IL NOSTRO BIGLIETTO DA VISITA
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i siamo! Feel Rouge da oggi fa il bis. All’omonimo programma televisivo, si affianca questa nuova iniziativa editoriale che uscirà con cadenza bimestrale e che punta ad approfondire temi d’attualità e di costume, con un “taglio” in grado coinvolgere un pubblico vasto e sempre più esigente. Feel Rouge non sarà la fotocopia di altre riviste già pubblicate, ma un magazine nuovo di zecca, in cui ci sia spazio per la cultura, gli spettacoli, la gastronomia, le curiosità, i personaggi interessanti di Palermo e della Sicilia, la moda, l’arte, i libri e lo sport, senza ignorare i fenomeni sociali che interessano la nostra città e la nostra Isola. In questo primo numero proporremo un viaggio fra le nuove religioni, sempre più seguite da una quantità crescente di persone, in una terra in cui, anche solo fino a pochi anni fa, un proliferare così rapido era impensabile. Nelle pagine che seguono viene, poi, proposto uno screening dei luoghi “di tendenza” tradizionalmente frequentati dagli aficionados della “pausa pranzo”. Spazio anche al personaggio del mese, la “nostra” Maria Grazia Tirrito, appena ventiduenne, ma con un futuro proiettato fra il mondo della moda e dello spettacolo, e la carriera giuridica. E ancora, vi imbatterete in una passeggiata virtuale nel centro storico di
Palermo a l l a s c o p e r t a d i c h i e s e e o r a t o r i in cui sono custoditi i capolavori di Giacomo Serpotta a 350 anni dalla sua nascita, e scoprirete la curiosa iniziativa di alcuni tifosi rosanero, che stanno raccogliendo le firme per f a r d i v e n t a re il centrocampista Eugenio Corini cittadino onorario di Palermo. Gli amanti del cinema, conosceranno più da vicino il duo Verdone Muccino all’indomani dell’uscita del loro nuovo film e potranno appassionarsi con “24 fotogrammi” , la rubrica in cui sono proposte recensioni e anticipazioni delle ultime pellicole del grande schermo. Gli appassionati dei gialli e del noir potranno scegliere fra un’intervista al vulcanico comandante del Ris di Parma, che racconta del suo “rapporto” con i serial killer, e il ritratto di Giacomo Cacciatore, scrittore palermitano, ritenuto dalla critica fra i migliori del suo genere. Chi ama il teatro, potrà leggere il cartellone dei principali festival in programma in primavera nelle città siciliane, mentre gli amanti della musica scopriranno alcuni retroscena nel panorama variegato di band e musicisti palermitani. L’intento di Feel Rouge è dunque di guardare alla società siciliana a 360 gradi, rispettando il dovere che ci siamo imposti, che è di realizzare un giornale, il cui biglietto da visita sia prima di tutto la qualità.
Here we are! From now on Feel Rouge doubles and this bimonthly magazine will come along with the TV program having the same name. The magazine will talk about social and trend subjects, aiming to attract a larger number of demanding readers. Feel Rouge won’t be just a replica of magazines currently on sale - it will be a brand-new magazine, where readers will find news about culture, theatre, cinema, cuisine, curiosity, titbits about interesting people from Palermo and Sicily, fashion, art, books, sports, social happenings in town and elsewhere in the island. In this first number we’ll start with a journey through the many new religions which are conquering more and more people, in a country where such a proliferation was absolutely unthinkable. An article on the trendiest fast food/lunch restaurants in town will follow. We will also meet our friend Maria Grazia Tirrito, who – at only 22 - has already a bright future in the world of fashion and showbiz, along with her law career. We will also take you for a virtual walk in Palermo historical city centre, and discover together churches and oratories with Giacomo Serpotta’s stucco masterpieces, celebrating his 350th birthday this year. We will also talk about the original project of some Palermo football team fans (the socalled rosanero), who are collecting signatures to appoint the midfielder Eugenio Corini as “Freeman of the City of Palermo”. Cinema lovers will find an interview with the duo Verdone-Muccino for their last film premiere. To cinema lovers is also dedicated the “24 fotogrammi” column (24 frames), where the most recent films are reviewed. Thriller lovers will be pleased with the interview to the volcanic RIS (Scientific Investigation Force) officer from Parma, who tells about his “relationship” with serial killers, while noir lovers will read about Giacomo Cacciatore, a writer from Palermo considered the best one on the subject. Theatre lovers will find the list of the spring festival programs from the main theatres in Sicily, while music hunters will discover some behind-the-scenes events of Palermo’s bands. Feel Rouge aims to look at the most complete Sicilian social scene, without neglecting its main goal: a magazine whose business card is – first of all – best quality.
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la Qualità
BEST QUALITY: THAT’S OUR BUSINESS CARD
LA PALERMO CHE CAMBIA Il Business “Pausa Pranzo”
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a Palermo della pausa pranzo vive. Non più solo di sfigati, affaticati, senza tempo in corsa tra un appuntamento e l’altro. Non più solo di pizzette sgranocchiate “al volo”, di calzoni fritti bisunti o di panini con la milza che poco si addicono a chi deve affrontare un pomeriggio di lavoro. Da qualche tempo, infatti, al tradizionale “cibo da strada”, quello cioè che è possibile acquistare quasi ad ogni angolo della città - panelle e crocchè o arancine, per citare gli alimenti più noti - si affianca una scelta più vasta, segno del tempo e dei costumi che cambiano. “Prendere un boccone”, insomma, facendo tesoro dei più saggi consigli dei nutrizionisti, è diventato anche per i palermitani più che altro un modo di dire. E’ vero, non c’è ancora la possibilità di scegliere tra le svariate proposte a base di bufala del “Mozzarella bar” di Milano, tra le innumerevoli varietà di pane condito proposte dalla “Bruschetteria” di Campo de’ fiori a Roma o, per le vittime del pasto in ufficio, di utilizzare il distributore automatico di cibi sani e nutrienti come è possibile fare a Padova, ma finalmente Palermo è entrata nel business della pausa pranzo, conquistando anche i fedelissimi del pasto a casa. Oggi chi, per esigenze di lavoro o per puro diletto personale, decide di pranzare in un qualsiasi locale, non sarà più costretto a dover ripiegare sulla solita intramontabile “tavola calda”, ma potrà scegliere tra salutari piatti di verdure grigliate, ricche insalate, paste fredde ed espresse. Tributando i dovuti onori all’intramontabile signor Di Martino, tra i primi in città a rendersi conto di questa esigenza e a cercare di soddisfarla con una lunga lista di panini ai quali, nel tempo, si sono aggiunti piatti freddi e insalate, bisogna
riconoscere che molti bar, self service, ristoranti e trattorie hanno cominciato ad adeguarsi al mutare del tempo e delle richieste, con un occhio anche al portafoglio del cliente.
Da Aluia in via Libertà, da Tinto o al Baretto in via XX Settembre, al self service Savoury in via Sammartino, passando per Spinnato in via Principe di Belmonte, per arrivare da “Ma che bontà” in via Emilia, nel salotto della città è vasta la scelta per un pasto veloce e sano: dalle lasagne vegetariane all’insalata di pasta, dal cous cous al riso variamente condito, dalla costata di maiale con patate al forno al roast beef ,al classico piatto di bufala e crudo. E se più ad ovest si può far riferimento al self service Gulliver di via Ugo La Malfa, ad est c’è il sempreverde bar Massaro di via Basile. In entrambi i casi menù vario e prezzi contenuti. Un cenno particolare va fatto a quei locali nati sulla scia del fresh and cheap: cibo fresco e di qualità cucinato espresso per un pasto rapido, gustoso ad un prezzo ragionevole. E’ il caso dell’osteria “Divino
Rosso” di via Salita Sant’Antonio in pieno centro storico. Un locale accogliente che propone quotidianamente un menù che varia a seconda della materia prima disponibile sui banchi del mercato. Si può scegliere tra primi e secondi, frutta e dolce senza “svenarsi”. Innovativo e di ultima tendenza invece, il soft brunch di “Tinto” che coniuga in un ambiente molto gradevole, dove è piacevole intrattenersi, il gusto della buona tavola e l’ottimo servizio. E se la città dei ristoratori muta al mutare delle abitudini, anche i negozianti, almeno le grandi catene, cominciano a capire che a Palermo, come nelle grandi città italiane, la pausa pranzo non è un tempo morto, ma un tempo che può essere utilizzato per lo shopping, oltre che per i classici parrucchiere, estetista, palestra o piscina. Certo, siamo lontani anni luce da certi costumi bolognesi che hanno dato vita al “lifting pausa pranzo”, che gli slogan promettono essere indolore, efficace e rapido. Due ore per farsi stirare il viso: come fare una permanente dal parrucchiere. Ma almeno siamo in linea con il resto della nazione: la pausa pranzo è sempre la più gettonata per le scappatelle. Riguardo a certe faccende è vero il vecchio detto: tutto il mondo è paese!
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di Clara Minissale “LUNCH TIME” BUSINESS”
If you are in Palermo at lunch time, you have a great choice now! People who rush from a meeting to another one, don’t need to content themselves with pizzette (small pizzas), calzoni fritti (fried folded-over pizzas) or pane con la milza (spleen sandwiches), that are no good if you have to work for the rest of the day. For some time, along with the most traditional and delicious Sicilian fast food – such as panelle (chickpea pancakes), crocchè (potatoes croquettes) and arancine (rice balls), just to mention the most famous ones – you can easily find a great variety of food, such as grilled vegetables, salads, pasta salads and hot dishes: this good variety shows that something is changing in the Sicilian life style. In her article, Clara
Minissale lists some of the best lunch time venues in Palermo, a good option to the everlasting traditional tavola calda. Bestowing praise on the evergreen Di Martino, more recently a lot of bars, self-service cafeterias, restaurants and trattorie can be included in the list. Among the others, Aluia in via Libertà, Tinto and il Baretto in via XX Settembre, the self-service cafeteria Savoury in via Sammartino, Spinnato in via Principe di Belmonte, Ma che bontà in via Emilia. Going westwards you find the selfservice cafeteria Gulliver in via Ugo La Malfa, while eastwards you find bar Massaro in via Basile. A special mention is deserved to those venues where you can eat good fresh food at reasonable prices. Among the others: the tavern Divino Rosso in via Salita Sant’Antonio, right in the old town centre.
fotografie di ANTONIO CHINNICI
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PALERMO’S LIFE STYLE IS CHANGING:
fotografie di MASSIMO BARBANERA
di GIUSEPPE SARAO
La riscoperta dei tesori culturali palermitani passa quest’anno per il 350°anniversariodella nascita di Giacomo Serpotta. Nato a Palermo nel 1656, nel quartiere della Kalsa, le poche notizie che ci sono pervenute sulla sua vita indicano come l’artista fosse estremamente povero. Il padre Gaspare, anch’esso scultore ed autore di due statue in cattedrale, tramandò al figlio Giacomo l’arte dello stucco.
