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Editoriale Volto Feel Rouge Fashion Test Un Giorno in Afghanistan Vigili Del Fuoco Tv RosaNero Una Ragazza In Cur va Rockefeller Center Lo Sport Che Muore Storie Dal MondoGay Fibrosi Cistica Luca Marin I Viaggi Di Feel Rou ge Scrivere Di Mafia La Stagione Del Tea tro Paride Benassai Giuseppe Milici Calcio Ed Economia 24 Fotogrammi Libri Fool Rouge
Feel Rouge Magazine - Anno III n° 14 - Ottobre/Novembre 2009 Registrazione presso il Tribunale di Palermo N° 16/06 del 26/09/2006 Iscritto al Registro Operatore di Comunicazione n. 16760
EdItORE: Carlo Valenti dIREttORE REspONsAbIlE: Paolo Vannini CONsulENzE: Roberto Gueli
HANNO COllAbORAtO: Carlo Amenta, Irma Annaloro, Marcella Bellanca, Jessica Corrao, Alessio Cracolici, Francesca Di Giovanni, Alessandro Garraffa, Alba Maria Giordano, Valentina Li Castri, Frine Marchese, Federica Messineo, Emanuela Mollica, Angelo Pattavina, Natalia Pugliesi, Viviana Raja, Gaetano Salvaggio, Elvira Terranova, Edoardo Ullo. FOtOgRAFIE: Francesco Baiamonte pROgEttO gRAFICO: Emanuele Piazza sEgREtARIA dI REdAzIONE: Viviana Raja pubblICHE RElAzIONI: Carmelo Piraino, Gaetano Salvaggio stAMpA: Priulla CONCEssIONARIO pubblICItà: Business & Communications S.r.l. via Mariano Stabile, 110 // 90139 Palermo. Tel. +39 091321834 - Fax +39 0918431230 redazione@feelrougetv.it www.feelrougetv.it
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editoriale
LA STRAORDINARIA
NORMALITà
S
iamo disamministrati. è un fatto che ci sembra incontestabile perché non funziona quasi nessuna delle “deleghe” che come cittadini affidiamo tramite il voto a chi è chiamato a governarci. Sarà che oggi la gestione delle metropoli è diventata impossibile, che si ragiona sempre con soluzioni tampone e che man-
cano tempo e coraggio per impostare un vero piano di rinnovamento, sarà che la classe dirigente di questa città non ne azzecca una da decenni, sarà che noi stessi come cittadini siamo viziati, innervositi, sfiduciati e non ne vogliamo sapere di cambiare abitudini, siano il posteggio in doppia fila o la richiesta all’amico per accelerare la pratica che ci occorre urgentemente. Bene, in questo clima di confusione, spunta improvvisamente la proposta politica di candidare Palermo come sede delle Olimpiadi del 2020. Vogliamo superare le facili ironie sull’attuale situazione di strade e rifiuti e provare a prenderla dal lato positivo, cioè dall’idea che Palermo possieda comunque lo spessore di città meritevole di una simile investitura. Che Palermo sappia, come già altre volte è capitato, trasformarsi in breve tempo da cenerentola in principessa e trovi in sé stessa capacità di ogni tipo, dal finanziario al manageriale, anche solo per provare a vincere una scommessa apparentemente impossibile. Che, come si dice in questi casi, bisogna porsi i più alti obiettivi per crescere. E ancora, che solo le grandissime manifestazioni, come fu per i Mondiali di calcio o per le Universiadi, portino quell’attenzione e quelle risorse economiche necessarie per risolvere problemi atavici. Ammettiamo pure che l’idea che sta alle spalle di “Palermo olimpica” sia questa e non un mero gioco di propaganda politica, se non addirittura l’ennesima tappa di una guerra fra fazioni. Ebbene, scusate ma noi contestiamo proprio questa filosofia di fondo. Siamo un po’ stufi di vivere in una terra che per “dare una bella immagine di sé stessa” ha bisogno di stimoli favolosi ma estemporanei, siamo stanchi di doverci accontentare di una notte magica per poi risvegliarci in un mattino sporco come prima, esausti di aspettare il colpo di bacchetta che ci fa vedere tutto rosa, preoccupati di dover lavorare come pazzi per qualche anno per poi tornare all’ordinaria inettitudine. Vorremmo un’amministrazione che si occupa di risolvere problemi quotidiani come togliere la spazzatura, migliorare strade, ospedali e fognature, evitare gli scandali e i favoritismi, trasmettere un concetto di etica, produrre e rilanciare arte e cultura, non far marcire le realtà di cui dispone come, esempio a noi caro, gli impianti sportivi esistenti. Una città che esca, anche mentalmente, dal concetto di emergenza continua nel quale ormai siamo abituati a muoverci. Una città dove la normalità non debba essere “straordinaria” e non debba servire un’Olimpiade a risvegliare la voglia di mettere a posto le cose.
Paolo Vannini 5
Le belle di Bagheria IL VOLTO FEEL ROUGE 2009
“La notte della finale, raccontata dalla presentatrice.”
B
cazione avere nostri cittadini che riescono ad affermarsi in questa direzione, ci rende orgogliosi e auspichiamo che ce ne siano tanti che seguano questi esempi e questa esperienza.” Un ringraziamento particolare va al sindaco di Bagheria bia-
ellezza, emozioni, sensualità, competizione, divertimento e amicizia hanno accompagnato per l’intera estate le 8 tappe di “Volto Feel Rouge 2009” , concorso alla ricerca del volto televisivo che rappresenterà la nuova edizione del format.
Dopo le fasi di qualificazione che hanno attraversato una vasta parte della Sicilia passando da Cefalù a San Vito Lo Capo, da San Cipirello a Termini Imerese, da Casteldaccia a Petralia Soprana, da Trappeto ad Altavilla Milicia , la finalissima, presentata dalla sottoscritta e da Roberto Gueli, che si è svolta il 26 Settembre
scorso nell’ambito della “Notte
Bianca” di Bagheria, ha riscosso grande successo di pubblico. Durante la finalissima in gara 40 ragazze, e tanti ospiti tra i quali comici, giornalisti, sportivi, politici, professionisti nel settore della moda e dello spettacolo che hanno seguito la manifestazione durante i mesi estivi e fatto parte delle giurie nelle tappe, allietando anche le serate con i loro interventi. La manifestazione, ideata da Carlo Valenti, è stata appoggiata nella sua serata conclusiva dalla Provincia Regionale di Palermo insieme al Comune di Bagheria che ha ospitato la finalissima. Commenta così il Presidente della Provincia Regionale di Palermo giovanni Avanti: ”Abbiamo ritenuto di voler celebrare nel territorio della Provincia di Palermo, questa finale che interessava tante ragazze che si sono messe
in
competizione
guardando ad un concorso che a differenza degli altri dava un’opportunità di lavoro e anche un’attività ludica
come
un
viaggio
all’estero, al di la dello spettacolo, al di la della bella Il presidente della provincia Giovanni Avanti
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scita pienamente. In un settore come quello della comuni-
serata trascorsa a Bagheria credo che l’iniziativa sia riu-
gio sciortino, all’assessore gianluca Rizzo ed a tutti gli sponsors che hanno contribuito alla realizzazione di questa manifestazione. L’arduo compito di nominare le 5 vincitrici nel corso della finale è andato a cinque giurati d’eccezione: Vincenzo Massimo Costa, Presidente del Coni Regionale, la stilista Frances Ventimiglia, il fotografo luca lo bosco, la modella silvia potenza e una delle anime di Feel Rouge, Federica Messineo. La ricerca del nuovo volto è stata una sorta di test da cui si è evinto come i canoni di bellezza femminile si siano trasformati negli anni soprattutto sul piano delle caratteristiche fisiche, tante le brune, ma tutte con gambe lunghe e volti acqua e sapone ma tratti particolari, siciliane ma nello stesso tempo europee. La sfida tra loro è stata entusiasmante e leale, come in tutte le altre tappe le concorrenti si sono misurate su tre prove: una sfilata in costume, un’altra in abito da sera ed infine il “test” di spontaneità ed abilità dove ciascuna doveva dimostrare che oltre le gambe c’è di più…, di avere padronanza di se stesse e del rapporto con telecamere e microfono. La scelta è stata difficile, dopo varie scremature si è arrivati da un numero di 40 a 15, che appariranno nel Calendario 2010 che Feel Rouge sta preparando; da 15 alle 5 finaliste per le quali adesso comincia una nuova sfida, mettersi in gioco, passare dal divertimento alla passerella, a un impegno costante e soprattutto alla necessità di essere professionali. Andiamo a conoscere le vincitrici più nel dettaglio, cominciando dal Volto Feel Rouge 2009 luana Amato, 18 anni, che condurrà il format e alla quale è stato assegnato un viaggio di una settimana a New York offerto da Il Tuareg Tour Operator: “Mi definisco una ragazza seria, responsabile, determinata ed anche divertente e la vittoria di Feel Rouge mi apre le porte ad un nuovo mondo sino ad ora a me sconosciuto. So che un po’ di cose cambieranno nella mia vita e a parte lo studio, aumenteranno gli impegni e le responsabilità. Il fattore determinante che mi ha fatto partecipare al concorso è che oltre la bellezza le caratteristiche ricercate erano anche altre e mi auguro di essere all’al-
www.voltofeelrouge.com
Luana Ama
to
tezza”. Alice sberna, anni 17, avrà il ruolo di Testimonial Spot Televisivo Feel Rouge; a lei è stata assegnata una Lambretta Pato cc.50 offerta da Concessionario “Ammiraglio Motors 2”, “Ho iniziato questo percorso come un gioco vivendo tutto con molta serenità, consapevole che il concorso poteva darmi qualche opportunità in più rispetto ad altri; penso di aver dato il massimo e mi aspetto nuove esperienze lavorative che possano migliorarmi in un campo ad oggi molto difficile ma entusiasmante. Sono impaziente di cominciare questo rapporto con Feel Rouge TV e con il nostro editore Carlo Valenti che è riuscito a creare una grande famiglia” Francesca Incandela, 21 anni, sarà Testimonial di Feel Rouge Magazine e alla quale è andato un buono del valore di € 500,00 offerto da ò Sole Mio City Spa.“Da questa vittoria
Francesca Incandela
spero di poter maturare una nuova esperienza lavorativa; non ho mai condotto un programma, ma nel corso delle tappe non nascondo di essermi sorpresa vedendomi entusiasta nel prendere parola di fronte alla telecamera e so-
Alice Sbern
a
prattutto con una crescente confidenza con il microfono, quindi spero di avere la possibilità di potermi mettere in gioco. Del resto a chi non piacerebbe sperimentare qualcosa di nuovo nella vita? Non ho aspettative speciali, ma chissà, tutto verrà da sé! La mia vita continuerà a essere quella di sempre ma con un impegno in più, il sodalizio con Feel Rouge.” Determinata sonia di Francesco, 18 anni, che si è aggiudicata la conduzione della rubrica Feel Night e un corso d’inglese offerto da Wall Street Institute: “Questa vittoria è stata una cosa inaspettata per me, ma gratificante…ora voglio dare il massimo di me stessa, dimostrando ciò che sono: una persona umile e piena di voglia di vivere. Sicuramente questa grande opportunità di entrare a far parte di un mondo “nuovo” mi cambierà in modo positivo, mi farà crescere, maturare. Forse era proprio qui che dovevo arrivare. Inoltre sono contenta di aver conosciuto ragazze splendide e alla mano.”
an Sonia Di Fr
cesco
La più giovane è giorgia duro, 16 anni, che sarà la testimonial della pubblicità Feel Rouge Cafè, “ho voglia di vivere e di dimostrare al mondo quali sono le mie capacità; da questa vittoria prima di tutto mi aspetto di poter maturare molto in campo lavorativo ma di poter avere anche una crescita di tipo personale. Ho iniziato per gioco e adesso mi ritrovo qui,
Giorgia Duro 7
www.voltofeelrouge.com
dovrò fare i conti con il vero lavoro: credo di essere pronta perché con il tempo ho capito che questo è quello che voglio fare nella vita e mi impegnerò al massimo per riuscirci. Se la mia vita cambierà, non mi dispiace per niente, sono pronta!” Dopo Mauriziotto, Marianna Amato, Giulia Teri, Mariagrazia Tirrito, Chiara Calabrese, Roberta Misuraca, Chiara Picone e la sottoscritta, il testimone passa quindi a Luana Amato che ha un compito importante e impegnativo; nonostante sia ancora spaesata, la seguiremo con fiducia e visto che ho già passato questa trafila, mi permetto di darle qualche consiglio. Complicità, collaborazione e amicizia sono il giusto inizio per crescere entrambe e far crescere l’immagine del format. Anche per me l’estate di Feel Rouge è stata un’avventura affascinante. E da conduttrice è stata dura dire alle ragazze…” per te Volto Feel Rouge finisce”, ma allo stesso modo è stato un piacere avere il compito di chiamare le vincitrici; al di là di chi ha vinto, le porte per chi ha talento, intraprendenza e determinazione sono sempre aperte.. Una delle cose più belle della serata finale è stato il volto stanco ma soddisfatto di Carlo Valenti, che ha creduto dal primo momento in questo suo progetto, lo ha disegnato, fatto nascere e crescere, portato avanti fra mille difficoltà. Non poteva che toccare a lui un consuntivo finale, attraverso le parole che mi ha detto durante i saluti finali: “Quando tutti collaborano e credono in qualcosa, il risultato non può che essere ottimo!”
Anita Sorano
da sinistra: Sonia Di Francesco, Roberto Gueli (presentatore), Anita Sorano (presentatrice), Rosa Di Stefano (coreografa), Francesca Incandela Luana Amato, Carlo Valenti (editore Feel Rouge), Giorgia Duro e Alice Sberna.
