LOST HIGHWAY #01 - New Hollywood

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QUADRIMESTRALE - ANNO I - N. 1 - 26 NOVEMBRE 2013 - EURO 1.50

OVA U N 路 LA # 01 America ieri il cinema della rivoluzione Born to Run i divi, gli autori, la storia degli anni 70 Letture i libri dei sogni 12

FILM DI CULTO

D O O LY W L O H



EDITORIALE D i M AU RO GERVASINI

Una cavalcata nel cinema americano degli anni 70

Cos'è Lost Highway? Una rivista di cinema dalla pe-

biamo “disegnato” il giornale, insieme ai redattori

riodicità dilatata (per adesso in edicola ogni quat-

di Film Tv, non conoscevamo ancora i titoli della

tro mesi) e rigorosamente monografica. Vogliamo

retrospettiva di Torino (che invece adesso potete

sviscerare un argomento cinematografico nella

trovare in ultima pagina). Abbiamo così scelto di

maniera più approfondita possibile, come non si

analizzare (e con grande piacere: rivedere) quelli

riesce a fare per motivi di spazio/tempo sulle pa-

più amati da noi, a costo anche di rinunce doloro-

gine di Film Tv. Come nasce Lost Highway? Una

se che a qualcuno faranno storcere il naso (ma nel

mattina d'estate durante una riunione di redazione

saggio introduttivo di Giulio Sangiorgio c'è ampio

qualcuno a un certo punto dice: «E se provassimo a

spazio per gli esclusi). Così da scoprire, ad esempio,

realizzare una rivista nuova che ampli l'idea della

che a Bruno Fornara piace un sacco lo spericolato Punto zero, Roberto Manassero si sente un po' Il re

i noti "tempi che corrono". Forse anche per questo

dei giardini di Marvin e Giona A. Nazzaro è ancora

ho detto subito di sì, pensando di getto alla New

imprigionato tra gli American Graffiti. Quasi quindi-

Hollywood, il tema di questo primo numero. Per-

ci anni di cinema in un periodo storico a dir poco

ché la Nuova Hollywood? Prima di tutto perché è

travagliato, tra il Vietnam, Nixon, la Guerra fredda

la retrospettiva del Torino Film Festival di quest'an-

e la politica del ping pong. Senza la presunzione

no, 2013, e del prossimo. La nostra pubblicazione

di avere esaurito una così complessa fetta di storia

non è legata istituzionalmente alla manifestazione

con la maiuscola, pensiamo almeno di avere sugge-

sabauda, tuttavia abbiamo dialogato con i suoi or-

rito validi percorsi di lettura e visione. Da sempre è

ganizzatori e vogliamo considerarla una iniziativa

questa la missione possibile delle Lost Highway di

"parallela". Parallela e indipendente: quando ab-

Film Tv. Buona lettura.

3

Lost Highway monografica?». Idea pazza, certo, dati


S OMMARIO 26

# 01 IL LAUREATO di Ilaria Feole

34

EDITORIALE

3

di Mauro Gervasini

LA NUOVA HOLLYWOOD

6

PUNTO ZERO di Bruno Fornara

di Giulio Sangiorgio e Ilaria Feole Storia dei film e degli autori che sconvolsero per sempre il cinema americano

4

DA BOBBY A RONNY

42 13

di Erica Re Bob Kennedy - Ronald Reagan: tra loro, gli eventi che hanno cambiato il mondo

20

BOOK OF DREAMS di Nicola Lagioia E in letteratura? Gli anni 70 americani tra le pagine dei libri

25

LA MAGNIFICA DOZZINA a cura della redazione I dodici film della New Hollywood che ci piacciono di pi첫

LA CONVERSAZIONE di Giulio Sangiorgio


NOVEMBRE 2013 28

GANGSTER STORY di Claudio Bartolini

30

M.A.S.H. di Claudio Bartolini

36

IL RE DEI GIARDINI DI MARVIN di Roberto Manassero

38

LA RABBIA GIOVANE di Ilaria Feole

AMERICAN GRAFFITI di Giona A. Nazzaro

32

SUGARLAND EXPRESS di Alice Cucchetti

46

48 5

44

40

UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA di Mauro Gervasini

ALICE NON ABITA PI첫 QUI di Chiara Bruno

TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE di Fabrizio Tassi


A

l principio di una cosa chiamata Nuova Hollywood c’è, ovviamente, Hollywood. La cara vecchia fabbrica dei sogni, sfinita

dall’inizio dell’era televisiva e dalla fine dello studio system, incapace di comprendere, fare propri, rielaborare in storie, immagini, miti - e dunque moneta sonante - i desideri di un pubblico nuovo. Un pubblico ora giovane, figlio del benessere postbellico e nuovo soggetto politico

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attivo. Un’America che ha la possibilità di immaginare e di immaginarsi in maniera differente da quella che l’ha preceduta: l’America dei baby boomer, cresciuti a suon In alto, Dustin Hoffman e Jon Voight in Un uomo da marciapiede. Sopra, Voight con John Schlesinger sul set del film

di beat e Guerra fredda, guardando sorrisi e canzoni in tv come il Vietnam. L’ America che riflette sullo stato della propria unione, che lotta per i diritti civili e che vede


America Sterminateli Di GIULIO SANGIORGIO

senza pietà

(e rivede, e rivede) morire JFK e Martin Luther King.

di fronte al paesaggio americano. Il film di Mike Nichols

Un’America violenta e violentata, stretta a quella che

è l’altra faccia della medaglia. Non riscrive un genere

vuole fiori nei propri cannoni, l’America che si rivolta

tra stilizzazione e impressione di realtà, ma dei generi

a Chicago e che, nata negli ultimi anni di Kinsey,

rompe la bussola: forse commedia, forse melodramma,

vuole, fortissimamente vuole, la rivoluzione sessuale.

forse nessuno dei due, racconta di un’altra classe

Un’America tesa tra utopia e paranoia, libertà e senso

sociale, quella degli studenti figli dell’alta borghesia, e

d’oppressione. Un’America così era in cerca di un cinema

del suo disorientamento, del fuoco fatuo delle sue rivolte

nuovo, lontano dalle rovine di quello precedente, dalle

quotidiane. E inaugura un cinema in cui l’insofferenza

sue difficoltà economiche e mitopoietiche, dal suo

personale messa in scena non è mai in grado di tradursi

intimo, e infine consapevole, commovente, stato di crisi.

in comune pratica politica. Così, mentre Beatty e la Dunaway aggiornano alle tensioni contemporanee

LO SPIRITO DEL TEMPO È il 1967 quando nasce la New Hollywood. Al cinema escono Gangster Story (vedi a pag. 28) e Il laureato (vedi a pag. 26). Il primo film, già proposto dagli sceneggiatori a François Truffaut e Jean-Luc Godard, è diretto da Arthur Penn, uomo di teatro e cineasta dall’attitudine Nouvelle Vague, da sempre autore di opere che denunciavano l’incapacità dei generi classici di leggere e reggere la realtà contemporanea. Qui, con Faye Dunaway e Warren Beatty a incarnare 7

Bonnie & Clyde, coglie perfettamente lo spirito del tempo, gioca contro i topoi del gangster movie classico, lo ridefinisce eticamente: i due banditi sono un uomo e una donna ingenui e infantili, prodotti terminali e incoscientemente rivoluzionari di un’epoca, outsider stupidamente esaltati ma (letteralmente) impotenti

L'ULTIMO SPETTACOLO


la figura del rebel without a cause, Hoffman crea una nuova tipologia divistica, fatta di piccoli uomini comuni, legata alle tristi sorti dello shlimazl ebraico, lo sfortunato ironico della tradizione yiddish, a individui costruiti e poi ostruiti dalla società, a esseri che non segnano l’ambiente ma, piuttosto, ne sono segno esasperato. E se Gangster Story si chiude con la morte dei suoi protagonisti, Il laureato termina con una fuga, perché i protagonisti di oggi, tra furore conoscitivo e smarrimento, sono in continuo movimento, nelle campagne ben al di fuori dagli studios, nel traffico di una New York marcia preferita allo spettacolo di Los Angeles o sulle strade fotografate da Robert Frank. E solo misure radicali possono arrestarli: l’assassinio perpetrato da

APOCALYPSE NOW

un’America regressiva conservatrice, come nel

parlò per primo alla

CINQUE PEZZI FACILI

mitologico Easy Rider (’69)

gioventù americana), il

di Dennis Hopper. O la

cinema degli studenti della

pellicola che brucia per

New York University e

imporre una fine all’infinito

STRADA A DOPPIA CORSIA

in Strada a doppia corsia (’71) di Monte Hellman.

della UCLA, il cinema che nasce dal praticantato in serie e tv

movie. Il cinema di Avildsen e Spielberg, Malick e Pakula, di Coppola e Bogdanovich, Lucas e De Palma, Scorsese e

Questo nuovo cinema americano non fu, mai,

Richards, del sempre dimenticato Jaglom e di Rafelson,

un movimento. Le sue caratteristiche sono però evidenti,

del nuovo arrivato Polanski e di Schlesinger, di Perry e

a cominciare da un livello nominale: è il cinema di nuovi

Sarafian. Ma anche di autori prima emarginati o poco

registi, di nomi inediti, cresciuti alla one man school

considerati come Peckinpah, Rosenberg, Altman, Polonsky,

artigianale di Roger Corman (colui che con i suoi b movie

Lumet. Un cinema che, in principio, sa ricorrere a piccoli

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I PEZZI

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IN

LA RIDEFINIZIONE DEL GENERE

i volti mitici della new hollywood: attori e attrici divenuti icone cinematografiche di una generazione

WARREN BEATTY

FAYE DUNAWAY

30/3/1937

14/1/1941

Cult★Movies:

Cult★Movies:

Splendore nell’erba, Gangster Story, I compari, Perché un assassinio, Shampoo

Gangster Story, Il compromesso, Piccolo grande uomo, Chinatown, I tre giorni del Condor, Quinto potere

JANE FONDA

21/12/1937

Cult★Movies: A piedi nudi nel parco, Non si uccidono così anche i cavalli?, Una squillo per l’ispettore Klute


budget produttivi, rinuncia agli studios e parla ai giovani

il western fatica, parafrasando John Ford, a stampare la

e dei giovani, della politica e del costume, preferisce

propria leggenda. Il genere, messo alla prova delle istanze

la deriva dell’antieroe al viaggio dell’eroe, abbraccia,

di realtà, delle immagini di violenza urbana trasmesse in

strumentalizza e commercializza gli insegnamenti etici

diretta tv e della fragilità esistenziale, dell’urlo finalmente

ed estetici del documentario, dell’underground e del New

ascoltato delle minoranze e della prassi artistica e politica

American Cinema Group di Jonas Mekas, conosce il cinema

dell’iperrealismo, è costretto a ridefinire la propria

diretto, le nouvelle vague europee e anche la pop art, e così

retorica. In Un uomo da marciapiede (Schlesinger, ’69),

attua una critica delle immagini del cinema precedente.

titolo fondamentale per comprendere lo stato del cinema

Quel passato che i nuovi registi amano, per il quale

dell’epoca, Dustin Hoffman dice a Jon Voight che il suo

sentono nostalgia, ma di cui non possono non denunciare

vestiario da cowboy è «solo roba da finocchi». E la figura

l’inadeguatezza nell’intepretazione del mondo. Si pensi,

mitica corrotta dalla Grande Mela, degradata e prostituita

tra le riletture che subisce ogni genere classico in questi

nell’ottuso maschio di frontiera, è ora capace anche di

anni, al western, narrazione americana per antonomasia:

premurosa tenerezza verso un altro perdente, verso un

dall’astratta ricerca identitaria del dittico di Hellman

altro uomo, amico e possibile amante.

(Le colline blu e La sparatoria,

entrambi del ’66, tra i quadri di Remington, il teatro di Beckett

UNA MORALE DIFFERENTE

e Sisifo) alle coreografie di

Dalle Mean Streets (’73)

morte delle 3643 scene di Il

di Scorsese alla

mucchio selvaggio (’68) di

Chinatown di Polanski (’74), da Panico a Needle

Peckinpah; dalla metafora sul Vietnam di Soldato blu (Ralph

PICCOLO GRANDE UOMO

I CANCELLI DEL CIELO

Nelson, ’70) alle riabilitazioni etniche di Un uomo chiamato Cavallo (Elliot Silverstein, ’70) e Nessuna pietà per Ulzana (Robert Aldrich, ’72), passando per l’impietosa parabola capitalista di I compari di Altman (’71) e i toni leggeri e demistificanti di Butch Cassidy (George Roy Hill, ’69), la destrutturazione del mito di Doc (Perry, ’72) e il polemico Uomo bianco va’ col tuo Dio (Sarafian, ’71): IL BRACCIO VIOLENTO DELLA LEGGE

a cura di Ilaria Feole

8/8/1937 Cult★Movies:

Il laureato, Un uomo da marciapiede, Piccolo grande uomo, GENE HACKMAN Cane di paglia, 30/1/1930 Papillon, Lenny, Il maratoneta, Cult★Movies: Tutti gli uomini Gangster Story, Il braccio violento del presidente, della legge, Lo spaventapasseri, Kramer contro Kramer La conversazione

KATHARINE ROSS

29/1/1940

Cult★Movies: Il laureato, Butch Cassidy, Ucciderò Willie Kid, Conosci il tuo coniglio, La fabbrica delle mogli

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DUSTIN HOFFMAN


Park di Schatzberg (’71) a Taxi Driver (’76), la città apre i suoi recessi reconditi e in mostra, nel cinema di questi anni, c’è

EASY RIDER

una morale differente, che deve aggiornarsi allo scoppio, anche mediatico, della violenza. Il premiatissimo Il braccio violento della legge (’71) di Friedkin (uno specialista

SERPICO

del genere, dalle tensioni psicologiche di Pinter alle abiezioni scopiche di Quella notte inventarono lo spogliarello, entrambi del ‘68), insieme ai film di Don Siegel

IL CACCIATORE

TITOLO DEL FILM MEAN STREETS

(su tutti Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo, ’71) apre la via a

(Hooper, ’74) è una crisi: gli assassini sono rimossi

una exploitation cinica e raramente problematica,

white trash, emarginati e arcaici sostenitori della

per non dire reazionaria, del poliziesco (si pensi solo

famiglia, le vittime borghesi caucasici per cui si fatica

a Il giustiziere della notte di Michael Winner, ’74).

a tifare, la brutalità è belluina, insana, inevitabile.

