Fegato Magazine - FANZINE SPECIALE ISIA FIRENZE

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EDIZIONE SPECIALE


c e s a r e | z a v a t t i n i

Avere una università senza sede vuol dire bloccare un centro culturale. Ed è come bloccare un pendolo. Fermi il tempo, fermi il progresso e tutto ciò che ad esso è connesso.


U

na volta c’era uno studente universitario che si svegliò una mattina e decise di andare a lezione. Quando arrivò in aula si sedette al suo solito posticino tranquillo nell’angolo in fondo all’aula e cominciò a prendere i suoi soliti appunti di un’interessante lezione che riguardava l’analisi semiotica delle pubblicità. Improvvisamente una squadra di muratori, armati di martelli pneumatici e altrettanti attrezzi mostruosi, invasero la scuola dell’indifeso studente. La classe allora si ritrovò intossicata da un polverone che invase tutta la sede universitaria -che alla fine si trattava solo di un corridoio con alcune aule- e barricata da sedie che bloccavano i passaggi. Enormi buchi si formarono sui muri delle aule mentre le lezioni continuavano “tranquillamente”. Qualcuno esclamò: “È iniziato lo sfratto!!” Bene, questa non è una storia; è quello che è successo all’Isia di Firenze. E in tutto ciò comunque non abbiamo idea di dove saremo fra un mese. Questo è un post pubblicato su Facebook da Beatrice Novi, studentessa ISIA del secondo corso, il giorno 9 maggio 2014. Così si apre un’ altra sventura dell’ISIA di Firenze caratterizzata sempre dal disagio, dalla scarsa considerazione del ministero e delle grandi istituzioni come comune, assessori e partiti che in campagna elettorale non mancano mai di avanzare promesse fin’ora rimaste sospese in aria. Tutte. Anche l’attuale Presidente del Consiglio ci aveva promesso che avrebbe fatto qualcosa per risol-

vere la questione... Non si è ancora visto niente. Speriamo ci dia ottanta euro anche a noi per poterci pagare i fogli delle fotocopie. Quello che fa più incazzare però non sono solo le promesse da campagna elettorale ma anche come i partiti stessi, insieme ai giornali, ci prendano in giro scrivendo menzogne per potersi accaparrare qualche voto in più. Si rigirano le notizie a loro favore come a dire “risolveremo la situazione” oppure “è tutto sotto controllo”. Ma la cosa più abominevole è che quando succede qualcosa del genere alcune persone, che hanno la responsabilità dell’istituto sulle spalle, non si indignino ma siano favorevoli a deglutire lo sterco con cui da da anni ci stanno ricoprendo “perché purtroppo sono loro gli unici che ci possono tirare fuori da questa situazione”. “Sono ormai passati 5 anni da quando mi dissero per la prima volta che eravamo sotto sfratto, adesso che lo sfratto sta diventando realtà mi rendo conto di quanto tempo abbiamo perso. Ma così com’ è difficile affrontare adesso la questione, all’epoca era impossibile. In Italia quello che non è urgente non è importante, la questione sede ISIA non ha fatto eccezioni.” Queste sono le parole del neodiplomato e ex rappresentante di Isituto dell’ISIA, che riporto perché voglio ammettere che anche la nostra amministrazione inizialmente ha sottovalutato la questione e commesso degli errori. L’ edizione speciale di FEGATO vuole far luce sulla questione andando ad indagare i punti di vista dei veri ingranaggi dell’ISIA e della società, ovvero studenti e docenti e magari far circolare la vera verità riguardante la questione.


CONFRONTO Docenti

Michela Deni

Studenti di Zoe Cinel & Federico Falaschi

1. Cosa pensa della situazione Isia? Perchè manca la prospettiva di una soluzione? 2. Credi che l’Isia si possa considerare una scuola di eccellenza? Punti forti e contraddizioni. 3. Perchè un paese in crisi, in cui le situazioni di taglio fondi sono quotidiane, lo stato dovrebbe intervenire economicamente a sostegno dell’Isia? 4. Cosa pensi del legame dell’istituto con Firenze?

Arianna

PAOLI

Studentessa ISIA

L

a situazione ISIA è un caso di evidente degrado dell'amministrazione dei fondi destinati alla pubblica istruzione ed incompetenza dirigenziale. Eccellenza per alcuni docenti che vi insegnano non certo per la struttura ed i servizi offerti da parte dell'ISIA. L’Italia intera versa in uno stato di degrado della pubblica istruzione e negligenza istituzionale. La situazione dell’ISIA come può fare eccezione? La soluzione non verrà da Firenze e prevede una sede con laboratori muniti di attrezzature ed una segreteria efficente.