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1a tappa - 13 GIUGNO 2009 - Seaside, Trappeto 1 FRANCESCA INCANDELA 2 LUANA AMATO 3 ALINA VALENTI 4 COSTANZA FARINA 5 VERONICA RAGONESE
Il Volto In C ifre Partecipanti 18
2a tappa - 20 GIUGNO 2009 - Le Calette Discoclub, Cefalù 1 ALICE SBERNA 2 FLAVIA CACCIATORE 3 FEDERICA PETRUNGARO 4 TECLA RUSSO 5 SONIA DI FRANCESCO & FEDERICA MINIA
Partecipanti 18
3a tappa - 26 GIUGNO 2009 - Kalòs, Termini Imerese 1 ROSALINDA PANEPINTO 2 GIULIA PERDICHIZZI 3 CONCETTA RIO 4 MICHELLE VITRANO 5 JESSICA RAGONESE
Partecipanti 31
4a tappa - 11 LUGLIO 2009 - Rihab, Casteldaccia 1 LIDIA TRANCHINA 2 NICOLE BRUNO 3 MIRIANA DI MATTEO 4 MARIENZA MAZZOLA 5 GIORGIA VALENTI
Partecipanti 26
5a tappa - 25 LUGLIO 2009 - Jomarì, Altavilla Milicia 1 MARIA ROTOLO 2 GIORGIA DURO 3 VALENTINA PETRICCIUOLO 4 FLORIANA SPATAFORA 5 GABRIELLA SALA
Partecipanti 26
6a tappa - 12 AGOSTO 2009 - Piazza Duomo, Petralia Soprana 1 ILARIA DENI 2 ALICE VIZZINI 3 VALENTINA LAVAGNO 4 GIUSY GIORDANO 5 ROBERTA TROINA & ELEONORA DELIA
Partecipanti 16
7a tappa - 19 AGOSTO 2009 - Peppi’s Center, San Vito Lo Capo 1 DANIELA GENTILE 2 M.CRISTINA TEMPESTA 3 ILENIA MONACO 4 ROBERTA BENIGNO 5 ALGHEDER WIDADE & MARTINA LO MONACO Volto Feel Rouge Italy: VALENTINA NICOTRA
Partecipanti 31
8a tappa - 5 SETTEMBRE 2009 - Via Roma, San Cipirello 1 MARIA EUGENIA RANDAZZO 2 MARCELLA RUVOLO 3 FABRIZIA DE LUCA 4 VALENTINA PALAZZOLO 5 MARIA REDA & ADELE SCALICI
Partecipanti 24
FINAlIssIMA - 26 SETTEMBRE 2009 - Corso Umberto I, Bagheria 1 luANA AMAtO 2 AlICE sbERNA 3 FRANCEsCA INCANdElA 4 sONIA dI FRANCEsCO 5 gIORgIA duRO
Partecipanti 40
Spettatori : 40.000
Min. di Riprese: 5.400
Abiti: 800 9
FASH IO N T E ST w i t h Luca Lo Bosco for g i g l i o.com
Le cinque vincitrici del concorso VOltO FEEl ROugE 2009. Da sinistra: Giorgia Duro, Luana Amato, Sonia Di Francesco
per dOlCE & gAbbANA.
www.carlovalenti.com
Giorgia Duro, Francesca Incandela
di MARIO ROSSI
Alice Sberna
Luana Amato
Collezione MIssONI.
Sonia Di Francesco
www.carlovalenti.com
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ra r e u G Dalla
erat, (Afghanistan). Ti accorgi di essere in guerra già prima di atterrare in Afghanistan. l’Hercules C 130, l’aereo militare dell’Aeronautica, partito cinque ore prima da Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, all’improvviso perde quota, poi si rialza in
volo per riscendere in picchiata pochi secondi dopo. E poi ancora una volta. Il cuore batte forte. Ti guardi attorno frastornata, ma i militari ti rassicurano con un sorriso. E’ pura routine. Le chiamano “manovre d’atterraggio” per depistare eventuali attacchi provenienti, dalla terra o dall’aria, dai ta-
lebani. Ma sembra di stare su un ottovolante particolarmente veloce. Finalmente, ma solo dopo più di mezz’ora di saliscendi, il C130 atterra. Benvenuti a Herat, Afghanistan occidentale. C’è un caldo soffocante, si sfiorano i quaranta gradi, e c’è un vento forte. Faccio parte di un gruppo di giornalisti inviati dall’Italia al seguito del Presidente del Senato, Renato schifani, che decide di fare una visita a sorpresa al contingente militare italiano di Herat. E’ la prima visita istituzionale dopo il tragico attentato del 17 settembre scorso a Kabul, costato la vita a sei giovani militari della Brigata Folgore. Ci sono militari armati in ogni angolo. C’è tensione al campo base degli italiani. Si temono
si intravede appena, il mitra tenuto tra le braccia pronto ad
attacchi suicida. Soprattutto quando arrivano visite istituzio-
esplodere. Il Presidente del Senato, che sceso dall’aereo
nali, come quella della seconda carica dello Stato. I giovani
passa in rassegna, viene accolto dal grido unanime ‘Fol-
soldati indossano giubbotti antiproiettile, elmetto, il viso
gore’. E lui decide di parlare a braccio, senza formalismi:
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“Voglio parlare al vostro cuore e alle vostre coscienze per
nelle narici fino a quasi a soffocarci. I militari ci danno una
dirvi grazie da parte di tutto il Paese”, dice Schifani. E an-
sorta di kefiah che mettiamo sulla bocca e sul naso. En-
cora: “Siete il nostro orgoglio, grazie per il vostro esempio e
triamo subito, come ci era stato raccomandato poco prima,
il vostro sacrificio”. Dopo un breve incontro con i militari e un
nell’ospedale. A pochi passi ci sono una trentina di donne,
fugace pranzo alla mensa, dove si canta l’inno d’Italia, si
tutte con il burqa, seduta a terra, su un altro lato, rigoro-
cambia destinazione.
samente a debita distanza, altrettanti uomini e bambini.
Lasciamo il campo militare per raggiungere l’ospedale pe-
Aspettano l’orario delle visite ai propri cari. Ci sono almeno
diatrico di Herat, costruito anche grazie agli aiuti italiani. Non
cinque “lince” pronti a proteggerci, quattro elicotteri vo-
è molto lontano, ma è meglio evitare di andare via terra.
lano ininterrottamente, il piano di sicurezza funziona perfet-
Troppo pericoloso. I servizi segreti parlano di almeno “una
tamente. Il Presidente del Senato Schifani regala dei peluche
decina di autobombe pronte ad esplodere”, in varie parti
ai bambini, che sono un po’ frastornati per il trambusto ma
della zona. Così si va in elicottero. E’ un elicottero militare,
tanto felici. Ci sono anche dei militari afgani armati fino ai
quello senza chiusura ma con il portellone che rimane aperto
denti. Fanno paura, ma ti spiazzano con un sorriso, pronti
con due soldati fucilieri con le mitragliatrici in mano, pronti
persino a farsi fotografare. Non c’è altro tempo da perdere.
a rispondere ad eventuali attacchi. I militari ci fanno indos-
Troppi pericoli incombono. Così, siamo costretti a ritornare,
sare l’elmetto, il giubbotto antiproiettile, che pesa un acci-
sempre di corsa, sull’elicottero e, ancora una volta circon-
dente. Solo allora si può partire. “Stiamo raggiungendo un
dati dai Mangusta, torniamo al campo base. Sull’elicottero
posto pericoloso”, dicono i responsabili della sicurezza.
restiamo in silenzio. L’euforia iniziale ha lasciato spazio alla
“Quindi, non possiamo rischiare”. E ci viene raccomandato
consapevolezza di avere corso un serio rischio. E all’arrivo al
con forza: “Appena scesi dall’elicottero correte il più veloce
campo base arriva la conferma: i servizi segreti hanno sco-
possibile verso l’edificio, senza perdere un secondo”. Si parte
perto e, per fortuna, disinnescato un’autobomba che era
con il cuore in gola. Dopo neppure dieci minuti di volo, cir-
stata sistemata dai talebani a poca distanza da Camp Arena,
condati da due Mangusta pronti a intervenire in caso di at-
la base militare degli italiani. “Siamo abituati a vivere con i
tacchi,
l’ospedale
pericoli, anche a pochi passi da noi”, taglia corto il maggiore
pediatrico. Il vento sollevato dalle pale dell’elicottero entra
dell’Esercito Marco Amoriello, portavoce del contingente
atterriamo
sul
piazzale
antistante
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Elvira terranova con Marco Amoriello Maggiore dell’esercito
della Folgore. C’è ancora il sole, ma bisogna lasciare subito
Molto scomodo, ma non c’è altro. I tappi per le orecchie non
la base militare, prima che diventi buio. Si torna ad Abu
bastano per isolarsi dal rumore durante il volo. Siamo tutti
Dhabi e per raggiungerla non si può sorvolare l’Iran, così
stanchi, ma anche felici. un’esperienza molto forte, indi-
il volo diventa molto più lungo. Altre cinque ore sull’Hercu-
menticabile. Porterò Herat, che ho visto per la seconda volta
les C130. Non ci sono poltrone, ma solo una panca in legno
in pochi mesi, sempre nel mio cuore. Terra affascinante ma
su cui puoi appoggiare il fondoschiena ma non le spalle.
anche maledetta.
Elvira Terranova - giornalista Adnkronos 16
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D
i fronte alle grandi tragedie della vita l’essere umano vacilla. Per autoconservazione, forse, o perché conscio dei propri limiti. Così è destino che la scintilla, la fiamma che ci spinge oltre, il Coraggio sia dei pochi; degli umili e dei semplici, di chi si muove nelle ombre e nel fumo pur essendo una creatura di luce.
I Vigili del Fuoco, i “pompieri” come si diceva una volta, indubbiamente posseggono questo Coraggio che, unitamente alla Professionalità acquisita mediante la formazione delle squadre e all’Esperienza dettata dal misurarsi con la gestione delle emergenze, li pone al servizio dei cittadini ogni giorno, anche a costo di rischiare la vita. Basti pensare al loro costante impegno nelle operazioni di ricerca e di supporto ai superstiti o ai tanti tributi di sangue versati in seguito ai disastri ambientali che hanno crivellato l'Italia, come il terremoto della Valle del Belice nel 1968, quello più recente in Abruzzo, i soccorsi prestati in seguito all’alluvione che lo scorso 1 ottobre ha inghiottito interi quartieri di scaletta zanclea, giampilieri ed Ali Terme nel messinese ed, infine, gli interventi successivi alla frana di Monte Grifone, una vera odissea per le borgate palermitane di belmonte Chiavelli, Ciaculli e Villabate. Così, c’è chi se n’è andato ma c’è chi ancora combatte, come nella sede centrale dei Vigili del Fuoco di Palermo, sita in via Scarlatti 16. Sede, in primis, di Umanità. Si, perché questi esseri che ci appaiono indistruttibili, non sono altro che uomini come noi, ragazzi come noi, toccati dalle tante scene cui hanno dovuto assistere e forgiati da interventi che portano a riflettere, a fare del cinismo una virtù, ad addomesticare la paura. Siamo andati a trovarli per sapere qualcosa in più di questi “angeli” (così furono chiamati i vigili di New York intervenuti l’11 settembre) che diventano tanto spesso i primi avamposti delle istituzioni per i cittadini in difficoltà. Così l’Ispettore Vitale ricorda una vita passata tra abbattimenti di mura pericolanti, interventi di salvataggio ed estinzione di incendi, come quello datato vent’anni ove contribuì a domare le fiamme che avrebbero potuto distruggere il teatro biondo: «Ricordo ancora il buio. Era come muoversi nel nulla». E se gli si dà dell’eroe, tende a correggere: «Eroica è la squadra tutta che collabora, che ragiona assieme per salvaguardare la propria vita e quella degli altri. Un eroe solitario e per giunta morto non vale nulla». Della stessa opinione è l’Ingegnere gulino, uno dei tanti ragazzi intervenuti a l’Aquila: «L’individualismo è da fanatici… A l’Aquila il no-
stro primo pensiero era quello di salvare le persone, ma il tutto sempre all’insegna della prudenza, per evitare che i soccorritori diventassero gente da soccorrere». E la paura? «La paura – dice Vitale - è un’amica. Serve a tenerci sempre all’erta. Poi, però, scatta un qualcosa, una sorta di capovolgimento che trasforma la paura in adrenalina, i sensi si acuiscono e allora sai esattamente cosa fare, come muoverti». Serve, dunque, sangue freddo e una mente lucida, capace di ragionare oltre il dofoto di Roby Ferrari
lore e lo smarrimento. La tragedia di Messina è ancora più che viva; di essa resterà sempre un particolare ricordo all’Ingegnere giambruno, presente nelle operazioni di salvataggio: «In quel marasma vi era chi ci chiedeva di entrare in casa per recuperare anche solo una fotografia… E ci spiegava che quella era l’ultimo legame, oramai, con una vita passata cancellata dal fango». Ma le emergenze possono assumere sembianze anche meno appariscenti. Così, in
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questa Palermo, esempio di disastro urbanistico, ambientale ed ecologico, i Vigili del Fuoco devono essere sempre pronti ad agire per rimediare alle sue tante problematiche. E' il caso del centro storico, una distesa di edifici fatiscenti che da sempre desta seria preoccupazione. «Le recenti piogge - ricorda Vitale - hanno portato al crollo di due palazzine. Ma il numero potrebbe aumentare se non si attuano rapidamente i giusti piani di recupero». E ancora: «Il problema, comunque, resta sempre il cittadino: come educarlo all'emergenza, come spiegargli quali sono i rischi cui espone sé stesso e la collettività». Su Belmonte Chiavelli, invece, l'ingegnere Gulino ammonisce dal fare paragoni con la recente tragedia del Messinese e sottolinea come sia necessario migliorare la gestione del territorio, con particolare riferimento agli aspetti idrogeologici. Così, dietro la divisa di ogni Vigile del Fuoco sembrano convivere due nature diversissime: quella che conosce i propri limiti, coltiva il senso delle proporzioni ed evita gli eccessi, e quella che si lascia trascinare dall’intuizione e dall’istinto, senza peraltro essere affrettata. L’unico elemento di contatto fra i due aspetti è quello che porta il nome di «Coraggio», la qualità che li predispone a rischiare tutto per la vita altrui, ubbidendo così al loro motto e principio cardine: “la salva-
Natalia Pugliesi 20
foto di Pawpaw67
guardia della vita umana”.
