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GIG ECONOMY AL CAPOLINEA
Gli istituzionali si sono accorti che il settore si fonda su un modello non rispettoso dei lavoratori. E questo non piace più. Il rischio? Danni reputazionali prima e sui bilanci poi
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Il caso Flopperoo
A fine marzo il debutto di Deliveroo sul listino londinese era tra i più attesi del mercato. Dopo, tra i più deludenti. Nel primo giorno di contrattazione, Deliveroo è arrivato a perdere il 30% del suo valore, aprendo un dibattito sul futuro della Gig Economy. A penalizzare le quotazioni del gruppo sono stati due elementi chiave: la contestata governance che consente al fondatore Will Shu di mantenere il controllo della compagnia con solo il 6,3% del capitale e i temi della sostenibilità sociale legati alla mancata contrattualizzazione dei rider.
Cinzia Meoni
Il colossale flop di Deliveroo ha aperto il dibattito sulla Gig Economy. L’accresciuta sensibilità sui temi di sostenibilità sociale ha aperto gli occhi anche agli investitori istituzionali che, in parte, hanno preso le distanze da una delle icone della gig economy. Il fatto che il rider consegni pasti a domicilio guidando una bici, e quindi senza alcun impatto ambientale, piace, ma solo fintanto che lo stesso fattorino possa contare su un contratto, uno stipendio, un’assicurazione in caso di malattia e infortunio e magari anche permessi e ferie retribuiti. Aspetti che la gig economy ha rischiato di far sparire in anni di storytelling, ma dei quali, finalmente, ci si è resi conto, costringendo i paladini della sostenibilità a prestare attenzione anche ai temi sociali e non solo a quelli ambientali. “Le aspettative dei nostri investitori su come incorporiamo i temi Esg nel nostro processo decisionale sono cambiate enormemente nell’ultimo anno”, commenta Archie Struthers, global head of investment governance & oversight di Aberdeen Standard Investments, che poi aggiunge: “Abbiamo deciso di non partecipare all’Ipo di Deliveroo perché nutriamo forti dubbi sulla sostenibilità del modello di business della società, non soltanto a livello di trattamento dei lavoratori, ma anche in relazione alla governance aziendale in senso più ampio”. A giudizio di Struthers, “le chiusure diffuse hanno evidenziato quanto la società dipenda dalle persone impiegate nel mercato del lavoro temporaneo e questo, a sua volta, ha messo a fuoco i diritti dei lavoratori. Ora c’è un’attesa ancora maggiore che le aziende siano socialmente responsabili e facciano la cosa giusta per i loro dipendenti. Queste aspettative sociali danno più importanza ai rischi di reputazione e di marchio che possono avere molto rapidamente un grande impatto sulla performance finanziaria dell’azienda”. Ma, oltre al tema reputazionale, inizia a emergere anche il
> Archie Struthers
global head of investment governance & oversight di Aberdeen Standard Investments nodo del rischio legale da cui potrebbero dipendere gli utili futuri e, di conseguenza, la valutazione delle singole aziende. “Da Deliveroo a Uber fino a Lyft, le aziende della gig economy stanno affrontando nel mondo numerose battaglie legali in cui sono chiamate dai rider a migliorare le tutele sul lavoro, garantire un salario minimo e, in senso più ampio, assicurare il riconoscimento dei diritti dei lavoratori - spiega Jane Edmondson, co-fondatrice e Ceo di Eqm Indexes - I critici del modello della gig economy sostengono che le aziende evitano di assumersi la responsabilità dei propri lavoratori, scaricandone il peso sugli stessi collaboratori”, conclude.
CHART
300
280
260
Deliveroo in Borsa (prezzo in pence)
240
220
7 APR 13 APR 19 APR 23 APR 29 APR 6 MAG