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TESORI DA SCOPRIRE Chiaroscuro Serpottiano
Negli anni sviluppò una tecnica che fu una vera e propria innovazione per l’epoca: aggiunse alla calce ed al gesso la polvere di marmo che conferiva alle figure e al colore bianco un’insolita patina di lucentezza (il procedimento di “allustratura”). E fu così che diverse confraternite e compagnie ecclesiastiche del tempo si avvalsero della sua opera. Di certo erano richiamate dalla fama che l’artista andava acquistando; ma spesso si rivolgevano a lui allettati dal fatto di poter ottenere con i suoi stucchi, ed a prezzi notevolmente inferiori, risultati pari alle migliori e costosissime tecniche marmoree. La tecnica dello stucco richiedeva particolare abilità per la velocità con cui doveva essere modellato prima che si asciugasse e che tutto il lavoro andasse irrimediabilmente perso. Si richiedeva quindi all’artista un particolare estro nell’improvvisare dettagli dei volti e nei gesti. E proprio a 350 anni dalla nascita di Serpotta, per rendere omaggio all’artista siciliano, il Comune di Palermo ha realizzato quattro percorsi coincidenti con gli altrettanti mandamenti del centro storico. L’inaugurazione, in grande stile, ha visto fra l’altro la partecipazione di Donald Garstaang, docente americano e massimo studioso dell’arte del Serpotta, che da qualche mese è un po’ più palermitano, perché ha ottenuto la cittadinanza onoraria. E così, palermitani e turisti che vogliano ammirare i bianchissimi puttini serpottiani, possono fare un giro a piedi nel cuore del centro storico, lungo i quattro itinerari consigliati, ed entrare all’interno di chiese ed oratori, finalmente non più off limits. Il primo percorso comprende l’oratorio dei Bianchi, la chiesa di Santa Maria della Pietà, l’oratorio dell’Immacolatella, la chiesa di Santa Maria degli Angeli, detta la Gancia, la chiesa di San Francesco d’Assisi, la chiesa dell’Assunta e l’oratorio di San Lorenzo. .
discovering serpotta’s stucco statues throughout palermo Our tour throughout the treasures of Palermo coincides this year with the 350th Serpotta’s anniversary. Giacomo Serpotta was born in Palermo, in the Kalsa district, in 1656 and the very few information we have about his life tell us that he was very poor. His father, Gaspare, was also a sculptor – he is the executor of two statues housed in the cathedral – and he taught his son how to use the stucco. Giacomo learnt very quickly and he invented a new technique that can be considered as a proper innovation for that time: he added marble dust to lime and plaster, giving to statues a very peculiar white light.
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Proprio quest’ultimo, oltre ad essere probabilmente l’opera più equilibrata e solenne del Serpotta, mostra una delle particolarità della firma dell’artista: sugli abiti del fanciullo del gruppo di “Ospitalità”, è possibile notare una conchiglia, l’attributo di San Giacomo, e quindi dell’artista Giacomo. Il secondo itinerario ci porta a visitare la chiesa di San Matteo e gli oratori del Santissimo Rosario in San Domenico e del Santissimo Rosario in Santa Cita dove è possibile ammirare il suo primo capolavoro. Nelle decorazioni dell’oratorio si mescolano senso drammatico, sottigliezza psicologica e capacità comunicativa; il tutto padroneggiando sia i grandi spazi sia i più piccoli dettagli. Di sicuro è l’opera che lo trasforma da stuccatore in artista completo. Il terzo percorso include le Chiese di Sant’Agostino e di Santa ninfa e l’oratorio di Santo Stefano Protomartire. Da notare qui un’altra particolarità: l’artista gioca con l’assonanza tra il proprio cognome e la “serpuzza”, che in dialetto palermitano indica la lucertola. L’insolita firma è riprodotta sul piedistallo della Beata Caterina, nella chiesa di Sant’Agostino (o Santa Rita). Il quarto e ultimo itinerario include le chiese del Gesù, del Carmine Maggiore e di Sant’Orsola, e gli oratori di San Giuseppe dei Falegnami, del Carminello, del Sabato a Casa Professa e di San Mercurio. Tutti i siti (venti in totale) sono visitabili gratuitamente nei normali orari di apertura; per quelli abitualmente chiusi è possibile prenotare telefonicamente per effettuare visite guidate. Insomma, da oggi questi gioielli dell’arte seicentesca sono il nuovo biglietto da visita di una città che sta recuperando la propria memoria, facendone occasione di sviluppo culturale.
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Palermo celebrates his 350th birthday with four itineraries which go through the main four district of the old town. The lavish opening was dedicated to Mr Donald Garstaand, an American professor who is also one of the best experts of Serpotta’s art and has been appointed “Freeman of the City of Palermo”. People – tourists and locals – willing to enjoy the wonderful Serpotta’s puttos, can walk in the old town and follow the four itineraries, visiting churches and oratories (free entrance) at the standard opening times; for monuments which are usually close to the public, please call to book a guided tour.
VERDONE vs MUCCINO Nemici ma solo sul set Lavorare in un film non è solo ritrovarsi sul set per girare, svegliarsi presto al mattino, fare continuamente le valigie per spostarsi nelle diverse location. C’è tanto lavoro anche in ciò che segue: andare in giro di città in città per la promozione del film. Carlo Verdone e Silvio Muccino si sono trovati qualche settimana fa a Palermo per presentare alla stampa Il mio miglior nemico, film scritto a quattro mani, nel quale i due attori si ritrovano dopo il fortunatissimo Manuale d’amore. All’appuntamento arrivano sorridenti, con uno sguardo complice: Verdone, con la sua faccia da eterno ragazzaccio, trascina il giovane Muccino nei suoi sketch improvvisati.
C’è molta intesa tra i due anche se li separano oltre 25 anni. Nella vita dunque non accade quello che invece succede nel film: uno scontro generazionale che porterà il più giovane nel tentativo di rovinare l’esistenza ad cinquantenne top manager di una importante catena alberghiera. C’è molta intesa tra i due anche se in qualche caso si notano i 25 anni di differenza d’età. Silvio Muccino, quasi non curante di avere accanto il regista del film, istintivamente risponde alla prima domanda, anche se era rivolta ad entrambi, e si scopre anche che ha perso la sua distintiva “zeppola” tra i denti, la “s” che lo caratterizzava nei suoi primi film.
Vi ritrovate sul set ma questa volta in un film scritto a quattro mani. Muccino – “In realtà è stato scritto ad otto mani. Insieme a noi ci sono Pasquale Plastino e Silvia Ranfagni. Abbiamo lavorato più di un anno per la scrittura della sceneggiatura ma alla fine il risultato ci sta dando molte soddisfazioni”. Com’è stato lavorare con Verdone? Muccino – “All’inizio ero preoccupato, poi mi sono sciolto e forse l’ho fatto un po’ troppo, tanto che ho terrorizzato la domestica di casa Verdone”. Verdone – “E certo!!!! E’ stato a casa mia durante la stesura del copione. E’ una ragazzo disordinato e mi ha praticamente distrutto la casa. Sono stato costretto a mettere le tende sui divani perché li aveva sporcati”. Muccino – “Tutto vero. Però c’è da dire che Carlo è troppo preciso e che a casa sua non si può fare niente. Ovunque ci sono tappeti, vasi, cristalli. Poi però alla fine si è arreso. E scappa una risata. Che tra i due sia nato un ottimo feeling è evidente”. Verdone – “Quello che mi piace di Silvio è che è un creativo, un bravo osservatore e rappresenta molto bene la categoria di giovani della sua età. Piace molto perché i ragazzi vedono una certa verità in quello che comunica,
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di MARILENA SANTALUNA
interpretando in pieno le loro paure, le loro incertezze. Mi piace la sua esplosività creativa ed è per questo che nel lavoro di sceneggiatore è stato molto bravo”. Sei stato considerato l’erede naturale di Alberto Sordi. Che cosa ne pensi? Verdone – “No, è una cosa troppo grande perché Sordi era un grande attore e una grande maschera e le maschere sono uniche quindi il grande Alberto non avrà mai eredi”. Muccino – “Però qualcosa di Sordi ce l’ha!! (e ride). Quando giravamo Carlo mi ha fatto “penare” tutto quello che lui aveva passato sul set di In viaggio con papà. Veniva da me e mi diceva: la sera devi andare a dormire presto perchè altrimenti il giorno dopo non te lo posso fare il primo piano”. E’ nata una nuova coppia del grande schermo? Questo si vedrà. Intanto quel che è certo che i due attori sono nemici ma solo sul set.
faces, full of complicity, and Verdone – with his face of eternal prankster – continuously rouses the younger Muccino in his gags. They match very well together, even if Verdone is 25 years older. We can rightly assert that real life is different from fiction: in the film, the young man will try to destroy the 50 year old man, a brilliant hotel director, in a conflict between generations. The complicity of the two actors transpires during the interview, despite the difference in age. Is this a new cinema duo? Who knows it. By the way, it’s sure that the two stars hate each other just on set.
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VERDONE AND MUCCINO: ENEMIES JUST ON SET Making a film is not just acting: you have to wake up very early and you have to pack every day to reach different locations. Plus, a lot of work comes afterwards, when you have to launch your film and you have to move from town to town. Just a couple of weeks ago, Carlo Verdone and Silvio Muccino were here in Palermo to launch their last film Il mio miglior nemico (My best enemy), where they have worked both as actors and directors. In the interview they have happy smiling
UN CITTADINO DI NOME
EUGENIO CORINI
Se ne parla ormai dovunque: sui giornali, in televisione, su internet, per strada, allo stadio. Palestre, rosticcerie, panifici, bar, autorimesse, circoli sportivi, assicurazioni si sono trasformati in centri di raccolta firme. Il calcio, si sa, ha il fortissimo potere di mettere tutti d’accordo. Anche se la squadra, purtroppo, non gira a mille e il “tifo” dei palermitani ultimamente si è manifestato più sulla nuova passeggiata a mare del Foro Italico, sulla domenicale chiusura al traffico del centro storico e tra favorevoli e contrari alla candidatura di Rita Borsellino alla Presidenza
della Regione, è bastato che il vulcanico giornalista palermitano Mario Giglio lanciasse da una piccola emittente privata l’idea di una sottoscrizione per conferire la cittadinanza onoraria ad Eugenio Corini perché il calcio tornasse prepotentemente alla ribalta nella speciale classifica degli argomenti più dibattuti in città... anche se in questo caso, a dire il vero, non è solo di calcio che stiamo parlando. Perché sì, un giocatore “lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”, ma per meritare un riconoscimento così importante occorre essere speciali anche e soprattutto fuori del campo di gioco. Del Genio Corini si conosce tutto, già dai tempi del suo arrivo a Palermo: ottima tecnica, eccellente visione di gioco, due polmoni d’acciaio, tanta personalità e parecchi gol su calcio piazzato. Non a caso è da anni uno dei giocatori più utilizzati da migliaia di appassionati di Fantacalcio. Alzi la mano chi non lo ha inserito nemmeno una volta nella propria squadra. Ma le doti del centrocampista rosanero, correttezza, sobrietà, impegno sociale, i palermitani hanno imparato a scoprirle e ad apprezzarle lungo questi tre anni meravigliosi di militanza rosanero. Anni indimenticabili anche per il Genio che si è letteralmente innamorato della città e della sua gente, tanto da dichiararsi orgoglioso di questa iniziativa, orgoglioso di diventare cittadino palermitano. La raccolta delle firme ha avuto subito uno straordinario successo. Finora ne sono state raccolte circa 1.500, molte delle quali provenienti dall’estero. Hanno firmato politici di entrambi gli schieramenti, magistrati, personaggi del mondo della cultura, del cinema e dello spettacolo, e “semplici” tifosi. Fra i politici, anche il presidente del consiglio comunale Toto Cordaro, il leader siciliano dei Democratici di sinistra Antonello Cracolici e molti altri. Il dato più bello che va sottolineato, a ulteriore prova dell’amore di Palermo per il capitano, è che accanto a quelle illustri di Leonardo Guarnotta, Alfredo Morvillo, Bruno Pizzul, Amedeo Goria, Fabio Testi, Nino Frassica, Barbara Chiappini, Pippo Madè, Ninni Vaccarella, ci sono le firme, tantissime, della gente comune, di chi continua a considerare il calcio un gioco dove ventidue persone in mutande inseguono una sfera di cuoio, persone che non sanno nulla di fuorigioco e quattroquattrodue, ma che conoscono bene il significato di parole come impegno e solidarietà.
