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Trimestrale di Cultura, Scienza e Tecnica del Benessere

Sped. abb. post. - PubblicitĂ 70% - Filiale di Milano - Anno 20 - N. 2 - Aprile 2006

Organo Ufficiale FIRP

www.firp.it


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Aprile 2006

SOMMARIO

REFLESSOLOGIAOGGI Direttore Responsabile: Manuela Mancini Comitato di Redazione: Stefano Suardi, Biagio Franco, Elena Cirelli, Raffaello Cuter Consulente editoriale: Carlo Gaeta

Trimestrale di Cultura, Scienza e Tecnica del Benessere Organo ufficiale della FIRP Autorizzazione del Tribunale di Bergamo del 25/2/05

EDITORIALE

Il bambino interiore

REFLESSOLOGIA OGGI

20 anni di pagine di vita Firp

CONVEGNO NAZIONALE

Sorridiamo ai bambini

Progetto grafico Promotion Merate s.r.l. Merate (LC) Stampa MEDUSA - Caravaggio (Bg) - Via L. Da Vinci Tel. 0363/53919 Direzione, Redazione e Pubblicità Via A. Manzoni, 29 24053 Brignano Gera d’Adda (BG) C/C post. 36643203 Segreteria c/o Studio Media P.zza Locatelli, 10 24043 Caravaggio (Bg) Tel. 0363/350135 (9-12; 14,30-17,30) Fax 0363/350654 E-mail: info@firp.it CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente: Raffaello Cuter Vicepresidenti: Biagio Franco, Elena Cirelli Segretario: Stefano Suardi Consiglieri: Guido Zandi, Erminio Frezzini, Martino Papetti, Emilio Leorin, Angelo Paglietti Collegio dei Revisori dei Conti Luigi Gandolfi, Renzo Zanier, Sonia Arnaboldi Collegio dei Probiviri: Clara Venturelli, Ariella Lupi, Mario Nadin

Primavera: Riccione ci aspetta! Programma del Convegno VITA FIRP

Essere visibili!

REFLESSOLOGIA

L’arte del reflessologo Vincere la voglia di fumare

NUOVI ORIZZONTI

Leggiamo l’energia

VITA FIRP

Assemblea Ordinaria Soci Firp

PSICOLOGIA

Cara rabbia adesso ti gestisco io...

PARLANO DI NOI

Dedicato ad Erminio

BODY & SOUL

La scrittura dell’anima Massaggio, messaggio d’amore

VITA FIRP

La medicina premia la reflessologia

ATTUALITÁ

Andiamo in Irlanda

Tutti i diritti sono riservati. Testi e immagini inviati al giornale non verranno restituiti. Gli articoli firmati impegnano esclusivamente l’opinione dei singoli autori. Abbonamento annuale € 26,00, arretrati € 8,00. Versamento su vaglia postale o C.C.P. n. 36643203 intestato a FIRP, Via Manzoni, 29 -24053 Brignano Gera D’Adda (BG).

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CONVEGNO NAZIONALE FIRP

Un appuntamento da non perdere!

RICCIONE Hotel Nautico 29 Aprile 1° maggio 2006


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EDITORIALE

di Manuela Mancini

Il bambino interiore

È

quella parte di noi che ci fa stupire continuamente, che sa gioire e vibrare di fronte ai colori della vita, meravigliarsi per ogni fiore che sboccia, cantare il volo di un gabbiano, giocare, non dare nulla per scontato. E’ la nostra voce interiore che piange e non si vergogna, che ha un pazzesco bisogno di coccole e cerca carezze, che sdrammatizza tutto con una bella risata. E’ quella che ci aiuta a non prenderci troppo sul serio quando una vocina dentro ci dice: “Ma cosa cavolo stai facendo?” e che ci spinge a incantarci di fronte a una notte stellata, quando il mondo intorno corre veloce più che mai… E’ la nostra emozione per un abbraccio caldo, la paura che ci fa tremare, ogni attimo di malinconia, la magia, la fantasia, la creatività, il bisogno a volte inconfessato di coccole…E’ quella parte che sa e ricorda perfettamente cosa siamo venuti a fare in questo mondo e che ci spinge alla ricerca spirituale… Il Bambino Interiore rappresenta un archetipo, un simbolo della psiche universale, l’inconscio collettivo di Carl Gustav Jung, come testimoniano tradizioni religiose, miti e favole di tutti i popoli. Ma non solo. Se c’è, infatti, un bambino-archetipo che appartiene a tutta l’umanità, ce n’è anche uno più personale, il ricordo della nostra infanzia, l’aspetto infantile di ciascuno di noi che resta vivo a ogni età e che, una volta ritrovato e integrato, ci porta ad ammorbidire le rigidità, ad essere più gioiosi, affettuosi, sensibili e tolleranti. Il Bambino Interiore è quella parte vulnerabile che ci permette di creare intimità nei rapporti e che vive costantemente la realtà del cuore e dell’immaginazione. Come scrive Susanna Garavaglia (“La Scrittura dell’Anima”): “La nostra parte bambina è rimasta tale e quale l’abbiamo lasciata tanti anni fa e trattiene ancora dentro di sé ogni conquista, ogni paura e insieme la voglia di ricominciare, di dire “non importa”, ci riprovo… Ricorda ancora le sue ferite, i no che si è sentito dire quando avrebbe voluto un sì, le richieste d’amore disattese, i capricci insoddisfatti e i sogni e desideri divenuti realtà”. Forse è ancora carica di lacrime che vogliono lasciarsi piangere e ha bisogno di sentirsi dire che può farcela, che ha diritto all’amore, che, nonostante tutto, va tutto bene, che è amato esattamente così com’è. Chissà quante volte avrebbe voluto un abbraccio che gli dicesse di non avere paura!... Recuperare la parte bambina significa rendersi conto della sua esistenza, soddisfare consapevolmente i suoi bisogni, curare le sue distorsioni e riappropriarsi dei suoi doni… perché il nostro Bambino interiore ha il diritto di sorridere, ed è come un aquilone: è bello quando, libero e leggero, prende il volo nell’infinito cielo azzurro della Vita…

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di Carlo Gaeta

REFLESSOLOGIA OGGI

20 anni di pagine di vita FIRP La storia di RO nel racconto del consulente editoriale

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ent’anni e mi pare ieri. Addirittura quando mi sono messo a contare le annate della nostra ormai “storica” rivista non mi sembrava vero che tanto tempo fosse

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trascorso, che i miei bei ventott’anni sono diventati quasi cinquanta. Ripercorrendo le tappe, mi sono anche accorto di un errore: nel corso delle lunghe stagioni editoriali si era infatti stranamente perso per strada un anno e così fino al 2005 a margine dello stampato figurava un 18° che non rispondeva al numero reale delle annate. La storia di Reflessologia Oggi, figlia del primo “house organ” dei reflessologi italiani Guarire si Può, parte infatti nella primavera del 1987 e quindi di fatto quello attuale è il ventesimo anno di pubblicazione. Dal primo numero uscito nel maggio 1987 ne abbiamo fatta di strada, grazie soprattutto alla passione dei presidenti Firp, Elipio Zamboni prima e Raffaello Cuter poi, e dei cinque direttori responsabili che si sono alternati al timone della pubblicazione: Gaetano Mauro, Daniela Butti, Francesco Macrì, Giovanna Di Sacco e Manuela Mancini, quest’ultima certamente la più “longeva” tenuto conto che quest’anno festeggia a sua volta il decimo anno


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di conduzione giornalistica. Elipio, con l’amico giornalista Erasmo Buzzacchi, aveva dato il via all’avventura editoriale nel 1983, credendo fermamente nella validità di un giornale associativo destinato alla costante informazione professionale di tutti i soci dell’allora AIRP (Associazione Italiana Reflessologi del Piede). Poi nel 1987, con l’avvento della Federazione e con l’uscita di scena di Buzzacchi, il presidente Zamboni decise di coinvolgermi nel progetto della nuova rivista che avrebbe portato sulla testata l’odierno titolo. Avevo seguito come amico di famiglia (mio padre ed Elipio si conoscevano da anni) le vicende professionali del grande Maestro della reflessologia italiana, le sue prime battaglie per il riconoscimento professionale, la passione per l’insegnamento e anche la voglia di dire

al mondo quello che la “sua” scienza poteva dare in termini di benessere per alleviare le umane sofferenze. Fin dal 1978 imbrattavo colonne di giornale e mi occupavo di consulenze editoriali; sapendo questo, Zamboni mi chiamò per proseguire il lavoro iniziato con Buzzacchi. Reflessologia Oggi sarebbe stato l’organo ufficiale della neonata FIRP. Il prodotto doveva essere snello, imbottito di informazioni utili sull’attività della federazione, di “case history” reflessologiche, di confronti con le altre tecniche del benessere. E sempre così è stato. Il formato iniziale era il classico A4 che qualche tempo dopo si trasformò in tabloid (formato quotidiano “La Repubblica”) per poi ritornare ad A4. Variegata anche la periodicità: da bimestrale, a quasi mensile (dieci numeri l’anno) e poi anco-

