l'Industria Meccanica 729 - numero 1 2022

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progetti di ricerca e sviluppo per l’Industria 4.0

729 NUMERO 1 2022

All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n. 768 - Costo orario medio dell’operaio n. 28 - Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2022



1 | l’industria meccanica 728 | No 3 2021


I Villaggi SOS: il mondo come dovrebbe essere. In Italia, oltre 1 milione di bambini vive in condizioni di povertà. Sono oltre 91 mila i minorenni maltrattati e più di 7.000 i bambini e ragazzi che vivono fuori dalla loro famiglia. “Avevo 8 anni quando ho perso mia mamma, tutto il mio mondo è crollato. Abbiamo lasciato la nostra casa per un luogo sconosciuto. Un luogo che poi abbiamo imparato ad amare come casa nostra: il Villaggio SOS, la nostra seconda famiglia. Io e i miei fratelli siamo rimasti uniti - credo sia stata la mia ancora di salvezza - e con mio padre che continuava ad essere presente, ho potuto continuare a crescere spensierata. Oggi sono una donna e una mamma serena. Il Villaggio SOS ha trasformato la mia “mancanza” in straordinaria “ricchezza” di sentimenti, opportunità, interessi, conoscenze, valori. Ricchezza di motivi per essere felici.”

Lucia

Nel Villaggio SOS ogni bambino viene accolto e accompagnato in ogni fase della sua crescita. Ritrova un luogo in cui sentirsi protetto e al sicuro grazie alla presenza di un’educatrice che è al suo fianco, in qualsiasi momento. Prepara la colazione, lo accompagna a scuola, lo segue nei compiti, lo sostiene e lo aiuta a diventare grande e indipendente. Proprio come farebbe un genitore.

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Programmi e

7 Villaggi SOS

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3 | l’industria meccanica 729 | N 1 2022 LA RESPONSABILITÀ SOCIALE PUÒ DAVVERO MIGLIORARE IL FUTURO, BAMBINO PER BAMBINO


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L’Industria Meccanica – pubblicazione bimestrale di ANIMA/Confindustria Registrazione Tribunale di Milano N.427 del 17.11.73 Direttore responsabile Alessandro Durante – durante@anima.it Direttore editoriale Lucrezia Benedetti – benedetti@anima.it Comitato tecnico-scientifico Pierangelo Andreini, Antonio Calabrese, Roberto Camporese, Alessandro Clerici, Rodolfo De Santis, Marco Fortis, Ennio Macchi, Giovanni Riva, Pietro Torretta, Giuseppe Zampini In redazione Simone Gila – gila@anima.it Federica Dellisanti (segreteria di redazione) – dellisanti@anima.it Hanno collaborato a questo numero Daniele Bettini, Anna Cavicchi, Paolo Conti, Chiara Galletti, Riccardo Gnudi, Walter Grassi, Mauro Ippolito, Rachele Lamioni, Fulvio Liberatore, Ilaria Marassi, Mattia Prina, Elena Prous, Johanna Ronco, Benedetto Santacroce, Ettore Sbandi, Eva Schito, Daniele Testi e Laura Travaglini In copertina Laura Pittaccio – laurapittaccio@gmail.com Impaginazione Alessio Monzani – alessio.monzani@gmail.com Fabio Lunardon – lunardon@anima.it Raccolta pubblicitaria Simonetta Galletti – adv@anima.it Direzione e redazione Anima Confindustria Meccanica Varia Via Scarsellini 13 – 20161 Milano | Tel. 02 45418.500 – Fax 02 45418.545 www.anima.it – anima@anima.it Online: www.industriameccanica.it | Twitter: @IndMeccanica | Instagram: @industriameccanica Gestione, amministrazione, abbonamenti e pubblicità A.S.A. Azienda Servizi ANIMA S.r.l. Via Scarsellini 13 – 20161 Milano – Tel. 02 45418.200 Abbonamento annuo Italia 80 euro – Estero 110 euro Si comunica ai Sigg. abbonati che, avvalendosi del contenuto dell’art. 74 lettera C del D.P.R. 26.10.1972 N. 633 e del D.M. 28.12.89, A.S.A. S.r.l. non emetterà fatture relative agli abbonamenti Stampa Aziende Grafiche Printing via Milano, 5 – Peschiera Borromeo (MI) www.agprinting.it È vietata la riproduzione di articoli e illustrazioni de “L’Industria Meccanica” senza autorizzazione e senza citarne la fonte. La collaborazione alla rivista è subordinata insindacabilmente al giudizio della Redazione. Le idee espresse dagli autori non impegnano né la rivista né ANIMA e la responsabilità di quanto viene pubblicato rimane degli autori stessi.

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana ROC N. 4397

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10 Donne e Uomini al timone 12 RUBRICA | i 400 caratteri

14 Export&Mercati 16 Export control e made in Italy: i punti di forza del nostro paese

di Laura Travaglini – Area Internazionalizzazione Confindustria

18 L’orizzonte del commercio internazionale per le imprese della meccanica di Anna Cavicchi, Fulvio Liberatore – Team Ricerca Easyfrontier Technologies

22 Compliance, piani interni di conformità e digitalizzazione di Benedetto Santacroce e Ettore Sbandi – Studio legale Santacroce&Partners

27 Gli effetti della crisi Russia e Ucraina di Mauro Ippolito

32 LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE

SOMMARIO N. 729

34 Il libro bianco di Aisem: uno strumento vivo per il settore intralogistica di Elena Prous

36 RUBRICA | i 400 caratteri 37 Proprietà intellettuale: una cassetta degli attrezzi al servizio delle aziende innovative

di Johanna Ronco e Riccardo Gnudi, Technology & Innovation Advisor Crit. Con patrocinio Crit e Icim Group


40 AUTOMAZIONE&PRODUZIONE 42 Cluster per il futuro di Daniele Bettini

52 EFFICIENZA&ENERGIA 52 Un approccio multi-technology per la sostenibilità energetica e ambientale

di Daniele Testi, Chiara Galletti, Walter Grassi, Paolo Conti, Rachele Lamioni ed Eva Schito

56 La sicurezza informatica: opportunità per la nuova industria

di Ilaria Marassi, PR Manager Cyberoo. Con patrocinio Crit e Icim Group

60 Da Siemens una nuova soluzione per lo smart condition monitoring di Mattia Prina

61 Lean experience factory 4.0 di Elena Prous

66 RUBRICA | Tecnologia, novità da tenere d’occhio 76 Un’officina che lavora per le aziende di Elena Prous

79 Tabelle ANIMA- Bianche, Blu, Arancio 95 Speciale Comfort 2022

SOMMARIO N. 729 In copertina Laura Pittaccio


Maurizio Lo Re

Filippo Girardi

Il consiglio direttivo di Angaisa (associazione nazionale commercianti articoli idrosanitari, climatizzazione, pavimenti, rivestimenti e arredobagno) ha eletto Maurizio Lo Re nuovo presidente nazionale per il mandato 2022-2025. Ha 56 anni, lavora nell’azienda Lo Re S.r.l., di cui è socio con il ruolo di responsabile dell’Area Tecnica. È componente dal 1993 del consiglio direttivo e dal 2009 del comitato esecutivo, all’interno del quale ha svolto la funzione di amministratore e, nel quadriennio 2017-2021, di vicepresidente nazionale. Inoltre dal 2006 al luglio 2021 ha ricoperto la carica di presidente della sezione Sicilia.

Filippo Girardi è il nuovo presidente della Federazione Anie, l’associazione che rappresenta in Confindustria le aziende del settore dell’elettronica e dell’elettrotecnica con un fatturato aggregato di 79 miliardi di euro. Con un master in business administration presso Cuoa Business School, Girardi è presidente e amministratore delegato di Midac Batteries dal 2001 e vicepresidente di Confindustria Verona con delega alle relazioni industriali. Dal 2020 è vicepresidente di Eurobat, l’associazione europea di produttori di batterie, e vicepresidente di Ecopower, Consorzio nazionale per la gestione di accumulatori esausti.

Guido Bortoni

Steve Cottrell

RUBRICA | Donne e Uomini al timone

eletto presidente di Angaisa

nominato presidente Cesi Bortoni è stato presidente di Arera (autorità di regolazione per energia reti e ambiente) dal 2011 al 2018. In precedenza, è stato capo dipartimento energia del Governo italiano (2009-2011); direttore mercati energia presso l’allora Autorità per l’energia elettrica e il gas (1998-2009); ingegnere impegnato negli Studi di Rete del Cesi/ Enel (1987-1998), dove ha svolto stage di lungo termine presso utility statunitensi e presso Électricité de France – Études et Recherches a Parigi.

presidente di Anie

nuovo Chief Technology Officer Emea di Vectra Al Vectra Al, fornitore nel rilevamento e nella risoluzione delle minacce informatiche, ha annunciato la nomina di Steve Cottrell a Chief Technology Officer Emea. Cottrell lavorerà per rafforzare le relazioni con clienti e prospect, community della sicurezza, governo e agenzie di intelligence per identificare i principali punti critici in materia di sicurezza, sostenendo al contempo l’evoluzione delle strategie di security a supporto della trasformazione digitale e dell’adozione del cloud.

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Donne e Uomini

Antonella Aureli

a capo dell’area Inclusion & Diversity di Accenture Laureata in ingegneria presso l’Università La Sapienza di Roma, con una specializzazione al MIP – Politecnico di Milano, Antonella Aureli è entrata in Accenture nel 1994 e ha maturato una profonda esperienza nel settore del capital markets. È membro del consiglio di amministrazione di Fondazione Italiana Accenture e siede nel consiglio di indirizzo dell’associazione Alumni Accenture. Aureli manterrà al contempo il suo ruolo chiave nella gestione di un’importante realtà nel settore bancario.

Fabio Zanardi

è il nuovo presidente di Assofond Eletto dall’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di fonderia italiane, Zanardi, presidente e amministratore delegato di Zanardi Fonderie S.p.A., subentra a Roberto Ariotti, al vertice di Assofond dal 2013 e attualmente presidente del comitato esecutivo dell’associazione europea delle fonderie Caef – The European Foundry Association.

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i 400 caratteri sistemi di accumulo

Sabbia come fonte di energia Mgtes è l’acronimo del prodotto della società Magaldi, che ha brevettato un sistema innovativo di accumulo di energia termica che utilizza un letto di sabbia fluidizzato (Energy from the sand), ad alta diffusività termica e temperature operative fino a 1000°C. Il sistema acquisisce energia elettrica e termica prodotta in eccesso, la conserva per giorni o settimane, con perdite molto limitate e la rilascia in un periodo che va tra le 4 e le 10 ore, quando sole e vento non sono disponibili. Mgtes ha raggiunto un’elevata maturità tecnologica (Trl7), con oltre 10.000 ore di generazione di produzione di energia termica e ora è in fase di costruzione avanzata il primo modulo industriale. LAVORO

Con la pandemia crolla l’occupazione femminile Tra gli effetti dell’emergenza sanitaria, il crollo dell’occupazione femminile in Italia riporta numeri allarmanti. Nel 2020, le donne lavoratrici sono state il 49%: meno di una su due. La differenza tra Nord e Sud è fortemente sbilanciata, con un 35,1% in Meridione contro il 62% del Centro-Nord. Ma anche la forbice del divario di genere è molto ampia: la distanza dal tasso di occupazione maschile ha toccato i 18,2 punti percentuali. La sproporzione pesa di più sulle donne con figli: durante il primo anno di pandemia il 79% ha richiesto congedi parentali, contro un ben più modesto 21% dei padri. Stando alle ultime rilevazioni, nel secondo semestre del 2021 il dato sembra in timida ricrescita.

ENERGIA

TECNOLOGIA

Namibia: un paradiso per la produzione di idrogeno verde

Caricabatterie standardizzati, la decisione della commissione europea

Secondo gli studi del Ministero della Ricerca tedesco, la Namibia possiede le condizioni perfette per ottenere energia da fonti rinnovabili a bassissimo costo. Può contare su oltre 3.500 ore di sole l’anno, e due terzi del suo territorio hanno valori di irradiazione solare superiori a 2.700 kWh/m2. Molte delle zone costiere, inoltre, presentano condizioni ideali per parchi eolici. Questi presupposti fanno del paese africano un paradiso per la produzione di idrogeno verde. Il costo di un chilo di H2 in Namibia potrebbe facilmente aggirarsi tra gli 1,5 e i 2 euro. Prezzi avvantaggiati anche dalla presenza sul territorio di platino e iridio, metalli usati per la desalinizzazione dell’acqua del mare, necessaria per alimentare l’elettrolisi.

La Commissione europea propone l’adozione delle porte USB-C in formato standard per tutti gli smartphone, i tablet e le videocamere. L’obiettivo è ridurre i rifiuti elettronici e i disagi per i consumatori. Con questa decisione i consumatori potranno ricaricare i loro dispositivi con lo stesso caricabatteria USB-C, indipendentemente dal marchio dei prodotti. Lo scopo è anche quello di armonizzare la tecnologia di ricarica rapida. Si stima che, diminuendo la produzione e lo smaltimento di nuovi caricabatterie, la quantità di rifiuti elettronici si ridurrebbe di quasi mille tonnellate l’anno.

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EXPO & ME CATI


ORT ERI


di Laura Travaglini – Area Internazionalizzazione Confindustria

EXPORT&MERCATI

Accanto a una robusta ripresa della domanda estera, permangono difficoltà

N

ell’attuale fase di ripresa economica, le esportazioni si confermano come fattore trainante della crescita del nostro paese. La risalita del Pil italiano è più forte delle attese: il Centro Studi Confindustria ha individuato, nelle previsioni dello scorso ottobre, un +6,1% nel 2021, 2 punti in più rispetto alle stime di aprile, seguito da un ulteriore +4,1% nel 2022. Questa robusta ripartenza del Pil, pari a oltre +10% nel biennio, dopo il quasi -9% del 2020 riporterebbe la nostra economia sopra i livelli pre-crisi entro la prima metà del 2022, in anticipo rispetto alle attese iniziali. Sebbene a inizio 2022 ci sia stata una fase difficile per la risalita del Pil italiano, è innegabile il ruolo determinante del nostro export nel processo di crescita, a riconferma che questo settore e il Made in Italy sono da sempre risorse indispensabili per l’economia italiana. Le esportazioni di beni e servizi, dopo una caduta del 14% nel 2020, nello scenario Csc sono risalite del 12,4% nel 2021. La previsione di ottobre per il 2022, +7,7%, è diventata però molto incerta. Accanto a una robusta ripresa della domanda estera, segnalata a dicembre dagli indicatori sugli ordini manifatturieri, permangono difficoltà nelle forniture e pressioni sui prezzi.

nelle forniture e pressioni sui prezzi

L’interconnessione delle economie internazionali Le imprese di qualsiasi dimensione e settore produttivo si trovano a operare in un contesto complesso e fortemente regolamentato. La marcata interconnessione delle diverse economie nell’ambito internazionale che ha caratterizzato il processo degli ultimi decenni impone: •

una visione strategica globale,

la valutazione dei trend politico-economici internazionali di medio-lungo periodo,

la capacità di determinare e, in alcuni casi, prevedere i fattori esterni a un mercato che possono incidere sui rischi e sulle opportunità.

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Nel perimetro del possibile controllo dell’export ricadono ormai largamente non solo i servizi, ma anche i “prodotti immateriali”, quali software, tecnologie, particolari cognizioni tecniche e informazioni sensibili

Gli attuali regimi di controllo delle esportazioni furono creati essenzialmente per consentire alle autorità preposte di contrastare il pericolo che i beni a duplice uso venissero adoperati per scopi illeciti

Affermarsi con successo nel contesto internazionale implica un’attenta conoscenza dei mercati, oltre a una pianificazione di strategie di accesso basate sull’analisi di indicatori economici, sullo studio di indici di crescita e dello sviluppo di settori e filiere. Tuttavia, l’attenta valutazione economica delle opportunità deve andare di pari passo con una altrettanto approfondita conoscenza delle regole e delle procedure che disciplinano l’export, tra le quali i controlli sull’esportazione dei prodotti e delle tecnologie dual use.

Dual use: una categoria in espansione

scopi illeciti. Nel tempo, si sono via via aggiunti ulteriori rischi relativi alla violazione dei regimi sanzionatori, embarghi e altre misure restrittive, applicati con sempre maggior frequenza ai paesi considerati più “sensibili” da un punto di vista geopolitico o da quello della concorrenza – specie se sleale – in vari settori tecnologico-commerciali, ma anche nei confronti di entità giuridiche e persone fisiche. Inoltre, nel perimetro del possibile controllo dell’export ricadono ormai largamente non solo i servizi, ma anche i “prodotti immateriali” – quali software, tecnologie, particolari cognizioni tecniche e informazioni sensibili – cosicché la casistica delle attività da sottoporre a sorveglianza si è significativamente ampliata. In tale contesto, l’export/import compliance delle imprese assume un rilievo strategico e impone un’attenta attività legata alla responsabilità di soddisfare la conformità normativa di tutte le operazioni aziendali, al fine di scongiurare il rischio di sanzioni legali e pecuniarie di non conformità alle norme internazionali che potrebbero compromettere, in taluni casi, la stessa continuità dell’impresa.

