Riccardo Chailly Maxim Vengerov 12 novembre 2018
FONDAZIONE DI DIRITTO PRIVATO
S TAG I O N E D I C O N C E R T I 2 018 | 2 019
Lunedì 25 marzo 2019, ore 20
Lunedì 13 maggio 2019, ore 20
Maxim Vengerov, violino Šostakovič Concerto n. 1 per violino op. 77 Bartók Concerto per orchestra
Sol Gabetta, violoncello Lalo Concerto per violoncello Wagner Tristan und Isolde, Preludio Debussy La mer; Printemps
Mozart Sinfonia n. 29 K 201 Šostakovič Sinfonia n. 5 op. 47
Lunedì 4 febbraio 2019, ore 20
Lunedì 1 aprile 2019, ore 20
Lunedì 27 maggio 2019, ore 20
Orchestra del Teatro Mariinskij Debussy Prélude à l’après-midi d’un faune Mendelssohn Sinfonia n. 4 op. 90 Italiana Musorgskij - Ravel Quadri da un’esposizione
Bruckner Sinfonia n. 8
Arcadi Volodos, pianoforte Beethoven Concerto per pianoforte n. 3 op. 37 Ives Sinfonia n. 2
Lunedì 12 novembre 2018, ore 20 Inaugurazione
Mirga Gražinytė-Tyla
Riccardo Chailly
C
M
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Daniele Gatti
CM
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CY
CMY
K
Fabio Luisi
Valery Gergiev
Lunedì 15 aprile 2019, ore 20
Myung-Whun Chung Sergey Khachatryan, violino Bruch Concerto per violino n. 1 Mahler Sinfonia n. 1 Titan
Lunedì 11 marzo 2019, ore 20
Edward Gardner
Igor Levit, pianoforte Janáček Jealousy, Preludio dall’opera Jenufa Beethoven Concerto per pianoforte n. 4 op. 58 Dvořák Sinfonia n. 7 op. 70
Michele Mariotti
Domenica 13 ottobre 2019, ore 20
Lunedì 29 aprile 2019, ore 20
Riccardo Chailly
Emmanuel Tjeknavorian, violino Sibelius Concerto per violino op. 47 Brahms Sinfonia n. 1 op. 68
Daniel Harding
Isabelle Faust, violino Britten Concerto per violino op. 15 Berlioz Symphonie fantastique op. 14
I programmi possono subire variazioni per ragioni artistiche e tecniche. Si prega di verificare sul sito www.filarmonica.it
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www.filarmonica.it tel. 02 72023671
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Teatro alla Scala LunedĂŹ 12 novembre 2018, ore 20 Inaugurazione della stagione Filarmonica 2018-2019 Concerto sinfonico della
Filarmonica della Scala Direttore
Riccardo Chailly Violino
Maxim Vengerov Main Partner
Il concerto sarĂ trasmesso in diretta su Rai Radio3 Siamo lieti di offrire ai nostri abbonati e a tutti gli spettatori del concerto questo programma interamente realizzato dalla Filarmonica della Scala
PROGR 1
Dmitrij Šostakovič [1906 – 1975]
Concerto per violino n. 1 in la min. op. 77 Notturno (Moderato) Scherzo (Allegro) Passacaglia (Andante) – Cadenza Burlesca (Allegro con brio) Composizione: Mosca, 24 marzo 1948 Prima esecuzione: Lenigrado, Sala grande della Filarmonica, 29 ottobre 1955 Orchestra Filarmonica di Leningrado, dir. Evgenij Mravinskij; violino David Ojstrakh Organico: tre flauti (terzo anche ottavino), due oboi, corno inglese, due clarinetti, clarinetto basso, due fagotti, controfagotto; quattro corni, basso tuba; timpani; percussioni; due arpe; celesta; archi Dedica: David Fëdorovič Ojstrakh Durata: 39 minuti circa
AMMA 2
BĂŠla BartĂłk
[1881 – 1945]
Concerto per orchestra sz116 Introduzione: Andante non troppo, Allegro vivace Giuoco delle coppie: allegretto scherzando Elegia: Andante non troppo Intermezzo interrotto: allegretto Finale: Pesante Composizione: 15 agosto - 8 ottobre 1943 Prima esecuzione: Boston, 1 dicembre 1944, Boston Symphony Orchestra; dir. Serge Koussevitzky Organico: tre flauti (terzo anche ottavino), due oboi, corno inglese, due clarinetti, clarinetto basso, due fagotti, controfagotto; quattro corni, tre trombe, tre tromboni, basso tuba; timpani; percussioni; due arpe; archi Dedica: scritto per la Koussevitzky Music Foundation in memoria della signora Natalie Koussevitzky Durata: 36 minuti circa
István Szőnyi Interno, 1935. Olio su tela In copertina: Róbert Berény Natura morta con gatto, 1930. Olio su tela
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Musica dall’esilio
Testi di Nicola Cattò Nicola Cattò ha studiato musicologia a Milano con Emilio Sala e Francesco Degrada e ha proseguito gli studi con un Master in management per lo spettacolo. Attualmente è direttore della rivista MUSICA e attivo come conferenziere, traduttore e storico della musica.
La musica, come ogni altra forma d’arte, non può mai essere vista al di fuori dei fatti storico-politici del proprio tempo: questa affermazione, di per sé banale, acquista evidenza plastica quando ad essere sotto osservazione sono partiture della prima metà del Novecento o addirittura, stringendo l’obiettivo come è il caso di fare per le pagine in programma questa sera, degli anni intorno alla Seconda Guerra Mondiale. Il Concerto per violino n. 1 di Šostakovič viene completato nel marzo 1948, poche settimane dopo che Ždanov aveva incluso il Nostro nell’elenco dei compositori “formalisti”, e poco prima delle grandi purghe staliniane che porteranno in Siberia e nei gulag centinaia di migliaia di persone. Questa Ždanovščina distrusse di fatto la vita musicale sovietica, Šostakovič fu lasciato – come racconta Rostropovič – «solo nel suo ambiente con intorno un piccolo gruppo di fedelissimi amici» e il Concerto, scritto per David Ojstrakh, non vide la luce fino al 1955, entrando a far parte, con i successivi Quarto quartetto e il ciclo vocale Dalla poesia ebraica, di quelle pagine che i russi definiscono da “scrivere per il cassetto” (писать в ящик). Una sorta, insomma, di esilio psicologico dalla propria patria: condizione assai frequente, forse costante nella carriera di Šostakovič, e del tutto assimilabile a quella di Bartók, il quale, assistendo con crescente sgomento all’influsso sempre più evidente dell’aquila nazista sull’Ungheria, fino all’inclusione nel blocco con Roma e Berlino, decise – dopo una sorta di prova generale con una tournée concertistica svoltasi nella primavera del 1940 – di lasciare Budapest con la moglie Ditta nell’ottobre dello stesso anno. Quello fra il quasi 60enne compositore ungherese e il Nuovo Mondo fu un rapporto breve (morì, infatti, nel settembre 1945) e difficile, ma che al suo centro, in ogni senso, vide la composizione del Concerto per orchestra, in cui, come afferma Massimo Mila, «si direbbe che […] l’intransigenza adamantina di Bartók si sia un poco smussata», recuperando anche quegli aspetti della sua tradizione musicale e culturale che, in passato, aveva ferocemente schernito ed escluso. 7
Dmitrij Šostakovič Concerto per violino e orchestra n.1 La nascita di questo capolavoro assoluto va, come accennato, legata al clima politico-sociale dell’Unione Sovietica che aveva appena vinto la Seconda Guerra Mondiale: spento il clima di esaltazione patriottica, per Stalin era tempo di riannodare le fila verso la creazione del “Nuovo Uomo Sovietico” e, come già successo alla fine degli anni Trenta, prima della forzata pausa bellica, la chiave stava nell’annientamento di ogni voce intellettuale minimamente dissonante o lontana del dogma socialista. Andrej Ždanov, il braccio armato del Piccolo Padre in campo culturale, «un politico scaltro con le maniere di un bullo di strada» (Ian MacDonald) riprese il giro di vite partendo dagli scrittori, gli «ingegneri dell’animo umano» (sic Stalin stesso), già il 14 agosto del 1946, quando il Comitato Centrale mise al bando due periodici letterari di Leningrado per crimini “antipatriottici”, ossia l’avere pubblicato testi “reazionari e nostalgici” della Akhmatova e di Zoščenko (la cui fama all’estero era un’ulteriore aggravante); il 26 fu la volta del teatro, il mese dopo del cinema, e per la musica non si dovette aspettare a lungo, con il “caso Muradeli”. Intanto Šostakovič, «il compositore grazie al quale l’immagine patriottica del popolo sovietico in guerra si era diffusa in tutto il mondo» (Pulcini) cerca di evitare il peggio conformandosi, con alcuni lavori del 1947, al mutato clima politico: nascono così il Poema sulla patria op. 74 (una grande, tronfia e retorica cantata per coro e orchestra, zeppa di canti popolari, apparentemente ligia ai dettati ždanoviani) e la tuttora celeberrima Ouverture festiva op. 96, che doveva celebrare i trent’anni della Rivoluzione d’Ottobre. E poi musica da film (il mezzo di educazione popolare per eccellenza), con Pigorov e La giovane guardia. In più viene 8
