Orchestra Mariinsky Valery Gergiev 4
febbraio 2019
FONDAZIONE DI DIRITTO PRIVATO
S TAG I O N E D I C O N C E R T I 2 018 | 2 019
Lunedì 25 marzo 2019, ore 20
Lunedì 13 maggio 2019, ore 20
Maxim Vengerov, violino Šostakovič Concerto n. 1 per violino op. 77 Bartók Concerto per orchestra
Sol Gabetta, violoncello Lalo Concerto per violoncello Wagner Tristan und Isolde, Preludio Debussy La mer; Printemps
Mozart Sinfonia n. 29 K 201 Šostakovič Sinfonia n. 5 op. 47
Lunedì 4 febbraio 2019, ore 20
Lunedì 1 aprile 2019, ore 20
Lunedì 27 maggio 2019, ore 20
Orchestra del Teatro Mariinskij Debussy Prélude à l’après-midi d’un faune Mendelssohn Sinfonia n. 4 op. 90 Italiana Musorgskij - Ravel Quadri da un’esposizione
Bruckner Sinfonia n. 8
Arcadi Volodos, pianoforte Beethoven Concerto per pianoforte n. 3 op. 37 Ives Sinfonia n. 2
Lunedì 12 novembre 2018, ore 20 Inaugurazione
Mirga Gražinytė-Tyla
Riccardo Chailly
C
M
Y
Daniele Gatti
CM
MY
CY
CMY
K
Fabio Luisi
Valery Gergiev
Lunedì 15 aprile 2019, ore 20
Myung-Whun Chung Sergey Khachatryan, violino Bruch Concerto per violino n. 1 Mahler Sinfonia n. 1 Titan
Lunedì 11 marzo 2019, ore 20
Edward Gardner
Igor Levit, pianoforte Janáček Jealousy, Preludio dall’opera Jenufa Beethoven Concerto per pianoforte n. 4 op. 58 Dvořák Sinfonia n. 7 op. 70
Michele Mariotti
Domenica 13 ottobre 2019, ore 20
Lunedì 29 aprile 2019, ore 20
Riccardo Chailly
Emmanuel Tjeknavorian, violino Sibelius Concerto per violino op. 47 Brahms Sinfonia n. 1 op. 68
Daniel Harding
Isabelle Faust, violino Britten Concerto per violino op. 15 Berlioz Symphonie fantastique op. 14
I programmi possono subire variazioni per ragioni artistiche e tecniche. Si prega di verificare sul sito www.filarmonica.it
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Teatro alla Scala LunedĂŹ 4 febbraio 2019, ore 20
Concerto sinfonico della
Orchestra Mariinsky Direttore
Valery Gergiev
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Il concerto sarĂ trasmesso in diretta su Rai Radio3 Siamo lieti di offrire ai nostri abbonati e a tutti gli spettatori del concerto questo programma interamente realizzato dalla Filarmonica della Scala
PROGR Claude Debussy [1862 – 1918]
Prélude à l’après-midi d’un faune Poema Sinfonico Composizione: 1891 - 1894 Prima esecuzione: Parigi, Société Nationale de Musique, 22 dicembre 1894 Organico: tre flauti, due oboi, corno inglese, due clarinetti, due fagotti; quattro corni; percussioni; due arpe; archi Dedica: Raymond Bonheur Durata: 10 minuti circa
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Felix Mendelssohn Bartholdy [1809 – 1847]
Sinfonia n. 4 in la magg. “Italiana”, op. 90
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Allegro vivace Andante con moto Con modo moderato Saltarello. Presto Composizione: Lipsia, 13 Marzo 1833 Prima esecuzione: Londra, Hanover Square Rooms, 13 Maggio 1833 Organico: due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti; due corni, due trombe; timpani; archi Durata: 27 minuti circa
AMMA Modest Musorgskij [1839 – 1881]
Quadri da un’esposizione Orchestrazione di Maurice Ravel
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Promenade (Allegro giusto nel modo russico, senza allegrezza ma poco sostenuto) Gnomus (Vivo) - Promenade (Moderato comodo e con delicatezza) Il vecchio castello - Promenade (Moderato non tanto, pesante) Tuileries (Allegretto non troppo, capriccioso) Bydlo (Sempre moderato pesante) - Promenade (Tranquillo) Balletto dei pulcini nel loro guscio (Scherzino, vivo leggero) Samuel Goldenberg e Schmuyle, due ebrei polacchi uno ricco e uno povero - Promenade Il mercato di Limoges (Allegro vivo, sempre scherzando) Catacombae (Sepulcrum Romanum) (Largo) - Cum mortuis in lingua mortua (Andante non troppo, con lamento) La capanna sulle zampe di gallina (Baba Yaga) (Allegro con brio, feroce) La grande porta di Kiev (Allegro alla breve; Maestosso; Con grandezza)
Versione originale per pianoforte Composizione: Mosca, 12 Giugno 1874 Versione per orchestra di Maurice Ravel Composizione: Lyons-la-Foret, maggio-settembre 1922 Prima esecuzione: Parigi, Théâtre de l'Opéra, 19 ottobre 1922 Organico: tre ottavini, tre flauti, tre oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, sassofono; quattro corni, tre trombe, tre tromboni, bassotuba; timpani; percussioni; celesta; due arpe; archi Durata: 35 minuti circa
Suoni e visioni
Testi di Luca Ciammarughi Figura inusuale del panorama musicale, Luca Ciammarughi è pianista concertista, scrittore e conduttore radiofonico. Ha scritto recentemente i libri Soviet Piano, Da Benedetti Michelangeli alla Argerich e Le ultime Sonate di Schubert. Dopo una serie di cd dedicati a Schubert e Rameau, ha pubblicato quest’anno un disco dedicato a Casella e l’antologia “The sound of Picasso”.
Henri-Edmond Cross The Golden Isles, 1891-1892. Musée d'Orsay In copertina: Edgar Degas Ballerine dietro le quinte,1899. Museo Pu
«Vedere sorgere il sole è più utile per un compositore che ascoltare la Sinfonia “Pastorale” di Beethoven»: così affermava, con vena provocatoria, Claude Debussy. Non ci aspetteremmo da Felix Mendelssohn Bartholdy pensieri simili, eppure, alla fine del suo viaggio in Italia, egli disse: «La musica, non l’ho trovata nell’arte stessa, ma nelle rovine, nei paesaggi, nella gaiezza della natura». La Sinfonia n. 4 non cita melodie italiane, ma evoca piuttosto l’atmosfera complessiva del “paese dei limoni” che incantò l’amburghese. Il caso di Musorgskij è diverso, perché l’ispirazione originaria per i Quadri di un’esposizione derivò da una mostra di acquerelli e disegni del defunto amico pittore Victor Hartmann: eppure, la musica del russo si fa espressione di una forza primordiale estranea a ogni forzata civilizzazione, al punto da travalicare completamente sia l’idea di “arte al quadrato” che di “musica a programma”. Sebbene le tre composizioni che ascoltiamo stasera facciano riferimento, in modi diversi, alla natura e a elementi paesaggistici, nessuna di esse si ferma alla descrizione, ma cerca piuttosto di evocare i sentimenti e i simboli provocati da una visione. È questo il motivo principale dell’impossibilità di relegare la musica di Debussy nella pur fortunata definizione di “impressionismo”: essa non si limita a trasferire in ambito sonoro l’anti-accademismo dei pittori intenti a cogliere en plein air la verità del paesaggio e della luce, ma spalanca un mondo onirico altrimenti irrappresentabile, che si spinge fino all’estasi e all’angoscia. E non è certo casuale che fra i compositori che ispirarono Debussy ci fosse proprio Musorgskij, e in particolare il Boris Godunov, di cui il francese fu tra i primi a cogliere la visionaria modernità. 7
Lucien LÊvy-Dhurmer L'Après-midi d'un faune, 1910. Pastello
Claude Debussy Prélude à l’après-midi d’un faune «La musica moderna si sveglia nell’Après-midi d’un faune»: così affermava Pierre Boulez, sottolineando il «respiro nuovo» dell’arte musicale debussiana, la forma «liberata dalle costrizioni impersonali dello schema», che dà «libero corso a un’espressività sciolta e mobile». Per Boulez, l’Après-midi apre un’epoca, con il suo «potenziale di giovinezza che sfida l’esaurimento o la caducità». Quasi all’opposto si situa la lettura di Vladimir Jankélévitch, che vide nel Mezzogiorno debussiano un’ora già inclinata «verso il crepuscolo»: il sole al suo culmine è il momento in cui tutto è perfettamente in atto e, dunque, «non ci sono più possibili», come nel crudele azzurro mallarmeano o nel mortale biancore dello Zarathustra. Rivoluzionario o decadente? Debussy fu sia l’uno che l’altro: ma è chiaro che farne enfaticamente il portabandiera di “magnifiche sorti e progressive” non può che condurre su una falsa strada. «Invece che cercare di diffondere l’arte nel pubblico, propongo la fondazione di una società di esoterismo musicale»: questa idea, confidata all’amico Chausson, potrebbe farci pensare a un Debussy elitario e capofila di certa sprezzante avanguardia, ma dev’essere contestualizzata nella Francia a cavallo fra Ottocento e Novecento. La mistica wagneriana aveva invaso le terre galliche, divenendo ben presto una moda e una posa: per distaccarsene, Debussy aveva invocato, più che una rivoluzione, un ritorno alla chiarezza, all’eleganza e alla semplicità degli avi Couperin e Rameau (ma anche al “divino arabesco” di Orlando di Lasso, Palestrina e Bach). La reazione del francese contro le mode inseguite dalla massa (“il gregge”) è dunque tutt’altro che una tabula rasa della tradizione: al contrario, si potrebbe dire che ciò che lo disturbava era proprio la costrizione a essere “di tendenza”, a sentirsi parte di un’attualità che in quel momento era rappresentata da un wagnerismo già divenuto manieristico. Dove trovò una via liberatoria? Non solo nel culto degli antichi, ma anche nei suoni provenienti da Oriente, che ebbe la ventura di ascoltare alla prima Esposizione Universale tenutasi a Parigi nel 1889, dove rimase incantato dalla musica di quegli «affascinanti piccoli popoli» il cui Conservatorio è «il ritmo eterno del mare, il vento fra le foglie, e i mille piccoli rumori che ascoltarono con cura, senza mai consultare arbitrari trattati». Il gamelan, orchestra di strumenti musicali giavanesi, diede a Debussy lo stimolo decisivo per liberarsi dalle costrizioni di scuola in cui l’arte musicale rischiava di infognarsi. «Si cerca troppo 9
