Riccardo Chailly 4
novembre 2019
FONDAZIONE DI DIRITTO PRIVATO
Filarmonica della Scala stagione 19 | 20
S TAG I O N E D I C O N C E R T I 2 018 | 2 019
M
Maxim Vengerov, violino Šostakovič Lunedì 4 novembre Concerto n. 1 per violino op. 77 Inaugurazione Bartók Concerto per orchestra
2019
Riccardo Chailly
Y
CM
MY
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CMY
K
Riccardo Chailly
Lorenzo Viotti
Riccardo Chailly
C
Lunedì 29 aprile 2019, ore 20
Lunedì 25 marzo 2019, ore 20
Lunedì 12 novembre 2018, ore 20 Inaugurazione
Lunedì 13 gennaio 2020
Lunedì 4 febbraio 2019, ore 20
Constantinos Valery Gergiev
Sol Gabetta, violoncello Ravel Alborada del gracioso Lalo Concerto per violoncello Wagner Tristan und Isolde, Vorspiel und Liebestod Debussy La mer; Printemps
Lunedì
Pablo Heras-Casado Renaud Capuçon
Carydis Orchestra delMagdalena Teatro Mariinskij Kožená
violino
Lunedì 13 maggio 2019, ore 20
Daniele Gatti
Lunedì 6 aprile 2020Mozart
Sinfonia n. 29 K 201
Collegium VocaleŠostakovič Gent Sinfonia n. 5 op. 47 Philippe Herreweghe
Debussy mezzosoprano Prélude à l’après-midi d’un faune Lunedì 1 aprile 2019, ore 20 Mendelssohn Fabio Luisi Lunedì 3 febbraio 2020 Sinfonia n. 4 op. 90 Italiana Weber Lunedì Musorgskij - Ravel Oberon, Ouverture Quadri da un’esposizione Bruckner Sinfonia n. 7 Lunedì 17 febbraio 2020
Ottavio Dantone
Fabio Luisi Rana Igor Levit, pianoforte pianoforte
Janáček Jealousy, Preludio dall’opera Jenufa Beethoven Lunedì 2 marzo Concerto per pianoforte n. 4 op. 58 Dvořák Sinfonia n. 7 op. 70
2020
Marc Albrecht Kian Soltani violoncello
Lunedì 27 maggio 2019, ore 20
Michele 11 maggio 2020 Mariotti
Arcadi Volodos, pianoforte
Riccardo Chailly Beethoven per pianoforte n. 3 op. 37 LeonidasConcerto Kavakos Ives
Lunedì 11 marzo 2019, ore 20
Edward Gardner Beatrice
Emmanuel Tjeknavorian, violino Sibelius poema sinfonico op. 26 16Finlandia, marzo 2020 Concerto per violino op. 47 Brahms Sinfonia n. 1 op. 68
violino
Lunedì 15 aprile 2019, ore 20
Sinfonia n. 2
Domenica 13 ottobre 2019, ore 20
Lunedì 25 maggio 2020Harding Myung-Whun Chung Daniel
Isabelle Faust, violino Valery Gergiev
Sergey Khachatryan, violino Bruch Concerto per violino n. 1 Mahler Domenica Sinfonia n. 1 Titan
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Britten Concerto per violino op. 15 Berlioz ottobre 2020 Symphonie fantastique op. 14
Myung-Whun Chung
I programmi possono subire variazioni per ragioni artistiche e tecniche. Si prega di verificare sul sito www.filarmonica.it
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Teatro alla Scala Lunedì 4 novembre 2019, ore 20 Inaugurazione della Stagione di Concerti 2019-2020 Concerto sinfonico della
Filarmonica della Scala Direttore
Riccardo Chailly Il concerto è dedicato alla memoria di Fabrizio Saccomani, Presidente della Filarmonica della Scala venuto a mancare l’8 agosto scorso, che ha guidato l’Associazione con grande passione e competenza.
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Il concerto sarà trasmesso in diretta su Rai Radio3. Siamo lieti di offrire ai nostri abbonati e a tutti gli spettatori questo programma, disponibile anche in digitale sul sito filarmonica.it a partire da una settimana prima del concerto.
PROGR
Ludwig van Beethoven [1770 – 1827]
Beethoven
AMMA Sinfonia n. 2 in re magg. op. 36 Adagio Molto – Allegro con Brio Larghetto Scherzo: Allegro Allegro Molto
Composizione: 1801 - 1802 Prima esecuzione: Vienna, Theater an der Wien, 5 Aprile 1803 Organico: due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti; due corni, due trombe; timpani; archi Durata: 32 minuti circa
Sinfonia n. 3 in mi bem. magg. op. 55 Eroica Allegro con brio Marcia Funebre: Adagio assai Scherzo: Allegro vivace Finale: Allegro molto
Composizione: 1803 Prima esecuzione: Vienna, Theater an der Wien, 7 Aprile 1805 Organico: due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti; tre corni, due trombe; timpani; archi Durata: 47 minuti circa
Alberto Savinio Tombeau d’un roi maure, 1929. Olio su tela
Una visione
Testi di Maurizio Giani Insegna Estetica musicale nell’Università di Bologna. Si occupa da anni dei rapporti tra letteratura, estetica e musica, con particolare riferimento alla cultura tedesca dell’Otto e Novecento. È autore di Un tessuto di motivi. Le origini del pensiero estetico di Richard Wagner (1999), Johannes Brahms (2011) e La sublime illusione. Sul teatro di Richard Wagner (2017).
