Il Pellicano - Aprile 2022

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Salute e stili di vita Angelo D’Onofrio, psicologo e psicoterapeuta di formazione ed orientamento psicoanalitico. Già docente di Psicologia dinamica presso il Centro Ricerche Biopsichiche di Padova e coordinatore della sezione veronese “G. Guantieri” della Società Italiana di Medicina Psicosomatica dal 2014 al 2016, ha pubblicato diversi libri ed articoli su varie riviste.

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a situazione pandemica legata alla Sars-Cov 2 aveva già provocato mutamenti sociali complessi in modo improvviso nella vita quotidiana. Ad essa si è aggiunta la guerra in Ucraina. Di fronte a situazioni di tal genere mi sono chiesto: “Di quale stato della mente potrei parlare in questo articolo?”. Ho deciso: parlo della

ce, non va sempre come la immaginiamo. Essa fa la sua strada e noi la nostra. Così ci siamo trovati di fronte ad esibizioni muscolari alla Rambo, che ci hanno riportato ad un oscurantismo che credevamo di aver ormai illuminato con la ragione. Quando non ci sono più parole (ma sarà così?) scoppia la guerra. Non so se tutto accada davvero per mancanza di parole. Non è vero che non ci siano parole. Ciò accade solo se manca la parola “amore”. Credo, invece, che in certi momenti occorrerebbe scalpellare le parole con giudizio, con prudenza, con conoscenza della Storia, la cui ignoranza (e l’ignoranza è sempre una prigione) porta a suscitare risposte semplicistiche di fronte a situazioni complesse che richiedono un attento lavoro di differenziazioni. Insomma, le parole dovrebbero sempre essere un pacato invito alla saggezza e alla moderazione e non parole forcaiole. Bisogna portare il pensiero dove c’è l’impensabile, inventare parole dove c’è l’inesprimibile. Ho sempre ritenuto che le guerre non si vincono mai. Non si dovrebbero nemmeno combattere, in quanto l’uomo scopre, sul campo di battaglia, solo la sua follia e la sua disperazione. Eppoi, c’è da chiedersi come sia possibile vivere dopo. Si dice che bisogna trovare la strada per arrivare alla pace. Penso che a volte occorre “scavarla” una strada perché non ci sono altre possibilità, se ogni angolo cieco risulta un agguato possibile. Occorrerebbe, dunque, ricordarsi che siamo (o dovremmo essere) persone pensanti, capaci di riflettere, di interrogarsi per poter cambiare.

Il sapore della speranza di Angelo D’Onofrio speranza, che non va vista in senso difensivo, vale a dire come pia illusione solo per evitare la dura realtà. Questi eventi hanno offerto una radiografia impietosa della natura umana, manifestatasi in tutta la sua fragilità. La pandemia ha profondamente cambiato le nostre abitudini, ha messo in crisi la progettualità del futuro, del contatto sociale, dei legami affettivi. Sono cresciute enormemente le sensazioni di solitudine e di isolamento, che hanno dato un forte contributo alla configurazione di un lutto complesso, lasciando gli esseri umani ad affrontare una situazione senza precedenti. Si sperava che, attenuandosi il problema del virus, ci potesse essere di nuovo una chiamata alla vita di persone, paesaggi, sentimenti, che erano rimasti sotterrati a sonnecchiare. Ci è sembrato che i giorni foderati di tristezza volgessero finalmente al termine, quando si è abbattuta sul mondo la guerra. Pensavamo che i vissuti di pesantezza, di stagnazione potessero far parte del passato. La vita, inve-

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Anno LXI Aprile 2022


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