TRIPUDIO AZZURRO
Sul Tetto del Mondo! THE ITALIAN JUBILATION OVER THE WORLD! When the Italian national team won the world championship in Spain in 1982, I was just a kid but I still remember the great parties that celebrated Zoff & Co.’s fantastic exploit. Italy was very different at that time: the 70s were just over and the political terrorism was still a threat; All these events now appear as faded pictures, as in these 24 years the world has changed a lot. Nevertheless, on July 9 the Italians celebrated the victory with the same joy and relieving outlet of three generations ago. We will never forget Germany World Championship. Thanks to Buffon’s spectacular stops and Cannavaro’s and Gattuso’s saves, we proved to be the strongest defense and thanks to Del Piero’s attacks we proved to be the fastest team. And who will never forget Grosso’s incredulous face after scoring the goal which would take us to the final match? A double satisfaction for the people from Palermo, as Grosso, Barzagli, Barone and Zaccardo belong to our local team. We hope that this success will give a new dignity to Italian football. Translated by Milena Vela
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Quando nel 1982 la Nazionale vinse i Campionati del mondo di calcio in Spagna ero un bambino e ricordo bene i caroselli di auto in festa che salutarono la storica impresa di Zoff e compagni. L’Italia era molto diversa da quella di adesso: si era da poco usciti dagli anni Settanta e il terrorismo di matrice politica era ancora una realtà; solo due anni prima nel mare di Ustica si era misteriosamente inabissato un aereo della compagnia Itavia e a breve distanza una bomba alla stazione di Bologna aveva fatto 85 vittime; Fra Stati Uniti e Unione Sovietica i rapporti erano tutt’altro che idilliaci e da un po’ il giovane Papa Giovanni Paolo II, scampato alla rivoltella di Alì Agcà, con la sua preghiera invitava i popoli oppressi a liberarsi dal giogo della dittatura. A raccontarle adesso sembrano immagini sbiadite, perché in questi ventiquattro anni il mondo è cambiato tantissimo. Eppure, nella festa che lo scorso 9 luglio ha coinvolto tutti gli italiani c’erano la stessa gioia, lo stesso sfogo liberatorio e le stesse emozioni di tre generazioni fa. I Mondiali di Germania non potremo più scordarli e da ora e per sempre, Buffon, Grosso, Totti, Cannavaro e compagni verranno ricordati nella storia del calcio come i campioni che hanno regalato un sogno a milioni di italiani. Grazie alle parate del numero uno della Nazionale e ai salvataggi di Cannavaro e Gattuso, ci siamo confermati come la difesa più forte del mondo; grazie alle incursioni di Del Piero e Inzaghi, come una squadra dal guizzo giusto. E chi potrà mai dimenticare la gioia quasi da bambino di Fabio Grosso dopo aver insaccato la palla nella porta tedesca, regalando all’Italia la vittoria in semifinale? Una gioia che per noi palermitani è doppia, perché proprio Grosso, insieme a Barzagli, Barone e Zaccardo hanno colorato di rosanero la Coppa del Mondo. Che la vittoria serva da lezione a tutti e soprattutto, restituisca dignità al calcio italiano, infangato in questi anni dallo schifo di Calciopoli e dagli interessi miliardari che troppo spesso hanno deciso fuori dal campo i risultati delle partite. La conquista del Mondiale tutto questo non lo puo’ aver cancellato, perché milioni di tifosi italiani di tutte le squadre hanno diritto ad assistere, da ora in poi, a campionati di calcio puliti, in cui i risultati siano il frutto di 90 minuti giocati a viso aperto e non della combine fra dirigenti di club, arbitri compiacenti e funzionari in doppio petto. Essere campioni del mondo conferisce al calcio italiano una responsabilità ancora maggiore e si spera che in futuro l’industria del calcio nostrano non sia più nelle mani di personaggi del calibro di Moggi, Giraudo, Galliani, Della Valle, De Santis, Paparesta, Pairetto, Bergamo & soci. Buona estate a tutti.
IL MARE A DUE PASSI
Dalla Baia a Mongerbino un tuffo a portata di mano
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fotografia di Nico Bastone
di Clara Minissale
turchese dell’acqua, la sabbia sottile e gli alberi lungo la strada, danno una mano alla fantasia e consentono di accontentarsi anche di un bel pezzo di “cocco fresco” che nei giorni di scirocco può apparire come una vera benedizione. Continuando il percorso lungo costa, si arriva alla vera roccaforte di solitari e amanti della natura. A Capo Gallo farsi un bagno a mare non vuol dire solo immergersi in acqua, ma anche fare un tuffo in un’oasi naturalistica di tutto rispetto. E, se fino a poco tempo fa, per accedervi da Mondello bisognava varcare un cancello privato e sottostare alle regole dei vecchi proprietari che pretendevano un “dazio”, fra breve l’ingresso sarà finalmente libero. A Capo Gallo, riserva marina e terrestre, si può accedere anche da Sferracavallo, o meglio da Barcarello. Questo tratto di litorale è senz’altro più “selvaggio” e il mare pressoché incontaminato. Complici le rocce, la strada che bisogna percorrere rigorosamente a piedi e sotto il sole per raggiungere il mare, questi luoghi sono rimasti immuni da speculazioni di vario genere e farsi un bagno a Capo Gallo (Fossa del Gallo, per essere più precisi, sempre sul versante di Barcarello) val bene un chilometro di passeggiata. Questo, poi, è il luogo preferito anche da quanti amano abbronzarsi integralmente o in topless. I più audaci possono persino programmare una visita alle grotte sommerse o un tour tra la vegetazione sottomarina.
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Da Acapulco al Kafara. Da ovest ad est. Nomi esotici che fanno pensare a località lontane, incastonate tra palme, noci di cocco e mare. In realtà ogni tratto di costa che si rispetti ha i suoi luoghi felici e per trovare i nostri, non occorre volare tanto lontano. E complice la calura estiva, i palermitani e i turisti, in queste settimane, hanno letteralmente invaso tutti i tratti di costa disponibili… L’importante è che non si paghi! La Acapulco formato palermitano si trova alle porte della città, tra Mondello e lo storico Roosvelt. E, sebbene manchino le noci di cocco propriamente intese, ci si può accontentare di un tratto di litorale tranquillo e di acqua pulita che, pure in assenza di palme tropicali, piacciono tanto ai bagnanti. Per quanti preferiscono invece un luogo un po’ più “selvaggio”, se non altro a causa di un vecchio costume locale di costruire le proprie abitazioni sul mare, poco distante da Acapulco, sempre all’Addaura, ci sono “gli scivoli”, posto roccioso meta di giovani e giovanissimi con un accesso all’acqua adatto a chi col mare ha un po’ di confidenza. Ma se non potete fare a meno di spiaggia e noci di cocco, basta spostarsi un po’ e raggiungere Mondello, la classica spiaggia formato famiglia. A dire il vero bisogna lavorare un po’ di fantasia perché più che il frutto tropicale classicamente inteso, questo tratto di litorale, oltre a sabbia e mare, offre tipiche “abbanniate” di venditori di cocco e quanto altro. Ma il colore
E mentre sul lungomare di Barcarello i bagnanti si affollano dividendosi il poco spazio a disposizione, pochi metri più avanti, dove la natura domina incontrastata, è possibile fare un tuffo in assoluta solitudine. Lungo questo percorso si incontra il celebre “Avamposto”. Deve il nome ad un locale “alternativo” che fece la sua fortuna qualche anno fa e del quale oggi rimane solo un ricordo: in realtà, lo spazio era stato ripulito e “occupato” da alcuni giovani, che lo avevano trasformato in una meta per bagnanti liberi da certi schemi mentali… Merita senz’altro un cenno la “mitica” Baia del Corallo, sempre a Sferracavallo, ma dal lato opposto rispetto a Barcarello. Per accedervi, però, bisogna rispondere ad alcuni requisiti essenziali: essere già abbronzati ad inizio stagione, avere un età compresa tra venti e quarant’anni, un fisico mediamente palestrato e possedere una buona chiacchiera. Se non avete almeno tre caratteristiche su quattro, questo posto non fa per voi… In effetti, questo è il cliché con cui la Baia viene comunemente identificata, anche se in realtà questo luogo, molto suggestivo perché circondato da centinaia di palmette nane di specie protetta, viene affollato anche da bagnanti “normali” che, molto più semplicemente, preferiscono stare alla larga dal caos di Mondello. Se poi, invece, di scegliere il sabato o la domenica, si opta per un giorno infrasettimanale, è meglio. La Baia, poi, dallo scorso anno è anche sede dell’omonimo locale, ristorante e lounge bar, gestito dai fratelli Barbaro: un’oasi di pace, dove è possibile trascorrere una piacevole serata, sorseggiando un bicchiere di “bianco” o mangiando un gustoso piatto a base di pesce. Spostandosi verso est, da Aspra a Mongerbino, fino a Capo Zafferano, lungo tutta la costa bagherese la scelta è vasta. Si comincia dalle piscine di Mongerbino, che nulla hanno a che fare con vasche d’acqua dolce. Si tratta piuttosto di un luogo mozzafiato: un’insenatura rocciosa che ha come naturale scenografia la montagna a strapiombo sul mare. Percorrendo questa costa, sono numerosi i varchi a mare. Percorsi un po’ più avventurosi adatti a chi in acqua ama entrare tuffandosi. Più classica la zona a ridosso del faro di Capo Zafferano dove l’accesso al mare è garantito da una spiaggia di acciottolato. Ancora più in là c’è il Kafara, un tratto di mare dall’appellativo simil-esotico che prende il nome dall’albergo che si staglia imponente sulla costa. Qui nei giorni di calura trovano rifugio tutti; per arrivare al mare, infatti, niente percorsi accidentati o costoni rocciosi, ma solo un centinaio di gradini da scendere pregustando il contatto con l’acqua.