In copertina: Felice Casorati Beethoven, 1928. Olio su tela
Ascoltare una dopo l’altra la Seconda e la Terza Sinfonia di Beethoven permette di toccar con mano il progresso che l’Eroica segna rispetto alla consorella: forse e senza forse, il più grande balzo in avanti mai compiuto da un compositore rispetto alla propria produzione precedente. Si farebbe tuttavia torto alla Sinfonia in Re maggiore limitandosi a considerarla solo nel cono d’ombra del sinfonismo haydn-mozartiano: ultimata nell’autunno 1802, essa presenta infatti aspetti che l’apparentano ad altre composizioni sperimentali di quell’anno cruciale, in cui oltre alla pubblicazione delle sonate pianistiche dall’op. 26 alla 28 videro la luce le tre dell’op. 31 e il Concerto n. 3 in Do minore per pianoforte e orchestra. E si tratta di opere innovative (si pensi a sonate come il Chiaro di luna o la Tempesta!) solcate da inquietudini e scatti irosi, anche quando composte con l’occhio a modelli illustri, come il Concerto n. 3: che replica nella tonalità e nel carattere l’audace K 491 mozartiano (ma Beethoven, che venerava quel capolavoro, disse una volta a un amico: «Noi non riusciremo mai a fare nulla di simile»). Su questa scia, la Sinfonia mette da parte il tradizionale minuetto, sostituito dal più vivace e muscolare Scherzo, dispiega specie nei primi due movimenti una sconcertante ricchezza di nuclei tematici, che ne dilatano le dimensioni (oltre mezz’ora di durata, rispetto ai ventitré minuti circa della Prima Sinfonia), e non da ultimo sfrutta in modo costante gli strumenti a fiato, esibendo sonorità che stupirono i primi recensori, disorientati da un’opera, a loro dire, profonda e traboccante di energia, ma troppo elaborata e zeppa di modulazioni strane. Già l’introduzione lenta che apre il primo movimento (Adagio molto-Allegro con brio) procede per contrasti, articolandosi in tre episodi dal carattere così eterogeneo che Paul Bekker, nella sua monografia del 1912, non esitò a definirla una «improvvisazione per orchestra», una «libera fantasia». Tuttavia, a dare continuità a questo rapsodico preambolo è il progressivo incupirsi del clima espressivo una volta 7
conclusasi la luminosa e dolce frase d’apertura, enunciata dai legni e ripresa dagli archi: un intensificarsi inesorabile della tensione che tocca il culmine a b. 23, con la violenta irruzione dell’arpeggio discendente di Re minore, enunciato in fortissimo da tutta l’orchestra (un presagio, vent’anni prima, di quello che sarà il titanico tema principale della Nona Sinfonia). La scossa tellurica impressa alla musica da questa sorta di catastrofe sonora è tale da sospenderne per un istante la direzionalità; occorreranno altre dieci battute per ristabilire l’equilibrio compromesso, e con il balzo nell’Allegro con brio riconquistare certezze che sembravano svanite. L’Allegro è imperniato su due temi: il primo, teso e sbrigativo nei suoi guizzi di sedicesimi, è affidato agli archi; l’altro, più moderato nel passo, viene intonato da legni e corni, quasi una marcia militare, che nella seconda frase si accende all’improvviso di toni trionfali. Nel procedere vivace e spigliato del movimento si insinuano peraltro elementi che potremmo definire perturbanti: pause improvvise, accordi tensivi, e il riemergere, intrecciato al primo tema, del minaccioso motivo dell’introduzione, che ora coopera allo svolgimento del discorso. Anche la coda riserva qualche sorpresa: all’ultimo ritorno, il tema principale s’infrange per quattro volte contro una muraglia di accordi di settima dell’intera orchestra, che sfociano in un episodio di altissima concitazione prima della trionfale conclusione. Ai contrasti e alla gaiezza un po’ ruvida dell’Allegro con brio si contrappone una delle gemme del «primo stile» beethoveniano, l’oasi lirica del Larghetto, il suo primo grande movimento sinfonico in tempo lento. Esuberante nelle effusioni melodiche, è insolitamente costruito anch’esso in forma sonata, con una esposizione in cui si riconoscono quattro entità tematiche chiaramente definite, una sezione di sviluppo e la ripresa modificata della prima parte. Merita un commento l’incipit del tema iniziale, che sfrutta una figura nota nella musicologia tedesca come Quartsekundformel (quattro note ascendenti, un intervallo di quarta seguito da due di seconda), prediletta da Brahms, e frequente nella tradizione occidentale sin dal Te Deum di Marc-Antoine Charpentier (è presente ancora in Penny Lane di John Lennon): un avvio di schietto sapore popolare per un brano amabile e sereno, in cui qua e là riecheggiano, ma attenuati nel vigore, gli accenti energici del primo movimento. Si volta pagina con il successivo Allegro: come già accennato, non più un minuetto, ma uno Scherzo, che Beethoven introduce da ora in poi nella forma sinfonica lasciandosi 8
Giorgio de Chirico Orfeo trovatore stanco, 1970. Olio su tela
alle spalle il tradizionale, cerimonioso movimento di danza pur mantenendone il metro ternario e l’architettura tripartita con un Trio centrale. (Nella neoclassica Ottava il minuetto non verrà «ripristinato», come talvolta càpita di leggere: quel brano, indicato Tempo di Menuetto, è una parodia della vecchia danza, così come il minuetto “vero” della Prima, col suo passo travolgente, in realtà era già uno scherzo). Il ritmo è ora espresso allo stato puro, con il materiale tematico ridotto a una elementare figura-jolly di tre note, che genera asciutte geometrie. Nel Trio si affaccia una nuova melodia popolare, contrastata però da un brusco scatto degli archi concluso da un improvviso fortissimo di tutti i fiati. Proprio questi cambi improvvisi di tono, queste eruzioni di masse sonore apparentemente incontrollate spinsero la critica coeva, alla ricerca di termini che descrivessero meglio il nuovo stile beethoveniano, a parlare di Humor, da non intendersi nel senso corrente di “umorismo”, ma piuttosto indicativo di quella che potremmo chiamare l’“umoralità” della sua musica, che non esclude affatto toni profondamente seri. Un tratto che si accentua nel movimentato Finale, un Allegro molto aperto da una figura che Giorgio Pestelli ha felicemente definito, più che un tema, «un gesto stizzoso, uno spintone, tanto è rappreso tra le prime due note e il trillo aggressivo». Motivi più concilianti si affacciano subito dopo nei violoncelli, proseguiti con spunti, questa volta autenticamente umoristici, dei legni. L’architettura sta fra la forma sonata e il rondò: della prima ha la tripartizione in esposizione, sviluppo e ripresa; del secondo, la ripetizione integrale del primo tema all’avvio della seconda sezione. Da ultimo, una coda sviluppatissima, che sembra non voler mai concludere per il buon motivo che Beethoven ha ancora molto da dire; e l’interesse dell’ascolto non viene mai meno, tra sterzate impreviste e fermate enigmatiche, sino al loquace commiato della stretta finale. 9
Il 1802 era stato senza dubbio un anno di svolta. Beethoven però non si sentiva pienamente soddisfatto dei risultati: «da ora in avanti voglio battere un nuovo sentiero», pare che confidasse all’amico Krumpholz nel 1803. La Terza Sinfonia, che di questa neue Bahn sarebbe stato il grandioso antesignano, era allora in gestazione, e venne completata agli inizi del 1804. E quando il 7 aprile dell’anno seguente, dopo due esecuzioni semiprivate in casa del banchiere Würth e nel palazzo del principe Lobkowitz (20 e 23 gennaio), venne fatta conoscere a un più vasto pubblico nel Theater an der Wien diretta dallo stesso autore, gli ascoltatori, anche i meglio disposti, si trovarono di fronte un’opera che andava molto oltre la loro capacità di comprensione. È istruttivo leggere in proposito le opinioni di un anonimo recensore dell’autorevole Allgemeine musikalische Zeitung di Lipsia. Il 2 gennaio 1805, dopo un rinnovato ascolto della Seconda, aveva riassunto così il suo giudizio: Anche ora, dopo essercene fatti un’immagine più precisa, giudichiamo il Finale sin troppo bizzarro, selvaggio e stridente [grell]: ma grazie allo spirito possente e infuocato che spira in tutta quest’opera colossale, grazie alla ricchezza di nuove idee, trattate in modo quasi sempre originale, e alla profondità della dottrina artistica, possiamo pronosticare che essa durerà, e sarà ascoltata con sempre maggior piacere.
Il 20 gennaio il critico assistette all’esecuzione dell’Eroica in casa di Würth, e nonostante l’ammirazione sentì il bisogno di mettere le mani avanti: Questa composizione, lunga e di difficilissima esecuzione, è a dirla schietta una sviluppatissima fantasia, audace e selvaggia. Non mancano momenti belli e impressionanti, in cui si avverte lo spirito energico e talentuoso del suo creatore: ma molto spesso il tutto sembra perdersi nella più totale mancanza di regole. […] Il recensore conta tra i più sinceri ammiratori di Beethoven, ma di fronte a quest’opera deve ammettere di trovare un eccesso di bizzarrie e sonorità stridenti, per cui è difficile acquisire una visione prospettica e l’unità va quasi completamente perduta.
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Poster Serata delle Sonate di Beethoven, 1908.
