FOGLIE n.15/2015

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

N° 15 • 1 SETTEMBRE 2015

RISCHIO! Rapporto Svimez 2014: Sud Italia come Grecia? agrICOLTURA

Approvata la legge sull’agricoltura sociale Uva da Tavola: ottima qualità a prezzi da fame AGROALIMENTARE

IV gamma: scattate le nuove norme made in Italy

E CIAL TO E P R S EZ RAPPO M SVI





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ditoriale

Uva da Tavola: ottima qualità a prezzi da fame 1 settembre 2015 - n. 15 - Anno 10

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Giuseppe Perrotta, Paola Dileo, Angelo Marazia, Nica Ruospo, Rino Pavone, Maria Fortino Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264

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n vista del prossimo appuntamento dell’Osservatorio Interprofessionale sull’uva da tavola al Ministero delle Politiche Agricole a Roma previsto per il 10 settembre, in cui sarà presentata la campagna promozionale dell’uva da tavola (sulla stessa linea di quella fatta per pesche e nettarine) all’interno delle catene distributive e dei mercati all’ingrosso che vorranno aderire, facciamo un punto della situazione sulla campagna 2015 in Puglia. Il minimo comune denominatore è estrema qualità per la maggior parte delle varietà sia con seme che senza seme e quantità ridotte. Quindi tutto farebbe pensare che ci siano tutte le condizioni per un ottima campagna ed invece non è così. Siccome come dicono molti produttori “siamo bravi noi stessi a farci male” i prezzi, pur con un 30-40% in meno di prodotto, sono stati sino ad oggi per le uve con i semi di circa il 10-15 % più bassi rispetto allo stesso periodo del 2014, già anno orribile per via delle condizioni meteo che tutti ricordiamo. Questa realtà dovrebbe far partire una seria riflessione tra gli operatori anche per le varietà che stanno iniziando adesso ad entrare sul mercato ( si è iniziati con lo stesso passo sbagliato e quindi con prezzi

più bassi dell’anno passato) . Urge quindi invertire la tendenza: se dopo aver “regalato” la “ Vittoria” pur avendo le giuste quantità (per questa varietà campagna da definirsi conclusa già il 30 agosto), sarebbe assurdo fare lo stesso anche con l’”Italia” e la “RedGlobe” di cui si stima un 40-50% in meno di produzione. Se così fosse al 20 ottobre tanti produttori se la prenderebbero col Governo, la Regione etc senza pensare alla loro incapacità di saper vendere il prodotto (anche e soprattutto in annate come questa) come causa principale delle loro difficoltà. Le istituzioni nazionali e locali hanno si le loro gravi colpe (costi energetici, politiche del lavoro,etc) ed un grande disinteresse verso le istanze del settore primario, ma il “mondo agricolo” (comprese le associazioni di categoria) non è da meno in questa gara al contrario del “vediamo chi riesce a fare peggio”. Se non si riuscirà a fare sistema come si dovrebbe, la grande distribuzione, i mercati, le piattaforme internazionali la faranno sempre più da padrona e gli agricoltori si candideranno ad essere i nuovi servi della gleba: se i petrolieri ragionassero come i nostri produttori di uva da tavola, la benzina costerebbe meno dell’acqua minerale!



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ommario

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editoriale

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UVA DA TAVOLA Ottima qualità prezzi da fame

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agroalimentare

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embargo russia Prodotti occidentali distrutti da Putin

IV gamma Nuove norme Made in Italy

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AGRICOLTURA

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agricoltura sociale Approvata la legge Nuovo assessore regione puglia Leonardo Di Gioia all’ agricoltura rischio fondi UE 162 milioni di euro da spendere entro l’anno MIPAAF Protocollo per i beni confiscati regione basilicata Approvato Ddl Olivicoltura

speciale rapporto svimez

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Agricoltura “Meno peggio” rispetto altri settori formazione

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fondazione megamark Progetto Orizzonti Solidali 2015

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magna grecia ed eurispes Progetto Laboratorio per il Sud

alimentazione

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associazione neda Il tesoro nascosto in Uva


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gricoltura

Finalmente l’Italia si dota di una legge che va a disciplinare il crescente fenomeno

APPROVATA LA LEGGE SULL’AGRICOLTURA SOCIALE

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n ritardo di 7 anni in confronto al regolamento europeo datato 2008 e, dopo un lustro e due legislature, l’Italia si è finalmente dotata di una legge sull’Agricoltura Sociale. Un fenomeno emergente in tutta Europa che vede operare nel nostro Paese già più di mille aziende, in un sottobosco di norme regionali ora dissipato da una disciplina organica in materia. L’importanza dell’Agricoltura Sociale, peraltro, la si riscontra anche nella programmazione europea 2014-2020, dove è una delle priorità dell’Accordo di Partenariato, con l’intento di sfruttare le multifunzionalità delle aziende agricole per sperimentare modelli di welfare in grado di valorizzare il capitale sociale dei territori sociali. La nuova legge introduce la definizione di “agricoltura sociale”, dove rientrano le attività che prevedono l’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale; prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’uso di risorse materiali e immateriali dell’agricoltura; prestazioni e servizi terapeutici anche attraverso l’ausilio di animali e la coltivazione delle piante; iniziative di educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità animale, anche attraverso l’organiz-

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zazione di fattorie sociali e didattiche. Tra le altre novità, è previsto che le Regioni, nell’ambito dei PSR, possano promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle imprese agricole, che le istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche ed ospedaliere possano inserire come criteri di priorità per l’assegnazione delle gare di fornitura la provenienza dei prodotti agroalimentari da operatori di agricoltura sociale e che i Comuni possano prevedere la valorizzazione dei prodotti provenienti da questo

ambito nel commercio su aree pubbliche. Si potrà favorire lo sviluppo delle attività di agricoltura sociale nell’ambito dell’alienazione e locazione dei terreni pubblici agricoli o si potranno dare in concessione, a titolo gratuito, a questi operatori anche i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata. Viene, infine, istituito l’Osservatorio sull’agricoltura sociale, chiamato a definire le linee guida in materia e con funzioni di monitoraggio per il coordinamento delle iniziative con le politiche rurali e comunicazione.

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gricoltura

Gli auguri di buon lavoro da tutto lo staff di Foglie e dalla società editrice G.Ed.A.

Agrinsieme Puglia:“Soddisfatti per la nomina del nuovo assessore”

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grinsieme Puglia – il coordinamento delle organizzazioni agricole C.I.A. (Confederazione italiana agricoltori), Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative settore agroalimentare (Legacoop, Confcooperative, Agci ) e Copagri – plaude alla nomina di Leonardo Di Gioia ad Assessore regionale all’Agricoltura, risorse agroalimentari, alimentazione, riforma fondiaria, caccia e pesca, foreste. Agrinsieme Puglia, inoltre, ringrazia il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per aver raccolto le sue sollecitazioni e per aver provveduto a nominare il nuovo assessore regionale all’agricoltura, alla luce anche delle diverse ed impellenti questioni che stanno interessando attualmente il comparto agricolo pugliese e che impongono risposte certe ed immediate da parte del governo e della politica regionale. Solo per citarne alcune: il rilancio della nuova programmazione 20142020, l’ulteriore valorizzazione economica dei prodotti agricoli pugliesi, la emergenza Xylella fastidiosa, il riordino dei Consorzi di Bonifica, e diverse altre. Il nuovo assessore regionale, inol-

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Foggiano, è alla sua prima esperienza al Consiglio regionale

