Reflessologia oggi 09 2008

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Sped. abb. post. - PubblicitĂ 70% - Filiale di Milano - Anno 22 - N. 3 - Settembre 2008

Trimestrale di Cultura, Scienza e Tecnica del Benessere

www.firp.it


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settembre 2008

SOMMARIO

REFLESSOLOGIAOGGI Direttore Responsabile Manuela Maria Mancini Comitato di Redazione Raffaello Cuter Simonetta Sala Stefano Suardi Consulente editoriale Carlo Gaeta Progetto grafico Promotion Merate s.r.l. Merate (LC) Stampa MEDUSA - Caravaggio (Bg) - Via L. Da Vinci Tel. 0363/53919 Direzione, Redazione e Pubblicità Via A. Manzoni, 29 24053 Brignano Gera d’Adda (BG) C/C post. 36643203 Segreteria c/o Studio Media P.zza Locatelli, 10 24043 Caravaggio (Bg) Tel. 0363/350135 (9-12; 14,30-17,30) Fax 0363/350654 E-mail: info@firp.it CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente Raffaello Cuter Vicepresidente vicario Emilio Leorin Vicepresidente Guido Zandi Segretario Stefano Suardi Consiglieri: Elena Cirelli Erminio Frezzini, Ariella Lupi, Simonetta Sala, Clara Venturelli, Collegio dei Revisori dei Conti Sonia Arnaboldi, Claudio Gatti, Renzo Zanier Collegio dei Probiviri Gloria Fabbroni, Laura Minisini, Emanuela Passador

Trimestrale di Cultura, Scienza e Tecnica del Benessere Organo ufficiale della FIRP Autorizzazione del Tribunale di Bergamo del 25/2/05

EDITORIALE

Siamo sempre “a scuola”!

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SCUOLA FIRP

FIRP in progress

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Programma didattico anno scolastico 2008-2009

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Calendario Scuole Firp

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Essere docente, essere allievo

10

Diplomati 2007

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Olimpia 776 a.C., Pechino 2008 d.C.

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VITA FIRP

Un esempio associativo di alto profilo europeo

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REFLESSOLOGIA

Il tocco e i ferri del mestiere

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VTR, la Reflessologia Verticale

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fMRI: il fascino della scienza

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Amarsi

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Benessere e stress

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ESCLUSIVA R.O.

Una vita di sfide a piedi nudi

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L’INTERVISTA

In 10 domande Tom Perry si racconta

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CARTOLINE

Album fotografico di Riccione

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NUOVI ORIZZONTI

Tutti i diritti sono riservati. Testi e immagini inviati al giornale non verranno restituiti. Gli articoli firmati impegnano esclusivamente l’opinione dei singoli autori. Abbonamento annuale € 26,00, arretrati € 8,00. Versamento su vaglia postale o C.C.P. n. 36643203 intestato a FIRP, Via Manzoni, 29 -24053 Brignano Gera D’Adda (BG).

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EDITORIALE

di Manuela M. Mancini

Siamo sempre “a scuola”!

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dopo la lunga estate calda, il mare, il sole, la montagna o le rilassanti pareti di casa... comunque sia si riparte alla grande! E anche noi della Firp riapriamo i battenti della nostra scuola triennale, che quest'anno, a ottobre, compie ben vent'anni, una scuola al servizio dell'uomo e del suo benessere. Sono in costante aumento non solo in Italia ma in tutta Europa le professioni legate al tema della Salute e dell'evoluzione intesa come comprensione dei propri sintomi e di se stessi, in un dolce percorso di ascolto interiore. Gli esseri umani manifestano sempre più il desiderio di capire e di capirsi e per questo si rivolgono sempre più spesso a professionisti del naturale, a operatori “olistici”, come noi, che considerano i sintomi come messaggi del corpo e dell'anima, inserendo la persona in un panorama più vasto, che include il suo corpo, la sua mente, le sue emozioni e la parte energetica-spirituale. E proprio questo è il lavoro del Reflessologo Firp, che con tanta umiltà, costanza e pazienza si mette al servizio del paziente e della sua vita, partendo dagli elementi disponibili, dai blocchi energetici per poterli trasformare e per stimolare il corpo all'autoguarigione. Siamo come alchimisti, iniziamo la nostra ricerca scavando in una miniera e dai punti riflessi nei piedi troviamo il piombo e lo facciamo diventare oro! Trasformiamo quel dolore in un richiamo d'amore e riempiamo quel vuoto con tanta energia di luce e comprensione. E i nostri clienti si sentono meglio, spesso guariscono perché in quell'amore ritrovano il loro equilibrio vitale e il corpo, nutrito, recupera energia a sufficienza per reagire e riaprirsi alla vita. E aiutando gli altri aiutiamo anche noi stessi perché la comprensione, l'empatia, il vivere ciò che sente l'altro di fronte a noi ci porta inesorabilmente a comprendere noi stessi, a doverci ascoltare, a stare bene, in equilibrio. Non si può dare ciò che non si ha... E i clienti sono i nostri migliori maestri nell’arte straordinaria di incontrare noi stessi. A metà ottobre riapre la Scuola Firp: vi aspettiamo numerosi per regalarvi la vostra professione non solo del presente, ma soprattutto del futuro... perché ci sarà sempre più bisogno di noi!

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di Stefano Suardi

SCUOLA FIRP

FIRP in progress Decisivo passo in avanti nella riforma della Scuola Triennale e dei programmi. Al via il 20° anno di corsi

L I responsabili della Scuola FIRP: Ariella Lupi (Milano), Sergio Maltoni (Savona), Biagio Franco (Torino) con il segretario Stefano Suardi e il Presidente Raffaello Cuter

a riunione di fine corso tra i responsabili della Scuola - gli amici docenti Ariella Lupi, Emilio Leorin, Franco Biagio, Sergio Maltoni - e il Direttivo Firp, rappresentato dal Presidente Raffaello Cuter e dal Segretario Generale Stefano Suardi, è un appuntamento classico che segna la fine di un anno scolastico, ma è soprattutto il momento delle valutazioni, del confronto, dell’esame di quanto avvenuto durante l’anno, di verifica delle azioni intraprese e di ciò che dovrà essere portato avanti nell’intento di migliorare. Da sempre il lavoro della Federazione è volto a perseguire due obiettivi di grande rilievo: fornire agli allievi e ai soci gli

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strumenti utili per una maggiore qualificazione professionale e mettere in campo tutte le azioni necessarie affinché a livello nazionale venga riconosciuta e regolamentata la professione del Reflessologo. Se il traguardo del riconoscimento della professione è subordinato a vari fattori, al di là delle competenze specifiche della FIRP che coinvolgono associazioni intercategoriali, commissioni di lavoro ministeriali e organi di governo, è altrettanto vero che la formazione professionale, attraverso la nostra Scuola, è un ambito nel quale possiamo e dobbiamo agire. L’adeguamento dei programmi e una strutturazione più rigorosa del triennio è un’esigenza che avevamo già percepito e sulla quale avevamo focalizzato la nostra attenzione nei mesi scorsi, e come sempre abbiamo dato ascolto alle voci che arrivano dagli studenti e che forniscono elementi utili di valutazione. Dall’incontro sono emersi interessanti spunti per una programmazione triennale che metteremo in pratica già a partire dall’anno scolastico 2008-2009. Abbiamo stabilito per il 1° ANNO un approccio intenso, focalizzato sull’insegnamento e sulla conoscenza del rap-