Gli attuali regimi di controllo delle esportazioni (export control), attivi in tutto il mondo, furono creati essenzialmente per consentire alle autorità preposte di contrastare il pericolo che i beni a duplice uso venissero adoperati per

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EXPORT&MERCATI

di Anna Cavicchi, Fulvio Liberatore – Team Ricerca Easyfrontier Technologies

U

no dei grandi timori condivisi da tutti i paesi del mondo è la possibilità che tecnologie avanzate e informazioni strategiche, utilizzate per la realizzazione di prodotti tipicamente commerciali e privi di rischi, vengano impiegate per aggredire militarmente, nel senso più ampio del termine, altri paesi (magari proprio quelli da cui le tecnologie stesse provengono). Più specificamente, l’insieme dei prodotti e delle tecnologie che possono presentare profili di rischio connessi al loro commercio sono stati identificati come materiali, prodotti e tecnologie a duplice uso (detti anche “duali”): uso civile, quindi perfettamente lecito, o uso militare – ivi comprese le attività ad alto rischio per l’umanità. Si è perciò giunti all’allestimento di sistemi di controllo dell’esportazione in grado di intercettare tali tecnologie: export control, cioè sistemi che vanno anche molto al di là delle limitazioni duali, imponendo restrizioni anche su basi prettamente politiche. Una serie di norme, allegati tecnici e meccanismi autorizzativi simili in tutto il mondo e basati, soprattutto per quanto riguarda le restrizioni applicate ai prodotti duali, su convenzioni internazionali che contano decine di paesi aderenti.

Il baricentro dell’export control In Unione europea e in Usa, il sistema di riferimento per l’individuazione dei prodotti potenzialmente soggetti a restrizione è costituito da Eccn: Export Control Classification Number, un sistema di classificazione basato sia sulla natura dei beni da assoggettare a controllo (ossia tipologia di prodotto, software o tecnologia), sia su precisi parametri tecnici. I beni a duplice uso vengono classificati in Eccn mediante un codice composto da una combinazione di numeri e da una lettera che identifica non solo la categoria, la sottocategoria e la descrizione dettagliata del bene, ma anche la convenzione internazionale cui si riferiscono le restrizioni. Si tratta quindi di un sistema di classificazione che, seppur capace di individuare in modo specifico i beni da assoggettare a controllo, si basa su convenzioni internazionali di natura politica e su orientamenti specifici emergenti dai paesi che adottano le restrizioni. È quindi importante sottolineare che i codici Eccn hanno natura diversa rispetto ai codici utilizzati per la classificazione delle merci a fini statistici e doganali.

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I prodotti e le tecnologie che possono presentare profili di rischio connessi al loro commercio sono identificati come “a duplice uso”: civile e militare

Ciò non toglie che la relazione tra la classificazione doganale da un lato – basata su criteri meramente merceologici e utilizzata obbligatoriamente in 212 paesi, firmatari della Convenzione sul Sistema Armonizzato – e, dall’altro, la classificazione dei beni duali siano di vitale importanza per un funzionamento efficace ed effettivo dei meccanismi restrittivi. Infatti fin dalle prime normative, volte a limitare le esportazioni, le autorità doganali e quelle competenti per l’adozione delle restrizioni e per lo sviluppo dei codici dual use (detti comunemente codici “parlanti”) si sono impegnate nella creazione di tabelle di correlazione volte a consentire agli operatori una più agevole verifica circa la presenza di eventuali restrizioni. In realtà, una perfetta corrispondenza non era di fatto possibile proprio per la diversa natura dei sistemi di classificazione: un bene considerato merceologicamente identico a un altro bene può essere richiamato in diversi codici parlanti, anche se di solito questi fissano soglie tecnologiche tali per cui solo alcuni dei beni correlati a quei codici saranno effettivamente rilevanti per la disciplina duale.

La sorveglianza informatica In particolare, è sicuramente l’assoggettamento ad autorizzazione dell’esportazione di prodotti di sorveglianza informatica che ha introdotto la più rilevante tra le modifiche sistematiche nell’ambito dell’export control unionale, interconnettendo alle tecnologie di cyber surveillance la protezione dei diritti umani. Viviamo, di fatto, in un mondo nel quale l’uso e il commercio di armi e tecnologie connesse è già stato ampiamente limitato e, almeno formalmente, rigorosamente disciplinato, ma è noto che la repressione interna, attuata da numerosi paesi, avviene anche attraverso tecnologie informatiche intrusive, con potenzialità devastanti per il commercio e per la pace a livello internazionale. Il tema della necessità di proteggere le persone da invasioni violente e illimitate della loro sfera privata è particolarmente sentito in Unione europea, tanto da aver portato a un profondo, e forse rivoluzionario, approccio all’intera tematica dell’export control.

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EXPORT&MERCATI

Internal Compliance Control Per ottenere alcune autorizzazioni il regolamento introduce poi l’Icp (International Compliance Programme o Programma di Controllo Interno), oggi obbligatorio. Si tratta di un percorso che l’azienda compie verso la compliance più in generale. Si richiede agli operatori un occhio di riguardo per il rispetto delle norme in senso molto ampio includendo il rispetto dei diritti umani, dell’ambiente, dei lavoratori, anche per quanto riguarda i clienti con i quali si intende esportare. Si parla quindi di RBC, Responsible Business Conduct. Tutto ciò non è solo compito dell’azienda, in un paese dove le norme sono chiare e gli operatori compliant ricevono incentivi e vengono beneficiati, sempre più aziende vengono attratte da programmi quali l’Icp, ma anche dal portare avanti altri percorsi di grande impegno come la certificazione Aeo.

La smaterializzazione delle autorizzazioni Di notevole impatto per le imprese interessate all’esportazione di beni duali è l’introduzione di procedure elettroniche per il rilascio delle licenze (e-licensing). Per il nostro

paese si tratta di un’importantissima novità in quanto nel corso del 2022 diverrà obbligatorio avvalersi della piattaforma di e-licensing appositamente allestita dai servizi competenti. Per le imprese è ancora possibile richiedere l’accesso in via “sperimentale” alla piattaforma, informando di tale intento direttamente la federazione oppure segnalando il proprio interesse a Easyfrontier – Servizio Dogana Facile.

Oltre il dual use Pur trovando un suo baricentro nell’ambito della disciplina relativa ai beni a duplice uso, l’export control si estende anche ben oltre. Nel programmare la propria attività commerciale internazionale le imprese dovranno tener conto non solo dei Regolamenti unionali che hanno introdotto limitazioni all’esportazione verso determinati paesi che contengono liste di prodotti soggetti ad autorizzazione, ma anche dei divieti di esportazione e vendita verso soggetti ritenuti particolarmente pericolosi. Quasi tutti i paesi hanno adottato anche limitazioni negli scambi commerciali con finalità “sanzionatorie”, punitive e/o volte a esercitare pressioni politiche molto robuste nei

L’assoggettamento ad autorizzazione dell’esportazione di prodotti di sorveglianza informatica ha modificato l’ambito dell’export control unionale interconnettendo alle tecnologie di cyber surveillance la protezione dei diritti umani

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Molti paesi hanno sollevato timori riguardo alla possibilità che le tecnologie più avanzate, come quelle connesse allo sviluppo del nucleare, possano essere impiegate agevolmente per scopi distruttivi e che sia necessario limitarne la proliferazione

confronti di persone fisiche, organizzazioni e talora di interi paesi. L’Unione europea, per esempio, ha istituito un intero set di strumenti di tal genere che vanno dagli embarghi alle sanzioni finanziarie, passando da limitazioni negli spostamenti (travel bans) e dalle restrizioni all’importazione e all’esportazione. Per agevolare gli operatori economici assoggettati alla normativa unionale, la Commissione ha messo anche a disposizione diversi strumenti: da una sanctions map fino alla lista, aggiornata quotidianamente, dei soggetti ed enti assoggettati a restrizioni finanziarie.

La situazione in Italia La disciplina sulla restrizione delle esportazioni è integrata dalle disposizioni che ogni stato membro della UE ha adottato a livello nazionale. Ciò avviene non solo in ordine alla concreta necessità di individuare, ad esempio, le autorità competenti e i procedimenti autorizzativi, ma anche per la precisa volontà dell’Unione europea di lasciare ai singoli stati membri la possibilità di amministrare l’apparato sanzionatorio e, eventualmente, di estendere o restringere soluzioni operative e ambito di azione delle autorizzazioni. In Italia, le principali regole nazionali sono dettate dal decreto legislativo 221/2017, che definisce i poteri dell’autorità competente, il regime sanzionatorio per le violazioni

della disciplina unionale e nazionale, ivi comprese quelle connesse alla disciplina limitativa contenuta nella normativa che va oltre il dual use, nonché le modalità di rilascio delle autorizzazioni all’esportazione. Il decreto legislativo 221/2017, pur essendo antecedente al nuovo Reg. UE 2021/821, è ancora coerente con le necessità dettate dalla nuova normativa, ma un aggiornamento del decreto, in particolare in materia di apparato sanzionatorio e con più specifica attenzione alle procedure di e-licensing, potrebbe comunque essere opportuno. In ultima analisi, la nuova disciplina per l’esportazione di beni a duplice uso, è destinata a produrre effetti di rilievo per tutti gli esportatori. In primo luogo, in forza di una crescente attenzione nei controlli e per l’importanza data ai temi della compliance aziendale; per il nuovo sistema di e-licensing e per l’introduzione dell’autorizzazione “Grandi Progetti”. Infine per il grande spazio acquisito dall’attenzione alle tecnologie di sorveglianza elettronica e a quello connesso alla fornitura di servizi di assistenza tecnica nelle più diverse forme.

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EXPORT&MERCATI

di Benedetto Santacroce e Ettore Sbandi – Studio legale Santacroce&Partners

P

rocedure autorizzative più rapide, approccio di premialità per gli operatori affidabili e controlli più puntuali e ad ampio spettro per la movimentazione dei prodotti dual use. Sono queste le linee direttrici che accompagneranno l’implementazione delle nuove regole che l’Unione europea ha adottato in materia di dual use, il regime di controllo sulla movimentazione dei beni che possono avere impieghi civili e militari. Queste linee direttrici impongono alle imprese di rivedere i propri processi interni e di predisporre, nella logica della compliance e della snellezza dei traffici internazionali, piani di conformità che rispettino le raccomandazioni europee. Dallo scorso 9 settembre è infatti in vigore il Reg. n. 2021/821 che ha riformato, nel senso di un recast, il precedente Reg. n. 428/2009, aggiornando il sistema unionale di controllo e monitoraggio delle esportazioni, dell’intermediazione, dell’assistenza tecnica, del transito e del trasferimento dei prodotti a duplice uso. Negli anni, infatti, il precedente quadro normativo è risulta-

to parzialmente superato, non solo sul piano normativo per ragioni collegate all’allineamento al nuovo codice doganale dell’Unione europea del 2013 in vigore dal 1° maggio 2016, ma anche all’aggiornamento tecnologico, informatico e in generale digitale maturato sia nel dialogo tra imprese e amministrazione, sia nell’inclusione di beni intangibili nel novero dei prodotti duali.

Verificare i beni Questi beni impegnano severamente le imprese che eseguono operazioni internazionali, specialmente quelle con forte vocazione all’esportazione. Prima di poter spedire tali beni, occorre verificare il loro uso militare da parte del cliente. Nel caso in cui l’esportatore venga informato che alcuni beni duali non compresi nel regolamento sono o possono essere destinati a usi non convenzionali, possono applicarsi le clausole catch all o catch more, attraverso cui le autorità possono sottoporre ad autorizzazione anche l’esportazione di tali beni.

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Le linee direttrici impongono alle imprese di rivedere i propri processi interni e di predisporre, nella logica della compliance e della snellezza dei traffici internazionali, piani di conformià che rispettino le raccomandazioni europee

Nel secondo caso, ove i beni siano inclusi negli elenchi tecnici del regolamento e dunque “listati”, questi devono essere considerati a uso duale e come tali sempre soggetti ad autorizzazione preventiva all’esportazione. A quest’ultima ipotesi si accompagna la dichiarazione, al contrario, di libera esportazione (Y901), anch’essa responsabilizzante l’impresa con la quale, all’atto dell’esportazione, si attesta all’autorità doganale una qualità (non duale) del bene in export, con ogni conseguenza del caso in termini di responsabilità ed effetti sanzionatori conseguenti.

Lo strumento dell’export control

mercializzazione è ristretta, alle ipotesi di embargo, alle misure soggettive imposte ad alcuni paesi esteri, ad alcune persone o gruppi di persone. Sono tutti temi connessi prevalentemente alle esportazioni, che limitano molto, almeno in termini di compliance, le imprese nazionali che, prima di procedere alla vendita internazionale, devono procedere sia con monitoraggi in termini oggettivi (sul bene), sia con monitoraggi in termini soggettivi (sui clienti e prestatori di servizi connessi alla spedizione o al suo pagamento). La questione non è poi così lontana come può apparire e, anzi, in alcuni settori come quelli dell’alta tecnologia, la chimica o la meccanica, è di interesse quotidiano, soprattutto per le ipotesi di esportazione in località sensibili ma comuni, come la Russia, il Medio Oriente, alcuni paesi del Sudest asiatico o del centro Africa.

Il tema, ovviamente, si intreccia a doppio filo con le questioni generali connesse al cosiddetto export control, ossia al monitoraggio e alla verifica delle relazioni internazionali in essere tra privati e che, in molti casi, possono essere normativamente interdette, oppure soggette ad autorizzazione. Si pensi, per esempio, ai beni la cui com-

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Con piani interni di conformità, certificazione AEO e monitoraggio dei processi, le imprese possono garantire continuità al business minimizzando i rischi di fermo merce e, in generale, di applicazione di forti sanzioni connesse all’esportazioni di beni duali

EXPORT&MERCATI

Conoscere la filiera Nasce dunque, per l’impresa, l’esigenza di conoscere a fondo non solo il prodotto, ma anche il cliente e i provider di servizi che contornano l’operazione, comprese le imprese di logistica, deposito, finanziamento o assicurazione coinvolte. Questo impone un’attenta analisi della disciplina di settore, che sicuramente è complessa e articolata, e l’istituzione di procedure adeguate al monitoraggio dei flussi di export. Si pensi a tutto il tema dei beni intangibili, delle tecnologie, dei software e delle cosiddette tecnologie di cyber-sorveglianza che rappresentano un rischio, oltre che per la sicurezza internazionale, anche per la salute e la sicurezza dei diritti umani. Tutto questo ha un riflesso sanzionatorio estremamente rilevante. Di base, la sanzione per la mancata osservanza degli obblighi autorizzativi ha carattere penale, fatto che esclude eventuali ipotesi di ravvedimento e rende opportuno un ripensamento dell’intero impianto nella logica della disclosure e della compliance per gli operatori in buona fede. Su questo, sarebbe opportuno un ripensamento del sistema che consideri, per esempio, le qualità o qualificazioni soggettive degli operatori (es. AEO, PIC, 231.01), l’occasionalità della condotta e l’attivazione spontanea.

PIC, AEO e monitoraggio Proprio su questi temi si innesta l’upgrade che possono eseguire le imprese in materia di export control, integrando con piani interni di conformità (PIC), certificazione AEO e monitoraggio dei processi per la tutela dell’impresa in ottica di compliance. Con queste attività le stesse imprese possono infatti garantire continuità al business minimizzando i rischi di fermo merce e, in generale, di applicazione di forti sanzioni connesse all’esportazione di beni duali o comunque soggetti a misure di controllo e vigilanza speciali. Il tema è di grande interesse, specialmente per tutte quelle imprese che hanno necessità di gestire flussi massivi e operano sulla base di processi fondamentalmente automatizzati, standardizzati e su sistemi sicuri quanto rigidi. La velocità dei traffici, unitamente al rapido avanzamento tecnologico con l’informatizzazione dei processi, rischia in concreto di rivelarsi estremamente pericolosa per le aziende impegnate in forti processi di esportazione. Questo vale tanto più per il prossimo futuro, vista la previsione di introdurre dal 2022 un sistema autorizzativo integralmente digitale (e-licensing), che di fatto comporta la necessità di mappature di flussi e processi. Gli operatori potranno infatti automatizzare le richieste,

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I PIC sono le politiche e le procedure adottate dagli esportatori per facilitare il rispetto delle disposizioni e degli obiettivi del regolamento dual use, comprese le misure di due diligence per valutare i rischi connessi all’esportazione dei prodotti

specialmente quelle ripetitive e costanti nel tempo, con i dati di identificazione chiave – il prodotto, il cliente, il contratto e il pagamento – già in possesso dell’amministrazione. L’auspicio è lo snellimento tanto delle istanze, quanto delle risposte da parte dell’amministrazione, che spesso ancora necessita di allineamenti alla velocità delle spedizioni.