L’esecuzione pubblica del 7 aprile non portò alcuna nuova luce, al contrario: Anche stavolta non ho trovato motivi per modificare il mio precedente giudizio […]. La sinfonia guadagnerebbe moltissimo (dura un’ora intera [corsivi dell’autore]) se Beethoven volesse decidersi ad accorciarla, e a introdurre dappertutto più luce, più chiarezza e unità. […] Anche dopo ascolti ripetuti la concatenazione generale sfugge persino a chi segua con la più viva attenzione; e questo, qualsiasi esperto di musica imparziale non potrà non trovarlo strano.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti della Terza Sinfonia, ormai accolta a pieno diritto nel pantheon delle composizioni di fronte alle quali, per ripetere una memorabile osservazione di Charles Rosen, «è difficile a volte dire se si sta ascoltando l’opera o non piuttosto la sua reputazione, l’immagine collettiva che ce ne siamo fatti». Dovendo riparlarne, converrà allora non soffermarsi troppo sull’aneddoto celeberrimo della dedica a Napoleone poi cancellata furiosamente da Beethoven quando apprese della sua incoronazione a imperatore, sostituita nell’edizione a stampa con le parole in italiano «Sinfonia Eroica [...] composta per festeggiare il sovvenire di un grand’Uomo», nonché sull’indubbio desiderio del compositore di dare forma artistica agli ideali di libertà della Rivoluzione francese. Tenteremo piuttosto di entrare in medias res in modo un po’ diverso, partendo da un commento, tanto acuto quanto ignoto, di Richard Wagner, che della sinfonia fu uno dei più appassionati ammiratori. Le sue parole ci sono state conservate nel diario della moglie Cosima, alla data del 17 giugno 1871: «Stamattina Richard mi ha detto a gran voce: “Sai come si chiama la nota chiave di tutta la musica moderna? Si chiama Do diesis, il Do diesis del primo tema dell’Eroica; chi, prima di Beethoven, chi mai dopo di lui ha saputo introdurre un sospiro come questo nella più totale calma del tema?”». Davvero un sottile, magnifico omaggio ad una composizione che sta all’Ottocento come La sagra della primavera al Novecento, e che lascia anche intuire da parte dell’autore del Ring una profonda comprensione strutturale di quella nota. Di fatto, l’analisi musicale moderna, da Heinrich Schenker a Brian Hyer, le ha dedicato ampio spazio: perché, giunto alla quinta battuta del tema, esposto sin lì dai violoncelli nella più pura apodissi del Mi bemolle maggiore, Beethoven d’improvviso scombussola e tema e tonalità d’impianto introducendo quello strano Do diesis, che con geniale mancanza di riguardi verso le aspettative dell’ascoltatore 11
fa scivolare l’armonia a Sol minore; non pago, il compositore dissesta la prosecuzione della melodia sovrapponendo al Do diesis un Sol dei violini, ripetuto per ben sei volte con andamento sincopato e risolto due battute più avanti su un La bemolle in sforzato che riporta finalmente a Mi bemolle. D’un colpo siamo messi di fronte a quella che, usando un’espressione cara alla cultura del post-strutturalismo, potremmo chiamare una mise en abyme dell’intero Allegro con brio, o, in modo più spiccio e meno rigoroso, il suo DNA: il brano è infatti caratterizzato da cima a fondo da percorsi armonici inconsueti, dissonanze, sincopi, sforzati, colpi di scena. Il «nuovo sentiero» imboccato da Beethoven passava dunque attraverso una profonda, radicale rimeditazione della grande forma classica, che proprio in questa sinfonia, e in particolare nel primo movimento, uno dei più grandi tempi di sonata mai scritti, viene condotta ad altezze impensate mediante l’interconnessione di tutti gli elementi tematici, che genera una totalità organica cui ogni particolare è sottomesso. L’Allegro con brio investe di forza sin dall’attacco l’idea di forma intesa non come architettura ma come processo, grazie ai due robusti accordi di tonica che fungono da introduzione (scritti nella forma definitiva solo in partitura), e spostando in avanti di due battute l’asse ritmico del tema principale gli conferiscono uno slancio che esso non potrebbe raggiungere da solo; e a ben vedere non siamo qui neppure in presenza di un vero tema a struttura periodica, quanto piuttosto di un semplice arpeggio di Mi bemolle maggiore – prima del fatale Do diesis –, che dopo questa presentazione “disturbata” viene ripreso dai fiati e infine scandito in fortissimo da tutta l’orchestra. Neanche il secondo tema, che compare nei legni (batt. 83 sgg.) dopo l’enunciazione di un importante gruppo secondario di motivi (non mancano esegeti che interpretano già questo gruppo come secondo tema) e amplissime formule cadenzali, ha la fisionomia consueta del tema cantabile sonatistico (consta semplicemente di un seguito di note ribattute), ed appare piuttosto come un momento di respiro nell’inarrestabile incedere del movimento. La semplicità dei materiali tematici è però inversamente proporzionale alla loro elaborazione: alla già vasta esposizione, caratterizzata verso la fine da poderosi accordi in ritmo binario, succede uno sviluppo gigantesco (245 battute), basato sulle note iniziali del tema principale e su numerosi spunti secondari già ascoltati nella prima sezione, mentre il ritmo del secondo tema circola onnipresente come una sorta di mastice. Al centro dello sviluppo un breve fugato – eco della tradizione settecentesca – viene spazzato via da un cataclisma sonoro di inaudita potenza, una 12
Jean-Michel Basquiat Eroica, 1988. Tecniche miste su tela
serie di masse accordali violentemente dissonanti e sincopate in sforzando: una pagina avveniristica per l’epoca, che molti anni dopo lo scrittore Wolfgang Robert Griepenkerl avrebbe definito nel romanzo Das Musikfest oder die Beethovener (1838) «36 battute di diciannovesimo secolo!». Segue un drammatico diminuendo, che introduce il celebre «terzo tema» in Mi minore, affidato agli oboi su un contrappunto dei secondi violini e dei violoncelli. Questa innovazione, come mostrano gli abbozzi, fu sin dall’inizio chiara nella mente di Beethoven; e con essa compare nei primi appunti, in varie stesure, anche l’idea di presentare, un istante prima della ripresa, il tema principale alla tonica (nel corno) su un tremolo di settima di dominante dei violini. Si tratta di una sconcertante violazione delle regole armoniche: eppure proprio questo celeberrimo passo ‘sbagliato’ 13
(alla prova generale della prima esecuzione Ferdinand Ries, pensando a un errore del cornista, imprecò contro l’innocente esecutore, e poco mancò che Beethoven non gli mollasse una sberla) testimonia della stupefacente capacità del compositore di pensare il processo armonico per così dire per campi gravitazionali: dopo l’amplissimo giro di modulazioni dello sviluppo, la forza di attrazione della tonica sembra qui tale da generare un gesto d’impazienza nei confronti della pur necessaria risoluzione cadenzale, che viene magistralmente “sporcata”. La ripresa assume così il senso di una schiacciante conferma del principio di identità, come avverrà, ma con mezzi diversissimi, nella Nona Sinfonia; e come in quella è seguita da una coda di proporzioni imponenti, in pratica un secondo sviluppo, in cui anche il terzo tema fa la sua ricomparsa. All’epico primo movimento succede la trenodia della Marcia funebre (Adagio assai), anch’essa frutto di una lunga elaborazione. È interessante notare come la luminosa sezione in Do maggiore, che con le sue visionarie accensioni subentra alla prima esposizione della marcia (un vero «lamento e trionfo»), dovesse nel progetto originario essere preceduta dal grande fugato in Fa minore che sconcertò più di un critico; ma nella stesura definitiva Beethoven rovesciò la successione degli episodi, inserendo il fugato dopo il ritorno della marcia e facendone l’apocalittico vertice dell’intero movimento, dove il contrappunto barocco è letteralmente portato oltre se stesso, lontanissimo dalla quietas in fuga, e investito di una forza espressiva senza precedenti. All’ultima ripresa della marcia segue uno smorto episodio in modo maggiore, dominato dai singhiozzanti ocheti dei violini; infine, nella coda (conquistata faticosamente, nota dopo nota: negli abbozzi si trovano ben otto versioni del passo), il tema principale si frantuma a poco a poco, interrotto da pause e da pizzicati dei bassi, sino all’ultima impennata prima del lungo accordo conclusivo. Nuova vita germoglia nello Scherzo, Allegro vivace (è interessante riferire l’opinione 14
Luigi Russolo Notturno, 1949. Olio su tela
Tullio Crali Le forze della curva, 1930. Olio su cartone.
