FiemmeFassa Magazine Inverno 2016/2017

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magazine

Passioni

10 persone si raccontano...

AttualitĂ Le nostre vallate

inverno 2016-2017

Intervista Enrico Camanni

Relazioni Donne e uomini



ANTEPRIMA

o n a t u i a i c e h c i n o i s e h c Pas i t a f e l e r a r e p u e s r a e v i v e E R E I L A N R O GI ! I C I L E piu` F

Abbiamo intervistato dieci persone che raccontano della loro passione e di come questa sia motivo di gioia e di sostegno nel superare la quotidianitĂ , o meglio ancora, chi con essa, ha reimpostato la propria esistenza Ascoltiamoli. Servizio a pagina 20

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Estinzioni

Storie di catastrofi e altre opportunità MUSE - Museo delle Scienze Mostra temporanea 17.07.2016 – 26.06.2017

Con il contributo finanziario:

Special Sponsor:

Partner:

Condividono la nostra mission:

Sponsor tecnici:

Main Sponsor:

Con il supporto di:

acquario

MUSE - Museo delle Scienze. Corso del Lavoro e della Scienza, 3. 38122 Trento. www.muse.it


IL MUSEO GEOLOGICO DELLE DOLOMITI DI PREDAZZO UNA PORTA SULLE DOLOMITI, PATRIMONIO DELL’UNESCO Dal 1899, il Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo racconta l’ambiente delle Dolomiti di Fiemme e Fassa con una serie di proposte e iniziative che valorizzano il suo essere collocato in un territorio ricco di spunti senza pari, ponendosi come punto di snodo di una riflessione sul tema delle Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO. Parte della rete territoriale del MUSE di Trento, dal 2015 il museo presenta un allestimento completamente rinnovato. Il piano terra racconta il valore universale delle Dolomiti e propone la ricostruzione evocativa dello storico albergo Nave d’Oro di Predazzo, luogo simbolo del dibattito scientifico e della ricerca geologica mondiale dell’Ottocento. Al piano interrato il visitatore diventa protagonista di un viaggio dentro e fuori le Dolomiti di Fiemme e Fassa, scoprendo le caratteristiche geologiche, ambientali e paesaggistiche dei gruppi montuosi che coronano Predazzo. Accanto al percorso espositivo della collezione permanente trovano spazio esposizioni temporanee come la mostra Montagne in guerra: uomini, scienza, natura sul fronte dolomitico 1915 – 1918, visitabile fino al 14 gennaio 2017, che affronta da una prospettiva inconsueta gli

eventi legati al Primo conflitto mondiale. Da marzo 2017, la mostra fotografica Il mondo nascosto presenta un approccio rispettoso della natura e della fauna alpina dove la fotografia - oltre ad avere un valore estetico proprio - descrive la vita degli animali mettendone in luce momenti spesso inesplorati. Non solo mostre. Tra le proposte del museo spiccano anche laboratori ed escursioni: a partire da dicembre 2016, ogni prima domenica del mese, il laboratorio con Dario Bosin “Le forme degli animali” consentirà di ricreare, attraverso la tecnica degli origami, alcuni degli animali protagonisti della mostra fotografica Il mondo nascosto. Ogni martedì mattina, invece, la passeggiata “Arte e geologia delle Dolomiti” condotta dall’Associazione Sentieri in compagnia porterà alla scoperta dei più bei masi affrescati di Predazzo. A conclusione dell’escursione, una visita al museo permetterà di conoscere la storia geologica delle Dolomiti attraverso video, ricostruzioni di ambienti e installazioni. Info e prenotazioni: 0462.500366 | museo.predazzo@muse.it


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e t a l l e n n e P e v i t a figur IN COPERTINA

Foto: Pierluigi Horler

Un giorno, vedendo i quadri di Gianfranco Vianello, mi sono ricordata di un libro dal titolo “Saper vedere” di Matteo Marangoni. Innanzi ai suoi dipinti si ha la sensazione di leggere un racconto, una poesia. Autodidatta, è riuscito da solo a comprendere i segreti della pittura. Lo si nota nella sicurezza delle stesure di colore, nell’atto di mescolare i toni caldi e freddi senza cadere nel tranello dello scontato. Nessuna titubanza, solo una grande maturità stilistica. Nell’osservare un suo quadro, ciò che traspare nei segni e nei colori impressi è il suo carattere estroverso, a conferma che il dipinto mette a nudo spontaneità, fantasia e spiritualità. Un gioco di ricerca e scoperta, che con pazienza, fase dopo fase, riesce a tradurre con gioia nelle sue tele. Diceva il grande pittore francese Arcabas: “Se Dio mi ha dato due occhi per vedere la bellezza del mondo e una mano per trasmetterla, questa è già una preghiera”. Ecco quest’ultima frase sintetizza l’entusiasmo che anima il dipingere di Vianello.


IN COPERTINA

Quando si osserva una qualsiasi opera ben riuscita, si prova la sensazione che tutto avvenga in modo semplice, quasi “naturale”. Ma quanta strada e fatica si nascondono invece dietro il percorso di un artista? La strada che un artista percorre all’inizio è senza dubbio impervia, ma il tutto è messo in disparte dalla passione interiore che la anima. Dopo anni e anni, alla fine la facilità d’esecuzione di un quadro diventa il premio di tante ore difficili trascorse. Nel mio caso, ho sempre pensato di avere ricevuto sin da bambino “un dono”, che ho allenato per anni e che continuo a trasmettere nei miei quadri, lavorando ogni giorno.

Obiettivi? Dai tuoi dipinti traspare una leggerezza d’esecuzione che seduce l’osservatore: la rapidità della pennellata e l’uso di effetti luminosi creano una magica atmosfera che traspare da ogni piccolo dettaglio. Oltre a incantare l’occhio, quale messaggio desideri trasmettere con le tue opere? Il messaggio che desidero trasmettere è di catturare l’attenzione dell’osservatore attraverso il colore e la luce. Ho sempre pensato che la luce sia la principale componente della pittura. La mia tavolozza è abbastanza limitata, pochi colori caldi e freddi i quali mescolati insieme danno una serie infinita di sfumature. Il segreto, se cosi vogliamo chiamarlo, è di seguire le varie fasi di esecuzione fino a giungere, passo dopo passo, quasi a vivere in simbiosi con l’opera che si desidera creare. Il mio soggetto preferito della montagna è senz’altro un omaggio alle nostre meravigliose valli.

I miei prossimi obiettivi, se confermati, saranno una mostra a giugno in Provenza (Francia). Oltre a ciò avrei piacere di riesporre le mie opere, magari fra luglio e agosto, presso la MINICIVICA di Moena che quest’anno, con successo, mi ha dato la possibilità d’incontrare molte persone che hanno apprezzato il mio lavoro.

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CURIOSITĂ€

o r e b l a o r a C e l a t a N di finalmente sei arrivato! Francesca Girardi

Fotolia - Hot air balloon in a storm clouds - Š Stillkost


CURIOSITÀ

Con il mese di dicembre arriva anche la magica e, allo stesso tempo, vivace atmosfera di Natale. Luci nelle case, insegne luminose nelle vie, strette di mano con gli auguri più belli, il presepe... ma... il protagonista più atteso... è lui: l’albero di Natale! Come ha avuto origine la tradizione dell’albero di Natale? Ripercorrere la sua storia è cosa assai complessa; si pensa che l’uso di abbellire l’abete fosse già presente presso le antiche popolazioni celtiche e numerosi sono i richiami al primo albero di Natale apparso in questo o in quel posto. Verso la metà dell’800, nella città di New York sembra aver avuto inizio la vendita dei primi alberi recisi, mentre i primi alberi finti pare siano stati creati in Germania, verso la fine dello stesso secolo. Di certo oggi la sua presenza è molto diffusa e ogni anno si rincorrono notizie e immagini di alberi creati e abbelliti in maniere particolari. Per poco più di 11 mesi lo dimentichiamo, non ci pensiamo. Poi, un bel giorno una frase: “Oggi facciamo l’albero!”. Che sia vero o sintetico, è il suo momento e abbiamo l’imbarazzo della scelta: alto, basso, verde, bianco, color ghiaccio. . . alla fine compare nelle nostre case dove, dopo aver scelto la posizione dedicata, ci buttiamo a capofitto nel lavoro certosino di abbellirlo: palle colorate, bocce di vetro decorate a mano, nastrini, dolcetti, luci. Ogni volta che arriva il Natale, l’albero si adorna di nuova vita e per un mese, a volte oltre, diventa parte della nostra casa. Non solo. Quante volte è capitato di passare nelle piazze delle città e presi dal tran tran quotidiano, assistere distrattamente ai lavori in corso del posizionamento di quello che apparentemente ci sembra un grande abete verde. Il giorno dopo, nella stessa piazza, ci fermiamo incantati a guardare il lucente albero che illumina tutto l’ambiente circostante. Talvolta ci sorprendiamo per la sua altezza, per le luci che lo rendono brillante, per i decori scelti. L’albero di Natale è sinonimo di tradizione e fantasia. Se siamo in Norvegia, tra le decorazioni destinate ad abbellire i rami, troveremo la bandierina nazionale; se passiamo per la città di Zurigo potremo ascoltare un albero che canta: cori di bambini disposti su una struttura a forma di abete intonano canti natalizi. Spostandoci in Germania, a Erfurt, potremo invece ammirare un albero composto interamente di candele. Curioso è vedere come, accanto alle tre parole albero spesso si accosta l’avverbio più.

di Natale,

Il più famoso albero di Natale? Ogni anno si accende al Rockefeller Center di New York. Il più alto albero di Natale? Si trova a Stoccolma, con un’altezza di 42 m. Il più grande albero di Natale? Lo si può vedere in Italia, e precisamente a Gubbio, dove sul Monte Ingino, ci sono ca. 800 luci disposte a formare il caro albero di Natale. Il più bello? Che sia tradizionale, creativo, piccolo, grande, con le luci... Per ognuno di noi il proprio albero è sempre il più bello!

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marcialonga.it Foto: Federico Modica

03.09.2017

04.06.2017

29.01.2017

EM BO D Y NAT UR E


PREVISIONI

L’effetto Nina porterà un inverno nevoso come auspicato? ALBERTO TRENTI Direttore di Meteotrentino

NeVE O NoN nEVe? Capita ormai sempre più spesso di imbattersi in previsioni, quasi sempre allarmistiche, di come si comporterà l’atmosfera nelle prossime settimane o addirittura fra diversi mesi (previsioni stagionali). Ad esempio quelle della scorsa primavera parlavano di un’estate torrida e secca in quasi tutta l’Europa, però così non è stato e ad esempio nell’area dolomitica l’estate è risultata più fresca e umida della media. Infatti a tutt’oggi le previsioni meteorologiche sono attendibili per non più di 5-7 giorni in avanti, oltre questo orizzonte si entra nella totale incertezza. Ciò vale quindi anche per il prossimo inverno, che da più parti viene indicato come molto nevoso a causa della Nina (anomalo raffreddamento superficiale dell’oceano Pacifico con effetti a catena che in alcuni casi possono interessare anche l’Europa, è l’opposto di quanto accade con il Nino, inverno passato). Si tratta di fenomeni molto complessi ancora poco conosciuti, i cui effetti dipendono anche da molte altre dinamiche planetarie e continentali altrettanto poco note; quindi un panorama che sfugge anche ai migliori strumenti scientifici di cui oggi possiamo disporre. Potremo valutare le tendenze per il prossimo inverno di settimana in settimana, con dettagli maggiori di giorno in giorno.

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In uscita a dicembre

Dolomiti Première

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una rivista appassionante che entra nel cuore dei Monti Pallidi.

Una ventata di novità regala a questo numero invernale lo scettro dell’eccellenza dell’editoria di montagna. Un viaggio che vi porterà a toccare con mano i luoghi più remoti di queste montagne uniche al mondo, ma non è tutto: interviste esclusive a Carlo Cracco e Carolina Kostner, servizi sulla fauna e i Parchi naturali sono tra gli argomenti trattati, senza tralasciare l’offerta turistica di questi luoghi che presentano comprensori sciistici spettacolari e ricchi di proposte sempre all’avanguardia. Dal 9 dicembre la rivista sarà distribuita in tutto il territorio dolomitico come inserto del Corriere della Sera. Se desiderate ricevere comodamente a casa vostra la rivista o se volete regalarla, potete abbonarvi inviando una mail a: marketing@dolomitipremiere.com Visita il sito: www.dolomitipremiere.com Dolomiti Première IT | EN| DE

nr. 2 | Inverno - Winter 2016/2017

Appuntamento sulle Dolomiti Wild

Let us save ourselves now

Interviste | Interview

Dolomitische Kontraste Chef Cracco Carolina Kostner

Fotolia - poster hanging on the wall in the industrial interior. mock up - © valerybrozhinsky


Nuova Audi Q2.

#untaggable

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FLASH

I N O I Z A R O G L E O R F E I PEDAL OS

vanti a a i c c a f edici si m a p p a acchia e d I ’i n u RIGADO B A I Chi ha F O S


FLASH

La popolazione e gli amministratori di Fiemme hanno sempre difeso la funzionalità dell’Ospedale di Cavalese. Nonostante gli sforzi giorno dopo giorno il nosocomio è depotenziato delle sue offerte, posti letto ridotti, chirurgia a ore, laboratorio di analisi depauperato, guardie mediche ridotte ect.. Altre offerte sanitarie sono passate in regime di week surgery diurno e ambulatoriale (funzionano solo su programmazione dal lunedì al venerdì), mentre il sabato e la domenica è week end (per chi non lo sapesse il week end non è il fine settimana dei vecchi tempi dove magari ci si recava all’Ospedale per farsi curare quelle “piccole” magagne settimanali che si ingoiavano a denti stretti perché “toccava lavorare”), no cari valligiani, oggigiorno il sabato e la domenica sono fatti per gente moderna, giovane, atletica e soprattutto SANA. Cosa serve tenere dei reparti operativi se tutti quelli che contano in questa nuova società (i sani e belli) durante i week end sono in giro a divertirsi. Forse che il rientro sanitario sia stato voluto dai capoccioni al seguito di una valutazione svecchiata… cioè anti-vecchio? Udite… udite: ultima in ordine di tempo è arrivata la chiusura del punto nascite “perché non ci sono pediatri”. Un’azione sociale e politica diffusa ha portato la Giunta Provinciale a rivedere la decisione. Nel frattempo sono stati messi in concorso sei nuovi posti di Pediatra. Dei cinque che hanno vinto il concorso solo due hanno accettato di lavorare in Fiemme. Pochi mesi prima alcuni privati sostenuti dalla società Funivie del Cermis e altri soggetti imprenditoriali hanno lanciato una proposta: “Ai Pediatri e Anestesisti che

accetteranno di lavorare all’Ospedale di Fiemme regaliamo uno skipass e offriamo loro gratis gli appartamenti dove alloggiare”. Proposta che ha fatto discutere e anche sorridere (i medici), ma a quanto sembra risultata ininfluente sulla decisione dei giovani professionisti interpellati. Forse sarebbe da chiedersi perché questi artisti della salute hanno rifiutato il nostro territorio. Timore perché gettati allo sbando senza essere coperti da professionalità… vecchie? Così il primo volo che compiono i bimbi valligiani, ai quali viene in mente di nascere con grande urgenza durante i week end, anziché con la vecchia e arrugginita cicogna, lo fanno in elicottero (tanto costa poco ai contribuenti e poi questi bimbi moderni devono abituarsi al lusso, all’immediatezza… tutto e subito, slogan della modernità… che diamine… son ‘taliani o no?) Domandina da 3 € (siamo poveri non ci possiamo permettere di più), ma dove sono finiti il rispetto del diritto alla salute e i livelli minimi essenziali di assistenza? Dov’è finita la razionalità nel valutare quando un nosocomio può viaggiare a regime ridotto e non è, come nel caso di quello di Cavalese, fuori mano o meglio decentrato rispetto all’Ospedale centrale più vicino? Oltre ciò, parliamoci chiaro, si sa che i belli, giovani e sani fanno sport e amano divertirsi e che quindi, anche negl’intoccabili week end, possono aver bisogno di un intervento medico urgente? Se non altro per loro e per questo motivo, noi comuni, non più giovani mortali, chiediamo: “Please, salviamo almeno loro.”

tti u t a d n eek e ate sani! w n o u B rest … n e b a e bad

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FLASH

animale domestico? Sì, grazie

Un

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o ici fann t s e m o no ali d Gli anim salute, allevia ia s a bene all e riducono l’an s lo stres

Non siamo noi ad affermarlo, bensì numerosi studi scientifici: accarezzare un animale fa rilassare e insinua in noi pensieri positivi. Dare e ricevere affetto porta dei benefici sia fisici che mentali e, come lo sa bene chi un animale in casa già ce l’ha, si tratta di un amore incondizionato, che non chiede nulla in cambio se non un po’ di affetto e qualche piccola cura. Anche per le persone che si sentono sole sono di estremo aiuto, poiché il semplice fatto di sapere che al proprio ritorno a casa c’è qualcuno che le aspetta e che è felice di vederle, aumenta l’autostima e l’interesse per la vita. Per i bambini sono un toccasana, perché insegnano il rispetto e i valori positivi, quelli di cui avranno bisogno poi per tutta la loro vita. Gli animali sanno donare un amore sincero, cosa c’è di più bello che ricevere i gesti affettuosi di un cane che ci accoglie con balzi e leccatine sul volto, o di gatto che si accoccola accanto a noi facendo le fusa, o di un uccellino che cinguetta contento al nostro passaggio? Amore e sempre amore da qualunque parte esso arrivi. Se poi siete sovrappeso, prendete un bel cagnone, di quelli che diventano belli grossi e occupano tutto il divano: andare a spasso con lui, o meglio farvi portare a spasso da lui, vi farà certamente perdere peso oltre che invogliarvi a uscire di casa. È vero, un animale piccolo o grande che sia richiede delle cure, ma non sono nulla al confronto dell’amore che saprà donarvi.



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Il signore dei boschi

82 Uomini e donne a confronto

sommario

Quando un passatempo diventa uno stile di vita


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Rubriche 1 | Anteprima passioni 4 | In copertina: Gianfranco Vianello 6 | Caro albero di Natale 9 | L’inverno che verrà 10 | Dolomiti Première 12 | Folgorazioni ospedaliere 15 | Un animale? Sì, grazie

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Attualità 46 | Laboratorio Alpino e delle Dolomiti Bene UNESCO 48 | Le nostre valli 114 | Quando l’ospitalità è sinonimo di accoglienza

Paradiso animale 44 | Attenti al lupo…

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Relazioni

36 | Cinque cose da non dire mai a un ventenne 66 | L’errore più grande di un uomo 78 | Mio figlio è gay

Interviste 38 | Nino Ovan 72 | Enrico Camanni

Arte 90 | “Perché creo l’effimero” 96 | Botteghe

storiche – Cucina&Sapori – Benessere&Svago

Turismo&Sport 116 | Val di Fiemme 126 | Val di Fassa

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Fiemme&Fassa Magazine inverno 2016/2017 Iscr. Tribunale di Trento Nr. 7/15 del 13/05/2015

Capo Redattore Luigi Casanova

fiemmefassamagazine@gmail.com www.fiemmefassamagazine.com

Art&Graphics Grafart – Trento

Direttore Responsabile Sofia Brigadoi

Stampa Litografica Editrice Saturnia

Direttore Marketing&Communications Sandra Paoli

Camosci nella neve di Gianfranco Vianello www.gianfrancovianello.com

Assistente Marketing Francesca Girardi

In copertina

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Case da prima pagina

Dimore Della Valle

Via F.lli Bronzetti, 50 - 38033 - Cavalese (TN) tel/fax: 0462 231094 Str. Salejada, 26 - 38035 Moena (TN) tel/fax: 0462 574601 info@dimoredellavalle.com / www.dimoredellavalle.com cell: 377 6852598


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PASSIONI

QUANDO UN PASSATEMPO DIVENTA UNO STILE DI VITA SOFIA BRIGADOI

10 PERSONE SI RACCONTANO…

Fotolia - Disposable paper Cup for coffee with shoes - © Zarya Maxim


PASSIONI

La fotografia ritrae Franco e un esemplare di salmone atlantico catturato a Finnmark, provincia norvegese situata nell’estremo nord del Paese.

Franco Bosin

La pesca a mosca? Un’arte!