erica Petrungaro
ROSANERO SI NASCE
Il Palermo visto dalla provincia
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Salvatore Orlando
Viviana Raja
Nunzio Quatrosi
Federica Minia
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L’altra Metà Del Tifo UNA RAGAZZA “IN CuRVA” FRA PASSIONE E DISAGI
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l profumo dell’erba, i cori degli ultrà, lo sventolio delle
disce i nomi dei calciatori che scenderanno in campo, men-
bandiere, undici giocatori in casacca rosanero che rin-
tre noi all’unisono gridiamo i loro cognomi. Le squadre
correvano un pallone … avevo solo quattro anni ma ri-
sono in campo, l’arbitro dà il fischio d’inizio e come se fosse
cordo ancora l’emozione della prima volta che andai in
un direttore d’orchestra, dagli spalti si levano i cori di incita-
Curva Nord allo stadio La Favorita, oggi Renzo bar-
mento ai ragazzi.
bera. Mi viene ancora in mente lo sguardo di mia madre me-
Come donna dovrei sentirmi in imbarazzo trovandomi a ti-
ravigliata, quando così piccola chiesi a mio padre di portarmi
fare in mezzo a tanti uomini, e invece mi trovo a mio agio,
allo stadio e da quella volta fu amore per sempre! Oggi in-
sia perché i tradizionali frequentatori della curva mi hanno
vece non ci si stupisce più, lo stadio è gremito di donne,
vista crescere campionato dopo campionato (sono diventata
ragazze e bambine, soprattutto dopo l’ascesa in serie A. No-
la mascotte del gruppo), sia perché vedendomi così coinvolta
nostante tutti i pregiudizi degli uomini e i disagi che si vi-
nel seguire la squadra, spesso mi chiedono il pronostico. Ma
vono in curva, una sempre più vasta frangia femminile
non è per tutte così; ancora oggi persiste un forte maschi-
sostiene imperterrita la nostra squadra, i nostri colori, ma-
lismo, le donne vengono discriminate e quando si permet-
nifestando tutta la passione e l’amore per il Palermo!
tono di dare dei giudizi tecnici sulla partita vengono prese
L’ansia della domenica vissuta da una “ultrà” donna è tutta
per incompetenti, insinuando che la loro competenza sia solo
da raccontare. Cosa farà la mia squadra? Ci farà divertire
“davanti i fornelli”. Fortunatamente siamo caparbie e anche
oppure soffrire? Superate le fasi preliminari, entro allo sta-
preparate calcisticamente, andando contro tutto e tutti
dio e non appena inizio a salire i primi gradini della curva, il
ed è per questo che la nostra presenza oggi, allo stadio, è tri-
cuore batte più velocemente e l’emozione è davvero forte!
plicata.
Raggiungo il mio gruppo e dopo i “dovuti convenevoli” ci or-
Si sono formati gruppi di sole donne, come le RosaNero
ganizziamo preparando gli striscioni, i coriandoli e le
girls, che hanno realizzato un sito internet, ricco di foto,
sciarpe, per accogliere l’ingresso in campo dei rosa in una
video, articoli, schede informative, risultati e classifica, cu-
bella cornice coreografica. Dall’altoparlante, la speaker scan-
riosità e che organizzano periodicamente cene ed eventi con
i calciatori. Oltre al maschilismo, altri sono i problemi riscontrati dalle donne, primo tra tutti, la carenza di servizi igienici. I bagni della Curva Nord sono fatiscenti, le porte non solo sono rotte, ma non possono nemmeno chiudersi, per mancanza di chiavi. E’ un argomento sul quale la società dovrebbe intervenire, viste le numerose lamentele. Anche questo sarebbe un bel segnale che dimostrerebbe rispetto e considerazione per la donna. Non parliamo, poi, della copertura della curva nord inferiore, che ogni qualvolta piove, sembra un colabrodo: poiché è vietato introdurre ombrelli, anche se ben equipaggiate, ritorniamo a casa impregnate di acqua. Insoddisfacente anche la pulizia dello stadio: quando e come viene fatta se per sedersi e non sporcarsi bisogna mettere i fogli di giornale sui sedili? Su questi temi, noi tifose vorremmo una maggiore attenzione da parte della società. Ma nonostante i disagi e le problematiche esistenti, le “ragazze in rosa“ non demordono e vanno anzi crescendo di numero. Non ci allontaniamo dalla nostra squadra del cuore, anzi, siamo sempre in prima linea a sostenere i nostri colori, nella buona e nella cattiva sorte, anno dopo anno, con la speranza, un giorno, di essere presenti anche in una competizione di Champions League. Le donne offrono un modo di tifare particolare e a volte anche più intenso e si stanno mostrando capaci di superare gli ostacoli obiettivi di un ambiente fino a poco tempo quasi esclusivamente maschile. Per questo l’augurio che faccio è trovarne accanto sempre di più all’interno dello stadio, magari in un impianto più comodo e adatto alle nostre esigenze, ma comunque sia sempre con un gigantesco cuore rosanero!
Emanuela Mollica 25
Rockefeller Center INAUGURATA A VILLAGRAZIA DI CARINI LA NUOVA SEDE DELLA sICIlY bY CAR
E’ conosciuto; è noto per la sua abnegazione per il lavoro; il
leggio di quella Fiat 1300 amaranto targata PA94582 che
suo nome ricorre costantemente da decenni quando si parla
Tommaso Dragotto ricorda come il primo affare concluso.
di imprenditoria siciliana; al suo nome è collegata la più
Una targa che non dimenticherà mai anche perché il suo per-
grande compagnia di autonoleggio fondata in Italia; il suo
sonale gliene ha regalato una riproduzione che conserva ge-
volto è divenuto sempre più familiare grazie a massicce cam-
losamente seppur in bella mostra nel suo ufficio.
pagne pubblicitarie; è molto conosciuto nel jet-set palermi-
Da quel momento si sono avvicendati numerosi successi.
tano ed è famoso per la sua continua ricerca dell’eleganza
Certo, i momenti di difficoltà non sono mancati ma la perse-
nella sobrietà. Tutto questo è tommaso dragotto, il “gol-
veranza di Tommaso Dragotto gli impediva di fermarsi alle
den man” dell’autonoleggio.
circostanze; anzi, lo spingeva sempre più a guardare oltre e
Uomo arguto, perspicace, molto intuitivo, caparbio e perse-
vedere qualunque ostacolo come qualcosa posto lì per es-
verante ed è proprio il connubio equilibrato tra intuitività, ca-
sere superato. Ed ecco che, nell’arco di due anni, l’autoparco
parbietà e perseveranza che sta alla base della decisione di
della giovane Sicily by Car raggiunge il numero di 120 vet-
“imbarcarsi” nell’avventura di dirigere una compagnia di au-
ture ed uffici vengono aperti all’aeroporto di Catania, a Giar-
tonoleggio, presa dopo essere sbarcato (nell’accezione più
dini Naxos e a Taormina, che si aggiungono a quelli già in
vera del termine) alla fine di un’esperienza di navigazione
piena attività di Palermo, sia in città che in aeroporto.
come capitano di macchina a bordo di una nave in giro per
Ma lo spessore della Sicily by Car cresce e, nel 1980, Tom-
il mondo. “Quell’esperienza di navigazione mi ha dato
maso Dragotto guarda oltre lo Stretto e fonda la Italy by
molto”, riferisce Tommaso Dragotto, “ed ha contribuito no-
Car (lasciata poi per ragioni tecniche) i cui successi ottenuti
tevolmente alla mia crescita e maturazione ma mi ha fatto
ben presto si aggiungono a quelli oramai consolidati dalla Si-
sempre più comprendere che ciò che desideravo era dar vita
cily by Car. “è stata una sfida lanciata a me stesso” dice Dra-
a qualcosa che mi appartenesse e che avrei sentito mio nel
gotto con lo sguardo di chi sta rivivendo un flashback.
negli anni”.
“Ricordo l’emozione con cui mi recavo a Milano e a Roma per
Ebbene, quel momento è arrivato il 12 Ottobre del 1963,
l’apertura dei nuovi uffici”. Ma quella perseveranza gli ricor-
giorno in cui Tommaso Dragotto, impegnando totalmente le
dava sempre di guardare avanti.
proprie risorse accumulate con l’aiuto della madre, figura a
La carica di consigliere europeo della budget International
cui lui è particolarmente legato, fondò la sicily by Car con
(colosso mondiale nel campo dell’autonoleggio); l’accordo
una Fiat 1300 e due Fiat 500. Ed è proprio la consegna a no-
esclusivo di sponsorizzazione dei campionati mondiali di cal-
26
Tommaso Dragotto, presidente della Sicily By Car
Informazione Pubblicitaria
cio del 1990 in Italia firmato con luca Cordero di Monte-
gurata la nuova sede direzionale della Sicily by Car, masto-
zemolo; l’acquisizione del marchio Auto Europa con la tra-
dontica, superba ed elegante struttura che si erge davanti a
sformazione della Sicily by Car in una holding; un occhio
quella fontana di cui Tommaso Dragotto va estremamente
sempre attento al trend del mercato; contratti di collabora-
fiero, che ripropone (forse migliorandolo) il modello della ce-
zione con i più influenti broker e tour operator del mondo;
lebre fontana del Rockefeller Center di New York. “è un’at-
l’apertura di uffici a New York; la scelta accurata e mirata
trazione per i clienti anche perché non esiste una simile
dei collaboratori e del team dirigente, parte integrante delle
struttura nel Sud Italia. Nella vita bisogna sempre stupire”,
potenzialità aziendali: questi non sono che alcuni pilastri che
commenta Dragotto. E, dopo averla vista in tutto lo splen-
sorreggono la solida struttura della Sicily by Car. “La crescita
dore delle numerosissime luci dai molteplici colori con getti
e l’espansione della Sicily by Car sono state possibili anche
e giochi d’acqua a ritmo di musica, non abbiamo alcun dub-
grazie alla fiducia ed al supporto delle banche che hanno cre-
bio che ne rimarranno stupiti anche quanti andranno ad am-
duto in questa importante realtà imprenditoriale siciliana”,
mirarla.
riconosce Dragotto.
“Ma la fontana non è l’unica novità della nuova sede della
Ma come mai Tommaso Dragotto, sempre proteso all’inno-
Sicily by Car”, aggiunge Dragotto. “L’altra è il Park & Fly: il
vazione e non al domani ma al “posdomani”, ha deciso di la-
viaggiatore lascia in tutta tranquillità la propria vettura nei
sciare la direzione generale della propria azienda a
nostri sicuri e sorvegliati parcheggi e viene accompagnato
Palermo pur potendola trasferire, ad esempio, a Milano?
all’aeroporto di Palermo per poi essere lì prelevato al suo ri-
“Amo troppo la Sicilia. Amo la sua poliedricità e scopro sem-
torno. Il tutto a tariffe nettamente inferiori a quelle applicate
pre nuove emozioni pur essendo nato ed avendo vissuto qui.
in aeroporto. D’altronde la Sicily by Car oramai è nota per
Non credo esista nessun’altra terra che sappia offrire pae-
essere il low cost dell’autonoleggio. Inoltre, la nuova sede
saggi che vanno dal mare, alla collina e alla montagna nel-
fungerà anche da enorme centro di vendita dell’usato”.
l’arco di poche decine di chilometri”. Poi aggiunge: “Chissà,
Si commuove Tommaso Dragotto a ricordare quel 12 Ottobre
forse è stato il voler dimostrare a me stesso e agli altri che
del 1963, così come si è commosso lo scorso 12 Ottobre
era ed è tuttora possibile gestire dalla Sicilia un’azienda con-
esclamando: “Wow! La Sicily by Car compie 46 anni ma non
solidata a livello nazionale e con contatti in tutto il mondo a
li dimostra!”. Ecco la verve di un uomo che, spinto da quel-
spingermi ulteriormente a rimanere a Palermo”.
l’onnipresente perseveranza e dal desiderio di migliorare
Già, ed è proprio a pochi chilometri da Palermo che si è inau-
sempre, è divenuto il capostipite della rivoluzione nell’auto-
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grida dallo
Sport
DALL’ATLETICA AL BASKET, LA PALERMO CHE SCOMPARE
Q
uello dell’atletica è solo l’ultimo caso. Da un lato la città propone addirittura la propria candidatura per le Olimpiadi 2020, dall’altro la realtà dice che palermo sportiva e la sua provincia perdono i pezzi. Non funzionano gli impianti, come testimoniato dalla nostra in-
chiesta in questi anni; scompaiono società importanti e manifestazioni, non c’è settore che non rimpianga la serie A o livelli che non si raggiungono più da anni. L’ennesimo grido di aiuto arriva dall’Apb bagheria, che rischia di chiudere i
battenti. La società nata 20 anni fa dalla fusione dell'Atletica Bagheria e dell'Atletica Partinico, potrebbe scomparire dal panorama sportivo palermitano e nazionale a fine anno. Ed è sempre la mancanza di fondi economici, il motivo fon-
Por che fornirebbero un aiuto non da poco. Il momento non
damentale per cui il club che grazie ai professori tommaso
è favorevole, e questo si sa, bisognerà contare molto sui pri-
ticali e leonardo d'Orio ha scoperto diversi talenti di le-
vati e cambiare mentalità su questo punto”.