Leonardo Di Gioia nuovo assessore regionale all’agricoltura

Si completano le nomine del nuovo presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Scelto come nuovo assessore regionale all’agricoltura il foggiano Leonardo Di Gioia. Nato il 18 aprile 1971 a Foggia dove risiede, Di Gioia è dottore in economia e commercio e revisore contabile nonché professore a contratto di statistica presso il dipartimento di Agraria dell’Università di Foggia. Nel 2004 è il primo degli eletti per la carica a consigliere comunale di Foggia nella lista di Alleanza Nazionale e viene nominato capogruppo di AN. Nel 2008, alle elezioni provinciali di Foggia, è nominato assessore al bilancio, programmazione economica e finanziaria, demanio e patrimonio, affari generali e informatizzazione. Nel 2007 entra a far parte del Consiglio nazionale dell’ANCI. Da questa breve biogratre sarà chiamato anche a svolgere il ruolo di Coordinatore nazionale degli assessori regionali all’agricoltura delle regioni italiane. Un ruolo importantissimo e strategico per il rilancio della agricoltura italiana e pugliese in particolare. “Siamo a disposizione da lunedì mattina a collaborare e supportare il nuovo assessore regionale all’agricoltura al quale inviamo i nostri migliori auguri di buon lavoro – dichiara Raffaele Carrabba, coordinatore regionale di Agrinsieme -. In passato, come singole organizzazioni, abbiamo apprezzato la collaborazione e il continuo confronto con l’Assessorato regionale alle risorse agroalimentari e la Direzione Regionale Area Poli-

fia si può quindi facilmente notare come sia passato in poco tempo da Alleanza Nazionale al Partito Democratico: per la serie, non ci sono più le ideologie di una volta.

tiche per lo Sviluppo Rurale. Siamo certi che questa collaborazione non si interromperà ma, anzi, si rafforzerà alla luce anche del particolare momento che sta vivendo l’agricoltura pugliese. Le organizzazioni agricole che fanno capo ad Agrinsieme – prosegue Carrabba - sono pronte ad apportare quel valore aggiunto, fondato sulla condivisione e concertazione e sulle esperienze positive maturate in passato, alle scelte strategiche che si andranno ad assumere per il rilancio dell’agricoltura pugliese. Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Ci auguriamo che anche l’assessore Di Gioia possa dare seguito e possa concretizzare sempre più queste esperienze”.

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da “La Gazzetta del Mezzogiorno”

Agricoltura: a rischio i Fondi Ue, 162 milioni da spendere entro l’annO

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ARI - Il primo documento planato sulla scrivania del nuovo assessore all’Agricoltura, Leo Di Gioia, è un rapporto del ministero dell’Agricoltura. Riguarda l’andamento della spesa dei fondi europei per il periodo 2007-2013. E dice questo: la Puglia ha appena 5 mesi di tempo per evitare di restituire a Bruxelles 162,1 milioni di euro. Il Psr 2007-2013 della Puglia vale in totale 1,595 miliardi, di cui 927 milioni sono la quota comunitaria. Significa che per ogni euro speso per il secondo pilastro della politica agricola comune, il 57% arriva da Bruxelles e il resto lo mettono lo Stato e la Regione. Al 30 giugno scorso (ultimo dato disponibile nell’elaborazione di «Rete Natura»), la Puglia aveva speso complessivamente 1,327 miliardi, pari all’83,25% del totale. La programmazione 2007-2013 si chiude il 31 dicembre 2015, e vale la regola del disimpegno automatico: tutto ciò che non si spende, torna a Bruxelles. È dunque una corsa contro il tempo.

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Ma va notato che in una agricoltura pugliese alle prese con la Xylella e la crisi, i 162 milioni di quota Fears innescano 278 milioni di spesa pubblica, che con il cofinanziamento privato diventano 330. A giugno (ultimo dato disponibile nel database Agea) la Puglia ha speso poco più di 6 milioni, quindi circa 3 milioni di fondi Fears: per arrivare a saturare il Psr serve un colpo di reni. La situazione è ben nota agli uffici dell’Agricoltura, che hanno ordine di spendere e rendicontare quanto più possibile. Anche rischiando il contraccolpo. Ad ottobre 2014 una determina del responsabile del Psr, Gabriele Papa Pagliardini, ha cambiato le modalità di erogazione degli aiuti per le misure strutturali: ha infatti portato dal 50% al 90% (al 100% per gli enti pubblici) l’anticipo sul contributo erogato ai beneficiari dei contributi. È un atto di fiducia a occhi chiusi: non è infatti possibile verificare in tempo se opere o iniziative vengano effettivamente realizzate e se rispettano i progetti presentati. Il rischio, evidente, è che

in sede di verifica (come è già accaduto) le spese vengano considerate non ammissibili e scatti la revoca del contributo europeo: la Regione è poi costretta a coprire la spesa con il bilancio autonomo. Va detto che negli scorsi anni tutte le Regioni sono riuscite a evitare il disimpegno automatico di fine anno. E che ad oggi solo la Provincia autonoma di Bolzano è vicina al target di spesa. Ma va anche detto che i pagamenti della Puglia sono inferiori alla media nazionale (83,25% contro 84,95%) e che la percentuale di disimpegno automatico (17,48%) e superiore persino a quella della Sicilia (20,48%) che è considerata maglia nera: non un buon biglietto da visita per la Regione che esprime il coordinatore nazionale degli assessori all’Agricoltura. Nel frattempo, il nuovo Psr 2014-2020 (la cui prima versione è stata bocciata con 640 osservazioni) giace ancora sulle scrivanie di Bruxelles: l’approvazione è stata promessa «entro l’anno». Significa che almeno i primi 6 mesi del 2016 non saranno coperti dai bandi.

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limentazione

Continua la collaborazione con l’Associazione NEDA

IL TESORO NASCOSTO IN UVA,VINO e VINACCIA di Giuseppe MARZULLI

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el 2013 e nel 2014 sono stati pubblicati, sulla rivista scientifica internazionale “Current Pharmaceutical Design” [I.F. 2014: 3.288], due lavori sperimentali sui polifenoli estratti dalla buccia dell’uva, di cui sono autore e che ho scritto con la guida del Prof. Emilio Jirillo, ordinario di Immunologia dell’Università di Bari. L’uva ed in particolare il vino rosso è stato oggetto di innumerevoli studi scientifici che hanno conferito a questa bevanda proprietà benefiche uniche. Come il caso del “paradosso francese”. Un concetto introdotto negli anni ’90. Poiché nella popolazione francese vi è un elevato consumo di vino rosso e cibi grassi, con conseguente aumento di colesterolo plasmatico e pressione arteriosa, vi troviamo un basso indice di mortalità per malattie cardiovascolari. Il vino rosso è una bevanda antichissima, spesso protagonista di varie culture, dal punto di vista storico, religioso ed alimentare ed anche della “dieta mediterranea” recentemente riscoperta e promossa. La dieta mediterranea, presenta tra i punti cardini, l’aumento della capacità antiossidante del plasma, capacità conferita dal consumo frequente di “frutti rossi”, di cui il mercato offre grande varietà ed abbondanza. Ma qual è la fonte dei numerosi effetti benefici di frutta e verdura, specie se colorata? La fonte è