Boris Kustodiev Ritratto di Dmitrij Sostakovic adolescente, 1923. Disegno su carta
Kuzma Petrov-Vodkin Fantasia, 1925. Olio su tela. Museo di Stato Russo, San Pietroburgo
confermato come professore al Conservatorio di Leningrado, pochi giorni dopo (il 6 febbraio) viene eletto presidente della locale Lega dei Compositori e il 9, in una sorta di crescendo apparentemente trionfale, deputato del Soviet Supremo: insomma, l’irritazione del regime per la semplice, ironica e antitrionfalistica Nona sinfonia che, il 3 novembre del 1945, avrebbe dovuto celebrare la “Grande Guerra Patriottica”, sembrava acqua passata. Niente affatto: il 1948 – l’anno del Concerto per violino – sarà il vero annus horribilis. Il 10 febbraio è la data della famigerata accusa di “formalismo”: prendendo spunto dall’innocua opera del georgiano Vano Muradeli La grande amicizia, si scatena una violenta, feroce campagna orchestrata da Tikhon Khrennikov, primo segretario della Lega dei Compositori, contro i maggiori compositori del tempo (inclusi Khačaturjan e Prokof ’ev) ma, soprattutto, contro Šostakovič. Come in un tragico viaggio all’indietro nel tempo, la «Pravda» torna ad attaccare la Ledi Makbet, e sotto accusa finiscono non solo le ultime due Sinfonie (Ottava e Nona) ma persino la “patriottica” Settima: «neppure durante la guerra [Šostakovič] s’è imposto il compito di avvicinarsi ai modi espressivi popolari», scrive il famigerato Khrennikov. La censura pubblica ha immediata conseguenze: Šostakovič perde ogni incarico di docente e per mantenere sé e la famiglia deve ributtarsi sulla musica per film e su pagine celebrative, come quel Canto delle foreste del 1949 che sarà il primo passo sulla via della lenta, faticosa e mai definitiva riabilitazione. Ovvio quindi che anche il Concerto per violino, terminato poche settimane dopo i tragici fatti del febbraio ’48, non può essere eseguito: oltre alla contingente situazione, a renderlo più impresentabile pesa la fascinazione del compositore per la musica popolare ebraica, impensabile in un’Unione Sovietica fortemente antisemita. Un legame – quello fra questa partitura e la musica ebraica – ben sottolineato da alcuni commentatori occidentali che, pochi anni dopo (la prima esecuzione è del 1955) ne fecero una sorta di immagine sonora dell’Olocausto. In effetti, già negli ultimi anni della Russia zarista si conobbero grandi pogrom: e l’avvento dei Bolscevichi non cambiò la situazione, anche se Stalin firmò – per mera propaganda – un atto di condanna 9
dell’antisemitismo nel 1931, salvo poi incoraggiare, dalla fine della Guerra alla sua morte (1953) un’accesa campagna di persecuzione, ufficialmente giustificata dalla lotta al “cosmopolitismo senza radici”. Šostakovič ne era, ovviamente, ben conscio: negli ebrei vedeva un simbolo dell’umanità indifesa, e il legame con la loro musica era un modo di condividerne il peso, il dolore. A dare retta a Testimony (il controverso libro-intervista di Solomon Volokov), così si esprimerebbe il compositore: «è una musica sfaccettata, può sembrare allegra mentre è tragica. Il riso si intravvede quasi sempre tra le lacrime. Questo aspetto della musica popolare ebraica è vicino alla mia idea di cosa dovrebbe essere la musica. Ci dovrebbero sempre essere due strati nella musica». In effetti, questa ambiguità e la tipica compresenza, nella musica di Šostakovič, di un carattere tragico e satirico, ironico e lugubre insieme, sembrano confermare la testimonianza di Volkov: nel Concerto per violino cercheremo quindi non già un particolare “tema popolare” ebraico, ma semmai un sentimento e un metodo comune. La musica di un perseguitato, di un esiliato dal proprio mondo, dalla propria nazione e, alla fin fine, da se stesso. La prima idea del Concerto per violino nasce in Šostakovič nel luglio del 1947, poco dopo avere eseguito con David Ojstrakh il proprio Trio n. 2 (1944) a Praga: l’ispirazione del grande violinista lo spingerà a ritornare al genere del Concerto, frequentato solo 14 anni prima con una partitura così particolare come il Concerto per pianoforte, tromba e archi op. 35. E come allora il lavoro si pone a metà fra concerto solistico e suite, sia per la struttura in quattro ampi movimenti, ognuno dei quali ha un titolo e due di essi (Passacaglia e Burlesca) sono evidentemente evocatori di una suite barocca, sia per l’organizzazione del rapporto fra solista e orchestra, che supera la dialettica oppositiva del concerto tradizionale romantico (concertāre, alla latina) per scegliere invece una continua, fittissima integrazione tra i due poli (consĕrĕre), in cui lo strenuo virtuosismo richiesto al solista è tutto meno che dimostrativo. Il primo movimento, Notturno, è connotato da quel senso di angoscioso presentimento, di tremante attesa che già aveva pervaso le cosiddette “Sinfonie del terrore” (Quarta, Quinta e Sesta): accantonata ogni 10
Alexander Deineka Operaie tessili, 1927. Olio su tela. Museo Statale Russo, San Pietroburgo
Isaak Brodsky Ritratto di Tatyana Petrovna che cuce, 1930. Olio su tela
idea di forma sonata in favore di una struttura monotematica, il violino solista riprende una linea melodica strisciante dapprima enunciata da violoncelli e contrabbassi, in un soliloquio che sembra spiegarsi lentamente e «dai contorni piegati dal dolore» (MacDonald), occasionalmente affiancato e contrappuntato da singoli strumenti o gruppi strumentali, in un’atmosfera allucinata che rimanda a certo Bartók o alle Nachtmusiken di Mahler (grande passione del Nostro), come è evidente nella fine di questo primo movimento. Nel secondo movimento – Scherzo – ci sarebbe, secondo Volkov, la descrizione sonora della lotta del compositore stesso (rappresentato col consueto motivo di quattro note D-S-C-H, ovvero Re, Mi bemolle, Do, Si) contro la folla ignorante e selvaggia, in un’atmosfera sardonica e aggressiva che è il corrispettivo dell’eterno stigma contro il popolo ebreo; segue quello che è forse il cuore dell’intero Concerto, la Passacaglia, in Fa minore, basata su un tema cupo e severo, presentato dagli strumenti “scuri” dell’orchestra e le cui variazioni sono elaborate dal solista, in fitto dialogo con gli altri gruppi strumentali. E se possiamo leggere in questo movimento una sorta di omaggio ai caduti in guerra, nonché un’accusa ai politici che ne hanno “premiato” il sacrificio con il ritorno alla repressione, è anche per la curiosa fanfara evocata dal solista, poi replicata all’inizio dell’amplissima cadenza, introdotta dal tema della Passacaglia e, per 119 battute, elaborata in un crescendo di passaggi virtuosistici, che conducono senza pausa alla Burlesca finale, una specie di “Gopak”, dominata da un carattere brillante, popolaresco e virtuosistico, quasi una corsa allucinata che, negli ultimi momenti, vede ritornare il tema deformato della Passacaglia, affidato a due corni. La prima esecuzione di questo concerto si avrà solo, come detto, il 29 ottobre 1955, in piena era di disgelo chruscioviano, solista David Ojstrakh e direttore Evgenij Mravinskij.