fotografie di Antonio Chinnici
From the Baia to Mongerbino, great spots for a quick swim From Acapulco to Kafara, from west to east. Exotic names which let you think of far away places full of palm trees, coconuts and light blue sea. Any coast side has some nice spots and if you are in Palermo, you don’t need to go too far to find them out. It’s very hot and people from Palermo and tourists have invaded the coast … especially the free spots! The area called Acapulco is just out of town, between Mondello and the Roosvelt Institute, a quiet and clean area much beloved by the locals. If you prefer a wilder area, in Addaura area you can visit the so-called scivoli (chutes), a rocky spot loved by young people and good swimmers. But if you are looking for palms and coconuts visit Mondello, a family-size sandy resort and if you are crazy for wilderness go westwards and reach Capo Gallo, where you’ll find great water in a lovely preserve. You still have to pay a fee, but before long the entrance will be free. You can reach Capo Gallo also from Sferracavallo and Barcarello. This spot is wilder and the water is really clean. Among the trendy resorts don’t miss the great Baia del Corallo in Sferracavallo and opposite Barcarello. Driving eastwards, just out of Palermo, you’ll find more sea spots. Along the coast of Bagheria you have a big choice, such as Aspra, Mongerbino and Capo Zafferano. Start from the piscine (pools) of Mongerbino and if you go on, you’ll reach Kafara. Translated by Milena Vela
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DIMENSIONE BENESSERE
Curarsi con l’Acqua contro Stress e Rughe Andare a prendere di fretta i figli a scuola e lasciarli dalla nonna, preparare una cena fredda per il marito in modo che non si lamenti di ritorno a casa dopo una giornata di lavoro, inventare una scusa al vostro capo e andare via prima dall’ufficio per arrivare in tempo alla lezione di aerobica!! Insomma, per tutto l’inverno avete fatto l’impossibile per ritagliarvi un ora al giorno da dedicare alla cura del vostro corpo e preparavi al meglio alla così detta “prova costume”. Ce l’avete fatta? O non siete ancora contenti del risultato? Se è così, sappiate che ancora qualcosa si può fare. E si!! Un aiuto per il nostro benessere fisico ed estetico può arrivare proprio da chi, in questo periodo dell’anno, mette a “nudo” tutti i nostri piccoli difetti: il mare. Proprio così!! Perché l’effetto combinato di sole, iodio e acqua salata pare regali al nostro corpo grandi benefici e risultati eccellenti in fatto di estetica e non solo. Una cura tutta naturale che aiuta a scacciare via lo stress, a combattere gli anni che inevitabilmente scorrono e, per la gioia delle donne (gli uomini non conoscono questo spettro), aiuta ad “esorcizzare” la cellulite. Come chiamare questo miscuglio benefico che sa quasi di miracolo? Caro universo femminile, la parola magica è “Talassoterapia”, che a quanto pare non porta beneficio soltanto a noi donne, ma anche ai maschietti, perché aiuta anche a ripristinare il corretto funzionamento delle cellule maltrattate dagli orari sempre più stretti, dalle città trafficate e dai terribili mestieri che facciamo ogni giorno. Insomma, quella grande immensità di acqua ancora fitta di tanti misteri, ci viene incontro regalandoci bellezza e benessere. Pensate, infatti, quanto vi sentite bene già alla sola vista del mare? E soprattutto, guardate il vostro aspetto dopo avervi trascorso qualche giorno di vacanza, magari dopo aver fatto lunghe passeggiate sul bagnasciuga ed esservi rilassati facendovi massaggiare dolcemente dalle onde.
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di MARILENA SANTALUNA
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fotografie di LUCA LO BOSCO
La vostra pelle è levigata, ma anche l’organismo, inevitabilmente, ne trae vantaggi. I malanni sembrano svanire: niente raffreddore, emicranie e mal di pancia. Immaginate dunque quali benefici si possono trarre dopo una cura fatta con gli stessi componenti. Come funziona la talassoterapia è presto detto. I pori della pelle, a contatto con l’acqua di mare, si dilatano facilitando il passaggio dei suoi preziosi oligoelementi che poi vengono liberati nel sistema sanguigno correggendo gli squilibri. Dal mare traggono beneficio anche alcune star del cinema che per avere la pelle dall’aspetto sempre fresco, usano prodotti a base di alghe che tanto bene fanno all’organismo grazie al risaputo potere antibiotico, batteriostatico e antivirale. Il rapporto tra la donna e il mare è sempre stato molto stretto fin dai tempi antichi, quasi come se inconsciamente sapesse che da esso può ricavarne vantaggi… come Venere, punta massima della bellezza femminile, nata dalle onde del mare e dalla sua schiuma. Ma bellezza e vanità oggi non sono solo femmina, perché anche agli uomini piace fare la loro figura. Allora, l’invito è valido per tutti senza distinzione di sesso: “spogliamoci” dello stress accumulato durante tutto un anno di lavoro, stacchiamo la spina dal quotidiano e godiamoci una bella vacanza, facendoci cullare dalle onde, dalla voce e dal profumo del mare.
Sea water against stress and wrinkles
Go and get your kids from school, take them to granny, prepare food for your husband so when he comes back home he won’t complain, find an excuse to leave your office earlier and be on time for your gym class! Well, you had a stressful winter and you made the impossible to have at least an hour a day for your body and get ready to wear your swimsuit. Did you succeed? Aren’t you happy yet? If not, don’t be afraid because there is still something you can do! A great help comes right from what uncovers your small defects: the sea. It seems that a good mix of sun shining, iodine and salt water gives great benefits and excellent results for your body, inside and outside. A natural treatment which pushes stress and ageing away, and – for women’s happiness (as men are not affected) – prevents cellulite. Dear girlfriends, the spell is “Thalassotherapy” which - according to many - helps women and men to reactivate the correct functioning of cells, ill-treated by hectic days, traffic jams and hard jobs. In short, all that water – still so full of mystery – helps us once again and gives us beauty and health. Translated by Milena Vela
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DAL CARCERE ALLA BOUTIQUE
I Detenuti Diventano Stilisti
I vestiti sono stati confezionati tra le sbarre, ma presto spiccheranno il volo sui banconi dei più prestigiosi negozi d’abbigliamento palermitani. Sono gli abiti della griffe “L’Errore”, realizzati da dieci detenuti del carcere palermitano di Pagliarelli. I ricavati delle vendite saranno utilizzati per finanziare il laboratorio di sartoria del penitenziario. Seta grezza, fresco di lana e lino sono i tessuti preferiti dai carcerati per i loro modelli. Un modo per mettere a frutto l’esperienza carceraria e (perché no?) anche per trovare una possibilità per reinserirsi nella società, una volta scontata la pena. Lo scorso inverno, i detenuti hanno anche potuto far vedere le proprie creazioni al pubblico, grazie alla prima sfilata di moda, con i capi da loro realizzati. Un evento insolito, organizzato all’interno della chiesa sconsacrata di San Mattia, all’ex noviziato dei Crociferi, nel cuore della Kalsa, un quartiere che, in questi ultimi anni, sta incarnando la volontà di rinascita del centro storico palermitano. La sfilata, organizzata anche grazie alla Provincia regionale, ha raccolto esperti del settore ma anche e soprattutto tanti curiosi, attratti dall’originale iniziativa. A indossare le creazioni, venti giovanissime modelle. I detenuti – che sono stati impegnati nella confezione degli abiti da aprile a giugno dello scorso anno – ovviamente non erano presenti. Ma tra loro, c’è chi, nel frattempo, è ritornato in libertà, o si trova agli arresti domiciliari, e non esclude di potere intraprendere, in futuro, la professione di sarto. “Siamo orgogliosi di questo progetto – hanno fatto sapere alla loro direttrice, Laura Brancato – e l’impegno che mettiamo nel realizzare gli abiti ci concede la speranza di rimediare agli
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di ROMINA MARCECA FROM THE PRISON TO THE SHOP Inmates become fashion designer
Ten inmates from the Pagliarelli prison have become tailors and have designed clothes behind bars, which will be available in the best fashion shops in Palermo very soon. Their label is called “l’Errore” (the mistake), and the sale proceeds will support the prison fashion house.Raw silk, light wool and linen are the material used by these unusual tailors, who last winter organized a great fashion show. A quite extraordinary event, housed in the ex San Mattia Church, in the former Noviziato dei Crociferi, in the Kalsa district. The show was supported by the province board and both field experts and onlookers enjoyed the unusual event and the twenty gorgeous models. The inmates – busy designing and sewing from April to June 2005 – couldn’t take part to the show for obvious reasons. But some of them are now free citizens, or are under house arrest, and they hope to work as dressmakers in the next future.The work coordinator was Luisa Luparello, a fashion designer from Palermo. She worked with the inmates and taught them how to create and sew clothes.The best piece of the collection is a patchwork flounce skirt made with the waste fabric donated by a pyjamas factory. The skirt is matched to a white shirt laced up with a red ribbon, emblem of mistake. Translated by Milena Vela
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errori che abbiamo commesso nella nostre vite”. D’altronde, a seguire i lavori sartoriali è una stilista palermitana, Luisa Luparello, che nei mesi scorsi ha coordinato il laboratorio di moda, seguendo passo passo la realizzazione di ogni abito e dando forma alle idee dei novelli sarti. “Questo progetto incarna l’attuale spirito dei penitenziari – sottolinea il provveditore regionale alle carceri, Orazio Faramo – che è quello di formare i detenuti, per dare loro un futuro oltre le sbarre”. E non nasconde la sua soddisfazione nemmeno la stessa direttrice del carcere Laura Brancato: “Ogni giorno siamo impegnati nel reinserimento dei detenuti nel tessuto sociale – dice – e l’idea di questo laboratorio è stata tra le migliori che potevamo inventarci per dare ai nostri detenuti un segno concreto della nostra vicinanza”. Un patchwork di tessuti di scarto donati da una fabbrica di pigiami per realizzare una gonna a balze, abbinata ad una camicetta bianca di lino: questo uno dei modelli preferiti dai detenuti e che presto sarà in vendita. Un filo rosso di lana, che chiude con morbidezza la camicia sul davanti, diventa emblema dell’errore.
VILLA ZITO ANNO ZERO
Uno Scrigno dell’Arte nel Cuore della Città
Villa Zito interni Assorti dai ritmi frenetici della routine quotidiana, assonnati o semplicemente svogliati, meccanicamente ogni giorno passiamo davanti a tesori di cui nemmeno ci accorgiamo. Patrimonio poco conosciuto ai più ed esempio di architettura neoclassica, Villa Zito (in piena Via Libertà) è stata recentemente acquistata dalla Fondazione Banco di Sicilia e si appresta a vivere una seconda giovinezza. L’ente è da sempre impegnato nel settore dell’arte e dei beni culturali, senza trascurare attività in tema di educazione, istruzione e in materia di ricerca scientifica e innovazione tecnologica. L’attuale presidente della Fondazione è Gianni Puglisi, il cui obiettivo per il proprio mandato è fare dell’ente un punto d’attrazione per i sistemi culturali, formativi, imprenditoriali ed economici. L’iniziativa d’acquisizione è inserita in una di più ampio respiro che ha portato tra il patrimonio della fondazione anche la proprietà di Palazzo Branciforte. Villa Zito è anche sede del Museo d’arte e d’archeologia dedicato a Ignazio Mormino. Si viene accolti nell’androne principale dove spicca la splendida scalinata in marmo rosso siciliano, ornata da una ringhiera in ferro battuto, mentre il soffitto è decorato con stucchi in stile liberty.