di scrivere, si fa musica per la carta, mentre è fatta per le orecchie!»: basterebbe questa affermazione per dimostrare quanto anti-cerebrale fosse la ricerca musicale di Debussy, più rabdomantica che sistematica. In questo senso, la definizione debussiana della musica come “matematica misteriosa” è stara ampiamente fraintesa. Egli infatti intuì in essa dei rapporti matematici, senza però in alcun modo volerli spiegare: «La bellezza di un’opera d’arte resterà sempre misteriosa, ovvero non potremo mai esattamente verificare “come essa è fatta”». Benché Debussy si ponesse in naturale conflitto con la generazione romantica, la sua concezione di un ineffabile artistico che si rispecchia in una natura indecifrabile proviene, attraverso Baudelaire, dai romantici stessi: «La musica è una matematica misteriosa i cui elementi partecipano dell’infinito. Essa è responsabile dei movimenti delle acque, del gioco delle curve descritte dalle mutevoli brezze; niente è più musicale di un tramonto. Per chi sa guardare con emozione è la più bella lezione di sviluppo scritta in quel libro non letto abbastanza assiduamente dai musicisti, voglio dire: la Natura». Se Debussy pone come base l’idea di un’ineffabilità della musica e di un suo legame misterioso con la Natura, cosa lo differenzia dai romantici? Innanzitutto una diversa visione del mondo, che si traduce spontaneamente in una musica diversa. Mentre la religione e il profondo Senso in essa insito rimangono al centro dell’immaginario romantico e wagneriano, in Debussy i piaceri sensibili diventano prioritari («la musica francese vuole prima di tutto far piacere»), con tutti i rischi di spaesamento che ciò comporta: primo fra tutti lo smarrimento di un ordine logico della realtà. «Il mio sogno sono i poemi in cui i personaggi non discutono, ma subiscono la vita e la sorte»: tale sorte può essere un “godimento immediato” o al contrario un dolente spleen privo di ragione. Questa Weltanschauung raggiunge il suo apice nel Pélleas et Mélisande, ma già nel Préude à l’après-midi d’un faune è evidente. Non è un caso che, dopo la prima esecuzione, avvenuta il 22 dicembre 1894 alla Société Nationale di Parigi sotto la bacchetta di Gustave Doret, un professore del Conservatorio disse che il Prélude era «une sauce sans lièvre» (una salsa senza lepre): la centralità del timbro, e l’idea che le variazioni di colore fossero più importanti del motivo melodico “in sé”, venne percepita come una forma di vacuo decorativismo, laddove invece Debussy rendeva sostanziale ciò che fino ad allora era stato accessorio. Peraltro, affermare che la melodia debussiana non abbia sostanza in sé è ampiamente discutibile: quando, nel cuore del Prélude, compare un’espansiva e lirica idea in re 10
Arnold Böcklin Serata primaverile, 1879. Szepmuve Museum
bemolle maggiore, la memoria ci porta quasi a Chopin (in un’intervista, il pianista Samson François affermò giustamente, a proposito di Mozart, Chopin e Debussy, che essi sono «grandi melodisti proprio perché prima di tutto sono grandi armonisti»). Già nell’egloga di Mallarmé, a cui il Preludio si ispira (inizialmente Debussy aveva pensato a un trittico, con Interludio e Parafrasi finale), è evidente che la sensualità, trionfante e al contempo angosciosa, è centrale: «Quelle ninfe, le voglio perpetuare». L’opera d’arte diviene possibilità di perpetuare non solo il desiderio erotico, ma l’oggetto stesso del desiderio (le ninfe appunto, una «più casta» e l’altra «tutta sospiri, come calda brezza») e l’atto vero e proprio del fauno che tenta di amoreggiare con esse: un atto talmente imprendibile che il poeta si chiede: «forse amai un sogno?». Sia Mallarmé sia Debussy affondano parole e note nella carne viva («Le rapisco allacciate e volo a questa/ macchia, schivata dalla frivola ombra, / folta di rose che nel sole estenuano/ ogni profumo, dove sia il sollazzo/ nostro simile al giorno consumato»): e infatti, quando Pierre Monteux diresse il balletto con la coreografia di Nižinskij, Debussy chiese al direttore d’orchestra di suonare forte laddove in partitura era scritto forte, senza univocamente ricercare quelle immateriali evanescenze che l’immaginario collettivo associa al concetto di impressionismo. Se è vero, infatti, che la solitaria melopea iniziale del flauto è indicata “piano, doux et expressif” (dolce ed espressivo), nella partitura non mancano i crescendo, gli animando, fino appunto a quel tema in re bemolle maggiore esposto da flauto, oboe, clarinetto e corno inglese e poi ripreso dagli archi “très expressif et très soutenu”. La ripresa del tema iniziale avviene in un clima di languida estenuatezza, in cui l’atto del piacere mostra la sua caducità, quell’angoscia meridiana che, come ricorda ancora Jankélévitch, Nižinskij rappresentò mimando il “coito con il Niente”. È il momento del terror panico, l’agonia di tutte le speranze. Ed è in questo modo che Debussy, pur rifuggendo da ogni vago misticismo, evita la caduta in un edonismo autocompiaciuto. C’è qualche punto di contatto con Skrjabin (il quale affermava che «l’impulso creativo ha tutti i segni della stimolazione sessuale» e che in un artista «se si indebolisce l’area sessuale, si indebolisce la sua arte. Massima creatività, massimo erotismo»), ma nel russo la componente orgiastica è vissuta con euforico slancio, mentre nel francese (come in Mallarmé, ma anche in Proust) c’è l’impressione che quanto più vivide sono le sensazioni tanto più sarà terribile la ricaduta nel “Regno del Nulla”. 11
Felix Mendelssohn Bartholdy Sinfonia n. 4 in la magg. “Italiana” «Questa è l’Italia! E ora è iniziato quello che ho sempre pensato essere la gioia suprema della mia vita. Mi piace moltissimo. Oggi è stato così pieno che, alla sera, devo ricompormi un po’, così vi scrivo, cari genitori, per ringraziarvi di avermi dato tutta questa felicità»: queste furono le parole indirizzate da Felix Mendelssohn al padre Abraham il 10 ottobre 1830, da Venezia. L’Italia era stata l’ultima tappa, e l’apogeo, della Bildungsreise del giovane nato ad Amburgo, che già da adolescente parlava sei lingue (fra vive e morte), disegnava e dipingeva a meraviglia e brillava in attività come la danza, l’equitazione, il nuoto, la ginnastica, gli scacchi e il biliardo; oltre naturalmente a essere un enfant prodige della musica, appresa dapprima dalla madre e poi da illustri musicisti, fra i quali fu determinante Carl Friedrich Zelter, consigliere di Goethe. Se pensiamo al Wilhelm Meister, non ci stupisce che Mendelssohn, che proprio di Goethe fu protégé, abbia fatto seguire agli anni d’apprendistato gli anni di viaggio: il suo Grand Tour si estese dalla primavera del 1829 all’estate del 1832, toccando dapprima l’Inghilterra, poi la Scozia (fonte d’ispirazione per la Sinfonia n. 3) e infine raggiungendo l’Italia dopo esser passato per Lipsia, Weimar, Monaco di Baviera e Vienna. Nonostante la felicità di trovarsi in Italia, è evidente che Mendelssohn visse la sua Wanderung nello Stivale con un pizzico di disagio. Il suo ordinato e operoso carattere mal si adattò ai disordini e ai languori italici, al punto che a Milano, tappa finale del viaggio, dichiarò: «Detesto di tutto cuore il libertinaggio di oggi». Veniva fuori in tal modo anche il puritanesimo del giovane di alta borghesia che visitava un paese straniero osservandolo come un privilegiato turista, più che immergendovisi fino in fondo. Non è un caso che, dopo aver toccato Venezia, Bologna e Firenze, a Roma il suo cicerone fu un diplomatico prussiano, il barone Christian von Bunsen, o che all’Accademia di Francia egli fosse rimasto particolarmente colpito dall’arte di uno scultore danese, Thorvaldsen. È come se volesse ritrovare il suo Nord anche a Sud. Ciò che di autenticamente italico 12
Felix Mendelssonhn Bartoldy Paesaggio della costiera amalfitana, 1839
