ANNO 2 - NUMERO 4 - FEBBRAIO 2016 www.sinergie-group.com
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EDITORIALE
2016. Grandi NOVITÀ!
Non ci piace essere trionfalistici. Non ci piacciono i punti esclamativi a caso. Ma per questo numero ci sono; e ci stanno tutti. Prima novità: guardate una pagina più avanti di questa e scoprirete le istruzioni per godere appieno della nostra copertina in “realtà aumentata”. Basterà scaricare la app realizzata da ISNT, come normalmente fa per tanti eventi e clienti; poi dovrete solo passare il vostro smartphone sulla copertina e …non vi sveliamo nulla del mondo fantastico che si aprirà davanti ai vostri occhi. Ma sarà come stare sul palco di un grande show! Quindi la seconda novità. Anche questa nel mondo web. Focus On da questo numero, nella versione on line scaricabile dal nostro sito www.sinergie-group.com/magazine.php sarà anche in inglese e in formato interattivo, con video interni agli articoli, link a siti citati e tante altre sorprese.
Il tema di febbraio è uno di quelli tosti, che ci chiama in causa tutti: la CSR, la responsabilità sociale. Nel caso più vicino a noi, quella delle imprese, ma anche di certa comunicazione, della politica ambientale, dei social e del mondo che cambia. E’ stato un tema dibattuto da alcuni importanti manager di realtà multinazionali che ci hanno raccontato la loro visione sull’argomento. Al centro di questo numero, un faccia a faccia tra due modi di viaggiare: due artisti con la valigia sempre pronta. Un fotografo di reportage d’assalto, che vive tra una bomba e uno slum, da una parte. Dall’altra, un musicista/manager/regista che viaggia per realizzare gli show degli eventi: 4 o 5 stelle, lusso, ambienti patinati. Beh, nelle loro diversità, sono invece molto più intimi, simili e profondi di quanto ci si potrebbe aspettare da pregiudizi su modi di vita molto diversi. Naturalmente qualche case history è dedicata al mondo di Sinergie Group. Ma anche qui una chicca: avreste mai pensato che una delle agenzie del gruppo sarebbe stata capace di far recitare in uno spot il Direttore di Banca d’Italia? A progetto innovativo, risposta innovativa, come quella per il viral video dei Planet Funk. Il resto ve lo lascio scoprire: dal gioco dell’impiccato per scegliere tra costi, tempi e qualità, alla nuova grafica fino alla scoperta di un’amministrazione che, invece dell’attesa routine, sa essere propositiva, giocosa, allegra e aperta al cambiamento. Quindi … perché siete ancora qui? Voltate pagina e immergetevi in un nuovo mondo. Naturalmente #madeinsinergie! (col punto esclamativo)
Fabrizio Mezzo
Direttore Editoriale
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SOMMARIO
EDITORIALE
2016. Grandi NOVITA’!
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RESPONSABILITA’ D’IMPRESA CSR: una sigla, una sfida per il domani.
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LEADERSHIP Saper
fare. Saper essere.
STRATEGIA D’IMPRESA Perfetto, rapido e poco costoso!
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STRANGES - ZURAWSKI
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MICE NEWS
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FISCALITA’ NEGLI EVENTI
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SERVIZI GENERALI
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ISNT
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SPECIAL
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Sì, viaggiare. Ma come? Ma cosa?
News e location.
Organizzazione di eventi e IVA.
Human Resources: febbraio 2016.
La teoria non è nel nostro DNA!
L’incentive sostenibile.
RESPONSABILITA’ D’IMPRESA
C.S.R.
Corporate Social Responsibility. Una sigla. Una sfida per il domani. In un mondo sempre più global, la CSR è un concetto che nessuno può permettersi di ignorare, non fosse altro che per una mera convenienza di profitto in quanto permette la creazione di un fenomeno virtuoso di attenzione all’azienda e ai suoi prodotti, identificati come modelli da seguire. La mancata valorizzazione di queste tematiche, è ormai un rischio inaccettabile che può portare a danni permanenti in reputation e perdite economiche ingenti. Pensiamo a BP, al disastro ecologico provocato nel Golfo del Messico per i mancati controlli alle sue condutture. Ancora oggi l’azienda paga pesanti conseguenze in termini non solo economici ma di brand. Oppure, in tempi più recenti, il caso delle certificazioni truccate, il “dieselgate” sulle auto di Volkswagen o alle polemiche in ambiti vari sorte intorno a Nestlè. La reputation di un’azienda passa sempre più dal suo impegno per un futuro sostenibile. Parlare o gestire processi di CSR non significa fare comunicati stampa, proclami, o salire su una nave e andare a tirar palline da golf contro le baleniere o le piattaforme oceaniche. CSR non equivale a organizzazioni a caccia di facile pubblicità o a tanto rumore per nulla. Credere nella CSR significa lavorare per un futuro e una sostenibilità della propria impresa. Significa voler dare continuità nel tempo ai propri prodotti o servizi, lavorando per comprendere gli asset fondamentali della propria attività, fornendo strumenti di implementazione del business, in un’ottica di qualità della vita ed eccellenza del prodotto. CSR si traduce, per l’impresa, nell’operare tenendo conto degli impatti sociali e ambientali oltre che economici, della propria attività rispondendo alle aspettative degli stakeholders, massimizzando il profitto a beneficio degli azionisti ma, più in generale, della società nel suo complesso.
Più vicino a noi, invece, benché in un paese in cui si fa breaking news del problema o della possibilità in Rai di licenziare il responsabile del countdown di Capodanno, abbiamo esempi fulgidi di forte senso sociale in ambiti differenti. Aziende con una visione strategica avanzata, un forte impegno e, di conseguenza, un posizionamento di mercato al top. Ferrari, con il suo stabilimento modello dal punto di vista dell’impatto ambientale; Lamborghini, all’avanguardia per i sistemi adottati che consentono un miglioramento delle condizioni ambientali e di efficienza energetica. E poi illycaffè, la cui filiera di produzione del caffè è certificata. La globalizzazione mondiale, soprattutto per le aziende del food, è un key marker della loro percezione di quanto il mondo possa essere migliore e al tempo stesso rappresentare un’opportunità in termini di valore d’impresa e posizionamento di mercato. illycaffè, precursore in questo campo, ha creato un sistema di qualità e CSR che è un esempio a livello mondiale, basato su tre pilastri: lavorare direttamente con i produttori,
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trasferire loro la conoscenza necessaria a una produzione di eccellenza e rispettosa dell’ambiente, remunerarli con prezzi superiori a quelli di mercato per premiare la qualità prodotta e stimolare il miglioramento continuo. “Questo approccio si spiega perché - ci racconta Giovanna Gregori, direttore della comunicazione - illycaffè è un’azienda nata da un sogno, il sogno del fondatore di offrire il migliore caffè al mondo. Da qui la sua mission: deliziare gli amanti del buono e del bello in tutto il mondo con il migliore caffè che la natura possa dare, esaltato dalle migliori tecnologie e dalla bellezza. Questo benessere che si crea per il consumatore genera delle opportunità di sviluppo per chi lo produce, le comunità rurali di più di 70 Paesi nel Sud del mondo, oltre 25 milioni di famiglie, alcune delle quali ancora povere, comunque in via di sviluppo, per le quali il caffè è la prima fonte di sostentamento. In virtù di questa corresponsabilità tra consumatori e produttori, illycaffè ha deciso innanzitutto di essere una stakeholder company. L’azienda ha una gerarchia molto chiara di portatori di
interesse: i consumatori sono i veri padroni dell’azienda perché comprano e pagano; i clienti sono i partner dell’azienda nel deliziare i consumatori; i talenti dell’impresa, senza i quali non potremmo avere clienti soddisfatti; i fornitori, senza i quali non potremmo avere un prodotto eccellente; le comunità, tutte le comunità con le quali l’azienda interagisce; infine l’azionista che è qui per sostenere l’attività di impresa il cui scopo quindi, non è fare profitti, ma essere un’istituzione sociale che fa da cerniera tra le famiglie dei portatori di interesse e la società. Per tutti loro perseguiamo la triplice sostenibilità: economica, sociale e ambientale.” Giovanna Gregori
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Un impegno davvero importante che evidenzia una
strategia a lungo termine. Naturale chiederle come illycaffè vede il futuro del mondo da qui a 10 anni e cosa si impegna a fare per migliorarlo. “L’obiettivo di illycaffè per il futuro è quello di continuare a creare valore nel mercato. Ci aspettiamo di continuare a crescere globalmente potenziando i canali di vendita e i servizi. Contribuiremo alla seconda rivoluzione positiva del caffè (la prima ha visto l’affermarsi della specialty coffee dopo decenni di dominio incontrastato del caffè commodity) ripercorrendo lo stesso cammino che ha fatto il vino, concorrendo a creare valore nelle comunità rurali.
Gianluca Comin, fondatore della Comin&Partners e Docente di Strategie di Comunicazione alla Luiss Guido Carli, traccia una perfetta sintesi sul tema, chiarendo come la “Corporate Social Responsibility sia diventato un driver di reputazione e di etica aziendale estremamente diffuso. Dagli inizi degli anni ’90 si è sviluppato infatti un importante filone di ricerca e di applicazione che ha portato le aziende ad operare in maniera più consapevole, tenendo in considerazione tutta una serie di esternalità negative che andavano ai danni della società in cui operavano. Se agli inizi la CSR era appannaggio di poche grandi aziende particolarmente illuminate, oggi è diventata una pratica globale e riconosciuta. Non mancano però le aziende che continuano ad agire in maniera alquanto irresponsabile: basti pensare agli scandali che hanno colpito colossi come Lehman Brothers, Nike con lo sfruttamento del lavoro minorile, per arrivare alla
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celebre Apple e alle condizioni disumane dei lavoratori presso gli stabilimenti cinesi dei suoi fornitori. Questi sono tutti casi eclatanti di quanto frequentemente, nonostante l’appurata necessità di pratiche di sostenibilità e giustizia sociale, molte aziende incappino ancora in comportamenti irresponsabili, Gianluca Comin o meglio, responsabili di serie violazioni del codice penale ed etico.” Quindi avere attenzione alla CSR si traduce in vantaggi economici non indifferenti. “Certamente - continua Comin - se guardiamo i dati, non c’è dubbio che la responsabilità sociale di impresa rappresenti un valore competitivo per le aziende, nonostante i considerevoli sforzi richiesti in termini di risorse e impegno.
Uno studio dell’Harvard Business School dal titolo “The impact of a corporate culture of sustainability on corporate behaviour and performance” dimostra infatti che le imprese che investono in CSR sono caratterizzate da migliori performance economiche nel lungo periodo. Una ricerca condotta in Italia da IPSOS mostra invece come il 62% degli italiani sia disposto a spendere fino al 10% in più per prodotti e servizi di aziende ritenute socialmente responsabili. Ci troviamo dunque a fare i conti con una realtà consolidata, radicata e in evidente crescita nella cultura di molte imprese a livello globale.” Ma la CSR è un vero strumento per costruire il futuro delle aziende e della società in cui operano? O resterà un’importante leva di business, sempre ancillare a quella economica? “In primo luogo - continua Comin - la sosteni-
bilità di un’azienda dev’essere legata alla capacità di competere sul mercato con le proprie forze: un’impresa che rischia di fallire a causa di costi e inefficienze non potrà in ogni caso portare avanti politiche di CSR. Secondariamente, un’azienda si può realmente considerare sostenibile solo quando l’intersezione di tre variabili risulta a somma positiva: performance economica (focus sul profitto), performance sociale (focus sulle persone) e performance ambientale (focus sul pianeta). Ma la vera novità che si fa strada negli ultimi anni in termini di responsabilità delle organizzazioni complesse è stata teorizzata da Michael Porter e Mark R. Kramer. Secondo i due professori di Harvard infatti esiste un nuovo tipo di rapporto e relazione tra le aziende e il contesto in cui operano denominato Creating Shared Value. Un modello di impresa che prevede il sostanziale superamento del tradizionale concetto di responsabilità sociale d’impresa, per spostarsi verso la creazione di valore condiviso dall’azienda
Coltivazioni di caffè, Brasile
e dalla comunità. Il termine coniato dagli stessi Porter e Kramer, Creating Shared Value (CSV), esprime efficacemente il principio secondo cui le aziende dovrebbero creare valore economico con modalità tali da generare contemporaneamente valore per la società. La CSR, o la sua evoluzione in CSV, non è dunque una mera strategia di marketing o un tentativo opportunistico di presentarsi in modo diverso da ciò che si è. Al contrario, è il ruolo ricoperto dall’azienda nel contesto socio-economico a dover essere innovato e curato in modo intelligente, coniugando il legittimo perseguimento dei propri obiettivi di business con la garanzia che ciò avrà ricadute positive per tutti.”
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Tra queste ricadute, parliamo di qualità di vita che migliora significativamente quando le città diventano specchio di un’attenzione alla naturalità, al ritrovare gesti e tradizioni e magari integrarle all’interno di un contesto cittadino. Come hanno fatto Confagricoltura, Fondazione Trussardi e Fondazione Catella in occasione di EXPO 2015 a Milano. La scelta? Far ritrovare il piacere di passeggiare in un campo di grano in città. E così, complice anche l’artista americana Agnes Denes, ecco trasformare un’intera area urbana, quella delle “ex-Varesine”, in un grande campo coltivato, seminato proprio dai cittadini. “Abbiamo voluto coinvolgere i cittadini milanesi e lanciare un messaggio forte soprattutto in vista di Expo” ha commentato Beatrice Trussardi, presidente della Fondazione omonima, partner
getti di sostenibilità in ambito food, è stata della partita, proprio perché tesa a creare condizioni ambientali in cui il cibo e l’ambiente siano rispettati e integrati all’interno di progetti di vita quotidiana. Prima ancora di Expo infatti, in occasione di Ecomondo/ Key Energy, aveva introdotto la visione italiana per nutrire il pianeta tra produttività e sostenibilità, un dilemma che diventerà cruciale per le generazioni future. Ma Confagricoltura è impegnata in prima linea per vincere questa sfida che vede solo apparentemente contrapposte l’esigenza di produrre e la responsabilità di non depauperare. Il 2016 sarà infatti l’anno delle “Spighe Verdi”, un progetto nato dalla collaborazione con FEE Italia con l’obiettivo di adattare i principi e la metodologia della ben nota certificazione “Bandiera Blu” alla realtà dei comuni rurali della nostra penisola. “L’attività agricola - ha affermato Luigi Mastrobuono direttore generale di Confagricoltura è parte fondamentale del processo di sostenibilità dei territori e il ruolo di Confagricoltura è quello di evidenziare e diffondere tutte quelle buone pratiche di sostenibilità ed innovazione che le aziende già attuano o sperimentano. Ecco perché l’esperienza di FEE nella gestione del programma internazionale “Bandiera Blu”, si integrerà con i principi del progetto EcoCloud di Confagricoltura, esempio di come le aziende agricole possano attuare pratiche sostenibili che coinvolgano e migliorino tutta l’azienda nei suoi aspetti ambientali, economici e sociali.”
del progetto. “Abbiamo voluto segnare un momento culturale del nostro Paese e riportare alta la reputazione dell’Italia nel mondo - ha aggiunto Manfredi Catella – in quanto non volevamo lasciare incolto questo spazio durante Expo per cui abbiamo deciso di coinvolgere alcune fondazioni milanesi e parte del mondo del non profit per pensare a un’idea nuova”. Ovviamente Confagricoltura, da sempre attenta a pro-
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“Sono numerosi i benefici che hanno avuto in questi anni le amministrazioni locali che hanno aderito a “Bandiera Blu” - ha sottolineato Claudio Mazza presidente di FEE Italia - in quanto il progetto ha sollecitato e facilitato la loro programmazione ambientale delle politiche del territorio. Ora con “Spighe Verdi” vogliamo coinvolgere le amministrazioni locali dei comuni rurali per promuovere un miglioramento continuo della gestione ambientale al fine di favorire la conservazione del paesaggio, il corretto uso del suolo, la valorizzazione dei centri storici e degli aspetti culturali dei luoghi, per finire con lo sviluppo turistico e l’educazione ambientale.