Franco ha 53 anni e vive a Predazzo con la moglie e la figlia. È Istruttore di tennis, nonché Guida e Accompagnatore di pesca (nuova figura nel panorama italiano). La passione della pesca è, diciamo, quasi innata in lui, sin da piccolo ha mostrato interesse per questa disciplina, in modo particolare per la pesca a mosca che esercita da quasi 30 anni. Per seguire questo suo interesse, ha viaggiato il tutto il mondo: Islanda, Russia, Scozia, Scandinavia, Canada… la lista è ancora lunga, insomma in tutto l’emisfero nord dell’Atlantico. Quello che sorprende e che merita di essere letto è con quanto riguardo pratichi la sua grande passione. Ascoltiamolo: “La pesca a mosca artificiale è il sistema più ecologico e rispettoso che si possa mettere in atto nei confronti della fauna ittica e del patrimonio naturalistico che ci circonda. Si tratta di una pesca pulita e ‘innocua’ poiché finalizzata sì alla cattura del pesce, nonché al suo rilascio senza creare danni permanenti, in quanto l’amo non viene inghiottito, né penetra all’interno del corpo del pesce, ma s’introduce nell’apparato mascellare ed è removibile senza creare alcun danno. Questo genere di pesca è un’arte e richiede una grande tecnica e molta precisione. Amo in modo particolare la pesca al salmone atlantico e ho una mia filosofia in merito: ‘Lancia la tua mosca e pensa ciò che vuoi… il pesce, se abbocca, è in più...’”.

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PASSIONI

Camoscio (Rupicapra rupicapra)


PASSIONI

Adriano, Faustino e Silvano

tre amici uniti da una grande passione: documentare la natura

Faustino Piazzi e Adriano Agnoli, titolari de Il Ghiottone FoodforFoodies a Cavalese, oltre che dalla passione per il buon cibo, sono accomunati anche da un altro importante interesse: la fotografia naturalistica. Faustino fin da giovane ha coltivato una grande passione per la montagna. Da oltre venticinque anni dedica il proprio tempo libero alla fotografia naturalistica e all’osservazione di tutta la fauna alpina. Anche Adriano ama la montagna: la visione di emozionanti paesaggi uniti ai fantastici colori di albe e tramonti, l’hanno avvicinato alla fotografia naturalistica. Conoscono poi Silvano De Marco, cineoperatore, attratto dalla natura, in particolare da tutta la fauna alpina alla quale dedica la maggior parte del suo tempo libero. I tre amici nel 2008 fondano Lunghefocali, casa editrice dedicata alla fotografia e alle riprese video naturalistiche. Grazie a un’approfondita conoscenza dei soggetti, riescono a inserirsi con discrezione e rispetto nell’ambiente naturale, realizzando emozionanti fotografie e riprese video. Sino ad ora hanno realizzato varie opere tra le quali “Val di Fiemme” libro fotografico con documentario in allegato, disponibile anche in versione limitata e numerata con copertina in legno di abete di risonanza. Ogni lunedì organizzano presso Il Ghiottone FoodforFoodies di Cavalese delle serate fotografiche alla quale possono partecipare tutti gli appassionati di fotografia della Valle.

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arredamenti depal

L’ a n t e p r i m a d e i t u o i s o g n i

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Renata tra i suoi amati fiori

PASSIONI

Renata Tavernar

mani e cuore nella terra

Renata è un’ambientalista che vive a Capriana, giornalmente dedica tempo e passione alla coltura dei campi. “La mia passione verso gli orti è esplosa quando da Bolzano sono ritornata a vivere a Capriana. Ho iniziato con i fiori portando colore attorno alla casa. Da allora ho continuato ad espandere la superficie dei miei campi arricchendoli delle sementi storiche delle Dolomiti. Dopo i primi passi con la coltivazione naturale il terreno diventava sempre più compatto, gli toglievo vita e respiro. Ho così sperimentato la pacciamatura, la consociazione delle specie, la rotazione delle coltivazioni: oggi ogni mio prodotto è naturale come pochi. Ogni anno lavoro i macerati di ortica, equiseto, assenzio e tarassaco, preparati che sostituiscono i prodotti chimici nella lotta ai parassiti. Era ed è una mia esigenza mettere le mani nella terra, stare piegata nei campi per ore al giorno tanto da riuscire a fatica a rialzarmi. Alla sera, stanca ma rilassata, sento quanta energia la terra mi trasferisce e percepisco di aver donato qualcosa di mio al campo. Non si ha idea di quanto piacere si provi quando giornalmente si raccolgono, naturalmente a secondo del periodo, verdure ed essenze, per poi utilizzarle con fantasia in cucina e creare ricette sempre nuove. Il campo è il mio paradiso, sono circondata dal canto degli uccelli, vedo e sento le lucertole passarmi sulle mani, ascolto grilli e cavallette, perfino le sgraziate cicale. A contatto con la terra vivo di meraviglia, tutto mi gratifica e rientro in casa ricca dei colori che ho assorbito dai miei amati fiori, dalle verdure, dalle piante.”

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PASSIONI


PASSIONI

A sinistra Gustavo Monsorno con un falco sacro, a destra il figlio Diego, anche lui falconiere

Gustavo Monsorno

e il mondo affascinante dei rapaci

Gustavo vive a Varena, da sempre appassionato di natura e fotografia naturalistica, si avvicina alla falconeria agli inizi del 2000 con il primo addestramento di una Poiana di Harris (Parabuteo unicinctus), proseguendo negli anni con ulteriori addestramenti di altre specie di rapaci: il Falco Sacro (Falco cherrug), l’Astore (Accipiter gentilis), il Falco Pellegrino (Falco peregrinus), il Gheppio (Falco tinnunculus). “La falconeria è una pratica venatoria basata sull’uso di falchi o altri uccelli rapaci, sviluppatasi prima in Oriente che in Occidente, dall’ VIII secolo a.C. in poi. Giunta in Europa (VII-VIII secolo), fu durante il regno dell’Imperatore Federico II in Sicilia che la falconeria subì un notevole sviluppo. Federico II, grande appassionato di falconeria, redasse l’opera omnia della falconeria stessa, ‘De arte venandi cum avibus’ (Sull’arte di cacciare con gli uccelli), nella quale descrisse l’allevamento, l’addestramento e l’impiego di uccelli rapaci nella caccia. La falconeria richiede molto tempo e dedizione tanto da occupare buona parte del tempo libero, questo per poter raggiungere una reciproca fiducia. A oggi in Trentino sono detenibili solamente sette specie di rapaci e la caccia con il falco è vietata. Per chi volesse avvicinarsi al mondo della falconeria un consiglio che posso dare è di appoggiarsi a un falconiere per imparare a curare e seguire il rapace nel modo migliore.”

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PASSIONI

Fotolia - wood carving tools - © AlenKadr


PASSIONI

Ivo ritratto con alcune delle sue maschere

Ivo Piaz

lo scultore di maschere

Ivo, classe ’59 di Pera di Fassa, realizza maschere per puro piacere. Non lo fa a scopo di lucro, anzi non le regala nemmeno. Le fa per se stesso e per soddisfare il desiderio di veder nascere da un pezzo di legno dei volti (perlopiù delle caricature). D’estate fa il rifugista e d’inverno il maestro di sci. La sua passione è nata da una sfida tra amici e lentamente si è trasformata in qualcosa di più. “È un passatempo che mi rilassa e mi fa stare bene. So esattamente quando ho realizzato le mie maschere, tutte! Il più delle volte rispecchiano il mio stato d’animo dei giorni in cui le ho intagliate. Alle volte mi capita di avere un’idea precisa e la mia mano segue esattamente ciò che la mente detta. Talvolta invece non seguo un’ispirazione precisa, mi lascio guidare dall’estro di quel momento. Mi è anche capitato, svolgendo il mio lavoro, di incontrare delle persone che hanno espressioni particolari o una mimica del viso accentuata, che meritavano di essere tradotte in maschere. Le mie preferite sono quelle spaventose… insomma che incutono un certo timore. Non è stato facile raggiungere una certa facilità di esecuzione, mi c’è voluto parecchio tempo, ma ora sono contento di aver trascorso tante ore in compagnia di me stesso, tranquillo, con i miei attrezzi da lavoro, mentre un pezzo di legno prendeva forma.”

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PASSIONI

Valeria Pallotta

montanara per vocazione “Quando penso agli avvenimenti che mi hanno portato alla vita che conduco oggi, quasi non mi sembra vero! Un solo comune denominatore: la passione per la montagna che è sempre stata presente in tanti modi diversi. L’ho sempre frequentata fin da piccola, quando mio papà cercava di inculcarmi questo amore anche a volte, in maniera troppo insistente. Estate e inverno, sole o neve, quando si poteva si saliva su qualche cima o si sciava fino a fine giornata. Ed è così che pian piano ho cominciato a non poterne più fare a meno e a sognare di fare la maestra di sci e di scalare cime sempre più difficili. Forse questa è stata la scuola migliore per arrivare alla vita che conduco oggi. Da quando ho cominciato a pensare a quale piega avrebbe preso, ho sempre cercato di abbinarla a qualcosa che mi permettesse di vivere in montagna, di avere a che fare con la roccia, la neve, e non mi importava granché sapere che a volte le condizioni potessero essere rigide e non proprio ‘comode’. Il primo passo per far avverare il sogno più grande l’ho fatto appena terminati gli studi universitari… volevo diventare maestra di sci! E quale posto migliore della Val di Fassa per lavorare e allenarsi un po’? Quindi destinazione Dolomiti! In pochi giorni ho cominciato a incontrare persone speciali che hanno contri-

Rifugio Re Alberto


PASSIONI

buito a realizzare i miei progetti. Dopo tre anni di allenamenti, lavoro e una dose esagerata di ottimismo sono riuscita a fare il lavoro che avevo sempre sognato. L’estate invece è stata un crescendo di opportunità e occasioni. Ho sempre frequentato persone che amavano la montagna, guide alpine o semplici amici appassionati che mi affascinavano per quello che facevano e che cercavano di farmi conoscere tutto quello che non sapevo ancora delle rocce dolomitiche. Scalare e camminare erano attività all’ordine del giorno… come potevo rifiutare un lavoro in rifugio sotto le tanto famose e rinomate Torri del Vajolet! Era un onore essere lassù, in mezzo alle rocce, averle a portata di mano e salirle appena si avevano due ore di tempo… era casa nostra, avevo le montagne ‘nel giardino di casa’! Ed è così che senza saperlo ho cominciato ad amare sempre di più quel luogo (Rifugio Re Alberto), che ancora oggi m’incanta, dopo più di vent’anni! Il clima e le condizioni estreme di certe giornate non erano molto incoraggianti, ma ho sempre sentito dentro una vocina che mi diceva che dovevo proteggere e custodire quel luogo così importante e necessario per molti alpinisti. E le sfide non mancavano di certo… non si trattava più di salire su una cima, ma di aggiustare un generatore, di usare una teleferica, di cercare l’acqua nei momenti di siccità, d’inventarsi ogni anno qualcosa che ne migliorasse l’aspetto e l’accoglienza. Anno dopo anno il sogno cominciava a prendere forma… stare lassù mi ha temprato il carattere, mi ha reso sempre più coraggiosa e pronta alle sfide improvvise e quindi dovevo fare qualcosa di grande… farlo diventare mio! Un’‘utopia’ diceva qualcuno, ‘sei matta da legare’ diceva qualcun altro. Ma i commenti non mi importavano, sapevo dove volevo arrivare. Finché un bel giorno, sedici anni dopo la prima ascesa, ecco l’occasione che arriva! Ora mi sento così fortunata di ‘possedere’ un pezzettino di montagna unico al mondo!”

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PASSIONI

Gianluca mentre fa decollare un elicottero


PASSIONI

Gianluca Facchini

Il modellismo?

Non solo un hobby, ma anche una sfida Gianluca, classe ’71, fa il camionista e vive a Canazei. Si è avvicinato al modellismo vent’anni fa realizzando i suoi primi prototipi radiocomandati di alianti, fino a giungere, questo un paio di anni dopo, a costruirli da zero, arrivando a realizzarli in scala 1:2, più precisamente un LO 100 da 5 m di apertura alare e con un peso di 37 kg (l’aliante vero ha un apertura alare di 10 m per un peso al decollo di 265 kg). Restiamo sbalorditi e lui aggiunge: “Sono stato il primo in Italia nel riuscire a far volare questo aliante come il reale, riuscendo ad adattare un profilo con una buona efficienza con svergolatura sulle estremità, e questa cosa mi fa piacere perché significa che riesco a costruirli molto bene. Per mancanza di tempo dagli alianti sono passato agli elicotteri sempre r.c. (per costruire un aliante ci vuole moltissimo tempo, per uno ho impiegato quasi un anno), e ammetto che mi dà maggiore gioia farli volare in quanto è molto più complesso pilotarli per via della loro dinamica che non volano per inerzia come gli alianti (un po’ la stessa cosa accade per gli aerei veri). Senza vantarmi ma riesco a farli volare in volo rovescio e a tagliare persino l’erba. In questi ultimi anni mi sono dedicato a un altro tipo di modellismo ‘il movimento terra’, in pratica escavatori, ragni e camion, tutti oleodinamici e realizzati in scala 1:12. Per assemblare un escavatore ho impiegato esattamente - me lo ricordo bene - 600 ore. A parte me qui in valle non c’è nessuno che li costruisce. Se si desidera acquistare un modello già pronto le cifre richieste sono davvero esose: un escavatore in scala 1:12 costa 12 mila euro. Possiedo una decina di alianti e cinque elicotteri, più alcune macchine ‘movimento terra’. Il mio preferito però rimane l’aliante che si chiama LO 100. Ultimamente ho messo insieme anche un drone, ma non mi dà la stessa soddisfazione nel pilotarlo degl’altri miei modelli. Ritengo che questa mia passione sia soprattutto una sfida: mi piace capire fino a dove posso spingermi...”

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Rosy mentre dipinge

PASSIONI

Rosa Lia Chiocchetti

e la sua “vita” per l’arte

Rosy è nata Moena nel 1948. Fin da piccola era attratta da colori e pennelli. Le piaceva osservare la natura e disegnare. Ecco cosa ci racconta: “Il mio percorso scolastico si è subito indirizzato verso gli studi artistici. All’inizio la mia scelta non è stata ben accettata dai miei perché come tutti sanno, negli anni 60, non era ‘normale’ che una ragazza frequentasse una scuola d’Arte maschile; ma la mia convinzione e la mia caparbietà ha vinto su tutto e tutti. Dopo molte difficoltà sono entrata come la prima studentessa donna della scuola d’Arte di Pozza di Fassa. Certo, allora non immaginavo che più tardi avrei anche insegnato nella stessa Scuola. La mia passione per la Pittura è dunque cresciuta e maturata in val di Fassa, perciò immersa nella natura dove i soggetti da dipingere non possono essere altro che paesaggi, monti, prati e fiori. Mi emoziono davanti agli spettacoli che la natura mi offre continuamente ed io la ringrazio ritraendola col cuore, oltre che con i pennelli. Se qualcuno mi chiede di spiegare la mia passione per la pittura io, sinceramente, non so rispondere perché i colori, pennelli e tavolozza fanno parte di me, sono nel mio DNA, non riesco a pensare me stessa diversa. Credo però che quest’amore per la pittura traspaia nei miei quadri e mi sembra che sia recepito anche da chi li guarda. Quello che mi stimola a continuare a dipingere è anche la soddisfazione che ottengo nelle mostre personali e collettive e dai corsi di pittura da me organizzati, sia per bambini che per adulti. Devo dire che dipingere, per me è la vita, la soddisfazione, in una parola: la Felicità e mi ritengo molto fortunata ad avere questa meravigliosa passione.”



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RELAZIONI

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N O N A D E S CO MAI A UN DIRENTENNE VE ENTE UD T S O IO UN R A T I S R E V I N U


RELAZIONI

Bello essere giovani. La vita ancora tutta da realizzare, tanti progetti, tanta voglia di fare. Tutto molto emozionante, finché non ti vengono poste le (solite) domande sbagliate e le affermazioni da parenti/amici (più vecchi) e in realtà da chiunque pensi che la tua vita, solo perché ancora breve, sia affare suo. Le domande poste tra l’altro sono sempre le stesse e ogni anno diventano un po’ più insopportabili.

“Quando ti laurei?”:

Quando mi laureo. Eh… spero presto. Ma in realtà ancora non lo so perché pensarci mi fa ricordare dell’esame che devo ancora dare, della tesina che devo ancora scrivere e del fatto che sembra che tutti i miei amici si stiano laureando alla velocità della luce e nel frattempo io sono ancora qui che cerco di capire il metodo per la restituzione online dei libri alla biblioteca universitaria. Quindi non lo so quando mi laureo e se potessimo mettere da parte il discorso fino al giorno effettivo della mia laurea ve ne sarei grato/a.

“Ce l’hai il fidanzatino/la fidanzatina?”

Lasciate che vi spieghi una cosa: se avessi il fidanzatino/la fidanzatina ve lo avrei già detto, in quanto sarebbe un evento tale che richiederebbe una vera e propria celebrazione. Quindi no, se me lo devi chiedere, la probabilità dice che non ce l’ho. Inoltre nel momento in cui me lo chiedi ed io ti rispondo di no, poi probabilmente mi sentirò in dovere di dare spiegazione di tale mancanza nella mia vita, raccontando quanto in effetti io sia troppo impegnato, degli hobby che riempiono anche quel poco di tempo libero che mi rimane, e concluderò dicendo che tanto in realtà non sto neanche cercando (falso).

“Io alla tua età…”:

Sì va bene, lo abbiamo capito, tu alla mia età eri sposato, con figli, il mutuo estinto, la bella macchina ect. ect.. Io invece come obiettivo per il 2016 mi ero prefissato di smetterla di lasciare nel frigo il latte scaduto da mesi fino a formazione muffa. Ma comunque ho altre qualità, dai.

“Dopo l’università cosa vuoi fare nella vita?”:

Ma secondo te, se mi mette l’ansia anche solo la domanda riguardo a quando mi laureo, e fermo restando che il latte scaduto in realtà è ancora nel frigo, come credi che riesca a darti una risposta esaustiva a tale quesito? Si narra però l’esistenza di una schiera di eletti che, appena usciti dall’utero materno, fossero già in grado di delinearti perfettamente come sarebbe stata la loro vita, nessuna indecisione. Io comunque non sono tra quelli.

“In bocca al lupo per tutto!”:

Che Dio ci salvi dal propiziatorio “In bocca al lupo!”. Se hai davanti un ragazzo superstizioso (cosa tutt’altro che infrequente) lo vedrai cominciare a strapparsi i capelli urlando e imprecando perché “in bocca al lupo” gli porta male! Che poi non ho mai capito come si debba rispondere all’augurio. Per concludere dico:

“Omnia tempus habent” (Ogni cosa a il suo tempo).

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INTERVISTE

Nino Ovan

L’ARTISTA DEI TABIÀ DELLE DOLOMITI LUIGI CASANOVA


INTERVISTE

Nino si è dedicato allo studio artistico delle baite di montagna, in ogni vallata diverse fra loro perché costruite con funzioni specifiche (bosco, caccia o pascolo). Con la sua arte è entrato nella intimità dei tronchi, dei sassi, delle strutture. Le baite ancora oggi raccontano. Per questo motivo sono un patrimonio collettivo da conservare

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INTERVISTE

Nino, un artista cittadino (vive a Marghera Venezia) che dedica anima e corpo alle case delle Dolomiti, le baite. Come si può spiegare una scelta tanto totalizzante? Le Dolomiti sono una bellezza quasi imbarazzante, in nessun luogo risultano ovvie. Così è per i tabià, un vissuto che si sta irrimediabilmente consumando, perdendo senso. Non solo perché le strutture decadono nel tempo, corrose da insetti, dall’acqua, dal sole. Sono stati usati e oggi vengono abbandonati, finché crollano o sono trasformati in “altro”. Tabià deriva da Stablum, presso i romani significava casa. È la casa del lavoro, strutturata in funzione dell’uomo, per il riparo, i lavori in quota, per ospitare animali domestici. È luogo di massima sobrietà, sia nell’uso dei materiali che nel consumo di suolo. È essenziale. È legno e pietra locale. Perfino i chiodi sono in legno, tutto, dalla forma ai materiali,

identifica uno specifico luogo. Senza il tabià il paesaggio manca di qualcosa, di un segno, forte. È stato esercizio continuo, l’esperienza dell’adeguamento – inserimento dell’uomo nella montagna. Una cultura forse irrimediabilmente perduta. Cosa propone un artista in questi casi? Oggi la cultura della pianura (fare subito, correre) è arrivata fino alle quote più alte. Questi piccoli luoghi, i tabià, non potevano rimanere immuni dalla trasformazione. Si stanno tramutando in abitazioni di lusso, vengono imposti materiali moderni, scompaiono così culture secolari. Tutto viene consumato e digerito dalle urgenze, il bello non corrisponde più al semplice, alla funzionalità, alla linearità. Quella delle baite è una storia che volge alla fine, o perché crollano o perché falsificati. L’artista lascia una testimonianza e ovviamente la interpreta.