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REFLESSOLOGIA OGGI

ra bimestrale, fino ad essere trimestrale ormai da diverso tempo. Dopo oltre quindici anni, abbiamo deciso un radicale cambiamento, per presentare un prodotto graficamente più moderno, rapido da consultare, ma nelle intenzioni altrettanto efficace. Abbiamo aperto insomma un ennesimo capitolo, un altro “cantiere” editoriale al quale tutti gli amici reflessologi sono invitati a partecipare con il loro “mattoncino”. Guardandomi alle spalle ripercorro la lunga strada e rivedo i tanti momenti che hanno caratterizzato la storia di questa rivista, unica nel suo

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genere. Mi rimangono nel cuore le notti “bianche” trascorse a casa Cuter, con Raffaello e Giovanna Di Sacco a cercare i titoli giusti per i vari articoli davanti ad una buona bottiglia di Chianti; una ricerca che spesso diventava goliardica con una sequenza indicibile di madornali “stronzate” dalle quali come per incanto saltava fuori l’attacco giusto, quello che colpiva. La voglia di ridere e scherzare l’ho ritrovata nell’amica Manuela Mancini con la quale la complicità si è fatta largo in modo naturale, segno di una sintonia che traspare anche dalle pagine della rivista. Se ho tagliato il traguardo dei vent’anni lo devo a tutti gli amici reflessologi, ai direttori e ai collaboratori del nostro giornale che hanno saputo dare un senso al mio lavoro. Un grazie particolare va, senza ombra di dubbio, a tre persone: Raffaello Cuter che, sulla scia di Zamboni, ha continuato a credere in questo prodotto; Stefano Suardi, da sempre appassionato punto di riferimento per la direzione e il comitato di redazione; Giancarlo Favaro, il grafico che con gli ingredienti che gli diamo riesce sempre a presentare un buon piatto; ma il mio più grande ringraziamento va ad Elipio che da lassù, ne sono certo, continua a guardarmi con affetto e simpatia, come quando andavo a trovarlo nel suo “bunker” di via Copernico a Monza. Senza di lui, oggi non sarei qui.


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CONVEGNO NAZIONALE

di Raffaello Cuter

Sorridiamo ai bambini La reflessologia, un messaggio sensoriale positivo ed equilibrante, non solo può evitare molti danni per il futuro, ma soprattutto permette di sentire “il bello della vita”!

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o terminato la mia relazione nel convegno dello scorso anno affermando che “la reflessologia è vita”, non quindi la cura di una malattia, la soluzione di un problema, bensì un’azione totale che investe l’uomo nella sua complessità ed unicità psico-fisico-emozionale. Nello stabilire l’argomento di base da approfondire nel convegno 2006 non poteva esserci scelta migliore che quella dei bambini. Se la reflessologia è vita, essa diventa importante soprattutto quando la vita sboccia, quando la psiche e l’organismo si formano, si sviluppano e trovano la loro stabilità e la massima efficienza. Se la reflessologia può essere praticata con frutto a tutte le età e stagioni della vita, sul sano come sul malato, nel bambino essa trova la sua piena efficacia. Nell’organizzare le relazioni si sono messi in evidenza casi ed esperienze particolari, ma quello che, secondo me, deve portare a casa ogni

reflessologo come bagaglio culturale e pratico di questo convegno, è la convinzione che ogni bambino, anche il più sano ed il più bello, troverà attraverso la reflessologia quella funzionalità organica, quella tranquillità psichica, quella totale serenità emotiva che lo renderanno sempre più libero nella migliore qualità della sua vita, anche futura. Le esperienze, le sensazioni così come sono vissute, alle radici della vita, seguono tutta la vita stessa della persona. Accanto a tanti aspetti negativi che fanno parte dell’esperienza dei nostri bambini, un messaggio sensoriale positivo ed equilibrante, non solo può evitare molti danni per il futuro, ma soprattutto permette di sviluppare “il bello della vita”!

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di Stefano Suardi

CONVEGNO NAZIONALE

Primavera: Riccione ci aspetta!

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uardandoci in giro in questi convegno è la scintilla nuova che fa giorni abbiamo la sensazione scattare tutto il meccanismo. che qualcosa stia cambiando. Ogni anno un tema diverso e imporE’ vero, fa ancora un po’ freddo, ma tante, argomenti che non possono rientrare nella normal’aria è diversa, i colori le didattica scolastica cominciano a riprenDal 29 aprile dere il loro posto nella al 1° maggio ritorna ma che sono in grado di interessare tutti e natura intorno e quel’annuale meeting che, espressi e svilupsto ci dà il segnale del sopraggiungere della dei reflessologi italiani pati in un contesto “dedicato” come quelprimavera. Sì, è un appuntamento fisso, inevitabile, su cui lo del convegno, contribuiscono ad non abbiamo poteri, eppure non arricchire e consolidare la nostra culmanca mai di sorprenderci e di farsi tura reflessologica e le nostre esperienze. Un compito non da poco, una desiderare. A dire la verità mi era stato chiesto di grande sfida che la FIRP affronta ogni scrivere qualche parola a proposito del prossimo convegno FIRP e invece la mente mi ha portato in un’altra direzione, o forse, ripensandoci, un nesso tra le due cose c’è. Ma non è solo la coincidenza del periodo… In effetti, buona parte della preparazione di fondo del convegno viene fatta nei mesi invernali, ma il momento clou arriva in primavera e Marzo e Aprile sono i mesi in cui si entra veramente nel vivo dell’evento. Il tema stesso del convegno e l’immagine che si darà alla comunicazione dell’happening nascono spesso in questo periodo. E’ come se scattasse qualcosa e con il diradarsi delle nebbie dell’inverno apparisse la luce della primavera e così anche il tema del

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anno con impegno, determinazione e con l’intento di dare un senso compiuto alla sua filosofia di formazione. Fin qui la parte, diciamo, istituzionale dell’evento che però ha un’altra funzione fondamentale per la vita associativa, quella di creare un momento di aggregazione importante, entro il quale armonizzare e rinsaldare le relazioni tra i soci. Il convegno diventa anche una grande festa a cui tutti desiderano partecipare, riesce a creare quel senso di anticipazione e aggregazione che è alla base del suo successo. Ci si chiede cosa sarà il tema, quali gli argomenti trattati, chi interverrà e dove si terrà e ci si aspetta di trovare gli amici degli anni passati e i nuovi adepti che diventeranno presto nuovi amici e scambiare con loro esperienze, novità, curiosità e tecniche. Chi ha partecipato negli scorsi anni sa di cosa sto parlando. E’ un’at-

mosfera unica e indescrivibile... Forse qualcuno non sarà totalmente d’accordo sulla necessità di organizzare annualmente il convegno. Dubbi perfettamente legittimi che possono essere espressi e motivati in qualsiasi sede all’interno della federazione. Tuttavia il convegno è stato ed è tuttora uno dei punti di forza della FIRP. L’organizzazione di questo evento, affinata negli anni, ha rafforzato l’immagine della FIRP in Italia ma anche in Europa e oltre. L’aver ospitato l’ultimo convegno europeo RiEN è stato il riconoscimento effettivo della serietà dell’organizzazione, della validità dell’impostazione, del lavoro svolto fino ad oggi, dell’impegno a continuare a migliorare. Credo ci siano ottimi motivi per essere orgogliosi e proseguire con lo stesso impegno ed entusiasmo su questa strada.