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Con l’iniziativa “Spighe Verdi” - conclude Mario Guidi, presidente di Confagricoltura - i comuni potranno sviluppare politiche territoriali in armonia con chi da sempre presidia il territorio e le aziende agricole, con positive ricadute anche sul turismo, sulla valorizzazione e sulla commercializzazione dei prodotti agricoli e dell’artigianato”. La nostra generazione si basa quotidianamente sulla terra; ma se i piedi sono saldi sul territorio, la testa è assolutamente nel cloud e si confronta ogni giorno con tecnologie e problematiche in continua evoluzione, strumenti di ricerca, lavoro e socializzazione che cambiano usi e costumi. Internet in questo senso dovrà presto sviluppare un proprio codice deontologico di CSR, visto il rapidissimo sviluppo e come sempre accade in questi casi, la conseguente “giungla” di situazioni che si vengono a creare. Proprio parlando di web, di attenzione alla crescita sostenibile della rete e della ricerca di informazioni corrette, un progetto da citare è sicuramente quello di TIM su Wikipedia, in collaborazione con Wikimedia Italia e Università Cattolica del Sacro Cuore. Federico Ascari, brand manager di progetto, lo illustra brevemente e non rivela ancora tutto in quanto i risultati completi e aggiornati di questo progetto/ ricerca verranno svelati a giugno 2016, in coincidenza con il primo raduno mondiale di Wikipedia che si terrà in terra italiana. “Per la prima volta al mondo - ci racconta Ascari - la collaborazione tra un’azienda, una università e Wikimedia, permette di intervenire sulle voci riguardanti Federico Ascari l’azienda stessa su Wikipedia rispettando tutte le sue policy e attraverso un metodo che garantisca tutti. E’ un importantissimo passo in avanti nel campo della responsabilità sociale che un’impresa ha verso il proprio mercato in quanto Wikipedia, oltre ad essere importante come punto di riferimento del mondo Internet in senso generale, è anche un elemento chiave per gli stakeholders. Con questo progetto vogliamo aggiornare e integrare le voci che fanno riferimento al mondo TIM e Telecom Italia arricchendole con fonti esterne, anche grazie al patrimonio dell’archivio storico. E’ un’importantissima occasione di confronto e di impegno sociale, non solo per le informazioni divulgate,
ma anche e soprattutto perché permette la formazione di giovani universitari che apprendono l’utilizzo professionale di nuovi media attraverso una fase didattica sotto la guida dei migliori esperti del settore”. Internet resta la nuova frontiera su cui l’esercizio della responsabilità sarà essenziale. Il virtuale affianca sempre più il reale. Ma comportamenti, mode e situazioni del cyberspazio, si tramutano in atteggiamenti e gestioni operative nel mondo reale. Facebook rappresenta il benchmark di gran parte della vita virtuale e social e pertanto è naturale vedere come si muove in questo ambito. “L’etica e la responsabilità sociale sono al centro dell’impegno e dell’azione di Facebook. La missione di Facebook, infatti, è quella offrire alle persone il potere di condividere e di rendere il mondo sempre più aperto e connesso e per questo - ci dice Laura Bononcini, Responsabile Relazioni Istituzionali di Facebook Italia - da 12 anni, Facebook è impegnata in diversi progetti a sostegno della connettività in tutto il mondo. Crediamo infatti fortemente che l’accesso a Internet e la connettività siano strumenti fondamentali per la crescita e in questo senso sentiamo forte la nostra responsabilità, come azienda, di dare il nostro contributo per connettere tutto il pianeta e valorizzando quindi i benefici del web e le opportunità offerte dal digitale. Un esempio è TechPrep, un hub finalizzato ad aiutare genitori e ragazzi a scoprire coding e programmazione, fornendo loro le risorse necessarie per intraprendere questa strada. TechPrep riunisce centinaia di risorse, tra cui giochi, libri, opportunità ed eventi della comunità, e le mette a disposizione delle persone sulla base delle necessità e caratteristiche di ciascuna persona (ad esempio età, skills, o il tipo di risorsa ricercata) con l’obiettivo di aiutare studenti e genitori ad orientarsi all’interno del coding e delle computer science.” Ma non solo. Facebook è infatti impegnata anche in un processo che si propone di accelerare l’innovazione e efficientare le infrastrutture elevando gli standard di impatto ambientale dei data center affinché siano ecosostenibili, valorizzando quindi l’impegno verso l’ambiente. Recente l’annuncio di un nuovo data center Facebook in Irlanda che verrà alimentato interamente da energie rinnovabili e che sarà dotato di server e storage
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realizzati nell’ambito dell’Open Compute Project, il progetto fondato da Facebook nel 2011 con l’obiettivo di creare standard aperti attraverso lo sviluppo di tecnologie open source e data center ecosostenibili e permettendo alle aziende di ottenere capacità di elaborazione e conservazione dei dati ancora maggiori. L’impegno non si ferma alle infrastrutture. “In Facebook continua la Dott.ssa Bononcini - tutti sono chiamati a creare valore sociale per il mondo, in tutto ciò che fanno. La frase “questo viaggio è all’1%” presente sui muri di Facebook ricorda a tutti che la strada per realizzare un mondo più aperto e connesso è solo all’inizio. Facebook è infatti costantemente impegnata nel mettere a disposizione nuovi strumenti e funzionalità per consentire alle persone di condividere in modo utile, immediato e social, oltre a dare loro mezzi sempre nuovi pensati proprio per facilitare l’attivazione delle persone a scopi sociali e umanitari. Un esempio della capacità di Facebook di coinvolgere miliardi di persone in tutto il mondo in modo immediato e diretto per raggiungere un obiettivo comune è quanto successo in occasione del terremoto del 2015 in Nepal: le persone di tutto il mondo si sono unite su Facebook per sostenere le persone colpite dal terremoto. Attraverso il nostro pulsante “Dona”, lo strumento attraverso cui le persone possono donare direttamente per sostenere gli sforzi di soccorso a terra, 75000 persone hanno donato 15 milioni di dollari e Facebook ha donato un importo di 2 milioni di dollari per aiutare le organizzazioni locali di soccorso. Questa è solo una delle incredibili storie che ogni giorno vediamo su Facebook; sono infatti sempre più numerosi i gruppi che vediamo nascere con queste finalità e che stanno trasformando Facebook in una piattaforma di CSR dal basso.
Un esempio sono gli Angeli del Fango: 41.000 giovani che su Facebook si sono impegnati e organizzati per rispondere all’emergenza delle alluvioni di Genova.” E a livello di responsabilità verso gli iscritti? “La tutela e l’attenzione per le persone che utilizzano Facebook è la nostra massima priorità. Desideriamo che gli utenti si sentano sicuri quando utilizzano Facebook e pertanto siamo costantemente impegnati per rendere la piattaforma un ambiente sempre più protetto e tutelare le persone, in particolare i minori, da abusi e utilizzi inappropriati delle proprie informazioni e contenuti. Per questa ragione, creiamo nuovi strumenti facili, immediatamente accessibili e sempre al passo con l’evoluzione dei bisogni della società per consentire a tutti di connettersi e condividere contenuti in modo libero e consapevole e aggiorniamo periodicamente le nostre policy per adeguare la piattaforma alle normative vigenti e alle nuove esigenze delle persone. In Facebook siamo costantemente impegnati nella collaborazione con associazioni, istituzioni ed enti governativi al fine di garantire sicurezza e trasparenza, proteggendo allo stesso tempo i dati degli iscritti. Da questa collaborazione spesso nascono progetti di responsabilità importantissimi per noi come ad esempio la Piattaforma di Prevenzione contro il Bullismo, promossa in collaborazione con Telefono Azzurro e Save the Children e introdotta da Facebook in Italia per proteggere la sicurezza delle persone, soprattutto dei più giovani, aiutandole ad affrontare fenomeni come il bullismo. Ogni persona che segnala un episodio di bullismo su Facebook viene automaticamente indirizzata alla Piattaforma, dove troverà consigli su cosa fare e come comportarsi in quella specifica circostanza. Questa sezione è accessibile anche per chi non è iscritto alla piattaforma. Recentemente, inoltre, in collaborazione con il Garante per la protezione dei dati personali e l’Unione Nazionale dei Consumatori, abbiamo lanciato “Vivere in un Mondo Connesso”, un sito informativo per sensibilizzare gli italiani ad una gestione sicura e consapevole dei dati personali online. Per questa ragione, Facebook incoraggia le persone che usano la piattaforma a segnalare attraverso gli strumenti che mette a disposizione i contenuti che reputano violarne le regole. In questo modo tutti possono contribuire alla sua sicurezza”. Per tutti i dettagli sugli standard della comunità: www.facebook.com/communitystandards. L’ultima domanda riguarda l’approccio al lavoro e all’ambiente di lavoro. “Facebook - conclude la Dott.ssa Bononcini - incoraggia i suoi dipendenti a prendere le proprie
Laura Bononcini
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decisioni in modo autonomo: in un ambiente in cui tutto si muove molto velocemente, Facebook ha fiducia nel fatto che le persone facciano le scelte più opportune per sé e il proprio team. Desideriamo che le persone passino del tempo a fare ciò che amano e sono brave a fare: definiamo la nostra strategia “strengths-based” e porta ad un impatto e produttività maggiori, un numero superiore di dipendenti realizzati e un Facebook di maggior successo. Facebook è caratterizzata da una “cultura hacker”, un ambiente che premia la risoluzione creativa dei problemi e processi di decision making rapidi, incoraggiando le persone ad essere audaci: il motto “be bold” le invita a rischiare, a prendere decisioni coraggiose, anche se questo comporta il rischio di sbagliare. Un altro detto è “be open”: un mondo più aperto è un mondo migliore e la stessa cosa vale per l’azienda, che promuove una cultura interna aperta per consentire a tutti di essere informati e di muoversi per risolvere i problemi che stanno loro più a cuore.” E’ dunque chiaro che la CSR rappresenta un asso strategico per ogni azienda, anche se spesso viene ancora confuso con il semplice “occuparsi degli altri” e “fare un po’ di beneficenza”. La Direzione che si occupa di CSR si interfaccia con gli Stakeholders, con la Supply Chain al fine di determinare processi sostenibili, etici e sociali. E’ dunque un ruolo chiave per quelle aziende che vogliano porsi sul mercato a livello internazionale con prestigio e brand reputation. Oggi solo chi opera in uno stretto ambito locale, e forse nemmeno più in questo caso, può permettersi di ignorare la CSR. Lo ha capito bene anche Unilever, leader nel campo dei FMCG, che da sempre è attenta a queste tematiche tanto da avere una procedura che le ha consentito di raggiungere l’obiettivo di produrre rifiuti non pericolosi da mandare in discarica nel nel 75% delle sue fabbriche in ogni parte del mondo.
un futuro non solo a un’azienda, ma al mondo. Quanta importanza rivesta la chiave “sociale” e sia un tema strategico per la vita del pianeta, arriva dal dipartimento degli Affari Economici e Sociali della Nazioni Unite, che ha suggerito ben 17 “Sustainable Development Goals” su cui riflettere e lavorare a livello mondiale; 17 argomenti per un mondo e un’economia più “a misura d’uomo”: l’istruzione, la scienza, la cultura, l’educazione, i rischi ambientali. Temi e domande cui non solo i governi, ma in primis anche le aziende, devono dare risposte per creare un ecosistema che sostituisca lo sfruttamento sistematico delle risorse umane e naturali con una crescita armoniosa e circolare. Il senso di tutto questo è sintetizzato nella teoria di facile comprensione secondo la quale creare un ambiente in cui ognuno porti un contributo al miglioramento, genera automaticamente un clima (non solo meteorologicamente parlando) di maggior serenità. Migliori condizioni di lavoro equivalgono a più ampie possibilità di vita e sviluppo famigliare, riducono squilibri sociali e impattano economicamente e socialmente. E in un mondo migliore, anche lavorare diventa più facile e sostenibile, giorno per giorno. F. Mezzo
Sono tutti esempi chiari di come il successo di un prodotto sia una conseguenza diretta del valore dato dall’azienda ai temi della sostenibilità. E sono chiari esempi di come questa cultura rappresenti non solo un valore virtuoso e un vanto, ma sia anche e soprattutto uno dei perni su cui costruire una forte reputation a livello di brand, che si fonda proprio su questi pillars. Essere responsabili non è quindi un dovere etico, ma la chiave per garantire
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associazione giovani opinion leader
LEADERSHIP
Leadership
Saper fare. Saper essere.
Un leader… conosciamo veramente questo termine?
che, in ultimo, ha ben in mente quali siano gli obiettivi da raggiungere ma si prende anche la responsabilità delle proprie azioni senza dimenticarsi dell’impatto che queste hanno sui collaboratori, sui clienti, e perché no, sul mondo. Gandhi diceva: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. La storia di un leader nasce sicuramente da una rivoluzione personale, interiore, che lo prepara ad affrontare gli ostacoli che lo separano dall’obiettivo. Siamo sufficientemente “smagati” per sapere che un leader non è necessariamente un “illuminato”, ma molto più spesso una persona che grazie alle sue intuizioni e alle sue capacità è riuscita a cambiare le cose. A volte non è neppure un gran simpatico. Semplicemente è uno che ci ha creduto e ha forgiato sulla sua convinzione le forze per andare avanti costruendo sulle sue idee il consenso. Un esempio per tutti il mitico Steve Jobs: “Se io lo penso, voi lo potete realizzare”. E nacque l’iPhone, il primo telefono senza tasti.
Questa parola è entrata prepotentemente nel nostro linguaggio comune, lavorativo e non. Abbiamo fatto nostro l’ennesimo inglesismo e, come spesso accade, lo utilizziamo in diversi contesti e non sempre nel modo più appropriato.
