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728 NUMERO 3 2021 MAGAZINE uffIcIALE ANIMA confindustria
FUTURO PROSSIMO Investimenti, riforme e digitalizzazione, ma anche incertezza su noli e prezzi delle commoditY. Cosa si aspettano le imprese dal 2022?
All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n. 763 - Costo orario medio dell’operaio n. 27 - Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2021
IDEAS | PEOPLE | TRUST
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L’Industria Meccanica - Pubblicazione bimestrale di ANIMA/Confindustria Registrazione Tribunale di Milano N. 427 del 17.11.73 Direttore responsabile Alessandro Durante - durante@anima.it Direttore editoriale Carlo Fumagalli - fumagalli@anima.it Comitato tecnico-scientifico Pierangelo Andreini, Antonio Calabrese, Roberto Camporese, Alessandro Clerici, Rodolfo De Santis, Marco Fortis, Ennio Macchi, Giovanni Riva, Pietro Torretta, Giuseppe Zampini In redazione Simone Gila - gila@anima.it Federica Dellisanti (Segreteria di Redazione) - dellisanti@anima.it Hanno collaborato a questo numero: Daniele Bettini, Lucrezia Benedetti, Mauro Ippolito, Giulia Linfozzi, Stefano Butti, Michele Strozzi, Giuliana Crocco, Franco Targa, Michelle Crisantemi, Riccardo Gnudi In copertina: Giordano Poloni Impaginazione: Abc Production Fabio Lunardon - lunardon@anima.it Raccolta pubblicitaria Simonetta Galletti - redazione@anima.it Direzione e Redazione Anima Confindustria Meccanica Varia Via Scarsellini 13 - 20161 Milano | Tel. 02 45418.500 - Fax 02 45418.545 www.anima.it - anima@anima.it Online: www.industriameccanica.it | Twitter: @IndMeccanica Gestione, amministrazione, abbonamenti e pubblicità A.S.A. Azienda Servizi ANIMA S.r.l. Via Scarsellini 13 - 20161 Milano - Tel. 02 45418.200 Abbonamento annuo Italia 80 euro - Estero 110 euro Si comunica ai Sigg. abbonati che, avvalendosi del contenuto dell’art. 74 lettera C del D.P.R. 26.10.1972 N. 633 e del D.M. 28.12.89, A.S.A. S.r.l. non emetterà fatture relative agli abbonamenti Stampa Bonazzi Grafica - Sondrio - www.bonazzi.it È vietata la riproduzione di articoli e illustrazioni de “L’Industria Meccanica” senza autorizzazione e senza citarne la fonte. La collaborazione alla rivista è subordinata insindacabilmente al giudizio della Redazione. Le idee espresse dagli autori non impegnano né la rivista né ANIMA e la responsabilità di quanto viene pubblicato rimane degli autori stessi.
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana ROC N. 4397
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La presente comunicazione ha finalità di marketing e non impegna il broker o9 l’assicuratore il quale valgono | l’industriaper meccanica 728 | leNocondizioni 3 2021 contrattuali contenute nel Set Informativo redatto dall’Assicuratore. Leggere attentamente tutta la documentazione precontrattuale di polizza.
12 Donne e Uomini al timone 14 RUBRICA | i 400 caratteri
16 Export&Mercati 18 L’evoluzione delle regole di origine nell’area euro-mediterranea di Team Ricerca e Sviluppo Easyfrontier
22 La ripartenza del Commercio Globale nel 2021 di Lucrezia Benedetti
24 La rivoluzione ecologica cinese mette in crisi l’Australia di Mauro Ippolito
28 RUBRICA | i 400 caratteri 30 Il mondo (non)nascosto della contraffazione di Riccardo Gnudi
34 Acciaio, senza digitalizzazione non c’è sostenibilità: le strategie delle aziende per promuovere la rivoluzione green di Michelle Crisantemi
36 L’aria che cambia. Ventilazione meccanica controllata e sicurezza in ambienti chiusi di Giulia Linfozzi
SOMMARIO N. 728
38 Un 2022 di necessità. Cosa si aspettano gli imprenditori italiani dal nuovo anno di Daniele Bettini
44 AUTOMAZIONE&PRODUZIONE 46 Viaggio da Torino a Milano alla scoperta dei Competence Center Cim 4.0 e Made 62 L’interconnessione dei macchinari a portata di mano di Stefano Butti
66 Milano torna capitale della macchina utensile di Michele Strozzi
68 Tesla Bot: il robot che lavorerà al posto dell’uomo di Lucrezia Benedetti
70 Per la sicurezza antincendio, industria e professionisti uniti da Uman di Lucrezia Benedetti
72 RUBRICA | Tecnologia, novità da tenere d’occhio 80 Alla conquista del lavoro. Donne e saldatura: un percorso storico di emancipazione tra stereotipi e professionalità di Fabio Targa e Giuliana Crocco
87 RUBRICA | Recensioni 89 Tabelle ANIMA - Bianche, Blu, Arancio
SOMMARIO N. 728 in copertina: Giordano Poloni per l’Industria Meccanica
Donne e Uomini
RUBRICA | Donne e Uomini al timone
Maria Porro già presidente di
Massimo De Felice nominato
Assarredo e ora nuova presidente del Salone del Mobile.Milano
nuovo presidente di Accredia, Ente Italiano di Accreditamento
Presidente di Assarredo 2020 - 2024 (l’Associazione nazionale delle industrie produttrici di mobili, imbottiti, cucine, sistemi per dormire, complementi d’arredo e arredamenti commerciali), oggi direttrice marketing e comunicazione dell’azienda di famiglia Porro s.p.a. Tra i successi aziendali firmati da lei: l’ampliamento del polo produttivo dell’azienda, il primo punto vendita monomarca in via Durini 15 a Milano, vicino al Duomo e l’apertura a designer esterni.
De Felice è docente alla Facoltà di Ingegneria dell’Informazione, Informatica e Statistica dell’Università Sapienza di Roma e dal 2012 al 2019, è stato Presidente di Inail e Vice Presidente di Uni. Da anni collabora con Istituzioni pubbliche e imprese, è inoltre autore di pubblicazioni sui temi della finanza, delle scienze attuariali e sulla gestione di imprese e istituzioni. Nel 2001 ha ricevuto il premio internazionale Ina-Accademia dei Lincei per le Scienze Assicurative.
Paolo Butti è il nuovo Chief Sales Officer & General Manager della Gefran
Maria Chiara Carrozza nuova
Laureato in Ingegneria Elettronica al Politecnico di Milano e PhD in Radiocomunicazioni conseguito all’Università di Bologna. Paolo Butti svolge ruoli di R&D ed Innovazione in ambito automotive, lavorando per Magneti Marelli, Delphi e Visteon tra Italia, India e Cina. Riveste inoltre ruoli strategici e internazionali in ambito di project management, operations, business development e sales presso Comau e Rockwell Automation. In qualità di Chief Sales Officer per la Gefran, Paolo Butti guiderà il piano strategico di sviluppo commerciale con l’obiettivo di valorizzare l’identità del brand, crescere nei diversi mercati geografici ed espandere le quote di mercato.
presidente Cnr, Consiglio Nazionale delle Ricerche e prima donna a ricoprirne il ruolo
Laureata in Fisica all’università degli studi di Pisa è stata nominata presidente dal Ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa. In precedenza Maria Chiara Carrozza è stata Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per un anno dal 2013 al 2014, parlamentare della Repubblica nella XVII legislatura e componente del Consiglio di Amministrazione di Piaggio SpA. è inoltre direttrice scientifica dell’Ircss Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus.
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FACTORY SYSTEMS
group
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i 400 caratteri TECNOLOGIA
L’evoluzione dell’automazione open source Siemens propone la soluzione che porta l’It nell’ambiente di produzione: Industrial Edge Management System, un’infrastruttura centrale che si può utilizzare per gestire tutti i dispositivi Edge collegati, di qualsiasi tipo e in tutto il mondo. La novità sta nel poter controllare tutto a livello centrale, da un unico sistema e, al posto di dover installare singolarmente patch di sicurezza su ogni dispositivo, può essere installato in loco o nel Cloud, in base alle esigenze. È una soluzione di mezzo, che riesce ad unire le tecnologie di raccolta dati, elaborazione e programmazione inserendosi tra sistemi It e Ot.
ACQUA
AGRICOLTURA
Sinergia per la trasformazione dei fanghi
La qualità a basso costo dei pomodori
Il Politecnico di Milano e il Gruppo Cap di Milano uniscono le forze per la ricerca sui processi innovativi per il trattamento dei microinquinanti e l’applicazione dell’intelligenza artificiale sui sistemi operativi di customer service fino allo studio dei processi di Energy Management nel servizio idrico integrato. Altro tema di interesse l’applicazione delle tecnologie più avanzate per la disinfezione e i processi di digitalizzazione e informatizzazione indispensabili per la nascita delle smart city. L’intesa prevede programmi di ricerca innovazione e sperimentazione in sei ambiti di riferimento. Tra questi anche progetti di economia circolare, compresa la trasformazione dei fanghi in nutrienti e chemicals. Gli altri programmi riguardano la trasformazione digitale applicata alle infrastrutture di rete, lo sviluppo di tecnologie innovative in ambito “operations ed energy management” e lo sviluppo di metodologie di “building information modeling”.
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Da cosa è dato il costo di una bottiglia di passata di pomodoro che acquistiamo al supermercato? Secondo la Coldiretti il 53% è il margine che spetta alla distribuzione commerciale di una bottiglia da 700ml, il 18% rappresenta i costi della produzione industriale, il 10% è il costo della bottiglia, il 6% è il costo dei trasporti, il 3% del tappo e dell’etichetta e il 2% finisce alla pubblicità. Il pomodoro invece rappresenta solo l’8%, ed è per questo che il 14 di luglio Coldiretti ha firmato il Protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura con il governo con Anci, Osservatorio Agromafie e Osservatorio Placido Rizzotto. Quello del pomodoro è un mercato in bilico tra sfruttamento, insostenibilità ambientale dove non esiste indirizzo di filiera, il tutto succede nonostante la legge sul caporalato che però tende a punire, non a prevenire.
STATI UNITI LA MECCANICA ITALIANA NON SI FERMA Valla & Associates continua a supportare le aziende italiane sul mercato USA, che rimane un fondamentale punto di riferimento per il settore della meccanica. Con uffici su entrambe le coste, a San Francisco, New York, Los Angeles e Milano, assistiamo i nostri clienti in tutte le fasi di business e di crescita aziendale, sui temi tradizionali come rapporti commerciali e contrattuali, insediamenti/acquisizioni ed eventuali esigenze di contenzioso, ma anche sui nuovi trend, come il “Buy American” e le complessità dell’ottenere visti e permessi di lavoro.
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EXPO & ME CATI
ORT ERI
EXPORT&MERCATI
L’evoluzione delle regole di origine nell’area euromediterranea
Con un pacchetto di 21 Decisioni del Consiglio europeo è stata disegnata la nuova linea di sviluppo del commercio paneuromediterraneo.
di Team Ricerca e Sviluppo Easyfrontier
L
a creazione di una vasta e inclusiva area di libero scambio, a partire dalla Svizzera e dal profondo Nord (Norvegia, Islanda, Isole Faeroer) fino ai Paesi nordafricani e del vicino oriente, le cui economie si intrecciano tra l’Europea e il Mediterraneo (Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Turchia, Siria, Giordania, Israele, Libano, Cisgiordania e Striscia di Gaza) fino ai Balcani e all’est europeo (Albania, Kosovo, Serbia, Bosnia, Montenegro, Macedonia del Nord, Giorgia, Moldova e Ucraina), ha coinvolto un totale di 24 tra Paesi, territori e gruppi di Paesi. Nel corso degli anni quest’area è passata da una significativa convergenza di interessi economici a dar vita, fin dal 1997, ad un vero e proprio “sistema paneuropeo”, evoluto poi verso un’unica Convenzione paneuromediterranea (Pem Convention), approvata dai ministri del commercio dei Paesi euromediterranei il 21 ottobre 2007. Lo scopo della Convenzione era, ed è, quello di semplificare e stimolare vigorosamente il commercio e l’integrazione economica regionale tra le parti contraenti. Questa operazione ha consentito poi il cumulo diagonale dell’origine, ossia la possibilità di produrre beni in forma cooperativa, accedendo preferenzialmente ai mercati Pem. Il commercio preferenziale con i Paesi Pem rappresenta, secondo la Commissione, il 60% dell’intero commercio preferenziale dell’Unione europea. Ad esempio, l’ammontare delle esportazioni unionali verso i Paesi Pem, con riferimento al solo capitolo 84, sulla base dei dati pubblicati il 25 agosto 2021, nel 2020 è stato pari a 48 miliardi e 725 milioni di euro. Centrata sulla creazione di comuni regole di origine e di prova dell’origine medesima, la Convenzione è stata frutto di una negoziazione lunga, complessa e rispettosa di tempi e metodi adottati da ciascuna parte contraente. Per evitare che la Convenzione rimanesse solo un elegante esercizio politico e che portasse, se imposta a tutte le parti contraenti, ad un allontanamento dell’una o dell’altra parte, si è scelto, fin dall’inizio, di rendere l’adozione una scelta esercitabile da ciascuna parte, con tutti i benefici che ne derivano. Infatti, non interviene altro che sulle regole di origine. Tipicamente un protocollo allegato ai singoli accordi che, separatamente, ciascuna parte ha concluso con le altre parti e non tutte le parti aderenti all’accordo medesimo hanno a loro volta concluso accordi con tutte le altre parti. Per rendere leggibili le opportunità fornite dalla Convenzione, la Commissione pubblica ha steso un documento correntemente chiamato “Matrix”. In questo troviamo l’attuale stato di adozione della
Convenzione, l’esistenza di accordi identici e le opportunità incrociate di cumulo dell’origine. Forse proprio a causa dell’estrema prudenza adottata dalle parti nello sviluppo e nell’adozione della Convenzione ha fatto sì che le regole in essa contenute si siano rivelate, già nel medio periodo, quasi sempre largamente superate dall’evoluzione industriale ed economica a livello globale. Da qui la necessità di un adeguamento, una modernizzazione profonda del sistema di regole e prove dell’origine che rispondesse alle mutate condizioni del mercato. Tale adeguamento, promosso in particolare dall’Unione europea, ha portato ad un nuovo testo, inizialmente largamente condiviso, anche se considerato operativamente insoddisfacente per gli interessi di alcune parti. Di fronte all’ennesimo stop e in attesa di giungere ad un’adesione completa, 21 delle 24 parti han deciso di adottare la nuova convenzione, ma in parallelo con quella già in vigore. In altri termini: le 21 parti decise a portare avanti l’ormai irrinunciabile ammodernamento della convenzione hanno ritenuto opportuno aggiungere un nuovo sistema di regole alternative a quelle già in vigore, definite appunto “Transitional rules”. Tutto questo per evitare di creare una sorta di club elitario dal quale sarebbero stati esclusi i Paesi che per loro scelta e per le specifiche condizioni economiche nelle quali si trovano, non avessero aderito immediatamente al nuovo sistema di regole. Ora, tale parallelismo finisce comunque per creare alcuni problemi di natura operativa connessi sia all’utilizzo del cumulo, sia al sistema delle prove di origine. La Commissione europea, per ovviare a questo problema, è stata spinta a pubblicare una guida per illustrare il funzionamento del sistema di regole e di prove dell’origine in tale particolarissimo contesto di sistemi paralleli. Ma quali sono i benefici che la nuova Convenzione offre alle parti contraenti che han deciso di adottarla? Da quando tali benefici saranno concretamente fruibili? E cosa si dovrà fare, sul piano operativo, per garantirsi fluidità commerciale nella tormentata area Pem?
I benefici nell’ambito dell’industria meccanica Non tutte le nuove regole apportano concreti benefici alle imprese della meccanica. Tutto il sistema di eccezioni e regole innovative previsto per l’agroalimentare, la chimica, il tessile/abbigliamento non toccano le imprese del nostro settore. Ma le innovazioni previste hanno potenzialità espansiva, rafforzando la posizione delle nostre imprese nei mercati interessati dalla nuova convenzione.
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Innanzitutto, le regole di origine sono state radicalmente semplificate. Salvo rare eccezioni, le transitional rules, si applicano ad interi capitoli con alleggerimenti talora molto significativi delle regole medesime. Valga per tutti l’esempio del capitolo 84 del Sistema armonizzato, nel quale si colloca gran parte dei prodotti esportati dalle nostre imprese. A fronte della Convenzione regionale, tuttora in vigore, che prevede una serie di specifiche regole per prodotto con percentuali talora ridotte di materiali non originari e talora con regole cumulative, ossia regole che impongono, contemporaneamente, il salto di voce (Cth, change of tariff heading) associato ad 8418
Frigoriferi, congelatori e altro materiale, altre macchie e apparecchi per la produzione del freddo, con attrezzatura elettrica o di altra specie; pompe di calore diverse dalle macchine e apparecchi per il condizionamento dell’aria della voce 8415
una percentuale massima di materiale non originario. La nuova regola prevede, per tutte le voci doganali del capitolo 84, la possibilità di ottenere l’origine preferenziale, quindi il valore massimo di materiali non originari non deve superare il 50% del prezzo Exw. Prendiamo, ad esempio, le regole dettate per frigoriferi e macchine per la produzione del freddo, ivi comprese le pompe di calore non utilizzate per il condizionamento (Voce doganale 8418), la Convenzione regionale Pem prevede che l’origine preferenziale possa essere acquisita nel rispetto di due regole alternative:
Fabbricazione: • a partire da materiali di qualsiasi voce, esclusi quelli della stessa voce del prodotto; • in cui il valore di tutti i materiali utilizzati non ecceda il 40% del prezzo franco fabbrica del prodotto; • in cui il valore di tutti i materiali non originali utilizzati non ecceda il valore di tutti i materiali originali utilizzati
Fabbricazione in cui il valore di tutti i materiali utilizzati non ecceda il 25% del prezzo franco fabbrica del prodotto
Le transitional rules eliminano la specifica regola prevista per la Vd 8418 e ricomprendono tali prodotti nella regola generale per il capitolo 84, a sua volta semplificatissima: Ex capitolo 84
Reattori nucleari, caldaie, macchine, apparecchi e congegni meccanici; parti di queste macchine o apparecchi, esclusi
Fabbricazione a partire da materiali di qualsiasi voce, esclusi quelli della stessa voce del prodotto oppure fabbricazione in cui il valore di tutti i materiali utilizzati non superi il 50% del prezzo franco fabbrica del prodotto
Gli altri benefici, tutti di grande rilievo, ai fini di una sempre maggiore integrazione regionale, riguardano: • La tolleranza nel rispetto della regola del salto di voce, in via generale fissata al 15% del prezzo Exw (la Convenzione Pem la limita al 10%) • La semplificazione radicale del principio della separazione contabile, ossia la possibilità di utilizzare prodotti originari identificati contabilmente e non fisicamente
• La possibilità di adottare prezzi e costi medi anziché riferirsi ai costi e ai prezzi singolarmente praticati per ogni cessione o acquisto di beni • L’adozione generalizzata del cumulo totale, grazie al quale si facilita molto l’acquisizione dell’origine preferenziale nell’ambito del cumulo, bilaterale o diagonale che sia • L’eliminazione, nella maggior parte dei casi, della regola del no duty drawback. La regola prevede che
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il materiale non originario utilizzato nella fabbricazione di un prodotto debba essere comunque assoggettato al dazio previsto, escludendo di fatto il vantaggio derivante dal regime di perfezionamento attivo • L’attenuazione della regola di territorialità e di quella del trasporto diretto. Nel primo caso, viene consentita la lavorazione di materiali al di fuori delle parti contraenti purché il valore di tali lavorazioni non superi il 10% del prezzo Exw. Per il trasporto diretto, la regola viene ridenominata “non manipolazione” rendendo possibili scali e frammentazione delle spedizioni anche in nodi logistici posti in Paesi esterni alle parti contraenti, purché sia fornita prova della non alterazione del prodotto esportato.