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CONVEGNO NAZIONALE

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VITA FIRP

di Biagio Franco

Essere visibili! Un imperativo per tutti i reflessologi che devono comunicare la nostra professione

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uando si tengono conferenze, si riscontra sempre che solo una minima parte degli ascoltatori sa che cosa è la Reflessologia plantare. Il relatore di turno, allora, riporta questa scarsa conoscenza al Direttivo Nazionale chiedendo che la FIRP cerchi di mettere in atto qualche strategia. Il Direttivo da molto tempo si impegna per individuare le strategie da adottare e fornire un supporto a tutti coloro che cercano di far conoscere la Reflessologia. Una di queste strategie consiste nell’ “Essere visibili”. “Essere visibili” sono due parole semplici ma nello stesso tempo complesse: “essere”: possiamo dare diversi significati a questo verbo, ma in questo contesto gli darei il significato “essere… un Volontario”, “visibile”: deriva dal verbo “vedere”, e qui gli darei il significato di “…. far conoscere”. Che cosa vuol dire per la FIRP “essere visibile”? Vuol dire: ✔ far conoscere la FIRP, ✔ mettere la FIRP in primo piano

nelle azioni che vengono intraprese per il riconoscimento della professione, ✔ Fare della FIRP un punto di riferimento per la Reflessologia plantare a livello istituzionale delle Regioni e dello Stato, ✔ essere la Federazione che dà gli input per l’iter formativo del “Reflessologo plantare”, ✔ essere la Federazione i cui Soci sono i meglio preparati e i più seri sul territorio nazionale, ✔ essere la Federazione i cui Soci sono i meglio tutelati e assistiti a tutti i livelli. Inoltre, essere visibili, vuol dire attualmente, essere presenti a diverse Fiere sul territorio, come Biella, Novara, Castello di Belgioioso, per citarne alcune; essere presenti a livello nazionale agli incontri della IAS (InterAssociazione Arti per la Salute), di cui la FIRP è stata la Cofondatrice e di cui, attualmente, fa parte; essere presenti agli incontri con il COLAP, che sta portando avanti a livello na-

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VITA FIRP

La partecipazione de reflessologi FIRP in fiera è certamente un ottimo momento di comunicazione per la nostra professione

zionale, il riconoscimento delle professioni non regolamentate e nel contempo essere presenti, a livello regionale nelle “Consulte” che le Regioni stanno promuovendo; essere presente alle assemblee e al convegno organizzato dal RIEN, di cui facciamo parte a livello europeo; partecipare, infine, a diverse conferenze per presentare la Reflessologia. Come può una Federazione, che non ha fini di lucro, essere visibile?

UN SALUTO A EMMA Solo oggi siamo venute a conoscenza della dipartita della nostra compagna di studi EMMA PAGLIANI. Ci dispiace non poterle essere state vicine durante la sua malattia, ma ora le assicuriamo che la ricorderemo con affetto nelle nostre preghiere. Ornella, Paola, Daniela, Irene, Annamaria Milano, Scuola Triennale Firp 1994-97

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Un punto importante è quello di mettere in atto una “azione”. Tutti sanno che ogni “azione”, purtroppo, comporta un costo; di tempo e di denaro. In una Associazione con finalità prive di lucro è molto difficile che il bilancio permetta di svolgere determinate “azioni” che comportano costi, a volte anche elevati. Per sopperire, in parte, a questi costi, la FIRP ha cercato e cerca di coinvolgere i Soci. In questi anni diversi Soci si sono adoperati gratuitamente, dedicando una parte del loro tempo a far conoscere la Reflessologia Plantare. A tutti questi Soci va un particolare ringraziamento e riconoscimento, in quanto senza di loro la FIRP non avrebbe progredito, come dimostrano i fatti… Sì, perché per la FIRP “essere visibili” vuol dire “Essere aiutati dai Soci “Volontari”…a far conoscere la Reflessologia Plantare”.


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REFLESSOLOGIA

di Martino Papetti

L’arte del reflessologo

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lcuni giorni fa una persona in giro per il mondo si improvvisami chiese come si fa a diva maestro, mentre venivano conventare un bravo reflessolodivise esperienze, che il più delle go; la risposta è quella che mi fu volte si rivelarono inutili, anche se data molti anni fa da un “Grande” ci furono, naturalmente, delle della reflessologia: “sarai un bravo esperienze di grande accrescireflessologo quando avrai dimenmento. In quei tempi incominciavo ticato tutto”. a capire cos’era “l’eLui sobbalza, come Riviviamo gli aspetti nergia”, “la forza”, il feci io allora, e mi salienti della nostra loro effetto e la loro chiede: “come posso potenza. professione, primo fra dimenticare, per poC’era anche il corso ter diventare bra- tutti la voce del cuore sul sistema nervoso, vo?!?”. fatto sempre con EliRitorno con la mente a quei tempi pio Zamboni e proprio qui ci si inlontani, era il 1976… oppure il 1975 cominciava ad addentrare nei denon importa, avevo una grande licati meccanismi del corpo grazie sete di sapere, di capire. Avevo ad altre tecniche reflessologiche… appena finito di frequentare i tre e il corpo incominciava a rispondegiorni di corso con Elipio Zamboni; re in svariati modi. si perché allora la reflessologia, Poi via di nuovo a fare altri corsi, che era agli albori, abbozzava sul dalle varie reflessologie allo shiatpiede quei punti che si ottenevano su, dallo yoga alla kinesiologia e dalle mappe, non si conosceva e via, via molti altri, fino ad intasarmi poco si sapeva dei punti legati aldi sapere, a riempirmi ed accorl’anatomia, alla fisiologia, alla pagermi di non connettere più: tutto tologia o di tutto quello che viene era slegato, confuso, come in un insegnato oggi, quindi in tre giorni grosso recipiente pieno di cose, si “davano” questi punti e poi si dove però non emerge più niente. partiva a lavorare. Bisogna fare ordine. La sete del sapere era tanta, tanta Si incomincia il corso triennale di era la voglia di fagocitare tutto Elipio Zamboni e ci si iscrive: siamo quello che si poteva imparare, tutin tanti. A quel tempo la scuola non to quanto era presente in quel moera istituita per imparare, bensì mento sul mercato… Eravamo tutti per regolarizzarsi in previsione di come dei carbonari, all’insegna un eventuale riconoscimento; didell’ improvvisazione, chi era stato fatti gli insegnanti hanno le nostre

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REFLESSOLOGIA

stesse cognizioni e siamo tutti sullo stesso livello. E il tempo passa: si lavora, si sperimenta, si mettono a frutto tutti gli insegnamenti e i corsi frequentati, giorno dopo giorno, prendono senso, si aiutano donne a diventare madri, anche quelle che non ci sono mai riuscite dopo anni e anni di insuccessi con i metodi convenzionali, si aiutano le gestanti, i bambini, gli adolescenti, si lavora con i malati terminali, accompagnandoli fino all’ultimo “respiro”. Ma si lavora anche con la gente “normale”… Finché arriva anche il tempo dell’insegnamento: bisogna trasmettere questa tecnica ai nuovi addetti ai lavori, cercare di trasmettere la passione, oltre che i relativi punti di riflesso, ed è là che mi accorgo che nell’insegnamento oltre alla tecni-

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ca, deve parlare il cuore. Li prendi, li coccoli, li accompagni a capire, li inciti, li sproni; non tutti arriveranno alla fine della scuola… qualcuno diventerà un meccanico, altri abbozzeranno un po’ di passione, altri ancora si lasceranno trascinare in questa avventura. Mi accorgo che le mie dita come per incanto vanno da sole, vedono da sole, sentono da sole, vagliano da sole, sono diventate la mia vista, le mie orecchie, la mia parola, il mio cervello. Se ci ragiono mi accorgo che in reflessologia i polpastrelli delle dita sono il cervello riflesso, sono gli occhi, sono le orecchie, quindi pensano, vedono, sentono e parlano per noi, sono i prolungamenti delle nostre sensazioni. Mi rivedo in Elipio Zamboni, così


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come oggi in Erminio Frezzini, Guido Zandi e immagino tutti noi che con le mani stiamo suonando, orchestrando e perché no, dirigendo una musica sul piede, ora forte, ora più piano ma tutto è fatto in un armonia, in una costruzione perfetta che culmina con il ben-essere della persona. Il ben-essere, quel ben-essere che non è, né più e né meno, che l’assenza di un mal-essere. In realtà il mal-essere è il manifestarsi della sofferenza, del dolore, delle preoccupazioni o delle delusioni, e tutti i sintomi altro non sono che dei messaggi, che il nostro corpo ci invia per indirizzarci, farci capire, accettare e ascoltare l’insegnamento che la vita ci dà. Un reflessologo non può improvvisarsi e diventare come un operaio a cottimo, tutto intento a togliere i disturbi alle persone; perché se è vero che diventerà anche bravo, che lavorerà tantissimo, che farà anche molti soldi, però mancherà di quella crescita ed evoluzione insita nell’essere umano che serve per migliorarsi, per dare un senso alla propria esistenza e per accrescere il proprio essere e la propria spiritualità. Abitualmente siamo considerati persone che aiutano gli altri, ma quante volte ci siamo eretti al di sopra di loro e abbiamo dettato sentenze, detto il perché del loro mal-essere, cosicché le persone sono state ammagliate e catturate dalle nostre parole e abbiamo

avuto giocoforza sulla loro personalità, sulla loro energia? Mi chiedo: quante volte siamo riusciti a vedere e percepire il cliente, con tutti i suoi problemi, come una persona positiva? Come nostro specchio e potenziale di crescita? Raramente l’abbiamo visto, o riusciamo a vederlo in questa ottica, perché è altrettanto molto difficile non essere condizionati, è difficile restare distaccati e neutri. Ci lasciamo coinvolgere, ci facciamo prendere dal suo stato d’animo ed è per questo che non riusciamo a suonare la sua musica con la giusta armonia. Si perché è proprio con la sua armonia che dobbiamo integrarci, è proprio la sua musica che dobbiamo suonare e non altre sinfonie, perché quelle note, solo quelle, sono le sole, le uniche che ci permettono di conquistare il suo ben-essere. (La seconda parte dell’articolo sarà pubblicata nel prossimo numero di “Reflessologia Oggi”)