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porto struttura ossea/punti riflessi, approfondendo il rapporto visivo/tattile, ma al tempo stesso puntando ad un maggiore utilizzo di supporti multimediali, favorendo una maggiore applicazione pratica sia a scuola che a casa. Per il 2° ANNO abbiamo previsto di insistere nel percorso di conoscenza del piede, estendendo l’approfondimento dei punti riflessi dei muscoli e del sistema nervoso. L’obiettivo del secondo anno è quello di dare allo studente tutti gli elementi possibili per la ricerca dei punti dolenti, che sono la nostra guida per l’impostazione di un trattamento reflessologico, non trascurando ovviamente la pratica, a scuola come a casa. Nello sviluppare il programma del 3° ANNO abbiamo voluto concentrarci sul metodo di trasmissione allo studente del maggior numero di esperienze possibile, attraverso i Docenti e portando in aula casi reali, sui quali lo studente possa lavorare studiando un appropriato trattamento. Pensiamo che questa impostazione sarà stimolante per i docenti che avranno realmente la possibilità di mettere a disposizione degli allievi tutto il loro bagaglio di conoscenze ed esperienze e per gli studenti che potranno affrontare una diagnosi e un percorso di trattamento con la supervisione del docente. Vogliamo formare dei professionisti preparati e questa programmazione ci permetterà, al termine del percorso triennale, di raggiungere questo risultato, ma come tutti sappiamo la scuola

Emilio Leorin, responsabile della Scuola di Pordenone

e gli esami non finiscono mai e quindi ad ognuno, docenti e studenti, spetta il compito di continuare nell’aggiornamento, ampliando le proprie conoscenze, anche ad ambiti non strettamente legati alla professione. Anche per chi vuole crescere professionalmente, la FIRP sta studiando dei programmi di formazione che riguarderanno sia dei corsi di specializzazione monotematici post triennio, sia dei corsi post triennali di tecniche complementari. Ci auguriamo che questo sforzo organizzativo sia visto come un segnale positivo. Noi vogliamo essere pronti per il futuro e crediamo che, in quanto associazione, dobbiamo essere i primi a dare questo segnale ai nostri soci e allievi. Nelle prossime pagine presentiamo il programma didattico e il calendario 2008-2009 dei corsi della Scuola Triennale di Reflessologia intitolata al Maestro Elipio Zamboni giunta oggi al suo 20° anno di vita.

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SCUOLA FIRP Il presente programma è indicativo e può subire variazioni in base alle esigenze delle singole sedi.

Programma didattico anno scolastico 2008-2009 Primo corso

DATA

ORARIO

ARGOMENTO

DOCENTE

1 giornata

8.30-10.30 10.30-12.30 14.00-17.00

Segreteria Obiettivi Scuola Firp Storia della reflessologia Struttura ossea del piede e definizioni anatomiche

Segreteria Reflessologo Reflessologo

8.30-10.20 10.30-12.30 14.00-17.00

Igiene e profilassi per il reflessologo Tecnica e modalitò della stimolazione Pratica: localizzazione della struttura ossea

Reflessologo

3a giornata

8.30-10.20 10.30-17.00

App. escretore e riproduttivo: anatomia e fisiologia Teoria e pratica refless.: tecnica e presa app. urogenitale

Medico Reflessologo

4a giornata

8.30-10.20 10.30-17.00

App. locomotore anatomia e fisiologia Teoria e pratica refless. tecnica e presa App. locomotore

Medico Reflessologo

5a giornata

8.30-12.30 14.00-17.00

App. locomotore: tecnica e presa Verifica.

Reflessologo

6a giornata

8.30-10.20

Medico

10.30-17.00

Sistema nervoso centrale e plessi: anatomia e fis. teoria e pratica refless. Tecnica e presa app. nervoso

Reflessologo

7a giornata

8.30-10.20 10.30-12.30 14.00-17.00

Organi di senso: anatomia e fisiologia. Psicologia: rapporto cliente - reflessologo Teoria e pratica refless.: tecnica e presa organi di senso

Medico Esperto Reflessologo

8a giornata

8.30-10.20 10.30-17.00

Test Ripasso e verifica

Reflessologo

9a giornata

8.30-11.20 11.30-17.00

App. digerente anatomia e fis. Teoria e pratica refless.:tecnica e presa app. digerente

Medico Reflessologo

10a giornata

8.30-10.20 10.30-12.30 14.00-17.00

App. endocrino e immunitario: anatomia e fis. Principi di alimentazione Teoria e pratica refless.:tecnica e presa app. endocrino e immunitario

Medico Esperto Reflessologo

11a giornata

8.30-10.20 10.30-17.00

App. circolatorio e linfatico anatomia e fis. Teoria e pratica refless.:tecnica e presa app. circolatorio

Medico Reflessologo

a

2a giornata

17-18-19 aprile 12° 13a giornata

Giornate residenziali 8.30-10.20 10.30-17.00

App. respiratorio: anatomia e fisiol. Teoria e pratica refless.: tecnica e presa app. respiratorio Esami

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Medico Reflessologo


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Programma didattico anno scolastico 2008-2009 Secondo corso

Il presente programma è indicativo e può subire variazioni in base alle esigenze delle singole sedi.

DATA

ORARIO

ARGOMENTO

DOCENTE

1a giornata

8,30 – 10.20 10.30 – 17.00

Pelle-funzioni sensoriali e recettori nervosi Ripasso punti refless. programma 1° anno

Medico Reflessologo

2a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 12.30

Anatomia e fisiologia dell’app. muscolare Teoria e pratica refless.: tecnica e presa app. muscolare

Medico Reflessologo

3a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 12.30 14.00 – 17.00

Tecniche di prevenzione personale del reflessologo Anatomia e fisiologia: nervi cranici Teoria e pratica refless.: tecnica e presa nervi cranici

Reflessologo Medico Reflessologo

4a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 12.30 14.00 – 17.00

Anatomia e fisiologia sistema nervoso periferico Fisignomica del piede (prima parte) Teoria e pratica refless.: tecnica e presa S.N. perif.

Medico Esperto Reflessologo

5a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 12.30 14.00 – 17.00

Psicologia (parte seconda) Alimentazione (2°parte) Teoria e pratica refless.: tecnica e presa S.N. perif

Esperto Esperto Reflessologo

6a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 12.20 14.00 – 17.00

Anatomia e fisiologia S.N.A. Teoria e pratica refless.: tecnica e presa S.N.A. Ripasso generale S.N.

Medico Reflessologo Reflessologo

7a giornata

8.30 – 17.00

Test, verifica e confronto

Reflessologo

8a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 12.30 14.00 – 17.00

Problematiche del piede Manovre articolari sul piede Fisiognomica del piede (parte seconda)

Esperto Reflessologo Esperto

9a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 17.00

Psicologia: approccio alla persona Introduzione alla ricerca reflessologica

Esperto Reflessologo

10a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 17.00

Approccio alla persona in reflessologia Ricerca: il dolore, percezione e valutazione.

Reflessologo Reflessologo

11a giornata

8.30 – 17.00

Simulazione di ricerca visiva e tattile

Reflessologo

17-18-19 aprile 12a giornata 13a giornata

Giornate residenziali 8.30 – 10.20 10.30 – 17.00

Discipline complementari Ripasso generale Esami

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Reflessologo


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SCUOLA FIRP Il presente programma è indicativo e può subire variazioni in base alle esigenze delle singole sedi.

Programma didattico anno scolastico 2008-2009 Terzo corso

DATA

ORARIO

ARGOMENTO

DOCENTE

1a giornata

8,30 – 17.00

Ripasso generale

Reflessologo

2a giornata

8.30 – 10.20 14.00 – 17.00

P.N.E.I. Impostazione e personalizzazione di un percorso

Medico Reflessologo

3a giornata

8.30 – 12.30 14.00 – 17.00

Problematiche osteo-articolari Impostazione dei percorsi reflessologici

Medico Reflessologo

4a giornata

8.30 – 12.30 14.00 – 17.00

Problematiche app.circolatorio e linfatico Impostazione dei percorsi reflessologici

Medico Reflessologo

5a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 17.00

Problematiche app. respiratorio Impostazione dei percorsi reflessologici

Medico Reflessologo

6a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 12.30 14.00 – 17.00

Problematiche app. immunitario Psicologia ( 3° parte) Impostazione dei percorsi reflessologici

