Sicilia Bedda, Sicilia Mia solo per citare alcuni esempi. E occorre valorizzare i percorsi naturalistici che fanno della Sicilia una meta privilegiata, con le sue colline e le montagne (l’Etna in primis), non dimenticando gli itinerari eno-gastronomici, grazie anche all’impennata positiva avuta dai nostri vini nell’ultimo decennio. Il tutto, con quel sano orgoglio per la nostra terra, per la storia e per la cultura, che contraddistingue noi siciliani.
Alberto Samonà
Beautiful Sicily, my Sicily Sicily is a strange place. When all seems to be going according to plan, you suddenly notice that there are numerous unresolved problems. Then, when all seems lost, everything sorts itself out. A strange land in which everyone does as they like. An island which, in spite of the presence of numerous environmentalist associations, sees an everincreasing number of unauthorised, horrendous houses, villas and other constructions being built every year. And while the interminable debate whether to build a bridge over the Straits of Messina continue, the railway line between Palermo and Messina still has only one track, built at the time of Mussolini. Despite the healthy detachment of those who cry out against the Mafia, it is not possible to write about Sicily without admitting that the island still has a significant Mafia problem. In important centres such as Palermo and Catania, Mafia families have, for some time, started shooting again and the phenomenon of the “pizzo” (protection money) is still one of the many evils that businessmen and women have to learn to live with. Without wanting to be too moralistic, however, we can also state that (the real) Sicily is not the one described above. The real Sicily has many aces up its sleeve and the time has come to use them in an attempt to make the most of the island’s considerable potential in the field of tourism, to safeguard its sea, to create adequate infrastructures, to protect and exploit its vast cultural resources including, amongst others, Greek amphitheatres, Arab-Norman churches and Baroque architecture. It is time to appreciate the island’s wonderful natural assets, its hills and mountains (Mount Etna in particular) and its gastronomic wonders including the many fabulous wines now being produced. These are the things we can be proud of and which, alongside our history and our culture, characterise us Sicilians.
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La Sicilia è una terra strana. Quando pare che tutto vada bene, ci si accorge che ci sono un sacco di problemi irrisolti e quando pare che le cose stiano per precipitare, alla fine tutto si rimette a posto. Una terra strana in cui ognuno fa un po’ come gli pare: è strano che, nonostante l’Isola sia piena di associazioni ambientaliste, la costa ogni anno venga aggredita da un numero crescente di case, casette, ville e villette abusive e orrende. È strano che il nostro mare, dalla scorsa estate, sia risultato vulnerabile all’alga rossa urticante, che secondo gli esperti è prodotta dall’uomo bravo ad inquinare ogni cosa. È strano che facendosi un giro in provincia di Agrigento, anche un cieco può vedere come lo scempio edilizio abbia fatto passi da gigante, nonostante la presa in giro delle presunte demolizioni nella Valle dei Templi, avvenute qualche anno fa al solo scopo di accontentare giornalisti e cameraman. È strano che a Sferracavallo, in piena riserva naturale, qualcuno da anni si diletti a distruggere le palmette nane che crescono in quella zona, per realizzare posteggi abusivi. E non è normale che l’eterna diatriba sulla opportunità o meno di realizzare quell’ecomostro chiamato “ponte sullo stretto” sia divenuta – ad arte – l’unica vera differenza oggi esistente in Sicilia fra destra e sinistra. Anche se poi, tanto per non dimenticarlo, la ferrovia Palermo-Messina è ancora ad unico binario: quel binario fatto costruire ai tempi di Mussolini e mai raddoppiato. Nonostante il sano distacco che abbiamo dagli “urlatori antimafia” dalla morale spicciola, non si può scrivere della Sicilia fingendo di ignorare che nell’Isola esiste ancora un problema legato alla presenza della mafia. In centri importanti come Palermo e Catania, le cosche hanno ripreso a sparare e il triste fenomeno del pizzo è ancora una delle piaghe con cui gli imprenditori isolani sono costretti a convivere. Per non parlare della microcriminalità che, soprattutto nel capoluogo siciliano, ha subito una recente impennata, fra rapine in banca e negli uffici postali, scippi e furti di vario genere. Evitando facili moralismi, si può comunque dire che la Sicilia (quella vera) non è questa e le carte da giocare, per questa nostra terra, sono ancora tante: occorre, infatti, puntare sul turismo, sul mare prima di tutto e sulle località con adeguate strutture ricettive, ma anche sul vastissimo patrimonio culturale che possediamo, dai teatri greci, alle chiese arabo-normanne e al barocco siciliano,
BUONI PROPOSITI D’AUTUNNO
Nutrimento per Corpo, Mente e Spirito
Mantenersi in forma, mangiare sano, lavorare il meno possibile, dormire molto. Ottimi propositi per sopravvivere alla fine delle vacanze estive e preparasi ad affrontare la stagione invernale cercando di conservare alcuni dei benefici per fisico e mente ricavati dalle ferie. Ottimi propositi per sopravvivere, appunto. Ma quanti alla buona forma fisica e ad una dieta mediterranea vogliono affiancare anche sano divertimento e godimento per lo spirito? Già perché per vivere bene – da tempo tutti gli esperti lo affermano – non basta avere addominali scolpiti, un sano piatto di verdure per cena e un morbido guanciale. Per stare in armonia con se stessi occorre anche nutrire la mente ed organizzare il tempo libero seguendo il più possibile ambizioni ed inclinazioni. Basta avere le idee chiare, qualche euro a disposizione e la scelta è presto fatta. Dagli ormai ovvi centri di fitness che promettono una forma smagliante, alle lingue straniere; dai centri di danza alle degustazioni, a Palermo è un fiorire di corsi. Da quelli tradizionali ai più insoliti, senza distinzione di sesso ed età. I più tradizionalisti possono scegliere di sviluppare la conoscenza di qualche lingua straniera. Ma chi è stanco delle solite note europee, può optare per portoghese, russo, arabo o giapponese di grande tendenza (“Lingua +” in via Villareale). Chi preferisce la manualità
può dedicare qualche ora a settimana ad imparare le tecniche basilari dell’arte della ceramica o della decorazione (www. illaboratorioitaliano.it). Oppure scegliere un corso di fotografia di base (www. paoloferrante.com) o ancora di fotografia digitale o tradizionale subacquea (www. orcasub.it). Se la manualità non è il vostro forte, si può pensare di sviluppare i sensi. Gusto e olfatto diventano protagonisti nei corsi di degustazione e se il vino è diventato ormai banale, cosa dire della grappa? A Palermo è possibile imparare a conoscerla in modo attento e qualificato grazie ad un corso per assaggiatori di grappe. Articolato in due livelli a partire da ottobre, promette un esame finale e un diploma di “assaggiatore di grappa ed acquaviti” valido a tutti gli effetti (onavsiciliagiardina@virgilio.it). Gli appassionati di musica possono scegliere di dedicarsi, finalmente, allo strumento che avrebbero sempre voluto imparare a suonare. Teoria, solfeggio, ascolto guidato per volenterosi con qualunque grado di istruzione musicale e senza limiti di età (Associazione Kandisky). E se movimento è la parola d’ordine, anche in questo caso la scelta è vasta. Si spazia dagli ormai classici corsi di latino-americano, alla travolgente passione di un tango argentino (www. diegocalarco.com), all’esotica danza del ventre (http://jamila.it).
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di Clara Minissale
Quanti invece hanno deciso di dedicare la nuova stagione all’introspezione, alla spiritualità, al rinnovo dell’energia vitale, possono avvicinarsi alle discipline che ampliano le capacità percettive e aiutano a raggiungere la “conoscenza di sé” e l’armonia con l’ambiente naturale. Anche se il rischio di imbattersi in ciarlatani e santoni “post-new age” è sempre dietro l’angolo.La bioenergetica aiuta ad entrare in contatto con il proprio corpo, accrescendo le sensazioni e diventando consapevoli delle tensioni muscolari. Si favorisce, così, la percezione delle sensazioni. E ancora, per nutrire lo spirito e rilassare il corpo, si può imparare a dedicarsi alla musicoterapica, alla meditazione, allo psicodramma (per questi corsi www. coloridiluce.org). Se invece ad affascinarvi è il mondo della lettura delle carte, allora potete dedicarvi ad un corso di Psicosintesi e Tarocchi (Istituto di Psicosintesi, in via Sardegna). Qualunque sarà la scelta, insomma, ogni senso troverà il proprio nutrimento. Un ultimo consiglio… in bocca al lupo!
Fall Resolutions
fotografie di Massimo Barbanera
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Keeping fit, having a healthy diet, working less and sleeping more are all sensible resolutions to help us get ready for winter as well as prolong the feeling of wellness we had during our summer holidays. However, keeping fit and having a healthy diet isn’t really enough— what about our spirit? In order to be in harmony with ourselves—body and mind—we also need to nurish our soul and by organizing our free time to follow our inclinitions we can do just that . All we need are some clear ideas.....and money. Choosing among the vast selection of courses and classes is easy. Apart from gyms and day spas, which promise a trim figure, Palermo now offers all kinds of courses to suit every whim and for all ages such as language courses, dance lessons, wine tasting classes and even tarot card reading lessons. So.....in class everybody. It’s time for our lesson to begin!