Siamo ancora convinti quindi che quelli che oggi chiamiamo leader lo siano veramente? Se per definire l’idea di leadership è sufficiente una breve ricerca sul web, definire un leader è più complesso di quanto sembra.
Solitamente vengono definiti leader i grandi personaggi della politica e dell’economia, mentre le “aziende leader di settore” spesso combaciano con quelle che occupano i primi posti nelle classifiche di turnover.
Tutti conosciamo Barack Obama, è stato il primo afroamericano ad essere nominato presidente degli Stati Uniti, portavoce del partito Democratico, è in carica dal 2009. Queste informazioni però non sono altro che la punta di un iceberg costituito da numerose attività che fanno di Obama un ottimo esempio di leader.
Ogni anno vengono pubblicati centinaia di libri dedicati alla leadership, si tengono corsi e seminari in tutto il mondo e in almeno una delle presentazioni HR ci sono slide su questo tema e su come diventare un buon leader in azienda.
Ma cosa significa veramente essere un leader? E ancora prima, chi è un leader? Appoggiandoci all’etimologia inglese, la parola “leader” significa: “A person or a thing that leads.” Parliamo quindi di una guida, di un condottiero moderno che si mette in prima fila insieme ai suoi; qualcuno che ha avuto il coraggio di prendere le redini di una situazione trasformandola in un successo guadagnandosi la stima ed il rispetto degli altri. Qualcuno
La campagna elettorale di Obama non è stata frutto di un’invenzione, non è stato lui il primo ad utilizzare il porta a porta o i sondaggi lasciati nelle cassette postali; ciò che però ha determinato il suo successo, è stata la sua lungimiranza. Obama ha saputo costruire una strategia di comunicazione con tante piccole azioni che mai, prima di quel momento, erano state considerate da un candidato alla Presidenza.
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LEADERSHIP
Il 2007 ha segnato l’inizio della crisi economica, ma allo stesso tempo è stato uno degli anni in cui Internet l’ha fatta da padrone. Erano moltissimi gli americani collegati alla rete quando Obama ha inviato la sua prima email da candidato alla Presidenza. La politica non scendeva più in campo con i comizi ma entrava direttamente nelle case degli americani, non attraverso la tv ma con una semplice newsletter. Qual era il tema di queste mail? Erano scritte direttamente da Obama e
racchiudevano i suoi ideali, le sue speranze ma anche le esperienze e le attività che venivano spiegate agli elettori, per averli più vicini, più complici del suo operato. In questo modo la gente ha cominciato ad identificarsi in quello che leggeva, iniziava a riunirsi e ad alimentare un buzz di opinioni che a sua volta, ha portato alle prime attività di supporto. Obama dava per la prima volta la possibilità a tutti i
cittadini americani di rispondere, di dire la loro, di cercare un confronto via web e non solo. Famosissimo il dibattito con Joe, un idraulico dell’Ohio che non ne voleva sapere di vedersi aumentare le tasse perché guadagnava più degli altri. Obama ha risposto ad ogni attacco
dimostrandosi aperto al confronto ma allo stesso tempo determinato a portare avanti la sua idea. Dall’online al live. Le newsletter settimanali hanno portato ai primi post sui Social Network; questi di conseguenza, complice anche una forte Call to Action, hanno convinto gli americani a creare dei gruppi di supporto e sentirsi parte di un cambiamento non solo politico ma dell’intero sistema. Lo slogan “Yes we can!” (sostituito, una volta eletto con “Yes we did”) sottolinea il traguardo raggiunto insieme e la consapevolezza di Obama di aver vinto grazie al sostegno della sua gente. L’intuizione di cambiare mezzo di comunicazione ha premiato. Un approccio innovativo che ha visto Obama posizionarsi non in cima alla piramide del potere ma accanto ai cittadini; ha saputo vendere se stesso insieme ad una vision ambiziosa che è stata raggiunta grazie alla sua capacità di ispirare gli altri e motivarli ad agire. A volte un leader può essere anche un imprenditore, da non confondere però con un innovatore, un grande manager, un progressista. C’è un uomo che ha creato un impero abbandonando la scuola e scrivendo articoli per il giornale della parrocchia. Un uomo che in 65 anni ha fondato scuole, creato associazioni, combattuto per i diritti dell’uomo e protetto l’ambiente; ed è ancora attivo, irriverente, amato e criticato. E’ Richard Branson: ha fondato la Virgin Records nel 1972 e da quell’anno il business è aumentato esponenzialmente con la nascita di numerosi altri brand come Virgin Unite, Virgin Atlantic e Virgin Active. La sua visione di Business considera l’ispirazione, il coaching e la condivisione come punti cardine. Branson ha sempre accolto le sfide a braccia aperte (come entrare nell’industria ferroviaria o supportando l’ingegneria aerospaziale).
LEADERSHIP
In tutto questo ha sicuramente avuto molta fortuna, come ammette lui stesso, ma a differenza di altri ha deciso di sfruttare le proprie esperienze e conoscenze nel tentativo di fare la differenza. Insieme a Nelson Mandela e Peter Gabriel ha concepito l’idea dei “The Elders”, un gruppo indipendente di leader mondiali che combattono per la difesa dei diritti umani e per la pace. Un uomo che si è messo in gioco in ogni campo con la consapevolezza del proprio ruolo di guida e di esempio per gli altri. E a se stesso di 50 anni fa dice “Continua a trasformare le sfide in opportunità. Anche se non vincerai sempre e cadrai più volte, rialzati, torna sui tuoi passi, non evitare gli errori ma impara da essi. Sbagliare è inevitabile. Non avere timore di delegare. Sii ottimista e raggiungerai i tuoi obiettivi.”
Oggi vive in Inghilterra e non smette di scrivere perché “i libri e le penne sono le armi più potenti”.
Barack Obama e Richard Branson. Due uomini che hanno segnato l’economia e la politica degli ultimi decenni e dai quali molti prendono spunto per inseguire il progresso. Hanno insegnato che il cambiamento è necessario, che le conoscenze aiutano a migliorarsi, che il successo è reale se condiviso.
Leader è chi ha fallito ma non si è mai dato per vinto, chi agisce eticamente e vede gli altri come una preziosa risorsa che può aiutarli a raggiungere un obiettivo. Leader è chi condivide vittorie e sconfitte, insegna, accetta proposte e nuovi stimoli. E spesso sa stare solo, perché sul carro del leader in molti salgono quando questo corre verso la vittoria, non quando bisogna spingere per farlo partire.
Cosa succederà nel futuro? Ci saranno dei giovani leader pronti a prendere il testimone? Ci sono molte opinioni discordanti, ma non dobbiamo dare adito e voce solo a coloro che urlano una rabbia o una insoddisfazione nei confronti di una generazione apparentemente svogliata o dall’impegno discontinuo, stordita dagli smartphone o dalle chat. Si presterebbe adito solo al rumore dell’albero che cade e non al silenzio della foresta che cresce. Quegli alberi dalle grandi promesse ci sono. E, forse passando inosservati, stanno già combattendo per diventare i prossimi leader. Come la 17enne Malala Yousafzai, la più giovane vincitrice del premio Nobel per la Pace, solo per fare un esempio. La sua storia inizia con un colpo di pistola alla testa. Nel 2012, mentre tornava a casa da scuola a Mingora, in Pakistan, la giovane è stata vittima di un attentato perché già qualche anno prima aveva denunciato la gravissima situazione in cui versavano le scuole femminili, oggetto di roghi da parte dei talebani. Un anno dopo, Malala parla all’Assemblea della Gioventù delle Nazioni Unite portando la sua esperienza. E nel 2014 riceve il Nobel per la Pace, benchè, nonostante questo, non venga riconosciuta nel proprio Paese, dove le opinioni sul suo operato sono discordanti: c’è chi la supporta e chi invece organizza delle proteste contro di lei (le giornate “I am not Malala”). Malala combatte tutt’ora affinché venga dato a tutti i bambini nel mondo il diritto di essere istruiti.
Questi esempi ci portano quindi ad un’ultima domanda: come si fa a diventare un leader? Sicuramente le definizioni aiutano a delineare un profilo ideale, ma ancor più fondamentale è la consapevolezza di sé. Tutti e tre i leader citati sono coscienti del ruolo che ricoprono, degli ostacoli che hanno affrontato e di quelli che ancora devono incontrare sulla loro strada. Tutti e tre hanno sbagliato innumerevoli volte e ci hanno riprovato; si sono scontrati contro chi non ha mai creduto in loro e tutt’ora affrontano i NO e muri che sembrano invalicabili. Tutti non hanno mai smesso di mettersi alla prova.
Il leader però, è anche chi non viene considerato tale dalla società. Una persona che punta costantemente al risultato, che vive per raggiungere gli obiettivi e che pur di vincere la sua battaglia è capace di agire contro il pensiero comune. Ci sono leader che sanno unire un intero popolo e altri, così fuori da ogni schema, che riescono a farsi odiare. Entrambi accettano il rischio di essere riconosciuti solamente a fatto compiuto o addirittura dopo la loro morte. Una eventualità che hanno già considerato nel momento in cui hanno deciso di porsi come guida per gli altri. Forse non si può nascere leader, ma sicuramente lo si può diventare. E certamente, un mondo sostenibile ha bisogno di leader in grado di portare innovazione e successo, che guidino all’obiettivo con un’etica della persona; un modo di agire che consenta di non perdere di vista i valori umani e la sostenibilità delle loro azioni. F. Passoni
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STRATEGIA D’IMPRESA
Perfetto, rapido e poco costoso!
Possibile ? !
Il quiz sull’obiettivo utopistico riproposto in ogni brief. Una volta c’era il gioco dell’impiccato. Dovevi comporre una parola senza sbagliare le lettere, e senza sapere nulla se non il tema generale cui la parola o le parole da indovinare si riferivano. Era complicato. Avevi pochi tentativi a disposizione per indovinare le lettere e ad ogni errore veniva disegnato un pezzo del tuo corpo appeso alla forca stilizzata sul foglio di carta. Ovviamente si cominciava con le vocali, cercando di mettere a punto una strategia per azzeccarne il più possibile ed evitare la gogna. In ogni partita si cercava di individuare cosa era meglio, cosa sacrificare: se le vocali meno usate o le consonanti più comuni e quindi più facili, se il tempo chiedendo un aumento del cronometro e pagando un dazio in termini di premio ridotto, se l’acquisto di una lettera o di una domanda. Ora, ecco la domanda che tutti dovrebbero farsi, o meglio ancora, le domande: volereste su un aereo di una
compagnia in black list aumentando di un giorno il tempo di volo, solo perché costa meno, oppure preferireste far viaggiare la vostra famiglia su una compagnia di linea con aerei controllati e manutenzione garantita? Per risparmiare, comprereste un’auto da un concessionario non ufficiale, oppure preferireste poter scegliere tra un parco macchine usate garantite, con controlli a monte della vendita? Se vi proponessero “…un affarone…” scegliereste l’anello di fidanzamento o un gioiello per un’occasione particolare comperandolo da un venditore al mercato o preferireste regalarne uno con un design di brand, con un certificato di autenticità sulla purezza del diamante e le caratteristiche dell’oro? Vi fidereste a comperare casa senza aver visionato l’assenza di ipoteche o verificato lo stato delle tubature e degli impianti elettrici? In tutti questi casi come in molti altri, è facile concordare su una risposta negativa alla facile scontistica o all’offerta imperdibile. Perché la qualità è un valore oggi tangibile, quantificabile, che si traduce in affidabilità e miglior prestazione. I controlli di qualità, in
CLIENT BRIEF
VS CLIENT BUDGET 16
STRATEGIA D’IMPRESA
ogni settore produttivo, siano idee, servizi o manufatti, rappresentano oggi un investimento sul quale le aziende hanno costruito molta della loro credibilità a livello di brand image. Ma la qualità è un costo. Come la velocità.
appare chiaro che questo è vagamente irrealizzabile. Per questo motivo occorre che a tutti sia chiaro uno dei cardini del management: la scelta oculata basata sull’opportunità e l’opportunismo.
Ma tutto quanto predicato in tempi non sospetti e declinato in pagine di pubblicità e presentazioni di prodotti, pare valga solo per le aziende e non per quanto riguarda il mondo eventi. Da una rapida indagine, il rispetto di questi basic pare non sia la norma di quello che succede nei brief consegnati alle agenzie. In moltissime occasioni infatti i clienti non solo chiedono di indovinare cosa si celi tra le pieghe delle richieste, ma sempre più spesso ripetono come in un mantra che il lavoro dovrà essere innovativo, social, con un forte carattere di engagement e dal prorompente effetto wow. Queste caratteristiche a volte variano per la presenza “in toto” o “in parte”. E naturalmente non mancano mai le tre paroline magiche: Velocità, Qualità e Economia. Dimenticando quanto invece sanno benissimo per i loro prodotto o servizi, ovvero che le realizzazioni di preziosa manifattura, così come quelle praticamente in pronta consegna, implicano costi alti. Perché per creare velocemente qualcosa e in modo perfetto si deve aumentare il personale, utilizzare materiali di alto livello e grande rapidità d’esecuzione: costoso.
Dovendo infatti scegliere tra più fattori, un manager deve imparare quale, in funzione dell’obiettivo prevalente in quel momento, sia la scelta migliore. Occorre cioè decidere cosa sacrificare.
Ecco. Questa la situazione in gran parte delle riunioni che assegnano i compiti alle agenzie di eventi. Tuttavia questa richiesta è UTOPIA. Uno degli schemi più utilizzati nelle Business School a livello mondiale, insegna infatti che un prodotto o un servizio, non possono avere tutte e tre queste caratteristiche. Se l’obiettivo è infatti quello di avere il meglio al meno e in tempi brevissimi, tuttavia
QUALITÀ BASSA
POCO COSTOSO
La perfezione formale, l’alta qualità, ma a un prezzo competitivo, un costo basso, sono assolutamente possibili certo. Ma in questo caso, la cura e le attenzioni necessarie alla realizzazione sono frutto di un allungamento dei tempi dovuto all’impiego di macchinari meno performanti o di un minor numero di personale impiegato, al fine di tenere sotto controllo i costi. Altra opzione: velocità e risparmio. Certo, si può. Si sacrifica però la qualità perché difficilmente ci sarà cura, pressati dal tempo o dall’utilizzo di materiali di qualità inferiore alla media per restare in budget.
VELOCE
A questo punto è scontata la domanda. E allora? Che si può fare? Questo deve diventare il gioco da sottoporre ai clienti. In fondo la risposta è altrettanto semplice. Scegliere cosa sacrificare. Una delle tre opzioni. Oppure concedere un compromesso all’agenzia.