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Infatti tu i tabià li ripulisci da certi orpelli imposti, siano questi lamiere o palchi. Dopo trent’anni di acquerelli, unici per qualità, sei passato alla china. Come tu dici sei passato dai dipinti al disegno. Certo, questo passaggio rafforza il segno. Il pennino 13 tanto sottile (ci vuole la lente per distinguerlo bene), permette una tecnica incisoria che lascia il lavoro sciolto, pulito. Per offrire profondità e lontananza sono passato ad una tecnica curiosa: con la lametta cancello il lavoro e lo riprendo con una serie di puntini o trattini che evidenziano superfici più sfumate. Gli alberi, quasi indefiniti, sono contorno, l’erba è ideativa, gli stessi ciuffi sfumano. La montagna sullo sfondo è invece viva nei contrasti in chiaro – scuro. Un solo paesaggio può significare oltre un mese di lavoro. Con queste tecniche rimane centrale la baita, opera dell’uomo, serbatoio di fatiche, di ingegni, di solidarietà diffuse. La mia è una sfida che ho aperta, è tesa a trasmettere agli altri il senso profondo della bellezza: non solo l’opera in quanto tale, ma anche studio antropologico.

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Quali prospettive intravvedi? Riusciranno le nostre vallate a conservare testimonianze tanto importanti? Penso che ormai sia tardi per avviare una riconversione culturale, un passaggio di amore verso la storia di chi ci ha preceduto, al lavoro svolto sulle alte quote o nei centri abitati con i grandi fienili in legno e stalla sottostante. Specialmente le montagne ricche, comprese Fiemme e Fassa quindi, questo patrimonio lo hanno perduto. Per sempre. Come già detto o si è lasciato crollare o laddove si è ricostruito non è più possibile parlare di tabià. Sono divenuti abitazioni di villeggiatura, in troppi casi delle lussuose ville. Secoli di storia e di paesaggio sono stati cancellati. In tempi brevi si possono recuperare eco-musei all’aperto solo nel bellunese, nella Carnia, nelle Dolomiti friulane. Per fare questo è necessario il coraggio di amministratori ricchi di prospettive di lungo periodo e di amore verso la loro terra. Non ho dubbi, la mia visione della montagna è romantica, ma credo sia possibile coniugare la bellezza e la semplicità di un tempo con la modernità, con le esigenze di oggi totalmente diversificate. Il mio lavoro non può che interpretare il passato e grazie all’arte lasciare traccia

di cosa era la montagna. Lavoro con passione, con pazienza certosina. Come facevano i falciatori decine di anni fa. Non un filo di erba veniva lasciato sul pendio. Con medesima attenzione io non voglio perdere nessuna sfumatura, né nelle forme, né nei colori (quando utilizzo l’acquerello) né nelle espressioni secolari che i legni evidenziano, nelle travi, nelle assi, nelle scandole. Questa è stata la mia missione e a questo percorso rimango coerente.

Nino Ovan è nato a Udine nel 1941. Nel 1957 si trasferisce a Venezia dove si diploma in pittura all’Accademia di Belle arti nella cattedra di Giuseppe Santomaso. Nei primi anni sviluppa una ricerca legata alla Pop Art partecipando con successo a varie mostre nazionali. Nel 1965, insieme a un gruppo di pittori: Bendini, Calzolari, Mazzoli, Pasqualini e letterati bolognesi, partecipa alla costituzione dello “Studio Bentivoglio”. Nel 1966, interessato alla corrente delle Strutture Primarie, inizia una ricerca sulla forma nell’ambito plastico sperimentando le tecnologie e i materiali più recenti. L’esposizione alla Galleria del Cavallino di Venezia nel 1968 sarà l’inizio della attività scultorea che continua tuttora con le opere in neon. Risale al 1988 la prima esposizione degli acquerelli con soggetto i “Tabià”. Molte delle sue opere si trovano in raccolte pubbliche e private.


Tito, oggi come ieri, è sinonimo di Speck ed altri salumi tipici prodotti seguendo antiche ricette, frutto di esperienza di oltre mezzo secolo. La produzione si svolge nel maso di famiglia sito sull'altipiano delle Ganzaie, nei pressi del paese di Daiano ad un altitudine di 1300 m, dove qualità ed eccellenza sono garantite dall'utilizzo di materie prime selezionate e una lavorazione accurata. Il Maso dello speck è anche agriturismo con cucina tipica, da assaporare al tepore del camino acceso o all’esterno, immersi nella natura delle Ganzaie. Vi aspettiamo al Maso dello Speck per degustare ed acquistare i nostri prodotti fra i quali speck, pancetta, salami, filetto affumicato e molte altre specialità della tradizione. Daiano, Pozze di sopra, 2-Ganzaie Info e prenotazioni 0462.342244 info@titospeck.it - www.titospeck.it

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PARADISO ANIMALE

Abbiamo condannato il lupo non per quello che è, ma per quello che abbiamo deliberatamente

i t n e t t A . . . o p u al l ed erroneamente percepito che fosse – l’immagine mitizzata di uno

spietato assassino selvaggio -. Che, in realtà, non è altro che

l’immagine riflessa di noi stessi.

(Farley Mowat)

… così cantava, profeticamente, Lucio Dalla. E il lupo è arrivato in val Veneggia (Fiemme), è stato filmato e ha anche predato diverse pecore, creando un notevole allarmismo tra gli abitanti delle valli dell’Avisio. Si tratta di un arrivo atteso, già anni fa il lupo era passato per le Pale di San Martino per poi stabilizzarsi sui Monti Lessini. Come sempre l’arrivo di un predatore, da un secolo assente sul territorio, alimenta la fantasia ma soprattutto diffonde una notevole paura: Rovina il turismo… Meglio abbatterli subito prima di trovarci con innumerevoli cucciolate… Dobbiamo difenderci… sono alcuni tra i commenti che si raccolgono giornalmente.


PARADISO ANIMALE

Forse non tutti sanno che… … il lupo non assale l’uomo se non nei film, in Italia si superano i 1000 esemplari. … in Europa sono almeno 12.000 e non si riscontra un solo incidente, a differenza di quanto avviene con i cani. Certo, i pastori devono prendere delle contromisure per proteggere le greggi, ma in Appennino ci sono riusciti. Una corretta gestione del lavoro può evitare considerevoli danni. Nessuno mette in dubbio che… … la paura sia difficile da contrastare, e quando ci si lascia sopraffare da un sentimento così totalizzante, diviene difficile diventare obiettivi sul problema che l’ha fatta insorgere. … la paura è paralizzante perché si esprime sempre in reazioni irrazionali e, in questo specifico caso, priva della forza della scoperta. Ogni notizia in merito (anche se non negativa) è percepita comunque come un pericolo, mai come opportunità. Ciò che però sorge spontaneo dire è che… … prima di esprimere giudizi definitivi sarebbe necessario provare ad approfondire la conoscenza nei confronti di questo animale.

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ATTUALITÀ&CULTURA

LABORATORIO ALPINO E DELLE DOLOMITI BENE UNESCO una kermesse ricca di eventi culturali dedicati alla montagna

Un nutrito e dettagliato programma gratuito di attività culturali per adulti e bambini, ha preso il via alla Casa della SAT a Trento. L’esigenza di realizzare un luogo dedicato a iniziative legate all’aspetto intrinsecamente e più specificatamente culturale della montagna, un luogo aperto, alla partecipazione ed accessibile a tutti, ha dato l’input nel formalizzare una Convenzione tra la SAT e la Provincia Autonoma di Trento, in collaborazione con Fondazione Dolomiti UNESCO, Trento Film Festival, TSM/STEP e MUSE. In aggiunta alle iniziative di seguito illustrate, nell’atrio della Casa della SAT, è posto un totem interattivo, grazie al quale chiunque ha la possibilità di ricevere informazioni sul calendario degli eventi, vedere film, ottenere informazioni sulle Dolomiti e molto altro ancora. Al 2° piano della Casa della SAT si trova la Biblioteca della Montagna SAT, una delle maggiori strutture al mondo dove si conservano e si mettono a disposizione degli utenti libri e documenti di ogni tipo sulla montagna e l’alpinismo. La Biblioteca conserva anche un Fondo librario e documentale dedicato alle Dolomiti Bene UNESCO, con migliaia di libri e documenti, nonché un Archivio storico ricco di 80 mila immagini e decine di migliaia di documenti. Fotolia: Movie projector and blank screen - © razihusin


ATTUALITÀ&CULTURA

MOSTRE TEMPORANEE Questa prima edizione del Laboratorio Alpino e delle Dolomiti Bene UNESCO prenderà avvio venerdì 2 dicembre, alle ore 17.30, con l’inaugurazione della mostra temporanea MYLMeet your Landscape, che rimarrà aperta fino al 23 dicembre, dal lunedì al venerdì, ore 14-18. L’altra mostra temporanea in programma verrà inaugurata: giovedì 26 gennaio, alle ore 17.30: La fluitazione del legname nei disegni di Roswita Asche, in collaborazione con Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino, che rimarrà aperta fino al 24 febbraio, dal lunedì al venerdì, ore 14-18.

PROIEZIONE DI FILM E DOCUMENTARI A partire dal 2 dicembre verranno proiettati 10 film a cura del Trento Film Festival (7 nello Spazio Alpino SAT e 3 al cinema Astra); il documentario Cittadini delle Dolomiti di Alessandro Filippi (Italia, 2016, 40’), risultato della campagna di interviste e 8 documentari a cura della Fondazione Dolomiti UNESCO. Nel dettaglio: Montagne in fiamme (Germania, 1931, 95’); Dolomiti montagneuomini-storie (Italia, 2016, 52’); L’economia del bene comune (Italia, 2016, 45’); Dolomiti montagne-uomini-storie, le 6 puntate a cura di P. Badaloni e F. Slanzi; La montagna che esplode (Italia, 2006, 52’); In motocicletta sulle Dolomiti (Austria, 1926, 46’); Der Zinnenmann (Italia, 2014, 40’); Das Berg des Schiksal (Germania, 1924, 87’); Alpi (Germania, 2011, 60’); Das blaue Licht (Germania, 1932, 86’); Cliffhanger (L’ultima sfida) (USA, Italia, Francia, 1993, 112’); L’orso (Francia, USA, 1988, 94’); Der Stille Berg (Austria, Italia, 2014, 98’).

LABORATORI per bambini e ragazzi Il 7 e 16 dicembre e il 12 e 19 gennaio Giulia Mirandola terrà 4 Laboratori visioni dolomitiche (dalle ore 16 alle 18). Per scaricare il calendario iniziative e per ulteriori informazioni: Biblioteca della Montagna-SAT – 0461.980211 Dal lunedì al venerdì, ore 9-13, 14-18 (fino alle 19 il giovedì) – www.sat.tn.it - sat@biblio.infotn.it Fotolia: Pile of books with falling letters - © Creativa Images

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ATTUALITÀ

VALLE DI

FIEMME TRA CERTEZZE E SPERANZE MARIO FELICETTI


ATTUALITÀ

VALLE DI

FASSA INANT ADUM LUCIA GROSS

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ATTUALITÀ

VALLE DI

FIEMME MARIO FELICETTI


ATTUALITÀ

Un’area che ha sicuramente sofferto, come il resto del paese, della crisi esplosa negli ultimi anni, ma che ha trovato al suo interno gli stimoli e le risorse, umane e sociali, per guardare al futuro con un certo ottimismo. Da sottolineare innanzitutto la portata della sua economia, che si fonda su quattro comparti di sostanziale rilevanza: l’artigianato, l’industria, il commercio e soprattutto il turismo, che spesso è strettamente legato agli altri tre. Senza dimenticare il mondo agricolo e zootecnico che rappresenta sempre e comunque un riferimento di sostanza, anche se oggi appaiono ridimensionati aspetti e contenuti che un tempo rappresentavano il perno della vita locale. Rimane l’importanza dell’artigianato e dell’industria. Indubbiamente la crisi si è fatta sentire, ma sembrano confermati i segnali di ripresa e si distingue la forza di alcune aziende (La Sportiva, Pastificio Felicetti, Eurostandard, Rizzoli, Star Pool) che, grazie ad una produzione di prestigio assoluto, hanno conquistato importanti spazi operativi anche in campo internazionale. Qualche problema sembra invece manifestare il settore del commercio.

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ATTUALITÀ

Gli acquisti su internet non favoriscono il commercio, mentre si registra un incremento turistico, anche di clientela italiana Centinaia di piccole e grandi aziende condizionate sempre più dalla impietosa concorrenza del mondo di Internet, che spinge soprattutto i giovani a fornirsi on line di quanto hanno bisogno. È un fatto generazionale ed il futuro non sembra in grado di rovesciare questa tendenza ormai consolidata. Buone nuove invece dal turismo, che in Fiemme registra oltre 6.000 posti letto in 110 alberghi e circa 35.000 nel settore extralberghiero. residence, campeggi, affittacamere, appartamenti, B&B, strutture agrituristiche e rifugi alpini. Dopo un certo periodo di difficoltà, sembra tornato il sereno in una zona di montagna come la nostra, che possiede risorse accattivanti e che è abbastanza lontana dai grossi problemi, anche di convivenza, che si manifestano nelle grandi città. Sta tornando la clientela italiana (più 6% di arrivi la scorsa estate) ed anche dall’estero i segnali sono positivi. Da sottolineare, per l’inverno, le grandi potenzialità sciistiche valligiane, con decine di impianti di risalita distribuiti tra le aree dell’Alpe Cermis, dello Ski Center Latemar (Predazzo-Pampeago-Obereggen), di Bellamonte Lusia (dove si annuncia per l’inverno l’attivazione della nuova, modernissima telecabina) e di Passo Rolle, zona peraltro che ha assoluta necessità di un rilancio di immagine e di iniziative, per farla ritornare ai fasti di un tempo.

Ma all’economia si accompagna una straordinaria vitalità per quanto riguarda le manifestazioni ed i progetti, che vanno ad abbracciare lo sport (in primo piano la Marcialonga di Fiemme e Fassa, nelle sue tre versioni invernale, cycling e running, il Tour de Ski, che si mantiene dopo tre Mondiali di sci nordico, ma anche una serie impressionante di appuntamenti in ogni disciplina estiva ed invernale), oltre che le tradizioni, la gastronomia, la musica, l’ambiente, la storia con la Magnifica Comunità di Fiemme a rappresentare il suo emblema. Il tutto supportato dalla forza di un volontariato diffuso ed impagabile. Una valle che sta cambiando anche dal punto di vista amministrativo, con alcuni Comuni orientati alle fusioni ed altri che hanno preferito le gestioni associate, tutti comunque impegnati ad unire le forze per lavorare insieme al servizio delle comunità locali. Da sottolineare infine un aspetto rilevante, legato alla mobilità. Con il mutare dei tempi, crescono i problemi di trasporto pubblico e la valle soffre di un traffico automobilistico sempre più in affanno, specialmente durante le stagioni turistiche. Da anni si parla di una nuova ferrovia da Trento a Penia di Canazei, attraverso le valli di Cembra, Fiemme e Fassa. Dopo qualche perplessità iniziale, sembra stia emergendo la consapevolezza che il progetto è un passo nel futuro. Ci crede la maggior parte della gente ma è soprattutto alla politica che si chiede un atto di coraggio.

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ATTUALITÀ

La volontà e la capacità di andare “avanti insieme”, pilastri delle conquiste della Valle di Fassa negli ultimi 50 anni, sembrano ormai svanite. “Inant adum” (avanti insieme) è stato per decenni il motto del movimento ladino, che con queste parole incitava la Valle di Fassa a rimanere unita per chiedere il riconoscimento di diritti in virtù di una specificità identitaria. Diritti giuridici, linguistici e di rappresentanza, più che economici, tanto che quella di “occuparsi solo di cultura” sarà un’accusa rivolta spesso, anni dopo, al movimento politico ladino. Ma nel concetto di “inant adum” non c’erano solo lingua e cultura, c’era il valore storico di una comunità che aveva affrontato e superato con fatica, caparbietà e ingegno, ma soprattutto con senso della solidarietà e del “bene comune”, tempi difficilissimi. Saper andare “inant adum” ha portato la Valle di Fassa negli ultimi 50 anni a concretizzare grandi obiettivi, come il Consigliere provinciale ladino di diritto, il Comprensorio Ladino divenuto poi Comun general e una Scuola Ladina di Fassa con ben tre Licei, istituto d’eccellenza in una valle che era fanalino di coda in tutte le statistiche sulla scolarizzazione e frequentato oggi anche da studenti provenienti da fuori valle.


ATTUALITÀ

VALLE DI

FASSA LUCIA GROSS

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ATTUALITÀ

Servirsi dei traguardi raggiunti. Un’utopia Purtroppo oggi la Valle di Fassa sembra non saper beneficiare dei traguardi raggiunti. Se qualcosa può essere imputato ai protagonisti storici del movimento politico ladino, non è di non essersi occupati di economia, ma di non aver saputo coinvolgere le giovani generazioni, creando una classe dirigente preparata. Come spesso accade, chi i diritti li trova anziché doverli guadagnare, non ne capisce importanza e valore, finendo per sprecarli. Così il posto di Consigliere ladino, anziché espressione forte di una valle che va “inant adum” è stato da taluni considerato facile terreno di conquista per appagare ambizioni presuntuose e il Comun General de Fascia, osannato come il baluardo dell’autonomia e dell’unità di Valle, si è impigliato nella rete di amministratori che tutto vogliono, tranne andare “inant adum”. In questo quadro vanno letti gli ultimi avvenimenti, iniziando dal “pasticcio” fatto nell’applicazione della riforma istituzionale. Pur avendo un Comun General dalle enormi potenzialità, che già gestisce unitariamente da anni diversi servizi, alcuni amministratori hanno infatti voluto dividere la valle in due ambiti, tagliandola a metà tra Vigo e Pozza. La risposta repentina delle due amministrazioni è stata di procedere alla fusione: nel referendum del 20 novembre scorso tale proposta è stata accolta in entrambi i comuni da oltre l’80% dei votanti. Ospitalità ai profughi e fusione dei Comuni. Cosa vogliamo fare? Nel frattempo gli amministratori si sono impigliati anche su altri temi. Per esempio l’accoglienza ai profughi, gestita in maniera disordinata e poco responsabile: senza soffermarsi sui fatti che hanno dato a tutti l’immagine di una valle razzista (il che non è), a un anno e mezzo dalla

richiesta della Provincia di organizzare un’accoglienza diffusa nelle valli, la disponibilità qui è ancora incerta. O ancora su casi come quello del privato (e amministratore) che blocca la ciclabile a Campitello, e pur avendo un contenzioso col Comune e col Comun General conserva tranquillamente i suoi incarichi, o del privato (e amministratore) che mette sul suo tetto l’antenna telefonica in barba alle proteste e alle promesse fatte ai cittadini, mantenendo competenze di valle su energia e ambiente. Non voglio soffermarmi su questi frutti evidenti di un individualismo che è l’esatto opposto del senso più profondo dell’andare “inant adum”, ma tornare invece al referendum per la fusione dei Comuni, cui avevano aderito, pur contro la volontà delle rispettive amministrazioni, anche Soraga e Mazzin. Qui il risultato è stato opposto e i due Comuni (circa 700 e 500 abitanti) rimangono autonomi, ma probabilmente non per molto. Ora la discussione è se la Provincia permetterà ai Comuni fassani estranei alla fusione di dividersi ancora in 2 ambiti, derogando dai 5000 residenti previsti, o se tutti, da Moena a Canazei, dovranno decidersi a lavorare insieme o ad affidare al Comun General quelle competenze che rivendica a parole ma rifugge coi fatti. Il nuovo scenario parte dunque da Sèn Jan. Il nuovo Comune (all’inizio doveva essere “Fassa”, ma è stato osteggiato dagli altri amministratori) ha scelto infatti il nome della frazione tra Vigo e Pozza, da sempre cuore della valle a livello geografico, amministrativo, religioso e culturale, e oggi anche centro di numerosi servizi. Ma solo il futuro potrà dirci se questo sarà un ulteriore motivo di frattura in valle o se potrà essere invece l’inizio di un percorso per provare di nuovo ad andare “inant adum”.