vatura nazionale ed internazionale, potrebbe fermarsi a di-
Ma quella dell'Apb Bagheria è solo la punta di un iceberg.
cembre. Dalle fila dell'Apb Bagheria sono venuti alla ribalta
Fino ad una decina di anni fa, la nostra città contava diverse
atleti del calibro di Anna Incerti, che ha corso le Olimpiadi
società ai massimi livelli dello sport nazionale. Il volley, po-
giungendo 14.sima nella Maratona e che è ha conquistato
teva vantare in serie A1 femminile la pallavolo palermo e
nel fondo e nella mezza maratona titoli italiani. Senza di-
la presenza in A1 maschile della Iveco che si aggiudicò anche
menticare le nuove leve come giorgio scialabba, convo-
la Coppa Cev, l'equivalente della Coppa Uefa del calcio. At-
cato nei giorni scorsi in Nazionale Promesse.
tualmente, solo la us Volley grande Migliore e la Costa-
“Cerchiamo uno sponsor – spiega Tommaso Ticali – perché
verde Cefalù tra le donne ed il neopromosso Carini tra gli
diversamente a dicembre saremo costretti ad abbandonare
uomini, disputano un campionato nazionale, in B2. Il basket,
l'attività. Da un paio d'anni la situazione economica è andata
dopo la crisi del Verga che giocò a lungo in A1 femminile e
sempre più a peggiorare mentre i contributi di Comune di
il fallimento dell’operazione in campo maschile, con Ribera
Bagheria e Provincia si sono sempre più assottigliati. Solo la
che aveva ceduto la B1 a Palermo, ha visto quest’anno la ri-
Regione ci dà qualcosa, ma è insufficiente. Abbiamo tesse-
nuncia alla B eccellenza anche da parte delle ragazze dell’O-
rati una cinquantina di atleti in tutte le specialità dell'atle-
tium. La pallamano poteva vantare tre formazioni in A1, la
tica ed in tutte le categorie che andrebbero dispersi. Sarebbe
Tiger, l'Acsi Matteotti e lo Scinà. Di queste tre è rimasta sol-
un peccato mortale in un momento in cui si cercano talenti”.
tanto lo scinà, in A2. Nella pallanuoto sono ben lontani i
giovanni Caramazza, presidente provinciale del Coni, non
duelli scudetto tra Gifa Palermo ed Orizzonte Catania nel
nasconde le difficoltà ma spiega le idee che potrebbero mi-
campionato femminile. Da 3 squadre cittadine in A adesso
gliorare lo stato dello sport del Palermitano. “C'è l'idea di
solo l'Athlon è riuscita a risalire in massima serie. Il teli-
aprire gli impianti scolastici gratuitamente alle società spor-
mar, invece, dalla A1 maschile si è ritrovato in B. E gli
tive. E questo potrebbe essere un buon punto di partenza.
esempi continuano anche nel calcio a 5. Una volta Ficuzza
L'esternalizzazione della gestione degli impianti potrebbe
e Città di palermo facevano tremare le grandi. Stesso di-
portare risorse. Mentre contiamo anche sui fondi europei del
scorso vale per il softball. Il “diamante” palermitano non
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brilla più: l'Ustica dove militava Clelia Ailara capitano della nazionale alle Olimpiadi di Sydney 2000, è scomparso da diverse stagioni. Chiuse anche Acsi e Trinakria. Rimane il Polizzi che ha sfiorato la promozione in A2. Unica isola felice sembra il badminton: la Trionfante Mediterranea ha vinto il quinto scudetto consecutivo. Segnali di ripresa dal tennis tavolo: la Chip Planet è stata promossa in A2, il Ficarazzi è in B2, e dal rugby, con l'Adv Holding Palermo che ha centrato la storica promozione tra i cadetti nazionali. La crisi economica supera qualsiasi progetto di rilancio. E senza soldi, recita un vecchio adagio popolare, il prete non canta messa. Anna Incerti insieme al suo allenatore Tommaso Ticali
Edoardo Ullo 29
Essere Gay a Palermo Amore e normalità: viaggio
nelle storie omosessuali
L
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‘amore è un sentimento che possono vivere solo le
“Ero confuso e disorientato, annientato dalla paura perché,
persone considerate “normali” o è qualcosa che
nonostante fossi innamorato di quest’uomo, non riuscivo a
può essere provato da tutti, al di là del fatto di
svelare il mio amore. Avevo paura che gli altri scoprissero
essere etero o omosessuali? E poi, che significa
che fossi gay. Che i miei amici mi isolassero dal gruppo”.
normalità? Chi può rientrare in questa definizione?
Quando hai trovato il coraggio di dire ai tuoi genitori
Dobbiamo considerare normali soltanto gli eterosessuali che
“sono gay”, quale è stata la loro reazione?
rispettano certi principi morali e certi canoni di comporta-
“Nessun genitore, quando concepisce un figlio, si aspetta che
mento?
possa essere “sessualmente diverso”. Qualunque padre
Feel Rouge in questo servizio ha voluto approfondire e capire
cerca di dargli il meglio, si sforza di educarlo secondo le con-
cosa significa essere gay a palermo e come si svolge la
suete regole di vita per essere accettato e rispettato nella
vita di un omosessuale in una città piena di contraddizioni.
società in cui vive. Anzi, a volte ci sono genitori che proiet-
Quali sono le difficoltà e le paure che un gay incontra nel
tano sui figli speranze e sogni che loro non sono riusciti a
farsi accettare in famiglia e nella nostra città. Abbiamo vo-
realizzare. Mamma e papà sono delle persone aperte e
luto raccontare la storia di due ragazzi che fino ad un certo
quindi non mi hanno fatto pesare più di tanto la mia diver-
punto della loro vita erano convinti di essere etero e che poi
sità. Ho avuto più paura io di non essere accettato che loro
hanno scoperto di essere dei cosiddetti “diversi”.
nell’accogliermi. Ricordo che mia madre mi è venuta incon-
David, 35 anni, è un istruttore di palestra e ci ha raccontato
tro e mi ha abbracciato. Ero commosso e angosciato perché
che all’età di 25 anni ha vissuto una storia d’amore con una
non volevo che il rapporto con lei cambiasse, ma dall’altro
ragazza per circa 2 anni. Finita la storia, si è reso conto di es-
lato, affrontare l’argomento mi è servito per liberarmi dal
sere attratto fisicamente da persone dello stesso sesso, ma
peso che da anni portavo dentro. Non è facile mentire ai pro-
ciò che lo incuriosiva di più era che cominciava scoprirsi ca-
pri cari”.
pace di innamorarsi di un uomo.
Cosa ti ha fatto più paura?
Cosa hai provato quando hai fatto questa scoperta?
“Il terrore più grande era quello di essere escluso dalla fa-
miglia, di non essere accolto dai miei fratelli, di
gnati di me. Hanno cercato di aprirsi a questa nuova realtà
restare senza una casa, di vivere la mia vita in so-
accettando la mia omosessualità”.
litudine. Mia madre per incoraggiarmi mi disse che
tu che sei già papà pensi che sia giusto che una cop-
non tutti i figli nascono per amare le donne e che
pia gay adotti un figlio?
potevo essere felice con un compagno dello stesso
“No, perché un bambino non è nelle condizioni di scegliersi i
sesso. Da quando mi sono dichiarato, non solo ho
propri genitori. Inoltre, la nostra religione ci insegna che la
una mamma che mi ama come figlio, ma anche
famiglia è costituita da un padre, da una madre e dei figli.
una amica, pronta ad ascoltarmi e a capirmi”.
C’è bisogno della presenza di entrambi. La mamma nella vita
La storia di giuseppe è più difficile perché il suo
di un bambino non può essere sostituita da un uomo. Il bam-
passato è stato molto più sofferto. La sua strada
bino deve crescere ed essere educato secondo regole di vita
era stata quella di crearsi una famiglia, sposarsi
che hanno bisogno di un apporto di affetti e di insegnamenti
ed avere dei figli. Per circa nove anni il rapporto
che solo due persone di sesso diverso possono offrire”.
di coppia e di padre è andato piuttosto bene.
Come vivi adesso che gli altri sanno che sei un gay?
Fino a quando, ad certo punto della sua vita, si
“Da circa due anni ho un compagno. A parte la mia famiglia,
rese conto di sentire dentro delle strane sensa-
è tutta la mia vita. Con lui ho conosciuto il vero amore, in lui
zioni. Più il tempo passava, più queste percezioni
ho trovato quelle caratteristiche maschili da cui sono attratto
aumentavano. In questi stati d’animo di confu-
e che non avevo trovato in una donna. Oggi conduco una
sione e di frustrazione, cercava di stare il meno
vita equilibrata, circondata dall’amore. E continuo ad essere
possibile a casa. Usciva con gli amici. Faceva
un buon padre e un grande amico per i miei figli. Ho recu-
nuove conoscenze. Così, una sera per caso, in-
perato il rapporto anche con i miei genitori. Da quando mi
contrò una persona interessante dello stesso
sono dichiarato sono riuscito a vivere più liberamente in que-
sesso.“Quella sera provai una forte attrazione nei
sta città. Però, nonostante Palermo tenda sempre più ad
confronti di un uomo - ricorda - tutto si fece più
aprirsi verso le “novità”, ancora alcuni non riescono ad ac-
chiaro e cominciai a conoscere il nuovo me stesso”
cettare del tutto queste realtà che sono sempre più diffuse.
“I rimorsi nei confronti della famiglia aumenta-
Non ci sarebbe niente di male nello scambiarsi un bacio per
vano, non sapevo cosa dire o cosa fare. Mentire
strada e nel camminare mano nella mano. Ciò che vorrei dire
era la cosa che più mi faceva stare male. Ho vis-
a tutti gli altri è di non avere paura a raccontarsi e a “fare ou-
suto per qualche anno in conflitto con me stesso.
ting”. Non è importante come l’amore si manifesta, se tra
Non riuscivo a comprendere cosa mi stesse suc-
due sessi opposti o uguali, ma è importante viverlo. Una vita
cedendo, come all’improvviso provassi sentimenti
senza amore è una vita dimezzata, monca”.
e sensazioni rivolte non più verso mia moglie, ma
Esistono rapporti di vero amore, sinceri e sereni, fra due per-
nei confronti di un uomo. La mia vita era diventata
sone dello stesso sesso e amori ipocriti, fra persone di sesso
un continuo tormento. Spesso mi fermavo sotto casa e pian-
diverso e in famiglie apparentemente “normali”. Forse è que-
gevo perché non avevo il coraggio di rientrare e dormire
sto l’insegnamento da prendere.
sotto le coperte con mia moglie. Poi - continua Giuseppe decisi di chiedere aiuto ad uno psicologo. Avevo bisogno di capire. Dopo tanti colloqui, mi sono reso conto che la vita
Francesca Di Giovanni
vissuta fino a quel momento non era la mia, ma una realtà camuffata per proteggere la mia famiglia”. perchè è stato cosi difficile seguire la via dell’amore e non quella di portare avanti la famiglia? “Non è stato per niente facile, mettevo in discussione la mia vita e quella dei miei familiari solo perché mi ero innamorato di un uomo. Non tutti i padri si alzano la mattina e dicono ai propri figli “sentite, ragazzi, papà e un omosessuale”. Il timore più grande è stato quello di non essere più accettato come padre, di perdere gli affetti più grandi della mia vita. Ho pianto, ho sofferto tanto, volevo continuare ad essere un buon marito e un buon padre, ma non potevo farci nulla se l’amore mi aveva trascinato tra le braccia di un uomo”. Cosa è successo dopo che hai svelato il tuo segreto? “Non tutti i familiari mi hanno accettato. Solo mio padre e mia zia sono state delle persone coraggiose. Non si sono vergo-
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Lotta alla Fibrosi
Da Zenga a Tornatore, i vip contro la fibrosi cistica.
G
uarire dalla fibrosi cistica è, al momento, un sogno irrealizzabile per migliaia di persone affette da questa grave malattia genetica molto diffusa, ma ancora poco conosciuta. Per combatterla, però, l’Associazione regionale siciliana
lotta contro la fibrosi cistica ONLUS organizza da anni varie
iniziative. L’intento è duplice: raccogliere fondi da destinare interamente alla ricerca in modo da migliorare e rendere meno gravosa la vita dei malati; cercare di far conoscere questa patologia. La fibrosi cistica è una malattia genetica, cronica ed evolutiva che colpisce un neonato ogni 2.500-2.700 nati vivi. è attualmente la patologia più diffusa in Italia tra la popolazione di razza bianca e rende la vita dei malati particolarmente difficoltosa e privativa perché coinvolge numerosi organi ed apparati: quello respiratorio, dalle prime vie aeree
al tessuto polmonare, il pancreas nella produzione di enzimi digestivi, il fegato, l'intestino e l'apparato riproduttivo, soprattutto nei maschi. Giornalmente un paziente affetto da fibrosi cistica deve sottoporsi a pesanti cure. A causa del muco denso che risiede nei polmoni, più volte al giorno ogni paziente deve effettuare fisioterapia respiratoria con l’ausilio di specifici aerosol ed apparecchiature che permettono il drenaggio del muco. Problematica anche l’alimentazione perché bisogna seguire una dieta equilibrata, ipercalorica con somministrazione di enzimi pancreatici che permettono di sintetizzare i grassi assunti,
che
altrimenti
non
verrebbero
assimilati;
il
quantitativo degli enzimi pancreatici va bilanciato in base al contenuto dei grassi di ogni singolo alimento. Il paziente
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deve, inoltre, assumere integratori salini che compensino
nente Onorato di Boccadifalco, sede degli allenamenti dei ro-
la perdita giornaliera di sali quali sodio e potassio e l’intero
sanero: “solitamente la solidarieta’ e la vicinanza ad asso-
complesso vitaminico che l’organismo del paziente non rie-
ciazioni come questa preferisco non pubblicizzarle. Ma
sce da solo a produrre.
quando ci sono bambini che soffrono non ho problemi. Ho
Queste terapie devono essere effettuate ogni giorno a pre-
accolto subito l’invito dell’associazione regionale siciliana
scindere dello stato di salute del paziente; terapie più mirate
lotta alla fibrosi cistica girando con piacere lo spot.”.
ed incisive vengono aggiunte nei momenti di acutizzazione
Protagonisti dei piccoli “cortometraggi” anche Fabrizio Lo Mo-
della malattia quali l’antibioticoterapia per la cura delle in-
naco e Sara Scandagliato, due bimbi affetti da fibrosi cistica.
fezioni respiratorie. Oggi l’Associazione Siciliana lotta contro
Tra i “vip” presenti nel video anche l’attore Orio scaduto, i
la fibrosi cistica ha creato un video istituzionale, diretto
cantanti Mario Venuti e lello Analfino, il conduttore Mas-
dal regista Piero De Luca, volto a far conoscere le proble-
simo Minutella ed il capo servizio Rai Roberto Gueli.
matiche della patologia e sensibilizzare la gente. Hanno preso parte alla realizzazione dello spot illustri personaggi sportivi e non, che hanno contribuito a trasmettere in Italia e nel Mondo la bellezza della Sicilia. Tra questi uno dei maestri del cinema internazionale: il regista giuseppe torna-
Alessio Cracolici
tore che ha prestato con grande entusiasmo il proprio volto per dare voce al messaggio di solidarietà che la Associazione sta portando avanti da anni. Ha presto parte allo spot anche il tecnico del Palermo, Walter zenga, che ha ospitato al Te-
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Enelsharing All rights reserved.