E mentre il demoniaco ingravida il dramma borghese in Rosemary’s Baby (Polanski, ’68), facendo del Male

L’OSSESSIONE DELLA COSPIRAZIONE

una questione prettamente umana, un’orda di morti

E se il rapporto di forza tra uomo e ambiente in un

viventi (i giovani, forse?) mette in crisi una tranquilla

film di Rafelson (autore di due dei capolavori del

cittadina della Pennsylvania in La notte dei morti

periodo: Cinque pezzi facili, ’70, e Il re dei giardini

viventi di Romero (anch’esso del ’68). L’incredibile

di Marvin, ’72, vedi a pag. 32) è l’esatto opposto di

successo di L’esorcista (Friedkin, ’73) rivela coordinate

quello istituzionalizzato dal cinema classico, è perché

etiche precise, ma un film come Non aprite quella porta

l’ambiente non è funzione dell’umano, ma, su di esso,

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I PEZZI

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sono abbarbicati all’incubo della F

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pesa. I sogni sognati dalle utopie

JON VOIGHT

ROBERT DE NIRO Cult★Movies:

10

Un uomo da marciapiede, Comma 22, Un tranquillo weekend di paura, Tornando a casa Cult★Movies:

17/8/1943

Mean Streets Domenica in chiesa, lunedì all’inferno, Il padrino - Parte II, Taxi Driver, Il cacciatore, Toro scatenato

29/12/1938

ROBERT REDFORD 18/8/1936 Cult★Movies: Butch Cassidy, Corvo rosso non avrai il mio scalpo!, Come eravamo, La stangata, I tre giorni del Condor, Tutti gli uomini del presidente


APPROFONDIMENTI

Come diventare nuovi

Janice Rule in una scena di La caccia di Arthur Penn (1966)

Il vecchio star system, idealmente,

gliono vedere di più. Temi “scanda-

muore nel 1962, insieme alla divina

losi” cominciano a impressionare la

Marilyn. Il nuovo che, nel corso dei

pellicola, i ribelli senza causa cantati

Sixties, diventerà il “New” di una Hol-

da Nicholas Ray già nel 1955 sono

lywood moderna, passa anche dai

antieroi introspettivi e tormentati,

divi e dal loro atteggiamento verso

le cui azioni prive di motivazione

ne dei veterani (Va’ e uccidi ancora di

l’industria

Nello

sono messe in scena guardando al

Frankenheimer, ma già Minnelli con

stesso 1962, John Ford fa scivolare

cinema dall’altra parte dell’Atlantico.

Qualcuno verrà nel 1958). Rovesciano

il testimone della leggenda da John

Le nuove leve vengono dalla tv e da

la struttura narrativa classica e rivisi-

Wayne al nuovo eroe fragile James

Broadway, fondano produzioni indi-

tano i generi esplorando le contraddi-

Stewart in L’uomo che uccise Liber-

pendenti e sono vicini a intellettuali

zioni della società americana, dando

ty Valance: Stewart, produttore e

della controcultura che inizia a farsi

vita a personaggi ambigui: vale per

“autore” di se stesso, è, con Brando,

strada. Raccontano la fine dell’epoca

i braccati di Arthur Penn in Mickey

Lancaster, Jane Fonda, l’icona di una

kennedyana, come Frankenheimer

One (1965) e La caccia (1966) come per

generazione differente di star. Che

(Il giardino della violenza, 1961); dico-

il West disintegrato e mutato in meta-

allentano le maglie della censura e

no a chiare lettere l’ottusità del siste-

fora del Vietnam di Sam Peckinpah o

relegano i prodotti per famiglie sul

ma e della guerra (7 giorni a maggio di

Monte Hellman. Smottamenti senza i

piccolo schermo, per ripopolare le

Frankenheimer e A prova di errore di

quali la New Hollywood non sarebbe

sale dei giovani cinefili che ora vo-

Lumet, entrambi 1964) e l’alienazio-

mai deflagrata. ILARIA FEOLE

cinematografica.

IL MUCCHIO SELVAGGIO

paranoia. Anche così nasce il delirio. Dal precursore Mickey One (’65) di Penn sino a La conversazione (’74) di Coppola (vedi a pag. 42), il coevo Perché un assassinio di Pakula (’74) e I tre giorni del Condor (’75), dalla Guerra fredda al Watergate, passando per i dispositivi di controllo del sottovalutatissimo Rapina record a New York di Lumet (’71), l’ossessione della cospirazione permea il cinema della New Hollywood. Il tutto insieme

KAREN BLACK

GOLDIE HAWN

1/7/1939

21/11/1945

Cult★Movies:

Cult★Movies:

Buttati, Bernardo!, Easy Rider, Cinque pezzi facili, Nashville, Il giorno della locusta, Capricorn One

Fiore di cactus, M’è caduta una ragazza nel piatto, Le farfalle sono libere, Sugarland Express, Shampoo, Gioco sleale

JACK NICHOLSON

22/4/1937

Cult★Movies: Easy Rider, L’ultima corvé, Chinatown, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Professione reporter

11

a una critica all’alienazione delle macchine e delle


LO SQUALO

la paura di un altro indefinito (di se stessi?) del seminale Duel è ridotta e veicolata (seppur magistralmente) in un giocattolo realisticamente perturbante, un pesce vorace meccanico. E se un’opera come Incontri ravvicinati del terzo tipo (’77) è prima di tutto un grandissimo atto d’amore per la settima arte, anche Guerre stellari (‘77) è un’immaginifica riscrittura altamente spettacolare di un cinema archetipico, diretta da un autore che con American Graffiti (’73, vedi a pag. 36) aveva messo in

tecnologie (cosa che è, tra le tante, Duel di Spielberg,

scena la materia dei desideri di una generazione perduta

’71), che diventa riflessione sullo spettacolo (si pensi

e, se non avesse avuto successo, si sarebbe dato (parola

solo al bellissimo Non si uccidono così anche i cavalli?

sua) al genere di mero e basso consumo: il porno.

di Pollack, datato ’69) e acuta metariflessione sul

Rinasce, con questi film, il cinema di genere, di un unico

principale creatore di immagini e spettri: il cinema.

genere onnicomprensivo, quello che dice del mondo

Con Bogdanovich e De Palma, con le sperimentazioni di

filtrandolo con lo spettacolo della meraviglia, dell’effetto

Coppola, passando per le decostruzioni del primo Woody

speciale, del ritorno all’infanzia. Il pubblico accetta,

Allen e dell’ultimo, funereo Jerry Lewis (si veda un

applaude. Quel che non aveva fatto con l’ambizione

capolavoro teorico e inerme come Controfigura per

di Il salario della paura (Friedkin, ’77), quel che non fa

un delitto, ’70), fino a giungere a tutto John Landis,

con I cancelli del cielo (Cimino, ’80), crepuscolo di ogni

il cinema americano del periodo sa instaurare un

gigantismo autoriale dedito a un cinema adulto. Solo la

discorso strettamente autoriflessivo, pesando e

follia del Coppola di Apocalypse Now (’79) viene ripagata

ripensando le immagini e le sue logiche di produzione.

al botteghino. Per lui, quel film è - ancora, sempre - il

Vietnam. Per il cinema di Spielberg e Lucas la realtà, con

ANCORA HOLLYWOOD

le sue problematiche, è qualche grado più in là. Gli anni

Tutto ciò si traduce, in certi registi, in puro cinema per

80 sono alle porte, qualche hippie, col tempo, s’è fatto

il cinema. E la nostalgia dei giovani per il cinema classico

yuppie. E alla fine di Hollywood, c’è, ovviamente ancora

si trasforma in quella per l’immaginario infantile.

Hollywood. Che non era morta. E che è ancora viva.

In un film tutt’oggi incredibile come Lo squalo (’75)

Più nuova, più vecchia che mai.

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I PEZZI

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AL PACINO 25/4/1940

12

Cult★Movies:

Panico a Needle Park, Il padrino, Lo spaventapasseri, Serpico, Quel pomeriggio di un giorno da cani, Un attimo una vita

7/12/1932

Cult★Movies: L’ultimo spettacolo, Il re dei giardini di Marvin, L’esorcista, Alice non abita più qui, Harry e Tonto

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ELLEN BURSTYN

KEITH CARRADINE 8/8/1949 Cult★Movies: I compari, L’imperatore del nord, Gang, Nashville, I duellanti, Pretty Baby


La New Hollywood 猫 fortemente legata agli eventi della storia americana del periodo. A sinistra, Bob Kennedy durante un comizio

VA NUO

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路 LA # 01

OO LY W HOL


Born in the

Di ERICA RE

C’è

un dentro e c’è un fuori quando si parla di New Hollywood.

E poi, inevitabilmente, c’è un prima e c’è un dopo. Distinzioni chiare, se non addirittura nette; che da una parte hanno molto a che fare con un aspetto prettamente logistico e di conseguenza stilistico. Dall’altra, sono strettamente connesse alle vicende storiche e politiche, con inevitabili quanto sostanziali ripercussioni anche a livello cinematografico.

Per quanto riguarda la dimensione

Angela Davis Prima ispiratrice delle Black Panthers, attiva ancora oggi. A lei dedicate canzoni di Lennon e Stones, ma la prima è del Quartetto Cetra!

'66

dentro/fuori, è evidente che la scelta di spalancare i cancelli del cielo hollywoodiano, all’inizio degli anni 60, ha permesso la messa in circolo di un’incredibile ventata di libertà, oltre che un avvicinamento alla realtà del tutto imprevisto. Da quel momento e per poco più di un decennio, infatti, il cinema smette di essere semplicemente una dream factory (dove i sogni, però, erano essenzialmente un retaggio del passato) e diventa invece uno specchio di vita vissuta. Per la prima volta, insomma, l’America ha

stesso di prima, ma anzi, dopo aver visto riflessa sul grande schermo l’immagine di sé, abbia acquisito maggiore consapevolezza. E che proprio in virtù di essa metta in moto delle azioni, in un circolo (vizioso o virtuoso, è tutto da stabilire) che non può che risultare esplosivo.

14

il coraggio di riflettere davvero su stessa, di guardarsi in faccia. E questo non può che farle paura. Di più: all’arte (in

UN PAESE NON PIEGATO DAGLI EVENTI

particolare alla settima) vengono riconosciute una nobiltà

Risulta funzionale individuare quattro paletti che

e un’importanza tali per cui spetta (anche) a lei il compito

delimitino il territorio storico-temporale all’interno del

di influenzare e di promuovere una robusta rivoluzione

quale ci si muove. Di questi, due a livello cinematografico

culturale e politica. E di esserne a sua volta influenzata.

e due a livello politico. Non si può infatti parlare di

L’idea di fondo, quindi, è che lo spettatore (meglio ancora,

“nouvelle vague a stelle e strisce” senza partire da Il

il cittadino), alla fine di una proiezione, non sia più lo

laureato di Mike Nichols, anno 1967 (vedi pag. 26),


'68

Martin Luther King

per arrivare fino al 1980, quando quel cavallo pazzo

programmatico né in quel gesto né in quella nuova ondata

e stupidamente incompreso di Michael Cimino firma

cinematografica (che, difatti, non può essere identificata

I cancelli del cielo. In mezzo, poco più di un decennio.

come un “cinema politico”. Almeno ufficialmente). Eppure

Che però è bastato al cinema, all’America e al mondo,

da lì è come se si frantumasse un vaso di Pandora che,

per cambiare volto. Vengono i brividi, infatti, a scorrere

appunto per poco più di due lustri, continua a vomitare

la filmografia di quella irripetibile stagione. Ma certo

malessere, disorientamento, violenza. Così come, d’altro

non sono da meno gli avvenimenti politici, che nel

canto, rigurgita anche una quantità incontrollabile di

1968 smettono definitivamente di seguire quella curva

creatività (pure al potere), trasgressione, indipendenza,

(positiva, crescente e illusoriamente illimitata) che aveva

partecipazione. E, soprattutto, libertà (espressiva ma

iniziato a prender forma dopo la Seconda guerra mondiale.

non soltanto). Tutto questo sostanzialmente fino al 1981,

È in quell’anno che Bob Kennedy viene assassinato nel bel

quando Ronald Reagan espugna la Casa Bianca, alitando

mezzo della sua campagna elettorale per la presidenza.

su quella politica liberista e deregolata che tanto bene

Sono quei colpi di pistola che fanno morire, insieme

abbiamo imparato a conoscere. Ed è pazzesco come, dopo

a lui, anche il sogno americano; e ciò che fa ancor più

aver ingoiato questi quattro imprescindibili bocconi,

impressione è che non esiste, forse, nessun manifesto

a tutti fosse chiaro che non si potesse più tornare indietro.

15

Tra le icone più significative della storia americana, fu ispiratore della resistenza afroamericana al razzismo dei bianchi


L’AMERICA CON LA FACCIA SPORCA

Che la storia (cinematografica o politica, poco conta) avesse preso un’altra direzione, che qualcosa fosse andato

L’America, insomma, si scopre (anche) una madre spietata,

perso o si fosse invece guadagnato.

con le mani sporche di sangue. E non è certo un risveglio

dolce. Ma d’altra parte, le urla strazianti che giungono

Sono quattro i noccioli storici che determinano

la New Hollywood e attorno cui questa si arrovella:

da un paese lontano eppure vicinissimo come il Vietnam

l’assassinio di Bob Kennedy (preceduto di pochissimo

sono troppo forti per non essere udite, senza contare, poi,

da quello di Martin Luther King), la guerra in Vietnam,

i lamenti che già erano arrivati nel decennio precedente

le rivolte giovanili e il movimento nero.

dalla Corea. Se per quest’ultimo caso, infatti, il cinema non

Partire da due lutti per raccontare quell’intervallo

aveva preso posizione, nelle pellicole sfornate dalla New

temporale che tanto ha regalato anche alla settima arte

Hollywood il tema della guerra affrontato in maniera critica

è una scelta funesta quanto necessaria. Insieme

inizia a palesarsi proprio in quell’inferno del Vietnam,

a King e a Kennedy (deceduti l’uno il 4 aprile 1968,

che dilanierà l’opinione pubblica dal 1960 (quando in

l’altro appena due mesi dopo, il 6 giugno 1968) muore

carica c’è il presidente Dwight D. Eisenhower) fino al

infatti anche una concezione progressista

1975, anno della caduta di Saigon. I primi a toccare il tabù

e illuminista della Storia. Non solo.

Vietnam in modo obliquo sono infatti

È l’America stessa che si sbarazza

lavori come Piccolo grande uomo (Arthur

del mito e dei miti, i propri. Quasi

Penn) e Soldato blu (Ralph Nelson),

che questi fossero troppo

entrambi del ’70, ma anche Robert

ingombranti. Quasi che fosse

Altman, pur ambientando il film durante

impossibile, anche

il conflitto coreano, aveva fatto di M.A.S.H.

per gli Stati Uniti, continuare il gioco

una sottilissima satira palesemente

dell’illusione. Era infatti evidente

riconducibile al Vietnam. I capolavori

che qualcosa stesse cambiando

arrivano proprio dalla New Hollywood

per sempre e che la violenza, direttamente o indirettamente,

conseguenze più immediate le paga

16

però un titolo come Bersagli di Peter

cosiddetto “dei reduci”, incentrato sugli

Taxi Driver

avrebbe plasmato molti personaggi e innumerevoli pellicole. Le

che inaugura un nuovo filone, quello

'76

Il film di Martin Scorsese scritto da Paul Schrader vince la Palma d’oro a Cannes ma nulla agli Oscar, nonostante quattro nomination

effetti generati dalla guerra e sulle reazioni dei personaggi: parliamo di Tornando a casa, Il cacciatore, Apocalypse Now e Taxi Driver. Vere e

Bogdanovich, che dopo l’omicidio all’Ambassador Hotel

proprie opere d’arte, che riescono a trasmettere quel senso

di Los Angeles viene subito ritirato dalle sale. Troppo

di storditezza e quel bisogno estremo di fuga e nello stesso

forte è il richiamo della figura del giovane che,

tempo di ricerca (anche di se stessi) che la guerra ha

in un raptus di follia, spara sul pubblico di un drive-in

lasciato. Chi può, dopo un’esperienza del genere

intento a guardare La vergine di cera. Dicevamo poi

(e poco conta se la si sia vissuta sulla propria pelle o solo

della violenza. È come se da quel momento venisse

su quella della propria nazione), si allontana, scappa,

in qualche modo legittimata. In questo senso Roger

evade. Da qui, il genere del road movie con, al suo

Corman, grazie anche a quella che viene definita

interno, altre gemme non contraffabili come Non torno a

la sua prolifica factory, è il primo a sentirsi libero

casa stasera, Alice non abita più qui (vedi pag. 46), Punto

di «raccontare la società americana come un vespaio

zero (vedi pag. 34), Sugarland Express (vedi pag. 40),

di paura e violenza, di rappresentare la brutalità in

e naturalmente Easy Rider (fulminante la scritta sulla

termini non eufemistici senza aggiustare il tiro con

locandina: «Un uomo è andato in cerca dell’America ma

giustificazioni sociologiche».

non è riuscito a trovarla da nessuna parte»).