Medico Esperto Reflessologo

7a giornata

8.30 – 10.20 10.20 – 17.00

Problematiche app. endocrino Impostazione dei percorsi reflessologici

Medico Reflessolgo

8a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 17.00

Alimentazione (3°parte) Test e verifica

Esperto Reflessolgo

9a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 17.00

Problematiche app. digerente Impostazione dei percorsi reflessologici

Medico Reflessolgo

10a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 17.00

Problematiche S.N. e organi di senso Impostazione dei percorsi reflessologici

Medico Reflessologo

11a giornata

8.30 – 10.20 10.30 – 12.30 14.00 – 17.00

Problematiche app. urogenitale Deontologia ed adempimenti burocratici Impostazione dei percorsi reflessologici

Medico Esperto Reflessologo

17-18-19 aprile 12a giornata

13a giornata

Giornate residenziali 8.30 – 10.20 10.30 – 12.30 14.00 – 17.00

Problematiche app. muscolare Impostazione dei percorsi reflessologici Ripasso e verifica Esami

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Medico Reflessologo Reflessologo


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Calendario Scuole FIRP anno 2008-2009 MILANO 12-ott-08 19-ott-08 26-ott-08 2-nov-08 9-nov-08 16-nov-08 23-nov-08 30-nov-08 7-dic-08 14-dic-08 21-dic-08 11-gen-09 18-gen-09 25-gen-09 1-feb-09 8-feb-09 15-feb-09 22-feb-09 1-mar-09 8-mar-09 15-mar-09 22-mar-09 29-mar-09

7-giu-09 14-giu-09

PORDENONE

SAVONA •

PONTIDA

a Milano

a Milano

• • • •

• •

G I O R N AT E

RESIDENZIALI

• • •

• •

• • •

5-apr-09 12-apr-09 17-18-19 apr. 26-apr-09 3-mag-09 10-mag-09 17-mag-09 24-mag-09 31-mag-09

TORINO

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• ES

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di Gloria Fabbroni

SCUOLA FIRP

Essere docente, essere allievo

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timologicamente il significato originale della parola educazione viene dal latino “ex-ducere” che significa letteralmente “condurre fuori”, far venire alla luce qualcosa che è nascosto, e che tale conoscenza deve essere soltanto "portata fuori" da noi tramite la maieutica, letteralmente arte del far partorire. La parola insegnamento deriva invece dal latino insignàre col senso originario di imprimere, di lasciare un segno, “mettere dentro” all’altro qualcosa che prima non c’era. L’insegnamento è dunque un processo unidirezionale in cui tecniche e contenuti vengono trasmessi da una parte all’altra, dal maestro all’allievo, senza possibilità di scambio, in quanto la transazione è fatta di “trasmissione” di oggetti (contenuti) verso colui che non li possiede. Al contrario educare implica uno stare “accanto” all’altro, accompagnarlo verso l’autonomia in un processo che lo stimoli ad “andare verso…”, rendendolo abile ad orientarsi da solo nel mondo. E’ un processo bi-direzionale, di costruzione della conoscenza. Dal momento che la conoscenza non

coincide solo con i contenuti, ma li travalica perché è qualcosa che si acquisisce all’interno di una dimensione intersoggettiva, fatta di comprensione reciproca, scambio di pensieri ed emozioni, per svilupparla occorrono tempi e spazi che vengono spesso “risicati” dall’imperativo che prende il nome “programma”. Essere docente molte volte ci fa dimenticare di essere stati allievi. E come allievi, anche noi eravamo assetati di nozioni, di magiche manovre, di nomi esotici di neo-discipline, di promesse di immediate guarigioni...! Le cose non sono cambiate, anzi; questa ricerca frenetica del sapere tutto ha assunto via via proporzioni esagerate che rischiano di portare solo confusione ed insicurezza. A grande voce gli allievi di oggi richiedono agli allievi di ieri di introdurre nuove tecniche da abbinare alla disciplina che si stanno accingendo ad imparare. Il rischio di entrare in confusione è grande; il docente sa che ciò è sbagliato, almeno in termini di tempo, ma non sa come rispondere a queste richieste, non riesce a far capire all’allievo che non è il momento giusto.

Per dare un senso al nostro annuale impegno didattico

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È passato un altro anno scolastico ed è il momento di riflettere e dare ascolto alla voce degli allievi, cercando dalle loro critiche di capire dove e come possiamo migliorare, non vivendo questa valutazione come un diktat imposto, ma come sincera e obiettiva riflessione sul chi siamo e dove vogliamo andare. Il principale punto da mettere a capo delle nostre riflessioni è senza dubbio il nome della nostra federazione: FIRP, che è da 30 anni, nel bene e nel male, con la sua Scuola, la principale depositaria della reflessologia plantare in Italia (vedi comunicato stampa sito FIRP), unica scuola di reflessologia associata allo IAS (www.ias-artiperlasalute.it). Quindi se l’impostazione in essere ha portato a questo riconoscimento non tutto è da cambiare, certamente è da completare e migliorare. L’allievo che si iscrive alla nostra Scuola conosce perfettamente i programmi che riguardano specificatamente la reflessologia plantare, altrimenti si può iscrivere ad un altro tipo di Scuola che propone varie discipline. In questa tecnica certamente è importante l’acquisizione di una buona manualità da affinare durante le ore di maggior pratica assistita e da consolidare con un esercizio quotidiano. Se da un lato è importante l’esperienza del docente nel creare i percorsi reflessologici da trasmettere agli allievi, dobbiamo ricordare agli stessi che tale esperienza può essere solo passata in modo teorico e che poi so-

lo con la pratica continua sarà fatta propria. L’inserimento nel programma scolastico di altre discipline è sicuramente indispensabile; tale inserimento sarà ovviamente di integrazione alla reflessologia, ma non avrà la presunzione di dare e/o avere una conoscenza profonda tale da poter pensare di farne un uso professionale. Basti pensare che le Scuole di Medicina Tradizionale Cinese si soffermano per quasi un anno solo sullo studio completo di un singolo meridiano! Alla fine di questa nostra riflessione non dovremmo dimenticare mai la semplice e profonda frase del nostro indimenticato maestro, Elipio Zamboni: "SEDERSI AI PIEDI DI UN PAZIENTE E' UN ATTO DI UMILTÀ, AMORE E PROFESSIONALITÀ"

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SCUOLA FIRP SCUOLA DI MILANO Amboni Ornella Babii Marina Bosio Laura Colecchia Giuseppina Colleoni Walter Cristofoli Francesca Denti Claudia Di Donna Milena Falconieri Marusca Martiri Elisabetta Martorelli Fabrizia Masia Patrizia Meregalli Igor Molinari Patrizia Pavese Patrizia Petrelli Demis Pietroboni Maristella Sosio Loredana Testa Daniela Valsecchi Silvia Vismara Egidio

Diplomati 2007

SCUOLA PORDENONE Amoroso Elena Boer Elsa De Marzi Maria Grazia Deon Ketty Dydak Barbara Ganis Walter Grassi Simona Iavazzo Sofia Leorin Paolo Lot Dianella Moretti Fedora Monica Nagy Carmen Rosso Manuela Scauzillo Loredana Tagliaferro Nicoletta Vinci Lucia

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SCUOLA DI TORINO Baroero Marco Bracco Gabriella Calvo Lorena Chiarenza Antonella Gaido Elena Giuliano Maria Anna Glaciale Gabriella Lazzerini Lidia Mana Samantha Montanaro Daniele Poletto Lina Risi Paola Rizza Veronica Rosso Maria Mita Secci Luciana Serra Diana

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di Clara Venturelli

SCUOLA FIRP

Olimpia 776 a.C. Pechino 2008 d.C.