lo colpì, oltre alle musiche della Cappella Sistina (fra cui il Miserere di Allegri) e ai riti legati all’elezione del nuovo Papa, fu lo sfavillante carnevale romano. Ma fu proprio a Roma, nonostante le suggestioni dionisiache, che Mendelssohn formulò nel 1831 una sorta di “credo” in un classicismo atemporale: «Affinché una cosa abbia carattere, bellezza e grandiosità, bisogna che non abbia che un solo aspetto, a patto che questo unico aspetto sia portato alla sua più alta perfezione». La ricerca di un’unità che trascenda i particolarismi del folklore è evidente nella Sinfonia “Italienische”. Non traggano in inganno i motivi pieni di gaiezza del primo movimento o del Saltarello finale: dal punto di vista costruttivo e del contrappunto, la composizione ha una serietà e a tratti addirittura una gravità tipiche di un compositore di area nordeuropea. È indicativo il fatto che Mendelssohn non abbia di certo composto l’Italiana di getto durante il viaggio, ma l’abbia soltanto abbozzata, per poi elabolarla con pazienza negli anni successivi. Lo spirito autocritico del compositore, che terminò la Sinfonia nel 1833 ma poi la rimaneggiò vari anni dopo, insoddisfatto, fu così forte da portarlo a vietarne la pubblicazione, che fu quindi postuma (1851). Il primo movimento si apre con un impulso nella dinamica forte, seguìto da fibrillanti terzine di flauti, clarinetti, fagotti e corni, che fanno da tappeto al tema pieno di slancio e luminosità. In questo incipit si respira tutto l’entusiasmo della giovinezza: un entusiasmo eroico ma anche febbrile, ipercinetico (i testimoni dell’epoca raccontano di un Mendelssohn dal carattere nervoso, facilmente irritabile e sovreccitabile: qualche anno dopo, Schumann lo descriverà nell’atto di battere furiosamente i piedi per terra in accessi di rabbia). Lo sviluppo, densamente contrappuntistico, alterna severa solennità e attitudine giocosa, introducendo anche un nuovo tema dall’incedere cavalleresco. Particolarmente originale è la presenza di una cadenza 14
Felix Mendelssonhn Bartoldy Vista di Amalfi, 1831
dell’oboe alla fine dello sviluppo, in un momento di lirica stasi che precede la ripresa, in modo simile a quanto avverrà nel Concerto per violino in mi minore op. 64 (in cui la cadenza del solista, eccentricamente, arriva molto prima del consueto). La ripresa riunisce liberamente il tema fugato dello sviluppo e i temi dell’esposizione. L’Andante con moto che segue, talora definito “marcia dei pellegrini”, non ha nulla di propriamente italiano: alcuni vi videro un canto di pellegrini boemi, che probabilmente Mendelssohn ascoltò durante una processione a Napoli, altri la citazione di un tema di Zelter. La melopea, quasi un lamento, è enunciata da viole, oboi e fagotti, mentre l’accompagnamento di violoncelli e contrabbassi infonde il moto processionale. Secondo Charles Rosen, entriamo qui nella sfera del kitsch religioso: Mendelssohn unisce alla dimensione del pittoresco quella del devozionale, trasformando la sala da concerto in una chiesa. Nel Minuetto, “Con moto moderato”, si percepiscono invece inflessioni e abbellimenti da belcanto, ma anche evocazioni di un Settecento bucolico (gli accompagnamenti quasi à la musette) dagli accenti vagamente mozartiani, mentre il Trio alterna con lieve umorismo squilli di trombe e corni a commenti in ritmo puntato di violini e flauti. Il Saltarello finale si apre con quattro violenti accordi e un leggero ma dionisiaco motivo esposto dai flauti in terze, poi dagli altri fiati e quindi, in maniera più travolgente, dai violini. Nonostante l’idea orgiastica di una tarantella portata all’estremo, la quadratura ritmica di stampo teutonico e gli episodi di fitto contrappunto ci ricordano che Mendelssohn rappresenta pur sempre l’Italia dal punto di vista di un tedesco. Ma è anche vero che questa musica potrebbe rappresentare, come scrisse in una lettera indirizzata a Zelter da Roma, «la più favolosa combinazione di allegria e serietà, come solo in Italia si può trovare». Un elemento che rafforza l’idea di una combinazione di umori opposti è la conclusione in tonalità minore: altro segno di originalità, dato che la Sinfonia si era aperta in la maggiore.
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Wassily Kandinsky La grande porta di Kiev, XVI, 1930. Tempera, inchiostro e acquerello su carta. Theaterwissenschaftliche Sammlung in der Universität, Colonia
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Modest Musorgskij Quadri da un’esposizione Modest Musorgskij, altro enfant prodige del pianoforte già in grado di suonare a nove anni un Concerto di Field, con i Quadri di un’esposizione non creò una serie di bozzetti per un pubblico avido di facili effetti pianistici, ma un grande ciclo unitario il cui significato spirituale trascende il virtuosismo strumentale. L’ispirazione pittorica è solo un pretesto: sappiamo che le idee musicali nacquero da disegni e acquerelli di Viktor Hartmann, ma ben presto Musorgskij fu rapito dai propri fantasmi e da immagini e simboli che fluttuavano nella sua fantasia. Fondamentale è il fatto che i Quadri, del 1874, si collochino fra gli anni del Boris Godunov e quelli della Chovanščina: il compositore vi elabora un “carattere russo” che è molto lontano dal bozzettismo romantico, e che apre piuttosto al simbolismo. Si potrebbe dire che ogni quadro, più che descrivere paesaggi e personaggi, rappresenti una condizione mentale o, in termini mistici, uno stato dell’anima. Perciò il compositore sperimentò soluzioni estreme, quasi “petrose”, con un’asciuttezza che richiama i mistici ortodossi, gli starets che popolano le pagine di Dostoevskij, decisi a liberarsi di ogni soggettivismo. Follia visionaria e santità si toccano. Si è spesso detto che Ravel attuò un tradimento del selvatico originale pianistico musorgskiano. Ma se la seducente orchestrazione del francese, con un impiego massiccio delle percussioni e una scintillante ricchezza di combinazioni timbriche, sembra spettacolarizzare l’essenziale scrittura del russo, gli effetti non sono mai privi di significato: si pensi agli interventi dello xilofono e del triangolo, non semplici aggiunte di colore, ma evocazioni di quegli elementi demoniaci e di quei fantasmi interiori che risultano ancora più spettrali nel registro acuto. Ravel non rinuncia certo alla morbida sensualità (pensiamo a certi portamenti e glissandi degli archi o al suadente sax), ma vi oppone momenti tutt’altro che edonistici, con inquietanti suoni soffocati da sordine o momenti di violenza parossistica. Esemplare, nel finale, è l’alternanza fra l’organico pieno e la misteriosa purezza del “senza espressione” affidato a un quartetto composto da clarinetto, clarinetto basso, fagotto e controfagotto. 17
Claude Debussy
1862
1872
1880
1884
1887 1888 1889
1890 1894
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Claude-Achille Debussy nasce a Saint-Germain-en-Laye, primo di cinque figli. Il padre è un commerciante di porcellane, la madre una cucitrice. A sette anni riceve le prime lezioni di pianoforte. Entra al conservatorio di Parigi, dove studia composizione con Ernest Guiraud, armonia con Émile Durand, pianoforte con Antoine Marmontel e organo con César Frank. Debussy mostra fin dai primi anni un talento di straordinaria originalità, oltre a qualità di pianista che avrebbero potuto aprirgli la carriera concertistica. Si trasferisce in Russia dove impartisce lezioni di musica ai figli di Nadežda von Meck, la ricchissima vedova di un imprenditore delle ferrovie nota soprattutto per essere stata mecenate e confidente di Čajkovskij. Negli stessi anni Debussy conosce la cantante madame Vesnier, che ispirerà le sue prime composizioni per voce e pianoforte su testi di Verlaine. Debussy vince il Prix de Rome con la scena lirica L’enfant prodigue. Si trasferisce a Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia, l’anno seguente. A Roma ha modo di ascoltare, senza troppo apprezzarle, le composizioni degli operisti italiani. Invia all’Accademia la cantata La demoiselle élue, i cui caratteri innovativi suscitano sospetto e perplessità. Si reca per la prima volta a Bayreuth. Si svolge a Parigi l’Esposizione Universale. Debussy ha modo per la prima volta di ascoltare i gamelan di Giava, che influenzeranno alcune sue composizioni, in particolare per l’uso della scala pentatonica. Conosce Gabrielle Dupont, con cui avrà una relazione per quasi dieci anni. Scrive la Suite Bergamasque. Viene eseguito alla Société Nationale il poema sinfonico Prélude à l’après-midi d’un faune, ispirato a Mallarmé.