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a cura di MAURO GERVASINI

« IN THE DAY WE SWEAT IT OUT IN THE STREETS OF A RUNAWAY AMERICAN DREAM »

Bruce Springsteen, Born to Run

'68

Martin Luther King Il 3 aprile 1968 viene colpito alla testa da una fucilata a Memphis. Morirà il giorno successivo.

ROBERT KENNEDY

FRATELLO DI JFK, MUORE A LOS ANGELES IL 6 GIUGNO 1968, PER UN COLPO DI PISTOLA. ERA FAVORITO NELL’IMMINENTE ELEZIONE ALLA PRESIDENZA DEGLI STATI UNITI.

Si moltiplicano le proteste di piazza, soprattutto giovanili, contro la guerra del Vietnam (iniziata per gli Usa nel 1963).

'69

'70

1968 La calda notte dell’ispettore Tibbs 1969 Oliver! 1970 Un uomo da marciapiede 1971 Patton, generale d’acciaio 1972 Il braccio violento della legge 1973 Il padrino 1974 La stangata 1975 Il padrino - Parte II 1976 Qualcuno volò sul nido del cuculo 1977 Rocky 1978 Io e Annie 1979 Il cacciatore 1980 Kramer contro Kramer 1981 Gente comune

Primo uomo sulla Luna L’astronauta Neil Armstrong scende sulla Luna in diretta mondiale il 20 luglio 1969.

JIMI HENDRIX Il più grande chitarrista rock muore il 18 settembre 1970 a soli 27 anni.

'73

L’11 settembre 1973 un golpe militare appoggiato dalla CIA depone in Cile il governo di Allende.

'75 '74

Scandalo Watergate

BORN TO RUN TERZO DISCO DI BRUCE SPRINGSTEEN, SI PARLA DI “FUTURO DEL ROCK’N’ROLL”.

Politica del ping pong Segretario di Stato con due presidenti, Henry Kissinger si riavvicina alla Cina e chiude la guerra del Vietnam.

IL 9 AGOSTO 1974 IL 37° PRESIDENTE USA, RICHARD NIXON, SI DIMETTE TRAVOLTO DAL CASO DI SPIONAGGIO POLITICO WATERGATE.

'75

Salvador Allende

NELLE SALE IL MUSICAL DEL SECOLO The Rocky Horror Picture Show da allora è emblema del cult movie. Migliaia di repliche (ancora oggi).

17

Piazze in fermento

Oscar Winners

I HAVE A DREAM

to be continued...


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GERALD FORD

Vietnam War:

38° presidente degli Stati Uniti, l’unico finora a non essere stato eletto neanche come vice. Fu un repubblicano moderato che “allevò” i futuri falchi Donald Rumsfeld e Dick Cheney.

GAME OVER

CON LA CADUTA DI SAIGON (30 APRILE 1975) TERMINA LA GUERRA DEL VIETNAM. OLTRE 50 MILA LE VITTIME AMERICANE, IN QUELLA CHE RESTA LA LORO PIÙ COCENTE SCONFITTA.

'74

Microsoft: comincia l’avventura Bill Gates e Paul Allen hanno un’intuizione rivoluzionaria e fondano Microsoft.

'75

Nasce Apple '76

UN DEMOCRATICO ALLA CASA BIANCA

'77

Il 20 gennaio 1977 Jimmy Carter giura come 39° presidente degli Stati Uniti, dopo avere sconfitto Gerald Ford in una campagna elettorale senza esclusione di colpi.

Un anno dopo Microsoft, Steve Jobs e Steve Wozniak fondano Apple. Comincia l’era dei computer.

Il Vietnam agli Oscar La vittoria di Il cacciatore (1978) apre l’elaborazione sulla “guerra sporca”.

'79

'79

18

LA CRISI ENERGETICA Il prezzo del petrolio alle stelle crea un effetto domino in tutte le potenze economiche occidentali, ma sono gli Usa i più colpiti.

L’ultimo concerto di Elvis Presley IL 26 GIUGNO 1977 L’ULTIMA ESIBIZIONE LIVE: IL RE MUORE A MEMPHIS IL 16 AGOSTO 1977 A SOLI 42 ANNI.

RONALD REAGAN PRESIDENTE IL 20 GENNAIO 1981 L’EX ATTORE, GIÀ GOVERNATORE DELLA CALIFORNIA, RONALD REAGAN DIVENTA IL 40° PRESIDENTE USA.

'81


LA CHIUSURA DEL CERCHIO

oltre naturalmente a quella di Bob Kennedy, esacerba

A proposito, per la New Hollywood, l’uomo

la situazione, che infatti registra la fondazione

è generalmente un giovane. Meglio, un “giovane

del Black Panther Party e lo scoppio di innumerevoli

arrabbiato”, secondo il modello fornito da Gangster

scontri. Si parla esplicitamente di blaxploitation,

Story (vedi pag. 28). Non dimentichiamo, infatti, che a

per opere come L’uomo caffellatte, Sweet Sweetback’s

determinare questa felice stagione cinematografica sono

Baadasssss Song e Shaft il detective.

state in buona parte anche le contestazioni studentesche.

Le quali, iniziate negli anni 60 e culminate con il ’68,

(politica, sociale, artistica ed emotiva) sia destinata

fanno letteralmente esplodere le università (solo

a scemare. Su praticamente tutti i fronti questo avviene

nel 1970, 400 chiudono o entrano in sciopero), come

con il passaggio agli anni 80, inevitabilmente ricondotti

raccontano magistralmente L’impossibilità di essere

alla figura di Ronald Reagan. Il quale raccoglie

normale e Fragole e sangue. Scoppia la rivoluzione

il testimone nell’81 (per mantenerlo fino all’89),

sessuale e si fa tranquillamente uso di droga, di cui

dopo esser succeduto a Carter, Ford e Nixon

anche i set sono intossicati (è il caso di New York,

(che, in piena New Hollywood, nel 1974, viene

Naturale, però, che una tale spinta

New York, firmato da Scorsese).

completamente travolto dal Watergate,

Contemporaneamente si impone prima,

uno degli scandali più infamanti della

e si diffonde poi, un rifiuto

politica statunitense. A dimostrazione

della società americana tradizionalista e

di come la faccia pulita si sia

perbenista tanto in voga fino

indelebilmente sporcata).

a quel momento. Sul banco degli

Con Reagan non solo la tensione

imputati finiscono quindi la violenza,

si smorza, ma addirittura si dà ampio

l’ipocrisia e il cinismo che permeano la

spazio ai programmi della nuova destra,

società, palesemente in contraddizione

che, fra le altre cose, impone una

democrazia e civiltà (ne sono testimoni

America 1929 - Sterminateli senza pietà). Parallelamente, muta la figura

e un forte taglio alle spese per

I cancelli del cielo

l’assistenza pubblica. Anche dalle parti

Il più emblematico flop del cinema Usa è il pretesto per privare gli “autori” dell’autonomia avuta negli anni della New Hollywood

di Hollywood viene ristabilito l’ordine:

film come Nick mano fredda, Non si uccidono così anche i cavalli?,

liberalizzazione in campo economico

'80

e poco conta se questo coincide con un ritorno al controllo da parte delle major.

dell’eroe e con essa il cosiddetto divismo cinematografico,

Il punto è che troppa libertà fa paura ed è ironico (ma per

lasciando sempre più spazio alla figura del disadattato

nulla casuale) che l’occasione per rientrare nei ranghi

e del fallito (Città amara - Fat City,

venga fornita proprio da I cancelli del cielo. Un capolavoro.

Un uomo da marciapiede, Cinque pezzi facili).

Peccato solo che sia fallimentare. Anche per questo

risultano così amare le parole di Peter Biskind in Easy

Parlando di New Hollywood, poi, non si può

non fare riferimento anche al movimento nero, infocato

Riders, Raging Bulls: «I tredici anni intercorsi tra

dall’atteggiamento liberale della corrente per i diritti

Gangster Story del 1967 e I cancelli del cielo del 1980

civili che già in John F. Kennedy aveva identificato uno

furono l’ultimo periodo in cui fare film a Hollywood fu

dei suoi leader (la questione razziale era uno dei cavalli

un’esperienza veramente entusiasmante; fu l’ultima volta

di battaglia della sua “nuova frontiera”) sebbene un

che si poté andare orgogliosi dei film prodotti; l’ultima

fortissimo contributo sia stato dato anche da Martin

volta che l’intera comunità della gente del cinema

Luther King e dalla sua fiducia nella resistenza passiva

contribuì alla qualità; l’ultima volta che

come forma di protesta sociale. Proprio la morte dei due,

ci fu un pubblico in grado di sostenerla».

19

con gli sbandierati principi di


# 01

路 LA

NU

WO L LY O H OVA

20

Daryl Hannah 猫 la sirena replicante Pris di Blade Runner (1982), tratto da Do Androids Dream of Electric Sheep? di Philip Dick

OD


BESTSELLERS

'72 Charles Bukowski (Andernach, Germania, 16 agosto 1920 - San Pedro, Usa, 9 marzo 1994)

Charles Bukowski

Storie di ordinaria follia I 62 racconti che ribaltarono il mondo della letteratura americana. Nessuno aveva mai scritto della “sporcizia” della vita, e della sua gioia, con la stessa carnale voracità di Bukowski. Ancora oggi, un libro di culto. Sottotitolo: Erezioni Eiaculazioni Esibizioni.

Book of Dreams Di NICOLA LAGIOIA

giugno del 1968 Bob Kennedy muore al Good Samaritan Hospital di Los Angeles, ucciso

‘69

a colpi di pistola da Sirhan B. Sirhan, il quale solo presumibilmente è un cane sciolto. Non lontano da lì -

Philip K. Dick

mentre nella terra promessa di Walt Whitman i concetti

Ubik

di verità e menzogna si mescolano definitivamente

Nel futuro le nuove guerre sono quelle commerciali. Lo spionaggio industriale si avvale dei poteri PSI dei telepati. Runciter lavora per una agenzia di neutralizzazione, ama sua moglie morta ma in “animazione sospesa”. Forse il capolavoro di Philip K. Dick, ma bisognerà attendere il decennio successivo perché tutta la portata sia valutata come si deve.

in una cornice da incubo - un bistrattato scrittore di fantascienza dedito all’uso di anfetamina confonde letterariamente la realtà e i suoi simulacri, e lo fa con un’audacia che mai nessuno ha avuto prima. Ha quarant’anni, vive in California, si chiama Philip K. Dick, e a marzo è uscito un suo romanzo dal titolo assai strano: Do Androids Dream of Electric Sheep?. Se in questo libro umani e androidi risultano tra loro confondibili, in quello che pubblicherà dopo qualche mese (Ubik) è il mondo intero a rivelarsi una colossale falsificazione.

Philip Kindred Dick (Chicago, 16 dicembre 1928 Santa Ana, Usa, 2 marzo 1982)

21

T

re colpi di pistola. La notte tra il 5 e 6


'70

Philip K. Dick è ancora considerato dalla critica un «artista di merda», come lui stesso definirà sarcasticamente un suo alter ego, ma i colpi deflagranti con cui sta (per ora non troppo rumorosamente) rivoltando l’immaginario americano sono destinati a riverberarsi nei decenni. Chi al contrario è in procinto di sollevare un polverone nel mondo delle lettere se ne sta

Joyce Carol Oates

tranquillamente nella East Coast. È un bravo ragazzo,

Quelli

non si droga, proviene da una decorosa famiglia ebraica di Newark. Insegna letteratura comparata alla University of Pennsylvania e ha una passione sfrenata per Saul Bellow. La sua prima raccolta di racconti (Goodbye, Columbus) gli

Storie di donne sullo sfondo dei conflitti razziali di Detroit. Capolavoro della letteratura Usa, premiato nel 1970 con il National Book Award.

Joyce Carol Oates (Lockport, Usa, 16 giugno 1938)

è valsa gli onori della critica e un premio importante, ma nessuno in quel gennaio del 1969 può immaginare quale '69

ondata di scandalo stia per abbattersi sul trentacinquenne Philip Roth di cui sta per uscire Lamento di Portnoy. Le nevrosi di un giovane ebreo di terza generazione che racconta senza pudori all’analista le proprie disavventure erotiche fanno balzare il libro in testa alle classifiche e trasformano Roth in una specie di nemico pubblico. Per certi ebrei ortodossi è un antisemita che odia se stesso. Per le femministe un porco fallocentrico. Per i moralisti

Kurt Vonnegut

semplicemente un criminale. Qualcuno sommessamente

Mattatoio n.5

fa notare che Roth sta raccontando una parte di America che ha solo la colpa di esistere, e ha il merito di farlo con un talento fuori dalla norma. È questo a renderlo così irritante. Dal momento che gli Stati Uniti sono il paese

La prigionia dell’autore in Germania e il feroce bombardamento di Dresda. Pagine che nel 1969 sconvolsero il mondo.

Kurt Vonnegut (Indianapolis, 11 novembre 1922 New York, 10 aprile 2007)

degli eccessi, nella stagione in cui un certo sogno a '69

stelle e strisce comincia seriamente a vacillare, la terza deflagrazione letteraria in pochi mesi (dopo quelle di Roth e Dick) arriva da un ex impiegato della General Electric. Il suo nome è Kurt Vonnegut. Anche lui scrive di fantascienza, ma in modo completamente diverso da Dick. Non solo i costumi sessuali degli americani non 22

hanno nulla a che fare con quello che il codice Hays aveva

Philip Roth

considerato rappresentabile sul grande schermo fino al

Lamento di Portnoy

1968, non solo nei palazzi di Washington c’è un’aria meno salubre di quanto si sarebbe voluto credere, ma addirittura l’innocenza dell’America era compromessa in tempi non sospetti. Mattatoio n.5. Eccolo, l’atto d’accusa. Viaggiando nello spazio e nel tempo, dal pianeta Tralfamadore

Philip Roth (Newark, Usa, 19 marzo 1933)

Nel 1969 viene pubblicato il primo “bestseller” di Philip Roth, che provoca scandalo per il linguaggio crudo ed esplicito.


Tim Robbins e Madeleine Stowe in America oggi di Robert Altman, ispirato ai racconti di Raymond Carver

all’Europa degli anni 40, Vonnegut usa la maschera della

marina. L’arcobaleno della gravità di Thomas Pynchon

fantascienza per raccontare la verità sul bombardamento

esce nel 1973. Secondo alcuni è tra i dieci capolavori

di Dresda, dove tra il 13 e il 14 febbraio 1945 l’aviazione

della letteratura americana di ogni tempo. Sicuramente

militare britannica e quella statunitense cancellarono

racconta il grande scherzo della globalizzazione

dalla faccia della Terra 25 mila civili.

con trent’anni di anticipo. E, in modo assai coerente,

quando nel 1974 vince il National Book Award,

Se insomma gli scrittori in questo periodo

si agitano molto, c’è chi al contrario invita alla calma.

