FiemmeFassa Magazine Inverno 2017/2018

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magazine

Inchiesta

Chi ha paura del lupo?

Relazioni Amore‌ ti ascolto

Inverno 2017/2018

Interviste

Tre personaggi si raccontano

AttualitĂ Minoranze consiliari


Ti seguiamo e ti facciamo strada


EDITORIALE

Il numero invernale 2017/2018 del Magazine è per noi letteralmente, speciale. In questi anni abbiamo cercato di migliorarci, con la consapevolezza di poter dare sempre di più. Ringraziamo tutti per aver creduto nel nostro progetto. GRAZIE. Le pagine a seguire sono ricche di approfondimenti. Pertanto diamo la parola ai contenuti presenti in questo numero, che si annunciano particolarmente intensi: non poteva mancare un’inchiesta sulla presenza del lupo nelle nostre vallate, con INTERVISTE ESCLUSIVE a Claudio Groff funzionario provinciale e coordinatore del Settore Grandi carnivori della PAT, a Michele Dallapiccola Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca, ai due rappresentanti di valle Elena Testor e Giovanni Zanon e infine ai cittadini. Maria Teresa Fossati, Psicologa, Psicoterapeuta e Sessuologa ci parla di comunicazione e di come sia importante trovare un linguaggio corretto in ogni situazione. Abbiamo riproposto il servizio sulle passioni con sette persone che raccontano la propria esperienza. Spazio

anche alle interviste con Caterina Ganz, la giovane fondista di Moena che sta raccogliendo numerosi successi professionali, Flavio Galbiati meteorologo, volto noto al grande pubblico per le previsioni meteo e le rubriche di approfondimenti condotte nei notiziari delle Reti Mediaset e… spazio anche alla cucina con Carlo Cracco. Un tema particolarmente sentito è quello della dislessia: Cristina Marchetti, giornalista della La Usc di Ladins ce ne parla in base alla propria esperienza personale. Last but not least lo “scomodo” un articolo che sottopone delle domande a due minoranze consiliari: Cavalese e Moena. Non mancheranno tutte le novità sciistiche delle due valli, i consigli utili per gli acquisti e numerosi spunti per trascorrere al meglio il proprio il tempo libero.

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QC TERME DOLOMITI L

Realizzata in collaborazione con Trentino Marketing e Val di Fassa, la Nuvola del Benessere coniuga fantasia e realtà, incanto e materia, e fa vivere il territorio in un modo completamente nuovo, per 50 giorni e altrettante notti, sia per gli Ospiti sia per turisti e residenti che possono ammirarla dall’esterno, in modo completamente gratuito.

Tutti i segreti del passaggio della Nuvola sono disponibili sul sito internet dedicato www.lanuvoladelbenessere.com

’experience QC Terme è in grado di coinvolgere i sensi a 360°, per un benessere equilibrato tra mente e corpo, in grado di regalare emozioni uniche e indimenticabili. Proprio mantenendo queste promesse per i suoi Ospiti, il più importante gruppo in Italia di spa e resort ha realizzato l’installazione artistica “La Nuvola del Benessere”, una vera e propria camera che ricrea la sensazione di dormire in una nuvola, ideata dal Direttore Artistico Alessandro Bolis. Luogo d’eccezione per questo progetto di temporary land art il giardino di QC Terme Dolomiti, il centro termale immerso nel cuore delle Dolomiti della Val di Fassa: un patrimonio UNESCO che il visitatore può ammirare senza filtri attraverso le ampie vetrate della Nuvola, sia delle pareti che del soffitto, per una dimensione di vero sogno. A contribuire a quest’emozione, le divertenti e iconiche nuvole luminose posizionate dall’artista Mao Fusina, che decorano lo spazio erboso del giardino e la Nuvola stessa, conferendole delicatezza e candore. Anche i materiali per la realizzazione sono stati scelti con cura, e assemblati da Roberto Duclos: il design pulito e minimale combina la leggerezza e la modernità del vetro al calore e alla tradizione del legno locale. All’interno, prestigiosi partner: il letto Fluttua e gli arredi di Lago Design, l’avvolgente materasso Tempur, biancheria personalizzata per la Nuvola da Frette, bollicine Ferrari Trento, per citarne alcuni, rendono ancora più esclusiva questa esperienza, nell’abbraccio del cielo, delle cime e delle foreste delle Dolomiti.




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IN COPERTINA

Stefania Vianello e la sua idea di arte

Foto di Barbara Zonzin www.barbarazonzin.com


IN COPERTINA

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i formazione scenografa ed esploratrice curiosa, terminati gli studi, mi sono dedicata subito all’illustrazione di libri per l’infanzia. Di solito non mi accontento del foglio “piatto”. Sperimento materiali diversi per dare un’anima ai miei personaggi e li calo in contesti e ambientazioni che costruisco appositamente per loro. Mi piace dare ampio spazio agli animali, credo abbiano molto da dire di noi umani e del mondo che condividiamo. Spesso le intuizioni arrivano la mattina presto. È il caso delle illustrazioni dell’albo illustrato “Per fortuna c’è la mamma”. Nato in collaborazione con l’autrice di libri per l’infanzia Zak Baldisserotto, il libro è edito da Kite Edizioni, Casa Editrice specializzata in albi illustrati di qualità per tutte le età, che ha all’attivo più di cento titoli in italiano e più di Insegno al Liceo Artistico, trenta titoli in francese. Una volta disegnato a matita tutto lo storyboard progetto e conduco laboratori e è venuto il momento di decidere quale tecnica workshop rivolti a bambini, ragazzi e adottare per la realizzazione finale del libro. Durante il adulti sulla ricerca felice della creatività. dormiveglia ho immaginato di entrare in un bosco con un ago gigante e ho cominciato a ricamare un albero a Ho uno spirito grandi gesti, partendo dalle sue radici. Razionalmente nomade e non ho paura di ho pensato che “disegnare” un libro con la gestualità intraprendere strade diverse. Al mio propria del ricamare potesse avvicinarsi alla coccola bagaglio aggiungo sempre cose nuove che fa una mamma ai suoi piccoli e che la morbidezza e ne tolgo volentieri tante altre, con del filo e del feltro arrivasse ai lettori come una calda l’obiettivo chiaro di portare con me le carezza insieme alle dolci parole di Zak. La storia è scandita da un ritmo preciso. Al voltare della pagina, le cose essenziali. Si viaggia meglio con immagini create su pagina doppia si dissolvono in una una valigia ben fatta! specie di “non finito” una volta sul lato destro e una volta su quello sinistro, simulando il gesto del “cullare”. Sono molto puntigliosa sulla progettazione delle immagini. Per me ognuna deve avere un degno contenitore, un’opinione, un pensiero forte e coerente con te stesso, che vuoi condividere. Questo messaggio va poi comunicato nel modo giusto, attraverso una meticolosa analisi dei materiali, l’abbraccio sapiente dei colori, attraverso un’inquadratura o un’atmosfera che ne risalti il valore. Occorrono giornate intere di studio e di prove, di ricerche dentro e fuori casa. L’osservazione dei dettagli e l’elaborazione dell’immagine attraverso il mio modo di vedere e sentire diventa una piacevole ossessione.

Oggi?

Domani?


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AMBIENTE

Api una “danza” per la vita


AMBIENTE

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enza l’opera impollinatrice di questi insetti, la biodiversità del nostro pianeta diminuirebbe in modo drastico e molti cibi sparirebbero dalle nostre tavole. Le api fanno da vettori di polline per la riproduzione: quando entrano nel fiore per prelevare una goccia di acqua e zucchero (il nettare), alle loro zampette pelose si appiccica il polline, che poi portano in un altro fiore della stessa specie, fecondandolo. La danza impollinatrice dura tutto il giorno e, ogni qualvolta la loro sacca melaria è colma, si recano all’alveare per vuotarla. Purtroppo le api stanno diminuendo in modo preoccupante: un 25 per cento in meno tra il 1985 e il 2005. La causa? L’uso dei pesticidi letali alle api (i neonicotinoidi) il cambiamento climatico, e l’arrivo di parassiti dall’esterno come la Varroa destructor. Da sapere è che il 90% della produzione di cibo mondiale dipende da circa 100 specie vegetali, di cui 70 vivono grazie ai granelli di polline che le api conducono in molte varietà di fiori, di frutti e ortaggi. I cibi che sparirebbero sono moltissimi tra i quali elenchiamo: mele, ciliegie, prugne, cocomeri, asparagi, avocado, broccoli, cipolle… la lista è lunga. Ah, dimenticavamo: anche la produzione di cotone diminuirebbe e i costi di produzione dell’abbigliamento e altro, subirebbero un crescente aumento.

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CURIOSITÀ

La curiosa storia del

pupazzo di neve Possiamo trovare pupazzi di neve in vecchissime cartoline, nei pionieristici film muti girati tra il 1895 e il 1927, fino a vederli come soggetti delle prime fotografie, comparse nell'Ottocento. Il pupazzo di neve viene considerato una delle prime forme d'arte dell'uomo

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urante il Medioevo, per esempio, un’attività largamente diffusa era quella di passeggiare attraverso le città ammirando questi piccoli lavori d’arte gelata. Alcuni di questi erano creati da veri e propri artisti, tra i quali un diciannovenne Michelangelo, che nel 1494 scolpì su commissione del comune di Firenze un bellissimo pupazzo di neve nel suo giardino. Nel 1511, durante l’Inverno della Morte, chiamato così per le temperature agghiaccianti che lo caratterizzarono per sei settimane, la città di Brussels fu completamente ricoperta da pupazzi di neve: da rappresentazioni di natura religiosopolitica, ad altre puramente pornografiche. Alcuni definirono quell’evento il “Miracolo”, altri il “Woodstock di Brussels”, data la libertà artistica che era stata espressa. Troviamo la presenza dei pupazzi di neve anche durante uno dei più sanguinosi eventi nella storia dell’America: il Massacro di Schenectady, avvenuto nel 1690. A quei tempi Fort Schenectady (oggi conosciuta come New York) era un insediamento olandese sotto il costante pericolo d’attacco. I soldati che si trovavano ai cancelli con l’ordine di difendere la città, lasciarono le loro postazioni durante una tempesta di neve e misero al loro posto dei pupazzi di neve. Non sapevano però che un’armata di soldati franco-canadesi e nativi americani stessero avanzando verso il forte. L’armata invase quindi la città e uccise 60 abitanti. Nel 1861 Hans Christian Andersen scrisse

un celebre racconto “L’uomo di neve”, che racconta di un pupazzo di neve che si innamora di una stufa. La storia parte con un discorso tra il pupazzo di neve e l’unica compagnia che sembra essere in grado di parlare con lui, un saggio cane. I giorni passano, e il pupazzo di neve continua a struggersi mentre contempla e ammira la stufa durante la notte (di giorno le finestre sono ghiacciate). Una volta che l’inverno finisce, l’uomo di neve si scioglie, e il cane capisce finalmente il motivo del suo amore per la stufa. Il pupazzo era infatti costruito intorno a un raschiatoio della stufa, e soffriva per la malinconia di non potersi riunire ad essa. In Lituania nel 2005 in forma di protesta verso il parlamento sono stati costruiti d’avanti alla sede politica parlamentare ben 141 pupazzi di neve 1 per ogni membro del parlamento. Infatti in lituano “pupazzo di neve” viene tradotto con “uomo senza cervello”. Il record per il pupazzo di neve più grande al mondo è stato stabilito nel 2008, nel Maine (USA). Era alto 37,21m e venne chiamato Olympia Snowe, come la senatrice del Maine. Il pupazzo di neve più piccolo al mondo venne invece costruito diversi anni dopo, nel dicembre 2016. Fu creato alla University of Western Ontario in una struttura per la nanofabbricazione. Il pupazzo è infatti composto da tre sfere di silice, ha le braccia e il naso in platino con una misura di circa 0,9 micron e una faccia fatta da un fascio ionico.


CURIOSITÀ

La storia dei pupazzi di neve non si è però conclusa nel passato. Per fare un esempio, ogni anno dal 1818 a oggi a Zurigo (Svizzera) viene celebrato l’inizio della primavera facendo saltare in aria un pupazzo di neve. Il terzo lunedì di aprile, durante la festività chiamata Sechseläuten, un pupazzo di neve, chiamato Böögg, viene riempito di dinamite e fatto sfilare lungo le strade di Zurigo, dove i commercianti lanciano pane

e salsiccia alla folla. La parata si conclude con Böögg che viene posizionato su di una pila di scarti di legno. Si aspettano quindi i sei rintocchi della campana della chiesa di St. Peter (rappresentanti la fine dell’inverno), poi viene dato fuoco alla pila di legno. All’esplosione del pupazzo di neve, l’inverno viene considerato ufficialmente terminato. Si dice che più corta sarà la combustione, più a lungo durerà l’estate.

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#marcialonga @marcialonga_ marcialonga.it

Sci di Fondo, Ciclismo, Corsa: 3 eventi spettacolari, sospinti da un’unica forza. Vi sveliamo la nuova MARCIALONGA

Marcialonga cambia nel simbolo che l’ha rappresentata per più di 45 anni. Il nuovo logo racchiude in una perfetta sintesi tutti i nostri valori, il nostro territorio e la nostra storia. Il risultato è un marchio moderno, forte e rigoroso che diverrà simbolo indissolubile di un movimento sportivo che raccoglie più di 15.000 atleti ogni anno in 3 discipline differenti: Sci di Fondo, Ciclismo, Corsa. Questi corpi rappresentano tutta la bellezza del gesto atletico, fuso nell’essenza minimalista del nostro nuovo logo.

Benvenuti nella nuova MARCIALONGA: Get involved_

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28·01·2018

27·05·2018

02·09·2018

Get involved in our events!


ECCELLENZE

ROBERTO ANESI Storia di un’eccellenza fassana FEDERICA ZANON

È una storia di grandi occasioni perse, di sconfitte e speranze perdute, di sogni messi in un cassetto nei quali, fino all’anno scorso, Roberto Anesi sembrava non credere più Dal 29 ottobre scorso abbiamo una nuova eccellenza in Val di Fassa, un uomo che ha saputo riaprire quel cassetto che sembrava ormai sigillato e che, non senza fatiche e sacrifici, ha saputo distinguersi, farsi conoscere e apprezzare a Taormina, aggiudicandosi il premio di Miglior Sommelier d’Italia. Non è la prima volta che partecipa a un concorso di alto livello, la passione per il mondo dell’enogastronomia lo accompagna da sempre. Già nel 2008 e 2009 ha partecipato al Congresso Nazionale Ais, ottenendo anche dei buoni risultati, che gli hanno dato la giusta carica per riprovarci nuovamente nel 2010. Ma non ha considerato un impedimento nel regolamento, quello legato all’età anagrafica, che impone un

massimo di 37 anni. E lui, classe 1972, ormai non può più prenderne parte. La sua grande occasione arriva nel 2012 quando, grazie a un cambio ai vertici del Congresso Nazionale Ais, viene meno la restrizione anagrafica dei partecipanti. Ormai però Roberto non ha più modo e tempo di affrontare il concorso, poiché troppo impegnato negli studi intrapresi nel frattempo al prestigioso Master of Wine Institute di Londra, nel suo ristorante e nel suo ruolo di Istruttore e Relatore ai corsi di Sommelier. Poi l’incidente. Nel 2014 Roberto cade dalla bicicletta. Una caduta banale a suo dire, che però porta con sé due anni di sofferenze e di forte pressione emotiva. Subito si rende conto dell’importanza di reagire e s’impegna con tutto sé stesso per riprendersi, ma il percorso è molto lento e doloroso. Ma è proprio in questi due anni che Roberto prende consapevolezza di quello che vuole, di quanto la forza di volontà possa essere determinante per raggiungere un risultato e di quanta possa essere la fatica per ottenerlo. Nel 2016 Roberto ritrova la serenità e partecipa al Congresso di Sommelier di Trento con l’incarico di seguire l’organizzazione dell’evento. Qui ritrova amici e conoscenze di vecchia data e, con sua sorpresa, riapre quel cassetto, ormai conscio di non avere più nessuna scusa per trascurarlo ulteriormente. Riprende gli studi, sostenuto dalla moglie Manuela e dal figlio Christian che lo appoggiano in questo percorso che prevede, inevitabilmente, un impegno costante e quindi meno tempo per la famiglia, e si iscrive a Taormina, con un unico obiettivo: ottenere un buon risultato per poter partecipare e puntare alla vittoria nel 2018. Ed è proprio a Taormina che trionfa, si distingue tra tutti e riceve la sua soddisfazione più grande: quel lungo applauso che, come dice Roberto, è stato il momento più emozionante e intenso di tutto il concorso, che l’ha premiato di tutte le fatiche e i sacrifici fatti per arrivare fin lì. Intervista completa a Roberto disponibile sul sito www.dolomitipremiere.com a partire dal 15 dicembre 2017.

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CURIOSITÀ

Per insultare qualcuno gli diciamo “bestia”. Per la crudeltà deliberata e il suo comportamento, “umano” dovrebbe essere il più grande insulto.

(Isaac Asimov)

SOFIA BRIGADOI

Animali e linguaggio (degli uomini)


CURIOSITÀ

Quante espressioni comuni associamo agli animali per definire un’altra persona? Ne troviamo a centinaia che spaziano dalle qualità professionali all’aspetto fisico. Molte però non sono positive e non rispecchiano assolutamente l’animale menzionato. Tra i modi di dire positivi troviamo: correre come una lepre, saltare come un grillo, vedere come un’aquila, avere gli occhi da cerbiatto, il passo di un felino, la forza di un leone, la leggerezza di una farfalla, essere furbo come una volpe, forte come un bue, veloce come un cavallo, essere sani come un pesce. Tra quelli negativi “accettabili” scorgiamo: tedioso come una mosca, muto come un pesce, lento come una lumaca, viscido come un’anguilla, solo come un cane, testardo come un mulo, pazzo come un cavallo, scorbutico come un orso, invadente come una scimmia, essere un corvo del malaugurio, cocciuto come una capra, avere una fame da lupi e via dicendo. Ma è qui che volevamo arrivare. A quelle espressioni negative/sprezzanti che non solo sono brutte da sentire, ma che sono denigranti per l’animale stesso. Portiamo ad esempio comportarsi come un maiale o “porco”, quale indice di sporcizia fisica e morale, d’immoralità. Forse sarebbe bene tenere presente che il maiale è molto intelligente e possiede elevate capacità d’apprendimento (nella classifica dei 10 animali più ingegnosi al mondo al secondo posto c’è proprio lui), per non dimenticare che dal punto di vista cognitivo possiede grandi abilità. Essere una vacca ma se vogliamo anche una cagna, sono appellativi usati in modo erroneo e ingiustificato. Vi pare sia mai accaduto che una vacca o una cagna propongano il proprio corpo ai loro simili per trarne qualche beneficio? Essere stupidi come un asino o essere un somaro... cliché più che erroneo, poiché l’asino è un animale straordinario sotto molti punti di vista: non è affatto testardo e stupido. È un animale paziente, controllato, e gli piace stare in compagnia, quindi è anche molto socievole. E stupida come un’oca? Nell’antico Egitto le oche erano simbolo di divinità. Le oche hanno un carattere forte e coraggioso e non si tirano indietro se devono attaccare qualcuno che le disturba o osa dare fastidio ai loro piccoli. Terminiamo con una frase di Pirandello che ci piace molto, perché amiamo gli animali che sono un bene inestimabile per l’umanità e meriterebbero tutti maggior rispetto.

Se si guarda negli occhi un animale, tutti i sistemi filosofici del mondo crollano.

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SPORT&SPETTACOLO

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Foto Alice Russolo – Concept Verde Pistacchio / Susanna Sieff

PARADISO ANIMALE

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I 10 Senatori che fanno leggenda

A fine 2016 è partito il progetto Marcialonga Legends, che racconta le incredibili storie dei 10 Senatori: i concorrenti che al 29 gennaio 2017 hanno portato a temine 2.905 km, somma dei chilometri di gara di tutte le 44 edizioni di Marcialonga e che saranno al via anche nella 45esima. Un patrimonio umano di immenso valore, esaltato con un progetto fotografico - attraverso il loro volto segnato dal tempo, e di storytelling - tramite un’intervista inedita e un racconto emozionale associato a ciascuno. Abbiamo scoperto le motivazioni che li muovono, la voglia di arrivare, la tempra granitica che li contraddistingue, gli aneddoti di gara di un tempo che fu dove si utilizzavano ancora sci di legno, impregnati di catrame, abbigliamento di lana e cotone, dove si mangiava pollo prima della partenza e percorrere i 70 km da Moena a Cavalese era un’impresa ancora nuova e quasi epica. Sono stati testimoni privilegiati di cambiamenti epocali nella storia dello sci di fondo e dalle loro voci è emerso quanto questi aspetti si intreccino con le storie sportive di ciascuno, ma anche con quelle più personali e interiori. Non ci resta che augurarvi quindi buon viaggio nelle loro storie e in quella di Marcialonga! www.marcialonga.it/marcialonga_ski/IT_ML_legends.php



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22 Inchiesta Chi ha paura del lupo? Le interviste

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Caterina Ganz

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Flavio Galbiati

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Carlo Cracco

sommario

L’Autrice In copertina


sommario Rubrica 1 | Anteprima

Ambiente 8 | Una danza per la vita

Curiosità/Eccellenze 10 | La vera storia del pupazzo di neve 13 | Storia di un’eccellenza fassana 14 | Aforismi

Relazioni 46 | Amore ti ascolto e tu?

Passioni 58 | Quando un passatempo diventa uno stile di vita

Attualità 68 | Le minoranze consiliari sono inutili? 78 | Quelle autostrade intasate del cervello

e Mostre Foto Francesca Ferrai

94 | Musei

100 | Salute&Benessere 104 | Sapori 106 | Masi,

Agritur, Ristoranti, B&B Foto Ralf Brunel

Speciali/Sport&Co 112 | Val di Fiemme 118 | Val di Fassa Fiemme&Fassa Magazine inverno 2017/2018 Iscr. Tribunale di Trento Nr. 7/15 del 13/05/2015 fiemmefassamagazine@gmail.com redazionefiemmefassa@gmail.com www.fiemmefassamagazine.com Direttore Responsabile Sofia Brigadoi Ufficio Marketing&Communications Federica Zanon

Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni Luigi Casanova Art&Graphics Grafart - Trento Stampa Litografica Editrice Saturnia In copertina ‘Befania’ © 2012 Stefania Vianello Molte immagini utilizzate per gli articoli sono Pixabay

Fiemme&Fassa Magazine


Case da prima pagina

Dimore Della Valle

Via F.lli Bronzetti, 50 - 38033 - Cavalese (TN) tel/fax: 0462 231094 Str. Salejada, 26 - 38035 Moena (TN) tel/fax: 0462 574601 info@dimoredellavalle.com / www.dimoredellavalle.com cell: 377 6852598


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INCHIESTA


INCHIESTA

SOFIA BRIGADOI

Chi ha paura del

lupo?