curiosa di Paul Bekker: fedele alla sua visione di un Beethoven Tondichter, ‘poeta dei suoni’, il musicologo berlinese non esitò a dichiarare che il compositore avrebbe fatto meglio a collocare questo brano al secondo posto, in modo da creare con l’Allegro con brio un dittico velatamente programmatico, dominato da eroismo e vigore giovanile, prima dell’«Ei fu» della marcia funebre). Anche qui Beethoven immette nella cornice formale classica un’energia e una vitalità sconosciute anche ai movimenti analoghi delle due sinfonie precedenti. Al ritmo vivacissimo e a tratti spigoloso delle sezioni estreme, con brusche sincopi e persino un improvviso cambio di tempo nella ripresa, si contrappone la festosa fanfara dei corni nel Trio. Segue quasi senza interruzione il Finale, che attacca con una vertiginosa cascata di sedicesimi degli archi, conclusa da robusti accordi di tutta l’orchestra e da una corona solenne: è l’introduzione a una serie di variazioni su un tema utilizzato da Beethoven almeno altre tre volte prima dell’Eroica, nel balletto Le creature di Prometeo, in una delle 12 Contraddanze del 1801-1802 e nelle Variazioni op. 35 per pianoforte. Anche qui l’idea dello sviluppo organico si fa luce pienamente: quello che gli archi in pizzicato presentano dopo il tumultuoso preludio è infatti solo il basso del tema, il suo scheletro armonico, su cui si innestano poi contrappunti a tre e a quattro; solo nella terza variazione la linea melodica fa la sua prima comparsa, affidata all’oboe. Procedimenti fugati e inversioni del tema arricchiscono le variazioni successive, che crescono d’intensità sino al Poco andante, dove la melodia principale ritorna dapprima nella sua purezza, e viene poi condotta a una trionfale apoteosi. Le due variazioni finali fungono da raccordo alla coda: impressionante l’ultima, in cui il tema viene dissolto in una sorta di puntillismo dalle spettrali sonorità del flauto e del fagotto su un lunghissimo pedale dei violoncelli, rievocando a tratti la conclusione della marcia funebre. Poi, con una ripresa modificata dell’introduzione, la sinfonia vola verso lo splendido epilogo, autentica celebrazione di un umanesimo laico e rivoluzionario. 15
Umberto Boccioni Paesaggio al tramonto, 1906. Olio su tela
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Ludwig van Beethoven
1770
1778 1782 1784
1787
1792
1794 1795
1798 1800 1803
Ludwig van Beethoven viene battezzato a Bonn il 17 dicembre. Le ristrettezze economiche e i disordini psicologici del padre Johann segnano la sua infanzia. Il padre tenta, senza successo, di lanciare Ludwig come bambino prodigio. Inizia la vera e propria educazione musicale sotto la guida di C. G. Neefe, organista di corte. L’arrivo a Bonn del giovane arcivescovo Maximilian Franz vivacizza la stagnante atmosfera della cittadina. Viene fondata, tra l’altro, una Università, che Beethoven stesso frequenterà per qualche tempo. Beethoven si reca per la prima volta a Vienna, dove forse incontra Mozart, ma la morte della madre lo obbliga a interrompere il viaggio. A Bonn Beethoven incontra Haydn e, sempre stipendiato dall’arcivescovo, decide di recarsi nuovamente a Vienna per prendere lezioni dal grande maestro. Oltre che con Haydn, Beethoven studia con Salieri e Albrechtsberger. Con i primi concerti pubblici al Burgtheater si apre il periodo di maggior fortuna mondana ed economica di Beethoven. La fama di abile pianista gli apre le porte della nobiltà viennese; come compositore, oltre ai consensi di pubblico e critica, ottiene lucrosi contratti dalle case editrici. Tra il 1795 ed il 1815 Beethoven crea la maggior parte delle sue opere più famose: 8 delle 9 Sinfonie, 27 delle 32 Sonate per pianoforte, 7 concerti per strumento solista e orchestra, le musiche di scena per Coriolano ed Egmont, l’opera Fidelio ed un’imponente quantità di brani da camera. Si manifestano i primi sintomi di sordità. Il 2 aprile viene eseguita la Sinfonia n.1. Prima esecuzione della Sinfonia n.2. In estate Beethoven risiede nel rustico sobborgo di Heiligenstadt, dove
redige il famoso “Testamento”. Prima esecuzione pubblica, al Theater an der Wien, dell’Eroica. 1807 Sempre a Vienna viene eseguita la Sinfonia n.4. 1808 Il 22 dicembre, al Theater an der Wien, vengono presentate la Sinfonia n.5 e la n.6 Pastorale. 1809 L’Arciduca Rodolfo si impegna a versare uno stipendio annuale a Beethoven, a patto che egli rimanga a Vienna. Il 12 maggio la città, stretta d’assedio, si arrende alle truppe napoleoniche. 1812 Beethoven scrive a Teplitz, dove soggiorna nei mesi estivi, la lettera “all’immortale amata”. Viene eseguita la Sinfonia n.7. 1814 In febbraio prima esecuzione della Sinfonia n.8. In maggio, per i partecipanti al Congresso di Vienna, viene eseguito un concerto di musiche beethoveniane. 1815 Muore il fratello Kaspar Karl ed il nipote Karl viene affidato a Beethoven. Ne nasce una complessa controversia con la madre che il tribunale risolve, in favore del musicista, nel 1820. 1819 La sordità è totale. Il compositore può comunicare soltanto attraverso i cosiddetti “quaderni di conversazione”. 1824 Prima esecuzione, al Kärntnertortheater di Vienna, della Sinfonia n.9. 1825 Beethoven si stabilisce nella Schwarzenpanierhaus, ultima delle sue circa 30 residenze viennesi. 1827 Muore il 26 marzo, per un riacutizzarsi della cirrosi epatica di cui soffre da tempo. La sua scomparsa suscita a Vienna la più profonda emozione: circa 30.000 persone, tra cui le più eminenti figure della cultura, presenziano alle sue esequie. 1805
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Riccardo Chailly Direttore Riccardo Chailly è Direttore Musicale del Teatro alla Scala e
Francisco, al Covent Garden di Londra, alla Bayerische
Direttore Principale della Filarmonica della Scala. Dal 2016
Staatsoper di Monaco, all’Opera di Zurigo.
ha assunto la carica di Direttore Musicale dell’Orchestra
Riccardo Chailly è da oltre trent’anni artista esclusivo Decca.
del Festival di Lucerna, succedendo a Claudio Abbado. È
Tra i riconoscimenti più recenti delle sue oltre 150 incisioni
stato Kapellmeister del Gewandhausorchester di Lipsia, la
si segnalano il Gramophone Award come Disco dell’Anno per
compagine sinfonica più antica d’Europa, e Direttore Principale
l’integrale delle Sinfonie di Brahms e due Echo Classic nel 2012
dell’Orchestra del Royal Concertgebouw di Amsterdam, che ha
e nel 2015. L’attività discografica con la Filarmonica della Scala,
guidato per sedici anni.
dopo il disco Viva Verdi realizzato in occasione del bicentenario
Conduce le principali orchestre internazionali, tra queste
verdiano, è ripresa nel 2017 con Overtures, Preludi e Intermezzi
Wiener Philharmoniker e Berliner Philharmoniker, New York
di Opere che hanno avuto la prima rappresentazione alla Scala.