Pynchon spedisce un comico a ritirare il premio.

C’è stato ultimamente un periodo parecchio incasinato,

è vero, ma questa è sempre la terra delle opportunità.

postmoderni di prim’ordine come Barthelme, Barth

Il regno del bene. Dio è dalla nostra parte, maledizione, e

e un DeLillo ancora lontano dai suoi capolavori,

a te conviene non fare troppo lo schizzinoso.

e i vecchi leoni come Bellow affidano al realismo le

Alle prossime elezioni, vota Richard Nixon.

contraddizioni del proprio tempo (Il dono di Humboldt

Se Pynchon è in compagnia di altri

è del 1975), gli anni 70 producono outsider di cui i

Tutto quello che sai è falso

decenni successivi saranno avari. Uno di loro è Charles

Il caso Watergate scoppia nel 1972. Nixon si dimette

Bukowski. Ubriacone, manesco, sottoproletario,

due anni dopo. E tuttavia, da molto tempo (forse

incontrollabile eppure dotato di una vis comica

addirittura dal ‘66) uno scrittore sta immaginando

strepitosa e un gusto del paradosso irresistibile.

tutto questo e molto di più in un romanzo sterminato,

Poiché la Storia la fanno i vincitori, la letteratura,

complesso quanto l’Ulisse di Joyce e comico quanto i

raccontando spesso i vinti, svela i meccanismi

capolavori di Rabelais. Paranoia, cospirazione, lavaggio

della menzogna universale.

del cervello. Piccole élite che dominano gli ignari

cittadini. Benvenuti in Occidente, la terra in cui niente

le risposte arrivino tutte da dove ci si aspetterebbe.

è ciò che sembra. E benvenuti in America, il cuore

I generi, ad esempio, così bistrattati dall’accademia,

dell’Impero dove la menzogna batte più forte e più

tornano alla carica. Se il mondo non sta marciando nella

nascosta. Peccato che lo scrittore in questione abbia a

direzione auspicata dai partecipanti alla summer of love,

sua volta poca voglia di farsi vedere. Nessuno l’ha mai

quali canoni migliori per raccontarlo se non quelli di

intervistato. Nessuno addirittura sa che faccia abbia.

orrore e soprannaturale? Avevano accusato Lovecraft e

Le uniche foto a disposizione risalgono a quando era in

Poe di essere troppo dozzinali e lo stesso faranno con

23

Come Bukowski dimostra, non è detto che


Stephen King

Carrie

'74 Stephen King (Portland, Usa, 21 settembre 1947)

lui. Eppure, lo Stephen King che nel 1974 esordisce

Del 1974 è Carrie, il primo romanzo di Stephen King, fino a quel momento oscuro autore di racconti, da allora scrittore seriale dal successo planetario. Non fosse stato per la moglie Tabitha Spruce, alla quale è dedicato il libro, Carrie non avrebbe visto la luce.

stesso»). L’America che fu dei Kennedy sta diventando

con Carrie, è destinato a popolare i sonni

di Ronald Reagan, ma questo non vuol dire che una

(e gli incubi) di milioni di lettori.

certa confusione creativa (e non solo) sia funzionale alla

In modo speculare, c’è chi ritiene che le inquietudini dell’oggi abbiano una radice antica. Quello

nuova gestione. Edonismo. Potenza. Ritorno all’ordine. Ecco le stelle polari del nuovo corso. In Italia lo chiamano riflusso. Se sugli schermi gli yuppie mandano

male primigeni è un vecchio mito che fu caro a Melville e

in pensione i toga party, nelle università è il momento

Hawthorne prima, e a Faulkner poi. Un pugno di scrittori

delle scuole di scrittura. Le grandi utopie appaiono

di grandissimo valore, inattuali, ma forse per questo

ormai ridicole e anche la letteratura per un po’ abbassa

capaci di una doppia vista, sta rivolgendo i propri sforzi

la cresta. A nuovi disagi nuove forme d’espressione.

in questa direzione. Una di loro si chiama Joyce Carol

Arriva il minimalismo. Arrivano i sobborghi con le case

Oates. Un’altra Toni Morrison, futuro Nobel e cantore

tutte uguali, dove la normalità maschera un malessere

dell’odissea degli afroamericani. Un altro ancora sta

profondo e il whisky scorre a fiumi sui fallimenti della

lavorando a un romanzo molto ambizioso cui darà il

vita. È il mondo di Raymond Carver. La mattina si lavora,

titolo di Suttree. Per ora è semisconosciuto, ma a lui non

ammesso che un lavoro ci sia ancora. Il pomeriggio

importa. Ci vorranno un paio di decenni perché il nome di

ci si sbronza davanti alla tv meditando su una causa

Cormac McCarthy esca dalla cerchia degli addetti ai lavori.

di divorzio. Davanti a quella stessa tv, stanno crescendo

24

del continente americano fondato su una violenza e un

teenager che rispondono ai nomi di Bret Easton Ellis e

ORDINE NUOVO

David Foster Wallace, ma non è ancora il loro momento.

Sarebbe ingenuo lasciarsi ingannare da un ex attore

Per adesso, la sera, visto che è primavera, si va magari

di film western che sembra avere la brillantezza nel dna

a vedere un film appena uscito nelle sale.

e alle interviste risponde con battute fulminanti

Si intitola Blade Runner, è tratto dal romanzo

(«Il debito pubblico? È abbastanza grande da badare a se

di uno scrittore morto pochi mesi fa.


25

22 I CCII 11 NIIFF I GN AG M MA I I · · 1 1 0 ##0

Warren Beatty e Faye Dunaway sono i leggendari fuorilegge Bonnie e Clyde in Gangster Story, il film di Arthur Penn che nel 1967 dà il via alla New Hollywood


FILM REVIEW Ilaria Feole

IL LAUREATO

26

Primo antieroe della New Hollywood, Benjamin Braddock (al ritmo di Simon & Garfunkel) è il volto di una generazione

In una sola battuta anticipa il boom dell'industria della

Charles Webb quando il romanzo omonimo diede uno

plastica; in una fuga in autobus traccia la direzione del '68

scossone ai lettori americani anticipando (era il 1963) i

a venire; e in una sequenza consegnata alla storia mette

movimenti giovanili a venire, e 37 quelli dello sceneg-

in scena la rottura definitiva tra due generazioni. Il laure-

giatore Buck Henry (lo stesso di Comma 22 e, qualche

ato è a tutti gli effetti il primo, squillante e rivoluzionario

decennio dopo, di Da morire; nei credits è affiancato da

vagito della New Hollywood, portatore di una modernità

Calder Willingham che, però, ottenne di comparire per

sconcertante.

vie legali, dopo che la sua stesura della trasposizione era

L’età media degli autori scrive già il cambia-

stata commissionata e non utilizzata). Qualche lustro di

mento: ha 36 anni Mike Nichols (premiato con l'Oscar),

troppo, invece, l'aveva Dustin Hoffman, trentenne chia-

che all'opera seconda diventa il primo regista nella sto-

mato nei panni del diciottenne neolaureato Benjamin

ria a ottenere un salario di un milione di dollari e ha il

Braddock (la seduttrice "attempata" Anne Bancroft ave-

controllo totale della sua creatura. 24 erano gli anni di

va in realtà solo 6 anni più di lui!), ma fortemente voluto


CURIOSITÀ

come dall'assurdo scafandro che gli viene regalato, vive in uno stallo amniotico (la piscina e l'acquario sono elementi ricorrenti e simbolici con cui Nichols riassume il languore esistenziale) che i signori Braddock osservano senza capire. Anche nello "scandaloso" rapporto con una donna che potrebbe essere sua madre, si reitera l'impossibilità di dialogare con la generazione precedente: la signora Robinson, come i genitori, non fa che impartirgli ordini («resta seduto», «prendi una stanza») e la conversazione è costantemente negata.

Personaggio di rottura per il suo ondivago mo-

vimento privo di scopo, Ben è inquadrato da Nichols

Di Il laureato esiste un sequel "spurio": nella commedia

mentre percorre traiettorie vane (sul tapis roulant, in auto, o nel celebre finale sull'autobus) e prive di direzio-

di Rob Reiner Vizi di famiglia (2005), Jennifer Aniston

ne. Moderno perché irrisolto e non inquadrato, ha il moto

scopre che il film di Nichols è ispirato a veri gossip riguar-

(quell'Alfa Romeo che da status symbol diventa strumen-

danti sua nonna, anni prima seduttrice di giovanotti. Il

to dell'attacco al sistema) ma non la voce: gliela prestano

personaggio di Shirley MacLaine sarebbe quindi "la vera

Simon & Garfunkel (altri nomi imposti da Nichols), autori,

Mrs. Robinson", mentre a vestire i panni del Benjamin Braddock reale, nel frattempo divenuto un playboy, è Kevin Costner. In un brivido di mancato metacinema,

con la loro colonna sonora di folk rock antimilitarista, di brani immortali (da Mrs. Robinson, riscritta per il film e

Reiner avrebbe voluto inizialmente che a coprire i due

inizialmente intitolata a Eleanor Roosvelt, a Scarborough

ruoli fossero proprio Anne Bancroft e Dustin Hoffman,

Fair) che permettono a Benjamin di rompere per sempre

ipotesi sfumata dopo la morte dell'attrice nel 2005.

il suono del silenzio.

DOPO ESSERSI FATTA ACCOMPAGNARE A CASA DA DUSTIN HOFFMAN, ANNE BANCROFT ABBASSA LE LUCI E ACCENDE LA MUSICA. LA BATTUTA DI BENJAMIN HA FATTO STORIA: «SIGNORA ROBINSON, STA CERCANDO DI SEDURMI?»

I MOMENTI CALDI DEL FILM

DOPO UNA FOLLE CORSA IN AUTO, BENJAMIN ARRIVA IN CHIESA UN ATTIMO PRIMA DEL FATIDICO “SI”. IL SUO DISPERATO GRIDO «ELAINEEEEE» MENTRE BATTE ALLE VETRATE È FRA LE SCENE PIÙ CITATE E PARODIATE DEL FILM

SCHEDA TECNICA TITOLO ORIGINALE

(nonostante i provini di Robert Redford, Charles Grodin, Warren Beatty e molti altri) proprio da Mike Nichols. Che sfrutta tutte le sue discrepanze rispetto al personaggio scritto da Webb (atletico e tipicamente wasp) per tratteggiare un carattere memorabile e iconico.

Hoffman, minuto, impacciato, tutt'altro che ai-

tante, imprime alla pellicola la qualità elettrica della sua performance, riveste Benjamin di una guaina di disagio permanente. Costantemente fuori luogo e fuori tempo, Ben è espressione di un malessere giovanile che trova nella generazione dei padri una totale mancanza di comunicazione: appesantito dalle aspettative genitoriali

http:// bit.ly/17bxFxo

The Graduate PRODUZIONE Usa, 1967 Durata 106 min REGISTA Mike Nichols Genere Commedia drammatica Sceneggiatura Buck Henry, Calder Willingham Produttore Lawrence Turman Fotografia Robert Surtees Montaggio Sam O'Steen Musiche Simon & Garfunkel CAST Dustin Hoffman, Anne Bancroft, Katharine Ross, William Daniels, Murray Hamilton

TRAMA Appena rientrato a casa dopo il college, il neolaureato Benjamin Braddock fatica a trovare un obiettivo da seguire, nonostante il padre lo sproni a cercare una carriera o almeno una moglie. Sedotto dalla matura Mrs. Robinson, amica di famiglia, si abbandona a una storia clandestina con lei, consumata in stanze d'albergo. Quando però i genitori lo costringono a uscire proprio con la figlia di Mrs. Robinson, Elaine, Ben finisce per innamorarsene, innescando reazioni drammatiche.

27

I vizi della signora Robinson


FILM REVIEW Claudio Bartolini

GANGSTER STORY 28

Apripista della New Hollywood per il linguaggio nuovo e sovversivo, il film di Arthur Penn ridefinisce i confini dei generi Fotografie in bianco e nero scorrono in rapida successio-

te a quella americana o, più spesso, antiamericana. Arthur

ne, alternate ai titoli di testa. Gangster Story è aperto da

Penn ancora non lo sa, ma nel 1967 inaugura una stagione

istantanee del passato di Bonnie e Clyde, da quei padri

di indipendenza con un film prodotto dal suo protagoni-

che abbandonano il campo ancor prima che la storia ab-

sta Beatty e liberato da qualsivoglia adesione ai canoni

bia inizio. Esce il cinema classico, irrompono nuovi codici

che lo hanno preceduto. Tutto è eccesso, senza ritorno.

che non necessitano di eredità, perché ce la vogliono fare

da soli. Sono orfani, o poco ci manca. Sono spietati, violen-

quando si guarda meditabonda allo specchio prima di

ti, spiazzanti. Sono la New Hollywood rampante, sprezzan-

tornare vezzosa ad annoiarsi nel letto, più simile alla

te, emanazione di sensibilità europee prelevate e converti-

Donna sposata di Godard che non alle protagoniste casa,

Bonnie è emancipata fin dalla prima posa,


CURIOSITÀ

Nouvelle Vague a stelle e strisce: la lunga mano di François Truffaut A togliere ogni dubbio circa il debito degli sceneggiatori Newman e Benton nei confronti della Nouvelle Vague francese ci pensa un curioso aneddoto (pre)produttivo: per la stesura dello script furono inizialmente scelti Jean-Luc Godard e François Truffaut. Quest'ultimo, dopo aver rifiutato anche la regia del film, collaborò in veste di consigliere esterno. A lui si deve infatti la poesia dedicata da Bonnie a Clyde e spedita alla stampa.

CLYDE: «CON ME NON AVRAI UN MINUTO DI PACE». BONNIE: «È UNA PROMESSA?»

SCENA CULT: GENE WILDER RAPITO E SCARICATO IN MEZZO AL NULLA DALLA BANDA BARROW

IL CORPO DI BONNIE NEL FINALE, IN CONVULSO MOTO SUSSULTORIO SOTTO L'IMPATTO DEI PROIETTILI

I MOMENTI CALDI DEL FILM

chiesa e pentimento made in Usa. Il suo è un erotismo

e delle situazioni. Grandissimo successo di pubblico (oltre

dirompente, inedito e aggressivo. È lei a desiderare co-

50 milioni di dollari d’incasso in America), Gangster Story

stantemente Clyde, mentre questi si ritrae fino all’ultima

consegna Beatty e Faye Dunaway all’immaginario colletti-

sequenza, negando il maschio tradizionale e delegando

vo, i corpi crivellati da una cascata di piombo rovente nella

alla canna di un mitra la propria sessualità.

sequenza terminale successiva al primo amplesso. Il loro

Violenza esasperata, proiettili sparati in faccia,

sangue, finalmente libero di esplodere in geiser, nutrirà il

ferite di arma da fuoco dalle quali fuoriescono fiotti di

cinema americano a venire. Un cinema senza più padri né

sangue zampillante, vivo e rosso carminio. Il primo colpo

eroi, ma pronto a restituire la complessità bifronte di uomi-

di pistola, Bonnie lo spara verso lo spettatore, quasi a vo-

ni e donne.

lerne uccidere la pudicizia dello sguardo finora adottato, per poi rieducarlo a un immaginario completamente di-

SCHEDA TECNICA

verso e immediato. Da quel momento, Penn gioca a miceleratore dell’accumulo entusiasta anche a discapito di una piena leggibilità drammaturgica.

