ANNO 3 - NUMERO 10 - FEBBRAIO 2017 www.sinergie-group.com
NUMERO DIECI
associazione giovani opinion leader
EDITORIALE
Aria di primavera!
S
iamo al numero 10. Si passa la barriera del numero singolo per andare a tagliare il traguardo positivo che ci eravamo posti quando è nato il magazine. È un numero importante questo. È il primo del 2017, un anno che vedrà nascere tra le pagine di Focus ON nuove rubriche, nuove inchieste, nuovi approfondimenti e l’ingresso di nuove firme, definite in accordo con la linea editoriale. In questo numero, avremo un’indagine di apertura su cosa succederà in questo nuovo anno. Come la vedono sociologi, comunicatori e gli esperti di settore. Poi introdurremo il tema della delega e della gestione del planning in azienda. Una novità sarà la rubrica “Parole in evento”, col primo articolo dedicato a chi fa “un lavoro sporco, ma che qualcuno dovrà pur fare…”: le figure che non si vedono mai e che invece fanno di tutto per far sì che l’evento nasca e viva. Perché spesso ci si dimentica di loro, come se un palco nascesse nella notte stile fiore di campo e le luci o i suoni si generassero per partenogenesi.
2017 dei viaggiatori: dove andare in un anno di incertezze politiche e di pericoli reali, di viaggi stoppati e di destinazioni oggi sicure e domani chissà. E per finire il Controcorrente, caustico come sempre, sul mondo della comunicazione che ci vede attori e spettatori statici di un cambiamento mai annunciato e sempre perennemente attivo. In ultimo, i saluti. I miei. Raggiunta la cima della doppia numerazione, ho deciso di lasciare la direzione del magazine che ho visto nascere e che ho accudito come un figlio. Lascio con la certezza che chi verrà saprà far tesoro delle cose buone e portare una ventata di novità e miglioramenti. Alla redazione e ai giornalisti che hanno contribuito a far bello questo magazine va il mio grazie per aver lavorato in armonia e con la voglia di far ogni volta qualcosa di meglio. Non è semplice trovare una situazione così favorevole a un’informazione davvero libera in termini di scelte. Al nuovo direttore, il mio augurio di un buon lavoro e di un lungo viaggio tra e sulle pagine reali e virtuali di Focus ON. A voi tutti che leggete ed attendete il nuovo numero, certo che il nuovo corso sarà sempre più bello e ancor più meritevole di attenzione. Grazie a tutti! Fabrizio Mezzo
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SOMMARIO
EDITORIALE
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L’ANNO CHE VERRÀ
3
IL 2017 DEI SOCIAL NETWORK
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CHI SONO (DAVVERO) I MILLENIALS
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PER CHI VUOLE TEMPO
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NON SONO SOLO “CANZONETTE”
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SIAMO QUEL CHE MANGIAMO?
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CES 2017
34
PAROLE IN EVENTO
38
HOTELLERIE
42
MICE NEWS
46
Aria di primavera!
Trend e aspettative per il nuovo anno.
E perchè dovremmo conoscerli meglio.
Un viaggio tra abitudini, cambiamenti e sostenibilità.
Il futuro prossimo venturo.
Facce da eventi!
L’Italia che punta sul turismo.
News & location.
2017: tutti contro.
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CONTROCORRENTE
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2017: ANALISI
L’anno che verrà.
U
n 2016 che si chiude con mille domande senza risposta, tante situazioni ancora aperte, dubbi, preoccupazioni. E quasi 365 giorni davanti che attendono un 2017 dove tutto verrà rimesso in discussione. Soprattutto nel campo del marketing, che poi è la strada all’interpretazione dei bisogni della vita quotidiana. Cosa succederà sulle pagine virtuali o cartacee? Cosa capiterà negli schermi da pochi o tantissimi pollici di cellulari e televisori? Chi saranno i nuovi mostri e chi i grandi saggi? Come verranno affrontati i temi di politica, economia e sociologia? Senza risposte certe o verità incrollabili, abbiamo cercato aiuto in chi - esperto di settore - può dirci, o perlomeno provare, a indirizzarci su cosa aspettarsi da questi 12 mesi che incombono non solo sul mondo della comunicazione, ma sull’intero sistema sociale. Ne è nato un interessante giro di tavolo con poche domande ma molte risposte. Siamo nel 2017, dopo un 2016 che ha visto cambiare il mondo della comunicazione, delle analisi e degli atteggiamenti, cosa ci insegna questo l’anno appena finito e come affronteremo quello iniziato?
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2017: ANALISI
Tommaso Saso
Simonetta Pattuglia
Direttore Marketing
Professore
Università degli Studi G. Marconi
Università di Roma Tor Vergata
Laureato con lode in Economia alla Sapienza di Roma, è professore a contratto di Marketing e di Organizzazione Aziendale e Direttore del Master in Marketing Internazionale. Dottore Commercialista e Revisore dei Conti, ha maturato una lunga esperienza aziendale come Direttore Clienti nelle concessionarie Publitalia ‘80 e Digitalia 08 del gruppo Mediaset, dove ha seguito in particolare i clienti istituzionali e finanziari oltre a grandi gruppi industriali. È Vice Presidente di Manageritalia Roma, associazione di rappresentanza dei dirigenti del commercio.
Parte Saso: “Non solo nel 2016, ma già da qualche anno siamo entrati in quella che viene definita la 4a rivoluzione industriale. Dopo quella che ha visto la nascita delle macchine a vapore nel ‘700, l’elettrificazione industriale nell’800 e l’ultima, nella seconda metà del secolo scorso, che ha informatizzato l’intera società. Questo secolo sarà dominato dal “dialogo” diretto tra macchine, dove la presenza umana non sarà più necessaria. Non credo ci sia ancora qualcuno che pensi che siamo di fronte solo ad un’accelerazione della tecnologia; stiamo assistendo a qualcosa di drammaticamente più importante, che avrà una ricaduta non solo sul sistema produttivo industriale e su quello dei servizi, ma anche sull’economia e la società nel suo insieme, singoli individui compresi. Questo significa che tutta la società e le istituzioni dovranno affrontare immediatamente questo cambio epocale di paradigma, affinché una meravigliosa opportunità di sviluppo non si trasformi invece in una grande minaccia per il nostro futuro. La mia sensazione è che tutti - non solo quelli che stanno perdendo il loro posto di lavoro perché in qualche modo divenuto “obsoleto” - si stiano accorgendo che qualcosa è cambiato.
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Simonetta Pattuglia è Professore Aggregato di Marketing, Marketing, Comunicazione e Media e Sales Management nei Corsi di Laurea di Economia e Management e nel Master of Science (Laurea specialistica in lingua inglese) in Business Administration all’Università di Roma Tor Vergata. È Direttore del Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media e Direttore del Master in Marketing e Management dello Sport. È Presidente di CASP - Commissione per l’Aggiornamento e la Specializzazione Professionale di FERPI, Federazione delle Relazioni Pubbliche Italiane.
Affrontare quest’anno e quelli futuri significa prendere piena coscienza di questo cambiamento e adoperarsi per cavalcarlo e non farsi irrimediabilmente travolgere. Sicuramente il sistema universitario si sta muovendo velocemente per cercare di diminuire il noto gap tra mondo formativo e quello più dinamico delle aziende. Noi, come Università Marconi, non solo siamo molto vicini al mondo delle imprese, cercando ogni modo per creare una continua “osmotica contaminazione”, ma cerchiamo di guardare a questa sfida in modo assolutamente trasversale a livello di competenze e discipline. L’epocale rivoluzione che sta avvenendo non riguarda solo il tema “tecnologico”, ma abbraccia ogni altra disciplina economica, sociale e giuridica. Per questo, ad esempio, abbiamo proposto ai nostri studenti un ciclo di incontri formativi sull’Industry 4.0 che si declina in una serie di lezioni dedicate al tema, tenute dai professori di tutte le nostre facoltà e con la collaborazione di esperienze dirette di manager d’azienda”. La Professoressa Pattuglia ha un approccio che avvicina aspetti etici e di mercato: “Il 2017 si affronta sicuramente con maggiore rispetto delle persone e maggiore
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sostenibilità, maggiore rispetto del brand (proprio e degli altri), maggiore responsabilità nel marketing e nella comunicazione. Il primo quindicennio del 2000 ci ha sicuramente insegnato che è nata una nuova era: quella della responsabilità, non solo da parte delle imprese e delle organizzazioni - per loro se ne parla già da molto tempo - ma soprattutto da parte di noi consumatori o stakeholder. L’esplosione nell’uso e nell’attrattività delle piattaforme social in questi ultimi anni è un caso emblematico: sia che si tratti di politica, o di vita aziendale, o di presenza di personaggi e celebrities, la vita social ha rinforzato la necessità di essere responsabili verso sè e verso gli altri. Fake news, cyberbullismo, radicalizzazioni sul web dimostrano - dagli episodi più folkloristici ai casi più drammatici - quanto la vita comunicativa su internet abbia bisogno di persone sempre più disposte a darsi delle regole - anche laddove le regole generali e di settore vi siano o siano misconosciute. Sono i singoli che debbono rispettare, e far rispettare, la loro nuova personalità ed esistenza anche digitale che, con quella fisica, concorre oggi alla definizione della “persona”. Passata la sbornia dell’esserci e dell’apparire, dai selfie ammiccanti alle ostentazioni più grossolane, resta la responsabilità -
anche per la sostenibilità nel lungo periodo di un apparato socialmediatico non censurato - di singoli e di imprese che vi si esprimano per la propria capacità e le proprie finalità, certamente sì, ma anche secondo regole di condotta e di comunicazione rispettose della vera socialità, quella di sempre, non necessariamente mediatica”. Fa eco Gianluca Comin: “L’anno che ci siamo lasciati alle spalle può essere definito l’anno delle post-verità, elemento da studiare con attenzione per chi si occupa di comunicazione, marketing e ricerche di mercato. Un anno complesso, che ci ha visti spettatori di svolte importanti sia sul versante politico sia su quello socio-economico. Basti pensare alla Brexit o alla più recente elezione di Donald Trump. Due scelte democratiche per certi versi clamorose che hanno ribaltato le convinzioni costituite dell’establishment. In questo, ha giocato un ruolo centrale la rete e la diffusione di notizie in molti casi borderline se non del tutto fasulle. Credo che la coda lunga della post-verità e le metodologie di fact checking (o smascheramento delle bufale) saranno le grandi protagoniste di un 2017 sempre più connesso”.
Gianluca Comin
Alicia Lubrani
Presidente e Fondatore
Head of Marketing Communication
Comin & Partner
Dal 2002 al 2014 Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne di Enel. Già capo delle Media Relations in Telecom Italia è stato poi Direttore Relazioni Esterne in Montedison. La carriera era iniziata come giornalista per il quotidiano Il Gazzettino, come redattore economico e parlamentare. È stato tra il 1997 e il 1998, portavoce e capo ufficio stampa del Ministro dei Lavori pubblici Paolo Costa, nel 1° governo Prodi. Nel 2014 ha fondato Comin & Partners, società di consulenza specializzata in comunicazione, relazioni con i media e public affairs. Insegna Strategie di Comunicazione presso l’Università Luiss Guido Carli ed è Vicepresidente di Confindustria Venezia. Rappresenta il Ministero dei Beni Culturali nel Consiglio di Amministrazione de La Biennale di Venezia ed è autore dei libri: “2030: La tempesta perfetta” e “L’impresa oltre la crisi”.
Samsung Electronics Italia
Alicia Matilda Lubrani nasce a Canterbury; con una laurea in Corporate Communications all’Università di Edimburgo, nel 2003 è incaricata del lancio del nuovo brand Sky TV e della comunicazione integrata come Project Manager. Dal 2006 al 2011 gestisce i canali di comunicazione ATL, BTL, Eventi, Digital e CRM nel ruolo di Marketing Communications Manager per la Business e Interactive Unit. Nel settembre del 2011, arriva in Samsung come Head of Marketing Communication Mobile Italia, con l’ambizione di trasformare l’azienda in un brand amato dai consumatori, portando innovazione e scoperta nella vita della gente con la mission anche personale di creare dei progetti portino i consumatori verso esperienze memorabili, attraverso comunicazioni premium che trasmettano nuovi valori che li ispirino.
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Alicia Lubrani commenta: “I canali social sono diventati uno strumento attraverso il quale le persone, sempre più connesse grazie ai dispositivi mobile, si informano e si confrontano. In quest’ottica anche nel 2017, Samsung continuerà a presidiare attivamente questi canali realizzando una comunicazione specifica, mirata e innovativa per ciascun target di interesse”. Quali sono i trend che animeranno il 2017? Cosa cercheranno aziende e/o persone in termini di prodotti, stili di vita e di approccio alla cultura? “Le persone oggi cercano forme olistiche di coinvolgimento, - dice Pattuglia - dall’esperienza (di cui tanto si parla sia nel marketing, sia nella comunicazione di tanti settori industriali come nell’entertainment, ma anche beni di largo consumo o servizi) al consumo, dove le persone vogliono trarre benefici complessivamente percepiti. Il prodotto, e a maggior ragione il servizio, non è più percepito come qualcosa che debba dare una risposta ad una singola proposta. Deve dare una risposta che tocchi possibilmente tutte le “corde” dell’esperienza umana, che lasci alla persona un benessere percepito come avvolgente e motivante. Pertanto le aziende cercano di proporre - posizionando i propri prodotti e servizi in una mappa della esperienzialità complessa - forme di coinvolgimento complessivo, della ragione come dei sensi, attraverso anche forme di comunicazione capaci di dare risposte nelle due direzioni, mai incoerenti fra di loro, pena il fallimento sul mercato.”
Riparte Saso: “Tra le tecnologie più rilevanti, oltre la IoT, l’Internet delle Cose, il cloud computing, il punto da cui partire è senza dubbio la ricerca della messa a sistema dei big data. Per essere in grado di elaborare strategie di marketing finalizzate all’ottimizzazione delle offerte e delle declinazioni in termini di comunicazione e di offerta di prodotti e servizi, le aziende avranno la necessità di “analizzare” un’elevata quantità di informazioni e dati, provenienti da diverse fonti e origini, con il fine di essere centrate e competitive in mercati sempre più sofisticati e in continua evoluzione. Big data non è solo un problema di quantità di dati da analizzare. Se questi fossero omogenei, le attuali capacità di calcolo di un pc di media potenza risolverebbe in pochissimo tempo ogni richiesta. La criticità è data dalla varietà ed eterogeneità degli stessi. Per studiare le tendenze ed i comportamenti dei consumatori bisognerà analizzare dati e mettere in correlazione milioni di informazioni che vengono fornite praticamente in maniera continua da tutti noi. Che dati forniamo? In una giornata tipo un individuo attraverso il semplice possesso di un cellulare fornisce: l’ora in cui si sveglia, quanto e come ha dormito, a che ora esce di casa e quale mezzo sceglie per recarsi al lavoro o a scuola. Avete presente il cellulare che appena usciti di casa vi avverte quanto tempo occorrerà e con quale traffico per arrivare dove di solito siete diretti? Ogni momento della nostra giornata sarà “donato” in maniera irreversibile e inconsapevolmente alla rete. Attraverso l’uso dei social network, è praticamente possibile sapere dove siamo, cosa mangiamo, conoscere
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le nostre abitudini di acquisto, i nostri desideri o le nostre paure che “confidiamo” ai motori di ricerca, le nostre reti di amicizie e di relazioni, ecc.
e, purtroppo, non solo per loro. Gli stili di vita saranno pertanto orientati a questo “entrare e uscire” da stati di omologazione sociale di consumo e, senza dubbio, gli effetti negativi sulla cultura, nella sua eccezione più completa, non possono che essere negati. Da qui la necessità di una attenta attività in-formativa di scuole e istituzioni”.