La paura non è così difficile da capire. Dopo tutto, non siamo stati tutti spaventati dal lupo da bambini? Nulla è cambiato da quando Cappuccetto Rosso ha affrontato il lupo cattivo. Ciò che ci spaventa oggi è esattamente la stessa cosa che ci spaventava ieri. Questo complesso di paura è radicato in ogni individuo. (Alfred Hitchcock)

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INCHIESTA


INCHIESTA

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n questo numero del magazine abbiamo deciso di inserire un servizio in merito alla presenza del lupo nelle nostre valli. Durante la passata stagione estiva si è assistito ad alcuni attacchi del lupo al bestiame in alpeggio. Questi fatti hanno smosso emotivamente l’opinione pubblica e si è iniziato a parlare frequentemente di questo grande carnivoro. Abbiamo raccolto delle opinioni in merito, ponendo delle domande a Claudio Groff, funzionario provinciale e coordinatore del Settore Grandi carnivori della PAT, a Michele Dallapiccola, Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca, ai due rappresentanti di valle Elena Testor e Giovanni Zanon e infine ai cittadini. Al fine di rendere completa l’inchiesta, nella parte iniziale, abbiamo creato una scheda descrittiva del canide, estratta dall’opuscolo “Il lupo in Trentino”, distribuito dalla Provincia Autonoma di Trento durante le serate dedicate all’argomento (Moena 27 aprile Canazei 6 ottobre - Cavalese 17 ottobre). Desideriamo inoltre evidenziare che il servizio non è pro o contro il lupo. Il nostro obiettivo è di diffondere informazioni in merito al delicato argomento che ci coinvolge, tutti.

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INCHIESTA

Presenza storica, descrizione delle caratteristiche fisiche, comportamento sociale e in branco, attitudini e curiosità

Persecuzioni del lupo

Il lupo era un mammifero tra i più diffusi al mondo. Agli inizi del ‘900, causa la contrazione del suo areale dovuta all’attività legata all’allevamento del bestiame e una costante persecuzione da parte dell’uomo, la specie scompare dalle regioni alpine e in parte anche dal territorio appenninico. Il minimo storico si ha verso gli anni ’70: a quell’epoca si stimarono all’incirca un centinaio di soggetti. Da allora, si assiste a un progressivo aumento favorito dalla protezione legale (dal 1971 in Italia vige la piena tutela del lupo), dall’aumento delle specie preda (ungulati selvatici), e da una minore persecuzione da parte dell’uomo. Attualmente, la popolazioni italiana dei lupi è distribuita lungo la dorsale appenninica e su parte dell’arco alpino. Nella nostra provincia, dopo 150 anni di assenza, il lupo ricompare. Nel 2008 si trovano i resti di un soggetto deceduto in Val di Fiemme nei pressi del Passo Oclini (a conferma di alcuni avvistamenti avvenuti tra il 2006/2007). Nel 2010 un lupo maschio migra spontaneamente dalle popolazioni delle Alpi occidentali e si stabilisce in alta Val di Non. Un altro soggetto arriva dalla Slovenia nel 2012, al seguito di uno spostamento di ben


INCHIESTA

1000 km. Ora questo lupo, insieme alla sua compagna migrata dalle Alpi Occidentali, vive sui monti Lessini, nella zona a confine tra la provincia di Verona e il comune di Ala. Nella primavera del 2013 la coppia si è riprodotta: nasce così il primo branco nelle Alpi Orientali dopo oltre 150 anni. Dal 2013 a oggi il branco dei Lessini si riproduce regolarmente, così come quello presente sull’Altopiano di Asiago. Tra il 2016 e la primavera del 2017 è stato possibile accertare la formazione di un’ulteriore coppia che ha generato un branco: in Alta Val di Fassa. Sono segnalati altri due branchi nei vicini territori di Vicenza (Grappa) e Belluno (Col Visentin) e vi sono altri soggetti singoli in dispersione e pertanto ancora non stabili in alcune zone del Trentino. La media dei soggetti che costituiscono un branco nel territorio alpino (Piemonte) è di 4-5 animali, mentre la superficie che occupano è un territorio di circa 200 km quadrati.

Mappa della presenza del lupo in Trentino, aggiornata all’inverno 2016-2017 – Progetto Life Wolfalps, Report ufficiale, azione A4

Altezza al garrese: 60-70 cm. Lunghezza: 110-140 cm. Lunghezza della coda: 30-35 cm. Peso: nella popolazione italiana i pesi medi sono per i maschi di 34 kg e per le femmine di 28 kg. Distinzione con il cane: coda generalmente più corta e con apice nero, orecchio breve e a base larga, mascherina chiara sul muso, bande scure sulle zampe anteriori, forma della testa larga. Orme simili a quelle del cane. Alimentazione: il fabbisogno giornaliero è di circa 2/4 kg di cibo al giorno. Cervi, caprioli, camosci, mufloni e cinghiali costituiscono la principale fonte alimentare. In un ambiente alpino raramente si ciba di anche di frutta, lepri, piccoli mammiferi e uccelli. Il lupo si ciba anche di carcasse degli animali rinvenuti morti. Il lupo può anche predare bestiame domestico, se non custodito. Velocità massima: 50 km/h. Può percorrere sino a 60 km in una notte. Ottimo nuotatore. Visione notturna eccezionale. Angolo visuale 250° (l’uomo 180°).

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INCHIESTA

Le interviste Abbiamo posto qualche domanda a Claudio Groff, funzionario provinciale e coordinatore del Settore Grandi carnivori della PAT. Abbiamo assistito ai suoi interventi nei quali ha affermato che nelle valli di Fiemme e Fassa al momento è presente un solo branco situato in alta Val di Fassa. La percezione dei cittadini è diversa: si ha la sensazione che i lupi siano molti di più. Ci può fornire un dato più esatto? Il monitoraggio in tutte le Alpi, come nel resto dell’Europa, è effettuato contando il numero di branchi familiari presenti in un’area, mentre la presenza dei soggetti singoli è più complessa da monitorare e meno importante. Quindi, come già affermato durante le serate, è probabilmente presente un singolo animale nelle zona di Fiemme (Paneveggio/ Lusia), oltre al nuovo branco dell’alta Val di Fassa/Badia/Livinallongo. Questo è il grado di precisione che abbiamo oggi e che avremmo anche negli anni a venire. Non è possibile essere più precisi di così. Ribadisco, che per avere un’idea della presenza del lupo e per poterlo di conseguenza gestire, è fondamentale sapere quanti branchi ci sono e quali sono i territori occupati. Questo è il dato che cerchiamo, e che comunichiamo. Il lupo ha una pessima nomea, in parte pare anche fondata. La storia racconta che in passato sono successi dei casi in cui ha attaccato dei pastorelli a custodia del gregge. In India accade tuttora. Il lupo è pericoloso per l’uomo? Se sì, in quale eventuale situazione? Il lupo è stato pericoloso per l’uomo anche nelle nostre aree, ma in tempi assai lontani (più di 200 anni fa), in un contesto sociale e ambientale completamente diverso da quello d’oggi. Le cronache di allora raccontano che ci sono stati degli attacchi da parte del lupo a fanciulli che portavano i greggi in montagna. Va anche detto che probabilmente questi antichi resoconti talvolta “nascondevano” altri motivazioni che venivano poi imputate all’attacco di un lupo. Quello di cui dobbiamo tenere conto è che a quei tempi c’era la rabbia (sappiamo tutti che rende l’animale, qualunque esso sia, aggressivo) e gli ungulati selvatici, principali prede del lupo, scarseggiavano, o

erano quasi assenti. In alcune aree accade ancor’oggi (es. India), nelle quali la miseria è nera e vi è la medesima situazione sopra citata. Nelle condizioni attuali dell’Europa, parlo dal punto di vista sociale, ambientale ed economico, di fatto, come afferma il piano europeo sul lupo, da 150 anni a oggi non ci sono casi documentati di attacco del lupo che abbiano provocato la morte dell’uomo. I lupi presenti in Europa sono più di 12 mila, 2000 ca dei quali in Italia (1500 in Appennino, e circa 200/300 sulle Alpi). Penso che sia serio però aggiungere che parliamo di un animale selvatico e che quindi non si può escludere al 100%, a priori, che un’aggressione possa accadere; si consideri che incidenti succedono anche con animali domestici... Abbiamo compiuto delle interviste alla popolazione delle due valli e quello che maggiormente traspare è un diffuso timore nei confronti del lupo, in parte forse dovuto alla scarsa conoscenza in merito all’argomento e in parte alla mala informazione. Come intende intervenire la Provincia? L’informazione è cruciale. Diciamo che ci siamo mossi in questa direzione: abbiamo attuato degli incontri sia in Trentino orientale che occidentale; durante le serate informative abbiamo distribuito del materiale divulgativo “Il lupo in Trentino” opuscolo realizzato dalla Provincia Autonoma di Trento, nonché poster. Aggiungo che nel sito www.orso.provincia.tn.it dedicato ai grandi carnivori, vi è una sezione riservata al lupo. Tengo a precisare che le notizie inserite sono regolarmente aggiornate. Un’altra cosa importante da ricordare è che la Provincia in questa fase ha fatto una scelta chiara, quella di aderire, non direttamente, ma tramite il Muse, Museo delle Scienze di Trento, al progetto LIFE Wolfalps, che si pone l’obiettivo proprio di diffondere con tavole rotonde, incontri e altre iniziative dirette anche in parte alle Scuole, un’adeguata informazione e una maggiore conoscenza in merito al lupo.


INCHIESTA Foto: Carlo Frapporti, Archivio Servizio Foreste e Fauna PAT

Sappiamo inoltre che il lupo si riproduce abbastanza velocemente. In che modo intendete contenere/gestire il suo sviluppo? C’è uno strumento che prevede la normativa attuale e che abbiamo anche illustrato nelle serate, cioè la possibilità, tra le tante azioni, di controllare il gruppo compiendo degli abbattimenti mirati. Cosa che già accade in Francia, in Svizzera e in Slovenia, tanto per citare degli Stati più vicini a noi. Una possibilità per il momento qui da noi inattuabile per volontà del Ministero dell’Ambiente che dovrebbe autorizzare gli abbattimenti, ma che confidiamo di poter utilizzare. Questo sistema potrebbe innescare un triplice effetto: forse quello di diminuire un po’ i danni, dico forse perché ci sono degli studi autorevoli contradditori in merito, non c’è tra i tecnici uniformità di vedute, alcuni sono dubbiosi sul fatto che abbattendo qualche esemplare i danneggiamenti diminuiscano. Il secondo è che socialmente si tratterebbe di dare

un forte (e vero) messaggio ai cittadini: “Non siamo in balia del lupo, ma abbiamo una possibilità di controllo”. Terzo effetto sarebbe di mantenere della diffidenza del lupo nei confronti dell’uomo, che continuerebbe a percepire come un potenziale pericolo. Se riusciamo a tenere i lupi più elusivi, selvatici, e meno confidenti con l’uomo è indubbiamente positivo, sia per gli esseri umani che per la specie. Quest’estate in alpeggio ci sono stati parecchi attacchi del lupo ad animali domestici. La Provincia sostiene tecniche di prevenzione? E come indennizza eventuali danni? L’approccio più importante è la prevenzione. Tre sono i pilastri: la presenza del pastore, le recinzioni elettriche, i cani da guardiania, e su tutte e tre la Provincia è presente. Ciò che ho percepito e che rimane inaccettabile, è che si possa pensare all’abbandono dei pascoli a causa della presenza del lupo. Una cosa importante,

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che forse non è passata bene nemmeno durate le serate: in Europa (Spagna, Francia, Italia, Germania, Slovenia, Svizzera), non si è a conoscenza di una singola regione di montagna, dove i pastori abbiano dovuto cedere il passo al lupo e andarsene. Non si tratta di un’opinione, ma di un dato oggettivo. Per quanto concerne la prevenzione, la Provincia offre il servizio di acquistare per gli allevatori che lo richiedono, i cani. Lo facciamo noi poiché vogliamo avere la certezza di offrire animali di alta qualità. I cani sono forniti con un sovvenzionamento al 90%. Al seguito, durante le prime fasi d’inserimento del cane con il bestiame, mettiamo a disposizione l’assistenza gratuita di personale veterinario specializzato, in modo da stabilire se la collocazione e l’allevamento del cane sono idonei. Recinzioni elettriche… se sono di supporto all’allevamento ovicaprino (quello che subisce più minacce dal lupo), sono fornite a comodato gratuito, se le recinzioni sono a protezione di animali più grossi (bovini, equini etc.), la legge prevede un finanziamento al 60%. Per i danni è d’obbligo eseguire una denuncia al Servizio Foreste, questo entro 24 ore dalla loro constatazione (335.7705966). Di seguito compiamo un sopralluogo, nel quale si accerta la causa del danno. Se imputata alla predazione del lupo, va presentata una domanda d’indennizzo alla stazione forestale più vicina o al Servizio Foreste e fauna a Trento. Entro 60 giorni, la persona danneggiata, riceve la risposta e la quantificazione del danno. Siamo veloci in questa fase. Non abbiamo quasi mai lamentele in merito. Ci fornisce una motivazione per cui la popolazione e gli allevatori dovrebbero accettare di convivere con il lupo? Il lupo è parte dell’ecosistema alpino, è il più importante grande predatore (lince e orso predano meno, per motivi diversi) e dunque è in grado anche di influire sulle specie preda e, per un effetto così detto “a cascata”, anche sulle specie animali e vegetali che stanno ai livelli più bassi della piramide ecologica. Ha un ruolo dunque d’indubbio valore, da questo punto di vista. Con ogni probabilità il lupo, per una serie di motivi, sarà presente sulle Alpi anche

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nei prossimi 10-20-50 anni. Sicuramente gli allevatori di montagna non saranno contenti di quest’affermazione, però bisogna essere realisti: l’ambiente alpino non è solo degli allevatori e dei residenti, ma c’è un interesse più generale della comunità, di cui va tenuto conto. Dal punto di vista legale non credo accadrà mai più che il lupo venga abbattuto fino all’estinzione. Dunque l’eventuale scelta, anche a livello locale, ‘elimina il lupo per eliminare il problema’ non è realisticamente attuabile. Innanzitutto è illegale, ma supponiamo che una persona voglia intraprendere questa strada comunque: deve sapere che con ogni probabilità non servirà a nulla. Non si tratta di una questione fassana, nemmeno trentina, né sudtirolese. Se vogliamo nemmeno dell’Euregio poiché i lupi sono sulle Alpi, a nord, a est e a ovest del nostro territorio. Inverosimile pensare di eliminare tutti i lupi che si affacciano alla nostra regione, perché altri ne arriveranno. Ne basta uno per fare dei danni, dunque la prevenzione è una necessità. Poi, certo, è giusto che i costi di questa presenza non vengano accollati tutti agli allevatori o a chi vive in montagna, bensì distribuiti sull’intera società e dunque tramite l’aiuto e

gli indennizzi degli enti pubblici. Va trovato un equilibrio e in questa ricerca anche il lupo potrà essere limitato e contenuto. Cosa ne pensa della presenza del lupo dal punto di vista turistico? Costituisce un elemento di grande attrazione in molte parti d’Europa. Lo dicono i fatti. Un esempio fra i tanti che si conoscono: nel parco nazionale del Mercantour, sulle Alpi Francesi, un territorio peraltro molto simile al nostro (turismo sia estivo che invernale), il lupo funge da forte attrazione turistica. Hanno fatto del grande carnivoro un business ad esempio dedicandovi, un grande centro visite. Per le Dolomiti, poter affermare, che tra le tante eccellenze ambientali vi è anche la presenza di un animale emblematico che è all’apice della catena alimentare penso possa essere uno spot di non poco conto. Se avessi un’attività di tipo turistico nelle Dolomiti “cavalcherei la tigre” (in questo caso il lupo…), invece di giocare solo in difesa. Auspico che istituzioni quali ad esempio Dolomiti UNESCO sappiano cogliere l’opportunità e agire di conseguenza.

Le interviste Di seguito l’intervista effettuata all’Assessore provinciale Michele Dallapiccola. La normativa internazionale e nazionale sulla tutela del lupo è imposta a un duplice livello, istituzionale e tecnico. A suo avviso questa legge è adeguata alla realtà socioeconomica alpina del nostro territorio? La situazione trentina, a parer mio, impone maggiore flessibilità nell’applicare il regime di tutela del lupo e un’analisi più precisa della presenza dell’animale basata sui dati più recenti. A livello istituzionale sappiamo che la Giunta Provinciale di Trento è impegnata presso il Governo Italiano nel sollecitare una deroga al regime di protezione del lupo, che aprirebbe la possibilità di compiere degli abbattimenti selettivi. Quali difficoltà state incontrando?

In sostanza necessitiamo di più flessibilità nel regime di protezione del lupo e decisioni che si basino su dati più aggiornati relativi alla sua presenza, che tengano conto dell’incremento numerico della specie e della sua capacità di diffondersi nell’arco alpino. In questo senso va la mia nota trasmessa al ministro Galletti nella quale si esprime la netta contrarietà del Trentino rispetto a quanto deciso il 14 settembre scorso dalla Commissione Ambiente ed Energia in merito alle deroghe al regime di protezione della specie. A Canazei, durante una delle serate informative sul lupo, un giovane allevatore ha affermato che agendo senza tanto clamore… in silenzio… possiamo risolvere


INCHIESTA

“il problema” lupo. Lei ha risposto di aver colpito nel segno. Da quest’affermazione traspare la sua contrarietà alla presenza del predatore in Trentino. È un punto di vista tassativo oppure pensa si possa lavorare su altri equilibri? No, anche a Bruxelles c’è stato confermato che la nostra gestione è stata coerente con il piano d’azione, ed è il riconoscimento sul fatto che abbiamo agito nel rispetto delle regole e soprattutto in coerenza con il tema della tutela di questa specie. La presenza del lupo, se contestualizzata in un territorio così fortemente antropizzato come il nostro, sia per la presenza di residenti sia di turisti, alza la soglia di pericolo e, come dicono i sondaggi, fa precipitare il livello di accettazione espresso dalla popolazione

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locale, con fondato rischio che quanto di buono fatto in termini di salvaguardia di questi animali selvatici, vada perduto. La presenza del lupo non potrebbe essere utilizzata come investimento in una nicchia specifica del turismo? In molte parti d’Europa questo accade già da qualche tempo (ved. parco nazionale del Mercantour sulle Alpi Francesi, in Appennino e in Spagna). A priori non escludo nulla ma innanzitutto bisogna intervenire con saggezza e rapidità per affrontare e risolvere la situazione, poiché la presenza del lupo sulle nostre montagne sta attraversando una fase particolarmente dinamica: l’animale sta dimostrando notevoli capacità riproduttive e velocità nella dispersione sul territorio.


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INCHIESTA

Le interviste

Un interrogativo è stato anche sottoposto ai due rappresentanti di valle Elena Testor, procuradora del Comun General di Fassa e Giovanni Zanon, presidente della Comunità territoriale della Valle di Fiemme. Alla domanda

“A suo avviso il nostro territorio è atto a ospitare grandi carnivori come il lupo?” hanno risposto:

Elena Testor Il lupo, come documentato dai ricercatori, era presente in Trentino fino a circa 150 anni fa, la ricomparsa di questo grande carnivoro, che tra il resto, mi preme specificare non introdotto ma ritornato autonomamente sul nostro territorio, sicuramente ci fa trovare di fronte a una situazione cui non siamo preparati, proprio perché scomparso da 150 anni. 150 anni in cui lo sviluppo del territorio ha avuto un’enorme antropizzazione, le nostre abitudini si sono create su un territorio libero da grandi carnivori, l’alpeggio e la gestione

delle malghe sono importanti per lo sviluppo economico, paesaggistico, turistico e non si sono mai dovuti confrontare con questo tema, ed è quindi evidente che il ritorno del lupo genera preoccupazione. È quindi credo fortemente importante prima di tutto fare informazione, conoscere tutto quello che occorre per far fronte alla situazione odierna, e soprattutto quello che si richiede è la possibilità di poter monitorare e controllare il fenomeno. Il lupo è un animale protetto e, a tutt’oggi, il suo abbattimento è punito con l’arresto immediato.


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Giovanni Zanon Con l’attuale sistema e gestione delle nostre malghe e pascoli di montagna, no. Il lupo, animale esclusivamente carnivoro, avrà sempre bisogno di prede e le più facili saranno gli animali domestici. Il sistema di gestione dei nostri pascoli e malghe oramai in uso da ben più di un secolo non ha mai tenuto conto della presenza di questo predatore. Così fosse, d’ora in avanti, sarà necessario cambiare totalmente questo sistema. I mesi di alpeggio estivo sono anche per i nostri animali dei periodi dove

il loro benessere ne risente positivamente, potendo essere assolutamente liberi senza costrizioni di recinti o altro. Le stesse malghe indicate come modelli di gestione (vedi Juribello) prevedono la stallazione delle vacche solo per il periodo della mungitura, il restante tempo gli animali lo trascorrono all’aperto. Quello che sta succedendo anche vicino a noi (Monti Lessini e Altopiano di Asiago) deve far sì che s’istauri un volere comune per difendere queste tradizioni che hanno comunque dei benèfici effetti anche sull’ambiente delle nostre montagne.

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Le interviste

a Se va nel bosco si sente al sicuro,

oppure sapere che c’è il lupo le incute timore?

b Quest’estate in alpeggio ci sono stati

Abbiamo posto delle domande ad alcuni cittadini di entrambe le valli

alcuni attacchi del lupo al bestiame. Secondo lei i nostri allevatori potrebbero proteggere con maggior efficacia i propri animali, oppure pensa che il lupo, se determinato a raggiungere la preda, riesca a oltrepassare qualunque barriera precauzionale?

c A suo avviso il nostro territorio

Val di Fassa

è atto a ospitare grandi carnivori come il lupo?

