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LO STANDARD WLTP RIDUCE L’OFFERTA
LO STANDARD WLTP RIDUCE L’OFFERTA
Anche il nuovo processo di omologazione delle vetture, nel suo piccolo, sta contribuendo a cambiare l’offerta automobilistica a cui eravamo abituati.
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Il WLTP (Worldwide Harmonized Light-Duty Vehicles Test Procedure), in vigore da settembre dello scorso anno, nasce con l’obiettivo di testare il veicolo nelle condizioni di uso effettivo tanto da prevedere anche un test su strada per la misurazione delle emissioni, RDE (Real Driving Emissions). Di conseguenza, si ritiene che metta in difficoltà i costruttori per la severità dei controlli, che fanno venir fuori performance e prestazioni reali. È così, ma non è questo il grattacapo principale per le case. Non in epoca di limiti alle emissioni di fatto impossibili da raggiungere, sicuramente non risolvibili con un po’ di tolleranza nell’omologazione. Il vero problema è la complessità del processo, che dura più a lungo e prevede un numero più elevato di misurazioni. “Non è più come prima – ti spiegano i capi delle case – quando omologavi la versione base e poi su quella sviluppavi tutti i derivativi che il mercato poteva chiedere. Adesso ogni versione deve fare tutti gli oltre 40 test per ottenere l’omologazione”. Risultato: la produzione si concentra su quello che si vende di più. Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a una proliferazione di allestimenti, ma d’ora in avanti i listini si asciugheranno e diventeranno di serie molti di quegli optional che imporrebbero alla vettura un’apposita omologazione. Una questione di pigrizia, dunque? No, di soldi. I costruttori sono sotto stress finanziario a causa della transizione verso l’elettrico, che impone costi di trasformazione degli impianti e di produzione, a fronte di ricavi che si annunciano insufficienti, visto che il cliente – seppure dovesse comprarle – non è disposto a pagare il sovrapprezzo relativo. Dunque, si ottimizza tutto e si offrono al mercato solo le auto dove i margini sono positivi. A farne le spese
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saranno le piccole utilitarie, cominciando dal segmento A: molti costruttori ne sono usciti e altri lo faranno. Secondo Michele Crisci di Unrae, “ogni brand punterà a fare le auto che sa fare meglio e per cui ha più mercato a livello globale”.
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, il 26 marzo 2019
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