Pur agganciando il gangster movie fin dal titolo,

la storia disfunzionale della coppia di rapinatori - arricchita dalla presenza del giovane Clarence e del fratello di Clyde con moglie al seguito - è innervata da correnti western che si manifestano nelle aperture on the road in spazi aperti extraurbani, nei close-up sui volti dei “duellanti” di turno e in musiche a massiccia presenza di banjo che poco hanno a che fare con le crepuscolari partiture del cinema malavitoso hollywoodiano. La liberazione del genere è poi certificata dall’elemento grottesco, disseminato ovunque e palesato da personaggi borderline e ripetuti slittamenti del realismo fisico ed emotivo nella messa in scena del dolore (quasi comico), dei sentimenti (mai davvero drammatici)

http:// bit.ly/17M6uaZ

Bonnie and Clyde PRODUZIONE Usa, 1967 Durata 111 min REGISTA Arthur Penn Genere Gangster Sceneggiatura David Newman, Robert Benton Produttore Warren Beatty Fotografia Burnett Guffey Montaggio Dede Allen Musiche Charles Strouse CAST Warren Beatty, Faye Dunaway, Michael J. Pollard, Gene Hackman, Estelle Parsons, Gene Wilder

TRAMA Clyde Barrow incontra Bonnie Parker per caso. Lui rapina banche, lei si annoia servendo ai tavoli di un bar. I due si innamorano e iniziano una carriera criminale di coppia. Sempre più ricercati, spargono sangue e assoldano il benzinaio balbuziente Clarence. A loro si uniscono Buck, fratello di Clyde, e sua moglie Blanche. Insieme diventano la banda Barrow, che dal 1930 al 1934 sfugge alla cattura, per poi capitolare in un agguato in cui vengono sparati 1.167 colpi.

29

TITOLO ORIGINALE

schiare codici e creare linguaggi, pestando il piede sull’ac-


FILM REVIEW Claudio Bartolini

M.A.S.H.

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Una scheggia antimilitarista in prima linea, che parla della guerra di Corea attaccando quella del Vietnam La guerra del Vietnam si avvia verso la fase terminale.

gon o verso il confine con Laos e Cambogia. Terra di vizi

Gli Stati Uniti conoscono il sapore amaro della sconfitta.

e gozzoviglie, il M.A.S.H. (Mobile Army Surgical Hospital)

Il cinema fa un passo indietro, spesso evitando il fronte e

se ne infischia della religione, dell'etica, dell'onore e della

limitandosi a narrare gli effetti collaterali del conflitto in

stessa guerra, prediligendo all'uniforme divise da golf, al

terra americana. Robert Altman, regista poco conosciuto

rigore fiumi di Martini, ai proiettili una palla da rugby e al

e al di fuori del sistema mainstream, decide di rompere gli

pudore una sessualitĂ sfrenata, da consumare tra ufficiali

sche(r)mi e realizza l'opera piĂš estrema, eversiva e antimi-

e infermiere durante le pause tra un'operazione e l'altra. Il

litarista che si possa ipotizzare.

copione di questa farsa antisociale giunge nelle mani del

Pur ambientato durante la guerra di Corea di 20

quarantacinquenne regista di Kansas City dopo essere

anni prima, M.A.S.H. decostruisce l'eroismo delle truppe

transitato senza successo in quelle di Stanley Kubrick,

americane configurando un orizzonte bellico di retrovia

Sidney Pollack, George Roy Hill e Sidney Lumet, e avere

che potrebbe tranquillamente trovarsi nei pressi di Sai-

incassato il loro secco rifiuto. Troppo rischioso riempire


I MOMENTI CALDI DEL FILM

GLI ALTOPARLANTI DEL CAMPO DIFFONDONO GLI AMPLESSI TRA "BOLLORE" E IL BIGOTTO BURNS

L'ULTIMA CENA DI "CASSIODORO", IN PROCINTO DI SUICIDARSI PERCHÉ SCOPERTOSI GAY

LA PARTITA A GOLF TRA "FALCO" PIERCE E "RAZZO JOHN" MCINTYRE, INTERROTTA DA UN ELICOTTERO

Tutti scontenti, tranne gli spettatori Le scelte e i metodi di lavoro di Altman, opposti rispetto agli standard della Hollywood tradizionale, furono accolti con ostilità prima, durante e dopo la lavorazione. Se lo sceneggiatore si lamentò non poco con la produzione per le modifiche apportate dal regista al copione, al punto da non menzionare Altman alla consegna dell'Oscar, i protagonisti Sutherland e Gould denunciarono la scarsa attenzione riservata loro sul set. Infine, a film terminato, la distribuzione invitò Altman a tagliare alcune scene di operazioni. Sembrava un film maledetto, invece...

di donne un contesto militare. Troppo estremo dipingere

fandosi del cinema e delle sue griglie, dello zio Sam e dei

i chirurghi del campo come dementi erotomani dal bisturi

sui nipoti bigotti, con una sarabanda goliardica che spacca

d'oro e dal membro d'acciaio. Troppo scottante, in definiti-

l'immaginario. I 40 milioni d'incasso, la Palma d'oro a Can-

va, l'idea dell'ironia dissacratoria come antidoto all'orrore

nes e l'instant spin-off per la tv (la prima stagione di M.A.S.H.

della guerra. Senza contare, oltretutto, che la sceneggiatu-

è del 1972) sono soltanto una logica conseguenza.

ra proviene dalla macchina per scrivere di Ring Lardner Jr., uno della blacklist della commissione per le attività an-

SCHEDA TECNICA

tiamericane, uno che aveva già passato un anno al fresco TITOLO ORIGINALE M *A *S *H

per non aver collaborato.

PRODUZIONE Usa, 1970

Fortuna che il produttore Ingo Preminger, fratello

Durata 116 min

del più noto Otto, ci vede lungo e decide di affidare ad Al-

REGISTA Robert Altman

tman la piena libertà sul set, come New Hollywood preve-

Genere Commedia Sceneggiatura Ring Lardner Jr.

de per i suoi rampanti autori. Il regista prende lo script, ne

Produttore Ingo Preminger

adotta lo spirito ironico di fondo ma per il resto lo stravolge,

Fotografia Harold E. Stine Montaggio Danford B. Greene

con buona pace di Lardner Jr. Ai due protagonisti aggiunge un'accozzaglia di personaggi improbabili, dotati di soprannomi demistificanti (il prete è Vinsanto, la capo infermiera è Bollore, l'infermierina è Brioche) e deputati alle azioni più idiote. Tutti parlano contemporaneamente, creando un accumulo linguistico in dialoghi nonsense finalizzato all'entropia, mirabile metafora dell'ottusa incomunicabilità dell'apparato militare. La regia, libera da condizionamenti narrativi o drammaturgici, palesa la propria vocazione alla collettività (come poi dimostrerà la carriera di Altman), bef-

http:// bit.ly/1b8i7Yt>

scenografia Arthur Lonergan, Jack Martin Smith Musiche Johnny Mandel CAST Donald Sutherland, Elliott Gould, Tom Skerritt, Robert Duvall, Sally Kellerman, John Schuck

TRAMA Durante la guerra di Corea, il Mobile Army Surgical Hospital viene allestito a 3.000 miglia dalle linee nemiche per accogliere i feriti provenienti dal fronte. L'ospedale da campo è abitato da ottimi chirurghi poco inclini, però, alla serietà professionale. Tra scherzi e goliardate, amplessi con le infermiere e partite a golf o rugby, la vita al M.A.S.H. è quanto di più sovversivo si possa immaginare. Fino al giorno in cui i "capibanda" Pierce e Forrest vengono congedati e tornano a casa.

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FILM REVIEW Roberto Manassero

IL RE DEI GIARDINI DI MARVIN

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L'America fallita e sognatrice nella storia di due fratelli diversissimi eppure uguali

Il boardwalk d’inverno è semideserto, sa di abbandono,

una spiaggia desolata, le assi del lungomare sollevate, lo

gli alberghi eleganti e monumentali sono scheletri vuo-

scempio di una città osservata dall’alto nella sua anoni-

ti, casse da morto che risuonano.

ma dispersione erano le immagini perfette del tracollo.

Atlantic City, 1972, non è il Parco della Vittoria,

Di mezzo, poi, c’era lo stato di salute di Hollywood, che

o come dice il Monopoli originale “i giardini di Marvin”:

da poco tempo, nel 1972, aveva ritrovato la possibilità di

niente più età del jazz, niente più proibizionismo, niente

produrre film di qualità in serie, e ci era riuscita grazie a

più resti dell’intreccio tra malavita e potere che avrem-

un’autorialità inedita e a tratti un po’ compiaciuta.

mo imparato ad amare molto più tardi grazie a Boar-

dwalk Empire. Solo truffatori falliti e gangster da quattro

stessa gelida bruma marrone di L'ultima corvé, lo stesso

soldi, ad Atlantic City, 1972.

deserto dopo lo show di Perché un assassinio: scene che

L’America della New Hollywood era in fondo altra cosa

ritornano e si ripetono - una camminata nel vento, un

rispetto ai ruggenti anni 20: il paese si percepiva in crisi,

concorso di bellezza o un omicidio in un palazzetto inu-

A rivederlo oggi, Il re dei giardini di Marvin ha la


tilizzato - scene che, mescolate nella memoria, creano

truffatore donnaiolo (Bruce Dern), che tentano il colpo

l’idea di un’epoca, di un cinema irripetibile e imperfetto,

della svolta - trasformare un’isola delle Hawaii in un pa-

rivolto al passato per vocazione, condannato a segnare

radiso per giocatori - sapendo fin da subito di non avere

il futuro per destino.

speranza. È sempre lo stesso sogno, insomma: solo col-

L’America della New Hollywood è l’America di

to nel momento sbagliato, in riparazione come le assi

sempre, fallita e sognatrice, non c’è niente di nuovo nel-

del boardwalk. I due protagonisti potrebbero essere i

la storia di due fratelli diversissimi eppure uguali, uno

discendenti dei fratelli conflittuali di Qualcuno verrà,

autore radiofonico depresso (Jack Nicholson) l’altro

grande mélo familiare di fine anni 50, come loro hanno la morte scritta in faccia: sia quello che finisce ammazzato, sia quello che ha sempre preferito raccontare la propria vita piuttosto che viverla.

È strano come quella che è passata alla storia

coma la nuova Hollywood, per essere e restare grande abbia dovuto immergersi fino al collo in questo appiccicoso sentimento di morte e di fine. Il re dei giardini di Marvin, che di quell'era è uno dei capolavori, ha la mestizia di un canto funebre ma il senso di sollievo di una liberazione (dai legami familiari, dal retaggio della memoria), è disperato eppure vitalistico. Come un frutto fuori stagione, come un set fuori luogo, il film spiazza e

IL DIMENTICATO

disorienta ancora oggi, incagliato com’è nella memoria e nella geografia di un paese allo stallo, e destinato a celebrare la straziante bellezza degli anni 70 nel momento stesso in cui ne racconta lo squallore.

SCHEDA TECNICA

Bruce Dern Alto, spigoloso, spettinato, Bruce Dern è uno dei volti simbolo della New Hollywood. Papà di Laura, ha incarnato il tipico antieroe di quella stagione, pericoloso per rabbia (Driver l’imprendibile) o più spesso per disperazione (Tornando a casa). Poi la progressiva sparizione dalle scene, quasi fosse il simulacro di un’era perduta. Almeno fino al 2013, quando in omaggio al suo passato Alexander Payne lo ha voluto per il suo on the road Nebraska, dove Dern è un anziano scorbutico e smemorato, così tragico e commovente da vincere a Cannes la Palma come miglior attore.

http:// bit.ly/1gqWxnR

The King of Marvin Gardens PRODUZIONE Usa, 1972 Durata 103 min REGISTA Bob Rafelson Genere Drammatico Sceneggiatura Jacob Brackman Produttore Bob Rafelson Fotografia László Kovács Montaggio John F. Link scenografia Toby Carr Rafelson CAST Jack Nicholson, Bruce Dern, Ellen Burstyn, Julia Anne Robinson, Scatman Crothers, John P. Ryan, Josh Mostel

TRAMA David e Jason sono fratelli ma non potrebbero essere più diversi: il primo è un depresso conduttore di un programma radio in onda a tarda notte, il secondo un pubblicitario idealista ed estroverso sposato a una donna complicata. Quando Jason coinvolge la sua compagna e David in un affare di speculazione edilizia ad Atlantic City, la delicata situazione familiare diviene ingestibile e sfocia nella tragedia.

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TITOLO ORIGINALE


FILM REVIEW Bruno Fornara

PUNTO ZERO

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Un western nostalgico della vecchia frontiera ma senza più frontiere da raggiungere

In Grindhouse – A prova di morte di Quentin Tarantino,

zero si accosta ad altri film che segnarono quel periodo

Abernathy non sa cosa sia Punto zero. Le risponde Zoe:

di ribellioni, di corse in moto e in macchina, di sposta-

è «un fucking classic, uno dei migliori film americani che

menti verso punti lontani, evanescenti sì - il titolo origi-

siano mai stati fatti». Parola di Tarantino che nel film fa

nale del film è Vanishing Point - ma attraenti e necessari. Film di fughe e sfide: l'obbligatorio Easy Rider,

trovare alle tre ragazze proprio una Dodge Challenger

del 1970, la stessa macchina su cui corre il protagonista

Strada a doppia corsia di Monte Hellman, Duel di Steven

del film di Richard C. Sarafian. Sarafian è morto il 18 set-

Spielberg, Electra Glide di James William Guercio. Film

tembre 2013, a Santa Monica. Ne ha girati altri di film, ma

di automobili, motociclette, strade, paesaggi e uomini

è Punto zero a essere rimasto nel cuore di Tarantino e di

con l'ossessione di una sfida da vincere (o perdere) e

chi lo vide allora, nel 1971. Erano anni di fervore cinema-

di spazi da attraversare. Uomini persi in deserti, den-

tografico e sociale. Anni passati così velocemente che,

tro lontananze che arrivano fin dove la strada affonda

da distanti, si avvicinano, si mescolano fra loro e Punto

nell'orizzonte. E la sfida è tra il protagonista e chi lo in-


CURIOSITÀ

Deserto con figure Il deserto è un nulla accogliente, pieno di scoperte. Le ruote della Dogde di Kowalski disegnano incroci di linee sul fondo di un lago asciutto. In giro c'è un vecchio che cattura serpenti a sonagli e porta Kowalski da un santone indipendente che si chiama J. Hovah (Geova!), circondato da gente che suona e canta inni religiosi. Che nel deserto ci sia in giro un motociclista hippie, Kowalski poteva anche aspettarselo, ma di incontrare una dolce ragazza bionda tutta nuda in sella a una moto, questo non se l'era neanche sognato.