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Un sogno: correre a piedi nudi dove è nato lo sport

orrere a piedi nudi sui sassi di quel tratto che è stato il primo campo di gara per lo stadion, l’antica gara di corsa delle prime Olimpiadi, quelle antiche. Arrivare al traguardo e sentirmi una grande atleta (…beata illusione) mi ha commossa. Mi è successo in un viaggio che mi ha portato in Grecia, tra le rovine dell’antico ginnasio dove gli atleti si preparavano alle gare, in ritiro per un anno intero, e tra quelle pietre si accendeva la fiaccola con l’aiuto del sole. Quel fuoco che nelle Olimpiadi moderne si riaccende ogni quattro anni, nei tempi antichi segnava il fermo dei conflitti, accendeva la gioia e l’entusiasmo al suo

passaggio, ma anche scontri e contestazioni, allora come oggi. Anche noi reflessologi abbiamo la nostra scuola, il nostro ginnasio, dove ci prepariamo con serietà, e anche con fatica, per portare ben alta la nostra fiaccola, fatta di professionalità e competenza, affrontando gli ostacoli quotidiani. Di fronte alla storia siamo solo un granello di sabbia, ma importante, perchè i granelli di sabbia formano la spiaggia e noi granelli di sabbia in attesa di emozionarci davanti al prossimo spettacolo delle Olimpiadi ci auguriamo, da reflessologi, di poter avere un’occasione per correre a piedi nudi là dove è nato lo sport.

G R A Z I E ! Siamo arrivati di nuovo alla fine di un anno scolastico e con i saluti e gli arrivederci al prossimo autunno, avrei piacere di rivolgere un sentito grazie, personale e a nome della Firp, a tutti gli insegnanti che si sono avvicendati nei corsi di aggiornamento e master per i nostri docenti e soci. La risposta che abbiamo avuto è stata positiva, sia per il numero di presenze, sia per quello che ne abbiamo tratto come informazioni, tecniche e cultura. Grazie dunque ai relatori dei corsi di aggiornamento professionale e master: Marco Calderoni Alessandra Fridel Laura Minisini Emanuela Passador Cristina Salvetti Stefania Somarè Tiziana Vidini …e naturalmente grazie anche a tutti i partecipanti che ci hanno confermato con la loro presenza la fiducia nelle proposte della Federazione.

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VITA FIRP

di Douglas Gattini

Un esempio associativo di alto profilo europeo

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a IAS (Interassociazione Arti per la Salute), di cui la FIRP è socia fondatrice, si qualifica sempre di più in Italia come garante della serietà professionale di associazioni e operatori da essa rappresentati, del loro standard qualitativo di formazione e capacità operativa in adempimento alle richieste europee, e vuole essere il punto di riferimento nazionale. Ma IAS è anche cultura e interscambio esperienziale tra le diverse discipline. Lo testimoniano i convegni, uno su tutti l’appuntamento annuale del Festival di Armonia di Belgioioso. A livello regionale IAS ha presenziato alle discussioni sui progetti di legge, mentre in campo nazionale ha fornito parere tecnico, in più occasioni, all’On. Lucchese per la presentazione del suo testo unico alla Camera; nella precedente legislatura, tre membri rappresentativi IAS hanno fatto parte del gruppo che ha stilato il progetto di legge dei Verdi, diventato poi PDL; al momento sono in corso contatti con l’attuale Parlamento. Il decreto ministeriale Mastella Bonino ha fatto conoscere anche in sede europea il

grande lavoro svolto per il riconoscimento delle professioni per la salute. Di questo successo, dobbiamo ringraziare il Colap e il lavoro di Giuseppe Montanini, presidente onorario della IAS, al cui fianco collaborano altri quattro rappresentanti IAS. E’ importante ricordare anche altre iniziative IAS, tese a far conoscere l’origine storica delle nostre discipline e la figura professionale degli operatori. Grazie alla capacità di lobbying siamo stati ricevuti al Quirinale, dal Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Dott. Marra e in Vaticano, dal Cardinale Barragàn, Ministro della Salute della Santa Sede. Siamo inoltre riusciti a far pervenire una brochure esplicativa della nostra attività a tutti i parlamentari e consiglieri regionali. Tra i successi conseguiti possiamo contemplare il “Premio Terzani per l’umanizzazione del mondo delle cure ospedaliere”, assegnato a due operatori aderenti alle associazioni del gruppo IAS: Gloria Fabbroni, FIRP, e Gigi Cislaghi, Federazione Italiana Shiatsu. Significativo anche il nostro incontro con il Prof. Veronesi e la sua

Intervento del Presidente IAS Douglas Gattini all’Assemblea Soci FIRP

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VITA FIRP dichiarazione di disponibilità ad un incontro culturale tra IAS e il mondo accademico a beneficio di una reale umanizzazione. Ma non ci sono solo eventi positivi, purtroppo spesso dobbiamo scendere in campo per difendere in sede giudiziaria i nostri associati, aiutati in questo dall’Avv. Giuseppe Montanini. Diverse le sentenze a nostro favore, in risposta alle accuse rivolte ai nostri operatori dai fisioterapisti.

A livello internazionale, ci stiamo attivando affinché le nostre arti e associazioni trovino una valida rappresentazione all’Expo 2015 di Milano. C’è dunque molto da fare, per questo è importante sostenere il progetto IAS per il riconoscimento istituzionale e far crescere l’interassociazione quale punto di riferimento culturale, politico e sociale attraverso cui diffondere una corretta informazione delle nostre professioni e arti per la salute.

IAS, RIEN e ICR: l’impegno FIRP per il riconoscimento professionale

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Interassociazione delle Arti per la Salute è un ente associativo non a scopo di lucro che riunisce associazioni nazionali di varie discipline, le quali si distinguono dalle “medicine alternative o complementari”. Si definiscono “Arti o discipline olistiche per la Salute” in quanto si pongono, operativamente, nel generale campo della salute e del benessere, ma fuori dal campo strettamente medico. La IAS si adopera affinché l’utenza venga garantita sotto un duplice aspetto: la non dannosità delle varie tecniche e, quindi, la loro adeguata esecuzione tramite l’esistenza di iter formativi che assicurino operatori qualificati e, in secondo luogo, una corretta informazione dell’ambito operativo delle Arti per la Salute e dei profili professionali dei suoi operatori. L’Interassociazione, unica realtà associativa italiana che si impegna da anni per un’alta e seria qualità professionale garantita da un’eccepibile formazione triennale degli operatori del settore, ancora oggi si attiva per favorire la trasparenza e la chiarezza dell’ambito operativo delle discipline rappresentate, per formulare precise richieste in ambito legislativo ed istituzionale e perché l’utenza riceva chiari messaggi circa l’area di competenza della figura professionale alla quale si sta rivolgendo. La nostra federazione F.I.R.P. è socia fondatrice della Interassociazione delle Arti per la Salute (IAS), del RiEN (Reflexology in Europe Network) e ha rapporti con l’ICR (International Council of Reflexologists). Inoltre, è affiliata al CoLAP (Coordinamento delle Libere Associazioni Professionali www.colap.it) ed è inserita nella banca dati del CNEL (Comitato Nazionale Economia e Lavori). L’impegno di tutte queste strutture è teso a valorizzare le specifiche professionalità e risorse umane, e garantire gli utenti riguardo la preparazione degli associati attraverso la formazione triennale.

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REFLESSOLOGIA

di Carol Donnelly

Il tocco e i ferri del mestiere Un interessante contributo alla nostra professione pubblicato sulla rivista dei reflessologi irlandesi