L’analisi di tutti questi dati, utilizzando gli strumenti classici di una correlazione socio-psico demografica (con gli IP e i localizzatori possiamo mappare tutto il globo), riesce ad aggregare tutte le Ovviamente sul pezzo a livello informazioni utili per tarare al meglio tecnologico, Alicia Lubrani; e non Big data non è solo un problema di un nuovo prodotto, sviluppare un poteva essere diversamente vista quantità di dati da analizzare. Se nuovo modello di business e avviare la forte propensione innovativa di questi fossero omogenei le attuali ovviamente una perfetta attività di Samsung: “Parlo ovviamente per una capacità di calcolo di un pc di media comunicazione, sia in termini creativi realtà che vivo quotidianamente: potenza risolverebbe ogni richiesta. che di media da utilizzare. Non è andremo nella direzione in cui La criticità è data dalla varietà ed difficile intuire che soggetti in grado la tecnologia avrà il ruolo di eterogeneità degli stessi. di avere una così vasta quantità facilitatore in tutte le attività che di informazioni possono, se non dominare il mondo, svolgiamo quotidianamente: lavoro, famiglia, amici, certamente influenzarlo molto, oltre a creare problemi di hobby, tempo libero. Crescerà il nostro impegno nello privacy (un ulteriore importante tema da sviluppare nel sviluppo della tecnologia dedicata alla realtà virtuale, prossimo futuro). trend che rivoluzionerà definitivamente il mondo dell’intrattenimento e del business. Senza scendere in profonde analisi sociologiche sembra che, in una società liquida come l’attuale, carente di Concordo che continueremo ad investire nell’Internet valori che sostituiscano i vecchi, dove la perdita di delle Cose che nel 2016, con la Smart Home e l’Auto punti di riferimento e una pervadente incertezza Connessa, ha rappresentato una vera e propria del futuro creano comportamenti individualisti e rivoluzione. L’IoT è un segmento che già presidiamo nichilisti le persone, ancorché per la stragrande fortemente: con la app Smart Home, il frigorifero maggioranza non ne siano consapevoli, hanno connesso Family Hub, la lavatrice una gran voglia di essere “scoperte”, di AddWash comandabile da remoto e i essere ingaggiate, di avere uno spazio climatizzatori gestibili ovunque ci si di “notorietà”. Pensiamo alla ricerca trovi. Ma non solo. Con i video 360° spasmodica di collezionare quanti più crescerà ancora di più il desiderio di “like” sui social networks. condividere con le persone le proprie Manna per gli uomini esperienze; anche fitness e sport del marketing continueranno ad avere un focus speciale in ambito tecnologico e soprattutto sulle donne.
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Poi avremo una comunicazione automatizzata attraverso tecnologie chat bot che non solo rivoluzioneranno la comunicazione ma anche il customer service e l’ecommerce - attraverso una conoscenza precisa delle necessità dei consumatori - e Video, ma soprattutto LIVE Videos, in mobilità e la realtà virtuale con il 360°”. Inevitabile chiedere cosa sarà del potere di acquisto, viste tutte queste novità che creeranno anche desiderio. Quanto influiranno quindi le decisioni politiche a livello mondiale sul percepito delle persone, sulla soddisfazione dei loro bisogni in termini di acquisti, desideri, ansia di e sul futuro? Secondo Comin, “la crisi economica è andata a influire su gran parte degli aspetti delle nostre vite, portando con sé paure e insicurezze. In questo panorama turbolento nazionalismi, populismi e chiusure hanno iniziato a dilagare; si stava meglio quando si stava peggio, lo sentiamo dire da molti. Così come la politica, però, anche il mercato e i comportamenti dei consumatori sono cambiati profondamente. Come reazione alla globalizzazione e alle nuove abitudini di consumo, le persone, specialmente le più giovani, hanno raggiunto un livello di sensibilizzazione e attenzione mai visti prima. La provenienza dei prodotti e l’impatto che questi hanno sull’ecosistema sono diventati gli indicatori principali che guidano i consumi. Grazie ai social, blog e forum, i nuovi acquirenti sono più consapevoli e informati. Oggi l’ammirazione per i brand ha lasciato spazio al km zero, al veganesimo e ai prodotti homemade. Quest’ondata di responsabilizzazione ha creato terreno fertile per il proliferare della cosiddetta sharing economy, da Airbnb ad Uber, in cui l’inutilizzato viene condiviso e ottimizzato”. Per Saso “la politica purtroppo, almeno in alcuni Paesi tra cui il nostro, non sa e non riesce a seguire quanto sta accadendo. Il gap tra tecnologia e politica economica è abissale, nonostante qualche tiepido tentativo di favorire le aziende sui temi proposti con incentivi fiscali e di reddito.
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Non è il luogo per fare un’analisi di politica-economica, ma senza dubbio sarebbe opportuno per qualsiasi governo avere una task force dedicata e capace per studiare gli effetti futuri di questo rivoluzionario e ineluttabile cambio di paradigma sociale ed economico. Uso questo termine forte perché se non si pone subito attenzione a quelle che saranno le nuove esigenze reali per la nostra società (in primis programmi formativi atti a “costruire” lo
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smart worker e lo smart citizen dei prossimi anni) avremo delle pesanti ricadute negative sull’occupazione e di conseguenza sull’intera economia.
La comunicazione influenzerà o sarà influenzata dalle scelte?
Secondo la Lubrani vi sarà un mix: “Credo che succederanno Alcuni studiosi, stanno già elaborando scenari piuttosto entrambe le cose, ma indubbiamente la comunicazione ha la inquietanti. È noto già oggi che moltissimi lavori “lineari”, capacità di influenzare le scelte dei consumatori quando è ovvero sequenziabili con un algoritmo, verranno persi, in grado di dialogare in modo efficace e in linea con il target ed è altrettanto vero che nasceranno altri tipi di lavoro di riferimento”. e necessità di cui oggi conosciamo solo i più facilmente immaginabili, Un approccio meno sintetico e più Dopo la nascita delle macchine a vapore nel ‘700, l’elettrificazione ma tutti avranno bisogno di alta sociologico, ma in linea, arriva da industriale nell’800 e l’ultima nella scolarità. Potrei provocatoriamente Saso: “Potrei dire che l’influenza sarà seconda metà del secolo scorso, dire che l’università sarà la nuova bilaterale. Le aziende di produzione e questo secolo sarà dominato dal scuola dell’obbligo, immaginando di erogazione di servizi, certamente “dialogo” diretto tra macchine, che non tutti saranno in grado - per quelle più importanti, stanno già dove la presenza umana motivi più vari - di accedervi, e che cercando tutte quelle nuove risorse, non sarà più necessaria. non saranno richiesti lavori a basso come ad esempio i data analyst, da valore concettuale; il dibattito inserire nelle loro aree marketing politico deve cominciare a studiare subito possibili azioni proprio per cercare di analizzare in maniera più profonda di carattere economico correttive. Tra le “suggestive” e soprattutto più veloce, i comportamenti e le abitudini ipotesi che vengono proposte per reggere l’economia dei loro target di riferimento al fine di poter proporre il industriale del futuro si pensa, per esempio, ad un non prodotto o il servizio più adatto. Direi che non è cambiato il meglio identificato “reddito minimo garantito”, per evitare processo circolare di individuazione del bisogno - soluzione il collasso dell’intero impianto economico-produttivo che e offerta del prodotto o servizio - comportamento di seguirebbe ad un crollo della domanda”. feedback e ritorno.
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Casomai la complicazione è data dai media di comunicazione, che oltre ad avere una frammentazione sempre più decisa, debbono guardarsi dagli effetti della “reputation”, che serpeggia nei social networks, tra blog, forum, ecc.. Non a caso un grande network come Mediaset, ha effettuato numerose acquisizioni e integrato tra loro media una volta concorrenti, come la stampa, la radio e il web, proprio per offrire una pianificazione in ottica cross mediale. La scommessa è quella di fornire progetti, anche attraverso le analisi big data sul comportamento di utilizzo dei media e del loro grado di influenza sui diversi target, per arrivare ad un’offerta che ottimizzi tutte le metriche della comunicazione. Le analisi dei big data e il learning machine porteranno in futuro ad un incremento dell’utilizzo dell’acquisto in modalità “programmatic”, che faciliterà la costruzione di una buona campagna di comunicazione media. Possiamo dire che in questo senso la comunicazione, con un ardito salto tautologico, influenzerà se stessa”. Parlando di comunicazione, di scelte, è inevitabile cadere nel tema facile dei social, croce e delizia dei nostri anni. A volte grandi fratelli, a volte grandi scocciatori, ma inevitabili. Quindi chiediamo ai nostri intervistati due social su cui puntare nel 2017. Non vogliamo solo i due vincitori, bensì anche il grande sconfitto dal mondo virtuale. La Lubrani è pronta a scommettere sul pareggio. “Non credo ci saranno vincitori o vinti. Semplicemente i social, che intercettano target e generazioni differenti con bisogni e aspirazioni diverse, vanno utilizzati nel modo opportuno per stabilire la relazione più corretta e intraprendere la comunicazione più efficace e in sicurezza preservando la nostra privacy.
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In quest’ottica i nostri canali preferiti sono: • Facebook, che per molte iniziative di engagement continua a rappresentare un canale di comunicazione molto efficace per le aziende, poiché permette di pianificare attività ad ampio respiro. I Live, ad esempio, offrono la possibilità di vivere una vera e propria esperienza con un valore aggiunto e quindi rappresentano per noi un’attività vincente anche se le nuove generazioni Z sono molto attive su Snapchat. • Instagram, che nel corso dell’ultimo anno è cresciuto tantissimo, ha un’identità molto ben definita e raggiunge un target molto attento all’immagine e con la voglia di distinguersi. In quest’ottica abbiamo un network di influencer e digital star con cui collaboriamo con successo e che allo stesso tempo sono dei Samsung lovers. • MySamsung app rappresenta per noi un accesso preferenziale per i nostri consumatori che attraverso l’applicazione hanno la possibilità di usufruire di opportunità esclusive ed esperienze uniche (concerti, eventi e iniziative sul territorio…); oltre ad un servizio clienti dedicato”. Saso è allineato: “Sicuramente Facebook ed Instagram, nonostante il primo debba affrontare e risolvere alcuni problemi di privacy sollevati sulla questione della tipologia dei dati forniti da Whatsapp, dalla modalità di acquisizione del consenso dagli utenti per l’utilizzo dei dati, oltre al tema molto dibattuto in questo periodo della gestione delle “bufale” che minano la credibilità delle informazioni con possibili ricadute negative anche per gli inserzionisti. In ascesa Instagram che, puntando molto sulle immagini sempre più ricercate e di qualità, suscita un grande entusiasmo, e non solo nei teenagers, stabilendo un immediato e forte legame emotivo evocato appunto dalla
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sua peculiare forma di espressione. Questo è un valore fortemente ricercato dalle aziende per le loro campagne di comunicazione. Al momento non sembra godere di buona salute Twitter, e i tentativi di miglioramento, ad esempio di togliere il limite dei 140 caratteri e mettere video, potrebbero snaturarlo, facendolo assomigliare di più ai suoi concorrenti. Ma non lo ritengo sconfitto, credo invece che possa ancora trovare una sua collocazione più precisa”. Voce leggermente fuori dal coro, per quanto riguarda i vincitori, ma non gli sconfitti, quella di Comin, che pensa invece a “una sfida tra Instagram e Snapchat, i due social media che a colpi di dirette video hanno superato i 150 milioni di utenti giornalieri (ciascuna) nel 2016.
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del mercato è focalizzata su questa generazione e agli sviluppi delle aziende della Silicon Valley, chi tiene le redini e ha il maggior potere d’acquisto restano le generazioni più agées”.
La Lubrani analizza non solo i Oggi dobbiamo però comprendere millenials, ma il suo mercato Non credo ci saranno come gli utenti si stanno spostando di riferimento. “Sicuramente i vincitori o vinti. da una piattaforma all’altra e quali Millenials rappresentano per I social vanno utilizzati sono le esigenze che li spingono Samsung un segmento strategico nel modo opportuno per stabilire a farlo. Queste piattaforme sono importantissimo. Oggi - e negli la relazione più corretta infatti diventate canali digitali anni a venire - la tecnologia verrà e intraprendere la comunicazione fondamentali per le nostre attività più efficace e in sicurezza utilizzata da tutti a prescindere dalla di comunicazione ed è sempre più preservando la nostra privacy. generazione, perché i potenziali importante valutare i contenuti che benefici in grado di migliorare la prevediamo di diffondere e i target vita personale e professionale delle che intendiamo raggiungere. Il grande sconfitto dell’anno, persone, saranno colti e utilizzati da tutti. Per questa invece, è sicuramente Twitter. Sebbene sia uno strumento ragione le nostre attività di comunicazione e marketing chiave nel mondo della comunicazione, appare al momento saranno studiate per intercettare e dialogare con tutti i incapace di raggiungere introiti pubblicitari sufficienti alla nostri potenziali target con contenuti per loro rilevanti. sua tenuta economica. In un mondo di immagini e video, Ogni target ha un potenziale di business importante. 140 caratteri non sono adeguati allo stile di comunicazione delle aziende e degli inserzionisti”. Quest’anno, per esempio, dedicheremo attenzione alle Dai social ai millenials il passo è breve. Si parla continuamente di loro. E gli altri? “Ovviamente - continua Comin - se si parla di millenials torna subito in mente il tema del mondo dei social. Ci abbiamo messo un po’, ma anche noi della generazione “baby boomer” ci stiamo arrivando. Volenti o nolenti ci siamo dovuti tutti confrontare con il mondo delle nuove tecnologie. Dopo i primi tentativi un po’ traballanti, abbiamo perso le inibizioni e iniziato a decodificare quel linguaggio che ai “millenials” riesce così bene. Dagli uomini di terza età ai quarantenni, sembra che tutti si stiano uniformando alle modalità di comunicazione dei nuovi ventenni. Anche se l’attenzione degli investitori e
donne in particolare over 35 che hanno una marcia in più e utilizzano la tecnologia in modo funzionale alle loro esigenze e al loro stile di vita; ma anche al target dei professionisti adulti che cercano un vero partner di competitività e produttività in nuovi strumenti come lo smartwatch”. Nelle formule del futuro c’è spazio per interpretare i giorni che verranno. Al di là delle parziali differenze di visione, quello che è il punto comune è la profonda attenzione al mutamento in sé, ai segnali che giungono a volte in modo “debole” ma diventano i veri driver di cambiamento per un futuro prossimo venturo, o forse già presente. F. Mezzo
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SOCIAL MEDIA
Il 2017 dei Social Network:
trend e aspettative per il nuovo anno.
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l 2016 è stato un anno molto importante per il mondo digital e in particolar modo per i social media.
Abbiamo assistito alla nascita di nuove applicazioni e piattaforme mentre tecnologia e innovazione hanno rapidamente guidato preferenze e giudizi, cambiando abitudini e attività della nostra vita online. Anche quest’anno, Hootsuite e We Are Social (in Ciò che stupisce di più però è il volume di traffico generato collaborazione con GlobalWebIndex, GSMA Intelligence, dai diversi dispositivi: l’anno scorso gli italiani hanno Google e altri centri di analisi) hanno pubblicato “Digital in navigato molto di più con il proprio smartphone (+44%) 2017”: il report sui maggiori trend digitali che continuano che non con il computer (sceso del 14%); in forte aumento ad influenzare i ritmi di intere società, il comportamento anche la navigazione tramite tablet (+8% sul 2015) e degli utenti ed il loro rapporto con istituzioni e brand. I dati altri dispositivi (come console di gaming che vivono un presentati non solo sono sbalorditivi, ma aiutano anche vertiginoso aumento del 24% rispetto all’anno precedente). a comprendere come la tecnologia dietro i social media permetta di creare interazioni e reti sociali così efficaci da Siamo sempre più connessi e sempre più “mobili”, ma cosa possiamo aspettarci dal mondo essere successivamente facilmente Oggi i bot si sono evoluti dai loro social? Di certo l’argomento non è dei sfruttate dalla maggior parte della predecessori diventando, più semplici da trattare, considerando popolazione. come Siri e Cortana, dei “chatbot”: i continui cambiamenti dei meccanismi programmi che interagiscono dietro alle piattaforme più utilizzate In merito all’Italia, il rapporto presenta con gli utenti simulando dai cibernauti. uno scenario molto interessante. In una conversazione con un primo luogo sottolinea come nel 2016 altro essere umano. Ma prima di soffermarci sui singoli il numero di persone connesse ad internet sia aumentato del 4% rispetto all’anno precedente, social network e sulle loro strategie per affrontare il nuovo in più sottolinea la continua crescita degli utilizzatori dei anno, diamo uno sguardo ai trend di cui sentiremo parlare social media (+ 11%). nei prossimi mesi.
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Sembrerebbe proprio che la tecnologia si pieghi alle esigenze dell’uomo. O forse è l’uomo che si piega alla tecnologia?