Philharmonic, Cleveland Orchestra, Philadelphia Orchestra
Decca ha appena pubblicato un cofanetto contenente 55 CD
e Chicago Symphony Orchestra. È ospite regolare di festival
di registrazioni con le principali orchestre internazionali per
quali Salisburgo e BBC Proms di Londra.
celebrare 40 anni di collaborazione. Con la Filarmonica della
La carriera di Riccardo Chailly in campo operistico registra
Scala è in uscita nel 2019 un nuovo CD dedicato a Nino Rota.
numerose produzioni al Teatro alla Scala, alla Staatsoper di Vienna, al Metropolitan di New York, all’Opera di San
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Filarmonica della Scala La Filarmonica della Scala viene fondata da Claudio Abbado e dai musicisti scaligeri nel 1982. Carlo Maria Giulini guida le prime tournée internazionali; Riccardo Muti, Direttore Principale dal 1987 al 2005, ne promuove la crescita artistica e ne fa un’ospite costante nelle più prestigiose sale da concerto internazionali. Da allora l’orchestra ha instaurato rapporti di collaborazione con i maggiori direttori tra i quali Leonard Bernstein, Giuseppe Sinopoli, Seiji Ozawa, Zubin Mehta, Esa-Pekka Salonen, Riccardo Chailly, Yuri Temirkanov, Daniele Gatti, Fabio Luisi, Gustavo Dudamel. Profonda è la collaborazione con Myung-Whun Chung e Daniel Harding. Daniel Barenboim, Direttore Musicale del Teatro dal 2006 al 2015, e Valery Gergiev, sono membri onorari, così come lo sono stati Georges Prêtre, Lorin Maazel, Wolfgang Sawallisch. Nel 2015 Riccardo Chailly ha assunto la carica di Direttore Principale. La Filarmonica realizza la propria stagione di concerti ed è impegnata nella stagione sinfonica del Teatro alla Scala. Sono oltre 800 i concerti all’estero in tournée. Ha debuttato negli Stati Uniti con Riccardo Chailly nel 2007 e in Cina con Myung-Whun Chung nel 2008. È ospite regolare
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delle principali istituzioni concertistiche internazionali. Da sette anni è protagonista del Concerto per Milano, il grande appuntamento sinfonico gratuito in Piazza Duomo, tra le iniziative Open Filarmonica nate per condividere la musica con un pubblico sempre più ampio, di cui fanno parte anche le Prove Aperte, il cui ricavato è devoluto in beneficenza ad associazioni non profit che operano nel sociale, e il progetto Sound, Music! dedicato ai bambini delle scuole primarie milanesi. Particolare attenzione è rivolta al repertorio contemporaneo: la Filarmonica della Scala commissiona regolarmente nuovi brani ai compositori del nostro tempo. Consistente la produzione discografica per Decca, Sony ed Emi. Da gennaio 2017 è disponibile il nuovo CD Decca diretto da Chailly che include Ouvertures, Preludi e Intermezzi di Opere che hanno avuto la “prima” al Teatro alla Scala. A giugno 2019 Decca ha pubblicato “The Fellini Album” diretto da Riccardo Chailly con le musiche da film di Nino Rota. L’attività della Filarmonica della Scala non attinge a fondi pubblici ed è sostenuta da UniCredit, Main Partner istituzionale dell’Orchestra e dallo Sponsor Allianz.
Musicisti Violini Primi Francesco De Angelis (Spalla) Francesco Manara (Spalla) Duccio Beluffi Rodolfo Cibin Agnese Ferraro Fulvio Liviabella Andrea Pecolo Suela Piciri Gianluca Turconi Corine Van Eikema Damiano Cottalasso Antonio Mastalli Elitza Demirova Claudio Mondini Francesca Monego Enrico Piccini Violini Secondi Giorgio Di Crosta* Anna Longiave Anna Salvatori Stefano Dallera Stefano Lo Re Paola Lutzemberger Gabriele Porfidio Estela Sheshi Francesco Tagliavini Alexia Tiberghien Valerio D’Ercole Rita Mascagna Szusanna Nagy Gabriele Schiavi
Viole Danilo Rossi* Carlo Barato Maddalena Calderoni Marco Giubileo Joel Imperial Francesco Lattuada Filippo Milani Emanuele Rossi Giuseppe Russo Rossi Eugenio Silvestri Federica Mazzanti Marcello Schiavi
Contrabbassi Giuseppe Ettorre* Omar Lonati Claudio Nicotra Michelangelo Mercuri Roberto Parretti Riccardo Baiocco Francesco D’Innocenzo Yen Chi Liang Jacopo Tarchini
Violoncelli Massimo Polidori* Jakob Ludwig Simone Groppo Gianluca Muzzolon Marcello Sirotti Massimiliano Tisserant Livia Rotondi Nasim Saad Andrea Scacchi Alberto Senatore
Oboi Fabien Thouand* Gianni Viero
Flauti Marco Zoni* Massimiliano Crepaldi
Corni Jorge Monte De Fez* Roberto Miele Giulia Montorsi Claudio Martini Trombe Marco Toro* Nicola Martelli Timpani Andrea Bindi*
Clarinetti Fabrizio Meloni* Christian Chiodi Latini Fagotti Valentino Zucchiatti* Nicola Meneghetti
* prima parte
I contrabbassi della Filarmonica montano corde
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UniCredit & Filarmonica della Scala un comune impegno per la musica a shared commitment to music UniCredit sostiene la cultura, e la musica in particolare, perché crede nel loro valore e considera fondamentale il loro apporto per favorire il dialogo e lo sviluppo economico e sociale sostenibile delle comunità.
UniCredit supports culture – and music in particular – because it believes in their importance and feels that they make a significant contribution to community spirit and sustainable economic and social development.
Con questo spirito, UniCredit affianca come Main Partner la Filarmonica della Scala e l’accompagna in tutte le sue attività, dalla Stagione di concerti in Teatro, alle tournée in Italia e all’estero, ai progetti di Open Filarmonica, alla produzione discografica.
In keeping with this belief, UniCredit is proud to be the Main Partner of the Filarmonica della Scala and supports all its activities: from the concert season at La Scala, to tours in Italy and abroad, and from Open Filarmonica projects to record production.
Grazie alla condivisione di importanti obiettivi, la Banca e la Filarmonica hanno costruito nel tempo una solida partnership, che ha coinvolto un pubblico sempre più ampio e nuovo in esperienze musicali di grande impatto e in rilevanti progetti di solidarietà.
UniCredit and the Filarmonica have built a strong partnership over the years thanks to their shared objectives, working together to engage a new and broader audience in exciting musical experiences and major charity initiatives.
Attraverso le attività della Filarmonica, Orchestra d’eccellenza, impegnata nel sociale e molto presente anche sulla scena internazionale, UniCredit esprime, in linea con la sua natura paneuropea, la vicinanza alle persone e promuove il benessere e la coesione delle comunità per cui opera.
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The world-class Filarmonica orchestra is deeply committed to social issues and also has a significant profile on the world stage. Its activities embody UniCredit’s aim of building close bonds with the people it serves as a pan-European bank and help it to improve the quality of life and togetherness of the communities where it operates.