Alessia Betonte, 33 anni, originaria di Rovigo. Vive a Canazei. Farmacista. a Vado a passeggiare nel bosco serena. b Partiamo dal presupposto che il lupo caccia per mangiare e sopravvivere. Non ho conoscenze in merito e non saprei come ovviare al problema, però penso che i sistemi ci siano o che si possano trovare. c Perché no? Tutti possiamo convivere con tutti. Non siamo in lotta contro una natura ostile, e l’uomo è l’unico essere vivente in grado di trovare il sistema di convivere in modo costruttivo con l’ambiente circostante.

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Elia Dalbagno, 24 anni di Pozza di Fassa. Chef. a Non mi pongo il problema e vado nel bosco sereno. b Secondo me pastori/contadini potrebbero prestare maggiore attenzione al loro bestiame. Penso che i sistemi per proteggerlo adeguatamente ci siano. Sarebbe anche opportuno che chi di dovere mettesse a disposizione dei fondi per l’acquisto di materiale o altro, adeguato a questo scopo. c Assolutamente sì! La presenza del lupo arricchisce la biodiversità anche del nostro territorio. Non siamo l’unico Paese che convive con questi animali e sono convinto che vi sia una mala informazione in merito e delle leggi non adeguate a proteggere abitanti e animali.

Pierpaolo Croce, 50 anni di Moena. Commerciante. a Molte leggende riservano al lupo un ruolo di mangiatore di uomini. La storia racconta che non è così: il lupo evita il contatto con gli esseri umani e in caso d’incontro, scappa. Quindi non mi crea alcun problema. b È difficile mantenere un controllo costante del bestiame, soprattutto per i pastori che non sono stanziali e si muovono con il loro gregge lungo le valli. Penso poi che il lupo vada a cacciare dove trova facili prede. c Le nostre valli sono molto antropizzate e, in stagione, vi sono anche numerosi turisti. A fatica intravedo una possibile convivenza. Aggiungo però che vi è una mala informazione in merito all’argomento, in realtà non sappiamo come comportarci. Queste situazioni andrebbero gestite in altro modo (ved. orsi), ossia nel rispetto degli animali (selvatici e non) e dell’uomo. Purtroppo non è così.


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Giuseppe Silvestri, 56 anni, originario di Verbicolo (CS). Vive ad Alba di Canazei. Chef. a Non mi pongo alcun problema ad andare nel bosco… il lupo è cattivo solo nelle favole! b Il bestiame si può proteggere, ma adottando le giuste accortezze. Dalle nostre parti ci sono i cani pastore maremmano abruzzese che sono dei custodi gelosissimi delle proprietà a loro affidate. Attaccano qualunque predatore se ritengono sia pericoloso per la propria mandria o gregge. Sono cani resistenti che possono vivere all’aperto sia d’estate, sia d’inverno. I pastori applicano al cane il vreccale, un collare di ferro battuto con aculei appuntiti e rivolti verso l’esterno. Questo per proteggerlo al collo in caso di attacco di cani o lupi. Di notte i nostri pastori chiudono le bestie all’interno di un recinto elettrico e i cani rimangono fuori dal perimetro a controllare che nessun predatore si avvicini. c Sono del parere che ci si può convivere tranquillamente. Il lupo non fa male all’uomo. Dalle mie parti ce ne sono parecchi e non ho mai sentito che attaccasse un uomo.

a Se va nel bosco si sente al sicuro,

oppure sapere che c’è il lupo le incute timore?

b Quest’estate in alpeggio ci sono stati

alcuni attacchi del lupo al bestiame. Secondo lei i nostri allevatori potrebbero proteggere con maggior efficacia i propri animali, oppure pensa che il lupo, se determinato a raggiungere la preda, riesca a oltrepassare qualunque barriera precauzionale?

c A suo avviso il nostro territorio

è atto a ospitare grandi carnivori come il lupo?

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Serena Bernard, 31 anni di Pera di Fassa. Impiegata. a Personalmente non frequento spesso la montagna, ma mio marito, poiché appassionato di natura, si trova spesso nei boschi. Non sto tranquilla quando ci va sapendo che c’è più di un lupo in circolazione. b Posso solo dire che mettere al sicuro ogni sera più di cento bestie in una rete alta almeno 1,50 m è impossibile, senza considerare che uno o più lupi, spinti dalla fame, riuscirebbe comunque a oltrepassare qualsiasi barriera. Dobbiamo difendere gli allevatori dal lupo perché senza gli animali domestici in alpeggio i pascoli andrebbero persi. c Si è creato un equilibrio tra gli animali selvatici, quelli d’allevamento e l’uomo. I grandi carnivori, come il lupo, in questo momento possono creare solo danni economici agli allevatori, oltre che in futuro crea un calo drastico tra gli ungulati, dal momento che ormai si trovano ogni giorno capi mangiati un po’ per tutta la valle. Sebastiano Riz, 42 anni di Campitello di Fassa. Falegname. a Non ho paura del lupo. Se devo andare, vado tranquillo. b Per me se il lupo vuole, arriva alla preda. Barriere e non. Non sono contro il lupo, mangia per sopravvivere. Il problema è che crea danni. c C’è troppo poco spazio ormai qui da noi per animali di questo tipo. Interferiscono con l’attività umana. Alessandra Tartarini, 42 anni, originaria di La Spezia. Abita a Moena. Fiorista. a Sono tranquilla quanto prima. b Probabilmente no, poiché sono accaduti dei fatti poco piacevoli. c Sono convinta che questa convivenza sia possibile, però la popolazione andrebbe “educata” a questa presenza. Katia Vender, 42 anni di Soraga. Albergatrice. a Non vado più nel bosco tranquilla. b Per quel che so la Provincia deve aver provvisto i contadini di reti elettriche più consone alla protezione delle bestie in alpeggio. Sono comunque dell’avviso che se il lupo vuole arriva alla preda. c No, non vedo possibile una convivenza con i grandi predatori nelle nostre vallate. Sono troppo antropizzate.

Cristina Bottcher, 61 anni di Moena. Impiegata. a Vado nel bosco tranquilla come prima. b Fanno quello che possono. Penso sia difficile mettere completamente al sicuro il bestiame quando si trova in alpeggio, o comunque a cielo aperto. c Prima questi animali c’erano e credo che abbiano il diritto di tornare a vivere anche qui. Sono dell’avviso che bisognerebbe essere maggiormente informati su come affrontare al meglio una convivenza con questi animali. Ci vorrebbe anche una legge atta a tutelare abitanti, turisti, animali domestici e selvatici. Elvira Eccher, 36 anni di Pozza di Fassa. Albergatrice. a Prima di sapere che ci fosse il lupo andavo più serena nel bosco. Ho due bambini e non li manderei più nel bosco da soli. b Se è affamato ho idea che un lupo arrivi ovunque. c Sì e no. Sono convinta che per la natura e la sua biodiversità il lupo possa essere una presenza positiva. Per quanto riguarda la convivenza con l’uomo direi di no. Queste sono valli troppo “abitate” ormai per ospitare animali come il lupo. Mirco Jellici, 47 anni di Moena. Commerciante. a No, mi sento al sicuro. b Non sono un esperto in materia, ma penso che un contadino/pastore faccia di tutto per proteggere il proprio bestiame. c Se i selvatici arrivano spontaneamente a occupare un territorio, allora concordo. In caso contrario, no. Sono convinto che vi sia una pessima informazione in merito all’argomento, e non si sappia come comportarsi in presenza di questi animali. Michael Dantone, 27 anni di Canazei. Boscaiolo. a Il mio lavoro è andare nel bosco. Ogni tanto ci penso, ma non ho mai sentito che un lupo aggredisse l’uomo. b Penso ci siano dei sistemi per proteggere meglio il bestiame. c Per me c’è posto anche per lui, però bisognerebbe disciplinare la sua presenza.


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Angela Bellante, 27 anni di Moena. Commessa. a Vado abbastanza tranquilla perché so che ce ne sono pochi. b Non sono un’esperta, ma immagino che con le dovute accortezze possano proteggere il loro bestiame. c Penso che si possa avviare una buona convivenza, ma solo se regolamentata e che protegga la popolazione e gli animali domestici. Abbiamo troppo poche informazioni in merito e questo non è rasserenante. Maria Efisia Matzeo, 48 anni di Canazei. Commerciante. a Ultimamente ho evitato di andare nel bosco proprio per questo motivo. b Se un lupo vuole attaccare una preda, la attacca, barriere o non. È nel suo istinto… lo fa per sopravvivere. c Non vedo possibile una convivenza con il lupo. Tiziana Costa, anni 66 di Moena. Pensionata. a Da quando so che sono stati visti dei lupi non vado più nei boschi volentieri. b Se sono affamati non li fermi. c Tempo fa li hanno eliminati proprio per questi problemi. Omar Poleto, 50 anni di Vigo di Fassa. Ottico. a Vado nel bosco senza problemi. b Non conosco il lavoro degli allevatori, quindi non mi sento in grado di giudicare. c Non ho idea di cos’abbia bisogno il lupo per vivere e di che problemi potrebbe creare. Se ci fosse la possibilità di conviverci serenamente, lo accetterei.

a Se va nel bosco si sente al sicuro,

oppure sapere che c’è il lupo le incute timore?

b Quest’estate in alpeggio ci sono stati

alcuni attacchi del lupo al bestiame. Secondo lei i nostri allevatori potrebbero proteggere con maggior efficacia i propri animali, oppure pensa che il lupo, se determinato a raggiungere la preda, riesca a oltrepassare qualunque barriera precauzionale?

c A suo avviso il nostro territorio

è atto a ospitare grandi carnivori come il lupo?

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Val di Fiemme Silvia Alfarè Lovo, 51 anni di Predazzo. Erborista. a Sapere che ci sono dei lupi mi mette un po’ a disagio. b Per quello che so io il lupo agisce in branco e quindi se vuole, arriva alla preda. S’ingegna per arrivarci. c Certo che avrebbero il diritto di vivere anche qui. Però la sua presenza andrebbe regolamentata e la popolazione dovrebbe ricevere maggiori informazioni in merito. Fabio Zeni, 59 anni di Cavalese. Commerciante a No, assolutamente. b Ho grande pena per gli allevatori, in quanto compiono un lavoro duro e disagevole e non hanno nessun mezzo sicuro per proteggersi. c Sono convinto che questi luoghi non siano adatti a ospitare grandi carnivori. Dal mio punto di vista è solo una strategia politica per sperperare denaro pubblico. Luca Craffonara, 54 anni di Predazzo. Albergatore. a Personalmente non mi crea problemi. La mia famiglia invece ha qualche timore e pensa che il lupo possa essere aggressivo nei confronti degli uomini. b Penso sia complesso proteggere il bestiame in alpeggio. c Ti posso rispondere come operatore turistico. Non sono contento che ci siano dei lupi nel nostro territorio. Qualche turista ha iniziato a chiedere delucidazioni in merito. Sapere che ci sono dei carnivori potenzialmente pericolosi li mette a disagio. In Alto Adige la sensibilità nei confronti del turismo è maggiore. Loro non li vogliono proprio per questo motivo.

Antonella Boscolo, 44 anni di Panchià. Addetta alle pulizie. a Ci penso, ma vado lo stesso. b Secondo me dovrebbero controllare di più il bestiame, come facevano i pastori di una volta. c Si può convivere benissimo con questi animali, chiaramente con controlli delle autorità competenti e un’adeguata informazione alla popolazione. Massimo Zorzi, 49 anni di Ziano di Fiemme. Commerciante. a Non faccio neanche una piega. b Il lupo passa dove vuole… se vuole. c Se è regolamentata, va bene, altrimenti no.


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a Se va nel bosco si sente al sicuro,

oppure sapere che c’è il lupo le incute timore?

b Quest’estate in alpeggio ci sono stati

alcuni attacchi del lupo al bestiame. Secondo lei i nostri allevatori potrebbero proteggere con maggior efficacia i propri animali, oppure pensa che il lupo, se determinato a raggiungere la preda, riesca a oltrepassare qualunque barriera precauzionale?

c A suo avviso il nostro territorio

Giuseppe March, 56 anni di Predazzo. Pasticcere e Apicoltore. a Vado tranquillo. Sarei più preoccupato se andassi a spasso con il cane, perché può rappresentare un elemento d’invasione di territorio o di sfida. b Se il lupo vuole attaccare qualunque precauzione risulta vana. c Per me sì, ma se è in un contesto di controllo e regolamentazione. Manuel Crisponi, 37 anni di Cavalese. Artigiano. a No, vado tranquillo. b Se è affamato attacca… c No, non credo ci sia posto per il lupo qui da noi. È un super-predatore e quindi se l’uomo non fa una selezione adeguata, rischia di prendere il sopravvento.

è atto a ospitare grandi carnivori come il lupo?

Franco Briosi, 80 anni di Predazzo. Cacciatore. a Mi sento al sicuro nei giorni di caccia, col fucile sulle spalle. b Il lupo non guarda nessuno. È una bestia selvatica. c Secondo me la sua presenza andrebbe regolamentata. Il lupo può partorire fino a sei/sette cuccioli. Fate un po’ i conti… Gianantonio Zeni, 72 anni di Tesero. Ex maestro di sci e Albergatore. a Sono tranquillo quando vado nel bosco. b No, per come funziona l’alpeggio da noi è impossibile proteggere il bestiame. c No, il lupo no! Piuttosto l’orso.

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Daiana Dallio, 32 anni di Capriana. Addetta all’Amministrazione del personale. a Ammetto di averci pensato. Sapere che ci sono e senza un controllo “logico” mi mette un po’ a disagio. b I lupi sono dei predatori, arrivano in posti impensabili, ma credo che gli allevatori possano fare di più, naturalmente con le giuste sovvenzioni e i materiali o altro adeguati. c Secondo me il lupo può vivere in questi luoghi, ovviamente monitorato affinché non succedano fatti spiacevoli. Gabriella Croce, 52 anni di Predazzo. Imprenditrice. a Vado spesso a spasso nel bosco e sono tranquilla. b Secondo me è difficile proteggere tutto il bestiame in alpeggio, quindi se il lupo vuole… ed è scaltro a sufficienza per non attaccare quando c’è l’uomo. c Sì, se è un’integrazione spontanea. No al contrario.

Stefano Degaudenz, 49 anni di Predazzo. Gestore di bar. a No, assolutamente. b Passa qualunque barriera se lo vuole. c Non ho nulla contro il lupo. Però per i nostri allevatori la sua presenza non va bene. Antonella Pederiva, 52 anni di Cavalese. Commerciante. a Mi mette un po’ a disagio. b Non saprei. c Nel tempo abbiamo modificato il fruire del bosco, non è più un luogo selvaggio come lo era prima. Le nostre zone sono inoltre frequentate da molti turisti e, considerando che usufruiscono dei boschi, sarebbe opportuno che non ospitassero animali potenzialmente pericolosi. Elisa Zanon, 22 anni di Tesero. Barista. a Non più come prima. b Secondo me non possono fare più di tanto. c Il bosco è il suo territorio, quindi è giusto che possa stare anche qui, però bisognerebbe regolare questa presenza. Cinzia Caruso, 51 anni vive a Cavalese. Medico. a Non è mia abitudine andare a passeggiare nel bosco, ma il solo pensiero di poter incontrare un lupo, mi mette già paura. b Non penso ci sia alcuna barriera che possa fermare il lupo se attratto da una preda. c L’uomo ha invaso tutto il territorio di questi animali, si è spinto ad altitudini molto alte, quindi non mi pare ci sia posto per entrambi…


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Il concetto è valido anche per l'’amicizia; e ancora di più per l'’amore. Una coppia per regg ere bene deve ave re capacità di comunicare in mo do costruttivo. Se non è così, tra i due s'’instaura quel sile nzio che è peggio del lit igio. Osserviam dell’innam o la fase oramento . Ne

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i primi esa ltanti tem di frequen pi tazione, lu i e lei vogliono sapere tu tto Si indaga sul passato dell’altro. ,q ad essern e inglobato uasi che si aspirass e . Si vorreb bambini in be tornare sieme e in iziare l’esp del mond lorazione o mano n ella mano Invece le . esperienz e sono sta anche neg te differen li stessi ev ti, enti hann impronte o lasciato diverse, il vissuto de è mai il vis ll’uno non suto dell’a ltro. Per creare le basi di un rapport con possib o ilità di futu ro, emozio o riguarda n nti il pass ato, devon i e sentimenti prese Ecco: com nti o essere c unicare all’ omunicati altro emo intendend . zioni e se o con que ntimenti, sto termin ma sopra e affetto, ttutto ciò amore, c h e sentiamo, nei divers i momenti che provia mo d e lla per una re vita, è la b lazione va ase lid a . E anche la comunica zione sul se è cond quotidian ivisione, h o, a la sua im Condivisio portanza. ne che pu ò diventa complicità re di coppia . Teniamo p resente ch e se si con una gioia, divide questa si moltiplica E se il dolo . re lo mettiam o in comu ne si dimezz a.


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RELAZIONI

do delle emozioni: on m l ne re ve uo m rsi pe sa e cil fa Non è para a scuola. m i s'’ n no ia, igl m fa in no na eg ins no non ce l'’han Quando proviamo gioia gratificazione e altre emozioni positive, tutto sommato riusciamo a gestirle. Ben diverso è con quelle negative: rabbia, paura, ansia, imbarazzo; e si potrebbe andare avanti con le sensazioni sgradevoli. Eppure tirarle fuori con persone di fiducia, come la persona amata, è il segreto per imparare a tenerle a bada. Si è accennato prima al desiderio degli innamorati di conoscere il passato del partner, un passato che riguarda soprattutto

le esperienze affettive e sessuali. Dirsi tutto? No. Se s’intende costruire un rapporto duraturo la lealtà ne è la base, ma innanzitutto dal momento in cui ha inizio la storia. Cioè da quando si è coppia. Il vissuto precedente riguarda solo la persona. Quindi è necessario è corretto è onesto informare il partner su quelle cose che se un giorno venisse a saperle ne resterebbe ferito? Ci sono episodi del passato che per noi non contano davvero più. Perché riferirli?


RELAZIONI

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Torniamo alla comunicazione.

All’inizio, quando tutto sembra irradiato da una luce dorata e l’altro ci appare come un essere perfetto, gli innamorati parlano, si raccontano, si scambiano dati, notizie, informazioni su tutto. Questo è il periodo in cui la sincerità è totale; ed è necessaria la massima attenzione per far proprio il mondo dell’altro. Ma questo è anche il tempo in cui gli innamorati aprono per davvero il loro cuore, si confidano, parlano dei loro traumi infantili, inevitabilmente vissuti anche nelle famiglie più amorevoli. Lo fanno perché si sentono accolti dall’altro, accettati per come sono, senza giudizio, senza critica, senza derisione. Hanno fiducia, si confidano, si affidano all’altro, gli affidano la loro vita interiore. Questa fiducia non deve mai essere tradita. Quello che l’innamorato ci rivela non dovremo mai raccontarlo ad altri, nemmeno a un affettuoso familiare, nemmeno all’amico più caro, e nemmeno se la storia finisce. Se l’amore viene sepolto, con esso si sotterra ciò che l’altro ci ha confidato. Così si comporta la persona psicologicamente matura: la lealtà e la correttezza morale lo esigono.

Riproduzione disegnata da Sofia Brigadoi dal fumetto: "Se lui ti molla".


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RELAZIONI

ato. azione ss ic e n r u e t m in o is c d , lla e e ip d c Il tempo nto, parte e t t a o lt o sc a ' l’ io r ha come corolla

Quando una persona ci parla col linguaggio del cuore, quando si apre con noi, la nostra attenzione deve essere totale. E reciproca, perché quando uno confida, affida, consegna una parte di sé all’altro, si mostra in tutta la sua fragilità. Gli si presenta emotivamente nudo e gli dà in mano un’arma per eventualmente ferirlo. Ma è su questa base di totale fiducia che si fonda il rapporto che dura nel tempo, indistruttibile, inattaccabile dall’esterno e dai fattori deleteri che la vita prima o poi riserva a tutti. Come nella perfezione di un riuscito rapporto sessuale, solo con il comune abbandono dell’uno nelle mani dell’altro, e poi nella continuità di tale reciproco affidamento, si costruisce una relazione che dura, che dà felicità a se stessi, all’altro e a chi vive intorno. È il dialogo che regge la coppia. Ma attenzione: dialogo autentico. Quello costruttivo, che ha le sue radici nel campo emotivo. E che funziona solo se ci si parla a cuore aperto. Diciamo che se la coppia si confida i segreti è il top: diventa terapeutica perché l’uno si prende cura della vita dell’altro. Vita interiore, s’intende.

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SPORT

Lo sci di fondo è nel mio

A 13 anni non sapeva ancora sciare‌ a 22 presenta un palmares sorprendente: Campionessa italiana assoluta in Val Gares e Campionessa italiana assoluta 30km TC a S. Caterina Valfurva. Sempre nel 2017 si è qualificata per i Mondiali assoluti a Lahti in Finlandia, classificandosi in 25esima e 29esima posizione. A fine stagione ha vinto la Coppa Europa Senior (somma dei punti ottenuti durante le diverse competizioni), oltre che aver partecipato per meritocrazia alle gare di Coppa del Mondo in Svezia e in Canada, conquistando ottimi risultati.


SPORT

Caterina

Ganz

Coraggio e determinazione per la fondista di Moena arruolata in Finanza nel Gruppo Sportivo Fiamme Gialle che è entrata a far parte della squadra A femminile. Ma lei non si distingue solo per questo: chi la conosce può affermare che è una ragazza intelligente, solare

e sempre sorridente. Ed è anche molto bella ma nonostante ciò quello che traspare è

semplicità, simpatia e dolcezza.