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di Giuseppe Armellino

REFLESSOLOGIA

Vincere la voglia di fumare Dalla Reflessologia un possibile aiuto

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l problema del tabagismo e della conseguente dipendenza ha origini molto antiche. I danni dati dall’assunzione del tabacco sono conosciuti da circa 500 anni. Ad oggi la situazione continua a produrre moltissimi danni, sia di carattere personale che sociale, data l’estrema nocività della nicotina, assunta sia in forma attiva che passiva. Si devono, quindi, ben evidenziare e valutare non solo i pericoli derivanti dalla nicotina ma anche quelli dovuti al fumo del tabacco che, bruciando, rilascia sostanze altamente tossiche e pericolose per l’organismo e la salute, effetti ben conosciuti da tutti. E’ ben noto che alcuni tra i costituenti del catrame - particolarmente i prodotti di combustione - sono i veri responsabili di varie forme di cancro (ai polmoni, alla laringe, alla vescica), mentre il monossido di carbonio e la nicotina hanno un ruolo importante nell’ innescare molte malattie cardiovascolari (ad esempio l’infarto).

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La Nicotina Essa esercita un’azione diretta sui recettori colinergici e provoca una serie di reazioni farmacologiche, legate alla liberazione delle catecolamine (adrenalina, noradrenalina e dopamina ) le quali – in casi di stress od in presenza di patologie delle ghiandole surrenali - possono determinare gravi danni all’apparato cardiovascolare. Ma qual è l’azione esercitata dalla nicotina? Nel fumatore l’azione della nicotina si evidenzia a più livelli (breve, medio, lungo termine) come alterazioni nella fisiologia del sistema nervoso centrale e periferico. In particolare, nel breve termine si manifestano aumento di peso, insonnia, aumento dell’aggressività, nel medio termine può insorgere una sorta di depressione nervosa, a lungo termine possono manifestarsi disturbi nella memoria accompagnati da una variazione del carattere della persona. Le molecole di nicotina, infatti, possono modificare la trasmissione degli impulsi nervosi attraverso una specifica azione sui gangli del sistema nervoso simpatico. Su tale sistema di autoregolazione la


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nicotina esercita un’azione destabilizzante, creando un disequilibrio che l’organismo del fumatore recepisce ed interpreta erroneamente come uno stato di carenza. Studi scientifici hanno rivelato che in basse concentrazioni di nicotina la trasmissione nervosa viene stimolata, mentre in presenza di alte concentrazioni si verifica il blocco della trasmissione nervosa gangliare. L’azione di questa sostanza provoca diversi effetti sul cervello, tra i quali – in modo particolare la prima volta che si fuma - sensazioni di vertigine o capogiro, a volte crisi di vertigini vere e proprie, nausea e conati di vomito . I motivi della dipendenza ed astinenza da nicotina. I sintomi dell’astinenza, evidenziati già nel 1942 ed associati all’interruzione del consumo di tabacco, erano considerati di origine psicologica, pertanto la sintomatologia da astinenza non venne classificata come una forma di tossicodipendenza, ma fu ipotizzato che derivasse dalla modificazione del comportamento e dall’abitudine più che da una vera e propria astinenza. Solo dal 1970 in poi iniziarono ricerche specifiche in tale ambito. Ma perché una persona “sente“ la necessità di fumare anche se ha già tentato di smettere ? Il sistema nervoso autonomo risente degli effetti della nicotina e ne viene profondamente influenzato. Formato da due parti – Ortosimpatico e Parasimpati-

co – il sistema nervoso coordina il nostro organismo ed è costituito in modo da esercitare un’azione stimolante ed una frenante sullo stesso, regolandone gli organi e le funzioni. Così la nicotina, una volta inalata, dagli alveoli polmonari si riversa nel torrente sanguigno dove esercita un’azione stimolante sul sistema ortosimpatico, provocando in tale modo un aumento della pressione arteriosa, innalzando il battito cardiaco, stimolando la peristalsi intestinale e aumentando la diuresi, così da determinare sensazioni di un benessere “fittizio” e, in quanto tali, percepite erroneamente dal fumatore. Come reazione a questo processo, si verifica una compensazione ed un riequilibrio procurato dal sistema parasimpatico, per cui il battito cardiaco e la peristalsi diminuiscono, cala la pressione arteriosa, coinvolgendo anche la diuresi. Questo genera nella persona una sensazione, uno stato di malessere generale e l’organismo, a livello inconscio, induce il soggetto a ripristinare il benessere perso, stimolandolo a riaccendere un’ulteriore sigaretta e innescando così un ciclo continuo di dipendenza. Un’ulteriore aspetto da considerare – vero ostacolo ed impedimento - è quello della memoria del fumatore e degli squilibri indotti dalla nicotina che creerà una dipendenza “ artificiale “. Quest’ultima stimola l’attività dell’emisfero dominate nella persona (normalmente il sinistro) in maniera discontinua, contribuendo a generare due memorie, una del perio-

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REFLESSOLOGIA

do in cui il soggetto non fumava ed una di quello in cui lo faceva. Così, nel periodo di astinenza dal fumo, riemergono ricordi di vecchia data o legati al periodo in cui si fumava (le già conosciute “sensazioni“ di “benessere“), inducendo più facilmente anche a distanza di anni - un ritorno all’uso del tabacco nella ricerca di sollievo dai sintomi dell’astinenza. Allora può la Reflessologia Plantare sostenere una persona decisa ad interrompere questa dipendenza ? Il Reflessolgo può indubbiamente essere d’aiuto, tenendo ben presente che non potrà far smettere di fumare ma sicuramente aiuterà la persona in un processo di svezzamento dal fumo. Senza dubbio, in qualsiasi processo di interruzione di un rapporto di dipendenza, ha fondamentale importanza la volontà personale. Così, lo studio dell’iter reflessologico e la ricerca proposti qui di seguito

sono stati impostati tenendo conto degli organi e degli apparati coinvolti dall’azione svolta dalla nicotina. Sono state prese in considerazione, in particolare, le zone reflesse relative al SNS (Simpatico e Parasimpatico), con lo scopo di aiutare a contrastare i sintomi da astinenza quali l’insonnia, l’agitazione, la tachicardia,la fame esagerata, l’iper aggressività. Sono stati presi in considerazione, in ausilio al percorso reflessologico, anche punti di riflesso utilizzati in altre discipline, quali la rinofaciopuntura e l’auricoloterapia. Ovviamente lo schema proposto è indicativo perché deve sempre essere arricchito ed integrato da zone riflesse rilevate in sede d’indagine con il cliente. Invito i colleghi reflessologi interessati a sperimentare tale applicazione al fine di scambiarci informazioni e dati per migliorare sia la tecnica che i possibili risultati (vedi lo schema pubblicato a lato).