Sposa la modella Rosalie Texier. Scrive i Nocturnes. Va in scena all’Opéra-Comique Pelléas et Mélisande, l’opera su testo di Maurice Maeterlinck cui Debussy ha lavorato per dieci anni. 1904 Conosce Emma Bardac, madre di un suo allievo e moglie di un banchiere parigino, e lascia per lei Rosalie Texier, che tenta di suicidarsi sparandosi in Place de la Concorde. Lo scandalo costringe Debussy ed Emma a riparare in Inghilterra. La coppia si stabilisce ad Eastbourne, dove Debussy completa gli schizzi sinfonici La mer. Nel 1905 nasce Claude-Emma, detta Chouchou, unica figlia di Debussy che per lei scriverà nel 1908 la suite per pianoforte Children’s corner. 1908 Sposa Emma. 1911 Compone Le martyre se Saint-Sébastien su testo di Gabriele d’Annunzio. 1912 Diaghilev gli commissiona per i Ballets Russes il balletto Jeux, il cui scarso successo immediato sarà compensato da una profonda influenza sulla musica delle avanguardie novecentesche. Nello stesso anno Debussy completa la suite per orchestra Images. Le innovazioni linguistiche si fanno anche più evidenti dei Préludes per pianoforte dell’anno successivo. 1915 Compone gli Études per pianoforte. 1918 Debussy muore di cancro a Parigi durante un bombardamento. 1899 1902
Felix Mendelssohn Bartholdy
Jacob Ludwig Felix Mendelssohn-Bartholdy nasce ad Amburgo, figlio del banchiere Abraham e nipote del grande filosofo Moses Mendelssohn. La famiglia abbandona la fede ebraica per convertirsi al luteranesimo. Felix sarà battezzato nel 1816. 1812 La famiglia Mendelssohn si trasferisce a Berlino. 1815 Il giovane Mendelssohn intraprende lo studio del pianoforte con la madre e lo approfondisce con Marie Bigot. Eguale educazione musicale viene impartita alla sorella Fanny, che diverrà a sua volta pianista e compositrice di valore. 1817 Felix studia pianoforte con Ludwig Berger e composizione con Carl Friederich Zelter. 1821 Zelter lo presenta a Goethe, che rimane impressionato dalla freschezza del genio del giovane musicista. Mendelssohn studia con il compositore e pianista Ignaz Moscheles, che dichiara di non avere nulla da insegnargli, e si dedica alla composizione di 12 sinfonie per orchestra da camera. 1824 Scrive la sua Prima sinfonia op.11. 1825 Si trasferisce per qualche mese a Parigi dove incontra tra gli altri Giacomo Meyerbeer e Luigi Cherubini. Scrive l’Ottetto per archi. 1826 Compone l’ouverture per il Sogno di una mezza estate (nel 1842 tornerà sul testo shakespeariano componendo le musiche di scena). Studia all’Università di Berlino, dove assiste alle lezioni di Hegel. 1827 Va in sciena Die Hochzeit des Camacho, unico tentativo di Mendelssohn in campo operistico. 1829 Esegue al Gewandhaus la Matthaeuspassion di Bach: si tratta di un evento di straordinaria portata, che riporta Bach, fino ad allora in gran parte dimenticato, al centro dell’interesse del mondo musicale. Egualmente importanti sono le esecuzioni mozartiane. Tra il 1829 1809
1833 1835 1837 1843 1846 1847
e il 1832 compie numerose tournée come direttore e pianista in Inghilterra, Svizzera, Francia ed Italia. In Inghilterra Mendelssohn viene ricevuto dalla regina Vittoria e dal principe Alberto, convinti sostenitori della sua musica. L’eco di questi viaggi risuona in numerose composizioni. Viene nominato “Generalmusikdirektor” della città di Düsseldorf. Ottiene la nomina a direttore del Gewandhaus di Lipsia, la più antica e prestigiosa orchestra tedesca. Sposa Cécile Jeanrenaud, da cui avrà cinque figli. Fonda il Conservatorio di Lipsia. Tra gli insegnanti ci saranno Moscheles e Schumann. L’oratorio Elijah viene eseguito per la prima volta a Birmingham. In maggio muore la sorella Fanny. Sconvolto dal lutto, Mendelssohn vede aggravarsi i problemi cardiaci di cui soffre da tempo. Muore a Lipsia il 4 novembre.
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Modest Musorgskij
Modest Petrovič Musorgskij nasce il 21 marzo a Karevo, presso Pskov, da una famiglia di proprietari benestanti. Apprende i rudimenti del pianoforte dalla madre. 1852 Viene destinato alla carriera militare ed entra nella Scuola dei Cadetti della Guardia di San Pietroburgo. Continua a studiare pianoforte con Anton Herke. 1856 Si dedica alla stesura di un’opera, pur non avendo mai seguito corsi di composizione. 1857 Comincia a frequentare i compositori Aleksandr Dargomyžkij e Cezar’ Cui, che avrebbero formato qualche anno più tardi il cosiddetto “gruppo dei cinque”, guidato da Milij Balakirev. Viene presentato al critico Vladimir Stasov, sostenitore al fianco dei “cinque” della riscoperta del carattere nazionale nella musica russa. Prende lezioni di composizione da Balakirev. 1861 Lo zar Alessandro II abolisce la servitù della gleba. Musorgskij è costretto a lasciare Pietroburgo e tornare per due anni ad occuparsi delle sue tenute. Il progetto di una sinfonia non conduce a nulla, ma il ritrovato contatto con la vita dei contadini gli fornirà ispirazione per le composizioni successive. 1863 Le difficoltà economiche non trovano soluzione e Musorgskij si impiega presso il Ministero delle Comunicazioni, dedicandosi nello stesso tempo alla composizione dell’opera Salammbô, che non sarà mai completata. 1865 Muore la madre. Il lutto contribuisce ad accentuare i tratti patologici dell’alcolismo di Musorgskij. 1867 La situazione sul lavoro si fa insostenibile. Musorgskij lascia l’impiego e si rifugia a casa del fratello a Minkino, dove nell’estate compone Una notte sul Monte Calvo. Nell’autunno fa ritorno a San Pietroburgo. 1869 Riprende il lavoro al ministero e porta a termine la grandiosa opera storica Boris Godunov, su libretto proprio 1839
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tratto dal dramma di Puškin ambientato nella Russia del Cinquecento. Rifiutata dal Teatro Mariinskij l’opera verrà nuovamente proposta per la messa in scena nel 1872 dopo un’ampia revisione, e nuovamente rifiutata. Il sipario si alzerà solo nel 1874, con grande successo. 1874 Vedono la luce alcune delle sue pagine più celebri: i Canti e danze della morte, su parole del conte GoleniščevKutuzov, la suite per pianofote Quadri da un’esposizione ispirata ai disegni dell’amico pittore e architetto Viktor Hartmann, e la revisione de Una notte sul Monte Calvo. Musorgskij si dedica inoltre a due nuovi progetti opersitici: Chovanščina, un affresco storico sul periodo dell’ascesa al trono di Pietro il Grande, e la commedia La fiera di Soročinskij, da Gogol’. 1880 L’etilismo lo costringe ad abbandonare il lavoro: trova conforto e accoglienza dalla Leonova ma la sua situazione è ormai disperata. 1881 La Chovanščina non è ancora terminata quando Musorgskij viene ricoverato in ospedale a San Pietroburgo, dove muore il 28 marzo. È sepolto nel monastero di Aleksander Nevskij. L’opera di Musorgskij, in buona parte incompleta alla sua morte, è stata riordinata e pubblicata dal musicologo Pavel Lamm, ed è oggetto di riletture e completamenti ad opera di illustri compositori: Rimskij-Korsakov cura le revisioni di Boris e Chovanščina attenuando la violenza espressiva degli originali (sua anche l’orchestrazione oggi più eseguita della Notte sul Monte Calvo); nuove versioni di entrambe le opere saranno portate a termine da Šostakovič. Ljiadov e Cuj orchestrano i brani esistenti della Fiera di Soročinskij; Stravinskij e Ravel si dedicano alla strumentazione di alcuni frammenti della Chovanščina omessi da RimskijKorsakov. Anche i Quadri da un’esposizione conoscono numerose orchestrazioni.