Ha iniziato a sciare tardi e non si è persa d’animo quando i risultati non arrivavano. Ha perseverato con costanza e nel momento in cui ha iniziato a frequentare lo Ski College a Pozza di Fassa (Scuola d’Arte), si è potuta allenare con continuità, per poi partecipare a gare regionali e nazionali. Spinta dopo spinta è migliorata, conquistando numerosi successi. Questo senza mai atteggiarsi a grande campionessa. Scusate se è poco…

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SPORT

Quando ci si allena ai tuoi livelli si è soli. Tu con la fatica. A cosa pensi quando scii? Sciare mi fa sentire bene, e fare fatica in fondo mi piace, poi se porta a un risultato la soddisfazione personale è tanta. Quando scio non ho molti pensieri, il rapporto tra me e i miei sci è speciale perche è solo mio. Madre natura ti ha privilegiata di gambe e braccia lunghissime, e della sensibilità fisica di scivolare leggera sulla neve, ma il resto sono allenamenti, costanza, determinazione e RINUNCE. Cosa significa e che sacrifici comporta essere in grado di mantenere un rendimento in ascesa? Come hai detto tu ovviamente non bastano le doti che madre natura mi ha donato. Ci vuole tanto spirito di sacrificio e costanza. Per continuare a crescere devi dare anima e corpo a questo sport, soprattutto quando sei giovane. Se non sei costante, rischi di mollare. Devi inoltre adottare uno stile di vita un po’ più rigido, però ne vale la pena. Lo sci di fondo è uno sport che ripaga qualsiasi rinuncia. Se poi diventa il tuo lavoro è un’opportunità grandissima che non va sprecata. Certo, più vai avanti più gli allenamenti diventano duri e le ore d’impegno aumentano, ma se è la tua professione significa che puoi dare il massimo sia a livello fisico che mentale. Quante ore ti alleni al giorno? Durante la preparazione estiva il programma di allenamento prevede settimane di lavoro intenso e settimane di lavoro più leggero. Nelle settimane più intense mi alleno 3/4 ore al giorno per un totale di 22/25 ore in settimana. In che modo gestisci l’ansia e lo stress pre-gara? Cerco di rimanere sempre tranquilla perché l’ansia alle volte ti toglie solo energie. Mi piace stare sola e concentrarmi su quello che dovrò fare. Di solito prepari un piano prima delle competizioni, oppure improvvisi la strategia da adottare anche in merito all’andamento delle tue avversarie? Prima della ricognizione della pista faccio sempre due parole con il mio allenatore Pietro Piller Cottrer. Alle volte ne bastano poche per capirsi subito e alle volte invece, in situazioni più complicate, ho bisogno di più chiarimenti e consigli.


SPORT

Nelle settimane piĂš intense mi alleno 3/4 ore al giorno per un totale di 22/25 ore in settimana

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SPORT

Hai qualche “rito” che compi abitualmente prima delle gare? No, però porto sempre con me un portafortuna al collo. A stagione finita cosa fai nella tua routine quotidiana? Com’è la tua giornata tipo? La nostra stagione agonista finisce a marzo. Aprile e maggio sono gli unici due mesi l’anno dove possiamo permetterci di staccare la spina e prenderci dei giorni di vacanza. Quest’anno ho fatto un viaggio in America con mia sorella, dopodiché mi sono rilassata stando a Moena con la mia famiglia. Pratichi altri sport? Amo nuotare e ci vado spesso! Secondo te qual è lo stato di salute dello sci di fondo italiano femminile? Noi ragazze abbiamo tanta voglia di allenarci e di fare bene. Ci stiamo preparando tutte serenamente e ci divertiamo molto insieme! Siamo in tante e tutte con doti diverse! Possiamo fare bene! Puoi darci qualche anticipazione sulla prossima stagione? Nella prossima stagione l’appuntamento più importante saranno le Olimpiadi in Corea. Grazie alla vittoria nella passata stagione in Coppa Europa ho il diritto di partecipare alle tappe di Coppa del Mondo a Dicembre, quindi in Finlandia, Norvegia e Svizzera. Poi ci saranno le prove in Italia con la Coppa Italia, i Campionati Italiani e le gare della Coppa Europa. Insomma una stagione ricca di appuntamenti!



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PASSIONI

QUANDO UN PASSATEMPO DIVENTA UNO STILE DI VITA SOFIA BRIGADOI

7 PERSONE SI RACCONTANO…

Fotolia - Disposable paper Cup for coffee with shoes - © Zarya Maxim


Armin a 16 anni con una delle sue Vespe

PASSIONI

ARMIN PELLEGRIN

PASSIONE VESPA

Difficile non innamorarsi della Vespa, il veicolo a due ruote più famoso al mondo. Un oggetto dal design intramontabile, tanto da conquistare un posto nelle collezioni di importanti musei come il MoMa di New York. Un’ultra settantenne che fa tuttora innamorare, figuriamoci quand’era “giovane”. È quello che è accaduto ad Armin di Soraga che fin da ragazzino smaniava di guidarla come del resto tutti i suoi coetanei. Ecco quello che racconta: “I miei amici avevano la Vespa e ci scarrozzavano spesso, era di gran moda, bisognava averla. Anch’io avrei voluto guidarla, ma non potevo, ero troppo giovane. Allora mi ero sistemato una bici con tutti gli accessori più simili a quelli della Vespa. A 14 anni mio padre me ne ha regalata una, lo ricordo come uno dei più bei giorni della mia vita. A quei tempi c’era la mania di personalizzarla con tinte particolarissime e di renderla sempre più originale applicandovi tutta una serie di pezzi complementari, tipo il sellino più lungo, manopole, retine dei fanalini, copri cerchi, schienale portapacchi anteriore e posteriore e molto altro. Con gli altri ragazzi ci si trovava spesso e d’obbligo erano le gite domenicali, veramente uno spasso. Facevamo gruppo e ci si divertiva davvero tanto. Poi a 18 anni ho preso la patente e ho messo in disparte la Vespa, che però è sempre rimasta la mia passione. Nel 2006 con le agevolazioni

fiscali e del bollo l’ho rimessa in auge e su strada. Negli anni a seguire l’ho verniciata tricolore, un mio tributo a questo Stato che qualcosa di buono ha fatto, nonostante tutte le critiche che riceve. Quando vado in giro molte persone sono attratte da questa mia scelta e devo dire che l’apprezzano. Attira l’occhio in modo positivo. Certo è molto bella perché ha gli incastri in pelle tutti eguali… insomma è parecchio “attraente”. Nel 2012 partecipavo anche a diversi Raduni con gli altri appassionati del Vespa Club Alta quota di Moena. Ci si trovava il sabato o alla domenica, vestiti a dovere e si andava in giro insieme a mangiare e divertirsi. Da qualche anno ho acquistato anche una 500 che ho in seguito restaurato per andare a fare una gita anche con la famiglia visto che il nucleo era superiore a due persone… sarebbe stato impossibile andare a fare un giro tutti insieme in Vespa. Ma la uso ancora, soprattutto d’estate. Sono un autista di mezzi pesanti e devo dire che la cosa che mi dà più soddisfazione è di essere in grado di condurre mezzi di svariate caratteristiche con la dovuta attenzione e rispetto sia nei confronti di chi come me utilizza la strada (altri conducenti, motociclisti, ciclisti e pedoni), sia per quanto concerne l’ambiente, quindi cercando di inquinare il meno possibile e di ridurre i consumi mediante una guida attenta.”

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PASSIONI

GILBERTO VOLCAN

BIRDWATCHING CHE PASSIONE!!!

“Di primo acchito il birdwatching può sembrare un’attività alquanto strana: consiste essenzialmente nel muoversi in Natura, tra boschi, prati e monti, muniti di binocolo, guida ornitologica e taccuino, alla ricerca di volatili, siano questi minuscoli scriccioli o enormi aquile reali, da osservare, identificare e magari fotografare. Eppure il birdwatching appassiona centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, tutte affascinate da queste splendide creature e disposte a viaggiare in ogni dove per osservarle. È fondamentalmente un modo per riallacciare il cordone ombelicale con la Natura, solo apparentemente spezzato; una necessità vitale soprattutto per chi vive in città, tra edifici, macchine e rumori assordanti. Il termine birdwatching significa letteralmente ‘osservare gli uccelli’ mentre ‘birder’ è il termine utilizzato per indicare l’osservatore. L’uso di termini inglesi deriva dal fatto che tale attività è diffusissima soprattutto in Nordamerica e nei paesi anglosassoni. Negli ultimi anni quest’attività si è ampiamente diffusa anche in Italia ed

in Trentino ed inizia ad essere praticata anche nelle valli di Fiemme e Fassa. Ma non è stato sempre così, quando iniziai ad interessarmi di animali, praticamente da bimbo, non vi era nessuno con cui parlarne. Le uniche persone con cui potevo confrontarmi erano alcuni cacciatori di Moena che mi lasciavano estasiato raccontandomi di “galinete”, cotorni, giai e sforcei. Allora il mio territorio di esplorazione erano i boschi e i prati sopra Moena ove mi recavo appena possibile. Ricordo ancora il terrore di mia madre allorché tornavo a casa con le tasche piene di lucertole, rane, lumache, penne e piume. Ma fu lei stessa a dare un impulso importante alla mia passione regalandomi la mia prima guida sugli uccelli: un bel libro


PASSIONI

in cui erano presenti i disegni di tantissimi uccelli e che ancor oggi conservo gelosamente. Mi si aprì improvvisamente un mondo: ora potevo finalmente dare un nome a quanto vedevo. Passarono tuttavia molti anni prima di poter progredire. Avvenne a Parma - ove studiavo - quando incontrai alcuni membri della locale sezione LIPU (Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli). Ricordo ancora le prime uscite nei boschi locali e la prima volta in cui vidi alcuni rapaci feriti ricoverati nel Centro Recupero Avifauna di Parma, una sorta di ospedale per rapaci. Fu amore a prima vista e da allora divenni un assiduo collaboratore del centro e un appassionato di rapaci. Tornai infine in Trentino, ricco delle esperienze fatte a Parma, e qui conobbi altri appassionati con cui fondammo “DolomitiBw” il gruppo locale dell’associazione che raggruppa tutti gli appassionati italiani: EBN-Italia. Ora parlare di uccelli non è più una cosa esclusiva dei cacciatori ma cultura comune. Ora in Trentino Alto Adige vi sono più di 250 appassionati, in costante crescita. Alla semplice osservazione degli uccelli si è aggiunto il monitoraggio e le collaborazioni ai progetti nazionali volti a conoscere, monitorare e conservare l’avifauna. Oltre a EBN-Italia e DolomitiBw un ruolo importante di coordinamento e stimolo è svolto dal Muse. Naturalmente anche quest’attività è potenzialmente fonte di disturbo per gli animali e pertanto è regolata da un preciso decalogo: prima di tutto viene la tranquillità e la sicurezza degli animali e il divieto assoluto di modificare, distruggere i loro ambienti di vita. In secondo luogo è richiesto il massimo rispetto per gli altri. Quindi quando vi capiterà di vedere nei boschi e sui monti delle nostre valli gente munita di binocolo, taccuino e guida ornitologica non spaventatevi: siamo noi, quei dei oséleti, chi dei ucie!!!”. Civetta nana

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PASSIONI

SECONDO, NORMA E SAMANTA

UNA FAMIGLIA PER UN’UNICA PASSIONE: IL LEGNO La famiglia Mich abita e lavora a Tesero. Papà Secondo, mamma Norma e la figlia Samanta. Ecco cosa racconta Samanta in merito al loro “amore” in comune: “Papà ha sempre avuto la passione per il legno, tramandata da suo padre (Mich Primo) che poi, con il passare del tempo, ha trasmesso a mia madre che lo andava ad aiutare in falegnameria. Nel 2011 abbiamo pensato di provare a condividere questa “dedizione” aprendo un negozietto. Da quel giorno abbiamo continuato ad ampliare il numero dei nostri articoli, a cercare nuove idee e creare oggetti che potessero essere originali e che incontrassero i gusti dei nostri clienti. Tutti siamo indispensabili per arrivare al prodotto finale. Papà è importantissimo un po’ per tutto (è il falegname principale). Oltre a realizzare i pezzi più grandi come mobili, pavimenti, arredamenti e altro, il suo lavoro è necessario soprattutto per preparare la parte primaria, da cui successivamente ogni oggetto prende forma, che siano orecchini, cuori, candele, animali o altro. Poi entra in gioco mamma col suo pezzo forte: il traforo. Nulla è troppo piccolo per lei, taglia ogni cosa con la massima perfezione e la rifinisce con altrettanta cura e attenzione. Ma non è tutto: mamma è appassionata di mobili antichi e quando sono da restaurare è lei la maga di casa. Poi ci sono io. Da quando abbiamo cominciato questo viaggio insieme mi sono perfezionata nel personalizzare gli oggetti con il pirografo, realizzando scritte, frasi, nomi e disegni, anche su richiesta dei nostri clienti. Assemblo inoltre i pezzi preparati in falegnameria, come ad esempio file di cuori da appendere, a cui poi aggiungo fiocchi e tanti altri belletti.

Ci tengo ad aggiungere che la nostra non è solo una passione “sentita” nel profondo del cuore alla quale dedichiamo tempo, impegno… insomma tutti noi stessi, ma è anche la volontà di non far morire l’artigianato locale, che è parte fondante del nostro territorio”.

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PASSIONI

STEFANIA PROCELLI

L’ELEMENTO DOMINANTE? CREARE PER COMUNICARE Incontro Stefania nel suo laboratorio, a Cavalese. Su scaffali, tavoli e sul piano di lavoro si mostrano opere di svariate misure, realizzate con pietre e legno. È estremamente piacevole soffermarsi a guardarle e, francamente se dovessi sceglierne una, non saprei quale portare via con me. Possiedono un fascino che cattura l’attenzione. Nell’insieme direi di aver percepito in ogni oggetto una grande serenità e calore umano. Ci sono presepi, gufi, numerosi Babbo Natale (uno è davvero speciale) e altri soggetti che l’artista dipinge con prodotti all’acqua, acrilici e smalti per quelli destinati ad adornare il giardino. Mi comunica che li esporrà quasi tutti durante i mercatini di Natale a Tesero.


PASSIONI

Fin da bambina Stefania ha provato piacere nel disegnare (lei dice scarabocchiare) ma penso che già allora la sua creatività fosse palese. Ha frequentato l’Istituto d’Arte a Pozza di Fassa, per poi immergersi nel mondo del lavoro, dando un supporto nel negozio dei suoi genitori. Un periodo in cui ha abbandonato, o quasi abbandonato il suo hobby, per poi riprendere in un momento difficile della vita, che ha superato proprio grazie alla sua passione. La guardo mentre si rimette a dipingere, lo sguardo attento sul soggetto che sta colorando: un gufo. Ogni tanto alza gli occhi e mi guarda: quello che scorgo è un senso di felicità per quello che sta realizzando. È soddisfatta, come poche persone che lavorano lo sono. Quello che afferma è ancora più piacevole: “Cerco sempre di vedere il lato positivo delle cose… anche quando gli eventi che accadono non lo sono. Oggi non potrei più smettere di creare, perché quello che faccio mi permette di esprimere la mia personalità. Penso che la vita sia un po’ come una tavolozza colma di colori: qualunque andrai ad aggiungere formerà un insieme che un giorno scorgerai avere un senso. Spero tanto che questa mia passione possa un giorno divenire la mia professione.”

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PASSIONI

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ANDREA FELICETTI

LE API CI GARANTISCONO UN FUTURO “Alcuni anni fa un amico mi aveva riferito che suo padre, ormai anziano, stava cercando qualche giovane interessato e volenteroso al quale insegnare il lavoro con le api. Era una bella occasione, non c’era che da guadagnarci perché oltre a imparare un mestiere, avrei ricevuto le sue casette, persino sistemate in una posizione vicina a casa mia, a Moena. Ci pensai, ma alla fine decisi che non era un’attività adatta a me. Cambiai idea qualche tempo dopo, quando ebbi l’occasione di parlare con Paolo Fontana della fondazione Edmund Mach, il quale stava facendo uno studio, in parte condotto a Paneveggio, su un ecotipo di ape “trentina”. Mi aprì gli occhi su un mondo a me sconosciuto, m’incuriosì. Telefonai a Stefano, il mio amico, che mi maledisse perché il padre aveva appena regalato buona parte delle arnie e delle attrezzature apistiche. Ma cinque casette (vuote) erano rimaste, potevo comunque iniziare l’avventura. Iniziai nonostante le mie conoscenze fossero in pratica nulle… non sapevo cosa fossero la varroa, i fuchi, le api regine, quelle operaie, i favi, l’escludi regina, l’apiscampo... termini

incomprensibili, mi sentii perso. Era l’inizio della primavera del 2014, avevo ordinato tre famiglie di api tramite l‘associazione apicoltori di Fiemme e Fassa e a maggio mi arrivarono tre scatoloni di polistirolo ronzanti d‘api. Tra corsi, libri, domande a esperti apistici e vicini di apiario, esperimenti e fallimenti, oggi continuo a portare avanti questa passione che mi sta sempre più a cuore. Più passa il tempo e più cose scopro su un mondo così invisibile e poco appariscente, ma così importante e delicato. Una tra le cose che più mi hanno colpito è che dagli anni ’80, l’avvento di un minuscolo acaro proveniente dall’Asia ha cambiato in modo radicale l’apicoltura. Le api fino allora potevamo trovarle sia in libertà, in qualche cavità d’albero nei boschi, sia allo stato semi domestico nelle classiche casette colorate. Tra le due popolazioni c’era un continuo scambio genetico. Oggi nei nostri ambienti se non ci fosse l’uomo, le api che vediamo non esisterebbero più. La varroa se non è controllata in modo artificiale porta le famiglie alla morte. Le api sono responsabili del 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta garantendo circa il 35% della produzione globale di cibo. Questo ci fa capire come ogni singola postazione apistica sia importante. Più alveari sparsi abbiamo sul territorio maggiore sarà il beneficio per tutti. Oltre alla varroa la vita delle api e degli apicoltori è costellata di nuovi ostacoli, la perdita di biodiversità dovuta a un’agricoltura e allevamento intensivi, l’utilizzo di sostanze chimiche nei trattamenti antiparassitari, la cementificazione dei suoli e non ultimo il cambiamento climatico, stanno mettendo in ginocchio questo mondo che dobbiamo sentire sempre più nostro”.


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ATTUALITÀ

LUIGI CASANOVA

Le minoranze consiliari sono INUTILI?


ATTUALITĂ€

Intervista a

Franco Corso

Comune di Cavalese e Cristina Donei Comune di Moena

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ATTUALITÀ

Il Consiglio Comunale è la rappresentatività istituzionale più vicina al cittadino. È strutturato in una maggioranza che ha il compito e il dovere di governare, quindi decidere dove e come intervenire nell’interesse generale, e una minoranza alla quale spetta l’onere del controllo sulla qualità del governo e delle scelte. L’attuale legge regionale che decide la rappresentatività delle maggioranze e minoranze sbilancia in modo probabilmente troppo accentuato, tramite premi di maggioranza, gli esiti a favore di chi vince le elezioni. A volte per liste o coalizioni che nemmeno raggiungono il 50% delle espressioni di voto popolare. Non solo. Dopo il voto del bilancio annuale gran parte delle decisioni ormai fanno riferimento unicamente alla giunta comunale, i consiglieri sono esautorati da tutto. Certo, laddove vi è coraggio, determinazione, fantasia, e tanta forza ideale, il consigliere di minoranza riesce a portare all’attenzione dei suoi cittadini valutazioni sull’operato della giunta. Ma quanta fatica. Si deve fare ricorso a interrogazioni, mozioni, articoli sui giornali, o addirittura per avere informazioni bisogna fare ricorso al Difensore Civico. Non è un caso che dopo alcuni mesi dal voto tanti consiglieri rinuncino a svolgere attività continua, si rassegnino. Della situazione noi siamo preoccupati. Perché? Perché in presenza di minoranze deboli o demotivate, la democrazia rimane incompiuta e il cittadino, già debole, si trova sempre più disarmato: se così stanno le cose non è casuale che avanzi l’individualismo, si rafforzi l’interesse personale, si perda di vista l’azione del bene comune e il rispetto verso il pensiero diverso. Anche il sistema elettorale determina la qualità della democrazia. Per rispondere a questa preoccupazione abbiamo pensato di intervistare due consiglieri di minoranza, di comuni importanti delle nostre due valli, Franco Corso a Cavalese e Cristina Donei a Moena.


ATTUALITÀ

Con la riforma regionale dei consigli comunali, le minoranze consiliari sembra abbiano un ruolo residuale nel confronto politico. Qualcuno arriva a dire che sarebbe meglio abbandonare i consigli. Come vivete una situazione tanto critica? Franco Corso. L’attuale sistema elettivo ha uno scorretto premio di maggioranza rispetto al risultato scaturito dall’urna. Infatti, anche nel caso di vincita di una coalizione o lista con un solo voto di scarto (50,1% contro 49,9%), la coalizione vincente ha un numero di consiglieri pari al doppio rispetto alla coalizione perdente (la coalizione vincente ottiene il doppio di consiglieri rispetto alla concorrente). Tale spropositato premio comporta non solo l’entrata in consiglio comunale di candidati con un pugno di voti, ma annulla qualsiasi confronto e possibilità di controllo da parte dei consiglieri di minoranza, tanto più che il consiglio comunale è stato privato di quasi tutti i poteri a favore della giunta comunale. Va anche tenuto presente che il consiglio comunale è stato privato di quasi tutte le decisioni, anche politiche, che ricadono unicamente sulla giunta comunale. In tale situazione, impossibilitati a trattare in consiglio argomenti al di fuori dell’ordine del giorno (stilato dalla giunta) da regolamenti consiliari che non permettono un dialettico e costruttivo confronto, ostacolati nel poter disporre di documenti (se non con inaccettabile ritardo), spesso poco considerati dai canali d’informazione, è chiaro che solo un grande rispetto nei confronti dei cittadini e l’illusione perlomeno di aiutare la trasparenza verso gli stessi, ci fa rimanere in un ormai inutile carrozzone, coscienti comunque che anche l’indifferenza, la convenienza e spesso la paura dei cittadini aiutano la sopravvivenza del sistema attuale.