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di sERGIO CORONA A CITIZEN CALLED EUGENIO CORINI
fotografie di MASSIMO BARBANERA
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Everybody talks about it in town: TV, newspapers, Internet, people on the streets and at the stadium and gyms, fast food venues, bakeries, bars, garages, sport associations, insurance offices are now collecting signatures. Football – as everybody knows – is a strong group holder, and even if the local football team is not at its best at the moment, the idea talked up by the journalist Mario Giglio during a local TV program has brought football to the top list of the most discussed subjects: why don’t we appoint our midfielder Corini “Freeman of the City of Palermo”? And now supporters are busy collecting signatures. Palermo team supporters love Corini’s skills, fair play, sobriety and social commitments which he has largely shown in his three year activity. Therefore, it’s a great time for the nicknamed Genius who has - in turn - fallen in love with Palermo and its people, and is very pride of his appointment. The idea has been very successful and over 1.500 names – many coming from abroad – have already been collected.
Fra Geova, Buddha e la Santuzza
fotografie di ANTONIO CHINNICI
professionisti ultraquarantenni, insoddisfatti dalle religioni tradizionali… e dalla propria vita “borghese”, fin troppo uguale a se stessa e da arricchire con un pizzico di esotismo che non guasta di certo. Il collegamento fra le vere religioni e i gruppetti settari è improprio e fuori luogo, ma la crescente presenza delle une e degli altri svela come Palermo sia una città dalla radicata vocazione cosmopolita e multireligiosa. La religione che si sta espandendo sempre più è l’Islam. Si conta che in città i musulmani siano ormai diverse decine di migliaia, tanto che negli ultimi tempi si sta facendo strada l’idea di
costruire una grande moschea che possa radunare una comunità religiosa in crescita esponenziale. Due anni fa, ad esempio, in occasione della celebrazione del Ramadan, in migliaia hanno affollato il lungomare del Foro Italico, perché i luoghi di culto a disposizione dei musulmani residenti a Palermo erano troppo piccoli per contenere così tante persone. In città, le associazioni islamiche hanno tre sedi, in via Loreto, in via Ricasoli e in piazza del Gran Cancelliere, nei pressi di via Maqueda, dove sorge la moschea più nota, proprio accanto allo “storico” caffè arabo.
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Palermo è una città dalla forte tradizione cattolica? …Ma mi faccia il piacere!!! Fra guru d’ultima generazione, reverendi “english stile”, monaci pseudozen e devoti del “Settimo Giorno”, il capoluogo siciliano è letteralmente intasato da un vero e proprio esercito di gruppi religiosi di differente provenienza. Si va dalle grandi e serie comunità etniche che hanno portato in Sicilia il proprio credo, come quella degli hindu Tamil cingalesi, o delle migliaia di ferventi musulmani di origine maghrebina, alle ormai radicate chiese protestanti, fino a vere e proprie sette, spesso ad uso e consumo di annoiati
di alberto samona’
VIAGGIO FRA LE NUOVE RELIGIONI
L’Islam, a Palermo, vanta anche la presenza discreta del Coreis, la “Comunità religiosa islamica italiana”, composta quasi esclusivamente da musulmani di nazionalità italiana e guidata a livello nazionale dal carismatico principe Pallavicini, fra i massimi studiosi del metafisico Renè Guènon. Moltissimi, circa tremila, sono i Tamil induisti dello Sri Lanka, discriminati in patria dalla maggioranza buddista che vive a Ceylon e praticamente ignorati dai palermitani fino a un paio d’anni fa, quando hanno sorpreso gli incuriositi passanti, sfilando con i loro coloratissimi vestiti nel bel mezzo di via Ruggiero Settimo, per reclamare il diritto ad un tempio in cui poter manifestare il proprio credo religioso. Si tratta della comunità Tamil più numerosa d’Italia. Il tempio, purtroppo per loro, non è mai arrivato e così il fiero popolo cingalese si è arrangiato alla meno peggio: ogni domenica, in migliaia si riuniscono ai piedi della grotta di Santa Rosalia a Monte Pellegrino per rendere culto alla Santuzza, divenuta in pratica una nuova, originalissima, divinità hindu “made in Palermo”. Chi, poi, non ha mai sentito suonare il citofono e dall’altro lato della cornetta ascoltare una voce che diceva di appartenere ai “Testimoni di Geova”? Una religione, questa, in crescita in tutta Italia; Shaleddine Houidi, Imam della Moschea di Palermo
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a Palermo si contano trenta “Sale del Regno” (così si chiamano le loro chiese). Fondati nel 1878 da un commerciante nordamericano, i Testimoni di Geova, pubblicano due riviste, “Torre di guardia” e “Svegliatevi” e in città sono tantissimi: l’annuale commemorazione della morte di Gesù, che si è svolta all’hotel San Paolo Palace, è stata celebrata in ben nove lingue, con una sessione anche per le persone sorde di Palermo e provincia, e con una cerimonia distaccata per i fedeli detenuti nel carcere di Pagliarelli. Un numero sempre maggiore di fedeli è, inoltre, costituito da quanti fanno parte delle chiese cristiane evangeliche sparse in città. Molti di loro aderiscono all’Adi, le “Assemblee di Dio in Italia”. Si considerano testimoni del messaggio contenuto nelle Scritture e per questo, si definiscono cristiani, evangelici e di fede pentecostale. Spesso è possibile guardare i loro pastori in tv, predicare in appositi programmi trasmessi da varie emittenti locali. Una delle loro pratiche più diffuse è la lettura di passi dell’Evangelo. A Palermo, i luoghi in cui viene celebrato il “Culto” sono una dozzina, uno in ogni quartiere, mentre in provincia se ne contano oltre cinquanta. In via Giovanni Evangelista di Blasi sorge, poi, il “centro diaconale valdese” attivo da più di trent’anni. I valdesi palermitani, a dire il vero, non sono molti, ma la loro attività si concentra, per lo più, nel lavoro sociale diretto ai bambini e alle famiglie. Sono attivi laboratori, una scuola per l’infanzia, una scuola elementare e servizi di riabilitazione. In città, pur essendo attiva un’associazione di amicizia italo-israeliana fondata dal professor Titta Lo Jacono e che conta qualche decina di membri, non c’è una vera e propria comunità ebraica riconosciuta ufficialmente. Il passo per la sua nascita, però, potrebbe essere breve, perché nel giugno dell’anno scorso l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) e la Regione Sicilia hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che regola i rapporti fra le due istituzioni e che potrebbe essere il preludio alla futura fondazione di una comunità ebraica anche nell’Isola. Chi in Sicilia non manca di certo sono i seguaci del Buddha! A Palermo, infatti, si registra da diversi anni una consistente presenza di aderenti all’istituto buddista italiano della “Soka Gakkai”. Questa società, fondata in Giappone nel 1930 da un maestro elementare e dal preside di una scuola privata, si fonda sull’insegnamento (riveduto in versione laica) di Nichiren Daishonin, un monaco nipponico vissuto nel 1200, che in polemica con le precedenti interpretazioni del Buddismo, sostenne che la legge fosse tutta concentrata nel cosiddetto Sutra del Loto e che l’unica via di “salvezza” fosse costituita dalla recitazione della frase “Nam, Myoho Renge Kyo” e cioè “devozione al Sutra del Loto”.
Buddhisti del “Centro Muni Gyana”
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E così, non sono pochi i salotti palermitani, in cui, settimanalmente, la celebre frase viene recitata da centinaia di persone. Si conta che in città la recitazione del Sutra del Loto sia praticata in diversi appartamenti privati, in pratica uno per ogni quartiere. “La pratica, la preservazione e la corretta diffusione dell’insegnamento spirituale del Buddha storico” (Shakyamuni Buddha) sono, invece, alla base delle attività svolte dal “centro Muni Gyana” di via Alessandro Paternostro, associato all’Ubi, l’Unione Buddhista italiana, fondata nel 1986 e alla quale aderiscono i principali centri italiani d’ispirazione buddhista. Nei locali palermitani vengono organizzate conferenze, sedute di meditazione di vario genere e confronti su temi religiosi e spirituali. E restando in tema, a Palermo, non poteva mancare e una “Buddha hall”, costituita nientemeno che nel carcere Pagliarelli e da poco trasferita nella sezione femminile del penitenziario. A fondarla sono stati gli aderenti all’associazione di promozione sociale per la meditazione e terapia olistica “Sammasati”. Fra i suoi scopi, quello di contribuire a migliorare la qualità della vita dei reclusi, mediante metodi di rilassamento e meditazione, che possano favorire un loro reinserimento sociale. Gli operatori dell’associazione sollecitano i detenuti a “cercare le proprie risorse dentro di sé”, impiegando al meglio il tempo di permanenza in carcere.
Chi da qualche tempo ha traslocato da Palermo è l’associazione internazionale per la coscienza di Krshna, meglio nota come gli “Hare Krishna”. Nel capoluogo siciliano, dopo l’exploit degli anni ’90 (quando organizzavano affollate cene vegetariane nella loro sede di viale Regione Siciliana), sono rimasti solo pochi aderenti, mentre a Catania l’associazione è abbastanza radicata. Fondati nel 1966 negli Usa da Swami Prabhupada, gli Hare Krishna si possono notare per la testa rasata e la lunga tunica arancione: mettono in pratica una religione devozionale, unica possibilità per orientarsi nel Kali Yuga – l’epoca oscura in cui vive l’umanità – attuata mediante il cosiddetto “bakti yoga” che prevede la recitazione del mantra, il canto dei Santi Nomi e la rigida osservanza di regole di castità, vegetariane e di astinenza da fumo e alcolici. In città non possono mancare nemmeno gli ultimi, pochi, seguaci del santone Osho, conosciuti al grande pubblico come “gli arancioni”, i fedelissimi della cosiddetta “meditazione trascendentale” e nemmeno le varie chiese Battista, Anglicana, Riformata, Metodista, Apostolica, Biblica, Millenarista, Avventista, dell’Unificazione e, dulcis in fundo, i sempre presenti Mormoni. Insomma, per i palermitani in cerca di nuove avventure spirituali c’è solo l’imbarazzo della scelta.
A TOUR AMONG NEW RELIGIONS JEHOVAH, BUDDHA AND OUR SAINT ROSALIA
Last generation gurus, English style priests, Zen monks and Seventh Day Adventists … Palermo is overcrowded with many different religious groups coming from all over. The choice goes from the large ethnic communities who have exported their own creed, such as the Cingalese Hindu Tamil, or the thousands of fervent Maghrebi Muslims, to the well established Protestant church, including real sects created for over-forty professionals, bored of standard religions. The most expanding religion is Islam and in town now there are tens of thousands of believers. There are also many Hindu Tamils from Sri Lanka – about three thousand, who gather together at Saint Rosalia’s grotto (Monte Pellegrino) to pray our Santuzza on Sundays: a sort of “made in Palermo” Hindu goddess. Fast increasing is also the number of Jehovah’s Witnesses – now there are thirty “Kingdom Halls” (that’s the way they call their churches) - and the Evangelic Christian churches. In Palermo there are also some Buddha followers! and actually, here there is a good number of people registered with “Soka Gakkai”, the Italian Buddhist Institute. In town there is also the “Muni Gyana Centre” in Via Alessandro Paternostro, and a “Buddha Hall” located – no less - into the Pagliarelli prison. In town we also have the last remains of Osho’s followers – better knows as Hare Krishnas - who believe in the “transcendental meditation”. Last but not least, we also find Baptists, Anglicans, Reformists, Methodists, Apostles, Biblicals, Millenarianists, Adventists, Unificationists and Mormons.