Maurice Ravel
1875
Maurice Ravel nasce il 7 marzo a Ciboure, nei Bassi Pirenei. Dopo pochi mesi la famiglia si trasferisce a Parigi. 1889 È ammesso al Conservatorio nella classe di pianoforte. Dal 1893 comincia a dedicarsi alla composizione. 1898 Accede alle classi di composizione e contrappunto di Gabriel Fauré e del severo André Gedalge. Scrive la Pavane pour une infante défunte. 1903 Compone Shéhérazade, raccolta di tre poemi per voce e orchestra. 1905 Per la quarta ed ultima volta si presenta al Prix de Rome, ricevendo una nuova bocciatura. 1907 Durante una crociera fluviale, offertagli dal proprietario del quotidiano Le Matin in polemica con la giuria del Prix de Rome, compone la Rhapsodie espagnole. Dello stesso anno è il primo lavoro teatrale, L’heure espagnole, eseguito nel 1911. Sempre di questo periodo sono Gaspard de la nuit per pianoforte e Ma mère l’oye per pianoforte a quattro mani. 1909 Ravel è con Fauré, Koechlin e Schmitt tra i fondatori della Société Musicale Indépendante, in opposizione alla reazionaria Société Nationale. 1911 Compone, per pianoforte, i Valses nobles et sentimentales. 1912 Dopo due anni di lavoro va in scena Daphnis et Chloé, commissionato da Diaghilev per i Ballets Russes. Nell’anno che segue, sempre su incarico di Diaghilev, Ravel orchestra, insieme a Igor Stravinskij, la Chovanščina di Musorgskij. 1916 In piena guerra Ravel è arruolato come conduttore di autocarri ed inviato al fronte di Verdun. Un anno dopo viene congedato e termina Le Tombeau de Couperin, dedicato a diversi compagni d’arme morti in combattimento. 1920 Termina La valse e lavora su L’enfant et les sortilèges, su testo di Colette. La prima esecuzione sarà a Montecarlo nel 1925, sul podio Victor De Sabata.
1921
1928
1929
1933
1935
1937
Si trasferisce a Montfort, nella campagna parigina, ma compie spesso viaggi e tournée, in Europa ed oltreoceano. Tra le composizioni di questo periodo spiccano al Sonata per violino e violoncello e la Tzigane per violino e pianoforte. Riceve la laurea honoris causa ad Oxford. Nello stesso anno, tornato in Francia, compone il Boléro, richiestogli da Ida Rubinstein per un proprio balletto. Inizia la stesura dei due Concerti per pianoforte e orchestra, che si concluderà due anni più tardi. Il Concerto per la mano sinistra è dedicato al pianista Paul Wittgenstein, mutilato del braccio destro. I primi sintomi di una malattia cerebrale creano a Ravel difficoltà motorie e di parola. Nel marzo del ’34, in Svizzera, poche righe su un biglietto rappresentano la sua ultima lettera. Compie due viaggi in Marocco e in Spagna con l’amico Léon Leyritz, ma le sue condizioni continuano a peggiorare. Si impone un intervento chirurgico al cervello. Il 19 dicembre Ravel viene operato a Parigi, il 27 entra in agonia e si spegne il 28 all’alba.
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©G.Gori
Valery Gergiev Direttore Valery Gergiev si è diplomato in direzione d’orchestra al Conservatorio Rimsky-Korsakov di San Pietroburgo con Ilya Musin. Dopo essersi aggiudicato il concorso di direzione d’orchestra intitolato a Herbert von Karajan, ha debuttato al Teatro Kirov (oggi Mariinsky) nel 1978 con Guerra e Pace di Prokof ’ev ed è divenuto assistente di Yuri Temirkanov. Nominato Direttore Artistico del Teatro Kirov nel 1996 è divenuto poi Direttore Artistico e Generale del Teatro Mariinsky, che sotto la sua guida ha notevolmente ampliato il suo repertorio con i titoli operistici di Prokof ’ev e Šostakovic e le opere di Wagner come Lohengrin, Parsifal, Der Fliegende Holländer e Tristan und Isolde. Nel 2003 ha diretto la prima esecuzione completa in tedesco de Der Ring des Nibelungen in Russia, poi replicata in tournée. Gergiev stato Direttore Principale della London Symphony Orchestra; dal 2015 è Direttore Principale dei Münchner Philharmoniker. Collabora assiduamente con Wiener Philharmoniker, Filarmonica della Scala, New York Philharmonic e Rotterdams Philharmonisch Orkest, di cui è direttore onorario. Tra le numerose orchestre che ha diretto si segnalano: Los Angeles Philharmonic, San Francisco Symphony, Koninklijk Concertgebouworkest, Royal Philharmonic, Orchestra
dell’Accademia di Santa Cecilia, Boston Symphony Orchestra, Chicago Symphony Orchestra, Cleveland Orchestra, London Philharmonic, NHK Symphony, Berliner Philharmoniker. Ha fondato e dirige numerosi festival internazionali: il Gergiev Festival in Olanda, il Festival di Pasqua di Mosca e il Festival Stelle delle Notti Bianche di San Pietroburgo. Ha inciso per le etichette Decca, Philips, Deutsche Grammophon, Mariinsky e LSO Live. È membro del Consiglio per l’Arte e la Cultura del Presidente della Federazione Russa e presiede la XIV International Tchaikovsky Competition. È stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui i titoli di: Artista del Popolo (Russia), Bundesverdienstkreuz (Germania), Grand’ufficiale dell’Ordine al merito (Italia) e l’Ordre des Arts et des Lettres (Francia), Cavaliere dell’Ordine del Leone (Olanda) e dell’Ordine del Sol Levante (Giappone). È stato nominato “Direttore dell’anno” dalla Royal Society of Music nel 2009 e “Artista dell’anno” dalla rivista francese Classica nel 2001. Dal 2010 è Socio Onorario dell’Orchestra Filarmonica della Scala, con cui ha debuttato nel 1990 e che ha diretto tra l’altro al Festival Stelle delle Notti Bianche nel 2012.
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Orchestra Mariinsky La storia dell’Orchestra Mariinsky risale al diciottesimo secolo con lo sviluppo del Coro a Cappella della Corte Imperiale. Nel diciannovesimo secolo una figura fondamentale per lo sviluppo dell'orchestra è stata quella di Eduard Napravnik, che l'ha diretta per più di mezzo secolo. L'eccellenza dell'ensemble è stata riconosciuta negli anni dai numerosi, illustri musicisti che l'hanno diretta, tra questi Berlioz, Wagner, von Bülow, Tchaikovsky, Mahler, Nikisch e Rachmaninoff. Dagli anni dell'ex Unione Sovietica, la tradizione dell'ensemble si è tramandata grazie a direttori quali Vladimir Dranishnikov, Ariy Pazovsky, Yevgeny Mravinsky, Konstantin Simeonov e Yuri Temirkanov.
L'orchestra ha avuto l'onore di essere la prima ad eseguire numerose delle opere di Tchaikovsky, Glinka, Mussorgsky, Rimsky-Korsakov, Shostakovich, Khachaturian ed Asafiev. Dal 1988 l'Orchestra Mariinsky viene diretta da Valery Gergiev. La sua guida ha portato l'orchestra ad una rapida espansione del repertorio, che attualmente comprende tutte le Sinfonie di Beethoven, Mahler, Prokofiev e Shostakovich, i Requiem di Mozart, Berlioz, Verdi, Brahms e Tishchenko e numerose opere di Stravinsky, Messiaen, Dutilleux, Henze, Shchedrin, Gubaidulina, Kancheli e Karetnikov. L'Orchestra presenta programmi sinfonici in tutte le più prestigiose sale da concerto del mondo.