SCHEMA REFLESSOLOGICO 1) Respirazione e rilassamento iniziale 2) Apparato Urinario 3) Plesso Solare ( dx, sx ) 4) Ipotalamo, Ipofisi, Surrenali (delicatamente e più volte) Visto il coinvolgimento del sistema nervoso nell’azione destabilizzante svolta dalla nicotina: 5) Sistema nervoso autonomo: più volte delicatamente per riequilibrare Colonna vertebrale in toto (delicatamente più volte, coinvolgendo dalla prima all’ultima vertebra tutti i punti riflessi dei nervi spinali)

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Nervo Vago 1,2,3 Nervo accessorio del vago 1 Plesso solare Apparato endocrino in toto: riequilibrio Ipotalamo, Ipofisi, Tiroide, Paratiroidi, Pancreas, Surreni, Ovaie (o Testicoli) Testa in toto: Cervello, cervelletto, Tronco + Ponte (e sfioramento e coinvolgimento leggero di tutte e cinque le dita) Plesso Solare sx e dx, Testa, Milza (in generale sfioramento e coinvolgimento delle cinque dita per esercitare un’azione rilassante)

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10) Apparato Digerente in toto 11) Utilizzo di punti in ausilio allo schema: Punto riflesso localizzato sul naso Pr, (relativo alla VB stimolazione lenta e leggera con stimolatore) Punti auricolari: Punto “0”, Punto Maestro Occipitale (utile nelle cefalee) Polmone, 101, visto il coinvolgimento dello stesso nel processo d’intossicazione Volontà: Punto Rene, 95 e Punto Energia Mentale ( Shen Menn ) Ansia, irritazione : Punto Milza, 94 12) Plesso Solare a raggiera 13) Apparato Urinario in chiusura


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NUOVI ORIZZONTI

di Paul Kircher

Leggiamo l’energia Il campo morfico: uno strumento innovativo che permette una diagnostica approfondita del pazientea

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l settore medico terapeutico è senza dubbio quella che fino ad oggi ha maggiormente beneficiato della tecnica di lettura dei campi morfici sperimentabile con il metodo “CreativPower”. Un interessante campo di applicazione di questo metodo riguarda la raccolta dettagliata di antecedenti patologici per ottenere diagnosi più rapide e precise nei confronti dei pazienti. Quest’ultimi vengono sondati “a priori” in relazione specifica al loro stato di malessere, per individuarne le cause scatenanti e le eventuali implicazioni psicoemotive. Ciò consente di ottenere una lettura più ampia del soggetto rapportato alla sua malattia e permette l’individuazione di terapie e cure mirate

che riducono sensibilmente i margini di errore. I campi morfici forniscono quindi un importante chiave di decodifica dell’essere umano apprezzato nella sua integrità: in essi rimane memorizzato tutto ciò che il paziente ha vissuto e sperimentato nel suo passato, pertanto gli operatori del settore medico terapeutico che oggigiorno si avvalgono di questo strumento sono in grado di richiamare informazioni così complete sui loro pazienti, da ottenere un’immagine quanto mai olistica delle problematiche che li affliggono e delle relazioni che intercorrono tra esse. Cosa sono i campi morfici? Per capire cosa sono i campi morfici,

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dobbiamo riferirci al famoso biologo e scienziato Rupert Sheldrake, il quale afferma che “tra gli organismi viventi esiste un collegamento di tipo telepatico che si estende oltre la dimensione spazio-temporale”. I campi morfici (CM) vengono perciò definiti cognizione primordiale della natura, in quanto in essi troviamo memorizzate tutte le informazioni relative ai processi e le modalità con cui la natura istruisce, regola e tutela la vita nell'universo. Anche tutto ciò che l'uomo fa o pensa viene riposto nei CM e, in modo del tutto simile, C. G. Jung parlava di inconscio collettivo già molti anni or sono. Egli disse: “Siamo parte di una memoria collettiva, alla quale tutti possiamo attingere; inconsciamente siamo collegati a tutto e a tutti.” E' altresì nota in proposito l'espressione “Cronaca dell'Akasha”, una memoria cosmica del mondo nella quale sono registrati tutti gli avvenimenti passati. Eduard Hartmann definì la Cronaca dell'Akasha “collegamento telefonico con l'assoluto”. Le stesse espressioni:

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“Anima mundi” e “Matrice”, sono sinonimi di CM. All'Università di Princeton (USA), si è potuto documentare che i campi morfici sono anche scientificamente misurabili (vedasi anche www.creativpower.it CO'MED 6/03): l’installazione di rilevatori a diodi intorno alla terra ha infatti evidenziato ciò che si è ritenuto poter definire “coscienza collettiva” (CM) e tramite le stesse misurazioni è stato possibile, ad esempio, rilevare scientificamente e a priori l'attentato terroristico dell'11 settembre alle Torri Gemelle. Quindi, poiché tutte le informazioni relative all’uomo, ogni azione ed ogni avvenimento della vita sono registrate in questi campi, in essi si cela un inimmaginabile patrimonio cognitivo e coloro che hanno già fatto propria la giusta modalità per accedere a questo tipo di informazioni, possiedono una chiave universale per aprire porte nascoste. Quali sono i requisiti per contattare i campi morfici? In linea di princi-


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pio ciascun individuo ha la possibilità di instaurare un collegamento con i CM ed attingervi le informazioni che desidera. Ciò significa, ad esempio, che un terapeuta, come già indicato, è in grado di ottenere tutte le informazioni che necessita riguardo al suo paziente. Quando questa facoltà sarà più diffusamente usata nelle terapie, sarà possibile formulare in tempi molto più brevi diagnosi alquanto precise. Si individua la terapia giusta una volta confrontate le analisi di rito con la lettura dei campi e si concepiscono addirittura nuovi metodi di trattamento. I nuovi elementi raccolti nei CM vanno infatti a completare nel modo più geniale le cognizioni già consolidate nello studio e nella prassi, consentendo inoltre una definizione più immediata dei punti chiave sui quali prestare attenzione nel corso della conversazione con il paziente. Naturopati e medici che già lavorano con questa tecnica, affermano di raccogliere nei CM informazioni sui loro pazienti, ancor prima che questi entrino nel loro ambulatorio.

Il naturopata tedesco Ulrich Elsner usa da tempo questo metodo: prima che il paziente arrivi nel suo ambulatorio, egli raccoglie nel campo morfico informazioni mirate sul cliente, venendo così a conoscenza di che cosa lo aspetta. Ciò lo aiuta, completando le sue conoscenze tecniche, a prendere le decisioni giuste nell'individuare un farmaco e nello scegliere la terapia più adatta. Elsner racconta del caso di una donna di 24 anni sofferente di neurodermite, sulla quale i metodi tradizionali di trattamento non avevano sortito alcun esito. Il naturopata usò dunque la tecnica di lettura dei CM per capire quale fosse la causa primaria della malattia e venne a sapere che all'età di tre anni la paziente aveva subito abusi sessuali da parte di uno zio. Quando diplomaticamente fece accenno a questa correlazione, scoprì che era davvero così. La donna è guarita solo dopo aver preso coscienza dell'elemento scatenante ed in seguito ad un ulteriore trattamento e da allora non ha più sofferto di neu-

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Il CreativPower® training Il training mirato “CreativPower®”, stimola l’interazione sincronizzata dei due emisferi. Il metodo è stato sviluppato dal dott. Franz Minister che ha condotto ricerche per oltre dieci anni con persone sensitive (chiaroveggenti, telepatiche ecc.) trovando infine una via per rendere accessibili queste facoltà ad ogni individuo. Con la sua tecnica, già dopo cinque giorni di seminario intensivo si è in grado di ricostruire un’interazione stabile tra i due emisferi e di comprendere il “linguaggio” dei campi morfici. Una volta che il cervello stabilisce una sorta di punto di contatto con i CM, si possono quindi scaricare informazioni in modo simile a quanto accade in Internet: usando un motore di ricerca si pone una domanda e si ottiene la risposta sotto forma di immagini, che dovranno poi essere decodificate nel modo appropriato. Tutto ciò avviene in stato di veglia, a mente chiara e lucida e senza l’ausilio di farmaci o tecniche ipnotiche. Molti praticanti già esperti utilizzano questo metodo con grande successo.

rodermite. Ulrich Elsner è del parere che la causa di un problema fisico va spesso cercata in un'esperienza psichica non elaborata. Un'altra paziente soffriva di sindrome del tunnel carpale. Di prassi, solo un intervento chirurgico avrebbe portato un pronto miglioramento del suo quadro sintomatico. Il naturopata cercò delle alternative. Dai CM gli venne indicato un nuovo metodo; lo applicò ed il problema si risolse dopo poche sedute. Lo stesso metodo si è rivelato riproducibile per altri quattro pazienti diversi: il tutto senza iniezioni, senza farmaci e, soprattutto, senza interventi chirurgici. Come si accede a queste informazioni? Una delle premesse più importanti per comunicare con i CM è la sincronizzazione degli emisferi cerebrali. Essa infatti consente di aprire un nuovo canale attraverso il quale possono fluire le informazioni provenienti dai CM stessi. Per ragioni culturali, storiche ed etiche, tuttavia, gran parte della popolazione oc-

