Portfolio second part

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Istituzioni di Urbanistica - Milena De Matteis

Il corso di Istituzioni di Urbanistica conciliava le lezioni teoriche sulla storia dell’Urbanistica con l’esecuzione di 3 esercitazioni, in cui venivano sviluppate le anilisi di un determinato quartiere. Il quartiere preso in considerazione è stato quello di Mejaniga (PD), in particolare la zona delle case popolari. Il compito consisteva innanzitutto nell’analizzare in maniera diretta la conformazione del quartiere: capire le tipologie edilizie, la distribuzione dei servizi, la quantità di parchi o altri spazi verdi e così via. Una volta completata la scansione analitica della zona si è proceduto con ricerche inerenti al rapporto del

quartiere con il resto della città e della regione e della sua vivibilità, commentata anche da parte degli abitanti. Il quartiere non presentava gravi anomalie e sia su carta che per esperienza diretta, si mostrava come una zona fornita di servizi e vivibile da parte di persone di tutte le età. I momenti critici, come zone abbandonate o passerelle con pretese architettoniche poco utilizzate, reinterpretate avanzando delle proposte di progetto. Il primo approccio alla materia non è stato semplice, poichè ha costituito il primo incontro con la scala urbana; anche l’idea di rapportarsi alle persone che

che abitavano il quartiere e fare delle interviste è stata un’esperienza del tutto nuova, il cui significato è stato appreso soltanto in un secondo momento e grazie all’importante lezione del Professore Kevin Lynch (L’immagine della città).


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SISTEMA AMBIENTALE E SISTEMA INSEDIATIVO COM’E’? CHE FORMA HA? SI RELAZIONA CON LA CITTA’?


61 SISTEMA DEI LUOGHI DELLA TRASFORMAZIONE IL QUARTIERE IL QUARTIERE NELLA CITTA’


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Viaggio Studio, i musei - Franca Pittaluga

Il viaggio studio si è rivelato un momento fondamentale del percorso di studi, perchè ha rappresentato il primo momento di approccio diretto all’architettura. Il fatto di aver preso parte al viaggio durante il secondo anno, quindi dopo due laboratori di progettazione, un esame di teoria della progettazione e durante il corso di storia dell’architettura contemporanea ha aiutato la comprensione degli edifici che sono stati visitati. Il tema del viaggio era quello dei musei, il programma è stato molto interessante poichè ha offerto una tipologia di edificio, la quale fino ad allora non avevo mai affrontato ed in cui i temi poetici della

luce e di un eventuale contatto con la natura si facevano ancora più profondi dato il rapporto con le opere d’arte contenute all’interno da una parte e con la tecnica costruttiva dall’altra, non solo per preservare le opere ma anche per rendere ottimale il percorso del visitatore.


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Considerando le premesse fatte nalla pagina di introduzione, uno degli edifici edifici che mi ha colpito maggiormente è stata la Fondazione Beyeler di Renzo Piano a Riehen (Basilea, Svizzera). Il museo ha un forte imprinting tecnico: l’edificio presenta una pianta molto semplice, composta da quattro corridoi separati da pareti apparentemente piene, le quali in realtà contengono al loro interno i sistemi di climatizzazione. L’impianto non complesso nè studiato con un rigido percorso permette al visitatore di muoversi liberamente. Il vero protagonista del museo è la luce. Quella che viene percepita è una luce

diffusa e lattiginosa che non intacca le opere e trasmette allo stesso tempo un senso di quiete allo spettatore, che ha la possibilità di osservare le opere artistiche nelle migliori condizioni possibili e allo stesso tempo immerso nella natura, che diventa parte del museo grazie alla grande vetrata nel lato sud. Il segreto del raggiungimento dell’effetto desiderato è racchiuso nella stratigrafia della copertura, che dai vetri serigrafati posizionati a 45°, fino ai meccanismi che regolano l’ingresso della luce e il tessuto visibile all’interno della sala, lavora la luce naturale per offrirla ponderata al punto giusto al visitatore.

“C’è chi progetta proponendosi di realizzare subito qualcosa di eccezionale e poi torna indietro verso i requisiti funzionali e costruttivi e chi invece, come me, comincia dal costruire e cerca gradualmente di avvicinarsi alla straordinarietà [...] In realtà l’architettura è davvero tale solo quando questi due mondi -la risposta ai bisogni e la risposta ai sogni- riescono a coincidere in un solo oggetto: ecco allora che assisti a un miracolo.”


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LOOKING FOR THE PROBLEM


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BROWSING MARGHERA Workshop 2013 - Felipe Gonzalez Pacheco