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Maschio di gallo cedrone Foto Lunghefocali Facebook: Lunghefocali


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GALLO CEDRONE, IL

SIGNORE DEI BOSCHI LUCA ROTELLI, BIOLOGO-FAUNISTA

Il gallo cedrone è una specie caratterizzata da un grosso dimorfismo sessuale, sia per quanto riguarda le dimensioni (il peso dei maschi è compreso tra i 4 e i 5 kg, mentre le femmine raramente arrivano a pesare 2 kg) sia rispetto al piumaggio, molto più appariscente nei maschi. Il gallo cedrone è conosciuto dai più soprattutto per le sue parate nuziali durante il periodo primaverile, quando i maschi visitano luoghi tradizionali conosciuti come arene di canto, in cui le femmine vengono attirate per l’accoppiamento, grazie a un sistema di comportamenti ritualizzati e al canto. Al di fuori di questo periodo invece la specie è alquanto difficile da osservare a causa delle abitudini molto elusive. Chi frequenta il bosco, per diletto o per lavoro, spesso non si rende neanche conto della presenza di quest’uccello, nonostante le sue dimensioni ragguardevoli, in quanto spesso si invola a notevole distanza da chi si sta avvicinando.

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Maschio di cedrone a riposo in inverno Foto Luca Rotelli

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Femmina di cedrone Foto Luca Dalla Vecchia


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Habitat Il gallo cedrone vive di preferenza nei boschi di conifere in una fascia altimetrica compresa tra i 1500 e i 2000 metri, preferendo i boschi radi, caratteristica che consente lo sviluppo di una rigogliosa vegetazione arbustiva ed erbacea sul terreno. Essendo una specie che vive per terra dalla primavera all’autunno, ha bisogno di un folto sottobosco costituito dall’alternanza di erba e arbusti, tra cui il mirtillo nero, il rododendro e il ginepro, ciò che gli permette di sottrarsi all’azione dei predatori, di ripararsi dagli eventi atmosferici oltre che di nutrirsi delle specie erbacee presenti, dei loro semi, delle gemme e delle foglie degli arbusti. Alla fine dell’estate, quando le bacche del mirtillo nero sono ormai mature, esse costituiscono la parte principale del nutrimento. Soltanto nel periodo invernale predilige boschi più fitti, dove trascorre la maggior parte del giorno e la notte appollaiato sui rami nella parte più alta delle piante, alternando lunghi periodi di assoluto riposo ad altri in cui si alimenta degli aghi di conifere come l’abete rosso e l’abete bianco. A causa delle spiccate esigenze nei confronti dell’ambiente in cui vive, è considerato un valido indicatore biologico dei boschi di montagna. Le cause più importanti del declino e della contrazione dell’areale di distribuzione di questa specie sono la perdita, la frammentazione e il degrado dell’habitat, dovuto sia a cause naturali che di origine antropica, il disturbo causato dalla frequentazione sempre più massiccia da parte dell’uomo degli ambienti di montagna per lo svolgimento delle attività legate al tempo libero, i cambiamenti climatici, l’aumento delle popolazioni di predatori generalisti, come volpe, faina, martora e corvidi, e quelle di ungulati selvatici, in particolar del cervo. Una specie molto sensibile Due sono i momenti in cui il gallo cedrone è particolarmente delicato ed esigente: durante il periodo riproduttivo e nella fase invernale. Dopo essere stata fecondata sull’arena di canto, tra la metà di aprile e l’inizio di maggio, la femmina costruisce il nido in una semplice depressione del terreno, resa più confortevole da alcuni fili d’erba secca e da qualche piuma. Esso viene posto alla base di una grossa pianta, sotto i rami della rinnovazione forestale oppure ancora negli arbusti, come il mirtillo nero e il rododendro, o nella ramaglia secca. Qui vengono deposte circa 7 uova

e, a partire dalla metà di maggio, la femmina comincia a covarle, rimanendo sul nido per 27 giorni. Intorno alla metà di giugno le uova si schiudono. I pulcini all’inizio sono ricoperti da un morbido piumino non sufficiente però a isolarli efficacemente dall’ambiente esterno. Questo fa sì che per mantenere una temperatura corporea adeguata debbano farsi riscaldare dalla femmina sotto le sue ali a contatto con il corpo. Questa dipendenza dura per almeno tre settimane e diventa indispensabile soprattutto nel caso in cui le giornate siano caratterizzate da maltempo, con pioggia e basse temperature. Per questo motivo la mortalità dei pulcini nel corso delle prime settimane di vita può essere elevatissima. Alla nascita pesano appena 35-40 grammi. In poche settimane il loro peso aumenterà in modo esponenziale. In autunno i giovani maschi possono pesare già circa 3 kg (con un aumento di circa 100 volte rispetto al peso iniziale). Grazie ad un’alimentazione particolarmente nutriente, costituita esclusivamente da insetti fin circa la terza settimana di vita, questo risultato può venire raggiunto, ma soltanto in estati calde e asciutte.

Conoscere per meglio gestire. Il progetto gallo cedrone nel Parco Paneveggio Pale di San Martino In una recente ricerca promossa dal Parco Naturale Paneveggio - Pale di San Martino, che ha permesso di munire di radiocollare alcuni esemplari, è stato possibile seguire da vicino le fasi della riproduzione. Ciò ha messo in evidenza l’estrema vulnerabilità della specie durante il periodo della cova e dell’allevamento dei piccoli. Oltre il 70% dei nidi vengono perduti durante la cova in seguito a predazione, al disturbo antropico e ad alcune nevicate tardive. Molti dei pulcini delle poche nidiate rimaste muoiono poi durante l’estate a causa della predazione e delle condizioni meteorologiche sfavorevoli. Alla fine di agosto una femmina di gallo cedrone è accompagnata in media da meno di un pulcino a fronte delle 7 uova deposte nel corso del mese di maggio. La maggior parte delle nidiate è costituita da appena 1 o 2 piccoli e la maggior parte delle femmine è già rimasta sola, sia per la perdita dei nidi che per la morte dei piccoli nelle prime settimane di vita. Nessuna meraviglia quindi che il gallo cedrone stia diventando una specie sempre più rara. Durante l’inverno deve invece economizzare al massimo le sue energie,

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Maschio di cedrone durante la parata Foto Luca Rotelli

in quanto un dispendio energetico eccessivo (come quello provocato da una fuga improvvisa causata dal passaggio di uno sciatore fuori pista) non può essere reintegrato facilmente con la continua assunzione di cibo, a causa dell’estrema povertà di elementi nutritivi presenti, e della particolarità del sistema digerente. La riduzione del dispendio energetico avviene trascorrendo nella più assoluta immobilità la maggiore parte della giornata (nella fase centrale dell’inverno oltre 20 ore al giorno). Se inoltre sul terreno è presente una coltre nevosa di almeno 40-50 cm di spessore, costituita da neve farinosa, il gallo cedrone può scavare delle cavità all’interno delle quali si possono avere temperature decisamente superiori rispetto alle condizioni ambientali esterne, ciò che permette un notevole risparmio energetico. Questi aspetti della sua biologia aiutano a capire quanto siano delicati questi animali, nonostante le

dimensioni ragguardevoli raggiunte in età adulta e in quale equilibrio precario vivano nel loro ambiente, un equilibrio che è facile spezzare. L’utilizzo sempre più massiccio da parte dell’uomo delle aree montane dove vive il gallo cedrone, insieme con altri fattori di disturbo di origine naturale, sta rendendo problematica la conservazione di questa specie sull’arco alpino.

Più attenzione da parte di tutti Tutti i fruitori e gli operatori degli ambienti frequentati dal gallo cedrone dovrebbero adoperarsi in futuro per far sì che le loro attività vengano svolte in modo da non pregiudicare l’esistenza di questo affascinante ed emblematico uccello. Un bosco senza il suo rappresentante più autorevole sarà meno bello e meno affascinante per tutti, anche per coloro che un gallo cedrone non l’hanno mai visto.



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L’ERRORE PIÙ

GRANDE DI UN UOMO MARIA TERESA FOSSATI Psicologa, Psicoterapeuta e Sessuologa

Fotolia: Couple having a fight in the bed - © oneinchpunch


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Ci sono cose che guastano il rapporto di coppia eppure difficilmente gli interessati riescono a venirne a capo: non sono capaci d’affrontarlo, non sanno trovare le parole, non ce la fanno a parlar chiaro. “Mio marito non mi lascia il tempo di desiderarlo”, sussurra amaramente una signora. Un’altra è più esplicita: “A me piace guardare la televisione insieme a mio marito, vicini sul divano; vorrei appoggiare la testa alla sua spalla, magari fargli una carezza, dargli un bacetto, ma lui ai miei gesti dà subito un’altra direzione, un’interpretazione più personale, più intima, che non è quella che in quel momento mi aspetto, che desidero. Allora mi alzo, mi sposto, mi allontano. A volte anche incavolata: possibile che sia solo “quello” che un uomo ha in mente? Io lo amo, lo desidero, ma vorrei un altro modo di procedere, così mi sembra troppo sbrigativo, non mi sento capita, mi sento usata”. Un’altra signora aggiunge: “Io voglio fare l’amore con mio marito. Non voglio sesso nudo e crudo!”

Io chiedo amore, lui capisce sesso Da queste frasi tante volte ascoltate con parole diverse da amiche in momenti confidenziali, o professionalmente da donne rattristate per una situazione che percepiscono come non gradita, si può dedurre quanto il problema sia diffuso, anche se raramente espresso con chiarezza. L’errore più grande che può fare un uomo, riguardante il suo rapporto di coppia che rischia di danneggiare l’intimità, e gli aspetti più personali dei due, è di scambiare i gesti di tenerezza della donna come richieste sessuali. L’uomo e la donna hanno un’idea della sessualità che non coincide. Troppo spesso nessuno dei due ha ricevuto un’educazione sessuale. Per la famiglia a volte l’argomento è tabù, e non se ne parla. La scuola tratta solo l’aspetto dell’istruzione: il corpo umano e le sue funzioni, compreso il concepimento. Il campo delle emozioni e dei sentimenti non viene preso in considerazione, né in famiglia, né altrove. Qualcuno con faciloneria dice: “Tutti in qualche modo hanno imparato”. Certo, e se ne vedono i risultati: scontento e frustrazione; e troppo spesso rapporti interpersonali e sessuali insoddisfacenti per tutti e due. E se un tempo le donne, mantenute nell’ignoranza, subivano e sopportavano in silenzio, dall’altra parte il maschio veniva addestrato con modalità che di sicuro non avevano come scopo il rispetto per la partner, l’appagamento delle sue aspettative, e la ricerca del reciproco piacere.


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DONNE FRIGIDE O UOMINI MALDESTRI?

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Le femministe degli anni ’70 del secolo passato, sostenevano che “non esistono donne frigide, esistono uomini maldestri”. Sono d’accordo, ma fino ad un certo punto. È vero che gli uomini, spesso informati e formati dal punto di vista sessuale in ambienti dove l’argomento era trattato in modo squallido, frettoloso e volgare, vivevano il rapporto come mero sfogo fisico maschile. L’uomo doveva esibire il suo vigore, la sua virilità, la sua efficacia. In conclusione doveva dimostrare di essere “potente”. La partner? Semplice strumento. Ma anche lei, la donna, cresceva nell’ignoranza se non addirittura nell’idea che “il sesso è brutto, è sporco, è peccato, è dovere e nient’altro”. Con queste premesse, come pensare che poi nell’intimità i due potessero costruire un rapporto piacevole e soddisfacente per entrambi? E questo purtroppo non riguarda solo il passato. È noto (e spesso è argomento di battute salaci) che per un giovane maschio basta pensare alla donna amata per essere pronto per un rapporto sessuale. Per la donna non è così. Anche le donne più appassionate, pur amando profondamente il partner, pur desiderandolo ardentemente, hanno un percorso di eccitazione che richiede più tempo e modalità diverse. Se l’eccitamento maschile è rapido, quello della donna non è meno intenso, ma molto più lento. Per la donna l’amore, il desiderio, l’attrazione verso il partner si manifesta soprattutto attraverso l’affetto, la tenerezza, la vicinanza. I gesti di una donna spaziano in campi diversi. Esprimono gentilezza; sono di cura e premura. Di amicizia affettuosa. Magari alla fine portano anche a manifestazioni più private, più intime, più coinvolgenti. Ma per lei il rapporto sessuale è la fine di un discorso amoroso fatto di parole, di atmosfera, di accarezzamento, di baci,

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di coccole. E di reciprocità. Tutto questo richiede tempo e pazienza, proprio quello che il maschio percepisce come un qualcosa di noioso, inutile e inconcludente. Insomma: una perdita di tempo. Ma se lui manifesta il suo amore, il suo desiderio, la sua attrazione in un modo che lei percepisce come eccessivo, invasivo e aggressivo è inevitabile che si senta ridotta a oggetto d’uso. Certo, lei può essere disposta e magari desidera il rapporto, ma se poi non riesce a partecipare perché il partner è disattento, precipitoso, frettoloso, finisce che lei avverte delusione e frustrazione. Lo può vivere come una violenza non fisica, ma psicologica. È davvero questo che vuole un uomo emotivamente maturo? Non credo proprio. Ma se un uomo non capisce, se si ostina a non voler prestare attenzione alle reazioni di lei, è come se vivesse il rapporto sessuale in modo solipsistico. Cioè come un’auto-valutazione, come una competizione, magari per superare l’ansia da prestazione e dimostrare a se stesso (o ai “fantasmi” che si porta dentro), di essere vigoroso, potente, virile. Ma in più significa che oltre a non avere sensibilità verso la partner, nel campo della sessualità non ha un atteggiamento equilibrato neppure nei propri riguardi: mira all’immediato invece che pensare a come saranno i suoi anni futuri. Non pensa a una continuità, in forme più sfumate ma non certo meno gradevoli della sessualità quando qualche problema fisico si profila all’orizzonte, e il trascorrere del tempo smorza l’ardore. Quando l’avanzare del tempo attenua la passione e trasforma la risposta al desiderio, se non ha coltivato con la partner la dimensione della dolcezza, della tenerezza, dell’affettività, nell’amore e nella sessualità, cosa resta all’uomo se non nostalgia, rimpianto e fredda solitudine?

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D a l la un fi dell sto au D c a

Enrico ni Caman

ALPI R IBELL

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ENRICO CAMANNI

IL CORAGGIO DI SCEGLIERE

valori della montagna e dei personaggi che le abitano. Tutto questo ambientato in varie epoche storiche, a dimostrazione della duttilità intellettuale e della faticosa ricerca che hanno stimolato la sua azione. L’ultimo suo lavoro “Alpi ribelli” edito da Laterza, racconta, in un susseguirsi di vicende profonde e sofferte, storie di resistenza, di utopia di diverse popolazioni alpine e dei personaggi che ne sono stati protagonisti.

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Crediti – Foto Flavio Pettene

Fin dal Medioevo le Alpi hanno ospitato popolazioni che le varie istituzioni, nazionali o religiose, non riuscivano a sottomettere. Vi è stata un’autogestione sociale dei beni comuni, pascoli, foreste, acque. Come interpreti un fenomeno tanto diffuso?  Nel tardo medioevo alcune regioni alpine ottengono eccezionali condizioni di autonomia. I centri lontani lasciano fare perché ritengono secondaria la ricaduta economica della montagna. Gli statuti delle società alpine mettono al centro le montagne, secondo l’idea che pur separando le valli le creste dei monti accomunino i bisogni dei valligiani. Intorno al Monviso nasce la libera «repubblica» degli

Escartons; nelle valli meridionali del Monte Rosa s’insediano i coloni walser; nelle Dolomiti di Trento e Belluno si formano le libere comunità di Fiemme e del Cadore. È un periodo d’oro. Anche nelle Dolomiti vi sono stati periodi di rivolte, di estese resistenze sociali ai poteri. La storia di Fra Dolcino e Margherita nasce nel cuore delle Dolomiti.  È una storia di centro e periferie, come sempre. Prima che i dolciniani perseguitati trovino rifugio sotto il Monte Rosa, le periferie della rivolta si chiamano Alpi Giudicarie, Cimego e Valle del Chiese, dove è attivo un


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gruppo di seguaci apostolici diretti dal fabbro Alberto. Dolcino conosce le dolci montagne del Trentino e si ferma a metà strada tra il Lago di Garda e i ghiacciai dell’Adamello, dove il calcare convive con il granito. Ad Arco lascia tracce del suo passaggio e possiamo ipotizzare che proprio lì incontri Margherita di messer Odorico e la prenda con sé. Poi sono seguiti i roghi dell’Inquisizione, la feroce caccia alle streghe, a chi difendeva modelli di vita scomodi, a chi offriva valore a uno stretto rapporto di comunanza fra uomo e natura libera. Secondo una testimonianza anonima, Dolcino, Margherita e Longino Cattaneo sono trascinati in catene a Piazzo di Biella, al cospetto del vescovo. Passano tre mesi di prigionia prima che Clemente V decreti il destino dei tre eretici, condannandoli alla morte per fuoco. I roghi dovevano essere esemplari. Il cronista scrive che Margherita fu bruciata per prima su un’alta colonna alzata sulle rive del torrente Cervo, arsa viva sotto gli occhi di Dolcino che invece fu giustiziato a Vercelli dopo atroci torture. Lasciaci delle istantanee dei personaggi più espressivi e fra loro tanto diversi che hanno impresso tracce culturali profonde nel territorio dolomitico. Tita Piaz, Attilio Tissi, Alexander Langer, Reinhold Messner, Guido Rossa… Sono personaggi accomunati dalla passione per la montagna e – Langer a parte – anche per l’alpinismo. È assai raro che grandi alpinisti come Messner, Piaz o Tissi dedichino almeno una parte della propria vita alle cause comuni, opponendosi al nazifascismo nel caso di Tissi, aiutando la propria gente come nel caso di Piaz, portando avanti istanze ribelli nel caso del primo Messner, il ragazzo di Funes che strinse amicizia con un giovane assai diverso da lui: Alex Langer. Alex estese la sua visione pacifista e ambientalista oltre le Alpi e anche oltre la montagna, così come fece Guido Rossa con il suo comunismo umanitario di matrice utopistica ma di grande concretezza nel mondo della fabbrica. La cattura di Fra Dolcino

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TAN-ART

Arte contemporanea nel cuore delle Dolomiti

Forte dell’esperienza accumulata nel 2015, la galleria Tan-Art di Sergio Rossi propone per la stagione 2016 una collezione rinnovata di artisti nazionali e internazionali Tan-Art, la tana dell’arte: una galleria di pittura e scultura contemporanea nata da un progetto di Sergio Rossi e Massimo Micheli. La galleria si trova nel centro storico di Canazei, a pochi passi dalla Locanda degli Artisti, dove è possibile visitare la collezione privata di Sergio Rossi tra cui spiccano il pittore kazako Ragev Michail Ivanovich ed il padre del Bosco dei Poeti, il trentino Lome ed è ben collegata al rifugio Fuciade dove la famiglia Rossi offre da ormai trent’anni un bell’esempio di ristorazione ed accoglienza mescolate alla vista di imponenti sculture moderne. In rifugio è anche custodita una rara collezione di stampi per burro che ci ricorda come questa terra affondi le proprie radici nell’arte povera contadina. Tan-Art si propone come un piacevole intermezzo alle attività escursionistiche grazie alla bellezza dei pezzi esposti in cui si spazia da grandi macchiaioli come Silvestro Lega, Niccolò Cannicci o Giovanni Fattori ad esponenti del movimento artistico nordeuropeo Cobra e agli italiani di Transavanguardia. Tra le tele esposte spiccano alcune tele del divisionista Mario Segantini in cui si intravedono le prime idee di quel futurismo che si svela per intero nelle opere esposte dell’aeropittore viareggino Uberto Bonetti e tra gli elettrici schizzi preparatori del maestro roveretano Fortunato Depero. Tra le sculture non si possono non menzionare le produzioni dell’artista di Canazei Rinaldo Cigolla e del grande Othmar Winkler. Sono presenti inoltre opere di Josef Costazza e gli scorci montani dei paesaggisti fassani Luigi Pederiva, Beppino Soraperra e Alberto Detomas, e ancora Riccardo Schweizer, Attilio Lasta e molti altri. La principale novità della collezione 2016 è data dalla presenza di una folta rappresentanza di appartenenti al gruppo Novecento composto di artisti quali Bucci, Marussig, Sironi e Dudreville. Tan-Art è aperta tutti i giorni: ad accogliere i visitatori nella tana dell’arte ci sarà l’esperto Massimo Micheli sempre pronto a svelare con eleganza e cortesia la bellezza racchiusa nel cuore delle opere dei grandi maestri. TAN-ART S.N.C.