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István Szőnyi Zebegény in autunno, 1928. Olio su tela
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Béla Bartók Concerto per orchestra «È l’altra musica di oggi, quella di Bartók! Caos invece di Cosmos, confusione al posto di ordine, raggruppamenti sparsi di sensazioni acustiche invece di chiarezza e forma […]. Eppure anche questo in modo magistrale. Persino bello, commovente, sublime, meravigliosamente dotato. E quello che lo rende più bello e irresistibile è che è proprio la musica del nostro tempo: un’espressione della nostra esperienza, della nostra visione della vita, delle nostre forze e debolezze»: così annotava Hermann Hesse nel suo diario il 15 maggio 1955, dopo un ascolto radiofonico che comprendeva un Concerto grosso di Händel e il Concerto per orchestra di Bartók, di cui coglie benissimo l’equilibrio precario tra musica d’arte e musica popolare, tonalità e atonalità, caos e ordine che, in varie proporzioni e in modi talora diversissimi, è alla base dello stile del compositore ungherese. Il periodo dell’esilio americano è quello in cui il radicalismo dello stile precedente viene temperato (per usare le parole di Massimo Mila), ma sarebbe troppo facile collegare la scrittura dei due unici lavori orchestrali completati da Bartók negli Stati Uniti (questo Concerto per orchestra e il Terzo concerto per pianoforte e orchestra) all’impellente necessità economica, nonché all’esigenza di garantire una rendita futura alla moglie Ditta, dopo la sua morte: come afferma David Cooper, autore di un importantissimo studio sul Concerto per orchestra, esso non è che il culmine di un «processo di semplificazione e cristallizzazione dello stile di Bartók che […] era già iniziato intorno al 1930». D’altronde, nel 1938 aveva affermato per iscritto che la musica contemporanea «avrebbe dovuto essere diretta al tempo presente, in cerca di quella che chiameremo semplicità ispirata». Spezzati gli ultimi legami personali con l’Ungheria con la morte dell’amata madre, nel dicembre 1939, Bartók arriva a New York con la seconda moglie, Ditta Pásztory, il 29 ottobre 1940: pur con tutti gli sforzi del suo editore, Boosey & Hawkes, i suoi concerti (sia da solo che in duo con Ditta) non suscitano, per ben due stagioni, l’entusiasmo del pubblico, sia per la scelta di un repertorio forse troppo difficile, 13
sia per l’atteggiamento rigido e distaccato. E di questo è perfettamente consapevole, come testimonia una lettera al figlio Béla (ancora in Ungheria: raggiungerà i genitori nell’aprile 1942) del giugno 1941, tanto da pensare a un ritorno in Patria, perché «se le cose vanno male ovunque, preferisco essere a casa mia». Pochi mesi prima (a gennaio), gli era stata offerta una borsa di studio di un anno (poi prolungata ad un secondo) del valore di 3000 dollari, dal Music Department della Columbia University perché trascrivesse e analizzasse una ricca collezione di canzoni serbo-croate incise su disco: in questo periodo non compone musica, sia per mancanza di tempo, sia per una salute declinante (conseguenza della leucemia mieloide che lo porterà alla morte), ma soprattutto per quel senso di alienazione che la rumorosa e elettrica New York gli procurava. Né pensava ad insegnare: una ricca americana gli offre dodicimila dollari all’anno perché le dia lezioni di composizione, ma Bartók rifiuta perché «la composizione non si può insegnare». La situazione economica, insomma, è quasi disperata, tanto che Ditta deve contattare i pochi amici e gli ammiratori del marito in cerca d’aiuto: la risposta più concreta arriva dal direttore Fritz Reiner e dal violinista Jozséf Szigeti, che avvicinano Serge Koussevitzky, direttore dal 1924 della Boston Symphony Orchestra, da lui trasformata in una delle migliori orchestre statunitensi, perché commissioni a Bartók una nuova partitura. Koussevitzky, che aveva creato, dopo la morte della (ricchissima) moglie Natalie la “Koussevitzky Music Foundation” in suo onore, accetta la richiesta e formalizza a Bartók la proposta in una lettera datata 4 maggio 1943, in cui si precisa che il compenso di mille dollari sarà saldato metà in anticipo e metà alla consegna della partitura, che il lavoro dovrà essere per grande orchestra e che la dedica dovrà essere alla memoria di Natalie Koussevitzky. Il direttore visita il compositore ricoverato in ospedale e, insieme, decidono di non includere una parte corale, come Bartók vorrebbe, una volta vinte le forti perplessità iniziali, legate anche al timore di non vivere abbastanza per portare 14
Róbert Berény Ritratto di Béla Bartók, 1913. Olio su tela
Vilmos Csaba Perlrott Wertheim am Main, 1923 - #2. Olio su tela
a termine il lavoro. L’idea, quasi ossimorica, di un “Concerto per orchestra” non era nuova: dalla metà degli anni Venti erano apparse diverse composizioni (Hindemith, Kodály, lo Stravinskij “americano”) che, rinnovando la forma barocca del concerto grosso con la sua opposizione tra concertino e ripieno, tratta «i singoli strumenti, o i gruppi di strumenti, in modo concertante, o solistico. Il trattamento “virtuosistico” appare, ad esempio, nelle sezioni in fugato dello sviluppo del primo movimento (ottoni) o nel passaggi in stile perpetuum mobile del tema principale dell’ultimo movimento (archi)»: così scrive lo stesso autore nel programma di sala della prima (1° dicembre 1944), testo ancora oggi importantissimo per l’ascoltatore. Bartók afferma che i movimenti esterni (evidente, infatti, una struttura ad arco) sono in una forma sonata più o meno regolare, mentre il secondo e il terzo sono meno regolari: il secondo «consiste in una catena di brevi sezioni indipendenti», mentre il terzo presenta «tre temi che appaiono in sequenza […] e sono incorniciati da una struttura nebulosa di motivi rudimentali». Il quarto, infine – Intermezzo interrotto – «può essere reso con le lettere come A B A - interruzione - B A». E il «tono generale del lavoro rappresenta, al di là dello scherzoso secondo movimento, una graduale transizione dalla severità del primo e dal lugubre canto di morte del terzo all’affermazione vitale dell’ultimo movimento». All’analisi dell’autore, basta aggiungere qualche altra osservazione: dopo l’Introduzione, ispirata liberamente al folklore ungherese, il secondo movimento porta il curioso titolo di Giuoco delle coppie che, pur apparendo in partitura, non riflette la volontà ultima dell’autore (la corretta traduzione dall’ungherese sarebbe “Presentando le coppie”), e che si riferisce agli interventi in successione degli strumenti in coppia (fagotti, oboi, clarinetti, flauti, trombe con sordina…). Dopo un’Elegia il cui materiale deriva dal primo mo‑ vimento, ma avvolto in una atmosfera di nostalgia, si giunge all’Intermezzo interrotto, che cita il tema del primo movimento della allora notissima Settima sinfonia 15
di Šostakovič (il cui enorme successo era per Bartók ingiustificato), ma affidandolo al clarinetto in un clima da fox-trot, legandolo contemporaneamente al popolarissimo «Da geh’ ich zu Maxim» della Vedova allegra di Lehár. Si giunge quindi al Finale, virtuosistico e trascinante, che incastra rimandi a tre danze popolari ungheresi (l’eredità del Verbunkos, la danza legata al reclutamento militare) per poi proseguire con un ardito, complesso fugato, fino a una coda (proposta successivamente dall’autore anche in una versione alternativa), che ha spesso attirato accuse di un eccessivo, inutile trionfalismo: in realtà, il Concerto per orchestra è il prodotto di un mondo in crisi, un Requiem così potente da poter essere concepito solo da un laico, un lamento verso un mondo inumano, ma anche un atto di fede verso un futuro in cui caos e ordine possano convivere, in equilibrio dinamico.