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IL PERSONAGGIO
MARIAGRAZIA TIRRITO
bella, universitaria e single... Occhi verdi con pagliuzze dorate che brillano, un sorriso che contagia, un metro e settantatre di altezza per cinquantasei chilogrammi, frequenta l’università, è impegnata nel volontariato, fa la modella, la conduttrice Tv, ha 22 anni ed è... single!!! Allora! Facciano molta attenzione i maschietti che hanno già fatto qualche “pensierino”, perché, in fatto di uomini ha le idee molto chiare (e non solo in questo) Per conquistarla un ragazzo, ovviamente, deve prima colpirla per l’aspetto esteriore. La prende uno sguardo intrigante, ha una preferenza per i mori anche se non disdegna i biondi, ma bisogna essere anche intelligenti e ironici, non dovete ostentate troppa sicurezza (della serie “so tutto io”), mai essere banali, non essere pressanti, (meglio se un giorno la chiamate e per due no, perché dice che
primo
incontro
che
l’avete
così un uomo la intriga di più) ma soprattutto mai fare i “provoloni” o dirle al primo incontro che l’avete vista sul calendario. E già… Perché lei ha già fatto un calendario e le foto sono un po’ osé, anche se nulla di particolarmente sgraziato. Però per la sua timidezza (anche se molti non lo crederanno, ma quando si parla del calendario arrossisce) è meglio che gli uomini che vogliono conquistarla non tocchino questo tasto. Ma andiamoci per ordine. Si chiama Maria Grazia Tirrito, è di Termini Imerese, nel palermitano, e come quasi tutte le ragazze della sua età, sogna il successo, ma non lo insegue con affanno. E’ il volto ufficiale del magazine televisivo “Feel Rouge”, ma non è soltanto una bella ragazza che mostra le sue grazie in video. E’ intelligente, parla bene e se la cava abbastanza con i suoi interlocutori anche se, come si dice, deve fare esperienza. Da solo un anno, infatti, fa la conduttrice tv, ma ha mosso i primi passi nel mondo dei concorsi di bellezza a soli quindici anni.
Nel 2004 hai partecipato a Miss Universo. Come sei finita in un concorso così importante? “Il primo concorso al quale ho partecipato l’ho fatto quando avevo quindici anni. Ho partecipato a “Bella d’Italia” e alla finale nazionale mi sono classificata seconda. Questa è stata una buona occasione perché da qui ho iniziato a fare le prime sfilate di moda fuori Palermo. Nel 2004 ho partecipato a Miss Universo. Ho passato tutte le selezioni e sono arrivata alla finale nazionale di Santa Maria di Leuca in Puglia, ma non mi sono classificata”.
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di MARILENA SANTALUNA
Ci sei rimasta male? “Per niente. Per me sono stati quindici giorni di puro divertimento, anche se li ho vissuti da reclusa. Non mi sono mai disperata per un concorso andato male, perché per me la meta da raggiungere non è il successo, perché io mi vedo realizzata in altro quindi prima di tutto viene lo studio. Quest’anno dovrei laurearmi. Una volta ho rinunciato ad un viaggio di lavoro in Polonia perché dovevo sostenere una materia. Ero molto combattuta perché sarebbe stata un’esperienza unica, ma alla fine ho deciso di non partire e preparami per la materia”. Tra una materia e l’altra però cosa è successo? “Sempre nel 2004 mi ha chiamato l’ufficio casting di Mediaset per farmi partecipare a Veline. Ho vinto la prima puntata a Milazzo e sono passata alla finale di Riccione dove però non è successo niente”. Hai posato per il calendario di Feel Rouge. Le foto sono un po’ osé. Hai provato imbarazzo? “Quando l’editore Carlo Valenti me lo ha proposto ho accettato subito. Poi sono andata in crisi e volevo rinunciare perché avevo molta ansia per la foto di copertina. Ma l’atmosfera che si è creata sul set mi ha fatto tranquillizzare anche se ho voluto tutti fuori e sono rimasta sola con il fotografo.Il motivo per il quale ho accettato è stata la destinazione benefica dell’inoziativa: i proventi, infatti, sono andati all’associazione per la lotta contro le leucemie e i tumori infantili”. Eh si! Aiutare il prossimo, per Mariagrazia è fondamentale.
Tra lo studio, il lavoro, la palestra e le uscite con gli amici, parte del suo tempo lo dedica a chi ha bisogno, facendo volontariato in una cooperativa di Termini Imerese che aiuta disabili e anziani. Tra tutto quello che fai cosa vorresti che si realizzasse in futuro? “Tra i miei obiettivi non c’è al primo posto il successo. Vivo il momento con divertimento e se la fortuna mi cercherà di certo non le chiuderò la porta in faccia. Quello che inseguo per il momento è la mia realizzazione nello studio. Nel futuro mi vedo una libera professionista, magari un avvocato. Alla mia specializzazione ancora devo pensarci”. Il tuo sogno? “Arrivare avanti negli anni, guardarmi indietro ed essere soddisfatta del mio percorso, e magari anche essere fiera di aver fatto qualcosa di buono per qualcuno”.
MARIAGRAZIA TIRRITO BEAUTIFUL, EDUCATED AND… SINGLE!
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Green eyes with sparkling gold dust, charming smile, 1.75 mt and 56 kg, university student, voluntary worker, model, TV speaker, 22 years old and she is … single! What’s more?! To win her, a guy must be handsome, first of all. She loves intriguing eyes, black hair – but she doesn’t disdain blond guys either – he must be smart and ironical, he shouldn’t be too self-confident, uninteresting or pressing. And most important, he shouldn’t mention her calendar at the very first date. Yes, no kidding … she has been portrayed in a calendar with some naughty
– but decent - photos. By the way, if you want to conquer her, don’t mention it! She is called Maria Grazia Tirrito and comes from Termini Imerese, a town close to Palermo. Just like all young women she is looking for popularity, but she is not really very worried about it. In the interview she tells us about her dreams and expectations. She is smart, she talks well and she can handle people, but she still has to learn a lot – as she admitted. She started working as a TV speaker last year, but she has participated to beauty contests since she was only fifteen. She is currently the official face of Feel Rouge TV magazine.
UN’ AZIENDA FRA TRADIZIONE E PROGRESSO
L’ Arte del Ricamo Firmata “By Ciuro” Lovemarks, letteralmente “amore per le marche”: un fenomeno dilagato rapidamente fin dagli inizi degli anni ’80. Gli acquirenti vedono nella marca un’affermazione di qualità e spesso desiderosi di ostentarla, ricercano questa garanzia in ogni settore. Non è un caso che molte operazioni di marketing delle più grandi aziende internazionali puntino ad evidenziare il logo che si impone ormai come uno status su qualsiasi mercato. Dietro alla maggior parte delle scritte e dei loghi che caratterizzano abiti, divise, tappezzerie ed accessori di ogni genere si cela il meticoloso e complesso lavoro della punciatura. Un termine sconosciuto, ignorato da molti, sconosciuto anche ai dizionari ma fondamentale per tutte le aziende il cui intento è quello di mettere in mostra la propria pregevolezza anche attraverso l’attenzione ai piccoli particolari. In passato era frequente l’uso della stampa sui tessuti, ma la qualità di questi prodotti è ben lontana da quella dei capi ricamati. Sebbene, difatti, il nome racchiuda in sé l’espressione della tecnologia moderna, il punciatore è l’uomo del ricamo, colui che disegna i ricami utilizzando software specifici poi tradotti sui vari tessuti grazie a macchine all’avanguardia. L’uomo emblema della punciatura in Sicilia è Giuseppe Ciuro, colui che per primo si è avventurato nella realizzazione di un ricamificio industriale di ultima generazione. Dopo aver conseguito accurati studi che lo hanno portato a compiere numerosi viaggi, Ciuro torna a Palermo nel 1997 portando con sé una Toyota AD 850, una macchina che ricama cappellini che ancora oggi custodisce gelosamente. Nel giro di pochi anni grazie alla professionalità e all’efficienza che ha sempre garantito ai propri clienti, “by Ciuro” ha conosciuto un notevole sviluppo, fino a divenire l’azienda che possiede il maggior numero di macchine da ricamo monotesta della Toyota in Italia ed a diventare istruttore di giovani Punciatori in Sicilia per conto della G.M.I. azienda leader nel mondo dei soft da ricamo. La maestria di Giuseppe Ciuro è stata testimoniata anche nell’ambito di collaborazioni importanti, fra cui la realizzazione di tre gonfaloni per Palazzo De Seta, insieme al noto architetto Italo Rota. Nella sola Sicilia questa grande azienda
conta più di un migliaio di clienti all’interno di molteplici settori. Un campo di notevole rilevanza è quello dello sport: in questo settore, “by Ciuro” si occupa di aziende di abbigliamento sportivo, golf, equitazione, vela, ma anche di calcio: il ricamificio palermitano, ad esempio, rifornisce alcuni importanti team velici, sia per le divise che per le cuscinetterie, orna i sottoselle dei cavalli da corsa e le tenute dei giocatori di golf. In ambito calcistico è importante ricordare che per diversi anni Ciuro ha servito il Palermo Calcio sino ad arrivare in Serie A. Questa professionalità ha ricevuto un ulteriore riconoscimento a livello internazionale grazie ad un articolo pubblicato nel febbraio del 2001 su “Eurostitch”, riconosciuta come una delle più autorevoli riviste di ricamo al mondo. Giuseppe Ciuro, in breve, ha conquistato il mercato siciliano con un’azienda di alta qualità, attraverso la quale ha reinventato l’antica tradizione del ricamo all’insegna del progresso anche per i suoi clienti.
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di ELIANA CHIAVETTA
FEEL ROUGE REPORT
PARIS
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Parigi ci accoglie avvolgendoci nel suo manto di bruma invernale. Fredda ed elegante, la capitale della cultura occidentale, mostra compiaciuta la sua grandeur, i suoi suggestivi scenari, la sua natura multietnica. Le mètro è il vero cuore pulsante di Parigi. Scorrendo nel sottosuolo, attraverso gli spazi immensi della capitale, la rende viva, unita. La guardiamo dall’alto scalando i piani della Tour, ma neanche da lì lo sguardo coglie i confini di questo colosso. La Senna, i suoi ponti, l’atmosfera misteriosa di Notre Dame, e più in là la luminosa modernità della Defense. Tradizione e innovazione, coraggio e fierezza. La presunzione parigina ha motivo di essere. La notte cala, la città si illumina di colori e di bagliori. La torre la domina con lo sguardo profondo del suo faro. I battelli attraversano un fiume dalle acque dorate, giochi di luce e riflessi riscaldano le notti dei bistrot. I neon di Pigalle incorniciano la cultura del sesso nelle sue espressioni più disparate, dalle raffinatezze del Moulin Rouge alle rudezze dei Peep Show. Torniamo a casa consci di aver visto troppo poco di una città misteriosa, che forse nessuno conosce pienamente, neanche chi ci vive da sempre .
I parigini però non volevano più rinunciare a questa meraviglia psichedelica e, nonostante l’eccessivo consumo elettrico, la società che gestisce la Torre metallica ha rivisto la sua decisione lasciandole il suo abito scintillante. 1665 scalini per i visitatori più sportivi. Due ascensori trasparenti salgono sino al secondo piano dove si trovano negozi di souvenir, bar e la veduta piu suggestiva di Parigi. i venti invernali rendono la nostra visita piuttosto pungente, eppure il fascino e l’atmosfera del luogo ci tengono a lungo in contemplazione dei panorami cittadini, che si stendono a perdita d’occhio in tutte le direzioni. Primo piano, Altitude 95, un toast al formaggio? 10 euro, evitate se potete...Noblesse oblige ma fino a un certo punto...