Le date importanti Le tranistional rules sono utilizzabili dal 1 settembre 2021 esclusivamente negli scambi con Svizzera, Norvegia, Islanda, Isole Faroer, Albania e Giordania. Per l’applicazione delle nuove regole è necessaria l’approvazione delle medesime da parte del Comitato misto che presiede ai singoli accordi tra i diversi Paesi. Alla data del 27 agosto 2021 (data di redazione del presente articolo), la Commissione comunica che il processo di adozione è in corso e che la Commissione medesima terrà informate le parti e gli operatori economici attraverso il proprio portale e i diversi mezzi di informazione.
le transitional rules, dovrà essere riportata l’indicazione: Pem Convention and/or Transitional rules. In altri termini, non è prevista alcuna permeabilità tra i due sistemi, a nulla valendo il fatto che le regole della Convenzione Pem sono, di norma, più restrittive rispetto alle transitional rules. Anche nelle dichiarazioni doganali dovrà poi essere evidenziato l’utilizzo o meno delle transitional rules, attraverso i codici U075 per i certificati Eur 1 e U076 per le dichiarazioni di origine su fattura. Infine va ricordato che le transitional rules prevedono, oltre all’utilizzo delle prove tradizionali, la possibilità sia dell’utilizzo di Eur 1 dematerializzati, anche attestazioni di origine rilasciata da operatori iscritti al Rex, come accade, nel caso di spedizioni verso il Canada, il Giappone o il Vietnam. Il tutto, peraltro, condizionato dalla volontà, da notificarsi formalmente alla Commissione, espressa in tal senso da ciascuna singola parte contraente.
Prove dell’origine e soluzioni operative Naturalmente, le prove di origine costituiscono uno dei principali scogli nell’applicazione delle transitional rules. Le prove tradizionali (Eur 1, dichiarazione di origine da parte di esportatori autorizzati o per spedizioni in cui il prezzo dei materiali originario non sia superiore ai 6 mila euro) previste dalla Convenzione regionale, dovranno essere integrate con la specifica dicitura, in inglese, “Transitional Rules”, pena l’inapplicabilità dei benefici previsti dalle regole medesime. E similmente dovranno fare le imprese che rilasciano dichiarazioni del fornitore a lungo termine o per singola spedizione. In ogni dichiarazione dovrà essere riportato se l’origine, nel caso di materiali e prodotti destinati a Paesi che adottano le transitional rules, sia stata ottenuta ai sensi delle regole tradizionali, ai sensi delle transitional rules o ai sensi di entrambi i sistemi di regole. Nella dichiarazione del fornitore, accanto all’indicazione del Paese, tra quelli che avranno adottato
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La ripartenza del Commercio Globale nel 2021 EXPORT&MERCATI
di Lucrezia Benedetti
S
econdo uno studio sul Commercio Globale condotto da Euler Hermes, del gruppo Allianz, per il 2021 è previsto un incremento del Commercio Globale: più 15,9% in valore e più 7,7% in volume. Anche nel 2022 la crescita rimarrà costante con più 6,2% in volume e più 8,4% in valore. Dopo un 2020 al di sotto delle aspettative, il Made in Italy riparte con un aumento del 12,5% in valore e, per il nuovo anno, si attende un ulteriore incremento del 6,3%. Complessivamente per il Made in Italy sono attesi 60 miliardi di euro di export addizionale rispetto all’anno precedente. Germania, Francia e Usa si confermano tra i principali mercati dell’Export italiano. Nel primo trimestre del 2021, è stato registrato un netto miglioramento, soprattutto in termini di valore con +8,6% e in termini di volume con +3,4%, rispetto all’anno precedente. Le previsioni evidenziano che questo trend continuerà fino a registrare una crescita, alla fine del 2021, del +7,7% in termini di volume, contro il meno 8,0% del 2020, con un tasso ancora più alto del +15,9%, in termini di valore (contro il -9,9% del 2020). Per quanto riguarda il 2022 il Commercio Globale non si arresterà, fino ad un aumento generale del +6,2% in volume e +8,4% in valore.
I numeri in positivo sono un riassortimento degli approvvigionamenti, che spiega circa il 50% dell’aumento del valore dei flussi commerciali di quest’anno, poiché la corsa globale agli acquisti delle materie prime sta sostenendo i volumi commerciali e aumentando i prezzi. Tutto ciò porta a una più ampia adozione del modello di gestione delle scorte “just-in-case”, che può tradursi in una forma di micro-speculazione in cui le aziende si affrettano ad acquistare per proteggersi da ulteriori aumenti di prezzo. Tale strategia aggiunge affanno allo squilibrio domanda-offerta globale in corso, causato dalle rinnovate restrizioni Covid-19 e dalle carenze di energia in Asia-Pacifico, insieme all’accelerazione della domanda dovuta alla grande riapertura negli Stati Uniti e in Europa. Il risultato è che i volumi commerciali sono sostenuti e i prezzi continuano ad aumentare. Anche i vincoli di spedizione sono causa di un altro 35% circa dell’aumento del valore dei flussi commerciali di quest’anno. Le navi sono attualmente utilizzate quasi al massimo della capacità e gli importatori sono disposti a pagare somme più alte per il trasporto dei loro ordini. Ci sono segnali che i ritardi del trasporto marittimo stanno diminuendo, ma la performance complessiva rimane la peggiore che si sia mai registrata in dieci anni di analisi. I dati indicano una quota di navi che non arrivano in tempo rimasta intorno al 60-65% dall’inizio dell’anno, contro il 25% nel luglio 2020 e circa il 20% in media nel 2019. Infine la domanda e l’offerta globale, che hanno spiegato la maggior parte della contrazione annuale del commercio nel 2020, rappresentano solo il 15% circa della crescita media del commercio globale (valore) dall’inizio di quest’anno. Più specificamente, le aziende statunitensi ed europee stanno gestendo le loro scorte per rispondere a un forte rimbalzo della domanda locale, che dipende dalle materie prime e dai beni prodotti e spediti dall’Asia.
Quindi, chi rischia e chi guadagna? L’Europa, in particolare la Germania, è complessivamente in ritardo in termini di stock di materiali, mentre, gli Stati Uniti e alcune economie dell’Asia sembrano avvantaggiarsene. L’Asia è probabilmente meno colpita dalle carenze di scorte, data l’elevata integrazione commerciale regionale e il posizionamento settoriale, che è prioritario per i fornitori. Al contrario, la maggior parte dei Paesi europei sta lottando per rifornire i bassi livelli di scorte. Solo i Paesi Bassi e l’Irlanda rappresentano delle eccezioni, forse grazie al loro status di piattaforma commerciale
e alla specializzazione nei settori tecnologico, chimico e farmaceutico. Per quel che riguarda il settore dei trasporti, insieme al tessile, all’abbigliamento, all’informatica e all’elettronica, stanno attualmente vedendo diminuire le scorte rispetto ai bassi livelli pre-crisi.
Dove, cosa e quanto esporta l’Italia All’interno di questo scenario, il Made in Italy riparte e nel 2021 si stima che registrerà una crescita del 12,5% rispetto all’anno precedente (valore). Questa crescita si traduce in un incremento addizionale dell’export pari a 60 miliardi di euro, di cui la metà destinati ai Paesi dell’Unione Europea. Tra i principali mercati di destinazione ci sono: la Germania, con 7 miliardi di euro di “export addizionale”, la Francia con 6 miliardi e gli USA, sempre con 6 miliardi. Analizzando l’export addizionale, i settori su cui l’Italia è più attiva, sono la meccanica con più 10 miliardi di euro nel 2021 rispetto al 2020, la siderurgia con 5 miliardi di euro in più, l’energia con +5 miliardi e il comparto agroalimentare poco più sotto con 4 miliardi. Dai risultati ottenuti e secondo Massimo Reale, direttore commerciale Euler Hermes Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa «In questa fase di ripresa degli scambi internazionali emerge la ripresa sostanziale dei nostri partner di riferimento, in particolare europei». Prosegue sempre il direttore commerciale «Se da un lato ci sono preoccupazioni dalla frenata del settore automotive, registriamo segnali molto positivi nella meccanica strumentale e nei macchinari di precisione, oltre alle forniture industriali legate al settore della siderurgia». Per il 2022 è probabile che le pressioni sui prezzi e sulla capacità produttiva si mantengano stabili, anche se dovrebbero raggiungere il picco nel 2021. Tassi tariffari più bassi, invece, non compenseranno i cambiamenti strutturali che probabilmente manterranno elevati i costi del commercio. La crescita del commercio globale potrebbe quindi rimanere sopra la media nel 2022, a +6,2% in termini di volume e +8,4% in termini di valore, mentre, in Italia l’incremento atteso sarà del 6,3%. La domanda globale continuerà a essere sostenuta nel 2022, grazie al nuovo ciclo di infrastrutture, agli stimoli fiscali, ai risparmi residui soprattutto nelle economie avanzate e all’allentamento delle tariffe commerciali. A livello globale, dopo quest’anno, i produttori dovranno affrontare il picco del ciclo della domanda, atteso intorno alla metà del 2022, in un momento in cui le scorte saranno superiori alla media.
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EXPORT&MERCATI
La rivoluzione ecologica cinese mette in crisi l’Australia
N
el pieno della pandemia da Covid-19, nel settembre 2020, la Cina ha annunciato la volontà di diventare nazione carbon neutral entro il 2060. L’annuncio dichiarato alla nazione dal presidente Xi Jinping davanti all’assemblea generale delle Nazioni Unite, ha sorpreso il mondo. Dopotutto la sola Cina contribuisce al 28% di emissioni globali e ha aperto la strada a una consapevolezza nei paesi più industrializzati: non c’è più tempo per rimandare il problema dei cambiamenti climatici. Il presidente cinese ha aggiunto che la Cina dovrebbe raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030 per poi diventare nazione ad emissioni zero nei successivi 30 anni. Da segnalare che nel periodo di lockdown in Cina le emissioni sono crollate del 25%, mentre alla ripresa delle attività a giugno 2020 sono tornate a crescere repentinamente in concomitanza con il ritorno alla produttività degli impianti a carbone, del cemento e delle altre industrie pesanti.
Il cambio di rotta L’annuncio della volontà di ridurre drasticamente le emissioni di CO2 da parte della Cina, tuttavia, non è nuova. Nel 2014, il Presidente Xi Jinping con l’allora Presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva raggiunto un accordo inaspettato sui cambiamenti climatici, diventato poi, un elemento fondamentale per l’accordo di Parigi firmato nel dicembre 2015. Tuttavia, sia gli Usa con l’amministrazione Trump che lo stesso Xi Jinping negli ultimi anni, non hanno mantenuto l’accordo riducendo le emissioni, anzi. Dall’annuncio dello scorso settembre la Cina sembra essere realmente intenzionata a raggiungere il suo
obiettivo, la strada però non è semplice e gli effetti nel breve periodo potrebbero essere distorsivi . In primis, ha avviato una transizione energetica attraverso la riduzione della dipendenza dall’importazione di energia derivante da combustibili fossili (carbone principalmente) a favore di una produzione di energia rinnovabile, in particolare eolica e idroelettrica. A questo si è aggiunta anche una transizione verso un’industria caratterizzata da elementi green oltre che nell'elettrificazione dei trasporti e nello sviluppo di auto elettriche. La Cina investirà 27,5 miliardi di dollari annui nel settore dell’energia pulita risultando seconda solo alla Germania, a livello mondiale. Tuttavia, secondo alcuni studi interni condotti da parte dei ministeri cinesi, l’investimento per arrivare a livello di emissioni zero entro il 2060 ammonta a 14,725 trilioni di dollari (100 trilioni di renminbi) nei prossimi 30 anni. Una media di 4,9 trilioni di dollari per decennio ovvero 490 miliardi di dollari all’anno. Si tratta di uno degli investimenti più importanti al mondo se paragonato con il Piano Marshall del 1948, che ha un valore odierno di 135 miliardi di dollari, o con lo stimolo fiscale del 2008 pari a 1,1 trilioni di dollari. Se poi questi dati li paragoniamo al Recovery Fund varato dall’Unione Europea, che prevede investimenti per 750 miliardi di euro in progetti “green”, si evince come la potenza di fuoco della Cina è nettamente superiore a qualsiasi altra nazione al mondo.
Accenni di transizione industriale Al di là dei fondi messi a disposizione, la vittoria di questa sfida passa attraverso le azioni. Tra il 2013 e il 2016 la Cina ha visto una ridu-
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zione delle emissioni grazie ad un cambio nelle strutture industriali e alla riduzione dell’uso del carbone. Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature evidenzia come alcune province cinesi, in particolare quelle della Cina nordoccidentale, ovvero Ningxia, Xinjiang e Shanxi (oltre a Inner Mongolia nella Cina nordorientale) hanno contribuito maggiormente all’aumento delle emissioni di CO2 a causa delle caratteristiche geografiche e delle differenze infrastrutturali tra le diverse aree della Cina. Nello stesso periodo le regioni dello Yunnan, Sichuan e Guangxi hanno dato contributi sostanziali alla riduzione nazionale delle emissioni di carbonio, grazie allo sviluppo di centrali idroelettriche. Queste evidenze in Cina hanno favorito una transizione industriale, con la decisione del governo di favorire la costruzione di attività industriali nelle regioni che forniscono principalmente energia da fonti rinnovabili, sia per una riduzione delle emissioni sia per un minor costo energetico per la produzione di beni. In questo quadro si configura la decisione della China Hongqiao Group, principale produttore mondiale di alluminio del settore privato (seconda dopo alla società statale Chinalco), di spostare la sua attività produttiva dalla provincia di Shandong alla provincia dello Yunnan, ricca di energia idroelettrica. In particolare, Hongqiao si è impegnata nel 2019 a spostare circa 2 milioni di tonnellate di capacità annua dallo Shandong, nella Cina orientale, alla prefettura di Wenshan nello Yunnan, nel sud-ovest, per consentire un più facile accesso a una fonte di energia più pulita rispetto al carbone per il processo di fusione dell’alluminio. Entro il 2030, la società trasferirà un ulteriore milione
La Cina investirà 27,5 miliardi di dollari annui nel settore dell’energia pulita risultando seconda solo alla Germania a livello mondiale di tonnellate di capacità annua al fine di ridurre le proprie emissioni di CO2. Va ricordato che l’alluminio è un metallo energivoro per cui, nonostante le restrizioni cinesi per l’avvio di nuove capacità di fusione di metallo leggero, il governo consente il trasferimento verso altre regioni, purché la capacità produttiva totale non aumenti.
L’oscillazione del Pil Tuttavia, il trasferimento di capacità produttive non è mai immediato e i riflessi in termini di produzione sono elevati. Questa manovra, infatti, sposta il peso delle regioni in termini di Prodotto Interno Lordo, con conseguente aumento delle difficoltà economiche e con un impatto sociale notevole nelle regioni che perdono capacità produttiva difficilmente sostituibile con altre attività. Inoltre, l’effetto espansivo post-Covid sembra iniziare a venire meno, con la Cina che mostra i primi segni di difficoltà nel proseguire nella crescita economica a doppia cifra sostenuta negli ultimi trimestri. Il Pil del secondo trimestre dell’anno, infatti, ha subito una crescita inferiore rispetto alle attese, attestandosi al 7,9% annuo, fortemente in calo rispetto al 18,3% del primo trimestre del 2021. Le proiezioni per l’intero anno indicano una crescita attesa al 6% annua, nonostante i dati del terzo trimestre dell’anno inizino ad
evidenziare alcune crepe. La produzione industriale, infatti, ha segnato una crescita del 6,4% mensile, in calo rispetto al mese precedente, accompagnata anche da un rallentamento delle vendite al dettaglio attestatesi all’8,5% su base mensile dal 12,1% di giugno. Secondo alcuni analisti, inoltre, anche il mese di agosto segnerà una flessione di entrambi i dati, già evidenziato dalla contrazione degli indici dei direttori d’acquisto del settore manifatturiero ad agosto, ai quali dovrebbe aggiungersi il calo degli investimenti, certificando un trimestre difficile per l’economia cinese. La contrazione di queste importanti statistiche evidenzia un pericoloso arretramento dell’economia, giustificabile analizzando due fattori: il primo, legato ad una stagionalità nella Cina occidentale che vede una minore domanda di prodotti semilavorati o grezzi nel corso del periodo estivo, il secondo riguardante nuovamente l’aspetto climatico causa della perdita produttiva. Non a caso, nel corso dei mesi estivi, alcune provincie impongono una riduzione della produzione di metalli (in particolare alluminio, rame e acciaio) al fine di rispettare i parametri di inquinamento dettati dal governo centrale in un periodo di bassa domanda. I controlli sulla produzione hanno portato, ad esempio, l’output di acciaio grezzo a luglio al livello mensile più basso da aprile 2020.
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Stesso discorso vale per l’alluminio che a luglio ha visto una perdita produttiva per il terzo mese consecutivo a 3,26 milioni di tonnellate, ovvero con livelli medi giornalieri ai minimi da ottobre 2020. L'hub dell'alluminio dello Yunnan che rappresenta il 10% della capacità produttiva di alluminio della Cina, il mese di agosto ha reimpostato i limiti al consumo energetico da parte dei produttori, prima delle fonderie, colpite da restrizioni già a maggio. Inoltre, la provincia ha dovuto affrontare una crisi energetica a causa della grave siccità che l’ha colpita, in concomitanza con una domanda di elettricità in aumento. La vicina regione del Guangxi, inoltre, durante il mese di agosto ha inasprito le proprie restrizioni sull’utilizzo di energia da parte delle fonderie in una mossa che, secondo gli analisti, potrebbe portare alla perdita di circa mezzo milione di tonnellate di capacità annua. Secondo alcune banche d’affari, la perdita di output di alluminio cinese per l’anno in corso potrebbe essere pari a 2,35 milioni di tonnellate. Per l’anno prossimo la perdita dovrebbe aggirarsi intorno al milione di tonnellate e la situazione di deficit del mercato non migliorerà fino al 2025. Di contro, la domanda di alluminio dovrebbe crescere nei prossimi anni fino a raggiungere le 76 milioni di tonnellate entro il 2025.