Associazione Filarmonica della Scala
Fondatore Claudio Abbado Presidente onorario Alexander Pereira Sovrintendente del Teatro alla Scala Direttore principale Riccardo Chailly Soci onorari Daniel Barenboim Valery Gergiev Georges PrĂŞtre Lorin Maazel Wolfgang Sawallisch
Coordinatore artistico organizzativo Damiano Cottalasso Comunicazione e edizioni Marco Ferullo Segreteria artistica Alessandra Radice Coordinamento generale Hetel Pigozzi Organici e coordinamento della produzione Renato Duca
Consiglio di Amministrazione Renato Duca, Vicepresidente Carlo Barato Damiano Cottalasso Maurizio Devescovi Carla Mainoldi Andrea Manco Piero Mangano Francesco Micheli Daniele Morandini Roberto Parretti Luisa Prandina Cesare Rimini Severino Salvemini Ernesto Schiavi Gabriele Screpis Francesco Tagliavini
Collegio dei revisori dei conti Tullio Turri, Presidente Paolo Lazzati
Soci Orchestra Filarmonica Emanuela Abriani, Matteo Amadasi, Gianni Arfacchia, Giorgio Baiocco, Carlo Barato, Duccio Beluffi, Riccardo Bernasconi, Andrea Bindi, Lorenzo Bonoldi, Simonide Braconi, Giuseppe Cacciola, Maddalena Calderoni, Gerardo Capaldo, Stefano Cardo, Javier Castano Medina, Cavuoto Thomas, Christian Chiodi Latini, Rodolfo Cibin, Attilio Corradini, Damiano Cottalasso, Massimiliano Crepaldi, Stefano Curci, Gianni Dallaturca, Stefano Dallera, Francesco De Angelis, Giorgio Di Crosta, Renato Duca, Brian Earl, Torsten Edvar, Giuseppe Ettorre, Alessandro Ferrari, Agnese Ferraro, Renato Filisetti, Gabriele Garofano, Marco Giubileo, Olga Gonzalez Cardaba, Giuseppe Grandi, Simone Groppo, Silvia Guarino, Francesco Guggiola, Alois Hubner, Joel Imperial, Sandro Laffranchini, Francesco Lattuada, Fulvio Liviabella, Stefano Lo Re, Omar Lonati, Anna Longiave, Martina Lopez, Jakob Ludwig, Paola Lutzemberger, Francesco Manara, Andrea Manco, Piero Mangano, Nicola Martelli, Claudio Martini, Laura Marzadori, Antonio Mastalli, Olga Mazzia, Fabrizio Meloni, Nicola Meneghetti, Michelangelo Mercuri, Augusto Mianiti, Roberto Miele, Filippo Milani, Roberta Miseferi, Jorge Monte De Fez, Daniele Morandini, Francesco Muraca, Gianluca Muzzolon, Pierangelo Negri, Leila Negro, Claudio Nicotra, Roberto Nigro, Kaori Ogasawara, Maurizio Orsini, Giovanni Paciello, Roberto Parretti, Daniele Pascoletti, Andrea Pecolo, Emanuele Pedrani, Alfredo Persichilli, Suela Piciri, Massimo Polidori, Cosma Beatrice Pomarico, Gabriele Porfidio, Luisa Prandina, Marion Reinhard, Danilo Rossi, Emanuele Rossi, Giuseppe Russo Rossi, Anna Salvatori, Luciano Sangalli, Gianluca Scandola, Gabriele Screpis, Alessandro Serra, Enkeleida Sheshaj, Estela Sheshi, Eugenio Silvestri, Francesco Siragusa, Gaetano Siragusa, Marcello Sirotti, Dino Sossai, Danilo Stagni, Evguenia Staneva, Francesco Tagliavini, Francesco Tamiati, Fabien Thouand, Alexia Tiberghien, Massimiliano Tisserant, Marco Toro, Eriko Tsuchihashi, Gianluca Turconi, Corinne Van Eikema, Gianni Viero, Olga Zakharova, Lucia Zanoni, Marco Zoni, Valentino Zucchiatti.
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Mecenati Esselunga S.p.A. Fondazione Bracco Fratelli Prada S.p.A. Marino e Paola Golinelli Rosetti Marino S.p.A.
Sostenitori Mario Joseph Abate Carlo Luigi Acabbi Camilla Achilli Emilia Acquadro Folci Noris Agosta Emilio Aguzzi de Villeneuve Giuliana Albera Caprotti Adalberto e Anna Alberici Simona Alberizzi Fossati Luigi e Juliana Albert Stefano Alberti de Mazzeri Alfredo Albertone e Annamaria Scevola Alberto Albinati Alberto Alemagna A Socio Unico Ali Group S.R.L Guido Carlo Alleva Alvise Alverà Silvia Amati Bassani Amici della Scala Ennio Amodio Emilia Amori Mosca Lamberto Andreotti Cristina Angé Festorazzi Annas Srl Elisabetta Arrigoni Erica Astesani Anna Maria Aureli Francesco Baggi Sisini Stefano Baia Curioni Giovanna Balestreri Carla Ballabio Paola Banducci Nice Barberis Gianni Barberis Canonico Antonella Barbier Randolfi
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Giuseppina Barbier Meroni Jenny Barbieri Milena Barbieri Oppizzio Giuseppina Barboni Rocca Orsina Baroldi Sylvia Bartyan Ignazio Giorgio Basile Andreina Bassetti Rocca Nicolò e Maria Vittoria Bastianini Carnelutti Fabrizio Battanta Claudia Battinelli Matteo Bay Lucia Beato Borradori Rosa Bedoni Antonio Belloni Enrico Belloni Giancarlo Belloni Massimo Belloni Giorgio Giovanni Bellotti Carla Beltrami Zasso Jacob Benatoff Giuseppe Bencini Enrica Bencini Ascari Dina Berardi Terruzzi Paola Berardo Castelli Ernesto Beretta Roberto Beretta Lina Bruna Bernardini Fabio Bernasconi Mercedes Bernasconi Mirella Bernasconi Vivante Giuseppe Bernoni Maria Luisa Bertacco Umberto Bertelé Marina Bertoli Sirtori Milena Bertuzzi Rustioni Allegra e Dino Betti van der Noot Raffaella Bettinelli Curiel Gloria Biagi Francesca Bianchi Barbara Bianchini Anna Bianchini d’Alberigo Roberta Binda Nicole Blanga Fouques Daniele Blei Silvia Bohm Stefano Boeri Giovanna Bologna Marina Bonacina Sciake Bonadeo Cesare Bonadonna Lidia Bonatelli Enrico Bonatti Kinina Bonatti Maria Enrica Bonatti
Giuseppe Bonfardeci Giancarlo Bongioanni Maria Pia Bonomelli Ada Borella Federica Borella Emilio Borra Andrea Bosetti Luciana Bottoli Stefano Bottoli Amelia Boveri Puni Andrea Bracchetti Marco Bracchetti Roberto Bracchetti Alvise Braga Illa Gerardo Braggiotti Sebastiano e Bianca Maria Brenni Bianca Maria Brenni-Wicki Corinna Brenta del Bono Ennio Brion Francesco Roberto Riccardo Brioschi Roberta Brivio Sforza Christopher Broadbent Maria Grazia Brunelli Pizzorno Titta Bruttini Carlo Buora Claudio Emilio Buzzi Cesare Buzzi Ferraris Gregorio Luigi Maria Caccia - Dominioni Gabriella Calabrese Gabriella Calori Vincenzo Caltabiano Antonietta Calvasina Vittoria Calvi Laura Camagni Claudio Camilli Maria Teresa Camisasca Lucia Campisi Borra Silvana Cannavale Viola Gregorio Cappa Luisa Cappelli Emilia Capponi Francesco Arnaldo Caridei Antonella Carnelli de Micheli Camerana Dora Carpaneda Silvia Casalino Rivetti Lucia Cassani Arrigoni Cristina Cassinelli Guglielmo Castelbarco Albani Verri Laura Castelli Rebay Gigliola Castellini Curiel Maria Pia Cattaneo Mario Cattaneo Enzo Sergio Antonio Cattaneo Lidia Cavaggioni Gisella Cavaggioni Introini
