox Slp sono prodotti con una gomma siliconica di specifica composizione e, grazie alla gamma dal DN6 al DN32, può essere utilizzato su ogni tipo di rubinetto, sulle pompe, sulle caldaie e altri tipi di elettrodomestici. Il silicone speciale con cui è prodotto lo rende particolarmente idoneo dove si devono assicurare potabilità, igiene e massima flessibilità. Grazie alle sue caratteristiche Platinox Slp ha ottenuto le approvazioni Dvgw, con W270 e Ktw Classe A e Rise anche nei diametri DN10 e DN25. www.npiitalia.com
Tubi Mrg La serie di tubi antivibranti Mrg sono in grado di sopportare pressioni di esercizio fino a 500 Psi (34,5 bar). Sono adatti all’utilizzo per reti idriche, pompe, autoclavi, impianti a travi fredde, ventilconvettori, sistemi di riscaldamento e raffreddamento o caldaie dov’è necessario una pressione medio-alta. Sono disponibili in tre diametri Dn13, Dn19, Dn25 e sono tutti dotati di acciaio Inox 304 e tubo in Epdm Hp rinforzato in fibre sintetiche. www.mrgspa.com
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I filtri defangatori magnetici compatti EvoMaGic è la nuova seria di filtri defangatori magnetici e compatti di Pettinaroli SpA. È possibile istallarli anche in spazi limitati e grazie ai magneti ad alta potenza trattengono i detriti metallici mentre le altre impurità vengono bloccate dalle maglie del filtro (0,7mm). Con questa operazione l’acqua pulita raggiunge la caldaia assicurando all’impianto una protezione e un funzionamento adeguati. EvoMAGic è prodotto con tecnopolimero ed è disponibile in tre versioni: K102V/1 e 102V ad installazione verticale, K102H/1 e 102H ad installazione orizzontale, infine, K103/2 e 103 dotati di giunto rotativo a 360°. www.pettinaroli.com
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Pompe di calore Top Solution Sphera è il cuore del sistema completo Top Solution di Clivet composto da pompa di calore, unità di rinnovo aria, ventilconvettori, pannelli solari e sistema controllo dell’intero impianto. È la linea di pompe di calore Clivet per riscaldamento, condizionamento e produzione di acqua calda sanitaria. Sono disponibili nelle versioni a vista o a incasso, pompa di calore o pompa di calore ibrida con caldaia integrata, soluzioni in grado di soddisfare le diverse esigenze architettoniche e di impianto. www.clivet.com
Nuova serie di attuatori elettrici Profox di Auma è la serie di nuovi attuatori elettrici che si adattano a tutti i settori industriali, inclusi gli impianti per il trattamento delle acque, le centrali termoelettriche e di cogenerazione, le industrie di processo e per le costruzioni navali. È adattabile sia a sistemi di apertura-chiusura, che a sistemi modulanti, inoltre è possibile regolare la velocità del motore. Gli attuatori di questa nuova serie possono lavorare con differenti tipologie di valvole: a saracinesca, a farfalla, a sfera. Il sistema anticorrosione di Auma, corrispondente alla classe C5-M/C5-I della norma EN ISO 12944-6, rappresenta una garanzia, anche in particolari condizioni di temperatura, da -30° C a +70°C. www.auma.com
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(disponibili anche in inglese) Listino prezzi materiale di interesse della meccanica varia | Tabella arancio ultimo aggiornamento n. 756 - 1^ Quindicina di gennaio 2021 - pubblicata su questo numero Computo costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale | Tabella azzurra ultimo aggiornamento n. 26 - 31 gennaio 2020 | Tabella bianca 1° gennaio 2021 “Settore industria meccanica varia ed affine” e “Settore impianti e componenti di grande dimensione per la produzione di energia” - pubblicata su questo numero
TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale
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SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2021
Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services in Italy Sector mechanical and engineering industries
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TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia
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TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia
TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale
ALL’ESTERO
SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2021
Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services abroad Sector mechanical and engineering industries
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TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale all’estero
TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale
nei Paesi europei ed extra europei
SETTORE IMPIANTI E COMPONENTI DI GRANDE DIMENSIONE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA January 2021 Statistical survey on average tariff quotation for staff services in Europe and outside Europe Sector energy generation plants and large components
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TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei
TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei
Janvier 2021
Enero 2021
Relevés statistiques des cotations moyennes des tarifs pour les prestations du personnel en europe et en dehors de l’europe Secteur installations et composants de grandes dimensions pour la production d’energie Estudio estadìstico de las cotizaciones medias de las tarifas por prestaciones del personal en europa y fuera de europa Sector instalacionesy grandes componentes para la producción de energía
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