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Costruita per l’esposizione universale e per la commemorazione del centenario della Rivoluzione Francese, la Torre Eiffel con in cima la bandiera francese, fu inaugurata il 31 marzo 1889. Nonostante le critiche e le contestazioni dei parigini e degli intellettuali francesi che accompagnarono la sua costruzione, la struttura metallica rappresenta oggi il simbolo di Parigi e attira ogni anno più di 6 milioni di visitatori. Gli studi sul progetto cominciarono nel 1884. Nonostante tutti gli ostacoli, la sua costruzione comincia nel 1887 e terminata 26 mesi dopo nel 1889. Era prevista in origine la sua distruzione dopo l’Esposizione Universale del 1900 ma esperimenti di radiotrasmissione effettuati dall’Arma francese prima della fatidica data, la salvarono definitivamente. Ferro forgiato eretto a forma di croce, diviso in 18.038 pezzi e fissati da 2.500.000. rivétti. La struttura del capolavoro di Gustave Eiffel, é molto aerata e resiste al vento. Nonostante la forma imponente e la robustezza dei materiali, il suo peso non supera 7.300 tonnellate. da terra sino all’asta della bandiera misura 312,27 metri nel 1889. Oggi, con le sue antenne arriva a 324 metri. Diverse televisioni francesi hanno attualmente la loro antenna sulla cima della Torre. inizialmente previsto per festeggiare il passaggio all’anno 2 0 0 0 .
di ALEX GARRAFFA e GAIA CARONNA
TOUR EIFFEL
LA DEFENSE
Il nome Défense deriva dal monumento “La Défense de Paris” che venne eretto in questo luogo nel 1883 per commemorare la guerra del 1870. La costruzione dell’edificio ha richiesto 4 anni. Un perfetto cubo di 108 metri di larghezza, 110 metri di altezza e 112 di profondità. La Grande Arche de La Défense, trecentomila tonnellate, posa su 12 piloni. Il suo tetto pesa trentamila tonnellate e copre una superficie più grande di un ettaro. La sua cavità interna potrebbe contenere in larghezza gli ChampElysée, ed in altezza la chiesa di NotreDame de Paris. La facciata esterna de La Grand Arche è stata costruita con il più nobile dei materiali, il marmo di Carrara. La superficie è di straordinaria purezza, coperta con due ettari di lastre di marmo e due ettari e mezzo di vetro.
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L’ A rc o c o n t i e n e novantacinquemila metri quadrati di spazio per uffici. Ogni giorno quattromila persone si recano al lavoro nei 35 piani de La Grand Arche. Nel 1983 come risultato di una competizione internazionale di architettura, la Francia scelse il progetto proposto dall’architetto danese Johan Otto Von Spreckelen. Il presidente François Mitterand trovò che la proposta era “notevole per la sua purezza, per la forza con la quale creava un nuovo punto di riferimento sull’ Asse Storico di Parigi, e perché era aperto”. La Grand Arche fu inaugurata nel 1989.
A CACCIA DI SERIAL KILLER
DELITTI IMPERFETTI intervista a Luciano Garofano
Esiste il delitto perfetto? Quello che non lascia tracce e mette al sicuro l’assassino? La risposta è no! Parola di Luciano Garofano, il tenente colonnello che comanda il Ris di Parma ed è l’autore di Delitti imperfetti, atto II. Le ricerche scientifiche del reparto speciale dei carabinieri e la risoluzione di casi nazionali come quello del serial killer Donato Bilancia sono al centro del secondo libro che l’investigatorescrittore ha presentato qualche settimana fa a Palermo, su iniziativa dell’avvocato Giuseppe Gerbino, del Rotary Palermo Est, e in cui Luciano Garofano punta l’attenzione sui nuovi casi del Ris, mostrando nuovi aspetti del crimine e le tecniche sempre più avanzate che il reparto investigazioni scientifiche dell’Arma mette in campo per contrastarli. “Nessun delitto è perfetto, ma esiste l’indagine imperfetta”, dice l’ufficiale dei carabinieri. E’ la scienza a fare la differenza nelle indagini e Garofano, che è un biologo, lo ha potuto constatare grazie ai numerosi casi che lui stesso ha risolto: da Cogne alla strage di Capaci. In quanti, prima della fiction “Ris, delitti imperfetti”, avevano tanta dimestichezza con reperti scientifici, analisi di laboratorio e studio del Dna? Queste ultime tre lettere sono quelle che bastano per incastrare un assassino, un malavitoso, un violentatore e rendere un’indagine perfetta. Dna: l’acronimo per definire l’impronta genetica di ogni essere umano, è una parola con la quale siamo entrati in confidenza ormai da tempo. Una serie televisiva e soprattutto, l’abile scrittura di un investigatore e scienziato, hanno reso partecipi spettatori e lettori a diverse indagini poi risolte dai carabinieri del Ris di Parma, grazie alla scoperta di tracce invisibili e troppo spesso contaminate.Scrupolo e cautela sono le doti che non devono mancare ad un carabiniere del Ris, che non deve mai trascurare lo studio e la ricerca. “La realtà, infatti, non è quella della fiction – dice Garofano - e non sempre dall’analisi dei reperti si hanno risposte immediate”. Riuscire ad intervistarlo è quasi impossibile.
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Sempre in viaggio per lavoro, il tenente colonnello però riesce a dedicare ai giornalisti una breve chiacchierata al telefono. Tra un aereo e l’altro. “Gli obiettivi che mi ero prefissato quando ho iniziato a scrivere il mio ultimo libro sono stati raggiunti – spiega l’ufficiale, 52 anni e da quasi trenta nell’Arma –. Volevo riportare alla verità tante storie che troppe volte sono state raccontate senza dovizia di particolari e soprattutto volevo trasmettere sicurezza al cittadino e far appassionare i giovani a questa professione”. Sfogliando le pagine di Delitti imperfetti, atto II – Nuovi casi per il RIS di Parma, (Marco Tropea Editore - euro 15), ci si rende conto che scoprire il volto di un serial killer non è per gli investigatori il vero momento della verità. La scoperta più ardua e inquietante per loro avviene prima, quando attraverso indizi e prove mettono in luce che molteplici eventi delittuosi sono legati da una serialità. Per la prima volta Garofano ci racconta la risoluzione dei diciassette delitti orditi e messi a segno da Donato Bilancia, il primo omicida seriale italiano, che colpisce in luoghi diversi, dalla Liguria al Piemonte. Il Ris di Parma, dall’esame dei reperti, scopre il legame che collega questi omicidi: un revolver Smith & Wesson munito di insolite cartucce. Viene aperta così la caccia all’assassino più inclassificabile e tra i più spietati della storia del crimine, che finirà in manette tradito dalle tracce di saliva lasciate su una tazzina di caffè. “Creare una banca-dati del Dna consentirebbe di avere una raccolta di profili di pregiudicati che agevolerebbe ancora di più il lavoro degli investigatori”, dice Garofano che da tempo si batte per la realizzazione di questo progetto. Sotto il suo comando il tenente colonnello ha ottanta uomini che lavorano su casi che riguardano tutto il nord Italia. La chiacchierata con l’investigatore finisce presto: “La devo lasciare – dice – un caso di rapimento a Parma mi attende”. Arrivederci comandante e buon lavoro.
Do perfect crimes - with no traces or evidence - exist? The answer is no!, as Luciano Garofano guarantees. He is a Carabinieri RIS (Scientific Investigation Force) lieutenant colonel, as well as the writer of Delitti imperfetti, atto II (Imperfect crimes, second act). Scientific investigations and the solution of difficult crimes, such as those committed by the famous serial killer Donato Bilancia, is the main topic of the book launched by the author a couple of weeks ago in Palermo. In the book, the writer shows the new aspects of crime and the newest advanced techniques used by the scientific investigation force. “No crime is perfect, while some investigations are imperfect” says the Carabinieri lieutenant. Science can make the difference in investigation and Garofano, who is a biologist, has experienced it in the many crimes he solved, such as the murder in Cogne and the massacre in Capaci. In his interview, Garofano tells us how he solved the seventeen murders committed by Donato Bilancia, the first Italian serial killer acting in different cities in northern Italy. The colonel – after examining the evidences – found out what linked all crimes: a Smith & Wesson revolver loaded with some unusual cartridges. That’s the way the big hunting started and how the most pitiless murder was identified thanks to his saliva traces on an espresso cup.
di ROMINA MARCECA
SERIAL KILLERS HUNTING…
Una Scommessa Vincente
Francesco Ginestra
La sua scommessa con il mondo imprenditoriale l’ha già vinta, ma lui non si ferma perché è sempre in continua evoluzione, così come il suo universo lavorativo. Ricopre un ruolo che si è guadagnato con anni di duro impegno, portando idee e tanta innovazione nel gioco delle scommesse. E’ Francesco Ginestra, palermitano, presidente dell’Associazione SNAI . Dice che nella vita a volte bisogna avere più fortuna che anima e se gli si chiede se si ritiene un uomo favorito dalla sorte, risponde così: “Ho un grande vantaggio, quello di fare un lavoro che mi piace. Mi sveglio ogni mattina con la voglia di fare cose nuove e ogni giorno mi invento qualcosa. Nessuno mi dice quello che devo fare, io penso e realizzo e delle mie decisioni gli altri sono contenti ed approvano. Questo è un grande privilegio, quindi……sì, mi ritengo un uomo fortunato”. Quando ha inizio questo suo fausto percorso? “Erano gli anni Settanta ed io lavoravo presso un’agenzia associata di proprietà di mio suocero, che tra l’altro aveva realizzato l’Ippodromo di Palermo. Dopo avere imparato il mestiere ho deciso di dare vita ad una mia agenzia a Trapani. Andò bene, tanto che ne ho aperto una a Palermo e un’altra a Mondello. Nel frattempo sono diventato Consigliere della Snai e nel ’99 ho partecipato ad una grossa gara dello Stato che mi ha consentito, insieme a colleghi ed amici, di creare la società S.I.S. che ci ha permesso di aprire oltre quaranta agenzie sul territorio nazionale. Nel frattempo, visto il lavoro svolto, mi è stato dato l’incarico di vice presidente della società ed anche quello di vice presidente della Holding SNAI Servizi e in seguito, l’associazione ha deciso di nominarmi Presidente”. Dai suoi inizi, com’è cambiato il mondo delle scommesse? “Una volta c’era solo il gioco dei cavalli e il giocatore faceva improbabili conti su quella che poteva essere la vincita fino a quando in agenzia non arrivavano i risultati delle corse attraverso la telescrivente. Oggi in tempo reale si è a conoscenza della somma che si vincerà, ed in più il giocatore, recandosi presso una delle nostre agenzie, ha la possibilità di seguire la corsa dal vivo attraverso la tv, un canale che trasmette a circuito chiuso per i nostri centri. Questa è stata una mia innovazione portata nei punti SNAI del meridione, una scommessa vinta negli anni novanta in piena legge Mammì. Prima di allora il canale televisivo arrivava solo fino a Napoli. Adesso la nostra è un’emittente a tema con gli studi a Roma, dove si svolgono tavole rotonde e dibattiti. Bruno Vespa è uno dei nostri conduttori. Ma per chi vuole seguire il nostro mondo da casa propria esiste il canale Snai Sat su Sky”. Ci stiamo avvicinando ai Mondiali di Calcio. Il mondo degli scommettitori impazzirà. SNAI come si sta preparando ad un evento sportivo così importante? “Abbiamo già preso accordi con La7 e stiamo trattando con Sky per consentire ai giocatori di scommettere in diretta. Oggi la tecnologia va inseguita e noi abbiamo abbastanza fiato per starle dietro. Per esempio abbiamo creato la SNAI Card, una carta che permette di scommettere su sport in generale, ippica ed eventi non sportivi e senza bisogno di recarsi in agenzia. Il giocatore potrà fare tutto comodamente da casa tramite Internet, telefono fisso o sms. Prima però, presso una delle nostre agenzie, si