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cidentale pensa soprattutto con l'emisfero sinistro, razionale – analitico, mentre l'emisfero destro, immaginifico - intuitivo, rimane per lo più inutilizzato. Si è venuta quindi a creare una profonda frattura sul piano della percezione che consente una comprensione solamente apparente della realtà delle cose. Per fare un esempio: la definizione di un qualsiasi oggetto in un determinato contesto ambientale, è supportato in modalità analitica al massimo da 3 parametri fondamentali di riferimento - 3 dimensioni per l’appunto - che se da un lato permettono una definizione anche precisa dell’oggetto stesso e del sistema a cui appartiene, dall’altro non consentono mai l’esatta cognizione del modo in cui esso si relaziona con l’ambiente e tutti gli altri oggetti che ne fanno parte. Si tratta dunque di ristabilire una corretta interazione emisferica al fine di riattivare percezioni sensoriali indispensabili per una comprensione più globale ed unitaria delle diverse realtà fisico energetiche…


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VITA FIRP

Convocazione assemblea ordinaria dei soci F.I.R.P. Domenica 2 Luglio 2006 - Hotel Verri - Caravaggio Tutti i soci sono invitati all’assemblea ordinaria che si terrà in prima convocazione Domenica 2 Luglio 2006 alle ore 7.00. Qualora in prima convocazione l’assemblea non fosse regolarmente costituita, ai sensi dell’art. 10 dello Statuto, la seconda convocazione si terrà: Domenica 2 Luglio 2006 – ore 9.30 presso Hotel Verri – zona Santuario di Caravaggio via Beata Vergine – Misano Gera d’Adda (Bg).

Ordine del giorno: 1. approvazione bilancio esercizio 2005 2.relazione del Presidente 3.rinnovo cariche organi interni: - Consiglieri - Revisori dei conti - Probiviri 4.varie ed eventuali Il Presidente Cuter Raffaello

Si informa che presso la sede Firp è a disposizione dei soci il bilancio. In caso di impossibilità ad intervenire si prega di farsi rappresentare da un altro socio conferendo apposita delega. Si ricorda che ogni socio può ricevere una sola delega.

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di Luigi Mastronardi*

PSICOLOGIA

Cara rabbia adesso ti gestisco io... Manuale d’uso per un’emozione “scomoda”

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a rabbia è un’emozione tipica, considerata fondamentale da tutte le teorie psicologiche, insieme alla gioia e al dolore, ed è una tra le emozioni più precoci; il bambino che non è coccolato dalla mamma ha come reazione il pianto che equivale allo sfogo della rabbia. C'è chi dice di non arrabbiarsi mai e chi invece è sempre pronto a scattare. La rabbia è la reazione ad un limite, esprime il bisogno, molto vitale, di affermare il proprio Io: i bambini si arrabbiano violentemente, con le cose, i divieti e le persone. Come tutte le emozioni, la rabbia non è mai giusta o sbagliata: c'è, e bisogna prenderne atto, comprenderla e gestirla al meglio. Chi riesce a mettere la sordina alla rabbia non sempre ne ricava benessere, perché si tratta di un segnale molto importante: che qualcuno o qualcosa sta calpestando il nostro Io. Reprimere le manifestazioni d'ira è nocivo alla salute psicofisica: dietro l’angolo la depressione o problemi psicosomatici come l'ulcera e l'emicrania possono colpire i troppo accomodanti. Chi invece esprime la rabbia, al di

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là dello sfogo catartico entro poco tempo, si trova ad affrontare grossi disagi relazionali. Soprattutto se a scatenare l'emozione sono conflitti con genitori, partner e colleghi; di solito, più è intensa la relazione, più violenta è l'aggressività che si scatena nei contrasti. Inghiottire la rabbia fa male, gri-


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darla anche. Esplodere non è poi terribile, come alcuni temono, ma di solito è inutile, non risolve, ma perpetua il problema. Molto spesso capita di avere a che fare con persone capaci e intelligenti, ma che allo stesso tempo si mostrano arroganti e incapaci nel relazionarsi in maniera cortese ed educata con gli altri. Questi soggetti sono privi di quella che in psicologia è chiamata “intelligenza emotiva”. L’intelligenza emotiva può essere definita l’intelligenza del cuore. E’ responsabile della nostra autostima, della consapevolezza dei nostri sentimenti, pensieri, emozioni; presiede alla nostra sensibilità, all’adattabilità sociale, all’empatia, alla possibilità di autocontrollo. Essere dotati d’intelligenza emotiva significa riconoscere i sentimenti, così da esprimerli in modo appropriato ed efficace. Nella quotidianità di tutti i giorni può accadere che un collega vi prenda in giro, o che qualcuno trovi posto nel parcheggio che avevate visto voi, ma d’impulso avete pensato di non reagire e la mancata reazione può essere dovuta al negato contatto emotivo con il sentimento rabbia, quindi si arriva all’alessitimia, ovvero l’incapacità di sentire sul piano emotivo le emozioni, le quali vengono fatte scivolare direttamente sul corpo fino a somatizzarle; capita così di avere mal di pancia o mal di testa senza cause organiche, fino ad arrivare a vere e proprie patologie. Il sentimento rabbia viene negato a li-

vello inconscio e la persona può, ad esempio, mettere in atto atteggiamenti o comportamenti

sostitutivi e/o di copertura del sentimento negato, parliamo quindi di compulsioni (pensieri o comportamenti) e rituali (lavare le mani continuamente, controllare numerose volte di aver chiuso porte e gas). La maggior parte delle volte però può capitare il contrario; l’eccessivo sfogo delle proprie emozioni e il mancato controllo della rabbia può arrecare conseguenze negative a se stessi e agli altri. Ma perché ci arrabbiamo? Una delle tante spiegazioni che si danno alla rabbia è riferita ad un passato lontano dove non c‘entrano né commesse né colleghi, ma fantasmi che appartengono alla nostra infanzia. Questa teoria ci riporta qualche tempo fa, quando i nostri genitori non ci hanno fatto sentire abbastanza apprezzati e sostenuti; è proprio allora che sono nati il dolore e questa rabbia, che sfugge al controllo e che spinge a reagire esagerata-

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PSICOLOGIA

mente di fronte alla più piccola frustrazione. Secondo la maggior parte degli studi effettuati al riguardo i casi più frequenti di mancato autocontrollo sono stati identificati in soggetti che hanno avuto genitori critici, intolleranti e svalutanti, togliendo quella sicurezza senza la quale si resta indifesi come bambini, in balia dei giudizi e delle conferme degli altri. E se queste conferme non arrivano ecco che rimonta la voglia di protestare per questo amore che ci è stato negato. Non è facile ammettere che siamo noi a sentirci inadeguati quando sembra più accettabile dare la colpa agli altri e la soluzione non è sicuramente nell’accusare mamme e papà, ma nel recuperare il bambino che è in noi e fargli fare pace con la nostra parte adulta. Nel frattempo si deve cercare di esplicitare il proprio disagio al meglio, evitando che l'interlocutore si senta aggredito. Molti ragionano come se le emozioni fossero controllate da un interruttore: on-off, dico-non dico. Ma esistono anche posizioni intermedie, per esprimere nel modo migliore le proprie emozioni. Essere diretti e sinceri non significa necessariamente ferire gli altri. Come ci dobbiamo comportare? Quando siamo nervosi, arrabbiati possiamo scaricare la tensione con attività fisiche: frequentare una palestra, praticare sport, partecipare al tifo della la propria squadra del cuore, lavorare

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manualmente. Se ci sentiamo contratti, “legati”, può essere utile farsi massaggiare. Se il malessere tende alla cronicizzazione significa che vi è un comportamento, uno stile di vita ormai consolidato su cui occorre lavorare più approfonditamente con una psicoterapia e con l’ausilio, preferibilmente, di medicine naturali. Ritengo che una via intermedia debba essere ricercata e secondo me consiste nell’essere consapevoli il più possibile del nostro vissuto emotivo e nel costante dialogo sia all’interno che all’esterno di noi. La rabbia appartiene alla sfera delle emozioni. Nel conflitto la rabbia compare come elemento perturbante che spesso impedisce la relazione ed il confronto; la gestione emotiva della rabbia è pertanto una necessità imprescindibile per poter affrontare i conflitti con competenza ed efficacia. La rabbia va usata per dare energia a una richiesta basata sui propri desideri, non per cercare di stabilire come l'altro deve comportarsi. Il primo passo per cercare di allearsi con la propria rabbia è ascoltarla bene e cercare di capire chiaramente il suo messaggio: dove ci sentiamo colpiti, cosa vorremmo. Una volta definita, con calma, la posizione che riteniamo giusta per noi, possiamo affermarla assertivamente. *Psicoterapeuta, autore di numerosi testi di psicologia applicata e Direttore della Scuola Triennale di Naturopatia dello IAF di Roma (www.iaform.it)


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PARLANO DI NOI

Dedicato a Erminio Riprendiamo in questo numero una “vecchia” rubrica che ripropone le pubblicazioni dedicate alla Firp. Tutti gli amici reflessologi sono invitati a far pervenire alla redazione di RO articoli di ultima pubblicazione che “parlano di noi”.