Streda Roma, 66 – 38032 Canazei (TN) Orario al pubblico: 9,30-12,30 / 15,30-19,30 / 21,00-23,00 – Lunedì mattina chiuso Tel/Fax: 0462.602428 mail: tanartcanazei@gmail.com


Tina Merlin e il marito Aldo Sirena a un raduno partigiano

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E le donne? Un mondo sempre sottostimato. Ma la montagna senza figure femminili è priva di respiro, Giovanna Zangrandi e Tina Merlin. Nel libro ci sono tre donne importanti: Mary Varale, Giovanna Zangrandi e Tina Merlin. La prima fece un alpinismo di alta difficoltà negli anni del ventennio, opponendosi ad alcune forzature di matrice fascista e autoritaria. La Zangrandi è stata una grande scrittrice, anche se poco conosciuta, coerente interprete della sua scelta ribelle sia come staffetta partigiana che come testimone della Resistenza sulle Dolomiti. Tina Merlin è stata l’unica a denunciare sui giornali il rischio Vajont; il 10 ottobre 1963 il Vajont è in prima pagina su tutti i quotidiani ma Merlin resta sola anche dopo la tragedia perché i colleghi si affrettano a incolpare la natura: la montagna assassina… Nel volume concludi con l’illustrazione del montanaro per vocazione non per nascita. Oggi è in atto l’integrazione fra l’abitante tradizionale delle Dolomiti e i nuovi arrivati, siano questi cittadini che fuggono i ritmi delle aree urbane o chi cerca nuova speranza fuggendo dalla fame e dalle guerre.  Oggi chi sale è il «nuovo montanaro» che ha scelto di abitare le terre alte, e il salire è già azione ribelle di per sé perché sovverte le leggi della fisica. Il nuovo montanaro porta linfa vitale perché ha deciso liberamente di vivere in un ambiente difficile, spinto da una motivazione etica ed ecologica. È montanaro per vocazione, non per nascita come i montanari di una volta, o per forza come i rifugiati venuti dal mare. Il nuovo montanaro è molto critico verso la macchina del consumo e molto affascinati dai controvalori della montagna: la lentezza, l’immaterialità, il silenzio.


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MIO

FIGLIO

Tutto ciò che concerne il sesso è circondato da tabù. Se ne parla tanto, troppo, quasi mai con serietà, spesso con la colorazione frivola o volgare che indica imbarazzo e ignoranza. Un’ignoranza ammantata di finzione o di perbenismo MARIA TERESA FOSSATI Psicologa, psicoterapeuta, sessuologa

Fotolia: mask rabbit and horse mask lesbian couple - © Eugenio Marongiu


RELAZIONI

È GAY

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Un classico è il tema dell’omosessualità. Se tocca gli altri si sghignazza, oppure ostentatamente lo si ignora con aria schifata. A volte se ne parla in famiglia con espressioni rozze o che ridicolizzano, oppure si pronunciano pesanti giudizi che segnalano la condanna, il rifiuto, il disgusto. I figli, se ci sono, assorbono questo biasimo, lo fanno proprio, lo trasmettono a chi sta intorno, lo diffondono, lo tramandano con una circolarità senza fine. Ma se la cosa li riguarda personalmente, ne sono toccati, feriti, angosciati. Fotolia: Happy gay couple outdoors - © mangostock


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Omosessualità: come se si trattasse di un virus che circola e infetta qua e là… L’argomento è oggetto di pesante scherno quando concerne gli altri, ma se fosse nostro figlio, nostra figlia a fare coming out? A certi genitori il pensiero che l’evenienza possa riguardare i propri figli, fa perdere il lume della ragione. È inaccettabile. È inammissibile. La riprovazione sociale, ampliata dallo stigma dato dalla religione, per anni, per secoli, e in certe zone tuttora, ha costretto gli omosessuali alla clandestinità. Gli uomini a volte si sposavano, facendo l’infelicità loro, della partner e, magari pure dei figli se questi si rendevano conto della realtà. Per le donne era diverso perché tante in passato finivano comunque in un matrimonio sbagliato, imposto o subito. Ma cosa succede se il figlio o la figlia di genitori morigerati, appartenenti a famiglie “bene”, di quelli che si reputano moderni ed evoluti, un bel giorno fa outing? Chissà perché per anni papà e mamma non hanno capito. Non hanno saputo, probabilmente non hanno voluto, cogliere gli inevitabili segni che il figlio (per semplificazione parliamo di maschio, ma ovviamente il discorso vale anche per la figlia femmina) mandava del suo inevitabile disagio a viversi “diverso” in una società, in una famiglia, dove si percepiva non accettato per come era? Per questi genitori è un affronto, un’ingiustizia, una sconfitta di cui vergognarsi di fronte agli altri. È come se sul prezioso tappeto del salotto fosse stato gettato un secchio di fango. Alla vergogna si aggiunge pena e smarrimento. Forse rabbia intrecciata a rimorso. Rabbia verso quel figlio che li delude, da cui si sentono traditi. Rimorso per possibili errori educativi commessi. I genitori nella ricerca di una causa, si lanciano vicendevolmente accuse di colpevolezza: il padre troppo assente non gli ha dato un valido esempio di mascolinità; la madre troppo presente lo ha indirizzato ver-

so comportamenti femminei. E poi si mettono alla ricerca di una soluzione o meglio della guarigione. Operazione chirurgica? Percorso psicologico? Massiccia opera di convincimento? Tentativo di fargli cambiare idea? Arrivano a buttargli fra le braccia un’inconsapevole ragazza con inevitabile imbarazzo e sofferenza per entrambi. Studiano gli eventuali fratelli che magari da tempo tranquillamente sanno e incondizionatamente accettano. Questi genitori hanno in mente solo se stessi e l’immagine che trasmettono all’esterno. Temono il giudizio della gente, la critica, il dileggio altrui. Non pensano al tumulto che attanaglia il figlio, al suo dolore, al disagio che egli vive. Questo è egoismo non amore.

Nel segno del rispetto Un figlio si accetta come è, lo si ama anche se non corrisponde all’ideale sognato fin da quando si è annunciato. Se un figlio si sente accettato, se si percepisce amato, se avverte che i genitori sono dalla sua parte, se coglie condivisione da parte loro, se in famiglia può intuire, se non approvazione almeno partecipazione, saprà trovare la forza per affrontare le difficoltà che gli si pareranno davanti. Se i genitori sono preoccupati per quel figlio omosessuale, lo affianchino con affetto. Accolgano l’eventuale partner senza finzioni, anche senza ostentazioni spesso inutili e fuori luogo. Caso mai sarà lui, l’interessato, a comunicare a parenti, amici e conoscenti, e con le parole che riterrà opportune, le sue preferenze sessuali. E poi tutti si augurino che nelle scuole si cominci a parlare di educazione affettiva sessuale e di genere, la disciplina che fa riflettere maschi e femmine su vissuto, sentimenti ed emozioni. Ma che principalmente insegna il rispetto per tutti senza discriminazione. Per quanto riguarda la loro posizione di genitori, ricordino che amore è amore. Sempre.

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La Redazione desidera ringraziare gli intervistati per la loro partecipazione. Questo genere d’interviste è molto complesso da realizzare, poiché il giudizio da parte dei lettori è spesso temuto. Noi supponiamo invece che, comunicare con serenità e rispetto gli uni agli altri, potrebbe cambiare molte cose e non solo in ambito emotivo-relazionale.

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8 I N I OM RISPONDONO alla DOMANDA: SOFIA BRIGADOI

Fotolia: Gender Conflict - © freshidea


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“COSA ne PENSI della DONNA/ UOMO d’OGGI?”

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COSA ne PENSAla DONNA dell’UOMO d’OGGI?

Fotolia: 5644467433 © Vidoslava

Antonella Vanzo 56 anni di Cavalese. Erborista. A mio avviso gli uomini sono immaturi, specie in paragone a noi donne. Noi ci mettiamo in gioco, andiamo alla ricerca delle nostre difficoltà. L’uomo invece riflette solo quando è messo alle strette, ma da chi se non da noi? Altrimenti non si mette in discussione, rimane lì senza capire, non è come la donna. Dal punto di vista affettivo non riesce a comprendere come porsi in una relazione perché non gliene importa nulla, è superficiale, geloso, egoista e maschilista. Il succo è che gli manca la curiosità di indagare sull’altro/a, tutto rimane com’è, in pratica sembra incapace di comunicare. In una relazione l’uomo sfugge, scappa dalle responsabilità. Oggigiorno non è sufficiente conoscere le zone erogene dell’altro: bisogna sapersi mettere in gioco in modo totale e l’uomo non lo fa. Quand’è che lo vedremo pronto a un confronto di questo genere? Michela Bez 38 anni di Moena. Commessa. L’uomo d’oggi è spaventato dalla figura emancipata e indipendente della donna. La differenza principale tra i due sessi è che la maggior parte degli uomini, non riuscendo a stare soli, spesso e volentieri si accontenta e non sceglie veramente la donna che vorrebbe. Vittoria Bernard 20 anni di Pozza di Fassa. Ha da poco terminato le scuole superiori. La sua ambizione? Entrare a Medicina. Vedo i ragazzi d’oggi egocentrici. La maggior parte di loro si concentra solo sull’aspetto fisico di una ragazza e non la considera nella sua totalità. Il problema è che sono attenti al loro corpo in modo quasi maniacale, supponendo che anche noi ragazze applichiamo lo stesso metro di giudizio nei loro confronti. Ma non è così. Oltre ciò, l’uomo è una figura impulsiva e per nulla riflessiva. Sottovaluta i pregi di una donna e soprattutto le potenzialità, senza fare nulla per migliorare se stesso, se non fisicamente.

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Monica Piazzi 42 anni di Predazzo. Segretaria. Penso che gli uomini in ambito familiare fatichino ad assumere le proprie responsabilità. Rispetto alla mia figura paterna non riconosco più gli stessi valori. In merito ai ragazzi, che comunque frequento poco, non si capisce come la pensino della vita, però non gliene posso fare una colpa… purtroppo molti valori sono andati perduti. Quanto affermato, sono certa si possa imputare anche alla donna. Gilda Scopece 50 anni di origine pugliese, vive a Predazzo. Commessa. L’uomo dei nostri tempi è condizionato da tutto ciò che lo circonda. Schiavo del cellulare, del PC, del telefono, a volte vittima di pregiudizi che poi lo portano ad atteggiarsi in modo sbagliato verso gli altri. Non si capisce bene se sia a causa di una società ormai poco incline ad accettare le persone deboli, oppure se sia solo l’atteggiamento dell’uomo che pare oramai dare importanza alle cose futili. Il maschio d’oggi è un uomo fisicamente adulto, ma che racchiude un bambino. È brutto dirlo: il vigliacco di oggi è il bimbo che umiliavamo ieri. L’assassino di oggi è il bimbo che ha vissuto in un contesto familiare di frustrazioni, dove la donna era sottomessa, trattata male. L’uomo che ama è il bimbo che viveva nella gioia, nella serenità anche ieri. Non posso giudicare l’uomo d’oggi. Posso solo dire che manca l’uomo di ieri, forse, fatto di piccoli gesti, di parole d’amore. Con i valori veri della vita: la famiglia, gli amici… OK, oggi la vita è cambiata, si corre, questi uomini che corrono come zombi per raggiungere cosa??? Uomo, fermati per un attimo, osserva tutto quello che ti circonda e rifletti. La vita è una. Valeria Smerghetto anni 20 di origine Moldava. Vive in Italia da 15 anni. Barista. I ragazzi oggi mi appaiono troppo mammoni, molto più del passato. Noi

ragazze a 20 anni siamo più grandi, più indipendenti perché pensiamo già al futuro, siamo autonome. Loro, i maschi, pensano all’immediato, a divertirsi, il lavoro serve solo per avere dei soldi, non pensano alla famiglia. Non dico di essere pronta al matrimonio anche perché, vista la mia età, voglio vivere le mie libertà e scelte. Ma i maschi, non pensando al futuro, ci dicono che saranno pronti solo dopo i 35 anni. Invece io già oggi mi sento indipendente, ho un lavoro mio mentre loro, i maschi, vogliono tutto comodo e subito. Certamente sono egocentrici, forse non tutti, ma molti di loro sì. Dovrebbero ripensarsi. Carla Tiozzo 58 anni è di Moena ma vive a Predazzo. Operaia. L’uomo in questo momento ha paura di noi donne perché ha visto che ci stiamo risvegliando (noi donne siamo tutte sciamane) e, riprendendo il nostro grande potere, siamo soprattutto consapevoli di cosa ci sia stato tolto. Ecco perché (secondo me) c’è tanta violenza dell’uomo nei confronti della donna, l’uomo si trova in una posizione a lui poco familiare. Marina Breschi 51 anni vive a Moena. Responsabile commerciale. Non riesco a generalizzare… gli uomini al mondo sono troppi! E poi variano in base a età e cultura etc… In linea di massima sono da sempre più liberi, meno condizionati rispetto a noi donne. L’uomo d’oggi però, rispetto al passato, appare più fragile, insicuro, sempre più irresponsabile/inaffidabile e sicuramente lo è molto di più di quanto lo fosse mio nonno ai suoi tempi, ma detto così sembra tutto un po’ superficiale… è cambiata la società, si tende a cogliere l’attimo piuttosto che programmare e pianificare. Non si hanno più certezze granitiche… sta svanendo il futuro e purtroppo la speranza. È aumentato il senso di disagio, ma queste ultime considerazioni valgono anche per le donne.


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COSA ne PENSA l’UOMO della DONNA d’OGGI?

Fotolia: Fun businessman - © julien tromeur

Manuel Farina 44 anni di Moena. Albergatore. Sono un femminista convinto. La donna possiede caratteristiche superiori all’uomo: lo dimostra il fatto che sopperisce agli impegni di moglie/madre e, nonostante ciò, riesce il più delle volte ad avere successo anche in campo professionale o, comunque, a lavorare con estrema efficacia in qualsiasi ambito lavorativo. In tutta la società ci vorrebbero più donne al comando, l’unica pecca è che a decidere quali figure femminili meritino di ricoprire ruoli importanti sono uomini che talvolta giudicano più l’aspetto fisico che la professionalità, chiaramente a scapito della riuscita di un progetto e altro. L’apparenza condiziona troppo… soprattutto l’opinione pubblica. Claudio Dezulian 32 anni di Molina di Fiemme. Direttore di Banca. A mio avviso la donna d’oggi è indispensabile alla collettività, altrimenti il mondo non va avanti, sia in senso culturale e professionale, che sociale e familiare.

Aggiungo che in ambito professionale la donna è molto più organizzata e precisa dell’uomo. È estremamente affidabile. Purtroppo talvolta non ne è consapevole… non si rende conto delle proprie potenzialità. Si sottovaluta (credo che questo sia da imputare soprattutto alla sua posizione nella società del passato, quando l’immagine della donna era vista come un essere sottoposto all’uomo.) Niente di più sbagliato! Michele Ganz 28 anni di Moena. Istruttore Fitness. È una figura emancipata che sta godendo di diverse libertà ma che a volte, purtroppo, rimane vittima di episodi di presunta inferiorità rispetto all’uomo (stalking, femminicidio ect…). A tutti gli effetti rappresenta una risorsa indispensabile per l’umanità. Domenico d’Alessio 44 anni, immigrato che vive a Varena. Pizzaiolo. Dai miei tempi le cose sono cambiate: oggi le donne mi sembrano troppo dominanti sull’uomo. Probabilmente noi uomini siamo un

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po’ stupidi perché pensiamo solo allo scopo sessuale. La famiglia è passata in secondo piano, una volta i valori erano diversi, più radicati, meno immediati, guardavano a tempi medio-lunghi. Non c’è dubbio, viviamo una sensazione di spaesamento e questo mi preoccupa. Dobbiamo riprendere dei fili che si sono rotti, riprendere una capacità di dialogo che oggi pare difficile. Silvio Più 53 anni di origine sarda, vive a Capriana. Insegnante alla scuola alberghiera di Tesero. Nella mia vita ho visto passare due generazioni. La prima, quella dei miei genitori nelle quali la donna era il focolare della casa e si occupava della famiglia. La donna di quei tempi era disposta a soffrire, sopportare. La generazione d’oggi è più contraddittoria. Senza generalizzare, le donne contemporanee sono più coraggiose, sanno dire ‘basta’, sono più mascoline. Il troppo benessere porta facilità, al primo problema ci si arrende, in linea di massima, oggi forse queste situazioni sono eccessive: chi si arrende? L’uomo. Certo, la violenza, in tutte le modalità nelle quali si esplica, è inaccettabile. Fanno quindi bene a ribadire il loro ‘No’. Le donne di oggi sono più autorevoli, hanno più possibilità, scelgono il lavoro e le compagnie, prima invece era solo famiglia e campi. A mio avviso le separazioni tanto frequenti sono dovute al marito che confonde la moglie con la mamma, così arriva a togliere la libertà alla sua compagna. Forse manca un percorso di responsabilità reciproca. Da una parte vedo bene la donna d’oggi perché sconfigge l’uomo padrone, dall’altra devono comunque pensare ai figli e alle conseguenze di ogni decisione. Certo, sono finiti i tempi nei quali la donna deve assume-

re il ruolo di mamma e in quello deve rinchiudersi. Basta sudditanza, non è giusto, deve gestire la sua libertà. La donna è sacra, è forte, può cambiare un uomo, ma per noi rimane sempre una tentazione, una conquista. Oggi, trovare la donna giusta è come vincere al Superenalotto. Io sono adulto ma dentro possiedo ancora quella fanciullezza che mi convince del fatto che l’amore è un sentire profondo, il pilastro portante della vita e della casa, ma va coltivato, giorno dopo giorno. Se vuoi bene agli altri significa che ami anche te stesso. Pensate che quando vedo mia moglie sorridere sono contento anch’io, altrimenti mi interrogo su cosa e dove sto sbagliando. Difficile? Sì, ma questo significa amore. Domenico Volcan 58 anni di Moena. Operatore culturale e giornalista. I tempi cambiano, così pure i costumi… lo dicevano già gli antichi latini. Così anche la figura femminile è cambiata, e rapidamente, soprattutto dal 1968 in poi. La donna ha fatto passi da gigante in merito alla parità di genere ma ancora deve lottare fra discriminazione e odiose violenze. L’Italia poi è un paese terribilmente maschilista. Oggigiorno vedo una donna emancipata ma che perde sempre più la propria femminilità, questo per rincorrere modelli di falsa emancipazione. Vedo poi una donna orfana di un vero uomo, oggi in crisi totale. Alessandro Candeago 30 anni di Vicenza. Vive a Moena. Farmacista. La donna d’oggi è libera, indipendente e svolge un ruolo importante sia all’interno della famiglia che nella società. Ama prendersi cura di se stessa e non rinuncia alla bellezza.


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Marco Nones, artista di Cavalese, rivela l’ispirazione che lo porta a creare opere d’arte di breve durata

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“La semplicità è la vera forma di grandezza, di una grandezza inconscia e divenuta natura”, scriveva nell’Ottocento Francesco De Sanctis. L’uomo ha creato l’ora, la natura no, segue i suoi tempi. Attraverso la natura riesco a riflettere sul tema del tempo. La natura non corre. Non ha fretta, né affanno. Ogni cosa ha il suo tempo e va rispettato, come la morte. Quello che per l’uomo è un tabù, per la natura è una fase della vita. Per questo amo esplorare la sua straordinaria semplicità: si nasce, si vive, si muore. Una parte del mio lavoro artistico, transitorio ed effimero, spesso viene interpretato come un commento sulla fragilità della Terra. Ma per me, la questione è un quadro più semplice. In questi anni ho maturato un pensiero che è, fondamentalmente, la ricerca delle fasi naturali, del tempo naturale. Il mio lavoro mi ricorda la raccolta del fieno che da piccolo facevo seguendo il nonno che era un contadino, devo trovare il giusto ritmo del tempo e delle stagioni per farlo. Quando faccio qualcosa, in un campo o sulla strada, può scomparire, ma è parte della storia di quei luoghi. Secondo me, anche nell’effimero esiste un ricordo che rimane. È un ricordo più sottile. Il paesaggio ha una memoria, lui registra. Quante volte visitando determinati luoghi ti viene detto: “Qui c’era…” e magari in quel momento non vi è nessun segno fisico di quanto raccontano. Però, sapendo che li c’era un’opera d’arte o un monumento o è successo qualcosa di particolare percepisci il paesaggio in maniera differente. Rimane sempre una traccia anche nell’effimero, così nascono anche le leggende. Sia che si tratti di un ricordo, sia che si tratti di un segno.