dovrà aprire un conto gioco sul quale poi verranno addebitate in tempo reale le scommesse effettuate ed accreditate le vincite realizzate. Questi sono movimenti che possono effettuarsi anche presso il circuito Gold Snai creato grazie alla collaborazione di esercizi pubblici che si trovano in paesi dove nelle vicinanze non sono presenti nostre agenzie. In questi luoghi, che possono essere ricevitorie o bar, si possono fare le scommesse con l’ausilio di un terminale direttamente collegato con Snai. Per i giocatori più all’avanguardia c’è anche il nostro sito Snai.it dove è racchiuso tutto il nostro mondo e dal quale si possono attingere informazioni relative ad ogni tipo di scommessa”. Ma gli italiani sono pronti a questo o forse ancora non c’è la “febbre” che invece esiste in Inghilterra dove si scommette su tutto? “Innanzi tutto bisogna sfatare questo luogo comune perché in Inghilterra le scommesse che vanno per la maggiore sono sempre relative all’ippica. C’è da dire però che i bookmakers inglesi, avendo un’altra legislazione, possono permettersi di fare cose che in Italia ancora non sono possibili. Per esempio lì si può scommettere sulle previsioni del tempo. In Italia per fare questo si deve chiedere l’autorizzazione. Comunque qualcosa nel nostro paese in tal senso si sta muovendo, se si considera che già si può scommettere su chi sarà il vincitore del Festival di Sanremo, del Grande Fratello o di altri reality show”. Lei a Palermo gestisce numerose agenzie ed è già un compito abbastanza oneroso, ma ha voluto aggiungere la classica ciliegina sulla torta aprendo una sala Bingo. “In effetti è stata una esigenza. L’apertura della sala Bingo Vip di viale Strasburgo è stato un modo per testare sul campo quali fossero i problemi che non consentivano a questo gioco di spiccare il volo, visto che in Italia non era partito nel migliore dei modi. All’inizio era prevista l’apertura di ottocento sale in tutta Italia, ma le gare fatte per l’aggiudicazione non avevano valutato alcuni problemi, come per esempio la vicinanza tra due o più sale. C’è da dire anche che in Italia il gioco non era conosciuto a differenza della Spagna dove il Bingo esiste da oltre trent’anni. Dal canto mio, ho cercato di rendere la cosa un po’ più interessante per i giocatori, ospitando nella nostra sala personaggi famosi come Alba Parietti, Costantino Vitagliano, la ex letterina di Passaparola, Ludmilla e altri. Comunque tra poco partirà il Bingo Interconnesso con montepremi più alti e sono sicuro che ci sarà un rilancio”. L’amore per la città di Palermo l’ha spinta a fare una operazione interessante con la società di calcio rosanero….. “Sono sempre stato vicino alla squadra anche quando era in serie C. Abbiamo stipulato un contratto con il Palermo Calcio per la distribuzione dei biglietti in tutti i nostri punti, denominati Punto Snai Palermo Gold Partner, e questo anche per dare un servizio in più ai tifosi della squadra”. A proposito di calcio, se lei dovesse scommettere su quale sarà la nazionale che vincerà i prossimi Campionati del Mondo, su chi punterebbe? “Essendo italiano, sosterrò la nostra Nazionale e poi tiferò per tutti gli scommettitori che in quei giorni si recheranno presso le nostre agenzie. A loro i miei in bocca al lupo”
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di MARILENA SANTALUNA
JET SET 2006
The Beginning
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Si apre il sipario, Mesdames et Messieurs lo spettacolo è gia cominciato e continuerà a sorprendere. Che si tratti di moda, cinema, musica o sport l’importante è esserci ed apparire al meglio. L’Italia inizia il 2006 ponendosi al centro dell’attenzione internazionale con i Giochi Olimpici Invernali. Torino caput mundi per circa 15 giorni, le emittenti televisive annunciano in tutto il mondo i risultati delle grandi sfide. Il bilancio finale per l’Italia è di 5 medaglie d’oro e 6 di bronzo; i campioni favoriti dai pronostici hanno dato qualche delusione, ma non sono mancate emozioni novità come il curling che ha “sconvolto” i telespettatori italiani. Torino 2006 è stato sport di giorno e party alla sera. La città si è costellata di celebrità che, come per ogni evento che si rispetti, hanno avuto a disposizione tappeti rossi sui quali sfilare sotto i flash dei fotografi prima di accedere alle feste esclusive. E così passando da una sfilata all’altra c’è chi si è trovato a fare spola tra Torino e Milano dove numerosi eventi hanno accompagnato la settimana della moda. Gli stilisti hanno presentato le nuove collezioni per l’autunno-inverno 2006-07, disegnate all’insegna di un grintoso salto indietro nel tempo. Un significativo ritorno agli anni ’80 in cui dominano colori forti quali viola, oro, fucsia, bronzo, bianco e nero lucido, il tutto ulteriormente caratterizzato da vezzosi accessori e calze ricchi di fiocchi e di paillettes. Ai piedi soprattutto sandali dalle altezze vertiginose, questa volta tacco e zeppa sfiorano i venti centimetri. Si propone anche un look più raffinato che riporta agli anni ‘50 con eleganti abitini rigorosamente a vita alta, ma in entrambi i casi il capo cui sarà impossibile rinunciare è la pelliccia (vera o ecologica). Ed è la moda che indirettamente entra a far parte della kermesse canora più importante del nostro paese, il Festival di Sanremo. Niente scalinata, né fiori, ma in compenso quattro giovani promesse della moda italiana hanno fatto capolino sul palcoscenico dell’Ariston indossando gli abiti delle più celebri maison de la haute couture italiane. A differenza di quanto accade negli Stati Uniti le nostre star canore non si propongono come modelli le cui mises fanno obbligatoriamente tendenza, bensì passano inosservate come la maggior parte delle canzoni che hanno partecipato all’ultima edizione del concorso. Un’altra atmosfera regnava invece ai Grammy Awards la più importante premiazione musicale statunitense cui hanno partecipato anche alcune tra le voci italiane che, per ignote
di eliana chiavetta
ragioni, ottengono più successo all’estero. Un parterre ricco di abiti griffati e lussuosi gioielli, parola d’ordine: farsi notare. Ed ecco che i rapper più famosi sfoggiano la loro fortuna con i diamanti in bocca indossando delle dentiere d’oro tempestate di diamanti. Per gli appassionati è Paul Wall l’uomo che attraverso il suo sito internet www.grillsbypaulwall.com offre a chiunque la possibilità di acquistare delle varianti economicamente più accessibili di questo nuovo accessorio di tendenza. Non solo musica made in USA, ma anche film e serie televisive. La stagione delle premiazioni ha portato a Los Angeles anche gli Academy Awards, da noi meglio conosciuti come premi oscar. Le star del mondo della musica non si sono fatte attendere passando repentinamente dai poster delle copertine dei loro album alle locandine dei film. Allora, in un luogo in cui tutto ciò che si svolge su un palcoscenico, si trasmette in televisione e si stampa sui manifesti perde la propria origine per fondersi in un unico grande spettacolo chiamato showbusiness, si propone ai nuovi idoli che affollano le notizie di nostri mass media: politici, voi che curate la vostra immagine più dei programmi elettorali, prima di presentarvi alle prossime apparizioni ordinate qualcosa da Paul Wall e forse per una volta gli Italiani avranno una ragione per ammirarvi.
The Beginning
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In this article we review all the newest 2006 trends and the most important happenings in Italy, as well as in the rest of the world, such as the Winter Olympiads which have recently occurred in Turin, the Italian Festival di Sanremo (The Italian Songs Festival), the Grammy Awards. We talk about international awards and weird things such as the USA rappers’ new trend to adorn their mouths with sets of gold teeth studded with diamonds. If you are interested, browse Paul Wall’s web site – gold sets available for any pocket and taste. Do you think it’s kitsch?
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Dio C’è e Bacia Benissimo festa di Filippo la Scorreggia. Tra colpi di scena, machi che attentano alla bella Clarabella e personaggi felliniani a fare da cornice, quella che sembrava un’avventura tutta da ridere si trasformerà in una missione di vitale importanza. In ballo ci sono i racconti di fantasia, c’è la lettura, quella che fa sognare i ragazzi che di sogni hanno bisogno soprattutto in anni bui come i nostri; fare sognare raccontando storie è il privilegio degli dei e anche i bambini non possono farne a meno. Il finale, come tutte le storie che si rispettino, è dei migliori: Erwin De Greef scrive “Porterò Clarabella alla Baia del Corallo. Stenderò la coperta per terra. Stapperò il vino fresco e bianco. Sgranocchieremo qualcosa. Faremo l’amore. Parleremo. Impareremo a conoscerci. Faremo progetti. Saremo molto felici. Sì, ragazzi, saremo felici come nelle favole”.
God exists and kisses very well Erwin De Greef, a ’68 writer from Palermo, has written “Dio c’è e bacia benissimo” , his first book published by Consiglio Editori. Using a direct style and an intriguing rhythm, De Greef tells - with a hopeless Self and a Second-Self as main characters – how one can transform a night in a pub in a whole life, where love and friendship are the main actors. But there is something more, of course. His novel starts when Mr Self wins 100,00 € with a scratch card bought at Clarabella’s tobacco shop, and the beautiful Clarabella accepts to go out with him on the next day. Waiting for the date, the protagonist goes around Palermo with his old friend, Milian, but while they are drinking, he is robbed by a fat policewoman. It doesn’t really matter because Clarabella doesn’t really care about his money and the two go to Filippo the Farter’s party. Among turn-ups, machos trying to seduce the wonderful Clarabella and Fellinesque’s characters, the adventure – which had started just for fun – turns into a very important mission. The end – just like the best stories – is a happy end: Erwin De Greef writes: “We’ll be very happy. Yes, guys, we’ll be happy just like in the fairy tales”
dio c’è e bacia benissimo autore Erwin De Greef edizioni Consiglio Editore pagine 63 prezzo € 5,00 titolo
Per segnalazioni di libri da recensire rivolgersi all’indirizzo mail dex@neomedia.it, vi verrà dato un parere di lettura o fissato un appuntamento presso la Redazione di FeelRouge in via Mariano Stabile 110 con Deborah Pirrera.