DIMENSIONE BENESSERE
Musicoterapia, Nuova Frontiera della Medicina
Riflettete sul beneficio che riuscite a trarre quando ascoltate la musica che più vi piace. Avete mai provato per esempio, dopo una giornata particolarmente stressante, a distendervi sul divano di casa vostra, accendere lo stereo e seguire le note del cantante che preferite? Fino a poco tempo prima vi sembrava che il mondo vi stesse cadendo addosso, ma improvvisamente la tensione si è allontanata e tutto sembra solo un ricordo lontano. Forse non lo sapete, ma senza rendervene conto avete praticato un’esperienza di musicoterapica, anche se al primo livello, quello cioè istintivo e personale che si può applicare anche da soli e che può aiutarci nella vita di tutti i giorni. Per risolvere problemi più complessi, bisogna, però, affidarsi alla guida di un esperto e non improvvisare. È provato scientificamente che la musica, oltre ad avere effetto sul nostro stato d’animo, agisce anche sull’organismo, tant’è che viene utilizzata per lenire situazioni di disagio psicologico ed ansia, ma anche per combattere insonnia, cefalee e disturbi di origine psicosomatica.
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di MARILENA SANTALUNA
tono. Ma secondo una certa tesi, vanno bene i samba di Toquinho. Per la nausea gravidica o da viaggio viene indicata la musica pop, perché in questo caso l’intento è di distrarsi magari canticchiando. E anche in Sicilia, la musicoterapica, in questi ultimi anni, sta prendendo piede come una delle discipline “alternative” più promettenti e interessanti: a Palermo è operativa la “Scuola triennale di musicoterapia”, con sedi in via Vincenzo Di Marco 47 e in via Aurispa 32; un altro centro specializzato è l’associazione Musicalmente – onlus, in via Anwar Sadat 140, (tel. 091/546937); intensa anche l’attività dell’associazione “Colori di luce” di via Sciuti 98; in via Leonardo da Vinci 111, inoltre, si trova lo “Studio di Psicoterapia e medicina psicosomatica” diretto dal dottor Sergio Angileri (tel.0916820331), specializzato nella cura di diversi disturbi. Spostandosi in Sicilia orientale, a Siracusa è attiva l’associazione Siciliana musicoterapeuti, (via Carso 32), mentre a Modica (Ragusa) ha sede la “storica” Scuola mediterranea di musicoterapia, a Palazzo Sant’Anna, in via del Liceo Convitto 33.
Musictherapy: The New Frontier in Medicine Have you ever wondered about all the joys you get out of listening to music? Have you ever, for example, after a particularly stressful day stretched out on you sofa, turned on your stereo to listen to the notes of your favourite singer? Just a while before you thought the world had collapsed around you and then, suddenly, the tension eased and everything that had happened before seemed to have disappeared. Perhaps you didn’t realize it but you were having a session of musictherapy, even if only at a basic level—that which is instintive and personal and helps us to cope with the problems of day-to-day life.In order to obtain results inherent to more complex problems, however, it would be best to have the assistance of an expert and not to improvise. It has been scientifically proven that music, apart from effecting our spirit, is effective on the body so much so that it is used to alleviate psychological disorders and anxiety as well as insomnia, headache and other psycosomatic ailments. In Sicily musictherapy has become, over the years, a promising alternative and there are now numerous centres in Palermo and Catania which provide this form of “alternative medicine”. fotografie di ANGELA SCAFIDI
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Curioso sapere come la musica agisce sul nostro fisico: le onde sonore che vengono rilasciate dalle note attraverso il nostro orecchio raggiungono la così detta “chiocciola”. Questa, che riceve le vibrazioni, fa fluttuare in un liquido alcune cellule che hanno la forma di ciglia e, a loro volta, trasmettono impulsi al sistema nervoso, che scatenano una serie di reazioni emotive e fisiologiche, dando sensazioni di benessere. Ascoltando per esempio una musica rilassante, la frequenza del battito cardiaco e del respiro rallenta, la pressione arteriosa si regolarizza, ed il sistema endocrino, mettendosi in moto, produce endorfine che compongono l’ormone del buonumore. Per attenuare lievi disturbi di ansia alcuni esperti consigliano di ascoltare brani di Mozart o canti gregoriani che hanno il ritmo del respiro naturale. Per chi la sera non riesce a prendere sonno, viene consigliato l’ascolto di musiche ripetitive, leggermente ipnotiche e senza picchi nell’ascolto, come per esempio l’Ave Maria di Schubert. Per la cefalea muscolo-tensiva, melodie armoniose e senza brusche variazioni di
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Catwoman, la Poliziotta che arrestò Provenzano il suo carattere affabile. Di giorni, sulle montagne di Corleone, a pochi passi dal covo della Primula rossa, la donna-gatto ne ha passati ben trenta. Senza dormire, se non durante i cambi di turno, a fare i bisogni nascosta tra l’erba. Un solo lungo giorno in attesa dell’ok per intervenire. E l’arresto di Provenzano, così, è un sogno che si realizza dopo 20 anni di servizio alla “Squadra Catturandi” passati a lavorare sulla cattura del boss. La squadra, col mefisto sul volto, rimane nell’ombra ma questo non pesa. La gloria la portano nel cuore, ed i loro funzionari li ripagano di tutto quello a cui sono costretti nei giorni di appostamento. Gli applausi dei cittadini, quell’11 aprile, sono stati il loro vero orgoglio, capaci di far dimenticare i brutti ricordi e le rinunce. Proprio Catwoman è stata tra i primi poliziotti ad entrare nel covo alle 11,20 di quel martedì.
fotografie di MASSIMO BARBANERA
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La cattura del superboss Bernardo Provenzano è già entrata nella storia e con lei anche gli uomini della squadra mobile di Palermo che hanno messo le manette alla “Primula rossa”. Ma l’operazione che ha messo fine ai 43 anni di latitanza di Binu si è anche tinta di rosa. Il suo nome in codice è Catwoman, per gli occhi da gatta color verde smeraldo. Lei è stata l’unica donna della Mobile che, insieme a trenta colleghi, ha trascorso quasi un mese giorni di macchia sulle montagne di Corleone. Scelta dal funzionario dello Sco, Renato Cortese e dal capo della Mobile, Giuseppe Gualtieri per le sue doti eccezionali. La definiscono una superpoliziotta: capace di restare per giorni nascosta tra gli alberi, ottima ascoltatrice delle intercettazioni ambientali, grande conoscitrice del dialetto siciliano parlato dagli uomini di mafia. E anche mediatrice tra i colleghi nei momenti di tensione per
di Romina marceca
L’ANTIMAFIA TINTA DI ROSA
Quando è arrivato l’’ok via radio ha percepito, tra gli alberi, che stava accadendo qualcosa di straordinario. L’adrenalina era alle stelle e i poliziotti sono entrati nel covo. Davanti a loro l’uomo più ricercato d’Italia. L’inafferrabile era ormai nelle loro mani. Loro, quelli col mefisto, non li vedi mai sorridenti sulle pagine dei giornali. Puoi solo sentire le loro urla di gioia quando arrivano in questura a sirene spiegate col boss dei boss in auto. Di quelle urla Catwoman ne ha collezionate parecchie. Sì, perché lei c’era anche il giorno dell’arresto di Enzo Salvatore Brusca, il boss del clan dei corleonesi che sciolse nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo. Era il 1996. E c’era anche l’anno dopo a Bagheria per la cattura del capo mandamento di Palermo e uomo di Provenzano, Pietro Aglieri. E poi ha messo le manette anche a Benedetto Spera, Vito Vitale di Partinico, Francesco Tagliavia e Gaspare Spatuzza, quest’ultimo esponente del clan di Brancaccio. Ne avrebbe di raccontare di esperienze trascorse nella macchia, le notti in bianco, le bugie che è stata costretta a raccontare in famiglia per rimanere fuori giorni e giorni senza poter essere rintracciata. Già, la famiglia. A casa sua, Catwoman, ha solo i genitori che l’aspettano con pazienza. In ansia per giorni, malcelando dietro un sorriso di soddisfazione la vita da latitante della loro ragazza. Nessun uomo, né figli. La sua famiglia è tutta lì, alla squadra mobile.
Catwoman, the policewoman who arrested Provenzano The capture of the superboss Bernardo Provenzano has already entered the history books. So too one woman and her male colleagues of Palermo’s flying squad who turned the key on the “Primula rossa’s” handcuffs. Indeed, the operation which ended “Bini’s” 43 years on the run has a distinct feminine touch. Her codename is Catwoman, thanks to her emerald green eyes, and she was the only woman member of the flying squad that spent almost a month hiding out in the mountains around Corleone. They call her a “super” policewoman: capable of spending days on end hidden in the woods, excellent at listening into and interpreting interceptions, and with a great command of the Sicilian dialect spoken by the Mafia. Her calm nature also made her the mediator for colleagues when tensions ran high staking out the “Primaula Rossa’s” den. Living virtually without sleep, with only the woods for a bathroom, she waited patiently for the signal to swoop. And then, finally, after 20 years in the special “Capture Squad”, all spent on the trail of the boss of bosses, came the moment she had been waiting for – a dream come true. She certainly has a few good stories to tell about her experiences in the maquis, the sleepless nights and the lies she had to tell her family to explain her long absences and telephonic silences. At home, Catwoman’s parents waited patiently, trying to conceal their anxiety about their daughter’s life “on the run”. Unmarried and without children, Catwoman’s family is the Flying Squad.