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Noi uomini vogliamo, a tutti i costi, lasciare una traccia di questo passaggio terreno. Invece, dobbiamo capire che non si deve per forza lasciare una testimonianza fisica, si può lasciare anche “semplicementeâ€? una traccia a livello intellettuale. Generare un pensiero che vive nel tempo.


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MONTAGNA d’INFORMAZIONI FRANCESCA GIRARDI


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Nelle seguenti pagine Fiemme&Fassa propone una rosa di attività che sono motivo di vanto per il nostro territorio

In primo piano le “Botteghe storiche”, dove l’arte del commerciante è intrinseca nella storia dei luoghi, vetrine che sono “parte attiva della tradizione”; saranno presentati “Sapori”, con la Birra di Fiemme, la tradizione vinicola doc della Valle di Cembra e suggerimenti di luoghi dove si incontrano ospitalità, ristoro, relax e, perché no, anche il rilassante connubio di buona cucina e sport. Insomma, una panoramica di quanto il territorio delle due Valli offre, senza escludere informazioni pratiche su come poter contribuire a salvaguardare la natura che ci circonda.


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Croce Gioielleria

Una tradizione di famiglia

Info: Gioielleria Croce, Piaz de Ramon, 41 – Moena Tel. 0462.573108 info@gioielleriacroce.it

Elettrosoc

Competenza, assistenza e professionalità in un negozio storico di Tesero Elettrosoc, azienda fondata nel 1964 da Tarcisio Gilmozzi, opera nel settore vendite di grandi e piccoli elettrodomestici, informatica, tv, telefonia e stufe a pellet. Provvede alla consegna e ritiro usato, all’installazione e assistenza con interventi presso il laboratorio o direttamente in loco. Elettrosoc è inoltre certificato per l’installazione e l’assistenza di impianti SKY, impianti di antenna e Sat sia per privati sia per attività.Il negozio ospita al suo interno un reparto dedicato esclusivamente alla telefonia dove il personale è a disposizione per aiutare nella giusta scelta di piano tariffario e operatore.

Info: Elettrosoc, Via Socce, 2 – Tesero Tel. 0462.813120 vendita@elettrosoc.it telefonia@elettrosoc.it whatsApp3802899329 GilmozziElettrosoc S.n.c.

A Moena Croce Vigilio, diplomato orologiaio, nel 1919 dà inizio all’attività come orologeria. In quel tempo erano diffusi gli orologi a parete e quelli da taschino e in Val di Fassa fu il primo negozio a trattare questo tipo di articolo. I pezzi di ricambio e le riparazioni erano eseguiti a mano. Negli anni Sessanta e Settanta, con l’arrivo degli orologi da polso e la vendita di oreficeria, l’attività continua con i figli Carlo e Michele. Negli anni Ottanta sono i nipoti ad ampliare il negozio includendo il reparto di ottica. Alla fine degli anni Novanta, sempre in piazza Ramon a Moena, l’attività si trasferisce nel nuovo e spazioso punto vendita e oggi la gioielleria Croce rappresenta un riferimento sia per i residenti delle valli di Fiemme e Fassa sia per i turisti. Fiore all’occhiello della già prestigiosa proposta commerciale è senza dubbio il marchio “Boccadamo” di cui ne è esclusivista per le due Valli.


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Segheria Zanoner Pellegrino Qui vince ancora la tradizione

Legno massiccio: Arte e Tradizione. Questo ben introduce la filosofia della storica segheria Zanoner. Il legno è natura. Il legno è cultura. Il legno è tradizione. Il legno è arte. Il legno è vita.

Info: Segheria Zanoner Pellegrino Strada della Comunità de Fiem, 11 – Moena Tel. 0462.573262 Cell. 392.3071448 www.zanonerpellegrino.it info@zanonerpellegrino.it

Da sempre le mode vanno e vengono, poche di esse restano. In questo mondo che ormai corre troppo veloce per darci il tempo di assaporare le sue infinite bellezze, ad una cosa però cerchiamo sempre di dare la giusta importanza: la nostra salute. Siamo soliti prestare sempre più attenzione alla qualità dei prodotti che mangiamo, alla loro provenienza... non dovremmo forse fare lo stesso per la scelta dell’ambiente in cui viviamo? Chi altro può offrirci un ambiente naturale e salutare in cui vivere, se non la natura stessa? Parliamo del legno, utilizzato nella sua forma più antica: il massiccio. La storia della Segheria Zanoner nasce nel 1949 a Moena, grazie alla tenacia e alla volontà di Pellegrino Zanoner e di suo fratello Mario. Dopo anni di dedizione e impegno, nel 1991 Pellegrino decide di passare il testimone della società al figlio Giuseppe, affiancato dalla sorella Margherita. Oggi è proprio lui a guidare con passione l’azienda, assieme ai suoi figli. Negli anni la società si è evoluta e trasformata intrecciando la storia di tre generazioni, una storia che ha portato ad una solida filosofia aziendale basata sulla valorizzazione del legno, straordinario materiale da sempre presente nelle nostre case e nella nostra vita. Colonna portante della società è l’impegno di utilizzare legname di provenienza strettamente locale, quale abete, larice e cirmolo. D’altronde, potrebbe forse non essere così considerato che abbiamo la fortuna di avere boschi invidiati e con pochi eguali per la loro fibra e qualità? Purtroppo un discorso così semplice e ovvio sulla carta non lo è in ormai troppe realtà, confuse da materiali dove il legno fa solo da copertina. Ma questa è un’altra storia. Quella del legno è passione, è cultura, è tradizione, è qualità, è il lavoro di artigiani che pur camminando nel progresso, a quella tradizione restano ancorati, perché credono ancora fortemente che quella stessa cultura non vada dimenticata, ma che oggigiorno è tristemente sempre meno presente nelle nostre bellissime valli.

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Ristorante Miola

Storia di una ristorazione La vista panoramica sulla valle è impagabile, ma varcata la soglia di questo straordinario regno della buona cucina vi sorprenderanno un’avvolgente accoglienza e il profumo delle prelibatezze che Elisabetta prepara con cura per gli ospiti. Costruito nel lontano 1809, ma di proprietà della famiglia solo dagli anni ’50, il Maso Miola propone ai suoi ospiti una cucina tipica con materie prime locali. L’ottima preparazione dei piatti della tradizione e le loro sapienti rivisitazioni hanno garantito al locale il prestigioso marchio dell’Ecoristorazione a cui si accompagnano le altre collaborazioni con enti quali la Strada dei formaggi, Tradizione e Gusto, Botteghe storiche, Alleanza Slow Food. Dopo mamma Antonietta, che insieme al marito ha ampliato il maso e ha iniziato l’attività di ristorazione nel 1981, ora è il turno della figlia Elisabetta che insieme al marito Paolo, in sala, e al fratello Gianni, al bar, collaborano per mantenere vivo il ricordo del nonno Valentino, il primo ad aver creduto in questa attività quando l’acquistò in concomitanza con l’apertura del primo skilift del Loze.

Info: Ristorante Miola Località Miola, 1 – Predazzo Tel. 0462.501924 Cell. 340.3761958 www.ristorantemiola.com info@ristorantemiola.com

Orari bar dalle 9.00 alle 24.00 Orari ristorante dalle 12.30 alle 14.30 e dalle 19.30 alle 21.30 Chiuso il martedì (a parte il periodo natalizio) Si accettano i cani. Si accettano tutte le carte di credito (tranne la Diners)



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Cembrani D.O.C.

Esperienze di Gusto Prenotate la vostra visita gratuita (tel. 3935503104) alle sette aziende a conduzione famigliare dei Cembrani D.O.C. e scoprite l’unicità dei vini di montagna, come il profumato Müller Thurgau, la delicata Schiava, l’intenso Pinot Nero, la fragranza degli spumanti Trentodoc e l’eleganza delle grappe Trentine prodotte nel giardino terrazzato della Val di Cembra, coltivato a vite da 2500 anni, sorretto da oltre settecento chilometri di muretti a secco, Paesaggio Storico Rurale d’Italia! Da quest’anno il gruppo dei Cembrani D.O.C. si allarga con realtà produttive diverse dal mondo del vino: macellerie, salumifici, ristoranti, alberghi, centri benessere, un’azienda agricola di erbe officinali e anche un birrificio artigianale. La visita in Val di Cembra si arricchisce con proposte gastronomiche in armonia con il mutare delle stagioni, legate a leggende o alle maestose Piramidi di Segonzano, laboratori di pasticceria da forno, aperitivi sfiziosi e corsi su come realizzarli. Pensione Maria Turismo Rurale, Hotel Piramidi, Locanda del Passatore, Agritur Cavade, Albergo Lago Santo, Hotel Europa e Hotel Fior di Bosco vi aspettano. È possibile anche scoprire la filiera corta delle carni, dall’allevamento alle varie lavorazioni in gustosi salumi, unici nel loro genere, come il “Salame del Re” della Macelleria Zanotelli e lo “Speck dell’Imperatore” della Macelleria Paolazzi di Faver o le “luganeghe Trentine” della Macelleria Paolazzi Luigi di Cembra. Tra le montagne incontaminate dell’Alta Valle, venite ad ammirare le coltivazioni di GioVe erbe officinali e le loro trasformazioni sorseggiando una tisana rigenerante, magari dopo un trekking libero sul sentiero dei Vecchi Mestieri, ricco di opifici e antichi mulini ad acqua. Malto, orzo e luppolo trentini sono alla base degli ingredienti delle birre artigianali dell’agribirrificio Maso Alto che, arricchite con mosti di Gewürztraminer, neve e aghi di pino, regalano un gusto tutto da scoprire. A Cembra ti aspettano Alfio Nicolodi e Zanotelli Società Agricola, a Giovo troverete Opera Vitivinicola in Valdicembra, Villa Corniole Azienda Vitivinicola e Simoni Ferruccio, che è anche agritur, infine a Faver potrete visitare le Distillerie Paolazzi Vittorio e Pilzer. Visite guidate ogni venerdì pomeriggio su prenotazione: info@cembranidoc.it o cell. 3935503104. Per i possessori della Trentino Guest Card, visita aziendale e una degustazione gratuita. Per acquisti online su www.shop-cembranidoc.it codice #FiemmeFassa vale € 5.00 di sconto.

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Birra di Fiemme

Quando la birra è sinonimo di tradizione A partire dagli ultimi anni ‘90, quando ancora i birrifici artigianali erano rari, la birra ha iniziato ad assumere un ruolo fondamentale per la famiglia Gilmozzi. Sono Stefano e Michele, padre e figlio, a dedicarsi con passione alla produzione di Birra di Fiemme, supportati anche dagli altri componenti della famiglia: mamma Luisa, Stefania e Francesca. Birra di Fiemme, prodotto naturale e di qualità, può contare su materie prime presenti sul territorio: la preziosa acqua di alta montagna; il luppolo, coltivato direttamente dalla famiglia nei campi di Masi a Cavalese; il malto d’orzo che, di recente, oltre alla produzione in provincia di Verona, viene anch’esso coltivato in Valle. Birra di Fiemme è una birra destinata a essere prodotta al 100% in Trentino e ben si accosta all’aggettivo artigianale, in questo caso sinonimo anche di famiglia, qualità, territorialità.I campi, per chi volesse passeggiare nel verde, si trovano a Masi di Cavalese, sopra località Santa, Lago di Tesero; località Gatto; Ziano di Fiemme, in via Nazionale. Info: Birra di Fiemme Via Colonia, 60 – Daiano - Tel. 0462.479147 www.birradifiemme.it – info@birradifiemme.it Aperto dal lunedì al sabato, dalle ore 8.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 18.00. La domenica dalle ore 9.00 alle ore 12.00

Malga Rolle

Accoglienza, prodotti tipici e ottima cucina L’Agritur Malga Rolle si trova a Passo Rolle a 1980 m di altitudine ai piedi del Cimon della Pala. Nel periodo estivo è circondato da fioriti pascoli, mentre d’inverno è circondato dalle piste e da diversi tracciati da percorrere con le ciaspole. Al suo interno si trova un locale rustico, ma accogliente con una cucina curata e incentrata sui prodotti del territorio. Non può quindi mancare la “Tosèla” di Primiero così come un ricco assortimento di formaggi e carni selezionate. L’Agritur Malga Rolle è aperto da Giugno a Settembre e da Dicembre a Pasqua oltre ai fine settimana di maggio e ottobre. All’agriturismo, che è gestito dal Caseificio di Primiero, si possono acquistare i formaggi e i salumi degustati. In alternativa digitando www.caseificioprimiero.com si accede alla realtà produttiva del Caseificio di Primiero e alla sua bottega virtuale, dove acquistare non solo tutte le eccellenze casearie della valle ma anche altre specialità gastronomiche del territorio e del Trentino. Info: Malga Rolle Passo Rolle Tel. 0439.768659 - Cell. 348.0363019 ACQUISTA ONLINE SU www.caseificioprimiero.com


SAPORI&CUCINA

Hotel Ristorante Valsorda

Un posto strategico per sport, ospitalità, cucina L’Hotel Ristorante Valsorda gode di una posizione panoramica e strategica, vista la vicinanza con gli impianti di risalita delle località sciistiche sia della Val di Fassa, che della Valle di Fiemme. Infatti, gli impianti di risalita dello Ski Center Latemar distano solo 2 km. Altre mete rinomate sono facilmente raggiungibili: l’Alpe di Lusia si trova a 4 km, il Passo San Pellegrino a 12 km mentre a una distanza di 18 km si possono raggiungere sia Cavalese, che Canazei. Inoltre, per gli appassionati di fondo, proprio a fianco all’Hotel si trova la pista della Marcialonga. L’hotel dispone di 30 ampie camere con servizi privati, terrazzino, centro benessere, deposito sci e parcheggio. Il bar e il ristorante sono aperti al pubblico e propongono piatti della cucina tipica locale e nazionale. L’Hotel Ristorante Valsorda offre anche il servizio di cucina per celiaci. Info: Hotel Valsorda Strada de la Comunità de Fiem, 47 Forno di Moena Tel. 0462.573711 info@hotelvalsorda.it - www.hotelvalsorda.it

Pizzeria La Pieve

Un angolo di Cavalese dove trovare accoglienza e genuinità Pizzeria La Pieve è il posto giusto dove concedersi una serena pausa assieme alla famiglia o con gli amici. Gusterete una pizza che è frutto di una continua ricerca volta a ottenere un alimento che sia il più possibile digeribile, leggero e delicato, grazie all’impasto di materie prime semplici, ma di altissima qualità (farina, acqua, sale, lievito e olio extra vergine). La Pieve è specializzata in diversi tipi di impasto ai quali si è aggiunto ultimamente quello con farina integrale biologica macinata a pietra. La cura dedicata alla cucina è altresì dedicata al locale: tranquillo, accogliente, ospita un limitato numero di persone così da ospitare ogni cliente, con sorriso e con tutte le attenzioni. Info: Pizzeria La Pieve, Via Guglielmo Marconi, 13 – Cavalese Tel. 0462.232060 pengip@virgilio.it LaPieve Aperto dalle 11.00 alle 14.30 e dalle 18.00 alle 23.00 Chiuso il giovedì

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SAPORI&CUCINA

Rifugio Salei

I diversi volti dell’accoglienza: tra divertimento e buona cucina Allo scenario naturale del Gruppo del Sassolungo, a quota 2225 m., in un panorama che spazia dal Col Rodella fino al passo Sella, si trova il Rifugio Salei. Raggiungibile con gli sci, in entrambi i sensi del giro dei quattro Passi, il rifugio si articola su due livelli. Al piano superiore ospita un ristorante con servizio al tavolo e una proposta gastronomica della tradizione ladina e tirolese, una zona per il self service, una caffetteria e un bar dove gustare dolci fatti in casa. A pianoterra si trova la pizzeria, la paninoteca e la zona dedicata all’Apres Ski: un ombrellone con pareti mobili, animato tre volte a settimana con musica dal vivo. In inverno, quando non è possibile raggiungere il rifugio in macchina, da passo Sella è attivo un servizio di motoslitta per coloro che vogliono soggiornare nelle otto camere arredate in stile rustico ed elegante. Info: Rifugio Salei, Strada del Sella, 43 - Canazei Tel. 0462.602300 - Cell. 335. 7536315 www.rifugiosalei.it - info@rifugiosalei.it Rifugio Salei

Fienile Monte

Un fienile che nasconde molte sorprese Raggiungibile in senso antiorario dal giro dei quattro passi, ricavato da un fienile di montagna con legni d’epoca e suggestivo fieno sotto resina, Fienile Monte è una piccola baita sul Passo Sella curata in ogni dettaglio: dalla suggestiva terrazza che si affaccia sulle Dolomiti, alle tre salette del ristorantino che propone piatti della tradizione ladina rivisitati con un piccolo tocco di modernità, accompagnati a un’ampia scelta di vini. A Fienile Monte potrete fermarvi per un aperitivo con speck e pane di segale oppure per la cena romantica, organizzata due volte alla settimana. In questa occasione è attivo il trasferimento in motoslitta o con gatto delle nevi che da Passo Sella vi condurrà a questo suggestivo rifugio, in uno scenario che, nelle notti di luna piena, si rivela emozionante. Info: Fienile Monte, Strada del Sella – Passo Sella Cell. 339.5444759 (prenotazioni) Cell. 335. 7536315 (titolare) www.fienilemonte.it info@fienilemonte.it Fienile Monte


SAPORI&CUCINA

Baita Ciamp dele Strie

Il top dell’ospitalità nelle Dolomiti

Info: Ciamp dele Strie, Loc. Campo – Bellamonte Cell. 339.8685080 www.ciampdelesrtie.it info@ciampdelestrie.it

In uno scenario naturale straordinario la Baita riesce ad accontentare anche i palati più esigenti. La location ha mantenuto la sua originalità ispirandosi alla leggenda ladina di Re Laurino (il Re dei Nani) e delle streghe. Varcata la soglia vi sembrerà di entrare in un mondo fatato, abitato ancora dagli gnomi. Per i più freddolosi o per chi ama un po’ di relax, è possibile gustare bevande calde o grappe della tradizione comodamente seduti davanti al camino. Lo chef Tony vi sorprenderà con piatti rivisitati, ma sempre rigorosamente legati alla tradizione. E per gli amanti della pizza c’è anche il forno a legna. La Baita si può raggiungere da Moena, con gli impianti di risalita dell’Alpe Lusia (località Ronchi, a 10 minuti dal centro del paese) che portano alle Cune, punto estremamente panoramico. Qui, prendendo la pista Cune, in 5 minuti si arriva alla baita. In alternativa, dalla partenza degli impianti di Bellamonte, località Castelir, si prende la nuova cabinovia New Gondola e, arrivati in località Morea, si scende fino a Campo con gli sci, si sale sulla seggiovia che porta alle Cune oppure quella che porta al Lastè, per poi scendere nuovamente con gli sci fino alla Baita. Quando scende la sera la Baita diventa ancora più suggestiva, prenotando il gatto delle nevi o la motoslitta potrete trascorrere una serata all’insegna della buona cucina in un ambiente accogliente e unico.

Baita Ciamp dele Strie

Baita Ciampie

Un rifugio dove accoglienza e tipicità sono di casa Partendo da Pozza di Fassa, in Val S. Nicolò, si incontra Baita Ciampie. A quota 1826, il rifugio è un ideale punto di ristoro dove poter godere della vista del gruppo Marmolada e Costabella. La cucina propone piatti tipici della tradizione trentina, gustosi dolci fatti in casa e un’ampia scelta di vini legati soprattutto alla produzione vinicola del territorio. Il ristorante è aperto di giorno mentre la sera è possibile cenare su prenotazione e per l’occasione, ai propri ospiti il rifugio mette a disposizione il servizio a pagamento di trasporto con motoslitta. Baita Ciampie è raggiungibile percorrendo il sentiero anche con le ciaspole ed è poi possibile scendere con lo slittino, un’esperienza indimenticabile se sarà complice anche la luna piena!