Lajos Tihanyi Ritratto di Donna Magda Leopold, 1914. Olio su tela
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Dmitrij Šostakovič
1906 Nasce a Pietroburgo il 25 novembre. 1919 Inizia lo studio sistematico della musica presso il Conservatorio della sua città, rivelando ben presto doti di straordinario pianista. Convinto sostenitore degli ideali rivoluzionari, Šostakovič frequenta in questo periodo il fervido ambiente della cultura sovietica della sua città, che nel frattempo ha mutato nome in Leningrado. 1926 Il clamoroso esordio della Prima Sinfonia colloca subito Šostakovič tra i compositori più noti, e non solo in patria, dell’avanguardia socialista. 1930 Già direttore del Teatro della Gioventù Operaia di Leningrado, Šostakovič si dedica alle scene con due capolavori: Il naso (1930) da Gogol’, che mira a deridere i valori della borghesia capitalista, e Una Lady Macbeth del distretto di Mszensk, rappresentata nel 1934, opera di sconvolgente brutalità e dagli espliciti risvolti sessuali. Nel 1932 aveva abbozzato l’opera satirica Orango, che si è a lungo creduta perduta. La partitura parzialmente ritrovata e restaurata è stata eseguita da esa-Pekka Salonen nel 2011. 1934 Il rapporto di Ždanov, commissario alla cultura, fa calare la scure della censura sullo stile di Šostakovič, accusato di non attenersi ad un linguaggio semplice ed immediatamente comprensibile al popolo. Lady Macbeth viene stroncata dopo anni di repliche da un articolo sulla Pravda dietro il quale si cela lo stesso Stalin; la Quarta Sinfonia, composta tra il 1935 e il 1936, è vietata alla vigilia del debutto. 1937 Scrive la Quinta Sinfonia col sottotitolo: “Risposta pratica di un compositore ad una giusta critica”. L’anno seguente compone il primo dei 15 quartetti per archi, che comprenderanno alcuni dei vertici assoluti della produzione per questo organico. 1939 Confermando la tendenza verso una concezione monumentale della sinfonia compone la Sesta, ispirata
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al poema Lenin di Majakovskij. La prima esecuzione in novembre, a Leningrado. 1941 Asserragliato nella città assediata, Šostakovič, oltre aprestare la sua opera umanitaria come pompiere e barelliere scrive la Settima Sinfonia, nota appunto come Sinfonia di Leningrado che raggiunge fama internazionale grazie all’interpretazione di Toscanini alla testa della NBC Symphony. La lettura toscaniniana, trasmessa dalla radio, fa della musica di Šostakovič un simbolo della lotta dei popoli dell’Europa contro l’invasione nazista. 1948 Alcune concessioni “formaliste” nelle sinfonie Ottava (1943), Nona (1945) e, forse ancor più, nelle composizioni da camera, gli valgono una seconda censura da parte del Comitato centrale del Partito Comunista al 1° Congresso dei Musicisti Sovietici. La risposta è Il canto delle foreste, del 1949, dedicato al programma di rimboschimento promosso da Stalin, in cui l’assenza di qualsiasi pregio creativo sembra cinicamente premeditata. 1953 Negli anni del disgelo seguiti alla morte di Stalin, Šostakovič rimane comunque fedele alla poetica del realismo socialista. Nell’arco di 18 anni comporrà altre sei sinfonie delle quali la Quattordicesima (1969) per voce sola e orchestra da camera e la Quindicesima (1971) sembrano riepilogare il percorso creativo dell’intero periodo. 1960 In un periodo di cupa depressione, connessa tra l’altro alla diagnosi di sclerosi laterale amiotrofica, Šostakovič scrive, in tre giorni, il Quartetto n.8, che suona come un omaggio alle vittime dei totalitarismi ma anche, in un momento di fantasie suicide, come un epitaffio per se stesso. 1968 Compone il Concerto per violoncello e orchestra, dedicandolo all’amico Mstislav Rostropovič e la sonata per violino e pianoforte per David Ojstrach. 1975 Si spegne a Mosca, la città in cui aveva deciso di vivere ed insegnare fin dal 1948.
Béla Bartók
1881 Nasce a Nagyszentmiklos, paese della Transilvania oggi appartenente alla Romania. I genitori sono entrambi insegnanti di musica e dalla madre prenderà le prime lezioni. In tenera età è affetto da un’infermità che limita i suoi contatti affettivi con i familiari e che condizionerà fortemente il suo carattere anche da adulto. 1888 La madre, rimasta vedova, si trasferisce con il figlio a Bratislava. 1892 Si esibisce per la prima volta in pubblico, suonando un Allegro da una sonata di Beethoven e una propria composizione intitolata Il corso del Danubio, brano che, pur non essendoci pervenuto, sembra prefigurare profeticamente il destino artistico di Bartók, così strettamente legato allo spirito della sua terra. 1899 S’iscrive all’Accademia Musicale di Budapest e scopre Liszt, Wagner e anche Richard Strauss, anche se Beethoven resterà sempre il suo amore musicale più profondo. 1907 È nominato professore all’Accademia Musicale di Budapest, dove si era appena diplomato, e si sposa due anni dopo con l’allieva sedicenne Marta Ziegler. 1908 Tralascia la carriera concertistica per dedicarsi alla composizione e allo studio scientifico della musica popolare dei paesi danubuiani. Sono di questo periodo il primo quartetto e un folto gruppo di composizioni pianistiche tra cui il celebre Allegro barbaro. 1911 Termina l’opera in un atto Il castello del Principe Barbablù. 1915 Dal suo lavoro intenso di ricerca etnomusicologica nascono numerosi pezzi pianistici su melodie popolari, tra cui la raccolta For Children. 1919 Nell’atmosfera torbida del dopoguerra nasce il balletto espressionistico Il Mandarino miracoloso, una delle sue composizioni più celebri. 1923 Si separa dalla moglie per sposare, ancora una volta, l’allieva Ditta Pasztory. Brillante pianista, induce Bartók a
riaccostarsi alla carriera solistica eseguendo le sue musiche e contribuendo in questo modo a farle conoscere all’estero in lunghe e numerose tournée. Nascono così la Sonata per pianoforte, il Primo (1926) e il Secondo concerto (1931). 1928 Il suo terzo Quartetto vince un importante premio a Philadelphia, che rappresenta la sua definitiva consacrazione internazionale. 1930 Inizia un periodo di splendida creatività, che vede la nascita di capolavori come la Cantata profana, il Quinto quartetto (1934) la Musica per archi, celesta e percussioni (1936), Il concerto per violino (1938) e il Divertimento per archi (1939). 1940 Circondato dall’ammirazione dei suoi contemporanei, all’avvento del nazismo si trasferisce negli Stati Uniti, dove tiene conferenze e si dedica al concertismo e all’insegnamento, senza riuscire peraltro a inserirsi interamente in questo paese a lui estraneo. 1943 Compone, su commissione della fondazione Koussevitzky, il Concerto per orchestra. 1945 Nell’ultimo anno della sua vita termina il Terzo concerto per pianoforte e inizia a lavorare al Concerto per viola, lasciato incompiuto. Muore a New York il 26 settembre.
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Riccardo Chailly Direttore Riccardo Chailly è Direttore Musicale del Teatro alla Scala e Direttore Principale della Filarmonica della Scala. Dal 2016 ha assunto la carica di Direttore Musicale dell’Orchestra del Festival di Lucerna, succedendo a Claudio Abbado. È stato Kapellmeister del Gewandhausorchester di Lipsia, la compagine sinfonica più antica d’Europa, e Direttore Principale dell’Orchestra del Royal Concertgebouw di Amsterdam, che ha guidato per sedici anni. Conduce le principali orchestre internazionali, tra queste Wiener Philharmoniker e Berliner Philharmoniker, New York Philharmonic, Cleveland Orchestra, Philadelphia Orchestra e Chicago Symphony Orchestra. È ospite regolare di festival quali Salisburgo e BBC Proms di Londra. La carriera di Riccardo Chailly in campo operistico registra numerose produzioni al Teatro alla Scala, alla Staatsoper di Vienna, al Metropolitan di New York, all’Opera di San Francisco, al Covent Garden di Londra, alla Bayerische Staatsoper di Monaco, all’Opera di Zurigo. Riccardo Chailly è da oltre trent’anni artista esclusivo Decca. Tra i riconoscimenti più recenti delle sue oltre 150 incisioni si segnalano il Gramophone Award come Disco dell’Anno per l’integrale delle Sinfonie
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di Brahms e due Echo Classic nel 2012 e nel 2015. L’attività discografica con la Filarmonica della Scala, dopo il disco Viva Verdi realizzato in occasione del bicentenario verdiano, è ripresa nel 2017 con Overtures, Preludi e Intermezzi di Opere che hanno avuto la prima rappresentazione alla Scala. Decca ha appena pubblicato un cofanetto contenente 55 CD di registrazioni con le principali orchestre internazionali per celebrare 40 anni di collaborazione. Con la Filarmonica della Scala è in uscita nel 2018 un nuovo CD dedicato a Nino Rota.