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IL PERSONAGGIO
Santo Piazzese, Biologo del Noir
Ci accoglie in una casa che sembra immersa nel sole, dove a predominare sono il bianco e l’azzurro, con una terrazza che domina una bella Palermo di inizio autunno. Lo studio di Santo Piazzese è come ce lo immaginiamo, quello di uno scrittore e studioso con il tavolo ingombro di appunti, scaffali colmi di libri, quadri alle pareti, una lavagnetta in cui sono segnati gli impegni di lavoro e delle belle foto che lui stesso ha scattato in un lontano Oriente che, visto così, sembra meno lontano. Santo Piazzese parla a tono basso, è generoso nelle risposte, si perde nei particolari, allo stesso tempo è preciso, ma si scioglie quando accenna alla nipotina o alla moglie di cui segue spesso i consigli, e ancora di più dopo un sorso di acqua e zammù. “Il biologo prestato alla scrittura”, come lui stesso ama definirsi (infatti la sua professione originaria è proprio questa), ha avuto un esordio letterario forse tardo, a quarant’anni compiuti, in cui la scrittura è stata sentita come sbocco naturale della lettura onnivora, ma più che brillante se con soli tre libri è conosciuto come autore di noir in Italia e all’estero; ha avuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali; viene tradotto in molte lingue; se il suo nome affianca spesso quello di Camilleri che lo cita per la precisione nei dettagli, mentre Quadruppani ne elogia l’eleganza. Nonostante ciò, Piazzese non sa se definirsi uno scrittore, “se la statistica non è un’opinione tre libri non sono sufficienti per dirsi scrittore, nonostante le copie vendute”. Non si smentisce il biologo Piazzese che pare applicare nella scrittura la stessa elegante precisione, che ben si sposa ad un prezioso tecnicismo senza recare danno alla leggerezza della narrazione. I suoi tre romanzi, rispettivamente “I delitti di via Medina-Sidonia” “La doppia vita di
M.Laurent” e “Il soffio della valanga” sono un omaggio alla bella scrittura, al gusto per l’intreccio e non ultimo alla città di Palermo, senza cadere nei soliti cliché: “Diciamo che i primi due che ho scritto – ci spiega – partendo da una trovata tecnica che è quella della particolarità dell’omicidio per poi costruirci intorno una storia, sono stati un alibi per scrivere il terzo. Ho abbandonato volutamente il commissario La Marca in onore di un più serioso e meno autoreferenziale commissario Spotorno. In risposta a quanti mi accusavano di non parlare mai esplicitamente di mafia, in quest’ultimo la mafia diviene protagonista, ma continuo a pensare che le cose che hanno più effetto sono quelle non esplicitamente dette. Non abbiamo bisogno di dire che l’aria è fondamentale per la vita: così è a Palermo per la mafia, non bisogna nominarla per sentire che è ovunque”.
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di deborah pirrera Santo Piazzese: The Biologist of Mystery
fotografie di MASSIMO BARBANERA
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Santo Piazzese speaks in a soft voice, responds generously to questions, gets lost in details, and is precise. If one should talk about either his wife or granddaughter, he simply melts at the mention of their names. Both of these women greatly influence this man often giving him advice which is readily accepted. He is fond of defining himself as “the biologist lent to writing” as he started his career as a writer when he was in his 40’s. For Santo Piazzese, being an omniverous reader, writing is natural consequence of reading. After having written “only” three novels, he is a well-known mystery writer in Italy and abroad, has received numerous awards both nationally and internationally as well as being translated in many languages. His three novels, respectively “I delitti di via Medina-Sidonia” “La doppia vita di M.Laurent” and “Il soffio della valanga” pay tribute to good writing, intrigue and, last but not least, the city of Palermo without using of any typical clichès: “Let’s just say – he explains--that the first two novels I wrote , I began by using a tried and trusted technique which is that of having a “peculiar” homicide and then building the plot around it. The first two novels were my excuse to write a third.
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Il Cavaliere Misterioso
di GIUSEPPE SARAO
TESORI DA SCOPRIRE
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Un misterioso cavaliere giace. La bellezza particolarmente espressiva del volto, morbidamente poggiato su di un elegante cuscino, rimanda di certo ad un vero e proprio ritratto: semplici capelli ne incorniciano il viso scendendo dolcemente poco sopra le spalle; porta in grembo una spada da cerimonia e un simbolico collare equestre sul petto. La lastra tombale che raffigura l’ignoto cavaliere gisant è proveniente dalla distrutta chiesa palermitana dei Santi Giovanni e Giacomo a Porta Carini, già esistente nel XV secolo. L’opera è unanimemente ascritta a Francesco Laurana, e gli studiosi ne hanno sempre confermato l’attribuzione, riconoscendo a questa scultura alte qualità formali ed esecutive. Da oggi, lo sconosciuto cavaliere (di identità ignota), può vivere una seconda giovinezza: infatti, dopo un minuzioso restauro – realizzato grazie al contributo dell’Associazione amici dei musei siciliani, e curato da Mauro Sebastianelli, consulente per la conservazione e il restauro delle opere del Museo Diocesano – presto la scultura potrà essere ammirata dal pubblico. A metà novembre, la lastra tombale restaurata e restituita alla sua bianca purezza sarà presentata nel corso di una grande manifestazione all’interno del Museo Diocesano, dove sarà inaugurato un suggestivo percorso espositivo alla scoperta di questo cavaliere. La scultura è anche protagonista di un racconto, dal titolo “L’oro del cavaliere”, scritto dal giornalista Alberto Samonà, che sarà messo in scena in occasione della presentazione dell’opera d’arte restaurata. Sull’attribuzione della scultura al Laurana non sembrano esservi dubbi: nel terzo quarto del ’400 giungono infatti in Sicilia un certo numero di scultori di provenienza continentale, che avevano terminato l’innovativo cantiere per l’Arco di Castelnuovo nel Maschio Angioino di Napoli.
fotografie di Giuseppe Marino (Ufficio Stampa Comune di Palermo)
Tra i più noti artisti, Domenico Gagini, capostipite dell’illustre famiglia attiva da lì in poi per due secoli, e Francesco Laurana. Questi, nato in Dalmazia, nei pressi di Zara a Lo Vrana (da cui il nome), intorno al 1430 è certamente il principale protagonista del rinnovamento artistico di quel periodo: nelle Madonne siciliane, e soprattutto nei nitidi e levigati volumi dei celebri ritratti femminili, Laurana si pone in parallelo alla sintesi formale di Antonello da Messina e dimostra di aver assimilato originalmente l’idealizzazione geometrica delle forme proposta da Piero della Francesca. La stele funebre è l’unica testimonianza che resta di questo giovane cavaliere, perché manca il sarcofago e la relativa lapide. Il sarcofago doveva essere accostato ad un muro della chiesa in modo che il punto di vista fosse solo quello del fianco sinistro del defunto, verso cui è girato il capo. Confortano quest’ipotesi i tratti più curati della parte visibile e i segni degli strumenti scultorei, come il trapano, tralasciati nell’altra porzione. La collocazione cronologica della nostra scultura è per Patera da accostare al secondo ipotetico soggiorno siciliano dell’artista dalmata tra il 1487 ed il 1491. A ciò rimanderebbe la maggiore essenzialità dell’apparato e delle linee con cui è trattato il giovane come giacente. E su questa linea interpretativa si muove anche la storia narrata nel racconto di Samonà, che fa vivere il giovane cavaliere proprio nella Palermo di quegli anni.
A new lease of life for the mysterious knight Here lies a mysterious knight. The strangely expressive beauty of his face, gently resting on an elegant cushion, could almost be a portrait: simple hair framing a face whose lines run sweetly down to the shoulders. He bears a ceremonial sword and wears a symbolic equestrian neckchain on his chest. The work has been unanimously ascribed to Francesco Laurana, and experts have always upheld this view, in recognition of the quality of the sculpture’s form and the masterful execution. Today, this unknown knight is experiencing a second youth. Indeed, after its meticulous restoration - made possible thanks to the contribution of the Association of Friends of Sicilian Museums, and carried out by Mauro Sebastianelli, consultant for the conservation and restoration of works of the Diocesan Museum – soon the sculpture will be put on public display. In November, the gravestone, which has been restored and given back its white purity, will be presented to the public during an important exhibition at the Diocesan Museum centring on the discovery of this knight. The sculpture is also the main character of story entitled “The Knight’s Gold”, written by the journalist Alberto Samonà, which will be performed during the presentation ceremony of the restored sculpture.
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SICILIA MON AMOUR Un Museo d’avanguardia tra le ferite del Belice
C’è uno scrigno di tesori, nel cuore ancora ferito della Valle del Belice, che testimonia le diverse culture dei paesi del Mediterraneo, i tratti comuni, le affinità e i suggestivi rimandi che arrivano da Sicilia ed Egitto, Tunisia ed Algeria, Libia, Palestina, Marocco, Libano e Albania. È il “Museo delle trame del Mediterraneo”, a Gibellina, fulcro e sede della Fondazione Orestiadi, che l’ha voluto nel ’96, per dare una voce molteplice all’utopia di un paese che risorgeva dalle sue macerie. Costumi, gioielli, ceramiche, tessuti d’arte, sculture, reperti archeologici e preziosi manufatti testimoniano una trama comune e un segno inequivocabile che accomuna i paesi rivieraschi. Ma non solo, perché nel Granaio del Baglio Di Stefano dove il Museo ha sede, è ospitata la sezione dedicataall’artecontemporanea,conalcune delle opere donate dagli artisti nel corso degli anni, a chiudere il cerchio sulla nuova immagine di Gibellina, museo en plein air di se stessa dalle caratteristiche uniche.