Info: Baita Ciampie, Val San Nicolò – Pozza di Fassa Tel. 0462.764181 Cell. 337.459398 norbert.zanet@gmail.com

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SAPORI&CUCINA

Malga Costa – Liegalm

Una malga dove incontrare natura e buona cucina Malga Costa è immersa nel verde e regala una vista meravigliosa sulle montagne che la circondano: Catinaccio, Latemar, Sciliar, Pala di Santa, Corno Nero e Corno Bianco. Benjamin e Angelika vi accoglieranno con calore e troverete l’ambiente ideale dove rilassarvi e godere di una buona cucina. La cucina propone un’ampia scelta gastronomica con specialità della casa e piatti tipici tirolesi. Su prenotazione, con almeno tre giorni di anticipo, a Malga Costa è anche possibile cenare. Diversi sono i percorsi che permettono di raggiungere a piedi la malga: si può partire da Nova Ponente e percorrere la strada forestale; provenendo da Bolzano, in prossimità dell´albergo Schwarzenbach, sul lato sinistro parte il sentiero di ca. 4,3km e dal passo Lavazé, è possibile arrivare alla Malga lungo una facile passeggiata di ca. 40 minuti. Inoltre, si può scegliere di raggiungere Malga Costa percorrendo i sentieri con le ciaspole oppure direttamente con gli sci, seguendo la pista di fondo.

Info: Malga Costa, Nova Ponente Cell. 342.3654343 www.liegalm.com info@liegalm.com Le aperture invernali sono: 08.-11.12.2016 – 17.-18.12.2016. Dal 26.12.2016 la Malga è aperta regolarmente. Nei giorni 24.- 25.12.2016 rimane chiusa. I giorni di riposo invernali sono: Martedì e Mercoledì. I giorni di riposo coincidono sempre con il periodo delle vacanze di scuola (Natale e Carnevale). La malga è aperta fino al 26.03.2017


areagrafica.tn.it 0462 230018


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SALUTE&BELLEZZA

TERME DOLOMIA

ALLA SORGENTE DELLA SALUTE

Centro termale convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale per aerosolterapia, fangoterapia e cura idropinica. Accreditato per fisioterapia e riabilitazione motoria

È l’acqua termale del “bagn da tof di Alloch” - unica sorgente solforosa del Trentino - a rendere esclusivo il Centro, che propone numerosi trattamenti naturali, esaudendo il desiderio sempre più diffuso di restare sani e in forma. Cure super-tecnologiche unite a un’assistenza di altissimo livello, e terapie antiche, potenziate dall’azione terapeutica dell’acqua termale, sono sapientemente abbinate per nutrire l’anima e ridare energia al corpo. Le terme sono convenzionate per la cura idropinica, l’aerosolterapia e la fangoterapia. Oltre alle terapie convenzionate, sono effettuati molteplici trattamenti tra i quali menzioniamo la balneoterapia, la massoterapia, la fisioterapia. In aggiunta ai rimedi terapeutici, il Centro è specializzato in percorsi di benessere termale e propone sedute anti-cellulite, impacchi disintossicanti alle erbe medicinali, impacchi idratanti al latte e oli essenziali. Manipolazioni fisioterapiche e anti-stress, massaggi curativi e rigeneranti, peeling orientali con argille, e molto altro. Una linea di prodotti cosmetici d’avanguardia completa l’offerta. Da ricordare: l’acqua termale è fonte di salute nelle fasi di prevenzione, per impedire o diminuire i sintomi e la frequenza di varie patologie - della terapia, sono infatti indicate in determinate patologie croniche per mitigare i sintomi di picco e migliorare le condizioni di salute del paziente - della riabilitazione, aiutando notevolmente il paziente a riprendere una vita normale in seguito a interventi chirurgici (vascolari o ortopedici). Dona un reale beneficio alle seguenti patologie: Sindrome dell’intestino irritabile (stipsi, colite spastica…) – Otorinolaringoiatriche (gola,orecchio,naso) – Broncopneumologiche ((bronchite, asma, broncopatie…) – Reumatiche (osteoartrosi, reumatismi extra articolari) – Dermatologiche (psoriasi, dermatiti…) – Angiologiche (ulcere venose, postumi di flebopatie…) La tecnologia al servizio della salute: Tecarterapia – Raggi infrarossi – Lampada al quarzo – Magnetoterapia. Tutti i trattamenti proposti sono eseguiti da operatori qualificati. I benefici delle acque termali non hanno età. Tutti possono fruire di un ciclo di cure convenzionato all’anno se in possesso della ricetta medica. Info: Terme Dolomia presso l’Hotel Terme Antico Bagno Strada di Bagnes, 25 Pozza di Fassa Tel. 0462 762567 – 3298926298 www.termedolomia.it – info@termedolomia.it


CENTRO ACQUATICO DELLA VAL DI FASSA

FASSA

Dòlaondes: un universo d’acqua e vapore Tecnologia, materiali biologici e colore per lo spettacolare centro acquatico di Canazei che si conferma il nuovo atout dell’accoglienza fassana Il protagonista del centro acquatico è il luogo, nel cuore delle Dolomiti ladine, che offre una vista incomparabile verso un territorio ancora capace di suscitare emozioni uniche. Quattro le aree tematiche collegate tra loro e disposte su una complessiva area di 2.400 mq:

EGHESWELLNESS WATER&FUN Cinque vasche con vista mozzafiato sulle montagne S’impone sull’ambiente circostante la scenografica vasca semiolimpionica, mentre per esclusività e forma spicca la piscina “Fun” adibita appunto al divertimento con air-bubbles, nuoto controcorrente, nonché quattro lettini idromassaggio per rilassarsi e togliersi di dosso la stanchezza. Massimo dell’emozione per i bambini da 0 a 3 anni, con la vasca “Kids”, e per finire l’indispensabile la vasca che accoglie l’arrivo di uno scivolo che si snoda anche all’esterno della struttura per regalare discese rocambolesche di 111 metri. Chicca del centro acquatico la piscina esterna, godibile in tutte le stagioni.

Il menù del benessere che trae spunto dall’antica filosofia della bioclimatologia delle termae romane Lunga tradizione per la Spa di Dòlaondes che mediante i benefici apportati dall’aqua offre Calidarium, Idromassaggio, Laconicum, Tepidarium e il Frigidarium. Aromarium, Thalasso, Cammomilla Grotta, per stimolare la circolazione sanguinea e favorire l’eliminazione delle tossine, e infine la sauna Filandese. Elegante e accogliente la zona relax in cui troverete docce tropicali, nebulizzatori alla menta e al maracuja e molto altro.

SPORTS&FITNESS Personal trainer e istruttori qualificati al vostro servizio Per migliorare la forma fisica è a disposizione una palestra attrezzata con macchinari d’ultima generazione.

EAT&DRINK Per uno snack veloce o per gustare un piatto salutare Numerose le proposte per gustare un piatto veloce o un salutare drink con la possibilità di accedere gratuitamente al servizio WIFI. Info: Dòlaondes Canazei – Tel. 0462 601348 – Fax: 0462 601507 – www.dolaondes.it – info@dolaondes.it

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UNISOLAR: “ALTA INTEGRAZIONE” TRENTINA UN’AZIENDA CHE METTE D’ACCORDO ENERGIA E AMBIENTE

Negli ultimi tempi si assiste a una continua ricerca di sistemi che permettano di produrre energia attraverso l’energia solare, fonte inesauribile. Così sentiamo spesso parlare di “impianto solare termico” e di “impianto fotovoltaico”… Ma cosa sono esattamente? Entrambi rispondono alla ricerca di produrre autonomamente energia attraverso la trasformazione dell’energia del sole, garantendo sostenibilità ambientale. A Trento l’azienda Unisolar è specializzata in sistemi di risparmio energetico e impianti solari termici e fotovoltaici che sono esempio di “Alta integrazione”. Utilizzando materiali di alta resistenza e tecnologia all’avanguardia, ha risposto alle esigenze del territorio trentino, caratterizzato da escursioni termiche ed esposizione solare limitata. I pannelli solari installati possono rendere anche in condizioni climatiche non del tutto ottimali, mentre il sistema ad alta integrazione include moduli fotovoltaici e un sistema di cornici a incastro, appositamente studiato per rendere impermeabile il tutto.


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Il Fotovoltaico

A determinare la resa dell’impianto è fondamentale tutto l’insieme della “macchina solare”: pannelli, connettori, portata dei fili, barre etc. Accanto a ciò, non va dimenticata la competenza e l’abilità di progettisti e installatori. Spesso gli edifici di montagna hanno tetti con abbaini e camini, così una progettazione “standard” non è in grado, pur utilizzando materiali di qualità, di ottimizzare la resa dell’impianto. Il valore aggiunto di Unisolar è proprio quello di prestare attenzione a ogni singolo pezzo impiegato, rappresentando un’eccellenza del settore.

Il Solare termico

Anche per l’impianto solare termico, così come per l’impianto fotovoltaico, l’azienda dispone di materiale frutto di progettazione e ricerca. Sul territorio trentino, durante la stagione invernale, non è semplice riuscire a ottenere energia termica da un normale pannello solare. Per questo motivo Unisolar mette in campo una particolare tipologia di pannelli che, auto-proteggendosi dal freddo, permettono al calore di raggiungere il boiler d’accumulo, mentre le pompe a giri variabili regolano la velocità di circolazione dei liquidi in base alla temperatura esterna. Oltre a ciò, rilevante è la qualità d’eccellenza dei diversi componenti utilizzati.

Costi energetici

Unisolar permette di avere un impianto idoneo a ottenere gli incentivi che, soprattutto per alberghi e aziende agricole, possono ridurre del 70-80% il costo dell’investimento. Così sarà possibile usufruire del massimo incentivo previsto dai T.E.E. (titoli di efficienza energetica), beneficiare del Super Ammortamento del

140% e, nello specifico, le aziende agricole attraverso il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) potranno fruire degli incentivi della Provincia, con un rimborso del 40% della spesa. Inoltre, agli Hotel con piscina si offre la possibilità di installare un cogeneratore: una rivoluzionaria macchina che produce contemporaneamente elettricità e calore, abbattendo in maniera significativa i costi energetici. Accanto a tutta questa serie di vantaggi economici, non bisogna sottovalutare che usufruire di energie rinnovabili significa prestare attenzione all’ambiente, salvaguardando il patrimonio naturale che ci circonda.

Unisolar è anche assistenza

La realizzazione di un impianto, che sia “solare termico” oppure “fotovoltaico”, implica una serie di fondamentali procedure sia burocratiche sia amministrative. Consapevole dell’importanza della relazione, l’azienda segue il cliente dalla progettazione alla verifica finale, accompagnandolo negli step relativi a: – sopralluogo tecnico – avvio pratiche – progettazione – posa in opera – assistenza L’azienda si occupa inoltre sia di caldaie (a condensazione e a pellet), sia di sistemi di trattamento dell’acqua. INFO: UNISOLAR, Via Ernesto Sestan, 16 - Trento Tel. 0461.402106 www.unisolar.org – mailbox@unisolar.org


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ATTUALITÀ

QUANDO

L’OSPITALITÀ È SINONIMO DI

ACCOGLIENZA SANDRA PAOLI


ATTUALITÀ

Nell’ultimo decennio il mondo del turismo è andato incontro ad un’evoluzione e un cambiamento che ha coinvolto tutti i protagonisti della filiera, gettando così le basi delle nuove frontiere della domanda e dell’offerta turistica, in particolare della ricettività. La situazione economica internazionale, gli eventi socio-politici e gli sviluppi della tecnologia hanno sicuramente modificato l’approccio e le attese del viaggiatore che oggi è sempre più consapevole, attento e informato. Così, se al momento di prenotare una vacanza il fattore prezzo è al primo posto, non si può e non si deve trascurare l’importanza della componente umana e relazionale che trascina con sé tutte le emozioni di cui l’ospite vuole fare tesoro. Non si tratta più, dunque, di un turismo di massa, uguale per tutti, standardizzato. Il risultato di questa evoluzione del mondo dell’ospitalità ha portato allo sviluppo di una forma di turismo decisamente più improntata sul bagaglio emotivo che il viaggiatore porta a casa.

Risulta chiaro, dunque, quale sia il compito degli addetti ai lavori: analisi e monitoraggio delle dinamiche socio-economiche del turismo, per creare un’offerta sempre più adeguata e mirata a soddisfare le sempre più innumerevoli esigenze dell’ospite. Chi opera con successo nel settore turistico presta oggi molta attenzione al rapporto con il cliente, alla capacità di saperlo ascoltare, alla conversazione, ai piccoli gesti. È questo senza dubbio un turismo nuovo, più improntato sulle relazioni e sulle emozioni, in cui il viaggiatore entra davvero a contatto con il territorio, optando ad esempio per soggiorni in strutture ricettive non convenzionali in cui è concretamente possibile socializzare con i residenti, conoscere le loro storie, i loro racconti e le loro ricette legate alle tradizioni familiari e al ritmo delle stagioni. È il valore umano ciò di cui l’ospite è alla ricerca. Sono l’autenticità e l’accoglienza per cui spiccano le nostre Valli a dare quel valore aggiunto alla vacanza.

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Val di Fiemme Obereggen,

110 chilometri di piste fra le montagne più belle del mondo

Novità per la stagione 2016/2017 Bellamonte Lusia: CABINOVIA 10 POSTI Castelir - Fassane - Morea Obereggen: TELEMIX LANER seggiovia e cabinovia PISTA DA SLITTINO e RIFUGIO OBERHOLZ Alpe Cermis: PARCO GIOCHI e RIFUGIO DOSSO LARICI

www.visitfiemme.it


VAL DI FIEMME

VAL DI FIEMME - TRENTINO

NOVITÀ DELLA STAGIONE SCIISTICA FIEMME-OBEREGGEN 2016-17 ■ Al via la cabinovia Bellamonte 3.0 New Gondola nella skiarea Bellamonte-Alpe Lusia. ■ Una nuova Cermislandia e un nuovo campo scuola sci sull’Alpe Cermis. ■ A Obereggen arrivano il telemix, la nuova pista da slittino e un rifugio contemporaneo. ■ Sciate ad arte lungo la pista Agnello di Pampeago fra 10 opere dedicate alle Dolomiti. Il Comprensorio sciistico Fiemme-Obereggen, che si estende fra le Dolomiti del Trentino, sabato 26 novembre 2016 la stagione invernale inizia con importanti novità. Contemporaneamente, entreranno in azione due impianti di risalita di ultima generazione. A Bellamonte una nuova cabinovia a basso impatto paesaggistico serve sia

le piste da sci, sia la pista da slittino Fraina di 2,1 km. Mentre a Obereggen è attivo il primo impianto telemix del Fiemme-Obereggen, con seggiole e cabine sulla stessa fune. Sempre Obereggen ha presentato, a monte della seggiovia Oberholz, un nuovo rifugio dal design contemporaneo e una seconda pista da slittino di 750 metri che andrà aggiungersi alla nota pista di 2,5 km. L’Alpe Cermis si rinnova con un nuovo campo scuola, nuove piste per slittini e gommoni e nuovi giochi nella neve del paradiso del divertimento Cermislandia. Dopo la realizzazione del nuovo lounge bar la Baita Tonda (2015) un intervento di completo restyling interessa anche il Ristorante Rifugio Dosso dei Larici. Infine, cresce il numero delle opere d’arte visibili dalla pista da sci Agnello di Pampeago.

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VAL DI FIEMME

BELLAMONTE, LA NUOVA CABINOVIA BELLAMONTE 3.0 NEW GONDOLA La skiarea Bellamonte-Alpe Lusia presenta il nuovo impianto di risalita a basso impatto paesaggistico Castelir-Morea, dotato di tre stazioni (a valle, intermedia, a monte). Sostituendo le due vecchie seggiovie Castelir-Fassane e Fassane-Morea, sono stati eliminati dalle piste da sci 13 piloni. Si passa, così, da 28 a 15 sostegni. La nuova cabinovia Bellamonte 3.0, che ha una portata oraria di 2.200 p/h, risponde alle esigenze di sicurezza di tutti gli sciatori, in particolare dei bambini. Inoltre, rende più agevole lo sci per i disabili che frequentano regolarmente le piste con i maestri di sci specializzati dell’associazione Sportabili Onlus di Predazzo. Le ampie cabine

a 10 posti offrono la possibilità di caricare anche gli slittini. La pista da slittino Fraina è stata avvicinata alla stazione intermedia Fassane, con un allungamento di 300 metri. Quindi, dall’inverno 2016-17 la pista da slittino sarà lunga 2,1 km. La cabinovia è stata pensata anche per l’estate. L’area, infatti, è molto frequentata dai bambini, attratti dal parco divertimenti “Il Giro d’Ali” e il sentiero “Frainus” che rivela le abitudini di volatili autoctoni. L’impianto offrirà margini di maggior sicurezza anche per gli anziani, come pure per il trasporto di passeggini, biciclette e cani. www.bellamonteski.it

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VAL DI FIEMME

ALPE CERMIS, IL RESTYLING DI CERMISLANDIA E DEL RIFUGIO DOSSO DEI LARICI L’Alpe Cermis è ancora più accogliente nell’area di Doss dei Laresi, alla fermata intermedia della telecabina (1.280 m. slm.). Il parco divertimenti di giochi nella neve Cermislandia presenta diverse novità, fra cui una nuova pista per gli slittini e una nuova pista per gommoni-tubing. Nuovissimo e particolarmente spazioso anche il Campo Scuola Sci accanto a Cermislandia. L’opera di restyling di Doss dei Laresi è iniziata nella passata stagione sciistica (2015) con la realizzazione del lounge bar La Baita Tonda, una vera e propria baita in legno di larice arredata in stile “Minimal Alp Chic”: ampie vetrate, legno grezzo, arredamenti vivaci, con toni di rosso e verde lime, alberi sti-

lizzati, stampe d’arte contemporanea alle pareti e una stufa panoramica al centro. Lo stesso design contemporaneo è stato scelto per ristrutturare e ampliare il Ristorante Rifugio La Baita. La nuova struttura architettonica orizzontale, con listelli di legno di larice e ampie vetrate, crea un unico complesso fra il ristorante, il lounge bar e la stazione di arrivo della telecabina, donando armonia paesaggistica all’intera zona montana. Per la stagione 2016-17, la pista Olimpia è illuminata per lo sci notturno ogni mercoledì e venerdì (19.30-22.30), mentre il Cermis WiFi sarà esteso a tutte le piste (anche la Pra Fiorì). www.alpecermis.it

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SKI CENTER LATEMAR: IL TELEMIX, IL RIFUGIO A TRE VERANDE, UNA PISTA DA SLITTINO E UNA PISTA AD ARTE Nel carosello sciistico dello Ski Center Latemar (45 km di piste raggiungibili da Predazzo, Pampeago e Obereggen) tre grandi novità interessano Obereggen che ha inaugurato nell’inverno 2016-17 un nuovo impianto di risalita, un nuovo avvenieristico rifugio e una nuova pista da slittino. A Obereggen, l’attuale seggiovia fissa a 4 posti Laner è stata sostituita da un moderno telemix (seggiole e cabine sullo stesso impianto). Mentre gli sciatori provetti potranno raggiungere le piste molto velocemente utilizzando le seggiole con gli sci ai piedi, i pedoni, gli amanti dello slittino e i bambini potranno essere trasportati in tutta comodità e sicurezza con le cabine.