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SOCIAL MEDIA
La prima parola d’ordine del 2017? Chatbot! I bot (abbreviazione di “robot”) sono dei software che esistono da molti anni, erano infatti già presenti nei progetti del genio matematico Alan Turing negli anni Cinquanta. In epoche più recenti, un esempio di bot che molti di noi ricorderanno è stato Clippy: l’onnipresente graffetta di Microsoft sempre pronta ad aiutare e a consigliare i migliori usi dei programmi Office. Oggi i bot si sono evoluti dai loro predecessori diventando, come Siri e Cortana, dei “chatbot”: programmi che interagiscono con gli utenti attraverso una piattaforma di instant messaging simulando una conversazione con un essere umano. Dal servizio di customer care alla prenotazione di un tavolo al ristorante, fino all’ordine di una pizza o di un paio di scarpe online, i chatbot possono prendersi cura dell’utente in tempo reale, sfruttando applicazioni già esistenti ed eliminando così la necessità di scaricare altri programmi. Nonostante questa novità stia prendendo piede a livello mondiale, siamo ancora lontani dall’Intelligenza Artificiale; i chatbot di oggi possono parlare con chi li interpella ma non sono in grado di guidare o seguire una conversazione a livello cognitivo. Perché le aziende dovrebbero usare i chatbot? Nonostante ci troviamo solamente agli albori di questo nuovo modo di interagire con i consumatori, l’efficienza del servizio e la rapidità di risposta rendono i chatbot utili a numerose aziende nel mercato, da quelle che vendono
Siri, l’assistente digitale di Apple.
prodotti e servizi, a quelle che si occupano di gestire pagamenti e customer care. In generale, chiunque voglia migliorare l’esperienza degli utenti e facilitare le relazioni con i propri clienti, può facilmente installare un bot che risponda alle loro domande; considerando la loro rapida diffusione possiamo guardare al futuro come un luogo dove i chatbot saranno l’estensione della voce di un’azienda. L’innovazione non dorme mai e il 2017 sembra proprio l’anno giusto per una nuova sorpresa tecnologica a servizio di imprese e consumatori. Oltre alla tecnologia però, c’è molto di più. L’uomo è per sua natura un animale sociale e, oggi più che nel passato, sente il bisogno di avere più tempo a disposizione da dedicare ad amici e familiari. In risposta a questa esigenza, molte applicazioni, siti web, software e aziende si stanno impegnando per fornire gli strumenti adatti ad avvicinare le persone.
VOLUME TRAFFICO WEB PER DISPOSITIVO RISPETTO AL 2015 - wearesocial.com
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SOCIAL MEDIA
Come i moderni dispositivi con fotocamere a 360° che coinvolgono totalmente lo spettatore, o i wearable devices che non solo tracciano le attività e i parametri del corpo ma si occupano anche di collegare gli utenti quasi “fisicamente” (come i bracciali “Pillow Talk” che permettono di sentire il battito cardiaco di un amore lontano). Per soddisfare poi il bisogno di immediatezza e rapidità di condivisione, applicazioni come Snapchat, Telegram e da poco anche Instagram danno la possibilità di condividere messaggi, video e foto che si auto distruggono dopo qualche ora: il vantaggio per le aziende? Postare contenuti nuovi e sempre in diretta. Sembrerebbe proprio che la tecnologia si pieghi alle esigenze dell’uomo. O forse è l’uomo che si piega alla tecnologia? Il dibattito è sempre aperto e per certo sappiamo che negli ultimi decenni ingegneri, architetti del web e programmatori hanno creato e collaborato con il mondo di internet e della meccanica dando vita a software che sono ormai parte della nostra routine. Entriamo quindi nel dettaglio e scopriamo le novità annunciate da Instagram, Facebook, e Twitter (le principali piattaforme social utilizzate dagli internauti italiani).
si sono appoggiate al social network per raggiungere consumatori più giovani attraverso foto e video colorati, emozionali e attraenti. Meno fronzoli e meno distrazioni: lo spazio di Instagram è dedicato interamente ai contenuti dei suoi utenti. Oggi ovviamente non si fa più menzione dell’apparente stravolgimento esistenziale di qualche mese fa, anzi, la soddisfazione degli instagrammers è aumentata; forse anche grazie all’introduzione delle Instagram Stories. I maligni potrebbero dire - anzi, l’hanno proprio detto - che l’inserimento della feature relativa ai video in diretta sia stata una mossa strategica da parte di Facebook per battere la concorrenza. Non è infatti un segreto che Snapchat, la prima app ad aver offerto la possibilità di fare foto e video che si autodistruggono in 24 ore, abbia raggiunto una posizione di spicco nel mercato social, facendo paura ai “big” del settore.
Facebook Reactions
INSTAGRAM TechCrunch.com ha analizzato gli Analytics dell’andamento È stato forse il social di Instagram e Snapchat ed ha confermato che da quando network che nel 2016 Instagram si è attrezzata con la stessa feature di Snapchat, è cambiato di più, quest’ultima ha visto il numero di iscritti diminuire oggetto di un rebranding aziendale che ha avuto inizio con drasticamente, fino a perdere - solo negli ultimi sei mesi il restyling grafico della piattaforma il cui logo è cambiato circa il 40% delle visualizzazioni. dalla tradizionale macchina fotografica vintage ad un tratto molto più semplice, colorato e minimal. Less is more? FACEBOOK Forse, ma il giorno in cui è stato annunciato sarà ricordato L’introduzione delle Facebook Reactions avvenuta da moltissimi utenti e designer come l’anno scorso ha fatto discutere un vero e proprio colpo al cuore, con tanto quanto il cambio di logo di Comprendere le strategie e gli tanto di polemiche e post in memoria Instagram. Utenti spaesati, confusi obiettivi dei social network è del vecchio logo. Il cambiamento e destabilizzati dal cambiamento complesso. Spesso è più facile concentrarsi sul loro elemento ha sottolineato come Instagram hanno accettato l’evoluzione del di svago e intrattenimento, (proprietà di Facebook dal 2012) voglia classico “mi piace” con qualche categorizzando le singole concentrarsi più sui contenuti e meno riserva, per poi innamorarsene nel piattaforme ed i loro utenti. sulla forma. Nato come un social giro di qualche mese. È il gioco dei network dedicato alla condivisione di social network, così come di tante foto spontanee e amatoriali, negli anni è “cresciuto” sia in altre tecnologie che dall’alba dei tempi accompagnano la termini di qualità che di iscritti. Quest’ultimo avvenimento nostra vita. Qualsiasi cambiamento genera una situazione è stato percepito rapidamente dalle aziende, che nel tempo di squilibrio iniziale, ma col tempo, questa si trasformerà
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in una nuova condizione di stabilità. Tornando però ai social: che Instagram e Facebook siano sulla stessa linea di business non è un mistero, anche Facebook ha da poco introdotto le “Stories”, poste in alto sul desktop proprio come Instagram. Il 2017 sarà importante per il colosso di Menlo Park anche per un motivo che trascende la semplice opportunità tecnologica di condividere pensieri e foto in tempo reale. Lo scorso dicembre, in un video in cui parla con la vice Sheryl Sandberg, Zuckerberg ha comunicato al mondo quello che sarà il nuovo ruolo del social network: “Siamo un nuovo tipo di piattaforma, non una società tecnologica tradizionale ma neanche una media company tradizionale. Facciamo tecnologia e ci sentiamo responsabili per come viene usata”.
Facebook Marketplace
A seguito di questa dichiarazione Facebook ha annunciato con un comunicato stampa la nascita del “Facebook Journalism Project”: un progetto che vedrà l’azienda in contatto con produttori di contenuti informativi, sia internazionali che locali, per creare contenuti di qualità, condividere informazioni reali e soprattutto combattere aziende, pagine e gruppi che diffondono notizie false. Ma i progetti di Zuckerberg non finiscono qui. È stata infatti lanciata a fine 2016 (ed è ancora in fase di test) Facebook Marketplace: l’applicazione di e-commerce via mobile che permetterà agli utenti di vendere e scambiarsi oggetti.
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Quest’ultima novità è facilmente interpretabile come un forte cambio di focus da parte dell’azienda che si sta rivolgendo a nuovi orizzonti del mercato; un mercato che affronterà al meglio anche grazie all’introduzione delle pubblicità su Messenger (la app di instant messaging). Le inserzioni dovrebbero comparire nella homepage e non all’interno delle chat e le aziende che decideranno di inserire i propri annunci godranno di una visibilità da capogiro: gli utenti di Messenger infatti inviano oltre un miliardo di messaggi al mese! TWITTER Anche il 2016 di Twitter si è concluso con un messaggio del CEO Jack Dorsey ai suoi dipendenti, ringraziati e incoraggiati in un memo aziendale. Un messaggio dal peso importante che ha chiuso un anno incerto, durante il quale il titolo azionario dell’azienda ha subito forti fluttuazioni, con cali e riprese altalenanti: “Twitter è ciò che sta accadendo - ha ripetuto Dorsey - Siamo il social network scelto dagli utenti perché siamo i più veloci: i più veloci a trovare le notizie e i più veloci a condividerle con il mondo intero. Ora dobbiamo diventare i primi, quelli a cui la gente fa affidamento per sapere subito cosa sta succedendo in quel preciso istante”.
Il 2017 della piattaforma cinguettante sarà un anno dedicato al LIVE, con l’obiettivo di essere più presente e più al servizio degli utenti, integrandosi maggiormente con Periscope (l’applicazione di Twitter per il live streaming). Non mancheranno le collaborazioni con testate giornalistiche ed emittenti tv per condividere nella home page video e news in diretta. Queste sono le previsioni, più o meno annunciate, per i maggiori social network in circolazione; ma l’anno nuovo porterà grandi novità anche per altre piattaforme, tra tutte, YouTube. Sarà infatti online entro fine anno il progetto YouTube Red: un servizio a pagamento (al momento in fase di test negli USA, Corea del Sud e Nuova Zelanda) che inserirebbe la piattaforma nel mercato dei video on demand, già sondato dai big Netflix e Amazon Prime Video.
In ultimo, dopo l’acquisizione da parte di Microsoft lo scorso giugno, LinkedIn ha lanciato un completo restyling del sito, insieme a nuovi e interessanti tool. La piattaforma delle job opportunities si è rifatta il look (decisamente più elegante ed immediato) puntando sulla visualizzazione da mobile e sui contenuti per ampliare la propria rete di contatti. Tra le novità sono disponibili una nuova Company Page, il tool LinkedIn Learning (piattaforma interna dedicata alla formazione online) e LinkedIn Lookup, lo strumento che facilita il lavoro in azienda, fornendo uno spazio in cloud sul quale modificare e salvare progetti condivisi tra colleghi. Un ultimo dato interessante sui social network è quello relativo al tempo che gli dedichiamo. Uno degli elementi cardine che giustificano il continuo aggiornamento delle varie piattaforme, è che l’utente medio spende mediamente - 2 ore e 19 minuti al giorno sui social network.
2 ore e 19 minuti nelle quali si informa, legge, scrive, da sfogo alla creatività e condivide con persone vicine e lontane. 2 ore e 19 minuti per guardare il mondo, creare gruppi, costruire competenze e conoscenze, ma anche per dialogare con personaggi di spicco, influencer e aziende. Comprendere le strategie e gli obiettivi dei social network è complesso e spesso è più facile concentrarsi sul loro elemento di svago e intrattenimento, categorizzando sia le piattaforme che i loro utenti. Eppure dietro alla comunicazione immediata, informale e costante ci sono regole, consuetudini e percorsi ben strutturati che stanno letteralmente rivoluzionando la vita di molti, se non di tutti. F. Passoni
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MILLENIALS
Chi sono (davvero) i Millennials e perché dovremmo conoscerli meglio.
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utti ne parlano, tanti li criticano, eppure i Millennials sono, e saranno sempre più, oggetto di attenzioni da parte del mercato e della comunicazione. Chiamati anche Generazione Y, Millennial Generation o Next Generation, sono quelle persone nate tra i primi anni ’80 e i primi anni 2000 e che entro il 2020 costituiranno il 25% della popolazione di Europa e Stati Uniti. Già negli anni scorsi, giornali, siti web, social network ed esperti si sono espressi su questo segmento di consumatori, limitandosi però a sfiorare la superficie di quello che è un vero e proprio nuovo mondo sociale, con regole e abitudini nate dall’influenza di diversi fattori come il cambio di millennio, il conseguente periodo storico di relativa pace e soprattutto lo sviluppo di tecnologie che permettono diverse modalità di comunicazione. Solitamente la formula legata alla Next Generation è la seguente: Millennials : Social Network = Internet : Smartphone Inevitabilmente il web ha segnato un’accelerazione dei tempi e dei cambiamenti nella cultura mondiale ed i Millennials sono tra i primi nativi digitali che possono
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crescere con questi strumenti a portata di mano. Sono molti però quelli che trovano dei grandi difetti negli atteggiamenti di questa giovane generazione; si dice infatti che siano pigri, sempre attaccati allo smartphone e senza alcuna voglia di lavorare. Forse, considerando la loro forte crescita - sia demografica che come parte del mercato - si potrebbe ricominciare “con il piede giusto”, provando a osservare i Millennials sotto un altro punto di vista e concentrandosi, anche solo per la durata di un articolo, a guardare oltre la semplice età anagrafica. Anche perché un giorno, i Millennials non saranno più tali. Cresceranno ed una nuova generazione prenderà il loro posto; magari non sarà nemmeno possibile definirla con una lettera dell’alfabeto, ma sarà necessario utilizzare un kanji giapponese o un simbolo internettiano... Quindi: chi sono veramente i Millennials? Sono giovani che cercano o si creano il successo tramite il web e le nuove tecnologie; sono gli imprenditori del futuro, persone che grazie ad internet e alla loro attitudine digitale diventeranno i businessman di domani; sono quelli che grazie ai social network hanno realizzato un sogno. Sapevate che PewDiePie (pseudonimo dello svedese Felix Arvid Ulf Kjellberg) è l’utente YouTube più pagato al mondo?
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Con i suoi 50 milioni di iscritti al suo canale in continua crescita, si stima guadagni 100mila dollari al mese, senza contare merchandising, libri, promozioni, prodotti e sponsorizzazioni. Lo scorso anno ha anche organizzato un evento in live streaming di due giorni insieme ad altri youtuber per aiutare il progetto ProductRed a raccogliere fondi per combattere l’AIDS in Africa. In un solo giorno hanno superato oltre 200 mila dollari. Questa è solo una delle testimonianze di come uno strumento, YouTube, e la creatività di un ragazzo qualunque possano cambiare le cose, anche se solo di poco. Che i Millennial siano più furbi di quanto fanno credere? PewDiePie non è l’unico esempio di neo-imprenditore di giovane età, togliendo l’esperienza di Zuckerberg con Facebook (ormai “vecchia” per i ritmi a cui il mondo gira oggi), altri giovanissimi hanno fatto notizia con le proprie idee. © Shutterstock: Twin Design
Cubetto di Primo Toys - thmmagazine.fr
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La rivista Forbes ha creato una lista dei migliori imprendi- i Millennials hanno molta voglia di fare, sono la nuova tori Under 30 d’Europa e tra loro ci sono anche degli principale forza lavoro negli Stati Uniti e accettano italiani. Saverio Murgia e Luca Nardelli, 25enni di Savona, contratti che i loro genitori non hanno mai conosciuto o hanno fondato la startup Eyra e creato il device per non sperimentato. vedenti Horus; Filippo Yacob invece, co-founder della startup Primo Toys, Una ricerca dell’anno scorso firmata Immaginatevi l’uomo ha inventato “Cubetto”, un giocattolo Nielsen dimostra che l’influenza dei che ha inventato la ruota finanziato tramite la piattaforma Millennials è tale da modificare i dire ai suoi figli e nipoti di crowdfunding KickStarter che trend nei campi dell’e-commerce, che sono pigri perché insegna la programmazione ai sharing economy e social media. vanno in giro in bicicletta. bambini. Perché sono sì connessi, ma non nel I maggiori centri di analisi hanno svolto numerose ricerche nel tentativo di capire meglio il comportamento e i gusti dei Millennials. L’identikit del Millennial tipico è cambiato di anno in anno sin dalla nascita del termine, comparso per la prima volta nel 1993 sulla rivista americana Advertising Age. Non è facile delineare chiaramente questo fenomeno internazionale; sappiamo che gli appartenenti alla Next Generation guardano molta meno tv rispetto ai loro genitori, preferiscono app come Netflix e Amazon Video, sono ultraconnessi ma anche impegnati socialmente; in più promuovono il proprio lavoro attraverso piattaforme di crowdfunding. Un altro dato, spesso nascosto, è che
modo in cui si potrebbe pensare: il social dei Millennials è sinonimo di Sociale e per quanto l’esperienza di molti sia legata ad avere gli occhi incollati ad uno smartphone, la Next Generation è quella del “noi” come gruppo, come società. Il networking per loro non è solo online, ma è funzionale a creare dialogo, confronto e coinvolgimento; per loro condividere è un must e per questo motivo cercano prodotti e servizi che offrano un’esperienza che vada oltre il semplice gesto dell’acquisto. I Millennials si sentono parte di più comunità e vogliono avere il controllo sul prodotto, ecco perché sono i primi ad informarsi online, seguendo blogger o influencer di settore prima di fare un acquisto. Hanno una mente che lavora senza fermarsi mai, con una capacità di elaborazione e di creatività che li porta a dar vita, e cercare contenuti dinamici, interattivi e dal forte appeal. E in Italia? Secondo il Rapporto Italia Eurispes 2017 sono circa 11 milioni i Millennials che stanno cambiando le abitudini digitali del Paese. Grandi utilizzatori dei social network (76%), trascorrono mediamente 2 ore e 41 minuti al giorno sui propri smartphone. Tuttavia - e qui purtroppo i fattori politici, geografici e sociali influiscono su tutte le generazioni più giovani - sembrano disillusi sul futuro, infatti il 48% ritiene indispensabile l’aiuto economico dei genitori per mettere su famiglia ed il 40% si dichiara sfiduciato circa la possibilità di percepire uno stipendio simile a quello dei genitori. In effetti, il mondo del lavoro non è facile per i Millennials italiani. Il report di PwC UK “Young Workers Index 2016” conferma che il tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Paese è tra i più alti d’Europa (con il nostro 40.1% arriviamo tra gli ultimi in classifica insieme a Turchia, Portogallo, Spagna e Grecia).