Giovanni Cavalli Tommaso Cavallini Enrica Cebulli Achille Cecchi Adolfo Cefis Luigi Cella e Piera Ferraris Centro del Funerale di Gheri Merlonghi Srl Lionel Ceresi Francesca Cerri Elisabetta Ceschi Caprotti Matteo Francesco Enrico Chiapasco Elisabetta Chiesa Enrico e Alessandra Chiodi Daelli Simonetta Ciampi Gianfranco Ciboddo Anna Cima Cima 1915 Srl Marina Cimbali Giovanni Ciocca Letizia Cipolat Franca Cocchetto Emilio Cocchi Vittorio Codecasa Giulia Maria Teresa Cogoli Mario Colasurdo Liliana Collavo Valeria Collini Tiziana Collini Laura Franca Colombo Giulio Federico Colombo Renata Colorni Comitalia – Compagnia Fiduciaria Fedele Confalonieri Luigi Consiglio Monica Coretti Elisa Corsi Tettamanti Carlo e Angela Corsi Maura Cortese Pacchioni Maurizio Corvi Mora Maria Laura Cozzi Lazzati Bianca Maria Cozzi Luzzatto Adolfo Cremonini Giulia Crespi Mozzoni Alfredo e Marialuisa Cristanini Cristina Cristiani Gianfilippo Cuneo Anna Cuppini Vittore Curti Antonella Dainotto Mimma Danielli Brambilla Andrea Daninos Elena Maria Giuseppina De Hierschel de Minerbi Vincenzo De Luca Giacomo De Marini Margot De Mazzeri
Paola Tiziana De Sanna Anna De Simone Margherita Del Favero Gianni Dell’Orto e Rita Ostini Giampaolo Della Rosa Giovanni Desimoni Marco Di Guida Leda Di Malta Demuru Maria Carla Discalzi Rosanna Dompieri Donatella Donati Maria Grazia Donelli Elena Du Chêne de Vère Maria Caterina Du Chêne de Vère Anna Du Chêne de Vère Margherita Du Chêne de Vère Villa Lorenzo e Anna Enriques Adriana Ercole Bruno Ermolli Giuseppe Faina Anna Falchi Marco Fantini ed Ermella Zanieri Fantini Giorgio Fantoni Rita Farina Enrico Farsura Ariberto Fassati Gian Giacomo Faverio Grazia Fedi Gariboldi Anna Feltri Paolo Ferrario Giuliana Ferrofino Cesarina Ferruzzi Anna Maria Fiorelli Mariani Riccardo Fiorina Maria Cristina Fioruzzi Respublica Fondazione Fiera Internazionale Milano Fondazione E.A. Alberto Fontana Maria Luisa Fontana Paola Maria Formenti Mirella Formenti Pio Paola Formenti Tavazzani Alberto Fossati Maurizio Foti Laura Frassani Catanese Fabrizio Fregni Letizia Frezzotti Maria Frosi Merati Giulia Frosi Venturini Simone Fubini Carla Melissa Gabardi Irene Gaetani d’Aragona Giorgio Gagliardini Fiorenzo Galli Antonio Gandolfi
Carlo Garbagnati Gian Maria e Anna Garegnani Mario Garraffo Carla Gaslini Trotter Marina Gasparotto Curti B.B.R. Ass.Ni Srl Generali Italia Monza Romolo Genghini Francesco Gerla Elena e Angela Gerosa Gustavo Ghidini Ambretta Ghio Federico Ghizzoni Roberto Giacomelli Bianca Maria Giamboni Paolo Giannini Mochi Camilla Ginori Conti Alberto Giordanetti Antonio Eugenio Giuliani Fernanda Giulini Vittorio Giulini Marina Gnecchi Ruscone Agostini Paola Gnesutta Nicoletta Gola e Giulia Larrieu Gaetana Gola Jacono Micaela Goren Monti Tiziana Gosce Marva Griffin Wilshire Milvia Groff Stefania Grunzweig Patrizia Gualtieri Federico Guasti Giovanna Guicciardini Francesca Maria Guidobono Cavalchini Massimo Guzzoni Jacopo Guzzoni Enrique e Maria Luisa Hausermann Alessandra Maria Heukensfeldt Slaghek Fabbri Mania Hruska Alberta Bianca Imperiali Investitori SGR Spa Giovanni Iudica e Maria Lorenza Sibilia Giustina Jaeger Victoria Josefowitz Giacomo Jucker Annalisa Kahlberg Zvi Katz Carla Klinghofer Enrico Lainati Giovanni Lalatta Paolo Alberto Lamberti Guido e Gabriella Landriani Pier Luigi Lanza Neda Lapertosa Antonia Lareno Faccini Mariateresa Lazzari Giorgetti
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Paolo Lazzati Elisabeth Le Van Kim Augusta Lebano Filippo Lebano e Maria Debellich Goldstein Pasquale Lebano e Bianca Maria Ranzi Viviana Lecchi Benjamin Lerner Elisabetta Levoni Graziella Levoni Libreria Antiquaria Mediolanum Bianca Lisi Lanzoni Cristina Litta Modigliani Franca Lo Bianco Claudio Locatelli Flavio Locatelli Pompeo Locatelli Maria Giovanna Lodigiani Giampaolo Longhin Marzio Longo Giampaolo Lottaroli Pietro Stefano Lucchini Ester Luciano Codagnoni Riccardo Luzzatto Elio Maestri Carla Magnoni Pessina Umberto Maiocchi Guglielmo Maisto Luigi Majnoni d’Intignano Maria Pia Malugani Giovanni Mameli Adriana Manara Guglielmo Manetti Rocco Mangia Silvana Mangiameli Beatrice Mangiameli Molinari Michele Mantero Roberto Marchesi Josepha Marchetti Piergaetano Marchetti Angelo e Alessandra Marchiò Alessandra Marcora Daniela Mari Floriana Maris Fernanda Marzoli Guy Andrea Attilio Cesare Marzorati Paola Marzorati Polar Gianni e Marialuisa Massardo Antonella Massari Maria Consolata Massone Silvana Mattei Maria Pia Matteoni Donatella Maveri Corrado Franco Maveri Maria Gabriella Maveri Maura Maveri Rota
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Roberto Mazzotta Mediaset Spa Maria Pia Medolago Albani della Beffa Jacques Megevand Filippo Menichino e Orietta Tonini Brunella e Andrea Mennillo Massimo Menozzi Anna Rosa Meoni Merati Cartiera di Laveno S.p.a Hillary Mary Merkus Francesco Micheli Paolo Vittorio Michelozzi Mario e Lisetta Miglior Rosa Milesi Alberto Milla Carl Emil Minder Marco e Letizia Mirabella Roberti Rosita Missoni Jelmini Vittorio Moccagatta Ermete Molinari Alfredo e Isabella Molteni Corbellini Vincenzo Monaci Renata Monico Maddalena Montagnani Marina Montel Matilde Monti Michele Monti Fosca Montibelli Noris Morano Orsi Warly Moreira Tomei Valentina Ippolita Moretti Albino Moretti Giovina Moretti Di Noia Tono Morganti Marzia Mori Ubaldini Alberto Moro Alberto Moro Visconti Franco Mosca Musical Viaggi Sas Massimo Napolitano Delly Napolitano Perenze Giulia Natoli Federico Nordio Mario Notari Nucci Notari Lanzi Pierluigi Novello Marco Onado Gian Battista e Chiara Origoni della Croce Francesco Orombelli Roberto Orsi e Bianca Maria Giamboni Giovanni Ortolani Thierry Oungre Gasparino Padovan Adelmo Paganini Gabriella Pagliani Torrani