Il nuovo impianto di Obereggen sarà dotato di seggiole a 6 posti e di cabine da 8 posti. Il telemix sarà funzionale a una nuovissima pista da slittino, lunga 750 metri, che dal rifugio Epircher-Laner condurrà fino alla stazione a valle della seggiovia Absam-Maierl. La stessa pista da sci Laner sarà ulteriormente allargata e migliorata per garantire sciate e slittate piacevoli e rilassanti. Sempre a Obereggen, all’inizio della pista Oberholz è stato aperto al pubblico un nuovo rifugio di legno e vetro, con tre verande che sbalzano fuori dalla montagna. L’originale struttura, infatti, avrà un corpo unico che si dirama su tre ampie vetrate panoramiche

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proiettate sulle montagne circostanti. All’interno un bar e un ristorante per accogliere sciatori ed escursionisti. Il progetto, caratterizzato da un concetto contemporaneo di design inserito negli spazi naturalistici, è firmato dagli architetti Peter Pichler e Pavol Mikolajcak. A Pampeago, lungo la pista Agnello che attraversa il Parco d’Arte RespirArt (uno dei più alto al mondo), si affacceranno nuove opere d’arte, create durante l’estate 2016 da artisti di fama internazionali. All’arrivo della seggiovia Agnello, in direzione La Tresca si potrà ammirare l’installazione d’arte dell’artista tedesco Thorsten Schütt “Guerriero di pace delle Dolomiti”. Di fronte alla terrazza del Rifugio Monte Agnello si staglieranno nel cielo le forme curiose delle installazioni “Vedo non vedo” di Luca Prosser (un grande occhio di acciaio inox e acciaio corten puntato sulle Dolomiti) e l’installazione “Harmonia” dell’artista designer polacca Dorota

Koziara, creata per sottolineare l’energia che si riceve al cospetto del Latemar. Sciando lungo la pista Agnello è possibile incontrare anche le installazioni artistiche già presenti nella passata stagione sciistica: “Ouverture” di Aldo Pallaro, “Totem” di Sandro Scalet, “Natura Viva” di Mauro Lampo Olivotto, “L’arte è un mistero con ali di farfalla” e “Il teatro del Latemar” di Marco Nones, “Mind’s Eye” dell’artista di Clevenand Olga Ziemska e “Il giardino di Danae” del gotha dell’arte di Hidetoshi Nagasawa. In totale sono dieci le opere d’arte disposte lungo la pista Agnello e la sua variante, ma in presenza di nevicate particolarmente abbondanti si potranno ammirare solo le opere più alte. A Predazzo i bimbi si potranno divertire sull’Alpine Coaster e nel Regno dei Draghi mentre gli sciatori potranno cimentarsi sull’adrenalinica pista Torre di Pisa, fiore all’occhiello del comprensorio sciistico Fiemme-Obereggen. www.latemar.it


VAL DI FIEMME

FIEMME-OBEREGGEN: 110 KM DI SCI PANORAMICO La Val di Fiemme è circondata da cime di rara bellezza, come le guglie del Latemar, riconosciute dall’Unesco “Patrimonio Naturale dell’Umanità”. Sciando è possibile immergersi nel paradiso naturalistico dello Ski Center Latemar, fra i 48 km di piste che collegano Pampeago, Predazzo e Obereggen. Nella skiarea Bellamonte-Alpe Lusia le piste da sci accarezzano i confini del Parco Naturale di Paneveggio Pale di S. Martino, uno degli ambienti “protetti” che ha favorito l’ingresso delle Dolomiti nella lista dei paesaggi privilegiati dall’Unesco. Le piste del Passo Rolle si dispiegano al cospetto

credits by orlerimages.com

delle maestose Pale di S. Martino. E dalla Skiarea Alpe Cermis, con la sua lunghissima pista Olimpia (7,5 km), si gode uno dei più emozionanti panorami sulle Dolomiti. Altri scenari sulle montagne calcaree, che riflettono i colori di alba e tramonto, si aprono sul Passo di Lavazé-Oclini, dove lo sci alpino incontra lo sci di fondo. INFO: Apt Val di Fiemme, tel. 0462 241111, info@visitfiemme.it www.visitfiemme.it www.fiemme-obereggen.it

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VAL DI FASSA

Ph. N. Angeli - Archivio Apt Fassa

Ph. Ralf Brunel - Archivio Apt Fassa

QC Terme Dolomiti di Pozza di Fassa - Archivio Apt Fassa


VAL DI FASSA

LA VAL DI FASSA LANCIA LA “VOLATA” E LE TERME DELL’INVERNO Nuova pista nera e nuovi impianti nella stagione 2016-201, che invita anche al relax alle QC Terme Dolomiti di Pozza aperte da fine dicembre Mentre si avverte ancora tutta la portata del rinnovamento introdotto, a fine 2015, dalla Funifor “Alba- Col dei Rossi” - con il conseguente ampliamento (in termini di collegamenti) dell’offerta sciabile, l’”avvicinamento” della skiarea Buffaure, nonché la possibilità di immettersi nel Sellaronda da Pozza - la stagione della neve 2016-2017 partenza in “Volata”. Si chiama così, infatti, la pista velocissima e tecnica del San Pellegrino che, partendo dai 2510 metri della stazione a monte della funivia Col Margherita riporta, quasi tutto d’un fiato, ai 1879 m del valico dolomitico, per uno sviluppo complessivo di 2350 metri (631 m di dislivello). Un tracciato che non è completamente nuovo: la prima parte, infatti, corre parallela alla pista che porta al Lago Cavia per poi piegare verso il passo e ricollegarsi alla pista Col Margherita. Poco prima del cambio di direzione s’innesta, il tratto inedito, della nera “Volata” che presenta pendenze massime di quasi il 57% (e medie di circa il 30%), con un tracciato vario tanto quanto i panorami: dalla vista a 360° sull’arco dolomitico che si gode dal Col Margherita al rush finale immerso in un bosco da favola. Ma la skiarea Alpe Lusia - San Pellegrino ha in serbo un’altra sorpresa per gli appassionati di sci: la cabinovia Castelir-Fassane- Morea accoppiata in due tronchi (10 persone per cabina; portata oraria 2200 p/h) che sostituisce due seggiovie quadriposto, facendo particolare attenzione anche all’impatto ambientale. Anche risalendo la valle, nella skiarea Buffaure di Pozza troviamo, ammodernamenti al “Buffaure Snowpark”, ora più grande e divertente, mentre nella skiarea Belvede-

re-Col Rodella, tra Canazei e Campitello, possiamo salire a bordo della cabinovia Pradel-Rodella che vede la sostituzione di tutte le “gondole” con un modello moderno e panoramico. Oltre al potenziamento del sistema di innevamento in tutta l’area sciabile, si contano pure diversi interventi sulle piste, come l’ampliamento della velocissima “Diego”, con partenza dal Col dei Rossi, e la sistemazione dei tracciati “Kristiania”, “Pordoi” e “Belvedere”, accanto a cui si avvicina l’area dello Dolomiti Snowpark. Ma oltre a quelle in pista ci sono grandi novità sul fronte del benessere: da fine dicembre a Pozza aprono le QC Terme Dolomiti, oltre 4 mila metri quadri, disposti su tre livelli, con piscine, vasche idromassaggio, percorsi kneipp, cascate d’acqua, bagno giapponese, saune, stanze del sale, aree massaggi e riposo. Un’attrazione sia per chi cerca un soggiorno di relax, sia per chi vuole abbinare all’attività all’aria aperta, il benessere garantito dalla società Quadrio Curzio leader del settore in Italia. Attorno alla sorgente di Pozza, ricca di proprietà benefiche, si costituisce così un polo che, da un lato, vede le già attive e note Terme Dolomia, che offrono importanti trattamenti curativi (con un accordo con l’azienda sanitaria), dall’altro la struttura all’avanguardia per quanto riguarda il benessere, grazie al sodalizio tra la proprietà dei terreni, Fassa Terme srl, e la società Quadrio Curzio, impegnata a garantire una gestione d’alto livello e grandi numeri com’è nel suo stile: un milione nell’ultimo anno gli utenti dei vari centri QC (e cinque milioni e mezzo all’anno i visitatori del sito), attirati dal wellness connesso all’acqua, dall’attenzione per gli ambienti (l’accesso è solo per over 14), ma anche da iniziative come gli aperitivi e i buffet dell’ora di pranzo (costo medio ingresso giornaliero circa 50 euro).

Azienda per il Turismo della Val di Fassa Piaz G. Marconi, 5 - I - 38032 Canazei TN - tel +39 0462 609500 - fax +39 0462 602074 www.fassa.com

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70 KM DI PISTE, 39 IMPIANTI DI RISALITA

TUTTO QUESTO È VAL DI FASSA LIFT 15 11 14 13

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Impianti

Snowpark

Piste nere

Baby Park

Piste

Skitour Panorama

Pradel – Rodella nuove cabine e Lezuo - Belvedere nuove seggiole

Snowpark Buffaure e Snowpark Dolomiti new look

allungamento della Pista nera Diego, che ora parte da Col dei Rossi

Campo Scuola al Ciampedie ampliato con realizzazione di baby boardercross

allargamento delle piste e potenziamento degli impianti di innevamento

scopri lo SKITOUR PANORAMA e i suoi panorami mozzafiato

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SKI TOUR PANORAMA Sciare in Val di Fassa è un’esperienza unica, memorabile e tutta da provare, sia per principianti sia per esperti. Con l’apertura nel 2015 della nuova funivia da Alba a Col dei Rossi è stato completato lo Skitour Panorama, creando un unico grande carosello con 39 impianti di risalita e circa 70 km di piste, che si estendono dalla skiarea Catinaccio a quella di Belvedere-Pordoi e Col Rodella, passando per Ciampàc e Buffaure per sciare in totale libertà e con collegamenti diretti con tutti i principali paesi del fondovalle, circondati dai panorami irripetibili delle Dolomiti di Fassa. All’interno dello Skitour Panorama le principali novità riguardano la skiarea Col Rodella con le nuove cabine della “Pradel Rodella”, ora più confortevoli e panoramiche. Dalla stazione di monte della funivia Col dei Rossi partirà la pista nera “Diego”, lunga 1350 m. con pendenza media del 32 % e una punta massima

del 56%. Lo sciatore più esperto avrà quindi a disposizione ben 5 piste nere “cult”: Diego, Ciampac, Vulcano, Tomba, e la pista Aloch famosa per gli allenamenti dei grandi campioni dello sci alpino, usufruibile anche in notturna. In generale è stata inoltre migliorata la sciabilità di alcune piste medio-facili. Allargati e rinnovati gli snowpark Buffaure e Belvedere con l’immancabile materasso di 11x17 metri. Infine, massima attenzione ai campi scuola e baby park per la gioia dei bambini. Un’offerta completa e impreziosita con lo straordinario centro acquatico Dòlaondes a Canazei. Per famiglie, gruppi di amici, sportivi, amanti della natura e della montagna la Val di Fassa è la vacanza ideale. Vivere le sensazioni uniche della neve non è mai stato così appassionante. Info: www.valdifassalift.it

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SKI AREA CATINACCIO ROSENGARTEN BRIVIDO DOLO-MITICO

Skiarea Catinaccio Rosengarten, da Vigo di Fassa a Pera di Fassa e viceversa L’arrivo è l’altopiano del Ciampedie, una balconata panoramica sulla Val di Fassa e sulle Dolomiti, a quota 2000, al centro del Gruppo Catinaccio-Rosengarten, patrimonio naturale dell’umanità UNESCO. Si accede con le scale mobili e la funivia dal centro di Vigo, o con le seggiovie da Pera di Fassa. Skitour Panorama e Skiarea: emozioni a non finire Siamo all’interno dello Skitour Panorama, il tour che unisce tutte le piste

della Val di Fassa. Un tour, come dice il nome, dai panorami indimenticabili e dalle discese emozionanti! La pista di richiamo della Skiarea è la Pista Thöni. Una pista rossa completamente rinnovata negli ultimi anni, che si presenta con dei pendii larghi ed omogenei e un nuovo muro nel tratto finale. In tutto oltre 4 km di divertimento, dai 2100 m di Pra Martin, ai 1400 di Vigo. Da non perdere la pista nera dedicata ad Alberto Tomba, indimenticato campione! La skiarea è ideale per le famiglie con il grande parco giochi, l’organizzazione professionale della Scuola di Sci di


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Vigo, con servizi di custodia e animazione per i bambini, che possono divertirsi in sicurezza, mentre mamma e papà si divertono in pista, o si rilassano sulla terrazza di uno dei sei rifugi a pochi metri dagli impianti. Ovviamente i bambini possono essere anche avviati allo sci: la skiarea offre tapis roulant e campo primi passi, campo scuola, e piste azzurre per imparare. A questo proposito, la novità dell’inverno 2016/17 è la sistemazione della pista Campo Scuola che è stata modificata e allargata per rendere più omogeneo il pendio proprio per agevolare le Scuole di Sci e gli sciatori principianti. Info Skiarea: 0462.763242 www.catinacciodolomiti.it www.valdifassalift.it

Al Ciampedie si può vivere la neve anche senza sci! Sei rifugi, di cui cinque raggiungibili a piedi a pochi metri dall’arrivo della funivia, con un’ottima gastronomia e terrazze dai panorami indimenticabili. Per gli appassionati delle camminate è possibile percorrere un primo anello facile attorno all’altopiano del Ciampedie. Un percorso con scorci panoramici unici sulla Val di Fassa e le sue Dolomiti (uscite accompagnate sono organizzate dalla Scuola di Sci). Un altro itinerario facile raggiunge la conca di Gardeccia, dove si trovano alcuni rifugi aperti anche con possibilità di pernottamento! Da qui, con percorso più impegnativo, si può proseguire verso la zona del Vajolet e del Passo Principe.

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SKI AREA ALPE LUSIA

UN GRANDE COMPRENSORIO SCIISTICO RICCO DI PROPOSTE PER GRANDI E PICCINI PER CHI AMA SCIARE

Aperta dal 3 dicembre 2016 al 2 aprile 2017, la Ski Area Alpe Lusia vi aspetta per farvi vivere grandi emozioni con gli sci ai piedi e non solo. L’energia del sole e le piste perfettamente innevate sono un richiamo irresistibile nella nostra Ski Area: una moderna e attrezzata realtà sciistica a cavallo tra la Val di Fassa e la Val di Fiemme dove, il piacere dello sci e la montagna nelle sue mille sfaccettature non finiscono mai di stupire. C’è spazio per tutti, le famiglie che vogliono godersi piacevoli momenti di relax e i giovani in cerca di adrenalina e divertimento. Le piste si snodano tra splendidi

paesaggi dolomitici e sono provviste di un efficace sistema d’innevamento programmato mentre impianti di risalita di ultima generazione, silenziosi e veloci, riducono al minimo le code ai tornelli di entrata.

DISCESE PER TUTTI I GUSTI

La parola d’ordine è varietà. Con i suoi 30 km di piste, la Ski Area Alpe Lusia comprende tracciati per tutte le esigenze: dal campo scuola per i primi passi sugli sci ad attrezzati snow park e boardercross per evoluzioni più acrobatiche. Sul versante di Moena, le piste sono prevalentemente esposte a Nord, ripide e adrenaliniche. In località Valbona, all’arrivo della telecabina, c’è un vivace campo scuola per principianti servito da uno skilift. Mentre, andando verso Bellamonte, le piste sono più facili, molto larghe e sempre soleggiate.

SNOWPARK

Il Morea Snowpark è pensato come un’area dove i principianti possano migliorare il loro livello tecnico, dove provare le strutture con un approccio graduale, in totale sicurezza. Inoltre, grazie alla sua particolare assetto divertente e dinamico, il park permette di affrontare fino a 17 kicker e box di fila! L’ultima parte del set up è dedicata interamente al Morea Street Park che si rivolge ai rider più esperti e accoglie strutture dal look urban come ringhiere di 18 m, muretti e wall... Ricco, come sempre, di eventi, contest e manifestazioni ad hoc anche per lo sci freestyle.

BAMBINI FELICI SULLA NEVE

All’Alpe Lusia, presso lo Chalet Valbona, c’è il parco giochi Lusialand, rag-


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giungibile con la cabinovia da località Ronchi, nei pressi di Moena. Grande e ricco di giochi per tutte le età, a Lusialand i bambini possono divertirsi e giocare sulla neve con i propri genitori o in compagnia di speciali baby sitter, mentre una sala giochi interna, calda e confortevole, accoglie i piccoli ospiti nelle giornate più fredde con un programma ricco di giochi e attività manuali circondati dalle simpatiche formiche dell’artista trentino Fabio Vettori. Il parco Lusialand include anche un’area per i baby sciatori dotata di tappeto mobile e apposite attrezzature e le scuole di sci propongono un programma che combina corsi collettivi di sci e assistenza al parco giochi per vivere una vacanza all’insegna dello sport e del divertimento. Sempre all’Alpe Lusia, i bambini più esperti possono provare il mini boardercross che si imbocca dalla pista Fiamme Oro 2: una serie di cunette, curve paraboliche e animali nascosti nel bosco rendono la discesa un vero spasso!

PECCATI DI GOLA

Ma la montagna in inverno non è solo sport. Tra una discesa e l’altra è d’obbligo concedersi degli attimi di pace in rifugio per gustare la cucina genuina e tipica della zona e rilassarsi al sole circondati dallo splendido scenario delle Dolomiti. Le terrazze solarium offrono dei panorami mozzafiato sulle Pale di San Martino, sulla catena del Lagorai e sul Catinaccio. Per chi scia all’Alpe Lusia è d’obbligo una sosta allo Chalet Valbona. In un ambiente caldo e confortevole, dove trionfano il legno e le travi a vista, i più raffinati possono abbandonarsi alle gioie del gusto con un menù alla carta che mixa sapientemente piatti di pesce, di carne e vegetariani proponendo ogni settimana nuovi sapori. Tutti i piatti sono decorati con originalità.

Info: Impianti Funiviari Lusia I Ronc, 4 – Moena Tel. 0462.573207 www.skiareaalpelusia.it moena@skiareaalpelusia.it

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SKI AREA SAN PELLEGRINO SCIARE È FACILE

Nella Ski Area San Pellegrino la stagione sciistica 2016/2017 è decollata con novità importanti sia sul fronte dell’offerta sciistica che dell’accoglienza alberghiera e della ristorazione.

Nuova pista nera La VolatA

Per gli sciatori esperti è stata creata la pista nera La VolatA, 2350 metri di pura adrenalina per 640 metri di dislivello, che dalla cima del Col Margherita scenade verso il Passo San Pellegrino in un susseguirsi continuo di muri da brivido che sfiorano la pendenza del 50%. Una pista che ha già raccolto grandi consensi e si candida ad essere una delle più belle, difficili ed entusiasmanti del Dolomiti Superski.

Imparare a sciare divertendosi

Grande attenzione è stata dedicata anche ai bambini che muovono i primi passi sugli sci con l’ampliamento e il potenziamento dei campi scuola Blanco Baby Park e Capanna Margherita al Passo San Pellegrino. Il primo, situato vicino alla seggiovia Gigante in località Chiesetta e gestito dalla Scuola Sci e Snowboard Moena Dolomiti, è stato dotato di 2 lunghi tappeti mobili e vari percorsi con ostacoli, coni e archi. Il secondo, adiacente alla sciovia Capanna Margherita in area Costabella, dispone un tappeto mobile, un bel tracciato di boardercross dove fare pratica con curve e salti e un’area dedicata alla discesa per slittini e bob. Per chi scia a Falcade


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c’è invece lo storico campo scuola di Le Buse, raggiungibile con la cabinovia. I baby sciatori sono i benvenuti nella Ski Area San Pellegrino che per loro ha creato “Blanco World”, un innovativo percorso didattico che prevede momenti di gioco e divertenti sfide da affrontare. Ai tre campi scuola si aggiungono i 2 asili sulla neve Kid’s Paradise e FalcaLand provvisti di aree esterne, zone riscaldate e servizio baby sitting, due tracciati boardercross con curve, salti, gobbe e archi e due tracciati cronometrati per avvincenti gare contro il tempo. Dopo lo sci, relax e svago al nuovo Valfredda Kinderpark del rifugio Flora Alpina tra giochi in legno e pista snowtubing.

Mai come quest’anno, poi, tutti gli operatori della zona hanno effettuato interventi significativi alle proprie strutture per offrire maggior confort e nuove esperienze, divertenti e piacevoli, ai propri ospiti.

Più servizi a bordopista

In particolare, lo Chalet Cima Uomo ha ampliato i propri spazi interni con una nuova sala da pranzo posizionata nel lato sud della struttura, interamente al sole con un panorama mozzafiato, oltre a realizzare il nuovo Lounge-Bar Kioski direttamente sulla pista adiacente allo Chalet Cima Uomo, che la sera si trasforma in una suggestiva location Apres Ski & Party. Il Rifugio Tarif vicino alla Chiesetta del Passo San Pellegrino, proprio di fronte alla partenza della seggiovia Gigante, invece, è stato completamente rinnovato ampliando i locali interni e la terrazza esterna per l’Apres Ski, nonché il noleggio nei piani interrati.

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Info: www.skiareasanpellegrino.it

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Filiale di Cavalese Via Pizzegoda 12 T. 0462 341129 direttore filiale Tullio Capovilla

Filiale di Predazzo Via Monte Mulat, 17 T. 0462 501892 direttore filiale Fabio Partel

Filiale di Pozza di Fassa Strada de la Veisc, 13 T. 0462 764563 direttore filiale Emanuele Zulian

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