FOGLIE N.06 / 2021

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L’intesa tra Conaf e Italmercati

AGROALIMENTARE Granaio Italia: monitorare per valorizzare la cerealicoltura nazionale Nasce il distretto del vino di Puglia

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AGRICOLTURA

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Russia e Regno Unito paradigmi dei disastri dell’Unione

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VACCINI COME AGROALIMENTARE: MEGLIO USCIRE DALL’EUROPA?

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Numero 6 - 30 marzo 2021 www.foglie.tv

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Agricoltura - Agroalimentare - Turismo rurale


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AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE

IL MONDO DELL’AGRICOLTURA A PORTATA DI MANO MAGAZINE - WEB TV - WEBINAR

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Sommario

Numero Ottobre Numero 18 6 --115 Aprile 20212020

QUINDICINALE DI AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE Iscritto all’Albo Cooperative a Manualità Prevalente N.A182952

Editrice

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Copertina

Vaccini come agroalimentare, meglio uscire dall’ UE?

Agroalimentare

Nasce il Distretto del Vino Puglia

Agricoltura

La CUT si presenta a “Puglia Verde”

Agroalimentare

Vaccini: ogni giorno di ritardo costa oltre 19mln

Agricoltura

Foggia, il primo campo di tulipani in Puglia G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore Responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Donatello Fanelli, Rino Pavone, Mara Coppola, Gianvito Gentile, Giuseppe Sciannamblo, Raffaele Cicorella, Angela Quatela, Tiziana Luciano, Alessio Santosuosso, Marika Romanazzi Pubblicità G.Ed.A. Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61 / 06 del 15 / 11 /2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 904 0264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazioni ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

Partnership

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Agroalimentare

Italmercati e Conaf, specialisti al servizio del comparto agroalimentare

Agricoltura

Nominata la nuova governance di Assogal-Puglia

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Agroalimentare

È l’affumicatura liquida di Unci Agroalimentare e Università di Foggia

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Agricoltura

350mila € per un E-commerce, inseguendo la modernità per arrivare in ritardo

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Cambiamento climatico e prodotti tipici

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Agricoltura

Agroalimentare

Parte in Puglia il primo modello di Life Style Everywhere Tew

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Agroalimentare

Brexit: già in fumo 3% export cibo made in Puglia in UK

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IGP Pomodori Napoli: secco NO a marchio comunitario

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Agroalimentare

Rubriche

Approfondimento ( Dott. Raffaele Cicorella )

Approfondimento ( di P. Dileo )

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Agroalimentare

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NASCE IL DISTRETTO DEL VINO DI PUGLIA LA FILIERA UNITA DALLA CAPITANATA AL SALENTO

Unire gli operatori della filiera del vino pugliese nel nome della qualità e dell’innovazione. È questo l'obiettivo del “Distretto produttivo Agroalimentare di qualità del Vino di Puglia”, a cui hanno aderito 55 aziende pugliesi, 4 consorzi di tutela, Università del Salento e il Crea. L’iter costitutivo della nuova realtà, in attesa dell’approvazione ai sensi dell’art.4 della legge regionale n.23 del 3 agosto 2007, è partito con il protocollo d’intesa stipulato da tutti i sog-getti aderenti e con la presentazione del progetto redatto dallo studio Cassandro. “C’era una grande volontà da parte del mondo del vino pugliese di parlare un’unica voce al fine di poter programmare con efficacia interventi importanti per il settore – spiega in rappresentanza delle aziende aderenti l’imprenditore Massimiliano Apollonio. Abbiamo cominciato con un nucleo di aziende, ma immediatamente dopo l’approvazione della Regione allargheremo la compagine a tutti perché nessuna azienda può e deve sentirsi esclusa da questo grande progetto di crescita”. Il Distretto del Vino di Puglia servirà a favorire la crescita qualitativa delle imprese e del patrimonio rurale, ad integrare nuovi strumenti e tecnologie come la blockchain per la tracciabilità del prodotto, a promuovere la formazione nel campo della viticoltura, ad attivare protocolli d’intesa con Università ed enti finalizzati alla realizzazione di progetti di ricerca industriale e sviluppo competitivo, a promuovere azioni di marketing e strategie per l’internazionalizzazione dell’intero comparto. “La forza di ogni singola azienda passa dall’unione

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delle nostre realtà e dalla condivisione di una strategia di valorizzazione univoca del nostro prodotto di qualità e della nostra terra – continua Apollonio. Per questa ragione è fondamentale la partecipazione di tutti, dalla Capitanata al Salento, affinché il distretto del vino diventi davvero l’immagine di una Puglia che guarda al futuro custodendo gelosamente il legame con la sua grande tradizione agricola”. “Il distretto consentirà di sfruttare le sinergie di sistema, favorendo l’integrazione dinamica tra i diversi attori territoriali che compongono le filiere di qualità, a partire dall’Università che può avere un ruolo strategico per conciliare innovazione e tradizione e rendere più competitiva e sostenibile la filiera vitivinicola”, rimarca il Magnifico Rettore dell’Università di Lecce, Fabio Pollice. “La partecipazione a questo distretto rappresenta per il CREA un’occasione unica per valorizzare la straordinaria biodiversità vitivinicola del Salento, ma anche la potenziale crescita di vitigni come il Primitivo, dal grande potenziale produttivo e dalla inimitabile struttura”, afferma il Direttore del CREA Riccardo Velasco. “Stiamo lavorando per pianificare la strategia di valorizzazione unitaria del brand Puglia in grado di abbracciare tutti i sistemi produttivi a partire dall’agroalimentare – conclude l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia. Il Distretto del vino di Puglia, nel nome della qualità e dell’innovazione, sposa gli obiettivi del nostro impegno: insieme siamo vincenti e siamo più forti, la politica sana non può che sostenere queste iniziative di crescita per l’economia e il territorio”.

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STANCHEZZA DEL SUOLO:

CALI DI PRODUZIONE E SCARSA QUALITÀ La salute del suolo è un aspetto di primaria importanza per sostenere produzioni agricole di elevata qualità e quantità. L’eccessivo ricorso a concimazioni minerali, le lavorazioni del suolo profonde, le irrigazioni irrazionali ma soprattutto i reimpianti e la monocoltura generano una serie di sintomi negativi definiti con l’espressione “stanchezza del suolo”. AGRIGES da anni ha maturato la consapevolezza che, nel caso di suoli stanchi, è di fondamentale importanza ripristinare la crescita radicale interrotta da fattori di stress ed è per questo che la ricerca AGRIGES ha sviluppato NEMA 300 WW, un prodotto di origine completamente naturale, che: - esplica un’azione auxino-simile intensa e prolungata nel tempo; - stimola la produzione di nuove radici; - induce la pianta a sostituire rapidamente le radici improduttive e/o danneggiate dagli stress.

NEMA 300 WW NEMA 300 WW è composto da un insieme di oli vegetali ed estratti officinali, ricchi di componenti attive (acidi grassi, alcaloidi, diterpeni, glucosinolati, fenoli e tannini) coinvolte a vario titolo nelle risposte della pianta agli stress e non solo. Ad esempio, è stato dimostrato come i tannini inducano un forte stimolo rizogeno a livello del capillizio radicale mentre gli acidi grassi favoriscano la diffusione omogenea del prodotto intorno alle radici e i glucosinolati, a contatto con l’acqua, liberino potenti antiossidanti. Dalla sua nascita ad oggi, NEMA 300 WW è stato testato in numerose prove di campo e in progetti scientifici, ad esempio nell’ambito del progetto di ricerca europeo BIOFECTOR, che ha studiato e attestato l’azione auxino-simile di NEMA 300 WW rispetto ad altri prodotti con attività simile reputandolo il migliore.

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RISULTATI DI CAMPO

La seguente prova è stata condotta a Conversano ( BA ) dal centro di saggio Sele Agroresearch, nella scorsa annata, su Uva da Tavola cv. ITALIA.

Obiettivo - Verificare l’efficacia di NEMA 300 WW sulla formazione di nuove radici, sul germogliamento

e sull’aumento complessivo di produzione. Le tesi a confronto erano 3: NON TRATTATO, NEMA 300 WW applicato a 20l/ha, COMPETITOR ( contenente estratti vegetali utilizzati per stimolare la radicazione ). I prodotti sono stati impiegati nella fase di ripresa vegetativa, tra gemma cotonosa e prima del germogliamento, in fertirrigazione.