Maxim Vengerov Violino Maxim Vengerov, vincitore di un Grammy Award, è tra i solisti più richiesti ed è apprezzato anche come direttore d’orchestra. Nato nel 1974, inizia la sua carriera di violinista all’età di cinque anni, vince i concorsi internazionali Wieniawski e Carl Flesch rispettivamente a 10 e 15 anni, studia con Galina Tourchaninova e Zakhar Bron, incide il suo primo disco a 10 anni, lavorando poi per etichette quali Melodia, Teldec ed EMI e vincendo, tra gli altri premi, un Grammy e un Gramophone Artist of the year. Nel 2007 segue le orme del suo mentore, Mstislav Rostropovich, concentrandosi sulla direzione d’orchestra, e nel 2010 diventa direttore principale della Gstaad Festival Orchestra. Nel giugno 2014 si laurea con un Diploma di Eccellenza all’Ippolitov-Ivanov di Mosca con Yuri Simonov, istituto dove ha portato a termine un ulteriore corso biennale di direzione d’opera. Nella stagione 2016-2017 è tornato in Australia per inaugurare la stagione della Sydney Symphony Orchestra e dirigere il finale di stagione della Queensland Symphony Orchestra, per cui è stato anche artista in residenza. Ulteriori incarichi da direttore d’orchestra includono RTÉ Orchestra di Dublino, Münchner Philharmoniker
e Melbourne Symphony Orchestra. Nella stagione 2017-2018 torna alla Carnegie Hall con la Montreal Symphony Orchestra ed esegue in prima mondiale al Beijing Music Festival il nuovo concerto scritto dal compositore Qigang Chen. Dirige l’Orchestre National de France e tiene recital in Europa, Cina e Stati Uniti. Nella stagione 20182019 Maxim Vengerov inaugura la Stagione della Filarmonica della Scala con Riccardo Chailly ed è impegnato in residenza con Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo e Philharmonie de Paris. Poiché una delle sue più grandi passioni è l’insegnamento, Maxim Vengerov ha svolto l’attività in istituzioni importanti nel mondo ed è attualmente professore alla Menuhin Music Academy in Svizzera, dove ha recentemente accompagnato e diretto un concerto con Cecilia Bartoli alla Rosey Concert Hall. Da settembre 2016 è anche Polonsky Visiting Professor di violino al Royal College of Music di Londra. Nel 1997 Maxim Vengerov è stato il primo musicista classico a essere riconosciuto International Goodwill Ambassador dall’UNICEF. Suona uno Stradivari ex-Kreutzer del 1727.
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Filarmonica della Scala Orchestra Claudio Abbado fonda la Filarmonica della Scala insieme ai musicisti scaligeri nel 1982. Carlo Maria Giulini guida le prime tournée internazionali; Riccardo Muti, Direttore Principale dal 1987 al 2005, ne promuove la crescita artistica e ne fa un’ospite costante nelle più prestigiose sale da concerto internazionali. Da allora l’orchestra ha instaurato rapporti di collaborazione con i maggiori direttori tra i quali Leonard Bernstein, Georges Prêtre, Lorin Maazel, Wolfgang Sawallisch, Myung-Whun Chung, Valery Gergiev, Zubin Mehta, Esa-Pekka Salonen, Yuri Temirkanov, Daniel Harding, Daniele Gatti. Dal 2015 Riccardo Chailly ha assunto la carica di Direttore Principale. La Filarmonica realizza la propria stagione di concerti ed è impegnata nella stagione sinfonica del Teatro alla Scala. Sono oltre 800 i concerti all’estero tenuti durante le numerose tournée. Ha debuttato negli Stati Uniti con Riccardo Chailly nel 2007 e in Cina con Myung-Whun Chung nel 2008. È ospite costante delle principali istituzioni concertistiche internazionali. Da cinque anni è protagonista del Concerto per Milano, il grande appuntamento sinfonico gratuito in Piazza Duomo, tra le iniziative Open Filarmonica nate per condividere la musica con un pubblico
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sempre più ampio. Ne fanno parte anche le Prove Aperte, il cui ricavato è devoluto in beneficenza ad associazioni non profit milanesi che operano nel sociale, e il progetto Sound, Music! dedicato ai bambini delle scuole primarie milanesi. Particolare attenzione è rivolta al repertorio contemporaneo: la Filarmonica della Scala commissiona ogni anno un nuovo lavoro orchestrale ai compositori del nostro tempo. Consistente la produzione discografica per Decca, Sony ed Emi. Da gennaio 2017 è disponibile il nuovo CD Decca diretto da Riccardo Chailly con Ouvertures, Preludi e Intermezzi di Opere che hanno avuto la “prima” al Teatro alla Scala. Nuove incisioni con Riccardo Chailly sono in uscita nel 2019. L’attività della Filarmonica della Scala non attinge a fondi pubblici ed è sostenuta da UniCredit, Main Partner istituzionale dell’Orchestra, e dallo Sponsor Allianz.
Musicisti Violini Primi Francesco De Angelis (Spalla) Laura Marzadori (Spalla) Duccio Beluffi Rodolfo Cibin Agnese Ferraro Alois Hubner Fulvio Liviabella Andrea Pecolo Suela Piciri Enkeleida Sheshaj Dino Sossai Gianluca Turconi Corine Van Eikema Lucia Zanoni Damiano Cottalasso Eugenia Staneva Violini Secondi Giorgio Di Crosta* Anna Longiave Anna Salvatori Stefano Dallera Antonio Mastalli Roberta Miseferi Gabriele Porfidio Estela Sheshi Francesco Tagliavini Alexia Tiberghien Leila Negro Olga Zakharova Elitza Demirova Enrico Piccini
Viole Danilo Rossi* Matteo Amadasi Carlo Barato Maddalena Calderoni Thomas Cavuoto Marco Giubileo Joel Imperial Francesco Lattuada Emanuele Rossi Eugenio Silvestri Filippo Milani Marcello Schiavi
Flauti Marco Zoni* Massimiliano Crepaldi
Violoncelli Sandro Laffranchini* Alfredo Persichilli* Jakob Ludwig Alice Cappagli Simone Groppo Gianluca Muzzolon Beatrice Pomarico Marcello Sirotti Massimiliano Tisserant Andrea Scacchi
Clarinetti Fabrizio Meloni* Christian Chiodi Latini
Contrabbassi Francesco Siragusa* Attilio Corradini Omar Lonati Claudio Nicotra Emanuele Pedrani Claudio Pinferetti Alessandro Serra Francesco D’Innocenzo Michelangelo Mercuri
Ottavino Francesco Guggiola Oboi Armel Descotte* Gianni Viero Corno Inglese Renato Duca
Clarinetto Basso Edmondo Tedesco Fagotti Gabriele Screpis* Nicola Meneghetti Controfagotto Marion Reinhard
Trombe Marco Toro* Mauro Edantippe Nicola Martelli Tromboni Torsten Edvar* Renato Filisetti Giuseppe Grandi Tuba Javier Castano Medina Timpani Daniel Martinez* Percussioni Gianni Arfacchia Francesco Muraca Arpe Olga Mazzia* Dahba Awalom Celesta Lorenzo Bonoldi
Corni Jorge Monte De Fez* Roberto Miele Claudio Martini Piero Mangano Stefano Curci * prima parte
I contrabbassi della Filarmonica montano corde
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UniCredit & Filarmonica della Scala un comune impegno per la musica a shared commitment to music UniCredit sostiene la cultura, e la musica in particolare, perché crede nel loro valore e considera fondamentale il loro apporto per favorire il dialogo e lo sviluppo economico e sociale sostenibile delle comunità.