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rappresentata da una famiglia di molecole note come polifenoli, ampiamente distribuiti nel mondo vegetale, ed ai quali si attribuiscono i benefici del consumo di vegetali e del vino rosso. I polifenoli presentano numerosi importanti effetti biologici, abbondantemente recensiti dalla letteratura attuale e che non possiamo approfondire ora ma ne citiamo giusto alcuni, come l’effetto preventivo nei confronti del diabete mellito di tipo 2, di alcuni tipi di cancro, di malattie cardiovascolari e dei danni dovuti ai radicali liberi e quindi dell’invecchiamento. Nel vino rosso ritroviamo i polifenoli perché essi sono presenti nella buccia e nel vinacciolo, aumentando di concentrazione durante la maturazione dell’uva. I grappoli di uva raccolti vengono lavorati per la vinificazione. Durante questo processo si produce un’enorme quantità di scarto, costituita dal residuo della spremitura dell’uva, soprattutto bucce e vinaccioli, chiamata comunemente “vinaccia”. Nella vinaccia troviamo quindi i polifenoli presenti anche nell’uva matura, in particolare flavonoidi, stilbeni (resveratrolo), catechine, proantocianidine, antocianine ed acidi fenolici. Tra questi polifenoli particolarmente importante è il resveratrolo, molto studiato e che oggi sappiamo stimolare le “sirtuine”, deacetilasi NAD dipendenti in grado di modulare l’espressione genica, riparare

danni al DNA ed aumentare la “lifespan” negli organismi inferiori. Interessante notare come i polifenoli siano stati inquadrati nel 2003 come mimetici degli effetti della restrizione calorica, dovuti al gene SIRT1 ed all’omologa proteina in grado di deacetilare substrati coinvolti in processi cellulari critici come il metabolismo lipidico, la produzione d’insulina, l’apoptosi e quindi portando ad una maggiore sopravvivenza cellulare e longevità. Il resveratrolo inoltre inibisce altri pathway molecolari che portano alla produzione di mediatori dell’infiammazione come prostaglandine e trombossani ed epossi-derivati, con conseguente riduzione dei processi infiammatori e dell’invecchiamento. Lo scopo dei miei lavori era quello di valutare gli effetti dei polifenoli estratti da vinaccia di negro amaro fermentata con lattobacilli, sulla produzione di citochine da parte di linfociti e monociti, sull’immunità cellulo-mediata, mediante produzione di Granzina B, sull’espressione del fattore di trascrizione nucleare FoxP3 in cellule verosimilmente Treg, sullo stress ossidativo e sopravvivenza cellulare e sulla degranulazione dei basofili in vitro. Gli esperimenti sono stati compiuti su sangue intero eparinato di volontari sani sono stati isolati peripheral blood cells, linfomonociti e granulociti trattati poi con i sovranatanti estratti dalla vinaccia, per mimare www.foglie.tv


quanto accade nel torrente sanguigno dopo l’assorbimento. Si misura nel nostro campione dopo la stimolazione con i polifenoli la produzione di un pool citochinico che, favorendo i Th1, esalti l’immunità cellulo-mediata, e stimolando i Treg determini una loro attivazione con produzione di citochine, come la IL10 che agisce sulla produzione di IgE e di conseguenza sulla sensibilizzazione dei basofili. Si registra un potenziamento dell’attività litica è stato esaminato mediante produzione di granzima B, una serinproteasi, rilasciata dai granuli secretori di CTL e NK, dopo loro attivazione e contatto con cellule target, quali cell. tumorali e infettate da virus, che potrebbe lasciar ipotizzare un loro possibile ruolo, anche indiretto, mediante il pool citochinico o altri pathway innescati, esaltando l’attività litica dei linfociti CTL ed NK in contatto con cellule target e quindi potenziando l’immunità

citotossica utile per l’onco-protezione. Ancora, i polifenoli di Negroamaro solubilizzati in etanolo, verosimilmente quercetina, sono i più potenti antiossidanti, sia nei neutrofili che nei monociti. Quanto emerso da questo test è confermato dalle prove di vitalità sull’apoptosi e necrosi cellulare dei leucociti in coltura, utilizzando il test dell’annessina V e 7AAD, in quanto le cellule trattate vivono di più perché subiscono meno i danni dell’ossidazione. I polifenoli sembrano avere anche un ruolo sui linfociti Treg di cui non c’è un marcatore specifico dei Treg ad eccezione del FoxP3. E’ stato registrato che i polifenoli causano una stabilizzazione del FoxP3. Studi recenti correlano l’espressione del FoxP3 con l’inibizione dell’enzima kinasi mTOR, attraverso la rapamicina ed il TGF-b. In particolare un lavoro interessante correla l’ipernutrizione con l’IPERATTIVITA’ di mTOR che causerebbe l’inibizione dello sviluppo dei Treg,

predisponendo a malattie autoimmuni. Si potrebbe ipotizzare che RESTRIZIONE CALORICA e POLIFENOLI con il FoxP3 e IPERNUTRIZIONE con mTOR, siano connessi dal medesimo pathway malecolare e citochinico che porti alla stabilizzazione piuttosto che all’inibizione del FoxP3. I Polifenoli hanno anche un ruolo anti-allergico, registrato con la riduzione della degranulazione dei basofili in vitro incubato con i polifenoli estratti. Ipotizzando un meccanismo d’azione in vivo, dopo l’ingestione delle vinacce fermentate vengono solubilizzati i polifenoli, poi assorbili dagli enterociti del tenue, per diffusione

passiva, passando in circolo attraverso i vasi linfatici mesenterici. Nel sangue verrebbero in contatto con le popolazioni cellulari studiate espletando la loro capacità antiossidante in primis, la produzione del pool citochinico esaminato ci permette di ipotizzare un loro effetto sul Th naive in direzione Th1 e quindi esaltando la risposta immune cellulo-mediata, rendendo CTL ed NK maggiormente attivi. Inoltre verrebbero interessati, mediante mediatori non ben identificati, i linfociti Treg che producendo TGF-b potenzierebbero i Th1 e l’immunità citotossica e inibirebbero mTOR e sarebbe stabilizzato il FoxP3.

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La produzione della IL10 potrebbe spiegare in parte la loro azione antiallergica ed il loro ruolo sulla degranulazione dei basofili. Quindi: polifenoli di Negroamaro favoriscono lo sviluppo del subset Th1 e quindi potenziano l’attività litica dei citotossici ed NK. Inducono l’espressione o la stabilizzazione del FoxP3. Riducono lo stress ossidativo aumentando la sopravvivenza cellulare in vitro, presentano proprietà anti-allergiche riducendo la degranulazione dei basofili. Concludendo i polifenoli estratti hanno proprietà immunomodulanti ed immunoregolatorie che potrebbero essere sfruttate in svariati modi.