Risultati - In merito al germogliamento, la tesi trattata con NEMA 300 WW ha evidenziato un incremen-

to del 16% in più sul numero di germogli totali rispetto al NON TRATTATO, mentre il COMPETITOR ha prodotto un aumento solo del 9% in più. A livello radicale, le piante trattate con NEMA 300 WW hanno presentato un volume radicale di circa 49% in più rispetto al NON TRATTATO, a differenza del 26% in più del COMPETITOR rispetto al controllo. VALUTAZIONE DI EFFICACIA SUL GERMOGLIAMENTO

VALUTAZIONE DI EFFICACIA SULLA DENSITÀ RADICALE

% GERMOGLIAMENTO

+16%

+49%

+ 26%

+ 7%

1A Untreated Check

2A Nema 300 WW 20 l/ha (A)

3A Competitor 20 l/ha (A)

Tot. Germogli 32 DA-A

1A Untreated Check

2A Nema 300 WW 20 l/ha (A)

3A Competitor 20 l/ha (A)

Massa Ipogea

Come dimostrano anche le foto, il germogliamento della tesi NEMA 300 WW è iniziato in anticipo ma soprattutto si è notata un'uniformità di germogliamento maggiore sia rispetto al NON TRATTATO che al COMPETITOR. Questo risultato si deve al fatto che le piante trattate, presentando un apparato radicale più folto e attivo, hanno avuto un migliore germogliamento.

NON TRATTATO

NEMA 300 WW

TESI AZIENDALE

In termini di produttività, come si evidenzia dalle seguenti foto, ci sono state differenze tra le tesi. Il NON TRATTATO ha formato grappoli piccoli, serrati e compatti (caratteristica indesiderata per il mercato dell’uva da tavola), mentre il COMPETITOR ha prodotto grappoli più allungati ma con una produttività più bassa rispetto alla tesi trattata con NEMA 300 WW che ha invece consentito la formazione di grappoli più lunghi e più produttivi.

NON TRATTATO

NEMA 300 WW

TESI AZIENDALE

Per maggiori informazioni, visita il sito: www.agriges.com

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Approfondimento

SPONSALI: PROPRIETÀ, TRADIZIONI E... MASCHERINA! Cos’è? Gli sponsali rappresentano un tipico prodotto delle nostre terre, tipicamente invernale, che vediamo fare capolino, di solito, tra dicembre e aprile. Provenienti dalla stessa famiglia di cipolle e porri, gli sponsali si caratterizzano per avere un bulbo a forma longilinea, un fusto bianco tubulare e delle coste di colore verdino. I porri, invece, nonostante siano molto simili agli sponsali, hanno un bulbo più piatto e delle coste di colore verde più intenso. Proprietà benefiche Dal punto di vista nutrizionale, gli sponsali sono principalmente formati da acqua di vegetazione, oligoelementi (fosforo, calcio, zolfo, ferro) e vitamine (C, A, B ed E). Inoltre, il loro valore energetico è completato da piccole percentuali di carboidrati, proteine e fibre, mentre, invece, risultano quasi totalmente privi di grassi o lipidi. Gli sponsali sembrano anche avere proprietà terapeutiche ed essere utili come: - disintossicanti; - antibatterici; - vermifughi; - disinfettanti; - decongestionanti; - diuretici; - depurativi. Infine, quando non sono interi ma vengono tagliati, il loro caratteristico odore poco gradevole è dovuto al rilascio di molecole contenenti zolfo che tra l’altro essendo volatili

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scatenano anche la lacrimazione. Tutto questo è per la pianta prima di tutto un atto di difesa verso predatori e parassiti mentre per noi motivo di alito e sudore maleodoranti, di lacrime, di accensione di cappe filtranti o di apertura di finestre e di uso improprio di mascherine! RICETTA Nella cucina pugliese gli sponsali vengono utilizzati in diverse preparazioni. Ad esempio, una di queste è la semplice cottura in forno. Ecco i 4 step: 1. Prendere una teglia che si va rivestire con carta da forno e mettere un filo di olio extravergine d’oliva, sale, pepe e dei pomodorini; 2. Sistemare gli sponsali e rifare il punto 1 con olio, sale, pepe e pomodorini; 3. Aggiungere un filo di acqua e non troppa perché già in parte cacciata dagli sponsali ed in più una spolverata di parmigiano con stagionatura maggiore di 36 mesi ed, infine, del pangrattato di riso;

4. Mettere in forno a 200° e attendere che gli sponsali si cuociano e abbrustoliscano leggermente. Tuttavia, la tradizionale preparazione pugliese, soprattutto nel periodo pre-pasquale, è quella del tanto invidiato calzone di cipolla! Questa tradizione, in realtà, sembra risalire alla vera etimologia della parola sponsali ovvero “sposalizio” o “sponsus” (promesso sposo). Infatti, si racconta che il calzone con le cipolle o gli sponsali fosse una pizza rustica ripiena preparata per gli ospiti in occasione della “sponsalia” o promessa di matrimonio tra coppie prossime alle nozze. Una tradizione che dovremmo riproporre, vero?

Dott. Raffaele Cicorella Biologo Nutrizionista Conversano (BA) dottor.raffaelecicorella@gmail.com


Agricoltura

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"LA CUT SI PRESENTA A "PUGLIA VERDE" SU ANTENNA SUD GLI INTERVENTI DI FANELLI E MAZZONE

In Italia la produzione di uva da tavola ammonta a circa un milione di tonnellate. A fare da regina la Puglia con Bari e Taranto come province principali di produzione. Un prodotto fondamentale quindi del paniere agroalimentare regionale soprattutto in termini di esportazione. La Cut, commissione italiana uva da tavola, è nata con l'intento di promuovere un'armonizzazione e cooperazione del e nel settore. In questa ottica nelle scorse settimane è stata anche promotrice della costituzione del distretto produttivo agroalimentare di qualità dell'uva da tavola. All'interno del programma "Puglia Verde" in onda su Antenna Sud sono intervenuti il consigliere d'amministrazione Donato Fanelli ed il coordinatore Francesco Mazzone per presentare e promuovere la Commissione ed i suoi propositi

d'intenti. "L'uva da tavola -ha spiegato Fanelli - sviluppa un fatturato di un mld e mezzo di € che è però liquido, scomposto. La Commissione è nata per aggregare in senso verticale rappresentando tutti gli anelli della filiera, dalla barbatella alla distribuzione finale". "Il distretto agirà - dichiara Mazzone - nell'ambito di cinque aree di intervento: promozione del territorio e del prodotto, sviluppo di sistemi di qualità e formazione con focus su ricerca e innovazione tecnologica. Il distretto sarà riconosciuto con atto notarile a giugno, entro fine anno si protocollera' il piano di investimenti di 11,5 mln e dall'inizio del 2022 si partirà".

DL SOSTEGNI: VIA ALLE DOMANDE PER I CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO

Dal 30 Marzo e fino al prossimo 28 maggio, oltre 260 mila aziende della filiera agroalimentare possono inoltrare la domanda per i contributi a fondo perduto previsti dal Decreto Sostegni. Sul sito dell’Agenzia delle Entrate (https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/) è stato aperto il canale come già avvenuto per il Decreto Rilancio.

Sarà di circa 800 milioni la partecipazione del settore agroalimentare ai contributi a fondo perduto dell’articolo 1 del Decreto Sostegni, 300 milioni la decontribuzione per il settore agricolo e l’incremento di 150 milioni del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura.Prorogata la cassa integrazione salariale per operai agricoli per un massimo di 120 giorni fino al 31 dicembre 2021.

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Ai titolari di reddito agrario con compensi e ricavi non superiori a 10 milioni di euro verrà riconosciuto un contributo a fondo perduto, a condizione che l’ammontare medio mensile del fatturato del 2020 sia inferiore almeno del 30% all’ammontare medio mensile del fatturato del 2019. Il contributo, che dipende dal fatturato dell’azienda, è determinato in misura pari all’importo ottenuto applicando una percentuale alla differenza tra l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell’anno 2020 e l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell’anno 2019 e va da un massimo del 60% della perdita subita per chi ha ricavi o compensi non superiori ai 100 mila euro al minimo del 20% per chi ha ricavi o compensi tra i 5 e i 10 milioni di euro.