Docente di Semiotica

P

enso che come sempre la situazione si risolverà, almeno temporaneamente. Non sono allarmista. In ogni caso la soluzione non possiamo trovarla noi da soli come ISIA, il ministero ha grandi responsabilità che deve assumersi, coordinandosi con gli enti locali. È`un peccato che si debba sempre lavorare sulle soluzioni precarie dell'ultimo minuto. Manca una strategia a lungo termine per l'intero paese: tamponare all'ultimo minuto non risolve nulla; la prospettiva, l'evoluzione e la crescita vanno progettate nel lungo termine. Avendo l'occasione di confrontarmi per lavoro con alcune università italiane e francesi posso dire che il livello degli studenti all'ISIA è più che competitivo. Punti forti: la motivazione dei direttori che si sono succeduti, dei docenti e degli studenti, il loro investimento personale, la partecipazione, il confronto permanente, la collaborazione prima di tutto umana, la volontà collettiva di mantenere una scuola nel contemporaneo, con tutti i mezzi possibili, senza dimenticare mai la storia e la tradizione, che testimoniano lo spessore. Contraddizioni: l'autoreferenzialità; la mancanza di spazi, strutture e laboratori; la mancanza di fondi per le attività degli studenti; la condizione di "volontariato" dei docenti che s'impegnano perché credono nella scuola e nel potenziale degli studenti. Queste sono i motivi che a mio avviso possono portare al collasso la scuola. L'ironia è che si può anche capire perché siamo un modello e un istituto di eccellenza: costiamo poco, funzioniamo bene per quanto possibile, sopravviviamo a qualsiasi taglio impegnandoci. Inizio a pensare che siamo un cattivo esempio, per noi stessi e per gli altri. Se si resiste a tutto accettando ogni condizione si svaluta il lavoro. Abito all'estero tuttavia penso che l'ISIA debba restare a Firenze, nell’interesse reciproco.


O

Salvatore

Giulia

iaconesi

dorati

Studentessa ISIA

L

a questione dello sfratto si è protratta a lungo nel tempo e adesso che questa annunciata ipotesi si è concretizzata, si è creato un clima teso. Quando coli a picco annaspare è una reazione spontanea per sopravvivere. I fondi sono stati promessi ed ogni referente politico a cui ci siamo rivolti ci ha sempre rassicurato sul versamento della somma prevista e sul futuro prossimo dell’istituto, ma siamo in campagna elettorale, e almeno noi studenti, non abbiamo visto l’ombra di un contratto firmato. Immagino e forse spero che tra i più alti livelli della classe amministrativa ISIA, gli accordi siano più chiari e che il silenzio stampa sia soltanto riservetezza. Il metodo di progettazione ISIA formal’individuo in modo irreversibile. Oltre il rapporto personale che lega studenti e docenti dato il ristretto numero di alunni e classi, l’ISIA è un istituto che forma professionisti dotati di grande coscienza progettuale: spesso è più importante il percorso attraverso il quale si arriva al prototipo, che la realizzazione dello stesso, il che probabilmente è dovuto all’assenza di laboratori e fornitori di materiali, per cui spesso gli studenti si trovano costretti a confrontare i progetti con una lista di limitazioni. Da necessità virtù, il progettista made in ISIA, nella vita, difficilmente sarà spaventato dagli imprevisti. L’ISIA è un valore prezioso per il patrimonio culturale dell’Italia. È un posto in cui non ci si scorda mai di essere persone, oltre che designer. Molti, scioccamente, insistono che siano ben altre le situazioni da risanare data la crisi ma io sono dell’opinione che l’ISIA stia alla cultura in Italia come le scatoline di fiammiferi ad Ungaretti sul fronte in tempo di guerra: fondamentale. Credo che Firenze non abbia niente contro l’ISIA, anzi, ogni volta che noi come studenti, ci siamo mobilitati per creare contatti nel nostro piccolo abbiamo sempre ottenuto i risultati sperati, se non addirittura di più. Forse il legame istituzionale si è perso nel tempo ma siamo una realtà presente in cerca di un futuro, quindi è dalla soluzione dei problemi che partiremo.