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A Embargo Russia, le imprese italiane hanno già perso circa 1,2 miliardi di euro groalimentare

Almeno cento le tonnellate di prodotto occidentale distrutte da Putin

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ono almeno 100 le tonnellate di cibo distrutte in Russia da giovedì per ordine di Putin. Frutta, verdura, formaggi, tutti prodotti finiti sotto embargo dal 6 agosto 2014 su decisione del governo russo, dopo le sanzioni imposte a Mosca dall’Unione Europea per il conflitto in Ucraina. Una scelta che ha suscitato un’ondata di indignazione tra chi chiede che il cibo venga donato ai più poveri. Nella lista nera di Putin prodotti come carne di manzo, carne suina, latte e formaggi provenienti dai Paesi dell’Unione Europea, dagli Stati Uniti, ma anche da Australia, Canada e Norvegia. I prodotti agroalimentari provenienti dall’Occidente e arrivati in Russia violando l’embargo imposto l’anno scorso da Mosca sono stati regolarmente distrutti a partire dal 6 agosto. Nell’agosto del 2014 la Russia ha bloccato le importazioni di frutta, verdura, prodotti caseari, carne e pesce da Usa, Paesi Ue e altri Stati che le avevano imposto delle sanzioni per la crisi ucraina. L’import di questi prodotti aveva un valore di 9 miliardi di dollari l’anno. Ma alcuni beni sanzionati arrivano illegalmente in Russia, soprattutto attraverso Bielorussia e Kazakistan, che fanno parte dell’Unione economica euroasiatica guidata da Mosca. Il ministero dell’Agricoltura russo ha inoltre comunicato di stare lavorando su una proposta atta a vietare determi-

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nate importazioni di generi alimentari da altri sette paesi che hanno sostenuto le sanzioni dell’UE contro la Russia. “Attualmente, le proposte da parte del governo russo in relazione ai sette paesi sono in preparazione, un progetto è già in lavorazione”, ha detto il servizio stampa del ministero. Le relazioni tra la Russia e l’Unione europea sono andate in discesa nel 2014, quando Bruxelles si unì a Washington nelle accusa a Mosca di alimentare la crisi ucraina, e quindi imposto sanzioni economiche. Mosca ha reagito con un embargo di un anno

su certe importazioni di prodotti alimentari provenienti dall’Unione Europea. La Farmers Union ha stimato che le imprese italiane hanno perso circa 1,2 miliardi di euro (circa 1,3 miliardi dollari) a causa dell’embargo della Russia. Nel mese di giugno, il governo russo ha annunciato una proroga di un anno, di un divieto di alcuni prodotti alimentari provenienti dai paesi che ha imposto sanzioni contro la Russia. L’elenco dei prodotti vietati comprende carne, pollame, pesce, frutti di mare, latticini, frutta e verdura.

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E Nasce il Laboratorio per il Sud promosso dalla Fondazione Magna Grecia ed Eurispes CONOMIA

L’ obiettivo è un progetto organico per rilanciare il Sud

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a vera questione meridionale, urgente e indifferibile è riportare al centro del dibattito le politiche per il Sud, perchè è evidente che l’Italia è letteralmente divisa a metà”. È quanto dichiara Nino Foti, Presidente della Fondazione Magna Grecia. “A dimostrarlo anche le rilevazioni dell’Eurispes che fotografano un Mezzogiorno in grande difficoltà rispetto alla condizione, seppur di generale disagio, del resto del Paese”. Al Sud infatti otto famiglie su dieci (l’83,9%) hanno visto diminuire il proprio potere d’acquisto, ossia capacità di far fronte alle spese e fare acquisti per mezzo delle proprie entrate. Nel 77% dei casi si è costretti ad utilizzare i risparmi per poter arrivare a fine mese. Molte famiglie hanno difficoltà a pagare le spese mediche (69,4%). Saldare la rata del mutuo acceso per l’acquisto della propria casa (78%) o pagare il canone d’affitto (67,3%) sono diventate una vera e propria impresa. Pur di far fronte alla crisi si risparmia su tutto, anche sui beni di prima necessità come i generi alimentari (81%). Il 60,9% di chi vive al Sud nell’ultimo anno ha dovuto far ricorso a forme di pagamento rateizzate nel tempo per poter acquistare beni come elettrodomestici, automobili, vestiario, ecc. Il 36,3% ha lavorato in nero svolgendo in maniera informale servizi presso conoscenti per arrotondare. “Nessun investimento in infrastrutture, i fondi destinati al Sud distratti e destinati ad altri usi, le migliori realtà svendute, come il caso Ansaldo Breda - prosegue Foti - se prendiamo in considerazione le azioni messe in campo fino ad oggi la prospettiva che emerge è una sola: il Sud è cancellato. Cancellato soprattutto dal panorama politico, visto che le Istituzioni si disinteressano del nostro Mezzogiorno tanto che ad oggi non si conosce nemmeno chi abbia nel Gover-

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no la Delega per la gestione dei fondi comunitari che non si utilizzano almeno per il 50% della dotazione annua. Serve mettere in campo nell’immediato un approccio diverso, aggiunge Foti, per fare da cassa di risonanza delle emergenze dei nostri territori e colmare i vuoti sociali e istituzionali esistenti. Anche in quest’ ottica, insieme all’Eurispes e ad altri importanti partner, fra i quali la Provincia di Reggio Calabria che con il suo Presidente Giuseppe Raffa ha da subito aderito all’iniziativa, abbiamo deciso di costruire un Laboratorio per il Sud”. “Si tratta - conclude Foti - di una nuova piattaforma, che offra servizi di

studi, ricerche e analisi delle problematiche del territorio e proponga soluzioni concrete in termini ad esempio di valorizzazione di settori decisivi, ma inespressi, quali turismo e cultura o di supporto ai decisori politici nella progettualità sui fondi europei. L’obiettivo è quello di realizzare un laboratorio di idee e azioni che rappresenti una nuova voce per il Mezzogiorno, partendo dalla Calabria, facendo tesoro dei contributi di quella società civile sana e combattiva e aggregando una rete di attori e di realtà d’eccellenza che diventino protagonisti in un possibile processo di crescita”.

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Con il decreto attuativo della legge 77/2011

iv gamma: scattate le nuove norme made in italy

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l 13 agosto 2015 è entrato in vigore il decreto attuativo della legge n. 77 del 13 maggio 2011 che disciplina le fasi di produzione, confezionamento e distribuzione per l’ortofrutta di IV gamma. L’iniziativa legislativa che ha condotto alla Legge 77, prima normativa in Europa sulla IV gamma, è stata promossa da AIIPA IV gamma, il Gruppo attivo all’interno dell’associazione di settore “Prodotti Vegetali” di AIIPA (Associazione italiana industrie prodotti alimentari) per rappresentare le imprese che operano nel settore, con la collaborazione dei ministeri delle Politiche agricole, della Salute e dello Sviluppo economico nell’iter di definizione del decreto di attuazione. Arriva così una regolamentazione dell’intera filiera produttiva- distributiva non paragonabile a disposizioni presenti in altri Paesi. Francia, Spagna e Inghil-

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terra, infatti, si sono dotate di linee guida e manuali di corretta prassi igienica, ma non hanno disposizioni vincolanti. Di seguito le principali novità della nuova normativa: • Il tetto massimo consentito in ogni fase della distribuzione, dalle celle frigorifere degli stabilimenti di produzione fino agli scaffali sarà 8° C. • Obbligo di indicare in etichetta: 1. “prodotto lavato e pronto al consumo” o “prodotto lavato e pronto da cuocere”; 2. istruzioni per l’uso per i prodotti da cuocere; 3. la dicitura: “consumare entro due giorni dall’apertura della confezione e comunque non oltre la data di scadenza”. • Ai prodotti di IV gamma sarà consentita l’aggiunta di ingredienti di origine vegetale non freschi o secchi fino a un massimo del 40% in peso

del prodotto finito. • Per gli imballaggi primari dovranno essere utilizzati esclusivamente materiali di tipologia e grammatura idonee a consentire lo smaltimento tramite raccolta differenziata e riciclo. Inoltre, negli stabilimenti di lavorazione: • la temperatura degli ambienti non dovrà superare i 14°C; • 8° C sarà il tetto massimo consentito anche per le celle di conservazione delle materie prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti. Secondo quanto elaborato dalle maggiori società europee di ricerche di mercato, nel 2014 il settore ha raggiunto, nei cinque principali mercati comunitari (Francia, Germania, Spagna, Italia e Gran Bretagna) circa tre miliardi di euro di fatturato. L’Italia, con il 26% di quota di mercato, è al secondo posto dopo la Gran Bretagna.