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Su questo tema ci sarebbe molto di cui discutere: infatti la disoccupazione è il centro di una serie di altri numerosi problemi che toccano i giovani molto da vicino e la fuga di cervelli non è che il primo e il più evidente di questi. Forse saranno loro, i Millennials che hanno avuto successo e si sono imposti sul mercato, che aiuteranno i loro coetanei; quelli che non trovano una via d’uscita tra contratti senza valore e una visione pessimistica del business, dove l’affermazione personale sembra raggiungibile solo attraverso realtà digitali. C’è anche da dire che i Millennials ci tengono al posto di lavoro e vogliono cambiare in meglio. Sempre secondo il rapporto di PwC UK, il 49% di loro rifiuta lavori o incarichi in contrasto con la propria etica professionale, mentre addirittura il 56% esclude a priori le aziende che non lavorano in modo sostenibile. Hanno la forza di combattere per evolversi intellettualmente, mentre la loro mentalità aperta li aiuta sia in campo lavorativo che in termini di acquisti (cosa che dovrebbe interessare il mercato): richiedono infatti una costante innovazione da parte dei brand, oltre che un contatto più immediato, sincero e concreto. I numeri e le statistiche sembrano considerare diversamente la Generazione Y e sono molti gli adulti che si mettono a difesa della categoria, come lo scrittore Richie Norton, che parlando dei Millennials ha detto: “Immaginatevi l’uomo che ha inventato la ruota dire ai suoi figli e nipoti che sono pigri perché vanno in giro in bicicletta. I giovani non sono pigri, semplicemente hanno ricevuto una tecnologia dalle generazioni precedenti e sanno come usarla a proprio vantaggio”. Nel suo articolo The 14 Most Destructive Millennial Myths Debunked by Data ha sfatato ben 14 miti legati ai Millennials, senza imporre un proprio pensiero, ma semplicemente confutando i giudizi
degli altri con dati, analisi e report. Eppure il percepito dei Millennials rimane per la maggior parte degli “altri” negativo. Ancora oggi vengono dipinti come svogliati, maleducati… e chi più ne ha, più ne metta. Tant’è che molti degli stessi Millennials spesso non si amano come categoria, o semplicemente non ci si riconoscono. L’abitudine di creare categorie, di “inserire” intere generazioni in un unico termine è molto spesso fonte di incomprensioni e caos, piuttosto che di semplificazione e immediatezza. È nella natura umana categorizzare la vita, è qualcosa che l’uomo fa dall’alba dei tempi, quando ancora non esisteva nemmeno l’idea di internet e quando creare confini era funzionale alla sopravvivenza. Categorizzare i rapporti è una forma di semplificazione che ha portato avanti la nostra società; eppure da qualche tempo non si semplifica più, anzi, si tende a fare associazioni secondo dei pregiudizi che dividono anziché unire. Potremo nasconderci ancora dietro l’evoluzione per giustificare questo comportamento? Nel 2017 avremo nuove risposte e nuovi trend, i Millennials saranno centro di molte discussioni e corteggiati dai mercati. Alla fine però, anno dopo anno, anche la Generazione Y sarà superata da un’altra più giovane (avete già sentito parlare di Generazione Z?) e tutto questo trambusto si appianerà. Si dice che la storia si ripete, ma una visione più aperta ed un orecchio teso al futuro permetterà a noi tutti di conoscerci a vicenda e sfruttare le diversità per far sì che le generazioni a venire tornino a sentirsi parte di un mondo unito e in armonia. M. De Vivo
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GESTIONE TEMPO
Per chi vuole tempo.
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l quadrante magico si divide in 4 parti: 1) Ciò che è importante ed urgente; 2) Ciò che è importante ma non urgente; 3) Ciò che è urgente e non importante; 4) Ciò che non è né urgente né importante. La teoria ci racconta che imparare a gestire i criteri di importanza e urgenza e riconoscere che non tutto ciò che dobbiamo fare ha per forza lo stesso livello di priorità, è una delle doti manageriali più ricercate. Ecco allora qualche domanda di verifica: come gestisci il tuo tempo? Lo controlli o ti lasci andare al flusso delle cose che ti ritrovi da fare nel momento in cui capitano? Se il tuo ruolo è puramente esecutivo (forse) puoi permetterti la seconda modalità, ma se sei un imprenditore o ricopri un ruolo di responsabilità manageriale il discorso l’avrai probabilmente capito sulla tua pelle - è differente. Ma come? Questo è un altro articolo sulla gestione del tempo? Ce n’è ancora bisogno? Non ho tempo da perdere!
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Forse è così, ma il fatto che tu abbia proseguito la lettura fino a qui in realtà ti suggerisce che di tempo ne hai già trovato e in più, se organizzi il tuo lavoro seguendo il flusso di quello che capita durante la giornata lavorativa, fermarti altri 4 minuti e 30 secondi circa per leggere sull’argomento ti supporterà nel vivere meglio e evitarti grossi problemi (di cui forse non ti sei ancora reso conto). E proprio per essere pratico, sono andato a intervistare due esperti per trovare un’esperienza di vita concreta, a supporto delle teorie. Ho chiesto a Federico Olivati e Laura Beretta, trainer e titolari di NOE Formazione, di raccontarmi cos’è cambiato da quando sono passati da essere liberi professionisti e organizzatori del proprio tempo secondo logiche personali, a coordinare oltre 40 consulenti e collaboratori.
GESTIONE TEMPO Sono convinto che parte della nostra storia sia scritta da eventi al di fuori del nostro controllo, ma che in ogni caso rimanga una nostra responsabilità (nel senso etimologico di respons-abilità, ovvero abilità di rispondere) agire in modo tale da convogliare tali eventi in direzioni che scegliamo. A volte la vita ci riserva delle occasioni che bisogna saper cogliere. Quando una serie di circostanze mi hanno suggerito di dedicarmi esclusivamente alla società NOE Formazione sono iniziati i veri problemi con il tempo, perché all’inizio, senza quella vecchia collaborazione stabile, mi sono ritrovato con molto tempo in più a disposizione; ma poi è subentrato un sospetto divenuto progressivamente una feroce constatazione: nella mia nuova attività non sapevo gestire il tempo con efficacia!” Ed ecco quindi che quanto Federico teorizza oggi in aula è frutto di un passaggio per così dire a pelle, vero?
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Federico racconta: “Quando ero un battitore libero, bene o male riuscivo a barcamenarmi nella partita dell’organizzazione delle mie giornate: parte del mio tempo era dedicata alla preparazione dei miei corsi, buona parte all’erogazione della formazione in aula come trainer e la rimanente alla promozione personale per trovare società con cui collaborare e per l’aggiornamento professionale (essenziale per restare al passo con i tempi). Oltre a ciò, avevo anche una collaborazione “stabile” con un’organizzazione che mi permetteva di avere una base economica sicura su cui contare. Nel complesso un’attività piuttosto intensa che mi lasciava (a dirla tutta) gran poco tempo da dedicare ad altro al di fuori del lavoro, che per molto ho comunque sempre trovato gratificante.
“Sì - dice Laura, la sua socia. Quando abbiamo cominciato, ci siamo trovati immersi in parecchie cose da fare e per darti un’idea te ne dico alcune: continuare a preparare i corsi e ad andare “in aula” come formatori, supportare clienti nell’individuare e raggiungere i loro obiettivi attraverso la conduzione di sessioni di coaching, promuovere la società con il sito e i canali social, trovare nuovi collaboratori continuando ad assicurare la garanzia della stessa qualità di contenuti e conduzione della formazione, progettare corsi nuovi. Risultati per i primi tempi… forte stress con costante sensazione di essere sempre di corsa, difficoltà a concludere le attività arrivando alla fine del giorno senza aver concluso varie cose e a doverle riprendere più volte nei successivi”. Spontanea la domanda: quindi? Come avete fatto? Federico ci dice: “Ho deciso di cogliere l’occasione datami dalla sensazione di confusione che avevo nella mia testa, e ho scelto di dedicarmi del tempo per capire come gestire meglio il mio tempo. Sono partito da quello che non funzionava: 1) Multitasking. Per anni ho pensato fosse funzionale e mi sono sforzato nell’acquisire ed incrementare questa abilità (ci fanno pure dei corsi), ma poi le recenti scoperte delle neuroscienze mi hanno rincuorato sui miei scarsi risultati dimostrando che in realtà il nostro cervello funziona
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in maniera selettiva, alternando attenzione focalizzata sulle diverse singole attività che illusoriamente pensiamo di fare contemporaneamente. Grado di rischio nell’abuso: alto! Spesso si finisce con l’aprire troppe “finestre” di attenzione con l’esito di non riuscire a chiuderle tutte e di portarle avanti in malo La persona che assegna tempi modo (se sono attività di poco conto e deleghe deve comprendere le ok, ma se sono importanti è piuttosto motiv-azioni dei collaboratori e controproducente). rammentargliele quando intravede segni di cedimento o 2) Alzare l’asticella di difficoltà delle incostanza nel loro operato. nostre attività per tenerci concentrati più a lungo. Un altro mito da rivedere; ho capito che le persone per rimanere attente, coinvolte e impegnate in quello che stanno facendo hanno bisogno di varietà (teoria, filmati, esercitazioni pratiche e simulazioni) visto che il cervello, durante una medesima attività, ha capacità attentive per una durata massima di circa © Shutterstock: Rawpixel.com 40/50 minuti, prima dell’inevitabile calo fisiologico delle performance. 1. Stabilire la tua motiv-azione, ovvero il motivo del tuo 3) Check list “Things to do”, si può usare, ma a condizione di agire. Nel lavoro - ma lo stesso vale anche nella vita privata stabilire delle priorità. Altrimenti il tutto si tradurrà in una - cosa è importante per te? Cosa è veramente importante lista della spesa con conseguente senso di spossamento per te? Quali sono i tuoi valori? Cosa vuoi raggiungere attraverso il conseguimento dei tuoi obiettivi? Rispondere nell’iniziare subito un’attività via l’altra senza sosta. a queste domande ti favorirà nel trovare la tua motivazione Ciò che sta a monte dell’ultimo punto introduce quello che e rinnovare l’energia necessaria per andare avanti nei invece è proprio il primo accorgimento che suggerisco per momenti di difficoltà. gestire il tempo in maniera produttiva.
2. Individuare i tuoi obiettivi. Quali obiettivi ti permetteranno di raggiungere ciò che vuoi? Cosa ci guadagni e cosa ci perdi nel raggiungerli o meno? 3. Rendere gli obiettivi smarter. 4. Imparare a delegare. Scegliere di avere a che fare con collaboratori o professionisti ancor più bravi e competenti delle proprie capacità (magari anche solo in termini di specializzazione) porta un guadagno, in termini di tempo e risultati; e soprattutto, nessuno sarà travolto dalla mole di attività che deve portare a termine. Ma attenzione - sottolinea Federico - non basta passare la palla e far fare ad altri. Bisogna assicurarsi di trovare le persone giuste per ogni singolo incarico. Prima che inizino a lavorare è necessario dedicare del tempo per confrontarsi in merito alle richieste di esecuzione e a cosa pensano del compito assegnato, cosa faranno per realizzarlo nelle macrolinee e in che tempi.
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È un esercizio di leadership: la persona che assegna tempi e deleghe deve comprendere le motiv-azioni dei collaboratori e supportarli rammentandogliele quando intravede segni di cedimento o incostanza nel loro operato. 5. Gestire le priorità del lavoro personale, ovvero stabilire delle priorità per capire a cosa vale la pena dedicare tempo e quanto. Approfondire e utilizzare la già citata matrice del tempo di Eisenhower delle 4 aree (ancor oggi più efficace di tanti software e applicazioni promemoria che scarichiamo e dimentichiamo sui nostri smartphone).” Laura aggiunge l’ultimo consiglio: “Imparare a dire di no dopo aver stabilito le priorità. NO ad attività non più in linea con gli obiettivi attuali. NO alle attività non urgenti e non importanti che danno l’illusione di essere impegnati e hanno un potere ipnotico che fa perdere la cognizione del trascorrere del tempo (e ce ne fa quindi perdere parecchio inutilmente). NO alle attività urgenti e non importanti che, con buona probabilità, è più utile delegare ad altri”.
Sono consigli a volte già sentiti, ma certamente utili da ricordare e far diventare parte della propria professione. Spunti e approfondimenti in tal senso si trovano anche nel libro Le 7 Regole per Avere Successo di Stephen R. Covey; ma soprattutto, sono frutto di un costante lavoro di affinamento che produce risultati solo con l’applicazione. E a chi dice che ha sempre fatto diversamente e se l’è cavata, si può rispondere che è sempre possibile migliorare. “Più importante di ogni cosa - conclude Federico - è avere il coraggio di cambiare senza ascoltare chi ti scoraggia. Perché - come diceva Gandhi - prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci.” C. Mangime
Un ultimo suggerimento - che si è dimostrato particolarmente efficace - su come gestire al meglio il tempo è quello relativo ai “blocchi” che Federico ha avuto da un suo stimato collega pugliese trapiantato a Roma. Dividere il tempo in “blocchi” di attività da 50 minuti e fare una pausa di 10 per staccare la spina e rigenerare le energie fisiche e mentali (meglio ancora, se possibile, prendendo una boccata d’aria fresca).
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Non sono solo “canzonette”.