Cristina Donei. Effettivamente il ruolo del consigliere di opposizione dovrebbe essere altrettanto importante di quello di maggioranza. Chi siede in minoranza ha il diritto, ma soprattutto il dovere, di vigilare sull’operato di chi amministra, di dare consigli e anche aiuti nell’interesse della collettività. Mentre sul controllo, dopo una certosina verifica dei documenti, la minoranza riesce ad esprimere la propria opinione, sicuramente non è così incisiva nello spronare la maggioranza verso visioni diverse dello sviluppo del paese, poiché l’attuale sistema elettorale limita molto l’azione. Se è vero che la maggioranza ha il dovere morale di ascoltare la minoranza è altrettanto vero che non è cosi attenta e puntuale nell’accogliere le proposte. A volte bisognerebbe avere più buon senso e umiltà, avere come unico obiettivo il bene della comunità e non problemi di protagonismo o rivincita personale.

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ATTUALITÀ

Probabilmente la discussione sul bilancio rimane l’unico strumento a vostra disposizione per incidere su qualche scelta. Una simile affermazione è reale oppure ottimistica? Franco Corso. Credere di incidere sul bilancio, sicuramente di non facile comprensione per tutti, è una mera illusione. Questo viene illustrato e presentato da chi spesso non è in grado di rispondere a domande chiarificatrici. Data la sproporzione dei voti e la conseguente possibilità che il bilancio venga bocciato, per l’opposizione è un’inattaccabile assioma preconfezionato.

Cristina Donei. Assolutamente ottimistica. Non ci si stanca mai di dire che il bilancio è sicuramente il documento più importante che il Consiglio va ad affrontare ogni anno. Rappresenta tutta la programmazione, le idealità e la concretezza che un’amministrazione vuole mettere in atto. È quasi una carta d’identità del Comune stesso. Non è semplicemente uno strumento finanziario, ma ha una valenza molto più profonda, indica l’indirizzo, la programmazione, la visione di sviluppo di un territorio. Ciò che contiene si traduce poi in azioni concrete che vanno ad influenzare la vita amministrativa. Tutti i censiti infatti, si aspettano non solo l’erogazione di servizi, ma anche una prospettiva del futuro del paese. Dunque non solo numeri ma anche idee. Purtroppo la minoranza non viene quasi mai coinvolta nella stesura del bilancio e ci si ritrova in sede di Consiglio con opinioni diverse sullo sviluppo dell’anno finanziario. Dunque la mancanza di condivisione porta ad un muro contro muro e i numeri sono a favore della maggioranza.

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ATTUALITÀ

Non ritenete che parte della debolezza delle minoranze sia anche responsabilità di queste ultime? A volte sembra che questi consiglieri rimangano titubanti, opportunisti perfino nel sollevare problemi conosciuti da tutti i residenti. Un realismo troppo esasperato porta a queste considerazioni: “Se parlo esplicitamente (tramite mozioni, interrogazioni, ricorsi a Corte dei Conti) passo per rompiscatole? Tacendo e lavorando sottobanco (per strada) invece posso prepararmi un futuro in maggioranza?” Franco Corso. Penso non sia la prima volta che assistiamo a cambi repentini di “casacca” e quindi non posso escludere a priori che alcuni consiglieri di opposizione perseguano il motto “ogni mezzo giustifica il fine”. Esempi di consiglieri di minoranza che per interessi di vario genere, opportunisticamente non appaiono durante la legislatura, se non nelle successive elezioni a fianco di chi prima rappresentava l’avversario, ce ne sono a bizzeffe. Sono infine dell’idea che probabilmente la paura di ricatti e/o ritorsioni provochi non solo l’astensione dal rappresentare le esigenze dei cittadini, ma che i cittadini stessi abbiano paura ad esporsi a fianco dei componenti la minoranza. Cristina Donei. Non penso che queste siano le motivazioni. Piuttosto una sorte di rassegnazione nel ripetere e non vedere mai accettate le proprie idee, oppure non essere mai interpellati.


ATTUALITÀ

In tale situazione il cittadino “dissenziente” rimane orfano di rappresentatività democratica per cinque lunghi anni. Gli rimane un unico riferimento, o il tribunale o il Difensore Civico, comunque scelte personali, a volte costose, anche in termini sociali d’isolamento. Anche da questo aspetto matura l’allontanamento dei cittadini dalla politica, dai partiti. Un dato pericoloso. È possibile in tempi brevi riaccendere speranze nel cittadino? Franco Corso. A parole molti, post elezioni, sono i cittadini “dissenzienti”, peccato che pochi hanno abbiano il coraggio di esprimere in pubblico il proprio disaccordo preferendo il detto “vai avanti tu che mi viene da ridere”, salvo poi eventualmente salire sul carro del vincitore. D’altro canto in una provincia così piccola e troppo incidente, con contributi, lavori, regole sui cittadini, è ovvio che nessuno osi scontrarsi contro chi detiene il potere. Porto ad esempio come la gente di Fiemme si faccia prendere in giro con i vari protocolli stilati in odore di elezioni sull’ospedale. In conclusione non penso che in tempi brevi si possano riaccendere delle speranze ai cittadini, a meno di un cambio del sistema elettorale più equo e un recupero del senso civico e del coraggio. Cristina Donei. I cittadini hanno il diritto e il dovere di partecipare alla vita politica del proprio paese. È una responsabilità che tutti dovrebbero assumersi e non con semplici chiacchiere da bar, ma con una vera informazione basata sui fatti. Solo così i cittadini si accorgeranno che la vita amministrativa non è una passeggiata, ma un sentiero irto di difficoltà burocratiche e finanziarie, ciò nonostante il raggiungimento degli obiettivi è di grande soddisfazione.

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ATTUALITÀ

Se la situazione legislativa attuale vi priva di autorità da ogni praticabilità politica nei comuni, a vostro avviso perché a oggi non è partito un movimento di consiglieri teso a portare modifiche sostanziali della legge regionale?

Franco Corso. Fare il primo passo è sempre difficile in una provincia dove i “principini” delle valli hanno un potere così forte tramite: - sponsor allineati che foraggiati da lauti contributi e lavori condizionano molti onesti lavoratori; - banche amicate in grado di aiutare gli “amici” e “frenare” gli altri; - comuni ed enti istituzionali che attraverso leggi e/o regolamenti (vedi urbanistica, ecc.) possono favorire taluni e ostacolare altri. A parole, in prima istanza, tutti sono in accordo di mettere la faccia e formare un gruppo di opposizione coeso, ma poi al fatto pratico la paura lascia soli. In realtà anche la poca coesione dei gruppi di opposizione in consiglio provinciale e, l’incapacità di formare a livello provinciale un punto di riferimento a tutte le minoranze dei comuni, favorisce la non aggregazione delle opposizioni comunali. Cristina Donei. Questo malcontento sul ruolo della minoranza serpeggia già da molto tempo. Se ne parlava ancora prima del 2010. Non mi risulta ci sia stato un ripensamento sull’assetto della legge regionale. È comunque evidente che l’attuale situazione porta alla disaffezione del ruolo di consigliere di minoranza. Sembra quasi che qualsiasi cosa si proponga venga rifiutato semplicemente perché proposto dalla minoranza. Ricordiamo bene che la minoranza rappresenta una parte della popolazione e che il fine dell’amministrazione è quello del bene del paese che si amministra, dimostrando di lavorare per la comunità indipendentemente dall’appartenenza politica e sapendo valutare le necessità dei censiti con una visione al di sopra delle parti.


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ATTUALITÀ

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento fanno oggigiorno un po’ meno paura grazie all’impegno di persone che mettono le loro competenze a disposizione di chi si trova in difficoltà

Quelle autostrade intasate nel cervello… CRISTINA MARCHETTI


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Vi siete mai chiesti come s’imparano le cose?

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e informazioni entrano nel nostro cervello e si muovono al suo interno lungo percorsi che possiamo immaginare come delle autostrade su cui transitano tantissime macchine, che trasportano ogni sorta d’informazione verso diverse zone, come dei garage, un garage per ogni nuova informazione. Queste autostrade sono velocissime, non ci sono né semafori né altri ostacoli e le informazioni viaggiano in un tempo più breve di un battito di ciglia. Tuttavia non è così per tutti, ci sono persone nelle quali queste autostrade non sono così libere, sono intasate, un po’ come se ci fossero delle lunghe code di veicoli, si procede a rilento e ci vuole tanto tempo per arrivare.

È questa l’immagine semplice ma efficace che la psicologa americana Ania Siwek ha ideato in lunghi anni di pratica professionale per spiegare soprattutto ai bambini i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, conosciuti con l’acronimo DSA e che ha utilizzato anche la dottoressa Sonia Boschetto durante una serata informativa a Pozza di Fassa a inizio autunno, nella quale è stata presentata l’associazione DSA Trentino Domani Saremo Autonomi, una realtà nata nel 2015 per dare sostegno alle famiglie nelle quali c’è un componente che presenta uno di questi problemi.


ATTUALITÀ

Difficoltà scolastiche ed errori caratteristici Il bambino dislessico presenta difficoltà scolastiche che di solito si manifestano già nei primi anni di scuola e persistono anche in quelli successivi. Spesso ci si rende conto che c’è qualche problema perché il bimbo leggendo compie errori caratteristici, come invertire lettere e numeri, ma possono essere tante e diverse le difficoltà che si possono presentare. Magari può faticare a imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza, come le lettere dell’alfabeto o i mesi dell’anno, può fare confusione nei rapporti spaziali e

temporali (destra/sinistra, ieri/oggi, mesi e giorni) oppure può essere difficile per lui esprimere verbalmente i suoi pensieri. In qualche caso sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie. Nel momento in cui nasce il sospetto di un DSA è fondamentale far eseguire una valutazione diagnostica rivolgendosi a uno specialista, in modo da avere indicazioni precise sul da farsi.

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ATTUALITÀ

La dislessia non è una malattia Avere uno di questi disturbi non vuol dire avere una malattia, ma una caratteristica neurobiologica presente fin dalla nascita, che mette l’individuo in difficoltà. In assenza di diagnosi spesso si crede che i bambini dislessici siano svogliati o pigri ma non è così. Questi bambini hanno solamente bisogno di apprendere in modo diverso e questo può diventare una potenzialità. Il mancato riconoscimento di questi disturbi è fonte di frustrazioni e umiliazioni, che può condurre a disistima e demotivazione e sfociare nell’abbandono scolastico. Si stima che sia circa il 5% della popolazione scolastica a essere interessata da questi aspetti, questo significa un bambino quasi in ogni classe, dunque è fondamentale sapere come comportarsi, dare informazione, formazione, sensibilizzazione e sostegno.

DSA Trentino Domani Saremo Autonomi È ciò che fa l’associazione DSA Trentino Domani Saremo Autonomi, che già nel doppio utilizzo dell’acronimo presente nel nome invia un primo messaggio positivo circa la possibilità di convivere nel migliore dei modi con questa situazione affinché il futuro possa fare meno paura. Per le famiglie infatti non è facile affrontare una situazione di questo tipo, spesso i genitori si sentono soli e inadeguati e non sanno come comportarsi per aiutare il proprio figlio, per questo è fondamentale avere un punto di riferimento, come questa associazione che da quest’autunno ha creato un gruppo anche per le valli di Fiemme e Fassa. Avvalendosi di professionisti competenti e motivati vengono organizzati incontri una volta al mese, di solito il primo mercoledì di ogni mese, che affrontano di volta in volta temi diversi facendo conoscere tutto quello che c’è da sapere anche per quel che riguarda la normativa e le linee guida sui DSA. Piano Didattico Personalizzato, strumenti compensativi, misure dispensative, sono solo alcuni dei mezzi di cui si può venire a conoscenza e di cui ci si può avvalere affinché i bambini con DSA possano affrontare il futuro col sorriso, raggiungendo gli obiettivi che si sono prefissati, esattamente come tutti gli altri. Ma non è certo tutto. Quanto descritto è solo una parte di tutte le attività e le azioni che porta avanti l’associazione, per saperne di più l’invito è di andare sul sito dsatrentino.altervista.org.

Quello che fa davvero paura è l’ignoranza ma con l’informazione è possibile combatterla.

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PROGETTI

Intervista al metereologo

Flavio Galbiati SOFIA BRIGADOI

Photo Anton Sessa


PROGETTI

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Volto noto al grande pubblico per le previsioni meteo e le rubriche di approfondimento relative a eventi meteo estremi e cambiamenti climatici, condotte nei notiziari delle Reti Mediaset (TG5, Tg4 e Studio Aperto e nel canale all-news TGCom24). Laureato in Fisica, con indirizzo in Fisica dell’Ambiente-Atmosfera, all’Università degli Studi di Milano. Lavora come meteorologo presso il Centro Epson Meteo dal 1999. Nel ha ottenuto 2013 l’Attestato di Meteorologo Aeronautico e nel 2017 il certificato di competenza come Meteorologo rilasciato da Dekra in conformità alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (WMO). La sua passione per la montagna e gli sport invernali lo ha spinto a specializzarsi ottenendo nel 2015 la qualifica di “Osservatore Nivologico da AINEVA” (Associazione Interregionale Neve e Valanghe). Come coautore ha scritto i libri: “Manuale di Meteorologia” e “La neve. Cos’è e come si prevede”.

Flavio Galbiati è anche uno dei relatori del prossimo Weekend Meteorologico organizzato dalla Pro Loco di Vigo di Fassa (www.weekendemeteo.it), che si terrà dal 2 al 4 febbraio 2018. Gli abbiamo posto alcune domande in merito.

Con Anton Sessa di Dolomiti Meteo (www.dolomitimeteo.com) lo abbiamo intervistato a Vigo di Fassa, alle 9.50 del mattino, in una calda giornata ottobrina. Sentiamo cosa afferma in merito: “Sono giornate anomale dal punto di vista meteorologico. Lo stiamo dicendo da parecchi giorni… certo, fa piacere vedere il cielo terso, però quello che sta accadendo è il sintomo di un cambiamento del clima. L’alta pressione che c’è su tutta l’Europa sta producendo questi effetti positivi, ma purtroppo con temperature troppo elevate. Questo fa soffrire i nostri ghiacciai e aumenta l’inquinamento per chi vive in pianura. Oltre a ciò, sfortunatamente, tiene lontane le piogge. Quindi si tratta di una situazione da monitorare.”

Lei lavora in uno dei centri meteorologici più importanti e riconosciuti d’Italia. Che cosa pensa dei piccoli siti come il nostro ad esempio, che si occupa di meteorologia, senza naturalmente fare previsioni, essendo diretto solo da appassionati, ma che conoscono bene il mondo della meteo? Ci sono molti gruppi d’appassionati e numerosi siti in Italia e la loro utilità è estrema, naturalmente se alle spalle vi è una corretta professionalità. Anche noi ci riferiamo a loro per avere notizie di cosa accade localmente e il compito che possono svolgere gli appassionati di questi siti è di diffondere la giusta concezione di meteorologia, quindi spiegare localmente come il tempo influenzi le attività e soprattutto come orientarsi nelle previsioni meteo che sono un campo dove c’è davvero da lavorare. Ben vengano quindi questi siti che si occupano per l’appunto di diffusione della meteorologia ma non di previsioni dettagliate, poiché questo è un mestiere che deve essere lasciato ai professionisti.



PROGETTI

Abbiamo avuto la vostra adesione per il prossimo Weekend Meteorologico. Quali sono state le sue impressioni in merito alla scorsa edizione? E cosa ne pensa di un evento che racconta di meteo in una piccola località di montagna come la nostra? Nell’edizione 2017 mi ha colpito molto l’organizzazione che è stata di ottimo livello. C’erano professionisti molto preparati. Siamo riusciti a organizzare un evento speciale, che ha visto la partecipazione di personaggi che difficilmente si riescono a raggruppare in un’unica iniziativa. Quindi è importante che venga ripetuta e il fatto che si svolga in una piccola ma importante località, parliamo di territorio dolomitico e di una zona turistica, è fondamentale. Purtroppo è proprio nelle zone alpine stiamo vivendo la massima espressione degli effetti negativi dei cambiamenti climatici, quindi è corretto che proprio in queste zone si parli di tempo e di clima.

Photo Anton Sessa

Una domanda sul turismo legato alla meteorologia. Spesso capitano degli incidenti in montagna perché non si è dato ascolto al bollettino meteo. Talvolta invece siamo troppo legati alle previsioni e si rinuncia a una vacanza solo perché è stato segnalato brutto tempo. Qual è il giusto peso che dobbiamo dare a una previsione meteo? La meteorologia è molto sofferta in questi ultimi tempi, purtroppo questo a causa di siti meteo che diffondono con troppo anticipo le previsioni, che poi magari si rivelano inesatte. Molti albergatori si sono lamentati e hanno ragione. Una previsione

affidabile non va oltre i due/tre giorni. Anzi per chi fa un’escursione in montagna bisogna affidarsi alle previsioni più aggiornate possibile, quindi quelle massimo del giorno prima. Oltre che affidarsi a siti di livello nazionale come il nostro, si possono consultare quelli a livello locale (siti delle Province Autonome o delle Regioni). In montagna il rischio di temporali è frequente, non per nulla si consiglia di fare delle escursioni in alta quota presto il mattino, perché l’instabilità pomeridiana è sempre in agguato anche in belle giornate ed essere in grado di rinunciare quando le previsioni annunciano giornate di mal tempo con piogge/neve o forte vento. Ci può anticipare alcuni argomenti che tratterete durante il prossimo Weekend Meteorologico? Parlare dell’andamento del global warming è d’obbligo. È un argomento davvero scottante che stanno seguendo un po’ tutti gli esperti del settore. Poi parleremo del ruolo dell’acqua, che per l’umanità è fondamentale. Ce ne siamo accorti tutti: quest’estate la siccità ha raggiunto livelli estremi. La scarsità d’acqua in futuro potrebbe, a livello mondiale, alimentare guerre ed emigrazioni… cosa che sta già accadendo. Poi tratteremo la sofferenza dei ghiacciai a causa di queste ondate di caldo sempre più intense. Abbiamo avuto anche quest’autunno lo zero sopra i 4000 m. È una cosa di cui parlare, di cui occuparci e di cui preoccuparci. Quindi vi aspettiamo all’evento per affrontare insieme questi temi che sono purtroppo divenuti una realtà sulla quale ragionare.

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CUCINA


Intervista a

CUCINA

CARLO CRACCO Mangiare in modo corretto, salubre ma soprattutto consapevole

SOFIA BRIGADOI

Riproponiamo un’intervista effettuata per il magazine Dolomiti Première. Abbiamo interpellato Chef Cracco in merito alla cucina di montagna e su una questione di estrema importanza: lo spreco alimentare nel mondo.

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Carlo Cracco non ha bisogno di presentazioni, ma per chi non lo conoscesse possiamo dire che è nato a Vicenza nel 1965 ed è uno degli Chef italiani più apprezzati nel panorama mondiale. Oltre ciò è stato uno dei giudici del rinomato reality show MasterChef Italia. Chef già noto in passato a un vasto pubblico di buongustai, al suo debutto in Tv, si è “conquistato” l’appellativo di sex symbol. Degno di nota il suo ristorante nel centro di Milano “Ristorante Cracco”, che nel 2007 è stato nominato uno dei 50 migliori Ristoranti al mondo. Nelle Dolomiti vi è una grande concentrazione di ristoranti d’alta qualità. Eppure la cucina tradizionale di queste montagne si avvaleva di prodotti poveri e sapori semplici. Da qualche tempo molti chef, attenti alle materie prime, traggono spunto da vecchie ricette, “insaporendole” però con spunti innovativi. Questo fenomeno di cucina rivisitata si può percepire anche nel resto del mondo? Sicuramente in tanti ora cercano di esplorare il mondo della tradizione del passato, ritornando un po’ alle origini. Partendo dai sapori, dalle usanze e dai prodotti di quando si era bambini. Il compito dello chef è quello poi di metterci “del proprio” in modo personale e riproporre un piatto secondo la propria esperienza. Resine, cortecce, fiori, bacche… profumi lontani e quasi persi sono entrati con prepotenza quali protagonisti di numerose ricette all’avanguardia. Personalmente cosa ne pensa? Questa tendenza arriva prevalentemente dal nord, dove per motivi climatici e di stagione i frutti della terra nascono con più fatica ma soprattutto in un periodo limitatissimo dell’anno. Hanno sviluppato metodi di conservazione diversi da quelli nostri convenzionali: fermentazioni, marinature e conserve particolari. Penso in generale sia un mondo interessante ma non l’unico.

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Cucina e sobrietà sembra non procedano di pari passo, infatti lo spreco alimentare è uno dei principali problemi d’inquinamento sulla Terra. Non buttare il cibo, produrre meno rifiuti e differenziarli è un comportamento che ognuno di noi dovrebbe adottare. Qual è la sua opinione in merito? È un paradosso inaccettabile. Il mondo è spaccato a metà: da una parte l’abbondanza, dall’altra la penuria di cibo, che continua a fare molte, troppe, vittime. Le cause sono molteplici e complesse: ci sono ragioni di natura economica, culturale e sociale. Non sono un esperto di questo, ma la cosa certa è che noi che viviamo nei Paesi ‘ricchi’ abbiamo il dovere soprattutto morale, oltre che civile, di fare qualcosa per impedire questo. Un primo passo dovrebbe essere quello di educare: solo aumentando la consapevolezza e l’informazione si possono sensibilizzare le persone ad avere una corretta condotta alimentare e a capire l’importanza di un sistema volto alla condivisione del cibo. Già nelle scuole si sta cominciando a introdurre programmi di educazione alimentare, perché fin da piccoli è importante avere rispetto per il cibo, per la stagionalità degli alimenti, per gli ingredienti sani, che significa anche prima di tutto rispetto per se stessi e per gli altri. Anche in America, dove si sta combattendo contro l’obesità e i carboidrati sono stati demonizzati, la pasta è ritornata in auge, grazie anche alle varietà di frumenti e miscele di farine che garantiscono un’alta digeribilità. In particolare la collaborazione con il Pastificio Felicetti (eccellenza del nostro territorio) le ha dato modo di testarne alcune tipologie in cucina. Oltre che salutari ritiene che siano versatili e allo stesso tempo adatte alle persone che devono monitorare il consumo calorico? Beh, direi di sì. Se la pasta è buona, se il grano è buono, un piatto di pasta è sicuramente un pasto sanissimo e nutriente. Certo, con il giusto condimento. Il mondo della pasta è affascinante: grazie a questa collaborazione riesco a prendere importanti spunti per lo sviluppo dei miei piatti. Chef Cracco lei custodisce gelosamente le sue ricette o crede sia importante trasmettere tutto il suo know how alle nuove generazioni? Trasmettere alle nuove generazioni è fondamentale: loro sono l’unico ponte verso il futuro.