I MOMENTI CALDI DEL FILM

«NESSUNO SI CHIEDE PIÙ QUANDO KOWALSKI SI FERMERÀ, MA CHI RIUSCIRÀ A FERMARLO»

«C'È QUALCOSA CHE POSSO FARE PER TE?» «TIPO?» «TIPO TUTTO QUELLO CHE VUOI»

segue, la polizia, un camion omicida, i picchiatori. E

to in Vietnam, di poliziotto e di pilota di auto da corsa

il confronto è tra chi fugge e il paesaggio che gli viene

ritorna nei flashback. Lo sostiene lungo tutto il viaggio

incontro, tra chi corre e lo spazio che attraversa senza

Super Soul, un nero cieco che manda musica da una

sapere dove vorrà mai fermarsi. L'America di quegli

radio locale e tifa per Kowalski. Sono le tante musiche

anni è un'America da cui fuggire e un'America dove tro-

americane a far da tappeto e asfalto al film: country,

vare - dove? - un posto dove stare. Punto zero percorre

gospel, rock, rhythm & blues, bluegrass, soul. Kowalski

l'America arida, la accarezza (fotografia del grande John

corre e diventa l'ultimo eroe americano per il quale la

A. Alonzo), dal Colorado al Nevada, alla California: è un

velocità è sinonimo di libertà dell'anima: «The last ame-

western nostalgico della vecchia frontiera senza più

rican to whom speed means freedom of the soul».

frontiere da raggiungere. Come dice Jack Nicholson ai suoi amici in Easy Rider: «Una volta questo era un gran bel paese. Non riesco a capire cosa gli sia successo».

SCHEDA TECNICA

Del protagonista di Punto zero si conosce solo TITOLO ORIGINALE

il cognome, Kowalski. Anche lui non sa cosa sia successo all'America. Di mestiere porta macchine avanti e indietro da Denver alla California. Va forte sulla sua Dodge Challenger, modello '70, versione R/T, targata Colorado OA - 5599. Gli corrono davanti e dietro i poliziotti di tutti gli stati che attraversa. Lui li butta fuoristrada, li semina nel deserto. Fino a quei due bulldozer che gli bloccano la strada. Va avanti a anfetamine. Il suo passato di solda-

http:// bit.ly/1a7f4R2

Vanishing Point PRODUZIONE Usa/Gb, 1971 Durata 99 min REGISTA Richard C. Sarafian Genere Azione Sceneggiatura Guillermo Cain Produttore Norman Spencer Fotografia John A. Alonzo Montaggio Stefan Arnsten Musiche Jimmy Bowen CAST Barry Newman, Cleavon Little, Dean Jagger, Victoria Medlin, Timothy Scott, Gilda Texter, Severn Darden

TRAMA Kowalski, a bordo di una Dodge Challenger del 1970, è inseguito dalla polizia della California. Attraverso una serie di flashback scopriamo la sua storia: impiegato in un servizio di trasporto auto a Denver, Colorado, ha perso la fidanzata in un incidente e il lavoro precedente - era un poliziotto - a causa di una storia di droga. Un giorno accetta la consegna della Dodge dal Colorado a San Francisco, e scommette di portarla a termine in meno di 15 ore. Braccato, diventa un eroe.

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FILM REVIEW Giona A. Nazzaro

AMERICAN GRAFFITI 36

C'erano una volta i favolosi anni 60: George Lucas, prima di lanciarsi nello spazio, racconta la nostalgia a tempo di rock C’era una volta, in una galassia lontana lontana, George

All’epoca George Lucas faceva parte della combriccola

Lucas, un cineasta che da grande voleva fare l’autore. E

che girava intorno al decano Francis Ford Coppola.

per un momento gli è pure riuscito, o quasi. Il suo primo

film, L’uomo che fuggì dal futuro, non lo vuole vedere nes-

70, iniziati già nel 1969 ad Altamont, illuminati solo qual-

suno. Per carità, si tratta di un film profetico addirittura,

che settimana prima dal ghigno di Charles Manson, non

che fa scuola e va a finire alla Quinzaine des réalisateurs

promettevano bene. Come dire: gli anni 60 erano davve-

a Cannes (in compagnia di Makavejev, di Bressane, del-

ro finiti e Brian Wilson s’era chiuso in his room. L’uomo

la connazionale Barbara Loden, Wakamatsu, Oshima,

che fuggì dal futuro tenta di farci i conti, ma Coppola,

Bresson…): più autore di così… Ma qualcosa non torna.

che la sa lunga, sfida l’amico Lucas a scrivere qualcosa

Loro avevano molte cose da dire, ma gli anni


che potrebbe piacere a un pubblico di massa. L’idea si

agli albori degli anni 70, la generazione che solo qual-

fa largo nella testa di George che inizia a lavorare a un

che anno prima aveva sognato di cambiare il mondo

progetto il cui titolo originario sembrava più un western

con amore, fiori e LSD si sveglia e scopre che il mondo

che altro: Another Quiet Night in Modesto (ma anche una

sta peggio di prima. E con una spettacolare fuga all’in-

canzone di Lee Clayton).

dietro, che in realtà prepara lo scatto in avanti, Lucas si

Dall’idea alla realizzazione ce ne vuole. Cop-

fionda nel 1962, due anni prima dello sbarco dei Beatles,

pola difende Lucas passo dopo passo e probabilmente

quando il rock’n’roll non era psichedelico e Elvis sede-

è durante queste lunghe ed estenuanti battaglie che il

va ancora sul trono del re (anche se in colonna non ci

futuro architetto delle saghe delle guerre stellari inizia

sono canzoni sue a causa dei diritti troppo costosi). In

a maturare il suo sogno di un’autonomia assoluta. Ame-

realtà, fateci caso, American Graffiti è un altro film di

rican Graffiti (lotte anche per difendere il titolo) diventa

fantascienza: non più il futuro distopico di THX 1138 ma

così uno sleeper hit, una di quelle pellicole che iniziano

l’ucronia di un passato che forse non è mai esistito e che

la loro vita pubblica senza dare troppo nell’occhio, qua-

disperatamente, come in un esorcismo di Philip K. Dick,

si come un’opera d’autore che nessuno vuole andare a

tenta di scongiurare tutto quanto stava per abbattersi

vedere. Poco alla volta, però, il pubblico s’accorge di que-

sul Grande Paese. Ancora una volta, però, i conti non tor-

sto piccolo film che nel cast vanta una parte sostanzia-

nano. E quando il Grande Paese si fa troppo piccolo non

le dello star system settantesco. Da Richard Dreyfuss a

resta che partire alla volta delle stelle. Direzione futuro.

Ron Howard, da Kathleen Quinlan a Harrison Ford. Così,

Quello vero.

CURIOSITÀ

«I LOVE YOU» SUSSURRA UNA BIONDA A BORDO DI UNA T-BIRD: PER RICHARD DREYFUSS È AMORE

I MOMENTI CALDI DEL FILM

LA SFIDA IN AUTO A PARADISE ROAD, FRA LE MAT E UN GIOVANISSIMO HARRISON FORD

SCHEDA TECNICA TITOLO ORIGINALE American Graffiti PRODUZIONE Usa, 1973 Durata 110 min REGISTA George Lucas

Ehi, mister DJ! Nessuno ha mai ululato alla radio come lui. Nemmeno i Cramps, suoi nipoti ideali. Wolfman Jack, ovvero Robert Weston Smith, disc jockey dalla voce inconfondibile, alfiere del rock’n’roll, è il filo rosso che unisce le varie vicende di American Graffiti. Il nome, stando ad

http:// bit.ly/1gqWKaM

Sceneggiatura George Lucas, Gloria Katz, Willard Huyck Produttore Francis Ford Coppola Fotografia Jan D'Alquen, Ron Eveslage Montaggio Verna Fields, Marcia Lucas CAST Richard Dreyfuss, Ron Howard, Paul Le Mat, Charlie Martin Smith, Cindy Williams

alcune fonti, potrebbe essere derivato in parte dal suo amore per Howlin’ Wolf ma anche dalla passionaccia per i film dell’orrore in bianco e nero a base di licantropi, vampiri e mummie. A causa dei suoi meriti, Wolfman Jack è entrato nel 1996 a far parte del pantheon della National Radio Hall of Fame.

TRAMA Estate 1962: neodiplomati, gli amici per la pelle Curt Henderson e Steve Bolander si apprestano a lasciare la città per andare al college. Curt, che ha ricevuto una borsa di studio, è dubbioso sul suo futuro e la situazione peggiora quando, la sera prima di partire, incrocia in auto una splendida ragazza e decide di cercarla ovunque. Nel frattempo, Steve tenta di definire la situazione con la sua fidanzata prima di andarsene. Per loro, e non solo, sarà una notte indimenticabile.

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Genere Commedia


FILM REVIEW Ilaria Feole

LA RABBIA GIOVANE

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Ispirata a fatti reali, l'opera prima di Malick racconta con sguardo rivoluzionario la violenza di due misfits in fuga Privi di cuore e di cervello come spaventapasseri in un

e di rifiuto della società proprio di tanti personaggi della

campo, gli amanti di Terrence Malick si stagliano sul

New Hollywood, mutandolo in una violenza maldestra e

paesaggio arido dell’America, incuranti del sangue che

immotivata, che da un simbolico parricidio si sposta su

si sono lasciati alle spalle. Esordio folgorante dietro la

sconosciuti innocenti.

macchina da presa di un trentenne texano il cui nome

era destinato a divenire leggenda per il popolo cinefilo,

(citato nei ringraziamenti della pellicola), sta nello sguar-

La rabbia giovane ha nel titolo originale l’asperità delle

do totalmente privo di morale che rivolge sui due crimi-

badlands, la terra del sud statunitense su cui fuggono,

nali: ispirato dalla voce off usata da Truffaut, compone

senza una direzione, due adolescenti; il panorama ster-

una sinfonia sognante su partitura di musica classica (di

minato del cuore d’America è protagonista tanto quanto

Carl Orff), in cui la narrazione neutra e distaccata di Hol-

lo sono i ragazzi. Due giovani spostati che portano alle

ly/Sissy Spacek crea un effetto straniante con le imma-

estreme conseguenze quel sentimento di inadeguatezza

gini intrise di violenza e bellezza. Un flusso di coscienza

La rivoluzione di Malick, pupillo di Arthur Penn


curiosità

SUL SET NACQUE L’AMORE FRA SISSY SPACEK E LO SCENOGRAFO JACK FISK: TERRENCE MALICK È PADRINO DEI LORO DUE FIGLI

MALICK DICHIARÒ DI ESSERSI ISPIRATO PER IL FILM A CLASSICI PER RAGAZZI COME TOM SAWYER E LA FAMIGLIA ROBINSON

IL REGISTA COMPARE NEI PANNI DELL’UOMO CHE SUONA ALLA PORTA: GIRATA SOLO PER PROVA, LA SCENA FU MANTENUTA

Natural Born Killers 11 persone e due cani: sono le vittime ufficiali dell'omicida in fuga Charles Starkweather, uccise a sangue freddo tra il 1957 e il 1958. Al suo fianco c'era la giovanissima compagna e complice Caril Ann Fugate, appena quattordicenne all'epoca, condannata a 20 anni di prigione: i primi obiettivi della furia omicida di Starkweather furono i suoi genitori e la sua sorellina. Ai due amanti criminali sono ispirati i protagonisti di La rabbia giovane, che ripercorre piuttosto fedelmente le loro gesta folli, ma anche quelli di Kalifornia e Natural Born Killers.

che disinnesca il thriller per spostare l’attenzione sulla

Fifties e James Dean, ribelle senza causa evocato dalle

bizzarra vita interiore dei protagonisti. Malick frequenta-

pose e dai capelli di Martin Sheen) irrimediabilmente

va da anni il cinema di genere e aveva sceneggiato Ispet-

lacerato dagli eventi storici, Malick trasforma l’avventura

tore Callaghan: il caso Scorpio è tuo quando ancora dove-

di due creature selvatiche, incolte come fiorescenze ai

va essere diretto da Irvin Kershner (anche lui ringraziato

bordi della strada, in lirica struggente.

nei titoli) e interpretato da Brando: per il suo primo film fa deflagrare le forme del road movie per mettere in scena

SCHEDA TECNICA

una ballata macabra e ironica, dove le contraddizioni di TITOLO ORIGINALE

un paese si sostanziano nei corpi acerbi di due assassini

Badlands

dall’animo di fanciulli. Senza radici, senza obiettivi, Kit e

PRODUZIONE Usa, 1973

Holly non sanno chi sono né lo impareranno nel corso

Durata 94 min REGISTA Terrence Malick

di una fuga che non diventa mai percorso di formazione:

Genere Drammatico

lei dice di sé «non avevo una grande personalità»; lui usa

Sceneggiatura Terrence Malick Fotografia Tak Fujimoto, Stevan

do gli chiedono che lavoro vuol fare risponde «non mi

Larner, Brian Probyn

viene in mente nulla, adesso».

Montaggio Robert Estrin Musiche George Aliceson Tipton

Girato con circa 300 mila dollari e una troupe

CAST Martin Sheen, Sissy Spacek,

ridotta nell'estate del 1972, funestato da una serie di guai (la grandiosa scena dell’incendio, fuori controllo, bruciò buona parte delle attrezzature) e sostanzialmente ignorato dal pubblico, La rabbia giovane si impone però presso la critica come la voce cristallina di un talento nuovo. Ispirato dalla Nouvelle Vague e incline, come altri registi dell’epoca, alla nostalgia per un tempo di innocenza (i

http:// bit.ly/1hiCGIR

Warren Oates, Ramon Bieri, Gary Littlejohn, John Carter

TRAMA Holly, orfana di madre, vive con un padre che la vede come un'estranea. Quando il giovane ribelle Kit le fa la corte, il genitore cerca di ostacolare la loro relazione e finisce ucciso dal ragazzo. I due amanti scappano insieme dopo aver dato fuoco alla casa di lei e vivono nei boschi finché non vengono scoperti: inizia così una fuga sulle highway d'America, che si lascia dietro una scia di morti ammazzati, un crescendo di violenza senza ragione né scopo.

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Produttore Terrence Malick

una bottiglia per scegliere che strada imboccare e quan-


FILM REVIEW Alice Cucchetti

SUGARLAND EXPRESS

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Corsa attraverso il deserto: l'odissea di due piccoli criminali è la prima regia per il cinema di Spielberg

«Siamo i Poplin!» esclama entusiasta Lou Jean, in equi-

Sugarland Express, oltre a ricevere il premio per la miglior

librio tra la portiera della macchina e la finestra di una

sceneggiatura a Cannes, guadagnerà pochissimo e verrà

stazione di servizio. Dietro di loro, a qualche rispettoso

distribuito in un numero limitato di sale (ma Spielberg si

metro di distanza, la conta delle auto della polizia che

farà abbondantemente perdonare con gli incassi del film

li insegue ha già superato la cinquantina. Ma lei, sorriso

successivo, Lo squalo).

smagliante tra i capelli spettinati, ordina un cestello di

pollo fritto con l'aria di una ragazzina in vacanza. Dopo

ampiamente frequentato dalla New Hollywood, Spiel-

il folgorante debutto al lungometraggio con il tv movie

berg dispiega, su questo set, prima di tutto le sue già

Duel, il ventisettenne Steven Spielberg (che qui inaugura

strabilianti abilità di metteur en scène: il budget è ridot-

anche la collaborazione con John Williams alla colonna

to e la logistica un incubo, il segreto è agganciarsi a uno

sonora) sceglie un soggetto ispirato a un fatto di cronaca

script dettagliato (di Hal Barwood e Matthew Robbins) e

per esordire su grande schermo. Insistendo con i copro-

girare in continuity. E approfittare di alcuni trucchi, per

duttori Richard D. Zanuck e David Brown, che non erano

esempio cambiare i colori delle auto di modo che 40

del tutto convinti: evidentemente a ragione, visto che

macchine della polizia sembrino 100. La camera mobi-

Sulle tracce del road movie anarchico ormai


lissima di Spielberg si sbizzarrisce tra la spettacolarità fanciullesca degli incidenti automobilistici e l'intimità dell'abitacolo (complice un'innovativa strumentazione compatta, Sugarland Express è il primo film in cui figura una panoramica a 360 gradi all'interno di un veicolo). L'opprimente violenza in forma di tir mastodontico che perseguitava l'autista di Duel è sostituita in Sugarland Express dalla moltiplicazione iperbolica di un seguito via via più carnevalesco.