I piani interni di conformità Il centro di questo nuovo corso risiede nei PIC, ossia i piani interni di conformità previsti dal nuovo regolamento unionale sul dual use e spinti da una consistente raccomandazione e prassi dell’Unione europea, cui dovrà seguire un’omologa prassi nazionale. Più propriamente, con la dicitura PIC si intendono le politiche e le procedure efficaci, appropriate e proporzionate adottate dagli esportatori per facilitare il rispetto delle disposizioni e degli obiettivi del regolamento dual use e dei termini e delle condizioni delle autorizzazioni attuate a norma dello stesso, comprese le misure di due diligence per valutare i rischi connessi all’esportazione dei prodotti verso gli utilizzatori finali e gli usi finali. L’adozione di un PIC, dunque, nel quadro di una prassi applicativa che trova il suo punto di riferimento nel-

la raccomandazione (UE) 2021/1700 del 15 settembre 2021 della Commissione europea, riveste ora un ruolo centrale, come confermato dal considerando 7 del Reg. Ue 821.21. Inoltre, ai sensi degli artt. 2 e 12, l’adozione di un PIC costituisce la condizione necessaria per l’ottenimento delle autorizzazioni globali e per l’autorizzazione generale dell’UE – AGEU007 – relativa al trasferimento infragruppo di software e tecnologie, senza possibilità di deroga. Il tema si collega alla responsabilità dell’impresa e all’adozione delle misure di prevenzione e compliance tipiche dello scudo previsto dalla disciplina di cui al D.Lgs. n. 231.01; la sanzione penale prevista per la violazione degli obblighi dual use e/o le sanzioni connesse rischiano di cadere nel perimetro della responsabilità d’impresa, ragione per cui i rispettivi schemi di tutela devono intrecciarsi. Ma prima ancora, il tema del dual use si collega, sul piano doganale, alla questione dell’autorizzazione AEO, la certificazione di qualità doganale delle imprese che conferisce ai soggetti valutati affidabili una serie rilevante di benefici e vantaggi. Non solo perché i soggetti AEO devono avere maggiore tutela anche in ambito di export di beni duali, ma anche perché un eventuale illecito in materia rischia di compromettere lo status. In questa logica, a protezione dei brand, del business e del suo management, è più che opportuna una riflessione di prospettiva sui processi di compliance.

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SOSTENIBILITÀ

ETICA COME MODELLO DI BUSINESS Sostenibili vuol dire responsabili del futuro, dell’ambiente, delle persone. Interessarsi ai temi ESG genera un vantaggio competitivo, accrescendo la reputation commerciale, creando vincoli di fiducia e benefici a caduta nelle aree di azione. Lexant osserva, studia e conosce questo percorso perché ne è protagonista come Società Benefit Tra Avvocati, ed è così in grado di offrire consulenza strategica e di supportare nel medesimo processo tutte le imprese che hanno deciso di mettersi in gioco. LEXANT, LEGALLY YOURS

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Gli effetti della crisi tra Russia e Ucraina di Mauro Ippolito

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EXPORT&MERCATI

L

a guerra in corso tra Russia e Ucraina apre una ferita lunga quasi un decennio e impone al mondo la necessità di confrontarsi (e dividersi) sulla prospettiva di una duratura Guerra Fredda. Le origini del conflitto tra russi e ucraini sono da ricercare in un periodo ben più lontano rispetto all’attuale situazione di tensione, collocandosi in un’epoca antecedente al conflitto del 2014 che ha portato all’annessione della Crimea da parte della Russia. Già nell’estate del 1991, a seguito della fine dell’Urss e all’avvio di stati indipendenti dell’ex blocco sovietico, era possibile distinguere, all’interno della neonata Ucraina, due anime: una più legata al principio dell’indipendenza e vicina ai valori europei e l’altra che sperava (e spera tuttora) in un riavvicinamento della madre patria russa. Il periodo più travagliato, tuttavia, si registra a partire dal 2004, quando si assiste all’inizio delle tensioni dopo la vittoria alla corsa presidenziale da parte del primo ministro Viktor Yanukovich (filorusso) nei confronti dell’oppositore Viktor Yushchenko. Da questo momento fino al 2013 si sono susseguite proteste e tensioni che hanno alimentato un conflitto interno tra ucraini, russi o filorussi, molto simile a una guerra civile, scatenando infine una tensione armata tra Russia e Ucraina che portò appunto, nel 2014, all’annessione della Crimea alla Russia, grazie a una votazione referendaria indetta dopo l’occupazione degli edi-

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fici governativi della Crimea da parte dei ribelli armati filorussi.

Il ruolo del gas russo L’Europa in questo lungo periodo storico è stata una spettatrice silenziosa. In parte perché l’Ucraina è sempre stata ritenuta un paese in “costruzione” dalle macerie del 1991, in parte perché i rapporti economici con la Russia hanno sempre prevalso sulle questioni politiche. La Russia, di suo, ha sempre imposto il proprio potere grazie al forte controllo di una materia prima importante per l’intera Europa: il gas. Importiamo infatti circa il 40% di gas dalla Russia, attraverso alcuni gasdotti che attraversano Polonia, Ucraina e Mar Nero, mentre il restante fabbisogno arriva da Norvegia, Algeria, Libia e Azerbaigian grazie al progetto Tap e infine tramite l’acquisto internazionale di gas liquefatto LNG (portato via nave) attraverso i principali porti del Nord Europa. Con un potere del genere, la Russia ha sempre imposto una pressione sull’Europa e infatti, in passato, quest’ultima ha subito una riduzione delle forniture a causa di dispute sui pagamenti del gas da parte dei paesi intermedi. La possibilità di “chiudere i rubinetti” a proprio piacimento ha fornito un ruolo chiave alla Russia, soprattutto nei confronti dei paesi confinanti che vedono transitare


nel proprio territorio i gasdotti che portano il gas verso gli hub di smistamento europei, e tra questi l’Ucraina. Cercare di smarcarsi da questa dipendenza è al momento un esercizio difficile, nonostante i tentativi degli Stati Uniti di fornire gas LNG o favorire nuovi partner di approvvigionamento. La sostituzione di forniture non è facile da attuare considerando anche gli investimenti effettuati negli anni per il completamento dei gasdotti e degli impianti di rigassificazione. Basti pensare che il progetto Tap ha avuto un investimento di 40 miliardi di euro di cui 4,5 miliardi per la quota italiana, oppure al gasdotto Nord Stream 2 che attraverso il Mar Baltico avrebbe dovuto portare gas in Germania. Ma al di là dell’aspetto investimenti, il gas è centrale nella transizione ecologica che sfrutta questa materia prima anche per la produzione di energia pulita.

Il gas in Italia Il conflitto sta avendo un impatto diretto anche sui cittadini europei che hanno visto le proprie bollette aumentare notevolmente a causa dell’incremento senza precedenti del prezzo del gas sui mercati mondiali. In molti si sono detti preoccupati per l’impatto del rincaro di questa materia prima sulla ripresa economica, dopo che all’inizio della pandemia abbiamo assistito al crollo

dell’economia europea a causa delle azioni dei governi finalizzate a contrastare la diffusione del virus prima dell’arrivo dei vaccini. Molte aziende hanno già dovuto arrendersi all’aumento dei prezzi del gas e molte altre stanno facendo i conti con questi rialzi. In particolare, tra aprile e novembre 2021 le quotazioni dell’Henry Hub Natural Gas hanno segnato un aumento del 160% passando dai $2,4/MMBtu a $6,3/MMBtu prima di subire importanti storni e attestarsi oltre i $4/MMBtu che rappresentano comunque quotazioni di oltre il 70% superiori rispetto al 2019. La dipendenza europea dalla Russia in termine di gas importato, tuttavia, ha visto l’Italia non solo più libera di agire, ma anche di decidere se schierarsi a favore dell’Ucraina. La presenza di tre differenti gasdotti che dal Sud Italia riforniscono di gas il belpaese ha infatti consentito all’Italia, a fine 2021 e inizio 2022, di esportare gas anche ai paesi oltralpe, tra cui Francia e Svizzera, rendendo centrale anche il proprio ruolo all’interno di questa faida economica. Inoltre, la presenza di un rigassificatore al largo della Toscana favorisce l’approvvigionamento di gas liquefatto da fonti secondarie, rendendo il paese un perno nella geologia politica dell’Europa. Ciononostante, l’aumento dei costi di approvvigionamento del gas non rende l’Italia immune dai rincari. Inoltre, l’Italia e l’Europa restano legate alla Russia per il rifornimento

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L’europa importa circa il 40% di gas dalla Russia, attraverso gasdotti che attraversano Polonia, Ucraina e Mar Nero, mentre il restante fabbisogno arriva da Norvegia, Algeria, Libia e Azerbaigian


di altre importanti materie prime. L’alluminio e il nichel, solo per citarne alcune, sono alla base della manifattura europea.

Alluminio e nichel: un ruolo geopolitico tra Russia e Usa

Il gas è centrale

EXPORT&MERCATI

nella transizione ecologica che sfrutta questa materia prima anche per la produzione di energia pulita

Dopo il gas un’altra materia prima importante per l’economia mondiale è l’alluminio, che rappresenta il più grande mercato al mondo tra i metalli non ferrosi. L’alluminio vede l’Europa, l’italia in particolare, ed ovviamente l’Ucraina, tra i principali attori nella produzione di metallo grezzo e trasformazione in prodotti finiti ma, ancora una volta, dipendente da un unico filo conduttore: la Russia. Il motivo della dipendenza dell’alluminio dalla Russia è legato a due fattori che vedono il paese sovietico attore principale: il primo è nuovamente il gas utilizzato per la fusione di rottami di alluminio in prodotti semilavorati e finiti che fanno dell’alluminio uno dei metalli più energivori al mondo, la seconda è la presenza di un importante player mondiale rappresentato dalla United Company Rusal (ex Russian Aluminum Inc), secondo produttore al mondo dopo la Chinalco (società statale cinese). In particolare, la Rusal è uno dei principali fornitori di metallo leggero all’Europa che lo utilizza per la maggior parte delle produzioni di prodot-

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ti finiti con un’importante crescita, anche nel settore automobilistico. Anche in questo caso, così come nel recente passato, per quanto riguarda il gas, gli effetti di contrasti geopolitici hanno avuto ripercussioni negative sui prezzi dell’alluminio. Infatti, solo per citare il recente passato, nell’aprile 2018, dopo una serie di azioni nei confronti di oligarchi russi vicini al presidente Vladimir Putin, gli Stati Uniti imposero alcune sanzioni economiche colpendo in modo diretto e importante Oleg Deripaska, ovvero il numero uno di Rusal (e di En+ Group). Le sanzioni comminate dall’amministrazione Trump, tramite il dipartimento del Tesoro, erano finalizzate a mettere fuori causa i benefici ottenuti indirettamente dalla cerchia ristretta del presidente Putin e limitare le pressioni sulla Crimea e sul regime siriano di Bashar al-Assad. Le quotazioni dell’alluminio registrarono in brevissimo tempo un allungo di quasi il 40%, ma le conseguenze per gli operatori europei furono ben più pesanti e durature. Infatti, oltre a colpire la Rusal, il governo degli Stati Uniti impose potenziali dazi a tutti coloro che avrebbero continuato ad avere relazioni commerciali con la società russa. Questo portò alla cancellazione di molti contratti di fornitura e, conseguentemente, all’impossibilità di adempiere agli impegni di produzione da parte delle società europee. L’attuale guerra tra Russia e Ucrai-


na ha riproposto gli stessi temi con prezzi in continuo rialzo che hanno portato le quotazioni del benchmark di riferimento, il contratto a tre mesi quotato sul London Metal Exchange, a superare i 3.200 dollari per tonnellata, oltre a un netto aumento dei premi (sovrapprezzo pagato per la consegna fisica di metallo) sia in Europa, sia in Usa e Giappone. L’aumento dei premi, inoltre, ha imposto una continua corsa al ritiro di metallo nei magazzini censiti presso le principali borse mondiali (LME, SHFE e CME), aggravando una situazione già difficile e lanciando gravi allarmi per la mancanza di metallo nel mondo. Ma il discorso fatto per l’alluminio riguarda anche altri metalli, come nichel e acciaio oltre a palladio e cobalto. Infatti, la più grande società mineraria di nichel al mondo, la Nornickel, è anch’essa una società russa, nonché partecipata dalla Rusal. Di fatto controlla il mercato mondiale di nichel, diventato ancora più essenziale per la produzione di batterie per le auto elettriche, oltre alla produzione di acciaio inossidabile. La necessità di una minore emissione di CO2 da parte delle automobili a favore di una mobilità elettrica, infatti, ha imposto la corsa ad accumulare scorte di nichel e non solo da parte delle società automobilistiche, aumentando la dipendenza dell’Europa e del mondo nei confronti della Russia.

Gli scenari possibili Se la pandemia ci ha resi inermi e dipendenti dalle forniture di presidi medici di prima difesa dalla Cina, la necessità di materie prime fondamentali per l’economia europea ci ha reso deboli nei confronti della Russia, confermando che il conflitto tra Russia e Ucraina non porterà nessun beneficio per l’Europa. Le perdite, oltre alle tante vite umane, sarebbero enormi anche sotto l’aspetto economico e nessuno ne uscirebbe vincitore. L’Europa passerà inverni difficili e freddi a causa della carenza di gas, ma l’economia potrebbe non riuscire a evolversi e recuperare lo stato di benessere precedente alla pandemia, mettendo a rischio i progressi economici e riportando il mondo indietro di almeno 60 anni.

già Tra aprile e novembre 2021 le quotazioni dell’Henry Hub Natural Gas hanno segnato un aumento del 160% passando dai $2,4/MMBtu a $6,3/MMBtu prima di subire importanti storni e attestarsi oltre i $4/MMBtu che rappresentano comunque quotazioni di oltre il 70% superiori rispetto al 2019

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LOGI STIC MOVI MENT l’industria meccanica 728 | 32


IA & ITA33 | l’industria meccanica 728 | No 3 2021


Il libro bianco di Aisem: uno strumento vivo per il settore intralogistica di Elena Prous

LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE

I

l responsabile dell’Ufficio studi di Anima, Paolo Galloso, ha aperto la presentazione del neopubblicato studio sull’intralogistica che porta il nome di Aisem (l’associazione italiana sistemi di sollevamento, elevazione e movimentazione federata ad Anima). «Il libro bianco dei sistemi intralogistici rappresenta una novità. Questa analisi non raccoglie solo i dati di settore degli ultimi anni, ma analizza il comparto coinvolgendo le aziende associate tramite focus group, gruppi di lavoro e questionari di valutazione». La realizzazione del libro bianco ha visto la collaborazione di Intralogistica Italia – partner di Aisem –, l’unica manifestazione fieristica in Italia dedicata interamente al comparto della logistica interna, che riaprirà i battenti in presenza dal 3 al 6 maggio 2022 nei padiglioni 6 e 10 di Fiera Milano Rho. A poco più di due mesi dal lancio della nuova edizione, Intralogistica Italia ha già superato i numeri raggiunti nel 2018 e si prepara a presentarsi a un pubblico inter-

nazionale di oltre 100 mila visitatori che rappresentano i diversi comparti dell’industria manifatturiera, in una logica di filiera che presenterà il meglio della meccanica strumentale sotto il format The Innovation Alliance. Durante i giorni di fiera l’offerta espositiva sarà arricchita da un programma di conferenze, grazie alla collaborazione consolidata con partner istituzionali e nuovi accordi con il mondo accademico, in particolare con l’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” e il B2c Logistics Center. Il libro bianco tocca vari temi, da un’osservazione della filiera produttiva e distributiva, ai modelli go-to-market e di lead management; dall’analisi dei trend di value proposition, si focalizza poi sul percepito e agito in materia di sostenibilità. A corollario del documento, sono state elaborate delle proposte per contribuire alla crescita del settore, partendo da elementi cardine quali ricerca e innovazione.