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Agroalimentare

1 Aprile 2021

VACCINI: OGNI GIORNO DI RITARDO COSTA OLTRE 19 MLN AD ESSERE COLPITI SOPRATTUTTO RISTORAZIONE E TURISMO

Ogni giorno di ritardo sulle vaccinazioni costa in media alla Puglia oltre 19 milioni in mancati consumi con un drammatico effetto a valanga sull’occupazione che si aggiunge alle sofferenze e alle vittime causate dalla pandemia. E’ quanto emerge da una analisi sugli effetti provocati dai ritardi nelle vaccinazioni a causa delle troppe incertezze e dei timori sull’efficacia e sicurezza del vaccino AstraZeneca. Tra le attività economiche ad essere più colpite sono gli alberghi, i ristoranti e gli agriturismi con un calo del 40,2% seguiti dai trasporti che si riducono del 26,5% e dalle spese per ricreazione e cultura che scendono del 22,8%, ma in media i consumi scendono dell’11,8%, sulla base dell’analisi su dati Istat relativi al 2020. La riduzione dei consumi nella ristorazione travolge interi comparti dell’agroalimentare Made in Italy, con vino e cibi invenduti dopo un anno di aperture a singhiozzo che hanno messo in ginocchio l’intera filiera dei consumi fuori casa che vale 1/3 della spesa alimentare dei pugliesi fuori casa. La drastica riduzione dell’attività pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo

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fuori casa un importante mercato di sbocco. Sui settori maggiormente colpiti pesano le difficoltà del turismo che diventa importante far ripartire al più presto per evitare il rischio di una estate senza stranieri in vacanza in Puglia che costerebbe 1 miliardo per le mancate spese nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. La Puglia è fortemente dipendente dall’estero per il flusso turistico con ben 1,5 milioni di arrivi dall'estero di viaggiatori stranieri che già la scorsa estate hanno dovuto rinunciare a venire in Puglia per effetto delle limitazioni e alle preoccupazioni per la diffusione del contagio ed occorre ora cogliere le opportunità accelerando la campagna di vaccinazione. In questo contesto è importante l’arrivo sul tavolo della Commissione della proposta legislativa di regolamento comunitario per un Digital green pass con l’obiettivo di consentire gradualmente agli europei di muoversi in sicurezza all’interno o all’esterno dell’Ue, per lavoro o turismo. Essendo una proposta di regolamento di Consiglio e Parlamento europeo, dovrà essere approvato secondo la normale procedura di co-decisione, presumibilmente accelerata per consentirne l’entrata in vigore in tempi rapidi.


Agricoltura

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FOGGIA, IL PRIMO CAMPO DI TULIPANI IN PUGLIA

IL PROGETTO DI GIUSEPPE SAVINO SUL GARGANO

I primi tulipani sono sbocciati. Fanno capolino in quel terreno, quasi ai piedi del Gargano, tra una vigna e un campo seminato. Entro aprile saranno 50mila, tanti quanti i bulbi che - sfidando il clima e la ritrosia del mondo agricolo locale Giuseppe Savino, giovane contadino foggiano, ha affidato al terreno con un unico obiettivo: “Piantare bellezza, creare stupore”. Lui, infatti, crede fermamente che una nuova agricoltura sia possibile: “E’ l’agricoltura delle relazioni, l’agricoltura della bellezza. Vorrei che si iniziasse a considerare il bello e il bene come un’opportunità”, spiega. “Immagino di aprire il campo ad aprile, e di accogliere i visitatori che potranno cogliere i loro tulipani direttamente sul campo”. La raccolta del fiore diventa quindi un evento, una esperienza da condividere. Un momento di aggregazione e condivisione. Per questo saranno previste anche piccole postazioni, in ossequio alle norme anti-Covid, per consumare aperitivi rigorosamente a 'km 0'. Ma in che modo la bellezza genera un profitto? “E’ molto semplice: l’agricoltura della bellezza non ha intermediari: avvicina le persone al contadino che coltiva e si prende cura, non solo delle piante ma anche delle persone che verranno. La cura può generare la sostenibilità. Qui ci sono tanti giovani che lavorano e non se ne andranno da questa terra: c’è chi si occuperà della grafica, chi del packaging, chi mi aiuterà a comunicare l’idea di questo campo. Quindi è una agricoltura virtuosa dove i giovani non se ne vanno, i contadini guadagnano il giusto e la città si meraviglia”. Eppure Giuseppe un campo di tulipani non lo aveva mai visto prima. “Sembra una follia, ma lo sogno tutti i giorni. E il mio sogno è diventato ora quello di una comunità, quella che si sta creando attorno al progetto”. L’idea del campo di tulipani e la teoria dell’agricoltura della bellezza verranno presentati e prototipati al Ministero dell’Agricoltura, sui tavoli in cui si immagina e si semina l’agricoltura del futuro.

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Agroalimentare

1 Aprile 2021

ITALMERCATI E CONAF, SPECIALISTI AL SERVIZIO DEL COMPARTO AGROALIMENTARE FIRMATO PROTOCOLLO D’INTESA

Il mercato dei prodotti freschi necessita di un’attenzione particolare lungo tutta il comparto, senza interruzione fino alla tavola del consumatore. Consci di questo fattore, CONAF e Italmercati hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per collaborare assieme. Con questo accordo, le due organizzazioni si riuniranno periodicamente per un confronto tecnico-specialistico capace di risolvere le criticità emerse nell’attività dei 16 mercati all’ingrosso che si riuniscono in Italmercati. In questo modo, sarà più semplice garantire ai produttori, alla grande distribuzione e al consumatore finale la massima qualità in tutte le fasi della produzione agroalimentare del fresco e in modo uniforme in tutto il territorio nazionale. “Italmercati rappresenta nel suo complesso un grande asset industriale con superfici attrezzate complessivamente di oltre 600 ettari, fatturati societari di circa 75 milioni di euro ed un giro d’affari delle aziende interne calcolabili complessivamente nell’ordine di 6,3 miliardi di euro – sottolinea Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati -“Nei nostri 16 Mercati si commercializzano all’ingrosso prodotti ittici, ortofrutticoli, carni,

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fiori: sono tutti prodotti che richiedono grande cura e attenzione per offrire elevati standard qualitativi, processi altamente specializzati di manipolazione e conservazione, rispetto di normative e vincoli assai stringenti. Tutto ciò impone di dotarci ulteriormente di competenze specialistiche e continuamente aggiornate, per riconfermare il ruolo dei Mercati come presidi di sicurezza e trasparenza. Quest’accordo mira a consolidare il raggiungimento di questi obiettivi.” “Il comparto agroalimentare è uno dei settori in cui l’attività di agronomi e forestali svolge un ruolo primario: a fianco delle aziende per tutto il ciclo produttivo, fornendo indicazioni relativamente al marketing, e alla commercializzazione, al packaging e allo smaltimento. Questo per rendere le aziende competitive e garantire, allo stesso tempo, cibo sano e rispetto dell’ambiente.”– ha dichiarato Sabrina Diamanti, Presidente CONAF – “Con questo protocollo mettiamo a disposizione dei grandi centri all’ingrosso le competenze di una categoria preparata e in continuo aggiornamento, per un’azione uniforme e di alta professionalità sull’intero territorio nazionale.”