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di laura nobile Il museo si può visitare dal lunedì al sabato dalle 9 alle 12,30 e dalle 16 alle 18,30, la domenica su prenotazione, telefonando allo 0924-67844 An avant-garde museum amidst the wounds of Belice There is a treasure trove in the heart of the earthquake-scarred Valle del Belice. It testifies to the affinities and shared cultures of the different countries surrounding the Mediterranean. The exhibits come from Sicily, Egypt, Tunisia, Algeria, Libya, Palestine, Morocco, The Lebanon and Albania and the treasure trove in question is the “Museo delle trame del Mediterraneo” in Gibellina. The Fondazione Orestiadi, which has its headquarters in Gibellina, opened the museum in 1996 to give a certain multiplicity to the utopia of a town reborn from its own rubble. Costumes, jewellery, ceramics, artistic textiles, sculptures, archaeological finds and precious man-made items testify to the common and the unequivocal ties that link the countries lying around the Mediterranean basin. In the granary of Baglio Di S. Stefano, where the museum is situated, there is also a contemporary art gallery with works donated by artists over the years. To celebrate the 25th anniversary of the Fondazione Orestiadi on 24th September, the museum inaugurated a new exhibition of recently acquired exhibits including a 14th Century Alhambra-type decorated vase and an 18th Century wooden ceiling from Morocco. The museum is open from Monday to Saturday from 9.00am to 12.30pm and from 4.00pm to 6.30pm. Visits to the museum can also be arranged on Sundays by phoning 0924-67844.
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Il percorso espositivo, che si snoda seguendo le linee del “segno” e della “forma” procede per comparazione e raffronto di oggetti d’arte realizzati dai diversi popoli. Nella prima sezione è possibile leggere l’evoluzione dei principali motivi decorativi che hanno caratterizzato l’arte e lo sviluppo dell’artigianato mediterraneo. Ed ecco allora i motivi dell’arabesco, della scrittura e della “pseudoscrittura” diffuse in Occidente dagli Arabi, usati come chiave per interpretare i caratteri che univano i popoli del Mediterraneo. Un viaggio suggestivo che getta un ponte tra le ceramiche di Caltagirone e Trapani del XVI secolo e i Kaftan marocchini del XIX secolo e i costumi della corte albanese. O tra le geometrie intrecciate delle piastrelle maiolicate tunisine del XIX secolo e i mosaici delle cattedrali normanne siciliane del XII secolo. Nella seconda sezione, sono conservate ceramiche arabe e siciliane del XIX secolo, a confronto con brocche, idrie e vasi preistorici e medievali. Dal 24 settembre scorso, per festeggiare il venticinquennale della Fondazione Orestiadi, il Museo ha inaugurato un nuovo allestimento. Tra i pezzi recentemente acquisiti, c’è un vaso istoriato in terracotta tipo Alahambra del Quattordicesimo secolo e un soffitto ligneo del diciottesimo proveniente dal Marocco. Anche la sezione di arte contemporanea, considerata la più importante in Sicilia, si è arricchita, con opere di Boetti, Accardi, Schifano, Nunzio, Isgrò, Dorazio, Pirandello, Germanà, Turcato, Paladino, Rotella, Consagra, Wilson e Scialoja, tutti artisti che a Gibellina hanno lasciato un segno. Nel Granaio, spazio è riservato alle imponenti macchine sceniche in vetroresina ricoperte di foglia d’oro, che Arnaldo Pomodoro ideò per gli spettacoli ai ruderi di Gibellina “Agamennuni” e “La tragedia di Didone, regina di Cartagine”, dell’Orestea di Eschilo, tradotta in siciliano e rappresentata qui all’inizio degli anni Ottanta da Emilio Isgrò.
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Le ampie grasse e misteriose volute azzurrine di un grande habano sono l’apoteosi di un rito che apre orizzonti mentali e conclude una giornata vissuta alla grande: poiché se amare, bere, sognare ad occhi aperti e mangiare sono i momenti che scandiscono la vita di ogni uomo, il fumare da signore lo fa appartenere ad una diversa realtà. L’ avana, amato o detestato da chi non riesce a comprenderne l’essenza, non lascia comunque indifferenti e si impone all’attenzione da più di duecento anni. Giunto in Francia all’epoca del primo impero, fu fatto conoscere dai generali della Grande Armée che avevano imparato ad amarlo durante la guerra di Spagna; l’habano divenne così in breve tempo un’abitudine nobile ed aristocratica e come l’esteta indossa un vestito per ogni circostanza, così un fumatore raffinato non
abbina un solo cubano a tutti i momenti della sua giornata. Egli sa perfettamente che il divino connubio è quello contratto tra un grande habano ed un setoso rhum giamaicano di almeno quindici anni. A Cuba già nella prima metà del XIX secolo si afferma il mito delle grandi marche con le loro suadenti vistas ed i relativi anelli d’oro; Partagas nel 1827, Por Larranaga nel 1834, Upmann e Punch nel 1840 mentre il celebre Montecristo arriverà molto più tardi. La rivoluzione del 1959 mise per qualche tempo in forse questo mito, ma considerazioni economiche lo salvarono dalla collettivizzazione, tanto che, pur scomparendo alcune marche famose, furono in seguito messi progressivamente in produzione più di trecento nuovi modelli.
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Molto più che un Sigaro
di pietro turchetti
AVANA
Ma Fidel voleva un sigaro nazionale che fosse l’incarnazione dello spirito della rivoluzione, nacque così il celeberrimo Cohiba la cui qualità dipende da due fattori, dalla selezione rigorosissima della foglia esterna liscia come la seta detta capa, e dalla miscela segreta della riempitura detta alma e cioè anima, dalla quale dipendono il gusto e l’aroma. Ogni fumatore ha le proprie preferenze: personalmente, dopo trent’anni fumo esclusivamente grandi moduli e cioè i doppi corona di Cohiba, i corona ed i torpedo di Montecristo con capas di colore brunorosso detto “maduro” o tendente al bruno detto “maduro-colorado”. Sono abitudini le mie, comuni ai fumatori di lungo corso, ove i grandi moduli al pari degli Champagne millesimati esprimono tutta la complessità e la sontuosità di varie annate assemblate manualmente dall’uomo con arte divina, tanto che, al pari di un grande vino, un sigaro habano, ben conservato in un giusto humidor al 75% di umidità, matura e affina il suo cru donando dopo due o tre anni al suo fortunato padrone, sensazioni incomunicabili e per ciò stesso iniziatiche.
The Havana, Much More than a Cigar Big, fat Havanas, giving off a soft blue mysterious clouds of smoke, are the climax of a ritual which opens mental horizons and wonderfully closes a fully lived day for if loving, drinking, eating and dreaming with your eyes opened are moments which mark the life of everyman than smoking as a gentleman would makes it all part of a different world. The Havana cigar, loved and detested (by those unable to understand its essence), does not ever leave one indifferent and has demanded the attention of the world for over 200 years. Upon their arrival in France during the period of the I Empire, the generals of the Grand Armee had learned to appreciate the Havana during the Spanish War and spoke highly of its quality. The Havana quickly became a habit of the aristocrats and just as an aesthete wears different attire for different events, so did the refined smoker with Cuban cigars—different ones for different times of the day. For example, he was well aware of the divine combination that was a great Havana coupled with a silky Jamaican rum aged for 15 years. Today smokers have their favourites: the wonderful Double Corona of Cohiba, the corona and torpedo of Montecristo with reddish brown capas called maduro or those tending more towards brown called madurocolorado.
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Romania a 360°
favorito una certa “immigrazione imprenditoriale” dai paesi occidentali, Italia soprattutto. E sembrano proprio questi investitori al momento, gli unici beneficiari di questa ripresa economica. Esiste certamente un notevole distacco fra la Romania dei Rumeni e quella degli imprenditori stranieri. Bucarest si presenta ad esempio come una città dai due volti, povera e ordinata di giorno, sfarzosa e lasciva di notte. C’e’ ancora un gusto fortemente orientale nei mattini pallidi della capitale, forse per lo scorrere omogeneo e lento del traffico di utilitarie (tutte uguali) , forse per l’aspetto austero di opere monumentali come la Casa del Popolo, oggi sede del Parlamento. Di notte però Bucarest cambia, forse per accogliere un pubblico diverso, quello del turismo imprenditoriale. E così quando cala la luce del Sole, la capitale si scopre disseminata di accattivanti insegne al neon. Casinò soprattutto, a testimonianza che di denaro ne circola parecchio, e locali notturni, in cui il sesso diventa ottima merce di scambio, non solo per denaro, ma anche per un futuro migliore. C’è da dire, una volta tanto a conferma di un luogo comune, che in Romania la bellezza delle donne è proprio un patrimonio naturalistico.
