Portfolio first part

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PORTFOLIO Università IUAV di Venezia a.a 2013/2014 Scienze dell’Architettura Federica Linguanti matr. 273956


«L’architettura è esattamente questo: il turbolento processo attraverso il quale passa e si sviluppa man mano l’idea.» Tadao Ando


Alla fine del primo ciclo di studi viene chiesta una raccolta dei momenti più significativi dell’esperienza triennale. E’ esattamente nel momento in cui si legge la consegna che in un baleno si realizza quanto ogni singola esperienza, ogni lezione, suggerimento o critica nel corso dei tre anni sia stato importante e abbia influenzato più o meno indirettamente tutto il lavoro successivo. La fortuna di relazionarmi con professori competenti ha permesso che la mia primissima formazione da studentessa, magari un giorno architetto, avesse basi solide non solo nell’ambito della progettazione ma anche della rappresentazione e della storia dell’architettura contemporanea e non. Sono molto grata ad un professore in particolare, che mi ha insegnato a mettere il

cuore in quello che studiamo e progettiamo, che mi ha accompagnata attraverso “il viaggio labirintico, razionale ed intuitivo” del progetto e che mi ha fatto capire che prima di progettare un edificio come una parte di terrirorio, dobbiamo domandarci ed esplorare a fondo i motivi e gli obiettivi di quest’ultimo; per prima cosa dobbiamo pensare a cosa vorremmo che ciò che disegniamo diventasse e come esso si riscuotesse sul territorio e sugli altri, solo dopo aver costruito una posizione intellettuale ed emozionale solida, quello che cerchiamo di comunicare disegnando o costruendo potrà essere capito e apprezzato nella sua ragion d’essere. Riporto i momenti più significativi degli utlimi tre anni in ordine cronologico, perchè penso che se venisse alterato non porterebbe agli stessi effetti raggiunti ora, l’uni-

ca precisazione che ci tengo a fare è quella di dividere i primi due anni dall’ultimo, perchè l’intervento del professore citato prima ha segnato il momento del cambiamento di pensiero e di metodo, poi messo in atto negli ultimi progetti. Le due parti hanno come titoli “SOLVING THE PROBLEM” e “LOOKING FOR THE PROBLEM” perchè a mio parere ciò che distingue profondamente i due momenti della mia carriera universitaria è il fatto di aver imparato innanzittuto COME rappresentare spiegare o “dimensionare” i miei pensieri riaguardo a consegne con confini fortemente marcati, solo in un secondo momento, l’ultimo anno, è stata posta la questione di trovare individualmente la “consegna”, il problema.



Indice Solving the Problem Laboratorio Integrato 1 - Progettazione (A. Dal Fabbro - IT) - Sistemi Costruttivi (E. Giacomello - IT)

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Teoria della Progettazione (G. Carnevale - IT)

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Workshop (J. Corvalan - WAL)

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Laboratorio Integrato 2 - Progettazione (G. Rakowitz - IT)

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Istituzioni di Urbanistica (M. De Matteis - IT)

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Rilievo (G. Liva - IT)

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Viaggio Studio - Musei (DE - CH - FL)

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Looking for the Problem Workshop (F. G. Pacheco - CO)

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Progettazione Urbanistica (S. Munarin - IT)

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Restauro (A. Squassina - IT)

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Workshop (F. Barozzi - ES/IT)

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Laboratorio Integrato 3 - Tecnologia (M. Barucco - IT) - Progettazione (M. Vanore - IT)

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SOLVING THE PROBLEM



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LABORATORIO INTEGRATO 1

Progettazione 1 - Armando Dal Fabbro

Il laboratorio di progettazione del primo anno permetteva allo studente di approcciarsi per la prima volta alla composizione di un ambiente. Il progetto era basato sulla ripetizione di un modulo 3,75 m x 3,75 m, che costituiva una struttura ballon frame in X-lam, pensata come architettura temporanea, una palaffitta, posta in acqua nella zona del Torcello; il modulo veniva ripetuto 3 volte in lunghezza per due livelli di altezza. Le lezioni rivolte agli studenti alle prime armi erano incentrate sui maestri del ‘900, in particolare su Le corbusier e l’architettura improntata sulla ricerca