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In questo numero zero di Feel Rouge inauguriamo la rubrica “Spazio agli esordienti” rivolta a quanti hanno già pubblicato, anche una sola volta, e desiderano sottoporci i loro libri di narrativa, racconti, poesia o romanzi da recensire. Il palermitano Erwin De Greef, classe ’68, scrive “Dio c’è e bacia benissimo” romanzo d’esordio per la Consiglio editori da poco in libreria. Con uno stile diretto e divertito e un ritmo coinvolgente racconta, con un io un po’ imbranato come protagonista e un alter ego con il quale di tanto in tanto scambia quattro chiacchiere, di come si può trasformare una serata in birreria in una vita intera in cui, non si discute, l’amore e l’amicizia la fanno da padroni. Ma il romanzo di Erwin De Greef è questo e altro ancora; tutto comincia quando mister Io vince 100 euro al lotto con un gratta e vinci acquistato dalla bella tabaccaia, Clarabella, che solo allora accetta il suo invito ad uscire la sera dopo; il protagonista per ingannare il tempo si concede una serata in giro per Palermo, i cui luoghi suoneranno straordinariamente familiari ai lettori di tutte le età, con l’amico di sempre, Milian, ma tra una bevuta e l’altra avrà anche modo di farsi portare via i 100,00€ da una sbirra cicciona. Poco male, la bella Clarabella non declina l’invito e i due si ritroveranno alla
di deborAH PIRRERA
LIBRI: SPAZIO AGLI ESORDIENTI
LO SCRITTORE
Giacomo Cacciatore
Giacomo Cacciatore, calabrese di nascita ma palermitano d’adozione, è uno degli autori più promettenti del panorama letterario siciliano. Ha esordito nella narrativa nel lontano ’94 e, oltre a numerose collaborazioni giornalistiche, ad oggi conta diverse pubblicazioni tra le quali la recente “L’uomo di spalle” per la Dario Flaccovio editore. Tutti buoni motivi per rivolgergli qualche domanda. Come è avvenuto il tuo incontro con la scrittura? Sin da bambino sono stato un appassionato di cinema e in realtà il mio progetto iniziale era quello di fare il regista, ma per questa cosa non avevo mezzi, anche tecnici, sufficienti. Quindi sono arrivato alla scrittura per una via traversa, e lì ho fatto anche tecnicamente quello che con il cinema non sono riuscito a fare. E perché, fra tutti, proprio il genere giallo e il noir? Cerco di non partire mai da un genere di riferimento, se mi preme di raccontare una storia
semplicemente la racconto, il genere non è mai per me un approdo o un punto di partenza, ma un mezzo. Devo anche dire che non sono un appassionato di gialli, preferisco invece il noir che tecnicamente permette un più ampio sviluppo dei personaggi. Non mi interessano gli enigmi da svelare, semmai cosa questi generano nella psiche dei personaggi. Eppure oggi il giallo e il noir, generi a lungo erroneamente considerati di serie b, sono molto in ascesa, e tu ne hai scritti di molto belli. Secondo te quali sono gli ingredienti per scrivere un buon giallo? Alla base di tutto ci deve essere una forte motivazione, quasi l’urgenza di raccontare qualcosa; una buona storia, anche personale, che ti tocchi alcune corde, corde speciali per chi scrive che si trasmettano come tali nel lettore. Inevitabilmente da ciò nasce anche una forte motivazione nei personaggi; indubbiamente anche l’intreccio deve risultare molto convincente e capace di appassionare chi legge
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In the interview given to Feel Rouge, Giacomo Cacciatore tells us how he became one of the most promising writers in the Sicilian literature scene. He began writing novels in ’94 and now – along with his contributions – he can count many other publications, such as his last book “L’uomo di spalle” edited by Dario Flaccovio. Since he was a child he has been a cinema lover and originally he wanted to be a film director. Even if he is a thriller and noir writer, he is not interested in enigmas, but rather in what enigmas generate in human minds. Giacomo Cacciatore was born in Calabria but his parents moved to Palermo when he was just a baby. His stories are set in Palermo, included his last book which will be edited by Einaudi and on sale in January/February 2007.He has also cowritten a wide essay on the film director Lucio Fulci.
e, sì, è vero anche che uscirà con Einaudi tra gennaio e febbraio 2007. Anche questo è ambientato a Palermo e, mentre ho iniziato anni fa pubblicando una storia che parlava di un rapporto tra madre e figlio, in questo si parla di un rapporto difficile tra padre e figlio. Tornando al cinema, so che hai anche girato un cortometraggio non molto tempo fa. Quale regista ti ha influenzato, e come vedi il panorama cinematografico oggi? Allora saprai anche che ho collaborato alla scrittura di un lungo saggio sul regista Lucio Fulci, anche se ha fatto film di tutti i generi è sempre stato considerato dalla critica un regista secondario. Da Fulci sono stato molto ispirato, così come dagli italiani e americani degli anni ’70 per la loro capacità di narrare. Quanto a oggi non credo nella rinascita del cinema italiano, ma se devo fare dei nomi, interessante mi sembra Salvatores.
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Palermo è molto presente nei tuoi racconti, qual’è il tuo rapporto con questa città? Io sono calabrese, ma praticamente palermitano visto che ci sono venuto a stare quando avevo solo cinque mesi. Palermo è una città complessa e difficile da raccontare, anche perché già molti lo hanno fatto; non voglio poi insistere sull’esclusività dei palermitani, e rischio di dire una banalità dicendo che è una città che odio e amo. Diciamo comunque che l’ambientazione locale nelle cose che scrivo è accidentale e non scelta, mi sembra più semplice raccontare di un luogo che conosco, scrivere di qualcosa che è più vicino a me e alla mia vita piuttosto che di un luogo che sconosco e per il quale mi dovrei basare solo sulla fantasia, imitando magari altri. Non nego che è esistita anche una fase di questo genere nella mia scrittura, ma allora ero ancora agli inizi. Ora a cosa ti stai dedicando? Si vocifera che pubblicherai per Einaudi. Ho appena finito di scrivere il mio ultimo romanzo
di deborAH PIRRERA
Giacomo Cacciatore A noir writer
CINEMA
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Siamo ufficialmente in controtendenza ed era ora. Il mondo del cinema sta uscendo dal suo lungo medioevo creativo, che dura ormai da quasi vent’anni, rinnovando i fasti della sua storia passata. Siamo fortunati spettatori di questa renaissance, ma occorre rendersene conto e saper guardare là dove gli occhi difficilmente si posano. Esistono capitoli cinematografici di assoluto spessore nella produzione di questi ultimi anni, e non tutti godono del favore della grande distribuzione. Spesso anzi seguono percorsi paralleli, ospitati da cinema di periferia, per brevi intervalli di tempo, diamanti che attendono di essere scoperti e contemplati. L’intento di questa rubrica è proporre all’attenzione dei lettori, proprio questi capolavori misconosciuti, scavare ai margini della grande industria del cinema, alla ricerca di suggestioni d’essai.
CACCIATORE DI TESTE di Costa-Gavras
Una spietata commedia noir, un percorso attraverso la frustrazione, il disagio e la rabbia di un “disoccupato con ottime referenze”, ma soprattutto un atto di accusa mosso all’economia moderna e alla globalizzazione, rea di aver portato all’esasperazione il concetto di competizione e concorrenza proprie del libero mercato, al punto da renderlo a tutti gli effetti un Homo homini lupus. Un lucido e agghiacciante progetto, di cui siamo spettatori e diventiamo presto partecipi, secondo meccanismi narrativi che ricordano i gialli di Hitchcock. Per quanto efferata e violenta, la parabola del Cacciatore alimenta infatti la nostra suspense, e l’ironia che pervade tutto il racconto, in qualche maniera ce lo rende presto simpatico. Bruno Davert è abituato ormai a misurare il valore della sua vita attraverso il lavoro che svolge e la posizione sociale che esso gli garantisce. Il licenziamento e il successivo periodo di disoccupazione, lo gettano in un profondo disagio psicologico, alimentando in maniera maniacale la sua voglia di rivalsa, che diventa un torbido marasma di rabbia e frustrazione, camuffati da senso di responsabilità nei confronti della famiglia. E’ cosi che sorge il proposito diabolico, di fare davvero qualsiasi cosa pur di liberarsi la strada al successo. Monsieur Verdoux molto sui generis, Davert mette in atto i suoi progetti, in maniera a volte sommaria e fortunosa, ma sempre vincente. Il risultato è un film straordinario, dai ritmi narrativi insoliti, che stupisce, fa sorridere e tiene in ansia lo spettatore. Il tutto sullo sfondo di una società ammiccante e disponibile, ma solo con chi se lo puo’ permettere. C’è spazio anche per la riflessione, in una delle poche crisi di coscienza del protagonista, “dovremmo aiutarci anziché scannarci per le briciole”. Poco, troppo poco, volutamente poco, là dove seguire le regole del sistema si rivela infinitamente più semplice e più propizio che fare di testa propria.
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Proprio niente di meglio da fare?
Meglio di una fiction in Tv....
The Ax The Ax is a cruel noir which goes through the frustration, unease and anger of an “unemployed with excellent references”, and the accusation to modern economy and globalization. The film raises our suspense, and the irony which pervades the story catches our attention. Bruno Davert measures the value of life through his job and social position and, when he is fired, he goes through bad psychological problems which grow his desire of revenge. He is willing to do everything to have a successful career and he conceives a diabolic strategy. Davert carries his projects out, sometimes cursorily and fluky, but always successfully. The film is extraordinary: with its unusual rhythms, it will surprise and make you smile, keeping you well awake. Dignitoso, ma non lo ricorderete per tutta la vita.
di Sergio Rubini
Vecchio caro cinema italiano, storie sanguigne e scenari neorealistici, personaggi soprattutto, pulsanti e ctonii, interpretati con maestria e passione. Questo film è frutto (è proprio il caso di dirlo) della cultura italiana, della radice più intima della teatralità nostrana. Colori caldi, passioni e malavita, macchiette e nostalgici ritorni. L’odissea di Rubini sa di sabbia e sangue, orgogliosa e dolente riscoperta delle proprie origini, superate eppure radicate, rinnegate eppure vagamente anelate. Merita una menzione speciale l’intensità della prova attorale di Fabrizio Bentivoglio.
PRO Un’opera che commuove e fa sorridere, che suscitra odio e compassione, disprezzo e pietà. Catartica.
CONTRO
Alcune battute, recitate in dialetto, sfuggono alla comprensione.
di ALESSANDRO GARRAFFA
LA TERRA
V PER VENDETTA di James Mc Teigue
Tradisce la sua origine feuilletonistica questo film che attinge alla vena romanzesca della narrazione, esaltando, innalzando, glorificando gli ideali di giustizia, lealtà, amore, compassione, ma affondando le mani anche nell’abisso delle umane aberrazioni, la violenza, il sopruso, la rabbia e l’insano desiderio di vendetta, che ne deriva. Una maschera nasconde il protagonsita, che incarna l’idea del cambiamento, della rivoluzione contro l’assolutismo, ma soprattutto la bellezza insita nell’atto stesso del pensiero, della parola che cambia il mondo. Un film fatto di parole, come non se ne sentivano da tempo, non altrettanto di immagini forse, girate forse più con l’intento di esasperare l’azione che con quello di enfatizzarne i contenuti.
PRO Un personaggio di grande carisma, all’inizio lo troverete ridicolo, poi interessante, alla fine semplicemnte meraviglioso. Vi conquisterà.
CONTRO Un film di elevate dinamiche emotive, girato come una sottospecie di Matrix IV
IL CAIMANO di Nanni Moretti
Ci si aspettava un film politico, l’ennesimo da parte del profeta della Sacher. In realtà il Caimano è un film sull’umanità, sulla quotidianità, sui fallimenti soprattutto. L’ombra del tiranno, è lo sfondo su cui si dipana priva di potenza, la storia di un produttore cinematografico che vive il culmine del suo declino umano, sociale, professionale. Tradito dal sistema, dai colleghi, dalla moglie, maltrattato ed emarginato senza una vera ragione se non il fatto di essere mediocre. La sua vita va lentamente a rotoli, mentre per altri versi, valigie di denaro sporco, piombano dal cielo sulle scrivanie dei potenti. Berlusconi è un pretesto per parlare della realtà, una realtà spietata, incredibile e inconcepibile, come il fatto che la domanda “da dove sono venuti quei soldi” resti tutt’ora senza una risposta. Amaro e inquietante.
PRO La sottile ironia di Moretti conferisce al film una certa piacevolezza, nonostante ci sia poco da ridere...
CONTRO
il finale è un pugno nello stomaco, vi lascerà una persistente inquietudine.