Stando ai primi dati del pre-consuntivo del 2021, il calo del volume d’affari dovrebbe essere stato recuperato durante lo scorso anno. Rimane stabile anche l’incidenza degli investimenti, nonostante il calo dei guadagni

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La filiera intralogistica si articola in quattro comparti principali che nel 2021 hanno rappresentato rispettivamente: Settore

Euro

Carrelli semoventi

1.700.000.000

Scaffali industriali

6.500.000

Sistemi intralogistici

1.100.000.000

Impianti di sollevamento e trasporto

3.000.000.000

I dati restituiti dallo studio rilevano che, se il 2020 ha visto una contrazione dei ricavi (in alcuni casi superiore al 10%) causata dall’emergenza sanitaria, la marginalità si è mantenuta su livelli abbastanza stabili, e in alcuni casi è anche aumentata. Stando ai primi dati del pre-consuntivo del 2021, il calo del volume d’affari dovrebbe essere stato recuperato durante lo scorso anno. Rimane stabile anche l’incidenza degli investimenti, nonostante il calo dei guadagni. In particolare, le imprese più grandi hanno puntato su investimenti intangibili, mentre le piccole e medie imprese su immobilizzazioni fisse. L’utilizzo di prodotti interconnessi è in espansione: la maggior parte delle aziende interpellate offre ai propri clienti prodotti che sfruttano le tecnologie IoT. A fronte di questa tendenza, però, i dati rilevano che l’intelligenza artificiale è ancora relativamente poco utilizzata. Il tema dello sviluppo tecnologico emerge anche nell’analisi di lead management e lead nurturing, che mette in enfasi come un utilizzo intelligente dei canali digitali sia uno

strumento di grande importanza per alimentare l’interesse dei clienti potenziali e attuali. Sono cinque gli SDG (Sustainable Development Goals) individuati come i più importanti per il comparto: buona salute, parità di genere, buona occupazione e crescita economica, istruzione di qualità. Infine, infrastrutture e innovazione, che nei prossimi anni sarà fondamentale per competere nel settore. Il quadro risulta arretrato riguardo alla diffusione ancora modesta delle dinamiche B Corp. Il libro bianco dei sistemi intralogistici sarà consultabile solo in formato digitale. La scelta di non stampare una versione cartacea si richiama esplicitamente al valore delle tematiche ESG che, con le parole di Roberta Togni, capogruppo di Aisem Sistemi Intralogistici, saranno i «pilastri fondamentali» nell’industria del presente e del futuro. Anche coloro che non sono associati ad Aisem potranno ottenere e consultare il documento rivolgendosi all’associazione.

L’utilizzo di prodotti interconnessi è in espansione: la maggior parte delle aziende interpellate offre ai propri clienti prodotti che sfruttano le tecnologie IoT

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i 400 caratteri Fiere

Smart Mobility

Fornitore Offresi

La PlayStation mette le ruote: Sony lavora a un’auto elettrica

Dal 17 al 19 febbraio si è svolta la fiera Fornitore Offresi, salone della subfornitura meccanica organizzato da Lariofiere e giunto alla tredicesima edizione. Fornitore Offresi 2022 è promosso da Camera di Commercio di Como, Camera di Commercio di Lecco e Distretto Metalmeccanico Lecchese in partnership con il Politecnico di Milano. Tre padiglioni per tre giorni di incontro a cui hanno aderito circa 300 aziende italiane ed estere, di cui un 65% di partecipanti italiani provenienti dalla Lombardia e partecipanti dall’estero provenienti da Francia, Germania e Romania. Un’occasione per diffondere le competenze del settore e per creare sinergie tra imprese diverse e complementari.

Il campione dell’elettronica annuncia la creazione di una divisione Mobility. L’obiettivo è far valere i punti di forza che arrivano dalla sua leadership nel ramo hi-tech: sensori, 5G, cloud, intelligenza artificiale e un’offerta di contenuti di intrattenimento con pochi eguali, dai videogiochi ai chip. La prospettiva dell’industria infatti, man mano che la guida si farà autonoma e noi staccheremo le mani dal volante, è che le automobili si trasformino progressivamente in oggetti connessi, spazi di lavoro o di svago. Una PlayStation su ruote, perché no.

RiCERCA

ECONOMIA CIRCOLARE

Il Dna dell’aria diventa lo strumento per svelare la biodiversità del Pianeta

Batterie al litio, in Georgia sorge il più grande impianto di riciclo degli Stati Uniti

Due ricerche dell’Università di York e dell’Università di Copenaghen rivelano che tramite l’aspirazione dell’aria si possono isolare frammenti di Dna per censire le specie animali che vivono in un certo habitat. «Attraverso l’analisi del Dna dell’aria – spiega Elisabeth Clare, ecologa molecolare – si può indovinare le specie che abitano luoghi impervi come grotte o burroni, dove è difficile penetrare per catturare direttamente le forme viventi presenti. Questo Dna può essere sfruttato anche nelle analisi forensi oppure per capire quali patogeni, microbi, funghi e molto altro sono presenti in un determinato ambiente».

L’impianto Battery Resources, grazie a una nuova tecnologia brevettata per separare i metalli, restituirà litio, cobalto e nichel alla catena di fabbricazione degli accumulatori di energia. «I metalli rari estratti possono essere immediatamente reintrodotti nella catena di produzione di nuove batterie» sostiene O’Kronley, l’amministratore delegato. L’estrazione di materiali chiave utilizzati nelle batterie, tra cui litio, cobalto e nichel, è causa di gravi problemi per l’uomo e per l’ambiente, ma la richiesta è sempre crescente: dall’industria elettronica ai veicoli elettrici, allo stoccaggio nelle centrali elettriche. I materiali riciclati serviranno a rifornire le catene di approvvigionamento dei minerali rari sia a livello locale che per l’Europa.

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Proprietà intellettuale: una cassetta degli attrezzi al servizio delle aziende innovative di Johanna Ronco e Riccardo Gnudi. Con patrocinio Crit e Icim Group

L

a tutela della proprietà intellettuale rappresenta una parte fondamentale dei processi di ricerca, sviluppo e innovazione in qualsiasi ambito: da quello industriale a quello accademico. Come è noto, le varie infrastrutture nazionali e internazionali per la gestione e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale nascono prima di tutto per tutelare il frutto dell’attività creativa e inventiva dell’uomo, e contrastare così l’attività di contraffazione. Oggi però l’analisi dei brevetti permette anche di ottenere una serie di strumenti utili per conoscere meglio lo scenario tecnologico e di mercato, mettendo a disposizione una vera e propria “cassetta degli attrezzi” per tutte le aziende che operano nel mondo dell’innovazione.

Quali soluzioni esistono sul mercato? Prendiamo in considerazione, per esempio, una piccola azienda esperta nella lavorazione e nel trattamento superficiale di componenti (es. trattamenti idrorepellenti). Nel corso degli anni l’azienda ha sviluppato una competenza profonda nel mondo del packaging, e decide quindi di avviare un’attività di ricerca su trattamenti superficiali specifici per questo settore. In parallelo alle attività di ricerca di informazioni tecnico-scientifiche (il cosiddetto scouting tecnologico), l’azienda può esaminare la letteratura brevettuale per avere un’idea non solo di quali sono le soluzioni più innovative nel mondo packaging, ma anche di quali strumenti sono stati

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utilizzati in passato o di quali potrebbero essere le soluzioni del futuro. I brevetti sono un indicatore che rispecchia lo scenario delle attività mondiali in un dato settore, essendo in grado di descrivere accuratamente le attività di ricerca delle aziende più attive all’interno di un mercato. Inoltre, questo tipo di ricerca è fortemente facilitata dalle classificazioni brevettuali utilizzate per catalogare le tipologie di innovazione tecnologica. Queste classificazioni, quali la International Patent Classification (IPC) o la Cooperative Patent Classification (CPC), permettono di escludere in tempi brevi le tecnologie e i processi di minore interesse, focalizzando l’analisi sui documenti di maggior rilievo per una data applicazione. Durante una ricerca brevettuale,


l’azienda dovrà comunque tenere presente che non tutte le invenzioni portano al deposito di un brevetto per motivazioni di vario genere, che possono includere ragionamenti tecnologici, strategici o puramente economici. L’ambito dei trattamenti superficiali è un caso esemplare di questo aspetto: molti trattamenti superficiali sono sviluppati specificamente per un dato cliente e non presentano un mercato sufficiente a giustificare la pubblicazione e il mantenimento di un brevetto. L’impresa portata come esempio dovrà quindi considerare la ricerca brevettuale come una fonte di informazioni utili per comprendere meglio una tecnologia, tenendo ben presente che molte soluzioni o invenzioni esistenti non sono brevettate, ma fanno parte del know how dei concorrenti.

Sono già state sviluppate tecnologie simili alla mia? Attualmente, dal mondo della ricerca a quello industriale, l’aumento delle attività di R&D a livello globale sta facendo esplodere un fenomeno estremamente dannoso per chi opera nel mondo dell’innovazione: lo sviluppo di soluzioni già esistenti sul mercato, o comunque già brevettate.

In molti casi, nelle prime fasi di un progetto di ricerca, gli inventori non svolgono una preliminare attività di ricerca documentale o di verifica. Ciò comporta che spesso gli inventori si accorgano solo nella fase di richiesta del brevetto che la loro invenzione non è affatto nuova, anzi, è già stata brevettata. Ciò implica un grande spreco di tempo e di risorse economiche, che potrebbero essere investite più efficacemente in altri progetti. Nel 2005, il presidente dell’Associazione degli Inventori Austriaci ha osservato che circa un terzo degli inventori attivi in Austria lavora inutilmente per via di questo problema. Numeri analoghi sono stati ottenuti anche da Provendis, azienda tedesca esperta di trasferimento tecnologico, la quale ha stimato che l’investimento tedesco in invenzioni già esistenti sia pari a 12 milioni di euro, il 25% dell’investimento complessivo in ricerca e sviluppo. Questo problema è particolarmente grave nelle Pmi o nelle startup, dove spesso non è presente un gruppo dedicato alla gestione e al monitoraggio della proprietà intellettuale, ma riguarda anche le grandi imprese e i singoli inventori. Risulta quindi fondamentale chiedersi se la tecnologia che si sta svi-

In molti casi, nelle prime fasi di un progetto di ricerca, gli inventori non svolgono una preliminare attività di ricerca documentale o di verifica. Ciò comporta che spesso gli inventori si accorgano solo nella fase di richiesta del brevetto che la loro invenzione non è affatto nuova, anzi, è già stata brevettata

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luppando è veramente innovativa. L’esplorazione del mondo brevettuale è tra gli strumenti più validi per rispondere a queste domande. Inoltre, l’analisi dei documenti brevettuali non permette solo di avere una chiara visione delle invenzioni attualmente esistenti e che potrebbero diventare di rilievo in futuro, ma consente anche di accedere a un elevato numero di soluzioni utilizzabili liberamente. Infatti, più del 90% dei documenti brevettuali attualmente disponibili riguarda invenzioni liberamente sfruttabili per via della cessazione del diritto di protezione del brevetto. Queste invenzioni possono rappresentare un elemento decisivo nella creazione di un progetto di ricerca efficace e redditizio.

Chi sta sviluppando questa soluzione? Questa domanda è molto comune nel mondo brevettuale e costituisce una delle principali attività di un ufficio brevetti o di un’azienda specializzata in consulenze brevettuali. I brevetti infatti sono uno strumento perfetto per analizzare da chi, dove e quando è stata sviluppata una tecnologia. Prendiamo per esempio il settore delle tecnologie Additive Manufacturing. Un’analisi svolta dall’Ufficio Brevettuale Europeo (European Patent Office – EPO) riporta che 25 aziende hanno pubblicato all’incirca il 30% dei brevetti su questo tema nel periodo 2000-2018. Tra queste General Electrics, United Technologies, Siemens, HP e Base guidano la lista, mostrando che la spinta in questo settore è significativamente maggiore negli Stati Uniti e in Europa. Ovviamente, grazie alla territorialità dei documenti brevettuali, tale analisi può essere ristretta ai singoli territori di interesse, arrivando a definire


Top 25 AM applicants at the EPO, 2000-2018

DE DE

GB GB

NL NL

JP JP

SA SA

TW TW

900 900

800 800

700 700

600 600

500 500

400 400

200 200 IL IL

300 300

875 875 810 810 645 645 398 398 363 363 314 314 248 248 222 222 203 203 195 195 193 193 193 193 181 181 166 166 161 161 157 157 156 156 151 151 139 139 139 139 139 139 131 131 126 126 123 123 120 120 100 100

GENERAL ELECTRIC (US) GENERAL ELECTRIC (US) UNITED TECHNOLOGIES (US) UNITED TECHNOLOGIES (US) SIEMENS (DE) SIEMENS (DE) HP (US) HP (US) BASF (DE) BASF (DE) 3M (US) 3M (US) ROLLS-ROYCE (GB) ROLLS-ROYCE (GB) FUJIFILM (JP) FUJIFILM (JP) BOEING(US) BOEING(US) MTU AERO ENGINES (DE) MTU AERO ENGINES (DE) CANON (JP) CANON (JP) JOHNSON &JOHNSON (US) JOHNSON &JOHNSON (US) JAIRBUS (NL) JAIRBUS (NL) STRATASYS (IL) STRATASYS (IL) 3D SYSTEMS(US) 3D SYSTEMS(US) DSM(NL) DSM(NL) NIKE(US) NIKE(US) EVONIK(DE) EVONIK(DE) SABIC(SA) SABIC(SA) EOS(DE) EOS(DE) XYZPRINTING(TW) XYZPRINTING(TW) DOWDUPONT(US) DOWDUPONT(US) ZIMMER BIOMET(US)* ZIMMER BIOMET(US)* RICOH(JP) RICOH(JP) PROCTER & GAMBLE(US) PROCTER & GAMBLE(US)

US US

© Copyright European Patent Office. *DowDuPont was dissolved into three separate companies in 2019. For the purpose of this study the old company name is used.

i principali player attivi nel settore e i competitor più innovativi in un determinato paese. Il documento brevettuale nasce a supporto di un accordo tra le istituzioni e gli inventori mirato a diffondere la conoscenza in cambio di una protezione sul proprio investimento innovativo. Tuttavia, oltre a questo scopo primario, il documento bre-

vettuale consente anche di usufruire di una serie di informazioni e strumenti molto utili per il processo di innovazione. Tramite alcuni esempi abbiamo illustrato come i brevetti e i database brevettuali possano essere usati dalle aziende per capire su quali invenzioni vale la pena investire e come osservare l’evoluzione dello scenario tec-

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nologico in un settore di interesse. Tuttavia, i vantaggi dei brevetti non si limitano a quelli illustrati, e dovrebbero essere presi in considerazione da qualunque azienda interessata a investire in tecnologie innovative, per far fronte alla crescente competitività del mondo moderno.


AUTO ZION PROD ZION


OMANE & DUNE


Cluster per il futuro AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

di Daniele Bettini

Il manifatturiero italiano, per tradizione eccellente, è sempre mancato di un sistema paese che lo sorreggesse, di un’infrastruttura intellettuale, che fosse in grado di diffondere la cultura dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. Un compito, quello di formalizzare e rendere continuativa, pervasiva e strutturale la diffusione di know how, assai prezioso e difficile da svolgere per la velocità del cambiamento e la natura delle organizzazioni a volte chiuse, a volte più orientate all’estero.