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a reflessologia è un tipo di terapia che prevede l’uso delle mani, di conseguenza fin dal primo momento in cui entriamo a contatto con il cliente, dal momento in cui iniziamo a manipolare il piede, iniziamo a “sentire” la persona. È qui che nasce la nostra prima impressione del paziente stesso, e come reflessologi potremmo affermare che questa è anche la nostra versione della stretta di mano. Ma c’è di più, proprio perché i reflessologi attraverso quel contatto incominciamo a capire qualcosa della persona che abbiamo di fronte, e viceversa, essa capisce qualcosa di noi in quanto terapisti. Il tocco, insomma, è una forma di comunicazione non verbale. Molte definizioni sono state coniate per il termine “tocco”. Il Cassell’s Concise English Dictionary riporta, tra le altre, le seguenti: “il senso attraverso cui si ottengono il contatto e la pressione” e “suonare uno strumento con delicatezza”, entrambe riconducibili al significato fisico del tocco. Segue una serie di altre definizioni in cui trovano spazio elementi emozionali, come “relazionarsi” e “commuovere”. Nel nostro lavoro tanto le accezioni fisiche quanto quelle emozionali del ter-

mine assumono grande rilevanza. Il tatto è il primo dei cinque sensi di cui ci serviamo nelle prime fasi della nostra vita e costituisce il canale attraverso cui acquisiamo fiducia in ciò che ci circonda. Le conseguenze negative di un’eventuale mancata presa di coscienza del senso tattile sono ampiamente documentate, e alcune di esse sono state divulgate all’inizio degli anni ’90 quando negli orfanatrofi rumeni vennero individuati molti bambini a cui era stata negata questa esperienza. L’atto di toccare è portatore di diversi significati a seconda della cultura in cui si vive. Ci sono, ad esempio, culture in cui il contatto deve essere limitato a persone appartenenti al medesimo sesso, e altre assai meno restrittive. Perciò, per “mantenere il contatto” con i nostri pazienti, in questa inedita Irlanda multiculturale, abbiamo l’obbligo di rispettare valori e credo diversi dai nostri. Durante la giornata percepiamo ciò che accade intorno a noi e ne riceviamo sensazioni fisiche in modo costante. Il passo successivo consiste nell’associare le due cose e dare al risultato il nome di “emozione”. Il sistema limbico, situato al centro del cervello, è

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REFLESSOLOGIA

un’area in cui le percezioni sensoriali provenienti dall’esterno si incrociano con i comandi motori in uscita dal cervello stesso. Anche il flusso sanguigno transita in questa zona. Candace Pert è una scienziata americana all’avanguardia, è stata inoltre ricercatrice alla Georgetown University School of Medicine di Washington; è l’autrice di “Molecules of emotion” (“Molecole di emozioni”) e del più recente “Everything you need to know to feel Go(o)d” (traducibile come “Tutto quel che c’è da sapere per sentirsi…da Dio”). Pert è fermamente convinta che la mente sia l’unione di corpo e cervello. Ha rivoluzionato la scuola di pensiero in campo neurologico scoprendo che le molecole dette “peptidi” sono presenti in tutti gli organi vitali, e deducendone che esse formano una rete dinamica di informazioni che connette la mente al corpo. In base alla sua teoria, qualunque evento fisico può essere tradotto in una condizione psichica, così come, viceversa, il nostro stato d’animo può

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esprimersi attraverso un atteggiamento fisico di cui si può essere più o meno consapevoli. Nella reflessologia, diamo per scontato di essere qualcosa che va oltre il nostro corpo materiale. E’ certo che il nostro aspetto esteriore rifletta i nostri stati d’animo. Alcuni giungono persino ad indicare la malattia come un segnale che il nostro corpo manda per esortarci a ricongiungerci con noi stessi, o a dare più spazio ai sentimenti e alla spiritualità. L’atto di toccare una superficie ha degli effetti in profondità e perciò dobbiamo essere ben consapevoli del contatto che stabiliamo al primo approccio con il nostro cliente. Puntiamo a far sì che la persona si trovi a suo agio a contatto con noi, e ci restituisca fiducia in cambio. Il cliente si mette in mano nostra, letteralmente, e noi vogliamo quindi che le mani che lo ricevono siano accoglienti, morbide, calde e rassicuranti, e non certo gelide o sudaticce! Pur presentandoci nel ruolo di tera-


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peuti, noi reflessologi stessi siamo suscettibili di provare emozioni. Ciò che percepiamo attraverso il tatto determina il sorgere di una sensazione. Entriamo in empatia con i pazienti, che in risposta suscitano in noi delle emozioni. Per rimanere in sintonia con il cliente, dobbiamo innanzitutto fare in modo di stabilire un contatto con noi stessi e successivamente di mantenere in armonia il nostro corpo e la nostra mente. Se così non fosse, come potremmo pensare di trasmettere sentimenti positivi, umani e rassicuranti ad altre persone? Una parte della capacità di stabilire un contatto dipende da un’attività di tipo riflesso da parte del terapeuta. Il reflessologo deve perciò essere in grado di ripercorrere il passato, di ricordare a quale trattamento è stato sottoposto un paziente e le sensazioni provate in quella circostanza. L’attività riflessa deve consentirci di aggiornare costantemente il nostro bagaglio di esperienze in modo che futuri clienti ne possano trarre beneficio. Il passo successivo nello stabilire un contatto implica una cura costante e quotidiana dei nostri strumenti di lavoro: mani, polsi, braccia e dita. La nostra attività di reflessologi si rivelerà molto più duratura e fruttuosa trovando un piccolo spazio quotidiano per occuparsi di poche e semplici operazioni di cura personale. Mani o polsi affaticati potrebbero creare tensione dall’avambraccio alle spalle, e tutto ciò può condurre ad un ulteriore affaticamento generale del corpo. Possiamo ridurre lo stress e prevenire gli infortuni praticando esercizi quotidiani di ri-

lassamento e stretching. Semplici rotazioni delle spalle, stiramento di mani e dita ed esercizi di forza e mobilità manterranno mani e polsi in condizioni ottimali per operare. Mentre lavorate, fate in modo che tutto il corpo, non solo le mani, si muova assecondandovi, così che il movimento diventi più fluido. Fate attenzione alla postura. Ricordatevi di applicare sempre una crema idratante sulle mani. Tutti questi piccoli rituali favoriscono la concentrazione, nell’ottica di un migliore contatto col paziente e con voi stessi. Spesso la sensazione di essere toccati, considerati, il benessere emotivo che molti pazienti traggono dalla reflessologia, è la molla che li spinge a proseguire. E.E.Cummings, un poeta americano che visse nella prima metà del 20° secolo, scrisse: “Non crediamo in noi stessi, finchè qualcuno non ci rivela che qualcosa nel profondo di noi è prezioso, degno di ascolto, e di fiducia, quasi sublime. Una volta acquisita fiducia in noi stessi, possiamo arrischiarci ad essere curiosi, meravigliati, spontaneamente felici, o permetterci qualunque esperienza inerente allo spirito umano.” E allora… permettetevi di essere “in contatto” con ciò che fate! *da First Feet Journal, Winter 2007 per gentile concessione di IRI (Irish Reflexologists’ Institute)

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La copertina della rivista dei colleghi reflessologi irlandesi


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di Giuseppe Armellino

REFLESSOLOGIA

VRT, la Reflessologia Verticale Reflessologia per la “terza età”

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a quattro anni seguo un paio di persone anziane presso una casa di riposo. E’ un’esperienza notevole per un reflessologo perché permette di poter dare il meglio di quanto si è appreso nel corso di molti anni di studio e cercare di aiutare quelle persone che stanno vivendo quella fase della vita in cui, relegate in una casa di riposo sono come ‘parcheggiate’ in attesa di…… (purtroppo non sono tutti fortunati da poter vivere in famiglia). Il prendersi cura e aiutare questi anziani, il contatto fisico, le parole, le attenzioni che noi regaliamo. Tutto questo viene percepito da loro come un modo per non sentirsi soli, abbandonati, è il vedere che esistono e contano ancora. Applicare la reflessologia nella terza età è un modo per aiutare l’organismo a non cedere, mantenendo lo stato di benessere, stimolando le forze guaritrici intrinseche all’uomo, facilitando l’eliminazione delle tossine che, in una persona anziana, con una ridotta attività fisica, stentano ad es-

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sere eliminate. Un trattamento generale di reflessologia, come ben si sa, viene svolto con la persona sdraiata sul lettino da massaggio oppure, come nel mio caso, nel letto della camera della casa di riposo. E qui tutto bene, perché il reflessologo può compiere il suo lavoro. Ma circa sei mesi fa le cose sono cambiate. Una di queste persone – che per convenzione chiamerò Mario – pur essendo ancora in ottime condizioni di salute psicofisica, nonostante i suoi 93 anni, ha lentamente iniziato ad avere problemi di deambulazione fino a giungere al punto di dover trascorre le sue giornate su di una carrozzina. E qui le dolenti note… le articolazioni delle ginocchia, non potendo più camminare – si sono lentamente indurite e ad oggi l’estensione delle gambe si è marcatamente ridotta, se non bloccata del tutto. Avendo bisogno di lavorare con la persona distesa nel letto, questo fatto si è rivelato un ostacolo per il lavoro del reflessologo. Nei mesi addietro avevo letto il libro di Reflessologia Verticale (VRT) della reflessologa inglese Lynne Booth e mi aveva interessato subito il suo modo