Prodotto fitosanitario autorizzato dal Ministero della Salute; per la relativa composizione e numero di registrazione si rinvia al catalogo dei prodotti o al sito internet del produttore. Usare il prodotto fitosanitario con precauzione. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta, prestando attenzione alle frasi, ai simboli di pericolo e alle informazioni sul prodotto. ® Marchio registrato

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Agricoltura

1 Aprile 2021

NOMINATA LA NUOVA GOVERNANCE DI ASSOGAL-PUGLIA COMUNICATO STAMPA

Lo scorso 25 marzo, nel corso della prima riunione del Direttivo di Assogal-Puglia, tenutasi in videoconferenza, convocata e presieduta da Stefano Genco in qualità di Consigliere Anziano - PresidenteG.A.L. Terra dei Trulli e di Barsento Soc. Cons. a r.l., è stato ricostituito il direttivo di Assogal-Puglia.All'unanimità sono stati eletti:Presidente: Stefano Genco - presidente del GAL Trulli e BarsentoVicepresidente: Michelangelo De Benedittis - presidente del GAL Le Città di Castel del MonteConsigliere segretario: Vincenzo Iaia - presidente del GAL Alto Salento

Consigliere tesoriere: Raffaele Ignazzi - presidente del GAL Luoghi del Mito e delle GravineConsigliere delegato al Comitato di Sorveglianza: Biagio Di Iasio - presidente del GAL GarganoConsigliere alla prossima programmazione Leader-PSRPUGLIA/2021-2027: Gabriele Petrarca -presidente del GAL Porta a Levante.La ritrovata unanimità dell’organo di rappresentanza dei Gruppi di Azione Locale Pugliesi crea unbuon auspicio per il rilancio delle attività Leader ed extra Leader che i G.A.L. della Puglia di Puglia.

GASOLIO ALLE STELLE, ALL’AGRICOLTURA SERVONO PIÙ SCONTI DI ACCISA Tassinari (UNCAI):“Senza interventi sul costo del carburante agricolo si assisterà a un effetto a cascata sul costo dei servizi e dei beni alimentari. Occorre coinvolgere gli agromeccanici e UNCAI nella definizione dell’approccio agro ecologico della PAC 2023-2027” Il prezzo del carburante cresce nonostante il decreto Rilancio avesse annullato l’aumento programmato delle accise sulla benzina e sul diesel previsto nella Manovra 2020 per gli anni 2021, 2022 e 2023. Trainata soprattutto dalla Cina, la domanda di greggio ha fatto volare il prezzo medio del gasolio, passato da 1,248 euro/litro del 9 novembre a 1,445 e/l del 22 marzo. Nel caso del gasolio agricolo agevolato da 0,33 euro/litro si è arrivati a 0,48. Per una azienda agromeccanica di medie dimensioni questo si traduce su base annua a un incremento di spesa in carburante agricolo agevolato di circa 15mila euro. Il petrolio sta mostrando una forte resistenza alla pandemia, e gli esperti prevedono ulteriori rincari finché non raggiungerà gli 80 euro a barile. “La situazione è delicata per tutto il comparto agroalimentare a partire dal settore agromeccanico, impegnato oggi nelle lavorazioni in campo e fra pochi mesi con la raccolta e il trasferimento su

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gomma dei prodotti”, afferma il presidente dell’Unione Nazionale Contoterzisti Agromeccanici e Industriali – UNCAI Aproniano Tassinari. “Senza interventi si assisterà a un effetto a cascata sul costo dei servizi conto terzi e soprattutto dei beni alimentari. Il rischio deflazione patito nel 2020 è superato, a questo punto però occorre intervenire affinché l’inflazione dei prezzi dei beni e dei servizi non anticipi troppo la ripresa economica effettiva”. Situazioni analoghe hanno sempre portato a una contrazione forzata dei costi di produzione pur di contenere il più possibile gli aumenti sugli scaffali . “Nell’immediato occorre anticipare le annunciate ripercussioni negative sul settore agricolo con ulteriori sconti di accisa all’acquisto del carburante agricolo agevolato. Inoltre è tempo di avviare un discorso partecipato sull’approccio agro ecologico della PAC 2023-2027 che aggreghi e metta a confronto tutte le componenti operative del mondo agricolo sul tema importantissimo della transizione ecologica che deve avere come primo step disinvestire dai carburanti fossili”, conclude Tassinari.


Agroalimentare

1 Aprile 2021

BREXIT: GIA’ IN FUMO 3% EXPORT CIBO MADE IN PUGLIA IN UK VINO PRODOTTO PIÙ CONTRAFFATTO

In fumo già il 3% di esportazioni di prodotti agroalimentari made in Puglia in Gran Breta-gna per effetto degli ostacoli burocratici ed amministrativi che frenano gli scambi commerciali. E’ quanto emerge dai dati provvisori Istat – Coeweb relativi al commercio estero nel 2020. Da gennaio 2021 la Gran Bretagna è uscita dall’Unione Europea e certamente lo scena-rio diverrà ancor più complesso, con il Paese d’Oltremanica che si classifica al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Stati Uniti. Dopo il vino, con il prosecco in testa, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna ci sono i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi, salumi e dell’olio d’oliva. La violazione degli accordi sulla Brexit rischia peraltro di favorire l’arrivo nell’Unione Europea di cibi e bevande non conformi agli standard sicurezza Ue ma anche contraffazioni ed imitazioni dei prodotti alimentari tutelati. Le esportazioni di prodotti agroalimentari dalla Puglia al Regno Unito sono aumentate del + 41,5 % in 5 anni fino al 2019. Su un valore totale di 129 milioni di prodotti agroalimentari pugliesi esportati, oltre il 70% dell’export riguarda l’ortofrutta, pari a 97,5 milioni di euro, mentre si assiste ad un calo del 31% negli ultimi 5 anni delle importazioni dal Regno Unito. Per sostenere crescita e nuove opportunità di

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lavoro occorre investire sulla competitività del Made in Italy a partire dall’agroalimentare che è un elemento di traino per l’intera economia in Italia e all’estero. Dopo il vino al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è l’ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva. Parallelamente sui mercati ci troviamo ad arginare iniziative come quella dell’etichetta a semaforo inglese legata principalmente all’azione di 4 grandi multinazionali del cibo co-me Coca cola, Pepsi Co, Mars e Nestlè, colossi che dispongono di risorse e leve pubblicitarie e commerciali finalizzate ad influenzare i comportamenti e gli orientamenti all’acquisto del consumatore medio. Con l’uscita dall’Unione Europea si teme anche che si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane come ad esempio l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta già diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi. A preoccupare è anche la tutela giuridica dei prodotti a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) che incidono per circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare Made in Italy e che, senza protezione europea, rischiavano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da Paesi extracomunitari.


Agroalimentare

1 Aprile 2021

E’ L’AFFUMICATURA LIQUIDA DI UNCI AGROALIMENTARE E UNIVERSITÀ DI FOGGIA PRATICA, ECONOMICA, SALUTARE ED ECO-FRIENDLY

La ricerca si prefigge di fornire un valido supporto di conoscenze tecnico-scientifiche per produr-re trasformati ittici affumicati pronti al consumo utilizzando strategie innovative. Il progetto si integra nel piano globale previsto dalla Misura 1.26 Regione Puglia. Tradizione e innovazione si fondono in un ambizioso progetto di valorizzazione delle specie ittiche affumicate promosso da Unci Agroalimentare e in piena fase operativa presso il DAFNE (Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse Naturali e Ingegneria) dell'Università di Foggia. Il progetto si integra perfettamente nel piano globale previsto dalla Misura 1.26 Regione Puglia che ha come priorità principale la promozione della pesca sostenibile sotto il profilo am-bientale, efficiente in termini di risorse, innovativa, competitiva e basata sulle conoscenze. La ricerca si prefigge di fornire un valido supporto di conoscenze tecnico-scientifiche per produrre trasformati ittici affumicati pronti al consumo, a partire da spigole ed orate, utilizzando strategie di affumicatura innovative. Il trasferimento dei risultati alle piccole e medie imprese pugliesi operanti nel comparto ittico potrà offrire loro concrete opportunità di incrementare la competitività, riducendo l’importazione di prodotti ittici internazionali a vantaggio di quelli locali.