Luca Marin tutto cominciò dalla scoliosi
un campione siciliano
S
“
uo figlio ha un problema di scoliosi, dovrebbe fare un po’ di nuoto”… Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase? Eppure a luca Marin, questa semplice prescrizione medica ha spalancato le porte di un mondo fatto di successi e grandi soddisfazioni. Due argenti (Montreal 2005 e Shangai 2006) ed un bronzo (Melbourne 2007) ai campionati mondiali, sei argenti ed un oro (Helsinki 2006) agli europei fanno parte del medagliere di quel ragazzino che aveva paura dell’acqua e preferiva nuotare a dorso pur
di non immergere il viso! Altra grande fortuna di Luca Marin l’incontro con gjon shity, il tecnico albanese che, grazie alla sua grande professionalità e competenza, gli ha consentito di fare il salto di qualità, già, perché Luca è siciliano, terra splendida ma difficile, dove chi ha voglia di inseguire i propri sogni non sempre è messo nelle condizioni di farlo. Lo abbiamo incontrato e lui si è concesso volentieri a raccontarsi in modo diverso. Come mai la sicilia terra circondata dal mare, i cui abitanti vivono in simbiosi con l’elemento acqua, non è mai stata in grado di affermarsi nel nuoto? In fondo, ad eccezione di pier Maria siciliano, la parentesi della seminatore, te e adesso gianluca Maglia, non abbiamo prodotto grandi campioni. “Bella domanda; così su due piedi mi viene da dire a causa della mancanza di strutture; ci sono pochi impianti e spesso non sono adatti ad ospitare gli allenamenti degli agonisti. Io ho avuto la fortuna di iniziare a nuotare contestualmente alla realizzazione del nuovo impianto a Ragusa, altrimenti non avrei avuto grandi possibilità di scelta. Forse oggi la situazione è un po’
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migliorata e allora si vedranno più risultati”. E’ per questo che, a un certo punto hai deciso di lasciare la sicilia? “Il nuoto è uno sport difficile che richiede enormi sacrifici ed è importante essere sempre motivati; io ad un certo punto non avevo più stimoli, nessun compagno di allenamento con il quale confrontarmi e allora ho deciso di partire”. Luca Marin inizia quindi a collezionare una serie di successi conquistando la nazionale azzurra; specialista dei 400 misti è stato spesso protagonista di entusiasmanti duelli con il rivale di sempre, l’ungherese Laslzo Cseh. Ultima partecipazione importante, nonostante il risultato, i mondiali di Roma 2009. A Roma, hai dato l’impressione di essere spento; non trasparivano dal tuo sguardo la grinta e la determinazione necessarie per salire sul podio; a cosa era dovuto questo atteggiamento remissivo? “La prestazione deludente di Roma è semplicemente il frutto di un anno difficile dal punto di vista fisico; dimagrire, ingrassare poi ancora dimagrire … quando il fisico non ti sostiene è difficile mantenere alta la concentrazione e trovare gli stimoli giusti; la notte prima della gara poi, lo sapete non sono stato affatto bene!” pensi che la presenza al tuo fianco di una personalità forte come quella della pellegrini abbia influenzato la tua prestazione? “Assolutamente no; io e Federica siamo compagni nella vita e atleti professionisti in vasca; i suoi successi mi fanno piacere e mi invogliano a dare sempre il massimo; non mi sento per nulla offuscato dalla sua persona e anzi, la sua energia può soltanto servirmi da stimolo” A Roma un altro siciliano che tra l’atro, ha ben figurato; ti sei sentito per così dire orgoglioso della presenza di gianluca Maglia ai Enelsharing All rights reserved.
mondiali? “Certamente, la cosa mi ha fatto molto piacere e spero che presto riescano ad arrivare in nazionale tanti altri giovani siciliani; ad ogni modo, Gianluca Maglia è stato proprio bravo”. luca Marin ha deposto le armi appagato dalla felicità della vita di coppia e dai risultati raggiunti fin qui, o lo vedremo tornare in acqua con la determinazione dei vecchi tempi? “Il nuoto rimane l’obiettivo principale della mia vita, il resto è un contorno. Il mio unico pensiero adesso è quello di arrivare a Londra 2012 in ottima forma per partecipare all’olimpiade da protagonista”. E poi il cinema? “Beh, mi piacerebbe; è sempre stato il mio sogno e vorrei tanto provare. Mi hanno già offerto piccole parti ma … ho deciso di rimandare tutto al 2012”. pensi di tornare un giorno nella tua sicilia? “Credo sia difficile tornare; ero molto giovane quando sono andato via e, dopo aver conosciuto un’altra mentalità ed essermi abituato ad uno stile di vita così diverso, non penso alla Sicilia come il luogo dove tornare a vivere in futuro” Cosa pensa Federica della nostra isola? “Federica si diverte moltissimo quando viene in Sicilia, trova che la nostra sia una terra bellissima e va matta soprattutto per i dolci” Qual è il rimpianto più grande di luca Marin? “Pechino 2008; quinto senza nessuna preparazione… se avessi avuto la concentrazione giusta e mi fossi allenato seriamente avrei di certo preso una medaglia. Con il senno di poi ritengo di aver sprecato un’occasione ma questo pensiero fa crescere in me il desiderio di riscatto e allora l’appuntamento è per il 2012”.
Enelsharing All rights reserved.
Marcella Bellanca 37
i Viaggi di
FEEL ROUGE lA E LE SUE CONTRADDIZIONI: SU E GIù PER BEVERLY HILLS.
Q
uando arriviamo in areoporto l'impatto è fenomenale! In albergo, disfatte le valige, abbiamo iniziato l'avventura. La città non finisce mai...le vie sono geometriche, perfette, e tutto quanto attorno è "gigantesco". Questa è la parola che vi rimane più in mente, tutto è
grande, sarà la mania di grandezza americana che dilaga ovunque...Tutto è uno spettacolo, sembra di essere piombati nel set dei film, tutto è quasi irreale, splendido! Le bandiere americane fuori dalle case, i prati verdi all'inglese, nessuna recinzione, le auto davanti ai garage. Anche le case sono particolari, in certe zone il mattone non esiste, sono fatte tutte di un materiale tipo prefabbricato, ti danno un senso di estrema leggerezza, dentro sono grandissime. Il nome originario di LA è “Città della Chiesa della Nostra Signora degli Angeli della Porziuncola di Assisi” per le influenze sia messicane
che
spagnole,
appellata
anche “The Big Nipple" la grande mammella per distinguerla da New York, è situata nello Stato della California, vicina all’Oceano Pacifico, e non lontano dalle montagne di San Gabriele. Non lontano si trova il deserto, e a circa due ore di macchina c'è il confine col Messico. Grazie alla sua posizione privilegiata geografica la città gode di un clima caratterizzato da inverni miti e da estati calde. Los Angeles è divisa in diversi distretti, molti dei quali erano comunità autonome, entrate nel tempo a far parte della città come Long Beach, Santa Monica, West Hollywood, Pasadena, Beverly Hills, Malibu. Abbiamo visitato parecchi luoghi di Los Angeles. Siamo stati nell'affascinante Hollywood simbolo di Los Angeles, celeberrima scritta sulle colline di Hollywood (non ci credereste mai: si trattava di una pubblicità, inizialmente Hollywood Land, per la vendita di lotti di
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terreno, successivamente donata alla città denominata ap-
reti di trasporto pubblico e delle superstrade della città, ca-
punto Hollywood) che sovrasta la città e che ricorda l'im-
ratterizzata da molti dei maggiori istituti artistici ed impianti
portanza avuta dall'industria cinematografica nella sua
sportivi, sede di molti grattacieli e di molte società multina-
storia per essere stata la capitale del cinema mondiale, che
zionali; ci sono anche varie opere d'arte pubbliche e oppor-
l'ha resa una meta molto appetita da attori, produttori, can-
tunità uniche per fare acquisti. Nel grande mix di razze e di
tanti e personaggi dello spettacolo, attratti qui dalla varietà
culture, spesso si sono avuti degli scontri in quanto molto
di paesaggi e anche dal clima ideale. Oggi è una meta tu-
forte è il divario nella qualità di vita delle persone.
ristica, ma le più importanti case cinematografiche si sono da
Spesso in città si passa dalle ville immerse nel verde di Be-
tempo trasferite altrove e quel che rimane degli anni d'oro
verly Hills a quartieri poveri nei quali regna la malavita e la
sono le stelle con i nomi dei divi sui marciapiedi e i locali alla
disoccupazione. Questa città è sempre stata all'avanguardia
moda lungo il sunset boulevard (Pretty Woman vi ricorda
in fatto di moda, di sport e di spettacolo, molto interessante
qualcosa?).
Du-
da visitare proprio
rante la notte, è
in virtù del fatto
poco
raccoman-
dabile frequentare
che offre tante diverse
possibilità
la zona di Hol-
con i suoi nume-
lywood Boulevard
rosi divertimenti
come, del resto,
ed attrazioni. Ab-
anche la zona di
biamo visitato il
downtown, no-
getty
nostante quest’ul-
(da non perdere)
tima rappresenti il
di proprietà di un
centro
ricco magnate ca-
ammini-
Museum
strativo, geogra-
liforniano che non
fico, centro delle
sapendo più dove
39
investire il proprio denaro ha deciso di costruire per la città un enorme museo. Siamo stati agli universal studios, attrattive allucinanti, tecnologia pazzesca, anche qui si piomba in un attimo nei film che hanno fatto la storia: la casa di Psycho, Truman Show, Lo Squalo, Ritorno al Futuro, ecc ecc...non si finisce mai! Ma il luogo che ci ha dato parecchie emozioni è stato Venice beach...Qui ci dovete proprio andare! E’ una delle mete più turistiche dell'intera area di Los Angeles, per via delle vie ciclabili e pedonali che costeggiano il mare, popolate da una comunità eterogenea dove si mescolano giocatori di hockey a rotelle, bellezze statuarie sui pattini, artisti di strada e seguaci di filosofie orientali che al tramonto meditano di fronte al sole calante. A proposito di sole calante, il tempo a nostra disposizione purtroppo è terminato, tanto altro da vedere…speriamo di avere l’opportunità di tornare per raccontarvi ancora tanto.
Federica Messineo 40
Scrivere di Mafia Quei giornalisti con la penna dritta
è
ormai ricchissimo il filone delle produzioni edi-
vazione. L’unica autobiografia di un superboss mafioso è “Il
toriali che trattano di Mafia: talvolta con inchie-
memoriale di Michele Greco” (commentato dal giornalista
ste rigorose e ben documentate, a volte in modo
Francesco Viviano), capo dei capi di Cosa Nostra prima di
tendenzioso e superficiale, altre volte romanzan-
Totò Riina, soprannominato il Papa per la sua asserita reli-
dola. E la Sicilia, per dirla “alla Camilleri”, ha il
giosità. Il volume monografico “Una vita per la cronaca -
pregio di lasciarsi leggere come un romanzo.
Mario Francese trent’anni dopo” ha riproposto invece l’ul-
Un fenomeno in crescita che abbiamo cercato di analizzare.
tima grande inchiesta di uno di quelli che non tirava mai
La storia mafiosa, sofferta e sanguinaria, ben viene illustrata
indietro la penna e trascorreva le giornate tra i vicoli dei
da saverio lodato in “Trent’anni di mafia - Storia di una
quartieri popolari e i corridoi del palazzo di giustizia alla ri-
guerra infinita”, un’autentica “summa” del crescendo im-
cerca continua di notizie. Come lui, de Mauro, altro
pressionante di vittime eccellenti causate dalla mafia. In-
esempio di giornalismo con la schiena dritta, intellettual-
fatti, dal dopoguerra ad oggi chi non si è accontentato della
mente curioso e profondamente meticoloso, scomparso mi-
versione ufficiale o di comodo degli avvenimenti ed è sceso
steriosamente il 16 settembre 1970. Su di lui ha scritto
in trincea per raccontare cose che gli altri non vedevano o
ancora Francesco Viviano (“La verità scomoda”) ma il cro-
non volevano vedere, ha pagato caro il proprio impegno etico
nista de L’Ora è raccontato nei suoi atteggiamenti di vita
e civile.
privata da leone zingales nel volume “Mauro De Mauro.