Il caso dell’alluminio Gli effetti sul mercato dell’alluminio sono stati immediati, con la registrazione di importanti rialzi nelle ultime settimane, capaci di riportare le quotazioni a ridosso dei massimi decennali. A questo si è aggiunto anche un continuo calo delle disponibilità nei magazzini ufficiali, rendendo necessario l’in-
tervento delle autorità pubbliche al fine di calmierare i prezzi. Lo State Reserve Bureau cinese ha infatti avviato una serie di aste delle proprie riserve strategiche al fine di allentare la pressione sui prezzi che, tuttavia, non sembra abbiano sortito l’effetto desiderato. Le quotazioni continuano ad attestarsi sui massimi decennali, la curva forward sulla scadenza cash rispetto alle quotazioni a tre mesi ha segnato un ritorno in backwardation (ovvero una situazione di prezzi più elevati per le quotazioni a pronti, rispetto a quello a termine che si evidenzia proprio quando il mercato registra una scarsità di materiale disponibile), a cui si è aggiunto l’aumento dei premi a livelli record. Negli Stati Uniti, ad esempio, i premi per la consegna di metallo leggero nel MidWest hanno raggiunto i massimi storici a 34,536 centesimi per libbra, mentre in Giappone (principale importatore di alluminio dalla Cina), i premi trimestrali nei principali porti giapponesi (Yokohama, Nagoya e Osaka) hanno registrato offerte in area 250 dollari per tonnellata per la consegna nell’ultimo trimestre dell’anno, con un aumento del 30% rispetto al precedente trimestre. In questo contesto molte piccole realtà iniziano a fare i conti con l’incapacità di trasferire i maggiori costi produttivi ai propri clienti con conseguente rischio di fallimento, mentre altre realtà iniziano a beneficiare della perdita produttiva in alcune aree andando ad aumentare le proprie quote di mercato. In tal senso, nazioni come India e Malesia potrebbero accogliere la perdita produttiva cinese, favorite anche da politiche ecologiche più permissive e dalla vicinanza con i mercati di sbocco. Mentre Russia e Medio Oriente potrebbero colmare il defi-
cit di mercato grazie a minori costi energetici e a processi produttivi più ecologici già in atto, come quelli utilizzati da Rusal per la produzione di alluminio utilizzando l’idrogeno. L’effetto a catena della perdita produttiva di alluminio della Cina è il rallentamento economico dell’Australia. Come è noto l’Australia è il principale fornitore di bauxite e minerale di ferro della Cina, per cui una riduzione dell’output produttivo implica un minor acquisto di materia prima dall’Australia, con conseguente impatto economico in termini di diminuzione della bilancia commerciale, nonché occupazionale. L’economia australiana, continua a combattere la pandemia da Covid-19 con l’imposizione di restrizioni sociali che mettono in difficoltà il paese con una previsione di calo nel terzo trimestre del 2%, proprio a causa della perdita della spesa interna e delle attività edili. Nel quarto trimestre, invece, si dovrebbe registrare una nuova ripresa (attesa all’1,8%) grazie alla
fine del periodo di lockdown. Questo dovrebbe consentire al paese di registrare un 2021 in crescita del 4,2%, così come nel 2022, tuttavia molto dipenderà dall’evoluzione del programma vaccinale nell’isola e dall’andamento della pandemia. Un’incognita ben più diversa riguarda l’andamento dell’attività mineraria, alla luce del calo della domanda cinese. Se da una parte l’aumento delle quotazioni dell’alluminio ha favorito maggiori introiti economici all’Australia, dovuti ad una netta crescita dell’export di bauxite nei primi due trimestri dell’anno, il calo dell’export potrebbe ridurre la crescita del settore, minacciato anche dall’aumento delle quote di mercato di altre nazioni (in primis la Guinea). L’Australia, potrebbe essere la prima vittima di un rallentamento globale della domanda di alluminio e della presenza di ampie disponibilità di minerali (bauxite e allumina) inutilizzati, con conseguente ritorno in recessione e perdita di posti di lavoro.
La perdita di output di alluminio cinese per l’anno in corso potrebbe essere pari a 2,35 milioni di tonnellate. Per l’anno prossimo dovrebbe aggirarsi intorno al milione di tonnellate e la situazione di deficit del mercato non migliorerà fino al 2025. Di contro, la domanda di alluminio dovrebbe crescere fino a raggiungere le 76 milioni di tonnellate entro il 2025 27 | l’industria meccanica 728 | No 3 2021
i 400 caratteri
INQUINAMENTO
TECNOLOGIA
Alluvioni e minacce chimiche
In viaggio con l’idrogeno
Molti sedimenti, a riposo nei letti dei fiumi, con le continue alluvioni ,possono risvegliarsi e costituire una vera e propria bomba chimica. A spiegare il fenomeno è un team interdisciplinare di scienziati della Goethe University, dalla Rwth Aachen University entrambe tedesche e dall’Università del Saskatchewan, canadese. La ricerca ha passato in rassegna precedenti studi sugli eventi alluvionali nelle regioni più industriali di Europa, Nord America e Asia. I sedimenti presenti sul fondo del fiume sono costituiti principalmente da particelle erose dal suolo, che con il tempo raggiungono i delta fluviali o il mare. Tuttavia, possono anche legare agli inquinanti che, ad esempio, sono entrati nei corsi d’acqua tramite reflui minerari e industriali. La mobilitazione di questi sedimenti causata dalle acque fluviali, rappresenta un rischio significativo. Il pericolo non è solo per la vita all’interno del fiume, ma anche per le aree allagate che interessano campi, allevamenti ed esseri umani. BIODIVERSITÀ
Unesco e il riscaldamento globale Man and the Biosphere (Mab), è il programma scientifico intergovernativo avviato dall’Unesco. Il fine è quello di promuovere, su base scientifica, un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente attraverso la tutela della biodiversità e le buone pratiche dello Sviluppo Sostenibile. Ed è proprio da questo organo tecnico che è arrivato il sì per l’iscrizione del Monte Grappa nella lista delle riserve Unesco. Il coinvolgimento attivo delle comunità locali è stato uno dei pilastri del percorso di candidatura, fondamentale per poter formalizzare il Dossier, ma soprattutto per arrivare ad un progetto il più possibile inclusivo ed efficace. La risposta da parte dell’Unesco, arriverà a metà 2022.
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La prima nave da crociera potrebbe essere realtà, la firma del Memorandum Understanding tra Msc, Fincantieri e Snam lo lascia sperare. I tre colossi hanno unito le forze per realizzare uno studio di fattibilità sulla progettazione e costruzione della prima grande nave da crociera al mondo alimentata a idrogeno. Questo consentirebbe attività a emissioni zero in alcune aree, nonché lo sviluppo della relativa infrastruttura di bunkeraggio dell’idrogeno. Il primo elemento chimico della tavola periodica, com’è noto, può essere prodotto senza combustibili fossili, utilizzando energia rinnovabile per dividere l’acqua in un processo di elettrolisi. Può essere utilizzato per generare energia elettrica attraverso le celle a combustibile, emettendo solo vapore acqueo e calore. L’idrogeno verde, ha un grande potenziale per contribuire alla decarbonizzazione del settore marittimo, compresa la crocieristica che entro il 2050 punta all’obiettivo delle zero emissioni.
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Il mondo (non) nascosto della contraffazione di Riccardo Gnudi, Technology & Innovation Advisor, in collaborazione con Crit e Icim Group
Q
uando viene citato il termine contraffazione il pensiero vola immediatamente al mondo dei dispositivi elettronici, della moda oppure a quello monetario, mantenendosi quindi distante da produzioni più strettamente legate all’industria meccanica. Tuttavia, pur essendo i settori consumer quelli più colpiti dal fenomeno della contraffazione, che si stima valere il 3.3% del mercato globale (anno 2016), pari a 509 miliardi di dollari, nessun settore si può dire protetto dalla creazione di repliche illecite, incluso il mondo industriale. Ciò è dimostrato chiaramente da un’analisi svolta da Vdma (Associazione tedesca di ingegneria meccanica e impiantistica) che riporta come oltre il 70% delle proprie aziende associate sia soggetto a problemi di pirateria Nonostante l’imponenza di questo mercato nascosto, le iniziative per limitare la diffusione di falsi tramite lo sviluppo o l’acquisizione di soluzioni tecnologiche mirate sono ad oggi molto limitate. Ciò è dimostrato, ad esempio, da una ricerca svolta da uno studio dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (Uibm) che mostra come meno del 40% delle aziende intervistate utilizzi solu-
zioni di anticontraffazione e ancor meno le utilizzi (13,5%). Più note e usate sono invece le soluzioni per la tracciabilità dei componenti, come riportato dal medesimo studio che sottolinea come il 64.8% sia a conoscenza di tali soluzioni e più di un terzo le implementi. Quando si guarda al mondo industriale, le tecnologie per tracciare la storia di un oggetto e per identificare/autenticare hanno due grandi applicazioni: a prodotti e a componenti. Questi due casi possono presentare requisiti molto diversi in termini di sicurezza, informazioni memorizzate o accessibilità, portando quindi a soluzioni completamente differenti in termini di tecnologie applicate.
Il mondo delle tecnologie per tracciare e identificare l’industria meccanica 728 | 30
Ogni soluzione di tracciabilità e anticontraffazione (T&A) è generalmente composta da tre elementi essenziali: 1. Tag: tecnologia/e utilizzata/e per tracciare l’oggetto. Il tag può sia permettere di tracciare il componente e la sua storia, sia contrastare la sua contraffazione (es. Rfid) 2. Lettore: sistema di identificazione e analisi del tag (es. lettore laser per codici 2D). 3. Architettura software: sistema dedicato alla raccolta, gestione e analisi dei dati contenuti sul tag. Molto spesso le soluzioni software dedicate alla tracciabilità/anticontraffazione vengono integrate con i più comuni software di fabbrica, es. Mes o Scada. Nella maggior parte dei casi specifici meccanismi di lettura rendono tag e tecnologia di lettura strettamente correlati fra di loro, mentre l’ultimo elemento rimane abbastanza indipendente. L’applicazione finale dovrà tener conto delle caratteristiche e dei punti di forza e debolezza di tutte e tre le componenti. Attualmente, esiste un’ampia varietà di soluzioni tecnologiche per
applicazioni T&A, illustrate sinteticamente in Figura 1, dove esse sono distinte in base al loro principio di funzionamento. Tra le soluzioni riportate è possibile ritrovare tecnologie note, quali quelle elettroniche (es. Rfid, bande magnetiche), e meno diffuse in ambito meccanico, tessute
si vedano ad esempio Dna e inchiostri. La classificazione in funzione del meccanismo chimico-fisico, risulta essere particolarmente funzionale in una prima fase di sviluppo del progetto, poiché permette di escludere rapidamente alcune tipologie di soluzioni sulla base delle
esigenze delle applicazioni finali. Ad esempio, i marcatori chimici hanno applicabilità limitata in ambiti con alte temperature o molte sostanze chimiche, mentre i tag elettronici richiedono talvolta particolari attenzioni in ambienti con forte presenza di metallo.
TECNOLOGIE ANTI-CONTRAFFAZIONE
adesive termoretraibili - sleeve con cliché microinciso
PER MEDIA DIGITALI
ultraresistenti
Sistemi DRM (Digital Rights Management)
ultradistruttibili void cartellini
Watermark digitali
MECCANICHE Etichette Incisione laser
CHIMICO-FISICHE Codice DNA
Dispositivi anti-alterazione
Codifica chimica e traccianti
Sigilli Codici a barre monodimensionali
Codice tramite colle
Filo di sicurezza
Surface Fingerprint e Laser Surface Analysis
Pellicola
Codici a barre bidimensionali
Passivi
DI MARCATURA
Attivi
Banda a memoria ottica
tradizionali
BAP (Battery Assisted Parssive)
Codici a lettura ottica
complessi
Ologrammi Inchiostri
Sensibili a radiazioni UV
Immagini criptate
Sensibili a radiazioni IR
Disegni in filigrana
magnetici
Microtesti
OVI e iridescenti
Guiloche/ Stampa a Iride
termocromici reattivi penetranti
ELETTRONICHE
PUF (Physical Uncionable Functions)
RFid (Radio Frequency Identificaiton) NFC (Near Fiel Communication) Sigilli elettronici Banda Magnetica
Segni Identificativi univoci /Artefatti
Chip a contatto
CDP (Copy Detection Pattern)
Figura 1 - Classificazione delle tecnologie T&A
Nel corso del processo decisionale per un nuovo piano di tracciabilità e anticontraffazione, le tecnologie qui presentate possono essere analizzate anche da un secondo punto di vista, relativo al grado di sicurezza e di accessibilità che le contraddistin-
gue. Queste due caratteristiche, in genere inversamente proporzionali, vanno a suddividere le soluzioni in tre categorie (Figura 2): • Overt: chiaramente visibili a occhio nudo, quali tag fisici o marcature 2D
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• Covert: invisibili a occhio nudo, ma accessibili tramite tecniche di uso comune, quali inchiostri invisibili sensibili a raggi Uv • Forensic: richiedenti tecnologie o processi avanzati e costosi per l’autenticazione, ad esempio Dna
2
LIVELLO 2 - COVERT Autenticazione tramite soluzioni nascoste ma comuni, ad esempio inchiostri UV, Laser
1
LIVELLO 1 - OVERT Autentificazione tramite i soli sensi, ad esempio il tocco o la vista
SICUREZZA
ACCESSIBILITÀ
3
LIVELLO 3 - FORENSIC Autenticazione richiede personale qualificato e una strumentazione complessa e costosa
Figura 2 - Classificazione dipendente dal grado di accessibilità/sicurezza
Questa seconda metodologia di confronto e analisi permette di mettere in relazione due requisiti fondamentali dei processi T&A: la sicurezza delle informazioni memorizzate nel tag e l’accessibilità a tali informazioni che viene garantita ad ognuno. Ciò diventa particolarmente importante nel momento in cui si considera la possibilità di unire più soluzioni tecnologiche nel proprio progetto.
Cambiare per vincere L’ampia varietà di soluzioni esistenti per la tracciabilità e l’autenticazione di componenti e prodotti rappresenta uno dei punti di forza di questa famiglia di tecnologie. È proprio dalla combinazione di due o più soluzioni esistenti che è possibile arrivare a determinare la soluzione più adatta ad una specifica applicazione. Ciò permette, da un lato, di personalizzare la soluzione finale combinando l’insieme di tecnologie più adatte
in termini, ad esempio, di costo, sicurezza, accessibilità, performance, resistenza. Dall’altro lato invece permette di strutturare la propria soluzione per offrire diversi gradi di sicurezza e accessibilità a vari livelli della supply chain, veicolando così informazioni differenti ai vari partner coinvolti. Come primo esempio si consideri un’etichetta con due livelli di lettura, uno formato da scritte in inchiostro comune (tecnologia overt) e uno da scritte con inchiostro reattivo alla radiazione ultravioletta (tecnologia covert). Le informazioni normalmente invisibili non servono soltanto ad autenticare il prodotto, ma possono anche ampliare quanto già riportato con l’inchiostro comune, fornendo ulteriori informazioni a chi ha la conoscenza e la possibilità di accedere a tale livello. Un sistema di questo tipo potrebbe essere ulteriormente migliorato stampando l’etichetta su un tag Rfid, arrivando a garantire fino 3 livelli di lettura con diversi gradi di sicurezza e destinati a ruoli diversi all’interno della supply chain. Il secondo esempio, riportato in Figura 3, è invece una soluzione dell’azienda Tesa Scribos, sviluppatrice di
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una soluzione T&A che permette, tramite un processo di stampa proprietario, di avere fino a 7 livelli di verifica in una sola etichetta, alcuni visibili e altri no. Nello specifico, il caso riportato è stato sviluppato dall’azienda in collaborazione con il gruppo Psa. L’etichetta viene usata per autenticare e tracciare i componenti dei veicoli del gruppo francese e presenta la combinazione di più livelli di accesso (sito, numero identificativo, Qr code) oltre che un’etichetta Tesa Scribos, che garantisce l’autenticità del prodotto e un livello di informazioni aggiuntivo per gli addetti ai lavori.
Figura 3 – Soluzione sviluppata da Tesa Scribos per la tracciabilità e l’anticontraffazione di componenti delle autovetture PSA
Scegliere la soluzione più adatta Pur non essendo entrati nel dettaglio delle singole tecnologie, dovrebbe essere ormai chiaro come le soluzioni a disposizione delle aziende per tracciare e autenticare i propri prodotti
ELETTRICHE
MARCATURA
MECCANICHE FISICOCHIMICHE
e componenti siano moltissime, con una varietà altissima in termini di dettagli tecnici e performance. Tuttavia, proprio queste differenze rendono fondamentale la comprensione accurata dei punti di forza e debolezza di ogni soluzione. Per poter confrontare le varie soluzioni senza entrare nel dettaglio dei singoli principi di funzionamento in Figura 4 è riportata una tabella qualitativa che confronta quattro aspet-
TECNOLOGIA
AUTENTICAZIONE / IDENTIFICAZIONE
RFID Chipless RFID NFC PUF Barcode 2D Barcode Inks Holography Watermark Other security printing Laser making Chemical tag DNA tag Chemical PUF Laser surface Analysis
I I I I A I A/I A A A A/I A/I I I I
MATURITÀ e COSTO
ti cardine delle tecnologie discusse: maturità/costo, complessità d’integrazione, sicurezza e resistenza. Sistemi meccanici soggetti a usura o alte temperature si indirizzeranno verso soluzioni a maggiore resistenza benché con un livello di sicurezza minore. Prodotti dall’alto valore potranno invece concentrarsi su soluzioni più costose, ma dal più alto livello di sicurezza.
COMPLESSITÀ D’INTEGRAZIONE
SICUREZZA
RESISTENZA
Figura 4 - Comparazione qualitativa delle varie tecnologie
Analisi di questo tipo sono fondamentali nella scelta della miglior tecnologia per il proprio caso, tuttavia non sono sufficienti. Per poter determinare la soluzione più adatta a uno specifico caso industriale è necessario analizzare l’intero processo di produzione per definire, prima di tutto, i requisiti del progetto, tra cui le informazioni da inserire nel tag, le performance richieste e il costo finale. Ciò andrà poi confrontato con il livello di rischio associato alla contraffazione di ogni singolo prodotto da tracciare, così da determinare il
miglior compromesso tra le soluzioni esistenti. La moderna offerta tecnologica mette a disposizione un ventaglio di possibilità molto ampio all’interno di ciascuna delle categorie illustrate. Si prenda ad esempio la tecnologia Rfid, soluzione elettronica basata su chip contenenti una memoria, un sistema di comunicazione radio e, in alcuni casi, una batteria. Questa tecnologia spazia da semplici tag simili a bottoni incollabili su oggetti, fino ad arrivare a Rfid inseriti all’interno di bulloni
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per il tracciamento di parti meccaniche nel loro processo di produzione. Discorso analogo si può fare per i marcatori chimici che includono marcatori basati su sequenze Dna costruite ad hoc fino a composti basati su nanoparticelle e dalle caratteristiche emissive uniche per ogni singola azienda. In questo mare di soluzioni esistenti, la comprensione delle tecnologie e l’analisi di dettaglio dei processi rappresenta la chiave di volta nella lotta ai problemi di tracciabilità e anticontraffazione.
Acciaio, senza digitalizzazione non c’è sostenibilità: le strategie delle aziende per promuovere la rivoluzione green di Michelle Crisantemi, Innovation Post- Digital 360
La strada per la decarbonizzazione dell’industria siderurgica passerà per due fasi: la sostituzione graduale degli altiforni con la tecnologia Dri a idrogeno e il passaggio completo ai forni elettrici ad arcoEsg (Environment, Social, Governance) delle aziende.
S
enza l’apporto delle tecnologie digitali non è possibile avere una rivoluzione sostenibile nella filiera dell’acciaio. Questo è quello che è emerso nel corso dell’evento “Digitalizzazione motore per la crescita sostenibile”, organizzato da siderweb , con il supporto di alcuni dei
gruppi di rilievo nella produzione di acciaio sul territorio nazionale. Da tempo si discute su come trasformare il settore in un’ottica di maggiore sostenibilità, in linea con gli impegni presi in materia di clima a livello nazionale ed europeo. Anche dall’atteggiamento dei con-
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sumatori, orientati verso aziende e prodotti a minore impatto ambientale, dalla pressione normativa che mira alla carbon neutrality, passando per la crescita del prezzo delle quote di emissione di CO2 stabilite dall’Europa, il futuro che si prospetta è in ottica green. Ad oggi, infatti, il prezzo per tonnellata per l’acquisto delle quote Ets Eu – il sistema per lo scambio delle quote di emissione attivato dall’Unione Europea nel 2005 – ha raggiunto il livello record di 50 euro per tonnellata.