Sponsors Principali
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Musicisti
Violini Primi Lorent Nasturica Olga Volkova Leonid Veksler Anton Kozmin Mikhail Rikhter Dragan Sredoyevich Xenia Yevtushenko Anna Glukhova Yekaterina Gribanova Tatiana Moroz Kirill Murashko Vitaly Malkov Yelizaveta Semagina Olga Mikhailova Violini Secondi Zumrad Ilieva Maria Safarova Elena Luferova Anastasia Lukirskaya Natalia Polevaya Inna Demchenko Andrei Novodran Dmitry Neklyudov Natalia Izak Olga Timofeyeva Renata Ulumbekova Alexei Okhotnikov
Viole Yuri Afonkin Dinara Muratova Yevgeny Barsov Mikhail Anikeyev Andrei Petushkov Yuri Baranov Andrei Lyzo Sergei Shnyryov Dmitry Starikov Anton Kolobov Violoncelli Oleg Sendetsky Anton Gakkel Viktor Kustov Vladimir Yunovich Oxana Moroz Yekaterina Travkina Tamara Sakar Anton Valner Yekaterina Lebedeva Contrabbassi Vladimir Shostak Alexander Alexeyev Dmitry Popov Denis Kashin Boris Markelov Sergei Trafimovich
Flauti Alexander Marinesku Tatiana Khvatova Mikhail Pobedinsky Sofia Viland
Trombe e Cornette Timur Martynov Vitaly Zaitsev Nikita Istomin Stanislav Ilchenko
Oboi Pavel Kundyanok Alexander Rogozin Viktor Ukhalin
Tromboni Alexei Lobikov Alexander Gorbunov Alexander Dzhurri Mikhail Seliverstov
Clarinetti Viktor Kulyk Nikita Vaganov Dmitry Kharitonov Vitaly Papyrin
Tuba Yevgeny Borodavko
Fagotti Yuri Radzevich Maxim Karpinsky Anastasiia Batrakova Corni Alexander Afanasiev Zakhar Katsman Vladislav Kuznetsov Yuri Akimkin
Percussioni Andrei Khotin Yuri Alexeyev Yevgeny Zhikalov Mikhail Vedunkin Vladislav Ivanov Dmitry Fyodorov Arpa Sofia Kiprskaya Tastiere Olga Okhromenko
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UniCredit & Filarmonica della Scala un comune impegno per la musica a shared commitment to music UniCredit sostiene la cultura, e la musica in particolare, perché crede nel loro valore e considera fondamentale il loro apporto per favorire il dialogo e lo sviluppo economico e sociale sostenibile delle comunità.
UniCredit supports culture – and music in particular – because it believes in their importance and feels that they make a significant contribution to community spirit and sustainable economic and social development.
Con questo spirito, UniCredit affianca come Main Partner la Filarmonica della Scala e l’accompagna in tutte le sue attività, dalla Stagione di concerti in Teatro, alle tournée in Italia e all’estero, ai progetti di Open Filarmonica, alla produzione discografica.
In keeping with this belief, UniCredit is proud to be the Main Partner of the Filarmonica della Scala and supports all its activities: from the concert season at La Scala, to tours in Italy and abroad, and from Open Filarmonica projects to record production.
Grazie alla condivisione di importanti obiettivi, la Banca e la Filarmonica hanno costruito nel tempo una solida partnership, che ha coinvolto un pubblico sempre più ampio e nuovo in esperienze musicali di grande impatto e in rilevanti progetti di solidarietà.
UniCredit and the Filarmonica have built a strong partnership over the years thanks to their shared objectives, working together to engage a new and broader audience in exciting musical experiences and major charity initiatives.
Attraverso le attività della Filarmonica, Orchestra d’eccellenza, impegnata nel sociale e molto presente anche sulla scena internazionale, UniCredit esprime, in linea con la sua natura paneuropea, la vicinanza alle persone e promuove il benessere e la coesione delle comunità per cui opera.
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The world-class Filarmonica orchestra is deeply committed to social issues and also has a significant profile on the world stage. Its activities embody UniCredit’s aim of building close bonds with the people it serves as a pan-European bank and help it to improve the quality of life and togetherness of the communities where it operates.
Associazione Filarmonica della Scala
Fondatore Claudio Abbado Presidente Fabrizio Saccomanni Presidente onorario Alexander Pereira Sovrintendente del Teatro alla Scala
Coordinatore artistico organizzativo Damiano Cottalasso Comunicazione e edizioni Marco Ferullo Segreteria artistica Alessandra Radice
Direttore principale Riccardo Chailly
Coordinamento generale Hetel Pigozzi
Soci onorari Daniel Barenboim Valery Gergiev
Organici e coordinamento della produzione Renato Duca
Consiglio di Amministrazione Fabrizio Saccomanni, Presidente Renato Duca, Vicepresidente Carlo Barato Damiano Cottalasso Maurizio Devescovi Carla Mainoldi Andrea Manco Piero Mangano Francesco Micheli Daniele Morandini Roberto Parretti Luisa Prandina Cesare Rimini Severino Salvemini Ernesto Schiavi Gabriele Screpis Francesco Tagliavini
Collegio dei revisori dei conti Tullio Turri, Presidente Giovanni Cucchiani Paolo Lazzati
Soci Orchestra Filarmonica Emanuela Abriani, Matteo Amadasi, Gianni Arfacchia, Giorgio Baiocco, Carlo Barato, Duccio Beluffi, Riccardo Bernasconi, Andrea Bindi, Lorenzo Bonoldi, Simonide Braconi, Giuseppe Cacciola, Maddalena Calderoni, Gerardo Capaldo, Alice Cappagli, Stefano Cardo, Javier Castano Medina, Cavuoto Thomas, Christian Chiodi Latini, Rodolfo Cibin, Attilio Corradini, Damiano Cottalasso, Massimiliano Crepaldi, Stefano Curci, Gianni Dallaturca, Stefano Dallera, Francesco De Angelis, Giorgio Di Crosta, Renato Duca, Brian Earl, Mauro Edantippe, Torsten Edvar, Giuseppe Ettorre, Mauro Ferrando, Alessandro Ferrari, Agnese Ferraro, Renato Filisetti, Gabriele Garofano, Marco Giubileo, Olga Gonzalez Cardaba, Giuseppe Grandi, Simone Groppo, Silvia Guarino, Alois Hubner, Joel Imperial, Sandro Laffranchini, Francesco Lattuada, Fulvio Liviabella, Stefano Lo Re, Omar Lonati, Anna Longiave, Martina Lopez, Jakob Ludwig, Paola Lutzemberger, Francesco Manara, Andrea Manco, Piero Mangano, Nicola Martelli, Claudio Martini, Laura Marzadori, Antonio Mastalli, Olga Mazzia, Fabrizio Meloni, Nicola Meneghetti, Augusto Mianiti, Roberto Miele, Roberta Miseferi, Jorge Monte De Fez, Daniele Morandini, Francesco Muraca, Gianluca Muzzolon, Pierangelo Negri, Claudio Nicotra, Roberto Nigro, Kaori Ogasawara, Maurizio Orsini, Giovanni Paciello, Roberto Parretti, Daniele Pascoletti, Tatiana Patella, Andrea Pecolo, Emanuele Pedrani, Alfredo Persichilli, Suela Piciri, Claudio Pinferetti, Massimo Polidori, Cosma Beatrice Pomarico, Gabriele Por dio, Luisa Prandina, Marion Reinhard, Danilo Rossi, Emanuele Rossi, Giuseppe Russo Rossi, Anna Salvatori, Luciano Sangalli, Gianluca Scandola, Gabriele Screpis, Alessandro Serra, Enkeleida Sheshaj, Estela Sheshi, Eugenio Silvestri, Francesco Siragusa, Gaetano Siragusa, Marcello Sirotti, Dino Sossai, Danilo Stagni, Evgenia Staneva, Francesco Tagliavini, Francesco Tamiati, Fabien Thouand, Alexia Tiberghien, Massimiliano Tisserant, Marco Toro, Eriko Tsuchihashi, Gianluca Turconi, Corinne Van Eikema, Gianni Viero, Lucia Zanoni, Marco Zoni, Valentino Zucchiatti.
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Mecenati Atelier Emé Esselunga S.p.A. Etro Fondazione Bracco Fratelli Prada S.p.A. Heracles Srl Rosetti Marino S.p.A.