del minimo essenziale del primo dopoguerra.I temi più sentiti del progetto erano quelli della gestione del modulo, facendo riferimento all’opera di Le corbusier ed estrapolando i concetti da opere come l’Unitè o il Cabanon, l’importanza della struttura che rimaneva a vista, la scarnificazione progressiva della costruzione e in particolare il tema del cannocchiale. Tra gli elementi invaribili della costruzione, era compreso il fatto che la palafitta non avesse aperture lungo i lati maggiori, ma doveva aprirsi per acquistare luce solamente nella porzione minore, 3,75 x 3,75. Il nostro progetto lavorava, per quanto

riguarda il volume intero, sull’idea di rendere il corpo superiore come sospeso sull’acqua, diminuendo i moduli costruiti del livello inferiore e per quanto riguardava la distribuzione interna, separava in maniera netta i volumi pieni funzionali dai vuoti. Il piano terra era costuituito da due moduli con cucina e salotto, gli ingressi all’abitazione erano due, quello principale dalla parte del mare e il secondario, con affaccio sulla passerella comune, unificatrice di tutto il sistema di palafitte. Il piano superiore comprendeva bagno, camera da letto e studio, che prendevano luce dal lucernario sul vano scale.


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LABORATORIO INTEGRATO 1

Elementi Costruttivi - Elena Giacomello

Il corso di Elementi Costruttivi era parte integrante del primo laboratorio di progettazione e costituiva il primo approccio ai metodi di costruzione degli edifici. La professoressa ha aiutato gli studenti nella conoscenza delle tecniche costruttive di diserse tipologie edilizie e dei materiali, parallelamente ha affrotato il caso specifico del progetto, concentrandosi sulla spiegazione della realizzazione delle strutture baloon frame, sulla loro storia e sulla produzione del legno X-lam. Nella prima parte ho inserito le sezioni in scala 1:25 del progetto, poichè lo studio del dettaglio costruttivo rientrava nel

programma del corso; nella seconda parte ho invece inserito un’esercitazione che non era direttamente collegata al corso di progettazione, ma che si è rivelata ugualmente importante poichè ha rappresentato il primo approccio alla materia e all’idea di dettaglio costruttivo. Il compito che ci era stato assegnato era quello di scegliere un edificio e fotografarne un dettaglio, in modo da poter immaginare e rappresentare una sua possibile sezione dettagliata in scala 1:10.


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L’edificio scelto è una trattoria sui colli veneti. Il soggetto era stato ritenuto interessante per l’incontro di travi in legno con profili in acciaio. Immaginare la sezione costruttiva del dettaglio preso in considerazione non è stato particolarmente difficile, dato che l’eidifio faceva parte di una tipologia edilizia abbastanza semplice e diffusa. Oltre alla sezione bidimensionale, ho cercato di rendere più chiara la composizione del dettaglio costruttivo attraverso uno spaccato assonometrico.


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Teoria della progettazione - Giancarlo Carnevale

L’esame consisteva nello studio delle carattiristiche di un architetto a scelto dello studente, non solo dal punto di vista del pensiero architettonico, bisognava invece concentrarsi sul carattere, sullo stile di vita e di disegno del soggetto, cercando di immedesimarsi il più possibile nella sua persona. Una volta afferrato lo stato d’animo dell’architetto, il compito era quello di produrre un apocrifo, vale a dire disegnare uno schizzo mai esistito di un edificio costruito (o non) dell’architetto in questione, rispettandone lo stile e le tecniche grafiche. Nel mio caso la scelta è caduta su Tadao

Ando. Ho studiato la vita dell’architetto, le sue opere, i diversi momenti del suo pensiero ma anche dove era nato, come aveva visttuto, cosa gli piaceva. Lo studio è avvenuto non solo sui libri ma anche nel web, su video di interviste sostenute dall’architetto giapponese, per capire nel miglior modo possibile quale fosse il suo mdo di rapportarsi, non solo all’architettura ma anche verso gli altri. Studiate così le sue esperienze di vita, ho cominciato a cercare di capire quali fossero le sue tecnice di disegno, copiando degli schizzi fatti da lui. Lo schizzo per Tadao Ando è un momento essenziale della progettazione; per

quanto riconosca l’importanza dell’utilizzo di software avanzati, per quanto lo abbia sempre fatto fin dalla comparsa dei primi computer, l’architetto afferma che l’unico modo per rappresentare l’idea, concepita nella mente umana, in maniera fedele e onesta, sia quello di disegnare a mano. Basandomi su quello che aveva affermato riguardo all’importanza del ricordo e della suggestione durante la progettazione, per la produzione dell’apocrifo ho pensato ad una rappresentazione veloce dei una vista del Sacro Cuore, essendo stata Parigi per lui una tappa fondamentale dei suoi viaggi europei.