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Nell’immaginario collettivo la Romania non si discosta molto dalla Transilvania, patria del famigerato conte Vlad Tepes, altrimenti noto come Dracula. Eppure in questa specie di frontiera tra il mondo orientale e quello occidentale, oggi c’e’ molto più da vedere, da scoprire. Le leggende sul principe della notte, sono infatti una minima parte del patrimonio culturale ed artistico proprio del popolo rumeno. Un paese dove la cultura latina, si mischia alle influenze slave, turche ed elleniche dando vita a una congerie di manifestazioni artistiche di grande rilievo. Bucarest, la chiamano la “Piccola Parigi” e girando per il centro ci rendiamo anche conto del perchè. Un’atmosfera monumentale regna per i grandi viali e per i palazzi della città, qualcosa di vagamente Napoleonico, frutto di svariate dominazioni storiche e soprattutto di quarant’anni di regime comunista, o presunto tale. Nel 1989 qui il vento è cambiato, la deposizione di Ceausescu, ha dato via libera alla democrazia e al liberismo. Oggi la Romania vive il suo boom economico: le grandi multinazionali, attratte dal costo contenuto della manodopera investono largamente sul territorio. Eppure guardandosi intorno, si fatica a scorgere benessere. L’apertura delle frontiere pare abbia
di ALESSANDRO GARRAFFA
I VIAGGI DI FEEL ROUGE
Forse per incidenze somatiche, forse anche perchè è considerata un vero e proprio motore sociale, una chance di miglioramento, se cosi possiamo dire. A Timisoara troviamo una folta comunità di Italiani, che ci accoglie benevolmente, raccontandoci delle vicende economiche e sociali del posto. E’ un confronto interessante, e avviene in un’atmosfera surreale, in un ristorante vagamente anni ‘30, che sa molto di little italy newyorkese. Visitiamo la costa rumena del Mar Nero. Mamaia è una perfetta meta di vacanze, mare, locali, teatri e tutto il necessaire per una soddisfacente vita da spiaggia. Eppure per rimanere fedeli al nostro spasmodico bisogno di luoghi comuni, non possiamo non essere tentati dall’aspetto più classico, medievale e misterioso della Romania. Le sue foreste, i suoi castelli, le atmosfere vampiresche cosi care all’immaginario occidentale. E’ cosi che facciamo un’ultima puntata nel Sud - Est della Transilvania, a Bran, precisamente, alla ricerca del castello del Conte Vlad. Non ci troviamo certo vampiri e pipistrelli, ma l’atmosfera è suggestiva. Suggestiva come l’idea di una presenza che aleggia silenziosa nei boschi circostanti e che anticamente i contadini del luogo temevano e veneravano. Il Figlio del Drago, il Nosferatu. Romania In our collective imagination, Romania is also Transylvania, home to the infamous Count Vlad Tepes, otherwise known as Dracula. However, in this land, that lies with one foot in the west and the other in the east, there is much more to see and discover. Indeed the legend of the Prince of the Night is just a tiny part of the cultural and artistic patrimony of the Romanian people. It is a country where Latinate culture mixes with Slavic, Turkish and Hellenic influences, giving life to numerous highly important artistic events. Bucharest is also known as “Little Paris”, and, wandering around the centre, it becomes obvious why. The city has a monumental atmosphere thanks to the large, wide avenues, the grand Napoleonesque buildings and others architectural constructions left behind by invading civilisations, especially those dating back to the forty years of Communist rule. The opening of the borders has promoted a type of “entrepreneurial immigration” from western European countries and especially from Italy. At least for now it seems that the only ones to really benefit from the economic boom are foreign investors. Bucharest is a city of two faces: poor and well-organised during the day, sumptuous and lascivious at night. There is still a strong oriental atmosphere in the grey mornings of the capital city, At night, however, Bucharest changes. The capital city comes alive under a multitude of neon lights. Casinos abound, demonstrating the great quantities of money in circulation and in the nightclubs sex becomes not only a profitable business but also, possibly, the route to a better future.
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Gli Uomini che Sussurrano ai Cavalli etologica, proprio come farebbe un cavallo con un suo simile… e cioè con il suo proprio linguaggio. A sentirlo dire parrebbe veramente difficile da credere e invece, è più facile di quanto possa sembrare. Per dar vita a questo metodo, è stato necessario osservare per tanto tempo i cavalli in branco, e comprendere come fanno questi animali a riferire fra di loro le varie esigenze o necessità. L’uomo, peraltro, ha dalla sua alcune “chiavi” che fanno del rapporto uomo-cavallo una realtà: queste sono la chiarezza dei gesti e dei movimenti effettuati, la determinazione, l’atteggiamento e il linguaggio del corpo, proprio come farebbe un buon capobranco con i suoi “subordinati”. Con l’aiuto di una “longhina” e di un
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L’uomo che sussurrava ai cavalli non é un mito rimasto isolato al romanzo di Nicholas Evans, da cui è stato tratto anche il famoso film dell’attore e regista californiano Robert Redford. Oggi è anche qualcosa di molto più reale e non legato alla finzione cinematografica. E infatti, a Terrasini, in provincia di Palermo, esiste una struttura equestre all’avanguardia che impiega la comunicazione naturale con il cavallo per “parlare” tutti i giorni con questi eleganti e splendidi quadrupedi. “Happy Stable” è il nome della onlus che utilizza questo curioso quanto innovativo metodo di comunicazione, che permette di far eseguire al cavallo qualsiasi esercizio o movimento senza l’utilizzo di mezzi o metodi coercitivi, ma solo grazie ad una comunicazione
di ENRICO PEREZ
ANIMALI & NATURA
Carrotstick (una sorta di frusta), che emulano, la prima, la femmina guida del branco (che è quella che decide la direzione) e il secondo lo stallone, che accumula i gregari e li indirizza nella giusta direzione è possibile “parlare con il cavallo”, o almeno così giurano i sostenitori di questo metodo avveniristico. Ma fra gli alberi e le praterie del centro del palermitano non ci si limita a parlare ai quadrupedi: i quaranta tra cavalli e pony della struttura di Terrasini vengono infatti impiegati per qualsiasi tipo di attività, agonistica e non, dal salto ostacoli, alla scuola di equitazione, anche se a farla da padrona è la riabilitazione equestre rivolta ai diversamente abili, che nel cavallo trovano un compagno di avventura e, alle volte, un amico inseparabile: un’altra frontiera che, nei prossimi anni, potrebbe diventare una carta importante per guardare in modo nuovo al cavallo e alle possibilità di questo “nuovo” vecchio amico dell’uomo. È una filosofia più che un metodo, ma è sicuramente una nuova ed innovativa possibilità di avvicinarsi al cavallo e alla natura.
The horse-whisperers The horse-whisperer is not just a mythical figure belonging to the novel by Nicholas Evans, or the film by the same name starring the famous Californian actor and director Robert Redford. Today it has become something more real, totally unconnected to cinematographic fiction. Indeed, in Terrasini, in the province of Palermo, there is an avant-garde equestrian organisation specialising in natural, “spoken” communication with horses. “Happy Stable” is the name of the organisation using this curious and innovative means of communication, which makes it possible to persuade horses to perform any exercise or movement without the use of coercive methods. Instead, ethologic communication is used, which is to say, communication with a horse in the same way that it may communicate with other horses. We could even say “horse language”. It may be difficult to believe, but in reality it is much easier than you may think. To implement this method, one must spend a great deal of time observing how horses communicate their needs to each other. Humans also have a slight advantage in building relationships with horses: clarity of gestures and movements, a little determination, and the right behaviour and body language all make it possible for us to act as if we were a dominant horse in a herd communicating with its “subordinates”.
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L’ISOLA IN SERIE A
Palermo, Catania e Messina nell’Olimpo del Calcio Avete dato un’occhiata alla classifica di serie A? La Sicilia non sfigura. Sarà pure un fuoco di paglia; forse alla fine della stagione, i tanti sorrisi si trasformeranno in lacrime; capiterà anche che i sogni rimarranno tali ma…Oggi possiamo dire che il calcio dell’Isola fa parlare di sè. Crea dibattito. stimola considerazioni. Evviva il pallone di casa nostra. Evviva Palermo, Messina e Catania. Dopo 107 anni di storia del calcio, la nostra regione può vantare ben tre compagini nella massima serie: mai accaduto. Il tutto inorgoglisce gli appassionati, crea opinioni, triplica la presenza delle tre società sui media, ma soprattutto, quelle tre maglie stanno facendo (e speriamo continuino a farlo) il giro del mondo.
Proprio così: c’e’ voglia di Sicilia pulita ed il riscatto passa anche attraverso il calcio. Intendiamoci: quello puro, quello giocato, urlato, sudato e conquistato. Non quello imbecille e privo di intelligenza messo in piedi da un pugno di delinquenti sugli spalti e fuori dallo stadio Barbera e dal Massimino di Catania dopo i derby. Come sono lontani i tempi in cui Catania e Messina spedite in Eccellenza, mentre il Palermo, radiato, faceva piangere i propri tifosi costretti a tifare per altre squadre e inchiodati davanti a tv e radio. Sono passati vent’anni ma quei dispiaceri, quelle ferite sportive sono ancora aperte. Oggi, però, i gol di Corini, quelli di Mascara e Riganò hanno mitigato tutto.
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di roberto gueli
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fotografie di MASSIMO BARBANERA
Hanno fatto dimenticare quelle domeniche di passione. Non è un sogno cari tifosi: è la realtà. 107 anni dopo l’inizio del pianeta calcio, tre siciliane in serie A: che bello! Ma e’ bello e soprattutto costruttivo per l’indotto. Ci sarà pure l’abusivo con sciarpe, bandiere e panini ma c’è anche il commercio “serio”, l’imprenditore che, attraverso il calcio, cresce, investe. A proposito di imprenditori, vi faccio tre nomi. Zamparini, Franza, Pulvirenti: a questi tre “pazzi lucidi” va detto grazie. Investono i loro denari nel calcio. Si appassionano ed a volte subiscono pesanti contestazioni perché i risultati non arrivano. Ma sono loro che ci fanno divertire…Perché quella palla che gira è piacere, goduria, quasi una sana droga della domenica (e anche del sabato). Avanti Sicilia. Avanti Palermo, Messina e Catania. Avanti magici colori: rosanero, giallorosso e rossazzurro. In alto i colori di un’isola che attraverso il calcio vuole riscattarsi. Ditelo in giro. E soprattutto sentite i nostri co-regionali in Italia e all’estero: sono felici, non parlano d’altro. Dal nord all’Europa, dal Sudamerica all’Australia. Quei gol, quelle vittorie, quelle giocate li rendono…invincibili. Dimenticavo: avete dato un’occhiata alla classifica di serie A? Ho fatto un sogno… Un sogno con il tricolore in mezzo. Cosa vuol dire?