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U

na delle iniziative messe in campo per colmare questa carenza strutturale Italiana sono i dodici cluster tecnologici nazionali, reti di soggetti pubblici e privati riconosciute dal Miur a partire dal 2012 che operano nella ricerca industriale, nella formazione e nel trasferimento tecnologico. Funzionano da catalizzatori di risorse per coordinare e rafforzare il collegamento tra il mondo della ricerca e quello delle imprese, ognuno facendo riferimento a uno specifico ambito tecnologico e applicativo ritenuto strategico per il paese. Tra questi cluster che per alcuni aspetti possono coagire, quello dedicato alla manifattura e alla meccanica è il CFI, cluster Fabbrica Intelligente. «Il cluster nazionale nasce – spiega Paolo Vercesi Cluster Manager del CFI – per raccogliere sullo stesso tavolo le opinioni di stakeholder di natura differente, per fare in modo di offrire supporto, per orientare le politiche della governance nazionale o regionale sulle priorità tecnologiche che le aziende italiane manifatturiere ci esprimono e verso gli associati, per offrire percorsi tecnologici che li portino a essere delle ruote dentate di un ingranaggio che funzioni in modo efficace lungo tutta la filiera e non solo nelle realtà più eccellenti». «Ci impegniamo – continua Vercesi – in iniziative di mentoring, di co-strategia, di co-progettazione, nell’utilizzo di strumenti innovativi (per esempio l’open innovation) e in attività di comunicazione. Insomma creiamo occasioni di confronto per capire come rendere competitiva la manifattura italiana. Men-

tre le attività, quelle più pratiche, le svolgono i soggetti regionali, le associazioni e gli altri cluster (quelli declinati su base regionale, emanazione dei dodici nazionali NdR) che sono più vicini al territorio e hanno risorse dedicate alla fornitura di servizi». L’attività di congiunzione tra imprese manifatturiere e chi deve fare azioni di supporto viene svolta attraverso diverse iniziative, tra cui una più scientifica, di raccolta, analisi e confronto di esigenze e necessità tecnologica: la Roadmap. Tutti i dodici cluster nazionali ne redigono una, in particolare a quella della Fabbrica Intelligente si arriva attraverso il lavoro di sette tavoli tematici che, tra le altre cose, hanno ricostruito quello che si sta facendo a livello internazionale, nazionale e locale sul tema. «A parte questi tavoli “think tank” raccontati nel documento di sintesi che è la Roadmap, ci sono poi delle iniziative industriali che ci permettono di confrontarci con la realtà del sistema industriale. I LightHouse Plant, veri e propri impianti produttivi, dimostratori tecnologici per le filiere e completamente basati su tecnologie Industria 4.0. Realizzati ex novo o profondamente rivisitati, devono mostrare come possono funzionare le tecnologie abilitanti, quali criticità presentano, quali necessità esprimono e come deve essere progettato l’elemento che sta a monte o a valle di ogni parte del processo di fabbricazione». Sono sei e sono stati promossi da realtà private (Ansaldo Energia, HSD, Hitachi Rail, ABB, Wärtsilä, Tenova-ORI Martin) con il supporto e il cofinanziamento delle regioni e del Mise (dal 10 al 30%, con un investimento complessivo finora pari a 130 milioni di euro). Pur avendo prodotti molto diversi, hanno in comune l’essere data driven, nascendo con la consapevolezza che, perché un impianto sia intelligente, non basta che le “macchine” siano connesse, ma è necessario che i dati

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I cluster tecnologici funzionano da catalizzatori di risorse per coordinare e rafforzare il collegamento tra il mondo della ricerca

AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

e quello delle imprese

siano «governati, selezionati, portati su dashboard anche al di fuori della linea produttiva – come sottolinea Vercesi. – La fabbrica, infatti, è intelligente se tutti i dati che stanno nello shopfloor possono essere estratti e utilizzati in tutti gli ambiti dell’azienda». Oltre a questi interventi, dal momento che le nuove tecnologie sono trasversali, cross-settoriali, sono stati individuate delle realtà in grado di guidare gli associati del CFI lungo i nuovi trend tecnologici. Sono i Pathfinder (Cisco, SAP, EY, Deloitte e Siemens), technology provider a livello internazionale che, oltre a fornire tecnologie, metodologie o strategie per dare “intelligenza” alla fabbrica, ne preconizzano gli sviluppi e ne individuano i trend. Non solo, «avendo connessioni con molti fornitori e clienti ed essendo pervasive nel tessuto industriale internazionale, sono in grado di guardare al di fuori del singolo sito produttivo e hanno la capacità di portare dentro gli impianti delle tecnologie interessanti, ma non facilmente visibili lungo la filiera di ciascuna azienda, oppure, al contrario, portare fuori delle soluzioni già sperimentate» precisa sempre Vercesi, che prosegue «tra l’altro, incrociando le competenze di LightHouse e Pathfinder stiamo sperimentando dei format di intervento originali per il manifatturiero. Con l’iniziativa XFactory abbiamo chiesto a ogni LightHouse una o due esigenze funzionali ai loro processi. Abbiamo predisposto altrettante call in collaborazione con le piattaforme Open Challenge di Regione Lombardia e OIMAN (il primo hub digitale dedicato al matching tra domanda e offerta di innovazione nel settore manifatturiero), attraverso le quali abbiamo raccolto le reazioni

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dell’ecosistema innovativo (startup e Pmi innovative). Abbiamo aiutato i LightHouse a selezionare le proposte e a creare delle short list. I risultati sono stati interessanti». In questo caso, rispetto alle normali call o ai consueti premi costruiti per le start-up, le nuove o piccole realtà innovative coinvolte ottengono una commessa da una grande impresa, il che vuol dire acquisire anche la forma mentis necessaria per parlare con grandi player e inserirsi nei loro processi strutturati. Tra gli esempi delle sfide lanciate c’è quella di ABB che ricercava soluzioni per la stampa 3D, componenti metallici che superassero il problema della produzione vincolata ai piccoli lotti. Mentre Tenova-ORI Martin ha selezionato proposte relative alla sensoristica per la safety dei lavoratori che operano in aree a rischio elevato, tenendo conto che le soluzioni presentate, come si legge sul sito di Fabbrica Intelligente, dovessero risultare effettivamente nuove rispetto a quanto già sul mercato, affidabili, di ridotto o nullo consumo energetico, con interfacciabilità basata sugli standard tecnologici della comunicazione IoT, già presente nell’impianto bresciano. Un’altra attività molto concreta è stato il progetto CCOI – Cluster Crowd Open Innovation, un’iniziativa bottom-up molto particolare. Sotto la guida di 20 esperti del CFI e il team di Skipso (una suite completa di software di gestione delle idee e dell’innovazione per aiutare le organizzazioni a gestire l’intero ciclo di vita delle loro iniziative di

innovazione), gli associati a CFI hanno evidenziato delle esigenze che non riuscivano a essere risolte all’interno della loro filiera tradizionale. Le problematiche che vertevano intorno ai tre pillar del CFI – Transizione digitale, Uomo al centro e Innovability – sono state poste all’ecosistema aperto dell’innovazione. Delle 80 risposte ricevute da start-up e Pmi innovative, 55 sono state considerate più in linea con le richieste, 15 sono entrate in una short list e 10 saranno invitate ad un pitch pubblico. Tutte le esperienze di Open Innovation del CFI, unitamente ai punti di vista degli esperti del settore o di questo strumento, sono raccolte nel booklet Open Innovation nel Manifatturiero, in pubblicazione entro aprile 2022 e che sarà disponibile sul sito web del cluster.

I LightHouse Plant sono veri e propri impianti produttivi, dimostratori tecnologici per le filiere completamente basati su tecnologie Industria 4.0

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AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

Una risposta alle esigenze del mercato È in fase di conclusione la stesura della seconda Roadmap del Cluster Fabbrica Intelligente, aggiornata per cogliere le esigenze del settore manifatturiero in linea con le politiche di ricerca nazionali ed europee (leggere Horizon Europe) e con le strategie di smart specialisation regionali in corso di aggiornamento. «La Roadmap – spiega Rosanna Fornasiero, ricercatrice del CNR e coordinatrice del gruppo Roadmap del cluster Fabbrica intelligente – serve a definire percorsi di innovazione del sistema manifatturiero italiano partendo dal presupposto che le attività di R&D sono essenziali per accrescere la competitività di un paese. Si tratta di utilizzare nuove tecnologie e di proporre percorsi che, partendo da quello che oggi è già disponibile e attraverso la programmazione di adeguate attività di ricerca e innovazione, permettano di migliorare i processi di produzione e in generale le aziende e le loro reti di fornitura». La struttura organizzativa per la redazione della Roadmap è complessa. Nei sette GTTS (gruppi tematici tecnico scientifici) sono infatti coinvolti

aziende, organismi di ricerca e altri soci del cluster coordinati in ultima istanza dal comitato tecnico scientifico presieduto Tullio Tolio. La Roadmap ha anche visto la collaborazione dei Pathfinder che hanno aiutato l’individuazione degli sviluppi tecnologici per il futuro e dei Lighthouse plant che con i loro progetti di ricerca provano a rispondere alle esigenze del mercato. «Nel documento che presenteremo a breve abbiamo mappato le reali necessità della manifattura italiana e abbiamo aggiornato le sette linee di intervento, ognuna delle quali si sviluppa in priorità di ricerca e innovazione. Quattro di queste linee partono da esigenze di mercato (produzione personalizzata, sostenibilità industriale, valorizzazione delle persone nelle fabbriche, alta efficienza), mentre tre sono legate a sviluppi tecnologici sui diversi livelli della fabbrica (processi innovativi, sistemi riconfigurabili e resilienti, piattaforme digitali, AI e cybersecurity). Le priorità di ricerca delle varie linee di intervento interagiscono tra di loro e richiederanno degli sviluppi congiunti». Tra gli scopi principali della Roadmap c’è anche

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quello di supportare Mise e Mur nella definizione di specifiche politiche industriali e azioni a supporto della ricerca, innovazione e nella definizione di politiche di collaborazione bilaterali o multilaterali con altri paesi. Analizzando nel dettaglio alcune delle tecnologie su cui investire nei prossimi anni nell’ambito dello studio e sviluppo di processi innovativi, sarà necessario concentrarsi su quelle additive, su tecnologie per le microlavorazioni e la lavorazione di smart materials. È un focus migliorare la digitalizzazione dei processi più consolidati, ma anche l’efficienza, la capacità di lavorare in ambienti critici e la sostenibilità. Un nuovo filone da approfondire è quello dei modelli organizzativi bio-inspired, basati sullo studio di nuove strategie di produzione ispirate alla natura. Un’altra linea di intervento riguarda soluzioni innovative per la raccolta e la gestione dei big data, dalla sensorizzazione delle macchine alla progettazione di nuovi sensori (come per esesempio di visione, di contatto, di localizzazione) al fine di favorire l’Internet delle Cose ma anche l’Internet

delle Azioni in cui l’interazione uomo-macchina valorizzi il ruolo dell’operatore/consumatore e lo metta al centro dei sistemi produttivi. Questi approcci devono essere studiati anche allo scopo di creare e integrare Digital Twin sempre più efficienti, in grado di favorire interventi predittivi sugli impianti basandosi su modelli e rappresentazioni sempre aggiornate del sistema fisico di riferimento. Lo studio e lo sviluppo di architetture digitali innovative che siano aperte e interoperabili è un’altra condizione importante per la collaborazione nelle reti di produzione. Serve per supportare le fasi di monitoraggio, controllo e gestione della produzione e dei suoi asset, per la modellazione di nuovi prodotti/servizi e processi produttivi, per l’utilizzo di soluzioni di AI, Big data e adeguati sistemi di cyber security.

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AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

Lungimiranza e progettualità al servizio del futuro «Grazie ai diversi incentivi di varia natura succedutisi nel corso degli ultimi anni, le imprese hanno investito molto in nuove tecnologie riconducibili al Piano 4.0. Il problema è che molte lo hanno fatto attratte più dai vantaggi economici che hanno ottenuto nel breve periodo piuttosto che da un vero e proprio ridisegno del processo industriale». È questa l’idea di Paolo Gianoglio, direttore Innovazione, Sviluppo e Relazioni Associative di Icim Group, polo di competenze che offre servizi di certificazione, ispezioni, prove e supporto tecnico che ha aderito al cluster Fabbrica Intelligente nel 2021. «Il giudizio – continua Gianoglio – nasce da un lungo lavoro che ha visto il gruppo ingaggiato sul tema della transizione digitale su quasi tutti i tavoli interpretativi del Piano 4.0 con il rilascio di oltre 2.000 attestazioni per un sottostante di oltre 1 miliardo e 200 milioni di euro di investimenti». Un punto di osservazione della progettazione importante da cui Gianoglio evidenzia come le imprese «abbiano sottovalutato dei temi centrali come sostenibilità, qualità e sicurezza sul lavoro, sottostimati perché ci si è concentrati su un generico aumento dell’efficienza produttiva, considerando per esempio l’abbattimento dei consumi energetici o delle riduzioni delle emissioni come semplici esternalità positive ottenute, quasi “naturalmente” dall’adozione di nuovi macchinari». «Al contrario – continua Gianoglio – ci sono esempi molto virtuosi che evidenziano come

lungimiranza e progettualità risultino dei fattori sempre vincenti. È il caso di alcune aziende nei settori delle rubinetterie e delle valvole che hanno lavorato per introdurre elementi di automazione nella separazione degli scarti riuscendo a valorizzare le leghe più preziose. Abbiamo capito che è necessario riflettere sulle logiche che governano la gestione della qualità, ed è questo contributo di riflessione che possiamo portare all’interno del cluster. Un tempo per garantire la qualità era necessario dedicare la dovuta attenzione agli output della produzione, spendendo tempo in controlli e collaudi. In futuro questa fase potrebbe essere meno importante perché dalle macchine sappiamo praticamente tutto e perché abbiamo tonnellate di dati e di informazioni, mentre è sempre più importante lavorare sulla progettazione. Anche i cicli, sempre più rapidi di innovazione del prodotto ne moltiplicano l’impatto, se una volta si progettava ogni due anni oggi si progetta ogni settimana, la cosa, unita a una forte targettizzazione del prodotto, amplifica l’importanza delle fasi a monte della produzione. In sintesi, crediamo che la digitalizzazione avrà significativi impatti sui sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza, e che tali sistemi a loro volta possano essere driver importanti per gestire questo cambiamento».

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L’Opificio digitale di Wärtsilä Italia «L’idea dell’Opificio Digitale di Wärtsilä Italia – spiega Giuseppe Saragò Director Manufacturing Excellence di Wärtsilä – nasce da quando, nel 2016, abbiamo iniziato a investire nella digitalizzazione dell’impianto e abbiamo capito che se volevamo un impianto smart dovevamo muoverci verso un concetto di extended enterprise, coinvolgendo la nostra supply chain e il territorio in cui siamo inseriti. L’idea quindi era quella di aprirci alle contaminazioni, svolgendo già da allora, senza esserlo, le funzioni del Lighthouse». Infatti il progetto Opificio Digitale di Trieste, a cui partecipano CNR, Area Science Park e EY-Teorema, diventa ufficialmente Lighthouse nel 2020. «Il nostro obiettivo – continua Saragò – è quello di arrivare a realizzare una piattaforma software opensource che vogliamo condividere con tutta la filiera produttiva. Una piattaforma scalabile, progettata per l’interoperabilità e per lo scambio di dati, per accelerare la digitalizzazione nostra, dei nostri partner e del territorio. Partendo dal principio secondo il quale se compartecipo allo sviluppo della piattaforma riesco a farla evolvere più velocemente. Non solo, ma se ci scambiamo e analizziamo insieme i dati lungo la filiera riusciamo a risolvere problematiche comuni più velocemente e a essere contemporaneamente più produttivi e flessibili.

Aumentiamo la qualità dei nostri prodotti e la competitività di tutte le imprese coinvolte, non solamente della capofila». Il secondo pilastro del Lighthouse è quello degli spazi collaborativi messi a disposizione con il supporto del competence center dello SMACT in cui si sviluppano soluzioni per lo smart manufacturing che implementano in fabbrica e che poi lasciamo alle altre aziende. «Gli spazi collaborativi – riprende Saragò – sono divisi in due parti: laboratori e spazi di programmazione, luoghi di incontro e spazi per partnership dedicate (manufacturing acceleration center) dove abbiamo cobots, laboratori dove si può fisicamente costruire hardware e stampanti 3D che servono nella parte più tecnologica della collaborazione. Il tutto rappresenta una sorta di sistema operativo del manufacturing. Qui infatti i nostri partner possono sviluppare delle applicazioni utili a Wärtsilä stessa o a qualunque altro player interessato». Alla base dello smart manufacturing ecosistem c’è la condivisione della conoscenza e la commistione tra realtà (aziende o centri di ricerca) e competenze diverse come il principale veicolo della crescita industriale che va al di fuori della “fabbrica stessa”.

L’idea era aprirci alle contaminazioni, svolgendo già da allora, senza esserlo, le funzioni del Lighthouse

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Vogliamo dimostrare che è possibile muoversi verso una extended enterprise, dove tutte le aziende partner possono collaborare nella

AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

risoluzione di problemi comuni

Riprende sempre il Director Manufacturing Excellence di Wärtsilä «Vogliamo dimostrare che è possibile muoversi verso una extended enterprise, dove non è Wärtsilä che si inserisce su tutta la filiera, ma sono tutte le aziende partner che possono allargarsi nelle altre collaborando nella risoluzione di quei problemi fondanti, che sono comuni e che vale la pena risolvere insieme». Collaborazioni così estese che vanno al di là della “fabbrica” e del manufacturing. Da commistione e confronto sono infatti nate delle partnership che hanno portato a forme di trasferimento tecnologico piuttosto interessanti, dove alcune soluzioni sono state trasferite su prodotti, dando vita a un circolo virtuoso originale. Una forma altrettanto avanzata di collaborazione si sta progettando per le macchine utensili. Dal momento che il lavoro che svolgono è simile per tutti quelli che le usano, l’idea è di mettere in comune i dati, dopo averli anonimizzati, per costruire degli algoritmi come base di partenza per studiare e implementare soluzioni di manutenzione predittiva che possano poi valere per tutti. «Tutti quelli che hanno dati – conclude Saragò – si dovrebbero impegnare a creare queste librerie comuni: non impattano sulla competitività dell’azienda, ma riducono il tempo per la risoluzione dei problemi. È un modello di approccio che servirebbe molto anche al Sistema Italia».