Polittico Baroncelli, Giotto e Taddeo Gaddi, Basilica di Santa Croce a Firenze
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a musica accompagna l’uomo dal tempo delle caverne. È una costante storica, in forme, usi e scopi diversi. È un suono naturale che incontra la nostra mente fin dal concepimento; il primo suono che il feto ascolta è il cuore della mamma che rimbomba intorno a lui mentre galleggia nella sua bolla amniotica. E prima delle parole, il bambino impara a riconoscere il ritmo tribale dei tamburi che ritroverà nella “cassa in 4” quando ascolterà del buon rock. La musica è qualcosa di ancestrale e per questo oggi gli studi applicati alle varie discipline stanno analizzandola non solo come passatempo, ma come scienza; e valutano gli impatti emotivi, cognitivi e di cambiamento che produce. È noto che i supermercati utilizzino la musica per stimolare le vendite in determinati reparti e per allentare la tensione e la rabbia determinate dalle attese alle casse. Negli aeroporti accade lo stesso, ma al contrario: si cerca
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di abolire la musica e di non disturbare nessuno, neppure con gli annunci dei voli. Il suono della campanella in quelle aree pare scatenare fobie e innalzamenti di fobie: ogni segnale viene infatti inteso come un possibile problema, dal singolo: dalla paura di perdere l’aereo all’annuncio di un ritardo o simili. Suono e melodia sono parte della nostra vita quotidiana. In particolare i suoni organizzati, ovvero la musica comunemente intesa, ha effetti molteplici sulla vita di ognuno. Studi recenti testimoniano che il cervello, all’ascolto di determinate canzoni, attiva aree differenti: quella dedicata alla memoria semantica o quella episodica; da parole e ricordi scaturiscono i cambi di umore legati appunto a situazioni differenti della vita. Sono quelle aree che attivano le reazioni inconsce. La musica ci fa sentire i brividi lungo la schiena sia pure con intensità maggiori o minori - dicono gli studi - in funzione della personalità. Le persone che lavorano in settori creativi, come i registi
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o i creativi in generale, persone cioè aperte, flessibili, curiose, sono più sensibili al fenomeno. Per questo, sanno come usare la musica stessa durante eventi, film, rappresentazioni teatrali, o semplicemente per rendersi migliore la vita. È infatti un’altra cosa provata che la musica, ascoltata con attenzione, cambia e migliora il nostro umore. Pare bastino 15 secondi di ascolto di una melodia per modificare la nostra percezione dell’ambiente circostante. Avete presente i parchi a tema? Fin dall’ingresso le persone sono avvolte in una miscellanea di suoni creati ad arte da esperti di musica e psicologia, al fine di caricare i visitatori, far percepire loro l’eccezionalità del momento, aumentare la sensazione di adrenalina sulle attrazioni “ride”, dove si toccano velocità impressionanti e si sfida la gravità, oppure indurre malinconia in quelle più legate alla fantasia e alla fiaba. Allo stesso modo, e proprio forti di queste esperienze, i registi dei grandi eventi si affidano a esperti musicologi o compositori per creare la live track della manifestazione: per indurre al mutamento delle percezioni, per facilitare il transito e l’assimilazione dei contenuti, per spingere al canto corale o al battere le mani all’unisono (un altro dei segnali che indicano una vicinanza, una condivisione di ideali). Cantare e suonare insieme diventa un’attività sociale, crea prima gruppo e poi squadra. E infatti negli stadi, ogni squadra ha il proprio inno, e ancora, il proprio grido di battaglia. Per non parlare della danza maori dell’Haka, forse l’esempio più classico e citato di quanto la musica e poi la danza possano diventare segnali forti di traino collettivo verso un obiettivo.
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La musica accomuna, la musica crea aggregazione, la musica però può anche dividere. I tamburi delle tribù africane che suonano in modo diverso dando il tempo ai cacciatori o ai guerrieri. Lo stesso succedeva nel medioevo quando gli eserciti, oltre ad essere guidati dalle bandiere, erano spinti dal suono delle trombe o dei corni. La ricchezza di un movimento musicale è intrinseca ed è legata al fatto che può essere vista e utilizzata in mille modi. Aiuta a non sentirsi soli, è driver di esperienze, è facilitatore di sentimenti che derivano proprio da quelle esperienze e si ritrovano nei ricordi fin dall’infanzia. Per questo motivo, in un evento la musica impatta quasi quanto una scenografia o una call to act collettiva o allo stimolo di un particolare sentimento o reazione. Basti pensare che l’80% del terrore scatenato da una scena in un film horror è dovuto proprio alla colonna sonora e agli effetti.
Georges Braque, Donna con chitarra, 1913
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ART
Kapa Haka Indegenous Maori Culture Performance Art, New Zealand - australian.culturextourism.com
Se si prova a guardare la stessa scena senza suono, si scopre quanto quelle immagini non riescano a turbare il nostro inconscio se non in misura davvero minima. In certi casi, addirittura, si assiste ad uno scoppio di ilarità dovuto all’esagerazione iperbolica di quanto si sta guardando. Ed è proprio per questo che da qualche anno stanno crescendo gli specialisti della musica da evento o da spot pubblicitario, musicisti che conoscono, oltre alle dinamiche delle scale armoniche, quelle psicologiche legate a un effetto, uno stop improvviso, un suono particolare. Il più famoso, nonché capostipite indiscusso del genere definito noise music o non music (altro non è che una variazione della ambient o della lounge music), è certamente Aphex Twin - o come lo si voglia chiamare visti i numerosi pseudonimi usati - uno sperimentatore che, partito dalla musica elettronica, ha saputo creare un genere assoluto di eccellenza. La sua colonna sonora per lo spot Pirelli del 1993 è un esempio tuttora incontrastato di come una musica apparentemente distante dalle hits possa diventare un must o un punto di riferimento.
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In un’epoca in cui il matrimonio pare passato di moda, sono invece moltissime le rivalutazioni della festa celebrativa che, in molti casi, diventa oggetto di uno studio accurato anche della colonna sonora. Basta aprire internet per scoprire decine o forse centinaia di band o di compositori che si definiscono “esperti e compositori di musica per matrimoni”; e certamente l’evento è da sempre un momento importante da sottolineare in modo adeguato, tanto che alcuni brani classici sono diventati “sinonimo” di matrimonio e automaticamente stimolano un riflesso condizionato di commozione o melanconia, se non di pianto liberatorio. Esistono poi, musiche per eventi che invece hanno fatto la storia del rock. Nessuno si sognerebbe ormai di celebrare una vittoria con un brano che non sia We are the Champions dei Queen. Il sound trascinante e riconoscibilissimo è un classico esempio di come un pezzo musicale varchi le frontiere per cui è stato scritto e diventi un inno collettivo capace di muovere fin dalle prime note non solo fremiti e brividi, ma l’istinto naturale di urlare la propria voglia di successo.
ART
Sono esempi di reazioni che trovano una giustificazione sono in realtà solo una conferma di quello che le sensazioni negli studi della University of Connecticut (UCONN) umane da tempo dicono: la musica è qualcosa che ci condotti dal prof. Edward Large e dal suo team di ricerca tocca nel profondo, che evoca sensazioni e sentimenti, che da qualche tempo stanno esplorando come la musica che provoca mutamenti. E che di conseguenza è in grado comunichi emozioni all’interno del cervello di chi la di influenzare in bene o in male un evento, è in grado di ascolta e provochi reazioni ipotizzabili o guidabili verso cambiarne il corso, di esaltarne momenti, di abbassare determinati comportamenti. La letteratura scientifica tensioni. E, per le stesse ragioni, la colonna sonora di un all’inizio ipotizzava che la musica evento è importantissima e sempre evocasse emozioni, all’interno del più definita a monte, nella scaletta La musica è qualcosa che ci tocca nostro cervello, sfruttando costrutti regia. Spesso è integrata a livello nel profondo, che evoca sensazioni e psicologici profondi che si sono di show ed in questo caso gruppi sentimenti, che provoca mutamenti. radicati nella nostra psiche grazie musicali o cantanti vengono chiamati all’evoluzione della specie. come guest star per dare una spinta emozionale o per creare il momento che sarà ricordato come epico. Con i progressi della diagnostica invece, si sta ipotizzando che la musica parli al cervello attraverso un linguaggio che Qualche tempo fa una canzone da hit autoironizzava sul noi umani non possiamo nemmeno immaginare, frutto mondo musicale dicendo che “sono solo canzonette”. In della nostra percezione di stimoli musicali da parte dei vari realtà ormai è scienza applicata con risultati concreti. sistemi neurali sottostanti al cervello. Questo significa, in termini concreti, che la musica determina comportamenti F. Mezzo e di conseguenza funge da tramite all’elaborazione di modelli diversi di comunicazione. Tutte queste teorie scientifiche, che trovano sempre maggiori fondamenti,
Concerto in una grotta naturale, Festival di Træna, Norvegia - © Shutterstock: Melanie Lemahieu
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ALIMENTAZIONE
Siamo quel che mangiamo? Un viaggio tra abitudini, cambiamenti e sostenibilità.
© Shutterstock: xamnesiacx
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arliamo spesso di come negli ultimi anni il mondo stia vivendo numerosi cambiamenti, celebriamo l’avvento di internet e la sua capacità di azzerare le distanze, mentre tutto ciò che è digitale diventa parte di una rivoluzione che modifica trend economici, sociali e di business. Che ne sarà però della cucina? La tecnologia riuscirà anche ad avvicinare culture culinarie differenti favorendo una mescolanza di sapori, profumi e proprietà nutrizionali? Riusciremo a prevenire intolleranze alimentari e aiutare chi ne soffre? E soprattutto: saremo finalmente in grado di produrre e consumare ciò che mangiamo in modo sostenibile? Sono tante domande e molte di queste necessitano risposte ampie e dettagliate. In questa sede proveremo a capire come si è evoluta l’alimentazione umana; individuando quelli che sono i cambiamenti maggiori degli ultimi tempi. Ad esempio troviamo che sempre più persone soffrono di intolleranze o allergie alimentari. Perché sono in aumento? È sufficiente una breve ricerca su Google per notare quanti
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Rider di Foodora
ALIMENTAZIONE
medici e ricercatori pubblichino frequentemente analisi e ipotesi legate a questo fenomeno tutt’altro che superato. Tra le cause principali vediamo spesso citato l’uso dei pesticidi - che seppur in piccole dosi, si aggiunge ad una serie di elementi negativi e influenzanti - l’inquinamento, cattive abitudini come abuso di alcool e fumo, e ovviamente una scarsa attenzione all’alimentazione. Per ogni causa però, fortunatamente c’è una battaglia in corso (o c’è stata). Ad esempio possiamo tranquillamente dire addio al gangster belloccio che nei film anni Sessanta fumava il sigaro mentre sorseggiava scotch d’annata. Questo ovviamente non significa che il mondo del cinema e dei media sia diventato salutista; ma sicuramente nel corso degli anni il pubblico stesso ha iniziato a mal tollerare la sponsorizzazione di comportamenti nocivi, preferendo piuttosto una strategia di product placement dei prodotti più in voga del momento.
Cary Grant in The Philadelphia Story (1940).
Ma se alcool e fumo sembrano essere in via d’estinzione (seppur a livello di percepito e con un ritmo di “decadimento” molto, molto lungo) l’uso di pesticidi e la
© Shutterstock: oticki
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ALIMENTAZIONE
cattiva alimentazione rimangono ancora problemi senza risposta che influiscono inevitabilmente sulla qualità del cibo e sui comportamenti dei cittadini di tutto il mondo. Numerose associazioni ed organizzazioni per l’ambiente lavorano senza sosta nel tentativo di raggiungere le istituzioni e lavorare insieme a progetti di tutela; sperando di aumentare i controlli ed i limiti entro i quali accettare sostanze chimiche nell’agricoltura. Per quanto riguarda l’alimentazione invece, soprattutto in Italia, possiamo identificare due trend principali sui quali avremo più notizie e informazioni a fine anno. Innanzitutto siamo consapevoli di mangiare sempre più spesso fuori casa, eppure allo stesso tempo c’è una maggior attenzione agli acquisti consapevoli; anche molti enti pubblici sponsorizzano il consumo di cibo made in Italy, di materie prime di qualità e a chilometro zero. L’ultimo Rapporto Ristorazione della FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) conferma che, nel 2016, ben 39 milioni di persone hanno mangiato fuori casa; inoltre dal report si evince che il consumo domestico sia calato dello 0.3%, un dato in controtendenza con l’Europa dove è in TM aumento. Un ultimo dato interessante è quello che ha visto un ampliamento della rete di ristorazione con l’apertura di oltre 20 mila nuove attività; purtroppo però a questa crescita è corrisposto un calo di qualità, soprattutto nei centri storici dove le attività di ristorazione take away sono aumentate del 41,6% mentre i bar sono scesi del 9,5%.
pinterest.com
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con il contributo di
i pesci da mettere nel piatto
e qvelli da lasciare in mare
Miniguida per combinare piacere e responsabilità 1
Tuttavia, con una tradizione culinaria centenaria alle spalle, tra i più recenti esempi di tutela della cucina, troviamo l’associazione Slow Food (nata a Bra, in Piemonte), che dal 1986 promuove la cultura del cibo, il rispetto per i produttori e per l’ambiente. Nello statuto si cita anche l’obiettivo di promuovere la biodiversità, le tradizioni culinarie locali ed elevare la cultura alimentare dei cittadini affinché le nuove generazioni siano maggiormente responsabili. È confermato, inoltre, che gli italiani sentono molto vicino anche il problema legato al consumo di carne; i cittadini vegani sono aumentati così tanto che il fenomeno ha influito addirittura sul paniere dell’Istat, che a inizio anno ha incluso le preparazioni vegan. Dal Rapporto VeganOk Italia 2017, curato dall’Osservatorio VeganOk, emerge che circa il 3% della popolazione italiana è vegana (dato triplicato in un solo anno!). Sono inoltre diminuiti gli acquisti di carne rossa (-5,8%) e salumi (-5,3%) e aumentati fortemente quelli di prodotti vegani (latte vegetale +19%), zuppe (+37%), e sostituti dei secondi piatti (+27,1%). Sono numeri importantissimi che segnano un’inversione di rotta non indifferente e che suggeriscono il passaggio dal concetto di “moda” ad un vero e proprio nuovo regime alimentare, sostenuto e promosso sia da parte del web che della
ALIMENTAZIONE
GLUTINE
ARACHIDI
FRUTTA A GUSCIO
SEDANO
SENAPE
UOVA
LATTE
SESAMO
PESCE
CROSTACEI
MOLLUSCHI
SOIA
SOLFITI
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televisione. Non mancano infatti programmi tv dove si Che sia una moda o una nuova tendenza, dobbiamo sperimentano nuove ricette vegane, gluten free e crudiste, abituarci a questo cambiamento senza dimenticare che il mentre chef prima sconosciuti si trasformano in icone ed consumo di carne non è la scelta più salutare né per l’uomo eroi di quella che fino a qualche mese fa era una minoranza. né (e soprattutto) per il pianeta. Dal mantenimento degli Nel mondo occidentale - o forse in realtà solo nel nostro allevamenti al processo di macellazione e produzione di Paese - veganesimo e vegetarianismo ancora stupiscono; mangimi, fino ai materiali utilizzati per la conservazione non tanto perché noi italiani siamo mentalmente chiusi della carne…è tutto particolarmente inquinante, costoso e o amanti della carne, ma perché la dispendioso di energie e capitali. nostra cultura culinaria è molto ampia Questa inversione di rotta e da sempre viene ricondotta alla In definitiva: la carne non è suggerisce il passaggio dal concetto dieta mediterranea: un esempio tutto particolarmente sostenibile, eppure di “moda” ad un vero e proprio italiano che il mondo ci invidia. - giustamente? - non tutti vogliono nuovo regime alimentare. convertirsi al veganesimo. Certo, Bisogna però accettare la realtà e potremmo dare una chance agli quindi nel 2017 il mondo della ristorazione, dell’hotellerie e insetti, ma tra le altre alternative paradossalmente forse anche quello degli eventi dovrà adeguarsi a questo cambio più accettate, c’è il progetto di Uma Valeti ex cardiologo e di paradigma. Se fino a ieri i ristoranti potevano proporre un fondatore di Memphis Meats: la prima azienda produttrice piatto vegetariano su tre, oggi devono aumentare l’offerta di carne artificiale. per i nuovi consumatori (senza dimenticare ovviamente il lungo elenco degli allergeni e magari le indicazioni sulla Nei laboratori di San Francisco la carne nasce da alcune provenienza delle materie prime, se sono adatte ai celiaci, cellule estratte da un bovino vivo, fatte poi crescere in se sono integrali, se sono a km zero oppure light). vitro fino a diventare tessuto muscolare. Il problema principale (oltre allo scetticismo e l’incredulità generale) Se durante l’organizzazione di un evento prima si è il prezzo: come tutti i processi di ricerca ai primi stadi, proponevano cene di gala tematiche - a base di pesce, di i costi sono elevatissimi e saranno appianati solamente carne, o anche solo con menù vari che seguivano le tendenze se il progetto riuscirà ad andare avanti con l’avvio di una del momento - oggi è fondamentale chiedere ai clienti di produzione estensiva. comunicare eventuali intolleranze e abitudini alimentari, lavorando così ad un progetto ancora più customizzato e Non è ancora certo quindi, se tra qualche anno potremo attento alle nuove esigenze. (e vorremo) mangiare carne “coltivata” in laboratorio, trovando così il compromesso tra un’alimentazione nutriente ed un minimo impatto ambientale; ogni tentativo è un passo avanti ma le implicazioni sono tante, così come i rischi. Cene fuori e cibo take away, attenzione alla qualità degli ingredienti ed azioni di ricerca e sviluppo: nonostante le tendenze differenti, il 2017 sarà l’anno in cui la confusione troverà un suo lento ma preciso ordine, portando alla luce nuove necessità e soluzioni ad un mercato di importanza mondiale. F. Passoni
Caratteristiche della polpetta artificiale di Memphis Meats.