UniCredit supports culture – and music in particular – because it believes in their importance and feels that they make a significant contribution to community spirit and sustainable economic and social development.
Con questo spirito, UniCredit affianca come Main Partner la Filarmonica della Scala e l’accompagna in tutte le sue attività, dalla Stagione di concerti in Teatro, alle tournée in Italia e all’estero, ai progetti di Open Filarmonica, alla produzione discografica.
In keeping with this belief, UniCredit is proud to be the Main Partner of the Filarmonica della Scala and supports all its activities: from the concert season at La Scala, to tours in Italy and abroad, and from Open Filarmonica projects to record production.
Grazie alla condivisione di importanti obiettivi, la Banca e la Filarmonica hanno costruito nel tempo una solida partnership, che ha coinvolto un pubblico sempre più ampio e nuovo in esperienze musicali di grande impatto e in rilevanti progetti di solidarietà.
UniCredit and the Filarmonica have built a strong partnership over the years thanks to their shared objectives, working together to engage a new and broader audience in exciting musical experiences and major charity initiatives.
Attraverso le attività della Filarmonica, Orchestra d’eccellenza, impegnata nel sociale e molto presente anche sulla scena internazionale, UniCredit esprime, in linea con la sua natura paneuropea, la vicinanza alle persone e promuove il benessere e la coesione delle comunità per cui opera.
The world-class Filarmonica orchestra is deeply committed to social issues and also has a significant profile on the world stage. Its activities embody UniCredit’s aim of building close bonds with the people it serves as a pan-European bank and help it to improve the quality of life and togetherness of the communities where it operates.
Associazione Filarmonica della Scala
Fondatore Claudio Abbado Presidente Jean Pierre Mustier Presidente onorario Alexander Pereira Sovrintendente del Teatro alla Scala
Coordinatore artistico organizzativo Damiano Cottalasso Comunicazione e edizioni Marco Ferullo Segreteria artistica Alessandra Radice
Direttore principale Riccardo Chailly
Coordinamento generale Hetel Pigozzi
Soci onorari Daniel Barenboim Valery Gergiev
Organici e coordinamento della produzione Renato Duca
Consiglio di Amministrazione Jean Pierre Mustier, Presidente Renato Duca, Vicepresidente Carlo Barato Damiano Cottalasso Maurizio De Vescovi Carla Mainoldi Andrea Manco Piero Mangano Francesco Micheli Daniele Morandini Roberto Parretti Arnaldo Pomodoro Luisa Prandina Cesare Rimini Severino Salvemini Ernesto Schiavi Gabriele Screpis Francesco Tagliavini
Collegio dei revisori dei conti Tullio Turri, Presidente Giovanni Cucchiani Paolo Lazzati
Soci Orchestra Filarmonica Emanuela Abriani, Matteo Amadasi, Gianni Arfacchia, Giorgio Baiocco, Carlo Barato, Duccio Beluffi, Riccardo Bernasconi, Andrea Bindi, Lorenzo Bonoldi, Simonide Braconi, Giuseppe Cacciola, Maddalena Calderoni, Gerardo Capaldo, Alice Cappagli, Stefano Cardo, Javier Castano Medina, Cavuoto Thomas, Christian Chiodi Latini, Rodolfo Cibin, Attilio Corradini, Damiano Cottalasso, Massimiliano Crepaldi, Stefano Curci, Gianni Dallaturca, Stefano Dallera, Francesco De Angelis, Giorgio Di Crosta, Renato Duca, Brian Earl, Mauro Edantippe, Torsten Edvar, Giuseppe Ettorre, Mauro Ferrando, Alessandro Ferrari, Agnese Ferraro, Renato Filisetti, Gabriele Garofano, Marco Giubileo, Olga Gonzalez Cardaba, Giuseppe Grandi, Simone Groppo, Silvia Guarino, Alois Hubner, Joel Imperial, Sandro Laffranchini, Francesco Lattuada, Fulvio Liviabella, Stefano Lo Re, Omar Lonati, Anna Longiave, Martina Lopez, Jakob Ludwig, Paola Lutzemberger, Francesco Manara, Andrea Manco, Piero Mangano, Nicola Martelli, Claudio Martini, Laura Marzadori, Antonio Mastalli, Olga Mazzia, Fabrizio Meloni, Nicola Meneghetti, Augusto Mianiti, Roberto Miele, Roberta Miseferi, Jorge Monte De Fez, Daniele Morandini, Francesco Muraca, Gianluca Muzzolon, Pierangelo Negri, Claudio Nicotra, Roberto Nigro, Kaori Ogasawara, Maurizio Orsini, Giovanni Paciello, Roberto Parretti, Daniele Pascoletti, Tatiana Patella, Andrea Pecolo, Emanuele Pedrani, Alfredo Persichilli, Suela Piciri, Claudio Pinferetti, Massimo Polidori, Cosma Beatrice Pomarico, Gabriele Por dio, Luisa Prandina, Marion Reinhard, Danilo Rossi, Emanuele Rossi, Giuseppe Russo Rossi, Anna Salvatori, Luciano Sangalli, Gianluca Scandola, Gabriele Screpis, Alessandro Serra, Enkeleida Sheshaj, Estela Sheshi, Eugenio Silvestri, Francesco Siragusa, Gaetano Siragusa, Marcello Sirotti, Dino Sossai, Danilo Stagni, Evgenia Staneva, Francesco Tagliavini, Francesco Tamiati, Fabien Thouand, Alexia Tiberghien, Massimiliano Tisserant, Marco Toro, Eriko Tsuchihashi, Gianluca Turconi, Corinne Van Eikema, Gianni Viero, Lucia Zanoni, Marco Zoni, Valentino Zucchiatti.
Mecenati Atelier Emé Esselunga S.p.A. Etro Fondazione Bracco Fratelli Prada S.p.A. Heracles Srl Rosetti Marino S.p.A.