Le attuali tecnologie, che evolvono molto velocemente, non possono più essere comprate solo a scaffale, è necessario essere in grado di gestirle e di combinare le differenti soluzioni per essere più agili. Anche per questo tra i partner di Wärtsilä ci sono system integrator, per lo stesso motivo la piattaforma sarà costruita con lo stile Lego, in modo che micro servizi possano essere aggiunti e declinati sulle legittime specificità di ogni azienda. «Le aspettative di tutto questo lavoro sono numerose. Puntiamo ad abbattere le problematiche di filiera del 30-40% e ad aumentare l’efficienza di tutta la value chain del 20-30%. Contiamo, inoltre, di raggiungere una flessibilità reale della produzione, ma non a discapito dei nostri fornitori. Riteniamo infatti che con sistemi condivisi si possa riuscire a scalare le produzioni, riconfigurando le linee o rivedendo il processo per ridurre dei costi. L’ultima aspettativa che abbiamo è quella della crescita delle competenze nel territorio, aprendoci speriamo infatti di contaminare la regione favorendo la crescita di nuovi partner e di nuovi fornitori a km0».

Da commistione e confronto sono nate delle partnership che hanno portato a interessanti forme di trasferimento tecnologico, dove alcune soluzioni sono state trasferite su prodotti dando vita a un circolo virtuoso

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EFFICIEN ENER


ZA & RGIA


Un approccio multi-technology per la sostenibilità energetica e ambientale

EFFICIENZA&ENERGIA

di Daniele Testi, Chiara Galletti, Walter Grassi, Paolo Conti, Rachele Lamioni ed Eva Schito

Grazie allo studio realizzato dall’Università di Pisa, dal titolo “Prestazioni energetiche e ambientali dinamiche e stagionali di generatori termici anche non convenzionali in edifici residenziali di riferimento”, Assotermica si propone di fornire una visione strategica utile alle discussioni in atto per la definizione di misure per la transizione ecologica.

L

a sempre maggiore attenzione verso le tematiche della sostenibilità energetica e ambientale da parte della comunità scientifica, degli operatori industriali, delle istituzioni e non da ultimo del pubblico sta portando il parco edilizio italiano in una fase positiva di rinnovamento e riqualificazione dell’esistente. I risultati attesi della transizione ecologica riguardano tre macrocategorie di obiettivi: sostenibilità energetica, salvaguardia ambientale e convenienza economica. Lo studio promosso da Assotermica analizza le prestazioni dinamiche e stagionali di diverse tecnologie di riscaldamento in un set di edifici-tipo del parco residenziale nazionale, al fine

di valutare il possibile contributo delle varie alternative tecnologiche al conseguimento sinergico dei tre obiettivi citati. Per Assotermica è proprio la varietà di offerta, con attenzione anche ai green gas e all’idrogeno, la forza dell’industria rappresentata dall’associazione, che spinge per un approccio multi-technology e di neutralità tecnologica. Con lo studio “Prestazioni energetiche e ambientali dinamiche e stagionali di generatori termici anche non convenzionali in edifici residenziali di riferimento” viene dimostrato concretamente come nel settore del riscaldamento non sia applicabile il concetto di “one technology fits for all”.

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Zona A

Zona D

Zona B

Zona E

Zona C

Zona F

Edifici, zone climatiche e tecnologie considerate Al fine di ottenere risultati rappresentativi dell’intero parco edilizio residenziale italiano, la scelta delle zone climatiche e delle tipologie di edificio esaminate nello studio è stata basata sulla numerosità, sulla distribuzione geografica e sulle caratteristiche geo-


Energia primaria non rinnovabile

Emissioni C02

Bolletta energetica

Caldaia Condensazione + Pompa di Calore (CH4 +H2) Caldaia Condensazione (CH4 +H2) Caldaia Condensazione + Pompa di Calore Pompa di calore

Caldaia condensazione 0

Zona A

3% Zona F

Zona C

0.5

Zona F

5% 19% Zona B Zona C

1

0

0.5

Figura 1. Zone climatiche italiane secondo il DPR 412/93 e ripartizione del parco edilizio residenziale per fascia climatica [%] (Fonte Istat)

metriche e di isolamento delle abitazioni in Italia. Le zone climatiche più significative sono risultate le zone C, D ed E, in quanto oltre il 90% degli edifici dotati di riscaldamento in Italia si trova in queste aree geografiche (Figura 1). Le quattro tipologie di edifici e abitazioni prese a riferimento sono:

0.5

1

•• Appartamento con impianto di riscaldamento autonomo

namento abbinato dei due generatori

•• Condominio di medie dimensioni (12 interni, 4 piani) con impianto di riscaldamento centralizzato

•• Caldaia a condensazione alimentata a miscela di gas arricchita con idrogeno “verde”.

•• Villetta monofamiliare “isolata”, di recente costruzione o riqualificazione, con elevate prestazioni di involucro.

25% Zona D

0

Figura 2. Prestazioni ottenibili attraverso l’utilizzo delle diverse tecnologie di riscaldamento. La distanza dal valore unitario rappresenta i risparmi rispetto all’utilizzo di una caldaia tradizionale.

•• Villetta monofamiliare

47% Zona E

1

Per ciascun caso studio sono state confrontate le prestazioni energetiche, ambientali ed economiche dei seguenti sistemi di generazione: •• Caldaia tradizionale alimentata a metano •• Caldaia a condensazione alimentata a metano •• Pompa di calore elettrica aria-acqua •• Sistema ibrido composto da caldaia a condensazione alimentata a metano e pompa di calore elettrica, realizzato e concepito dal fabbricante per un funzio-

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Le prestazioni delle varie tecnologie sono state ottenute tramite simulazione dinamica oraria dei sottosistemi di emissione e generazione di impianto.

I risultati ottenuti I risultati delle simulazioni dinamiche effettuate hanno portato ai risultati presentati in Figura 2. I valori sono normalizzati rispetto alle prestazioni della caldaia tradizionale, essendo questa la tipologia di generatore più diffusa in Italia. Ad esempio, un valore di 0.4 indica un risparmio del 60% rispetto alle prestazioni di una caldaia tradizionale. I valori presentati sono inoltre pesati in funzione della numerosità di ogni tipologia di edificio nel territorio nazionale. I vantaggi presentati in Figura 2 rappresentano quindi il contributo ambientale, energetico ed economico che ogni tecnologia può portare all’interno dell’attuale parco edilizio italiano.


La sicurezza informatica: opportunità per la nuova industria di Ilaria Marassi, PR Manager Cyberoo. Con patrocinio Crit e Icim Group

C

on la pandemia di coronavirus e i successivi blocchi del settore, i metodi di sicurezza informatica industriale sono stati esposti a nuove sfide. Non c’è dubbio che in questo ultimo anno e mezzo, per cause di forza maggiore, abbiamo assistito a una forte accelerazione della digitalizzazione dell’intero comparto economico italiano, che ha portato in primo piano tutti i differenti aspetti della cybersecurity coinvolgendo ogni set-

tore, anche quello metalmeccanico. Che si sia trattato di misure rapide messe in campo nei primi mesi del 2020 o degli sforzi più strutturati a fine anno, gran parte della forza produttiva italiana si è trasformata in smart worker. Questo, per quanto possa aver avuto risvolti positivi sulla trasformazione digitale di tutti i settori, ha anche avuto l’effetto negativo di ampliare la superficie d’attacco esposta al pericolo dei criminal hacker.

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Lo smart working, l’ampliamento del perimetro di sicurezza e i rischi cyber A seguito della pandemia, tante sono le imprese che hanno dovuto cambiare il modo in cui operavano e rivedere allo stesso tempo la propria strategia di sicurezza informatica. Due sono state le scelte più seguite: un immediato incremento degli


La categoria di attacco più utilizzata è quella dei malware (42%), tra i quali spiccano i cosiddetti ransomware utilizzati in quasi un terzo degli attacchi (29%)

globale è stato pari al 12% rispetto all’anno precedente, mentre in Italia negli ultimi quattro anni il trend ha segnato un aumento degli attacchi gravi del 66% rispetto al 2017. Nel 2020, gli esperti dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica hanno registrato il record negativo degli attacchi informatici: a livello globale sono stati infatti 1.871 gli attacchi gravi di dominio pubblico, cioè quelli che hanno avuto un impatto sistemico in ogni aspetto della società, della politica, dell’economia e della geopolitica (+20% rispetto al biennio 2018-2020). Per l’Italia, in questo scenario e ipotizzando un trend costante, nel 2024 le perdite potrebbero essere nell’ordine di grandezza dei 20-25 miliardi di euro all’anno.

Le principali vulnerabilità La categoria di attacco più utilizzata è quella dei malware (42%), tra i quali spiccano i cosiddetti ransomware utilizzati in quasi un terzo degli attacchi (29%). Il ransomware è un software di estorsione in grado di limitare l’accesso al dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto da pagare per rimuovere la limitazione. Anche i phishing e social engineering continuano a essere la causa di una buona parte degli attacchi (15% del totale). Il social engineering rappresenta un insieme di tecniche utilizzate dai criminali informatici per attirare gli utenti a inviare loro i propri dati riservati, infettare i loro computer tramite malware o aprire collegamenti a siti infetti. Il phishing è una

+66%

Aumento degli attacchi gravi del 66% rispetto al 2017.

+YOY 2020-2017

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2019

2018

2017

2016

2015

2014

Fonte: Report Clusit 2021

2020

accessi in VPN alla rete aziendale e un immediato incremento della pubblicazione di servizi raggiungibili da remoto. Da un lato quindi, milioni di persone hanno iniziato a utilizzare PC domestici e linee domestiche per accedere ai dati aziendali. Dall’altro lato le aziende hanno iniziato a permettere l’accesso a dati che fino a quel momento non avrebbero mai reso facilmente disponibili. Questo ha avuto un effetto importante sulla cybersecurity aziendale: si è di molto ampliato il perimetro informatico aziendale, che gli hacker possono sfruttare per sferrare un attacco, incrementando le vulnerabilità del sistema. Quindi un anno di emergenza anche sul fronte della cybersecurity. L’incremento degli attacchi a livello


tipologia di social engineering, in cui un utente malintenzionato invia un messaggio fraudolento progettato per indurre la vittima a rivelare informazioni sensibili (dati finanziari o codici di accesso), fingendosi un ente affidabile in una comunicazione digitale o per distribuire software dannosi all’interno della sua infrastruttura. Se prima i ransomware si limitavano a cifrare i dati, tentare di cancellare i file di ripristino e chiedere un riscatto per la chiave di decifratura, già da qualche tempo iniziano a vedersi attacchi che utilizzano una tecnica di doppia estorsione o double extortion (questa pratica ha l’obiettivo di estorcere denaro per chiavi ransomware ed estorcere denaro per evitare la divulgazione di dati rubati). Tutto questo per indurre la vittima a pagare il riscatto non solo per la decifratura, ma anche e soprattutto per evitare di vedere i propri dati aziendali, contabilità, dati della clientela, progetti, segreti industriali e quant’altro diventare di pubblico dominio. Questa situazione, oltre al danno

d’immagine nel caso di diffusione di dati personali e sensibili, può essere sanzionata pesantemente dal Garante della Privacy in attuazione al Gdpr (General Data Protection Regulation) che, è bene ricordarlo, possono arrivare fino al 4% del fatturato aziendale WW (World Wide) fino a un massimo di 20 milioni di euro. La cosa più preoccupante è che circa un Ciso/Cio su due in Italia si aspetta un aumento degli attacchi ransomware nel prossimo anno e mezzo.

Sistemi di controllo industriale: i progressi dell’industria con la digitalizzazione Poiché la tecnologia dell’Industria 4.0 rende un’azienda più connessa alle macchine, a internet e ad altre aziende, le imprese temono che alti livelli di adozione del digitale aumenteranno la loro esposizione agli attacchi informatici. La maggior parte delle aziende metalmeccaniche e manifatturiere dispongono di una varietà di sistemi OT (per esempio sistemi Scada),

accessibili anche da remoto, che possono divenire il bersaglio dei criminali. Con la crescita esponenziale dell’integrazione tra l’Operational Technology (OT) e l’Information Technology (IT), aumenta anche il rischio per le aziende di essere esposte ad attacchi ransomware. Se infatti da un lato l’Industria 4.0 e la digitalizzazione dei processi industriali hanno contribuito al miglioramento e allo snellimento dei processi gestionali, dall’altro lato in questo modo sono triplicate le possibilità di subire attacchi informatici e di essere vittime di hacker. È importante notare l’impatto che questi problemi di sicurezza informatica potrebbero avere su un’azienda nella produzione. Nell’era della digitalizzazione, i sistemi di controllo industriale sono connessi a sempre più componenti che, a loro volta, sono connessi direttamente a internet. Ma c’è un problema. Molte risorse OT non sono attrezzate per difendersi dalle minacce odierne. Gli utenti devono proteggersi con nuovi e moderni metodi di sicurezza per rilevare gli attacchi e avviare contromisure.

I principali vettori di infezione dei ransomware nel 2020 sono stati i seguenti: 1.Campagna Malspam per attacchi massivi; 2. Apertura di un allegato dal quale si scatenava nell’immediatezza la cifratura dei file;

3. Click su un link che portava all’esecuzione di un file dal quale si attivava il processo di cifratura malevolo; 4. Navigazione su siti compromessi;

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5. Attacchi mirati: accesso via RDP (Remote Desktop Protocol); 6. Vulnerabilità della rete aziendale.


Migliori pratiche da adottare per combattere i rischi per la sicurezza CSO (Chief Security Officer) e CIO (Chief Information Officer) devono quindi prestare sempre più attenzione ai possibili rischi, come per esempio minacce e attacchi provenienti dalle reti integrate. Al fine di garantire la sicurezza e l’affidabilità di un Sistema di Controllo Industriale è necessario che vengano soddisfatti i seguenti requisiti: • disporre di un valido sistema di monitoraggio delle minacce e delle vulnerabilità che identifichi le criticità di dispositivi, software e protocolli, inviando alert al personale; • assumere un penetration tester o fare un vulnerability assessment può mettere in luce specifiche vulnerabilità della rete altrimenti non visibili; • bisogna approcciare tecnologie evolute che siano in grado di avere una visibilità olistica dell’intero sistema perimetrale. Nonostante ci sia ormai grande consapevolezza su ciò che sono digitalizzazione industriale e automazione, la sicurezza informatica in ambito industriale non riceve ancora la giusta attenzione, venendo considerata come qualcosa di secondario e non di primaria importanza. Spesso, all’interno delle aziende, mancano proprio le

figure di riferimento che si occupano di tutelare la sicurezza, anche nel rispetto delle nuove norme stabilite dal General Data Protection Regulation. È inoltre importante creare una cultura positiva della sicurezza all’interno dell’organizzazione. La cybersecurity riguarda i comportamenti, la formazione e l’implementazione dei processi di sicurezza informatica dei dipendenti, il personale ha bisogno di formazione e di una migliore consapevolezza dei rischi. È altresì fondamentale acquisire familiarità con i diversi standard di sicurezza come Nist e Cis. Come passaggio proattivo, è opportuno prendere in considerazione il supporto di un Soc h24, ovvero una persona altamente specializzata che riesca ad accompagnare le aziende in questo processo. Proprio perché ci sono poche professionalità in questo settore e sono necessarie competenze specifiche, per le aziende, in particolare piccole-medie ed enterprise, è irragionevole anche da un punto di vista economico-finanziario acquisire o formare un team di cybersecurity interno. Queste strategie, associate a un programma completo di gestione dei rischi per la sicurezza informatica, possono aiutare a guidare efficacemente le aziende nella mitigazione dei rischi per la sicurezza e nella salvaguardia delle risorse aziendali sensibili. Nel 2022 può ancora essere un enorme rischio per la produzione non implementare soluzioni di sicurezza

informatica di pari passo con l’evoluzione e la connessione di nuovi dispositivi aziendali in rete, poiché gli ambienti produttivi saranno sempre più collegati a reti aperte aumentando la possibilità di un attacco informatico. In futuro, garantire che i sistemi e gli ambienti siano protetti in modo proattivo sarà vitale per l’azienda in quanto anche un breve tempo di inattività nella produzione può diventare estremamente costoso. La sicurezza informatica sarà indispensabile quindi non solo per guadagnare la fiducia dei clienti, ma anche per mantenere in funzione l’infrastruttura critica, le persone e il business. I consigli di amministrazione e i senior manager hanno un ruolo sempre più importante nel fornire la supervisione dell’esecuzione della strategia di sicurezza informatica: monitorare la posizione di sicurezza informatica delle aziende ed essere pronti a rispondere alle domande di investitori, clienti, analisti e regolatori sulle azioni intraprese in materia di sicurezza informatica. La sicurezza informatica non deve quindi essere vista come un costo, ma come un’opportunità. Invece di pensare ai rischi solo in termini di numero di attacchi o valore effettivo che potrebbe andare perso, dovrebbe essere considerata come una migliore gestione del rischio. Questo consentirebbe loro di raggiungere più clienti, mantenere relazioni migliori o produrre in modo più efficace.