COSTI ALTI
* FATTO BENISSIMO
OBIETTIVO UTOPISTICO
TEMPI LUNGHI
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STRATEGIA D’IMPRESA
Dare il giusto tempo consente infatti di avere idee e progetti perfetti e a un costo accettabile. Si tratta di strategia d’impresa. E di scelte sostenibili. Cosa che spesso invece viene a mancare rendendo così impossibile la gestione corretta non solo del progetto, ma anche dei rapporti tra cliente e account e poi tra quest’ultimo e il team interno d’agenzia strapazzato e sottoposto a ritmi e richieste spesso difficili da esaudire. Oggi la situazione di mercato è difficile. Occorre saper scegliere tra la sicurezza, la certezza d’esecuzione e la volontà sacrosanta, ma a volte pericolosa, di risparmiare. Gli anni passati hanno visto agenzie che hanno sacrificato la qualità pur di seguire un cliente, per poi pentirsene. Altre che invece hanno voluto gestire gli eventi senza un’attenzione alla resa economica; e sono cadute vittime di loro stesse e del fallimento finanziario perché si sono accorte che stavano facendo unicamente girare denaro, senza aver più la possibilità di guadagnare e quindi di pagare gli stipendi ai propri dipendenti. Oppure sono crollate per aver scelto di lavorare con risorse scarsamente professionali, senza valorizzare la line up manageriale con una seniority degna di nome. Il gioco a questo punto potrebbe ribaltarsi. Le scelte per sostenere un’impresa sono socialmente importanti ed impattanti in ambito di microeconomia e rappresentano la responsabilità primaria dell’imprenditore. E mai come in questi anni, la microeconomia è stata il motore ed il volano a sostegno della macroeconomia e dei sistemi di valore nazionali. In questo mi è spesso di riferimento una lettera di Richard Branson, fondatore della Virgin, che tra l’altro dice che “imprenditore” all’inizio è una parola con la quale si potrebbe non avere eccessiva familiarità. Ma che dovrà invece diventare sinonimo del proprio nome e del proprio approccio al business. Oltre ad essere anche sinonimo di rischio. Ma un imprenditore sa valutare, e sa come e quando correre rischi. E il futuro di un’azienda, la sua fortuna, sarà determinata proprio da questa capacità di valutazione e da quanto si è disposti ad assumersi rischi calcolati. Per cui lasciate che siano i vostri sogni a guidare il
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vostro percorso. Mantenete le persone che amate e rispettate vicino a voi. Non abbiate paura di delegare la responsabilità. Non lasciate che gli oppositori vi scoraggino. In fondo il segreto è tutto qui. I meccanismi di interazione tra un’agenzia e un’azienda spesso sono regolati da logiche interne di richieste pressanti per risposte interne che i manager devono a loro volta a superiori gerarchici, è la legge del pesce grosso che mangia il pesce piccolo.
STRATEGIA D’IMPRESA
Tuttavia, questa logica dovrebbe essere mutata affinché tutti possano correttamente esprimere il proprio meglio. E in questo senso, la soluzione è forse quella di una logica consulenziale, ovvero di vedere l’agenzia come un esperto esattamente come ci si rivolge al legale o al fiscalista, permettendogli di studiare il caso e suggerire la soluzione migliore. Perché, contraddicendo in parte il postulato iniziale, non sempre comunque basta sacrificare qualcosa. Perché anche concedendo più tempo, se manca il budget nessuna agenzia troverà mai la soluzione per portare il gruppo in un 5 stelle lusso. Occorre per questo definire a monte la qualità del brief. Ne parliamo spesso, ma poi si finisce alla classica contrapposizione tra client brief e client budget, aspiration e reality. Costruire un futuro di rapporti corretti, basati su fiducia e intesa, è possibile. Basta conoscere le regole del gioco. E in questo match, ancor più che in altri, la strategia vincente è assolutamente quella Win - Win. Si vince insieme condividendo le scelte e gli obiettivi. Si vince insieme definendo obiettivi e strada per raggiungerli. Si vince quando si definiscono i ruoli e le aspettative. E in fondo, questa è davvero la miglior strategia per essere responsabili ognuno del proprio processo di crescita. Per dare continuità al proprio prodotto/servizio. Per generare un valore che alimenti la reputazione della propria attività e sia il motore di una linea virtuosa a livello imprenditoriale e di impegno sociale. D. Verdesca
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STRANGES - ZURAWSKI
Viaggiare?
Sì, viaggiare. Ma come? Ma cosa?
Il lavoro di chi organizza eventi è spesso composto da momenti in cui occorre viaggiare, vedere luoghi e nazioni, incontrare persone, mescolarsi e fare esperienze. Ma un evento è veramente viaggiare? O piuttosto è spostarsi verso una meta che promette sogni e comodità, incanti e meraviglie, protetti dall’air bag di un’agenzia che tutela e garantisce, che ammortizza prepara e sceglie, pur facendo provare un assaggio di realtà locale? Ecco che allora il viaggio è un surrogato della ricerca di un luogo comune, diventa un pretesto per costruire una comitiva con cui spostarsi e, in gruppo, vedere attraverso gli occhi di chi ha preparato il tour, quello che si è letto su libri o giornali. Per poi rifugiarsi nella comodità di un albergo o di un centro congressi, di un resort con Spa e ristoranti di lusso. E in molti casi forse è vero quello che scriveva Aldous Huxley: la gente viaggia per le stesse ragioni per cui colleziona opere d’arte: perché così fa la buona società. Essere stati in certi punti della superficie terrestre è socialmente appropriato; dà un senso di superiorità su coloro che non ci sono mai stati. Ma è davvero questo lo spirito di un viaggio? Siamo andati a cercare come viaggiano due persone che per lavoro hanno scelto di avere la valigia sempre pronta. Ne è nato un interessante spaccato, un’intervista doppia basata su alcuni temi presi in prestito da poeti o scrittori, giornalisti o viaggiatori. E dalle loro andate e ritorni, dai ricordi e dalle emozioni di entrambi. Dhaka
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Relics - Baraka, Congo 2016
Bandra, Mumbai
Siria Bab al Salam
Ecco quindi il viaggio nella visione di Stefano Stranges, uno dei piĂš talentuosi e affermati fotografi italiani e di Matteo Zurawski, presentatore, manager, musicista e cantante. Sono due modi, due concezioni, due stili. Due amori per il passaporto sempre pronto, sia pure con due ottiche diverse, entrambe da artisti della strada. 21
STRANGES - ZURAWSKI
Stefano, Matteo, per ogni domanda, se volete, una citazione che vi rappresenta prima della risposta. Nome, Cognome, generalità per la registrazione e il passaporto! Chi sei, da dove vieni, cosa fai.
Sono Stefano Stranges, vengo da...Torino, faccio il fotografo.
Matteo Zurawski. Vengo da moltissimi luoghi a livello personale e professionale. Strutture turistiche, viaggi incentive, eventi e comunicazione, con un forte comune denominatore: l’entertainment. Mi appassionano musica, arte e creatività, sviluppo idee e obiettivi con razionalità in linea con la mission aziendale e personale che da 20 anni mi lega professionalmente a mio fratello Andrea (socio fondatore di z+ srl) e a tantissimi clienti e collaboratori con cui condividiamo successi ed esperienze. Mi occupo di progetti, consulenza, direzioni artistiche, musica, format di intrattenimento e team building aziendali outdoor, sviluppando interazioni e sinergie. Cos’è il viaggio? Qual è il tuo concetto di viaggio?
Il viaggio è conoscenza, esperienza. Per me viaggiare non significa prendere un mezzo per raggiungere un luogo che si è visto in qualche catalogo o in una cartolina. Viaggiare vuol dire vedere, vivere uno spazio, interagire, lasciare qualcosa nel luogo in cui sono stato, possibilmente tanto quanto si è “preso”. Seguo una citazione che dice “L’unica regola del viaggio è non tornare come sei partito ma diverso” (Anne Carson)
Il viaggio è come la felicità. Non è una destinazione ma un modo di vivere. Perché, come mi dissero una volta, “Se vuoi viaggiare in “prima classe” devi viaggiare con il cuore!”
una) frasi da citare. “Il vero significato della parola viaggiare? Cambiare opinioni e pregiudizi” (Anatole France). “Chi viaggia senza incontrare l’altro, non viaggia, si sposta” (Alexandra David-Néel).
Il viaggio è uno scambio tra ciò che portiamo e quello che raccogliamo altrove, dove speriamo di trovare pezzi di noi e fare tesoro di altri, sparpagliati per il mondo. La condivisione è poi quel che rende ancor più prezioso ogni momento. Qual è il tuo livello di interazione con la cultura locale?
Cosa cerchi in un viaggio a livello di cultura locale?
Non cerco qualcosa di definito in base ad una mia esigenza. Più che altro osservo e cerco di comprendere qualcosa che spesso è differente da quello che immagino. Le culture locali spesso riempiono una scatoletta che abbiamo dentro di noi. Mi piace partire per scoprire. Credo sia una curiosità naturale legata a una passione insita in me oltre che tipica della mia professione. Per questo ho alcune (non solo
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Credo che senza interazione locale il viaggio sia solo una cartolina che cambia ambienti. Nel mio lavoro, in particolare, l’interazione è fondamentale, da tutti i punti di vista. La condivisione degli spazi, per quanto possibile, poi, è un elemento che mi rende più vicino a quello che documento e racchiudo nella mia “scatoletta”. D’altro canto, come dice James A. Michener …”Se si rifiuta il cibo, si ignorano i costumi, si ha paura della religione e si evita la gente, allora è meglio stare a casa”.
EDITORIALE
Refugees, Dhaka
Varcare i confini vivendo ciò che credevamo di conoscere, oltre la propria consapevolezza. Vivo spesso la collaborazione con le persone del luogo in cui mi trovo per lavoro. E’ un’esperienza sempre diversa e stimolante. Cosa sei disposto a fare per viaggiare? Cosa sei disposto a sacrificare pur di fare un viaggio?
Diciamo che certi progetti e viaggi che intraprendo, hanno un certo elemento di rischio e di “scomodità”. Ecco, si può dire che sacrifico il divano e il cuscino. Ma in alcune dinamiche è forse uno dei fattori per comprendere al meglio quelle realtà che sto vivendo. Io amo viaggiare nel vero senso della parola. E quindi sono disposto a mettermi in gioco totalmente, a sperimentare, a volte a rischiare per testimoniare. Quando sono in viaggio, ricordo sempre che “un paese straniero non è progettato per farti stare comodo ma per rendere comodo il suo popolo”. (Clifton Fadiman)
Credo di essere una persona molto fortunata; il viaggio è costantemente presente nella mia quotidianità quindi non ho mai percepito la sensazione di “sacrificare” qualcosa per dover partire. Negli ultimi 2 anni, appena possibile sono partito con la mia bellissima bambina (4 anni e mezzo…) e francamente mostrarle luoghi speciali dà a me in primis una gioia inebriante. Forse quando andrà a scuola e non mi potrà più seguire facilmente potrò rispondere a questa domanda! Descrivi il tuo viaggio più bello.
Il mio viaggio più bello: in realtà ricordo degli istanti di molti viaggi come momenti unici. Ad esempio, in uno dei miei primi reportage “sociali” del progetto Homeland, nel
Road to Mullaitivu
2012, quando appena arrivato a Mumbai, da solo e con l’idea di vivere un mese condividendo un appartamento di ragazzi indiani e affrontando tutti i giorni le realtà degli Slums, mi sono trovato in una strada stracolma di rumori, persone e soprattutto polvere. Io però mi vedevo, camminavo sopra di me, ero sereno in quel caos. Ma forse era la semplice conseguenza di una prima volta in quella situazione! Perché … I turisti non sanno dove sono stati. Il viaggiatore non sa dove sta andando. (Paul Theroux)
Safari in Africa, Stati Uniti on the road, Lapponia, Caraibi in barca a vela. E molti altri; è difficile! Il safari in Africa è un viaggio nella natura che riconcilia con se stessi e con la bellezza della terra su cui viviamo. Per questo ho deciso di portarci mia figlia. E’ stato così intenso godere del suo stupore davanti agli scenari e agli animali della savana! Una condivisione che ha aggiunto un nuovo indimenticabile sapore alla scoperta. Dovremmo difendere molto di più la terra su cui viviamo. Riesco a vivere e valorizzare ogni luogo per quello che è. Trovo sempre molto emozionante qualsiasi cosa sia “vera”. Descrivi il tuo viaggio più intenso.
Anche in questo caso la parola “intenso” può assumere molte sfumature. Penso però al momento in cui mi sono trovato in un appartamento di Aleppo, nel 2013, di notte cercando di riposare nonostante il rumore delle bombe di Assad che rompevamo il silenzio ogni 5 minuti. Chiesi ingenuamente al mio “fixer” se potevo spostare il materasso lontano dal balcone in modo da essere più sicuro; sottolineo, ingenuamente! “Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario, deve essere una ristrutturazione assolutamente personale alle nostre convinzioni” (Herman Hesse).
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STRANGES - ZURAWSKI
Stefano Stranges “Ciò che rende il mio lavoro emozionante, non è sempre legato ad una pubblicazione di successo, né tanto meno all’effimero aspetto economico. Ci si può arricchire in modo diverso. E’ questo l’aspetto magnifico della natura umana.” E’ questa la chiave di lettura del lavoro di Stefano Stranges, torinese, classe 1978. Laurea in Comunicazione Interculturale. L’esibizione dei suoi lavori nel 2006 l’ha fatto scoprire dall’Artist Manager Anna Conti che lo ha proposto per reinterpretare artisticamente la motocicletta ER6’N di Kawasaki. Quindi tanti lavori con diverse agenzie nel settore editoriale, eventi, viaggi e corporate per Generali Assicurazioni, RSA, Telecom, Rolling Stone Magazine (Italia), Jesus San Paolo (Italia), Ello y Ella Magazine (Perù), Ambasciata Brasiliana, COOPI International NGO.
Mugunga Refugee Camp - Nord Kivu, Congo 2016
Negli ultimi tempi la sua attenzione è focalizzata su lavori di reportage sul campo e progetti sociali. A gennaio 2012 partecipa a “Masterclass” della rinomata agenzia MAGNUM, lavorando a stretto contatto con il genio della fotografia Alex Majoli. Invitato a condurre diversi meeting riguardanti i suoi progetti fotografici (tra questi un seminario alla Pailan School of International Studies a Calcutta nel 2013 e un workshop per Slice of Art a Mumbai, nel 2014) usa la fotografia per far emergere la sua idea artistica senza però nascondere la bellezza e gli elementi culturali specifici del luogo o del soggetto davanti al suo obiettivo.
Un viaggio logisticamente molto intenso è stato quello negli Stati Uniti “On the Road”: guidando macchine nei deserti, fermandosi a “sensazione”, prendendo aerei last minute e cambiando costantemente rotta magari in giornata. Indimenticabile! Cosa ti porti nello zaino per partire?
Prima di partire: ovviamente la macchina fotografica, qualche ricambio e...un dissenten! “Chi ha bisogno di più di una valigia è un turista, non un viaggiatore”. (Ira Levin)
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Makamary Ammar Temple, Ampara
Vista, olfatto, gusto, tatto e obbligatoriamente mac e iphone. Spessissimo una chitarra acustica e un’armonica blues. Cosa contiene il tuo zaino al ritorno?