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gricoltura

Oltre 2.200 i terreni confiscati (1.686 in via definitiva)

mipaaf: firmato protocollo con l’agenzia per i beni confiscati

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l Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che presso il Palazzo dell’Agricoltura è stato firmato il protocollo d’intesa tra il Mipaaf e l’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata (ANBSC), alla presenza del Ministro Maurizio Martina, del Vice Ministro Andrea Olivero e del Direttore dell’Agenzia, il Prefetto Umberto Postiglione. L’accordo ha l’obiettivo di rafforzare la collaborazione per lo sviluppo di progetti legati alla qualità, alla sicurezza alimentare, alla tutela ambientale e a protezione dei consumatori per finalità istituzionali o sociali, insieme a una più efficiente gestione dei terreni e delle aziende agricole confiscate. Il Ministero metterà a disposizione le proprie competenze tecniche per il supporto nella definizione di atti di indirizzo, strategie e

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modalità operative e gestionali innovative. Sono oltre 2.200 i terreni confiscati in gestione dell’Agenzia, di cui 1.686 in via definitiva e che verranno destinati e riassegnati tramite decreto dell’ANBSC. “Un bene su quattro - ha detto il Ministro Martina - tra quelli confiscati alle organizzazioni criminali è un terreno agricolo. Per questo puntiamo a un lavoro più continuativo e coordinato con l’Agenzia che ci permetta di riportare alla legalità e all’agricoltura, magari a carattere sociale, queste terre. Ogni ettaro strappato ai criminali e restituito alle comunità è un simbolo, dobbiamo fare in modo che si semplifichino le procedure, tenendo altissima la guardia contro una riappropriazione da parte delle mafie. A questo scopo creeremo dei gruppi di lavoro con l’Agenzia e il coinvolgimento di soggetti che già oggi hanno dimostrato di saper gestire con integrità ed efficacia i beni. Penso ad esempio a Libera di Don Ciotti,

con la quale il Mipaaf ha già un accordo in essere, potremo lavorare a incrociare queste due esperienze”. “Esprimo grande soddisfazione per la firma di questo protocollo e sono conscio della responsabilità che ne deriva, in veste di delegato alla sua attuazione - ha dichiarato il Vice Ministro Andrea Olivero - La collaborazione con l’Agenzia è una reale risposta alla società civile per riportare a valore della collettività i beni confiscati e sequestrati, grazie all’impegno quotidianamente profuso dalle Forze dell’Ordine e dalle Autorità giudiziarie, e per questo mettiamo in campo tutte le competenze del Ministero e degli Enti collegati per una loro efficace gestione. Voglio inoltre sottolineare la grande opportunità di poter utilizzare questi beni per lo sviluppo di progetti a carattere sociale, in linea con il mio impegno nel sostenere e promuovere iniziative per un nuovo welfare nelle aree rurali”.

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Rapporto Svimez 2014 sull’economia del Mezzogiorno

Sud, l’agricoltura sta “meno peggio” di tutto il resto Agricoltura Il valore aggiunto del settore agricolo meridionale (che raccoglie l’insieme di agricoltura, silvicoltura e pesca) nel 2013 ha segnato +6,9%, rispetto al +4,8% del CentroNord. Nonostante ciò, negli ultimi sei anni di crisi il valore aggiunto del settore agricolo meridionale ha lasciato sul campo -8,8%, a fronte del più contenuto calo del Centro-Nord (-2,1%). Se cresce la produzione di grano duro (+10%) e del comparto vitivinicolo (+14,5%), è pur vero che perdono il pomodoro (-11,7%), la patata (-23%) e l’olivo (-8,6%). Buone le esportazioni: negli anni di crisi 2007-2013 l’export agricolo meridionale è cresciuto del 25%, una performance decisamentemigliore del Centro-Nord (+17,7%). Resta inalterato il forte peso del Mezzogiorno nel settore: il 40% del valore aggiunto prodotto e il 46% degli occupati sul totale

sono al Sud, ma l’area è destinataria soltanto del 22% degli investimenti nazionali, tra l’altro crollati del 38% dal 2007 al 2013. In calo anche l’occupazione, con valori pressoché allineati tra le due ripartizioni (-2% al Sud, -2,1% al CentroNord). L’agricoltura meridionale resta quindi un settore caratterizzato da luci e ombre: negli ultimi decenni si è continuato ad abbandonare la terra, con una riduzione della superficie agraria utilizzata (SAU) tra il 1982 e il 2010 di 5,3 milioni di ettari, di cui 2 milioni al Sud; oltre il 36% dei capoazienda ha più di 65 anni, con punte del 40% in Sicilia; nelle aree interne montanare o collinari il 70% delle aziende produce un reddito annuo non superiore agli 8.000 euro. Ma il Sud resta terra di biologico: oltre il 9% del totale della SAU è adibito a coltivazioni bio, il triplo del Centro-Nord (3,4%), che arriva rispettivamente al 12%,

14,5% e 17,7% in Sicilia, Basilicata e Calabria. Coltivare bio, soprattutto nelle aree interne, paga di più: qui il 58% delle aziende bio dichiara redditi superiori ai 25mila euro annui. Grandi margini potrebbero venire anche dalle produzioni di qualità, al momento confinate al Sud solo nel 5% delle aree interne, contro il 23% del Centro-Nord. A eccezione della Sardegna, dove circa il 20% delle aziende ha ottenuto riconoscimenti DOP e IGP, nelle altre regioni meridionali i valori oscillano tra il 7,3% della Campania e l’1,6% della Calabria. Le aziende calabresi, abruzzesi e campane praticano la vendita diretta in percentuali significative, rispettivamente del 40%, 27% e 21% del totale, ma la frammentazione della produzione e la scarsa capacità di organizzarsi in consorzi tendono a confinare la produzione e la commercializzazione in ambiti strettamente locali.

Occupati e settori Nel Sud l’occupazione in agricoltura cala nel 2013 del 4,1% e del 7,5% nell’industria (di cui -3,9% nell’industria in senso stretto e -13,1% nelle costruzioni). Negativi anche i servizi, -3,7%. Dinamiche più contenute nel Centro-Nord: se l’occupazione agricola flette nel 2013 del 4,2%, l’industria segna -3% (-1,5% l’industria in senso stretto e -7,7% nelle costruzioni). Negativi anche i servizi, -0,2%. A livello regionale, cala l’occupazione agricola in Puglia (-6,2%), Basilicata (-8,4%) e Sicilia (-11,6%), mentre cresce in Molise (+2,2%) e Campania (+3,4%), volando in Abruzzo (+33%). Segno negativo per l’occupazione industriale in tutte le regioni del Sud, a eccezione della Sardegna (+2,1%), con le punte della Puglia (-11,5%), del Molise (-12,4%) e della Calabria (-13,2%). Positivo invece il settore dei servizi solo in Basilicata (+0,5%). Cali più forti in Molise e Calabria (-5,9%) e Sardegna (-9,6%). In valori assoluti, nel 2013, rispetto al 2012, il Sud ha perso oltre

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17mila posti di lavoro in agricoltura, 98mila nell’industria e 166mila nei servizi. Occupati e contratti – Nel Sud nel 2013 gli occupati standard flettono del 5,3%, contro il -1,5%dell’altra ripartizione, mentre cresce il lavoro part-time, del 4,7% al Sud e del 5,3% nel CentroNord. In calo gli atipici: -7,7% al Sud e -6,7% al Centro-Nord..