Il tema del Workshop del 2013 è stato la riqualificazione dell’area industriale di Marghera, ormai caratterizzata per lo più da degrado e abbandono. Ad ogni corso era stata assegnata un’area, il professore Felipe Pacheco si occupava dell’isola triangolare dei silos tra l’industria petrolifera e l’isola bonificata dei fanghi chimici. In realtà, quello del workshop non si è dimostrato un esercizio progettuale di riqualificazione di una singola zona, l’obiettivo di Pacheco andava molto più in profondità. Ogni gruppo del corso doveva impegnarsi nel corso delle tre settimane ad ela-

borare la propria “matrice” ed il proprio progetto urbano di Marghera. La matrice consisteva nella costruzione della storia di Marghera considerando i diversi ambiti - di scala: S, M, L; - storico: ieri, oggi, domani; - culturale, urbano, geografico. Il progetto non avrebbe avuto un andamento lineare ma sarebbe stato un viaggio labirintico, razionale ed intuitivo grazie al quale ogni studente avrebbe potuto costruire la propria personale posizione intellettuale, emozionale e politica. Il progetto urbano vero e proprio consisteva nel ridisegnare Marghera da un

punto di vista più intellettuale, utilizzando come modelli i piani urbanistici delle città, i quali ci sembrassero più efficaci per la Nuova marghera e consoni alla nostra “posizione intellettuale”, raccontata dalla matrice. Il nostro progetto sviluppava l’idea di RI-unire Marghera a Venezia, rendendola più vivibile per il pedone, finora sempre ignorato, sia con una relazione fisica, con un ponte parallelo a quello della Libertà, esclusivamente ciclabile e pedonale, sia attraverso una relazione visiva, costruendo un’alta torre, con terrazza panoramica, simbolo della vecchia Venezia (Campanile) e della nuova (Ciminiera).


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Progettazione Urbanistica - Stefano Munarin

“Il progetto di quest’anno si occuperà della linea ferrioviaria che porta da Venezia a Calalzo, considerando che una volta arrivava fino a Cortina, ma che l’ultimo tratto è ormai dismesso e adibito a percorso ciclabile. Il progetto non si collocherà in un luogo preciso, siete voi che dovete trovare il problema”. In tre anni, è stata la presentazione di un corso che più mi ha colpita, probabilmente per il fatto che per la prima volta, dopo aver studiato, dimensionato e progettato con rigide imposizioni e riferimenti mirati, siano state messe alla prova le capacità di ogni studente con massima libertà, ovviamente guidata da

un occhio critico. Non è stato semplice fin da subito interpretare le parole del professore, anche per l’inesperienza nell’ambito del progetto urbanistico e del territorio. La prima intuizione è stata quella di agire lungo tutta la linea ed essendo il tema principale del corso l’ambito della stazione, la prima soluzione plausibile è stata quella di operare nell’ambito di ogni stazione per migliorarne le capacità attrattive e dei servizi per poter gestire il flusso più o meno frequente di pendolari e turisti. Impostato in questo senso il progetto anche i primi sopralluoghi hanno assun-

to un metodo puntuale e circoscritto, comprendendo la vista di ogni stazione lungo la tratta, quindi l’analisi delle rispettive capacità quantitative e qualitative. Rivalutando le osservazioni fatte dopo aver studiato su carta e aver visitato i singoli paesi, guidati dalle lezioni del professore, che un po’ alla volta indagavano sempre più in profondità il tema d’anno, ci siamo accorti che le problematiche legate all’ambito della stazione e dei flussi di turisti o pendolari si risquotevano a macchia d’olio all’interno del paese. Le nostre riflessioni si sono concentrate così su Longarone.


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FASTEN YOUR SEATBELTS (?)


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VITTORIO VENETO

STAZIONE PER L’ALPAGO

PONTE NELLE ALPI POLPET

LONGARONE

OSPITALE DI CADORE

PERAROLO DI CADORE

CALALZO PIEVE DI CADORE


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Stazione per l’Alpago

Stazione per l’Alpago

Ponte nelle Alpi - Polpet

Longarone


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Ospitale di Cadore

Perarolo di Cadore

Calalzo - Pieve di Cadore


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Prime analisi ed ipotesi progettuali a Longarone


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Nelle pagine precendenti sono presenti gli schizzi fatti durante il sopralluogo e le rielaborazioni successive disegnate sopra le foto scattate durante la visita per ipotizzare e poi verificare le idee sorte riguardo ad una possibile riqualificazione, non solo legata all’ambito della stazione, ma estesa in tutto il paese per garantire una maggiore e migliore possibilità di movimento senza ricorrere all’automobile. In questo modo sono stati individuati gli elementi raffigurati in blu, cardine del progetto: dei passaggi sopraelevati in corrispondenza delle strade maggiormente trafficate possono risolvere in maniera efficace la “disputa” tra macchina e pedone, senza che ne esca vincitore il mezzo più veloce.


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Le fotografie del plastico riescono a spiegare al meglio le intenzioni di progetto, anche grazie alla resa del dislivello, meno percepibile nella rappresentazione bidimensionale. L’intervento più sostanzioso si è concentrato nella zona della stazione e ha seguito un asse che la taglia in maniera perprendicolare. In queste immagini si può notare come l’elemento cardine del progetto citato nella spiegazione precedente abbia preso forma diventando non solo una passerella ma anche sistema di risalita e belvedere; in questo caso specifico la costruzione viene prolungata fino a coinvolgere la piazza principale del paese, dove sono presenti la Chiesa di Michelucci, diversi bar, punti di sosta e la fermata degli autobus. Per rianimare uno spazio potenzialmente importante per il paese si è intervenuto con sistemi semplici ma efficaci, come la realizzazione della pensilina della fermata degli autobus come prolungamento dell’elemento di collegamento con la stazione, con un progetto per la sistemazione del verde all’interno della piazza e il posizionamento di elementi architettonici modulari utilizzabili come sedute.


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STATO DI FATTO


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PROGETTO


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