Che attiva il cortocircuito tra dramma e comme-

dia: mentre corrono verso il precipizio al fondo della strada, i protagonisti - già in partenza un po' svitati - regrediscono a uno stato di spensieratezza infantile. Facendo coincidere, nei paesaggi stilizzati da deserto western, la tragedia cartoonesca con le avventure di Wyle E. Coyote Runner rubate allo schermo di un drive-in. Fin troppo sottolineata è la lettura politica (anche da Spielberg che dichiarò più di un debito con L'asso nella manica di Wilder) di un'America disposta a elevare a celebrità chiunque, pur di accalcarsi attorno all'evento mediatico (ma la sequenza in cui la folla offre cibo e regali ai fuggitivi resta ancora oggi iconica): IL PROFILO IN CONTROLUCE DELL'AGENTE SLIDE, NEL FINALE, TORMENTATO DAL DESTINO DELLA COPPIA

LA SFILZA DI AUTO DELLA POLIZIA ALL'INSEGUIMENTO, FINO OLTRE L'ORIZZONTE

I MOMENTI CALDI DEL FILM

il centro caldo della pellicola è l'amicizia, così spontanea anche se appena accennata, fra tre ragazzini che cantano a squarciagola con i finestrini abbassati.

SCHEDA TECNICA

CURIOSITÀ

Provate a prenderli Nel maggio del 1969, Robert e Ila Fae Dent, evasi da un penitenziario, rapirono l'agente J. Kenneth Crone e fuggirono con la sua auto di pattuglia, inseguiti dalla polizia, dall'FBI, da curiosi e giornalisti (un corteo di addirittura 150 vetture). L'obiettivo era la casa della madre di Ila Fae, dove, al termine di un viaggio di qualche ora, Robert venne ucciso e la ragazza arrestata. Spielberg trasformò la storia in un'avventura di un paio di giorni e decise di girare alcune scene nei veri luoghi della vicenda (come il carcere all'inizio del film). Anche il poliziotto J. Kenneth Crone compare in un piccolo cameo.

http:// bit.ly/1b4XIFM

The Sugarland Express PRODUZIONE Usa, 1974 Durata 110 min REGISTA Steven Spielberg Genere Avventura Sceneggiatura Hal Barwood, Matthew Robbins Produttore David Brown, Richard D. Zanuck Fotografia Vilmos Zsigmond Montaggio E.M. Abroms, V. Fields Musiche John Williams CAST Goldie Hawn, William Atherton, Ben Johnson

TRAMA Lou Jean Poplin ha appena scontato una condanna per piccoli crimini mentre suo marito, Clovis, è ancora in prigione: per non perdere la custodia del figlioletto, affidato a una famiglia di Sugarland, nel Texas, la donna decide di far evadere il compagno e riprendersi il bambino. Il piano non va come previsto e i due sono costretti a catturare un ostaggio e portarlo con loro in fuga. Sulle loro tracce, alla guida delle pattuglie all'inseguimento, c'è il capitano Tanner.

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TITOLO ORIGINALE


FILM REVIEW Giulio Sangiorgio

LA CONVERSAZIONE

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Fra Antonioni e Hitchcock, Francis Ford Coppola si immerge nell'alienazione dell'era Watergate Con Il padrino - film che aggiorna il classicismo cine-

un’operazione bancaria, un terremoto finanziario». Ora,

matografico, affermandone a chiare lettere l’inestin-

per Coppola, è il momento di girare il film che vuole, non

guibilità - Francis Ford Coppola aveva colto lo stato delle

quello che è costretto a fare. La conversazione.

cose: l’etica di Michael che lentamente s’impregna di quel-

la di Don Vito, la sostituzione al comando, Brando che la-

vich e Friedkin, di fondare sotto l’egida della Paramount

scia il posto a Pacino. Tutto che cambia, tutto che resta

una piccola casa di produzione, la Directors Company,

come prima. Coppola, semplicemente, ha pagato il prez-

memore della United Artists di Griffith e Chaplin, Pickford

zo dell’insuccesso di quel fragile miracolo che è Non torno

e Fairbanks. Il sogno dura il tempo di tre film, prima di di-

Per amor di libertà decide, insieme a Bogdano-

a casa stasera. E Il padrino è una promessa a Hollywood,

chiarare fallimento: oltre a La conversazione (schifato sia

un contratto di resurrezione, firmato da un uomo, il mi-

da Friedkin sia dalla Paramount), Paper Moon - Luna di

gliore, della nuova generazione. «Non è un film - scrisse

carta e Daisy Miller (Bogdanovich, ‘73 e ‘74). Ed è all’auto-

Lino Micciché - è una holding, un’impresa planetaria,

rialità europea che guarda l'opera, Palma d’oro a Cannes:


CURIOSITÀ

ad Antonioni, soprattutto, e al suo Blow-Up. Ma anche a Tema del traditore e dell’eroe di Borges, al degrado dei generi americani come letture interpretative del mondo, a La finestra sul cortile e alla grammatica psicanalitica di Hitchcock.

È una versione malinconica e depressiva del

detective privato, la figura di Harry Caul: tra la poetica dell’esilio e quella dell’alienazione, lontana dalla sicumera fascinosa che ammantava i personaggi dei noir classici, ma aggiornata alle tecnologie dell’era Watergate. Respira la polvere di camere chiuse, l’assillo della privacy ammuffita nell’anaffettività, l’asfissia di una colpa pregressa,

Legami Omaggio dichiarato a Blow-Up, La conversazione ribadisce la pervasività del film di Michelangelo Antonioni (e del cinema moderno europeo) nell’immaginario americano. Brian De Palma, nel 1981, girerà Blow Out, rifacimento del film del regista italiano elevato a critica del cinema di consumo, e rilettura parodica e marcatamente hitchcockiana del'opera di Coppola. Nel 1998 Tony Scott realizza, con Gene Hackman, Nemico pubblico, che si propone come possibile seguito contemporaneo di La conversazione.

l’odore stantio di un’indagine ridotta alla ripetizione ossessiva, di suoni e rumori, di immagini mentali che tornano e ritornano. E non possono farsi che stagno intimo. In-

SCHEDA TECNICA

cubo privato. Malattia. Non è la riproduzione della realtà a TITOLO ORIGINALE

mentire, non sono quelle parole registrate, è il valore che

The Conversation PRODUZIONE Usa, 1974 Durata 113 min REGISTA Francis Ford Coppola Genere Thriller

si decide loro di dare: Caul (che in inglese sta per “membrana fetale”) struttura la storia della coppia adultera secondo il suo paesaggio interiore. Così fa dell’uomo e della donna i personaggi di un allucinato melodramma in cui

Sceneggiatura

l’amore è attentato da un potere esterno, in cui non sono loro i responsabili, i soggetti del complotto, ma gli oggetti.

Fotografia Bill Butler

Deboli. Inermi. C’è l’incapacità d’amare, in questa storia, c’è

Montaggio Richard Chew

l’autoassoluzione di Harry dalla colpa. Ma è un errore. Le

Musiche David Shire

registrazioni sono, semplicemente, quello che sono: la tragica aberrazione del film ha che fare con l’uomo. La macchina amplifica solo la patologia. Non c’è nessuna cimice, nel finale, è inutile che Harry la cerchi. Perché l’ossessione è dentro di lui. O, al limite, nella macchina da presa, nell’immagine di un’alienazione che noi continuiamo a guardare, nell’occhio che lo consuma, che lo riguarda.

http:// bit.ly/1879gUH

CAST Gene Hackman, John Cazale, Allen Garfield, Cindy Williams, Frederic Forrest, Harrison Ford

TRAMA San Francisco, prima metà degli anni 70. Il parco di Union Square, la gente. E un uomo e una donna che camminano tra gli altri, sorridono, si parlano. Harry Caul, intanto, celebre esperto di intercettazioni, li sta ascoltando. E registrando da una camionetta, sotto il compenso del marito di lei. Poi, mentre nello scantinato in cui lavora cerca di ricostruire il dialogo tra gli amanti, Harry si convince progressivamente che la coppia sta andando incontro a una grave minaccia.

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Francis Ford Coppola Produttore Francis Ford Coppola


FILM REVIEW Mauro Gervasini

UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA

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Il primo capitolo dell'epica americana di Michael Cimino è anche un grande film libero e selvaggio

Nel 1969 Easy Rider incassa sul solo territorio americano

nalmente il film, salvo poi decidere di lasciare Cimino

41 milioni di dollari lanciando un filone, quello del road

dietro la macchina da presa per occuparsi degli aspetti

movie, fino a quel momento declinato diversamente; e

produttivi, piuttosto complessi perché la lavorazione

facendo credere agli studios che la maggiore indipen-

prevede parecchie settimane di riprese lontano dalla Ca-

denza e intraprendenza degli “autori” fosse anche un si-

lifornia, nel Montana, in location naturali.

curo investimento economico. La United Artists cercava

da tempo di assecondare l’onda, per questo propone alla

noscente verso il suo protagonista/produttore, del quale

Malpaso di Clint Eastwood la sceneggiatura di Una cali-

sul set subirà però anche un po’ il “peso” («Clint non rigira

bro 20 per lo specialista scritta da Michael Cimino, che già

mai una scena più di tre volte, io ero alle prime armi e alle

aveva collaborato con la “maison” della star per il copione

prese con il principale divo del cinema americano; ho

di Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan (1973). Clint è

dovuto qualche volta rinunciare al quarto ciak, mio mal-

talmente entusiasta dello script da voler dirigere perso-

grado...»). Uscito in sala, Una calibro 20 per lo specialista è

Per Cimino è la prima regia, si dirà sempre rico-


CURIOSITÀ

IL CALIBRO DEL TITOLO Il titolo Una calibro 20 per lo specialista segue la moda tipica del cinema italiano anni 70 dei nomi lunghi e fantasiosi, che lascino poco spazio all'immaginazione indicando subito il “campo da gioco”, vale a dire il genere. In particolare, nel nostro caso, il riferimento preciso è all'attore protagonista Clint Eastwood, identificato con l'ispettore Callaghan. Anche il concetto di “calibro” rimanda all'elemento caratteristico di Dirty Harry, vale a dire l'arma, la pistola. In originale il film si intitola Thunderbolt and Lightfoot, dove Thunderbolt (“folgore”) è il soprannome di Clint, mentre Lightfoot (“pièveloce”) di Jeff Bridges. Michael Cimino si era ispirato a uno dei suoi film preferiti, Il ribelle d'Irlanda di Douglas Sirk (1955), che in originale è appunto Captain Lightfoot.

Meraviglioso l'incipit con Clint finto prete costretto a fuggire nei campi

La scoperta che la chiesa con dentro il malloppo è stata ricostruita tale e quale

La struggente morte di Caribù; anche per l'Artigliere è un momento terminale

I MOMENTI CALDI DEL FILM

un notevole successo al botteghino (25 milioni di dolla-

relson e il paziente-rapitore navajo Jon Seda in Verso il

ri) tuttavia Eastwood si dice non del tutto soddisfatto e

sole (1996), ultimo lungometraggio di finzione di Cimino,

rescinde il contratto della Malpaso con la United Artists

molto debitore dello spirito libertario della New Hollywo-

(che prevedeva altri due titoli) per tornare con la sua ma-

od. Padri e figli putativi dove è soprattutto il personaggio

jor di riferimento, la Warner Bros.

più adulto a maturare, o almeno a cambiare, a contatto

Il film è un road movie anomalo, mescolato a

con tragiche figure giovanili (entrambi i ragazzi finiscono

una struttura da crime story, attraverso il quale Michael

male), pronte ad accettare filosoficamente la morte come

Cimino costruisce il primo capitolo della propria epica

componente della vita.

americana, dove convivono gli echi del Grande Romanzo e i rimandi, prima di tutto iconografici, al western. Per

SCHEDA TECNICA

Cimino poter girare in mezzo agli scenari naturali, in quecon Robert Daley della UA e lo stesso Eastwood nel cosiddetto Big Sky Country (il Montana, appunto), significa immergersi nella terra del Mito. La frontiera intesa come spazio di conquista della propria libertà, che in Una calibro 20 per lo specialista è quella letterale di una composita banda di fuorilegge perennemente in fuga (il film inizia e finisce con gente che scappa) ma è pure quella esistenziale alla quale aspira il personaggio di Clint Eastwood, detto l’Artigliere, reduce dalla guerra di Corea con un bagaglio di disillusione anche “politica”. L’afflato anarcoide e individualista dell’Artigliere si stempera solo nel legame contraddittorio (odio-amore) con il più giovane complice, Caribù, magnificamente interpretato da Jeff Bridges. Sfumature a parte, la natura del loro rapporto non è così diversa da quella tra il medico-prigioniero Woody Har-

http:// bit.ly/1879jQc

Thunderbolt and Lightfoot PRODUZIONE Usa, 1974 Durata 115 min REGISTA Michael Cimino Genere Crime Sceneggiatura Michael Cimino ProduttorI Robert Daley, Clint Eastwood Fotografia Frank Stanley Montaggio Ferris Webster Musiche Dee Barton CAST Clint Eastwood, Jeff Bridges, George Kennedy, Geoffrey Lewis, Catherine Bach, Garey Busey

TRAMA Il ladruncolo Caribù fa amicizia con un rapinatore soprannominato Artigliere, che ha accolto sulla macchina sportiva appena rubata. L'Artigliere, che ha alle spalle una drammatica esperienza in Corea, è a caccia di un vecchio e consistente bottino, nascosto dietro la lavagna di un'aula scolastica nel Montana. I due vengono raggiunti da Ross e Goody, vecchi compagni di Artigliere sulle tracce dello stesso malloppo...

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TITOLO ORIGINALE

sto caso scelti dopo un lungo viaggio di perlustrazione


FILM REVIEW Chiara Bruno

ALICE NON ABITA PIÙ QUI

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Struggente on the road di Scorsese sul sogno che tradisce

Si apre su un tramonto rosso come quello disteso su Tara

(l’idea di) casa sua. Alice non abita più qui è un road mo-

in Via col vento, Alice non abita più qui. Nel prologo che

vie molto più intimo che “politico”, anche se il movimen-

omaggia la Hollywood classica e il mélo sirkiano, l’Alice

to femminista all’epoca si divise sul valore dell’opera:

bambina abita a Monterey, stilizzata come una succursa-

incontro ravvicinato e poco edulcorato con una donna

le californiana del magico mondo di Oz. Canta meglio di

lavoratrice, che però ammette di non poter fare a meno

Alice Faye, a suo dire, ed è cocciutamente intenzionata a

di un uomo. Non così Ellen Burstyn, che inizialmente è

fare le cose a modo suo. Ma quando la ritroviamo trenta-

scettica nei confronti di Scorsese: il suo talento la impres-

cinquenne con un figlio schiettamente scostumato e un

siona, ma teme sia un regista di uomini. Lei chiede cosa

marito di poche e poco entusiastiche parole, Alice pare

sa delle donne, lui risponde «nulla, ma voglio imparare»,

aver costeggiato la strada maestra della casalinga ame-

il resto è storia. Tangenziale a quella con la S grande.

ricana. Martin Scorsese, fresco del successo delle sue

Nato all’ombra dei capolavori scorsesiani -

Mean Streets, brutali e tenere, si getta dentro alla station

dopo arriverà Taxi Driver -, il film ispira una sitcom firma-

wagon con una donna-bambina vedova che vorrebbe

ta dallo stesso sceneggiatore Robert Getchell e ambien-

battere tre volte i tacchi delle scarpette rosse per tornare

tata a Phoenix, Arizona, nella tavola calda dove l’Alice

a Monterey, California, perché nessun posto è bello come

cinematografica riponeva i sogni da cantante e indossa-


qualche riserva, Harvey Keitel che sghignazza troppo scompostamente per essere finto, e la seduce con battute indegne perfino del figlio dodicenne. Siamo dentro a un film di formazione che respira d’improvvisazione e camera a mano, pedinamenti dolci come abbracci famiI MOMENTI CALDI DEL FILM

liari e sterzate potenti come crisi isteriche.