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di considerare le zone reflesse rapportate a persone disabili o che non potevano camminare. La metodica da lei proposta, da sola o integrata con un normale percorso reflessologico, consiste nella stimolazione di zone reflesse localizzate sul piede, ma anziché considerare ed utilizzare la zona plantare – come noi sappiamo - lei suggerisce di trattare le stesse zone plantari ma rapportate e rispecchiate sul dorso del piede. Questo perché – secondo la sua teoria – le zone plantari di un piede che è locato in posizione eretta non hanno bisogno di essere attivate in quanto vengono già stimolate e rese più sensibili dalla posizione stessa, dal carico del corpo stesso. L’azione di pressione che viene esercitata si applica sul dorso del piede in modo verticale, con un’azione perpendicolare e la stimolazione si diffonde così dal dorso alla zona plantare attraversando il tessuto muscolare. Il risultato che ne deriva è una stimolazione accentuata e più veloce con una resa migliore nella globalità del trattamento. Ho iniziato pertanto a cambiare modo di considerare il lavoro con il sig. Mario, nell’impossibilità di lavorare sulla parte plantare, ho reimpostato il mio percorso reflessologico precedente arricchendolo ed integrandolo con le indicazioni e la modalità di lavoro della Booth. Le figure che troverete di seguito sono tratte dal libro di Lynn Booth e servono a spiegare meglio alcune fasi del

trattamento. E’ una metodica senza dubbio valida, un modo nuovo di considerare la persona, la reflessologia del piede e nuove zone reflesse, ancora da analizzare e provare. Studiando il metodo ho anche rilevato particolari interessanti che possono essere messi in relazione con la teoria di un amico e collega, Giovanni Mercanti, con la sua Teoria di Yin e Yang (nel suo libro, che vi consiglio di leggere, ha analizzato e sviluppato l’argomento alla luce della filosofia orientale e della medicina cinese). Due metodi, due punti di vista diversi, ma uniti in quell’arte meravigliosa che è la Reflessologia. Invito tutti voi, amici reflessologi, a sperimentare insieme, comunicare le vostre impressioni, apportare nuove idee e considerazioni preziose per il lavoro di tutti noi soci FIRP.

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di Spiros Dimitrakoulas

NUOVI ORIZZONTI

fMRI: il fascino della scienza Gli interessanti confronti tra reflessologia e agopuntura presentati da alcuni ricercatori all’annuale meeting della Human Brain Mapping

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a Risonanza Magnetica Funzionale, fMRI o RMF, è una tecnica di imaging biomedico che è in grado di valutare la funzionalità di un organo o di un apparato in maniera complementare all’imaging morfologico. È una tecnica che si sta sviluppando sempre più e che sarà in grado di offrire un grosso supporto anche alla Reflessologia. Questo è quanto emerso in numerosi studi e ricerche presentati dall’Università di Hong Kong al Meeting Annuale della Organization of Human Brain Mapping (Organizzazione mondiale per la Mappatura del Cervello Umano), giunto alla 12° edizione. Noi tutti sappiamo che stimolando aree di riflesso si attivano specifiche zone del cervello e questo provoca una reazione nel soggetto che ha ricevuto la stimolazione. Ebbene ben tre diverse ricerche sono giunte a confermare che la zona sulla pianta del piede, che per la reflessologia plantare corrisponde alla ghiandola surrenale, coincide più o meno con il punto detto K1 nell’agopuntura. Entrambi i punti, se stimolati, attivano un’area del cervello

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detta insulare, che entra in gioco nella manifestazione di disturbi quali ansia, infiammazioni varie e asma, tutti curabili tramite entrambe le discipline. La regione insulare connette dimensione fisica e psicologica, ed è disseminata di recettori in grado di captare lo stato di malessere del corpo e riequilibrare il sistema fisico dando l’impulso a comportamenti che ci fanno sentire bene (ad esempio, mangiare quando si ha fame). Esattamente come i reflessologi vedono una mappa del corpo umano traslata nella pianta del piede, per l’fMRI tale mappatura è direttamente in comunicazione con la rappresentazione corporea di sé che la persona proietta nella corteccia somato-sensoria del proprio cervello. I trattamenti, reflessologico e agopuntura, possono apportare una migliore sopportazione del dolore in caso di disfunzioni, e entrambi agiscono sull’omeostasi corporea; in particolare, tramite una semplice risonanza magnetica delle onde cerebrali è possibile effettuare una mappatura del cervello del paziente stabilendo quali siano le


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aree maggiormente sofferenti e i relativi trattamenti. Le radiazioni usate sono assolutamente non ionizzanti, possono individuare malattie neurologiche, cardiovascolari, muscolo-scheletriche e oncologiche. Le onde radio emesse e captate tramite la risonanza vengono ridirezionate verso i protoni presenti nella parte del corpo interessata dal disturbo. I protoni vengono così attivati e messi in moto, riattivando diversi flussi, come quello sanguigno, e producendo una momentanea modificazione nel metabolismo del paziente, modificazione che può essere costantemente monitorata su uno schermo tridimensionale per tutta la durata dell’esame. E’ interessante notare le conclusioni a cui sono pervenuti i ricercatori che hanno partecipato al meeting di Hong Kong e che hanno chiaramente individuato, attraverso le letture ottenute da uno scanner medicale 3T, le modificazioni dell’area cerebrale che regola le emozioni e il dolore in conseguenza del massaggio reflessologico, compa-

randole con quelle conseguenti ad un trattamento di agopuntura. La prima deduzione da questa lettura mostra che con il massaggio si attivano aree maggiori, mentre l’agopuntura interviene su aree minori ma in modo più profondo. Ci sono numerosi studi e ricerche affascinanti in corso che non mancheranno di sorprenderci in futuro. State collegati! *Inoltrato dal nostro collega greco Spiros Dimitrakoulas, reflessologo, e per gentile concessione dell’autore Kevin Kunz.

Ciao Tiziana Tiziana Bauducco ci ha lasciato, ma è vivo in noi il ricordo del suo sorriso e della sua allegria. Un affettuoso saluto da chi ti ha conosciuto.

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MRI, immagine media anatomia cerebrale di alcuni pazienti


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di Martino Papetti

NUOVI ORIZZONTI

Amarsi Ci sono diversi modi per affrontare la nostra Vita, ma l’obiettivo deve essere unico: il ben-essere

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gni mattina per ogni giorno della mia esistenza, dall’inizio della mia consapevolezza e così fino alla fine della mia vita razionale, ho dovuto, devo e dovrò sempre decidere o accettare quale e come sarà la mia giornata, chi frequentare ed inevitabilmente cosa indossare, come comportarmi, cosa mangiare ecc. Una vita vissuta in funzione degli altri, vissuta in mezzo a numerose decisioni, dimenticandomi forse della cosa più semplice e forse più importante, quella che dovrebbe essere il cardine della mia vita, della vita di tutti: amarsi. Amarsi è la cosa più semplice e nel contempo più difficile, amarsi è nel mio quotidiano, nel mio lavoro, nella mia casa, nella mia famiglia ma questo, comporta il sapere che cosa vuol dire amarsi.

