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AGIRE SULL’ECONOMIA REALE CON I FONDI CHIUSI
Non solo Pir, ma anche Eltif. Secondo De Astis (Eurizon) sono gli strumenti ideali per sostenere le imprese e i loro investimenti: “a breve lanceremo un nuovo prodotto per cavalcare il Next Generation Eu”
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Maya Del Nero
E
> Francesco De Astis
responsabile del team Italian Equity di Eurizon urizon alza la posta e dopo aver lanciato nel 2019 il primo Eltif, è pronta a raddoppiare confermando il forte impegno della società nell’economia reale “e in particolare a sostegno del tessuto produttivo italiano fatto di Pmi bisognose di aprirsi al mercato dei capitali”, racconta a FocusRisparmio Francesco De Astis, responsabile del team Italian Equity, che gestisce anche i prodotti Pir compliant.
Le Pmi italiane sono la base della nostra economia, che momento vivono?
Sono molto competitive e specializzate, ma talvolta le loro dimensioni possono rappresentare un limite all’accesso alle necessarie risorse finanziarie. Inoltre, causa emergenza Covid, hanno un forte ritardo nello sviluppare quelle competenze che oggi si sono rese necessarie e che riguardano tutta la sfera della digitalizzazione. Hanno la necessità di aprirsi al mercato dei capitali, quotarsi in Borsa, finanziare le operazioni di fusioni e acquisizioni, avere una solida base di azionisti e una governance adeguata.
Quali sono gli strumenti che si possono mettere in campo a tale scopo?
Fondi chiusi di lunga durata che sostengano queste imprese e i loro investimenti nel tempo e quindi agiscano concretamente sull’economia reale. L’Eltif si affianca ai fondi Pir lanciati nel 2017, di cui Eurizon è stata tra i principali promotori. Grazie ai Pir è stato creato un canale alternativo al finanziamento bancario per le aziende di media dimensione, verso cui sono confluiti circa un terzo dei 15 miliardi di euro raccolti dal sistema nei primi due anni. Ma per indirizzare le risorse verso società e progetti caratterizzati da una minore liquidità, o addirittura illiquidi, è necessario affiancare ai fondi aperti Pir compliant nuove soluzioni a struttura chiusa, come gli Eltif appunto.
Voi avete esordito nel 2019 con il primo Eltif. Com’è andata?
L’Eurizon Italian Fund - Eltif prevede un investimento minimo del 70% in long-term asset, con un’esposizione superiore al 50% verso strumenti azionari italiani. Inoltre, consente di investire una quota massima del 25% in strumenti non quotati. A due anni dal lancio di questo strumento, che ci ha permesso di scoprire un mondo imprenditoriale di grande valore, la performance è del 61,66% (al 30 aprile 2021, ultima quota ufficiale). Ha battuto quindi tutti gli indici azionari italiani. E poi ha mostrato di essere più resiliente in momenti di stress del mercato rispetto ai tradizionali fondi aperti, come durante la forte correzione di marzo 2020, a dimostrazione del fatto che questi prodotti sono meno correlati agli indici tradizionali di mercato.
Quali sono gli altri vantaggi?
Sostengono l’economia reale, intercettano i “capitali pazienti”, il sottoscrittore ha a disposizione un rapporto rischio/rendimento più elevato dei classici fondi aperti, ma richiedono una gestione esperta considerando la scarsa liquidità dei mercati. Infine, se rispondono ai requisiti della normativa sui Pir alternativi, come il nuovo Eltif che stiamo per lanciare, permettono ai sottoscrittori di usufruire dei benefici fiscali previsti dal Governo.
Avete quindi allo studio un nuovo Eltif? Di cosa si tratta?
Partirà a breve e prevede un periodo di sottoscrizione di circa 4 mesi. Sarà un fondo non riservato di durata decennale. Beneficerà dell’esperienza fatta con il precedente Eltif, con un approccio volto a intercettare i trend prevalenti dei prossimi anni, gli stessi che saranno oggetto del Next Generation EU, privilegiando quindi comparti che vanno dall’economia circolare, alla new tech passando per le infrastrutture e l’healthcare.