Sospeso tra la realtà dei cartelli stradali e il

surrealismo di alcune situazioni, Alice non si sottrae al doloroso ridimensionamento delle aspirazioni eppure conserva il fascino raro di un racconto onirico, simbolico. Percorso da lampi di tragedia e d’ironia, prende in prestito il titolo di una canzone antica e immortala un paesaggio nuovo: una geografia umana non lastricata, dove «MA DOVE DIAVOLO È FINITA VERA?» «È ANDATA A CAGARE E I PORCI L'HANNO MANGIATA!»

L'ULTIMA INQUADRATURA RITRAE MADRE E FIGLIO A TUCSON, DAVANTI A UN'INSEGNA CHE RECITA "MONTEREY"

s’inserisce spontaneamente l’insostenibile animosità del piccolo Alfred Lutter, che alla mamma racconta barzellette al ritmo di mitragliate senza accorgersi di averla già

In cauda venenum

stesa per sfinimento. Per amor d’aneddotica (e coerenza

Il finale di Alice non abita più qui è stato il punto più di-

d’impostazione: istintiva ), ricordiamo che la battuta non-

scusso della sceneggiatura. La Warner voleva chiudere il

sense meglio conosciuta come «spara al cane» fu rac-

film col matrimonio, la Burstyn spingeva per lasciarlo so-

contata dal giovane attore allo stesso regista, durante un

speso sulla proposta e concluderlo con un «forse» pronunciato sulla strada. Kris Kristofferson, durante l'improvvisazione della scena, se ne uscì con «ti porterò a Monterey», Ellen Burstyn sorrise sinceramente. Nella sua autobiogra-

viaggio in macchina terribilmente lungo. Tra i momenti più riusciti, la conversazione/confessione tra la Burstyn e la dispotica collega interpretata da Diane Ladd, che pren-

fia lamenterà il fatto che la soluzione sia stata un'idea del

dono il sole in faccia e trovano il lato umoristico e prag-

collega e non una sua intuizione.

matico del sogno che tradisce.

SCHEDA TECNICA

sogni nuovi tra un vassoio di hamburger e lo steccato di una fattoria. Prima, si lasciava alle spalle il New Mexico e viaggiava sulle strade dell’America vera e vissuta: uno stillicidio di caffè e motel, camere col cucinino dove parcheggiare l’ansia d’indipendenza e il figlioletto annoiato e sboccato. Per un’intera estate il film di Scorsese segue Alice nel paese dei pianobar fumosi e degli uomini sbagliati. Accompagnato da una scrittura naturale e confortevole come l’abitacolo di un’autovettura adibita a casa per due, recitato con sublime schizofrenia da Ellen Burstyn che può ridere e piangere nella stessa inquadratura senza farci neppure lontanamente pensare a una costruzione.

La struttura crolla, la vita deraglia sul divanet-

to del locale dove la Burstyn lascia sedere, non senza

http:// bit.ly/1879lHR

Alice Doesn't Live Here Anymore PRODUZIONE Usa, 1974 Durata 112 min REGISTA Martin Scorsese Genere Commedia drammatica Sceneggiatura Robert Getchell Produttore Audrey Maas, David Susskind Fotografia Kent L. Wakeford Montaggio Marcia Lucas Musiche Richard LaSalle CAST Ellen Burstyn, Alfred Lutter, Kris Kristofferson, Harvey Keitel, Diane Ladd, Jodie Foster

TRAMA Alice Hyatt ha 35 anni e vive a Socorro, nel New Mexico. Da bambina abitava a Monterey, California, e sognava di fare la cantante, ma ha smesso di coltivare la sua passione dopo il matrimonio con Donald, che non asseconda aspirazioni "sentimentali". Quando lui muore in un incidente stradale, Alice intraprende un viaggio in macchina con il figlio dodicenne Tommy: si ferma a un pianobar e in una tavola calda, si lega agli uomini sbagliati, impara dagli errori.

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TITOLO ORIGINALE

va il grembiule, incontrava Kris Kristofferson e cullava


FILM REVIEW Fabrizio Tassi

TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE 48

Quando ancora i giornalisti potevano diventare eroi: la storia vera del Watergate, lo scandalo che cambiò le sorti di un paese Sembrano spari, fucilate, e invece sono lettere e nume-

le luci al neon di una redazione in cui si fa giornalismo

ri battuti a macchina. Colpi possenti, caratteri grandi

quello vero.

come lo schermo, che vengono impressi (“sparati”) sul

foglio, che cambieranno la storia degli States. Tutti gli

posizione tra i luoghi oscuri della menzogna, dei segreti,

uomini del Presidente comincia così. Qualche immagine

della corruzione e le luci accese giorno e notte nella sede

di repertorio (repertorio fresco, tutto si svolse tra il 1972

del “Washington Post”. Per trovare la verità, bisognerà

e il 1974) e qualche brandello di spy story (le spie non

portare il lume della ragione (civile) fin dentro un par-

badano alla foto di Kennedy appesa al muro) per intro-

cheggio buio e deserto (dove bazzica “Gola profonda”),

durci nella notte della nazione. Poi, però, si accendono

fino ai tinelli, i salotti, le camere da letto, fin dentro le pa-

Il film di Alan J. Pakula è giocato sulla contrap-


CURIOSITÀ

Perfino troppo, scrisse qualcuno: troppi nomi e dettagli, troppa paura di tradire il libro di Bob Woodward e Carl Bernstein. Ma senza quel meticoloso rigore, quella asciutta limpidezza (minimalista eppure dinamica, in profondità di campo), non saremmo qui a emozionarci quando il muro dell’omertà si incrina e una giovane contabile cede all’insistenza del giornalista, alla sua ingegnosa, appassionata ricerca della verità (non è una questione di scrittura, la verità sembra emergere davvero dagli incontri e dalle parole). Quando il film pare perdersi tra le minuzie di un’inchiesta complicata, ecco che la tensione sale, come sale la macchina da presa, sull’ennesimo elenco di nomi fuori

Robert & Dustin Da una parte Robert Redford, ossessionato dai dettagli, attento, preciso, consapevole della missione etica e politica

campo, sempre più su, a inquadrare dall’alto una città che nasconde chissà quante storie, quanti segreti. Un gigantesco Jason Robards (nei panni del direttore del “Post”) ci

del film. Dall’altra Dustin Hoffman, «l’unico compulsivo sia

conduce per mano dentro il cuore pulsante del film: l’orgo-

orale sia anale», come lo definiva Pakula, frenetico buffone

glio del dovere, il gusto della libertà e dell’indipendenza,

pieno di energia. Una coppia perfetta. Prima del film si co-

un’etica ironica prima che eroica.

noscevano per lo più in quanto tifosi dei Knicks (Redford

offrì la parte a Hoffman durante una partita). Decisero di imparare a memoria anche le battute dell’altro, per essere liberi di improvvisare. Nel bel mezzo della scena capitava

Alla fine non c’è neanche bisogno di mostrare

come va a finire. Sono solo lettere battute e macchina, lanci d’agenzia, “esplosi” in contiguità sonora con gli spari

che si rubassero le parole a vicenda, lasciando spiazzati gli

a salve che salutano il presidente rieletto. Il 9 agosto del

altri interpreti-interlocutori. Le esitazioni, le smorfie di sor-

1974 Nixon si dimise. Quella volta vinse il buon giornali-

presa, l'effetto verità sono il frutto di quella trovata.

smo. E il buon cinema si mise al suo servizio.

SCHEDA TECNICA role di chi si nasconde dietro le parole. Siamo nei tempi Le loro armi? Telefoni, bloc-notes, macchine da scrivere (modernariato, per noi, come lo è ormai un certo modo di fare giornalismo). Roba tutt’altro che spettacolare. Eppure, per mettere i brividi allo spettatore, basta un piano sequenza che attraversa veloce la redazione, inseguendo l’ostinata dedizione dei due giornalisti, incarnati in Robert Redford e Dustin Hoffman. Basta una telefonata (camera fissa su Redford) da cui spunta un indizio, un nome rivelatore, un’incrinatura del tono che insospettisce. Basta un’inquadratura con una tv in primo piano, un presidente che giura (spergiura) sulla costituzione americana, e due giornalisti sullo sfondo che picchiano sui tasti a testa bassa, sguardo dritto verso l’obiettivo.

Piccole cose che diventano grandi per merito

di una messinscena asciutta, rigorosa, composta, diritta.

http:// bit.ly/1cDRT5s

All the President's Men PRODUZIONE Usa, 1976 Durata 138 min REGISTA Alan J. Pakula Genere Drammatico Sceneggiatura William Goldman Produttore Walter Coblenz Fotografia Gordon Willis Montaggio Robert L. Wolfe scenografia George Jenkins Musiche David Shire CAST Dustin Hoffman, Robert Redford, Jack Warden, Jason Robards, Hal Holbrook

TRAMA Durante la corsa alla Casa Bianca del 1972, il reporter del "Washington Post" Bob Woodward si interessa al caso di un'effrazione avvenuta al quartier generale del partito democratico presso l'hotel Watergate. Scopre, con stupore, che fra i nomi degli imputati ci sono esponenti del partito repubblicano; il direttore del giornale, intenzionato a rendere pubblici i fatti, assegna lui e Carl Bernstein all'indagine su quello che passerà alla storia come lo scandalo Watergate.

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TITOLO ORIGINALE

lontani in cui i giornalisti potevano anche diventare eroi.


QUADRIMESTRALE - ANNO I - N. 1 - 26 NOVEMBRE 2013 - EURO 1.50

# 01 Y WO O LL VA H NUO · LA # 01

OD

America ieri il cinema della rivoluzione

dal 22 al 30 novembre

SFIDA NELL'ALTA SIERRA

L'ULTIMO SPETTACOLO

[Ride the High Country, Usa 1962] di Sam Peckinpah

[The Last Picture Show, Usa 1971] di Peter Bogdanovich

I SELVAGGI

L'UOMO CHE FUGGÌ DAL FUTURO

[The Wild Angels, Usa 1966] di Roger Corman

Born to Run i divi, gli autori, la storia degli anni 70 Letture I libri dei sogni 12

la NEW HOLLYWOOD al Torino Film Festival

FILM DI CULTO

COVER.indd 1

06/11/13 11:22

ANNO 1 NUMERO 1 26 NOVEMBRE 2013 EDITORE TICHE ITALIA s.r.l. Registrazione tribunale di Milano n. 324 del 18 ottobre 2013

DIRETTORE RESPONSABILE Mauro Gervasini

DIRETTORE GENERALE Claudio Vertemati

REDAZIONE Chiara Bruno

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Claudio Bartolini, Chiara Bruno, Alice Cucchetti, Ilaria Feole, Bruno Fornara, Nicola Lagioia, Roberto Manassero, Giona A. Nazzaro, Erica Re, Giulio Sangiorgio, Fabrizio Tassi

[Thx 1138, Usa 1971] di George Lucas

GANGSTER STORY

AMERICA 1929 STERMINATELI SENZA PIETÀ

[Bonnie & Clyde, Usa 1967] di Arthur Penn

[Boxcar Bertha, Usa 1972] di Martin Scorsese

BERSAGLI

CITTÀ AMARA

[Targets, Usa 1968] di P. Bogdanovich

[Fat City, Usa 1972] di John Huston

UN UOMO A NUDO

PER 100 CHILI DI DROGA

[The Swimmer, Usa 1968] di Frank Perry

IL RE DEI GIARDINI DI MARVIN

AMERICA AMERICA, DOVE VAI?

[Medium Cool, Usa 1969] di H. Wexler

[Cisco Pike, Usa 1972] di Bill L. Norton [The King of Marvin Gardens, Usa 1972] di Bob Rafelson

BOB & CAROL & TED & ALICE

LE DUE SORELLE

[Sisters, Usa 1973] di Brian De Palma

[Bob & Carol & Ted & Alice, Usa 1969] di Paul Mazursky

ELECTRA GLIDE

[Electra Glide in Blue, Usa 1973] di William Guercio

EASY RIDER

[Easy Rider, Usa 1969] di D. Hopper NON SI UCCIDONO COSÌ ANCHE I CAVALLI?

PAT GARRETT & BILLY THE KID ELLIOTT GOULD

[They Shoot Horses, Don't They?, Usa 1969] di Sydney Pollack

[Pat Garrett & Billy the Kid, Usa 1973] di Sam Peckinpah L'ULTIMA CORVÉ

[The Last Detail, Usa 1973] di Hal Ashby

NON TORNO A CASA STASERA

UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA

[The Rain People, Usa 1969] di Francis Ford Coppola

[Thunderbolt and Lightfoot, Usa 1974] di Michael Cimino

UN UOMO DA MARCIAPIEDE

CALIFORNIA POKER

[Midnight Cowboy, Usa 1969] di John Schlesinger

[California Split, Usa 1974] di Robert Altman

IMPAGINAZIONE

CINQUE PEZZI FACILI

PERCHÉ UN ASSASSINIO

Sabrina Colombo Raffaella Pazzaia

[Five Easy Pieces, Usa 1970] di Bob Rafelson

[The Parallax View, Usa 1974] di Alan J. Pakula

WOODSTOCK

IL PORNOGRAFO

[Woodstock, Usa 1970] di Michael Wadleigh

[Inserts, Usa 1974] di John Byrum

HAROLD E MAUDE

[Scarecrow, Usa 1974] di Jerry Schatzberg

PROGETTO GRAFICO Jose Palma www.josepalma.com

DISTRIBUZIONE SO.DI.P. Angelo Patuzzi s.p.a. via Bettola 18 - 20092 Cinisello Balsamo (Mi) Telefono 02/660301 Fax 02/6603020

STAMPA Tiber s.p.a via Della Volta 179 Brescia

[Harold and Maude, Usa 1971] di Hal Ashby

LO SPAVENTAPASSERI

BERSAGLIO DI NOTTE

PICCOLI OMICIDI

[Night Moves, Usa 1975] di Arthur Penn

[Little Murders, Usa 1971] di Alan Arkin

MARLOWE IL POLIZIOTTO PRIVATO

PUNTO ZERO

[Farewell, My Lovely, Usa 1975] di Dark Richards

[Vanishing Point, Usa 1971] di Richard Sarafian

MILESTONES

STRADA A DOPPIA CORSIA

[Usa, 1975] di R. Kramer, J. Douglas

[Two-Lane Blacktop, Usa 1971] di Monte Hellman

SMILE

[Usa, 1975] di Michael Ritchie


l’ u

V T M L FI

t t e s nico

d e l a iman

a m e i cin

NO N ETELO R PE D

!

i i t t tu edì t r a m icola in ed



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