La maggior parte delle aziende metalmeccaniche e manifatturiere dispongono di una varietà di sistemi OT (ad esempio sistemi Scada), accessibili anche da remoto, che possono divenire il bersaglio dei criminali

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Da Siemens una nuova soluzione per lo smart condition monitoring di Mattia Prina

L’

app Sitrans SCM IQ è una soluzione IIoT (Industrial Internet of Things) per lo Smart condition monitoring creata in casa Siemens che permette di monitorare ed evitare in anticipo possibili problemi di malfunzionamento degli impianti. Questa tecnologia permette di ridurre i costi di manutenzione aumentando la produttività fino al 10%. Con l’innovazione che nel corso degli ultimi anni è stata raggiunta nel campo dell’automazione, si sente parlare sempre più spesso di condition monitoring. Si tratta di un processo di monitoraggio tecnologico dei parametri atto a verificare costantemente la sicurezza operativa e l’efficienza di macchine e impianti. Lo scopo è quello di mantenere sotto controllo fattori come temperature di funzionamento, umidità e vibrazioni che, in caso di complicazioni, potrebbero danneggiare la qualità della produzione e la sicurezza degli operatori. Sitrans SCM IQ è composta da multi sensori wireless Sitrans MS200 e può essere installata su impianti come pompe, riduttori, compressori e alberi motori per la rilevazione dei parametri. Attraverso il gateway Sitrans CC220, le informazioni vengono inviate tramite la connessione Bluetooth. In seguito vengono criptate e trasmesse al Cloud (MindSphere).

L’app permette quindi di ridurre i costi di manutenzione e il blocco dei macchinari, di documentare errori e anomalie nel funzionamento della macchina e informare un numero circoscritto di utenti, inviando notifiche via sms o e-mail che raggiungono gli utilizzatori destinati a riceverle. I multi sensori Sitrans MS200 sono stati sviluppati con un design industriale resistente e compatto e con un grado di protezione IP68. Sono facilissimi da installare: l’utilizzo della connessione Bluetooth evita quindi l’utilizzo di cavi con la possibilità che diventino scomodi e ingombranti. Sono però dotati di batterie industriali sostituibili, per permettere un’alimentazione di lunga durata. Dispone di un’antenna Bluetooth esterna ed è possibile installare questo sistema all’interno di un quadro elettrico; la trasmissione di dati ad alta frequenza di campionamento permette infine anche un’analisi molto precisa e affidabile. L’app mobile web di Sitrans SCM IQ visualizza gli stati dei sistemi e dei componenti monitorati attraverso l’utilizzo di grafici, ovunque e in qualsiasi momento, consentendo ai supervisori di visualizzare lo stato di tutti i sistemi e componenti monitorati attraverso l’app.

Il condition monitoring permette di tenere sotto controllo fattori come temperature di funzionamento, umidità e vibrazioni che, in caso di complicazioni, potrebbero danneggiare la qualità della produzione e la sicurezza degli operatori.

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Lean Experience Factory 4.0

La fabbrica del futuro promotrice di best practice di Elena Prous

P

er fronteggiare il mercato sempre più mutevole, la transizione digitale è un passaggio imprescindibile. L’urgenza della trasformazione è rappresentata anche dal vincolo imposto a NextGenerationEU di destinare a questo scopo almeno il 20% dei fondi, poi ripreso dal Pnrr che ha dedicato la prima delle sei missioni proprio al potenziamento del piano di transizione 4.0, con circa 50 miliardi di euro. Per contro, nella classifica Desi (indice europeo di digitalizzazione dell’economia e della società), l’Italia si colloca ventesima tra i paesi dell’Unione europea, e per la componente del capitale umano è relegata al penultimo posto. Questi dati evidenziano un nodo cruciale: le tecnologie sono importanti, ma ancora più fondamentale è lo sviluppo delle competenze. Se il progresso non corre parallelo su questi due binari, il rischio è che si crei displacement anziché il reimpiego dei lavoratori in nuove mansioni, perché è chi va a utilizzare le tecnologie che fa la differenza.

Ricreare la catena del valore È in risposta a questa esigenza che si colloca l’attività di Lef, fabbrica e centro di formazione di Pordenone. Lean Experience Factory nasce nel 2011 per supportare le piccole-medie e le grandi imprese nelle difficoltà della crisi economica del 2007-2008 e che dopo dieci anni si trova ad affrontare una crisi molto diversa. La missione però non cambia: come promotrice di best practice, accompagna le aziende in un percorso di innovazione per aiutarle a guadagnare efficienza e ottimizzare il proprio

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core business, facendone emergere il vero valore. Al fine di promuovere reskilling e upskilling, Lef si propone il compito ambizioso di insegnare la lean in modo esperienziale. «La nuova Lef è un’azienda modello che riprende


L’ideale a cui puntare è l’abbattimento dei muri per creare un’azienda data driven, ovvero consentire la reale rottura tra le barriere del mondo IT e OT l’intera catena del valore manifatturiera» spiega Marco Olivotto, direttore di Lean Experience Factory 4.0. «Trattiamo il nostro prodotto, i compressori per l’industria frigorifera, fin dalla progettazione iniziale, per poi renderli intelligenti, gestire la supply chain fino al mondo operations e passare, infine, all’after sale. Così, ricreiamo la catena del valore con processi, soluzioni tecnologiche, modelli organizzativi, per mostrare come questi possono essere svolti al meglio mettendo insieme competenze e informazioni». Così, Lef effettua il passaggio dalla teoria (demo, dimostrazioni di prodotto) alla pratica, offrendo la possibilità di vedere al lavoro queste soluzioni in una fabbrica reale e provare a lavorarci per far toccare con mano l’innovazione a tutte le imprese.

Layout lean Gli assessment effettuati da Lef sulle altre imprese rivelano che, anche dove vi sono investimenti sulla digitalizzazione, si tende a mantenere la creazione di silos che non sfruttano la digitalizzazione. Di fronte a questa discrepanza, l’ideale a cui puntare è l’abbattimento dei muri: rendere concreto il collegamento tra il mondo shop floor e il mondo back office. La reale rottura tra le barriere del mondo IT e OT serve per creare un’azienda data driven, e così consentire ai dati di fluire da uno all’altro senza interruzione e, con strumenti di analytics, rendere il dato fruibile alle diverse funzioni aziendali. In quest’ottica, il cloud è una tecnologia abilitante perché, con la barriera d’ingresso estremamente ridotta,

consente di sfruttare tutto il know how che qualcun altro ha già sviluppato, affinché venga incorporato nella proprietà intellettuale. «Oggi abbiamo la fortuna di avere una grandissima disponibilità di informazioni» commenta Simone Marchetti, digital supply chain sales development manager di Oracle, che è presente in Led con il suo Erp Cloud. «Ma avere tanti dati – prosegue – a volte non ti permette di estrarre quelli che servono davvero nel momento giusto. Nella nostra società dell’informazione, siamo in una dimensione nuova dove serve avere il dominio sulle informazioni su cui basare le scelte migliori. La pianificazione e il controllo basati sui data sono la strada da percorrere».

Lef effettua il passaggio dalla teoria alla pratica, offrendo la possibilità di vedere al lavoro queste soluzioni in una fabbrica reale per far toccare con mano l’innovazione a tutte le imprese l’industria meccanica 729 | 62


Piccole e Medie Imprese. Rischio. Assicurato. “Le Piccole e Medie Imprese rappresentano il tessuto ed il motore economico del nostro Paese. Secondo un recente studio CRIF-IIA e Nomisma le PMI italiane hanno però una percezione del rischio più bassa rispetto alla media delle aziende europee e quasi il 40% ancora non ha assicurato la propria attività. La nostra esperienza di assicuratori conferma che la maggioranza di queste aziende tende a sottostimare l’impatto che un evento può avere sulla loro attività. Da alcune ricerche, tra le quali quelle di Cineas-Mediobanca, emerge che i rischi più temuti sono tra tutti i danni indiretti (sia legati all’attività produttiva che alla supply chain), il cyber risk, il meteo estremo, la difettosità del prodotto e gli infortuni sul lavoro che costituiscono purtroppo ancora una grande piaga. A fronte di queste gravi minacce però solo il 71% delle PMI ha sottoscritto una copertura di responsabilità civile verso terzi, il 64% per l’incendio, si scende poi al 39% per la responsabilità civile degli amministratori. Sono ancora troppo scarse le coperture per il cyber risk (9%) e per le interruzioni di attività (8%); in particolare questi ultimi due rischi nel 2021 si sono dimostrati molto insidiosi per la continuità operativa delle aziende. Il contesto pandemico ha ulteriormente sensibilizzato sul tema dei rischi e sull’importanza del loro controllo e gestione. In particolare molte PMI si sono rese conto che la sola mappatura dei rischi non è più sufficiente ma è necessario mettere in atto tutti i processi di risk management: prevenzione, protezione, trasferimento contrattuale e/o assicurativo, ritenzione, eliminazione e monitoraggio. A mio avviso è necessario che, meglio di quanto oggi già avviene, il processo di gestione dei rischi arrivi direttamente al tavolo del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda e/o all’Imprenditore stesso affinché venga affrontato con il giusto livello di attenzione e priorità in quanto elemento fondamentale per la sopravvivenza e la prosperità aziendale. Una minaccia che oggi vediamo nel percorso di crescita delle PMI risiede nella scarsa sensibilità ai temi di tipo assicurativo e agli investimenti in strumenti di prevenzione e protezione dai rischi d’impresa. I rischi reali,

nonché quelli percepiti dalle imprese, cambiano nel tempo, per questo i professionisti del rischio devono dare evidenza di conoscere nel dettaglio e saper proporre soluzioni specifiche anche su tematiche riguardanti i rischi emergenti. Quanto illustrato è il motivo per cui da diversi anni in Helvetia ci siamo attrezzati per diventare un vero e proprio punto di riferimento in ambito assicurativo e nella gestione dei rischi per le PMI. Abbiamo sviluppato nuovi servizi a supporto delle aziende, non solo in ambito assicurativo ma anche in ottica di risk management, stabilendo importanti collaborazioni con diversi partner. In particolare abbiamo messo a punto uno strumento Ris.I.Co (Risk Insurance Compass) grazie al quale possiamo offrire alle aziende una consulenza guidata nella valutazione del grado di protezione assicurativa attuale. Tale processo produce come output una lista di suggerimenti in ambito assicurativo e di risk managment in termini di interventi di miglioramento che permetterebbero di raggiungere nel tempo un target di eccellenza. Tale risultato, attestato da Helvetia, rappresenta per l’azienda, non solo una puntuale autovalutazione, ma anche un elemento distintivo nei confronti di clienti e fornitori in quanto può favorire l’accesso al credito con le banche. Siamo convinti che sia necessario rivedere anche le modalità e i mezzi di comunicazione tra mondo assicurativo e aziende; noi assicuratori dobbiamo avere un ruolo maggiormente proattivo coniugando l’offerta assicurativa con una proposizione più integrata di soluzioni e servizi per la gestione dei rischi; dobbiamo essere più preparati ed efficaci nel trasmettere conoscenza e nel far percepire il risk management come un investimento piuttosto che come un puro costo; abbiamo diversi esempi concreti che dimostrano come abbiamo aiutato i nostri clienti a gestire le situazioni di necessità, siamo quindi a disposizione per condividere la nostra esperienza sul campo al fine di innalzare “la cultura del rischio”. Per tutti questi motivi crediamo molto nella partnership appena avviata con Anima.” Massimo Fedeli, Direttore Danni Gruppo Helvetia Italia

Helvetia Compagnia Svizzera d’Assicurazioni SA Rappresentanza Generale e Direzione per l’Italia Via G. B. Cassinis, 21 – 20139 Milano Tel. 02 5351 1 – Fax 02 5520360/5351461 - PEC: helvetia@actaliscertymail.it - www.helvetia.it Capitale Sociale Franchi Svizzeri 77.480.000 i.v.N° iscrizione Reg. Imprese di Milano, C.F. e P.I. 01462690155 R.E.A. n° 370476 Imp. autor. all’eser. delle ass. con D. di ric. Del M. Ind., Comm. Ed Artig. del 26/11/1984 pubbl. sul suppl. n°2 (G.U. n° 357 del 31/12/1984) Provv. ISVAP n° 00757 del 19/12/1997 (G.U.n° 298 del 23/12/1997) Iscrizione Albo Imprese di Assicurazione n° 2.00002 - Iscrizione Albo Gruppi Assicurativi n° d’ordine 031


Tecnologia, novità da tenere d’occhio

Una selezione delle più interessanti soluzioni per la meccanica

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Approfondimenti su www.industriameccanica.it

POMPE DI CALORE Pompe di calore aria/acqua Nimbus compact S Net Nimbus Compact S Net di Ariston è la pompa di calore inverter split aria/acqua per riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria. Classe energetica A+++ per il riscaldamento, è dotata di un’unità interna ultracompatta e bollitore integrato da 180 l, oltre che del sistema Sensys e di sonda esterna per la termoregolazione inclusi di serie. Grazie all’app Ariston Net, è possibile un controllo a distanza da smartphone e tablet che consente di monitorare i consumi e offre la possibilità di attivare il supporto tecnico da remoto. www.aristongroup.com

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REFRIGERATORI E POMPE DI CALORE Aermec NRG: comfort ed efficienza energetica Nel rispetto dell’ambiente, la serie NRG è dotata di un circuito frigorifero con compressori multi-scroll ottimizzato per il fluido refrigerante fluido R32, che consente di ottenere i più alti valori di SEER e SCOP. La carica interna è contenuta al minimo grazie alle batterie alettate con tubi di diametro ridotto e il dispositivo Night Mode consente, a parità di efficienza energetica, di ridurre l’impatto sonoro. La gamma copre un range di potenza frigorifera che va da 56 a 225 kW e potenza termica nominale che va da 52 a 214 kW. www.global.aermec.com

SISTEMI DI POMPAGGIO La qualità Caprari per le pompe sommerse Easywell in acciaio stampato Una serie nuova dall’utilizzo versatile ideale nell’agricoltura professionale, nelle industrie e nel settore domestico. Le giranti e i diffusori in acciaio inox assicurano elevate prestazioni e affidabilità; il supporto aspirazione è in acciaio inox microfuso a garanzia di robustezza e durata. Accoppiabili a motori standard presenti sul mercato, garantiscono buone prestazioni anche in presenza di sabbia grazie ai cuscinetti radiali lubrificati ad acqua. www.caprari.com

RISCALDAMENTO AH, Unità modulare AH è un’unità a scambio diretto a condensazione con bruciatore premiscelato modulante per il riscaldamento. Il progetto, frutto della tecnologia ed esperienza di Apen Group nel trattamento dell’aria calda, è stato realizzato in funzione di rendimento, risparmio energetico e rispetto dell’ambiente. Le Unità AH possono essere installate sia all’interno che all’esterno degli ambienti da riscaldare. www.apengroup.com

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CONTROLLO DELLA TEMPERATURA Il riscaldamento intelligente Il sistema intelligente di controllo della temperatura Caleffi Code è composto da quattro elementi che comunicano tra loro: il comando termostatico Comfort Control, il sensore da installare negli ambienti, il Gateway o centralina IoT che controlla tutti i comandi installati, e l’app per la programmazione e controllo in remoto. Caleffi Code ha un design moderno e adatto a ogni ambiente e le sue funzioni sono accessibili dallo smartphone. Beneficia degli incentivi fiscali e consente un risparmio energetico fino al 30%.