In questo scenario la strada per la decarbonizzazione dell’industria siderurgica passerà per due fasi, secondo Yvonne Ruf, partner di Roland Berger, società di consulenza. «La fase uno sarà la sostituzione graduale degli altiforni con la tecnologia Dri a idrogeno, che vediamo oggi svilupparsi in progetti pilota. La seconda sarà il passaggio completo ai forni elettrici ad arco: con l’elettricità da fonti rinnovabili, la produzione di acciaio potrà diventare completamente neutra dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica». In questo percorso, il potenziamento del contenuto tecnologico dei processi è inevitabile. Un processo non sempre semplice e che richiede alle aziende di fornirsi dei giusti strumenti, come spiega Laura Tolettini, Digital Integration Manager del Gruppo Feralpi che spiega come «L’integrazione tra le nuove tecnologie con quelle preesistenti non è facile, né dal punto di vista tecnico né da quello organizzativo. Centrali in questo processo sono anche le persone, con competenze trasversali e aperte a collaborazioni e partnership esterne al gruppo, estese anche ai player delle catene di valore in cui si opera». Nel 2019, il Gruppo Feralpi è diventato la prima realtà siderurgica a ottenere un positive loan legato a obiettivi di crescita sostenibile, vale a dire un finanziamento le cui condizioni sono legate al rispetto di precisi indici di sostenibilità con impatti positivi in campo ambientale. «In questo senso, la digitalizzazione di pratiche operative e documentali su cloud, ad esempio, è un progetto in corso che incentiva e supporta sistemi di lavoro collaborativi e interscambio di dati in tempo reale tra le varie aziende del Gruppo, con
sguardo sia alla dimensione sociale che a quella ambientale di una crescita sostenibile. C’è poi il tema delle risorse finanziarie che sono fondamentali, anche declinate in chiave Esg», spiega Tolettini. L’innovazione in ottica sostenibile è, già da qualche anno, la chiave che guida anche la strategia di Ori Martin, un’acciaieria a forno elettrico per la produzione di acciai speciali, con sede a Brescia. Già dal 2018 l’acciaieria di Brescia è collegata a un ossigenodotto di Air Liquide con una tubazione sotterranea di 5 km, che ha permesso all’impianto di ridurre le emissioni di CO2 e passaggi dei mezzi pesanti. Nel 2019, Ori Martin ha stipulato un Ppa (power purchase agreement) e almeno il 10% del suo fabbisogno energetico è coperto dall’energia generata da un impianto fotovoltaico in Sardegna. Queste sono azioni che hanno permesso all’azienda di abbassare le emissioni di polveri sottili e il consumo di acqua. «Inoltre, grazie all’I-Recovery, siamo collegati al teleriscaldamento della città di Brescia, cui forniamo calore. Insomma, l’innovazione è parte della visione strategica di Ori Martin, tanto che siamo stati inseriti dal Cluster Fabbrica Intelligente tra i Lighthouse Plant del progetto Acciaio_4.0», spiega Carolina de Miranda, Sustainability Manager di Ori Martin. Sono invece quattro le attività principali su cui si è concentrato l’ultimo piano industriale di Cnh Industrial
per raggiungere target di riferimento con progetti specifici: la riduzione della carbon footprint dell’azienda, che punta ad abbassare le emissioni di CO2 dei 67 stabilimenti nel mondo, la sicurezza, l’economia circolare intesa come life cycle thinking e il pensare già in fase di progettazione al fine vita dei prodotti. Annalisa Citterio, Head of Sustainability, racconta la visione aziendale «La sostenibilità va oltre i confini aziendali, permea tutta la catena del valore. Non siamo sostenibili se anche i nostri fornitori non lo sono. Abbiamo in campo diverse attività che li coinvolgono, ad esempio, monitoriamo le emissioni di CO2 della nostra fornitura prodotta da 150 aziende chiave. Il passaggio successivo in futuro sarà chiederne la diminuzione, quando avremo standardizzato il processo». Nel prossimo futuro, secondo gli esperti, non solo le risorse messe a disposizione dai grandi fondi di investimento, ma anche l’accesso alla finanza ordinaria sarà condizionato agli standard di sostenibilità Esg (Environment, Social, Governance) delle aziende. È così che la pensa Niccolò Zuffetti, Head of Marketing di Cribis, piattaforma online che permette alle imprese di richiedere gratuitamente un attestato, divulgabile a terzi, che misura e dimostra i propri impegni sui criteri ESG. “Le imprese, quindi, sono chiamate a dover mostrare quanto la loro attenzione alla sostenibilità sia tangibile e misurabile”.
Nel prossimo futuro, non solo le risorse messe a disposizione dai grandi fondi di investimento, ma anche l’accesso alla finanza ordinaria, sarà condizionato agli standard di sostenibilità Esg (Environment, Social, Governance) delle aziende.
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L’aria che cambia. Ventilazione Meccanica Controllata e sicurezza in ambienti chiusi Al via una campagna a supporto di una tecnologia che migliora sensibilmente la qualità dell’aria interna di Giulia Linfozzi
N
el settore rappresentato da Assoclima – Costruttori Sistemi di Climatizzazione – il tema della qualità dell’aria è da sempre molto rilevante. Quando si parla di qualità dell’aria si intende naturalmente quella esterna, ma va presa in considerazione anche l’aria interna, che respiriamo negli ambienti chiusi ogni giorno, anche per molte ore.
Oggi, l’epidemia da Covid-19, ha messo prepotentemente in evidenza la necessità di occuparsi della qualità dell’aria indoor. Pulire e sanificare i filtri dell’aria condizionata in vista del periodo estivo è una pratica certamente corretta per evitare il propagarsi di agenti inquinanti negli ambienti, ma cosa fare in inverno? Come si “cambia” l’aria? È sufficiente aprire le finestre ogni tanto? Per trattare questo tema Assoclima ha recentemente dato avvio a una campagna di comunicazione e di sensibilizzazione rivolta anche a un pubblico non strettamente del settore. L’obiettivo è quello di far conoscere una tecnologia che migliora sensibilmente la qualità dell’aria interna, vale a dire: la Ventilazione Meccanica Controllata (Vmc). All’interno dell’associazione è stato costituito un gruppo di prodotto che riunisce i produttori di sistemi di unità di ventilazione residenziale, con lo scopo di portare avanti attività tecniche e di advocacy. È infatti fondamentale rendere note le istanze dei produttori affinché si stanzino risorse adeguate per interventi di miglioramento della qualità dell’aria indoor, prendendo spunto da recenti iniziative virtuose. La regione Marche, ad esempio, con la delibera n.148 del 15 febbraio 2021, ha avviato un bando che ha per oggetto le “Misure per il miglioramento della qualità dell’aria nelle aule scolastiche attraverso l’installazione di impianti per la ventilazione meccanica controllata (Vmc) con recupero di calore, finalizzata allo svolgimento in sicurezza delle attività didattiche a seguito dell’emergenza sanitaria Covid-19”. Per far conoscere questa tecnologia proprio ai non addetti ai lavori, Assoclima, con il supporto delle aziende produttrici associate, ha creato tre video-pillole per spiegare cos’è la Ventilazione Meccanica Controllata, a cosa serve, come funziona e le sue principali applicazioni. Uno degli obiettivi dell’associazione è quello di sensibilizzare le istituzioni per garantire un rientro nelle aule scolastiche in piena sicurezza garantendo il comfort degli studenti. Inoltre, non va dimenticato che le unità di ventilazione hanno anche numerose altre applicazioni in: ospedali, uffici, attività commerciali e case private. Oltre a comunicare con gli utenti finali e cercare di sensibilizzare le istituzioni, Assoclima è impegnata nella diffusione dei sistemi a Ventilazione Meccanica Controllata e di possibili incentivi fiscali, fondamentali nella promozione di altre tecnologie, come ad esempio le pompe di calore.
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37 | l’industria meccanica 728 | No 3 2021
Un 2022 di necessità. Cosa si aspettano gli imprenditori italiani dal nuovo anno di Daniele Bettini
Per favorire la ripresa e l'uscita dalla crisi economica successiva alla pandemia, a livello europeo, sono state adottate una serie di misure per accelerare il processo di digitalizzazione e attivare politiche green. Gli imprenditori italiani si stanno preparando a intercettare i finanziamenti del Pnrr, sviluppato attorno ad assi strategici e condivisi all’interno dell’Ue: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Allo stesso tempo, però, restano criticità e preoccupazioni legate soprattutto all’oscillazione dei prezzi delle materie prime e alla complicata gestione dei noli marittimi. Con un sondaggio anonimo abbiamo chiesto a un campione di aziende della meccanica varia quali sono state e quali sono le preoccupazioni che devono affrontare. Per capire come si stanno muovendo in questo panorama variegato, tra incertezze e opportunità. In altre parole: cosa si aspettano gli imprenditori dal 2022?
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P
rendendo con le dovute cautele le affermazioni che abbiamo raccolto, nel secondo trimestre del 2021, sembra che il crollo in termini di fatturato del 2020 sia stato superato e si sia tornati ai livelli del 2019. Non mancano però elementi di preoccupazione derivanti dall’aumento dei prezzi delle commodity e dei noli marittimi, dalla capacità della Pa di gestire le risorse provenienti dal Pnrr e dall’evoluzione della pandemia. Il 2021 non si è ancora chiuso, ma c’è chi prevede comunque una crescita a due cifre rispetto all’anno precedente e un portafoglio molto elevato che pone le basi per un ottimo 2022 ancora in crescita. A spaventare in questo momento è l’aumento dei costi delle materie prime. La difficoltà nel reperirle può rallentare la ripresa e causare un calo della produzione e ovviamente anche ritardi nelle consegne, ma sembra che l’ottimismo sia tutto risposto nel 2022, anche se il supporto statale viene percepito come assente o incerto. Le relazioni con la pubblica amministrazione rimangono molto complesse, Covid-19 e lockdown non hanno aiutato. Dalle risposte che abbiamo ricevuto si intravede un’importante differenza tra le aziende che non hanno avuto bisogno di aiuti e quelle che
invece ne hanno usufruito. Il lavoro svolto dalle Istituzioni nell’aiutare le aziende nel momento più drammatico è ritenuto soddisfacente, sebbene se ne discuta la durata e la direzione, ma la percezione di quanto fatto per la ripartenza non riscuote altrettanto successo. I giudizi però non sono lineari e molto diversi tra loro, probabilmente tutto è dipeso da come si è vissuto il 2020, dalle condizioni di partenza e dal settore merceologico di riferimento.
Burocrazia ancora da semplificare C’è chi lamenta da parte dello stato italiano un supporto “confuso e complicato”. Si auspica come sempre una semplificazione della burocrazia italiana con meccanismi che rendano la Pa più vicina e accessibile. In questo caso, l’esempio è l’Europa con i progetti Horizon: chi si è impegnato in questa strada è rimasto soddisfatto, anche per la chiarezza. La gestione del Pnrr sarà un banco di prova.
Attesa e domande circondano il Pnrr Tra luglio e agosto, quando abbiamo ricevuto queste risposte, la situazione
L’Europa è vista come un’ancora di salvezza più solida rispetto all’amministrazione pubblica italiana, perché dotata di molteplici linee di finanziamento, anche se per alcuni rimane molto lontana. l’industria meccanica 728 | 40
era ancora confusa, e alcune aziende intervistate erano ancora alla ricerca di un quadro chiaro su cosa esattamente fosse il Pnrr, e quali ricadute potesse realisticamente avere su di loro. Si registra un grande interesse e la convinzione che arriveranno molte risorse. L’idea è che sia genericamente connesso ai concetti di innovazione, ecologia e decarbonizzazione e che quindi chi ha lavorato in quella direzione almeno indirettamente vedrà dei benefici. L’impressione è che il disegno complessivo debba ancora essere ben compreso. La preoccupazione, inoltre, è capire come le imprese possano essere coinvolte. Di fondo, inoltre, c’è la paura che queste risorse vengano distribuite a pioggia. Chi però aveva già puntato sull’innovazione si sente tranquillo, e altre aziende si sentono pronte a intercettare le opportunità del Pnrr.
Energia ed efficienza, l’idrogeno è la novità più interessante Capitolo a parte per quel che riguarda il Green Deal. Un terzo dei 1800 miliardi di euro di investimenti stanziati per la ripresa di NextGenerationEu e il bilancio settennale dell’Ue finanzieranno il Green Deal europeo: il piano pensato per affrontare e superare le sfide poste dai cambiamenti climatici e lasciarsi alle spalle la pandemia. Dalle risposte emerge la consapevolezza che il settore manufatturiero sarà impattato. Per ora si è puntato su riqualificazione energetica e un generale miglioramento dell’efficienza dei processi produttivi. Traspare l’idea che serva ancora tempo per affrontare la transizione tracciata dal Green Deal: i tempi per un deciso cambio di rotta stanno maturando e per il momento si stanno
delineando i primi cambiamenti. Torna, e questo è un elemento da sottolineare, il tema dell’idrogeno che si conferma, anche per gli investimenti europei previsti, la novità più interessante. Sta forse tornando il momento di investire, di puntare su nuovi mercati e su nuove tecnologie.
Investire in digitalizzazione Le aziende però sembrano intenzionate a investire, alla scoperta di nuovi mercati e in innovazione tecnologica, ma anche spinte dal timore di poter perdere competitività sui mercati internazionali. Automazione, sostenibilità e industria 4.0 sono le parole più ripetute, insieme a un generico “digitalizzazione” e formazione del capitale umano. La pandemia quindi ha accelerato i processi di digitalizzazione che tanto titubavano a partire e che mai come adesso sembrano indispensabili, e le parole d’ordine: ricerca, sviluppo, capitale umano e digitalizzazione (di prodotti e processi) possono essere tutte racchiuse in una sola: progresso.
Quali mercati per il 2022? È vero, siamo il paese delle multinazionali tascabili, ma le nostre aziende hanno la forza e la capacità di concorrere in tutto il mondo. Stati Uniti ed Europa tornano ad essere partner privilegiati, ma sembra aumentare l’interesse verso Federazione Russa e India, dove si interviene direttamente o attraverso partnership. Turchia e, per alcuni, Sud America (in attesa che il Mercosur venga ufficializzato) tornano alla ribalta anche se molto dipenderà dagli sviluppi della situazione sanitaria. Ovviamente la tendenza è quella di
Si registrano attesa e interrogativi legati al Pnrr. Il tema dell’idrogeno si conferma, anche per gli investimenti europei previsti, la novità più interessante incrementare la propria presenza sui mercati più vasti e promettenti, con esclusione della Cina per le barriere all’accesso in via cautelativa per il massimo contenimento della pandemia. Gli States e la Russia rimangono un traguardo da raggiungere per l’anno nuovo soprattutto per chi vuole consolidare la propria presenza in questi mercati in modo strutturato. L’approccio “Buy American” e il “Piano di sostituzione all’Import” in Russia permettono alle aziende di sviluppare piani di sviluppo a lungo termine decisamente interessanti. Infine l’effetto Brexit non solo incide sulla struttura dell’Ue ma è prevedibile un nuovo ruolo, assai più attivo, dell’intero Commonwealth nel panorama geopolitico e degli scambi commerciali mondiali.
Organizzarsi in azienda dopo la pandemia Di certo c’è che la pandemia che stiamo vivendo ha cambiato le regole del gioco, lo smart working è arrivato per restare, su questo la maggior parte dei nostri intervistati non ha dubbi, anche se non va confuso, è sempre bene sottolinearlo, con il remote working. Tra le righe sembra presente l’idea che stiamo vivendo un momento storico che porterà più meritocrazia, perché quando si riaprirà com-
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pletamente non ci sarà più spazio per soluzioni superficiali e “facili”. L’idea è che le aziende dovranno cambiare e dotarsi di strumenti e metodi moderni e chi si metterà in discussione forse verrà premiato per la disposizione ad imparare, ma soprattutto a cambiare.
Quando finirà l’oscillazione dei prezzi delle commodities? Resta però il problema delle materie prime che divide i nostri interlocutori. Per qualcuno è un fenomeno strettamente connesso a quello della delocalizzazione. Infatti uno dei risultati della pandemia, che torna anche in queste risposte, sarà quello di accorciare la supply chain perché avere catene di trasmissione troppo lunghe (come per esempio essere troppo esposti nel far east) mette a rischio la continuità del business. Per altri, nonostante gli enormi disagi, il fenomeno è soltanto passeggerò e rientrerà già nel 2022, perché in buona parte frutto di speculazione che ha cavalcato un effettivo eccesso di domanda. Interessante seppur contrastata l’idea che a causa di questi movimenti la manifattura locale tornerà a essere valorizzata, il reshoring è una delle risposte proposte prese in considerazione, ma per molti
non c’è spazio. Più facile costruire nuove modalità di partnership o di coperture finanziarie che portino a limitare il rischio volatilità dei prezzi. Torna anche il tema delle filiere, qualcuno addirittura auspica un aumento dei prezzi dell’acciaio a patto che siano risorse utili a modernizzare gli impianti e a moderare l’impatto ambientale. Un dibattito che in questo Paese sembra non finire mai.
La questione “materie prime” impatta sulla supply chain Il tema delle materie prime impatta in maniera importante anche sull’organizzazione della supply chain e molti cercano di capire come affrontare la contingenza, ma il problema rimane quello di bilanciare la tendenza al just in time con quella di immobilizzare risorse in magazzino. Difficile generalizzare perché a seconda dei settori e del modello di business si compiono scelte diverse. Molti insistono nell’investire nei magazzini tradizionali, altri strutturano complesse programmazioni del ciclo produttivo mantenendo però uno stock di riserva. L’impres-
sione è che la forte accelerazione degli ultimi anni verso flussi ultra rapidi sia stata calmierata, anche perché questo aumento dei prezzi ha premiato molto chi aveva magazzini pieni. Tra le righe emerge una soluzione “altra” che prevede un rafforzamento della parte progettuale. Standardizzare la produzione lasciando la personalizzazione a fine ciclo in modo da limitare l’impatto della variabile magazzino prendendo esempio dall’industria automobilistica. Non è certo una novità; nessuno segnala particolari cambiamenti nelle relazioni con la filiera di riferimento. Il magazzino, in questo momento, è più che mai il cuore dell’azienda.
Formazione tecnica: la grande sfida dei prossimi anni Trovare le giuste competenze e riuscire a trattenerle è una delle tante “missioni impossibili” che si trovano ad affrontare adesso gli imprenditori italiani. Non esistono ricette consolidate o decodificate, ma un mix di scelte che risultano più o meno valide a seconda dei contesti.
La risposta più condivisa è che non esista una vera alternativa alla formazione in azienda, anche perché il know how che è necessario trasmettere spesso è troppo verticale per poter passare attraverso lezioni generiche. l’industria meccanica 728 | 42
Tra mondo della scuola e azienda rimane un importante divario. L’alternanza scuola/lavoro è una soluzione vista ancora come fragile, tante quindi le vie alternative individuate per creare le competenze necessarie. Formazione aziendale o academy, si punta a rafforzare i rapporti con Its e Università, nella speranza di intercettare le figure più utili e interessanti. La pandemia ha portato a una forte crescita della formazione a distanza, anche se la formula in presenza è considerata essenziale. La risposta più condivisa, comunque, è che non esista una vera alternativa alla formazione in azienda, anche perché il know how che è necessario trasmettere spesso è troppo verticale per poter passare attraverso lezioni generiche. Per quanto riguarda la modalità di trattenere le competenze si confermano due visioni alternative: c’è chi ritiene l’incentivo economico e l’appartenenza aziendale l’unica molla possibile e chi invece evidenzia la necessità di dialogare con la comunità in cui l’azienda è inserita per costruire un ambiente in grado di stimolare anche i più brillanti. Ai posteri l’ardua sentenza.
La Meccanica segue lo sviluppo del PNRR L’elemento di snodo più interessante per i prossimi mesi sarà l’attuazione del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza impostato per rispondere alla sfida della transizione socio-economica lanciata con il Next Generation Eu. Anima Confindustria ha iniziato nei mesi scorsi un lavoro di presidio e monitoraggio del “sistema Pnrr” per permettere al settore della meccanica un raccordo con le Istituzioni. Attraverso un’attività di condivisione e confronto con le aziende sulle aree tematiche del PNRR e relative specifiche progettualità stanno nascendo iniziative di sensibilizzazione verso le Istituzioni e i diversi attori coinvolti nell’attuazione del Piano. Proprio nel
momento in cui si sta vedendo un crescente impegno da parte delle Direzioni dei ministeri competenti per declinare il Pnrr in linee progettuali. Il Piano è stato sviluppato partendo dai tre assi strategici condivisi a livello europeo – digitalizzazione e innovazione; transizione Ecologica; inclusione sociale – declinati in 6 Missioni per 16 Componenti, ossia ambiti in cui aggregare progetti di investimento e riforma integrati, finalizzati ad affrontare sfide specifiche e che formino un pacchetto coerente di misure complementari. Proprio le riforme rappresentarono la sfida più importante dato che dovranno poter permettere la creazione del giusto ecosistema in cui le progettualità del Pnrr dovranno essere concretizzate.