Roberto Pancirolli e Simona Valsecchi Angela Panzeri Roberto Paoli Maria Luisa Paolucci Vittorelli Maria Luisa Pasti Michelangelo Pastore Giovanni Pavese Elena Pavesi Tegami Marco Pecori e Carla Comelli Pascale Pederzani Valeria Pella Elena Maria Anita Perego Linda Perini Silvia Peruzzotti Marino Piacitelli Emma Pidi Novello Maria Piera Pigorini Carlo Piona Orestina Piontelli Cecilia Pirelli Carla Pizzoccaro Ferruccia Plaj Caldana Roberto Poli Francesco Pomati Alessandro Pontiggia Janine Simone Potherat Stefano Preda e Elena Gambini Adalberto Predetti e Paola Caprotti Emanuela Predetti Santina Prina Mariani Giorgio e Anita Quagliolo Riccardo Quarti Liliana Querci Innocenti Carla Ratti di Desio Pragliola Luigi Rainero e Laura Fassati Marco Rayneri Giovanni Rebay Antonio Recalcati Angelo Recalcati Beno Antonio Reverdini Emma Ricci Saraceni Cesare Rimini Luigi e Teresa Rinaldi Fabrizio Rindi Pia Ripamonti Gilda Ripamonti Giovanna Risso Bianchi Flavio Riva Emma Rivolta Sala Carla Bruna Rizzani Gianni Rizzoni e Carla Ghellini Sargenti Luisa Robba Maria Antonia Robbiani Giorgio Rocco Ghilla Roditi
Paola Anita Rodolfi Roberta Rodolfi Gabaldo Silvia Maddalena Romagnoli Patrizia Romani Armando Romaniello Federico Ronzoni Carol e David Ross Maria Angela Rossi Boccalero Mercedes Rossi Sandron Maria Angela Rossini Morini Anna Rosso Annamaria Rota Maurella Rota Luigi Roth Lorenza Rotti Maria Cecilia Rovetta Roberto Ruozi Elisabetta Rusconi Clerici Bassetti Virginia Russo Juanita Sabbadini Emilia Sacchi Spinelli Rossana Sacchi Zei Floreana Saldarini Elsa Saltamerenda Severino Salvemini Stefano Salvetti Claudia Salvi Henry Marialuisa Sangalli Stefano Sangalli Alberto Santa Maria Studio Legale Associato Santa Maria Marco Santi Barbara Santoli Salvatore Sanzo Carlo Sarasso Silvia Sardi Sarge Srl Gabriella Sarogni Gianluca Sarto Laura Sartori di Borgoricco Giuseppe Sbisà e Valentina Favretto Sbisà Chiara Scaglioni Luciana Scaramella Guglielmo Scattaro Manuela Vicky Schapira Carlo Schiavoni Peter Antonio Schilling Giuseppe e Giovanna Scibetta, Lucia Pamara Carlo Luigi Scognamiglio Pasini Daniela Scolari Codecasa Giuliana Seccafieno Dall’Ora Liliana Servi Sandra Severi Sarfatti Anna Sikos Silvio Fossa Spa
Paola Siniramed Antonio Somaini Francesca Somaini Massimo Sordi Luisa Sormani Cortesi Giuseppe e Giovanna Spadafora Mirella Sparaci e Lucia Formenti Decio e Cristina Spinelli Ressi Monica Cristiana Maria Staffico Stanza del Borgo Srl Vlasta Strassberger Blei Studio Giovanni Terruzzi Studio Associato Rovella Studio Legale Zambelli - Luzzati-Meregalli Studio Legale Discepolo Studio Legale Majorana - Fedi Federico Sutti Rosalba Tabanelli Mariani Boguslawa Targetti Kinda Giorgio Tarzia Tecnet Spa Anna Laura Tedeschi Somaini Giuseppe Tedone Marco Francesco Testa Eugenio Tettamanti Daria Tinelli di Gorla Carlo Tivioli Francesca Torelli Emanuele Torrani Flavio Torrini Albert Totah Roberto Tramarin Giovanni Trocano Francesca Trucchi Annamaria Turri Alessandro Turri Tullio Turri Alberto Valentini Olivia Valli Collini Ombretta Valli Musiani Maria Luisa Vanin Tarantino Attilio Ventura Franco e Marialuisa Veroner Giovanni Viani Maria Savina Vigilante Roberto ed Elda Villani Luchino Visconti di Modrone Antonio Visentin Vitale&Co. Spa Franca Vitali Camillo Vitali Mazza Paolo Vitali Mazza Karin Wachtel Weber Shandwick Srl Laura Wildermuth
Carlo Winchler Paolo M. Zambelli e Giulia Cocchetti Zambelli Chiara Zambon Margherita Elena Maria Zambon Marta Zambon Ghirardi Claudio Zampa Ermella Zanieri Fantini Annalisa Zanni Franco Zanoletti Alberto e Nadia Zanolla Annalisa Zanotti Umberto Zanuso Elisabetta Zevi Franco Zito Antonio Zoncada Cenzi Zorzoli Pigorini
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ENERGY MEETS REALITY
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© Filarmonica della Scala
LA CULTURA DEI VALORI PROFESSIONI DELLO SPETTACOLO
Fondazione Bracco è Socio Fondatore dell’Accademia Teatro alla Scala nell’ambito dei progetti formativi dedicati ai giovani. Balletto Cenerentola su commissione di Fondazione Bracco © Francesca Salamone
ARTE E GIOVANI
La mostra fotografica “Milano con gli occhi di Leonardo” riscopre grazie agli scatti di giovani fotografe dodici luoghi simbolo della Milano del 1482. Ca’ Granda (dettaglio) © Marta Baffi
ARTE E SCIENZA
Per la grande mostra “Leonardo e la Madonna Litta” torna in Italia, dopo trent’anni di assenza, un capolavoro di squisita bellezza. Fondazione Bracco è al fianco del Museo Poldi Pezzoli come Main Partner con un focus sulla campagna scientifica. Madonna Litta (dettaglio) © Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo, 2019
#MadonnaLittaMilano | #Leonardo500 | Arte e Scienza | Accademia Teatro alla Scala | Formazione | Fondazione Bracco
THE FELLINI ALBUM
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CD 4832869 / DIGITALE
Amarcord Suite - Otto e Mezzo suite La Dolce Vita suite Il Casanova di Federico Fellini suite I Clowns suite - Amarcord
UNIVERSAL MUSIC GROUP - CLASSICS & JAZZ ITALIA | www.universalmusic.it/classica
Fotograf ia di Giovanni Bortolani
Fondazione Golinelli Arti e scienze, scuola e impresa, ricerca e innovazione tecnologica: uno spartito su cui da oltre 30 anni si intessono armoniosamente cultura e sviluppo per il nostro Paese.
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Per la cultura insieme alla Filarmonica della Scala.
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Le grandi emozioni meritano un grande palcoscenico.
UniCredit main partner della Filarmonica della Scala
Siamo main partner della Filarmonica della Scala dal 2003. PerchĂŠ crediamo nel valore della musica, nella sua capacitĂ di unire le persone e nella magia di avvicinare le nuove generazioni a un patrimonio culturale unico. PerchĂŠ la cultura conta.
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