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Se nella nostra esistenza, sin da piccoli non ci è stato donato l’amore di cui avevamo bisogno, non c’è stato insegnato ad amare, oppure c’è stato dato in modo sbagliato; genitori assenti affettivamente, compensazioni materiali, carenza di abbracci, di carezze, se la società mi ha dato un ruolo di buono, di bravo ragazzo, senza che nessuno mai mi ha dato modo di esprimere il mio parere, di dire la mia opinione, ora io sono nell’incapacità di dare amore, di ricevere amore e quindi non so cosa vuol dire amarmi. Nessuno me lo ha insegnato ed io non posso darlo ad altri e tanto meno riceverlo perché è un gesto vuoto, privo di significato, privo di sensazioni. Questo non significa che non possiamo amarci ma dobbiamo solamente iniziare a imparare cos’è l’amore per noi stessi, amarci incominciando a prendendoci cura di noi come una madre farebbe con il suo bimbo. Questa privazione la si vive nel quotidiano, nel lavoro, nella famiglia e in ogni momento della propria esistenza, ed è proprio perchè siamo bravi ad amare gli altri, a prodigarci per essi, ad essere accondiscendenti, a sorridere, ad essere buoni e disponibili,


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che siamo esposti ad inevitabili delusioni e sofferenze, che si ripercuotono sul nostro benessere psicofisico. Psicofisico perché psiche e soma (corpo), sono una cosa sola, quindi qualsiasi emozione, qualsiasi azione, sia positiva che negativa traspare sul viso, sul corpo e sui piedi. Sul viso con le rughe e le contratture notiamo le nostre difficoltà, sul corpo la postura ci indica il carico che ci stiamo portando appresso, sui piedi parlano le nostre callosità, il colorito, il dispendio di energia, fino all’esaurimento dell’energia dedicata alla vita, tutte queste cose ci indicano il cammino che stiamo percorrendo. Accertato questo, come dobbiamo comportarci? Come ho appena detto, non sono in grado di amarmi e sono costretto ad imparare. Per imparare devo incominciare a prestare attenzione ad ogni mia piccola azione quotidiana, questa ci indica cosa stiamo facendo, se c’è una carenza oppure un’attenzione, verso me stesso. Quindi devo guardarmi e soprattutto devo sapermi ascoltare, capire se, quell’azione è funzionale al mio stare bene oppure è fatta solo per far stare bene l’altro. La nostra parte interiore ci invia messaggi, costantemente dobbiamo ascoltare se quella cosa mi fa stare bene oppure no, il nostro Io profondo non ci sa mentire. La parte antica, saggia , la parte più profonda del nostro intimo, la nostra anima, ci trasmette continuamente

segnali sia di ben-essere che di malessere e noi pian piano dobbiamo incominciare a sentirli, ad accorgerci di questo stato d’animo, non possiamo mentire alla parte più profonda di noi. Visto che ogni piccola azione quotidiana può essere piena o carente di attenzioni, basta che per un attimo noi ci fermiamo e rivolgiamo lo sguardo verso questa azione, la osserviamo, per scorgere i segnali che il nostro corpo ci trasmette, per ascoltare quello che lui vuole dirci, vuole farci capire. Incominciare ad ascoltare i propri bisogni, le proprie paure, le angosce, i limiti. Questo non è essere egoisti, ma prendersi cura di sé. Se non riusciamo sempre ad ascoltarci, ad amarci, non facciamoci prendere dallo sconforto, dalla delusione. Incominciamo un nuovo giorno sorridendo a noi stessi ed esultando dalle piccole conquiste, nel sentire magari che un’emozione ti ha attraversato, che ti abbia prima caricato e poi ne è scaturita una scarica, un rilassamento, uno stato di ben-essere. E, giorno dopo giorno, mi accorgo che la mia esistenza è più mia, che chi mi sta intorno, col tempo ha imparato a convivere con il mio essere e le mie emozioni. Mi incammino su una strada fatta di sentimenti ed emozioni di cui pian piano imparo a far partecipe anche gli altri e a vederli crescere, cadere e rialzarsi e sapere che anche il loro traguardo è il loro ben-essere.

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di Manuela M. Mancini

ESCLUSIVA R.O.

Una vita di sfide a piedi nudi L’alpinista scalzo Tom Perry ospite d’onore al Convegno Nazionale FIRP 2008

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l 24° Convegno Nazionale Firp ha spalancato i battenti ad un ospite d’eccezione: l’alpinista scalzo Tom Perry, l'uomo che sale e scende dalle montagne di mezzo mondo senza scarponi e che ha fatto dei suoi piedi un motivo di successo e una filosofia di vita. La serata inaugurale di venerdì 18 aprile all’Hotel

Nautico di Riccione, infatti, dopo la cena, lo ha visto protagonista assoluto. Introdotto dall’amico Carlo Gaeta, Tom ci ha raccontato la sua storia: nato a Sovizzo, nella provincia vicentina, nel 1960, sportivo: calciatore, atleta di mezzofondo, paracadutista, escur-

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sionista, campione di motociclismo, e di professione guardia forestale vicentina, ha scoperto, purtroppo tardi dice: - che da quando cammina sulla terra a piedi nudi ha guarito tutte le sue malattie “La terra mi trasmette tutta la sua energia, mi rigenera spiritualmente, mi riappacifica col mondo”. Dopo la proiezione di alcuni straordinari filmati, sono seguite domande a raffica, a cui Tom ha risposto con verve ironica, semplice ed efficace, stimolato dal nostro animatore “tuttofare” Carlo. La mattina successiva, sul palco del Pala-Congressi di Riccione, Tom ha esibito i suoi piedi alle telecamere, prestandosi all'esperienza del nostro reflessologo Biagio Franco, che si è potuto sbizzarrire nel dare una lettura alle singolari estremità dell’alpinista scalzo, i cui piedi non parevano aver risentito delle incredibili ascese e discese affrontate. - Tutta la mia vita è stata un insieme di sfide volte a superare la soglia del dolore, quell’esperienza che non vogliamo accettare prima ancora che compaia – ha spiegato Tom. E così l’alpinista scalzo ha imparato a superare il dolore con la forza


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Franco Biagio “legge” i mitici piedi di Tom Perry

della mente, per trascendere il corpo e volare verso l’anima. I suoi viaggi sono diventati dei veri e propri pellegrinaggi spirituali, percorsi immensi di trasformazione in un rincorrersi e dispiegarsi magico di sincronicità meravigliose. Nella sua ricerca di un equilibrio tra anima e corpo, c’è autodeterminazione e sacrificio, perché senza sacrificio niente ha valore, ma allo stesso tempo riconosce una presenza magica che guida la sua vita, in ogni viaggio. Le inedite sfide di Tom Perry non sono però fine a se stesse, semplici esibizioni, ma intendono trasmettere un messaggio preciso: un invito alla solidarietà e all'altruismo, uno stimolo a riflettere sui valori, discutibili, sui quali si basa la moderna società dei consumi. Togliersi gli scarponi è il modo che ha escogitato per dire proprio questo.

Il suo slogan? Tutto quello che riusciremo a fare per gli altri tornerà indietro a noi stessi. Dove i sassi son padroni, là mi puoi trovare. www.tomperry.it.

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a cura di Elena Fontana

L’INTERVISTA

In 10 domande Tom Perry si racconta Quando ha cominciato e perché? Ho cominciato circa 6/7 anni fa. Mi chiedevo se fossi soddisfatto di quello che ero e che facevo e capivo che mi mancava qualcosa. Molti pensano ad una forma di esibizionismo, ma non è mai stata questa la molla che ha fatto scattare questo meccanismo, piuttosto una ricerca di spiritualità, il volermi mettere in qualche modo alla prova per capire fin dove potevo arrivare. Ma anche incontrare gente e mondi nuovi e ampliare le mie conoscenze. Volevo fare qualcosa di utile e poterlo condividere e comunicare agli altri, specialmente ai giovani che spesso non sanno chi sono e cosa vogliono fare. Una sfida, insomma, a tutto campo. Come sceglie le sue sfide? D’istinto. A volte capto il segnale leggendo qualcosa, parlando con gli amici, guardando in giro. Tra tanti input che ogni giorno riceviamo, la mia mente si sofferma magicamente e a caso su un punto, e spesso è quello che dà il via al progetto. Che tipo di preparazione le richiedono queste imprese dal punto di vista fisico e psicologico e di conseguenza come vive il rientro alla vita normale? Il mio lavoro di guardia forestale mi porta a camminare molto e a stare immerso nella natura. Tuttavia in genere faccio un paio di allenamenti specifici a settimana a Punta Marana, Valdagno, usando delle scarpe. Per quanto riguarda le tecniche di corsa e di appoggio del piede queste sono diverse in funzione del tipo di terreno. Poco per volta, e facendomi