Palermo, Catania and Messina: In the Olympus of Italian Football Have you recently had a look at the Italian Seria A Football League? Sicily is in control! Perhaps it’s early days; perhaps by the end of the year smiles will turn into tears; dreams may remain just what they are....dreams, but...Right now we can say that the island’s football clubs speak for themselves. Hooray for the home teams. Hooray for Palermo, Messina and Catania. Finally, after 107 years of football history, the Sicilian region can pride itself on having three teams in the premier league. All to the delight of the fans who can now see their team extensively talked about on national tv and sport journals. The days when Catania and Messina we playing in the “Serie Eccelenza”(non-professional) seem so far away. The Palermo team was fined and banned, making its fans cry their hearts out and forced to support the other teams, such as Juventus or Inter, following the matches in front of the TV or on the radio rather than at the stadium. Therefore, a huge thanks is in order to Messrs. Zamparini, Franza and Pulvirenti: the three “nuts” who invested their money in the football teams. They are at times contested when results are late to arrive, however it is thanks to them that we can all enjoy a good Sunday (and sometimes Saturday) match. Viva la Sicilia!
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Giuseppe Milici
il jazz di città si interroga sul proprio futuro
Il jazz ha fatto di Palermo un po’ uno dei suoi principali punti di riferimento e la città risponde sempre alla “chiamata” proveniente da questo variegato mondo musicale. Giuseppe Milici, musicista di talento che ha suonato la sua armonica con successo sia in Italia che all’estero, partecipando con l’orchestra Rai a molte trasmissioni tv e suonando nei dischi di artisti come Gigi D’Alessio, Gino Paoli e Dirotta su Cuba, svela i segreti dell’evoluzione e della ricchezza del jazz cittadino. La sua è un’armonica cromatica e, al pari di violino, tromba e sax, riproduce tutti i tasti del pianoforte, mentre la più semplice diatonica o blues – suonata da Dylan e Bennato – ne riproduce solo i tasti bianchi. Adesso Milici sta preparando la colonna sonora di un film e in città, si occupa da mesi della direzione artistica del Kursaal Tonnara, “luogo-rivelazione” della scorsa estate. Tanto per fare un po’ di storia, Milici ci racconta che già dagli anni ’50 il jazz è arrivato a Palermo con artisti di fama internazionale e negli anni ’80 si è vissuto un momento molto attivo, anche grazie al Brass Group, un’associazione che ha avuto un’importanza vitale per questa città, organizzando i concerti dei più grandi musicisti. “Adesso – ci spiega il musicista – si vive un po’ una fase di stasi perché le tante associazioni che si occupano di jazz fanno davvero poco sia riguardo alla qualità dei musicisti che vengono sul territorio siciliano, sia per le strutture. Al di là di qualche scuola di musica di buon livello, non ci sono più i jazz club e le palestre dove fare jazz”. “La Sicilia – aggiunge Milici – ha un ruolo fondamentale nella storia del jazz, basti pensare che il primo disco di jazz, che risale al 1917, era dell’Original Dixieland Jazz Band, in cui suonavano tre siciliani.
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Jazz has become one of Palermo’s main points of reference and the city has always welcomed its sounds with open arms.. Giuseppe Milici, a talented musician who has played his harmonica with critical acclaim both in Italy and abroad, reveals the secrets of the evolution and richness of jazz in Palermo. At present he is preparing a soundtrack for a film and for several months has been artistic director of the Kursal Tonnara, last summer’s club revelation. To give us a little historical background, Milici tells us that jazz had already arrived in Palermo in the 1950s with concerts being
given by internationally famous artists. In the 1980s it had a resurgence, largely thanks to the Brass Group. “Now,” he explains, “things have stagnated a little because many of the associations that deal with jazz are doing very little, both in terms of the quality of Sicilian musicians and in terms of structures. Apart from some good music schools, there are no longer jazz clubs or other places where you can play jazz.”. “Sicily,” he adds, “has a fundamental role in the history of jazz. The first jazz record, brought out in 1917, was by the Original Dixieland Jazz Band, which included three Sicilians”. A glorious past which has given way to an uncertain future.
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The universe of jazz in the city What is the future?
di valeria lo verde morante
Ecco perché l’isola ha avuto sempre un ruolo di primo piano. Forse questo linguaggio ci appartiene più di quanto immaginiamo e negli anni ‘80, quando al Clubino del Brass di via Duca della Verdura cominciarono ad arrivare artisti di livello internazionale, il pubblico l’aveva capito e accettato con grande entusiasmo”. C’è stato un momento in cui sembrava ci fosse un mondo jazz palermitano. Di tutta questa energia e talento secondo te oggi a Palermo è rimasto qualcosa di concreto o si è disperso tanto? “Credo che i musicisti siciliani oggi siano tra i migliori, almeno in Italia, perché c’è molta più energia culturale e perché c’è una vecchia guardia, da Stefano D’Anna a Gianni Gebbia, da Mimmo Cafiero a Salvatore Bonafede, che ha raggiunto un livello altissimo e anche grazie a loro ci sono le nuove generazioni come Mauro Schiavone e altri che hanno raggiunto un livello straordinario. Il problema è che ci sono pochi posti dove suonare, ed è un fatto che penalizza tanto. Inoltre qualcosa si è dispersa perché non ci sono grandi manifestazioni, mancano i cartelloni che si occupano solamente di jazz, con una serie di concerti sempre di altissimo livello come accadeva in passato”. Pensi che riguardo al jazz Palermo abbia delle nuove risorse, che ci possa sorprendere con un’altra stagione come quelle precedenti? “Sinceramente no. Vedo ottimi musicisti ma quasi costretti ad andare fuori se vogliono fare qualcosa perché proprio per il jazz adesso qui non c’è quasi nulla ed è un grande peccato. Purtroppo non sono molto ottimista all’idea che ci possa essere nuovamente una stagione come quella di un tempo, però me lo auguro”.
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Il teatro esce dalle sale polverose, si riappropria delle strade, invade gli scantinati, le stanze dimesse, mescolando tradizione e avanguardia e dando vita a nuove estetiche e nuovi linguaggi. Cercheremo di dar conto di alcune significative esperienze teatrali, nel nostro caso tre modi, ma ce ne sono tanti altri, come punto di partenza di un possibile percorso nella nostra città: alla scoperta della nuova generazione di registi, scrittori teatrali e compagnie che agitano con passione le scene di Palermo. Partiamo dalla via Matteo Bonello: in una stanza in affitto prova la compagnia dei Quartiatri (Gisella Vitrano, Marcella Vaccarino, Igor Scalisi Palminteri, Chiara Muscato e Dario Mangiaracina). Ottenuto dopo diversi sacrifici, il piccolo spazio è testimonianza di volontà di un percorso autonomo. Formatisi nella scuola di teatro sperimentale dei LiberiTeatri, e dopo laboratori con Alessandra Fazzino, Franco Scaldati e Sabino Civilleri, la compagnia dei Quartiatri dopo aver inizialmente lavorato ad un romanzo di Steinbeck, ha poi cambiato rotta costruendo lo spettacolo Nel Blu dipinto di blu con cui ha vinto il premio Shownoprofit 2006. L’ aspirazione è quella di fare un passo avanti dal teatro
estremamente sperimentale e farne un altro da quello tradizionale, per raggiungere un livello qualitativo che unisca l’approccio col testo alla ricerca di una emotività in grado di parlare alla platea. Una ricerca della parola attraverso un linguaggio non-quotidiano, né eccessivamente aulico, ma sperimentale nei suoni, traendo ispirazione dal gergo popolare ma rimanendo un filo sopra le righe, oltrepassando la narrazione per arrivare alla fisicità. La seconda tappa ci porta verso la compagnia (che si autodefinisce) abusiva Evoè (Claudia Puglisi, Enrico Castronovo, Alessandro Costagliola, Aurelio Ciaperoni, Diana D’angelo, Ilaria Sberna e Silvia Scuderi) tutti provenienti dall’esperienza della scuola Tèates (di Michele Perriera). Incontrando Claudia Puglisi si parla di quanto sia difficile costituirsi come compagnia e trovare, per esempio, un posto dove provare. Hanno tutti esordito con La Cantatrice Calva e dopo essersi messi nelle mani della scrittura e della regia di Claudia, sono arrivati gli inediti di Più o meno piume e l’ultimo 7 Aprile ad Amburgo con il quale hanno ottenuto la menzione della giuria per la drammaturgia al Festival Montevergini: siamo di fronte a un teatro surrealeedeformante,popolatodapersonaggi metà uomo-metà animale e metà dio.
fotografie di MASSIMO BARBANERA
di francesca di raffaele
Su il Sipario!