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ecentemente il quotidiano “Il Giorno” ha pubblicato un articolo di Patrizia Longo che vede come protagonista Erminio Frezzini, uno dei decani della reflessologia. Ne riportiamo di seguito una sintesi. Per 25 anni, come aggiustatore meccanico, si è preso cura delle macchine da colata: ripuliva e rimetteva in funzione i delicati ingranaggi, bloccati dal metallo solidificato fuori tempo. Poi ha iniziato ad occuparsi dei piedi di uomini, donne e bambini, “bloccati” dai disturbi più vari: problemi alla schiena, stress, depressione, dolori cervicali…. Da 34 anni rimette in sesto centinaia e centinaia di persone. Primo o secondo turno in fonderia, nello stabilimento Unione della Falck, la sera Frezzini frequentava per passione i corsi per diventare massoterapista. “Ho fatto il massaggiatore della

squadra di basket della POSAL, finchè ho incontrato il mio Maestro, Elipio Zamboni”. Un incontro casuale, nel 1975, che ha cambiato la vita di Erminio:”Abitavo al villaggio Falck e Zamboni, che era di Monza, era passato a trovare il fratello: sono diventato così il suo primo alunno”. “Mi rendevo conto dei risultati che ottenevo e ho approfondito gli studi con corsi in Francia e in Thailandia”. Nel 1986 la svolta definitiva:”Ho lasciato la Falck in prepensionamento, a 50 anni, e ho iniziato lavorare a tempo pieno con la reflessologia”. Nulla di miracoloso: professione reflessologo…

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di Manuela Mancini

BODY & SOUL

La scrittura dell’anima Il cuore detta e la mano scrive parole di autoguarigione

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asciare che la mano danzi le note della dolce musica dell’Anima, lasciare che le lettere si scrivano da sole sul foglio, accompagnando i nostri pensieri mentre corrono veloci come nuvole al vento. Lasciare che la Voce del nostro Sè interiore si esprima attraverso le parole creative che nascono spontaneamente dentro di noi. L’Anima detta e la mano scrive… scrive di noi, del nostro profondo, dei bisogni e dei sogni più veri. La Scrittura dell’Anima è una pratica di autoguarigione, trasformativa, terapeutica e spirituale messa a punto da Susanna Garavaglia per entrare in contatto, attraverso la scrittura in stato meditativo, con la voce del nostro Sé interiore e le indicazioni di quello che ha scelto per la nostra evoluzione. L’obiettivo di questo metodo non è imparare a scrivere bene, bensì ac-

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compagnarci a crescere, trasformarci, guarire attraverso la scrittura e le sue espressioni. Tutto questo “avviene” in uno stato di rilassamento, quando si abbassa la frequenza delle onde cerebrali fino a contattare la voce del nostro Sé. La Scrittura dell’Anima - come spiega Susanna Garavaglia nella sua ultima creatura letteraria, “La scrittura dell’Anima. Ventotto tappe per ricordarsi di sé” (Edizioni Tecniche Nuove) – “ti aiuta a ripescare dentro di te una grande quantità di pensieri di cui tu stesso non sei consapevole perché alcuni non raggiungono nemmeno la soglia della tua coscienza. La cultura occidentale si preoccupa di sviluppare l’emisfero sinistro del nostro cervello, privilegiando una conoscenza basata sull’analisi razionale della realtà. Questo tipo di educazione ha probabilmente condizionato l’immagine che tu hai di te stesso, capace di analizzare, spiegare, calcolare ma non sempre di trasformare. Forse da questa autopercezione nascono quella rigidità e quegli stereotipi che, nei momenti più difficili della tua vita,


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ti fanno incamminare lungo strade abituali, impedendo alle tue energie di fluire liberamente dall’interno verso l’esterno e di ampliare così il tuo campo di coscienza e quindi di esistenza”. Ebbene, la Scrittura dell’Anima è quell’atto totale, non solo mentale, che permette di arrivare là dove la tua energia è viva, allo stato puro, non ancora inibita dall’atteggiamento d’autocensura che vive in noi. Susanna Garavaglia, naturopata, Counselor e Trainer dell’Anima (come ama definirsi), guida gruppi di Scrittura dell’Anima seguendo chiunque voglia ritrovare il contatto con il proprio Sé per riscoprire la propria vera identità e in questo libro ci propone un percorso. Una strada per comprendere come gli incantesimi di Separazione, Scarsità e Lotta sono entrati in noi, attraverso quale via e per impostare un lavoro attivo di trasformazione, lasciando andare gli ostacoli alla nostra evoluzione. Tutto nasce dalla Paura, la grande avversaria dell’Amore che genera in noi convinzioni del tipo “Non devo provare amore, perché se poi vengo abbandonato, soffro” oppure “Qualunque cosa io faccio, sbaglio” o “Non sono fatto per parlare in pubblico”… E così, ogni volta che stiamo per innamorarci ci autoboicottiamo, trovando la persona meno adatta a noi e qualunque richiamo noi sentiamo per qualcosa di nuovo è immediatamente smorzato dalla convinzione di non essere all’altezza.

Così la novità di questo percorso è la possibilità di riconoscere in quale strada secondaria ci siamo cacciati per evitare la sofferenza nata dal collegamento inconscio che scatta ogni volta che stiamo per lasciarci andare all’amore, per iniziare qualcosa di nuovo o per parlare in pubblico. L’autrice ha così identificato cinque Dinamiche Dominanti, cinque filtri della realtà che crediamo ci permettano di sfuggire alla paura e all’autoboicottaggio. Passando dall’uno all’altro e identificandoci coi loro aspetti d’Ombra, restiamo intrappolati in una vita non nostra, sempre più lontani dalla voce del nostro Sé. Tutti noi, prima o poi, ci rendiamo conto di vivere una vita che non ci appartiene interamente e quello è il momento del Risveglio: non dobbiamo averne paura, bensì conoscerlo, onorarlo e ascoltare la verità che porta con sé. Solo così possiamo rinascere…

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NIENTE E TUTTO Niente più piani. Solo fermarsi, essere dentro di me. Che fremiti gioiosi! Che pace mi avvolge! Non ti chiamo… Ti sto sentendo.

Ingrid Soleil

Susanna Garavaglia, trainer dell’anima


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di Raffaello Cuter

VITA FIRP

La medicina premia la reflessologia Un grazie da parte della Firp alla socia Gloria Fabbroni che ha esaltato il nostro lavoro attraverso una ricerca sui malati oncologici in chemioterapia. Ricerca che ha ottenuto il “Premio Terzani”

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“U

mana… mente: un progetto onco… logica… mente integrato”: questo il titolo della ricerca di Gloria Fabbroni, svoltasi all’interno dell’attività dell’Unità Operativa di Oncologia dell’Ass n. 2 “Isontina” e che – il 21 marzo scorso - ha ottenuto il “Premio Nazionale Tiziano Terzani” per l’Umanizzazione della Medicina. Un Premio di 50.000,00 Euro promosso dall’AMeC – Associazione Medicina e Complessità e dall’Unità Operativa di Oncologia dell’ASS n.2 “Isontina” e istituito dalla Scuola Superiore di Umanizzazione della Medicina, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bra e dall’Asl 18 Alba Bra. Umanizzazione della Medicina significa capacità di immedesimazione da parte degli operatori sanitari, consapevolezza dei limiti propri e della medicina, riflessione collettiva sui significati possibili della malattia, anche da parte dei malati. Il Premio è rivolto a organizzazioni che abbiano contribuito a sviluppare progetti e interventi di cure sanitarie legati a: medicina globale, integrazione tra modelli di cultura diverse, individualizzazione delle cure e delle terapie, qualità delle cure con conseguente aumento della qualità della vita, tecnologie a misura d’uomo. E difatti il progetto “Umana…mente”