Possibilmente l’hard disk carico di nuove immagini, di nuove storie che ho vissuto, i ricambi sporchi e una stecca di sigarette comprata al duty free.
Immagini, sapori, odori, sensazioni, persone. …e una nuova destinazione all’orizzonte.
STRANGES - ZURAWSKI
Sono due persone e personalità distinte. Viaggiano in modo molto differente. Eppure entrambi hanno una grandissima sensibilità, una profondità di pensiero che si mescola alla vita, una forte volontà di trasmettere emozioni, e una delicata attenzione al mondo che hanno intorno. Non conta la vita da star o da strada, non contano le stelle degli hotel o quelle sopra la testa di uno slum.
Matteo Zurawski
La comunione di idee e sentire nasce da un’unica grande passione: il viaggio. Visto con l’animo di chi parte non solo perché è lavoro, ma perché non può farne a meno. F. Mezzo
Socio fondatore con Andrea Zurawski di Z+ srl (www.zetapiu.it) società di servizi e soluzioni artistiche. Professionista eclettico, musicista, presentatore, intrattenitore, consulente e imprenditore, ha sviluppato molteplici esperienze in ambito turistico, nel settore dell’intrattenimento e dei servizi per eventi di incentivazione aziendale. Nel 2003 si classifica al 3° posto al Festival di Sanremo nella Sezione Giovani (Band Zurawski), dando così seguito alla propria vocazione artistica parallelamente all’attività imprenditoriale, e calcando i palchi dei più importanti eventi aziendali con la band “Zurawski”. Ha pianificato e realizzato il progetto di “Globe Jobber” su piattaforma internet, mirato alla raccolta, valutazione e aggiornamento automatico di profili per servizio di personale all’interno degli eventi. Come presentatore ha condotto numerosissimi eventi, convention e tour italiani e internazionali tra cui “Casa Italia” alle Olimpiadi Invernali di Vancouver nel 2010. Con Z+ srl (consulenza, servizi di gestione risorse di personale e gestione di palcoscenico per molte importanti Aziende e Agenzie di Comunicazione ed Eventi) ha sviluppato il progetto “Friends” per un importante Tour Operator Italiano, costruendo una innovativa offerta di servizi di intrattenimento di altissimo livello dedicati a strutture ricettive e resort.
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MICE NEWS
Mice News
per
FOCUS ON
16 stelle per
Mandarin Oriental Hotel Group Gli Hotel Mandarin Oriental Group, rinomati per l’eccellenza dell’accoglienza anche nel Mice e l’innovazione nella ristorazione, sono stati ancora una volta gratificati dalla Guida Michelin 2016 con 16 stelle in ben 11 dei loro ristoranti. Un risultato mai raggiunto da nessun’altra catena alberghiera al mondo. In Italia, il Gruppo è lieto di annunciare che dopo soli quattro mesi dall’apertura, “Seta”, il ristorante del nuovo Mandarin Oriental, Milan, ha guadagnato una stella Michelin. L’Executive Chef Antonio Guida, di radici pugliesi, unisce le sue conoscenze locali con influenze provenienti da lunghi soggiorni in Toscana e Francia. Il menu di Seta propone piatti preparati con tecniche raffinate, creati per esaltare la superba qualità degli ingredienti, grazie al lavoro congiunto dell’appassionata brigata dell’hotel. David Nicholls, Corporate Director di Food and Beverage del Gruppo ha commentato la notizia: «Ciò riflette la dedizione per l’eccellenza nella ristorazione che gli hotel Mandarin Oriental offrono in tutto il mondo».
Four Seasons Ritz Lisbona per
l’arte
La street art a Lisbona sta crescendo a vista d’occhio e il Four Seasons Hotel Ritz Lisbona invita gli appassionati d’arte ad ammirare al suo interno la collezione eclettica che comprende meravigliosi arazzi, sculture, dipinti e molto altro. Le opere sono state accuratamente selezionate secondo criteri condivisi dagli artisti con la proprietà dell’hotel. Inoltre, in partnership con la Underdogs (la zona di ex fabbriche diventata oggi la nuova vena artistica della città) gli ospiti hanno la possibilità di visitare le location dove artisti portoghesi e internazionali hanno realizzato i loro interventi. Una visita guidata a bordo di un sidecar vintage che dall’Avenida Libertade passa dai vicoli dell’Alfama, nei pressi del Castello São Jorge, del Bairro Alto e che arriva fino al Chiado…una piacevole esperienza da non perdere!
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Four Seasons Ritz Lisbona
“Piazza di Spagna View“ C’è un nuovo Gruppo alberghiero tutto italiano: “Piazza di Spagna View” del quale fan parte ad oggi un insieme variegato di strutture in tutta Italia: si va dalle Guest-House di Roma ai Luxury Retreat del Salento, dagli alberghi per congressi/meeting a 4 /5 stelle ai Boutique hotels come “Le Zagare” di Villasimius ai Resort di campagna in Toscana e Umbria, per un totale di 18 unità a oggi. E’ stato tra i gruppi alberghieri che hanno creduto di più nelle potenzialità di un turismo di alto livello per la Puglia. Ora “Piazza di Spagna View”, brand dell’hotellerie di pregio, presieduto da Mauro Piccini, a lungo a capo di Alpitour Hotels & Resorts, vuole mettere a segno nuove acquisizioni sul territorio e punta ad allargare il numero delle strutture in sua gestione. In Puglia la società conta già su sei location a 5 e 4 stelle per duemila posti letto. Nella regione del mare dell’arte e della storia, “Piazza di Spagna View“ si distingue per il 5 stelle Grande Albergo Delle Nazioni. E’ situato nel cuore di Bari ed è conosciuto per essere stato, negli anni d’oro della Dolce Vita, meta preferita dall’aristocrazia di tutto il mondo e dalle star. Del portafoglio della società fa poi parte l’Hotel Oriente di Bari, adiacente
MICE NEWS
al teatro Petruzzelli, insieme alla masseria il Melograno e la Peschiera di Monopoli a cui si aggiungono Porto Giardino Resort sempre a Monopoli, oltre a una nuova struttura, Polignano Resort, 4 stelle, specializzata nel benessere. “Ma siamo in trattative avanzate per altre strutture in Toscana e in grandi città del Nord Italia”, afferma Piccini. “Piazza di Spagna View” oggi cresce a due cifre con un giro d’affari di 30 milioni di euro l’anno e trecento impiegati stabili. Per rafforzarsi, vuole anche far decollare la parte meeting e business travel. “Puntiamo a sviluppare sempre di più questo tipo di proposta” spiega Piccini. “Al sud è ancora una realtà poco battuta e che porterà nuove opportunità per tutto il territorio”.
Ehang 184 (vocidicitta.it)
Nasce il primo drone per il
Hotel Magna Pars Suites Milano
Hotel Magna Pars Suites Milano: una grandissima piccola ”chicca“ nel cuore del design milanese L’amore per i profumi, l’arte e l’ospitalità ha portato la famiglia Martone a fondare, nella ex fabbrica di profumi, l’Hotel 5 stelle Magna Pars Suites Milano, il primo Hotel à Parfum distillato di eccellenza italiana, a pochi passi dalla vivace via Tortona a Milano. Le sue esclusive 39 Suites si ispirano a note olfattive di fiori, legni e alberi da frutto. Unica e in sintonia con le altre, ogni Suite nasce ispirandosi a ingredienti olfattivi tipicamente italiani e tradizionali usati nell’arte della profumeria. Tutti gli ambienti si affacciano su giardini interni dove si respira un’atmosfera quasi magica fatta di luce, silenzio e tranquillità, unica nella metropoli milanese. Il gusto dell’accoglienza e il piacere del bello, come in un’elegante casa italiana, si enfatizzano nel Ristorante interno DA NOI IN con la cucina creativa e contemporanea dell’Executive Chef Fulvio Siccardi.
trasporto passeggeri
Potrebbe essere il nuovo gadget di lusso da ‘offrire’ ai propri clienti come servizio taxi. È una delle perle che sono state presentate a Las Vegas nel corso del CES, la fiera delle novità tecnologiche del futuro: si tratta di un drone da utilizzare per il trasporto passeggeri che vola senza la necessità di un pilota. Realizzato dalla cinese Ehang, il drone può trasportare fino a 100 kg e andare fino a 100 km all’ora. Tra gli usi previsti, appunto il servizio taxi e gli spostamenti nei villaggi turistici più grandi. Le immagini su Repubblica.it.
A New York un parco sottoterra Tramite il crowdfunding on-line potrebbe nascere a New York un Parco sottoterra. Ha ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie. Ora cerca fondi. Si chiama “Low line” e potrebbe essere il primo parco sotterraneo al mondo. Dovrebbe sorgere a New York, all’interno di una stazione abbandonata nel 1948, situata a quattro metri e mezzo sotto terra, nella zona Lower East Side. I dettagli del progetto possono essere trovati su Kickstarter, la piattaforma di finanziamento che ospita l’idea di un gruppo di giovani imprenditori. In base a quanto racconta Corriere.it l’idea sta incontrando i favori del pubblico e avrebbe già raccolto decine di migliaia di dollari.
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MICE NEWS
Destinazioni su cui puntare Da questo numero di Focus On vogliamo presentarvi dei paesi, dei luoghi, delle città MICE oriented, adattissime cioè ad essere considerate come destinazioni future per eventi MICE. Sono destinazioni testate da Sinergie con esperienze passate e recenti e che quindi possono essere considerate come sicure e affidabili per la qualità delle strutture e servizi per il MICE con un ottimo return on investment. La prima che vi proponiamo è
Abu Dhabi
Abu Dhabi si trova a circa 6 ore di volo dall’Italia. Etihad Airways, la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti, ha voli giornalieri da Milano Malpensa e Roma oltre al code sharing con un volo giornaliero Alitalia da Roma, Venezia e Milano. E da Abu Dhabi raggiunge oltre 100 destinazioni in 65 Paesi nel mondo, tra cui Maldive, Seychelles, Bangkok, Jakarta, Sydney, Shanghai e ben 9 città in India. Ci sono almeno 10 ragioni che fanno preferire ABU DHABI rispetto ad altre destinazioni a medio raggio:
1. Abu Dhabi è una destinazione in costante evoluzione.
Oltre ai migliori 5 stelle delle catene più prestigiose del mondo, vedrà nei prossimi mesi importanti aperture di nuovi hotel: Four Seasons Hotel Abu Dhabi, Fairmont Marina Resort and Residences, Grand Hyatt, Edition Hotel e Bab al Qasr. visitabudhabi.ae
2. Con un calendario di eventi tutto l’anno, Abu Dhabi è
una destinazione che sa offrire ai propri ospiti esperienze sempre nuove. Dalla manifestazione culturale Qasr Al Host Festival (3-13 febbraio 2016) al ricco calendario dell’Abu Dhabi Classics (da ottobre a maggio), al GP F1 del 27 novembre. abudhabievents.ae
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Abu Dhabi è Cultura: con l’apertura del Louvre Abu Dhabi (seconda metà 2016) e a seguire dello Zayed National Museum e del Guggenheim Abu Dhabi, Abu Dhabi si appresta a diventare, entro il 2020, il nuovo polo culturale dell’area del Golfo. louvreabudhabi.ae
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E ciò si aggiunge alla meravigliosa Grand Mosque Sheikh Zayed, la più grande degli Emirati e che può contenere fino a 41 mila fedeli.
4. Al Ain : situata a 1 ora da Abu Dhabi, accanto a splendide
e lussureggianti oasi, Al Ain -la “città-oasi”- è un centro culturale importante degli Emirati e uno dei più antichi insediamenti urbani abitati al mondo, nonché Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. E’ possibile visitare da poco tempo i forti che ospitano il Museo Nazionale e il Palace Museum, ex dimora del padre fondatore degli EAU, lo Sceicco Zayed Bin Sultan Al Nahyan, ma anche Qasr Al Muwaiji, dove è nato l’attuale Presidente degli EAU, Sheikh Khalifa Bin Zayed Al Nahyan. qasralmuwaiji.ae
5. Rub Al Khali è il deserto per eccellenza: tante le attività
da fare nel più grande deserto sabbioso al mondo. Dal dunebashing con la 4x4 al giro in cammello al tramonto, fino al sand-boarding, alla falconery o allo yoga al chiaro di luna. qasralsarab.anantara.com
EDITORIALE
6. Bandiera Blu a Saadiyat: Il mare cristallino che circonda
9. Sir Bani Yas Island ospita l’Arabian Wildlife Park, una delle
7. Yas Marina Circuit offre attività e facilities ideali per il
10. Abu Dhabi Convention Bureau si occupa dello sviluppo
Saadiyat Island è il contesto ideale per una giornata di relax sulla spiaggia di un club esclusivo come il Saadiyat Beach Club o quella immensa del St. Regis o del Park Hyatt. saadiyatbeachclub.ae
MICE: dalle attività di team building in pista, come il pit-stop challenge o le gare di kart, fino all’utilizzo dell’Events Centre, spazio al coperto di 34.000 mq. Qui c’è il famoso Yas Viceroy costruito praticamente sule curve del circuito di F1. yasmarinacircuit.com
8. Con 6 campi da golf di altissimo livello, Abu Dhabi è la
meta perfetta per gli amanti di questo sport e per organizzare eventi aziendali ai bordi del green. Il Saadiyat Beach Golf Club è perfettamente inserito nelle spiagge bianche di Saadiyat Island e regala un’esperienza di gioco unica. sbgolfclub.ae
riserve naturali più grandi della regione con oltre 10.000 animali liberi, dove fare un eccitante safari. Equitazione, tiro con l’arco e tante altre attività completano l’offerta dell’isola. sirbaniyasisland.com
del settore degli eventi aziendali in tutto l’Emirato di Abu Dhabi attraverso una stretta collaborazione con clienti e stakeholder locali. Il programma Advantage Abu Dhabi prevede inoltre incentivi per chi sceglie Abu Dhabi come location per i propri eventi. abudhabi-cb.ae M. Saccenti
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FISCALITA’ NEGLI EVENTI
Organizzazione di eventi e IVA. Un
intervento per fare chiarezza.
Ogni impresa che si rispetti cerca di rilevare i fatti relativi alla propria gestione per ricavarne informazioni fondamentali per valutare la propria efficacia ed efficienza economica, sia in termini assoluti che in relazione alla concorrenza.
Nel mondo degli eventi e degli incentive c’è un continente che, per quanto conosciuto ed esplorato, ha tuttavia ancora molte parti non perfettamente note. E’ il campo fiscale, legato alle applicazioni di aliquote, scarichi, competenze etc. In questo numero di Focus On, tentiamo di far chiarezza grazie a un intervento generale del Dott. Alessandro Galli, commercialista, fiscalista, una lunga militanza e specializzazione nel settore eventi a fianco di alcune delle maggiori realtà imprenditoriali italiane di settore.