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“Il nostro team di ricerca - spiegano le professoresse Maria Rosaria Corbo e Milena Sinigaglia, coordinatrici del progetto -, ha sviluppato nel corso degli anni una notevole expertise nel campo della creazione di nuovi prodotti e nella ottimizzazione dei relativi processi produttivi: dai filetti di pesce probiotico ai prodotti ittici marinati con salamoie innovative a ridotto contenuto di sale. Il nostro interesse è, da sempre, quello di fornire un supporto tecnico-scientifico alle aziende, migliorandone la competitività attraverso l'innovazione di prodotto, una delle principali fonti di vantaggio competitivo”. L'idea progettuale mira ad immettere sul mercato un prodotto affumicato con l'uso di fumo liquido, prodotto naturale utilizzato per conferire l’aroma affumicato, senza però ricorrere alla tecnica tradizionale. “Si tratta, dunque, di una innovazione pratica, economica, salutare ed eco-friendly che ci auguriamo possa contribuire a valorizzare le attività delle imprese operanti nel comparto ittico che, grazie all'offerta di questi nuovi prodotti, potrebbero vedere incrementata la propria competitività” affermano le ricercatrici. Il fumo liquido è pratico da usare con riduzione di tempi e costi, facile da dosare, in grado di controllare la presenza di sostanze indesidera-


Agroalimentare bili e, soprattutto, ha un ridotto impatto ambientale, a differenza degli impianti di affumicatura tradizionali. Le attività già svolte hanno previsto la valutazione dell'accettabilità dei prodotti proposti attraverso test sui concept qualitativi e quantitativi e l’ottimizzazione della tecnica di affumicatura innovativa con individuazione dei composti naturali di estrazione biologica con attività antimicrobica da aggiungere al fumo liquido. I risultati degli studi preliminari sulla valutazione dell'accettabilità dei prodotti evidenziano che pochi sono gli studi presenti nella letteratura scientifica che analizzano in maniera mirata le preferenze e l'accettabilità dei consumatori nei confronti di specifiche innovazioni tecnologiche come quelle proposte, conferendo al progetto promosso da UNCI Agroalimentare la valenza di un prezioso e valido contributo alla ricerca di mercato nazionale. Attualmente i ricercatori sono a lavoro per la realizzazione vera e propria del prodotto affumicato, la valutazione della qualità microbiologica, della sicurezza del prodotto ittico e della qualità nutrizionale. Il presidente nazionale di UNCI Agroalimentare, dott. Gennaro Scognamiglio: “Nell’ambito della misura 1.26 predisposta dalla regione Puglia stiamo portando avanti una delle più belle realtà nel panorama nazionale in fase di sperimentazione, per garantire nell’ambito della filiera ittica quei processi innovativi di garanzia di prodotto di qualità made in Italy, volti all'esaltazione dei gusti attraverso l’utilizzo di tecniche

www.foglie.tv rantiche come quella dell’affumicatura rimodernate con il supporto della ricerca scientifica, riascoltando così la voce di un passato che riempie il futuro”. Lo staff tecnico scientifico di UNCI Agroalimentare, composto dalle biologhe Ester Mocerino e Veronica Buzzo: “l’individuazione della tecnica di affumicatura ottimale, utilizzando fumo liquido in sinergia con molecole di origine naturale, permette di esaltare le caratteristiche proprie dei prodotti ittici affumicati, nel rispetto della tipicità e qualità dei prodotti stessi, consentendo nel contempo la standardizzazione di un protocollo di produzione attraverso il quale realizzare un prodotto alimentare salubre e sicuro. Il progetto non solo mira a sostenere la competitività dei produttori locali in un'ottica sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, ma si rivolge alla popolazione stessa affinché possa scoprire e riscoprire i benefici nutrizionali che derivano dall’includere un adeguato consumo di prodotti ittici all'interno di un regime alimentare sano ed equilibrato”. Il progetto si concluderà con la valutazione della accettabilità dei prototipi realizzati e la promozione attraverso la loro distribuzione nei punti vendita, oltre che con la conduzione di giornate informative nelle scuole. A UNCI Agroalimentare il compito di diffondere i risultati e promuovere le ricadute sociali del progetto, attraverso incontri con gli stakeholders, la realizzazione di un sito web e la preparazione di materiale divulgativo.

“Si tratta, dunque, di una innovazione pratica, economica, salutare ed eco-friendly che ci auguriamo possa contribuire a valorizzare le attività delle imprese operanti nel comparto ittico che, grazie all'offerta di questi nuovi prodotti, potrebbero vedere incrementata la propria competitività” affermano le ricercatrici.

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Agricoltura

350MILA€ PER UN ECOMMERCE, INSEGUENDO LA MODERNITÀ PER ARRIVARE IN RITARDO

L’INCHIESTA DI AGRICOLAE SULLA CIA

La ricerca si prefigge di fornire un valido supporto di conoscenze tecnico-scientifiche per produrre trasformati ittici affumicati pronti al consumo utilizzando strategie innovative. Il progetto si integra nel piano globale previsto dalla Misura 1.26 Regione Puglia. Tradizione e innovazione si fondono in un ambizioso progetto di valorizzazione delle specie ittiche affumicate promosso da Unci Agroalimentare e in piena fase operativa presso il DAFNE (Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse Naturali e Ingegneria) dell'Università di Foggia. Il progetto si integra perfettamente nel piano globale previsto dalla Misura 1.26 Regione Puglia che ha come priorità principale la promozione della pesca sostenibile sotto il profilo ambientale, efficiente in termini di risorse, innovativa, competitiva e basata sulle conoscenze. La ricerca si prefigge di fornire un valido supporto di conoscenze tecnico-scientifiche per produrre trasformati ittici affumicati pronti al consumo, a partire da spigole ed orate, utilizzando strategie di affumicatura innovative. Il trasferimento dei risultati alle piccole e medie imprese pugliesi operanti nel comparto ittico potrà offrire loro concrete opportunità di incrementare la competitività, riducendo l’importazione di prodotti ittici internazionali a vantaggio di quelli locali.

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1 Aprile 2021 Poi vennero gli anni della CIC prima e della CIA poi … e i suoi dirigenti devono aver rotto l’orologio senza riuscire a ripararlo evidentemente. Sempre fuori tempo e sempre scavalcati dagli avvenimenti, incapaci di interpretare le trasformazioni nel tempo, seguendo e subendo la deriva di quella parte politica da cui non hanno mai saputo affrancarsi e di cui sono diven-tati un imbarazzante retaggio. Si, imbarazzo è la parola giusta per descrivere la prima reazione nel leggere gli articoli pubblicati nei giorni scorsi da Agricolae.eu (la testata di informazioni dedicata all’agricoltura) e dedicati ai siti web realizzati dalla CIA. Basta il titolo per coglierne il senso: “Dal terremoto al Covid, ogni occasione per la Cia è buona per fare un sito. 4 in 6 anni per oltre 1/2 milione euro. Ma i primi tre non esistono o non funzionano”. Continua Agricolae.eu (che sulla vicenda propone una inchiesta): “La Cia guidata da Dino Scanavino, e da Claudia Merlino, punta, da anni, sulla caciotta on line. E i due ci riprovano, per la quarta volta, a fare una piattaforma con cui vendere il made in Italy sul web. Per una spesa com-plessiva negli anni di oltre mezzo milione di euro.”. E allora, incuriositi, siamo andati a “vedere le carte” e leggiamo che l’e-commerce è proposto come “il primo e-commerce degli agri-coltori italiani”. Evviva, finalmente! La CIA ha scoperto quello che migliaia di blogger, impre-se, hobbysti e professionisti italiani praticano da decenni: l’e-commerce. Uno strumento tanto diffuso da essere ormai inflazionato. Ma tant’è! Forse la novità sta nel fatto che invece di riproporre lo stantio cliché degli e-commerce come “vetrina di un qualsiasi negozio” sarà una proposta innovativa nella modalità di rapporto fra i produttori e i cittadini, di marketing oppure che invece di usare i dozzinali e approssimativi strumenti free messi a disposizione dalle piattaforme web proporrà strumenti infallibili e professionalmente avanzatissimi. Vediamo di cosa si tratta, leggendo le pagine dell’inchiesta di Agricolae.eu. Dando conto della presentazione che il presidente della Cia Dino Scanavino fa del “nuovo si-to creato con i 350mila euro di Jp Morgan al ministro per il Turismo Massimo Garavaglia”, Agricolae.eu constata che “effettivamente il sito Cia-JpMorgan funziona. L’ultima delle quattro piattaforme e-commerce fatte dalla Confederazione italiana agricoltori in sei anni da quando Dino Scanavino è presidente consente effettivamente – a differenza delle altre – di acquistare il prodotto agricolo che si sceglie”. Bene, dunque … se non fosse che…. “Il problema è trovare il prodotto da comprare.