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si pone come finalità prioritaria l’approccio globale alla persona malata, affiancando la medicina tradizionale con quella complementare e alternativa. Tiziano Terzani, fiorentino, è stato corrispondente dall’Asia per il Corriere della Sera e uno dei giornalisti italiani che ha goduto di maggior prestigio a livello internazionale. Come racconta nel suo libro “Un altro giro di giostra” l’Autore di fronte alla malattia inizia un lungo viaggio alla ricerca di aiuto attraverso civiltà lontane e diverse che alla fine, come scrive lui stesso, diventa un viaggio alla ricerca di aiuto per quella malattia di tutti: la mortalità. Riportiamo qui sotto uno stralcio della relazione di Gloria Fabbroni e della sua equipe in occasione della consegna del Premio: “Se è vero che l’approccio globale è applicabile, in varia misura, ai pazienti di tutte le discipline mediche, lo è particolarmente in Oncologia dove le ricadute della malattia sul malato e sulla famiglia sono molto complesse e coinvolgono, oltre a quella sanitaria, anche la sfera psicologica, familiare, sociale ed economica. Per tale motivo, da più di sette anni, l’attività dell’Unità Operativa “Isontina” si è orientata verso l’approccio globale ai propri pazienti. A base di tale impostazione ci sono due fondamentali lavori che hanno fornito le informazioni necessarie a riorganizzare l’attività del reparto. Il primo lavoro è stato condotto sui bisogni del malato neoplastico, co-

stituendo un gruppo di studio che, attraverso la rivisitazione dell’esperienza personale dei malati e dei familiari, ha individuato i temi maggiormente sentiti dal paziente oncologico e ha costruito un questionario poi compilato da 200 malati. Questo lavoro ha evidenziato l’importanza della comunicazione e dell’informazione, il ruolo della famiglia, la particolare sensazione che il paziente neoplastico prova nei confronti del trascorrere del tempo, la complessità del rapporto, spesso controverso e variabile col decorrere della malattia, con gli altri malati ed infine la necessità del sostegno psicologico. Il secondo lavoro, condotto sui bisogni del personale in Oncologia, ha visto un gruppo di 180 persone attive in ambito oncologico (rappresentative delle diverse realtà e professionalità che operano con i pazienti oncologici) che si è individualmente interrogato, costruendo su di sé una cartella di autoanalisi riferita ai bisogni formativi in Oncologia. Sono così emersi come prioritari i bisogni relazionali ed organizzativi, a discapito di quelli tecnico/professionali. Frequente è stata la segnalazione di una sensazione soggettiva di inadeguatezza relazionale con il malato (peraltro contraddetta dai risultati molto positivi emersi dallo studio parallelo con i malati). Altrettanto comune il timore di un impegno professionale superiore a quanto “normalmente” richiesto e quindi la sensazione di un coinvolgimento pro-

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Gloria Fabbroni


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VITA FIRP

fessionale tendente a riflettersi pesantemente sulla propria vita privata. Ovvio il bisogno, chiaramente espresso, di un sostegno psicologico a salvaguardia della propria integrità lavorativa. La conclusione di entrambi gli studi si è tradotta in un cambiamento dell’organizzazione e dell’attività del reparto e nel tentativo di dar vita ad un gruppo oncologico aziendale. E’ così partita l’idea di una “formazione oncologica… su misura” perché non calata dall’alto bensì sorta dal

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basso, cioè da un’attenta analisi della nostra realtà professionale. La formazione ha già coinvolto 90 persone dell’Azienda Sanitaria e si prefigge l’obiettivo di creare un gruppo oncologico di azienda, dando vita ad una formazione oncologica permanente sempre calibrata sui bisogni espressi dagli operatori. E’ inoltre stata introdotta in Oncologia una nuova figura professionale: l’assistente sanitaria che per prima prende contatto col malato (lo accoglie) e attiva, ove necessario, quelle risorse spesso reperibili nelle associazioni di volontariato che collaborano con l’Unità Operativa, costituendo una sorta di caregiver, gestore dei bisogni a cui il malato può rivolgersi, certo che verranno attivate le risorse necessarie per le proprie richieste. Inoltre l’Oncologia “Isontina” ha introdotto tecniche complementari come la Reflessologia Plantare per alcuni malati in trattamento chemioterapico. La tecnica non è invasiva ed è priva di impatti negativi sul benessere del paziente; inoltre favorisce una stretta interrelazione tra paziente e operatore, fatta di manipolazione fisica e di lunghi periodi di vicinanza riservata, riempita spesso di parole, riflessioni, consigli e confidenze. In conclusione, al termine della prima fase di sperimentazione, la RP potrebbe entrare a far parte del bagaglio delle risorse destinate ai pazienti oncologici, dopo un’attenta riflessione sui costi e i benefici, questi ultimi molto evidenti ed apprezzati”.


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BODY & SOUL

di Elena Cirelli

Il massaggio, messaggio di vita Con la tecnica metamorfica noi mandiamo al feto, attraverso la madre, una serie di stimoli utili per poter costruire il senso della sua esistenza

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uesto tipo di massaggio è uno strumento di sviluppo personale, semplice, potente e versatile. Il principio fondamentale su cui si basa è la capacità propria d’ogni essere umano di trasformare, in modo assolutamente naturale e spontaneo, esperienze, vissuti ed emozioni. Di che cosa sto parlando? Del massaggio metamorfico, pratica che è stata sviluppata da Robert St. John negli anni Sessanta. St. John scoprì che i riflessi spinali situati lungo la curvatura interna di entrambi i piedi e nelle corrispondenti aree delle mani e della testa formano una struttura chiamata schema pre-natale. Questa tecnica deriva da un’evoluzione della reflessologia e tiene in considerazione il periodo prenatale dell’individuo, (ad ogni anello della colonna vertebrale corrisponde una settimana di gestazione) che intercorre dal concepimento alla na-

scita: quindi, con questo massaggio si va a lavorare su tutti i mesi di gestazione. Il periodo che precede la nascita è considerato una tappa fondamentale per lo sviluppo della vita umana, sia sotto l’aspetto fisico che sotto quello caratteriale ed emozionale. Negli ultimi anni è cresciuto notevolmente l’interesse, da parte degli operatori del settore, per questo periodo della vita, fondamentale per ogni essere umano. Ogni creatura è portatrice di un suo progetto di vita che può coincidere o no con quello auspicato dai suoi genitori. Il progetto dei genitori può essere del tutto estraneo a quello reale del bambino, perché ogni creatura è un mondo a sé stante, completo, unico e quindi non somigliante a nessuno. Ogni embrione contiene in sé una intenzionalità d’esistenza che lo rende diverso da chiunque e pertanto irripetibile. Già durante la gestazione è possibile comunicare col feto attraverso le vibrazioni emotive che gli vengono trasmesse dalla madre, vibrazioni di cui lui ha un bisogno immenso per poter costruire il senso della sua vita. Molto importante è comprendere i messaggi che anche il feto trasmette alla madre, tramite i movi-

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BODY & SOUL

menti, perché la sua attività motoria viene considerata un messaggio, un modo per interagire con la mamma. Gli stimoli sensoriali, i così detti messaggi che il feto riceve dall’esterno, durante questo periodo, lasciano profonde tracce nel suo organismo e nella struttura del carattere futuro. Pertanto con la tecnica metamorfica noi mandiamo al feto, attraverso la madre, una serie di stimoli e imput, nuovi messaggi, per trovare la propria condizione originale o avere la possibilità di liberarsi di tutte quelle sovrastrutture che non gli appartengono. Nei riflessi di mani, piedi e testa, noi contattiamo le tre aree che corri-

spondono a “PENSARE”, “AGIRE” e “ANDARE”. In generale si ha la tendenza a considerare un massaggio, in questo caso un massaggio riflesso, come qualcosa di adatto esclusivamente a problematiche di ordine fisico: qui il massaggio diviene messaggio di vita, dove lo spirito è il vero centro della coscienza dell’uomo. E’ solo nella perfetta armonia tra corpo, mente ed emozioni che possiamo raggiungere un senso d’integrità morale, personale e ricco d’amore per gli altri. Grazie a questo sublime equilibrio è possibile conseguire quello “stato di grazia “ tanto difficile da ottenere e mantenere nelle vite odierne.

...andiamo in Irlanda!

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e vi è piaciuta l’atmosfera internazionale della conferenza Rien 2003 a Riccione, allora non vi lascerete sfuggire l’occasione di partecipare alla 6a Conferenza Europea RiEN che si terrà dall’8 al 10 Settembre 2006 a Limerick in Irlanda. Il titolo del convegno è ‘Da Alfa ad Omega’ Sul sito Firp troverete le informazioni necessarie. La lingua ufficiale della conferenza sarà l’inglese, perciò ...buon studio a tutti!

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