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Lo strumento a disposizione degli operatori per conseguire lo scopo citato è ovviamente costituito dalle rilevazioni contabili che costituiscono quindi, oltre che un obbligo di legge (art. 2214 Codice Civile), anche una necessità pratica imprescindibile. Tali rilevazioni si basano essenzialmente sul recepimento del contenuto dei documenti costituenti le "pezze d'appoggio" di ogni sistema contabile rappresentati da contratti, note, ricevute, estratti conto, prospetti, lettere, verbali, inventari, stime, valutazioni, e così via, ma soprattutto dal documento "totem" della vita di ogni impresa: la fattura, emessa e/o ricevuta.
FISCALITA’ NEGLI EVENTI
La fattura è il documento che rappresenta tipicamente il ricavo delle cessioni di beni o delle prestazioni di servizi effettuate dall'impresa nei confronti di chiunque (fattura emessa) ovvero il costo per l'acquisto di beni o di servizi ricevuti dall'impresa stessa da fornitori commerciali (fattura ricevuta).
Disciplina IVA delle prestazioni di servizi tipiche delle imprese organizzatrici di eventi.
Siccome però le imprese, in quanto entità organizzate, costituiscono il perno attorno al quale ruota l'attività di riscossione dei tributi, nel tempo il documento
In linea generale l'art. 21 del DPR 633/72 specifica quali sono le indicazioni che una fattura deve contenere e qual è il momento nel quale deve essere emessa: esse riguardano, tra le altre, la necessità di evidenziare l'imponibile dell'operazione, l'aliquota e l’ammontare dell’IVA applicata ovvero l’indicazione della norma nazionale o comunitaria applicata ogni qual volta l’operazione sia non soggetta, non imponibile, esente, soggetta al regime del margine dei beni usati oppure soggetta al regime del margine delle agenzie di viaggio, cioè tutti i casi in cui l’IVA non viene applicata.
principe della contabilità, la fattura, si è trovato al centro dell'interesse dell'amministrazione finanziaria dello Stato al punto da averne disciplinato puntualmente le modalità di emissione e redazione (art. 21 DPR 633/72).
Attività di agenzia di viaggio: regime speciale di fatturazione e liquidazione IVA
Lo scopo conseguito dall'erario è quello di determinare la base imponibile per la determinazione e la riscossione della principale imposta sui consumi ovvero l'IVA (di derivazione e regolamentazione europea) e fornire elementi concorrenti alla determinazione della base imponibile per le imposte sul reddito delle imprese.
Periodicamente (ogni mese o ogni trimestre) il soggetto con partita IVA liquida l’imposta da versare all’erario.
La fattura quindi ha un altro importantissimo ruolo, in quanto assume la veste del riscontro di un’operazione effettuata o anche quella del sollecito del relativo pagamento e riguarda, di per sé, il rapporto tra le parti in causa.
Le imprese che organizzano congressi, convegni, convention, eventi culturali e scientifici non si sottraggono a queste incombenze. Ma per alcune attività tipiche da esse svolte vigono regole in campo IVA del tutto peculiari e proprio di queste faremo, in queste sede, un sommario richiamo.
La modalità ordinaria prevede che dall’IVA addebitata ai clienti, evidenziata sulle fatture emesse, venga sottratta quella richiesta dai fornitori, evidenziata sulle fatture ricevute e registrate, e si versi quindi la differenza o se ne riporti l’eventuale credito. Vi sono però delle liquidazioni speciali che prevedono modalità differenti e tra queste rientrano quelle previste per alcune operazioni tipiche delle agenzie di viaggio.
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FISCALITA’ NEGLI EVENTI
La sottolineatura, in questo contesto, delle particolarità previste per queste operazioni deriva dal fatto che le società che organizzano eventi spesso agiscono nei confronti dei clienti in veste di agenzia di viaggio. La normativa IVA prevede una disciplina speciale (art. 74ter DPR 633/72) in termini di fatturazione e liquidazione dell’imposta per le agenzie di viaggio. Innanzitutto va precisato che tale disciplina speciale si applica alle agenzie di viaggio in presenza delle seguenti condizioni: a) vendita di pacchetti turistici o di servizi singoli preacquisiti; b) pagamento di un corrispettivo globale; c) organizzazione del pacchetto turistico considerata come prestazione di servizi unica. Per pacchetto turistico si intende la combinazione di almeno due tra i seguenti elementi, purché la durata sia superiore a ventiquattro ore o comprenda almeno una notte: trasporto, alloggio oppure servizi turistici non accessori al trasporto o all’alloggio costituenti parte significativa del pacchetto (DM Finanze 340/1999).
Come funziona tale metodo? Innanzitutto va premesso che la prestazione di servizi forniti da parte dell’agenzia di viaggio è imponibile IVA se gli stessi sono forniti in ambito UE e non imponibile IVA, ex art. 9 DPR 633/72, se invece gli stessi sono forniti in ambito extra-UE. Nel concreto, in ogni periodo bisogna:
1) determinare il totale dei corrispettivi dovuti all’agenzia di viaggio e il totale dei costi registrati, al lordo dell’IVA eventualmente addebitata, per acquisti a diretto vantaggio del viaggiatore, distinguendo tra totali relativi a In presenza di tali condizioni occorre emettere fattura, anche prestazioni interamente UE, prestazioni se non richiesta dal cliente, senza separata indicazione interamente extra-UE e prestazioni miste (per dell’IVA e non oltre il verificarsi del primo tra i seguenti eventi: queste ultime occorre separare i costi per servizi pagamento integrale del corrispettivo o inizio del viaggio; la UE da quelli per servizi extra-UE perché il rapporto fattura dovrà contenere i riferimenti al DM Finanze 340/1999. tra queste due grandezze determina la quota dei corrispettivi imponibile e quella dei corrispettivi non Come accennato anche la liquidazione periodica dell’IVA per imponibile; si sottolinea che i servizi misti comportano questo tipo di operazioni segue una disciplina speciale con delle oggettive complicazioni di rilevazione e calcolo); un metodo di determinazione dell’imposta eventualmente da 2) calcolare la differenza fra corrispettivi e costi, versare cosiddetto “base da base”. distinguendo tra differenza relativa a prestazioni UE e differenza relativa a prestazioni extra-UE; 3) individuare la base imponibile Facciamo un esempio: al netto dell’IVA del periodo scorporando l’IVA ad aliquota Corrispettivi UE € 100.000 ordinaria, attualmente pari al 22%, Corrispettivi extra-UE € 50.000 dalla differenza tra corrispettivi e Corrispettivi misti € 50.000 costi relativa a prestazioni UE, che Costi UE € 80.000 Costi extra-UE € 40.000 rappresenta la base imponibile al Costi misti parte UE € 30.000 lordo dell’IVA; Costi misti parte extra-UE € 10.000 4) calcolare l’IVA dovuta applicando l’aliquota del 22% sulla base Corrispettivi misti parte UE € 50.000x30.000/40.000= € 37.500 imponibile al netto dell’IVA; Base imponibile al lordo dell’IVA: € (100.000+37.500)-(80.000+30.000)= € 27.500 5) nel caso che la base imponibile al Base imponibile al netto dell’IVA: € 27.500/1,22= € 22.540,98 lordo dell’IVA fosse negativa (costi Iva dovuta ai sensi dell’art. 74-ter: € 22.540,98 x 22% = € 4.959,02 maggiori dei corrispettivi) il relativo Attività di organizzazione eventi: requisito della territorialità IVA importo va riportato al periodo successivo e assume la veste di
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FISCALITA’ NEGLI EVENTI
servizi accessorie alle precedenti” rientrano nell’ambito della disciplina IVA italiana quando: a) sono “rese a committenti non soggetti passivi”, cioè, in linea di massima, a qualunque soggetto privato; b) sono “materialmente” svolte in Italia. Quindi, possiamo così riassumere le casistiche che si possono presentare ad un’impresa italiana che organizza un evento:
“credito di costo” e sarà possibile scomputarlo, insieme ai costi, dai corrispettivi del periodo successivo. In linea generale, affinché una operazione possa considerarsi rilevante ai fini dell’IVA italiana è richiesto che essa integri il requisito della territorialità ovvero che si possa considerare effettuata in Italia. Per le imprese organizzatrici di eventi è quindi indispensabile, per poter correttamente adempiere agli obblighi di fatturazione, comprendere quali siano le regole di determinazione della territorialità italiana o estera di codesta fattispecie di operazioni. La regola di base da prendere in considerazione è dettata dall’art. 7-ter del DPR 633/72 secondo la quale le prestazioni di servizi rientrano nell’ambito della disciplina IVA italiana quando: a) “sono rese a soggetti passivi stabiliti nel territorio italiano”, cioè, in linea di massima, ad imprese italiane; b) “sono rese a committenti non soggetti passivi da soggetti passivi stabiliti nel territorio italiano”, cioè, in linea di massima, da imprese italiane a qualunque soggetto privato. Ai nostri fini vi è da considerare però anche una norma che introduce una deroga alla regola di base ovvero quella dettata dall’art. 7-quinquies del DPR 633/72 secondo la quale “le prestazioni di servizi relativi ad attività culturali, artistiche, sportive, scientifiche, educative, ricreative e simili, ivi comprese fiere ed esposizioni, le prestazioni di servizi degli organizzatori di dette attività, nonché le prestazioni di
1) se il committente è un soggetto privato (persona fisica o enti non profit che non esercitano attività d’impresa), italiano o estero, la prestazione di servizi sarà assoggettata ad IVA italiana nel caso l’evento si svolga in Italia; nel caso, invece, si svolgesse all’estero, l’operazione è fuori campo IVA e occorre fare riferimento alla disciplina prevista dal paese che lo ospita (in ambito UE questo comporta, di solito, la necessità di avere una posizione IVA locale), come previsto dall’art. 7-quinquies del DPR 633/72; 2) se il committente è un’impresa italiana, la prestazione di servizi sarà assoggettata ad IVA italiana, in ogni caso, ovunque venga organizzato l’evento, in Italia o all’estero, come previsto dall’art. 7-ter del DPR 633/72; 3) se il committente è un’impresa straniera, la prestazione di servizi è da considerarsi fuori campo IVA, in ogni caso, ovunque venga organizzato l’evento nel mondo, in Italia o all’estero, come previsto dall’art. 7-ter del DPR 633/72. A proposito di quest’ultimo caso, vanno però aggiunte un paio di importanti precisazioni che incidono sulle modalità di fatturazione e su ulteriori adempimenti. Innanzitutto, ai sensi del comma 6-bis dell’art. 21 del DPR 633/72, se l’impresa straniera è extra-comunitaria la fattura deve riportare, oltre alla specificazione della norma sopra citata (art. 7-ter del DPR 633/72), anche l’annotazione “operazione non soggetta”; mentre se l’impresa straniera è comunitaria la fattura deve riportare, oltre alla specificazione della norma sopra citata (art. 7-ter del DPR 633/72) e l’indicazione della partita IVA comunitaria dell’impresa stessa, anche l’annotazione “inversione contabile”. In secondo luogo, ai sensi del comma 6 dell’art. 50 del DL 331/1993, tale ultima operazione va riepilogata negli elenchi periodici delle prestazioni di servizi intracomunitari rese, da presentarsi all’Agenzia delle Dogane.
Dottor Marcello Galli
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SERVIZI GENERALI
Human Resources: febbraio 2016 Ricevere una telefonata in cui il direttore del giornale ti affida l’intervista a un CFO ha un che di inquietante. Ehi, dico: stiamo parlando di soldi, amministrazione, risorse umane, servizi dell’azienda, Information Technology. Sono temi seri, importanti, quasi ingessati! Poi rileggi le note, l’intervista; e scopri che in un’agenzia di eventi, pur nella serietà della tematica, anche questi aspetti hanno un lato positivo e allegro; una verve diversa da quella di altri settori più classici dove il direttore è truce e ti guarda duro quasi a voler incutere timore reverenziale fin dal primo sguardo. Luigi Spinolo, CFO di Sinergie Group e Sinergie Live Communication, non è così. Agli antipodi dal ruolo di capo in testa duro e diretto, è invece affabile e mediatore, ti ispira fiducia. Un atteggiamento che si respira in tutta la Divisione da lui amministrata, dove le persone hanno un tono informale, sono allegre e serene nella gestione serissima e importantissima delle tematiche da loro presidiate visto che la Direzione Risorse Umane, Amministrazione e Servizi Generali, sovrintende agli aspetti formalmente più difficili di un’azienda. “Quest’anno poi - ci dice Spinolo - la gestione si è particolarmente arricchita di nuove sfide. In primis con la costituzione del Gruppo, che ci ha visto passare da una gestione di singola società all’amministrazione di quattro aziende (SG, Sinergie Live Communication, Special, ISNT, n.d.r.), con sedi sparse tra Milano e Roma.