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www.caleffi.com

CLIMATIZZAZIONE Sphera EVO 2.0 Easy Hybrid, efficienza e risparmio Con la funzione €-Switch, Sphera EVO 2.0 Easy Hybrid calcola in ogni condizione la risorsa (pompa di calore o caldaia) che soddisfa la richiesta termica con la minor spesa economica. Grazie all’app dedicata, le funzionalità principali sono gestite tramite smartphone. La serie di pompe di calore, splittate ibride da 4 a 16 kW, offre la possibilità di integrazione con solare termico o fotovoltaico. Ha un’efficienza in classe A+++ con acqua a 35 °C (con pannelli radianti) e classe A++ con acqua a 55 °C (con radiatori) grazie alla tecnologia inverter. www.clivet.com

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VALVOLE Superfilter, con magnete e filtro verticale incorporati Superfilter è la valvola a sfera con magnete e filtro verticale incorporato prodotta e brevettata da Tecnovielle, azienda neoacquisita dal Bonomi Group. Questa valvola è un prodotto 100% made in Italy che grazie al filtro e al magnete incorporati garantisce un’azione filtrante accurata che elimina i detriti ferrosi e non. Inoltre, la scelta di inserire tutto il sistema filtrante nello spazio ridotto della sfera garantisce una compattezza e un risparmio di tempo unici. www.bonomi.it

RAFFREDDAMENTO Ottimizzazione consumi e configurazioni versatili: la nuova serie MITA MCT-EC Alle tradizionali esigenze del settore HVAC (spazi ridotti e rumorosità minime) si è associata negli anni l’attenzione alla sostenibilità economica ed ambientale. La nuova torre di raffreddamento MCT-EC di MITA Cooling Technologies utilizza ventilatori centrifughi a controllo elettronico: la loro velocità è regolabile secondo consumi e performance attesi. Corpo e vasca in vetroresina non corrodibile, accessibilità semplice e sicura per manutenzione, silenziatori fonoassorbenti opzionali. www.mitacoolingtechnologies.com

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L’innovazione è l’Anima di un’azienda. Fondata in Giappone nel 1912, Sharp è leader nell’innovazione e nello sviluppo di prodotti che, in linea con la filosofia aziendale, migliorano lo stile di vita e il lavoro delle persone. Oggi Sharp è ancora più vicina alle aziende associate ad Anima Confindustria, a cui ha riservato una convenzione esclusiva sull’intera gamma di prodotti e servizi per le imprese. Stampanti, copiatrici multifunzione, PC laptop, lavagne interattive, monitor professionali, soluzioni di audio e videoconferenza e servizi IT per la protezione, gestione e monitoraggio dall’infrastruttura informatica, sono ora più accessibili grazie alle offerte studiate per i soci Anima. Contattaci per valutare insieme le soluzioni più adatte alle tue esigenze.

https://www.sharp.it Per maggiori informazioni sulla convenzione: dino.doronzo@sharp.eu l’industria meccanica 729 | 68


CARRELLI ELEVATORI Jungheinrich: Efg serie 2 e 3 I carrelli frontali della serie 2 e 3 di Jungheinrich sono stati ottimizzati dal punto di vista dell’impianto idraulico e della sicurezza. Disponibili a tre o a quattro ruote, i carrelli elevatori possono sollevare carichi da 1.300 a 2.000 kg fino a 7.000 mm. Con una velocità massima di 17 km/h, assicurano operazioni efficienti sia all’interno sia all’esterno del magazzino. Gli Efg serie 2 e 3 sono dotati di motori trifase e del sistema PureEnergy. Sono disponibili anche con la tecnologia agli ioni di litio. www.jungheinrich.it

INTRALOGISTICA Esmartshuttle, la soluzione pallet shuttle per magazzini automatici Esmartshuttle è il pallet shuttle di Eurofork progettato per lo stoccaggio ad alta intensità e multi-referenza nei magazzini automatici. È studiato per massimizzare lo spazio disponibile, lavorando in magazzini automatici di ogni dimensione e in edifici preesistenti con limiti di altezza, impedimenti strutturali o layout irregolari. La flessibilità e la modularità del sistema permettono una totale scalabilità, ottimizzando i costi di automazione e massimizzando le performance di tutto il magazzino. www.eurofork.com

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STATI UNITI LA MECCANICA ITALIANA NON SI FERMA Valla & Associates continua a supportare le aziende italiane sul mercato USA, che rimane un fondamentale punto di riferimento per il settore della meccanica. Con uffici su entrambe le coste, a San Francisco, New York, Los Angeles e Milano, assistiamo i nostri clienti in tutte le fasi di business e di crescita aziendale, sui temi tradizionali come rapporti commerciali e contrattuali, insediamenti/acquisizioni ed eventuali esigenze di contenzioso, ma anche sui nuovi trend, come il “Buy American” e le complessità dell’ottenere visti e permessi di lavoro.

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CARRELLI ELETTRICI Montini MR 18 Compact, per spazi ristretti Con una larghezza di 2.000 mm, un ampio raggio di curva, una lunghezza di 4.225 mm e il super sterzo Montini di serie, il carrello elevatore elettrico nella versione Compact si muove in spazi ristretti e limitati con la massima manovrabilità e raggiunge i 18.000 kg di portata nominale. Il posto guida ergonomico, insieme ai dispositivi di comando, può ruotare idraulicamente fino a 90°, offrendo al conduttore la migliore visuale e il controllo del carico e dell’area operativa nell’uso in retromarcia. www.montini.biz

INTRALOGISTICA Veicoli a guida intelligente I veicoli a guida intelligente Agilox, della gamma CLS iMation, ottimizzano le tempistiche di lavoro in totale sicurezza. La libertà di movimento è garantita dal sistema di controllo integrato nel veicolo: una flotta Agilox è in grado di comunicare in totale autonomia tramite la condivisione delle informazioni sull’ambiente di lavoro. Grazie ai ridotti tempi di installazione e all’assenza di complesse infrastrutture, le soluzioni Agilox puntano al miglioramento e all’efficientamento della movimentazione in ogni contesto industriale. www.cls.it

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giunzioni Tubi antivibranti per pressioni medio alte Dall’esperienza di MRG nasce una serie di tubi antivibranti in grado di sopportare pressioni di esercizio fino a 500 Psi (34,5 bar), adatti all’utilizzo per reti idriche, pompe, autoclavi, impianti a travi fredde, ventilconvettori, sistemi di riscaldamento e raffrescamento o caldaie dove necessiti una pressione medio alta. Disponibili in tre diametri DN13, DN19 e DN25, tutti dotati di treccia in acciaio Inox 304 e tubo in EPDM HP rinforzato in fibre sintetiche.

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www.mrgspa.com

RACCORDI Tubi resistenti alla trazione I tubi Softpex combinano soluzioni collaudate e innovative come dimensioni ridotte, maggiore flessibilità e installazione semplificata anche in ambienti molto ristretti. La resistenza alla trazione garantisce l’affidabilità dell’ultima generazione di tubi di collegamento Softpex. Questi tubi flessibili hanno ottime proprietà igieniche; il tubo interno, resistente agli agenti chimici, protegge dagli additivi dell’acqua potabile come il cloro. www.npiitalia.com

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ELETTROPOMPE Pompe ad alta pressione su misura La gamma di pompe ad alta pressione TM ora è disponibile in super duplex. La gamma è disponibile per installazione verticale e orizzontale, ha un corpo di aspirazione con bocca assiale o radiale, e raggiunge i 60 bar di prevalenza. Sono disponibili varie combinazioni per quanto riguarda l’orientamento delle bocche, così che la configurazione sia realizzata su misura per il cliente. Nei laboratori vengono effettuati test di routine sulla serie e test presenziati da enti certificatori, se richiesti dal cliente. www.saerelettropompe.com

INTRALOGISTICA Trasportatore elettrico a pianale PE15.1 PE15.1 è un trasportatore a pianale 4 ruote, uomo a bordo con trazione posteriore. Compatto e maneggevole, è ideale per tutti i servizi – sia all’interno che all’esterno, anche su lunghi percorsi. Ha una capacità di carico di 1,5 ton e di traino di 10 ton, due motori AC 6,6 kW e un pianale in lamiera con possibilità di installare un’ampia gamma di attrezzature per servizi speciali. I principali ambiti di applicazione sono l’industriale, il ferroviario, l’aeroportuale e le pulizie industriali. www.simai.it

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VALVOLE INDUSTRIALI Valvole Serie 9900 Le valvole di bilanciamento automatico a cartucce Serie 9900 di VIR mantengono costante la portata indipendentemente dalla pressione, senza il bisogno di complicate regolazioni. Disponibili in un ampio range di portate e ∆P, sono ideali per ogni esigenza.

RUBRICA

www.vironline.com

POMPE CIRCOLATRICI Pompe di circolazione per applicazione di tipo idronico Ecocirc è la nuova gamma di pompe di circolazione ad alta efficienza per applicazioni di tipo idronico, disponibili nelle versioni base (ecocirc) e avanzata (ecocirc+). Queste macchine sono ideali per riscaldamento, raffreddamento, acqua calda sanitaria e impianti a pavimento, solari termici e con radiatori dotati di valvole termostatiche. Il prodotto è progettato per ridurre i costi e le emissioni di CO2 equivalente. Semplice da installare, il circolatore consente di gestire rapidamente gli interventi quotidiani. www.xylem.com

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Dogana Facile

Servizi strategici per il business delle imprese Al passo con i cambiamenti nel mondo ci stiamo rinnovando per voi

PER INFORMAZIONI Carmela Massaro Responsabile Dogana Facile ANIMA Confindustria Meccanica, via Scarsellini 13 Milano Tel 02.45418305 Email massaro@anima.it

con la collaborazione


Un’officina che lavora per le aziende di Elena Prous

Quanto è importante il talento in azienda? E come si coltiva? Officina della conoscenza, fondata da Giulio Zafferri, con i soci Edoardo Rovida, Vittorio Leoni, Luciano Beretta e Alberta Vittoria Gianotti è un consorzio di persone, aziende e università la cui mission è stimolare le persone a coltivare i propri talenti lavorando insieme alle aziende. L’associazione parte da una verifica dell’interazione fra il business e l’ambiente, così da poter elaborare una business strategy mirata alla valorizzazione del brand. «Riprendendo le parole di Leonardo del Vecchio, “se un’azienda non segue il passo del tempo presente, invecchia”» commenta Zafferri. «L’unico modo per restare attivi è cambiare sempre. Se continuiamo a fare le stesse cose, a rimanere nella nostra comfort zone, non otterremo nessuna crescita. Pensiamo ai mercati: è anacronistico pensare che internazionalizzare equivalga semplicemente a esportare. Bisogna considerare il vero valore delle nostre aziende, su grande e piccola scala. Per le piccole e medie imprese, il problema sarà salvaguardare il continuum di impresa. Ciò che è stato fatto finora dagli imprenditori italiani è un lavoro splendido: il passo in più, per molti, è trasformare l’impresa in un capolavoro, fatto dai talenti di chi la compone». Tutte le aziende possono rivolgersi all’Officina della conoscenza: per Zafferri, l’intervento dell’associazione è in gran parte un lavoro di maieutica, che

consiste nell’aiutare le aziende a trovare la giusta via, adatta alle sue specifiche esigenze. Nella convinzione che un’azienda che guarda al futuro deve partire da un’analisi di sé: dove sono oggi? Cosa ho fatto finora? Dove voglio andare, e come? Il primo passo è svolgere un’analisi dell’allineamento organizzativo, grazie alla quale è possibile individuare il posizionamento dell’azienda e suggerire gli strumenti adeguati per delineare con consapevolezza e conoscenza la nuova mission. Questi strumenti sono prima di tutto la verifica dell’esigenza formativa dell’azienda: servono sia hard skills sia soft skills. Competenze che devono essere diffuse, coinvolgendo tutte le persone in ambito gestionale e relazionale, a tutti i livelli. Quali sono le soft skills necessarie nell’impresa 4.0? Secondo Giulio Zafferri «Oltre alle più tipiche

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recensioni

Officina della conoscenza si propone di aiutare le aziende a far fronte alle sfide che caratterizzano il nostro tempo presente

possiamo aggiungerne di nuove: la creatività, cioè l’abilità nel trovare soluzioni innovative. Trovare un equilibrio tra situazioni opposte, e poi gli aspetti umanizzanti della tecnologia. Da qui – prosegue sempre Zafferri – poter procedere allo sviluppo di una “intellectual fusion” che può avere impatto anche sul ciclo di vita del prodotto. Per individuare le soft skills specifiche per l’industria meccanica, è fondamentale conoscere l’utilizzatore finale. Il focus oggi non è più sul prodotto, ma sul cliente. Per avere clienti non basta un prodotto: quello che conta è la relazione e le persone possono crearla». Officina della conoscenza si pone come obiettivo quello di aiutare le aziende a far fronte alle sfide

L’unico modo per restare attivi è cambiare sempre

che caratterizzano il nostro tempo presente: dalla crescita esponenziale della tecnologia digitale ai nuovi modelli di organizzazione, produzione e relazione con il mercato; dalle sfide per combattere il cambiamento climatico puntando sulla sostenibilità, alla crescita demografica nei paesi emergenti e decrescita nei paesi occidentali. Nel 2019 è stato lanciato il progetto Continuum, che pone in evidenzia l’esigenza di un cambio di paradigma. «Oggi, per generare valore e vantaggio competitivo, riteniamo indispensabile adottare e implementare un modello di business innovativo, ovvero Performance vs Purpose e non più Production vs Profit» propone il fondatore. «Sono aziende che scelgono di andare oltre l’obiettivo di profitto e si adoperano per fornire un positivo impatto per i dipendenti, alle comunità in cui operano, all’ambiente, alla sostenibilità e quindi a tutti gli stakeholder».

77 | l’industria meccanica 729 | No 1 2022


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All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n.739 - Costo orario medio dell’operaio n.25 - Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2019

All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n.715 Costo orario medio dell’operaio n.23 Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2017

L’Industria Meccanica, attraverso un sistema importante di media, aiuta gli imprenditori della meccanica italiana a migliorare il proprio business. L’Industria Meccanica pubblica su ogni numero focus, interviste e approfondimenti su 5 temi trasversali alle attività delle imprese Automazione & Produzione Export & Mercati

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INSERTI ECONOMICI dellisanti@anima.it - redazione@anima.it

(disponibili anche in inglese) Listino prezzi materiale di interesse della meccanica varia | Tabella arancio ultimo aggiornamento n. 768 - 1^ Quindicina di febbraio 2022 - pubblicata su questo numero Computo costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale | Tabella azzurra ultimo aggiornamento n. 28 - 31 gennaio 2022 | Tabella bianca 1° gennaio 2022 “Settore industria meccanica varia ed affine” e “Settore impianti e componenti di grande dimensione per la produzione di energia” - pubblicata su questo numero


TABELLA GENNAIO 2022 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

IN ITALIA

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2022

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services in Italy Sector mechanical and engineering industries

AREA RISERVATA alle aziende associate alla Federazione ANIMA e agli abbonati della rivista


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Edizioni: A.S.A. S.r.l. - Via A. Scarsellini 13 - 20161 Milano - tel. +39 0245418.200 - fax +39 0245418.240 | Direttore Responsabile: Alessandro Durante | Riproduzione vietata - Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 334.1981.

TABELLA GENNAIO 2022 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia


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TABELLA GENNAIO 2022 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia


TABELLA GENNAIO 2022 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

ALL’ESTERO

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2022

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services abroad Sector mechanical and engineering industries

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TABELLA GENNAIO 2022 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale all’estero


TABELLA GENNAIO 2022 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

nei Paesi europei ed extra europei

SETTORE IMPIANTI E COMPONENTI DI GRANDE DIMENSIONE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA January 2022 Statistical survey on average tariff quotation for staff services in Europe and outside Europe Sector energy generation plants and large components

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TABELLA GENNAIO 2022 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei


TABELLA GENNAIO 2022 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei

Janvier 2022

Enero 2022

Relevés statistiques des cotations moyennes des tarifs pour les prestations du personnel en europe et en dehors de l’europe Secteur installations et composants de grandes dimensions pour la production d’energie Estudio estadìstico de las cotizaciones medias de las tarifas por prestaciones del personal en europa y fuera de europa Sector instalacionesy grandes componentes para la producción de energía

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TABELLA GENNAIO 2022 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei

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TABELLA N. 28 - 31 GENNAIO Costo| orario di un operaio del settore della meccanica generale TABELLA N. 28 - 2022 GENNAIO| 2022 Costo medio orario medio di un operaio del settore della meccanica generale


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TABELLA N. 28 - GENNAIO 2022 | Costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale

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TABELLETABELLE 1^ QUINDICINA 2022 | Listino Materiali di Interesse della Meccanica Varia 768 (Piazza di Milano) 1^ QUINDICINADIDIFEBBRAIO FEBBRAIO 2022 | Listino PrezziPrezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 768N.(Piazza di Milano)

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TABELLE 1^ QUINDICINA DI FEBBRAIO 2022 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 768 (Piazza di Milano)


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TABELLE 1^ QUINDICINA DI FEBBRAIO 2022 | Listino Prezzi Materiali di Interesse della Meccanica Varia N. 768 (Piazza di Milano)

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