La struttura del Pnrr DIgitalizzazione, innovazione, competitivitÀ e CULTURA
RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA
1. DIgitalizzazione, innovazione e sicurezza nelle PA
1. Agricoltura sostenibile ed economia circolare
2. DIgitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo
2. Transizione energetica e mobilità sostenibile
3. Turismo e cultura 4.0
INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE 1. Rete ferroviaria ad alta velocità/ capacità 2. Intermodalità e logistica integrata
ISTRUZIONE E RICERCA
INCLUSIONE E COESIONE
1. Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido all’università
1. Politiche per il lavoro
2. Dalla ricerca all’impresa
3. Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici 4. Tutela del territorio e della risorsa idrica
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2. Infrastrutture sociali, famiglia, comunità e terzo settore 3. Interventi speciali per la coesione territoriale
SALUTE 1. Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale 2. Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale
AUTO ZION PROD ZION
OMANE E DUNE
AUTOMAZIONE E PRODUZIONE
Viaggio da Torino a Milano alla scoperta dei
COMPETENCE CENTER Cim4.0 e Made l’industria meccanica 728 | 46
Dal 2019 i Competence Center costituiscono in Italia, assieme ai Digital Innovation Hub, uno dei punti centrali della strategia di Industria 4.0. Si configurano come partenariati pubblico-privati e hanno il compito di svolgere attività di orientamento e formazione alle imprese su tematiche Industria 4.0. Supportano, inoltre, l’attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale finalizzati alla realizzazione, da parte delle imprese fruitrici, in particolare delle Pmi, di nuovi prodotti, processi o servizi (o al loro miglioramento) tramite tecnologie avanzate in ambito Industria 4.0. Hanno sede a Bologna (BI-REX) con focus specializzato sul tema Big Data, a Genova (Start 4.0), Milano (Made), Napoli (MediTech), Padova (SMACT), Pisa (ARTES 4.0), Il Centro di Competenza ad alta specializzazione per la cybersecurity di Roma (Cyber 4.0), e Torino (CIM 4.0).
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MADE Milano, una fabbrica digitale e sostenibile per supportare le Pmi nella transizione digitale
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irca 2.500 metri quadrati, 20 dimostratori sulle tecnologie abilitanti per la fabbrica digitale raggruppate in sei aree grazie al lavoro di 47 partner e a un investimento complessivo di circa 22 milioni di euro. Sono questi, in sintesi, i numeri del Competence Center Made a Milano. Uno spazio «completamente dedicato alle Pmi manifatturiere per accompagnarle nel percorso di trasformazione digitale», come aveva sottolineato al momento dell’inaugurazione Marco Taisch, presidente di Made 4.0: «Una vera e propria Fabbrica Digitale e Sostenibile, una piattaforma di risorse per far entrare le Pmi italiane a contatto con le tecnologie 4.0, aiutarle e sostenerle lungo il percorso della transazione tecnologica». Nella struttura, un vero concentrato delle tecnologie abilitanti per Industria 4.0, ci sono aule per la formazione, spazi di co-working ed eventi, ma, soprattutto, ben 20 dimostratori («un numero destinato a crescere», sottolinea Taisch) che consentono alle imprese di misurarsi con i possibili casi d’uso delle tecnologie digitali in fabbrica. La sede opera per erogare i servizi di orientamento rivolti alle imprese per approfondire i vari tasselli del sistema 4.0, per le attività di formazione con un approccio “learning factory”, ovvero l’uso esperienziale di impianti reali, e per sviluppare le attività progettuali delle impre-
se che intendono implementare il modello di Industria 4.0 e trovano in Made un sistema di piattaforme e risorse a cui attingere. Qui vengono sviluppati i progetti aggiudicatari delle risorse dei bandi organizzati dal Competence Center, ma anche quelli delle aziende che decideranno di sviluppare nuove progettualità attingendo alle competenze messe a disposizione dal centro, indipendentemente dai bandi. Per venire incontro alle esigenze finanziarie delle imprese, soprattutto nell’attuale situazione, Made offre sia supporto sulla finanza agevolata per investimenti, progettualità e formazione sia opportunità di finanziamento per gli investimenti in ricerca e innovazione per le imprese partner di Made e per quelle che si rivolgeranno al Competence Center grazie a un accordo quadro con Intesa Sanpaolo.
L'insieme delle tecnologie proposte permette la completa digitalizzazione dei dati a supporto di un processo di sviluppo prodotto completamente virtuale
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Il servizio è realizzato con il supporto di Innovation Post Innovation Post è una testata giornalistica digitale che, dal 2016, si occupa di politiche e tecnologie per l’industria. Nata con l’intento di offrire all’imprenditore del settore manifatturiero gli strumenti per comprendere l’importanza dell’innovazione nell’assoluta eccezionalità di questo momento di trasformazione, evoluzione e, per certi versi, rivoluzione, si occupa quotidianamente di tutte le tecnologie considerate fattori abilitanti per l’industria 4.0. Alle notizie sui trend tecnologici e sui prodotti si affiancano approfondimenti su aspetti quali formazione, competenze e leve fiscali che incentivano l’innovazione e la competitività. Innovation Post è edita da ICT&Strategy Srl ed è parte del Network Digital360, il maggiore network in Italia di testate e portali B2B dedicati ai temi della Trasformazione Digitale e dell’Innovazione Imprenditoriale.
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Lo spazio è suddiviso in 20 dimostratori, ciascuno dedicato a una particolare tecnologia 4.0: dalla robotica collaborativa ai big data, dalla manutenzione da remoto al gemello digitale, dall’efficienza energetica alla cyber-security industriale, dalla lean 4.0 alla manifattura additiva, dall’intelligenza artificiale all’IoT e la rete 5G.
I dimostratori a loro volta sono accorpati in sei aree di competenza, tutte integrate e interconnesse tra loro a formare una fabbrica ideale, digitale e sostenibile: Virtual design e Sviluppo nuovo prodotto; Gemello digitale, Virtual commissioning, Produzione snella; Robotica collaborativa e Sistemi intelligenti di assistenza al lavoratore; Qualità 4.0,
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Tracciamento di prodotto e Additive manufacturing; Monitoraggio e controllo smart dei processi industriali, Monitoraggio e controllo energetico smart, Manutenzione smart; Cyber security industriale e Big data analytics. Nei prossimi mesi saranno infine approntati due nuovi dimostratori dedicati al 5G per l’industria e all’intelligenza artificiale.
Il cluster presenta le tecnologie 4.0 a supporto del Sistema Impresa proponendo diversi punti di vista innovativi suddivisi in 3 casi d’uso: Il Digital Twin, l’approccio metodico Lean 4.0 e come sfruttare al meglio le tecnologie 4.0
Virtual design e sviluppo nuovi prodotto Virtual design e sviluppo nuovo prodotto è l’area in cui si presentano e si possono sperimentare le metodologie e gli strumenti più innovativi per lo sviluppo digitale di nuovi prodotti. L’organizzazione dell’area è stata
pensata ricalcando la tradizionale visione sul processo di sviluppo del prodotto, che vanno dalla pianificazione delle attività, passando per tutte le attività tipiche dell’ingegneria quali realizzazione di concept, architettura di prodotto, realizzazione varianti fino alla progettazione di dettaglio e revisione dei risultati. L'insieme delle tecnologie proposte permette la completa digitalizzazione dei dati a supporto di un processo di sviluppo prodotto completamente virtuale. Tale visione è stata messa in opera tramite lo sviluppo di numerosi esercizi che permettono al visitatore di apprezzare come gli strumenti digitali permettono di affrontare le sfide con cui le aziende manifatturiere devono cimentarsi per rimanere competitive nel contesto di Industria 4.0, sia per prodotti industriali che di consumo.
Gemello digitale e virtual commissioning, logistica 4.0 e produzione snella 4.0 L’area rappresenta una vera e propria Smart Factory dove le tecnologie digitali sono integrate con una
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visione Lean dei processi logistici e produttivi. Allestita con i contributi di numerosi partner industriali sotto la guida tecnico-scientifica del Politecnico di Milano vuole dimostrare al fruitore i vantaggi derivanti dall’impiego di strumenti digitali come Industrial IoT, cloud, data analytics, robotica collaborativa, virtual commissioning, digital twin di prodotto e di processo in una linea produttiva reale. Il cluster presenta le tecnologie 4.0 a supporto del Sistema Impresa proponendo diversi punti di vista innovativi suddivisi in 3 casi d’uso: il Digital Twin che permette di analizzare a fondo le caratteristiche sia del processo produttivo che del prodotto, prevenire errori di progettazione e prevedere le performance finali; l’approccio metodico Lean 4.0 che definisce una fabbrica snella e agile in cui poter implementare e sfruttare al meglio tutte le tecnologie 4.0 evitando di digitalizzare/automatizzare gli sprechi; la Logistica 4.0 che sfrutta le tecnologie IoT, RfID ed advanced automation per creare un flusso di materiale efficiente, coordinato e un flusso di informazioni utili al controllo e al miglioramento continuo del Sistema.
Robotica collaborativa e sistemi intelligenti di assistenza al lavoratore In quest’area sono presenti due sezioni tematiche che mostrano il ruolo dell’uomo nel processo di trasformazione digitale che sta caratterizzando l’industria. La prima è dedicata ai robot collaborativi, ossia ai robot industriali specificatamente concepiti per poter operare in presenza dell’uomo in sicurezza. La robotica collaborativa consente un’installazione semplificata delle macchine, non richiedendo infrastrutture fisiche di protezione e quindi una minore occupazione di spazio negli ambienti produttivi. La seconda area tematica è dedicata ai sistemi smart per l’assistenza dell’Operatore 4.0. Si tratta di architetture costituite da dispositivi hardware e dal software che li gestisce, integrate a supporto dell’uomo, che eseguono le tradizionali operazioni di fabbrica, assemblaggio/montaggio ma anche formazione e riqualificazione, il tutto facilitato ed aumentato dalla tecnologia.
Qualità 4.0, tracciabilità di prodotto e manifattura additiva Una catena produttiva digitalizzata che combina processi tradizionali e nuovi paradigmi di produzione è al centro dell’area Qualità 4.0, tracciabilità di prodotto e manifattura additiva di Made. Dalla progettazione alla rete di distribuzione finale, prodotto e informazione viaggiano di pari passo con modalità nuove. Il prodotto è sempre più complesso e personalizzato, l’informazione sempre più ricca e accessibile. Il percorso all’interno di quest’area
conduce il visitatore attraverso soluzioni e tecnologie allo stato dell’arte articolandosi in tre temi interconnessi tra loro. Il primo riguarda la manifattura additiva come tecnologia abilitante della nuova fabbrica digitalizzata. In quest’area sono presenti sistemi industriali per la produzione additiva di componenti polimerici e metallici, uno spazio dedicato alla gestione delle polveri, che rappresentano il materiale in ingresso per i processi di stampa 3D e dimostratori di tecnologie per la finitura di canali e superfici interne ed esterne di componenti dalla geometria complessa. Il secondo tema si concentra sulle nuove sfide collegate al controllo della qualità di prodotti sempre più complessi e personalizzati. Se ogni prodotto è diverso dagli altri e la sua forma raggiunge nuovi livelli di complessità, è necessario ripensare il modo in cui la qualità è progettata, gestita e controllata. La soluzione consiste nello spostare, quanto più possibile, l’informazione dal prodotto al processo, attraverso segnali, immagini e video che, raccolti in tempo reale, rappresentano una vera e propria “firma di processo”. Questo vuole dire “guardare” il processo, e non solo il prodotto, per monitorare la “storia” manifatturiera dell’oggetto. Ma vuol dire anche “guardare” il prodotto con occhi nuovi, cioè con nuove tecniche di ispezione adatte alla sua accresciuta complessità geometrica, come la tomografia computerizzata. L’informazione sempre più ricca che viaggia insieme al singolo prodotto è anche alla base del terzo e ultimo tema. In questo caso l’attenzione si sposta dai dati di processo ai codici di prodotto che ne permettono la gestione ed il tracciamento lungo tut-
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ta la catena di fornitura attraverso nuovi metodi di serializzazione 4.0. Nell’area è presente un dimostratore di linea sensorizzata, dotata di sistemi di visione accoppiati a tecniche di intelligenza artificiale, grazie ai quali è possibile integrare tracciatura e ispezione, garantendo allo stesso tempo la gestione della conformità in modo efficiente.
Monitoraggio e controllo smart dei processi industriali, monitoraggio e controllo energetico smart, manutenzione smart Le tecnologie e gli strumenti che caratterizzano l’Industria 4.0 trovano nell’area una loro applicazione in tre ambiti della gestione degli impianti e macchinari industriali: il monitoraggio e controllo dei processi industriali, il monitoraggio e controllo energetico, e la manutenzione. L’area comprende due macchine utensili e Impianti di servizio per la distribuzione di energia elettrica e di aria compressa. Il viaggio nella fabbrica digitale del competence center MADE prevede una fermata focalizzata sulla gestione degli impianti e dei macchinari industriali. Applicazioni delle tecnologie dell’Industria 4.0 riguardano: il monitoraggio e controllo dei processi industriali, la gestione della manutenzione degli asset industriali, la gestione dell’energia. L’area dimostrativa riproduce il funzionamento di vere e proprie lavorazioni industriali. Due macchine utensili e impianti di servizio per la distribuzione di energia elettrica e di aria compressa caratterizzano l’esperienza all’interno di questo spazio; inoltre sono previste anche di-
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mostrazioni su impianti monitorati remotamente presso stabilimenti in Italia. Oltre al framework Internet of Things come base di partenza, nell’area si può apprezzare la potenzialità di architetture di computing che sfruttano sia capacità di calcolo locali (edge computing), sia capacità di memorizzazione e calcolo in cloud con risorse e servizi accessibili da remoto. Inoltre, tecnologie di data analytics
e machine learning servono per monitorare, controllare e predire le prestazioni degli asset nel processo industriale, con due finalità chiave: il controllo del degrado delle diverse componenti, per anticipare gli interventi di manutenzione con rilevazioni di anomalia e predizione di guasto; la garanzia di efficienza del consumo energetico nei diversi cicli di lavorazione, a partire dall’acquisizione di dati online. Nell’area, trova spazio anche la rap-
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presentazione virtuale di macchine e impianti con l’ausilio di gemelli digitali (digital twin). Il digital twin serve per simulare delle situazioni di guasto e, con queste, accrescere la capacità predittiva degli algoritmi predisposti.
Cyber security industriale e big data analytics L’area cybersecurity industriale e big
data Analytics, allestita con i contributi di numerosi partner industriali sotto la guida tecnico-scientifica del Politecnico di Milano e dell’Università di Brescia, vuole fornire evidenza su come i dati siano ormai un elemento strategico per aumentare la competitività aziendale e come vadano di conseguenza opportunamente gestiti e protetti. A tal fine, è offerta un’esperienza immersiva in un’area fisica che simula una fabbrica specializzata nella produzione
di impianti frenanti per veicoli, con impianti dislocati in diverse regioni del mondo e una fitta rete che mette in comunicazione le diverse fonti di dati e tecnologie. La gestione dei dati non può prescindere da una loro adeguata garanzia di sicurezza. Solo un attento studio dei sistemi di sicurezza sin dalle prime fasi della progettazione degli impianti può garantire un sufficiente livello di protezione da attacchi che possono provenire da utenti ester-
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ni ma anche interni all’azienda e che possono essere perpetrati sia in modo inconsapevole che deliberato. Pertanto, accanto agli strumenti di analisi, è possibile sperimentare soluzioni di Cyber Security per la protezione a tutti i livelli dei dati stessi e della rete aziendale, da malware e attacchi informatici che se non correttamente individuati e arginati possono avere effetti anche dirompenti sulla produzione.
AUTOMAZIONE E PRODUZIONE
Linee produttive digitalizzate e connesse e servizi per le imprese: l’ecosistema innovativo del CIM 4.0 di Torino Michelle Crisantemi, Innovation Post- Digital 360
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ue linee pilota, 23 imprese partner e due grandi centri di ricerca quali il Politecnico e l’Università di Torino: questo è l’ecosistema del Cim 4.0 (Competence Industry Manufacturing 4.0), il Competence Center del Piemonte con sede a Torino. Così come gli altri sette Competence Center presenti sul territorio nazionale, il Cim 4.0 si pone come polo di riferimento per le imprese (soprattutto le Pmi) per tutto ciò che concerne il trasferimento tecnologico: da corsi di formazione ed esperienze sul campo per costruire le competenze e la cultura aziendale necessarie in ambito di Industria 4.0, ad ambiente di dimostrazione per le imprese che vogliono investire in nuove tecnologie, al supporto alle imprese che vogliono testare prodotti e servizi prima di immetterli sul mercato. Le attività del Competence Center
– dai 77 corsi di formazione disponibili, alla Cim4.0 Academy (per formare figure in grado di guidare e gestire la trasformazione digitale), ai bandi per sostenere progetti e imprese innovative, fino alle due linee pilota – ruotano intorno le tecnologie abilitanti dell’Industria 4.0. Nello specifico, anche Cim 4.0, come gli altri Competence Center presenti sul territorio nazionale, ha un focus su alcune di queste tecnologie e in particolare è specializzato in: • Additive Manufacturing e laserbased manufacturing; • Smart grid, smart meters ed efficientamento energetico; • Industrial IoT, piattaforme HWSW, sensoristica, cloud e connectivity; • Intelligenza Artificiale, data analytics e cyber-security. La linea pilota Digital Factory, situata presso la sede centrale del Com-
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petence Center di Corso Settembrini 178 (Torino), è un luogo dove le imprese che vogliono intraprendere il percorso di digitalizzazione dei propri impianti possono vedere in prima persona e testare il funzionamento di una linea completamente digitalizzata e connessa. La linea dimostrativa è incentrata sull’interconnessione e sulla collaborazione tra gli operatori e le macchine presenti: dall’Operator Guidance System dotato di rack, che guida l’operatore nelle sue azioni grazie al riconoscimento dell’identità visiva, a un Amr (Automomous Mobile Robot), che trasporta i componenti da una stazione all’altra riuscendo a rilevare (e aggirare) gli ostacoli che incontra sul suo percorso. A completare la linea vi è un cobot che lavora su un nastro insieme all’operatore ed è in grado di rilevare istantaneamente la sua presenza e ad arrestarsi qualora ci fosse il rischio di un contatto. Questo garantisce una produzione più efficiente e un’ambiente dove robot e operatori possono lavorare in tutta sicurezza. Ma non solo: nella Digital Factory le imprese possono usufruire delle tecnologie e delle competenze presenti per testare i propri prodotti e servizi prima di immetterli sul mercato, anche grazie alla realtà virtuale e la realtà aumentata. Tra gli obiettivi del Competence Center, infatti, vi è quello di aiutare le imprese ad aumentare il Trl (Technology Readiness Level) di un prodotto o di un servizio, testando la sua interazione con l’ambiente e con il pubblico, per poterlo ottimizzare e ridurre i tempi dell’immissione sul mercato. La Digital Factory, infatti, non si compone soltanto della linea dimostrativa, ma è un ambiente dove le imprese possono testare le tecnolo-
gie più innovative e verificare come esse possano facilitare il lavoro degli operatori, ad esempio grazie al Cave immersivo (il più grande di Italia) che riproduce un ambiente 3D facendo uso della stereoscopia e alla postazione di realtà virtuale e aumentata, che consentono di effettuare il training di un operatore “sul campo”, ma in una situazione di totale sicurezza. Sicurezza che non vuol dire solamente preparare adeguatamente il lavoratore alle operazioni che andrà a fare in fabbrica, ma anche tutelare la sua salute grazie agli esoscheletri
stampa 3D metallica, in particolare due tecnologie che usano entrambe polvere metallica e laser per l’azione, ma con meccanismi diversi. In tutto, la linea è composta da 3 box, due dei quali sono dedicati a macchine a letto di polvere. Nel primo box si trovano una Pirma Additive Print Sharp 150 – una macchina a letto di polvere di piccole dimensioni, con area di lavoro cilindrica, adatta anche alla lavorazione di metalli preziosi – e una Prima Additive Genius 250, di medie dimensioni dotata di due laser, adatta alla stampa di prototipi o parti finali molto complesse.