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In secondo luogo con la gestione delle aziende che hanno trasferito non solo le produzioni, ma anche i centri amministrativi in Stati diversi. E spesso senza comunicarlo. Così è capitato che ci siamo trovati a telefonare per sollecitare una fattura scaduta e ci siamo sentiti rispondere “scusateci, ma non vi è ancora arrivata la comunicazione? La nostra sede amministrativa è stata trasferita … in Malesia”! Non in Europa, magari in Polonia come era stato fino al 2015 per tante multinazionali. In Malesia! Ecco, questo solo per dare un’idea delle cose con cui ci confrontiamo ogni giorno”. La nascita della capogruppo ha anche significato un lungo lavoro di riparametrizzazione dei costi. Sinergie Group infatti si fa carico dei budget generali, dei servizi, e li ribalta sulle company interne. Questo ha significato un’accurata analisi di come imputare correttamente i costi alle consociate; ci siamo avvalsi di uno strumento chiamato Activity Based Costing, in grado di garantire la migliore
efficienza ed equità nell’allocazione dei costi alle varie funzioni grazie alla base di distribuzione basata sulle attività e non sui centri di costo o aggregazioni arbitrarie. Un attento studio dei carichi di lavoro e di impegno a favore delle singole compagini che ricevono lo split dei costi sulla base di drivers diversi e diversificati in funzione delle voci calcolate. Tutto questo lungo lavoro, pianificato a monte, significa aver la capacità di far fronte a situazioni mutevoli ed essere disponibili a mettersi in gioco giorno dopo giorno. Ma le modifiche, all’interno dei vari team di lavoro, sono vissute in modo costruttivo. E oggi, dopo sforzi
SERVIZI GENERALI
avevamo potuto non accorgercene. Al mattino, appena tornati in agenzia, al termine di una riunione già fissata e, con molta paura devo dire, riapro Business (questo il nome del programma n.d.r.) e vedo che siamo nuovamente in attivo e nel pieno rispetto del MOL e dei nostri target. Parlando con i progettisti IT scopro che era semplicemente stata una mancanza di caricamento delle fatture emesse da parte di qualche account, mentre il gestionale leggeva solo quelle ricevute, già registrate. Da quella mattina abbiamo imposto che tutti aggiornassero ogni cliente in contemporanea, al fine di evitare infarti per perdite o, al contrario, esaltazioni per troppi utili! Lavorare in diretta ti insegna a spostare la percezione. Poi per fortuna, il nostro responsabile amministrativo, Luca Rubini, è capace di mettere sempre tutto in linea e di razionalizzare anche le situazioni più complicate”.
e corsi di formazione, dopo consigli e correzioni in corso d’opera, anche il nuovo gestionale è vissuto come uno strumento di crescita e non una nuova scocciatura, anche perché oggi è in grado di riunire e organizzare i big data dei clienti e dei fornitori, garantendo una visione d’insieme importantissima. E’ così … vero? “Sì, oggi sì. A distanza di un anno dalla sua introduzione continua Spinolo - oggi il gestionale è davvero uno strumento utile per tutti. E’ stato customizzato sulle nostre esigenze attraverso riunioni, meeting informali, schede di richiesta e aggiornamenti. Possiamo così contare su un software realizzato su misura che ci dà in tempo reale un quadro
Con un sistema simile, è difficile non aver sotto controllo i cash flow e quindi il Gruppo è in grado di pianificare con attenzione ogni movimento. Da sempre un punto di forza è quello di non dipendere da banche attraverso fidi o castelletti. Fin dalla nascita di Sinergie Live Communication infatti, l’attenzione alla fluidità di denaro e all’autosostentamento virtuoso attraverso gli utili di progetto, ha completo della situazione in quanto consentito investimenti sul futuro prende in esame le voci di preventivo, e una gestione che non risente di fatturazione, pagamenti, anagrafiche oneri passivi. “Anzi - ci dice Spinolo fornitori-clienti, prospect, aperture di spesso, tra anticipi, pagamenti a vista commesse etc. Questo devo dire che ai fornitori, e ritardi sugli incassi, ci all’inizio ci ha provocato qualche piccolo siamo trovati noi a far da “banca alle colpo al cuore. Infatti se il gestionale banche”, visto lo zoccolo duro di nostri non viene aggiornato in linea di clienti in parte appartenenti proprio al continuità e di pariteticità tra uscite ed segmento finanziario”. entrate, ci sono degli squilibri pesanti. Faccio un esempio. Una delle prime Quest’anno la divisione si è ultesere in cui lo usavamo ho guardato la riormente riorganizzata, attraverso situazione ed ero sconvolto. Avevamo l’inserimento di risorse dedicate e una perdita secca di oltre 2.500.000! l’assegnazione di incarichi specifici a Non c’era più nessuno in ufficio cui quelle già presenti. In questo senso, chiedere spiegazioni e ho passato una un ruolo importantissimo lo giocano notte di ansia, confrontandomi coi soci; in IT i responsabili della rete, dei non ci spiegavamo la situazione. Come server, della telefonia. Spinolo ci
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SERVIZI GENERALI
conferma che “l’apporto di Federico e Fernando è fondamentale per il gruppo. Oggi siamo oltre 100 persone, 100 postazioni, molti cellulari da collegare agli account email di posta aziendale, una mole e n o r m e di dati da backuppare e poter consultare in ogni momento anche in remoto.
processo di qualità, deve fare gare e confrontare preventivi in funzione di qualità offerta, servizi, continuità di assistenza e prezzo.”
Il loro lavoro è fondamentale. Dalla scelta dei materiali e delle infrastrutture (centralini, server, postazioni Mac e PC, telefoni, etc) che con il crescere dell’agenzia necessitavano di implementazioni: banalmente, per supportare gli oltre 100 interni alle postazioni dedicate al call center per le segreterie organizzative; fino alla centralizzazione del processo di printing, che ogni giorno diventava sempre più importante e necessitava di una razionalizzazione per avere lo stesso tipo di stampanti, formati, carte e colori omogenei, ottimizzando al tempo stesso la gestione economica di ricambi e manutenzione, fino alle situazioni di ogni giorno …di ordinaria follia! Con blocchi dovuti al provider esterno, attacchi virus e ogni altra quotidiana attività di gestione. Il nostro IT e il reparto di Servizi Generali, anche per rispetto delle norme ISO 9001 di
Il personale, da quest’anno, è demandato a Marisa Garavaglia, che si interfaccia con Luigi Spinolo non solo per le occasioni spot, ma anche per tutta la gestione delle oltre 100 risorse che
I fornitori naturalmente devono essere in linea con le esigenze e con le aspettative di qualità e il rispetto di determinate regole, che partono dalla correttezza fiscale e Durc, al rispetto di normative sulla sicurezza del lavoro, in ogni ambito: dalle hostess e tour leader ai montatori durante i set up più complicati.
fanno parte della nostra famiglia, oggi. Anche in questo settore, non mancano gli aneddoti. Racconta infatti Luigi che “un giorno arrivò una lettera da parte di un ingegnere nucleare che desiderava essere impiegato in produzione e sviluppo”. Alla richiesta di chiarimento sul perché dato il suo percorso universitario volesse entrare
in un’agenzia di eventi, la risposta è stata “…ah, fate eventi? No, perché ho visto il nome e pensavo foste nel campo di energia alternativa.” Tuttavia non è l’unico caso di idee confuse, visto che un altro c.v. venne chiamato per un colloquio e rispose: “Io vengo volentieri, ma voi cosa fate? No, perché io ho cercato su internet le aziende
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SERVIZI GENERALI
attenti alle loro esigenze e cercare di soddisfarle - racconta Luigi - anche se questo non significa poter sempre dire di sì, soprattutto quando si tratta di richieste economiche o di avanzamenti di carriera.”
vicine a casa e ho mandato un po’ di c.v. per cui il nome non mi dice molto”. Passata l’ilarità del momento legata a questi ed altri aneddoti sulla selezione, sappiamo che le Human Resources sono decisamente importanti per il Gruppo Sinergie. Il compito delle Human è strategico in quanto si trova ad essere spesso in condizione di peacemaker o peacekeeper. “I manager hanno infatti molto potere a livello di autonomia e gestiscono ormai la loro divisione come una vera è propria business unit con ampi margini di autonomia. Compresa parte delle relazioni con il personale. Quando invece devono intervenire le HR, è perché si è verificato un problema difficilmente risolvibile; è la situazione di ….corto circuito in cui bisogna evitare scintille e usare gli estintori giusti! Ed ecco allora che il manager della HR deve risolvere, comporre, abbassare i toni, cercare di mediare dove invece le forti personalità che si confrontano spesso non riescono. In questi casi il dialogo con una realtà “terza” ed esterna è salutare perché aiuta entrambi a rivedere le proprie posizioni. E spesso i
confronti si calmano e il clima migliora in pochissimo tempo, potendo contare su persone capaci e intelligenti. Ho visto che far finta di nulla non è mai positivo, aumenta solo le tensioni e i problemi degenerano velocemente in situazioni insanabili. Ecco che allora chiamo a raccolta e cerco il confronto per un chiarimento”. Le HR sono responsabili anche del processo di qualità che ha portato alla certificazione ISO 9001 nel 2015, un passo importante che impone regole e procedure a tutela dei clienti, oltrechè del 360°, il questionario/confronto di valutazione tra un manager e la sua squadra che avviene una volta all’anno. In Sinergie questo aspetto, insieme alla formazione, viene preso molto sul serio. “La crescita delle persone porta alla crescita del gruppo; e il gruppo ti mette in condizione di lavorare sempre meglio, in termini di professionalità e qualità, un ambito per il quale è necessario conoscere il sentiment generale, gli umori, cosa pensano di noi (ovviamente in forma anonima) le persone che ogni giorno rendono grande Sinergie Group. Perché questo ci aiuta ad essere
Questo impegno costante al miglioramento è testimoniato dalle valutazioni di obiettivi personali e professionali, che avvengono ogni anno attraverso un incontro one to one tra ognuna delle risorse e il proprio direttore che poi riporta lo stato d’animo e dell’arte alla direzione HR che, dopo un confronto con la prima linea manageriale, tara opportunamente le strategie per performare sempre meglio. E proprio in quest’ottica si inseriscono i corsi di formazione (non solo quelli obbligatori per legge sulla sicurezza lavoro o primo soccorso, ma anche e soprattutto di personal improvement e comunicazione), come la richiesta di esprimere le proprie esigenze, pur se nel rispetto delle linee guida aziendali che devono essere comuni (e qui ridendo Luigi accenna alle differenze tra il modo di fare e di essere delle compagini milanesi Sinergie Live Communication e Special boutique incentive opposte a quella più fortemente romana di ISNT, la strategy & digital del Gruppo). Nell’ambito del lavorare bene, grande importanza ha il posto di lavoro fisico. In questi ultimi tre anni, Sinergie Group ha “colonizzato” il palazzo di Milano in cui
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SERVIZI GENERALI
forte attenzione al cost saving che però non deve essere un motivo di rallentamento o di depauperamento delle infrastrutture che invece devono crescere in parallelo alla crescita dell’azienda e supportarla.
è nata, continuando ad allargare i suoi uffici, integrando piani del palazzo. Un compito non facile soprattutto per l’IT, altra divisione che ha vissuto in diretta la crescita garantendo con un lavoro costante dietro le quinte la funzionalità dei servizi. A loro infatti è toccato il compito praticamente h24 di tracciare le cablature, ideare i sistemi di doppio backup affinché non ci fossero mai interruzioni di servizio - o perlomeno fossero limitate. In quest’ultimo anno è stato creato lo split su più server, sono state ridefinite e implementate le procedure operative con una
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“Una crescita - conclude Spinolo - che è testimoniata anche dall’aver ricevuto, dopo la certificazione ISO 9001, i complimenti dall’ente certificatore che ha potuto portare a termine il processo in pochissimo tempo (meno di due mesi) proprio perché all’interno avevamo già le procedure richieste e le attuavamo già ….quasi a buon senso. E così oggi siamo tra le prime e tra le pochissime agenzie di eventi ad averla. La certificazione è più diffusa tra le agenzie di congressi, ma certificare che siamo in grado di seguire un processo come quello di un evento, garantendo la qualità di flussi e servizi in un campo dove le variabili sono la costante, è davvero un grosso risultato che ci rende particolarmente orgogliosi.
SERVIZI GENERALI
Lavorare a questo obiettivo ha voluto dire imparare a mettere ancor di più al servizio degli altri le proprie competenze, lavorare ancor di più in team e …scambiarsi qualche nuova parolaccia! Però adesso l’abbiamo ottenuta e ce la teniamo stretta. Perché la sfida non è raggiungere un obiettivo, ma farlo diventare il nostro standard dal quale ogni volta partire. Perché ogni giorno, continuiamo ad alzare l’asticella”. G. Merini
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ISNT
ISNT. Parliamo per case histories. La teoria non è nel nostro DNA!
Quando si parla di strategy & digital, il nome corre a ISNT quasi in automatico in quanto rappresenta la realtà emergente più attiva del panorama italiano. E negli ultimi due mesi, questa agenzia atipica, sempre in beta version di se stessa, ha nuovamente messo a segno due colpi di pregevole impatto. Uno di comunicazione “ingessata”, ma neppur poi tanto; l’altro di social puro, musica, entertainment, infotainment o gioco puro! Negli scorsi numeri abbiamo spesso detto che ISNT ama le sfide. Cominciamo ad avere il sospetto che invece siano le sfide ad amare ISNT. Altrimenti diventa difficile spiegare come siano finiti in Banca d’Italia in un periodo difficile come il nostro per le banche e le istituzioni ad esse legate.
E se pensate che sia difficile parlare al pubblico, non avete idea di quanto sia complicato per un brand parlare a se stesso, alle persone che lavorano ogni giorno in quell’azienda: persone che spesso non si rendono conto di essere il vero motore quotidiano.
ISNT arriva in Banca d’Italia con un progetto nato per aiutare il management a lanciare una nuova intranet, capace di unire tutti i dipendenti, qualunque sia il loro rango e la loro mansione. In fondo … che ci vuole? Ci vuole un’idea condivisa da tutti, perché la richiesta che arriva da Banca d’Italia è molto ambiziosa. Non
si tratta infatti solo di girare uno spot interno, ma di farlo senza attori e con gli impiegati. Un problema? Forse. “Ma la nostra vera forza - ci raccontano Arnaldo e Arturo, i due Direttori Creativi - è appunto quella di trasformare i problemi in opportunità. Così, ci siamo trovati a fare una giornata intera di casting coinvolgendo ogni reparto di Banca d’Italia per selezionare otto persone, da Salvatore Rossi, direttore della Banca d’Italia ai colleghi della movimentazione, passando per ogni area. Il risultato è un film scritto e pensato da ISNT, girato col regista Cosimo Alemà e interpretato dai migliori protagonisti possibili: i dipendenti stessi di Banca d’Italia”. Ora immaginiamo la presentazione del progetto, gli sguardi di fronte alla proposta di diventare attori per un giorno fatta a persone che per stile di lavoro da sempre rappresenta il massimo della serietà e della formalità. Non deve essere stato semplice scegliere di portare al board l’idea. “Semplicissimo - ci dicono in ISNTanzi accolta con piacere; come la sua realizzazione. Il concept è stato interiorizzato e fatto proprio da tutti; chiunque sia stato interpellato per il casting ha dimostra-
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di stravolgere anche i canoni delle clips musicali, inventandosi un neverendingmovie. Ma tra il dire e il fare, mai come in questo caso c’è di mezzo il mare …del web da surfare, interagendo e saltando da un frame all’altro. E quindi hanno chiamato ISNT. “L’approccio strategico - ci raccontano ancora Arturo e Arnaldo - è stato disrupting. Visto che dovevamo parlare un linguaggio giovane e coinvolgente, usare i social, abbiamo cambiato la prospettiva e ci siamo chiesti: perché non usare ciò che ci allontana, per tornare insieme? La nostra generazione sta vivendo la rivoluzione più veloce mai vista, dove però i social media, per paradosso, stanno trasformando il nostro bisogno più naturale: stare insieme. Eppure, noi siamo ancora convinti che la tecnologia sia, come la musica, uno strumento e un’emozione capace di unire le persone, e non di allontanarle. E da questo paradosso/ idea guida, ci siamo mossi”.
to entusiasmo e voglia di esserci, senso di orgoglio e appartenenza. E’ stato un momento di condivisione e piacere di partecipare, di uscire per un giorno dalla comunicazione fatta attraverso un gesto o una job description e diventare protagonisti di valori che avevano voglia di portare al mondo”.
Il secondo punto di forza di ISNT in questi mesi, è stata la collaborazione con i Planet Funk. Gruppo eclettico, dinamico, capace di innovare non solo a livello di scelte stilistiche musicali, i Planet Funk hanno pensato
Ne è nato così Hi5, il progetto di comunicazione ideato da ISNT in stretta collaborazione e contatto con 101%, altra factory di creativi multimediali. Hi5, che prende spunto proprio dal “give me five” il gesto universale di amicizia e solarità che oggi, con un upgrade tecnologico e social, trasforma il brano
Visto il risultato, di cui riportiamo alcuni fermo immagine, diciamo che ancora una volta ISNT è riuscita a creare un successo in pochissimo tempo: una vera piccola grande esperienza, gestita in velocità e con impegno per mettere un altro risultato in cassaforte, anzi …nel caveau!