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Nel 2013 occupati al Sud come nel 1977 Il Mezzogiorno tra il 2008 ed il 2013 registra una caduta dell’occupazione del 9%, a fronte del -2,4% del Centro-Nord. Delle 985mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro, ben 583mila sono residenti nel Mezzogiorno. Nel Sud, dunque, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 60% delle perdite determinate dalla crisi. In calo soprattutto l’occupazione giovanile: al Sud

nel 2013 fra gli under 34 flette del 12%, contro il -6,9% del Centro-Nord. Nel solo 2013 sono andati persi 478mila posti di lavoro in Italia, di cui 282mila al Sud. La nuova flessione riporta il numero degli occupati del Sud per la prima volta nella storia a 5,8 milioni, sotto la soglia simbolica dei 6 milioni; il livello più basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche basi di dati.

E se negli anni ’70 il tasso di occupazione al Sud era del 49%, sceso nel 2013 al 42%, al Centro-Nord le cose sono andate decisamente diversamente: dal 56% degli anni settanta il tasso di occupazione nel 2013 arriva a sfiorare il 63%. Sia il 42% del Mezzogiorno che il 63% del CentroNord sono però tassi di occupazione decisamente lontani dal target del 75% di Europa 2020.

Il tasso di disoccupazione corretto: al Sud dal 19,7al 31,5% Il tasso di disoccupazione ufficiale rileva però una realtà in parte alterata. La zona grigia del mercato del lavoro continua ad ampliarsi per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca nei sei mesi precedenti l’indagine. Considerando questa componente, il tasso di disoccupazione effettivo nel Centro-Nord sfonderebbe la soglia del 13% (ufficiale: 9,1%) e al Sud passerebbe dal 19,7% al 31,5 %.

Il dramma giovanile e femminile

Per le nuove generazioni del Mezzogiorno continuano a essere sbarrate le porte d’accesso al lavoro, la durata della disoccupazione si è allungata, così come la transizione scuola-lavoro. Si è innescata una spirale di depauperamento del capitale umano che unisce emigrazione, lunga permanenza in uno stato di inoccupazione allo scoraggiamento a investire nella formazione più avanzata. Al dualismo territoriale si unisce insomma anche quello generazionale: dal 2008 al 2013 sono andati persi in Italia 1 milione e 800mila posti di lavoro fra gli under 34, mentre per gli over 35 nello stesso periodo l’aumento è stato di oltre 800mila unità. Il tasso di disoccupazione degli under 35 è salito nel Mezzogiorno nel 2013 al 35,7%. Dei 3 milioni 593mila Neet (Not in education, employment or training) registrati

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nel 2013, 2 milioni sono donne e quasi 2 milioni si trovano al Sud. La quota dei Neet sul totale della popolazione è arrivata nel 2013 al 27%. In questo senso la tendenza del Centro-Nord è la meridionalizzazione: anche se nel 2012 il 55% dei Neet italiani è al Sud, dal 2007 al 2013 nel Centro-Nord i Neet sono cresciuti del 47%, quattro volte più del Sud (12%). Con la crisi, la condizione di Neet si è estesa anche ai giovani con titoli di studio più elevati: fra gli inattivi al Sud i diplomati sono il 37,5% e i laureati il 32,4%, contro rispettivamente il 21% e il 17% dell’altra ripartizione. E se il 60% dei Neet è in una condizione di “figlio”, crescono in cinque anni del 32% anche i single o conviventi in questa situazione. Peggiora poi il processo di transizione scuola-lavoro: i giovani residenti al Sud

lasciano la scuola nello stesso anno dei loro coetanei del Centro-Nord, ma entrano nel mercato del lavoro sette anni dopo di loro. In relazione ai tipi di contratto, la flessibilità sembra funzionare più per trovare posti di lavoro precari e poco formativi piuttosto che favorire il recupero del gap esperienziale. Si inizia a credere che studiare non paghi più, alimentando così una spirale di impoverimento del capitale umano, determinata da emigrazione, lunga permanenza in uno stato di disoccupazione e scoraggiamento a investire nella formazione avanzata. Non ci si iscrive quindi più all’Università: i tassi di passaggio dalla scuola superiore all’istruzione terziaria nell’anno scolastico 2012-2013 sono scesi al 51,7% al Sud e al 58,8% al Centro-Nord, riportando il Paese ben al di sotto dei livelli di dieci anni fa.

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Nel Mezzogiorno sono presenti, tra atenei di più antica e altri di più recente costituzione, 21 Università. Negli ultimi anni, anche per effetto della crisi economica e del degrado sociale che ha interessato l’area, il sistema universitario meridionale ha svolto un fondamentale ruolo aggiuntivo di presidio sociale e della legalità. Nello stesso periodo la stampa ha riportato numerosi dibattiti sul pericolo derivante dai tagli allo stesso; il FFO, Fondo di Finanziamento Ordinario alle università statali è sceso da 7 miliardi e 250 milioni di euro del 2008 ai circa 6 miliardi e 500 milioni del 2014, con una riduzione del 14%. In base al “Decreto del fare” n.69/2013 è stata costituita una quota premiale sul totale del Fondo, da assegnare agli atenei più meritevoli in base a una serie di parametri di produttività scientifica ed efficienza didattica. Tale quota dovrebbe raggiungere, a un ritmo del 2% annuo partendo dal 14% del 2013, al 30% massimo del totale. Se la quota

Università e Mezzogiorno base del Fondo viene suddivisa tra i vari atenei in modo equilibrato a livello territoriale, la quota premiale, invece, penalizza le Università meridionali. Nel 2013 infatti solo il 25,7% del totale della quota premiale è andato agli atenei meridionali, contro il 36,8% delle Università settentrionali. In questo modo, dal 2011 al 2013 160 milioni di euro sono stati sottratti dalle Università meridionali a quelle del Nord. Rispetto alla situazione preesistente alla legge 240/2010, potrebbero essere sottratti al sistema universitario meridionale oltre 100 milioni di euro annui, con conseguente rischio di aumentare la migrazione studentesca verso il Nord di circa 30mila studenti ogni anno. Non si vuole qui difendere apparati non produttivi e non efficienti: il problema è che il sistema punitivo-premiale viaggia a una velocità molto più alta di quella alla quale, temporalmente, le università possono adottare correttivi.

IL CREDITO Al Sud nel 2013 i prestiti sono scesi dell’2,6%, un calo più contenuto del Centro-Nord (-3,8%). Giù nel Mezzogiorno anche i prestiti alle imprese, -3%, che nell’altra ripartizione arrivano a flettere al 5,4%, con flessioni più marcate per quelle fino a 20 addetti (-3,4%). Se si analizza il settore economico di appartenenza delle imprese beneficiarie, nel Sud la dinamica più negativa riguarda le costruzioni (-4%), mentre nel Centro-Nord sono i servizi a essere più colpiti (-6,6%).