La scrittura, strumento di denuncia e di battaglia, arma ed
Storia di una misteriosa scomparsa. Fu solo mafia?”.
essenza della democrazia, ha finito col cozzare con un si-
La testimonianza molto toccante della figlia Franca, che ri-
stema che fa del silenzio il suo principale mezzo di conser-
corda episodi inediti di vita vissuta, è analoga a quella data dalle sorelle Anna e Maria Falcone in un’altra pubblicazione dello stesso autore "Giovanni Falcone, un uomo normale". Persone semplici, genuine, attaccate ai valori della famiglia, inquadrate nei piccoli gesti quotidiani, con la loro grande umanità assumono lo status di esempio morale. “I cronisti italiani - dice Leone Zingales, presidente dell’Unci Sicilia non dimenticheranno mai i colleghi che hanno coraggiosamente offerto la loro vita nel nome della legalità e dell'informazione libera e trasparente, raccontando i fatti senza alcuna reticenza”. L’Unione dei cronisti italiani a tal proposito si è assunta l’impegno di difendere il diritto-dovere di cronaca e la libertà di stampa contro i tanti, troppi, nemici che vorrebbero far tacere i giornalisti. E proclamare che il futuro è nei libri significa per loro credere che la cultura può unire ed erodere la mafia facendo crescere nei ragazzi, cittadini del domani, la coscienza civile. Giornalisti esperti del settore si sono ormai lanciati nel filone: è il caso di sandra Rizza e giuseppe lo bianco già alla loro quarta fatica. Dopo “L’agenda rossa di Paolo Borsellino” è stato il turno di “Profondo nero” che allarga l’orizzonte del saggio non solo alla mafia ma ad altri misteri italiani. Non per nulla il sotto titolo è “Mattei, De Mauro, Pasolini. Un'unica pista all'origine delle stragi di stato”. Opera recente è quella di Enrico bellavia, che assieme al magistrato Maurizio de lucia che combatte questo fenomeno da 20 anni, ha affrontato un tema connesso alla mafia, ovvero i condizionamenti sull’economia che deriva dall’imposizione di pizzo e tangenti. Il titolo è eloquente: “Il cappio”. Particolare è il caso del libro di luigi garlando “Per que-
42
sto
mi
chiamo
Gio-
vanni”; Giovanni è un bambino di Palermo al quale il papà, per il decimo compleanno, regala una gita attraverso la città, per spiegargli il perché del suo nome. Nel racconto prendono vita i momenti chiave della storia di Giovanni Falcone, il suo impegno, le rinunce, l'epilogo. “La mafia va insegnata ai bambini come atteggiamento di prepotenza ed ingiustizia, nemiche da combattere
subito,
senza aspettare di diventare grandi”, spiega l’autore. Leggerne consente di tenere viva l' attenzione, di sensibilizzare l' opinione pubblica e la parte sana delle istituzioni sulla pericolosità del fenomeno, di sgretolare il consenso sociale e smontare gli stereotipi spesso frutto dell’ignoranza.
A
tal
fine, Augusto Cavadi, per sfatare luoghi comuni duri a morire nel turista, ma anche in tanti italiani e siciliani “muniti di laurea o addirittura
operanti
nel
campo sociale”, ha realizzato un piccolo libricino “La mafia spiegata ai turisti” pubblicato in sei lingue.
Jessica Corrao
43
à r r e V e h C e La Stagion
cchio Mimmo Cuti
“
T
eatro significa vivere sul serio quello che gli
che firma la sua stagione con nomi di fama internazionale,
Eduardo de Filippo, parlando anche di un
con nove opere e due balletti: Maria Stuarda, Don Quichotte
teatro a volte poco considerato, compreso da
e una in prima assoluta, Alice nel paese delle meraviglie,
pochi o rinnegato. Negato come negati sono i
sono solo alcuni dei prestigiosi appuntamenti; a seguire, il
428 teatri chiusi in Italia, di cui il maggior numero in si-
teatro biondo con 17 spettacoli in abbonamento tra lo sta-
cilia, ben 59! Da un’indagine portata avanti dall’Associa-
bile e il teatro bellini, con grandi registi e attori da Um-
zione TeatriAperti e da Arcus emerge una drammatica
berto Cantone a Pino Caruso. Tra i nomi spiccano due autori
condizione siciliana di moria degli spazi dedicati alla cultura,
palermitani, Claudio Collovà con “Ulisse” e “Terra matta” con
da Palermo e provincia con 14 sale chiuse, a Messina ed
Vincenzo Pirrotta. Per la 42° stagione, il teatro libero pro-
Agrigento con 10, Catania 8, Siracusa 6, Ragusa, Trapani e
segue con la direzione artistica di Beno Mazzone, il percorso
Caltanissetta 3 ed Enna 2. Un bollettino di guerra con oltre
sul tema l’io e le sue voglie.
42 teatri chiusi solo negli ultimi 5 anni.
Il cartellone serale ‘teatrodanza” prevede 14 spettacoli e
Nonostante la ferita culturale che riporta la cronaca, a Pa-
molte altre attività collaterali, dal cartellone domenicale di
lermo la città sembra una
teatroragazzi ‘un’isola di teatro’, fino alle attività di labora-
chiesa consacrata all’arte, con
torio ed orientamento per giovani attori. Dieci le commedie
oltre 10 cartelloni e diversi
brillanti presentate dal direttore artistico del teatro Al Mas-
Salvo Piparo
46
presagire un’ottima annata. Si parte con il teatro Massimo
altri, nella vita, recitano male” dichiarava
festival sparsi tra teatri pub-
simo Aldo Morgante, che se da un lato afferma che il teatro
blici e privati e con una ricca
allunga la vita, dall’altro lamenta la scarsa considerazione
kermesse di spettacoli: dalla
degli enti pubblici. La stagione quest’anno vedrà sulla scena
danza contemporanea, alla ri-
Enrico Montesano, Loretta Goggi, Eleonora Giorgi, Biagio
cerca popolare fino ad arri-
Izzo, Gianfranco D’Angelo, Marisa Laurito ed altri ancora.
vare alla prosa e all’opera dei
Dopo otto mesi di cantiere aperto il Metropolitan riaprirà in
pupi. Nonostante la crisi eco-
veste di prima multisala in 3D con 5 sale di cui una dedicata
nomica, la pesante macchina
anche alle attività musicali e teatrali con una stagione an-
dei sogni si rimette in moto
cora da definire. Il direttore artistico Franco Zappalà apre il
per ufficializzare ai fedeli ab-
teatro all’opera lirica con “L’elisir d’amore” di Donizetti, se-
bonati o ai curiosi profani le
guiranno tra gli altri “Pipistrello di Strass”, “Nel blu dipinto
stagioni teatrali e gli eventi
di blu”, recital in onore dell’indimenticabile Domenico Modu-
culturali, dando così il via alle
gno, e “Divorzio con sorpresa”, divertente commedia inter-
campagne abbonamento che
pretata da Paola Gassman. L’Agricantus è già partito con il
per
calendario di repliche delle produzioni teatrali di Ernesto
quest’anno
sembrano
En ric o
o an Mo ntes
Maria Ponte, Paride Benassai e Sergio Vespertino in attesa
edizione del Festival Ferakalsa, un grande successo nel 2003
di annunciare la prossima stagione. E poi ancora il teatro
nato dalla collaborazione tra Gigi Borruso, Giuseppe Licata
Orione spicuzza con Maddalena Crippa, Tosca, Paolo Vil-
e dallo stesso direttore artistico Vito Parrinello; tra i possi-
laggio, spettacoli comici ma anche di nicchia, così li definisce
bili artisti in scena Vincenzo Pirrotta, Filippo Luna, Giuseppe
il direttore artistico Gerardo Di Liberto, che sfida, con un raf-
Milici, La Compagnia Errabonda di Elisa Parrinello e Salvo Pi-
finato cartellone, una crescita sostanziale di pubblico, nono-
paro. L'Orlando furioso di Ludovico Ariosto è il filo conduttore
stante la crisi generale. Pietra miliare del cartellone del
di tutte le rappresentazioni, che vedranno sul palco le mi-
teatro lelio il concerto “La voce e il canto”, omaggio all’O-
gliore compagnie di tutta la Sicilia per la 23° edizione del
pera con il grande tenore siciliano Pietro Ballo; la stagione
Festival di Morgana, diretto da Rosario Perricone, al Museo
continuerà con l’insuperabile comicità di Gianni Nanfa, Mary
internazionale delle marionette Antonio Pasqualino dove si
Cipolla, Marco Cavallaro Virginia Alba e tanti altri ancora.
ritroveranno compagnie di pupari, ensemble musicali, e at-
Alza il sipario del teatro Crystal
tori, da Gigi Lo Cascio a Salvo Piparo,
lo stesso direttore artistico con
da Davide Enia a Vincenzo Pirrotta.
una sua produzione “L’uomo, La
L’Opera dei Pupi continua con “La
bestia e la virtù” tratto da Luigi
Storia dei Paladini” di Francia nel
Pirandello,
a seguire Giacomo
teatro di via bara dal Maestro
Civiletti, Luigi Maria Burruano,
Mimmo Cuticchio, così come vi sa-
Gino Carista e Caterina Salemi,
ranno rappresentazioni nel teatro
Gianni Nanfa e Massimo Melodia.
Carlo Magno di Enzo Mancuso. Ma
Il Maestro Lollo Franco, direttore
questi sono solo alcuni degli spazi
artistico del Parco Villa Pantelle-
che anche quest’anno mireranno a
ria, anticipa l’apertura di un
preparar l’avvenire della scena arti-
nuovo spazio al chiuso, nel corpo
stica palermitana, in parte lacerata
basso della corte reale del Parco,
ma pur sempre ricca di fantasia e co-
la
Malvina
raggio, una sfida, dunque, per chi
Franco, dove promette un car-
opera e un grande onore per chi è di
putìa
d’Arte
tellone aperto a tutti i nuovi ta-
scena. Maggiori informazioni sugli
lenti e ai grandi nomi nazionali,
spettacoli potranno essere reperite
con all’interno una scuola-labora-
attraverso i siti web dei singoli teatri.
torio di formazione teatrale. In pieno allestimento anche la stagione del Nuovo Montevergini, che prevede spettacoli fino alla metà di dicembre. Il teatro di-
Frine Marchese
tirammu annuncia la seconda P a o l o V i l l a g g i o
47
I Protagonisti Della Città
BENASSAI: “pAlERMO E’ IL MIO PALCOSCENICO”
P
alermo. Una città che tra gli anni ’70-’80 aveva
portanza. Un teatro che agli occhi dell’attore può vantare un
ben poco da offrire. Una città che ancora non
grande futuro a Palermo. «L’ironia e la comicità sono ancore
aveva un teatro stabile. Ai tempi esisteva il pic-
di salvezza, paracadute quando si atterra nella drammaticità
colo teatro di Palermo, che oggi con un altro
della vita. L’ironia è solo il mezzo usato per raccontare delle
nome è un emblema della movida. In questo sce-
storie».
nario ci si convinceva sempre di più che fosse possibile dare
Attualmente Benassai è in scena all’Agricantus con “Mun-
vita al teatro, affermare la propria energia di uomo e di
nizza”, fino a metà novembre, e al cinema in “baària” di
artista in una terra incapace di formare i propri figli. Que-
Giuseppe Tornatore. Sul grande schermo lo abbiamo visto
sto è il punto di partenza per raccontare la storia di uno degli
anche interpretare una parte nel “Il 7 e l’8” con Ficarra e Pi-
esponenti più significativi del teatro popolare siciliano. pa-
cone, “La passione di Giosuè l’ebreo”, “The Passion” di Mel
ride benassai iniziò la sua carriera così. Senza una scuola
gibson e tanti altri ancora. «Una bella esperienza. Il lin-
di teatro. Senza modelli da emulare. Senza un palcoscenico
guaggio è diverso. Nel teatro bisogna avere un’energia
vero e proprio. Si era pionieri di uno spazio in cui si poteva
esplosiva, mentre nel cinema un’energia implosiva. In pochi
giocare con la fantasia. «Sono cambiate tante cose da
secondi bisogna avere la capacità di raccontare un senti-
quando ho iniziato a recitare. In tutte le scienze esistono dei
mento. Bisogna far credere che ciò che si sta raccontando
livelli che si raggiungono per essere superati. Così nel teatro,
sia vero. Il fascino del cinema è pensare di essere visto come
un percorso di ricerca senza fine che racconta il visibile e l’in-
qualcosa di non umano. Ti dà la possibilità d bleffare. Vivi
visibile dell’uomo. Iniziai a recitare in un momento in cui non
l’ansia e la fretta dell’uomo contemporaneo. Nel teatro in-
esisteva il microfono. Le pratiche teatrali adesso sono di-
vece non puoi mentire al pubblico. Nel cinema tutto rimane
verse. L’avvento della tecnologia ci fa capire quanto tecni-
e resta tale perché ripreso da una telecamera. Sul palcosce-
camente si sia evoluto il teatro». Quello di Paride Benassai è
nico, invece, uno spettacolo può essere ripetuto, ma le emo-
un teatro che sa coniugare l’ironia con temi di rilevante im-
zioni che provoca uno stesso spettacolo visto più volte sono diverse.
Il
cinema
adesso sta attraversando un periodo di crisi.