Agricoltura La scelta infatti è poca e la ricerca del sito da 350mila euro non è delle migliori, anche se si gioca facile sui prodotti simbolo del made in Italy e del territorio a vocazione agricola ed agroalimentare. Ma c’è di più, il costoso megasito è un po confuso e scambia il parmigiano con l’insalata e il pecorino con il pesto.” Sarà stato un refuso, un piccolo impiccio! Invece Agricolae.eu prosegue: “Se si cerca invece del Parmigiano, sempre senza vincoli territoriali, il sito trova solo del Pesto alla ligure senz’aglio, sempre 130 grammi e della stessa azienda dell’insalata capricciosa. Oltre al pesto, sotto la ricerca del Re dei formaggi, risulta anche il Moscato passito al Governo di Saracena.”. Però! “Per una strana alchimia della costosa piat-taforma, il Passito (stessa bottiglia della stessa azienda) compare anche se si cerca del Pecorino. Assieme a una salsa Rucolino. Ma niente pecorino. E, strano ma vero, per chissà quale intelligenza artificiale il Rucolino riappare come per magia anche se si cerca del Grana Padano. Niente formaggio ma due salse della stessa azienda, Rucolino e Oriental, assieme a della Polenta. E incredibile, il Rucolino riappare con insistenza anche se si cerca della pasta.”.

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www.foglie.tv Anche noi abbiamo fatto qualche verifica riscontrando questi e altri problemi e sebbene poi Agricolae.eu riferisca che a fronte dell’annuncio che le imprese coinvolte siano un migliaio, in realtà sarebbero circa un centinaio, ci chiediamo come sia possibile un meccanismo per cui se ordini (come abbiamo provato a fare) 7 referenze per un totale di 3.5 kg di pasta (vegana da farina macinata a pietra)… la spedizione costi più del prodotto (€ 22.30 la pasta nel carrello, € 23.30 la spedizione. Dove sta l’innovazione? Dove l’interesse dei “cittadini”? In verità non ci sembra ci sia una grande innovazione ma la riproposizione di un modello ormai superato, quello che riproduce sul web lo scaffale della GdO. Con i consumatori in fila davanti alle casse a scegliersi il cibo in funzione del proprio censo. Che questo avvenga spingendo fisicamente un carrello o spingendo un click, altro non è che la riproposizione dell’esistente. Ovvero di una relazione di mercato che svuota di diritti e contenuti il cibo e la relazione attiva che lo determina. Una relazione in cui i “fruitori” e i “produttori” alimentano la loro relazione “progettando” e “modificando” il cibo in funzione di processi partecipativi e di responsabilità. Il contrario, cioè, di quanto accade in una GdO che vede stringere le proprie prospettive per il futuro di fronte al crescere delle due domande che salgono dalla società: quella del prezzo che garantisca il diritto al cibo sano, nutriente e sicuro e quella che dentro vi siano i diritti sociali e agroambientali. E’ in questa sintesi che sta oggi la frontiera dell’innovazione e della modernità su cui ricostruire l’Unità e l’Alleanza. La tecnica, i nuovi mezzi dell’innovazione informatica e delle reti sono occasioni inedite e straordinarie se vengono finalizzate e usate per obiettivi e finalità coerenti a definire una modernità fondata sulla giustizia sociale. Come nel dopoguerra delle lotte contadine l’Alleanza Contadini seppe parlare al futuro di chi si batteva contro le baronie del latifondo, oggi il futuro sta nel dare una prospettiva ai cittadini ed ai produttori contro le nuove baronie della speculazione finanziaria e delle multinazionali proprio come quella JP Morgan che la CIA si è scelta come partner. Altrimenti sono solo la riproposizione del vecchio che ci stiamo già lasciando alle nostre spalle. A prescindere da quanto costino. Un consiglio: se volete riagganciare il treno della modernità potete risparmiare i 350.000 euro, basta andare dall’orologiaio per farvi riparare e risincronizzare l’orologio…. è quasi gratis, servono scelte non soldi.

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Approfondimento

GRANAIO ITALIA: MONITORARE PER VALORIZZARE LA CEREALICOLTURA NAZIONALE

PIÙ TRASPARENZA SU PASTA, PANE E PRODOTTI DA FORNO 100% MADE IN ITALY

Si procede con l’attuazione della norma che ha introdotto nell’ultima Legge di Bilancio, un sistema di tracciabilità per cereali e farine. Una grande opportunità per il comparto cerealicolo italiano, con quali obiettivi? Gli obiettivi che si pone “Granaio Italia” sono il monitoraggio completo della filiera cerealicola, non solo del grano ma dei cereali nel suo complesso, e dei prodotti sfarinati. Ciò per ottenere un quadro completo dei passaggi dalla materia prima al prodotto alimentare trasformato. Uno strumento necessario, dunque, per valorizzare le produzioni agricole e alimentari nazionali attraverso strategie di necessaria resilienza come il periodo di pandemia ci sta insegnando. Conoscendo lo scenario su cui ci muoviamo, potremo pertanto studiare e attuare tutti gli interventi politici a beneficio del settore che, di volta in volta, saranno necessari. Proprio come già avviene nel mondo del vino italiano.

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On. Luciano Cillis M5S

obiettivi che si pone “Granaio Italia” sono il monitoraggio “Glicompleto della filiera cerealicola, non solo del grano ma dei cereali nel suo complesso, e dei prodotti sfarinati. Ciò per ottenere un quadro completo dei passaggi dalla materia prima al prodotto alimentare trasformato.

Granaio Italia prevede un nuovo registro telematico nel SIAN del Mipaaf. Come sarà organizzato il servizio? C’è rischio di sovraccarico burocratico per l’agricoltore? Intendiamo raggiungere gli obiettivi prefissatici con una procedura di accesso al SIAN, il portale informatico del Mipaaf, quanto più snella e agevole in termini burocratici. Per far sì che si giunga a centrare il fine ultimo della mia norma, senza rappresentare un aggravio per i produttori ed i trasformatori, verrà presto convocato il Tavolo di Filiera al Mipaaf così da dar voce a tutti gli operatori che “Granaio Italia” coinvolge. Un tavolo previsto dal mio ordine del giorno accolto dal Governo e confermato dallo

Novità per la filiera cerealicola italiana: con la norma “Granaio Italia” s’inaugura un processo di valorizzazione del comparto, considerato strategicamente importante per l’agroalimentare Made in Italy, alla stregua dell’olio, del vino e dei prodotti lattiero – caseari. Un provvedimento normativo necessario per un settore che rivendica da tempo dignità e maggiore visibilità commerciale. All’On. Luciano Cillis M5S, primo firmatario dell’emendamento “Granaio Italia” in Commissione Agricoltura, chiediamo:

stesso ministro Stefano Patuanelli, dove gli stakeholder potranno mettere in campo le proprie idee ed esigenze per rendere lo strumento snello e utile al comparto. Gli agricoltori potranno certamente avvalersi dell’affiancamento dei centri informatici presenti nei CAA: ma parliamo di un qualcosa che già avviene tranquillamente da anni nell’ambito della produzione di vino e olio. E che ci auguriamo quanto prima avvenga per il latte e i suoi derivati come previsto dal Decreto Emergenze in Agricoltura del 2019. Un sistema di monitoraggio dei cereali e farine che in futuro verrà affiancato agli analoghi previsti per l’olio, il vino, e per i