Il museo è una scoperta continua e comprende collezioni di archeologia, maioliche, numismatica, stampe, filatelia e dipinti; al suo interno, poi, settantamila volumi di assoluta rarità. Gran parte dei reperti proviene dalle campagne di scavi nelle Necropoli di Selinunte degli anni ’60. La collezione archeologica è composta da quasi cinquemila reperti, molti dei quali contribuiscono a farci conoscere la vita quotidiana dei nostri antenati: ci si perde fra elmi di bronzo, orecchini ed anelli di ambra. Oltre a vasi preistorici e terrecotte, la raccolta delle ceramiche figurate è probabilmente uno dei gioielli più preziosi. Chi fosse interessato alle vicende economiche, troverà la storia della numismatica siciliana racchiusa in dodici vetrine. Il nucleo centrale consiste in esemplari coniati tra il 1282 e il 1836 quando, sotto i Borboni, fu chiusa la zecca a Palermo. Una piccola parte della collezione comprende monete antecedenti il periodo aragonese, esemplari di epoca bizantina, araba, sveva ed angioina. Non mancano rarità e curiosità, come un carlino battuto tra il 1453 ed il 1458, raffigurante il re in trono fra due leoni anziché tra due aquile come voleva l’iconografia del tempo;
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di GIUSEPPE SARAO Villa Zito esterno
INFO MUSEO 091- 6085972 091- 6085974
Villa Zito: An Art Showcase in the Heart of the City Working, studying, shopping all day long, going about their daily rountines as if programmed, the citizens of Palermo do not have the time to take notice of the outstanding works of art continually surrounding them. One of these is VILLA ZITO, a beautiful example of neo-classic architecture (located near the crossroads of Via Libertà and Via Notobartolo) which has been recently acquired by the Banco di Sicilia Foundation and has completely regained all of its past splendour. The aim of The Foundation is to preserve the fine arts and culture by securing govenment intervention as well as promoting education and formation in the fields of science and innovative technology. The president is Gianni Puglisi, dean of the IULM University, Milano, who is also the National Committe President of UNESCO. Dr. Puglisi makes it his main goal to have The Foundation become a meeting ground for cultural, formative, enterprenorial and economic fields. Villa Zito also houses the Archeological and Art Museum dedicated to Ignazio Mormino, the first president of the Foundation. Enterning the main hall, the splendid staircase made from pink Sicilian marble dominates with its magnificent wrought iron handrail. The ceiling is decorated with sumptuous stucco in liberty style. This museum is a continuous sourse of discovery and includes collections of archeology, tiles, stamps and paintings not to mention over 70,000 volumes on archeology, stamp collecting and the history of Sicily.
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oppure altri pezzi recanti date a cinque o sei cifre a causa del sistema di lavorazione che prevedeva la battitura a mano. Anche l’italianissima arte di arrangiarsi trova il suo spazio, con esemplari che recano i segni della “tosatura”. Questa pratica vietata, consisteva nel sottrarre metallo prezioso dalle monete limandone i bordi. La zigrinatura che troviamo ancora oggi sulle monete, nacque proprio per evitare che queste fossero impropriamente alleggerite dai soliti furbi di ogni tempo. Infine la ricca pinacoteca rappresenta la raccolta più importante della scuola siciliana dell’Ottocento. Al suo interno, dipinti di diversi artisti, tra cui un ricco ed importante corpus di opere del palermitano Francesco Lo Jacono. Fino ai primi di settembre, a Villa Zito è possibile ammirare “La Sicilia di carta – Le carte della Sicilia”, una mostra curata dal direttore del Museo Mormino, Francesco Bucchieri, che ricostruisce la rappresentazione cartografica della Sicilia, dal Rinascimento all’età dei Lumi: esposte storiche carte geografiche, che introducono i visitatori in un viaggio attraverso la storia della nostra Isola.
IL PERSONAGGIO
Yousif Jaralla Siciliano di Baghdad
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fotografie di MASSIMO BARBANERA
di deborAH PIRRERA
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Nome Yousif, Cognome Jaralla, data di nascita 1959, luogo Bagdad (Iraq), professione… narratore! Narratore è un po’ come dire cantastorie, menestrello, e andando ancora indietro nel tempo, i rapsodi per i romani, gli aedi per i greci, perché il mestiere di Yousif è il più vecchio del mondo e proprio con la nascita del mondo si fonde e si confonde. Yousif è uno che ama raccontare storie, scriverle, accompagnarle al suono delle percussioni, dei fiati e con quelle intrattenere il pubblico. Spesso sono storie di spiritualità antica che rimandano ad un Medio Oriente remoto, in cui il canto e il ritmo erano un modo per contemplare il Divino. Altre volte sono storie di guerra, una guerra che ha segnato il suo paese d’origine, e che meritano di essere ascoltate perché nulla passi inosservato, o meglio, la violenza che essa comporta e la morte di individui uguali a noi non diventi fatto di routine, da seguire impassibilmente tra un telegiornale e un servizio alla radio. La guerra uccide, dice Yousif, e questo non dobbiamo mai dimenticarlo. Nel suo fisico asciutto, ma anche nella pacatezza del suo tono, si coglie la tempra di uno che di strada ne ha fatta tanta, che ha viaggiato e fatto tesoro delle esperienze raccolte su e giù per l’Italia, da nord a sud, sino a quando, nel 1989, a Palermo si è fermato. Vive nella nostra città, il narratore, città che in poco meno di vent’anni sente a ragione come propria, ma crede nell’interscambiabilità dei generi e nella collaborazione tra gli artisti; non ama essere definito un emigrante perché di fatto non lo è, ma semplicemente un uomo che crede nel diritto e nel dovere di spostarsi per imparare dalla strada e dagli altri, senza per questo dover cancellare le proprie origini. Da anni gli artisti palermitani e non, oltre che il pubblico fatto anche di studenti che partecipano ai suoi laboratori di
narrazione, ne hanno riconosciuto le qualità artistiche e umane e spesso si sono ritrovati a collaborare con Yousif in performance di indubbia suggestività. Sono nomi come Gianni Gebbia, Mimmo Cuticchio, Miriam Palma solo per citarne alcuni, con i quali il prodotto artistico è un continuo divenire, basato quasi sempre sulla spontaneità e sull’improvvisazione. Dice che ha scelto proprio Palermo perché «è una città dalla quale mi sono subito sentito accettato, senza dover modificare nulla del mio carattere e che continuo a riscoprire ogni giorno». E rispetto alla sua terra d’origine, vede come siano cambiate tante cose: «La modernità non giova al mio paese; in generale stento a riconoscermi in questa modernità». Fra i prossimi impegni, Yousif sta lavorando alla scrittura scenica di un racconto a quattro mani, dal titolo “Le orme delle nuvole”. E’ la storia di una bambina della Kalsa e sarà pronto per quest’estate. Quando gli chiediamo quale sia la sua definizione di narratore, con naturalezza ci risponde che esserlo vuol dire «raccontare storie agli altri ma prima di tutto a se stessi, anche camminando da solo per strada». Parola di Yousif, un siciliano di Baghdad. Yousif Latif Jaralla, a Sicilian from Baghdad
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Name: Yousif, surname: Jaralla, date and place of birth: 1959 in Baghdad (Iraq), job: … storyteller! Storyteller, ballad-singer, minstrel and - going back in time - rhapsodist for the old Romans, aoidòs for the old Greeks: Yousif’s job is one of the oldest in the world. He enjoys telling and writing stories, but he also loves playing drums and entertaining people. His stories usually date back to the old Middle East and they talk about old spirituality, where songs and rhythm is a way to contemplate the Divine. Sometimes Yousif talks about wars, about the wars in his homeland which he wants us to listen to, as we mustn’t forget what happened.He says that he decided to live in Palermo because here he felt himself home and he hadn’t to change his way of being. When he looks at his homeland, he realizes that it has changed a lot and he doesn’t like it anymore: “Modernity doesn’t help my country, and I don’t feel comfortable with it” – he says.When we ask him what a storyteller is, he says with nonchalance that a storyteller has to tell stories to people, but first of all he has to tell stories to himself - always - also when walking in the streets. Translated by Milena Vela
SICILIA MON AMOUR
I Luoghi del Gattopardo
Era il luogo amato della sua infanzia, la grande casa della campagna materna dove Giuseppe Tomasi di Lampedusa trascorse soggiorni felici. Da maggio scorso, il palazzo Filangeri di Cutò, a Santa Margherita di Belice, è diventato la casa museo del “Gattopardo”. Attorno al romanzo di Tomasi di Lampedusa, che Feltrinelli pubblicò nel 1957, siglando così uno dei casi letterari del nostro Novecento, è appena nato il Museo che ha come punta di diamante una copia autentica dell’originale manoscritto e del dattiloscritto del Principe, donato dal figlio adottivo Gioacchino Lanza Tomasi ed esposto in una delle sale. Ma le attrattive della casa museo non sono finite, perché nello storico edificio di Santa Margherita i visitatori potranno fare un tuffo nel passato, rivivendo l’atmosfera degli anni Cinquanta, addentrandosi tra le stanze che raccontano l’intera produzione letteraria di Tomasi di Lampedusa: nelle teche, infatti, ci sono oltre al manoscritto con le correzioni apportate fino alla stesura finale, anche le lettere, gli appunti, le fotografie e documentazione dell’epoca. Ci sono postazioni multimediali per sfogliare i saggi critici o rivedere il film di Luchino Visconti sul Gattopardo, e ancora ascoltare le interviste ai suoi indimenticabili protagonisti, Alain Delon e Claudia Cardinale. La grande attrattiva del Museo, però, resta la possibilità di ascoltare la voce dello scrittore, che accompagnerà il cammino dei visitatori in tutte le stanze raccontando la sua “Lighea”: quella registrazione, nata per gioco una mattina del 1956, è oggi anche l’unico documento audio della voce di Tomasi di Lampedusa.