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Quanto al tasso di interesse, al Sud si è attestato all’8% , che arriva all’8,3% per le imprese delle costruzioni, contro il 6,8% del Centro-Nord: il divario di 1,2 punti percentuali tra le due aree riflette l’elevata rischiosità delle imprese meridionali, e arriva a pesare, per i finanziamenti da 1 a 5 anni, al Sud il 40% in più rispetto all’altra ripartizione. Imprese che fanno fatica a restituire i prestiti: a dicembre 2013 le sofferenze interessano il 6,1% del totale meridionale, contro il 4,4% dell’altra ripartizione. A livel-

lo dimensionale, tra il 2011 e il 2014 sono state le imprese del Centro-Nord con oltre 20 addetti a soffrire di più per il difficile accesso al credito, mentre a essere più colpite dal fenomeno sono state nel Mezzogiorno le microimprese con meno di 5 addetti. Dall’analisi del rapporto tra impieghi, comprensivi di sofferenze, e il Pil regionale delle due macroaree, emerge che negli ultimi 13 anni la disponibilità di credito nel Mezzogiorno non raggiunge neanche il 60% del Centro-Nord.

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Benessere al Sud: si sta meglio rispetto al divario di Pil Essendo un concetto multidimensionale, il benessere include nella sua misurazione aspetti economici, sociali e ambientali di difficile e condivisa identificazione, sia oggettivi che di percezione soggettiva; pur mancando una definizione univoca, il Rapporto SVIMEZ ha tentato una pri-

ma formulazione di indicatore di sintesi frutto di 134 indicatori raggruppati in 12 domini, dalla salute alla sicurezza, dal paesaggio alla qualità dei servizi. Articolata anche per regione, l’analisi ha evidenziato come, rispetto alla media nazionale, il Sud registri un gap socio-economico del

14,2%, la metà di quello misurato dal divario di Pil pro capite (-32%). Nel campo “lavoro” ad esempio il divario è del 19%, nell’istruzione del 15%, nel “benessere economico” del 30%, nel “paesaggio” del 27%, nella “ricerca e sviluppo” del 31%, nella “qualità dei servizi’ del 29%.

La PA nel Mezzogiorno tra riforme e falsi miti

Da sfatare l’immagine di un settore pubblico meridionale elefantiaco e sempre più invasivo. Se rapportata alla popolazione, la presenza della PA è più elevata al CentroNord, con 31 addetti ogni mille abitanti nel 2011, contro i 26 del Mezzogiorno. Nel 2011, in base agli ultimi dati disponibili, la spesa totale pro capite per consumi finali della PA è pressoché simile nelle due ripartizioni, ma la qualità dei servizi erogati non è sempre adeguata ai fabbisogni dei cittadini. A livello sanitario ad esempio nel 2012 solo nel 19,6% dei casi nel Mezzogiorno i pazienti si sono dichiarati molto soddisfatti dei servizi offerti, contro il 43,3% del Centro-Nord. Quanto agli asili nido, in base agli ultimi dati disponibili del 2011, la percentuale di bambini accolta è al Sud del 5% contro il 18,4% del Centro-Nord. Migliora la raccolta differenziata, ma il gap rimane: N° 15 - 1 settembre 2015

la quota smaltita in discarica crolla al Sud dal 71% del 2009 al 51% del 2012, mentre al Centro-Nord scende dal 39,4% al 33,3%. Quanto alla distribuzione di acqua potabile, al Sud il 18% della popolazione manifesta malfunzionamenti, un valore tre volte superiore a quello del Centro-Nord (6%). Nel quadro della Riforma della PA varata dal Governo un ruolo chiave è ricoperto dalla digitalizzazione, soprattutto nell’erogazione dei servizi ai cittadini e alle imprese. In base ai dati EUROSTAT l’Italia nel 2013 è al penultimo posto in Europa per numero di cittadini che utilizzano servizi on line (20,6% rispetto a una media europea del 41,5%). Un forte impulso in questo senso è venuto dall’adozione dell’Agenda digitale italiane nell’ottobre 2012 da parte del Governo Monti, da implementare a livello regionale, ma, in base agli ultimi dati di-

sponibili, se la Lombardia ha superato la media europea, le regioni del Mezzogiorno restano in coda alla classifica. Regioni meridionali in ritardo anche nell’erogazione del fascicolo sanitario elettronico (FSE), già realizzato in Lombardia, Provincia di Trento, Emilia Romagna, Toscana e Sardegna. Va rilevato però che al Sud la spesa per interventi di protezione sociale non supera il 70% di quella del Centro-Nord. Sul fronte dei servizi alle imprese, invece, svolge un ruolo chiave lo sportello unico delle attività produttive, SUAP, strumento indispensabile per semplificare le procedure inerenti attività aziendali. In base agli ultimi dati disponibili il Sud pare aver recuperato il ritardo iniziale; a giugno 2014 nel Mezzogiorno il 63% dei Comuni ha organizzato in proprio la gestione degli SUAP contro il 59% del Centro-Nord.

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Le politiche per il Sud nel contesto nazionale ed europeo

La crisi iniziata nel 2008 ha riportato alla luce tutte le criticità dei divari strutturali tra economie nazionali, determinando l’attuale situazione di “asimmetrie sistematiche” tra centro e periferia. L’economia italiana vive il paradosso di avere da un lato aree forti in grado di competere con le economie maggiori del continente e dall’altro di far competere invece il Mezzogiorno con le aree marginali dell’Europa. L’Unione resta così votata alla divergenza, anche perché il coordinamento delle politiche fiscali si limita al rispetto del dogma della stabilità e del rigore, ci si basa sul modello delle svalutazioni reali e delle riforme strutturali, manca l’armonizzazione dei sistemi fiscali nazionali, e

anzi alcuni Paesi hanno mantenuto la loro sovranità monetaria; tutto ciò crea una competizione impari all’interno della periferia dell’Ue. Nel periodo di programmazione 2014/2020 la distribuzione delle risorse comunitarie e’ sbilanciata a favore dei dieci paesi non aderenti all’Euro, che raccolgono il 53,3% del totale, di cui il 22% va alla sola Polonia. Per la Polonia come per la Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria e Romania, le risorse europee sono davvero aggiuntive nei bilanci statali, in quanto vanno a coprire la caduta degli investimenti pubblici dovuta alle politiche di austerità. Non così nel Mezzogiorno, dove le risorse nazionali per la coesione sono state dirottate su altri capitoli di spesa.

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La vendemmia nella notte di San Lorenzo

Apulia Felix Expo e territori in masseria didattica Perrini

La notte la terra non scotta. Con questo claim si è ripetuta per il terzo anno la vendemmia notturna a Tenute Maci, Cellino San Marco. Un rito propiziatorio e di buon auspicio, nel rispetto di un’antica tradizione popolare contadina, per affidare alla benevolenza delle divinità della terra il raccolto della nuova annata.

Nell’ambito delle iniziative collegate ad EXPO 2015, promosse dall’Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia e dal Gal Terre dei Trulli e di Barsento, rientra il progetto “APULIA FELIX - EXPO e territori” che vede protagoniste per tutta l’estate 2015, le masserie didattiche pugliesi.

Si è tenuta a Foggia presso il Centro per la Sperimentazione e la Valorizzazione delle Colture Mediterranee la tappa pugliese del Roadshow 2015 di Syngenta “Orticoltura&Valore”.

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Orticoltura & Valore

tutte le novita’ 2015 di Syngenta

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Prodotto a base di acido abscissico di Sumitomo Chemical Italia

PROTONE VBC, OTTENUTA L’AUTORIZZAZIONE D’USO PER 120 GG

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ROTONE VBC, il prodotto a base di acido abscissico di Sumitomo Chemical Italia, ha ottenuto autorizzazione d’ uso per 120 giorni, dal 01.07 al 28.10.2015. PROTONE VBC ha azione fitoregolatrice e favorisce la sincronizzazione della maturazione degli acini dell’uva rossa, con semi (tipo Red Globe) o apirenica (tipo Crimson). La maturazione dell’uva, espressa anche attraverso la uniforme colorazione del grappolo, è favorita dalla variazione delle temperature tra il giorno e la notte.