Il Cim 4.0 si pone come polo di riferimento per le imprese e per tutto ciò che concerne il trasferimento tecnologico, come corsi di formazione ed esperienze sul campo per costruire le competenze e la cultura aziendale necessarie in ambito di Industria. e ai sensori indossabili in grado di sostenere l’operatore nelle attività fisicamente pesanti, ma anche di rilevare e aiutare a correggere i movimenti errati del lavoratore, che rischiano di compromettere il suo sistema muscolo-scheletrico. La seconda linea pilota, dedicata all’Additive Manufacturing e al laser-based manufacturing è situata a poca distanza dalla sede del Cim4.0, presso la sede di Tecnocad. La linea si concentra su tecnologie di
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Nel secondo box troviamo una stampante Eos M-400-4, una macchina di grandi dimensioni, dotata di quattro laser per la fusione del metallo che le consentono di raggiungere alte capacità produttive. «Si tratta sempre di una stampante a letto di polvere, vuol dire che in una prima fase si stende un velo di polvere (in questo caso alluminio) sul piano di lavoro, che sarà livellato da una lama. Successivamente i quattro laser lavorano fondendo la polvere. Quindi si fonde uno strato
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La Digital Factory non si compone soltanto della linea dimostrativa, ma è un ambiente dove le imprese possono testare le tecnologie più innovative e verificare come esse possano facilitare il lavoro degli operatori e strato dopo strato, continuando ad aggiungere polvere e a fondere, si costruisce tutto il pezzo», spiega Giulia Marchisio, Program Manager per l’area Additive Manufacturing. La terza stampante di cui è dotata la linea, Prima Additive Laserdyne 881, una macchina a deposizione diretta di grandi dimensioni, che permette una stampa molto più veloce rispetto alle altre presenti sulla linea, a scapito però della finitura dei componenti, che è molto più grezza. «In questa stampante, la testa di deposizione proietta la polvere su un punto e in quel punto viene fusa dal laser. Il vantaggio è che si può far crescere un materiale metallico su un oggetto e quindi si possono effettuare riparazioni, senza dover rifare lo stampo», spiega Marchisio. Il processo di stampa può essere seguito dallo schermo di cui queste stampanti sono dotate, che permette all’operatore di scorrere e visionare tutte le fasi del processo, da quelle già concluse alle fasi successive a quella attualmente in corso. La linea dell’Additive Manufacturing non è solamente una linea dimostrativa: la struttura degli ambienti, con temperatura e umidità controllata e monitoraggio dei parametri di produzione permette, infatti, al Competence Center di poter produrre componenti su richiesta delle aziende.
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«Possiamo produrre per qualsiasi settore, tendenzialmente componenti molto complessi che hanno un alto valore aggiunto e quindi dove è importante la leggerezza, oppure dove si ha bisogno di aumentare le performance del componente e con qualsiasi lega metallica che sia saldabile dal laser», spiega Marchisio. A questo servizio si aggiungono altri di formazione e supporto al trasferimento tecnologico delle imprese, dalle Pmi alle startup innovative a grandi aziende. «L’importante, per noi, è che le aziende che si approcciano a noi capiscano il valore dell’innovazione e che c’è valora nel fare innovazione anche quando i risultati non sono immediati. Questo è un prerequisito per sviluppare un progetto insieme», conclude Marchisio. La sede di via Settembrini verrà presto allargata grazie al progetto del nuovo Polo Nazionale della Mobilità Sostenibile e della Manifattura, che prevede la riqualificazione degli spazi Tne di Corso Settembrini 178 per la creazione di aule didattiche laboratori e spazi di co-location per le imprese, al fine di offrire servizi di formazione, di ricerca finalizzata ed applicata e di trasferimento tecnologico, di networking e di contaminazione tra tecnologie e competenze.
L’interconnessione dei macchinari a portata di mano AUTOMAZIONE&PRODUZIONE
di Stefano Butti, Fondatore e Ceo Servility Srl, in collaborazion con Crit e Icim Group
Due forze trasformative stanno cambiando profondamente il modo in cui produttori, società di servizi e clienti finali interagiscono con macchinari e apparecchiature domestiche, professionali o industriali. È l’internet delle cose (IoT) e la servitizzazione, e i vantaggi ci sono. Per tutti.
L’
IoT è la possibilità di collegare macchinari e apparecchiature alla rete internet, per uno scambio dati continuativo e centralizzato. Questo è possibile grazie a molte tecnologie oggi disponibili ad un prezzo accessibile, come gateway, connettività e piattaforme. L’accessibilità e la standardizzazione di queste tecnologie rende possibile il loro inserimento fin dalle fasi di progettazione e costruzione dell’apparecchiatura. Non più quindi un “accessorio” esterno, ma una componente fondamentale dell’apparecchiatura, fornita direttamente dal produttore. L’insieme delle tecnologie IoT consente di raccogliere, in un sistema centrale, i dati di funzionamento dell’apparecchiatura: stato, parametri operativi, allarmi, ecc. La comunicazione può anche essere bidirezionale, in questo caso è possibile inviare parametri di configurazione dal sistema centrale all’apparecchiatura. Ma tutto questo per fare cosa?
Il cliente al centro La servitizzazione è un trend in forte crescita nel settore manifatturiero. Consiste nella trasformazione del modello di business di un produttore che passa dal puntare solo alla vendita di prodotti, considerando i servizi come puri accessori o centri di costo, a puntare alla vendita di una combinazione di prodotti e servizi, dove il servizio rappresenta un valore di pari peso del prodotto.
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La servitizzazione quindi cambia le regole del gioco competitivo: il cliente finale sceglie non più solo in base al brand, le caratteristiche tecniche e al prezzo del prodotto, ma anche in funzione dei servizi aggiuntivi che può ottenere. Ecco quindi dove si gioca il successo di un iniziativa di servitizzazione: centrare i bisogni del cliente, risolvere i suoi problemi e preoccupazioni, espressi o inespressi. Per fare questo occorre partire dalla domanda: per quale scopo il mio cliente ha comprato il mio prodotto? Cosa vuole ottenere? I servizi dovranno andare nella stessa direzione e aiutare il cliente ad ottenere un risultato ancora migliore. Per erogare servizi di questo tipo, tuttavia, è indispensabile avere informazioni su come il cliente sta usando il prodotto, le sue prestazioni, il suo stato di salute, il livello dei consumi, ecc. Raccogliere queste informazioni è sempre stato semplicemente impossibile o insostenibile. Il potenziale della servitizzazione è sempre stato bloccato da questo impedimento. Poi sono arrivate le tecnologie IoT che permettono al produttore di avere accesso a tutte le informazioni di base su cui costruire la propria offerta di servizi. Ecco quindi che con l’IoT i servizi si basano sulla condizione iniziale che il prodotto sia connesso, ed ecco perché parliamo di “servizi connessi”.
Monitoring & Reporting
Servizi connessi: creare valore per il cliente I servizi connessi si trovano al punto di incontro tra l’IoT e la servitizzazione, l’IoT da accesso ai dati di base, e la servitization mira a soddisfare i bisogni più profondi e “alti” del cliente. I servizi connessi sono quindi dei servizi che soddisfano i bisogni dei clienti e che sono resi possibili dai dati raccolti dalla connessione dei prodotti. I servizi connessi trasformano i dati di base in informazioni, automazioni, utilità e infine valore per il cliente. La definizione precisa dei servizi connessi dipendente naturalmente dal tipo di prodotto e dal settore di impiego, ma è possibile costruire un quadro di riferimento. La guida è sempre la stessa: i bisogni del cliente finale. Quando si ha a che fare con un macchinario o un’apparecchiatura il cliente finale in genere vuole o deve: • configurare/programmare il macchinario per svolgere al meglio l’operazione richiesta e massimizzare l’output desiderato; • manutenere il macchinario per garantire la sua disponibilità ed efficienza; • procurare i consumabili necessari al funzionamento del macchinario;
Connected Maintenance
Insights & Advisory
€
Control & Configuration
Integraton & Interoperability
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Advanced Pricing
• gestire il rischio di eventuali guasti e conseguenti downtime; • avere informazioni su livello di utilizzo, consumi, produzione e lavorazioni svolte; • raggiungere obiettivi di risparmio energetico, riduzione costi, impatto ambientale e produttività; • adattare e inserire al meglio il macchinario nel processo o contesto in cui opera; • raggiungere l’equilibrio ottimale tra prezzo pagato e output ottenuto, più rischio eliminato. Tutti questi punti rappresentano un’opportunità di erogare un servizio connesso e in generale, un’offerta di servizio connesso, può essere composta da uno o più dei seguenti blocchi: 1. Manutenzione connessa: sfruttare dati IoT e logiche di calcolo per facilitare le operazioni di manutenzione svolte dal cliente e/o offrire un servizio avanzato di manutenzione “tutto incluso” 2. Consulenza per l’aumento delle performance: usa-
re i dati raccolti per offrire al cliente informazioni e indicazioni concrete per aumentare la produttività, ridurre i consumi, l’impatto ambientale, ecc. 3. Monitoraggio e reportistica: misurare quanto più possibile per dare al cliente informazioni sul livello di utilizzo, consumi, produzione, ecc.; ciò è fondamentale anche per misurare l’effetto degli interventi nei due blocchi precedenti 4. Controllo e configurazione: governare la configurazione della macchina da remoto usando le informazioni a disposizione per ottimizzare l’utilizzo della macchina in modo immediato e semplice 5. Integrazione: fornire al cliente servizi digitali per integrare la macchina nel suo contesto It/Ot e dare al cliente finale informazioni a valore aggiunto, anziché il semplice accesso ai dati “grezzi” 6. Logiche di prezzo avanzate: sfruttare i dati e le informazioni per determinare il prezzo ottimale per il servizio, o per il prodotto erogato come servizio, raggiungendo l’equilibrio tra prezzo, output ottenuto e rischio eliminato.
LE OPPORTUNITÀ DEI SERVIZI CONNESSI
Monitoring & Reporting
Insights & Advisory
Maintenance
Use
Connected Maintenance
Control & Configuration Output
Input
Integraton & Interoperability
Purchase
Sale
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Advanced Pricing
Un caso pratico nel settore delle macchine per il packaging Consideriamo un produttore di macchine per il packaging per il settore alimentare che si rivolge principalmente alla grande distribuzione alimentare. Volendo espandere il proprio business oltre la semplice vendita di macchinari, un servizio connesso composto dai sei blocchi visti sopra può essere: 1. Manutenzione connessa.Il macchinario è connesso a un sistema Cloud centralizzato che raccoglie tutti i parametri necessari a stabilire il suo stato di salute, accorgersi immediatamente dell’insorgenza di un’anomalia o un guasto e, grazie all’applicazione di algoritmi, prevedere possibili guasti prima che questi accadano. Il sistema Cloud distribuisce le informazioni a tutti gli attori coinvolti nelle attività di manutenzione, aiutandoli a svolgere il lavoro: manutentori interni al cliente finale, società di manutenzione esterne, il team di post vendita e supporto del produttori. 2. Consulenza per l’aumento delle performance: il macchinario invia al sistema Cloud i dati relativi al modo con cui viene utilizzato, le ricette utilizzate, i parametri operativi come velocità, consumabili utilizzati, ecc. I dati vengono elaborati da algoritmi e vengono analizzati da un team di consulenti, questi individuano indicazioni utili per aiutare il cliente ad aumentare la velocità della linea, ridurre i tempi di fermo macchina, risparmiare consumabili. 3. Monitoraggio e reportistica: il sistema Cloud offre al cliente un cruscotto e una reportistica completi su prestazioni, consumi e stato di salute. 4. Controllo e configurazione: il sistema Cloud offre al cliente un insieme di ricette pronte per diversi tipi di packaging. Il cliente può facilmente individuare la ricetta più adatta e applicarla alla sua flotta di macchinari. 5. Integrazione: il sistema Cloud tiene sotto controllo le scorte di consumabili (film o involucri) e notifica automaticamente il cliente quando è necessario un riordino. Alcuni clienti, per comodità, abilitano la funzione di riordino automatico; inoltre i clienti possono interrogare il sistema Cloud via Api per estrarre tutti i dati utili per la reportistica e i controlli di processo interni. 6. Logiche di prezzo avanzate: per la sottoscrizione a
tutti i servizi fin qui descritti il cliente paga un canone annuale variabile in funzione del numero di operazioni svolte. Una soluzione di questo tipo porta vantaggi sia al cliente finale, che al produttore stesso. I vantaggi per il cliente finale sono: l’aumento della produttività, la riduzione dei consumi, la riduzione del rischio di fermo macchina e degli eventuali danni conseguenti. Il prezzo variabile inoltre permette al cliente di giustificare la spesa per il servizio in funzione dei risultati ottenuti. I vantaggi per il produttore sono strategici. Non si tratta infatti solo di introdurre una nuova tecnologia, ma di far evolvere il proprio modello di business: aumentare la differenziazione competitiva, generare ricavi ricorrenti (quindi di maggior valore), aumentare la marginalità a lungo termine, creare fidelizzazione del cliente.
Un’economia della sostenibilità IoT, Servitizzazione e Servizi Connessi offrono opportunità a tutti: produttori, società di servizi e clienti finali. Come emerso nel caso pratico presentato, i vantaggi di questo cambiamento di visione non coinvolgono i soli produttori, ma anche i clienti. Inoltre, una componente fondamentale del modello di business dei produttori di macchinari e apparecchiature è anche la catena di distribuzione: distributori, dealer e centri di assistenza tecnica. Anche questi attori traggono dei benefici dalla trasformazione verso i servizi. Il produttore deve necessariamente coinvolgerli per svolgere tutte le attività di manutenzione, configurazione e ispezione richieste per erogare il servizio. Tutte le attività da loro svolte sono rese molto più efficienti dalle tecnologie IoT, dalla diagnostica del guasto, fino alla manutenzione preventiva e predittiva e alla configurazione remota. I vantaggi che clienti e produttori avranno dai servizi spingeranno i produttori a diventare attori primari per la sostenibilità delle macchine che producono e dei processi in cui sono utilizzate. I produttori saranno incentivati a farle durare il più possibile, a renderle più efficienti e produttive, a gestire lo smaltimento dei pezzi di ricambio e a gestire la fine vita della macchina per poterne riutilizzare i componenti. Si avrà quindi la trasformazione dell’industria manifatturiera verso un’economia di servizi che porterà ad un mondo più sostenibile.
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AUTOMAZIONE&PRODUZIONE
Milano torna capitale della macchina utensile di Michele Strozzi
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er avere un quadro della situazione, a pochi giorni dalla chiusura di Emo, la fiera più importante della macchina utensile, punto di riferimento per l’industria manifatturiera di tutto il mondo, è necessario vedere gli ultimi dati relativi agli ordini di macchine utensili – diffusi da Ucimu-Sistemi per Produrre – dove nel 2021 la produzione italiana è prevista in crescita del 21,6%, toccando quota 6,3 miliardi di euro.
Fa scalpore, in particolare, quel +27,9% relativo agli ordini sul mercato domestico, sebbene anche gli ordini esteri registreranno un balzo in avanti del +25,2%. Valori ben differenti rispetto a quelli del 2020, anno caratterizzato dalla pandemia durante il quale quasi tutte le atti-
vità si sono fermate, se non completamente, almeno parzialmente. Ciò che rende questi dati ancora più significativi sono i segnali di una ripresa strutturale sostenuta da tanti progetti rimasti al palo per colpa del Covid, ma subito ripartiti con la prima luce in fondo al tunnel, e dagli incentivi statali rivelatisi quanto mai fondamentali. Sulla ripresa in corso c’è però un ostacolo non indifferente che, se non sta proprio bloccando la produzione, certamente sta mettendo in seria difficoltà i produttori di macchine utensili ad asportazione e deformazione, robot, tecnologie abili-
tanti e automazione. Parliamo della difficoltà di reperimento di materie prime e componentistica elettronica (essenzialmente microchip utili ai Cn e alla sensoristica), nonché del loro vertiginoso aumento dei prezzi che sa tanto di mossa speculativa. I costruttori di macchine e impianti sono sotto assedio per quanto riguarda acciaio, ghisa e leghe, che sono materiali fondamentali per i loro prodotti. La domanda pertanto è: chi potrà assorbire i relativi aumenti dei costi di produzione? Non tutte le aziende potranno farsi carico di questo peso aggiuntivo, la maggior parte di esse, infatti, sarà
La transizione digitale è un tema molto importante che riguarda il futuro non solo del settore manifatturiero, ma di molti altri comparti e servizi.
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costretta a seguire due vie: aumentare i prezzi di vendita e ridurre i margini di profitto, mettendo a repentaglio gli investimenti futuri. Questo fenomeno è stata la diretta conseguenza del blocco della circolazione delle merci indotto dalla pandemia, infatti a fine 2020 alcuni comparti industriali, come ad esempio l’Automotive, sono stati costretti a sospendere la produzione. La transizione digitale è un tema molto importante che riguarda il futuro non solo del settore manifatturiero, ma di molti altri comparti e
servizi. Molto è stato fatto, ma tanto rimane ancora da fare, soprattutto perché le imprese di piccola e media dimensione, che caratterizzano il tessuto economico del nostro paese, stanno procedendo a rilento, sebbene, la sensibilità verso la produzione “intelligente” sta via via crescendo. Un motivo in più per continuare a incentivare quelle aziende che ancora non hanno fatto passi in avanti per essere sempre più competitive e soprattutto interconnesse. In altre parole: proseguire con piani Industria, Impresa e Transizione 4.0. Secondo l’indagine Ucimu sul Parco Macchine presentata in giugno, nel periodo 2015-2019, nelle aziende metalmeccaniche italiane sono entrate 60 mila nuove macchine, il 50% in più di quante ne erano entrate nel periodo 2010-2014. Di queste, il 60% risulta dotato di controllo numerico contro il 37% della precedente rilevazione. Più cresce la dimensione aziendale più si è speso per investimenti in nuovi macchinari; se nella fascia dei 20-49 addetti l’investimento è cresciuto del 15% rispetto alla rilevazione 2010-2014, in quella delle imprese con oltre 200 dipendenti l’incremento è stato del 134%. Il settore Automotive già a fine 2019 manifestava segni di stagnazione causata dalla grossa diatriba in corso sulla reale capacità del mercato di assorbire la produzione di auto elettriche che, come sappiamo, nasconde anche aspetti da chiarire. Le indicazioni per le case automobili-
L’economia mondiale sta facendo i conti con la cosiddetta transizione green che dovrà essere affrontata in maniera che tecnologia, sostenibilità ambientale ed economia non procedano slegati per non impattare troppo violentemente sulla società.