Docente di Near Futur Design

S

iamo nel mezzo di un cambiamento sistemico, che ha impatti su tutta la società: sulla salute, sulle politiche dell'ambiente, sulla ridistribizione degli equilibri tra pubblico e privato e sull'educazione. Se, da un lato, è ingiustificabile che venga a mancare il sostegno all’ISIA, è necessario anche un profondo cambiamento del sistema educativo. Dobbiamo immaginare nuovi modelli in cui si attui una riconfigurazione di ciò che attualmente chiamiamo "scuola", farla diventare più fluida e capace di far convergere una serie di attori, dai pubblici governi, alle aziende, alla ricerca, alla creatività, in maniera ecosistemica. Per fare questo servono sostegno politico, fondi una sede e la lucidità di abbracciare la novità. Gli studenti dovrebbero sollevarsi in modi nuovi, oltre la logica della contestazione, verso la logica della costruzione. ISIA, come molte realtà del sistema educativo pubblico, gode di uno status di eccellenza naturale, intrinseco, ma poco sfruttato: il poter adottare ritmi e modalità differenti da quelli tipici dell'azienda e del settore privato. Questa è una economia che trova il tuo massimo valore nella diversità, e nella capacità di posizionarsi in forma di rete di punti, peer-to-peer, sostenuti da un approccio collaborativo e partecipativo. A ciò si sposano l'eccellenza rappresentata dai docenti, la qualità delle metodologie, e l'apertura all'innovazione ed alla sperimentazione. La soluzione è una trasformazione radicale del sistema educativo, in cui pubblico, aziende, ricerca e società formino una rete, partecipativa e consapevole. Solo ciò può funzionare nell'era dell'informazione e delle economie cognitive. Il governo dovrebbe sostenere uno scenario, che può partire solo dalla dimensione pubblica: la crisi da sconvolgimento globale a vantaggio competitivo. Quando l'università diventa permeabile verso la città, accadono cose al limite del magico: tutto viene amplificato, si crea solidarietà e sostegno. Questa dimensione va curata "da programma".


Cosimo

Raffaella

bellocci

fagnoni Docente di Composizione I

L

o sfratto, annunciato da tempo, è legittimo. La sede è comunque in cattivo stato e inadeguata, i fondi di questi tempi scarseggiano. Il Comune di Firenze ha sottovalutato il problema e ora sta cercando di tamponare l’emergenza (anche in seguito alla proposta avanzata dal Comune di Scandicci per trasferire la scuola nel proprio territorio) serve la massima attenzione e la massima attivazione per trovare un’alternativa definitiva. L’ISIA ha tutti i numeri e le potenzialità per essere una scuola di eccellenza, magari rinnovando la propria offerta formativa differenziandola da quella dei corsi di laurea in Design (impostando una didattica non per corsi ma per progetti, ad esempio, rafforzando l’integrazione della didattica con la sperimentazione, potenziando il legame con i settori produttivi – non solo per il prodotto industriale ma anche per i servizi e i le nuove tecnologie di comunicazione). Punti forti: forte tradizione, lavoro a stretto contatto con il mondo della produzione, forte selezione e motivazione degli studenti, dedizione dei docenti, metodologie consolidate, etica del progetto. L’investimento va fatto perché l’ISIA è - e deve essere sempre di più - una scuola di eccellenza. Il legame con Firenze è stato sottovalutato in passato da entrambe le parti. Ultimamente ci sono stati segnali di consapevolezza ma deve essere incentivato e finalizzato a offrire un’opportunità unica nel suo genere.

Studente ISIA

N

on c’è molto da pensare. I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Il Ministero non si è mai occupato seriamente di questa situazione e i politici di turno l’hanno sfruttata per la loro campagna elettorale. Al momento questo è il quadro. Credo fortemente nell’eccellenza che l’ISIA rappresenta nel panorama universitario italiano. Non parlo tanto per i risultati degli studenti post laurea o post diploma, quelli sono meriti del tutto personali ma è il metodo di insegnamento che rende l’Isia un istituto diverso, un’eccellenza. Perchè è avvenuto ciò che avviene sempre in Italia. Abbiamo assistito all’ennesimo scarico di responsabilità che ha portato allo stallo totale e alla non risoluzione di un problema che esiste da 10 anni. Un tempo si diceva che il lupo perde il pelo ma non il vizio, ora quando perdiamo il pelo lo trapiantiamo. Non so dare una risposta: è da troppo poco che sono dentro a questo contesto. Tuttavia se questo poco tempo mi ha spinto a domandarmi: ma c’è mai stato un legame tra la scuola e la città? Al momento l’ISIA è creditrice. Il trattamento che gli è stato riservato credo sia stato il peggiore. L’indifferenza uccide più dei kalashnikov al giorno d’oggi.