Basta
pensare
che ai giorni d’oggi in un anno si producono meno pellicole. Tutto questo a causa degli alti costi e dei lunghi tempi di lavorazione. Ma non solo. Oggi il nostro partner principale è la tv. Tutte le proiezioni cinematografiche sono destinate ad entrare
nel
della
del
palinsesto piccolo
schermo. Ecco perché oggi
i
cinema
sono
sempre più vuoti. La forza del teatro invece
48
è che si può realizzare uno spettacolo con niente». Il suo è un teatro che nasce e parla di Palermo ma si confronta con la cultura internazionale. E’ la voglia di mettere in scena la gestualità, la cultura e l’ideologia del popolo palermitano. E’ un teatro aperto ad un confronto tra modernità e tradizione. «Proprio in questo confronto sta l’importanza dell’uso del dialetto siciliano. Conta tantissimo far conciliare il contenuto con la forma. Certe storie hanno valore se raccontate nella loro lingua madre. Per me il siciliano non è un dialetto, ma una vera e propria lingua scritta nella tradizione orale di questo popolo. Ricordo ancora quando dopo uno spettacolo a Parigi, una donna francese si avvicinò a me dicendomi: “Io non ho capito, ma ho capito che mi è piaciuto”». Un legame di affetto unisce l’attore alla sua città natale. Paride non condivide l’idea che un siciliano debba fare la valigia e andare via dalla propria terra. «Io ringrazio ogni giorno la mia città che mi ha dato tanto e a cui ho dato altrettanto. Mi piace andare in giro di notte per i quartieri abitati dagli extracomunitari, che fanno di Palermo una città cosmopolita. Non mi piace l’arroganza e l’ignoranza di certa gente di questa città, le parole perbeniste che spesso ascolto. Non mi piace chi si stupisce del male della nostra terra. Non mi piace l’idea di aspettare che niente di buono arriverà. Da attore apprezzo molto il pubblico e la gente che viene a vedermi, il vero successo del mio lavoro. Sogno un teatro sganciato dalle logiche della politica. I miei sogni utopici risiedono ancora nella speranza che in un futuro il teatro
e
lo
spettacolo
non
siano
più
finalizzati
dalla
49
à della gente. contribuzione pubblica ma affidati alla libert i politici. Mi piaceUn teatro insomma non filtrato dai nostr rie obbligatorie e rebbe anche vedere il teatro tra le mate Perché tutto ciò non facoltative di una scuola elementare. è indispensabile, che ha a che fare con il mondo invisibile ino». a mio parere, per la formazione di un bamb insegnato a PaL’esperienza di attore teatrale e regista ha bisogna semride Benassai che non ci si ferma mai, che la gioia di pre ricominciare daccapo e bisogna avere , dove conmettersi in gioco. «Per me il teatro è un gioco invisibile». e le visibi a vergono la forza della natura uman o non lavoro Progetti futuri? «Spesso dico: quando lavor Ecco. Adesso e quando non lavoro mi tocca lavorare... . Sto iniando che non sto lavorando in realtà sto lavor raccontare sul ziando a pensare alla prossima storia da quello dell’apalcoscenico. Vorrei affrontare come tema soluzione alle more, una semplice parola che trova una della nostra problematiche che si presentano nel corso e forme di nuov delle vita. Ma l’amore in questo mondo tanto nei concomunicazione, con cui l’uomo comunica sione dei tenuti ma trova l’incomunicabilità nell’espres suoi sentimenti».
naloro Irma An
La Scheda
paride benassai è ritenuto uno degli esponenti più significativi del teatro popolare siciliano. Artisticamente si è formato al Piccolo Teatro di Palermo che ha anche diretto per cinque anni. Attore, regista e autore di testi teatrali come Chewing-gum; Aspettando Palermo (trasmesso da RAI 3); Un raggio di luna in pantaloni con le ciglia finte; A memoria; Palermo fatta a scale; Molo Santa Lucia; Makallé; Nofrio, Virticchio e la peste a Palermo ; Kuè, Comica orazione da bagno, Allafaccianostra. I primi passi sul palcoscenico li fece a sei anni, interpretando il Delfino di Francia in "Maria Antonietta", al Teatro Massimo di Palermo. Oltre cinema e teatro, Paride Benassai ha lavorato anche in tv, dove interpretò dei ruoli in “L’amaro caso della baronessa di Carini”; “Il figlio della luna”; “Il commisario Montalbano” ; “Ultimo l’infiltrato; “Il caravaggio trafugato” ; “Brancaccio” regia.
50
S
embrava una serata come tante. La compagnia di un amico e una bottiglia di vino rosso. Ma quando le note di toots thielemans spezzarono il silenzio, l’armonia del suono rivelò la sua magia e l’uomo scoprì in sé il musicista. Fu in quel momento, ma soprattutto in
quelle note jazz, che giuseppe Milici trovò la sua compagna di vita. L’armonica. Da quella sera sono passati tanti anni, ma la passione per le lamine d’ottone è rimasta immutata. Un amore incondizionato che spesso si scontra con l’odio straziante di un musicista mai soddisfatto delle sue esecuzioni. «Un pazzo che si ostina a fare musica a Palermo e sogna di fare il compositore per dare alla musica la libertà di camminare da sola». La vita professionale di Giuseppe Milici è un racconto di esperienze che parte dal capoluogo siciliano e attraversa gli insegnamenti dei maestri Willi Burger, Larry Nash e Salvatore Bonafede fino a raggiungere le prime sperimentazioni musicali con il popolare vibrafonista Enzo Randisi. Con la sua armonica gira il mondo, entra a far parte dell’orchestra europea e si esibisce al fianco di artisti di fama internazionale come Laura Fygi, Philip Catherine e lo stesso Toots Thielemans. Partecipa, in qualità di armonicista e compositore, a varie trasmissioni televisive nazionali (“Serata d'onore”, “Fantastico”, “Uno su
Gi
us ep p
e
Mi lic i,
45
an ni .
cento”, “Il numero uno”, tre edizioni del
54
Festival di Sanremo, “Un Natale Italiano” e “Taratatta”) e
sato tante volte di andare via da Palermo, ma forse sono
realizza alcune musiche per film e fiction come “Il mago” con
troppo codardo per decidere di farlo davvero. Sono molto le-
Anthony Quinn e “Avvocato Porta” con gigi proietti. La-
gato a questa terra e ai miei affetti. Qui sono soddisfatto e
vora con Riccardo Pazzaglia e incide per Gigi D'Alessio, Gino
appagato perché occupandomi anche di direzione artistica
Paoli, Dirotta su Cuba e Ivan Segreto. Registra il cd “Beatles
mi sento un po’ l’artefice di un movimento musicale attivo
Jazz Tribute”, presentato per la settimana della moda di Pa-
nei confronti della mia città». Se non avesse scelto l’armo-
rigi e suona nello storico locale jazz di New York, il Blue Note.
nica come compagna di vita, avrebbe intrapreso la carriera
Diviso tra l’amore per New York e Palermo, Giuseppe Milici
di avvocato. O forse sarebbe diventato un celebre fumetti-
rispolvera attimi di vita passata che contribuirono a creare il
sta. Ma il desiderio di vivere di musica è stato più forte. Su-
suo presente. E carico di entusiasmo pensa al futuro. Ai pro-
però anche la tentazione di un lavoro sicuro. «Proprio
getti che lo vedono impegnato nella realizzazione di un mu-
quando decisi di dedicare tutto me stesso all’armonica - rac-
sical scritto e prodotto in America e nell’imminente uscita
conta Milici - vinsi un concorso alle poste e per me iniziò un
del dvd “Michael Jackson jazz tribute”, il video del concerto
periodo di sbandamento. Non sapevo cosa fare della mia
in tributo al re del pop presentato l’estate scorsa a Palermo,
vita. Mi sentivo disorientato. Soltanto le parole di mia madre
con la partecipazione della ballerina Elisa parrinello, che
mi diedero il coraggio di seguire la musica. Cosa mi disse? Se
presto arriverà anche in Grecia e in Giappone.
proprio dovesse andar male suonerai per le strade. Ma per
«Parto spesso per lavoro - racconta l’armonicista - e New
fortuna non è andata così».
York è la mia meta principale. Il mio grande amore. Offre talmente tante opportunità che quando torno a casa mi sembra sempre di aver lasciato qualcosa di incompiuto. Ho pen-
Valentina Licastri 55
Il calcio materia d’università GL I E F F E T T I E C O N O M I C I D I U N A R E T R O C E S S I O N E
D
58
a buon tifoso palermitano non ho mai dimenti-
ventus, costruendo un modello matematico che mi permet-
cato l’onta della radiazione del 1986. Avevo
tesse di controllare anche gli altri fattori che influenzano il
solo 11 anni ma ricordo perfettamente l’aria in-
numero di spettatori allo stadio: i gol segnati in casa e i punti
credula ed il volto sgomento dei tifosi e i cortei
fuori casa come variabili che misurano la forza della squadra,
ricorrenti. Per un appassionato convinto come
una variabile che misura gli incidenti allo stadio, una che
me è quindi suonata come una beffa la mancata radiazione
considera il bacino d’utenza ed un'altra la ricchezza prodotta
della Juventus dopo i fatti di Calciopoli. Come è possibile che
da quest’ultimo. Ho raccolto i dati per tutte le squadre di
il Palermo sia stato radiato per un semplice ritardo ammini-
serie A e serie B per le stagioni 2004/05, 2005/06 e 2006/07
strativo e la Juventus, rea, almeno per la giustizia sportiva,
(anno della retrocessione della Juve).
di avere comprato favori arbitrali e vinto campionati senza
I risultati della regressione statistica sono molto chiari: la
giocare lealmente si ritrovasse a ripartire solo dalla serie ca-
retrocessione della Juventus ha causato una variazione ne-
detta e con buona parte dei giocatori che le avevano procu-
gativa nel numero di spettatori allo stadio per le partite di
rato i titoli incriminati? Si trattava, almeno stando alla voce
serie A e di serie B pari al 15%. L’ipotizzabile aumento degli
popolare, del solito omaggio ai potenti, della salvaguardia
spettatori in serie B nella stagione della retrocessione bian-
dell’interesse economico che, sempre nella fervida immagi-
conera (2006/07) non è quindi riuscita a compensare l’e-
nazione popolare, aveva ormai rovinato lo spirito sano e puro
morragia di spettator in serie A.
del gioco del calcio.
Ho quindi dato fiato a chi ha sostenuto che l’importanza eco-
Per questa ragione, armatomi dei miei strumenti logori di ri-
nomica della Juventus l’ha salvata da sanzioni ben più gravi
cercatore universitario (libri, dati e modelli matematici…), ho
ma, e questo è l’aspetto più sorprendente, mi sono addirit-
deciso di indagare sull’impatto economico della retroces-
tura ritrovato, nel trarre le conclusioni di questo lavoro, a
sione della Juve in serie B. Se, mi sono detto, la semplice
considerare la possibilità che la mancata radiazione fosse
retrocessione ha effettivamente causato un danno econo-
non solo giusta, ma che in fondo anche la “semplice” retro-
mico all’intero movimento cosa avrebbe prodotto una radia-
cessione altro non fosse che una ingiustizia nei confronti dei
zione? Vuoi vedere che stavolta quelli che se la prendono con
tifosi juventini. Insomma i veri colpevoli l’avevano fatta
i soldi della pay tv e con gli ingaggi dei calciatori come se
franca.
fossero l’unico male che affligge l’ambiente hanno ragione
Moggi, vero artefice del sistema di corruzione, era stato
ed io, strenuo difensore della commercializzazione del calcio
multato solo di 30.000 €, a fronte di uno stipendio perce-
come unico mezzo per garantire maggiore professionalità
pito, nell’anno oggetto degli illeciti di quasi 3.000.000 €!
manageriale e spettacolo, mi ritroverò a dover chiedere
Ho quindi certificato che la sanzione della retrocessione
scusa a tutti quelli che ho indicato come retrogradi ed igno-
aveva colpito l’intero movimento calcistico professionistico e
ranti in questi anni? Ho quindi misurato la variazione di
i tifosi della Juve che, di certo, non possono essere conside-
spettatori allo stadio causata dalla retrocessione della Ju-
rati i responsabili dei fatti oggetto delle sentenze definitive
della giustizia sportiva. Ecco allora la mia proposta: stop alle sanzioni sportive alle squadre ad eccezione di quelle che rettificano i risultati sportivi oggetto dei comportamenti illeciti. Si puniscano solo i soggetti protagonisti di tali illeciti ed i proprietari delle squadre che, anche se non hanno agito materialmente per commettere gli illeciti, hanno goduto dei risultati truccati che si sono tradotti in risultati economici positivi. Una adeguata sanzione pecuniaria alla squadra, tale da costringere i proprietari a versare denaro per salvare la società o a passare la mano ad altri azionisti e sanzioni enormi ai dirigenti, giocatori ed arbitri protagonisti degli scandali. Se Moggi avesse ricevuto una sanzione di 20.000.000 di euro, pari agli ipotizzabili guadagni che ha ritratto dal sistema illecito di cui tirava le fila, pensate se ne andrebbe ancora in giro a pontificare sul calcio o ad offrire i propri servigi come consulente non tesserato a squadre di calcio? Guardate cosa è successo a Mutu con la sanzione comminata per aver fatto uso di cocaina. Non so se lo meriti o meno ma credo che i giocatori del Chelsea e di qualunque altra squadra che hanno intenzione di drogarsi oggi abbiano un deterrente in più. La Juventus sarebbe probabilmente stata salvata anche quando Sky ed i soldi dei diritti tv non esistevano e questo sarebbe accaduto perché è la squadra con più tifosi in Italia ed è, come alcune banche nella recente crisi finanziaria “too big to fail” (troppo grande per cadere…). Penso sia opportuno certificarne il valore per l’intero movimento e salvaguardare la passione e l’amore dei suoi tifosi che sono un patrimonio comune creando un sistema sanzionatorio che colpisca i veri colpevoli.