Santa Margherita che lo scrittore definì “il paradiso terrestre e perduto della mia infanzia”, è diventata negli ultimi anni il cuore del Parco intitolato al Gattopardo (informazioni allo 0925-31150) e ospita ad agosto il Festival Gattopardiano
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di LAURA NOBILE
THE LEOPARD’S MUSEUM Tourism and culture in the name of the “Prince” When he was a kid, it was his favourite place. We are talking about the big mansion house where Giuseppe Tomasi di Lampedusa - the famous writer of the Leopard - used to spend his happy youth. Since last May, the Palazzo Filangeri di Cutò located in Santa Margherita Belice, has become the “Leopard’s” House Museum. Visitors can step back to the 50s and enjoy the atmosphere of that time, visiting the rooms that show Tomasi di Lampedusa’s literary output. You’ll find his manuscripts edited by Feltrinelli, as long as letters, notes, photos and papers of that period. There are also workstations where you can read critical essays, watch Luchino Visconti’s world-wide famous film, listen to the main characters’ interviews – the unforgettable Alain Delon and Claudia Cardinale, and listen to the writer’s voice - the best museum attraction. In these last years Santa Margherita has become the focus of the Literary Park dedicated to the Leopard (info at 0925-31150) and in August there is also the Festival Gattopardiano and the Premio letterario Tomasi di Lampedusa. Santa Margherita is also famous for its prickly-pear production, wines and vastedda a special kind of bread. Also the surroundings are very interesting and there is also a tour (info at 0925-30247) which takes you to Calamonaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Menfi, Montevago, Ribera, Sambuca di Sicilia and Sciacca. These towns are located in very pristine areas with archaeological sites, surrounded by the typical Mediterranean landscape and very close to crystal-clear sea. Translated by Milena Vela
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e il Premio letterario Tomasi di Lampedusa. Ma in città merita una visita anche la chiesa Madre, la villa del Gattopardo e la villa Comunale, mentre sul fronte dell’enogastronomia Santa Margherita è rinomata per la produzione del suo ficodindia, per i vini e la sua vastedda del Belice. La città rappresenta anche una delle tappe del Parco culturale Terre sicane (tutte le informazioni, per le visite, allo 0925-30247), un circuito di luoghi vicini, da Calamonaci a Caltabellotta, da Cattolica Eraclea a Menfi e Montevago, fino a Ribera, Sambuca di Sicilia e Sciacca, che offre uno spettro variegato di itinerari naturalistici nel territorio, percorsi culturali e archeologici di rara bellezza, incastonati nel paesaggio mediterraneo e a pochi passi da un mare pulitissimo. «Nove città - le descrive Tanino Bonifacio, direttore del parco Terre Sicane che accolgono i sapori, i profumi e gli infiniti colori di una vita antica».
I VIAGGI DI FEEL ROUGE
QUE VIVA MEXICO! La rubrica di Feel Rouge dedicata ai viaggi propone una vacanza in Messico, per turisti che al relax vogliono associare anche una sana scorpacciata di emozioni a volte contrastanti, fra piramidi, natura incontaminata, gente cordiale e una dignità delle popolazioni locali che ha origine antica. Atterrati a Cancun dopo dodici ore di volo, ci bastano cinque minuti per comprendere a pieno il significato della parola “torrido”. Un caldo intenso, continuo, perfetto ci avvolge senza tregua, un caldo che toglie il respiro, e sono le dieci di sera! E’ la terra del sole, il Messico, lo sapevamo del resto, delle piramidi Azteche e delle rovine Maya, dei paradisi tropicali e delle comunità indigene. Eppure qualcosa che non ci aspettavamo c’è, la civiltà parallela del turismo. Un universo creato apposta per accogliere facoltosi occidentali dal dollaro facile, una natura violentata per fare spazio alle piramidi della cultura moderna. Cancun è una città fantasma, una specie di villaggio vacanze sproporzionato, dove l’autentica civiltà centroamericana è relegata ai margini per far spazio alle strutture di accoglienza globalizzate, che siano alberghi di lusso, ristoranti, discoteche o night club. Il tutto per soddisfare i gusti di orde di turistoni statunitensi che la immaginano come la nuova Miami. Televisione satellitare, piscina, idromassaggio, open bar, scintillanti spettacoli di intrattenimento, ma il Messico, quello vero, dov’è? Se dimentichi per un attimo la destinazione del biglietto e la bandiera che sventola sull’asta, potresti trovarti benissimo in qualunque altro posto del mondo. E allora scovare la vera cultura messicana diventa una specie di sfida e a Cancun pare proprio impossibile vincerla.
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di ALEX GARRAFFA e ALBERTO SAMONA’
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fotografie di ALEX GARRAFFA e ALBERTO SAMONA’
Dove non puo’ l’uomo, però, ci pensa la natura: e così, tutta la rinomata “Zona hotelera” della città, ben 18 chilometri di mastodontici albergoni, è stata letteralmente spazzata via dall’uragano Wilma, che ha colpito il Messico lo scorso ottobre. All’indomani del passaggio di Wilma, quello che fino al giorno prima era un simbolo di lusso e di corsa sfrenata all’urbanizzazione selvaggia (a scapito del mare, della spiaggia, degli alberi e della vicina laguna) sembrava una specie di Beirut, con i sontuosi edifici ridotti a carcasse e con il mare che si è “divorato” la strada, distruggendo negozi, centri commerciali, discoteche e anche il mai fuori moda Hard Rock Cafè. E dire che trent’anni fa Cancun era poco più che un villaggio di pescatori. Ci spostiamo, ci lasciamo alle spalle i lussi e le banalità di Playa del Carmen dove, a parte una spiaggia paradisiaca ampiamente colonizzata dalle strutture alberghiere, avrete il piacere di trovare tutto quello che trovereste in qualsiasi fiera campionaria. Scendendo a sud, arriviamo a Tulum, vero e proprio paradiso, con una spiaggia tropicale circondata dalla foresta. La zona archeologica non è grandissima, ma molto suggestiva, per la straordinaria vicinanza con il mare. Per dormire niente alberghi, ma capanne di legno con tetto di foglie di palma e amaca con zanzariera annessa, giusto per evitare una notte spiacevole. La spiaggia di giorno è deserta. L’acqua cristallina. Cancun è lontana anni luce… per fortuna! Ci addentriamo nello Yucatan alla ricerca delle origini. Le rovine maya di Coba, rappresentano il nostro punto di partenza, qui, nonostante i turisti in bermuda a fiori con fotocamere ultrapiatte, si respira un’aria diversa. L’aria delle culture precolombiane, dei loro miti, della loro civiltà e delle loro religioni. Distrattamente si viaggia verso l’imponente piramide di Coba, la più alta fra quelle maya con i suoi 42 metri, attraversando le strutture che fino a sette secoli fa, erano teatro di scontri tra la vita e la morte. Il gioco della pelota, spartiacque fra bene e male, fra nuovo e vecchio, fra il Sole e il Giaguaro. Coba, è probabilmente l’insediamento maya più vasto della riviera;
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fusione con la storia, con la natura, con un passato che in fondo non ci appartiene del tutto, ma da cui non possiamo che rimanere affascinati. Scendendo, ci accorgiamo che i santi che aiutano, in messico non ci sono, i quarantadue metri della piramide di Coba si rivelano in tutta la loro cruda imponenza. Ci addentriamo nella foresta tropicale alla ricerca della piccola comunità di Pachen. Si dice che gli indigeni del luogo vivano ancora secondo le consuetudini e la cultura degli antichi Maya, ma in realtà scopriamo che la civiltà globalizzata, si è insinuata fino a q u i , tra le
capanne e le canoe. I figli dei Maya ci offrono un pranzo frugale a base di scatolette e qualche divertimento da parco acquatico nostrano. Solo la parentesi del bagno nel cenote, una caverna sotterranea sul cui fondo scorre il fiume sacro ai Maya, rappresenta una vera e propria immersione in un’atmosfera che difficilmente troveremmo altrove. I cenotes, in una terra arida e priva di corsi fluviali in superficie, rappresentavano in epoca Maya l’unica fonte di approvvigionamento idrico, per questo erano considerati luoghi sacri. In direzione ovest, a qualche ora d’auto arriviamo a Chitchen Itza: La sontuosa piramide, la sera è teatro di uno spettacolo a base di giochi di luce, mentre di giorno è affollata di turisti. Un posto da vedere, da scoprire, addentrandosi anche nei viottoli che riempiono tutta l’area archeologica. Ancora più a sud c’è la cosiddetta Ruta Puck, un percorso, caratterizzato dalle rovine di Uxmal, l’antica capitale.