Sostenitori *promotore Mario Joseph Abate Carlo Luigi Acabbi Ludovica Acerbi Camilla Achilli Emilia Acquadro Folci Noris Agosta Emilio Aguzzi de Villeneuve Carlo Giuseppe Aguzzi de Villeneuve Giuliana Albera Caprotti Adalberto e Anna Alberici Simona Alberizzi Fossati Luigi e Juliana Albert Stefano Alberti de Mazzeri Alberto Albinati Alberto Alemagna Ali Group Srl Guido Carlo Alleva Alvise Alverà Silvia Amati Bassani Amici della Scala Ennio Amodio Emilia Amori Mosca Steel Consulting Amulio Cipriani Lamberto Andreotti Cristina Angé Festorazzi Annas Srl Elisabetta Arrigoni Erica Astesani Anna Maria Aureli Rina Baderna Francesco Baggi Sisini Stefano Baia Curioni Giovanna Balestreri Carla Ballabio Gian Piero Bandera
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Paola Banducci Antonio Banfi Nice Barberis Gianni Barberis Canonico Antonella Barbier Randolfi Giuseppina Barbier Meroni Jenny Barbieri Milena Barbieri Oppizzio Giuseppina Barboni Rocca Orsina Baroldi Ignazio Giorgio Basile Andreina Bassetti Rocca Nicolò e Maria Vittoria Bastianini Carnelutti Fabrizio Battanta Matteo Bay Lucia Beato Borradori Rosa Bedoni Antonio Belloni Enrico Belloni Giancarlo Belloni Giulia Barbara Belloni Massimo Belloni Giorgio Giovanni Bellotti Carla Beltrami Zasso Jacob Benatoff Giuseppe Bencini Enrica Bencini Ascari Dina Berardi Terruzzi Paola Berardo Castelli Ernesto Beretta Roberto Beretta Camilla Beria di Argentine Paolo Berlanda Lina Bruna Bernardini Fabio Bernasconi Fabrizio Bernasconi Mercedes Bernasconi Mirella Bernasconi Vivante Maria Luisa Bernini Giuseppe Bernoni Maria Luisa Bertacco Umberto Bertelé Marina Bertoli Sirtori Milena Bertuzzi Rustioni Allegra e Dino Betti van der Noot Gloria Biagi Francesca Bianchi Barbara Bianchini Anna Bianchini d’Alberigo Luigi Binaghi Roberta Binda Nicole Blanga Fouques Daniele Blei Silvia Bohm Giovanna Bologna
Marina Bonacina Sciake Bonadeo Cesare Bonadonna Lidia Bonatelli Enrico Bonatti Kinina Bonatti Maria Enrica Bonatti Giuseppe Bonfardeci Giancarlo Bongioanni Maria Pia Bonomelli Ada Borella Federica Borella Emilio Borra Giuliana Bortolazzi Andrea Bosetti Luciana Bottoli Stefano Bottoli Amelia Boveri Puni Andrea Bracchetti Marco Bracchetti Roberto Bracchetti Alvise Braga Illa Gerardo Braggiotti Sebastiano e Bianca Maria Brenni Corinna Brenta del Bono Guido Brignone Ennio Brion Francesco Roberto Riccardo Brioschi Roberta Brivio Sforza Christopher Broadbent Maria Grazia Brunelli Pizzorno Titta Bruttini Carlo Buora Claudio Emilio Buzzi Cesare Buzzi Ferraris Gregorio Luigi Maria Caccia - Dominioni Giovanni Caizzi Gabriella Calabrese Gabriella Calori Vincenzo Caltabiano Antonietta Calvasina Vittoria Calvi Laura Camagni Claudio Camilli Maria Teresa Camisasca Lucia Campisi Borra Silvana Cannavale Viola Gregorio Cappa Luisa Cappelli Emilia Capponi Francesco Arnaldo Caridei Antonella Carnelli de Micheli Camerana Dora Carpaneda Silvia Casalino Rivetti Lucia Cassani Arrigoni
Guglielmo Castelbarco Albani Verri Laura Castelli Rebay Gigliola Castellini Curiel Maria Pia Cattaneo Mario Cattaneo Enzo Sergio Antonio Cattaneo Lidia Cavaggioni Gisella Cavaggioni Introini Giovanni Cavalli Tommaso Cavallini Enrica Cebulli Achille Cecchi Adolfo Cefis Luigi Cella e Piera Ferraris Centro del Funerale di Gheri Merlonghi Srl Carlo Cerami Lionel Ceresi Elisabetta Ceschi Caprotti Matteo Francesco Enrico Chiapasco Elisabetta Chiesa Enrico e Alessandra Chiodi Daelli Sergio Chiostri Simonetta Ciampi Gianfranco Ciboddo Anna Cima Cima 1915 Srl Marina Cimbali Giovanni Ciocca Letizia Cipolat Franca Cocchetto Emilio Cocchi Vittorio Codecasa Giulia Maria Teresa Cogoli Mario Colasurdo Liliana Collavo Valeria Collini Laura Franca Colombo Giulio Federico Colombo Colombo E C. Ascensori Srl Renata Colorni Comitalia – Compagnia Fiduciaria Fedele Confalonieri Luigi Consiglio Monica Coretti Elisa Corsi Tettamanti Carlo e Angela Corsi Maura Cortese Pacchioni Maurizio Corvi Mora Maria Laura Cozzi Lazzati Bianca Maria Cozzi Luzzatto Adolfo Cremonini Alfredo e Marialuisa Cristanini Cristina Cristiani Giovanni Cucchiani Gianfilippo Cuneo
Anna Cuppini Vittore Curti Antonella Dainotto Maria Danielli Brambilla Andrea Daninos Gianfranco De Giusti Elena Maria Giuseppina De Hierschel de Minerbi Vincenzo De Luca Giacomo De Marini Margot De Mazzeri Lorenza De Medici Sergio De Micheli Anna De Simone Margherita Del Favero Gianni e Rita Ostini Dell’Orto Giovanni Desimoni Marco Di Guida Leda Di Malta Demuru Maria Carla Discalzi Rosanna Dompieri Donatella Donati Maria Grazia Donelli Elena Du Chéne de Vére Maria Caterina Du Chéne de Vére Anna Du Chéne de Vére Margherita Du Chéne de Vére Villa Lorenzo e Anna Enriques Adriana Ercole Bruno Ermolli Giuseppe Faina Marco Fantini ed Ermella Zanieri Giorgio Fantoni Rita Farina Enrico Farsura Ariberto Fassati Gian Giacomo Faverio Gloria Favretti Grazia Fedi Gariboldi Anna Feltri Maria Pia Ferrari Paolo Ferrario Silvia Ferriani Giuliana Ferrofino Cesarina Ferruzzi Anna Maria Fiorelli Mariani Riccardo Fiorina Maria Cristina Fioruzzi Adriana Florit Respublica Fondazione Fiera Internazionale Milano Fondazione E.A. Alberto Fontana Maria Luisa Fontana Paola Maria Formenti Mirella Formenti Pio Paola Formenti Tavazzani
Alberto Fossati Maurizio Foti Cesare Pietro Franzi Laura Frassani Catanese Letizia Frezzotti Maria Frosi Merati Giulia Frosi Venturini Simone Fubini Carla Melissa Gabardi Irene Gaetani D Aragona Giorgio Gagliardini Fiorenzo Galli Elvira Gamba Busnelli Antonio Gandolfi Carlo Garbagnati Gian Maria e Anna Garegnani Mario Garraffo * Carla Gaslini Trotter Marina Gasparotto Curti Romolo Genghini Francesco Gerla Elena e Angela Gerosa Gustavo Ghidini Ambretta Ghio Federico Ghizzoni Roberto Giacomelli Bianca Maria Giamboni Paolo Giannini Mochi Camilla Ginori Conti Alberto Giordanetti Antonio Eugenio Giuliani Fernanda Giulini Vittorio Giulini Marina Gnecchi Ruscone Agostini Paola Gnesutta Nicoletta Gola e Giulia Larrieu Gaetana Gola Jacono Silvio Golia Marino Golinelli Micaela Goren Monti Tiziana Gosce Alessandra Greco Claudio e Luisa Grego Marva Griffin Wilshire Milvia Groff Stefania Grunzweig Patrizia Gualtieri Federico Guasti Francesca Maria Guidobono Cavalchini Massimo Guzzoni Jacopo Guzzoni Enrique e Maria Luisa Hausermann Alessandra Maria Heukensfeldt Slaghek Fabbri Mania Hruska Alberta Bianca Imperiali
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Investitori Sgr S.p.A. Giovanni Iudica e Maria Lorenza Sibilia Giustina Jaeger Victoria Josefowitz Giacomo Jucker Annalisa Kahlberg Francesca King Carla Klinghofer Enrico Lainati Giovanni Lalatta Paolo Alberto Lamberti Guido Landriani Pier Luigi Lanza Neda Lapertosa Antonia Lareno Faccini Mariateresa Lazzari Giorgetti Paolo Lazzati Elisabeth Le Van Kim Augusta Lebano Filippo Lebano e Maria Debellich Goldstein Pasquale Lebano e Bianca Maria Ranzi Viviana Lecchi Benjamin Lerner Elisabetta Levoni Graziella Levoni Libreria Antiquaria Mediolanum Bianca Lisi Lanzoni Cristina Litta Modigliani Franca Lo Bianco Claudio Locatelli Flavio Locatelli Pompeo Locatelli Maria Giovanna Lodigiani Giampaolo Longhin Marzio Longo Giampaolo Lottaroli Pietro Stefano Lucchini Ester Luciano Codagnoni Giacomo Umberto Lunghini Laura Lungo Riccardo Luzzatto Elio Maestri Carla Magnoni Pessina Umberto Maiocchi Guglielmo Maisto Luigi Majnoni D Intignano Maria Pia Malugani Giovanni Mameli Adriana Manara Guglielmo Manetti Rocco Mangia Silvana Mangiameli Beatrice Mangiameli Molinari Michele Mantero Roberto Marchesi