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MUSEI&MOSTRE

Museo Geologico delle Una porta sulle Dolomiti, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO

Nella foto in alto una sezione del Museo Geologico delle Dolomiti

Il Museo Geologico delle Dolomiti a Predazzo è un museo moderno nel cuore delle Dolomiti che si focalizza sulla storia geologica dei leggendari Monti Pallidi, dal 2009 Patrimonio UNESCO. Con un patrimonio di oltre 12.000 esemplari - tra cui la più ricca collezione di fossili invertebrati delle scogliere medio-triassiche in Italia - è una meta imperdibile per turisti e studiosi alla scoperta dell’affascinante cuore di pietra del nostro territorio. Oltre al percorso permanente, recentemente rinnovato, offre mostre temporanee e attività a tema per grandi e piccini. A partire da febbraio 2018, la mostra “La Regola Feudale di Predazzo, una felice anomalia” offre un agile percorso di scoperta della storia di un’importante istituzione di Predazzo: La Regola Feudale, che oggi si pone come modello di cura e manutenzione del territorio per preservarlo e valorizzarlo. Il percorso dell’esposizione racconta la storia dell’istituzione, attraverso i documenti che l’hanno fondata e le mappe che delimitano il patrimonio, le fotografie che raccontano secoli di storia di una comunità montana, delle famiglie che la compongono, e le testimonianze degli studiosi. La mostra - frutto di una rinnovata collaborazione tra il Museo e le autorità della Regola - rimarrà visitabile fino giugno 2018.


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MUSEI&MOSTRE

MUSE - Museo delle Scienze, Trento

Il Museo Geologico delle Dolomiti è aperto dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00. Ogni prima domenica del mese l’ingresso è gratuito. Info e prenotazioni: 0462.500366 – museo.predazzo@muse.it

Il Museo Geologico delle Dolomiti è sede territoriale del MUSE - Museo delle Scienze di Trento, una realtà importante nel panorama culturale italiano, che in meno di quattro anni dalla sua inaugurazione ha attratto oltre 2 milioni di turisti. Scienza, natura, biodiversità, innovazione e tecnologia sono i temi principali sviluppati nel museo disegnato da Renzo Piano. Oltre al percorso permanente, il museo offre eventi e mostre temporanee, tra le quali, a partire da febbraio, un’esposizione dedicata al genoma umano. www.muse.it foto Claudia Corrent. Archivio MUSE

Dolomiti

Foto Francesca Ferrai

Il Museo propone, per il periodo invernale anche alcune attività per adulti e famiglie. Tra queste la nuovissima Nanna in museo con i dinosauri! che offre la possibilità di trascorrere un’intera nottata tra le sale del museo, vivendole in un orario insolito. Il programma prevede laboratori, letture a tema, momenti ludici e al contempo istruttivi rivolti a un pubblico di adulti accompagnati da bambini. Le date saranno pubblicate sul sito www.muse.it. Prenotazione obbligatoria al 0462.500366. Ogni martedì, dalle 10.00 alle 12.30, il programma propone Arte e Geologia nelle Dolomiti: a conclusione della passeggiata attraverso i più bei masi del paese condotta da guide dell’ass. Sentieri in Compagnia, il Museo Geologico propone un percorso alla scoperta della storia geologica delle Dolomiti attraverso video, ricostruzioni di ambienti e installazioni. Prenotazione obbligatoria delle attività entro le ore 12.00 del giorno precedente al numero 331.9241567. (È possibile partecipare anche solo alla visita guidata con inizio alle ore 11.15.)


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MUSEI& MOSTRE

TAN-ART ARTE CONTEMPORANEA NEL CUORE DELLE DOLOMITI

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A Natale vorremo proporre un omaggio ai pittori della scuola romana di Piazza del Popolo: Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa, Renato Mambor, Giosetta Fioroni.

orte dell’esperienza accumulata negli anni passati, la galleria Tan-Art di Sergio Rossi propone per la stagione 2017/18 una collezione rinnovata di artisti valligiani, nazionali e internazionali. Tan-Art, “la tana dell’arte”, è una galleria di pittura e scultura contemporanea nata dalla passione per l’arte del proprietario. La galleria si trova nel centro storico di Canazei, a pochi passi dalla Locanda degli Artisti, dove è possibile visitare la collezione di Sergio tra cui spiccano il pittore Kazako Ragev Michail Ivanovich, il pittore trentino Lome, padre del Bosco dei Poeti, ed è ben collegata al Rifugio Fuciade dove la famiglia Rossi offre da oltre trent’anni un bel esempio di ristorazione e accoglienza mescolate alla vista di imponenti sculture. Nel rifugio è anche custodita una rara collezione di stampi per burro che ci ricorda come questa terra affondi le proprie radici nell’arte povera e contadina. (Troverete anche il libro ad essa dedicato “Legni da Burro” scritto da Danilo Valentinotti in collaborazione con Stefano Dellantonio). Tan-Art si propone come un piacevole intermezzo alle attività sciistiche grazie alla bellezza dei pezzi esposti che spaziano dai grandi scultori tirolesi Otmar Winkler e Adolf Vallazza, ai pittori fassani Fave, Beppino Sorapera e Luigi Pederiva, e ai pittori trentini come Gino Pancheri, Lasta, Riccardo Schweizer, Bonazza, Tait Lome. Alle numerose opere già esposte con successo del pittore bolzanino Josef Costazza si aggiungono pittori del calibro di Giovanni Segantini, Mimmo Rotella, Franco Rognoni, Xavier Bueno, Bruno Saetti, Giuseppe Cesetti, Arman Bruno Ronco e altri ancora. Info: TAN–ART s.n.c - Streda Roma, 66 - Canazei (TN) Orario al pubblico: aperto tutti i giorni tranne il lunedì dalle 10:30 alle12:30 e dalle 16:00 alle 19:30. Orario serale: dal 26 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018, dalle 20.30 alle 22.00. Disponibilità di visita anche in altri orari su appuntamento ai numeri cell. 340.8194060 tel. 0462.602428, presso Locanda degli Artisti che si trova di fronte alla Galleria tel. 0462.601143, oppure contattate il Rifugio Fuciade, tel. 0462 574281 - www.fuciade.it - tanartcanazei@gmail.com


CULTURA&SVAGO

Osservatorio Astronomico di Tesero

Il cosmo a portata di “mano” D

a sempre l’uomo ha guardato verso il cielo. L’Universo affascina grandi e piccini: a chi non piacerebbe compiere con lo sguardo una passeggiata nella volta celeste e ammirare il rincorrersi delle costellazioni, o il girotondo dei pianeti con la luna a volte maestosa e talvolta sfuggente falcetto tra le stelle? L’Osservatorio Astronomico “Val di Fiemme” offre a chiunque voglia visitarlo queste emozioni uniche ed esclusive: un potente telescopio e un rifrattore vi catapulteranno nell’Universo per compiere un viaggio tra le meraviglie dello spazio siderale. Uno staff di persone appassionate e preparate vi accompagnerà nelle notti invernali, raccontandovi quello che il cielo nasconde, ma che oggi è alla portata di tutti grazie a strumenti sofisticati, e a strutture che sono accessibili facilmente a piedi o in macchina. Dapprima nel planetario digitale puoi osservare la volta celeste e viaggiare nello spazio e nel tempo, mentre dal telescopio potrai vedere la grande nebulosa di Orione, dove nuove stelle stanno nascendo, o la gigantesca Galassia di Andromeda popolata da 500 miliardi di stelle. Ma anche le effimere stelle cadenti che attraversano la volta celeste senza disturbare alcuno e la Via Lattea con immense nubi di stelle lucenti o buie zone di polvere oscura. Sopra Tesero a 1250 metri di quota immerso nel verde della terrazza naturale di Zanon, sorge una struttura

quasi unica nel suo genere infatti, non è solo un osservatorio astronomico, è anche un planetario digitale e un luogo dove soddisfare le curiosità, che tutti noi abbiamo sull’Universo. Sempre più persone s’interessano all’astronomia e ai fenomeni celesti, oggi all’Osservatorio “Val di Fiemme” tutto questo è possibile. Non è solo un luogo per esperti, è pensato proprio per chi vuole conoscere le meraviglie e l’immensità dell’Universo, senza essere un astronomo. Se vuoi trascorrere una serata diversa, l’osservatorio astronomico “Val di Fiemme” è il posto giusto.

Info: Osservatorio Astronomico Val di Fiemme Località Zanon, Tesero - Prenotazioni al numero 348.3416407 astrofiemme@gmail.com - www.astrofilifiemme.it Gruppo Astrofili Fiemme

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Il Museo Arte Contemporanea e il Comune di Cavalese presentano la mostra

OTHMAR WINKLER EUROPA 17 dicembre 2017 – 2 aprile 2018 a cura di Elio Vanzo, Lionello Vanzo, Ivo Winkler

Il Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese presenterà in mostra a partire da domenica 17 dicembre una considerevole serie di opere del grande scultore Othmar Winkler, nato a Brunico nel 1907 e scomparso a Trento nel 1999. Uno scorcio del suo operare tra mondo nordico e mediterraneo, tra totalitarismi e dissidenza, durante il suo lungo percorso artistico ed umano negli anni sconvolgenti del novecento. Si tratta di un’antologica che attraversa geograficamente e storicamente la sua opera, e che delinea la sua personalità complessa ed appassionata, impegnata attraverso una incisiva pratica artistica a difendere i valori umani contro i poteri forti e violenti delle dittature e del denaro. Un nuovo, geniale percorso espositivo, che sottolinea al meglio i momenti del lungo cammino della sua opera, dai disegni di denuncia effettuati nel periodo berlinese d’anteguerra, ai dipinti eseguiti durante la sua permanenza in Norvegia, dove l’artista ha potuto conoscere ed apprezzare l’artista espressionista Edvaard Munch, dai bronzi profani e satirici dedicati alla storia e mitologia greco-romana, alla sezione dedicata agli eroi delle rivolte tirolesi Michael Gaismair e Andreas Hofer, ai cicli scultorei dedicati alla celebrazione ideale dei “Lavori fondamentali dell’uomo” e al “Lavoro contadino”, commissionati dalle Provincie Autonome rispettivamente di Bolzano e Trento, fino a una sezione di disegni effettuati presso la Facoltà di Sociologia di Trento durante gli anni della contestazione. Oltre alla presentazione della intensa opera artistica di Winkler, la mostra contiene quindi una valenza storica e culturale che porta con sé anche un’importante occasione di approfondimento per gli allievi delle nostre scuole e per le persone che desiderano trarre uno spunto di rilettura e di riflessione, attraverso l’arte, degli avvenimenti che hanno portato alla formazione dell’Europa in cui viviamo. CON CATALOGO 112 PAGINE A COLORI Info mostra INAUGURAZIONE: sabato 16 dicembre, ore 17.30 APERTURA: dal 17 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018 e dal 25 marzo al 2 aprile 2018 tutti i giorni. Il restante periodo aperto il sabato e la domenica ORARIO: dalle 15.30 alle 19.30 - GIORNO DI CHIUSURA: lunedì MUSEO ARTE CONTEMPORANEA CAVALESE Piazzetta Rizzoli, 1 - Cavalese – Tel. +39 0462.235416 – info@artecavalese.it – www.artecavalese.com



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SALUTE&BENESSERE

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Allena il tuo cuore anche a sorridere

n un contesto unico, immerso nelle Dolomiti e nel cuore di Canazei, la Palestra Dolomia Sport offre una scelta completa per tutti coloro che non vogliono annoiarsi fisicamente ma prendersi cura di sé stessi, del proprio corpo e del proprio benessere. L’esperienza di un valido staff e le capacità di Istruttori e Personal Trainer qualificati F.I.F. nella preparazione e nella guida di programmi personalizzati e finalizzati a uno specifico obiettivo, vi daranno l’opportunità di ottimizzare i vostri esercizi. La sala pesi e la sala cardio attrezzate con innovativi macchinari Technogym, la saletta per allenamento funzionale, stretching e corpo libero, la sala dedicata a corsi fitness e la possibilità di massaggi sportivi e non, eseguiti dal Dottor Cristian Pellegrin, osteopata professionista che esercita a Canazei presso la palestra e a Moena in Piaz de Ramon 25, completano l’offerta di Dolomia Sport.

Anche i vari corsi fitness, divertenti e soprattutto utili per ritrovare la forma fisica e mantenerla, meritano di essere elencati: militari fit, jumping, walking, boxe up, spinning, functional, ginnastica posturale e yoga. Che dire, una giusta dose di buona volontà e c’è solo l’imbarazzo della scelta!

Questa è la grande offerta della Palestra Dolomia Sport, che troverete proprio sopra il centro acquatico Dòlaondes, un’ottima scusa per rilassarsi e concedersi qualche momento di ulteriore benessere dopo le fatiche di un buon allenamento.

Info: Palestra Dolomia Sport Streda del Piz, 5 – Canazei Cell. 340.2342834 (dott. Cristian Pellegrin) info.dolomiasport@gmail.com www.dolomiasport.jimdo.com Palestra DolomiaSport


CENTRO ACQUATICO DELLA VAL DI FASSA

BENESSERE

Dòlaondes: un universo d’acqua e vapore Tecnologia, materiali biologici e colore per lo spettacolare centro acquatico di Canazei che si conferma il nuovo atout dell’accoglienza fassana Il protagonista del centro acquatico è il luogo, nel cuore delle Dolomiti ladine, che offre una vista incomparabile verso un territorio ancora capace di suscitare emozioni uniche. Quattro le aree tematiche collegate tra loro e disposte su una complessiva area di 2.400 mq:

EGHESWELLNESS WATER&FUN Cinque vasche con vista mozzafiato sulle montagne S’impone sull’ambiente circostante la scenografica vasca semiolimpionica, mentre per esclusività e forma spicca la piscina “Fun” adibita appunto al divertimento con air-bubbles, nuoto controcorrente, nonché quattro lettini idromassaggio per rilassarsi e togliersi di dosso la stanchezza. Massimo dell’emozione per i bambini da 0 a 3 anni, con la vasca “Kids”, e per finire l’indispensabile la vasca che accoglie l’arrivo di uno scivolo che si snoda anche all’esterno della struttura per regalare discese rocambolesche di 111 metri. Chicca del centro acquatico la piscina esterna, godibile in tutte le stagioni.

Il menù del benessere che trae spunto dall’antica filosofia della bioclimatologia delle termae romane Lunga tradizione per la Spa di Dòlaondes che mediante i benefici apportati dall’aqua offre Calidarium, Idromassaggio, Laconicum, Tepidarium e il Frigidarium. Aromarium, Thalasso, Cammomilla Grotta, per stimolare la circolazione sanguinea e favorire l’eliminazione delle tossine, e infine la sauna Filandese. Elegante e accogliente la zona relax in cui troverete docce tropicali, nebulizzatori alla menta e al maracuja e molto altro.

SPORTS&FITNESS Personal trainer e istruttori qualificati al vostro servizio Per migliorare la forma fisica è a disposizione una palestra attrezzata con macchinari d’ultima generazione.

EAT&DRINK Per uno snack veloce o per gustare un piatto salutare Numerose le proposte per gustare un piatto veloce o un salutare drink con la possibilità di accedere gratuitamente al servizio WIFI. Info: Dòlaondes Canazei – Tel. 0462 601348 – Fax: 0462 601507 – www.dolaondes.it – info@dolaondes.it

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SALUTE

TERME DOLOMIA

ALLA SORGENTE DELLA SALUTE

Centro termale convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale per aerosolterapia, fangoterapia e cura idropinica. Accreditato per fisioterapia e riabilitazione motoria

È l’acqua termale del “bagn da tof di Alloch” - unica sorgente solforosa del Trentino - a rendere esclusivo il Centro, che propone numerosi trattamenti naturali, esaudendo il desiderio sempre più diffuso di restare sani e in forma. Cure super-tecnologiche unite a un’assistenza di altissimo livello, e terapie antiche, potenziate dall’azione terapeutica dell’acqua termale, sono sapientemente abbinate per nutrire l’anima e ridare energia al corpo. Le terme sono convenzionate per la cura idropinica, l’aerosolterapia e la fangoterapia. Oltre alle terapie convenzionate, sono effettuati molteplici trattamenti tra i quali menzioniamo la balneoterapia, la massoterapia, la fisioterapia. In aggiunta ai rimedi terapeutici, il Centro è specializzato in percorsi di benessere termale e propone sedute anti-cellulite, impacchi disintossicanti alle erbe medicinali, impacchi idratanti al latte e oli essenziali. Manipolazioni fisioterapiche e anti-stress, massaggi curativi e rigeneranti, peeling orientali con argille, e molto altro. Una linea di prodotti cosmetici d’avanguardia completa l’offerta. Da ricordare: l’acqua termale è fonte di salute nelle fasi di prevenzione, per impedire o diminuire i sintomi e la frequenza di varie patologie - della terapia, sono infatti indicate in determinate patologie croniche per mitigare i sintomi di picco e migliorare le condizioni di salute del paziente - della riabilitazione, aiutando notevolmente il paziente a riprendere una vita normale in seguito a interventi chirurgici (vascolari o ortopedici). Dona un reale beneficio alle seguenti patologie: Sindrome dell’intestino irritabile (stipsi, colite spastica…) – Otorinolaringoiatriche (gola,orecchio,naso) – Broncopneumologiche ((bronchite, asma, broncopatie…) – Reumatiche (osteoartrosi, reumatismi extra articolari) – Dermatologiche (psoriasi, dermatiti…) – Angiologiche (ulcere venose, postumi di flebopatie…) La tecnologia al servizio della salute: Tecarterapia – Raggi infrarossi – Lampada al quarzo – Magnetoterapia. Tutti i trattamenti proposti sono eseguiti da operatori qualificati. I benefici delle acque termali non hanno età. Tutti possono fruire di un ciclo di cure convenzionato all’anno se in possesso della ricetta medica. Info: Terme Dolomia presso l’Hotel Terme Antico Bagno Strada di Bagnes, 25 Pozza di Fassa Tel. 0462 762567 – 3298926298 www.termedolomia.it – info@termedolomia.it


TRAUMA MEDICAL CLINIC CANAZEI (TN) Streda de Cercenà,8 +39 0462 601476

Le Ruffinella Clinics hanno un modo di raccontare la propria storia non attraverso le parole, ma con la professionalità di un team altamente specializzato. Leader nel settore Ortopedico Traumatologico nell’area Val di Fassa – Alta Badia, grazie all’apporto di tecnologia all’avanguardia e di un’equipe medica esperta, il servizio offerto è competente e di alta qualità. L’assistenza Ortopedica Traumatologica, rivolta a tutti i casi di infortunio, è prestata tutti i giorni, con orario continuato dalle 9 alle 19. Il coordinamento tra le due sedi montane delle Ruffinella Clinics – Alta Val di Fassa e Alta Badia - unitamente al proprio Traumacenter inserito nella storica casa di cura Marienklinik di Bolzano e la preziosa collaborazione con le società di impianti sciistici e soccorritori, rendono possibile l’assistenza a oltre 5000 pazienti all’anno. Nell’eventualità di trauma che richieda un intervento chirurgico, le Ruffinella Clinics dispongono di ambulanze proprie con cui trasferire il paziente presso il Traumacenter Marienklinik di Bolzano, dove i tempi di attesa sono annullati con immediata presa in carico del caso e degenza in camere silenziose e dotate di ogni comfort.

info@traumamedicalclinic.com – www.traumamedicalclinic.com


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SAPORI

Cembrani D.O.C. Esperienze di Gusto

Prenota la tua visita gratuita (tel. 3935503104) alle aziende dei Cembrani D.O.C. e scopri l’unicità dei vini di montagna, come il profumato Müller Thurgau, la Schiava, l’intenso Pinot Nero, la fragranza degli spumanti Trentodoc e l’eleganza delle grappe Trentine prodotte in Val di Cembra, giardino terrazzato sorretto da oltre settecento chilometri di muretti a secco, Paesaggio Storico Rurale d’Italia! Il venerdì pomeriggio su prenotazione ti aspettano a Cembra Alfio Nicolodi e Zanotelli, a Giovo Opera Vitivinicola, in Valdicembra Villa Corniole e Simoni Michele che è anche agritur, e il martedì a Faver le distillerie Paolazzi Vittorio e Pilzer. Con Trentino Guest Card la visita è gratuita. L’esperienza si arricchisce con proposte gastronomiche dalla terra al piatto in armonia con il mutare delle stagioni: Pensione Maria Turismo Rurale, Hotel Piramidi, Locanda del Passatore, Agritur Le Cavade, Albergo Lago Santo, Happy Ranch, Hotel Europa, Hotel Fior di Bosco e Maso Franch vi aspettano per deliziarvi. È possibile anche scoprire la filiera corta delle carni, presso la Macelleria Zanotelli, la Macelleria Paolazzi Luigi, il Salumificio di Casa Largher e Macelleria Paolazzi di Altavalle. Venite a scoprire i segreti delle erbe officinali di GioVe o la lavorazione della birra presso l’agribirrificio Maso Alto.

Birra di Fiemme Quando la birra è sinonimo di tradizione A partire dagli ultimi anni ‘90, quando ancora i birrifici artigianali erano rari, la birra ha iniziato ad assumere un ruolo fondamentale per la famiglia Gilmozzi. Sono Stefano e Michele, padre e figlio, a dedicarsi con passione alla produzione di Birra Fiemme, supportati anche dagli altri componenti della famiglia: mamma Luisa, Stefania e Francesca. Birra di Fiemme, prodotto naturale e di qualità, può contare su materie prime presenti sul territorio: la preziosa acqua di alta montagna; il luppolo, coltivato direttamente dalla famiglia nei campi di Masi a Cavalese; il malto d’orzo che, di recente, oltre alla produzione in provincia di Verona, viene anch’esso coltivato in Valle. Birra di Fiemme è una birra destinata a essere prodotta al 100% in Trentino e ben si accosta all’aggettivo artigianale, in questo caso sinonimo anche di famiglia, qualità, territorialità. I campi, per chi volesse passeggiare nel verde, si trovano a Masi di Cavalese, sopra località Santa, Lago di Tesero; località Gatto; Ziano di Fiemme, in via Nazionale.