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COMPAGNIE DI ULTIMA GENERAZIONE
La risata è sarcastica e un po’ cinica. Il prossimo lavoro - ci anticipa - sarà uno spettacolo ambientato in Sicilia ma in lingua italiana per essere meno ammiccanti verso il pubblico e per obbedire al loro credere che non bisogna assolutamente dare al pubblico quello che il pubblico vuole. Le prove della compagnia Evoè si svolgono nello spazio dell’Ex-Carcere di via Mongitore. E qui ci si imbatte anche in Giuseppe Massa, attore dalla formazione non canonica, allievo di Claudio Collovà. Un laboratorio con Antonio Latella, e poi una parte in Querelle di Genet, da cui racconta di aver tratto i momenti fondamentali della passione per il mestiere d’attore, che hanno trasformato in energia i suoi “grovigli mentali, personali e intimi”. Poi gli spettacoli Bestia da Stile e il Woyzeck. Oggi lo troviamo alle prese con il suo secondo lavoro come autore e regista (dopo Sutta Scupa) con Rintr’o cuòri. “In questo momento nel rapporto tra storia e teatro c’è bisogno di più realtà e di meno visionarietà incomprensibile. – spiega –. Il grande maestro di questo concetto è Pasolini col suo cinema, un film per tutti Uccellacci uccellini, in cui è espressa poesia altissima con estrema semplicità. Col nuovo spettacolo sto cercando di confrontarmi nel provare a raccontare una storia”. Il suo teatro batte il sentiero della ricerca che intende coniugare il tentativo del teatro popolare (inteso come fruibile da chiunque) alla sperimentazione.
The latest in theatre–up with the curtain! The world of theatre leaves its traditional dusty surroundings and takes to the streets, invading basements, humble rooms, mixing old traditions with the avant-garde and giving life to new aesthetics and languages. We will try to sum up some of the most important theatrical experiences in our city so as to discover a new generation of directors, playwrights and companies bringing passion to their performances around Palermo. We will start in Via Matteo Bonello where, in a rented room the Compagnia dei Quartiatri (Gisella Vitrano, Marcella Vaccarino, Igor Scalisi Palminteri, Chiara Muscato and Dario Mangiaracina) are rehearsing. Their theatre is the result of research into words through non-everyday language. Our second visit is to the Compagnia Abusiva Evoè (Claudia Puglisi, Enrico Castronovo, Alessandro Costagliola, Aurelio Ciaperoni, Diana D’angelo, Ilaria Sberna and Silvia Scuderi). This group presents a surreal reality populated with characters that are half man-animal and half gods. Finally, there is Giuseppe Massa, an actor whose training could hardly be described as traditional. His theatre beats a path between a more popular variety and experimentation.
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CINEMA
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SCOOP
di Woody Allen Ennesima dimostrazione di classe, equilibrio e abilità narrativa. La trama è semplice, il giallo soltanto un pretesto. In realtà non c’è alcuna tensione, perché anche la morte viene colorata della velata ironia dell’autore. Tutto scorre, sapientemente modellato dal talento di un grande narratore. Le prove e le virtù naturali degli attori, le saltuarie incongruenze della sceneggiatura, persino una certa pretestuosità, circa il procedere degli eventi, passano inosservati dinnanzi alla sorprendente e piacevole omogeneità, propria di questa, come di altre opere di Allen. Alcuni gli contestano un’eccessiva “leggerezza” di contenuti, ma forse è proprio questa la chiave di lettura, nessun contenuto straordinario, ma una straordinaria capacità di affabulazione: puntare non su cosa proporre ma su come proporlo. Stile, più che argomenti. Un’equazione certo pericolosa, che porta il più delle volte a risultati manieristici. Eppure Allen vince questa sfida proponendoci una commedia deliziosa, fatta di esilaranti dialoghi, che incuriosiscono più dell’indagine stessa, e di personaggi ben caratterizzati. Un film quasi teatrale, permeato da quel sense of humor che da sempre contraddistingue l’opera del regista newyorkese e che non risparmia nessuno, proprio nessuno a partire da se stesso. E’ chiaro, Woody occupa buona parte della scena, oscurando Scarlett Johansson, tuttavia carina e spontanea, e Hugh Jakcman, qui meramente il belloccio di turno. Ma è un emergere naturale, di personalità e carisma. Dopo il cinismo tagliente di Match Point, si riscontra anche il ritorno ad una visione meno drammatica della morte, ancora una volta esorcizzata e stemperata nel topos di mietitrice e traghettatrice, figura ricorrente nell’opera di Allen, si veda ad esempio il finale di Amore e Guerra. Ancora una volta per ciò che concerne il comparto sonoro, Allen si affida alla classica, che insieme al Jazz, rappresenta una costante della sua produzione. Ma anche qui il talento newyorkese ci mette del suo, impiegando i brani di Ciaikovskij, non come archetipo di facile orecchiabilità, ma come autentico motore drammaturgico, che scandisce ritmi ed eventi della pellicola. Si esce dalla sala compiaciuti per la solita ironia beffarda, sorridendo ancora per qualche battuta che entrerà presto nell’albo delle citazioni d’autore (tanto per citare...“Per la vita che faccio emozione è una cena senza bruciori di stomaco”) e con la consapevolezza che i miti non si misurano, si godono, e che non c’é un Allen in tono maggiore o minore, ma semplicemente Woody Allen.
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Proprio niente di meglio da fare?
Meglio di una fiction in Tv....
Scoop Yet another demonstration of class, balance and narrative ability. The story is simple, a detective story only in name. Allen colours the murder in a veil of irony. Some critics remarked on an excessive “lightness” in the content, though it is probably this lack of extraordinariness linked to an extraordinary capacity for narration that is the key: attention is not on what is presented but how it is presented: style more than subject matter. And while this may present a dangerous equation, which often produces manneristic results, Allen resolves the problem by offering a delicious comedy made up of well-drawn characters and exhilarating dialogues that are more intriguing than the investigation itself. It is clear that Woody dominates many of the scenes, obscuring both Scarlett Johansson, despite her prettiness and spontaneity, and Hugh Jackman. The film unwinds naturally with personality and charisma. After the cutting cynicism of Match Point there is a return to a less dramatic vision of death, once more exorcised and dissolved in the topos of reaper and ferryman, a recurring figure in Allen’s works, as at the end of Love and War. As far as the soundtrack is concerned, once more Allen puts his faith in the classics. Tchaikovsky is there not just to sound nice, but to provide a dramaturgical impetus to the events in the film. You leave the cinema gratified by the usual mocking irony, still smiling at some witty quip that will soon become part of the author’s book of quotes (“In my life, emotion is a dinner without heartburn”) and with the knowledge that myths can not be measured, purely enjoyed. There is no good or bad Woody Allen, just simply Woody Allen. Dignitoso, ma non lo ricorderete per tutta la vita.
LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA di Gore Verbinski
Era maledettamente difficile fare fiasco sfruttando la perfetta architettura ludica instaurata dal prototipo, eppure ci sono riusciti. Questo secondo episodio, altro non è che il primo tempo del terzo. Scusandoci per l’ardito gioco di parole, non possiamo però definire altrimenti, un film che non ha alcuna pecca, rispetto al proposito di divertire lo spettatore picaresco e avventuroso, ma la tara congenita di non avere uno senso compiuto. La mania delle trilogie e del merchandising prevale sulla necessità sacrosanta di una trama e alla fine si salva (oppure no? Lo scoprirete nel prossimo numero!) il solo Jack Sparrow, ennesima prova del virtuosismo sconfinato di Johnny Depp: Ancora più divertente, ancora più dark, ancora più Pepe le Pew che nel prequel.
PRO
Jack Sparrow
CONTRO
Va bene la trilogia, ma la fine di un capitolo deve pure significare qualcosa. Inconcludente.
di ALESSANDRO GARRAFFA
I PIRATI DEI CARAIBI:
THE BLACK DAHLIA di Brian De Palma
Poteva essere un gran bel film, questo senz’altro. Un grande regista, una trama all’altezza, un racconto noir di grande fascino. Niente di tutto questo. De Palma si perde letteralmente in una prova incolore. Della Hollywood del 1947 ci sono i costumi, gli ambienti e le strutture, ma mancano le suggestioni, l’atmosfera, la credibilità. I personaggi sono semplici maschere male indossate, troppo generici e sbiaditi. Dal grigiore si salva solo una Scarlett Johansson in versione pin up maledetta, ma più per il paragone con una inguardabile Hilary Swank, improponibile femme fatale. Nota di demerito anche per il pessimo montaggio, certe dissolvenze incrociate e certe tendine, sono veramente un’offesa al buon gusto cinematografico, e forse anche a quello dei registi di matrimoni.
PRO
...vi giuro che se mi viene in mente qualcosa vi mando una mail.....
CONTRO
Un film stanco, senza verve, senza passione quasi. Mero esercizio di stile.
LA COMMEDIA DEL POTERE di Claude Chabrol
Fuorviante il titolo, o meglio la traduzione, non si tratta affatto di una commedia, ma di un dramma. L’ Ivresse du pouvoir, l’ebrezza del potere, racconta il culmine della carriera di un agguerrito pubblico ministero. Lo zelo e l’inappuntabile perfezione morale della protagonista sottendono però qualcosa di oscuro, che non ci viene mai raccontato del tutto, ma soltanto suggerito da alcune battute. E cosi si intuisce che l’accanimento giustizialista è in realtà frutto di un rancore sociale non del tutto risolto, di una provenienza infelice. La vita della protagonista viene cosi spaccata in due, da una parte il suo lavoro, in cui consegue successi a ripetizione, dall’altra il suo privato che si sgretola inesorabilmente, fino alla crisi inevitabile.
PRO
Un film di pregevole fattura, in cui c’è molto da intuire.
CONTRO
Le leccate sui pacchetti, stile “Vuoi una sigaretta?” morettiano, sono passate di moda 20 anni fa....