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la sua piramide svetta su una foresta tropicale che si perde all’orizzonte e che dalla vetta della struttura appare ai nostri occhi come uno sconfinato oceano verde. A fatica si raggiunge la cima, la piramide toglie il respiro. Eppure una volta su, si ha la piacevole sensazione che quel panorama sarà difficile dimenticarlo, molto di più della vasca idromassaggio del megahotel. Vertigini certo, ma anche una piacevole sensazione
Infine, arriviamo nel Chiapas: una regione fra le più povere. Proprio le condizioni economiche e la disuguaglianza rispetto alle regioni più ricche, negli anni ’90 hanno scatenato la rivolta zapatista, guidata dal sub comandante Marcos, a capo dell’Ezln (l’esercito zapatista di liberazione nazionale). Il volto di Marcos è dipinto dappertutto, il leader rivoluzionario è diventato un mito per molti e anche un souvenir da vendere al mercato sotto forma di statuette di tutte le dimensioni. Da vedere Palenque, tranquilla cittadina, circondata da una zona archeologica caratteristica per le scimmie urlanti, che riempiono il parco vicino alle rovine. A sud, la splendida piscina naturale di Agua azul con le sue suggestive cascate e infine, dopo cinque ore di auto, tutte rigorosamente in salita, si arriva a San Cristobal de las Casas, cuore pulsante del Chiapas, cittadina un po’ bohemienne, dove puoi incontrare tipi alternativi di ogni nazionalità e dove non mancano estemporanee di pittura ed eventi culturali sulla storia della cultura maya e sui diritti delle popolazioni indigene. Insomma, un tour in Mexico fly and drive è più che una vacanza: è un tuffo in una dimensione magica. Viva Mexico! In this issue’s section dedicated to travelling we at Feel Rouge take a visit to Mexico. Here are some tips on how to combine relaxation with a healthy dose of excitement among the piramids, uncontaminated locations and friendly inhabitants who continue to carry the dignity of their ancient origins. After a 12-hour flight, we landed in Cancun, a universe created to welcome the wealthy tourists from the western world. Cancun is a holiday resort where authentic Central American civilizaton is pushed aside. From there we move to the luxurious and “shallow” Playa del Carmen where, apart from the beautiful beaches completely colonized by hotels, you will have the pleasure of finding whatever you would at a carneval. Heading down south, we
reach Tulum, a genuine paradise with tropical beaches and forests. The archeological area in not very vast but breathtaking all the same because of its closeness to the sea. From there, we begin to penetrate the Yucatan searching for the origins of Central American civilization. The Maya ruins at Coba are where we start off. Here you can begin to feel the Pre-Columbian civilization--their myths and religion. Towards the west, a few hours’ drive we get to Chitchen Itza: the most famous archeological site in Mexico.Finally, our journey ends in Chiapas, one of the poorest regions. Here it is still possible to meet direct decendants of the Mayas, who live in villages made up of wooden huts. In fact, the Zappatista revolt in the 1990’s led by Marcos--head of Ezin--was triggered by the enormous inequalities between this area and richer ones. A must-see is Palenque and San Cristobal de las Casas, the heart of the entire region.
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Rosanero per Vincere
di roberto gueli
FRANCESCO GUIDOLIN
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La fortuna di chiamarsi Francesco Guidolin, ovvero uno dei pochi (anzi il solo) ad aver dato il benservito a Zamparini per poi tornare alla corte del patron rosanero, chiamato a gran voce dai tifosi ma soprattutto dai senatori della squadra. I calciatori hanno avuto un ruolo fondamentale per il Guidolin bis. Nessuno lo dice ma dallo spogliatoio del Palermo si è alzato un “alt! ora parliamo noi” quando il presidente aveva deciso di rinnovare il contratto a Papadopulo. Nulla di negativo contro il “Papa” ma alla fine i calciatori hanno fatto capire che il ritorno di Guidolin avrebbe fatto riprendere quel cammino interrotto con la Uefa in tasca il 29 maggio del 2005, esattamente un anno dopo la storica promozione in serie A.
Corsi e ricorsi del calcio. A volte non sono stati fruttuosi come negli ultimi anni quello di Arcoleo e Rumignani, ma l’allenatore di Castelfranco Veneto non ha avuto dubbi: “Al Monaco sono stato bene. Avevo ancora il contratto fino al giugno del 2007, ma quando si sono creati i presupposti per tornare a Palermo non ho esitato. Ho fatto di tutto affinché la cosa si concretizzasse”. Rieccolo, come quando sostituì Baldini. Sorridente, con la sciarpa al collo ma sempre moderato quando parla di futuro: “Ricomincio da dove ho lasciato. Lo sapevo, ne ero certo. Infatti quando sono andato via fra le lacrime generali ho detto... Arrivederci ! Ed ora ho ripreso con la grinta e la voglia di far bene”. Fra qualche settimana, subito dopo il ritiro estivo, ritroverà il Barbera, il campo di Boccadifalco, i suoi percorsi per sfogare la passione del ciclismo, i suoi piatti preferiti, il sole, il mare di Mondello, “ma soprattutto – ci dice – il calore travolgente dei tifosi palermitani. Non ho mai interrotto il rapporto con la città. Mi sono sempre informato della squadra e ho ricevuto messaggi di stima. Ho risposto con altrettanto affetto”. Adesso lo aspetta il campo ed il campionato: “Staremo a vedere. Intanto la rosa a mia disposizione è sempre di prim’ordine.
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Molti giocatori li conosco bene, e con loro potremo riprendere un certo tipo di discorso. Riguardo ai programmi, poi, con il presidente Zamparini e il direttore sportivo Foschi c’è comunione d’intenti”. A proposito di Maurizio Zamparini, il ritorno di fiamma fra l’allenatore e il Palermo è passato anche e soprattutto attraverso un nuovo matrimonio con il vulcanico patron friulano: “Sono andato via da Palermo perché ero sicuro che un mini ciclo si era chiuso. Con il presidente Zamparini è difficile lavorare, ma sempre esaltante. Abbiamo entrambi una certa età e soprattutto dei caratteri molti forti. Anche in futuro torneremo a litigare, non c’è dubbio, ma sempre per il bene del Palermo, che vogliamo portare in alto”. Il tecnico, pur non dicendolo espressamente, non nasconde quali traguardi vuole raggiungere con i rosanero: “Sono andato via con la Uefa conquistata, ora gli obiettivi sono più importanti... ma per scaramanzia preferisco non nominarli”. Scala le montagne del Veneto con la sua bicicletta Francesco Guidolin, in attesa di scalare la classifica fino in cima. Per quello scudetto che sotto sotto è il sogno suo e quello di Zamparini, datore di lavoro e presidente ritrovato. Francesco Guidolin
«PALERMO AND GREAT GOALS» The former Palermo’s football team’s coach, Francesco Guidolin, is back to his pink&black team, bawled out by his fans, managers and players themselves. Nobody would confirm it, but in the dressing room where the president communicated his decision to re-confirm the contract to Papadopulo, the players themselves stopped him asking leave to speak. Nothing personal against Papadopulo, but the players made him understand that Guidolin would take them back along the way which had led them to Uefa championship on May 29 2005, exactly a year after the memorable promotion to the Premier League. Once again he’ll find his stadium, his cycling trails, favourite food, the sun and the beach and Palermo’s fans who he always stayed in contact with and received nice messages. “I left when we conquered the Uefa cup, now I have bigger goals to reach … which I prefer not to talk about, just in case!”.
fotografie di MASSIMO BARBANERA
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Translated by Milena Vela
TAGLIATO FUORI DAL SISTEMA
Fabrizio Cannella,
Fischietto contro Potere Fabrizio Cannella, 35 anni, laureato in farmacia a 24, arbitro di serie B, tagliato fuori dal grande calcio, oggi gestisce una tabaccheria a Palermo. Dopo una carriera arbitrale esemplare, che lo ha visto scalare le tappe, grazie alla sola passione trasmessagli dal padre, arrivato sino alla serie B, ha dovuto, anche lui, fare i conti con designatori, colleghi e interessi molto più grandi della passione che aveva coltivato per oltre 15 anni. Escluso per una banale motivazione tecnica: “impossibilità di crescere come arbitro”. Dietro all’esclusione, però, ci sarebbe dell’altro: la sua volontà di non piegarsi al “sistema Moggi”, pagata con la stroncatura della carriera. Come comincia la sua esperienza arbitrale? “Ho fatto il corso per arbitri a Coverciano a 17 anni, spinto da una passione che avevo nel sangue. Il mio iter è stato velocissimo. A 21 anni ero già passato dalla terza categoria all’interregionale e a 27 ero in C, dove non solo ho diretto le partite più importanti d’Italia, ma sono stato considerato il miglior arbitro della serie. Dopo questa rapida ed entusiasmante scalata, sono passato in serie B dove i miei capi, in tempi non sospetti, erano proprio gli ormai famigerati Bergamo e Pairetto”. Cosa è cambiato dalla serie C alla B? “Subito mi sono accorto che c’era qualcosa di strano. Intanto c’è un giro di soldi diverso. In serie C avevamo una sorta di rimborso spese, nelle serie più alte si comincia a parlare di centinaia di milioni, oltre ai regali delle squadre che comunque andavano segnalati nei referti arbitrali. C’erano “gruppetti” di arbitri che si garantivano a vicenda. Bastava che uno dei più anziani volesse lanciare un collega, piuttosto che un altro, che la settimana successiva te lo vedevi scendere in campo in grosse partite, mentre chi non era protetto, o meglio chi non stava al gioco, veniva tagliato fuori. Ricordo ancora che a Coverciano, dopo le partite,
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The Illness of Football or How a Referee is Cut Out of the System Fabrizio Cannella, aged 35 and a graduate in Pharmacology,was a referee in the second division of the Italian Football League. Now he is a tobacconist in the city of Palermo. He was a model referee, reaching the second division after years of climbing up the football ladder, supported by his father with whom he shared the passion of football for more than 15 years. Then came his exclusion from the league based on a banal “technical reason”: his “impossibility to grow as a referee”. However, behind that exclusion lies the real reason: his unwillingness to conform to the “Moggi System”. A choice which cost him his career. Right from the start, his career was a string of successes at 27
di enrico perez
Cittadella è finita 3-0 e dopo la partita non mi ha mai più chiamato nessuno”. Cosa deve avere un arbitro per essere in pace con se stesso quando fa il suo lavoro? “Un bravo arbitro non deve essere protagonista. Deve arbitrare senza pensare quali squadre ha davanti. Fischiare deve essere naturale non un dovere. Non è vero che un direttore di gara può non vedere bene un’azione, perché abbiamo sempre la cognizione della spazio, sappiamo dove metterci per vedere sempre tutto, certo può scappare qualcosa, poi sta alla coscienza di ognuno. Io arbitravo, non pensavo!” Tornerebbe ad arbitrare alla luce di quello che è successo? “Non mi fido più di questo sistema, non ritornerei mai ad arbitrare. Dovrebbe essere per tutti un piacere dirigere una gara e nelle grandi serie non è così; purtroppo ci sono altri valori e girano troppi soldi!”
he refereed for the third division, where he directed the most important matches and was considered the best referee of that division. What followed was a quick and exciting promotion to the second division where he found the famous Messrs. Bergamo and Pairetto as his bosses, both of whom were involved in the recent scandal called the “Moggi System” Fabrizio tell us that before the Modena - Cittadella match, which he was refereeing, he received a phone call from Mr Pairetto who said: “Fabrizio, remember tomorrow, you know that Cittadella are angry so be careful.” Nevertheless, despite that “warning” Modena won 3 – 0 and it was after this incident that the exclusion came. He now claims not to have any faith in the system and that he would never go back to being a referee. “It should be a pleasure for anyone to direct a match however in the higher divisions it is not so; unfortunately there are different values and too much money floating around.”