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stiche sono chiare: entro il 2030 il parco auto prodotto dovrà essere esclusivamente elettrico. Questa precisa linea da seguire potrebbe perlomeno ravvivare il comparto e, conseguentemente, anche quello delle macchine utensili e dell’intera filiera. L’economia mondiale sta di fatto facendo i conti con la cosiddetta transizione green che dovrà essere affrontata in maniera che tecnologia, sostenibilità ambientale ed economia non procedano slegati per non impattare troppo violentemente sulla società. Per l’Italia, ma non solo, il settore Automotive è sempre servito da traino per l’industria manifatturiera metalmeccanica, per cui l’abolizione forzata dei veicoli con motori endotermici potrebbe avere ripercussioni molto pesanti che non bisogna sottovalutare. Non è stata la prima volta per Milano, che anche in altre occasioni ha ospitato un’edizione della Emo in momenti delicati dell’economia, quasi che il settore manifatturiero mondiale si attenda sempre dalla nostra grande città il cambio di marcia. Si sa che l’Italia e la Germania sono le uniche due nazioni europee che hanno l’incarico di organizzare questa prestigiosa manifestazione. D’altronde, entrambe le nazioni hanno un’industria della macchina utensile molto forte e un mercato dei consumi altrettanto di valore. Partecipare a Emo Milano 2021, vuol dire esporre nella più grande fabbrica digitale mai allestita all’interno di un quartiere fieristico. Nei padiglioni di Fieramilano Rho è stato presentato il meglio della produzione internazionale di settore, sempre più legata a doppio filo al tema dell’interconnessione, in grado di abilitare tutte quelle funzioni ad altissimo valore aggiunto di cui il manifatturiero non può più fare a meno.
Il robot che lavorerà al posto dell’uomo I
l magnate statunitense Elon Musk dopo le sue supercar elettriche ha lanciato il robot umanoide che migliorerà la vita degli umani, il suo nome è Tesla Bot.
Il lavoro fisico, nel futuro, potrebbe essere solo un ricordo o una scelta, ma non una necessità, questo stando a quanto dichiarato da Musk a proposito del lancio del robot di casa Tesla, sviluppato per muoversi nel mondo umano. Alto 176 cm con un peso di 56 kg il suo scopo sarà quello di compiere lavori ripetitivi, noiosi o pericolosi per noi esseri umani. Potrà trasportare fino a 20kg e muoversi ad una velocità di 8km/h e poterci aiutare quindi sia nella vita quotidiana che in quella lavorativa. Testa, ad oggi, è sicuramente la più grande azienda al mondo di robotica, considerando il lavoro fatto con le sue auto, infatti nel suo robot verranno utilizzati molti strumenti caratteristici della casa madre come le reti neurali e il supercomputer avanzato Dojo, e l’hardware Fds (Full Self-Driving). Entrambi i sistemi sono utilizzati da Tesla per consentire alle proprie vetture di muoversi in autonomia e creare “reti neurali” che permetteranno al robot di riconoscere e navigare negli ambienti. Tesla Bot si muoverà agilmente, proprio come un umano, grazie anche ai 40 attuatori elettromeccanici e i sensori. Secondo le previsioni di Musk il suo robot sostituirà l’uomo negli sforzi fisici che non vorrà fare «Alla base dell’economia c’è la forza lavoro, quindi cosa succederà quando non ci sarà piú carenza di forza lavoro? Magari la nostra economia non avrà più limiti», ipotizza Musk. Tutto questo, come ipotizzano anche all’interno della casa di robotica, avrà dei risvolti anche sociali e il Ceo di Tesla ha parlato anche della probabile necessità di un reddito minimo universale, ma c’è tempo, per ora il robot deve essere perfezionato e sarà pronto per il prossimo anno. l.b.
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Per la sicurezza antincendio, industria e professionisti uniti da Uman Il processo di rinnovamento che ha investito la prevenzione incendi negli ultimi anni, in primis grazie al Codice di Prevenzione Incendi, ha contribuito ad alimentare una sete di conoscenza da parte dei professionisti antincendio, non solo di normativa, ma anche di tecnica e di tecnologia.
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er strutturare e rendere ancora più organico il rapporto con i professionisti, Uman, associazione del sistema Anima Confindustria rappresenta i fabbricanti di attrezzature e sistemi antincendio, ha creato per la prima volta, al proprio interno, una Sezione Professionale aperta alle Società di ingegneria. L’obiettivo è quello di creare un luogo di condivisione e dialogo tra mondo dell’Industria e mondo professionale, il comune intento è quello di promuovere la conoscenza della tecnica antincendio, affrontando con successo i temi della progettazione e della realizzazione delle opere di sicurezza antincendio e contribuendo allo sviluppo e alla creazione di valore sotto forma di beni e servizi utili alla collettività. Si ritorna in presenza L’iniziativa sarà presentata nell’ambito della prossima edizione di Sicurezza, la manifestazione dedicata alle tecnologie per la security e l’antincendio in programma a Fiera Milano, Rho dal 22 al 24 novembre. Al centro di Sicurezza 2021 ci saranno i temi principali che in questo particolare momento storico stanno trainando l’innovazione tecnologica del comparto: convergenza, che oggi diventa parte integrante di sistemi più complessi, digitalizzazione, con la diffusione di nuove soluzioni in cloud, di interfacce web sempre più evolute e la certificazione della professione, punto di riferimento per costruire un’offerta di mercato affidabile. La manifestazione quest’anno si presenta inserita in una proposta di filiera allargata. Oltre all’abbinata già sperimentata con Smart Building Expo, la manifestazione della home and building automation e dell’integra-
zione tecnologica, Sicurezza si terrà in contemporanea anche a Made expo, manifestazione leader in Italia per il settore delle costruzioni. I tre eventi e apriranno in contemporanea a Fiera Milano (Rho) il 22 novembre 2021, ma, mentre Sicurezza e Sbe si svolgeranno dal 22 al 24, Made expo durerà un giorno in più, fino al 25 novembre, confermando la tradizionale durata di quattro giorni. Dal The Place to Build di Made expo, alla Milano Smart City Conference di Sbe, fino ai Talk della Cyber Arena di Sicurezza, le manifestazioni, che si svolgeranno in un unico pacchetto, consentiranno di tracciare lo scenario, i trend, le sfide e le opportunità in chiave digitale e sostenibile del futuro del building. Offriranno un confronto allargato sulle potenzialità di sviluppo che la ripresa, supportata da un programma di investimenti ambizioso e unico per portata e obiettivi, potrà rappresentare per i singoli comparti e i loro professionisti. Un tema sempre più d’interesse In quest’ambito Uman ha lanciato un ciclo di seminari formativi e di aggiornamento, in collaborazione con diversi Ordini provinciali degli Ingegneri, rivolti ai professionisti antincendio iscritti negli elenchi del Dm 5 agosto 2011, che svolgono compiti di direzioni lavori, materia estremamente vasta, molto specifica e specialistica. Il progetto ha coinvolto sinora 4 ordini provinciali ed altrettanti ne verranno coinvolti nella seconda parte di questo 2021, per un totale di 29 incontri programmati. Incontri che hanno tutti riscosso forte interesse, a testimonianza di come la materia rappresenti un tema caldo. l.b.
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Tecnologia, novità da tenere d’occhio Una selezione delle più interessanti soluzioni per la meccanica Approfondimenti su www.industriameccanica.it
RUBRICA
Logistica Trattori con componenti unificati Simai ha inserito nella sua gamma il trattore Te501 con capacità di traino 50 tonnellate, garantita dal motore AC da 26 kW integrato nella trasmissione e collegato al telaio da un innovativo sistema di sospensioni. La sicurezza operativa del Te501 è data dallo sterzo idraulico con motore Ac, dal sistema di frenatura idraulica di servizio e dal freno di stazionamento negativo. Il Te501 ha componenti unificati con i nuovi trattori Te252 e Te293, consentendo la possibilità di installare sistemi di Fleet Management integrati e dalle soluzioni finanziarie offerte da Simai. www.simai.it
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In alto ELEVAZIONE Jungheinrich, intralogistica compatta L’elevatore elettrico Erd 220i, progettato per un uso flessibile in magazzino e per il carico e scarico di automezzi, ha una dimensione L2 di soli 1.065 mm. La batteria agli ioni di litio, lo rende più corto di 300 mm rispetto al predecessore con una riduzione del suo ingombro di circa il 25%. Ha un raggio di sterzata di 1.985 mm, inoltre sono disponibili due varianti: piattaforma fissa dotate di ampio spazio e con protezione completa sui tre lati. L’Erd 220i ha un sensore di prossimità a ultrasuoni che rileva la presenza del carrello all’interno dell’automezzo, uno sterzo elettrico a timone smartPilot e un nuovo montante di sollevamento triplo con i suoi 3.760 mm. www.jungheinrich.it
In basso INTRALOGISTICA Gamma Heavy Duty Nell’ambito della movimentazione di carichi pesanti, Samag Industriale S.r.l., ha ideato la Gamma Heavy Duty: una linea di Carrelli Elevatori Personalizzati per offrire soluzioni a chi lavora con carichi pesanti (portata fino a 20.000 Kg). Ogni modello di questa linea viene progettato con il cliente, inoltre, su ogni Carrello Elevatore della gamma Heavy Duty Samag è possibile integrare tecnologie che consentono di migliorare la qualità del lavoro (ad esempio, attrezzature di ultima generazione, oppure interconnessioni digitali all’avanguardia). www.samag.it
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ACQUA A ogni rubinetto la sua soluzione Il tubo Platinox Slp di Npi Italia S.r.l., è prodotto con gomma siliconica e può essere utilizzato su ogni tipo di rubinetto, sulle pompe, sulle caldaie e altri tipi di elettrodomestici. Grazie alla sua ampia gamma dal DN6 al DN32 Platinox Slp ha ottenuto le prestigiose approvazioni Dvgw, con W270 e Ktw Classe A e Rise anche nei diametri DN10 e DN25. Il silicone con cui è prodotto lo rende particolarmente idoneo in ogni applicazione dove si devono assicurare potabilità, igiene e massima flessibilità. È resistente alle alte temperature e flessibile, quindi ideale per i rubinetti di nuova generazione con sistemi di filtrazione e bollitura dell’acqua. www.npiitalia.com
intralogistica Sollevatori 1 a 5 sfilamenti La linea di sollevatori per carrelli elevatori di Lift-Tek Elecar Spa comprende sollevatori da 1 a 5 sfilamenti, che permettono di raggiungere un’altezza di 20 metri e di sollevare da 1 a 55 tonnellate. L’unità produttiva italiana è certificata secondo la normativa ISO 9001, ISO 14000 e EN ISO 3834-2. L’azienda realizza inoltre soluzioni e sollevatori per applicazioni specifiche commissionate dal cliente. Attraverso lo sviluppo del software e il design di frontiera il sollevatore è assimilabile a un braccio antropomorfo che gestisce ogni tipologia di carico in condizioni di sicurezza. www.lift-tekelecar.it
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TORNITURA Una produzione reattiva, a prova d’imprevisto Dopo l’adozione del software Top Solid’Cam, che consente di pilotare da remoto un centro di lavoro, Poggi Trasmissioni Meccaniche si è specializzata nella progettazione di organi di trasmissione. Il centro di tornitura Cnc (Mazak) è dotato di utensili rotanti, secondo mandrino con asse Y e motore integrato. La macchina presenta tempi di attrezzaggio molto ridotti che consentono una libertà di azione. Durante la lavorazione di un ciclo di produzione avviato c’è la possibilità di effettuare la programmazione di un ciclo successivo ma e nel caso di un ordine improvviso è anche possibile interrompere il ciclo in corso per dare precedenza alla nuova commessa. www.poggispa.com
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Dogana Facile
Servizi strategici per il business delle imprese Al passo con i cambiamenti nel mondo ci stiamo rinnovando per voi
PER INFORMAZIONI Carmela Massaro Responsabile Dogana Facile ANIMA Confindustria Meccanica, via Scarsellini 13 Milano Tel 02.45418305 Email massaro@anima.it 77 | l’industria meccanica 728 | No 3 2021
con la collaborazione
POMPE DI CALORE Sphera Evo 2.0 sia full-electric che ibrida Clivet presenta Sphera Evo 2.0 le nuove serie di pompe di calore splittate a vista e da incasso, nella doppia configurazione full-electric o ibrida. La linea da 4 a 16 kW per riscaldamento condizionamento, e produzione di acqua calda sanitaria in ambito residenziale si caratterizza per: classe A+++ con acqua a 35 °C, bassi livelli sonori delle unità esterne, ampio campo di funzionamento da -25 °C di temperatura dell’aria esterna in riscaldamento a +43 °C di temperatura aria esterna, refrigerante ecologico R-32 e possibilità di integrazione con risorse ausiliarie come il solare termico o fotovoltaico. www.clivetlive.com
EFFICIENTAMENTO Pompe a cassa divisa La serie Skd Saer, consta più di 80 modelli (da 15 a 1200kW), con portate sino a 4500 m³/h. I doppi anelli di usura di serie e il disegno a doppia voluta, garantiscono resistenza nel tempo associata a performances altamente efficienti, con elevate capacità di aspirazione. Disponibile sia in configurazione orizzontale o verticale, in diverse tipologie di materiali (ghisa, AISI 316, bronzo, super duplex) e tenute; la serie trova impiego in svariati settori ed applicazioni: civile, industriale, agricolo, minerario ecc. www.saerelettropompe.com
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UNLOCKING NEW VALUE OPPORTUNITIES IN THE ENERGY SYSTEM Hosted by the Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC), ADIPEC 2021 will be taking place immediately after COP26 and will be the first global energy forum to discuss the key decisions of the UN climate meeting. The event will provide the thought leadership, direction and strategies that will share the strategic and policy responses for the energy industry as it pivots to deliver net-zero energy.
100,000+
140,000
Energy Professionals
Gross Sqm
2,000+
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Exhibiting Companies
Conference Delegates
51
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NOCs, IOCs and IECs
Speakers
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Date : 26/05/2021
TECHNIQUE
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The safety of our attendees is of utmost priority. As a result, ADIPEC and dmg events is committed towards 79a|detailed l’industria 728 health | No 3 2021 delivering the event under setmeccanica of enhanced and safety measures. For more information: download the dmg events AllSecure guide: dmgevents.com/AllSecure
Alla conquista del lavoro Donne e saldatura: un percorso storico di emancipazione tra stereotipi e professionalità Questo articolo è un viaggio attraverso cortometraggi, documentari e film che hanno raccontato, immortalato ed idealizzato le donne che si sono affacciate al mondo della saldatura. di Giuliana Crocco e Fabio Targa* Giuliana Crocco si è occupata per molti anni di prodotti e servizi per la saldatura per un gruppo internazionale; attualmente opera nel settore dei gas industriali. Fabio Targa è presidente di Anasta (Associazione Nazionale Aziende Saldatura, Taglio e Tecniche Affini) che raccoglie i principali produttori italiani dimateriali per la saldatura dei metalli. *L’articolo è pubblicato sul numero 2/2021 della Rivista Italiana della Saldatura
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ià durante la Prima guerra mondiale donne che saldano con cannelli ossiacetilenici iniziarono ad apparire tra le protagoniste secondarie nei cortometraggi di propaganda, come testimonianza del loro ruolo giocato nelle industrie belliche e metalmeccaniche nel cosiddetto fronte interno, ne è un esempio il documentario francese WW1 Women Mobilized for Homefront. Nel ventennio a cavallo tra le due guerre, caratterizzato dalla corsa agli armamenti, le donne che saldano continueranno ad apparire ancora come camei nella narrazione, benché con l’espansione industriale dei primi anni ‘20, la classe operaia femminile acquisisca sempre più nuovi skill e spazi di lavoro. Sempre in quegli anni, si assiste all’affiancamento dei nuovi procedimenti di saldatura ad arco elettrico a quelli ormai consolidati della saldobrasatura ossiacetilenica (Roverato e Targa, 2017). Ma è con l’avvento della Seconda guerra mondiale che le donne che saldano diventeranno interpreti sempre più presenti nei documentari sull’economia di guerra. Un esempio rappresentativo è quello inglese Women at War, in cui si vedono ragazze prima impegnate in corsi di formazione di saldatura ossiacetilenica ed elettrica e poi in produzione a saldare. O ancora come in quello italiano dell’Istituto Luce, dal titolo Donne al lavoro in uno stabilimento aeronautico. Negli Stati Uniti, durante la guerra, la soluzione alla carenza di lavoratori per tutte le
industrie era stata risolta dal presidente Franklin D. Roosevelt creando, con l’ordine esecutivo 9139 del 18 aprile 1942 e successivi, una specifica agenzia governativa: la War Manpower Commission (Wmc). Il Direttamente responsabile nei confronti del presidente, aveva lo scopo di pianificare e bilanciare le esigenze di lavoro dell’agricoltura, dell’industria e delle forze armate. Nel 1943 la Wmc produsse un film Manpower (Us Government, 1941) che raccontava l’assunzione massiccia e senza precedenti di donne in tutti i settori dell’economia statunitense. Ma è solo nel pieno conflitto che le donne saldatore inizieranno a essere le protagoniste di documentari ad esse interamente dedicati. Negli Stati Uniti addirittura nacque un filone che aveva per oggetto la presentazione del lavoro femminile, accompagnato dalle interviste alle cosiddette Rosie the Riveter del tempo (personaggio pubblicitario che divenne uno degli strumenti di reclutamento di maggior successo nella storia americana e immagine iconica delle donne lavoratrici nell’industria meccanica durante il conflitto bellico). Nei film, nei poster, nelle fotografie, negli articoli e nelle copertine delle riviste come del Saturday Evening Post dipinta da Norman Rockwell (1943), la campagna Rosie the Riveter ha sottolineato il bisogno patriottico che le donne entrassero nel mondo del lavoro e lo facessero in gran
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“Welding as an art” (saldatura come un’arte) alla veterana Meda Montana Hallyburton Brendall, che descrive la sua esperienza di saldatore durata 5 anni dal 1940 al 1945 ai cantieri navali di Baltimora (Harmett, 2003).