NUOVOMONDO di Emanuele Crialese
Deliziosa favola storica dalle atmosfere vagamente felliniane. Crialese interpreta con fantasia e carattere un capitolo assai travagliato delle nostre vicende sociali. L’emigrazione vista come approdo ad una misteriosa dimensione di prosperità, più apparente che materiale. Un viaggio sostenuto per necessità e incoraggiato dal senso del meraviglioso per la scoperta di orizzonti sconosciuti, attraverso l’ingenuità propria dell’occhio dei semplici. Momenti onirici e surreali, parentesi teneramente comiche. Insomma un film da gustare lentamente, prodotto di quel buon cinema a cui da tempo guardiamo con nostalgia.
PRO
ingenuità e intraprendenza, proprie dei protagonisti e dell’autore stesso.
CONTRO
Da vedere senza mezzi termini.
Capolavoro, quando si esce dalla sala ringraziando.
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Ritmi piacevoli, ma talvolta eccessivi rallentamenti.
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A Palermo, si sa, il mare c’è, ma non si vede. A questa contraddizione, forse, prima o poi riuscirà a porre rimedio l’architettura, la scienza, o sarebbe meglio dire, l’arte di organizzare lo spazio in cui vive l’uomo. E il cosiddetto water-front urbano-portuale è sicuramente uno di quegli spazi che la città sta cercando di riorganizzare. Per diventare veramente una città di mare. Con velleità d’avanguardia. Palermo come Venezia. Come Oslo e Rio de Janeiro. Come Brindisi e Salerno. Sono queste, infatti, alcune delle città coinvolte in progetti di trasformazione del loro fronte-mare. Progetti visibili in quella che è una novità assoluta della Biennale di Venezia, X Mostra internazionale di architettura: una sezione collaterale, curata da Rinio Bruttomesso, è allestita a
Palermo dallo scorso 15 ottobre fino al 14 gennaio e si chiama proprio ”Città – Porto”: una sezione, incentrata sui modelli di trasformazione urbani e territoriali internazionali, che si aggiunge all’altra “Città di Pietra” che invece è allestita alle Artiglierie dell’Arsenale di Venezia ma che comunque si occupa anche questa delle trasformazioni che si stanno realizzando nelle città del Sud Italia. E se negli spazi del capoluogo veneto la sede della Regione Siciliana è il “Liberty Tug”, un rimorchiatore rompighiaccio del 1948, trasformato per ospitare la Fondazione Palazzo Intelligente per i progetti di salvaguardia e valorizzazione del mare, i luoghi di Palermo prescelti per ospitare le mostre della Biennale sono l’ottocentesco Palazzo Forcella de Seta, l’ex Deposito di locomotive di “Sant’Erasmo” e le
fotografia di Enzo Di Cristina (Ufficio Stampa Comune di Palermo)
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La Biennale di Venezia Sbarca a Palermo
di angelo luca pattavina
ARTE
antiche scuderie di Palazzo Cefalà, sede della Galleria di Architettura Expa. Quattro allestimenti espositivi: uno dal titolo “Città - Porto. Local Gate to the Global Market”, curato da Nino Rota, dove verrà presentata una rassegna di 15 casi di città portuali di diversi continenti, con i progetti e le realizzazioni legate al recupero e alla valorizzazione dei loro porti; un altro, “Città - Porto. Grande Sud” focalizzato, invece, sulle iniziative di riqualificazione dei Comuni di 10 città del Sud; un altro ancora, “Città - Porto. Palermo, Mediterraneo”, è dedicato in modo specifico all’esperienza che Palermo sta conducendo in questo campo; e l’ultimo, infine, “Città - Porto. Premio di Architettura Portus”, presenta i progetti vincitori del Premio di Architettura Portus per
The Venice Biennial “lands” in Palermo We all know that Palermo’s on the sea. It’s just that you don’t really notice it. This contradiction, may, sooner or later, be resolved by architecture, science or, more precisely, by the art of organising the space within which we live. The so-called urban-port water-front is certainly one of those spaces that the city is trying to reorganise in order to become a real sea-front city. The Venice Biennial is contributing to this process with the 10th International Architecture Exhibition, a part of which, going by the name “City-Port”, will be
le sette regioni del Sud Italia che partecipano al progetto “Sensi Contemporanei” (progetto in cui sono inserite tutte e due le sezioni collaterali e che ha come obiettivo proprio quello di promuovere, sviluppare e diffondere l’arte e l’architettura contemporanea nelle Regioni del Sud Italia in modo da utilizzarle come strumento per lo sviluppo socio-economico delle aree stesse). A conclusione del ciclo di mostre, inoltre, a dicembre si terrà un convegno internazionale dedicato alle tematiche trattate negli allestimenti. Una full immersion di tre mesi, fra acqua e volumi solidi. E alla fine, speriamo che dopo questo lungo momento di riflessione e confronto, anche se fuori stagione, la città si ricongiunga con il proprio mare. Con rispetto, grazia e fantasia.
in Palermo from 15th October to 14th January 2007. Concentrating on models of urban and territorial transformation, the Palermo leg of the Biennial will focus on the 19th Century Palazzo Forcella de Seta, the ex Deposito di Locomotive di “Sant’Erasmo” and the old stables of Palazzo Cefalà, home to the Galleria di Architettura Expa. The event will be a 3-month-long full immersion spent between water and solid structures on terra ferma. At the end of this long period of reflection and comparison, even though out of season, the city will once more be reunited with its sea. With respect, grace and fantasy.
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“ Racconti delle Crepe”
titolo autore edizioni pagine prezzo
spesso grottesco e a tratti irreale che crea un effetto straniante dei protagonisti rispetto alla realtà. Dal disagio al malcontento, o inquietudine per dirla con l’autore, il passo è breve e spesso caratterizza la “giovinezza” come fase della vita oggettivamente difficile in cui troppe domande non trovano risposta. Allora leggiamo dello scrittore Grigorij Aleksandrovic Jascin al quale una spia russa vieta di scrivere il suo capolavoro del napoletano che, rimasto imbottigliato nel traffico a pochi metri da casa, tenta di farsi strada scalando un palazzo, dei passeggeri dell’Espresso 808 dell’Etna e ancora, del musico che comincia a dialogare con il suo contrabbasso solo per citare alcuni esempi. Nota a parte merita la lettera che l’autore rivolge ai lettori a chiusura della raccolta, sottolineando certo rispetto nei confronti della scrittura, con debite differenze tra scrittori e scriventi.
Racconti delle Crepe Andrea Gullotta Gr. Mariolino Papalia 158 € 12,50
Per segnalazioni di libri da recensire rivolgersi all’indirizzo mail dex@neomedia.it, vi verrà dato un parere di lettura o fissato un appuntamento presso la Redazione di FeelRouge in via Mariano Stabile 110 con Deborah Pirrera.
Stories from the crevices
The literary debut of the young writer Andrea Gullotta is a collection of short stories forming “The Anthology of Anxiety”, the subtitle of the book. Twelve short stories which, when read by the editor, Papalia, during a literary competition, demonstrated the geniality of the author. Twelve “pearls” demonstrating the author’s great love and profound knowledge of Russian literature. The underlying theme of the stories is youthful unease, a subject which is as topical today as it has always been, the only thing changing being the types of unease. The contexts are grotesque, sometimes unreal, and the effect is that of creating characters who are somewhat estranged from reality. Then there is a Neapolitan who, unable to walk the few metres to his home due to the horrendous traffic, tries to reach his destination by climbing upwards. One story concentrates on a group of passengers on the Etna 808 Express while in another, a musician holds a conversation with his double bass.
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L’esordio letterario del giovane Andrea Gullotta, originario di Taranto e palermitano d’adozione, è fatto da una raccolta di racconti che insieme formano L’Antologia dell’inquetudine, che della raccolta è il sottotitolo. Dodici racconti brevi e numerosi brevissimi che, letti dall’editore Papalia in occasione di un concorso letterario, ne hanno rivelato la genialità dell’autore, come lo stesso Papalia racconta nella prefazione al testo. Dodici perle che tradiscono, volutamente, l’amore e la profonda conoscenza della letteratura russa alla quale Gullotta sembra ispirarsi, accettando coraggiosamente il confronto con i più grandi modelli, confronto dal quale esce a testa alta. A fare da sfondo al disagio giovanile, cardine della letteratura di oggi come di quella di ieri, dove a cambiare sono solo, e non sempre, i motivi che tale disagio determinano, un contesto
di DEBORAH PIRRERA
LIBRI: SPAZIO AGLI ESORDIENTI
FEEL ROUGE MAGAZINE puoi trovarlo qui
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EDICOLA di Cassaro Mario Viale Del Fante,58 Palermo AMICO CLAUDIO rivendita giornali Via Libertà,197 EDICOLA ESPOSITO LUIGI Via Libertà,70 EDICOLA FUSCHI ANTONINA Via Libertà,56/B RIVENDITA GIORNALI di CRIVELLO PIETRO Viale Regione Siciliana,640 EDICOLA AMARELLI SANTI Viale Piemonte,52 EDICOLA ANGELO NERI Via SS.Salvatore,2 Termini Imerese EDICOLA CALO’ E. GIORNALI Via Villafranca EDICOLA CANDIOTO MARIO C.so Umberto e Margherita,66 Termini Imerese EDICOLA F.LLI MARINO Via Emilia,414 EDICOLA FURNARI ANTONINO P.zza Dei Quartieri EDICOLA SCHILLACI VINCENZO Via P.pe Di Villafranca,50 B/C BAR ROSANERO Piazzetta Porta Reale,6 GIORNALI SCANNAVINO GAETANA Via Roma,416 BAR COSTA Via G.D’Annunzio,15
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