Approfondimento prodotti lattiero-caseari (in corso di definizione), con un chiaro strategico intento di tutela delle eccellenze agroalimentari italiane. Quali invece le politiche d’intervento nazionali e comunitarie per il rilancio delle produzioni cerealicole nazionali, da tempo in crisi per la massiccia concorrenza straniera? La filiera nazionale del grano, fino ad oggi, ha sofferto di una cattiva organizzazione, di un poco chiaro rapporto tra i vari anelli che la costituiscono. Un notevole successo è quello di aver dato finalmente avvio alla Commissione Sperimentale Nazionale del Grano Duro con cui abbiamo lavorato, superando i numerosi ostacoli lungo il percorso, con l’ex Sottosegretario al Mipaaf Giuseppe L’Abbate e che, con il ministro Patuanelli, sono certo proseguirà il suo compito di sostenere il dialogo e il confronto tra gli operatori della filiera. Per questo è fondamentale incentivare la formazione di contratti di filiera, che supportino le produzioni attraverso gli accordi con i trasformatori, nonché innovare lo stoccaggio, differenziando i grani per classificazioni di qualità e caratteristiche. Impegni che abbiamo richiesto con la mia mozione, approvata durante il Conte I, che mirano per l’appunto a garantire, da un lato, una maggiore remunerazione per la parte agricola e, dall’altro, a dare certezza all’agroindustria che può così contare su uno scenario certo per la sua produzione alimentare. Inoltre, è importante che la ricerca pubblica si concentri su sementi che siano rispettose dei dati quali-quantitativi necessari per ottenere dei prodotti d’eccellenza, che rendano grande il nostro Made

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in Italy nel mondo. Si prevedono incentivi per la coltura del grano italiano, ormai in estinzione? Gli incentivi, come detto, si inseriscono sia nei bandi legati ai contratti di filiera e distretto e sia nelle politiche di sostegno alla produzione ad ettaro a fronte di un accordo con i trasformatori. In quest’ultimo caso, coscienti degli atavici ritardi di Agea per il pagamento del sostegno alla coltivazione di grano siamo intervenuti, sin dal Dl Cura Italia, con modifiche normative necessarie per snellire le procedure burocratiche antimafia, che hanno com portato un rallentamento nell’erogazione, anche di anni. La situazione, ora, si va via via sbloccando. Non è escluso, però, un affinamento dell’incentivo così da renderlo più immediato e, al contempo, più efficace e duraturo nel tempo.

Qual è stato l’andamento redditizio delle aziende cerealicole italiane negli ultimi anni? C’è un futuro nel nostro Paese e nella Regione Puglia (in tempi memori Granaio d’Italia con la Capitanata) nella coltivazione dei cereali? L’andamento redditizio delle aziende agricole impegnate nella cerealicoltura, purtroppo, ha visto trend non positivi legati ad una concorrenza molto impegnativa sia dal punto vista del prodotto nazionale che da quello estero. Credo che la Capitanata e le altre zone d’Italia vocate riusciranno ad ottenere una più alta remunerazione se saranno in grado di fare sistema. Un ruolo determinante possono giocarlo anche le Regioni con gli strumenti di pianificazione del PSR. A cura di

Paola Dileo

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Agricoltura

1 Aprile 2021

CAMBIAMENTO CLIMATICO E PRODOTTI TIPICI QUALI SONO LE PROSPETTIVE

Negli ultimi trent'anni, a causa di pochi gradi di differenza della temperatura stanno mutando le vite di specie animali selvatici, uccelli che migrano prima, renne e caribù che si spostano quando non dovrebbero, lupi e orsi che trasformano i loro comportamenti e molte specie animali selvatiche stanno scomparendo, ma cosa avviene negli animali domestici allevati dall’uomo e nelle loro produzioni a causa dei cambiamenti climatici in corso e ancor più previsti? Quali le possibili prospettive per i prodotti tipici dei quali l’Italia è ricca? Quando si dice che “Il clima è già cambiato” si elenca un susseguirsi di record che non possono lasciare indifferenti per un’eccezionalità che è diventata la norma con una tendenza in Italia alla tropicalizzazione del clima che si manifesta con un’elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense e sbalzi termici, aumento delle temperature massime, periodi anormalmente siccitosi o piovosi con precipitazioni fuori dalla norma. I cambiamenti climatici sono oggetto d’attenzione soprattutto per gli effetti che gli eventi estremi hanno sui centri abitati, le strade e le altre strutture umane. Molto meno il pubblico considera le correlazioni tra i cambiamenti climatici e il sistema alimentare e quali sono le possibili vie per affrontare la crisi climatica attraverso le pratiche ecosostenibili da adottare nell’intera catena alimentare.

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Molte sono le specie vegetali e animali che siamo abituati a vedere sulle nostre tavole e che da alimenti comuni potrebbero divenire prodotti privilegiati perché più che scomparire potrebbero subire gli effetti di uno spostamento di fascia climatica della loro produzione. Ciò significa che quello che oggi si coltiva, si alleva, si conserva a latitudini temperate, domani potrebbe trovare terreno e clima più favorevoli in altre parti del mondo, che così potrebbero trarre benefici economici dai cambiamenti climatici. Senza dimenticare che alcune coltivazioni potrebbero trarre vantaggio da un ulteriore aumento della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Nel quadro di un riscaldamento globale della temperatura, lo stress da caldo è una delle principali sfide che la produzione animale deve affrontare. Lo stress da calore si verifica quando la temperatura ambiente è superiore alla zona di neutralità termica dell'animale e è influenzato da molti fattori che interferiscono sull’aumento o la perdita di calore come velocità del vento, temperatura dell'aria, umidità, precipitazioni, radiazione solare, razza animale, colore del mantello, disponibilità di ombra o riparo ecc. Importanti sono anche la specie e la razza degli animali, il livello di alimentazione, il tipo e le caratteristiche dell’allevamento. La principale risposta adattativa degli animali allo stress termico è la riduzione dell’assunzione di alimen


Agricoltura

1 Aprile 2021

to con una riduzione dell’incremento ponderale e dell’indice di trasformazione dell’alimento e di conseguenza alla macellazione l’animale ha una minore resa con una inferiore quantità di grasso, soprattutto intramuscolare, con perdite economiche alle industrie zootecniche. Lo stress termico influenza anche le caratteristiche di qualità della carcassa e della carne, altera la velocità e l'entità della glicolisi muscolare post-mortem e di conseguenza il pH, con un aumento nei ruminanti di carni scure e secche (DFD) e nei maiali di carni pallide, morbide e essudative (PSE). Non ancora prevedibile è la possibilità degli animali di adattarsi allo stress termico senza arrivare a un’influenza negativa sulla qualità della carne. Riguardo ai principali effetti del cambiamento climatico su gli animali, oltre al calo della fertilità e alla diminuzione degli incrementi ponderali, è da ricordare che un clima più caldo aumenta la sopravvivenza di insetti che possono diffondere malattie (mosche, pidocchi ecc.) e una maggiore incidenza di malattie che aumenta i costi veterinari e dei farmaci. Il cambiamento climatico può portare a siccità con minore disponibilità di acqua e un aumento dei costi di produzione per il dispendio energetico impiegato nel raffreddamento e ventilazione dei locali d’allevamento , unitamente a un aumento del costo delle proteine dei mangimi e dell'energia a causa delle rese ridotte dovute a condizioni meteorologiche estreme. Inoltre gli stress termici negli animali favoriscono colonizzazione di patogeni che possono comportare rischi per la sicurezza della carne e suoi prodotti (carni, late e uova) e nelle loro carni un pH più elevato offre un ambiente favorevole alla crescita di batteri lattici mesofili e aerobici. I cambiamenti climatici riguardano anche i nostri prodotti alimentari tipici e le eccellenze storiche DOP e IGP, dai vini ai formaggi e ai salumi che devono le proprie specifiche caratteristiche anche all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e del clima. Come già insegnano le esperienze che riguardano i produttori di vini, che stanno adeguando le loro produzioni ai cambiamenti climatici, certamente lo stesso avverrà anche per i produttori di alimenti tipici d’origine animale (formaggi e salumi) che dovranno adeguare le loro produzioni ai nuovi climi mantenendone la sicurezza e la qualità delle nostre produzioni. Anche in questo caso sembra valere il detto che bisogna cambiare perché tutto rimanga come prima.