foto di Batrax
Carlo Amenta
foto di Pek
(ricercatore e esperto in business management della facoltà di scienze motorie all’Università di Palermo)
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FOTOGRAMMI Alessandro
Garraffa
Baarìa
5/5 di giuseppe tornatore
Il cinema, come la vita, è innanzitutto un fatto di passione. E quello di Tornatore è da sempre un cinema di passioni. Intime e morbose alle volte, candide e corali altre. Baarìa si legge così, forse neanche una trama, data la circolarità del racconto, ma un meraviglioso giustapporsi di emozioni. Visive, uditive, olfattive quasi. Omaggio ad una Sicilia diversa, che non abbassa la testa, che sogna e non scende a compromessi: la Sicilia di Portella delle Ginestre. Barocca e insieme polverosa e sanguigna. Verista in molti punti, con una visione gentile della diversità e degli indifesi, accolti sempre con un sorriso, pure in un terra per molti versi spietata. Baarìa è la sicilianità raccontata attraverso gli occhi di un bambino, pronto a stupirsi davanti ad ogni nuova ed inattesa bellezza. Una Sicilia che ha fame di vivere, che mangia i panini in due morsi, che non si lascia sottrarre quello che sente suo. Un popolo senza paura. Che schiaffeggia un mafioso in piazza, perché questo merita. Un popolo che vive tutto a modo suo, ascoltando senza mai lasciarsi cambiare del tutto, assorbendo senza mai mutare pienamente. Una visione onirica, eppure mai edulcorata, dove la miseria fa spesso capolino, senza però mai diventare un cruccio: si mangia pane e cipolla, con dignità e con gusto quasi. Centinaia di figure curiose testimoniano di una civiltà complessa, ricca di colori e culture diverse. I mostri di Baarìa sono l'umanità che sorride delle proprie disgrazie. Tutto in questa storia, a tratti cruda e violenta, sembra rifiutare l'idea, la possibilità stessa della disperazione. Come negli occhi di un bambino, non può né deve esistere il male, il dolore. Nell'innocenza di questo sguardo si risolve il senso stesso del racconto. La meraviglia irrisolta del mondo, come una pietra che rimbalza su tre sassi o il girare vorticoso e leggero di una trottola, inspiegabile, a meno di non volerle regalare un'anima. pro: Visivamente toccante, chiassoso e meditativo, insieme. Contro: Eccessivo presenzialismo di volti noti dello spettacolo locale. Legittimo, ma portato agli estremi.
Bastardi Senza Gloria
3/5 di Quentin tarantino
Inglorioso è proprio il termine giusto per definirlo. Un film a cui il genio di Tarantino non ha do-
nato molto di più di qualche svogliata carezza. In molti punti lento, tedioso quasi, giocato tutto sull'abusata suspence del dialogo mortale col nemico che può disporre della tua vita. E in questo paradossalmente piuttosto carente. Stranamente per gli standard di Tarantino, autore in genere di dialoghi fortemente carismatici. Bastardi senza Gloria manca proprio di quello spessore e di quell'originalità che invece sono il denominatore comune della cinematografia tarantiniana. Interpreti poco convinti, personaggi poco più che abbozzati (convincente solo il cacciatore di Ebrei) e una trama che incespica costantemente su se stessa. Un'opera in tono minore insomma, senza verve né piglio, che soltanto a sprazzi ricorda il genio che l'ha prodotta, ora in una scelta musicale, ora in qualche gratuita e compiaciuta spietatezza. Un certo pregio formale e fotografico è evidente in alcune sequenze, mentre contenutisticamente parlando il senso del ridicolo sembra essere la chiave di lettura dell' intreccio fantastorico e delle figure umane, buone o cattive che siano, indifferentemente. Eppure in questo suo alternare violenza e goffaggine, thrilling e ridicolo, il film non taglia, non incide e sembra non decollare mai verso una svolta convincente. In definitiva una delusione, il più grande limite del film è il fatto stesso di essere opera di un autore che ci ha abituato ad un cinema su altri livelli. pro: Fotograficamente interessante e non privo di una certa ironia. Contro: Piuttosto scontato e piatto.
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LIBRI
di Angelo Luca Pattavina
Un Mare di Telex
“In Sicilia dati allarmanti riguardo alla violenza sulle donne. L’ unica consolazione è che anche per quella sugli uomini non ci possiamo lamentare”. Il Groucho Marx della satira siciliana si chiama Massimo Puleo. Chi segue quotidianamente le pagine di Repubblica Palermo, può apprezzarne sagacia e ironia nella sua rubrica “Telex”: osservazioni telegrafiche sull’attualità siciliana e non solo. Chi se le fosse perse, adesso può leggere il meglio di questi primi sette anni nella raccolta “Un mare di Telex”. Trecento flash, accuratamente selezionati tra le centinaia pubblicate con cadenza cervellotica in questi anni sulle pagine palermitane del quotidiano nazionale, con l’aggiunta di qualche inedito. Una collezione di commenti caustici che fanno sorridere, riflettere, scuotere la testa e annuire rassegnati, lasciando tempo e spazio per interrogarsi sulle contraddizioni palesi del mondo in cui viviamo. “Puleo ha una dote rarissima”, conferma la prefazione di Massimo Lorello, “riesce a scovare il paradosso, a snidare l’incongruo, a rivelare il demenziale che sta dentro anche il più noioso, molliccio e polveroso argomento di cronaca”. Nato a Cefalù negli anni ’70, un'esistenza ancora divisa tra la Sicilia e Bologna, Puleo è un ingegnere (senza sapere perché), musicalmente onnivoro, appassionato di storia (adora Ruggero II e detesta Federico II), e da sempre coltiva una passione per la scrittura (modelli di riferimento: Indro Montanelli, Bernardo Valli, un po' Michele Serra, tantissimo Francesco Merlo). Ha iniziato a scrivere come editorialista per piccole testate del territorio madonita ed è poi approdato a Repubblica per puro caso. “Presi la decisione di propormi alla sede di Palermo del quotidiano dopo che nel maggio del 2001 una mia lettera-sfogo sul disagio di vivere in Sicilia venne pubblicata da Corrado Augias con un suo lusinghiero commento”. L’ex capo della redazione Fabrizio Giustino vide in lui doti umoristiche e di sintesi, che gli hanno fatto ricavare un piccolo spazio per le sue “battute” corroboranti. Il libro che oggi le raccoglie, omaggio alla memoria del padre mancato alla fine del 2008, è suddiviso in tredici capitoli che vanno dall’ambiente al traffico, passando per il calcio, la sanità, la mafia, le infrastrutture, e altro ancora, anche se la parte del leone, manco a dirlo, la fanno politica e politici, forse per la inevitabile tendenza del potere ad essere sbeffeggiato. Un esempio su tutti, questa dell’ottobre del 2008: “I parlamentari dell’Ars finanziano i laboratori della legalità nelle scuole dell’Isola. Così poi si fanno spiegare per bene cosa significa”. Leggete. Meditate. E se vi riesce ancora, sorridete. titolo: Un mare di Telex - Autore: Massimo Puleo - Edizione: Flaccovio Editore - Anno: 2009 - pag.: 84 - prezzo: 10 euro
Silenzio Rumore Suono
“Quando tutto è silenzio intorno a noi, tutto è solenne come una notte piena di stelle, quando l’anima si trova sola in mezzo al mondo, di fronte ad essa appare non un uomo ragguardevole, ma l’eterna potenza stessa…”. La citazione filosofica di Kierkegaard posta come suggello iniziale del catalogo della Carlo Saladino Editore sembra introdurci nella poetica mistica della sua più recente pubblicazione: il breve saggio poetico di Antonio Osnato intitolato “Silenzio Rumore Suono”. Una riflessione, nata da una conferenza tenuta al Conservatorio di Palermo, che si snoda dal Silenzio al suono creatore primordiale, dalla natura sonora della Materia a quella della Forma, passando per la dis-armonia del Rumore e giungendo infine al valore terapeutico della Musica, sottolineando l’incidenza che ciascuno di questi elementi ha nelle nostre vite. “L’uomo non è soltanto ricettore passivo di sonorità”, nota Gabriele Romagnoli nella presentazione, “ma può selezionarle, creandosi, mediante l’attenzione uditiva, un proprio interiore universo sonoro, per poi fondare la propria creatività artistica in una stretta relazione con esso”. Antonio Osnato, classe 1937, (nasce a Caronia, ma vive e lavora a Palermo) svolge le funzioni di Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Appello; ma alla sua attività di magistrato ha sempre affiancato quella di poeta (anche in dialetto), narratore e saggista, pubblicando con varie case editrici e ricevendo significativi riconoscimenti internazionali. Questo suo recente saggio, dedicato a San Francesco d’Assisi, insiste sulla valenza sonora nelle sue varie manifestazioni, rimandando ad esempi e citazioni che spaziano da Vivaldi a John Cage, da Daniel Levy a Hermann Hesse, da Krishnamurti a San Giovanni della Croce, passando attraverso riflessioni scientifiche e antiche saggezze cinesi e indiane. Tutti spunti che mettono in luce il suo spessore culturale, ecumenico e interreligioso. “Il silenzio racconta che ognuno di noi ha una via da percorrere … Ogni essere umano rappresenta una diversità sonora … L’omologazione, l’appiattimento degli individui, la globalizzazione dei consumi e del pensiero, rappresentano un insulto al suono della vita … La più grande scoperta che possiamo fare nel tempo è quella di avere la consapevolezza che noi siamo strumento, musicista, accordatore e musica stessa”. Una meditazione silenziosa e musicale per un mondo troppo spesso inutilmente rumoroso. titolo: Silenzio Rumore Suono - Autore: Antonio Osnato - Edizione: Carlo Saladino Editore - Anno: 2009 - pag.: 30 - prezzo: 5 euro
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Fool Rouge l’IMpORtANzA dEI NONNI
R
icordo come fosse ieri quando mio nonno gaetano, padre di mia madre, insegnò a noi nipoti un gioco con le carte siciliane. Devo premettere che per lui i giochi con le carte erano diventati, negli ultimi anni della sua vita, un passatempo gradevole, secondo solo alla lettura, e che aveva piacere a insegnarli unendoli sovente a un consiglio, quasi a una morale affinché non restassero, appunto, solo dei passatempi. Quel nuovo gioco vedeva i giocatori dividersi le quaranta carte in mazzetti uguali fra quattro giocatori, da tenere
coperte e da girare a turno una alla volta allo scopo di sistemarle in ordine crescente e cioè dall’asso al re, in mazzetti separati per seme al centro del tavolo o in subordine rifilarle a un altro giocatore in ordine crescente o decrescente sul mazzetto di carte scoperte e non piazzate, che inevitabilmente ciascuno creava con le carte scoperte. Scopo, termine e vittoria della partita, era liberarsi per primi di tutte le proprie carte. L’originalità e il vero e proprio divertimento del gioco, stava nel potere penalizzare gli avversari annullando loro la mossa quando questa era sbagliata per distrazione o peggio violazione di una regola. La violazione scoperta e la penalizzazione conseguente venivano comunicate al colpevole con un sonoro “TI VITTI!” che in italiano sarebbe “ti ho visto” nel caso specifico “ti ho pizzicato, ti ho beccato, ti ho sgamato, ti ho colto in fallo e in flagranza, insomma ti ho scoperto, fermati, vergognati e salta un giro!” A tale esclamazione erano autorizzati tutti i giocatori che talvolta pizzicando l’errore simultaneamente creavano un coro dicendo all’unisono: “TI VITTI!”. Oggi, dopo oltre mezzo secolo da quel giorno, guardandomi indietro e intorno, sono convinto che i siciliani a “Ti vitti!” non sappiano giocare. Non sanno giocare perché non si accorgono, fanno finta di non accorgersi o conviene loro non vedere chi viola costantemente ogni sorta di regole e non gridano in coro “Ti vitti!”, ti ho scoperto, fermati e vergognati. E quanti sono oggi i “Ti vitti!!” che colpevolmente omettono? In quanti e quante volte non gridano “Ti vitti!” (per cominciare dal cosiddetto “alto”) ai politici ed agli amministratori nazionali, locali, grandi, piccoli e piccolissimi che non fanno il loro dovere e si preoccupano solo di drenare quanto più denaro pubblico è possibile per sé e per la propria parte politica; oppure (per continuare dal cosiddetto “basso”) al collega assenteista, al fannullone o all’abusivo che zavorra il lavoro degli altri e la collettività. Dovrebbero gridare “Ti vitti!” al burocrate che applica alla lettera le norme per gli estranei e le interpreta invece per i parenti,
per gli amici e per i suoi sodali; “Ti vitti!” a tutti coloro che sono chiamati ad un’alta missione, insegnanti, educatori, magistrati, giornalisti, preti, medici, tutori dell’ordine e agenti dei servizi, che deviano dalla strada maestra, dalla loro responsabilità e tradiscono sé stessi e lo stato. “Ti vitti!” a chi ama le sanatorie e sostiene che “sanare (non prevenire) è meglio che curare”; a chi tollera l’abusivismo edilizio,la maleducazione arrogante e dilagante,la spazzatura,per dire di fenomeni fastidiosi o peggio. “Ti vitti!” a chi non si occupa e preoccupa ed invece dovrebbe per ufficio, di stroncare la pedofilia, impedire la fuga dei capitali ed evitare quella dei cervelli. “Ti vitti!” a chi pensa che le guerre, tutte le guerre in atto nel mondo non lo riguardino, che la produzione ed il traffico delle armi da guerra sia distante e distaccata dalla società in cui vive. “Ti vitti!” a tutti coloro, insomma, che non fanno i conti con la propria coscienza, se ne hanno una, e la mettono a tacere con un “tanto non cambia niente” o peggio con il classico “tanto non tocca a me provvedere”. Occorre insegnare ai distratti giovani siciliani un modo diverso di vivere e di pensare, dire loro che, se fino ad oggi la merce più richiesta è stata l’illegalità, bisogna fermare chi la produce e chi la vende, imparare cioè a gridare forte “ i vitti!”.
Gaetano Salvaggio 64