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Josepha Marchetti Piergaetano Marchetti Angelo e Alessandra Marchiò Alessandra Marcora Daniela Mari Floriana Maris Fernanda Marzoli Guy Andrea Attilio Cesare Marzorati Mario Marzorati Paola Marzorati Polar Gianni e Marialuisa Massardo Antonella Massari Maria Consolata Massone Silvana Mattei Maria Pia Matteoni Donatella Maveri Corrado Franco Maveri Gaia Maveri Maura Maveri Rota Roberto Mazzotta Mediaset S.p.A. Maria Pia Medolago Albani della Beffa Jacques Megevand Filippo Menichino e Orietta Tonini Brunella e Andrea Mennillo Massimo Menozzi Anna Rosa Meoni Merati Cartiera di Laveno S.p.A. Hillary Mary Merkus Srl Mia Francesco Micheli Paolo Vittorio Michelozzi Francesco Migiarra Mario e Lisetta Miglior Rosa Milesi Alberto Milla Carl Emil Minder Marco e Letizia Mirabella Roberti Luigi Augusto Miserocchi Rosita Missoni Jelmini Vittorio Moccagatta Ermete Molinari Alfredo e Isabella Molteni Corbellini Vincenzo Monaci Renata Monico Maddalena Montagnani Marina Montel Matilde Monti Michele Monti Fosca Montibelli Giovanni Morandi Noris Morano Orsi Warly Moreira Tomei Valentina Ippolita Moretti Albino Moretti
Giovina Moretti di Noia Tono Morganti Marzia Mori Ubaldini Alberto Moro Alberto Moro Visconti Franco Mosca Liliana Moscheri Claudio Murgia Musical Viaggi Sas Massimo Napolitano Delly Napolitano Perenze Giulia Natoli Federico Nordio Mario Notari Nucci Notari Lanzi Gian Battista e Chiara Origoni della Croce Francesco Orombelli Roberto Orsi e Bianca Maria Giamboni Giovanni Ortolani Thierry Oungre Gasparino Padovan Paolo Pagliani Gabriella Pagliani Torrani Roberto Pancirolli e Simona Valsecchi Angela Panzeri Roberto Paoli Maria Luisa Paolucci Vittorelli Giancarla Papa Angelo Pasini Maria Luisa Pasti Michelangelo Pastore Giovanni Pavese Laura Pavese Elena Pavesi Tegami Marco Pecori e Carla Comelli Pascale Pederzani Valeria Pella Maria Amedea Pelle Bruno Pennino Linda Perini Silvia Peruzzotti Marino Piacitelli Maria Piera Pigorini Carlo Piona Cecilia Pirelli Ferruccia Plaj Caldana Roberto Poli Francesco Pomati Alessandro Pontiggia Janine Simone Potherat Roberto Pratesi Stefano Preda e Elena Gambini Adalberto Predetti e Paola Caprotti Emanuela Predetti Santina Prina Mariani
Giorgio e Anita Quagliolo Riccardo Quarti Liliana Querci Innocenti Brunella Radici Marcella Raggi Carla Ratti di Desio Pragliola Marco Rayneri Dino Rebay Giovanni Rebay Antonio Recalcati Angelo Recalcati Beno Antonio Reverdini Emma Ricci Saraceni Cesare Rimini Luigi e Teresa Rinaldi Fabrizio Rindi Pia Ripamonti Gilda Ripamonti Giovanna Risso Bianchi Flavio Riva Emma Rivolta Sala Carla Bruna Rizzani Gabriella Annunziata Rizzi Gianni Rizzoni e Carla Ghellini Sargenti Luisa Robba Maria Antonia Robbiani Giorgio Rocco Ghilla Roditi Roberta Rodolfi Gabaldo Silvia Maddalena Romagnoli Patrizia Romani Cesare Romiti Federico Ronzoni Carol e David Ross Maria Angela Rossi Boccalero Mercedes Rossi Sandron Maria Angela Rossini Morini Anna Rosso Annamaria Rota Luigi Roth Maria Cecilia Rovetta Roberto Ruozi Elisabetta Rusconi Clerici Bassetti Virginia Russo Renzo Rustici Juanita Sabbadini Emilia Sacchi Spinelli Rossana Sacchi Zei Giovanni Saibene Paolo Saibene Floreana Saldarini Elsa Saltamerenda Severino Salvemini Stefano Salvetti Claudia Salvi Henry
Marialuisa Sangalli Stefano Sangalli Studio Legale Associato Santa Maria Barbara Santoli Carlo Sarasso Silvia Sardi Srl Sarge Gabriella Sarogni Gianluca Sarto Laura Sartori di Borgoricco Giuseppe Sbisà e Valentina Favretto Sbisà Iris Scaccabarozzi Tarter Luciana Scaramella Guglielmo Scattaro Manuela Vicky Schapira Carlo Schiavoni Peter Antonio Schilling Giuseppe e Giovanna Scibetta, Lucia Pamara Carlo Luigi Scognamiglio Pasini Daniela Scolari Codecasa Giuliana Seccafieno Dall’Ora Liliana Servi Sandra Severi Sarfatti Anna Sikos Silvio Fossa S.p.A. Paola Siniramed Antonio Somaini Massimo Sordi Luisa Sormani Cortesi Giuseppe e Giovanna Spadafora Mirella Sparaci e Lucia Formenti Decio e Cristina Spinelli Ressi Monica Cristiana Maria Staffico Stanza del Borgo Srl Lionello Stock Vlasta Strassberger Blei Lorenzo Stucchi Studio Giovanni Terruzzi Studio Associato Rovella Studio Legale Discepolo Studio Legale Majorana Studio Legale Zambelli - Luzza Federico Sutti Rosalba Tabanelli Mariani Boguslawa Targetti Kinda Giorgio Tarzia Tecnet S.p.A. Anna Laura Tedeschi Somaini Giuseppe Tedone Marco Francesco Testa Eugenio Tettamanti Daria Tinelli di Gorla Carlo Tivioli Francesca Torelli Emanuele Torrani
Flavio Torrini Albert Totah Roberto Tramarin Laura Tremelloni Giovanni Trocano Francesca Trucchi Annamaria Turri Tullio Turri Alessandro Turri Marina Vaglio Alberto Valentini Olivia Valli Collini Ombretta Valli Musiani Maria Luisa Vanin Tarantino Attilio Ventura Franco e Marialuisa Veroner Giovanni Viani Miriam Vicentini Rusconi Maria Savina Vigilante Roberto ed Elda Villani Piera Visconti Luchino Visconti di Modrone Antonio Visentin Vitale&Co. S.p.A. Enrico Vitali Franca Vitali Camillo Vitali Mazza Paolo Vitali Mazza Michela Vitali Scarpa Karin Wachtel Weber Shandwick Srl Ruth Westen Carlo Winchler Gianbruno Zamaretti Paolo M. Zambelli e Giulia Cocchetti Zambelli Chiara Zambon Margherita Elena Maria Zambon Marta Zambon Ghirardi Claudio Zampa Annalisa Zanni Franco Zanoletti Alberto e Nadia Zanolla Annalisa Zanotti Umberto Zanuso Elisabetta Zevi Franco Zito Chiara Zoppelli Cenzi Zorzoli Pigorini
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LA MUSICA SEGRETA DEL VIOLINO “PICCOLO” STORIONI UN PROGETTO DI ARTE, SCIENZA E FORMAZIONE Un piccolo violino costruito nel 1793 per le mani di un bambino può svelare segreti che i maestri liutai tramandavano solo oralmente? Ritrovato in modo fortuito il “Piccolo” è un raffinato gioiello della liuteria cremonese realizzato da Lorenzo Storioni. Grazie a una partnership tra Fondazione Bracco e Comune di Cremona, lo strumento oggi è oggetto di un complesso
intervento di studio scientifico e di restauro allo scopo di restituire questa opera d’arte alla comunità. I risultati delle campagne di analisi diagnostiche non solo sono essenziali per orientare la successiva fase di recupero, ma svelano anche misteri antichi e aprono scenari di ricerca. Lo strumento entrerà nel 2019 nelle collezioni civiche liutarie custodite nel Museo del Violino di Cremona.
#ViolinoStorioni I #ICantieriDelSuono I Museo del Violino I Arte e Scienza I Fondazione Bracco
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Siamo main partner della Filarmonica della Scala dal 2003. Perché crediamo nel valore della musica, nella sua capacità di unire le persone e nella magia di avvicinare le nuove generazioni a un patrimonio culturale unico. Perché la cultura conta.
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Ph. Filarmonica della Scala ©G.Gori
Le grandi emozioni meritano un grande palcoscenico.