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CES 2017 Il futuro prossimo venturo.
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hi Las Vegas! Città di perdizione e gioco d’azzardo, di hotel a tema e show incredibili, di luci sulla Strip e fontane luminose. Las Vegas di shopping selvaggio e autodromi, di scommesse sulla vita e sul futuro. Questa era Las Vegas fino a qualche anno fa. Nel tempo infatti ha perso - almeno in parte - la sua aurea di trasgressione e soldi facili per acquisire sempre più quella di destinazione fieristica per eccellenza. Oggi la città del Nevada è un punto di riferimento per convegni e congressi e soprattutto per fiere d’avanguardia come il CES (Consumer Electronics Show). Qualche numero dell’edizione appena conclusa: 57 paesi presenti con aziende espositrici; pubblico di 50.000 professionisti di settore provenienti da 150 nazioni; 241.000 metri quadrati coperti da esposizioni, installazioni, demo area e lounge per incontri. La curiosità ci spinge a indagare tra le novità esposte per vedere se le nuove tecnologie presto troveranno applicazione, oltreché nella vita quotidiana, anche nel mondo degli eventi. Così abbiamo scoperto che come sempre le novità del mondo mobile e dei televisori la fanno da padrone; il televisore perderà tra non molto le casse acustiche e i sistemi dolby surround esterni, in favore di un complesso sistema integrato che, attraverso le vibrazioni dello schermo, renderà il suono completamente avvolgente e diretto per un’esperienza davvero immersiva. Chissà quindi, che presto non vedremo sparire le casse appese sopra i palchi, a favore di un sound che arriva dagli schermi di rimando.
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Sicuramente interessante, anche se se ne parla da tempo, è l’auto elettrica di FCA, gruppo Chrysler Fiat, che oltre alla grande autonomia (dichiarata di oltre 400 km) può vantare una serie di features davvero avveniristiche: dall’apertura e attivazione a riconoscimento facciale e vocale, fino alla memoria delle preferenze del proprietario in termini di illuminazione interna, colore delle luci, musica d’ambiente e tanto altro. Sempre nel settore automotive, Mercedes ha sviluppato un sistema dotato di drone sul tetto del suo van, che promette di far consegne senza problemi di parcheggio per il guidatore, mentre BMW con il sistema HoloActive Touch dimostra come gli ologrammi siano ormai cosa fatta anche per fornire tutta una serie di informazioni all’interno della vettura. Tecnologia che, nel mondo degli eventi e dei concerti, sta diventando una cosa abbastanza consueta, sia per l’aspetto scenico e di impatto sul pubblico, sia per la comodità di interazione virtuale/umano, che rappresenta uno degli scogli più ardui da superare quando invece si parla in videoconference, oppure solo in voce, da location differenti. Ultima novità legata alla mobilità automobilistica, sono le vetture Ford e Audi in grado di viaggiare senza che il guidatore debba fare alcunché. Completamente automatizzate, riconoscono la strada grazie a sensori e telecamere e mantengono le giuste distanze da auto vicine, pedoni o ostacoli. Attraverso un complesso sistema di reti neurali l’auto tedesca è addirittura in
CES 2017
www.ces.tech
grado di simulare il processo di apprendimento di un L’azienda giapponese ha presentato un’altra novità cervello umano per un’applicazione particolare: imparare riguardante i sistemi di videoproiezione: il sistema a parcheggiare con il metodo empirico per tentativi. consente di proiettare su qualsiasi superficie, grazie Il problema vero legato alla diffusione di un’auto all’abbinamento tra una fotocamera e un proiettore. completamente autonoma ormai, si pone in termini La fotocamera fornisce i dati necessari ad adattare, etici o di responsabilità in caso di incidenti (e non più di compensare e correggere ogni differenza dello schermo tecnologia). Sempre da Ford arriva, in collaborazione con che così, anche se non uniforme, diventa perfettamente Gorilla Glass, una vettura più leggera e resistente: sulle utilizzabile, in ogni circostanza. Altra grande funzione vetture infatti, vengono applicati dei vetri (gli stessi del è quella legata all’ottimizzazione del bianco che, cellulare) che resistono agli urti e sono molto più leggeri. attraverso un lavoro di compensazione sul colore, rende Anche questa è una delle novità che la riproduzione cromatica vivace. Quante cose abbiamo visto potrebbe trovare applicazione negli diventare oggetti d’uso normale, eventi per proiezioni o schermi a Fin qui le novità del CES 2017 che e quanto invece tutta quest’ansia tempo zero. pensiamo di più facile applicazione di presentare è un po’ come al mondo degli eventi. Ovviamente l’esibizione muscolosa di una In tema di mobilità, ma a livello non stiamo a parlare di telefonia, Formula Uno che poi prima di personale, interessante è la soda sempre la grande protagonista diventare realtà deve attraversare luzione proposta da Ninebot, con della fiera e anche quest’anno mille cambi e mille adattamenti, il Mini Pro Robot, un robot che ti assoluta detentrice dello scettro di oppure sopportare costi di trasporta velocemente utilizzando novità su ogni fronte (Apple a parte sviluppo eccessivi. un sistema autoequilibrante in grado ovviamente che preferisce i suoi di trasformare il concetto di mobilità urbana o interna ad keynotes privati per i lanci di prodotto). un evento. Ma una riflessione diventa d’obbligo, quando a fronte In termini di reperibilità delle persone, di geo localizzazio- di tutte queste novità, si va appena sotto il velo del ne o di divulgazione di informazioni, le novità continuano ad marketing spinto e della presentazione per stupire. E arrivare dalla Wearable Technology: gli orologi della Casio la domanda che segue la riflessione è “ma quanto la ad esempio possono ricevere informazioni, geolocalizzare tecnologia applicata diventerà realtà comune?” Ovvero, le persone, integrare bussole e supporti dinamici; la quante cose abbiamo visto, tra vita quotidiana ed eventi resistenza è garantita dalla certificazione militare. speciali, diventare oggetti d’uso normale, e quanto invece
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LG OLED TV display (www.ces.tech)
Jen-Hsun Huang (www.ces.tech)
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tutta quest’ansia di presentare è un po’ come l’esibizione muscolosa di una Formula Uno che poi prima di diventare realtà deve attraversare mille cambi e mille adattamenti, oppure sopportare costi di sviluppo eccessivi. Abbiamo visto tante bolle di sapone scoppiare in questi anni, pur se presentati con le migliori promesse ed intenzioni. Parlo del Blu Ray, solo per fare un esempio. 200 giga di capacità, ovvero circa 40 volte un normale DVD. Non doveva avere rivali. E invece… abbiamo visto com’è andata a finire e quanta fatica sia stata compiuta non per affermarsi sul mercato, ma per non morire poco dopo la presentazione con costi di sviluppo altissimi. Oppure il 3D dei televisori. Sembravano l’ultima frontiera. E infatti nessuno riesce a superare il confine. Perché esistono limiti non solo tecnologici ma molto più pragmaticamente “umani”. Per vedere in 3D servono occhialini speciali, serve un televisore speciale molto più
Nuovo concept car (www.ces.tech)
costoso, e soprattutto occorre non aver mangiato molto o non patire il mal di mare. Un po’ come succede con i Google Glass o i visori per la realtà virtuale. Dovevano invadere le nostre case e la nostra vita. Al contrario, sono i protagonisti della versione scientifica di “chi l’ha visto”. Non voglio fare profezie come quella di Darryl F. Zanuck, Presidente della 20th Century Fox, che nel 1946 affermò che la televisione non sarebbe durata più di 6 mesi; perché la gente si sarebbe presto stancata di passare le serate a guardare dentro a una scatola di legno. Ma certamente l’invito, soprattutto per chi vive di tecnologia, è quello di guardare ad essa con occhio attento a capire cosa sarà davvero il futuro e cosa è fatto per stupire momentaneamente e far percepire come migliore e tecnologicamente più avanzato, quanto è già in produzione. G. Merini
Sistema BMW HoloActive Touch (www.ces.tech)
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PAROLE IN EVENTO
Facce da eventi!
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i spengono le luci, il pubblico lascia il palazzetto. L’evento si è concluso tra sorrisi, momenti di aggregazione, musica e spettacolo.
Si sente una strana energia nell’aria, quella che fa ancora vibrare le casse spente e fa brillare gli occhi; la stessa che ti fa venire la pelle d’oca quando realizzi che è tutto finito. È come quando esci dal cinema, dopo aver visto un grande film: torni alla realtà di tutti i giorni, eppure quando vai verso l’auto in silenzio, ti torna in mente quel ricordo ancora vivo e sorridi mentre metti in moto e torni a casa, più ricco e più “grande” di prima. Questo è ciò che accade dopo un grande evento, al termine di un giorno o più di attività, momenti di incontro, di riflessione e di svago. Si ringraziano gli account che hanno seguito il progetto ed i creativi che hanno partorito l’idea originale, ma in quanti sanno del lavoro fatto dietro le quinte?
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In quanti possono dire sinceramente di avere un’idea della programmazione e delle tempistiche rigidissime che vengono rispettate prima e durante l’organizzazione di un evento? Chi conosce i professionisti che lavorano ad ogni singolo step della produzione? C’è chi dice siano delle creature mitologiche silenziose e attente, precise e sempre puntuali che lavorano nell’ombra di un palco e si muovono furtivi tra i banchi di regia. Ma c’è molto di più dietro la realizzazione di un evento. In primis, tanta passione e professionalità, come quella che ancora oggi anima Massimo e Valerio, che stimiamo e rispettiamo per la loro capacità di dar vita ad un’idea scritta su un foglio, per il loro talento di creare materialmente ciò che è stato pensato e progettato e per la loro voglia di “sporcarsi le mani” in evento, dove rimangono fino alla fine. Sono due professionisti d’alto calibro. Il primo è una new entry del mondo SINERGIE (ma attivo da anni e riconosciutissimo dal mercato degli Eventi), il secondo
PAROLE IN EVENTO
È un progetto complesso e faticoso che necessita di una vera gestione aziendale. Il 2017? È l’anno del matrimonio professionale tra Massimo Babini e SINERGIE: agenzia fatta di gran lavoratori e professionisti che con devozione ed umiltà firmano successi su successi. Valerio Ciao a tutti! L’anno trascorso è stato pieno di appuntamenti importanti, un anno senza dubbio molto intenso e ricco di soddisfazioni. Il 2016 è sicuramente da ricordare, sia sul fronte professionale ma soprattutto personale, in quanto ho realizzato la “produzione” più grande: l’arrivo della mia piccola Matilde. Quello che mi porto dietro dall’anno trascorso è indubbiamente un altro po’ di esperienza che non guasta mai; mi porto la stessa voglia di fare bene, la stessa passione, la stessa energia. Per l’anno che viene mi auguro il meglio, e qui mi fermo. Raccontateci un po’ di voi, di dove siete? Cosa fate? Ma soprattutto…dove andate?
invece ne ha plasmato numerosi successi grazie alla propria esperienza e competenza. All’anagrafe Massimo Babini e Valerio Brusa, rispettivamente Head of Production e Production Manager della Divisione Eventi di SINERGIE Live Communication: due colonne portanti e maestri di produzione, due professionisti e colleghi che si apprestano ad affrontare un nuovo anno di lavoro. Ragazzi, bentrovati. Com’è stato il vostro 2016? Cosa vi portate dall’anno vecchio e cosa sperate di trovare nel nuovo? Massimo Il 2016 è stato l’anno del cambiamento: l’uscita dall’agenzia dove ero socio e l’ingresso in SINERGIE con un ruolo di rilievo, stimolante e sfidante. È stato anche l’anno di progetti importanti ed impegnativi, uno tra tutti il Market Sound che mi ha visto in prima linea come produttore esecutivo.
Massimo Sono Siciliano di Catania e posso dire con orgoglio: milanese d’adozione. Milano è la città che ha permesso di realizzarmi professionalmente. È il luogo in cui vivo, dove vivono i miei più cari amici e soprattutto dove coltivo i miei interessi extra professionali. È una città stimolante e aperta e mi ha subito accolto a braccia aperte. Dove vado? Da nessuna parte, sto bene dove sono. Quando posso torno a casa in Sicilia, terra con la quale ho un legame viscerale. Valerio Vengo dalla provincia di Varese, piccolo e normalissimo paesino. Mi sento però un po’ nomade. Qualche anno passato al sud seguendo papà per lavoro, poi l’università a Bologna e poi ancora Milano, che mi ha consentito di realizzare il mio sogno… Sì, il mio sogno: ho sempre voluto fare questo lavoro. Vado avanti così, sono contento dove sono e con chi sono.
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PAROLE IN EVENTO
Qual è stata la sfida più impegnativa dell’anno scorso? Massimo Come già detto, la produzione esecutiva del Market Sound, una vera azienda dell’intrattenimento con economie importanti ed un organigramma complesso da gestire con molta diplomazia. Valerio Ogni sfida ha le sue difficoltà, ogni progetto ha le sue insidie, bisogna affrontarle con la stessa attenzione e la stessa sinergia, solo così si possono arginare gli imprevisti e rendere ogni evento memorabile. Se devo proprio citare un evento, direi che Medtronic 2016 al teatro Dal Verme/ Bicocca è stato veramente complicato. Il vostro è un ruolo “dietro le quinte”, vi sentite dei super eroi? Cosa vi piace del vostro lavoro e quali sono le difficoltà che riscontrate più spesso? (tranquilli, con noi potete sfogarvi…) Massimo Mi piace il dietro le quinte e il suo cameratismo: non quello politicamente noto. Noi tutti della produzione viviamo per periodi più o meno brevi in simbiosi e quando un progetto si chiude è sempre il saluto alla stazione. Le difficoltà che si riscontrano spesso sul campo? Fanno parte del gioco e rendono il nostro lavoro frizzante (certo, alcune volte anche troppo…).
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PAROLE IN EVENTO
Valerio Back Stage! Termine cha ancora oggi a distanza di anni e dopo essere stato dietro a tante quinte mi affascina e mi emoziona. Il nostro è un settore a parte, frenetico e vorticoso dove i super eroi non durano molto. Del nostro mondo e del mio lavoro mi piace il confronto, la soluzione, la resa che un gruppo di professionisti riesce a mettere a disposizione per un unico risultato. Le difficoltà sono all’ordine del giorno, servono a trovare sempre più soluzioni; elemento sul quale si basa il nostro lavoro.
gia, dimentico puntualmente qualcosa. Spesso mi occupo personalmente dell’arredo degli uffici di produzione, non fa parte del mio ruolo, ma è più forte di me! Mi piace proprio e da grande forse farò l’addetto ai camerini…
Avete qualche rituale particolare prima dell’inizio di un evento?
Salutiamo i ragazzi con un sorriso e con la consapevolezza che sarà proprio attraverso la voce di professionisti come loro che conosceremo maggiormente il lavoro e l’impegno alla base del mondo degli eventi: unico nel suo genere, costruito su regole e leggi precise, ma ancora tutto da scoprire. F. Passoni
Massimo Sì, preparo il mio zaino di produzione con dovizia maniacale: non possono mancare i miei gadget lavorativi! Purtroppo non metto la stessa cura nel preparare la vali-
Valerio Prima di partire stampo planimetrie, prospetti e il piano di produzione da appendere rigorosamente accanto alla mia scrivania in ufficio di produzione. Il vero e proprio rituale più per scaramanzia non posso dirvelo!
Evento Medtronic - Hangar Bicocca
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TURISMO
Hotellerie, qualità ed investimenti.
Le tre parole chiave per l’Italia che punta sul turismo.
In Italia il turismo è da sempre un settore molto importante. Il ricco patrimonio storico, culturale ed enogastronomico del nostro Paese lo ha reso famoso in tutto il mondo, attirando sempre più turisti che, col tempo, sono diventati esigenti, attenti all’ambiente e alle strutture in cui alloggiano. Oggi il percepito dell’albergo è lontano dalla vecchia idea di hotel anonimo ed impiegato esclusivamente per riposare dopo un lungo viaggio. L’hotel non è più un dettaglio, ma un luogo contenitore di esperienze e ricordi; è una vera e propria destinazione che, con i suoi servizi vicini alla clientela, attira anche l’interesse di grandi investitori che decidono di puntare sul Bel Paese.