Sostenitori *promotore Mario Joseph Abate Carlo Luigi Acabbi Ludovica Acerbi Camilla Achilli Emilia Acquadro Folci Noris Agosta Emilio Aguzzi de Villeneuve Carlo Giuseppe Aguzzi de Villeneuve Giuliana Albera Caprotti Adalberto e Anna Alberici Simona Alberizzi Fossati Luigi e Juliana Albert Stefano Alberti de Mazzeri Alberto Albinati Alberto Alemagna Ali Group Srl Guido Carlo Alleva Alvise Alverà Silvia Amati Bassani Amici della Scala Ennio Amodio Emilia Amori Mosca Steel Consulting Amulio Cipriani Lamberto Andreotti Cristina Angé Festorazzi Annas Srl Elisabetta Arrigoni Erica Astesani Anna Maria Aureli Rina Baderna Francesco Baggi Sisini Stefano Baia Curioni Giovanna Balestreri Carla Ballabio Gian Piero Bandera
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Paola Banducci Antonio Banfi Nice Barberis Gianni Barberis Canonico Antonella Barbier Randolfi Giuseppina Barbier Meroni Jenny Barbieri Milena Barbieri Oppizzio Giuseppina Barboni Rocca Orsina Baroldi Ignazio Giorgio Basile Andreina Bassetti Rocca Nicolò e Maria Vittoria Bastianini Carnelutti Fabrizio Battanta Matteo Bay Lucia Beato Borradori Rosa Bedoni Antonio Belloni Enrico Belloni Giancarlo Belloni Giulia Barbara Belloni Massimo Belloni Giorgio Giovanni Bellotti Carla Beltrami Zasso Jacob Benatoff Giuseppe Bencini Enrica Bencini Ascari Dina Berardi Terruzzi Paola Berardo Castelli Ernesto Beretta Roberto Beretta Camilla Beria di Argentine Paolo Berlanda Lina Bruna Bernardini Fabio Bernasconi Fabrizio Bernasconi Mercedes Bernasconi Mirella Bernasconi Vivante Maria Luisa Bernini Giuseppe Bernoni Maria Luisa Bertacco Umberto Bertelé Marina Bertoli Sirtori Milena Bertuzzi Rustioni Allegra e Dino Betti van der Noot Gloria Biagi Francesca Bianchi Barbara Bianchini Anna Bianchini d’Alberigo Luigi Binaghi Roberta Binda Nicole Blanga Fouques Daniele Blei Stefano Boeri Silvia Bohm
Giovanna Bologna Marina Bonacina Sciake Bonadeo Cesare Bonadonna Lidia Bonatelli Enrico Bonatti Kinina Bonatti Maria Enrica Bonatti Giuseppe Bonfardeci Giancarlo Bongioanni Maria Pia Bonomelli Ada Borella Federica Borella Emilio Borra Giuliana Bortolazzi Andrea Bosetti Luciana Bottoli Stefano Bottoli Amelia Boveri Puni Andrea Bracchetti Marco Bracchetti Roberto Bracchetti Alvise Braga Illa Gerardo Braggiotti Sebastiano e Bianca Maria Brenni Corinna Brenta del Bono Guido Brignone Ennio Brion Francesco Roberto Riccardo Brioschi Roberta Brivio Sforza Christopher Broadbent Maria Grazia Brunelli Pizzorno Titta Bruttini Carlo Buora Claudio Emilio Buzzi Cesare Buzzi Ferraris Gregorio Luigi Maria Caccia - Dominioni Giovanni Caizzi Gabriella Calabrese Gabriella Calori Vincenzo Caltabiano Antonietta Calvasina Vittoria Calvi Laura Camagni Claudio Camilli Maria Teresa Camisasca Lucia Campisi Borra Silvana Cannavale Viola Gregorio Cappa Luisa Cappelli Emilia Capponi Francesco Arnaldo Caridei Antonella Carnelli de Micheli Camerana Dora Carpaneda Silvia Casalino Rivetti
Lucia Cassani Arrigoni Guglielmo Castelbarco Albani Verri Laura Castelli Rebay Gigliola Castellini Curiel Maria Pia Cattaneo Mario Cattaneo Enzo Sergio Antonio Cattaneo Lidia Cavaggioni Gisella Cavaggioni Introini Giovanni Cavalli Tommaso Cavallini Enrica Cebulli Achille Cecchi Adolfo Cefis Luigi Cella e Piera Ferraris Centro del Funerale di Gheri Merlonghi Srl Carlo Cerami Lionel Ceresi Elisabetta Ceschi Caprotti Matteo Francesco Enrico Chiapasco Elisabetta Chiesa Enrico e Alessandra Chiodi Daelli Sergio Chiostri Simonetta Ciampi Gianfranco Ciboddo Anna Cima Cima 1915 Srl Marina Cimbali Giovanni Ciocca Letizia Cipolat Franca Cocchetto Emilio Cocchi Vittorio Codecasa Giulia Maria Teresa Cogoli Mario Colasurdo Liliana Collavo Valeria Collini Laura Franca Colombo Giulio Federico Colombo Colombo E C. Ascensori Srl Renata Colorni Comitalia – Compagnia Fiduciaria Fedele Confalonieri Luigi Consiglio Monica Coretti Elisa Corsi Tettamanti Carlo e Angela Corsi Maura Cortese Pacchioni Maurizio Corvi Mora Maria Laura Cozzi Lazzati Bianca Maria Cozzi Luzzatto Adolfo Cremonini Alfredo e Marialuisa Cristanini Cristina Cristiani Giovanni Cucchiani
Gianfilippo Cuneo Anna Cuppini Vittore Curti Antonella Dainotto Maria Danielli Brambilla Andrea Daninos Gianfranco De Giusti Elena Maria Giuseppina De Hierschel de Minerbi Vincenzo De Luca Giacomo De Marini Margot De Mazzeri Lorenza De Medici Sergio De Micheli Anna De Simone Margherita Del Favero Gianni e Rita Ostini Dell’Orto Giovanni Desimoni Marco Di Guida Leda Di Malta Demuru Maria Carla Discalzi Rosanna Dompieri Donatella Donati Maria Grazia Donelli Elena Du Chéne de Vére Maria Caterina Du Chéne de Vére Anna Du Chéne de Vére Margherita Du Chéne de Vére Villa Lorenzo e Anna Enriques Adriana Ercole Bruno Ermolli Giuseppe Faina Marco Fantini ed Ermella Zanieri Giorgio Fantoni Rita Farina Enrico Farsura Ariberto Fassati Gian Giacomo Faverio Gloria Favretti Grazia Fedi Gariboldi Anna Feltri Maria Pia Ferrari Paolo Ferrario Silvia Ferriani Giuliana Ferrofino Cesarina Ferruzzi Anna Maria Fiorelli Mariani Riccardo Fiorina Maria Cristina Fioruzzi Adriana Florit Respublica Fondazione Fiera Internazionale Milano Fondazione E.A. Alberto Fontana Maria Luisa Fontana Paola Maria Formenti Mirella Formenti Pio
Paola Formenti Tavazzani Alberto Fossati Maurizio Foti Cesare Pietro Franzi Laura Frassani Catanese Letizia Frezzotti Maria Frosi Merati Giulia Frosi Venturini Simone Fubini Carla Melissa Gabardi Irene Gaetani D Aragona Giorgio Gagliardini Fiorenzo Galli Elvira Gamba Busnelli Antonio Gandolfi Carlo Garbagnati Gian Maria e Anna Garegnani Mario Garraffo * Carla Gaslini Trotter Marina Gasparotto Curti Romolo Genghini Francesco Gerla Elena e Angela Gerosa Gustavo Ghidini Ambretta Ghio Federico Ghizzoni Roberto Giacomelli Bianca Maria Giamboni Paolo Giannini Mochi Camilla Ginori Conti Alberto Giordanetti Antonio Eugenio Giuliani Fernanda Giulini Vittorio Giulini Marina Gnecchi Ruscone Agostini Paola Gnesutta Nicoletta Gola e Giulia Larrieu Gaetana Gola Jacono Silvio Golia Marino Golinelli Micaela Goren Monti Tiziana Gosce Alessandra Greco Claudio e Luisa Grego Marva Griffin Wilshire Milvia Groff Stefania Grunzweig Patrizia Gualtieri Federico Guasti Francesca Maria Guidobono Cavalchini Massimo Guzzoni Jacopo Guzzoni Enrique e Maria Luisa Hausermann Alessandra Maria Heukensfeldt Slaghek Fabbri Mania Hruska