numero. L’impatto pubblico fu tale che nel 1944 uscì un primo film musicale a lei dedicato Rosie the Riveter, del regista Joseph Santley (1944), interpretato da Jane Frazee, Frank Albertson e Barbara Jo Allen. Molti saranno i cortometraggi delle cosiddette Rosie, tra cui numerosissime donne saldatore, come quello americano a colori Usa Women Workers, Welders, War Work o come Women Fill Men’s Factory Jobs During World War II tutti caratterizzati da vari spezzoni con ragazze che saldano e tagliano in cantieri navali e fabbriche di aerei. Va sottolineato inoltre che in quei cantieri raramente le donne saldatore raggiungevano la metà dello stipendio degli uomini, giusto per ricordare anche l’importante contributo economico apportato dalle Rosie in termini di risparmio di costi. Digitando su YouTube “Rosie the Riveter song” sono disponibili vari video dell’epoca con sottofondo l’omonima canzone di Redd Evans e John Jacob Loeb pubblicata la prima volta nel 1942. Una notevole produzione di documentari sulle donne saldatore continuerà anche dopo la guerra, con particolare attenzione ai video che elogiano il contributo delle donne nel settore dell’industria bellica, delle costruzioni di infrastrutture e della cantieristica navale. Tra i più famosi va ricordato il cortometraggio The Ladies Bridge Documentary di Karen Livesey (2005). Il corto narra, con materiale del tempo e interviste alle protagoniste dell’epoca, i lavori di ricostruzione del ponte di Waterloo di Londra, che durarono 4 anni, dal 1941 al 1945, e coinvolsero 350 donne saldatore, ma il riconoscimento ufficiale alle donne protagoniste di quell’impresa avvenne solo nel nuovo millennio (Crocco e Targa, 2020). Una narrazione ricca di dettagli, dal training iniziale all’operatività, si trova nella recente intervista a Margaret Spalluzzi (Boston NTH, 2019), una delle tante giovani donne “arruolate” come saldatore nel cantiere navale Bethlehem Hingham nel Massachusetts, dal 1942 al 1945, nel quale lavoravano circa 2.500 donne e che durante la guerra varò ben 227 navi. Così come interessante appare l’intervista di oltre un’ora dal titolo
Le attrici entrano nel mondo della saldatura Un inaspettato contributo alla figura delle donne saldatore e della saldatura in genere, arrivò anche dal mondo del cinema e della televisione. Dive del tempo prestarono la loro beltà e fama per pubblicizzare prodotti di vario genere: torce, maschere protettive, guanti, consumabili, etc. Uno dei primi casi di attrici del cinema fotografate con strumenti per la saldatura o il taglio dei metalli fu Katharine Booth, al secolo June Francis Hoffman. Nel numero di Pic Magazine del giugno 1943, l’attrice appariva nella copertina come testimonial per un articolo sulle donne impegnate in una fabbrica di bombardieri della California; indossava la maschera protettiva sollevata, pinza con elettrodo, camicia spessa da lavoro, guanti di cuoio e la bandiera americana sullo sfondo. Un’ulteriore svolta la si ha con l’azienda svizzera di prodotti per saldatura Castolin Eutectic, che attraverso la sua consociata americana, Eutectic Welding Alloys Corporation, subito dopo la Seconda guerra mondiale fondò a New York il National Eutectic Welders Club, che organizzò la prima vera e propria Miss Welder, poi denominata Miss Weldor e infine Miss Eutalloy (dal nome del cannello per deposizione delle leghe micro-polverizzate e riporti antiusura, prodotto dalla multinazionale svizzera). Il 15 febbraio 1952, Denise Darcel, attrice e cantante francese naturalizzata statunitense, fu premiata Miss Welder, da Renè Wasserman, presidente di Castolin Eutectic, con una targa la cui laconica scritta era “la ragazza con cui vorremmo saldare”. Un anno prima, la stessa fascia era stata consegnata a Dagmar (all’anagrafe Virginia Ruth Egnor), una delle prime grandi star televisive americane, nonché attrice e modella. Miss Weldor del 1954, a vent’anni, è l’italianissima Sofia Loren, reduce da successi come L’oro di Napoli e Miseria e nobiltà, già famosa oltreoceano. Un anno dopo uscirà infatti la sua prima copertina su Life. Nel 1955 sarà la volta di Dorothy Malone. Nel 1956,
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un’altra attrice e showgirl statunitense, Jayne Mansfield, sex symbol prorompente, apparsa anche sulle pagine di Playboy, si aggiudica la fascia di Miss Weldor. L’elezione di Miss Weldor andrà avanti molti anni ancora, anche nel decennio successivo, cambiando il nome. L’attrice jugoslava naturalizzata italiana Sylva Koscina sarà Miss Eutalloy nel 1966. L’immagine di queste dive “operaie” era ovviamente pubblicitaria ed emulava quella delle pin-up, fenomeno nato come motivazionale durante la Prima guerra mondiale, su iniziativa del presidente Woodrow Wilson, allo scopo di ideare stimoli visivi per convincere gli uomini ad arruolarsi. Questo modello si è trasformato, tra gli anni ‘50 e ‘60 in fenomeno commerciale, trasportato nel cinema con film e musical e nei teatri con una rinascita del burlesque (Fondazione Magnani Rocca 2019). Le meno famose eroine Wendy the Welder, che avevano abituato il grande pubblico a indumenti maschili, guanti usurati e capelli ispirati a quelli di Veronica Lake, che per incoraggiare le lavoratrici ad adottare acconciature più sicure, tagliò i suoi caratteristici capelli lunghi (Lutz, 2020). Queste vengono velocemente sostituite con immagini spensierate e procaci in calze a rete, costumi fascianti, décolleté con tacchi e chiome sofisticate. È importante osservare che l’immagine della donna saldatore pin-up “creata” con queste dive rimarrà nel corso dei decenni e verrà riproposta sempre più spesso dai calendari destinati ad un pubblico maschile e dalle campagne pubblicitarie le cui modelle sono esclusivamente valorizzate per il loro aspetto fisico.
Donne che saldano nell’industria cinematografica, dalla Russia a Hollywood Dopo la Seconda guerra mondiale, nei paesi socialisti dove le donne saldatore erano già una realtà significativa, si girò un primo lungometraggio non propagandistico che aveva tra i protagonisti una donna saldatore. È il film romantico “Высотa” (The Height) del 1957 che narra la storia di Katya Petrashen, interpretata da Inna Makarova, che cambia la sua vita grazie all’amore per il caposquadra Nikolai Pasechnik interpretato da Nikolai Rybnikov. Il film è ambientato in un cantiere per la costruzione di un altoforno nei pressi di una ferrovia ed è stato diretto dal famoso regista russo Alexander Zarkhi,
lo stesso che girerà, dieci anni dopo, Anna Karenina. Il film riscuoterà un discreto successo vincendo vari premi, tra cui il Karlovy Vary International Film Festival e la medaglia d’oro del Moscow International Film Festival del 1958. Numerose sono le pellicole hollywoodiane che ripropongono scene con donne intente a saldare, vale la pena menzionare almeno le più note. Nella saga di Guerre Stellari, scritta da George Lukas e diretta da Irvin Kershner (1980) nell’episodio L’Impero Colpisce Ancora, la principessa Leila Organa, come Ian Solo e Chewbacca riparano costantemente il Millennium Falcon usando la saldatura. Nel 1983 fu prodotto il film musicale hollywoodiano di maggior successo in termini di incassi e popolarità di quell’anno: Flashdance, diretto da Adrian Lyne (1983), ispirato alla vera storia della specialista saldatore e aspirante ballerina di Toronto Maureen Marder. Flashdance è rimasto nella memoria di intere generazioni, tutt’oggi quando si parla di donne che saldano il riferimento ad Alexandra Owens è inevitabile, anche per i non addetti ai lavori. Qualche anno dopo l’uscita di Flashdance, nel film inglese The Full Monty, diretto da Peter Cattaneo (1987), i quattro protagonisti, in cerca di ispirazione, guardano Flashdance alla Tv e nella scena si scorgono alcuni fotogrammi in cui Alex sta saldando. Uno spezzone con operazioni di saldatura lo troviamo anche nel pluripremiato Aliens - Scontro Finale del 1986 di Ridley Scott, dove il sergente Vasquez (Jenette Goldstein) salda, senza protezioni facciali, il pavimento della stazione spaziale danneggiata dagli Aliens. Il film Cast Away, del 2000, di Robert Zemeckis interpretato dal premio Oscar Tom Hanks, si apre con la scena di un furgoncino della Fedex che va a ritirare un pacco a casa di una giovane donna di nome Bettina Peterson (interpretata da Lari White) che in quel momento sta saldando per creare una scultura in metallo raffigurante delle gigantesche ali. Quel pacco non sarà mai aperto e sarà riconsegnato cinque anni dopo alla giovane donna dal protagonista Chuck Noland (Tom Hanks) una volta rientrato dalla sua avventura, nell’ultima scena del film. In Charlie’s Angels: Full Throttle (Più che Mai) pellicola diretta da McG (2003) e interpretata da Cameron Diaz, Drew Barrymore e Lucy Liu, le ragazze lavorano, sotto copertura, come saldatori in un cantiere navale. Citiamo infine il pluripremiato film fantascientifico Serenity, che prende il nome dall’astronave dei protagonisti, diretto nel 2005 da Joss Whedon (2005), dove in alcune scene finali, la specialista militare Zoë Washburne
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(interpretata da Gina Torres) salda per eseguire alcune riparazioni.
Il nuovo millennio, la rete e i social Negli ultimi lustri con l’emergere dei social network come, Facebook, YouTube e LinkedIn la pubblicazione di video professionali e “artigianali” dilaga. Chiunque può diventare regista, protagonista e produttore dei propri elaborati e le donne saldatore che per circa 80 anni sono state semplici camei, hanno finalmente la possibilità di emergere in tutta la loro bravura. Non è facile fornire un vademecum nella babele di filmati che si trovano nel web e che molto spesso contribuiscono a creare diversi stereotipi, ma vale la pena segnalarne qualcuno di interessante. Ci sono professioniste bravissime, con migliaia di follower, come la ventenne malese Nur Izzati Athirah Mohammad Yusoff che nel 2019 è diventata la prima donna saldatore subacquea, il cui lavoro è magistralmente spiegato nel video Underwater Welder - I am Woman (Lifetime, 2019) postato su YouTube. La saldatura subacquea è considerata uno dei lavori più rischiosi al mondo in quanto implica il dover lavorare in un ambiente profondo con visibilità minima allo scopo di riparare navi, dighe, condotte, piattaforme di perforazione offshore, chiuse e sottomarini. Nur Izzati, oltre ad essere un saldatore subacqueo, è anche assistente istruttore presso il Weldzone Training Center, Seri Manjung, dove ha completato il suo corso. Sempre su YouTube, tra i video più cliccati troviamo quello dell’americana Athena Hinkle istruttrice di saldatura, che ha superato l’esame per la qualificazione a Cwi (Certified Welding Inspector) al primo tentativo. Un ottimo risultato considerato che il 75% dei partecipanti lo fallisce. Altrettanto visualizzato è il canale YouTube “Weldtube” dove la South West Welding Academy ha postato un filmato di due sorelle che saldano ad elettrodo delle tubature. Seppur di non facile traduzione, è altrettanto interessante per l’empowerment femminile, il canale televisivo indiano PuthuYugam che dedica un filmato di sette minuti a una mamma saldatore. Da notare che a differenza delle altre sue colleghe sopra citate, i dispositivi di protezione da lei indossati non sono particolarmente adatti ed efficaci.
Molto seguita, in termini di visualizzazioni, la giovane diciannovenne moscovita Diana Bagautdinova (Диана Багаутдинова), eletta ad agosto 2018 miglior donna saldatore della Russia agli World Skills (Телеканал 360, 2018), competizione a cui prendono parte giovani professionisti. Anche su Facebook vi sono moltissime pagine di gruppi di saldatori in tutti i continenti, con migliaia e migliaia di iscritti, tra questi ve ne sono anche di specifici dedicati a donne saldatore. Lo storico Women Welders, con quasi 190.00 follower, è ricchissimo di foto e video di donne e ragazze che saldano professionalmente, o pagine più recenti come Welder Woman Soldadora, o Wonderful Women Welders, o altri gruppi chiusi come Wild Women Welders. Altro canale importante e professionalmente più avanzato è quello di LinkedIn, dove si trovano esclusivamente brevi video eseguiti da donne tecnicamente esperte. Il numero di condivisioni e visualizzazioni non è ovviamente paragonabile a quello dei social media più diffusi, ma il bacino di utenza è sicuramente più selettivo e significativo. Nonostante l’abbondanza di video, foto, post e siti dedicati, la figura della donna saldatore non è ancora sufficientemente pubblicizzata e valorizzata, basti pensare che negli Stati Uniti solo il 4.9% dei saldatori sono donne (Hollo, 2019). Pur non conoscendo le percentuali negli altri paesi del mondo è plausibile pensare che queste non siano molto diverse dal dato statunitense, se non addirittura minori. Le molte testimonianze positive da parte di donne saldatore, i riconoscimenti ottenuti, l’elevata richiesta per tale mansione e la sempre più ampia offerta di corsi di formazione dovrebbe far riflettere sull’effettiva possibilità di investire e coinvolgere sempre più le donne nella saldatura. Spiace infine rilevare, a livello nazionale, come ci sia ancora molta strada da percorrere per raggiungere l’effettiva parità di genere, nell’ambito della saldatura, o perlomeno per avvicinarvisi. Lo fa intuire anche un video disponibile su una nota piattaforma, il cui titolo è purtroppo ampiamente esaustivo dei contenuti e soprattutto della visione dell’autore. Altro sarebbe l’uso che si dovrebbe fare dei cosiddetti social media, che potrebbero diventare utile strumento per avvicinare il mondo della saldatura ad un numero sempre più ampio di persone, uomini e donne, contribuendo in modo significativo ad abbattere luoghi comuni purtroppo ancora profondamente radicati.
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IL CONSORZIO ECOPOWER LANCIA UN SERVIZIO SU MISURA PER LA ROTTAMAZIONE DEI VOSTRI CARRELLI
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I carrelli elevatori fanno muovere il cuore dell’economia, la logistica moderna. A fornire loro energia sono grandi pacchi di batterie, al piombo e al litio. Si tratta di tonnellate di risorse naturali che dopo il servizio svolto devono essere recuperate attraverso filiere certificate, tracciate e soprattutto sicure. Un problema che si presenta al momento della dismissione o sostituzione di vecchi carrelli per l’acquisto di nuovi. Il Consorzio ECOPOWER, come tutti i consorzi del Gruppo Safe, si impegna per trasformare un obbligo in un vantaggio. Forse non l’avevate mai visto prima in questa veste ma un carrello elevatore è una vera e propria miniera di risorse in attesa di essere recuperate. Il Consorzio ECOPOWER riesce a farlo per voi garantendo la riduzione dell’impatto ambientale nel totale rispetto della legge, grazie all’esclusivo “Protocollo di legalità”, il sistema di protezione della filiera delle batterie. Questa efficienza non è però l’unico obiettivo raggiunto. Condividendo da sempre tutte le fasi di vita del vostro carrello, dall’acquisto fino al suo smaltimento, grazie alla collaborazione con i nostri soci e con le loro reti distributive e di assistenza, abbiamo imparato ad interpretare i vostri bisogni per concepire servizi su misura. È questo il caso del nuovo servizio di Rottamazione ECOPOWER. Costruito su misura sia per chi ha già effettuato una prima bonifica delle parti quali pneumatici e materiali di consumo sia per chi desidera un servizio completo consegnando il proprio carrello prima che questa bonifica sia stata effettuata. L’esclusivo sistema di Rottamazione ECOPOWER libera i proprietari dei carrelli e le società di noleggio dal peso di una gestione complessa che toglie tempo al vostro lavoro. ECOPOWER infatti si occuperà di tutte le pratiche necessarie e vi garantirà la condizione di Rischio ZERO. Il servizio di rottamazione ECOPOWER rende tutto più semplice e diventa un’ottima opportunità per decidere di passare all’acquisto di nuovi mezzi rinnovando il vostro parco. Metteteci alla prova, contattateci. CONSORZIO ECOPOWER Via A. Scarsellini, 11/13 – 20161 MILANO (MI) - Tel: 800.151.188 - info@consorzio-ecopower.org www.consorzio-ecopower.org o 85 | l’industria meccanica 728 | N 3 2021 www.pneulife.org www.gruppo-safe.it www.ecoped.org www.ridomus.org
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recensioni
Il nuovo Manuale dell’ingegnere meccanico L
a terza e nuova edizione del “Manuale dell’ingegnere meccanico” pubblicato dalla casa editrice Ulrico Hoepli, risponde alle esigenze culturali delle professioni tecniche, specie nell’ampia area dell’ingegneria e della meccanica allargata. A coordinare anche questa edizione Pierangelo Andreini, già ordinario di Fisica Tecnica industriale del Politecnico di Milano e anche autore di circa 200 pubblicazioni e di altri manuali per la stessa casa editrice. L’esigenza del Manuale nasce dallo sviluppo esponenziale delle scienze e delle loro applicazioni tecniche per incrementare sostenibilità e concorrenza che attuano di fatto un’innovazione continua di sistemi, processi e prodotti, alimentando il progresso e anticipando il futuro. In questo modo i campi di competenza, in particolare nell’ingegneria globalmente intesa vanno via via allargandosi. A ciò concorre anche la crescente cultura dei media e degli utilizzatori che pone l’esigenza di valutare compiutamente i vari effetti della transizione in atto. Ma anche conoscere i conseguenti aggiornamenti normativi realizzati per accrescere l’efficienza dell’uso dell’energia e dei materiali, a salvaguardia dell’ecosistema e per
il controllo delle industrie pericolose e la sicurezza del lavoro nei cantieri e negli opifici. Questo quadro dà una pur minima idea dell’ampio patrimonio di conoscenze oggi chiesto all’ingegnere meccanico, che deve assumere e fronteggiare ulteriori responsabilità e avere anche la capacità di soddisfare imprevedibili esigenze. È in questo spaccato che il volume, di 2400 pagine articolate in 33 capitoli ripartiti nelle 12 aree tematiche, è di interesse e utilità per l’ingegnere meccanico e per i tanti tecnici e manager impegnati nel difficile lavoro di progetto. Non sono molte le professioni che necessitano di un così vasto bagaglio di conoscenze nei molteplici settori delle scienze fisiche e tecnologiche - come ha sottolineato anche il professor Umberto Ruggiero nella sua recensione al manuale - spaziando tra i più disparati temi complessi, in gran parte termici, dai motori, alle macchine, ai singoli componenti, alle fonti di energia, alle trasformazioni e applicazioni più varie. La finalità è quella di dare consulenza e supporto alle attività produttive, tenuto conto che oggi si deve operare in gruppi sempre più interdisciplinari, coscienti della responsabilità e delle qualità del proprio specifico contributo.
87 | l’industria meccanica 728 | No 3 2021
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All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n.739 - Costo orario medio dell’operaio n.25 - Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2019
All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n.715 Costo orario medio dell’operaio n.23 Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2017
L’Industria Meccanica, attraverso un sistema importante di media, aiuta gli imprenditori della meccanica italiana a migliorare il proprio business. L’Industria Meccanica pubblica su ogni numero focus, interviste e approfondimenti su 5 temi trasversali alle attività delle imprese Automazione & Produzione Export & Mercati
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(disponibili anche in inglese) Listino prezzi materiale di interesse della meccanica varia | Tabella arancio ultimo aggiornamento n. 763 - 1^ Quindicina di settembre 2021 - pubblicata su questo numero Computo costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale | Tabella azzurra ultimo aggiornamento n. 27 - 31 gennaio 2021 | Tabella bianca 1° gennaio 2021 “Settore industria meccanica varia ed affine” e “Settore impianti e componenti di grande dimensione per la produzione di energia” - pubblicata su questo numero
TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale
IN ITALIA
SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2021
Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services in Italy Sector mechanical and engineering industries
AREA RISERVATA alle aziende associate alla Federazione ANIMA e agli abbonati della rivista
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Edizioni: A.S.A. S.r.l. - Via A. Scarsellini 13 - 20161 Milano - tel. +39 0245418.200 - fax +39 0245418.240 | Direttore Responsabile: Alessandro Durante | Riproduzione vietata - Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 334.1981.
TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia
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TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia
TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale
ALL’ESTERO
SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2021
Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services abroad Sector mechanical and engineering industries
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TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale all’estero
TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale
nei Paesi europei ed extra europei
SETTORE IMPIANTI E COMPONENTI DI GRANDE DIMENSIONE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA January 2021 Statistical survey on average tariff quotation for staff services in Europe and outside Europe Sector energy generation plants and large components
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TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei
TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei
Janvier 2021
Enero 2021
Relevés statistiques des cotations moyennes des tarifs pour les prestations du personnel en europe et en dehors de l’europe Secteur installations et composants de grandes dimensions pour la production d’energie Estudio estadìstico de las cotizaciones medias de las tarifas por prestaciones del personal en europa y fuera de europa Sector instalacionesy grandes componentes para la producción de energía
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TABELLA GENNAIO 2021 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei
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TABELLA N. 27 - 31 GENNAIO Costo| orario di un operaio del settore della meccanica generale TABELLA N. 27 - 2021 GENNAIO| 2021 Costo medio orario medio di un operaio del settore della meccanica generale
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TABELLA N. 27 - GENNAIO 2021 | Costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale
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TABELLETABELLE 1^ QUINDICINA | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica N. 763 (Piazza di Milano) 1^ QUINDICINADIDI SETTEMBRE SETTEMBRE 20212021 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N.Varia 763 (Piazza di Milano)
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TABELLE 1^ QUINDICINA DI settembre 2021 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 763 (Piazza di Milano)
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TABELLE 1^ QUINDICINA DI SETTEMBRE 2021 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 763 (Piazza di Milano)
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TABELLE 1^ QUINDICINA DI SETTEMBRE 2021 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 763 (Piazza di Milano)
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