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anche male a volte, ho scoperto come dovevo appoggiare il piede e come acquisire il giusto ritmo. Psicologicamente credo che sia importante un forte spirito di sacrificio, grande autodeterminazione e soprattutto un buon equilibrio tra mente e corpo e il mio stare in contatto con la natura gioca molto a favore di questo. Il rientro è sempre drammatico. Il corpo reagisce bene finchè la mente regge, tuttavia ci sono abrasioni e ustioni che necessitano di qualche tempo per rimarginarsi. Io comunque uso bagni di acqua e sale e passo qualche giorno alle terme di Sirmione sul Lago di Garda. Come riesce a permettersi questo tipo di esperienze? Ci sono degli sponsor che la seguono e la cercano oppure li deve cercare lei? All’inizio naturalmente mi sono dovuto autofinanziare. Non avevo pensato di farne un progetto diverso da quello di cercare dentro di me degli aspetti e delle forze nuove. Il team vero e proprio è nato nel 2004 e riunisce un medico, un giornalista, un fotografo e un amico alpinista. Ho cominciato a trovare qualche sponsor a fatica dopo che alcune riprese delle mie scalate a piedi nudi sono state trasmesse in alcune trasmissioni televisive come quella di Licia Colò su Rai3. Ritiene che ci sia un limite fisico o psicologico a queste imprese? Non so, qualcuno dice che sono matto, semplicemente. Secondo me certe imprese si fanno con l’anima e con la mente, il corpo diventa un mezzo al servizio. All’ini-


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zio volevo mettere alla prova le mie potenzialità e sfruttarle, vederne i limiti. Col tempo mi sono accorto che questi limiti continuavano a spostarsi in avanti, il dolore durante lo sforzo non esisteva, era come cancellato. In quali ambienti, per così dire, preferisce misurarsi: montagne, deserti, freddo, caldo? Non ho preferenze di tipo ambientale o climatico. Per me è importante il progetto e il fatto di riuscire a realizzarlo. La cosa sorprendente che ho scoperto è che il contatto con la terra mi ricarica di energia, anzi ho cominciato a stare meglio e a non soffrire più di problemi articolari. Che cosa si porta con sé e come organizza il supporto tecnico? Limito tutto all’indispensabile. L’abbigliamento tecnico è indispensabile perché passo attraverso temperature molto diverse. Nello zaino metto di solito quello che mi serve per alimentarmi: verdura, frutta, riso, succo d’ananas, degli integratori come la guayaca e un’altra pianta di origine sudamericana. Quando poi ho la possibilità mangio del pollo ai ferri oppure prosciutto e formaggio grana che ci portiamo come vettovagliamento. Come mantiene le comunicazioni con il team che la segue? Per spostarci utilizziamo un sistema GPS e abbiamo un telefono satellitare per le aree più remote. Che cosa fa per farsi conoscere a livello mediatico? Adesso che sono un po’ più conosciuto ricevo qualche invito come il vostro a questo convegno. All’inizio è stata dura, solo dopo l’apparizione durante la trasmissione televisiva ‘Alle falde del Kilimanjaro’ ho

cominciato a trovare gente che si interessava a quello che facevo. Adesso attraverso il sito si può vedere quello che ho fatto e le immagini cominciano a circolare. Ho fatto anche dei DVD che sono in vendita attraverso il sito. Il giornalista e il fotografo che sono al seguito ovviamente non servono solo per documentare che l’impresa è effettivamente avvenuta e nei modi in cui doveva avvenire, ma anche per preparare del materiale divulgativo che possa essere utilizzato per farci pubblicità e arrivare a degli sponsor che possano finanziare le prossime esperienze. Mi piacerebbe anche che qualche equipe medica potesse verificare queste mie esperienze e trarne motivo di studio o di approfondimento, ma per il momento non si è fatto vivo nessuno. Una situazione molto bella o molto brutta in cui si è trovato. Ogni spedizione mi ha regalato momenti esaltanti e terribili. L’ascesa al monte sacro giapponese, il Fujiama, è stata dura ma l’avevo promesso a Laura Mancuso, la moglie dell’amico D’Arrigo, grande uomo e mitico trasvolatore con il suo deltaplano, caduto durante un test di un nuovo mezzo quasi due anni fa. Un’esperienza che ricorderò per sempre è stata l’incontro con il Dalai Lama. Durante il nostro incontro gli dissi che non portavo con me nessuna bandiera e che sull’Himalaya ci sarei arrivato con i miei piedi e la bandiera nel cuore. Questa frase gli piacque molto e sorridendomi mi fissò a lungo caricandomi di un’energia incredibile. Dopo averlo lasciato fui colto da tremiti violenti che durarono per circa 20 minuti, una sorta di parossismo. Vi giuro che nell’ascesa all’Himalaya non ebbi mai la sensazione di freddo. Ho un ricordo vivissimo di questo episodio e a ripensarci sento ancora i brividi per la potenza delle sensazioni provate.

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di Luigi Mastronardi

NUOVI ORIZZONTI

Benessere e stress Le radici biologiche e sociali di un termine moderno

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el momento in cui pensiamo allo "star bene" è automatico riflettere anche sullo stress. Il significato di questo termine coincide spesso con vita caotica, condizione urbana, ritmi e stili di vita diversi da quelli naturali; è un termine comune e generico per dire che qualcosa non funziona come dovrebbe nel nostro organismo. Il concetto di stress si inserisce in una tradizione culturale e in una visione del mondo degli inizi del XX secolo, quando ebbe inizio un movimento d'opinione critico della civiltà delle macchine e, in generale, del progresso. Il termine fu coniato dal fisiologo Selye che lo definì come una particolare risposta difensiva dell'organismo alle pressioni ambientali e ad un eccesso di stimoli, delineandone le dinamiche biologiche. Il concetto di stress è entrato di fatto nell'ambito delle scienze biomediche da pochi decenni, tuttavia non è un fenomeno tipico della vita moderna, già nel passato erano molteplici le fonti di stress: si pensi alla paura di essere aggrediti, alle carestie, alle epidemie, ai cataclismi naturali, ogni situazione in cui l'individuo perdeva il potere di controllo sulla vita reale. Lo stress è un fenomeno strettamente connesso al rapporto tra l'organismo e l'ambiente, fisico o sociale, che lo circonda, non è sinonimo di malattia, ma

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è una modalità che sollecita nell'organismo determinate risposte fisiologiche che talvolta possono avere esiti patologici. Ciò non significa che ogni stimolo produce stress o che questo sia semplicemente la reazione sana e naturale dell'essere umano. E’ solo nel momento in cui tale risposta fisiologica non ha modo di manifestarsi o si protrae per tempo troppo lungo, che si crea nell'organismo una pericolosa successione di squilibri a livello fisico e chimico che conduce all'indebolimento del sistema immunitario e, inevitabilmente, ad uno stato di malattia. Tutto questo ha fatto assumere nel tempo al termine stress una connotazione negativa. La vita è caratterizzata da oscillazioni del livello di stress; esistono dei momenti in cui i mutamenti sono continui ed occorre che l'organismo sviluppi la sua capacità di adattamento: è un'illusione credere che si possa vivere senza stress! Per evitare di sviluppare in noi una "fobia allo stress" è necessario imparare ad affrontare le situazioni usuranti, anziché cercare di evitarle. Aver affrontato situazioni che minacciavano il proprio benessere aiuta ad acquisire una maggiore coscienza di sé, poiché permette di conoscere le proprie reazioni emozionali, così come quelle del corpo, e, quindi, di acquisire fiducia nelle proprie capacità di superare un momento di forte pressione.


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Scuola di Milano

Scuola di Torino

Scuola di Savona

Scuola di Pordenone

In autunno ritorna la Scuola Triennale di Reflessologia OCCASIONE PER UNA NUOVA PROFESSIONE Per informazioni e iscrizioni contattare la segreteria: Tel. 0363.350135

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