Siliano

daniele

simoncini

dominici Neodiplomato

I

l problema è stato, e continua ad essere, trattato in maniera inadeguata soprattutto all’esterno dell’ISIA da chi avrebbe potuto risolverlo per tempo. La metafora italiana del ridursi sempre all’ultimo secondo.

S

La nostra è assolutamente una scuola di eccellenza, ogni studente ISIA ha la fortuna di ricevere un’educazione molto rigida ma di alto livello.

ono docente all’ISIA dal 1980. Di momenti critici, ne abbiamo avuti - eccome! e pur essendo stata, la nostra piccola istituzione (nata nel 1962 come CSDI), sempre sul filo del rasoio ancora oggi è viva e vegeta. Grazie all’ottima strategia messa in atto dalla Consulta nel primo semestre, quanto il costante impegno presso il Ministero e il Comune di Firenze del Direttore Furlanis, la soluzione contingente si risolverà a nostro favore.

Se uno Stato smette di investire sull’istruzione dei propri cittadini si rassegna a non essere competitivo, se smette di investire sulle proprie istituzioni d’eccellenza si rassegna a non avere un futuro. Lo Stato deve provvedere all’ISIA e salvare tutto quello che rappresenta: cultura del progetto, sperimentazione, innovazione. Un esempio più unico che raro in Italia. Sono sicuro che se questo paese adesso è in crisi, una parte di responsabilità sia anche da addebitare al fatto che nei decenni passati i nostri politici non abbiano mai sostenuto l’esistenza di istituti come l’ISIA, visti più come un’eccezione problematica che come risorsa contro le stagnazioni e volano per la ripresa. Lo Stato deve puntare sull’ISIA e su tutte le realtà d’eccellenza in generale se vuole tirare fuori qualcosa di utile da qui a qualche anno.

Eccellenza? La risposta sul piano professionale: una ricerca della sociologa Annalisa Tonarelli dimostra che una buona parte dei neodiplomati ISIA trova un lavoro inerente alla formazione. Punti forti sono la formazione strumentale e il lavoro sulle capacità immaginative di ciascuno degli studenti, senza dimenticare la flessibilità. Punti deboli? Impostazioni metodologiche con obiettivi diversi, scarsa “contaminazione” tra le discipline e nessun coordinamento tra i corsi. Però va considerato che l’ISIA non può contare su organici stabili, su fondi per pagare le trasferte ai docenti che vengono da fuori, per rendere dignitoso, sul piano economico, il contributo di quelli a contratto, che possono essere disposti a fare del volontariato. Comunque non disperiamo! Anche il trasferimento (non certo prossimo, ma nel giro di tre/quattro anni sicuro) all’Ex Meccano Tessile imporrà di rivedere le criticità attuali.

Dopo l’apertura della nuova sede IED a due passi da via Alfani, trasferirsi a Scandicci mi sarebbe sembrata una sorta di resa incondizionata. L’Isia è Firenze, era impensabile che venisse spostata a Scandicci. Sono sempre stato profondamente contrario al trasferimento fuori dal centro storico non perchè non capissi le opportunità che anche la periferia avrebbe offerto ma perchè l’Isia merita un posto di primo piano offerto e garantito dalla propria città, Firenze appunto.

Noi siamo una piccola realtà e al Ministero costiamo un’inezia a confronto delle altre (Università, Consevatori, Accademie). Il buon senso, da parte dei responsabili prevarrà. Il CSDI, nato a Firenze, è proseguito come ISIA. Se è vero che l’Amministrazione locale ha tenuto poco conto della nostra visibilità/invisibilità, bisogna agire senza tanto “risentimento” e approfittare dell’occasione che si presenta. Ebbene, ci hanno conosciuto? Sono disposti a impegnarsi perché facciamo immagine al Comune? Poco importa, traiamo i benefici dalla situazione e lavoriamo per il bene e il meglio dell’ISIA.


F I N D US !

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Diretto da: Federico Falaschi Art director: Lucrezia Cortopassi Sito web: Cosimo Bellocci A cura di: Zoe Cinel Redazione Fegato: Via Alfani, 58 50121 Firenze IT www.fegatomagazine.com www.isiadesign.fi.it info@fegatomagazine.com Hanno collaborato: Raffaella Fagnoni Siliano Simoncini Salvatore Iaconesi Arianna Paoli Daniele Dominici Michela Deni Giulia Dorati Illustrazione “disagio�: Francesco Camporeale Illustrazione poster: Andrea Granocchia


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