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URBAN REGENERATION Workshop 2012 - Javier Corvalan

Il primo workshop aveva come obiettivo la riqualificazione di diverse zone di Venezia. Il corso di Javier Corvalan prendeva in considerazione il forte di Sant’Andrea e affrontava come tematiche principali il rapporto terra-acqua, caratteristico dal’ isola, il contesto specifico “Il bacan” e la tecnologia associata al progetto. Il programma delle tre settimane era ben definito e necessitava di essere rispettato in maniera puntuale: la prima settimana i 10 gruppi composti da 7 studenti dovevano elaborare la propria installazione in scala 1:10 con stuzzicandenti lunghi 18 cm, il venerdì si sarebbe

scelto il gruppo vincitore, quindi l’installazione che sarebbe stata realizzata in scala reale e portata al bacan; la seconda settimana sarebbero state fatte le prime prove costruttive per verificare la fattibilità ed eventuali aggiustamenti dell’installazione nel cortile dell’università in scala 1:3 e l’ultima sarebbe stata la settimana dedicata all’assemblaggio dei bastoni in scala 1:1, lunghi 180 cm, per ottenere il risultato verificato la settimana prima. La caratteristica fondamentale delle costruzioni proproste era quella che dovevano restare in equilibrio poggiando su un solo punto.

Impostando il workshop sul tema dell’equilibrio, della verifica sperimentale e della costruzione con materiali di recupero Corvalan ha trasmesso a noi studenti il suo modo di pensare, progettare e costruire architettura, modo che si differenzia di gran lunga a quello a cui siamo abituati non solo per l’originalità dei temi ma anche per la diversa situazione geografica, sociale e politica del paese di origine del professore.


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LABORATORIO INTEGRATO 2

Progettazione 2 - Gundula Rakowitz

Il progetto della professoressa Rakowitz si basava su un modulo predefinito e ripetuto alla maniera del corso del professor Dal Fabbro. Trattandosi del secondo laboratorio di composizione, la scala cambiava in maniera significativa: il soggetto non era più una singola abitazione, ma piuttosto un centro aeronautico organizzato i modo da accogliere tecnici e visitatori, assidui o occasionali. Il modulo stabilito era composto da un cubo 15 m x 15m x 15 m ripetuto in lunghezza per 40 volte. La varibile indipendente era costituita da una copertura continua lunga 600 metri.

Il progetto era situato a ridosso dell’idroscalo delle Vignole, nell’attuale zona militare. Per la realizzazione del progetto sono stati presi in considerazione sia elementi significativi e simili all’interno della provincia di Venezia, come l’aeroporto San Nicolò a Lido o l’aeroporto internazionale San Marco sia momenti tipici del vivere veneziano, come il rapporto con l’acqua e la successione di chiusure e aperture delle calli e dei campi. Nel nostro caso specifico, il riferimento principale di progetto è stato l’Ospedale di Venezia progettato, ma non costruito, da parte di Le Corbusier.

Per prima cosa si è pensato ad una divisione delle attività in quota: a diverse destinazioni corrispondevano differenti livelli; allo stesso tempo questa divisione funzionale è stata ripetuta anche in senso orizzontale in modo che venissero distinte le parti riservate alle attività legate agli hangar aerei e quelle più private delle residenze temporanee. Il tema centrale della copertura è stato risolto con una struttura semplice ma efficace e consona alla settorialità della “stecca”: è stata progettata una copertura basata su diversi moduli e appoggiata su pilastri in acciaio.


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Le travi principali sono state dimensionate considerando il carico agganciato costituito dalle travi secondarie e dai pannelli. I pilastri a sezione quadrata misurano 80 cm; le travi principali sono delle IPE 50 e quelle secondarie delle IPE 20.


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