In Toscana i tre resort della nostra collezione - Fonteverde, Bagni di Pisa, Grotta Giusti - sono nati come residenze termali nobiliari. Sono gioielli di storia e architettura sorti su sorgenti naturali in alcune delle zone più incantevoli della regione come la Val d’Orcia, le colline che abbracciano Pisa e la Valdinievole. In Sardegna, il Chia Laguna è immerso nello splendore di uno dei tratti più spettacolari della costa, davanti a spiagge, promontori, lagune costiere e dune che si affacciano sul mare turchese. Gli elementi che accumunano le strutture del gruppo sono l’eccellenza, la qualità e l’eleganza. Sono dunque questi i nostri criteri di selezione. Sono convinto che il prodotto italiano sia fantastico, direi unico al mondo, ma purtroppo spesso non valorizzato. L’obiettivo di Italian Hospitality Collection è portare l’eccellenza italiana nel mondo.
Sempre più fondi di investimento sembrano infatti scegliere il mondo dell’hotellerie italiana, diventando partner delle società di gestione alberghiera e affiancandole nell’attività di riqualificazione delle strutture e dei servizi offerti. Il turismo genera opportunità di lavoro e crea ricchezza e valore per il nostro Paese. Ne abbiamo parlato con Roberto Micciulli, A.D. di Italian Hospitality Collection, polo alberghiero italiano dell’eccellenza Made in Italy comprendente il Chia Laguna in Sardegna e le rinomate strutture termali Fonteverde, Bagni di Pisa e Grotta Giusti in Toscana. Come sono state selezionate le strutture e qual è l’obiettivo del gruppo? Italian Hospitality Collection riunisce hotel, resort e spa di eccellenza: unici, scelti per la loro bellezza, la loro storia e l’incanto del loro territorio. Chi sceglie Italian Hospitality Collection vive un’autentica esperienza di ospitalità italiana fatta di calore, generosità e passione. Ogni ospite sente di essere al centro del nostro mondo, circondato di attenzioni e immerso nella bellezza dell’arte e della natura.
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Roberto Micciulli
TURISMO
Oggi siete concentrati in Sardegna e in Toscana. Avete in programma qualche nuova apertura in altre regioni?
Parlando di “mesi difficili”, cosa comporta avere una struttura chiusa mesi all’anno per un gruppo come Italian Hospitality Collection?
Sì, apriremo nel 2018 un nuovo albergo a Courmayeur, in una posizione eccezionale a pochi metri dalla via pedonale e Sicuramente la chiusura stagionale di una struttura deve dagli accessi al comprensorio sciistico. Sarà un bellissimo essere tenuta in considerazione nell’ambito dei piani di 5 stelle con 86 camere fra suites, una società. Nel nostro caso riguarda L’hotel non è più un dettaglio, ma junior suites e camere tradizionali, il Chia Laguna in Sardegna che ha un luogo contenitore di esperienze 2 ristoranti e tutti i servizi. Per noi chiuso lo scorso novembre e riaprirà e ricordi; è una vera e propria Courmayeur rappresenta un ottimo questo marzo. Avere la struttura destinazione che, con i suoi servizi punto di partenza in una regione chiusa comporta una serie di costi vicini alla clientela, attira anche molto importante come la Valle fissi senza ricavi, perché le spese di l’interesse di grandi investitori che D’Aosta, altro esempio di eccellenza gestione rimangono attive. Quindi più decidono di puntare sul Bel Paese. tutta italiana. si riesce ad allungare la stagionalità e a produrre fatturato, più si riescono Quindi siete presenti “dal mare alle montagne”! a coprire i costi fissi. La macchina che sta dietro ad un albergo è complessa e la sua attività influenza il lavoro e la Esattamente. In più stiamo valutando nuove opportunità in vita di molte risorse. Pensiamo ai nostri dipendenti che, nel altre regioni, dove andremo a individuare realtà alberghie- picco stagionale, arrivano a più di 400 unità in Sardegna re sostenibili; perché una delle principali difficoltà per e 300 in Toscana. Garantire un periodo lavorativo lungo e l’imprenditore turistico è gestire hotel a stagionalità regolare allo staff significa fidelizzarlo e consentirgli di ridotta. Stiamo inoltre valutando delle strutture anche in avere una sicurezza economica importante. città e in località di prestigio facilmente accessibili. Spesso le strutture alberghiere con la loro presenza e le Italian Hospitality Collection si propone anche alle loro attività mantengono vivo un territorio. Come trova aziende che organizzano eventi. Quanto incide sul il rapporto tra l’hotellerie e le istituzioni? budget il mondo dell’eventistica, rispetto al turismo puro? Tutte le nostre strutture sono perfettamente integrate nel territorio e nel tempo sono diventate partner importanti Per noi le aziende che organizzano eventi sono per gli organi amministrativi locali. A volte però la mia fondamentali, come credo lo siano per qualsiasi struttura impressione è che in Italia ci si occupi poco di turismo a che ha delle sale meeting. Perché? Perché chiaramente livello nazionale. Abbiamo posti unici al mondo, siamo durante il periodo canonico di luglio-agosto è più facile i primi nell’arte, nell’enogastronomia e nella moda, ma riempire un albergo con la clientela individuale; il problema tutto sembra “scorrere naturalmente” e non c’è sufficiente nasce nei cosiddetti periodi di bassa stagione. Ed è qui che attenzione sul tema. Un Governo interessato potrebbe il comparto MICE diventa determinante. lavorare meglio e di più per le imprese turistiche, favorendo la collaborazione e le sinergie tra i vari gruppi alberghieri, Se non sei bravo e non hai un’organizzazione manageriale prevedendo delle agevolazioni per gli hotel stagionali e che si occupa di ricercare nuovi clienti e stringere riconoscendo degli sgravi fiscali alle aziende che decidono rapporti con le aziende e le società che organizzano di organizzare eventi in Italia. eventi, chiaramente diventa difficilissimo garantire l’alta occupazione della struttura in tutti i mesi dell’anno. In Portando il focus sugli investimenti, perché secondo Italian Hospitality siamo attenti a intercettare nuovi lei un’entità finanziaria può vedere un’opportunità nel business e ad approcciare nuovi mercati, secondo una mercato alberghiero? strategia che punta all’indipendenza dal mero turismo leisure. Negli ultimi anni abbiamo individuato nello sport Diversi fondi immobiliari si stanno accorgendo che il una grande opportunità di sviluppo, organizzando eventi turismo è importante e con le loro operazioni finanziarie di respiro internazionale che hanno dato visibilità e contribuiscono a creare la giusta solidità che permette agli occupazione alle nostre realtà alberghiere. imprenditori di far crescere le strutture.
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C’è poi da considerare il periodo storico che stiamo vivendo che restituisce un’immagine dell’Italia come di un Paese sicuro, rispetto ad altre destinazioni minacciate dal terrorismo internazionale. Credo che i fondi che investono nel settore possano rappresentare la linfa vitale del turismo, aiutandolo a crescere notevolmente. L’altra componente di crescita è rappresentata dalle fusioni: fondere uno o più gruppi alberghieri per fare sinergia, aumentare il fatturato ed il valore della società e dell’offerta. Una fusione potrebbe essere un’alternativa anche per IHC? In Italia abbiamo l’occasione di creare grandi rapporti con gruppi importanti e soprattutto abbiamo la possibilità di investire su prodotti di un certo livello. Con alle spalle un gruppo finanziario solido le opportunità sono enormi. In questo settore una fusione potrebbe contribuire a far crescere una società e soprattutto a creare valore. Vedremo in futuro, al momento in Italian Hospitality Collection non abbiamo questa prospettiva. Quali sono allora i programmi per il 2017? Ad oggi stiamo lavorando per il re-opening di Grotta Giusti che il 9 marzo riaprirà in tutto il suo splendore, rinnovato nelle camere, nel bar e nel ristorante. In Sardegna a maggio inaugureremo il nuovo Hotel Baia - con suite, junior suite e camere con vista mozzafiato sul mare di Chia - poi andremo a finalizzare il progetto di Courmayeur. Ad oggi la vostra offerta non propone alberghi cittadini, saranno una possibile new entry per l’anno nuovo? Ci sono state delle opportunità che abbiamo valutato, ma ad oggi preferiamo concentrarci sui segmenti leisure marefamiglie-spa e corporate mice-events, che rappresentano il nostro core business. Italian Hospitality Collection esiste da due anni e mezzo e in questo tempo abbiamo fatto passi da gigante. Abbiamo ancora molto da fare, però sapere di esser riusciti a portare le nostre strutture all’eccellenza è una soddisfazione enorme, oltre che una motivazione in più per continuare a dare il massimo. Abbiamo assistito ad uno spaccato interessante da parte di una voce autorevole che punta molto, se non tutto, sul territorio italiano e sulle eccellenze che il nostro Paese può, e sa, offrire al pubblico di tutto il mondo. M. De Vivo
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MICE NEWS Il concetto di “albergo diffuso” nasce dall’idea di utilizzare le case vuote, e ristrutturate con i fondi del post terremoto in Friuli (1976), come strutture turistiche, che negli ultimi anni hanno attirato sempre più anche l’attenzione delle aziende. Le località degli alberghi diffusi sono ottime per l’organizzazione di meeting ed attività di team building alla scoperta dei paesi e della natura nostrana; in più, l’attenzione all’ambiente e la tradizionale cucina a km0 impreziosisce un’offerta diversa dal solito. La differenza tra un albergo diffuso ed uno “normale” è la sua struttura orizzontale: i singoli alloggi sono sparsi per le vie del centro abitato, mantenendo centralizzate solo una reception e la sala colazione. Giancarlo dall’Ara - Consulente e Presidente dell’Associazione Nazionale Alberghi diffusi - definisce questo concept come “un po’ casa e un po’ albergo”, confermando il grande successo di questo “prodotto” totalmente Made in Italy il quale ha addirittura vinto 3 importanti premi internazionali del turismo; oltre ad essere stato presentato come modello di successo anche da giornali come il National Geographic ed il New York Times. La progressiva e costante distribuzione dell’albergo diffuso è dovuta principalmente all’attenzione di una
Hotellerie de Mascognaz, Val d’Aosta - hotelleriedemascognaz.com
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parte della domanda turistica ai contenuti di sostenibilità proposte da alcuni luoghi di soggiorno. Le persone non utilizzano più gli alberghi solamente come punto d’appoggio nei loro viaggi, ma sono più responsabili ed attenti alle tematiche legate alla natura e alla storia di un Paese. La collocazione vede privilegiare i piccoli centri storici, i borghi ed i nuclei di antica formazione o gli insediamenti rurali o montani, pur non escludendo la validità di soluzioni legate a singole presenze in contesti urbanizzati. Gli alberghi diffusi sono ormai affermati in Italia. Scopriamoli insieme partendo dalle origini con l’albergo diffuso Sauris, in provincia di Udine, nel cuore delle Dolomiti Friulane; in una posizione protetta e isolata. Il merito della riuscita di questo progetto innovativo va tutto ai suoi abitanti che, dopo il terremoto degli anni ’70, con grande forza e capacità imprenditoriale hanno saputo ricostruire questo luogo meraviglioso. Con la costruzione dell’albergo è stato possibile il recupero di stalle, fienili e abitazioni, trasformate in unità ricettive. Agli occhi di chi visita si apre una prospettiva di cordialità e accoglienza schiettamente alpina: tetti in scandole di larice, poggioli in legno e muri in pietra costruiti con la tecnica del “block bau” (tronchi di legno sovrapposti, incastrati agli angoli). Il riscaldamento ecologico di stufe e caminetti. La vera chicca è la colazione: servita tutte le mattine in cesti di vimini, lasciati davanti alla porta di ogni abitazione, è composta prevalentemente da prodotti tipici e rigorosamente a Km0. La struttura diventa anche una concreta occasione per catalizzare eventi sociali e culturali come ad esempio i corsi di cucina.
Castello di Gargonza, Monte San Savino - maiano.net
Dall’altra parte delle Alpi troviamo l’Hotellerie de Mascognaz, albergo diffuso di lusso in Val D’Aosta. Con 8 suite distribuite in 7 chalet appartenenti ad una casa colonica del XVII secolo, la struttura si trova a 4 km dalla località sciistica di Champoluc. Le camere in stile rustico-chic sono dotate di interni in legno e pietra e tutte le sistemazioni hanno caminetto, TV e WiFi gratuita. Solo alcuni chalet dispongono di una camera da letto soppalcata, vasca idromassaggio e/o balcone; inoltre l’hotel comprende 2 accoglienti sale da pranzo e un bar, oltre a una spa con piscina coperta, sauna e hammam; ed una saletta per board meeting ben attrezzata. Nel Centro Italia, situato sulla cima di una collina tra Arezzo e Siena, il Castello di Gargonza è un borgo toscano di proprietà privata che offre sistemazioni circondate dalla Valdichiana e 500 ettari di bosco. I vari tipi di alloggio sono distribuiti in tutto il borgo ed è possibile avere un camino e vista sulla valle. Le antiche mura di questa struttura medievale racchiudono anche una piscina all’aperto, giardini privati, un centro congressi, nonché la Chiesa dei Santi Tiburzio e Susanna. Il ristorante in loco, La Torre di Gargonza, è aperto tutti i giorni e propone piatti a base di pasta fatta in casa e della cucina tradizionale toscana.
Al Sud gli alberghi diffusi si stanno affermando sempre più. Ne citiamo uno, appena inaugurato: il Garibaldi Hotels, che entra nel settore delle dimore storiche e alberghi diffusi. Dopo la recente acquisizione del “19 Resort a Santa Cesarea Terme”, a partire da quest’anno la catena alberghiera pugliese gestirà un albergo diffuso all’interno del centro storico di Carovigno, in provincia di Brindisi, e promette lo sviluppo di un brand e un modello di business dedicato e replicabile in altri centri storici della Valle D’Itria. Di pari passo la società sta procedendo al consolidamento dei prodotti pugliesi, in particolar modo del “Campoverde Village”, nel cuore del Salento, dove si prevede l’ultimazione dei lavori di rinnovamento del complesso adeguando gli standard a quello dei migliori villaggi del litorale. Persino città importanti come Milano accettano a braccia aperte la filosofia dell’albergo diffuso e un esempio lo troviamo nell’ “Italian Way”; l’affitta-camere di lusso che, ad una clientela per il 70% business ed internazionale, propone appartamenti full optional per brevi periodi, con tutti i servizi dell’alta qualità alberghiera inclusi. Tra questi, su richiesta troviamo il personal shopper, lo chef a domicilio, animazione e servizi Spa.
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DESTINAZIONI SU CUI PUNTARE Slovenia
Vicina all’Italia, la Slovenia si trova soltanto a 1 ora dal confine con il Friuli Venezia Giulia. È una meta relativamente low cost ed un paese a misura d’uomo: più piccolo della Lombardia, si attraversa da un capo all’altro in 4 ore. Le sue città sono incantevoli e adatte per essere visitate a piedi, con siti storici e colline verdeggianti punteggiate di castelli fiabeschi. Le sue bellezze naturali come boschi - la Slovenia è al terzo posto nell’UE per boscosità - fiumi e parchi nazionali permettono di praticare molteplici sport a seconda delle stagioni: scii, escursionismo, torrentismo, canoa, rafting e ciclismo. Le sue terme la rendono una meta ideale per trascorrere un weekend all’insegna del relax e del romanticismo. Per gli amanti dei cavalli invece, a Lipica è possibile visitare l’allevamento dei cavalli lipizzani, una razza maestosa, nata proprio in queste terre. Da assaggiare i prodotti tipici locali: formaggi, yogurt, la “belokraniska pogaca” (schiacciata), minestre, zuppe, il ćevapčići, vini come il Malvasia o il Refosco, ottima carne e il branzino “felice” dell’allevamento Fonda.