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venivano commentate le azioni salienti e che spesso alcune venivano omesse o venivano analizzate a senso unico, quasi a proteggere l’operato di alcuni arbitri; se, invece, a sbagliare era qualcuno dei “piccoli” scattavano le sospensioni!” Quali episodi le sono rimasti più impressi in mente? “In Sampdoria-Cittadella ho concesso un rigore alla Samp, che è stato contestato dagli avversari. La settimana successiva il sorteggio mi assegna, guarda caso, ModenaCittadella. Prima della partita ho ricevuto una telefonata da Pairetto (che nella mia vita non mi ha mai chiamato, forse avevano capito di che pasta sono fatto) che mi diceva: “Fabrizio, mi raccomando domani, che quelli del Cittadella sono arrabbiati, stai attento”. Io non risposi neanche. Non so cosa volesse ottenere con quelle parole, ma un arbitro è come un giudice, a cui non puoi dire certe cose, altrimenti rischi di influenzarlo. Modena
MUSICA Due Mesi Caldi Fra Pop e Rock Come accade all’inizio di ogni estate il numero dei concerti a cui si può assistere si moltiplica e si arricchisce di ogni genere di proposta per soddisfare tutti i gusti. In una così ampia offerta abbiamo scelto gli appuntamenti musicali più interessanti dei prossimi due mesi. Dopo il concerto di Keith Emerson, lo scorso 12 luglio al Teatro di Verdura, martedì 18 tutt’altro pubblico accoglie il rock dei Simple Minds di Jim Kerr, scozzese, da anni residente a Taormina. Giovedì 20 sempre al Verdura la musica brasiliana del grande Caetano Veloso, mentre saranno tante le ragazzine che affolleranno il Velodromo per ascoltare l’ex cantante dei Blue, Lee Ryan.
Two hot months of Pop and Rock
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Summer is back and so are the much-awaited summer concerts and events. This year the choice is bigger and better than ever so here’s our list of the ones you should definitely not miss: First on our list is Keith Emerson in concert performing at the Teatro di Verdura on Wed. July 12th. Emerson was a member of the famous rock group EMERSON, LAKE AND PALMER and very famous in Italy because theirs was the theme song of a very popular t.v. programme on the RAI called Odeon. On Saturday, the 15th, at the Teatro di Verdura, the jazz pianist Chick Corea will be playing
Un bagno di folla per il rock dell’emiliano Luciano Ligabue, di scena al Velodromo sabato 22; il giorno dopo al teatro di Verdura, Steward Copeland, ex batterista degli indimenticati Police. Mercoledì 26 stesso palco per la voce roca e inconfondibile di Gianna Nannini, che proporrà i suoi brani più famosi e quelli dell’ultimo cd “Grazie”; giovedì 27 è la volta degli Incognito, pionieri dell’acid-jazz-funk oggi orientati all’R&B. I concerti di luglio al Verdura terminano venerdì 28 con il talento e le storie di Vinicio Capossela e sabato 29 con la “cantantessa” Carmen Consoli che torna a Palermo a soli due mesi dalla sua ultima esibizione. E sempre a luglio, inoltre, a Palermo una “chicca” anche
per la danza. Dal 10 al 14, di scena la “Modern Dance” con lo stage internazionale targato “Laboratorio Danza” di Federica Aluzzo: direttamente da New York, a Palermo Cedric Andrieux, membro della compagnia di Merce Cunningham. Il cartellone di agosto si apre giorno 1 allo Spasimo con Kals’art che ospita Serena Rispoli; il 3, sullo stesso palco, il sound di Etta Scollo; il 4 agosto, sempre per Kals’art, e sempre allo Spasimo, l’atteso concerto dei Montefiori Cocktail e il 6 spazio alla cantante messicana Lila Downs. Il 7, quindi, tocca agli Afterhours, mentre l’8 piazza Magione diventa un grande palcoscenico con i palermitani Pivirama, sempre nell’ambito di Kals’art.
and on Tuesday, July 18th, again at the Teatro di Verdura, rock fans can applaud Simple Minds featuring Jim Kerr, Scottish, who has been living in Taormina for many years. Thursday, July 20th, at the Teatro di Verdura, come the soft notes of the great Brasilian artist Caetano Veloso. . While at the Velodrome younger fans can listen to Lee Ryan, exsinger of the band Blue. Friday, July 21st, it’s time for all Reggae fans to turn on to the sounds of Sud Sound System at the Teatro di Verdura. A crowd of rock fans will definitely be on hand Saturday, July 22nd, to welcome the Emilian rock singer Luciano Ligabue in concert at the Teatro di Verdura; the following day the Teatro di Verdura will host Stewart Copeland, exdrummer of
the unforgettable Police. Wednesday, July 26th, again at the Teatro di Verdura, the deep and incomparable voice of Gianna Nannini who will sing her greatist hits and those from her new CD Grazie; Thursday, July 27th, Incognito, once pioneers of acid-jazz-punk and now tending towards R&B, wil be playing at the Teatro di Verdura. Ending the July concerts at the Teatro di Verdura is the talent and poetry of Vinicio Capossela on Friday, the 28th and on Saturday, the 29th, the singer-songwriter Carmen Consoli is back in Palermo, only just two month after her last Palermo concert. The August concerts will open with the much awaited Afterhours performing in Palermo on Monday, August 7th, in the space dedicated to Kals’Art.
di valeria lo verde morante ai concerti con ingresso gratuito e, soprattutto nelle feste di piazza, non è difficile incontrare gruppi di persone che, sedie pieghevoli alla mano, si recano ad assistere allo spettacolo, ma, una volta giunti sul posto, fanno tutt’altro: chiacchierano, giocano a carte e, come ogni buon palermitano, mangiano. Si interrompono solo per chiedere: “Ma chi è questo che canta?” e sentirsi rispondere “Boh, quello che canta… quella canzone… boh, non me lo ricordo!”. Però al concerto ci sono andati.
V. Lo Verde Morante
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L’OPINIONE
“Andiamo al concerto” Sembra una frase semplice e scontata, ma in quanti modi si puo’ ascoltare un concerto? Normalmente ci si reca sul luogo del concerto, si sceglie un posto non troppo vicino né lontano e ci si gode lo spettacolo. Certi fan, al concerto dell’artista preferito “devono” raggiungere la prima fila o magari trascorrono tutto il tempo cantando a squarciagola ogni canzone, disturbando chi vorrebbe ascoltare solo ciò per cui ha pagato il biglietto. Uno sguardo al palco e uno all’orologio, chi capita ad uno spettacolo che non piace si annoia, ma se sono più d’uno, incuranti degli altri spettatori, questi potrebbero iniziare una conversazione con un quasi normale tono di voce. Ciò accade facilmente
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Un’Estate alla Scoperta della Tradizione nel teatro delle famiglie d’arte. In particolare, le manifestazioni saranno dedicate idealmente alla madre di Mimmo Cuticchio, Pina Patti, per il suo ottantesimo compleanno ed i suoi oltrepassati sessant’anni di attività all’interno della Famiglia d’Arte, prima al fianco del marito Giacomo e poi insieme al figlio. Pina Patti ha partecipato, infatti, alla conduzione dell’attività e dei teatrini sia dal punto di vista organizzativo che da quello artistico, dipingendo i cartelloni per gli spettacoli, i manifesti, gli scenari, e realizzando i costumi per i pupi. Alla sua attività di pittrice saranno dedicate una mostra e una pubblicazione. Nel corso della rassegna troveranno il loro spazio inoltre gli spettacoli del Teatro dei due Mondi di Faenza, di Bruno Leone di Napoli, del Karin Schafer Figuren Theater (Austria), del Teatro dei Fauni di Locarno. Mimmo Cuticchio riproporrà il “Don Giovanni
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Come non approfittare dell’estate per addentrarsi, con spirito avventuriero, nel bel mezzo di stradine e piccole piazze, immaginando che un ispirato mago ne abbia fatto per noi un’isola del tesoro? È così che sicuramente si sentiranno tutti i curiosi, attratti da La macchina dei sogni (giunta alla XXIII edizione) curata dalla Famiglia D’Arte Cuticchio (per la direzione artistica Mimmo Cuticchio): un felice approdo nel mondo fantastico dell’Opera, della tradizione popolare e della fantasia. Memoria per gli adulti, scoperta per i giovani, meta per i turisti. La manifestazione divenuta ormai un atteso appuntamento nella piccola cittadina delle nocciole di Polizzi Generosa dall’8 al 20 agosto si snoderà tra incontri ed appuntamenti dedicati al cinema, alla musica, e soprattutto agli spettacoli. Tema di questa edizione sono le donne nell’opera dei pupi, nell’epica cavalleresca e, in generale,
di francesca di raffaele
QUI SI PARLA SICILIANO
SICILIAN SPOKEN HERE! A Summer Discovering Tradition
all’Opera dei pupi” dal libretto di Lorenzo da Ponte, con le musiche di Mozart ed anche “Dal Catai a Parigi, Angelica alla corte di Re Carlo”, spettacolo proposto quest’anno alla Biennale Teatro di Venezia. Previsto anche un dovuto omaggio allo scomparso Vincent Schiavelli (a cui lo scorso anno fu dedicato il festival e che recitò nel Don Chisciotte), originario proprio di Polizzi Generosa, dove ha scelto di chiudere la carriera. Inprogrammaanchelospettacolo “L’invidia di Assuntina” di e con Katia Vitale, una rassegna cinematografica curata da Alessandro Rais e un concerto di Giovanni Sollima. Chi, invece, ha voglia di rimanere in città può lanciarsi alla ricerca del fresco humus delle radici storiche e popolari che si nascondono tra i sentimenti e gli umori alti e bassi delle vecchie vie del Cassaro e della Kalsa. Potreste imbattervi nel teatro dell’Opera dei Pupi della famiglia Argento in via Pietro Novelli (di fronte alla Cattedrale) ed assistere al racconto delle gesta eroiche di
Orlando e Rinaldo per l’amore di Angelica oppure nel Teatro Carlo Magno di Mancuso (in via Collegio di Maria) e vedere una delle Gesta di Ruggero. Anche le stalle del vecchio palazzo settecentesco Angiò Petrulla di via Torremuzza alla Kalsa sembrano prestarsi per un’avventura emozionante. Entrando nel fresco cortile non potrete che notare la “Casa-Teatrino Ditirammu” di Vito Parrinello e Rosa Mistretta. Appartenenti ad una famiglia che da lungo tempo (sette generazioni) si dedica al recupero etno-musicale e teatrale, ed alla ricerca della tradizione Vito e Rosa saranno in grado di offrirvi (magari chiamando prima il teatrino allo 091.6177865), spettacoli che sapranno colpirvi sul piano emozionale e regalarvi grande forza poetica. Il teatrino stesso costituisce la sede di una mostra permanente “Canto Museo” capace di narrarvi attraverso oggetti, video ed immagini, i topoi più interessanti di una tradizione che ha decisamente intessuto la vita stessa di una famiglia.