FACTOTUM di Bent Hamer
Cruda e spigolosa autobiografia del celebre Charles Bukowski, il film racconta in maniera laconica e assolutamente priva di slanci estetici, la quotidianità dell’autore, il suo disadattamento sistematico. Nessuna storia, nè trama, nè parabola, tutto sembra ristagnare nell’attesa di una realizzazione che non arriva mai. Matt Dillon barcolla in stato catatonico tra un impiego ed un altro, alle prese con l’insopportabile alienazione che monta, quando si trova a fare qualsiasi altra cosa che non sia scrivere. Il film non indugia in alcun compiacimento, tutto è mostrato nel suo squallore, nell’imperfezione tipica del logorio, dalle gambe tumefatte delle donne, al viso bruciato, sdrucito, arrossato del protagonista. C’è una profonda fierezza nell’abisso in cui l’autore si getta, ma è una fierezza schietta, diretta. assolutamente non enfatica, come la prosa di Bukowski. L’alcool è l’unico compagno di viaggio, un viaggo che è insieme vagabondaggio e abbandono. “fino in fondo” senza ripensamenti.
PRO
un film che interpreta magistralmente l’immaginario di Bukowski, “un intellettuale è un uomo che dice cose complicate in maniera semplice”.
CONTRO
Da vedere senza mezzi termini.
Capolavoro, quando si esce dalla sala ringraziando.
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Sottovalutato (ma forse volutamente) l’aspetto creativo dell’esperienza del protagonista.
MUSICISTI A PALERMO
Fra Piccole Invidie e Manie di Grandezza
Fare il musicista a Palermo, soprattutto con una propria band, è difficile, quasi impossibile. Vero, anzi, verissimo. Le ragioni sono le solite: la mancanza di un buon numero di luoghi per esibirsi dal vivo senza proporre cover, l’assenza di etichette discografiche e produttori con i giusti contatti nell’ambiente, la reale distanza chilometrica dai veri centri della musica in Italia, Milano e, in parte, Roma. Qualsiasi musicista, rock, pop, rap, che vive a Palermo accarezzando il sogno di sfondare in ambito nazionale, deve fare i conti con una serie di ostacoli. Ma allontanandosi dal punto di vista abituale e soprattutto più comodo, ci sono altri fattori da considerare. A costo di inimicarsi una grossa fetta di musicisti, l’atteggiamento e l’approccio di molte band locali sono antitetiche a quell’umiltà che è qualità istintiva di tanti artisti di talento. Se a Milano artisti e gruppi indipendenti, anche con dischi in classifica, si incontrano nelle sale prova improvvisando jam session che si trasformano in vere e proprie feste, a Palermo i componenti delle tante band si allenano a mantenere le distanze e a “parlare male” degli altri gruppi. Seppur gentili e disponibili umanamente, mostrano il loro Mister Hide quando si tratta della propria musica: credono tutti di essere grandi artisti e che, se solo ne avessero la possibilità, porterebbero a casa un contratto a tanti zeri. Come ignorare che a fare musica ormai si è davvero in tanti e il mondo è pieno di grandi talenti alla cui porta non ha mai bussato il successo? Come si può, dopo pochi concerti e forse solo un cd autoprodotto, pensare di avere così tanta capacità ed esperienza? E soprattutto, se si è davvero artisti, che senso ha l’impazienza, il voler ottenere subito risultati concreti? Ci sono gruppi famosi in città isolate, i Marlene Kuntz vivono ancora a Cuneo, i Prozac+ a Pordenone. Altrove hanno favorito l’attenzione verso sé grazie alla nascita di una scena, che altro non è che un gruppo di persone che crea separatamente e si fa avanti
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di Valeria lo verde morante
rivalità e ancor più bassi pettegolezzi. Altro che grandi artisti purtroppo incompresi! Bisognerebbe invece guardarsi intorno e cercare di creare sinergie, inventarsi qualcosa, qualunque cosa che possa suscitare attenzione sui propri progetti, darsi reciprocamente dei consigli sinceri, che possano aiutare a migliorare e a crescere, anziché elargire pessime critiche rigorosamente alle spalle. Insomma, siamo distanti dai “luoghi della musica”, ma anche da quei comportamenti che, a parità di talento, fanno la differenza.
Musicians in Palermo Small envies and delusions of grandeur Being musicians in Palermo – especially if you have a band – it’s quite difficult, almost impossible. That’s true, absolutely true. Why? Well, in Palermo there are very few good venues where you can play livemusic rather than covers, and actually there are no record labels or producers with good contacts, and last but not least Palermo is very far from the Italian big music cities, such as Milan or Rome.Any musician – rock, pop or rap – who lives in Palermo and wants to hit the national parade, has to face some obstacles. But if look at the scene from a different point of you, you’ll see that there are other factors that should be considered. We must admit – and this will offend many musicians – that the behavior and the approach of many local bands is far from being humble and simple, which are the best qualities of many talented artists. For instance in Milan, successful artists and independent bands meet in open jam sessions which turn into big parties, while in Palermo bands waste their time just criticizing other groups. In short, we are still far from the proper way of “making music”, and we have to learn how to behave – this will make the difference.
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con iniziative comuni, moltiplicando il proprio potenziale di visibilità. E’ accaduto a Roma, dove gruppi di amici si sono trainati l’un l’altro verso il successo. Dopo i Silvestri, Gazzè, Fabi, Britti (che ancora oggi non disdegnano a collaborare fra loro) adesso è la volta di Simone Cristicchi, Marco Fabi e Pier Cortese. Accade, in misura minore, nella vicina Catania. Altro che piccole invidie e peccati di presunzione, altro che falsa modestia e tentativi maldestri di mascherare una fastidiosa arroganza, altro che basse
TEATRO
Sul Filo Rosso del Festival
Legati da una peculiare individualità i festival teatrali, grandi o piccoli che siano ci spingono ad uscire di casa per l’emozione di vedere il dramma o la commedia. Proponiamo una piccola agenda, un carnet degli appuntamenti siciliani in programma nei prossimi mesi che aiuti ad irrobustire l’abitudine di andare a vedere chi e che cosa c’è in nome del vecchio e del nuovo, tra classicità e innovazione, per confluire in un variegato frame teatrale per questa primavera. Tracciamo uno spettro a lungo raggio per quel che ci è possibile sapere. La classicità al centro del Festival di Siracusa XLII Ciclo di Rappresentazioni Classiche (11 maggio - 25 giugno). Un’istituzione di cultura che mantiene saldi i propri valori e la propria tradizione, che durante la scorsa stagione coinvolgendo più di 500 persone fra tecnici, manovali e attori, ha registrato quasi centomila spettatori. In questa prospettiva la Fondazione Inda (Istituto Nazionale del Dramma Antico) rinnova la Stagione 2006, con la messinscena al Teatro Greco di Siracusa di Troiane ed Ecuba di Euripide. L’11 maggio debutterà la tragedia Troiane, per la regia di Mario Gas, seguita dall’Ecuba, regista di Massimo Castri. I due allestimenti saranno replicati, a giorni alterni, fino al 25 giugno. Ed ancora dal 14 al 31 maggio programmato in concomitanza con il Ciclo di Spettacoli Classici, segnaliamo la dodicesima edizione del Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani. I gruppi teatrali partecipanti si alterneranno sulla scena del Teatro Greco di Palazzolo Acreide, ora rappresentando gli antichi drammi, ora assistendo agli spettacoli di altri studenti. Rimanendo in tema, dal 23 maggio all’11 giugno il teatro del Festival Dei Due Mari nato da un’idea di Filippo Amoroso. Rievocare le immagini di un mondo antico alimentato dell’influsso
di altre arti consegnataci in una veste pura nel suono e nuova nelle voci: con l’edizione 2006 il festival, che si snoda fra il teatro antico di Tindari e Taormina, diviene palcoscenico della messa in scena di tre opere classiche che attraverso il riso, il dramma e la musica regalano al pubblico Plautus di Plauto per la regia di Ninni Bruschetta, la passione perversa della Fedra di Seneca per la regia di Maurizio Panici, valorizzata ancor più dalla presenza di Maria Paiato (premio UBU 2005 come miglior attrice) e la follia di Medea nell’opera lirica di Pacini eseguita dall’Orchestra Sinfonica Siciliana. Il contemporaneo::festival nazionale del teatro di ricerca è il RossoFestival al teatro Margherita di Caltanissetta, per la direzione artistica di Emma Dante che, anche se finito da qualche settimana (il 31 marzo), è indiscutibilmente da segnalare per i suoi protagonisti: Ascanio Celestini, Alessandra Fazzino,Vincenzo Pirrotta, Saverio La Ruina e Gaetano Colella, Ulderico Pesce, la stessa Emma Dante e la Compagnia Teatrale Pubblico Incanto. Ma puntiamo l’occhio sulla nostra Palermo per scoprire piacevolmente che si riconosce un certo fermento culturale. Fra i festival invernali, Quintessenza a I Candelai, sotto la direzione artistica di Giuseppe Cutino: a marzo la compagnia Accademia degli Artefatti ha messo in scena tre pezzi facili di Martin Crimp. A seguire l’attrice Iaia Forte con Studio per corpo Celeste, che ritroveremo a maggio in una piece con Daniele Sepe. E ancora in programma gli artisti Vincenzo Musso, Silvy Genovese, Silvia Gallerano ed la compagnia del Teatro Sotterraneo. Giunto alla sua ottava edizione, è da poco finito all’Agricantus Teatro da Camera. Ospiti della rassegna, Gianfranco Perriera, Giuseppe Drago e Stefano Angelucci Marino (dal Teatro del Sangro)
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All drama festivals – either big or small – attract many different people who take part according to their personal tastes. Here we list some of the festivals which will be presented in the next months in Sicily. If you like old Greek theatre, don’t miss the 42nd Festival of Classical Theatre which will be played in Siracusa from May 11 to June 25. In the same period, there is also the 12th edition of the International Classical Theatre for the Youth, where groups of international students will be playing on the old Greek stage of Palazzolo Acreide (May 14 – 31). The Two Seas Festival will take place from May 23 to June 11 and if you are in Caltanissetta, don’t miss Rosso
Festival at the Teatro Margherita. Among the winter festivals, we mention Quintessenza at the I Candelai Cafè in Palermo. Still few days for the 8th edition of the Chamber Theatre with - among the others - Gianfranco Perriera, Giuseppe Drago and Stefano Angelucci Marino (Teatro del Sangro). The “Teatro 30” (Nina Lombardino and Dario Ferrari) will perform its replicas up to April with Body and Soul. If you are in Palermo don’t miss Palermo Mia festival, dedicated to the local dramatist Salvo Licata (promoted by the Municipality of Palermo, organized by the Nuovo Montevergini and the association “Salvo Licata”) presents Cagliostro, interpreted by Lollo Franco and directed by Claudio Collovà (March 28 – April 2).
di francesca di raffaele
Theatre hot line
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In nome del teatro palermitano, il festival Palermo Mia nato per ricordare il drammaturgo palermitano Salvo Licata (promosso dal Comune di Palermo e organizzata al Nuovo Montevergini insieme all’Associazione “Salvo Licata”). Dopo U’ Triunfu di Santa Rosalia, Bambulè, La Fame, C’era e c’era Giuseppe Schiera si termina con l’ultimo appuntamento (dal 26 al 30 aprile), che metterà in scena Cagliostro interpretato dall’attore palermitano Lollo Franco per la regia di Claudio Collovà. “Eccovi il mio Cagliostro – scriveva Licata - palermitano e buffone. Palermitano, perché, lontano da ogni rapimento misterico. (…) Buffone, perché teatrale e teatrabile, cosa che gli viene riconosciuta, come colpa, perfino dai suoi più ringhiosi accusatori.(…). Mi sono accorto di poterlo “amare”, quando – non so quanto legittimamente – ho creduto di scorgervi uno strepitoso antecedente, una sorta di pietra miliare, del formicolante scenario della truffalderia palermitana. Il tipo del palermitano “truffaldo” (truffaldo e non truffaldino) si distingue da due principali e contrapposti tratti: la temerarietà e l’arrendevolezza”.
Miriam
PHOTOCOMPOSIT
Marzia