Info: Birra di Fiemme, Via Colonia, 60 – Daiano – Tel. 0462.479147 info@birradifiemme.it - www.birradifiemme.it Birra di Fiemme Aperto dal lunedì al sabato, ore 8-12 / 14-18 La domenica dalle ore 9 alle 12

Una Valle unica dove la qualità vi aspetta!

Info: info@cembranidoc.it o cell. 393.5503104. Per acquisti online su www.shop-cembranidoc.it

Cembrani D.O.C.


SAPORI

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Caseificio Sociale Predazzo e Moena Il nostro latte… i nostri segreti… Durante il periodo dell’alpeggio si produce il “Puzzone di Malga”, un formaggio che racchiude i sapori e i profumi di tutte le erbe e i fiori di montagna, e si può gustare da settembre fino ad aprile circa, poiché ne vengono prodotte solo poche forme. Il “Puzzone di Malga” si contraddistingue da una piccola “m” incisa su ogni forma, ed è anche un presidio Slow Food. Il disciplinare della D.O.P. vieta l’utilizzo di insilati e conservanti. L’alimentazione delle bovine è prevalentemente fieno e foraggi dei nostri prati e, tassativamente mangimi NO OGM. Ogni nostro prodotto è unico e indimenticabile, grazie a un latte di altissima qualità, ma anche il risultato di un duro lavoro e della passione di chi lo produce. Il punto vendita di Predazzo è aperto tutto l’anno, dal lunedì alla domenica. Se desiderate visitare la produzione e conoscere la storia dei nostri formaggi prenotate una visita: una guida vi accompagnerà tra le cantine e la zona lavorazione e, alla fine del percorso guidato, potrete gustare gratuitamente i nostri formaggi più tipici!

Info: Caseificio Sociale di Predazzo e Moena Via Fiamme Gialle, 48 – Predazzo (TN) www.puzzonedimoena.com - www.puzzonedop.it

Foto ©M. Simonini

Il Caseificio di Predazzo e Moena è una cooperativa formata da tredici soci provenienti da Predazzo, Moena e Passo S. Pellegrino. Ogni socio porta il latte al Caseificio che ha sede a Predazzo, quindi il latte viene lavorato quotidianamente. Dal risultato di questo procedimento vengono prodotte circa 200 forme di formaggio. Il fiore all’occhiello di tutti i nostri prodotti è sicuramente il “Puzzone di Moena DOP”. Questo formaggio dal sapore inconfondibile deve il suo nome all’odore forte e acuto che lo contraddistingue. Il Puzzone di Moena, o in ladino “Spretz Tzaorì” è un formaggio adatto anche alla cucina, da provare nei canederli, o anche da fondere sulla polenta e si accompagna bene con il “Fontal di Predazzo”, un altro prodotto del nostro Caseificio.


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MASI, AGRITUR, RISTORANTI, B&B

I piaceri dell’accoglienza

Rifugio Carlo Valentini

Baita Ciamp dele Strie Il top dell’ospitalità nelle Dolomiti

Il sapore della tradizione in un rifugio storico

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l Rifugio Carlo Valentini, a 2218 m di quota, è situato in una conca ai piedi dei gruppi dolomitici del Sella e del Sassolungo. Una posizione invidiabile che lo rende un ottimo punto di riferimento per gli amanti della natura, per gli escursionisti che desiderano scoprire la bellezza di questi luoghi e per gli alpinisti che vogliono arrampicare cime divenute leggendarie. Il Rifugio è stato costruito da Carlo Valentini nel 1884, un luogo storico che regala la reale sensazione di trovarsi in montagna. Nel 2013 la struttura è stata rinnovata senza perdere però quella tipicità che la rende unica nel suo genere. Il Rifugio è dotato di camere da letto con servizi privati disposte su tre piani e arredate con cura e in modo funzionale (spettacolare la vista sulle montagne circostanti). È possibile soggiornare in solo pernottamento, in pernottamento con prima colazione o in trattamento di mezza pensione. Il ristorante è curato dai proprietari e propone piatti della cucina casalinga seguita in ogni particolare, anche nella scelta dei prodotti. Il menù è molto vario e presenta specialità stagionali con una scelta tra piatti trentini, fassani e mediterranei. A richiesta menù per celiaci. Presso il rifugio è inoltre a disposizione dei clienti anche una sala attrezzata con pareti per arrampicata, per consentire ai principianti di avvicinarsi in tutta sicurezza a questa disciplina, e agli esperti di affinare la tecnica prima di affrontare le vere pareti naturali. Insomma un luogo ancora autentico per quelle persone che amano la vera montagna. Info: Rifugio Carlo Valentini Strada del Sella, 23 - Passo Sella - Canazei Tel. 0462. 601183 - Cell. 339.8482308 www.dolomitesrefugeandhut.it Apertura dal 20 dicembre 2017 all’8 aprile 2018 Rifugio Carlo Valentini Passo Sella

n uno scenario naturale straordinario la Baita riesce ad accontentare anche i palati più esigenti. La location ha mantenuto la sua originalità ispirandosi alla leggenda ladina di Re Laurino (il Re dei Nani) e delle streghe. Varcata la soglia vi sembrerà di entrare in un mondo fatato, abitato ancora dagli gnomi. Per i più freddolosi o per chi ama un po’ di relax, è possibile gustare bevande calde o grappe della tradizione comodamente seduti davanti al camino. Lo chef Tony vi sorprenderà con piatti rivisitati, ma sempre rigorosamente legati alla tradizione. E per gli amanti della pizza c’è anche il forno a legna. La Baita si può raggiungere da Moena, con gli impianti di risalita dell’Alpe Lusia (località Ronchi, a 10 minuti dal centro del paese) che portano alle Cune, punto estremamente panoramico. Qui, prendendo la pista Cune, in 5 minuti si arriva alla baita. In alternativa, dalla partenza degli impianti di Bellamonte, località Castelir, si prende la nuova cabinovia New Gondola e, arrivati in località Morea, si scende fino a Campo con gli sci, si sale sulla seggiovia che porta alle Cune oppure quella che porta al Lastè, per poi scendere nuovamente con gli sci fino alla Baita. Quando scende la sera la Baita diventa ancora più suggestiva, prenotando il gatto delle nevi o la motoslitta potrete trascorrere una serata all’insegna della buona cucina in un ambiente accogliente e unico.

Info: Ciamp dele Strie Loc. Campo - Castelir - Bellamonte Cell. 339.8685080 - info@ciampdelestrie.it www.ciampdelesrtie.it Baita Ciamp dele Strie


I piaceri dell’accoglienza Hotel Miralago

Dove le Dolomiti si rispecchiano nel lago

MASI, AGRITUR, RISTORANTI, B&B

Agritur Col Verde

Il sapore della tradizione nella campagna di Predazzo

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ato come rifugio, l’Hotel Miralago del Passo San Pellegrino, in Val di Fassa, è il luogo ideale per trascorrere una vacanza tra le Dolomiti, sentendosi in armonia con la natura. Coccolati e rilassati in ambienti caldi, tipicamente alpini, circondati dalle maestose cime dei gruppi della Marmolada e del Civetta. In posizione tranquilla e soleggiata, l’hotel offre 14 camere, tutte recentemente ristrutturate. Per dedicarsi qualche momento di relax, abbiamo un piccolo centro salute con sauna e bagno turco, Spa-Whirpool e solarium. Il nostro ristorante La Stua de Zach propone piatti all’insegna della qualità, con l’attenta cura al dettaglio dei proprietari. Per gli ospiti dell’hotel, ogni mattina ricco buffet per la colazione, mentre per la cena offriamo la scelta tra piatti nazionali e tipici regionali. Ogni settimana inoltre, cena ispirata all’antico ricettario trentino. In inverno la Skiarea del Passo San Pellegrino è centro del carosello sciistico che collega il Veneto al Trentino. Meta preferita dagli sciatori e dagli amanti della tranquillità, a pochi km dall’hotel c’è inoltre un anello di fondo. Per i non sciatori, c’è la possibilità di intraprendere splendide passeggiate, avventurose ciaspolade a contatto con la natura o un giro in slitta trainata da cavalli. A disposizione c’è lo skibus gratuito per poter scoprire anche le altre aree sciistiche della Val di Fassa. Dopo una giornata trascorsa sugli sci, godetevi qualche momento di relax presso le nuove QC Terme di Pozza di Fassa o al Centro Acquatico Dolaondes di Canazei, o alle Terme Dolomia. Info: Ristorante-Hotel Miralago Loc. Lago delle Pozze Passo S. Pellegrino - Soraga 
Tel. 0462.573791 – Fax. 0462.573088 miralago@dolomiti.com www.albergomiralago.com Rifugio Miralago

estione familiare in un ambiente contadino, legato alla natura per l’agritur Col Verde che si trova nella vasta campagna di Predazzo. Gli ospiti sono accolti con calore da Marzia, la padrona di casa, in un ambiente caldo e accogliente grazie agli arredi in tipico stile tirolese, correlati di deliziosi particolari. Le camere, con balcone e tutte dotate di proprio bagno e TV, presentano anche delle “minisuite”, composte da due camere da letto comunicanti con due bagni, ideate per accogliere nel miglior modo famiglie con bambini. Nella struttura sono inoltre presenti camere attrezzate per disabili. E’ disponibile il collegamento Wi-Fi in tutta la struttura. La tipica colazione del contadino è servita a buffet con alimenti genuini. Sono di produzione il latte e lo jogurt, invece formaggio, burro, panna e salumi sono trasformati per l’azienda da terzi. Come facevano un tempo le nonne, le marmellate e gli sciroppi sono fatti in casa, con i frutti raccolti nel giardino. Durante il giorno il profumo dei dolci pervade l’ambiente. L’agritur è circondato da meravigliosi boschi oltre che servito da una comoda strada che da Predazzo porta fino a Cavalese, che consente anche nei mesi invernali di intraprendere lunghe passeggiate rilassanti, percorribili anche con carrozzine. Se vi piace lo sci di fondo lo potrete praticare lungo la pista innevata della Marcialonga, che passa poco distante dall’Agritur. Una nuovissima struttura in legno, a non più di 150 m, accoglie un maneggio di cavalli, con la possibilità di prendere lezioni d’equitazione, fare escursioni o affittare ponies per i bambini più piccoli. Accanto c’è un parco giochi. Il trattamento è di B&B.

Info: Agritur Col Verde Strada ai Bersagli - Predazzo Tel. 0462.500080 - info@agriturcolverde.it www.agriturcolverde.it Agritur Col Verde

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MASI, AGRITUR, RISTORANTI, B&B

I piaceri dell’accoglienza

Bottega Storica Trentina Ristorante Miola Storia di una ristorazione

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a vista panoramica sulla valle è impagabile, ma varcata la soglia di questo straordinario regno della buona cucina, vi sorprenderanno un’avvolgente accoglienza e il profumo delle prelibatezze che Elisabetta prepara con cura per gli ospiti. Costruito nel lontano 1809, ma di proprietà della famiglia solo dagli anni ’50, il Maso Miola propone ai suoi ospiti una cucina tipica con materie prime locali. L’ottima preparazione dei piatti della tradizione e le loro sapienti rivisitazioni hanno garantito al locale il prestigioso marchio dell’Ecoristorazione a cui si accompagnano le altre collaborazioni con enti quali la Strada dei formaggi, Tradizione e Gusto, Botteghe storiche, Alleanza Slow Food. Dopo mamma Antonietta, che insieme al marito ha ampliato il maso e ha iniziato l’attività di ristorazione nel 1981, ora è il turno della figlia Elisabetta che insieme al marito Paolo, in sala, e al fratello Gianni, al bar, collaborano per mantenere vivo il ricordo del nonno Valentino, il primo ad aver creduto in questa attività quando l’acquistò in concomitanza con l’apertura del primo skilift del Loze.

Info: Ristorante Miola Località Miola, 1 - Predazzo Tel. 0462.501924 - Cell. 340.3761958 info@ristorantemiola.com - www.ristorantemiola.com Orari: bar 9.00-24.00; ristorante: 12.30-14.30 / 19.30-21.30 Chiuso il martedì (a parte il periodo natalizio) Si accettano i cani Si accettano tutte le carte di credito (tranne la Diners) Ristorante Miola Predazzo

Maso Franch Espressione del territorio

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aso Franch si trova a pochi chilometri da Trento, subito sopra l’abitato di Lavis, all’entrata della splendida Val di Cembra. Una struttura che nasce dalla ristrutturazione e dall’ampliamento di un antico Maso circondato da un bellissimo vigneto coltivato con metodo biologico. L’attenta ricerca degli ingredienti di stagione, il buon vino e un’atmosfera calda e rilassante rendono questo luogo unico nel suo genere. Il Maso ha cambiato gestione nell’ottobre del 2016 riproponendosi con una formula legata alla valorizzazione della proposta gastronomica del Trentino, con particolare attenzione alla scelta delle materie prime, a prodotti a km 0 e alla stagionalità. Un menù che cambia spesso, ravvivato da serate a tema, e le svariate iniziative rendono Maso Franch il luogo perfetto per trascorrere un piacevole momento di relax, festeggiare una ricorrenza particolare, oppure organizzare un incontro di lavoro. Lo staff è a disposizione per l’organizzazione di cene aziendali, offrendo la possibilità di personalizzare il menù secondo le proprie esigenze, o per gustosi business lunch, con tariffe agevolate per chi è in pausa pranzo. All’interno del Maso troverete uno spazio vendita con tutti i prodotti vitivinicoli della Val di Cembra e numerosi prodotti locali come olio, aceto, miele e grappe. Se poi, dopo aver degustato le specialità locali, deciderete di trascorrere la notte in Val di Cembra, Maso Franch offre ospitalità in una delle dodici camere che nascono dall’ampliamento del Maso Antico: stile rurale e design moderno si uniscono nell’unico intento di rendere il vostro soggiorno in Val di Cembra unico e speciale. Dispone inoltre di parcheggio privato, zona degustazione, angolo bambini e Wifi gratuito. Info: Maso Franch Loc. Maso Franch, 2 - Giovo - Tel. 0461.245533 info@masofranch.it - www.masofranch.it Aperto tutti i giorni Orario ristorante: 12.00-14.30 / 19.00/22.00 Maso Franch


MASI, AGRITUR, RISTORANTI, B&B

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Ristorante di Pesce&Pizzeria Napoletana

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a Locanda del mare, ristorante e pizzeria, propone una cucina marinara tipica della riviera Adriatica, con approvvigionamento quasi giornalieri di pesce freschissimo dal mercato ittico di Chioggia. I piatti proposti vanno dalle cruditè di pesce, ai primi con crostacei e molluschi, alla nostra famosa catalana. Da segnalare le fritture in olio EVO e le grigliate del pescato del giorno. Proponiamo inoltre la vera pizza Napoletana con impasto di farine macinate a pietra e farciture solo con prodotti DOP come il pomodoro San Marzano, i pomodorini del Piennolo e le mozzarelle fior di latte importate direttamente da caseifici Campani. Per soddisfare ulteriormente il palato dei nostri ospiti, nel menù abbiamo inserito anche un angolo tipico del Trentino-Alto Adige con taglieri di speck artigianale, zuppe locali, canederli e salmì di cacciagione locale con polenta, i formaggi del caseificio di Predazzo con mostarde e miele artigianali. A coronare il tutto una fornita Carta dei vini con oltre 50 etichette del Trentino-Alto Adige e di altre regioni italiane.

Zauli a e r d n A e r o t s e Lo chef e g soggiorno n o u b n u a r u ug e il suo staff a ai suoi ospiti Info: Ristorante di Pesce&Pizzeria Napoletana LOCANDA DEL MARE Via Mazzini, 48 - Predazzo Andrea 331.7031724 – Rosalba 371.3829023 info.locandapredazzo@gmail.com Orari apertura: lunedì: Lunch chiuso – Dinner 18.30/22.30 martedì/domenica: Lunch 12.00/14.30 – Dinner 18.30/22.30 Parcheggio privato, accesso disabili, possibilità di piatti per celiaci.


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SAPORI&CUCINA

Creatività, materie prime e accoglienza nel cuore di Moena

Central Bar Pasticceria Desiderate stilare una wishlist dolciaria? Potete prendere spunto dal vasto assortimento di pasticcini e torte che il Central Bar Pasticceria propone giornalmente (anche d’asporto). Un ambiente esclusivo, un mix riuscito fra tradizione e modernità: legno e pietra la fanno da padroni, dando un tocco di originalità e calore alle due sale che vantano una vista spettacolare sulla piazza centrale di Moena. Degni di nota sono gli aperitivi, serviti con taglieri di salumi di qualità e formaggi tipici. Insomma l’ideale per trascorrere vari momenti della propria giornata: ricche colazioni per iniziare con il piede giusto la giornata, gustosi break per la pausa pranzo, stuzzicanti merende pomeridiane (dopo lo sci o dopo passeggiata) e per concludere un’accogliente post cena con prestigiosi vini e grappe. Gli eventi con musica live sono la ciliegina sulla torta che rendono il Central Bar Pasticceria un luogo speciale, in grado di soddisfare con dolcezza e gusto un ampio target di persone. L’apertura annuale e non stagionale rende l’offerta sempre varia e ricca di sorprese, anche nei mesi meno frequentati dai turisti.

Info: Central Bar Pasticceria - Piaz de Sotegrava, 8 - Moena Tel. 0462 574019 - centralbarpasticceria@gmail.com Orari: aperto tutti i giorni dalle 7.30 alle 23.00

Central Bar Pasticceria - Moena TN


Via Navicello, 7 38068 Rovereto (TN) Italia Tel. +39 0464 432373 Fax +39 0464 487371 info@simoncelli.it www.simoncelli.it


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FAMIGLIAINVERNO 2017-18 VAL DI FIEMME - TRENTINO

Val di Fiemme, che neve

“giocherellona” 5 piste da slittino 4 ski-kindergarten 6 parchi da fiaba sulla neve 2 passeggiate sulle orme dei draghi e degli gnomi, 1 Settimana Oro Zecchino… E bimbi gratis fino a 8 o a 12 anni (in base al periodo).

I NUMERI che amano i bimbi

foto orlerimages.com


FAMIGLIAINVERNO 2017-18 VAL DI FIEMME - TRENTINO

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1 km di paraboliche in discesa con la slittovia Alpine Coaster Gardoné. 2 passeggiate da fiaba alla ricerca di draghi e gnomi. 3 parchi snowboard (Bellamonte Alpe Lusia, Ski Center Latemar-Obereggen, Passo Rolle). 4 ski-kindergarten (Alpe Cermis, Pampeago, Bellamonte, Gardoné di Predazzo). 5 piste da slittino (a Bellamonte-Alpe Lusia pista Fraina da 2 km; a Predazzo pista Gardoné da 500 m.; a Obereggen pista Obereggen da 2,5 km e nuova pista Absam da 750 m.; sull’Alpe Cermis pista Cermislandia da 200 m). 5 skiarea (Alpe Cermis, Sci Center Latemar, Bellamonte-Alpe Lusia; Passo Rolle; Oclini-Lavazé). 6 parchi divertimento nella neve (Predazzo Gardoné, Alpe Cermis, Pampeago, Bellamonte, Lavazé-Oclini, Ziano). 7,5 km in una sola pista: l’Olimpia dell’Alpe Cermis (una parte è illuminata due notti alla settimana). 110 km di piste fra panorami “Patrimonio Naturale dell’Umanità”.


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FAMIGLIAINVERNO 2017-18 VAL DI FIEMME - TRENTINO La Val di Fiemme è proprio una giocherellona. Distesa fra le Dolomiti del Trentino, con le sue piste da sci morbide e sinuose, sa scatenare stupore e risate. Adora i bambini e sa come stupirli attraverso il gioco, la natura, la neve e lo sci. Il divertimento inizia già all’arrivo in albergo. Fra i panorami incantevoli della Val di Fiemme si incontrano 4 ski-kindergarten, 5 piste da slittino, 3 parchi snowboard e 6 parchi divertimento con slittini, bob e ciambelle di gomma. C’è persino una slittovia, l’Alpine Coaster Gardoné, che scivola nel bosco innevato fra curve, paraboliche e salti. Gli Hotel per Famiglie garantiscono settimane di pieno relax, proponendo spazi, attività e comfort pensati per i più piccoli e apprezzati da mamma e papà. Le settimane più magiche (offerta Magic Ski Weeks) offrono GRATIS, ai bambini fino a 12 anni: skipass, hotel, scuola sci e noleggio sci. Le skiarea Alpe Cermis, Ski Center Latemar, BellamonteAlpe Lusia, Passo Rolle, Passo Lavazé-Oclini offrono 110 km di piste ampie e innevate perfettamente. Lungo i 150 km di piste per il fondo i bambini sciano seguendo le tracce dei campioni del mondo di sci nordico. Fra le foreste di abete e attraverso il Parco Naturale di Paneveggio Pale di S. Martino si snodano sentieri innevati che invitano a seguire le orme di cervi, caprioli e volpi. Ogni giorno la Valle organizza attività gratuite diverse per avvicinare i bambini alla natura innevata, attraverso escursioni nel bosco con ciaspole, bastoncini del nordic walking, sci di fondo o da alpinismo. Sono tutte comprese nella Trentino & FiemmE Motion Winter Card.


FAMIGLIAINVERNO 2017-18 VAL DI FIEMME - TRENTINO

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5 piste da SLITTINO

1 – I bambini trascorrono intere giornate a slittare nella pista da slittino Fraina della skiarea Bellamonte-Alpe Lusia. La lunghissima pista, allungata di 300 metri, permette di slittare per 2 km e di raggiungere la cima, comodamente, caricando lo slittino sulla nuovissima cabinovia Bellamonte 3.0. 2 - Nello Ski Center Latemar c’è la nota pista da slittino Obereggen, lunga 2,5 km e illuminata nelle serate di martedì, giovedì e venerdì dalle 19.00 alle 22.00. 3 - Sempre nello Ski Center Latemar dal rifugio Epircher di Obereggen c’è la nuova pista da slittino Absam di 750 metri servita da un nuovo impianto di risalita, il moderno telemix Laner. Infatti, la vecchia seggiovia Laner è stata sostituita da un impianto dotato sia di seggiole (riscaldate) sia di cabine. Mentre gli sciatori provetti possono raggiungere le piste velocemente utilizzando le seggiole con gli sci ai piedi, gli amanti dello slittino e i bambini possono essere trasportati in tutta comodità e sicurezza con le cabine. Il nuovo impianto di Obereggen è dotato di seggiole a 6 posti e di cabine da 8 posti. 4 - Nell’area Gardoné di Predazzo, c’è la pista da slittino Gardoné di 500 metri, ma anche una slittovia, l’Alpine Coaster Gardoné, che permette un chilometro di paraboliche e curve in discesa nel bosco in totale sicurezza. 5 - Sull’Alpe Cermis ci sono due piste da 200 metri, una per slittini e una per gommoni, che approdano nel paradiso del divertimento Cermislandia. Accanto a Cermislandia c’è nuovo Campo scuola sci.