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WE PEOPLE dei Planet Funk nel primo videoclip realmente social della storia della musica. Come funziona? Semplice come un download! Basta scaricare l’app, registrare il proprio video di HI5 sullo smartphone e tramite l’app “Hi5 Planet Funk” unire la propria clip a quello di tutti gli altri utenti. Fa tutto la app creata per l’occasione, ma che può diventare un’idea virale da usare anche per gli eventi aziendali. Ad ogni clap, ad ogni mano che si apre e batte il 5 alla fotocamera del device mobile, il videoclip si evolve e cambia creando la catena di video Hi5 più lunga del mondo. Il risultato è già visibile online, con un flusso organico di clip che esprimono gioia, felicità e amicizia. Un video musicale composto da oltre 50 mila Hi5: praticamente, è come se allo stato attuale avessimo generato già 600 videoclip in formato televisivo, attraverso i fan dei Planet Funk: e siamo solo all’inizio. Tra i tanti utenti, possiamo trovare anche “nomi noti” come (solo per citarne alcuni) Rossella Brescia, Rosaria Renna, Belen Rodriguez, Claudia Gerini, Giuliano Sangiorgi, Federico Zampaglione, Alessandro Del Piero,
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Fiorello, Anna Pettinelli). Ma più di questi e dei tanti altri nomi noti che si sono registrati e hanno mandato il loro Hi5, a far la differenza sono i fans, gli amici, gli sconosciuti che si sono mescolati da ogni parte del mondo per dare vita al clip. ISNT ha giocato su due grandi fattori per creare questo video che potrebbe tranquillamente essere iscritto al Guinness dei Primati: il primo è quello legato al gusto del social, di quel tasto “share” che pare essere inserito alla nascita ormai nella generazione X come default dalle neomamme, ma che attraverso una qualche particolare forma virale colpisca anche le generazioni passate. Il secondo invece è la popolarità. Del gruppo e della voglia di essere popolari, del proprio attimo di gloria e di fama. Due elementi che, mescolati insieme, hanno dato vita a un progetto che non si ferma mai, continua giorno dopo giorno, arricchendosi continuamente. Per partecipare o per vedere la catena Hi5 che si arricchisce… planetfunk.co.uk ISNT più che l’agenzia che non è, pare sempre più specializzarsi in missions impossible, lavori …”che ancora non ci sono” ma che ci saranno.
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E, soprattutto Hi5 è davvero un concept che li rappresenta. Una continua evoluzione, un non fermarsi mai, essere sempre oltre, dove ancora non c’è, ma ci sarà. Dove arrivare significa in realtà ripartire verso un futuro immaginato; e perciò possibile.
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ANNO 2 - NUMERO 4 - FEBBRAIO 2016 www.sinergie-group.com
Arnaldo Funaro, copywriter e direttore creativo, ama così tanto scrivere che ha praticamente smesso di parlare, anche con la moglie. Arturo Vittorioso, art director e direttore creativo, uno che quando parte per un viaggio non prepara la valigia, ma gli outfit da indossare sul set delle sue prossime vacanze.
concorso
Il per la cover di questo numero è stato vinto da ISNT. A loro il tributo di aver creato qualcosa di davvero spettacolare e insolito. Ma che per loro è il quotidiano, come stanno imparando molti clienti per i quali questa applicazione di realtà aumentata è cosa normale in tanti eventi. E allora vediamo chi sono i creativi che hanno lavorato a questa copertina. Si dice che le macchine non hanno un’anima. Niente di più falso, perché ci sono persone che sono capaci di dargliela. Vivono in una realtà parallela, 600 km sotto Milano, sotto la sede di Focus On, ma non in laboratori scavati sotto la città o la redazione: semplicemente più a sud, a Roma. Sono i nostri fratelli digitali ma tutt’altro che virtuali che hanno realizzato la nostra copertina numero 4 in realtà aumentata. I loro nomi e qualche dettaglio.
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Benedetto Spada: benedetto di nome e di fatto, perché quando si mette su un computer gli riescono anche i miracoli. Giorgio Pomettini tra i primi a fare un’app per Apple Watch, giusto per il gusto di farla prima di Apple. Francesco Romeo: lo Shakespeare del front end, capace di trasformare ciò che vedi sul web in ciò che ami. Marta Coppola, graphic designer unica nel suo genere che ha detto: “Cioè, a n’hai capito quant’è fica ‘sta cosa che avemo fatto regà!”. Se non ci credete, tornate ad inquadrare la copertina di Focus On con lo smartphone e scoprite la realtà aumentata che per loro è realtà e basta!
E se qualcuno - come il sottoscritto - si chiede come funziona, o cos’è questa “realtà aumentata”, ecco la loro spiegazione, in termini non Nerdiani (anche se nonostante gli sforzi ci vorrebbe lo stesso un traduttore simultaneo). “Tecnicamente - ci dicono - è l'arricchimento della percezione sensoriale aggiungendo informazioni multimediali alla realtà percepita. Nel nostro caso aggiungiamo alla “realtà” della copertina di Focus On 4 (cioè, ciò che vedete) il modello 3D di un palco tramite una app sviluppata per iOs e Android. Il modello 3D è stato realizzato all’interno di Autodesk 3dStudio Max e texturizzato con Adobe Photoshop. La geometria è stata poi esportata all’interno dell’editor Unity (che crea applicazioni con grafica realtime per visualizzazioni di carattere scientifico o games su Mobile). Il palco, poi, è stato letteralmente allestito in questo ambiente virtuale, posizionando americane e luci, disponendo casse e schermi. Abbiamo quindi illuminato il palco e infine aggiunto un relatore che illustrasse il video che scorre sui monitor, dove gira un breve showreel di Sinergie Live Communication, la nostra parent company. Grazie poi alla libreria Vuforia, il software ha la capacità di riconoscere i contorni dell’immagine di copertina (rendendola un marker) e seguire in tempo reale l’orientamento della rivista rispetto alla camera dello smartphone che la inquadra. In questo modo il palco si muoverà sempre solidale con l’immagine stampata fondendo le due realtà in una sola: la realtà aumentata”. C. Mangime
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SPECIAL
Special, conoscere per rispettare. L’incentive sostenibile. Una delle maggiori responsabilità sociali è quella di coloro che, per turismo o per lavoro, organizzano viaggi al di fuori del proprio paese. Questo vale soprattutto nel caso dell’incentive, quando la voglia di divertimento può far passare in secondo piano il rispetto di tradizioni locali, sacralità dei luoghi e impegno a mantenere una qualità di vita che non può essere turbata da abitudini o usanze “importate” per una settimana o poco più. Responsabilità sociale e di impresa sono temi che quindi coinvolgono in primis anche Special, la boutique incentive di Sinergie Group. Con Stefano Ripamonti, CEO di Special, abbiamo cercato di riflettere proprio sul tema dell’impegno che una incentive house deve prendere prima di tutto con se stessa per proporre senza sradicare. Ne è uscito un viaggio della memoria tra le numerose esperienze sue e del suo team, tutte frutto dello stesso obiettivo: permettere agli ospiti di conoscere il mondo nel pieno rispetto dell’ambiente e della cultura. Prima di tutto l’emozione. Per regalare ai clienti un’esperienza totalizzante, Special si occupa di fornire tutti gli strumenti necessari per dar vita ad un percorso conoscitivo lungo tutta la durata del viaggio incentive. “Fin dal momento della partenza, vogliamo creare un distinguo. Non ci limitiamo a dare agli ospiti una semplice guida
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turistica - dice Stefano - ma scriviamo un vero e proprio Vademecum dalla A alla Z che funge da primo approfondimento culturale per chi sta per mettersi in viaggio con noi”. In questo modo si inizia a conoscere la meta, ancor prima di partire, e ci si prepara, anche mentalmente, ad una nuova esperienza. Ogni itinerario di Special prevede infatti uno scambio culturale. Dall’approccio alle tribù indigene della Tailandia al confronto con i grandi chef marocchini, dal trekking in Argentina ai safari in Namibia. Un baratto di
esperienze e conoscenze che amplifica la semplice concezione di viaggio incentive, trasformandola in un’incubatrice di emozioni e crescita intellettuale. “Proprio in Tailandia - racconta Stefano - abbiamo avuto modo di far incontrare due culture completamente diverse, quella occidentale e quella delle tribù delle colline. Gli Akha hanno condiviso le loro tradizioni con noi e, attraverso semplici azioni per nulla invasive, siamo stati testimoni di un’esperienza unica dall’elevato valore umano”. Nell’assoluto rispetto delle identità locali, la visita è stata valorizzata da veri momenti di
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unione e confronto, lasciando spazio anche ad una divertente partita di calcio giocata con i bambini del posto, ai quali sono state regalate alcune magliette dell’Italia. “Questo è ciò che ci impegniamo a fare; regalare occasioni per divertirsi ma allo stesso tempo per riflettere. Non vogliamo offrire un semplice viaggio incentive, vogliamo far vivere esperienze vere, reali, che raramente si possono comprare” conclude Stefano. Abitudini e tradizioni si trasmettono anche attraverso un confronto importante con una cultura locale da conoscere e salvaguardare. Sempre in Thailandia, particolarmente emozionante è stato l’incontro con i monaci, la preghiera comune e lo scambio dei braccialetti, la postura di rispetto da tenere davanti al Buddha.
Tutti elementi che spesso vengono dati per scontati e invece in un viaggio di Special sono il fiore all’occhiello di approfondimento. La cultura locale rifiorisce anche attraverso racconti o ad esempio - una mostra fotografica di nicchia dedicata ad usi e costumi antichi ma che tutt’ora rivivono tra la gente. “Per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente” dice Stefano “contattiamo i migliori partner certificati che hanno dimostrato di avere a cuore il territorio in cui operano. Noi stessi ci avvaliamo di mezzi di trasporto alternativi, come abbiamo fatto con le biciclette elettriche a Lisbona, e scegliamo location che siano il più eco-friendly possibile.” Un altro esempio rappresentativo, è la scelta di molte location, come il campo che ha ospitato una delle cene
di un viaggio in Arabia: meta, il deserto vicino a Dubai. “Non volevamo proporre la solita cena tra le dune adattata con i comfort per i turisti, quindi abbiamo creato un viaggio nel viaggio portando i nostri ospiti in un campo privo di elettricità e distante chilometri dalla città” dice sorridendo Stefano. “Volevamo far conoscere il mondo del deserto vero e proprio e abbiamo optato per una scelta fuori dagli schemi che ha portato ad un confronto reale.” Il tema della responsabilità sociale sarà fondamentale anche nei due viaggi incentive in cantiere. Il primo si terrà tra pochissimo in Argentina, dove gli ospiti avranno la possibilità di visitare i grandi parchi naturali e la Terra del Fuoco in un’esperienza all’insegna del rispetto ambientale.
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“Lo staff di Special resterà tutto il tempo con gli ospiti per assicurare il massimo comfort e allo stesso tempo li guiderà in un territorio tutto da scoprire e da rispettare” sottolinea Stefano che ci svela alcune attività che verranno proposte ai clienti, in perfetta sintonia con il turismo sostenibile. Gli ospiti visiteranno infatti la Terra del Fuoco sia a piedi che in canoa. Arrivati al Perito Moreno saranno accompagnati al ghiacciaio Upsala da uno dei massimi esperti in materia in una conferenza itinerante personalizzata. Stefano, per ragioni di segreto professionale, non può anticipare nulla. Ma si ipotizza (n.d.r.) che si tratterà di una grande e meravigliosa avventura sulla cordigliera andina tra montagna e mare. Le line up di ogni viaggio, rendono particolarmente fiero Stefano: “Questi testimonial sono fondamentali, per-
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mettono di andare oltre al semplice viaggio, aiutano ad approfondire dei temi che altrimenti verrebbero ignorati. Nessuno si sofferma su dettagli di questo tipo, noi di Special invece non concepiamo l’idea di una visita turistica passiva; cerchiamo la complicità con i nostri clienti vincendo così il loro engagement.” Dalle escursioni sui ghiacciai della Terra del Fuoco ai safari fotografici della Namibia, la prossima meta di Special. “Quello che affronteremo in primavera sarà un viaggio remoto, alla scoperta dei grandi felini e delle creature dell’oceano passando per i deserti più antichi d’Africa. Un’esperienza che vede
come principale elemento la Natura e la possibilità di viverla da vicino senza però interferire con essa.” Questa la presentazione dell’incentive che renderà gli ospiti testimoni della bellezza africana alla scoperta di paesaggi sconfinati dove animali e natura vivono in armonia. Analizzando il viaggio scopriamo che il partner selezionato per il viaggio è stato premiato per l’attenzione al territorio; ha vinto il Crystal Award proprio per la responsabilità sociale che dimostra nel rispettare sia l’ambiente che le micro culture del posto. Tra le altre cose, ogni anno devolve parte dei propri ricavi alla popolazione locale, nel tentativo di supportare le attività autoctone. L’attenzione che Special dedica all’organizzazione dei viaggi incentive si rispecchia nelle scelte che fa in termini di location, testimonials, partners e strutture. “Se riusciamo a fornire i giusti strumenti per permettere ai nostri clienti di capire il mondo che vanno ad incontrare, saranno loro stessi a portare avanti un progetto di sostenibilità. La responsabilità sociale per noi è l’unione di diversi ingredienti: il rispetto per la cultura, per l’ambiente e per gli altri cittadini del mondo.” Una dichiarazione che chiude con una notazione che probabilmente va oltre il professionale ma è una convinzione
sua e di quanti lavorano con lui: “Se si conosce, si rispetta. Questo è il vero viaggio incentive. Un’occasione per apprendere e crescere come individuo e come gruppo.” F. Passoni
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Direttore Editoriale Editore SG Srl P. IVA 09005800967 Sede e Redazione P.le Giulio Cesare, 14 - 20145 Milano Tel: +39.02.762550.1 - Fax: +39.02.762550.50 focuson@sinergie-group.com Anno 2 - NUMERO QUATTRO - Febbraio 2016 Aut. Tribunale MI nr. 140 Stampatore MIA Comunicazione Srl Via Dario Gaiti, 7 42015 Correggio (RE)
Fabrizio Mezzo Direttore Responsabile Silvia Arosio In Redazione Francesca Passoni Mario Saccenti Hanno collaborato a questo numero Carlo Mangime Giosuè Merini Davide Verdesca Marcello Galli Art Direction Greta Tremolada
MarCom Division Sinergie Group
Direttore Commerciale, Promozione e Pubblicità Davide Verdesca Chiuso in Redazione il 16 febbraio 2016
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