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Ove questo non accade i grappoli spesso stentano a maturare e presentano toni pallidi e poco graditi dal mercato. L’acido Abscissico, contenuto in PROTONE VBC fa superare queste difficoltà alla pianta e l’uva matura regolarmente in maniera naturale e si presenta al consumatore nella sua forma più gradita. PROTONE VBC non è classificato, e quindi non richiede l’uso di patentino, si presenta in formulazione liquida ( Concentrato Solubile (104 g/lt)) , è venduto in bottiglie di 2 litri ed è distribuito da Sumitomo Chemical Italia.

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Approvato dal Consiglio regionale di Basilicata

Ddl olivicoltura, Braia: “Adeguato a esigenze del settore”

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’olivicoltura lucana sarà valorizzata e tutelata attraverso una nuova normativa che sostituisce quella sino ad oggi vigente e che risaliva al 2002. E’ quanto stabilito dal Disegno di legge approvato dal Consiglio regionale di Basilicata. La nuova norma, che interessa particolarmente oltre 32.000 aziende che operano su circa 27.000 ettari di territorio (6% della SAU), il cui titolo è “Disciplina concernente la tutela e la promozione dell’olivicoltura regionale e norme per l’abbattimento e il taglio degli alberi di olivo” si compone di dodici articoli. “L’importanza di favorire le produzioni di alta qualità- ha fatto presente l’assessore regionale alle Politiche agricole e forestali, Luca Braia - assieme all’esigenza di semplificare le procedure per l’estirpazione degli olivi non secolari che ricadono in zone non vincolate (saranno varate apposite linee guida) e che si dimostrano essere improduttivi o gravemente danneggiati da organismi nocivi,trovano un compendio

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in questo provvedimento che ha visto impegnati gli Uffici dipartimentali e le competenti Commissioni consiliari. Il testo che è stato approvato a larghissima maggioranza, sul quale c’è stata un’ampia convergenza di tutti gli operatori del settore e delle associazioni di categoria) può essere considerato adeguato alle esigenze e alle aspettative del territorio rurale regionale e degli operatori del settore”. La legge prevede tra l’altro, la composizione di una commissione tecnica permanente che vedrà coinvolti oltre al Dipartimento Politiche Agricole e Forestali, anche Il Dipartimento Ambiente, l’Alsia, l’Università di Basilicata ed i rappresentanti delle organizzazioni dei Produttori Olivicoli lucani e dei titolari dei frantoi che in Basilicata sono oltre 140, con il principale compito di redigere il programma triennale delle attività che dovrà necessariamente essere in linea con il Piano Olivicolo Nazionale di recente approvazione e contenere le azioni di tutela, valorizzazione e promozione del settore olivicolo lucano

che oggi produce circa 31.500 tonnellate di olive e circa 6.000 tonnellate di Olio. Il testo di legge, inoltre, prevede una idonea difesa fitosanitaria che deve essere sostenibile, la conservazione degli ulivi secolari, l’ottenimento di marchi di qualità e di origine; la valorizzazione del germoplasma olivicolo regionale; la realizzazione di nuovi impianti di oliveti. “ Dobbiamo puntare a sostenere la ricerca, la sperimentazione e la divulgazione - ha aggiunto Braia- oltre a una significativa aggregazione di produttori per dare luogo a utili filiere e formare nuovi addetti al comparto. A tal proposito l’auspicio è che l’approvazione di questa importante Legge stimoli ulteriormente la realizzazione di quel consorzio unico regionale dei produttori ed il percorso teso all’ottenimento di un marchio unico collettivo di olio extravergine di oliva denominato “Lucano” per poi arrivare al riconoscimento del Marchio Igt ,condizioni che se realizzate porteranno significativi successi all’oro giallo di Basilicata.

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Promosso dalla Fondazione Megamark di Trani

“Orizzonti solidali” 2015: 190 i progetti provenienti da tutta la Puglia

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rani – Record di partecipazioni e di richieste di finanziamento per l’edizione 2015 del bando di concorso ‘Orizzonti solidali’, promosso dalla Fondazione Megamark di Trani in collaborazione con i supermercati A&O, Dok, Famila e Iperfamila e con il patrocinio della Regione Puglia e del suo assessorato al Welfare - finalizzato a sostenere lo sviluppo di iniziative di responsabilità sociale in Puglia. Sono 190, infatti, i progetti proposti da associazioni di volontariato, cooperative sociali, associazioni di promozione sociale e Onlus provenienti da tutta la Puglia: 62 progetti giungono dalla provincia di Bari; 36 da Taranto e dintorni, 35 dalla BAT, 22 da Lecce, 21 da Foggia e 14 da Brindisi e comuni limitrofi. Giunto alla sua quarta edizione il concorso ha registrato quest’anno richieste di finanziamento per un totale che sfiora i cinque milioni di euro. Durante la scorsa edizione, nella quale le richieste di finanziamento superavano i quattro milioni di euro, la Fondazione Megamark decise di assegnare 130 mila euro, superando la soglia dei 100 mila inizialmente previsti dal bando, per sostenere le iniziative più meritevoli. Quest’anno si rinnova e cresce l’impegno della Fondazione che ha deciso di destinare a ‘Orizzonti solidali’ 150 mila euro. La maggior parte dei progetti provengono da associazioni, cooperative e onlus di Bari (ben 19) e Corato (8); seguono Giovinazzo, Triggiano, Molfetta, Altamura, Conversano, Monopoli, Sannicandro di Bari, Capurso, Noci, Puti-

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gnano, Santeramo in Colle, Modugno, Casamassima, Bitritto, Ruvo di Puglia, Bitonto, Gioia del Colle, Terlizzi, Alberobello. Per quanto riguarda i quattro ambiti di intervento previsti dal bando, la maggior parte dei progetti pervenuti riguardano l’assistenza sociale, con iniziative a sostegno di persone in condizione di disagio; seguono quelli incentrati sulla cultura, con attività volte a favorire la promozione dell’arte e del sapere soprattutto nei confronti di pubblici appartenenti a contesti socioculturali emarginati; non mancano progetti proposti nell’ambito sanitario, per l’assistenza sussidiaria alle strutture sanitarie pubbliche e nel settore ambientale, con programmi di educazione e informazione ambientale, sviluppo sostenibile e arredo urbano. La commissione, composta da rappresentanti della Fondazione Megamark, un esperto di responsabilità sociale di impresa e un esponente dell’assessorato regionale al Welfare, è già all’opera per analizzare e valutare i progetti. Entro il 30 settembre saranno resi noti i più meritevoli, destinatari dei fondi messi a disposizione. «In questi anni, con il bando ‘Orizzonti solidali’ - spiega il Cav. Giovanni Pomarico, presidente della Fondazione Megamark – abbiamo contribuito alla realizzazione di 23 progetti sul territorio pugliese stanziando quasi 350 mila euro. Con interesse e partecipazione abbiamo seguito, passo dopo passo, la concretizzazione di tutte queste iniziative, ammirando l’impegno con cui operatori sociali e

volontari hanno svolto il loro compito. Di fronte all’entusiasmo, alla capacità di concretizzare grandi cose con il nostro piccolo intervento e alla crescente partecipazione del mondo del sociale al nostro bando, non possiamo e non vogliamo rimanere sordi alle richieste che giungono dal territorio in cui operiamo. Siamo già all’opera perché la solidarietà non può aspettare».

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