Il Carnevale dello ZECCHINO d’ORO

1-8 febbraio 2018, Bambini in coro sul palcoscenico bianco Carnevale dello Zecchino sulla neve. Un pomeriggio dopo l’altro, genitori e bambini partecipano a emozionanti attività assieme allo staff dello Zecchino d’Oro nei Kindergarten in quota della Val di Fiemme: Laricino Park -Tana degli Gnomi a Bellamonte, Regno di Cermislandia sull’Alpe Cermis, Bip Club a Pampeago e la Foresta dei Draghi a Gardoné Predazzo. Divertimento, musica e animazione sulle piste e non solo, serata a tema negli hotel e passeggiate nella neve. Tanti giovani talenti hanno la grande opportunità di tentare le selezioni per lo Zecchino d’Oro, vivendo l’emozione della rassegna canora più famosa d’Italia. Sabato 3 febbraio 2018, Concerto del Piccolo Coro Mariele Ventre dell’Antoniano. www.visitfiemme.it


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FAMIGLIAINVERNO 2017-18 VAL DI FIEMME - TRENTINO

Oberholz - Ph. Oskar Dariz

Novità Neve 2017-18

Val di Fiemme - Trentino, tecnologia, arte e design… in pista Tecnologia, arte e design si affacciano fra le skiarea Alpe Cermis, Bellamonte-Alpe Lusia, Ski Center Latemar, Passo Rolle e Lavazé-Oclini. Fra le novità dell’inverno 2017-18, una nuova pista per il rientro ai parcheggi di Pampeago che parte alla fine del famoso Canalone Agnello. La nuova Pista di rientro, lunga 350 m., servita totalmente da innevamento programmato, scende verso i parcheggi, con un’uscita in corrispondenza di ogni piazzale di sosta. La pista Agnello e la sua variante invitano anche a un divertente ski-safari fotografico fra 13 opere d’arte visibili anche dalla seggiovia Agnello (altre 7 si possono ammirare solo d’estate). Già dal 2016 il comprensorio Fiemme-Obereggen si è dotato di innovativi impianti di risalita, fra cui una nuova cabinovia e un telemix, e rifugi nuovi o totalmente rinnovati. Sulla montagna del sole, l’Alpe Cermis, si scia anche di notte due sere alla settimana. La pista Olimpia 3 si illumina ogni mercoledì e venerdì, dalle 19.30 alle 22.30. Chi prenota una cena al Ristorante Baita Grana, per concedersi qualche sciata sotto le stelle, trova un ambiente completamente rinnovato, sia all’interno del locale, sia all’esterno. Il lounge-bar La Baita Tonda, il Ristorante Baita Grana e la stazione di arrivo della cabinovia Alpe Cermis ora appartengono a un’unica struttura che si armonizza con il paesaggio, fra vetrate e listelli di larice. Il parco neve Foto: pg visitfiemme.it - credits by Federico Modica, orlerimages.com

dedicato ai bimbi, Cermislandia, presenta tre novità: una pista per gli slittini, una pista per gommoni-tubing e il grande Campo Scuola di Dosso Larici. Eccoci dunque nella skiarea BellamonteAlpe Lusia, dove gli sciatori accarezzano i confini nel Parco Naturale di Paneveggio godendosi una vista privilegiata sulle Pale di San Martino. Ora le piste, ampie e sinuose, sono servite dalla nuova e silenziosissima Cabinovia Bellamonte 3.0 che, sostituendo due seggiovie, ha permesso di eliminare dalle piste da sci 13 piloni. La seconda fermata porta anche all’imbocco della nuova pista da slittino Fraina (2 km). Durante la stagione invernale 2017-18 la portata della cabinovia passerà da 2.200 a 2.600 persone l’ora. Ma cosa è successo già dallo scorso inverno fra i 48 km di piste dello Ski Center Latemar? Saltano all’occhio il rifugio Oberholz di Obereggen, dal design a dir poco museale, il moderno telemix Laner di Obereggen con sedute riscaldate (il primo impianto del Fiemme-Obereggen con seggiole e cabine sulla stessa fune) e la nuova pista da slittino di 750 metri Absam, in località Laner, che va aggiungersi alla pista da slittino Obereggen di 2,5 km. Info: www.vistitfiemme.it



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Val di Fassa: un inverno all’avanguardia L’innovativa “D-Line” al Ciampac e il restyling di altri impianti, ma anche le proposte benessere di grande charme, collocano la valle ladina ai primi posti, per innovazione, tra le località alpine La Val di Fassa, celebre nell’arco alpino, per essere una “prima della classe”, in termini di rinnovo degli impianti di risalita, non si smentisce nemmeno nella stagione invernale 2017-2018: a dicembre s’inaugura al Ciampac di Alba di Canazei la cabinovia D-Line (che sostituisce la funivia), realizzata con la tecnologia Doppelmayr/Garaventa applicata per la prima volta. Una novità assoluta che vede i passeggeri a bordo di gondole da 10 posti l’una, dove gli sci si fissano nel pavimento e ampie vetrate permettono di ammirare il paesaggio, lungo il tragitto di 5 minuti. Con una portata oraria di 2000 persone


119 L’innovazione, in valle, si ritrova anche sul fronte del benessere, specie quello termale: qui è un must immergersi nelle acque della sorgente Aloch di Pozza, dove da dicembre 2016, oltre alle Terme Dolomia, note per cure e trattamenti (convenzionate col servizio sanitario nazionale), ci sono pure le nuove QC Terme Dolomiti: più di quattro mila metri quadri di vasche idromassaggio, percorsi kneipp, cascate d’acqua, bagni giapponesi, bagni a vapore, saune e biosaune, stanze del sale, aree massaggi e, non da ultimo, piscine all’aperto (temperatura dell’acqua 36°) che si affacciano sul gruppo del Catinaccio.

L’inverno naturalmente è punteggiato di eventi da quelli sportivi di maggiore rilievo, come la Marcialonga di Fiemme e Fassa (28 gennaio) e la Sellaronda Skimarathon (16 marzo), a quelli di intrattenimento che invitano, sciatori e non, a salire in quota per godersi paesaggi, note musicali e ottimo cibo: da non perdere la rassegna gastronomica “Happy Cheese” (dal 27 gennaio al 31 marzo, anche con aperitivi nei rifugi prima di pranzo e al tramonto) e il “Val di Fassa Panorama Music”, dieci concerti per altrettanti rifugi a base di rock’n roll, rockabilly, funk e blues-chillout (dal 23 marzo al 7 aprile).

(che possono espandersi fino a 2400), l’impianto del Ciampac raggiunge i livelli di efficienza di trasporto della funifor Alba-Col dei Rossi, inaugurata a dicembre 2015 (eliminando così le code degli inverni scorsi nei periodi d’alta stagione): diviene così rapido e divertente spostarsi dalla skiarea del Ciampac a quella del Belvedere di Canazei e sono ancor più godibili gli Skitour Panorama (73 km, praticamente tutti sci ai piedi, dal Ciampedie di Vigo al Col Rodella di Campitello), nonché il Sellaronda, che dal 2015 in Val di Fassa, grazie alla funivia Alba-Col dei Rossi, vanta un interessante accesso dalla skiarea Buffaure di Pozza. Ma il Ciampac oltre alla cabinovia rinnova anche la seggiovia (di cui si modificano anche le linee) Sella Brunech, nonché la Roseal che da biposto diventa una 4 posti ad agganciamento automatico, rendendo così la sua conca panoramica più ambita per gli sciatori. Anche la skiarea Catinaccio di Vigo propone un interessante rinnovo che dimezza i tempi d’accesso alle piste da Pera: le due storiche seggiovie, Vajolet 1 e Vajolet 2, che portano a Pian Pecei sono sostituite da un paio a 4 posti ad agganciamento automatico. Ammodernamenti anche al Passo Pordoi, dove la vecchia seggiovia Vauz-Pordoi (Fodom) lascia il posto a una cabinovia a 10 posti (portata oraria 2.800 persone). Azienda per il Turismo della Val di Fassa - Strèda Roma 36 - Canazei (TN) tel. 0462 609500 - fax 0462 602074 - www.fassa.com


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Impianti

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5 piste nere

Snowpark al Buffaure e Funslope al Belvedere

nuova cabinovia D-LINE Alba-Ciampac nuove seggiovie Roseal e Sella-Brunech nuove seggiovie Vajolet Pera-Pian Pecei nuova cabinovia Vauz-Pordoi

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SKITOUR PANORAMA Novità e alta tecnologia per un carosello di bianche emozioni La Val di Fassa stupisce ancora, potenziando ulteriormente un Comprensorio tra i più apprezzati e suggestivi del territorio dolomitico: chi ama la neve qui ha trovato il suo paradiso. Sci ai piedi per 70 km che si estendono dalla skiarea Catinaccio a quella di Belvedere - Pordoi e Col Rodella, transitando per Ciampac e Buffaure in totale libertà e con collegamenti diretti con tutti i principali paesi del fondovalle. Allettanti le novità che ci attendono a partire dalla skiarea Ciampac, con la cabinovia di nuova generazione D-Line, la prima installata in Italia. Tecnologia ai massimi livelli, confort di viaggio e silenziosità, per queste cabine da 10 posti più larghe e confortevoli con ampie vetrate che permettono di godere di un panorama di indubbio fascino. In soli 5 minuti da Alba di Canazei sarà possibile raggiungere senza code e in totale relax il cuore della skiarea. Oltre alla cabinovia, il Ciampac rinnova anche le due seggiovie Sella Brunech e Roseal, la biposto che è stata trasformata in una 4 posti con agganciamento automatico. Le novità in Val di Fassa non finiscono qui: nella skiarea Belvedere vi aspetta la Funslope, un misto tra un boardercross e un familypark con chiocciola, tunnel e varie attrazioni, per il divertimento di grandi e piccini. Anche al Passo Pordoi la nuova telecabina Fodom da 10 posti va a sostituire l’omonima seggiovia sul tragitto Vauz-Pordoi aumentandone la porta oraria, migliorando i collegamenti del Sellaronda, in particolare tra Arabba e la Val di Fassa. Rinnovamenti anche per la skiarea Catinaccio di Vigo, dove le due storiche seggiovie biposto Vajolet 1 e Vajolet 2 realizzate nel 1986, sono state sostituite da due moderne seggiovie a 4 posti carenate, con tecnologia ad agganciamento automatico. Il rinnovamento di questi due impianti permetterà di aumentare la portata oraria dimezzando la durata della salita da 17 a circa 8 minuti e mezzo, e consentirà la salita anche in inverno ai non sciatori da Pera di Fassa fino a Pian Pecei. Nella skiarea Buffaure la pista Panorama è stata migliorata e ampliata. È proseguito infine anche il potenziamento del sistema d’innevamento delle piste raggiungendo oltre il 95% del comprensorio.

La Val di Fassa è quindi pronta per offrire impianti rinnovati, piste perfette e divertimento. Un’offerta completa e impreziosita con lo straordinario centro acquatico Dòlaondes a Canazei. L’entusiasmo dei nostri Ospiti è la nostra soddisfazione.


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La novità dell’inverno 2017-18 sono le nuove seggiovie Vajolet da Pera di Fassa. Da quest’anno il trasporto è veloce e confortevole. Le gloriose seggiovie biposto del 1986 sono state sostituite con seggiovie 4 posti ad ammorsamento automatico, con sedute confortevoli e cupola di protezione. È dimezzato il tempo di percorrenza delle due seggiovie da 17 minuti a 8’32”, con una comodità non comparabile! I nuovi impianti sono realizzati con il riposizionamento di altrettante seggiovie sostituite da altre società del Dolomiti Superski. Le opere civili sono ovviamente realizzate nuove, mentre viene riutilizzata tutta la parte meccanica. Gli impianti ed i sistemi di azionamento e supervisione sono nuovi di fabbrica. Il piano di rinnovamento della società Catinaccio proseguirà nel 2018 con la sostituzione della seggiovia Pian Pecei-Ciampedie (oggi una triposto fissa). Anche qui sarà montata una seggiovia 4 posti ad ammorsamento automatico.

Info skiarea: Tel. 0462.763242 www.catinacciodolomiti.it www.valdifassalift.it

La pista di richiamo della skiarea è la Pista Thöni. Una pista rossa completamente rinnovata negli ultimi anni, che si presenta con pendii larghi ed omogenei e un bel muro nel tratto finale. In tutto oltre 4 km di divertimento, dai 2100 m di Pra Martin, ai 1400 di Vigo. Da non perdere la pista nera dedicata ad Alberto Tomba, indimenticato campione!


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a e r A Ski

Catinaccio Rosengarten

Skiarea Catinaccio Rosengarten, da Vigo di Fassa a Pera di Fassa e viceversa. L’arrivo è l’altopiano del Ciampedie, una balconata panoramica sulla Val di Fassa e sulle Dolomiti, a quota 2000, al centro del Gruppo Catinaccio-Rosengarten, patrimonio naturale dell’umanità UNESCO. Si accede con le scale mobili e la funivia dal centro di Vigo, o con le seggiovie da Pera di Fassa. Siamo all’interno dello Skitour Panorama, il tour che unisce tutte le piste della Val di Fassa. Un tour, come dice il nome, dai panorami indimenticabili e dalle discese emozionanti! La skiarea è ideale per le famiglie con il grande parco giochi, l’organizzazione professionale della Scuola di Sci di Vigo, con servizi di custodia e animazione per i bambini, che possono divertirsi in sicurezza, mentre mamma e papà si divertono

Ma al Ciampedie si può vivere la neve anche senza sci! Sei rifugi, di cui cinque raggiungibili a piedi a pochi metri dall’arrivo della funivia, con un’ottima gastronomia e terrazze dai panorami indimenticabili.

Per gli appassionati delle camminate è possibile percorrere un anello facile attorno all’altopiano del Ciampedie. Un percorso con scorci panoramici unici sulla Val di Fassa e le sue Dolomiti. Altro itinerario facile raggiunge la conca di Gardeccia, dove

in pista, o si rilassano sulla terrazza di uno dei sei rifugi a pochi metri dagli impianti. Ovviamente i bambini possono essere anche avviati allo sci: la skiarea offre tapis roulant e campo primi passi, campo scuola, e piste azzurre per imparare.

Altra novità, da quest’anno i non sciatori possono raggiungere l’altopiano del Ciampedie anche con le seggiovie da Pera, grazie ai nuovi impianti.

si trovano alcuni rifugi aperti anche con possibilità di pernottamento! Da qui, con percorso più impegnativo, si può proseguire verso la zona del Vajolet e del Passo Principe.


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Chi ama sciare lo sa bene, i comprensori sciistici non sono tutti uguali. Se quello che cercate sono piste preparate con cura, panorami da sogno, rifugi gourmet e piacevoli momenti di relax dopo lo sci‌ in Val di Fassa c’è la ski area Alpe Lusia/San Pellegrino!


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ALPE LUSIA/SAN PELLEGRINO

UNA SKI AREA TUTTA DA SCOPRIRE!

Con un unico skipass potete usufruire di 24 impianti di risalita e 100 km di piste sempre perfettamente innevate e adatte ad ogni livello di esperienza, dai campi scuola ai tracciati più impegnativi frequentati regolarmente dai grandi campioni della Nazionale Italiana di Sci Alpino. Un vero paradiso nel cuore del Dolomiti Superski che offre ben 4 punti di accesso: la cabinovia dell’Alpe Lusia a pochi minuti di macchina da Moena, la Fata delle Dolomiti, la cabinovia Castelir-La Morea a Bellamonte, gli impianti del Passo San Pellegrino, a quota 1918 m e, sul versante veneto del comprensorio, la cabinovia Falcade-Le Buse. Nella ski area Alpe Lusia/San Pellegrino particolare attenzione è riservata ai primi passi sugli sci e ai bambini che hanno a disposizione impianti di risalita facilmente accessibili, maestri specializzati, percorsi tematici e asili sulla neve dotati di aree gioco esterne e sale riscaldate. Inoltre, sono tantissime le opportunità per divertirsi dopo lo sci: si può camminare in mezzo ai boschi a piedi o con le ciaspole, giocare sulla neve con lo snowtubing o lo slittino, pattinare a ritmo di musica, fare delle romantiche gite in slitta trainati dai cavalli, rilassarsi nei centri wellness e gustare piatti prelibati nei rifugi a bordo pista con vista panoramica sull’affascinante spettacolo delle cime innevate.


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Ecco qualche consiglio sulle 10 cose da non perdere all’Alpe Lusia/San Pellegrino!

1

Mettersi alla prova sulla pista La VolatA: novità assoluta della scorsa stagione, è una delle piste più adrenaliniche delle Dolomiti che scende dal Col Margherita (2514 m) al Passo San Pellegrino (1918 m) con un dislivello di 630 metri e pendenze che sfiorano il 50%. Dal 18 al 21 dicembre 2017 ospiterà i test events dei Fis World Junior Championships #ValdiFassa2019, due gare di discesa libera della Coppa Europa Femminile.

4

Concedersi una pausa all’American Bar dello Chalet Valbona: il luogo perfetto per un aperitivo a base di cocktail e sfiziosissimi finger food. Situato alla stazione intermedia della cabinovia Ronchi-Le Cune all’Alpe Lusia e facilmente raggiungibile anche da chi non scia, dispone di una splendida terrazza solarium in legno dove rilassarsi al sole davanti allo straordinario spettacolo delle piste da sci. Una curiosità? Qui potete trovare ottimo champagne e ostriche freschissime.

2

Arrivare in centro a Moena sci ai piedi: grazie alle piste Fiamme Oro I e II e ad un semplice skiweg si può provare l’emozione di scendere dalla splendida terrazza panoramica di Le Cune (2200 m), il punto più alto raggiungibile con la cabinovia dell’Alpe Lusia, fino al centro di Moena (1200 m) senza mai togliere gli sci, percorrendo una distanza di circa 6 km per 1000 m di dislivello. Un motivo in più per lasciare la macchina in hotel e raggiungere le piste con lo skibus!

3

Provare lo slow ski sulla pista degli Innamorati: la famosa pista degli Innamorati, che si snoda per 11 km dalla cima del Col Margherita (2514 m) fino all’abitato di Falcade (1100 m), è perfetta per chi ama lo sci a ritmo lento, in assoluto relax: tra una curva e l’altra è possibile fermarsi a bordo posta a godere del meraviglioso panorama e delle gustosissime tappe al rifugio Capanna Passo Valles e all’Hotel Dolomiti a Caverson.

5

Fare festa all’apres ski dello Chalet Cima Uomo: il modo migliore per divertirsi dopo una giornata sugli sci. Ogni sera, fino alle ore 18:00, nel nuovissimo bar all’aperto “Outside”, vicino alle piste del Passo San Pellegrino, troverete un’esclusiva scelta di bollicine e long drinks da gustare comodamente seduti su originali sgabelli pouf ricavati da tronchi d’albero e sedie in pelle in un’atmosfera molto “hygge”! Lo Chalet Cima Uomo è raggiungibile anche in macchina.


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6

Giocare con i più piccoli a Kids Paradise e Lusialand: imparare a sciare nella ski area Alpe Lusia/San Pellegrino è una bellissima esperienza, soprattutto per i bambini che dopo le lezioni con i maestri possono divertirsi all’interno di aree attrezzate con strutture gonfiabili, giochi sulla neve e sale riscaldate. Per i genitori che vogliono concedersi qualche ora sugli sci è attivo anche il servizio assistenza e baby menù a richiesta.

7

Divertirsi su una vera pista di slittino: divertimento assicurato per tutta la famiglia sui dolci pendii di Bellamonte con un tracciato di 2100 m di lunghezza, completamente immerso nei boschi innevati. Il punto di partenza della pista „Fraina“ si trova in Loc. Le Fassane, vicino alla stazione intermedia della nuova cabinovia Castelir–La Morea. Noleggio disponibile presso gli impianti di risalita.

8

Farsi un selfie con le Pale di San Martino: ovunque vi troviate, Alpe Lusia, Passo San Pellegrino o Falcade, all’alba o al tramonto, resterete affascinati da queste maestose ed eleganti montagne di corallo. Con o senza sci vi basterà raggiungere la terrazza panoramica di Le Cune, la cima al Col Margherita o Le Buse per immortalarle nella loro prospettiva migliore.

9

Vivere magiche emozioni nella conca di Fuciade: se volete trascorrere mezza giornata di totale relax in uno dei luoghi più incantevoli delle Dolomiti, immersi nella pace e nel silenzio della montagna, la fiabesca piana di Fuciade fa al caso vostro! Ci si può arrivare con una facile passeggiata con le ciaspe, comodamente seduti in motoslitta o addirittura su una slitta trainata da cavalli, parcheggiando la macchina alla chiesetta del Passo San Pellegrino. Lo spettacolo è di quelli da togliere il fiato.

10

Ammirare l’alba sulle cime dolomitiche: nella ski area Alpe Lusia/San Pellegrino tornano due imperdibili appuntamenti con Trentino Ski Sunrise per sciare su tracciati ancora immacolati alle prime luci dell’alba dopo una gustosa colazione in rifugio: il 22 febbraio 2018 all’Alpe Lusia (rifugio Le Cune) e il 3 marzo 2018 al Passo San Pellegrino (Baita Paradiso). Un modo nuovo e speciale di iniziare la giornata. Info: CONSORZIO IMPIANTI ALPE LUSIA - SAN PELLEGRINO, Strada Loewi, 42 - Moena Tel. 0462.573440 - info@alpelusiasanpellegrino.it - www.alpelusiasanpellegrino.it


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