What better time than summer to take in all the treasures, inspired by the magic of the Cuticchio Family, which can be found in the town streets and small squares and transforms Polizzi Generosa into a “treasure island”. Take a wonderful trip to the fantastic world of Siclian tradition and fantasy in which the old can reminise, the young can discover and the tourist can experience something he never has before. In the picturesque town of Polizzi Generosa the annual festival dedicated to cinema, music and,above all, theatre will be held from Aug. 8th to the 20th. Mimmo Cuttichio will present Don Giovanni all’Opera dei Pupi taken from the libretto by Lorenzo da Ponte with music by Mozart and Dal Catai a Parigi Angelica alla corte di Re Carlo, which was shown this year at the Biennale Treatro di Venezia. A special event will be organized to commemorate Vincenzo Schiavelli (who performed in last summer’s Don Chisciotte ), born in Polizzi, where he decided to end his career. If you decide to stay in Polizzi Generosa you can visit the Teatro dell’Opera dei Pupi belonging to the Argento family located in Via Pietro Novelli (opposite the cathedral) and watch the heroics of Orlando and Ruggiero combatting for the love of Angelica. Another place of interest is the Teatro Carlo Magno belonging to the Mancuso family and watch Ruggero in action! And if that isn’t enough, you could take a walk in the old Arab quarters of the town, Via Torremuzza, and enter the Teatrino Ditirammu, belonging to Vito Parrinello and Rosa Mistretta, and see theatre which you are sure to find moving and poetic. (Booking is suggested. Please call 0916177865)
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CINEMA
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L’AMORE SOSPETTO di Emmanuel Carrère
Un angosciante smarrimento nell’abisso di un’anomala incogruenza del reale. Se quello che vedete, sentite o date per scontato, se la vostra realtà insomma cominciasse improvvisamente e senza ragione a divergere da quello che invece percepiscono gli altri? Kafkiano certo, ai limiti del possibile, sicuramente, un mero gioco di ipotesi, senz’altro. Ma è quello che succede a uno stralunato Vincent Lindon, quando, un giorno, tagliandosi i baffi, si accorge che nella realtà delle persone che ha intorno, quei baffi non li ha mai avuti. Quale dunque la verità? Carrère tesse lentamente una tela di cui rimaniamo inconsapevolmente ostaggi. L’incipit ci spiazza e per tutto il resto del film continuiamo a cercare una risposta a questa domanda. Quei baffi c’erano o non c’erano? E’ lui il pazzo oppure è l’hitchcockiana Emanuelle Davos, che attenta per chissà quale motivo alla sua integrità mentale? Ci lasciamo trascinare dal nostro desiderio di fare chiarezza, di sapere e il film comincia a infastidirci: si susseguono scene che continuano a complicare il quadro delle incongruenze e altre ancora che semplicemente ci appaiono inutili ai fini dello svolgimento della nostra indagine. In realtà Carrère sta andando da tutt’altra parte. Mentre noi cerchiamo di svelare l’arcano, lui descrive lo smarrimento di un uomo, che si trova a dover scegliere fra la realtà proposta dai suoi sensi e dalla sua memoria e quella che invece è sostenuta dalla donna che profondamente ama e senza la quale si sente privo di un vero scopo nella vita. Questo dubbio il film racconta lentamente: prima la fuga, il sospetto, poi la sensazione di vuoto, il viaggio come moto circolare senza cambiamento, senza spostamento quasi, infine il ritorno, l’abbandono consapevole al bisogno di lei, di quello che rappresenta. Un abbandono totale che significa anche rinuncia ai dati dei sensi, resa incondizionata alla propria pazzia. Il risultato, un piccolo capolavoro. Forse non esteticamente eccelso, ma di assoluto spessore contenutistico e interpretativo. Vengono in mente le allucinate e ossessive visioni del reale di Philip K. Dick o le distorsioni percettive della Metamorfosi di Kafka, ma anche la vertigine e il romanticismo di “La mia droga si chiama Julie” di F. Truffaut, dove un Jean-Paul Belmondo reso pazzo dall’amore, accetta consapevolmente il veleno portogli dalla bella Catherine Deneuve. Affondare, il senso di questa scelta, sprofondare inesorabilmente nella pazzia, abbandonandosi all’unica luce del sentimento. “Io non vedo se non attraverso i tuoi occhi”.
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Proprio niente di meglio da fare?
Meglio di una fiction in Tv....
LA MOUSTACHE An agonizing dismay in the abyss of surreal circumstances: how would you react if what you see, hear or take for granted – in short, your own world – would suddenly start diverging from what other people perceive? This is what happens to Vincent Lindon, when after shaving his moustache, he realizes that – according to his wife and friends – he had never had a moustache. Is that true? Carrère slowly spins his web and we get unconsciously trapped in. The first part of the movie upsets us and as it goes on, we still wonder if he had never had a moustache. Is he crazy or is Emanuelle Davos trying to destroy his mental integrity? We follow the plot trying to find the answer but our attention is distracted by some other hints and shots that seem irrelevant to get the answer we are looking for. Actually, Carrère is taking us to somewhere else. While we are trying to disclose the secret, he describes the disorientation of a man who has to choose between what he knows and remembers and what the woman he loves says. The doubt itself is the plot, which tells about his escape, void, the vicious circle he is trapped in and, at last, his return: he consciously surrenders to her, to what she represents to him. He has to renounce to his sensorial data and he surrenders to his insanity. The movie is a kind of masterpiece: It recalls Philip K. Dick’s hallucinated and obsessive visions or Kafka’s perceptive distortions, and Truffaut’s vertigo and romanticism in Mississippi Mermaid, where Jean-Paul Belmondo, crazy for love, accepts to drink the poison that the beautiful Catherine Deneuve offers to him. Translated by Milena Vela Dignitoso, ma non lo ricorderete per tutta la vita.
di Joachim Roenning ed Espen Sandberg Gustosa commediola western, Bandidas ha il merito (l’unico probabilmente) di proporre due protagoniste di grande spessore. anche se in una veste decisamente ironica e disimpegnata. Davvero poco da dire sul film in sè, contenuti e sceneggiatura sono di basso profilo, i registi (perchè sono due) vengono dal mondo del videoclip e ne ereditano tutti i limiti tecnici e narrativi. Un film tutto sommato gradevole, ideale per una serata estiva all’insegna del “fa troppo caldo per riflettere”.
PRO
Penèlope e Salma
CONTRO
Due attrici splendide e la ripresa di un genere in disuso non bastano a fare un buon film, anche se rappresentano un ottimo punto di partenza.
di ALESSANDRO GARRAFFA
BANDIDAS
SILENT HILL di Christophe Gans
I film tratti da serie videoludiche hanno incontrato spesso il favore del pubblico e anche della critica. Questo successo, più che ai prodotti cinematografici in se stessi, spesso va attribuito alla qualità delle sceneggiature da cui sono tratti; è stato il caso di Resident Evil e di Alone in the Dark, è il caso di Silent Hill. Atmosfere cupe, nebbia fitta, creature mostruose, un mistero che si inffitisce e una protagonista decisamente lontana dagli stereotipi di “cacciatrice” tipici di un certo tipo di horror. Insomma Silent Hill ha tutte le carte in regola per tenervi incollati alla poltrona.
PRO Un horror fuori dagli schemi (e di questi tempi è una rarità, visto che sembrano farli in serie...)
CONTRO
L’ assoluta impotenza dei protagonisti mette una certa angoscia.
CARS: MOTORI RUGGENTI di John Lasseter
Metafore e sentimento, per descrivere una nostalgica riscoperta dei miti e della passione automobilistica. Dai bolidi da corsa alle vetture d’epoca, un excursus romantico ed elegiaco sull’universo della tecnologia a quattro ruote. Il tutto condito dalla squisita ironia che caratterizza l’animazione made in Pixar. Come Saetta McQueen, scattante protagonista, imbocchiamo la nostra Route 66, pigiando a tavoletta e riscoprendo il fascino di epoche e tecnologie più semplici. Ennesimo capolavoro che proietta l’officina di San Francisco all’apice della scala evolutiva del cartoon digitale.
PRO Ironico ed evocativo, in certi momenti esilarante. C’è tecnica, ma anche e soprattutto classe.
CONTRO
Parcheggiare la vostra auto di traverso sul marciapiede non sarà più così semplice...
FAST & FURIOUS: TOKYO DRIFT di Justin Lin
Il primo capitolo di Fast & Furious ha promosso il Tuning da passione di nicchia a fenomeno di massa. Si trattava di un film per nulla significativo, ma che ha avuto il merito di proporre spettacolari evoluzioni al volante e bolidi customizzati di eccezionale fascino e potenza. I capitoli successivi si sono limitati a riproporre questo clichè. Il terzo episodio ha comunque il succoso add-on di incentrarsi su una disciplina di corsa altamente spettacolare: il Drift. Cos’è il Drift? Una prova speciale incentrata non tanto sulla velocità quanto sul controllo del veicolo in una sorta di costante derapata controllata.
PRO
Donne e motori... E per gli appassionati del genere due ore di ruggiti e sgommate.
CONTRO
Da vedere senza mezzi termini.
Capolavoro, quando si esce dalla sala ringraziando.
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Come documentario sull’ Hard Tuning avrebbe avuto più senso.