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IL NUOVO SITO È ONLINE una strada da percorrere tutti insieme www.foglie.tv


Agroalimentare

PARTE IN PUGLIA IL PRIMO MODELLO DI LIFE STYLE EVERYWHERE TEW NEL PARCO NAZIONALE DELL’ALTA MURGIA

L’esperienza della pandemia ha cambiato tutto, compreso il turismo e l’approccio al tema delle vacanze, concepite sempre più come un’estensione della propria vita lavorativa nel tempo libero e viceversa. Da questa visione che concilia il desiderio di viaggiare con la necessità di lavorare da remoto, nasce l’idea della startup pugliese Everywhere Tew. Everywhere Tew è una piattaforma che fa incontrare digitalmente il Circuito composto da Territori (Comuni, Parchi, Borghi ecc.), Host (alberghi, B&B, masserie ecc.), Experience Designer (guide turistiche, artigiani, produttori locali ecc.) e la Community dei viaggiatori “Tewers”, coloro che desiderano coniugare viaggio, lavoro e tempo libero, sperimentando un nuovo stile di vita all’insegna dell’ecosostenibilità. La piattaforma offre servizi innova

www.foglie.tv tivi con lo scopo di rendere ancor più piacevole il soggiorno dei tewer, proponendo esperienze uniche, con la guida di experience designer del territorio, fornendo tutto il necessario per lavorare in smart working everywhere. Tutto questo contribuisce ad attivare un processo di valorizzazione e cura dei territori italiani, oltre che a destagionalizzare i flussi turistici e ad estendere la durata media del soggiorno. A scommettere per primo su questo nuovo modello di life style è stato il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, dal cui territorio partirà nelle prossime settimane la sperimentazione del progetto, accogliendo i primi viaggiatori Tewer dall’Italia e dal mondo, alla scoperta di territori inesplorati ricchi di cultura, storia, eccellenze enogastronomiche, tradizioni e natura. Gli obiettivi e i protagonisti del progetto sono stati lanciati nel corso dell’evento di lancio on-line “Nuovi modelli di crescita ecosostenibile nel GeoParco dell’Alta Murgia”, organizzato da Everywhere Tew e Parco Nazionale dell’Alta Murgia, in collaborazione con Infratel Italia. Hanno partecipato: Mariarita Costanza, Ceo e CoFounder Everywhere Tew; Francesco Tarantini, Presidente del Parco Nazionale dell’Alta Murgia; Antonio Prota, Vision Manager Everywhere Tew; Eleonora Giacomelli, Infratel Italia, e Nicola Lavenuta, Business Developer Manager Everywhere Tew. L’incontro è stato moderato da Vincenzo Rutigliano del Sole24ore. «L’Ente Parco punta a far conoscere l’Alta Murgia anche al di fuori dei confini regionali – dichiara Francesco Tarantini, presidente PNAM – per consentire a tutti di godere delle sue risorse. Partecipiamo quindi volentieri all’iniziativa “Everywhere Tew” all’insegna di un nuovo modello di turismo, tra tecnologie digitali e paesaggi di grande bellezza». Mariarita Costanza, ingegnere e Cofondatrice del brand “Murgia Valley”, insieme ad un’altra donna Manuela D’Ecclesiis, anche lei ingegnere gravinese, è a capo di questo progetto: «Siamo partite con una nuova iniziativa imprenditoriale tutta al femminile, la Everywhere Tew (Travel Experience Work), con l’obiettivo di proporre un nuovo stile di vita che coniughi viaggio, lavoro e tempo libero all’insegna dell’ecosostenibilità, favorendo la scoperta di territori inesplorati come ad esempio borghi e parchi naturali». Info: https://everywheretew.it/

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Agroalimentare

1 Aprile 2021

BREXIT: GIA’ IN FUMO 3% EXPORT CIBO MADE IN PUGLIA IN UK VINO PRODOTTO PIÙ CONTRAFFATTO

In fumo già il 3% di esportazioni di prodotti agroalimentari made in Puglia in Gran Breta-gna per effetto degli ostacoli burocratici ed amministrativi che frenano gli scambi commerciali. E’ quanto emerge dai dati provvisori Istat – Coeweb relativi al commercio estero nel 2020. Da gennaio 2021 la Gran Bretagna è uscita dall’Unione Europea e certamente lo scena-rio diverrà ancor più complesso, con il Paese d’Oltremanica che si classifica al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Stati Uniti. Dopo il vino, con il prosecco in testa, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna ci sono i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi, salumi e dell’olio d’oliva. La violazione degli accordi sulla Brexit rischia peraltro di favorire l’arrivo nell’Unione Europea di cibi e bevande non conformi agli standard sicurezza Ue ma anche contraffazioni ed imitazioni dei prodotti alimentari tutelati. Le esportazioni di prodotti agroalimentari dalla Puglia al Regno Unito sono aumentate del + 41,5 % in 5 anni fino al 2019. Su un valore totale di 129 milioni di prodotti agroalimentari pugliesi esportati, oltre il 70% dell’export riguarda l’ortofrutta, pari a 97,5 milioni di euro, mentre si assiste ad un calo del 31% negli ultimi 5 anni delle importazioni dal Regno Unito. Per sostenere crescita e nuove opportunità di

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lavoro occorre investire sulla competitività del Made in Italy a partire dall’agroalimentare che è un elemento di traino per l’intera economia in Italia e all’estero. Dopo il vino al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è l’ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva. Parallelamente sui mercati ci troviamo ad arginare iniziative come quella dell’etichetta a semaforo inglese legata principalmente all’azione di 4 grandi multinazionali del cibo co-me Coca cola, Pepsi Co, Mars e Nestlè, colossi che dispongono di risorse e leve pubblicitarie e commerciali finalizzate ad influenzare i comportamenti e gli orientamenti all’acquisto del consumatore medio. Con l’uscita dall’Unione Europea si teme anche che si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane come ad esempio l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta già diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi. A preoccupare è anche la tutela giuridica dei prodotti a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) che incidono per circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare Made in Italy e che, senza protezione europea, rischiavano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da Paesi extracomunitari.



Agroalimentare

1 Aprile 2021

IGP POMODORO NAPOLI: SECCO 'NO' A MARCHIO COMUNITARIO

REGIONE PUGLIA E COLDIRETTI: PREMIA SOLO TRASFORMAZIONE Coldiretti Puglia al fianco della Regione contro il ‘no’ secco alla richiesta di riconoscimento IGP del pomodoro pelato di Napoli. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia che ribadisce la contrarietà senza se e senza ma al reiterato tentativo di ottenere il riconoscimento comunitario che non rappresenta la realtà produttiva del pomodoro, ma solo della trasformazione. “Bisogna uscire dalla grande ambiguità di commercializzare un prodotto che può fregiarsi di un marchio comunitario così fortemente distintivo, senza che ci sia alcun obbligo di utilizzare i prodotti agricoli del territorio al quale la indicazione si ispira. Il 40 percento del pomodoro italiano viene proprio dalla Capitanata, che da sola produce il 90% del pomodoro lungo. La provincia di Foggia – dichiara presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia - è leader nel comparto con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 32 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una P.L.V. (Produzione Lorda Vendibile) di quasi 175.000.000 euro”. “Un bacino produttivo straordinario se confrontato al resto d’Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita, una realtà che va salvaguardata e promossa, perché rappresentata da imprese agricole e agroalimentari pugliesi che operano con grande profes

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sionalità e in assoluta trasparenza”, dichiara il delegato confederale di Coldiretti Foggia, Pietro Piccioni. E’ a tutti nota la posizione di Coldiretti Puglia sull’importanza dell’origine del prodotto agricolo alla base dei cibi trasformati che arrivano sulle tavole dei consumatori, per cui numerose sono state le battaglie per arrivare all’etichettatura certa dell’origine dei prodotti agroalimentari. D.O.P. e I.G.P. sono marchi europei che identificano prodotti che possiedono caratteristiche peculiari, legate da origini storiche al determinato territorio indicato nella denominazione, e dalla accurata e precisa applicazione di un disciplinare di produzione. Di scelta del Ministero delle Politiche Agricole l’area delimitata e la nomenclatura, basate su comprovata ricostruzione storica che i consorzi di valorizzazione devono documentare. Per i prodotti DOP è previsto che tutto il processo produttivo avvenga nell’area delimitata dal disciplinare di produzione, trasformazione e confezionamento inclusi, mentre per le pro-duzioni IGP, invece, non esistono gli stessi vincoli – conclude Coldiretti Puglia in particolare nessun obbligo di utilizzare i prodotti agricoli del territorio al quale la IGP si ispira.




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