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Alberta Bianca Imperiali Investitori Sgr S.p.A. Giovanni Iudica e Maria Lorenza Sibilia Giustina Jaeger Victoria Josefowitz Giacomo Jucker Annalisa Kahlberg Francesca King Carla Klinghofer Enrico Lainati Giovanni Lalatta Paolo Alberto Lamberti Guido Landriani Pier Luigi Lanza Neda Lapertosa Antonia Lareno Faccini Mariateresa Lazzari Giorgetti Paolo Lazzati Elisabeth Le Van Kim Augusta Lebano Filippo Lebano e Maria Debellich Goldstein Pasquale Lebano e Bianca Maria Ranzi Viviana Lecchi Benjamin Lerner Elisabetta Levoni Graziella Levoni Libreria Antiquaria Mediolanum Bianca Lisi Lanzoni Cristina Litta Modigliani Franca Lo Bianco Claudio Locatelli Flavio Locatelli Pompeo Locatelli Maria Giovanna Lodigiani Giampaolo Longhin Marzio Longo Giampaolo Lottaroli Pietro Stefano Lucchini Ester Luciano Codagnoni Giacomo Umberto Lunghini Laura Lungo Riccardo Luzzatto Elio Maestri Carla Magnoni Pessina Umberto Maiocchi Guglielmo Maisto Luigi Majnoni D Intignano Maria Pia Malugani Giovanni Mameli Adriana Manara Guglielmo Manetti Rocco Mangia Silvana Mangiameli Beatrice Mangiameli Molinari Michele Mantero
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Roberto Marchesi Josepha Marchetti Piergaetano Marchetti Angelo e Alessandra Marchiò Alessandra Marcora Daniela Mari Floriana Maris Fernanda Marzoli Guy Andrea Attilio Cesare Marzorati Mario Marzorati Paola Marzorati Polar Gianni e Marialuisa Massardo Antonella Massari Maria Consolata Massone Silvana Mattei Maria Pia Matteoni Donatella Maveri Corrado Franco Maveri Gaia Maveri Maura Maveri Rota Roberto Mazzotta Mediaset S.p.A. Maria Pia Medolago Albani della Beffa Jacques Megevand Filippo Menichino e Orietta Tonini Brunella e Andrea Mennillo Massimo Menozzi Anna Rosa Meoni Merati Cartiera di Laveno S.p.A. Hillary Mary Merkus Srl Mia Francesco Micheli Paolo Vittorio Michelozzi Francesco Migiarra Mario e Lisetta Miglior Rosa Milesi Alberto Milla Carl Emil Minder Marco e Letizia Mirabella Roberti Luigi Augusto Miserocchi Rosita Missoni Jelmini Vittorio Moccagatta Ermete Molinari Alfredo e Isabella Molteni Corbellini Vincenzo Monaci Renata Monico Maddalena Montagnani Marina Montel Matilde Monti Michele Monti Fosca Montibelli Giovanni Morandi Noris Morano Orsi Warly Moreira Tomei Valentina Ippolita Moretti
Albino Moretti Giovina Moretti di Noia Tono Morganti Marzia Mori Ubaldini Alberto Moro Alberto Moro Visconti Franco Mosca Liliana Moscheri Claudio Murgia Musical Viaggi Sas Massimo Napolitano Delly Napolitano Perenze Giulia Natoli Federico Nordio Mario Notari Nucci Notari Lanzi Gian Battista e Chiara Origoni della Croce Francesco Orombelli Roberto Orsi e Bianca Maria Giamboni Giovanni Ortolani Thierry Oungre Gasparino Padovan Paolo Pagliani Gabriella Pagliani Torrani Roberto Pancirolli e Simona Valsecchi Angela Panzeri Roberto Paoli Maria Luisa Paolucci Vittorelli Giancarla Papa Angelo Pasini Maria Luisa Pasti Michelangelo Pastore Giovanni Pavese Laura Pavese Elena Pavesi Tegami Marco Pecori e Carla Comelli Pascale Pederzani Valeria Pella Maria Amedea Pelle Bruno Pennino Linda Perini Silvia Peruzzotti Marino Piacitelli Maria Piera Pigorini Carlo Piona Cecilia Pirelli Ferruccia Plaj Caldana Roberto Poli Francesco Pomati Alessandro Pontiggia Janine Simone Potherat Roberto Pratesi Stefano Preda e Elena Gambini Adalberto Predetti e Paola Caprotti Emanuela Predetti
Santina Prina Mariani Giorgio e Anita Quagliolo Riccardo Quarti Liliana Querci Innocenti Brunella Radici Marcella Raggi Carla Ratti di Desio Pragliola Marco Rayneri Dino Rebay Giovanni Rebay Antonio Recalcati Angelo Recalcati Beno Antonio Reverdini Emma Ricci Saraceni Cesare Rimini Luigi e Teresa Rinaldi Fabrizio Rindi Pia Ripamonti Gilda Ripamonti Giovanna Risso Bianchi Flavio Riva Emma Rivolta Sala Carla Bruna Rizzani Gabriella Annunziata Rizzi Gianni Rizzoni e Carla Ghellini Sargenti Luisa Robba Maria Antonia Robbiani Giorgio Rocco Ghilla Roditi Roberta Rodolfi Gabaldo Silvia Maddalena Romagnoli Patrizia Romani Cesare Romiti Federico Ronzoni Carol e David Ross Maria Angela Rossi Boccalero Mercedes Rossi Sandron Maria Angela Rossini Morini Anna Rosso Annamaria Rota Luigi Roth Maria Cecilia Rovetta Roberto Ruozi Elisabetta Rusconi Clerici Bassetti Virginia Russo Renzo Rustici Juanita Sabbadini Emilia Sacchi Spinelli Rossana Sacchi Zei Giovanni Saibene Paolo Saibene Floreana Saldarini Elsa Saltamerenda Severino Salvemini Stefano Salvetti
Claudia Salvi Henry Marialuisa Sangalli Stefano Sangalli Studio Legale Associato Santa Maria Barbara Santoli Carlo Sarasso Silvia Sardi Srl Sarge Gabriella Sarogni Gianluca Sarto Laura Sartori di Borgoricco Giuseppe Sbisà e Valentina Favretto Sbisà Iris Scaccabarozzi Tarter Luciana Scaramella Guglielmo Scattaro Manuela Vicky Schapira Carlo Schiavoni Peter Antonio Schilling Giuseppe e Giovanna Scibetta, Lucia Pamara Carlo Luigi Scognamiglio Pasini Daniela Scolari Codecasa Giuliana Seccafieno Dall’Ora Liliana Servi Sandra Severi Sarfatti Anna Sikos Silvio Fossa S.p.A. Paola Siniramed Antonio Somaini Massimo Sordi Luisa Sormani Cortesi Giuseppe e Giovanna Spadafora Mirella Sparaci e Lucia Formenti Decio e Cristina Spinelli Ressi Monica Cristiana Maria Staffico Stanza del Borgo Srl Lionello Stock Vlasta Strassberger Blei Lorenzo Stucchi Studio Giovanni Terruzzi Studio Associato Rovella Studio Legale Discepolo Studio Legale Majorana Studio Legale Zambelli - Luzza Federico Sutti Rosalba Tabanelli Mariani Boguslawa Targetti Kinda Giorgio Tarzia Tecnet S.p.A. Anna Laura Tedeschi Somaini Giuseppe Tedone Marco Francesco Testa Eugenio Tettamanti Daria Tinelli di Gorla Carlo Tivioli Francesca Torelli
Emanuele Torrani Flavio Torrini Albert Totah Roberto Tramarin Laura Tremelloni Giovanni Trocano Francesca Trucchi Annamaria Turri Tullio Turri Alessandro Turri Marina Vaglio Alberto Valentini Olivia Valli Collini Ombretta Valli Musiani Maria Luisa Vanin Tarantino Attilio Ventura Franco e Marialuisa Veroner Giovanni Viani Miriam Vicentini Rusconi Maria Savina Vigilante Roberto ed Elda Villani Piera Visconti Luchino Visconti di Modrone Antonio Visentin Vitale&Co. S.p.A. Enrico Vitali Franca Vitali Camillo Vitali Mazza Paolo Vitali Mazza Michela Vitali Scarpa Karin Wachtel Weber Shandwick Srl Ruth Westen Carlo Winchler Gianbruno Zamaretti Paolo M. Zambelli e Giulia Cocchetti Zambelli Chiara Zambon Margherita Elena Maria Zambon Marta Zambon Ghirardi Claudio Zampa Annalisa Zanni Franco Zanoletti Alberto e Nadia Zanolla Annalisa Zanotti Umberto Zanuso Elisabetta Zevi Franco Zito Chiara Zoppelli Cenzi Zorzoli Pigorini
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Ph. Filarmonica della Scala ©G.Gori
Le grandi emozioni meritano un grande palcoscenico.