ARTE
I Colori dell’Estate
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“Il bisogno d’arte è per l’uomo quello assolutamente primordiale, più forse che il bisogno di pane”. Forse esagerava Dubuffet, ma resta evidente che nella nostra società l’arte ha acquisito un ruolo sicuramente dominante. E allora inizia qui un nuovo viaggio di Feel Rouge. Quello attraverso l’arte. In tutte le sue espressioni, dalla pittura alla fotografia, dai classici ai contemporanei, dalle giovani rivelazioni ai grandi maestri. Vi portiamo in giro per i piccoli e grandi cunicoli dell’arte in città. Eventi estemporanei e luoghi storici, uniti in un intreccio di forme e colori. Per stupirsi, emozionarsi e riflettere in questi caldi mesi d’estate. E perciò vamos. A Palazzo dei Normanni, nella sala Duca di Montalto, fino al 1° ottobre è possibile ammirare alcuni capolavori dell’arte tedesca provenienti dalla collezione Wurth, il mecenate che sta finanziando i restauri della Cappella Palatina. “Da Spitzweg a Baselitz”, ma non solo. In mostra anche opere (seppur non i capolavori) di importanti esponenti del novecento, come Pablo Picasso, Max Ernst, Fernand Lèger, Hans Arp, Joan Mirò e Lucio Fontana. E, visto il successo, sempre fino al 1° ottobre il Museo Archeologico Salinas (in piazza Olivella) lascia in mostra i tesori del suo Medagliere con l’allestimento di Pulcherrima Res. Preziosi ornamenti del passato. Un percorso, dalla preistoria all’età bizantina, attraverso l’evoluzione del gusto, le tecniche, l’uso e i valori simbolici di oggetti, come collane, fibule, cammei, pietre, corone e conchiglie che fanno parte della ricca raccolta di oreficerie del Museo e che finora non erano mai stati esposti. Fino al 27 settembre, nella chiesa di Sant’Eulalia dei Catalani alla Vucciria, sarà visitabile l’esposizione Scenografie Simulate, proveniente dalla Collezione Cassa di Burgos. La mostra propone un’accurata selezione di 17 opere di noti artisti, per lo più spagnoli, fra cui Sergi Aguilar, Susana Solano, Adolfo Schlosser, Fernando Sinaga, Blanca Muñoz, Alberto Bañuelos, Juan Muñoz, Francisco Leiro, Enrique Marty, Marina Núñez, Concha García, Nacho Criado, Eva Loots, Jaume Plensa, Victoria Civera, Walter & Paloma Muñoz e Miquel Barceló.
sullo sfondo “Mediterranea” di Pupino Samonà, sotto “Chiesa
Palazzo Abbatellis (via Alloro 4), scrigno di opere di alto valore, come il Busto di Eleonora d’Aragona di Francesco Laurana, le sculture di Antonello Gagini, l’Annunziata di Antonello da Messina e l’anonimo ma stupefacente affresco del Trionfo della Morte. Vi segnaliamo, poi, un tour promosso dagli “Amici dei musei siciliani”, un giro per i musei di charme, con un biglietto (12 €) per otto meraviglie: la Fondazione Whitaker (via Dante, 167), il Museo Gemmellaro (corso Tukory, 131), il Museo del Giocattolo (via Consolare, 105 Bagheria), il Museo del Mare (via Cristoforo Colombo, 134), il Museo internazionale delle Marionette (piazzetta Niscemi, 5), il Museo Mormino di Villa Zito (via Libertà, 52), il Museo della Specola (Palazzo Reale, piazza Parlamento 1), e Palazzo Asmundo (in corso Vittorio Emanuele). Otto musei per perdersi tra arazzi, fossili, giocattoli, armi, maioliche e stampe. E se è vero, come dice Goethe, che “l’arte è lunga, la vita è breve, il giudizio difficile e l’occasione buona passeggera”, approfittatene. E godetevi i colori di questa città.
di angelo luca pattavina
Fra gli eventi appena conclusi, Fino al 9 luglio, il Loggiato San Bartolomeo (in corso Vittorio Emanuele) ha ospitato l’antologica di Pupino Samonà, Dalla partenza al ritorno. Un’occasione per poter ammirare, all’interno di una struttura ormai consolidatasi come uno degli spazi espositivi più interessanti della città, le opere del maestro palermitano, emigrato nella capitale e ritornato da poco, che in 50 anni di lavoro ha sviluppato un percorso personale che unisce sapientemente arte e scienza. E fino al 16 luglio in piazza Politeama è stata allestita la mostra del celebre fotoreporter francese Yann Arthus-Bertrand, La terra vista dal cielo, comprendente oltre 150 foto d’eccezione. E per tutta l’estate, al “Villino Genova”, fra le vie Sampolo e Ciullo d’Alcamo, l’associazione “La Comune” ospita la prima mostra collettiva di dieci giovani artisti contemporanei. Sulle pareti della villetta liberty anche i disegni di Franco Donarelli e gli “scatti” di Matilde Incorpora. Per finire, si consiglia la visita ai musei “classici” della città, a volte sconosciuti agli stessi palermitani, tra cui non bisognerebbe perdersi
The Colours of Summer
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di paese in giallo” di Lionel Feininger
Feel Rouge starts off its journey into the world of art, in all its interpretations, from the painting, to photograghy, from classic to contemporary, from the young newcomer to the great master. Up to Oct. 1st at the Palazzo dei Normanni, in the Sala Duca di Montalto, masterpieces from the Wurth Collection will be on exibition for all to admire and made possible by generous donations which are also financing the renovation of Capella Palatina. At the Museo Acheologico Salinas (located in Piazza Olivella) the success of the Medagliere exhibition of Pulcherrima Res. Preziosi Ornamenti del Passato (precious ornaments of the past), which takes us on a journey from the prehistoric to the Bizantine period, will continue up to Oct. 1st. Up until Sept. 27th you can visit the exhibition Scenografie Simulate held at the Chiesa di Sant’Eulalia dei Catalani located in the Vucciria. This collection is from the Collezione Cassa di Burgos: the exibition comprises a selection of 17 works of art of famous artists. Finally, we recommend that you try to visit the “classic” museums of the city, some of which are wonderful and little known, among them is Palazzo Abbatellis (located in Via Alloro 4). We also suggest the tour promoted by Amici dei Musei Siciliani (Friends of the Sicilian Museums) where you can visit the following eight museums for the cost of €12 for a single ticket : La Fondazione Whitaker (Via Dante 167), Museo Gemmellaro (Corso Turkory 131), il Museo del Giocattolo, a toy museum (Via Consolare 105, Bagheria), Il Museo di Mare (Via Cristoforo Colombo 134), Il Museo Internazionale delle Mareonette (the international museum of the the Marionette) located in Piazzetta Niscemi 5, Il Museo Mormino in Villa Zito (Via Libertà 52), Il Museo della Specola (Palazzo Reale, Piazza Parlamento 1) and Palazzo Asmundo, located in Corso Vittorio Emanuele. Eight museums to wander among tapestries, fossils, toys, arms, tiles and stamps, an unforgettable experience.
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“ Vado a vivere a New York.... e poi torno” praticamente, di prendere un volo per Palermo e fare il percorso inverso. Sì… perché se i palermitani si dividono tra quelli che vanno e quelli che restano c’è un’ ulteriore suddivisione che bisogna sottolineare: quelli che una volta andati continueranno a rimpiangere quanto hanno lasciato, e quelli che, rimasti, continueranno a chiedersi cosa si sono persi. Riflessioni a parte, all’autore va riconosciuto il merito della leggerezza, o meglio, di essere fra quanti tra le nuove leve palermitane hanno abbandonato certa letteratura piagnona in virtù di una capacita di allietare il lettore senza venire meno alla serietà dell’argomento trattato. Il pubblico sembra già aver ricompensato il suo sforzo con l’acquisto di numerose copie di “Vado a vivere a New York… e poi torno” quanto a noi non possiamo che augurargli un buon proseguo. Vado a vivere a New York .... e poi torno. autore Mauro Li Vigni edizioni Sigma pagine 103 prezzo € 7,00 titolo
Per segnalazioni di libri da recensire rivolgersi all’indirizzo mail dex@neomedia.it, vi verrà dato un parere di lettura o fissato un appuntamento presso la Redazione di FeelRouge in via Mariano Stabile 110 con Deborah Pirrera.
“Going to live in New York... but I’ll be coming back” Mauro Li Vigni, Palermitan, addresses the dilemma which most Palermitans facestay or leave. He does this using the wit and irony so typical of his fellow citizens. Li Vigni was one of the Palermitans who decided to leave his city and make New York his new home together with his wife and children. His experiences fill the pages making this book a real page-turner where the laughs are guaranteed. His “adventures” in the new country will surely be understandable by all those who have gone to live in another country and didn’t understand the language or customs. After having gone through US goverment red tape, house-moving, problems with English Li Vigni’s child finally breaks down and cries in desperation. It was then that Li Vigni decides to return to Palermo and go through all the problems yet again. This book explains that if the citizens of Palermo can be divided into two groups: those who stay and those who leave, there is a further subdivision of these groups: those who leave and suffer from homesickness all their lives and those who stay and continually ask themselves what they have missed. Mauro Li Vigni manages to delight his reader while at the same time address a serious topic.
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Che i passi spesso facciano la strada è cosa risaputa; così, seguendo i passi mossi nel numero zero di feel rouge, mi ritrovo a scrivere del libro dell’esordiente Mauro Li Vigni, che si dice però già pronto ad una seconda pubblicazione. La strada in cui mi imbatto è, anche questa volta, quella di uno scrittore palermitano che ama raccontare e raccontarsi in tono scanzonato, ironico, senza venir meno ai temi che per secoli sono stati centrali di tanta letteratura siciliana. L’argomento in questione è uno dei classici tormentoni del cittadino palermitano: “vado o resto?”. Lì dove per andare si intende a cercare fortuna in un altrove non ben definito dove tutto, ma proprio tutto, è migliore che qui, e il restare corrisponde all’accettare il bello e il brutto della sicilianità, con le sue note contraddizioni. Mauro Li Vigni è uno di quelli che è andato e il suo altrove l’ha cercato a New York, portando con sé moglie e figli, e di questa esperienza riempie le pagine di un libro da leggere tutto d’un fiato, dove due cose sono garantite: la possibilità di sorridere e quella di ritrovarsi almeno in una delle vicende che l’autore racconta, fra trafile burocratiche, difficoltà con la lingua, traslochi, speranze, sogni e battute d’arresto. Allora, dinanzi al pianto disperato di uno dei due figli, Li Vigni protagonista decide, metaforicamente, di ritornare sui suoi passi:
di DEBORAH PIRRERA
LIBRI: SPAZIO AGLI ESORDIENTI
FEEL ROUGE MAGAZINE puoi trovarlo qui
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