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FRÖLICH (BMW): “GLI EUROPEI ANCORA NON VOGLIONO LE AUTO ELETTRICHE”

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TRIBUTI

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FRÖLICH (BMW): “GLI EUROPEI ANCORA NON VOGLIONO LE AUTO ELETTRICHE”

“Non c’è alcuna domanda di auto elettriche (BEV) da parte dei clienti. Nessuna. Ci sono richieste da parte del legislatore, ma non dei clienti”.

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Con questo sasso nello stagno, Klaus Frölich, direttore dello sviluppo di BMW, ha squarciato il velo sulle auto elettriche, intervenendo all’evento #NextGen di Monaco di Baviera pochi giorni fa. La notizia non è quello che ha detto, perché già le statistiche ufficiali lo indicano ormai chiaramente. La notizia è che lo ha detto. Tanti osservatori del mercato non si chiedevano SE i costruttori avrebbero mai ammesso questo deficit di clienti, ma QUANDO. Già lo scorso anno l’allora numero uno di Mercedes, Dieter Zetsche, aveva avvisato che l’industria non sarebbe stata in grado di rispettare i limiti alle emissioni di CO2 fissati per il 2021, non a causa di mancanza di offerta ma per un evidente difetto di domanda. Poi era stato Carlos Tavares, leader di PSA (Peugeot, Citroen e Opel), a uscire allo scoperto, rappresentando una serie di ostacoli e dubbi sulla reale capacità di questa tecnologia di affermarsi nel mercato. Nessuno però era stato così chiaro, finora. Troppo chiaro, evidentemente, se BMW ha poi sentito il bisogno di tornare sull’argomento, come riportato oggi dall’Ansa, affidando allo stesso Frölich il compito di spiegare che “sfortunatamente i miei commenti non sono stati citati per intero”; che “l’elettromobilità, tecnologia in cui Bmw ha investito molto già dal 2004, è in crescita”; che “a partire dal 2021 potremo offrire ogni tipo di gruppo motopropulsore BEV, PHEV o motori a combustione interna attraverso queste architetture, a patto che esista una domanda di mercato

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sufficiente”; che “negli ultimi anni, tuttavia, la domanda dei consumatori di veicoli elettrificati è stata generalmente molto limitata e guidata principalmente da regolamenti o miglioramenti rapidi in materia di incentivi e infrastrutture”; infine che “tuttavia rimaniamo convinti che sia assolutamente essenziale continuare ad offrire ai clienti diverse opzioni di propulsione per il futuro prevedibile. A seconda delle loro abitudini di guida, un veicolo a combustione interna o un PHEV (ibrido plug-in) può essere l’opzione migliore. Dopotutto, i desideri e i requisiti del cliente variano ancora da Regione a Regione in tutto il mondo”.

Spiegazioni e precisazioni importanti, che tuttavia non modificano la portata e il senso di quanto affermato inizialmente, peraltro abbastanza cristallino: “Se noi avessimo una grande offerta, sostenuta da forti incentivi, potremmo inondare l’Europa con milioni di auto elettriche, che però gli europei non acquisterebbero. Da quello che vediamo, le BEV sono per la Cina e la California, mentre altrove si preferiscono le ibride plug-in (PHEV) con una buona autonomia”. La rilevanza della dichiarazione è stata confermata dalle reazioni raccolte presso alcuni esponenti di vertice di altri costruttori. Molti di loro sono consapevoli della freddezza della domanda dei clienti e, di conseguenza, preoccupati che gli ingenti investimenti che l’industria sta sostenendo possano trasformarsi in un fardello pericoloso. Il rischio, recentemente paventato pure da Standard & Poor’s, è di indebolire una delle principali industrie del continente, che dà lavoro a 3,4 milioni di persone, esponendola a possibili raid da parte di concorrenti extra-europei. Per tornare alle parole di Frölich, “quello che i sostenitori delle auto elettriche non considerano è che il consumatore europeo non è pronto ad assumersi il rischio di un’auto elettrica, perché le infrastrutture di ricarica non ci sono e il valore residuo è un’incognita. I clienti in Europa non le comprano. Noi abbiamo spinto queste macchine nel mercato ma non le vogliono. Noi possiamo consegnare un’auto elettrica a ogni persona, ma non le comprerebbero”.

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In conclusione, ciò che davvero stupisce non è la risposta, più o meno tiepida, da parte dei clienti né il successo o insuccesso di un’innovazione tecnologica. Un’economia di mercato solida quanto quella europea compie continuamente tentativi e assorbe le risposte dei consumatori, quali che siano. Invece, è francamente incredibile, nella culla dell’illuminismo, il clima di soffocamento che aleggia su questo specifico progetto, che rende difficile sollevare dubbi (con buona pace di Descartes) e formulare quelle domande che una radicata cultura di mercato e di marketing suggeriscono. A cominciare dalla più semplice di tutte: assodato che ‘emissioni zero’ allo scarico non significa ‘emissioni zero’ sul ciclo completo, a che servono le auto a batteria? Senza una risposta accettabile, è improbabile che i clienti acquistino.

Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, il 3 luglio 2019

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