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Istria
L’Istria - la Croazia più vicina all’Italia - è una spendida penisola a forma di cuore sulla costa nord orientale dell’Adriatico , a poco più di 1 ora da Trieste. È una terra dai mille colori: rosso come la terra, il vino istriano e i tramonti sul mare; grigio come le città di pietra; e poi il verde delle foreste, delle distese di prati e delle dolci colline; blu come il mare limpido delle innumerevoli baie e insenature. Ecco alcune curiosità e qualche piccola, grande perla che vi consigliamo di visitare. La kravatska I primi ad utilizzare la cravatta come accessorio ornamentale furono i francesi, i quali mutuarono questo fazzoletto dai mercenari croati, che lo indossarono durante la guerra dei Trent’anni (1618-1648). La “kravatska” era un foulard di lino il cui significato era molto romantico: si trattava infatti del dono di mogli, fidanzate e amanti ai soldati che partivano per la guerra. Legata al collo, era testimonianza di un forte legame e segno di fedeltà. Pirano Una delle città più fotogeniche del Mediterraneo, Pirano ha mantenuto nei secoli il suo fascino ineguagliabile: l’abbraccio del mare e la sua ricca storia, si riflettono nell’architettura, disegnando scenari magici. Qui si ha la sensazione di passeggiare dentro un quadro; tutto ha un suo
colore ed una precisa collocazione nella città e nei ricordi di chi la visita; dagli stretti vicoli all’interno delle mura antiche, alla piazza dove sorge la statua della persona più famosa di Pirano (il compositore e violinista Giuseppe Tartini), fino al molo accanto ai pescatori o al mercato ricco di frutta fresca. Il Parco Cretaceo delle Brioni L’arcipelago delle isole Brioni è un Parco Nazionale famoso per le sue bellezze naturali. Nell’isola di Brioni Maggiore, la più grande dell’arcipelago, sono state scoperte oltre 200 impronte di dinosauro risalenti al periodo Cretaceo (che ha dato il nome al parco). Brioni Minore, invece, è conosciuta per un’imponente fortezza in cui nei mesi estivi si tengono diverse rappresentazioni culturali. Cucina e gastronomia La cucina dell’Istria Blu è ricca di pesce, crostacei e conchiglie. Quella dell’Istria Verde invece, è conosciuta per le ottime specialità a base di asparagi e tartufi. Ciò che unisce le due località sono gli ottimi vini come la Malvasia, il Terrano, il moscato di Momiano e il moscato rosa di Parenzo. Da non dimenticare San Servolo - marchio della birra istriana - la grappa e le marmellate di Pinguente. Tra i piatti tipici istriani troviamo la pasta fresca, il prosciutto crudo e il formaggio di pecora.
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KEMPINSKI PALACE PORTOROZ
SAN CLEMENTE PALACE KEMPINSKI
KEMPINSKI HOTEL ADRIATIC
SAN CLEMENTE PALACE KEMPINSKI, VENEZIA Il San Clemente Palace Kempinski - parte di Leading Hotels of the World - è una destinazione esclusiva di pace e tranquillità su un’isola privata, a soli dieci minuti in barca da Piazza San Marco. A pochi minuti da Venezia, la struttura è una combinazione unica di spazi interni ed esterni, ideale per eventi speciali. Precedentemente l’hotel è stato: un monastero dei Camaldolesi (dal 1645 al 1810), un Ospedale fino al 1992, e infine nel 2003 fu convertito in albergo di lusso recentemente affidato alla gestione Kempinski. Il fascino dell’ex monastero è un invito ad un viaggio nel tempo tra giardini rigogliosi, antiche corti interne e la storica chiesa di San Clemente. In una delle 190 camere e suite si può godere di serenità e privacy, mentre nei tre ristoranti interni è possibile gustare specialità italiane e veneziane. Per rilassarsi e mantenersi in forma, ci sono campi da tennis e da golf, una piscina all’aperto e trattamenti Spa. Per meeting e congressi sono disponibili sale da un minimo di 25 persone a un massimo di 300; gli spazi dei giardini arrivano ad ospitare fino a 500 persone sedute in una tensostruttura.
KEMPINSKI HOTEL ADRIATIC, ISTRIA CROAZIA L’hotel sulla costa istriana è un simbolo di eleganza e fascino; unisce la funzionalità moderna con la natura incontaminata: situato a soli 45km da Trieste e a 2 ore e mezza di catamarano da Venezia, il Kempinski Hotel Adriatic è il primo resort di lusso Golf&Spa a 5 stelle. Questo Hotel all’avanguardia offre 186 camere e suites, da 41 a 260mq, avvolte in una calda e ricercata atmosfera mediterranea. Direttamente sulla spiaggia privata, si trova una spa di 3000mq di foggia greco-romana, con sei cabine per trattamenti, tepidarium, calidarium, laconium, una piscina interna riscaldata, hammam, sauna - finlandese e a infrarossi - e bagno turco, cabina del ghiaccio e sala fitness. La struttura propone due ristoranti: Diana, il più classico; e il Kanova, più moderno e tipico istriano, affacciato sul mare. Tre bar vicino alla lobby, alla piscina e sulla spiaggia completano l’offerta. Per lo sport ci sono quattro campi da tennis, volleybal, basketball e un campo da golf. Sette sale meeting da 30 a 300mq per un massimo di 250 persone disposte a teatro; mentre il Silvium è uno spazio tutto vetrate, con affaccio sulla spiaggia, per cene di gala fino a 200 persone.
KEMPINSKI PALACE PORTOROZ, ISTRIA SLOVENIA Nell’alta Istria veneziana troviamo l’Hotel Kempinski Palace Portoroz che per più di 100 anni ha giocato un ruolo di primo piano nella vita della città. L’architettura del palazzo è un mix di Art Nouveau, Bauhaus e Art Deco: un insieme di eleganza con riferimenti alla storia viennese e al modern design. Dopo varie vicissitudini di chiusure, rifacimenti e abbellimenti, nel 1980 fu proclamato “Monumento storico e culturale della municipalità di Pirano”, città medioevale a pochi chilometri da Portoroz. L’hotel si trova al centro di Portorose e gode di una posizione privilegiata sul lungomare della penisola, con una vista fantastica del Mar Adriatico. La struttura dispone di 164 camere e 17 suites ed è aperta tutto l’anno, ad esclusione di febbraio. La Rose Spa di 1500mq ha 10 cabine per trattamenti, bagno turco e sauna finlandese e ad infrarossi. A disposizione 6 sale meeting: in particolare la Crystal Hall Ballroom di 275 mq è alta 7 metri e la contigua Terrazza Crystal di 300 mq è perfetta per cene di gala. Il parco antistante l’hotel si presta per cocktail party e ricevimenti. L’hotel conta due ristoranti, il Fleur De Sel e il Sophia, e quattro bar. La storia racconta che ai tempi “viennesi”, dopo cena uomini e donne si radunavano nelle due Gentlemen’s e Ladies’ Saloons (oggi restaurate) a discutere di politica e a bere liquori e the. Tra i plus del Kempinski Palace Portoroz si segnala il Casinò a pochi passi, insieme all’animata via dello shopping. M. Saccenti
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San Clemente Palace Kempinski, Venezia LA DOLCE VITA IN UNA LOCATION DAVVERO UNICA: IL TUO RESORT ESCLUSIVO SU UN’ISOLA PRIVATA, NEL CUORE DELLA LAGUNA DI VENEZIA
Kempinski Hotel Adriatic, Istria Croazia OASI DI LUSSO SULL’ADRIATICO, CON AMBIENTI PRESTIGIOSI ED ECCEZIONALI DELIZIE CULINARIE
Kempinski Palace Portoroz, Istria Slovenia UN REGALE RIFUGIO TRA LE RIVE DEL MARE ADRIATICO, NELL’ALTA ISTRIA VENEZIANA
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2017:
tutti contro.
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aro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’… cantava Lucio Dalla nel 1979. Prevedeva 3 Natali, feste tutto l’anno, preti sposati sia pure in età avanzata in modo probabilmente da evitare peccaminosi atti di libidine o perlomeno inferiori alla media giovanile, ma soprattutto sacchi alla finestra e incertezza sul futuro. Era 38 anni fa. Ma è ancora attualissima oggi, mentre all’alba di questo 2017, di incertezza e di paure ne abbiamo tante. E non solo perché gennaio 2017 è cominciato con un venerdì 13 e scaramanticamente non poteva essere peggio; ma perché quest’anno arriva dopo un 2016 che di certezze ne ha scardinate tante, soprattutto ai censori dell’ovvio e ai servitori del politically correct. Quindi la domanda sul 2017 è: cosa ci aspetta adesso? Beh, tutto e il contrario di tutto. Se fossimo in mare, capitani coraggiosi o incoscienti, dovremmo essere pronti e capaci di navigare a vista. Perché le previsioni sono destinate ad essere scompaginate ancora una volta. E questa è l’unica certezza. Ed è anche bello, finalmente, vedere che tanti soloni del sapere economico, politico, comunicativo, non sanno dove
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sbattere la testa. È catartico. Loro che dall’alto di un talk show giudicavano e influivano, oggi fiutano l’aria cercando la brezza vincente sperando che in caso di errore il mondo sia indulgente o quantomeno smemorato delle loro previsioni e dei loro indirizzi. Il loro problema vero è che si trovano di fronte una generazione nuova che comunica con un tweet, che lancia una moda in un programma televisivo, che cambia le regole del gioco con un post, che fa incetta di like come sondaggio invece di pagare una società di ricerche di mercato; una generazione che ha scalzato il potere dall’interno, che ha una nuova percezione di sé, che acquisisce leadership pubblicando una foto e chiama a raccolta con una chat di gruppo. Una generazione figlia dello storytelling che si raccoglie intorno a un sogno come nel ’68, solo che oggi il sogno è frutto di un’allucinazione tecnologica anziché lisergica. E, come se non bastasse, il web oggi è una nave pirata che non ha neppure una bandiera con teschio e tibie per farsi riconoscere. C’è troppo miscellanea di notizie e bufale,
di emulazione dall’altra. C’è una sorta di attesa del futuro costruito dalle parole e smentito dai fatti per cui ci si rifugia nel virtuale cercando una soluzione o una risposta che non c’è, perché le certezze sono finite in un mondo in cui è come se ci avessero invertito nord e sud, ma non ce lo avessero detto. E l’ago magnetico del nostro riconoscere impazzisce e muta ogni giorno.
fake news e realtà nascoste. Ci sono piacioni che vivono il web come la loro Il 2017 quindi è l’incertezza fatta sistema. Ed è un sistema personale platea autogratificatoria, onanisti del click che si basa su un equilibrio instabile di fragilità intrinseche. indotto da una posizione che induce a diventare amico Succede da qualche anno, in politica come nella musica, del proprio capo su Facebook per guardare cosa mangia nello spettacolo come nell’economia (che poi spesso è e omaggiarlo in stile fantozziano …“ma dottore, com’è ormai diventata show biz con banchieri che intasano le bello il suo piatto; com’è buona la sua minestra cucinata televisioni di consigli sul futuro e scenari che fingono di da uno chef stellato mentre discute conoscere per garantirsi un posto in di economia e io invece in t-shirt politica una volta finito il mandato La domanda sul 2017 è: mangio il minestrone della busta del in banca in cui hanno venduto bond a cosa ci aspetta adesso? supermercato; come è lungimirante rischio). Beh, tutto e il contrario di tutto. lei che sa prevedere ascese e cadute Se fossimo in mare, in borsa mentre il mio stipendio è È il momento dell’inatteso, della capitani coraggiosi o incoscienti, fermo da tre anni; non sa come la figura di sponda, del leader dal dovremmo essere pronti capisco con tutte le preoccupazioni, carisma apparentemente debole e capaci di navigare a vista. i fusi orari che cambia per passare da ma capace di cavalcare il sentiment Tokyo a Milano e poi a Los Angeles popolare, di essere forte perché in una settimana per riuscire a giocare a golf su campi alternativo allo status attuale, ma non necessariamente differenti.” E intanto il poveretto sogna il weekend a dotato di grandi idee. Rimini o a Ventimiglia. Questo 2017 è più complicato di un oroscopo; un vaticinio sul Non c’è più distinzione. C’è sempre più ricerca di consenso futuro è più rischioso di viaggio su Marte. Lì si conoscono i da una parte e sempre meno pensiero e maggior voglia pericoli, qui non si sa cosa o quale sarà il pericolo.
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Ogni tanto sembrano esserci trend, mode; e qualcuno si improvvisa o si avventura sul percorso ricco di ostacoli. Sempre Lucio Dalla, in Futura - altra canzone profetica - si chiedeva “chissà domani su che cosa metteremo le mani, se si potrà contare ancora le onde del mare e alzare la testa… Non avrà paura nostro figlio. E su quali strade camminerà”.
Dove andiamo in questo 2017? Non si sa. Certamente vedremo gli attacchi cui ci siamo abituati, in un tutti contro tutti che ormai non fa più notizia; e dove la notizia non è più la ricerca della verità ma del titolo gigante che duri più di qualche minuto nel mare di internet, visto che cacciatori di trend già preannunciano la fine della carta stampata nei prossimi 5 anni.
Ecco in questo 2017 queste domande sono più che mai logiche e sensate.
Vedremo un’informazione viziata, un gusto dell’allineamento a dare contro a Trump indipendentemente da cosa dica, perché si è sostituito al diavolo con il forcone quello col ciuffo arancione. E non esiste più la capacità di vagliare in cambio di una presa di posizione da giustificare a priori.
Perché per coordinare un piano di comunicazione, per definire le strategie di marketing, per identificare i nuovi prodotti, serve capire cosa vogliono fare i target, che poi non sono nient’altro che le persone intorno a noi, ma spersonalizzate; così è più facile decidere un taglio del personale o la chiusura del loro conto in banca. Il target, il focus, il canvass. Nel corso degli anni sono cambiate le parole per rendere più semplice la non comprensione o la mistificazione. Nel 2017 questa sarà l’ancora di salvezza dei sociologi dell’ovvio e dell’avvenuto. Mescolare le parole, invertirne il senso per giustificare l’articolo o la lezione cattedratica a cose fatte ed evidenti. Com’è possibile che sia accaduto tutto ciò? Semplicemente perché non si è dato ascolto al mondo reale. Perché in un momento in cui tutto sembra apparire come superato pochi istanti dopo che è stato messo in rete, in realtà c’è più bisogno che mai di una vita concreta a cui aggrapparsi. C’è necessità fisica di un confronto reale, di una verità condivisa, di una parola “che squadri da ogni lato l’animo nostro informe e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato” come diceva Eugenio Montale; per superare la mediocrità e l’incertezza dell’ossimoro permanente in cui “oggi possiamo dirti ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. E invece per evolverci, per comunicare efficacemente dobbiamo sapere sempre cosa vogliamo, dove vogliamo andare. Siamo bravissimi nel dire il problema e crogiolarci all’interno. Meno abili nel cercare la soluzione. La comunicazione di oggi parte in attacco per chiudere in difesa nella replica a quanto affermato, in una gara all’ultima parola.
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Dove andiamo in questo 2017? Non si sa. Certamente vedremo gli attacchi cui ci siamo abituati, in un tutti contro tutti che ormai non fa più notizia; e dove la notizia non è più la ricerca della verità ma del titolo gigante che duri più di qualche minuto nel mare di internet.
Assisteremo ancora impotenti o senza la voglia di opporci, a una informazione in cui i dati vengono usati e manipolati, in cui ci si fingerà stupiti delle cose che capitano (come è stato la Brexit o il risultato delle elezioni americane, o il referendum quest’anno); li si chiamerà “cigno nero” per non ammettere che si stava sostenendo un’idea aprioristicamente. E preferisco pensare che ci sia una volontà manipolatoria piuttosto che una vera incapacità di interpretazione. Ma in fondo, questo 2017 passerà. E i grandi cambiamenti saranno piccini, perché avverranno a piccolissimi passi per farli digerire.
E quasi non ci accorgeremo di quanto accade perché il mondo progredisce in silenzio e in costanza, mentre ci chiediamo invece il motivo della stasi apparente. …chissà domani su cosa metteremo le mani…ma non necessariamente sarà qualcosa di brutto. Perché nonostante l’apparente negatività generale, ho fiducia nel pensiero, nella capacità interpretativa. E mi piace chiudere come ho cominciato, citando un Dalla che mi dia speranza. “aspettiamo senza avere paura, domani”. Perché a discapito delle nostre previsioni, un domani ci sarà. F. Mezzo
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Magazine di comunicazione, eventi, incentive, marketing.
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Fabrizio Mezzo Direttore Responsabile Silvia Arosio In Redazione Francesca Passoni Mario Saccenti Segreteria di Redazione Giorgia Soragni Hanno collaborato a questo numero Carlo Mangime Giosuè Merini Monica De Vivo Art Direction Greta Tremolada
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