FOGLIE n. 07/2013

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

N° 7 • 15 Aprile 2013

VINITALY 2013

STIAMO CRESCENDO VINI AUTOCTONI: SALE L’EXPORT

AGRICOLTURA fiori: in caduta libera il mercato in Puglia

lavoro campi: più assunzioni che licenziamenti

eventi giro d’italia 2013: Mola di Bari promuove territorio e prodotti tipici

ale speciy 2013”

al “vinit



Editoriale

15 APRILE 2013 - n. 7 - Anno 8

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione

Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Giuseppe Perrotta, Paola Dileo, Giuseppe Rutigliano, Giacinto Mongelli, Nicoletta Mirizzi, Gianni Colaianni, Rino Pavone, Maria Fortino Pubblicità Click On Studio Via Q. Sella, 40 - 70122 - Bari Tel. 080 9755146 www.clickonstudio.it

Pensioni: 800mila coltivatori a 480 euro al mese

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di Vito Castellaneta

n Italia ci sono piu’ di 800 mila pensionati coltivatori diretti con pensioni inferiori o integrate al minimo di 480 euro al mese che stanno vivendo un periodo estremamente difficile. E’ quanto emerge da una analisi di Fedepensionati Coldiretti a commento del report su “Trattamenti pensionistici e beneficiari” dell’ Istat firmato insieme all’Inps. “Questa situazione riguarda la maggioranza dei coltivatori diretti pensionati” - afferma il presidente di Federpensionati, Antonio Mansueto – nel sottolineare che “i nostri pensionati comprendono la difficile situazione del Paese, ma non possono tacere sull’insostenibilità sociale della situazione dei coltivatori pensionati e delle loro famiglie, sulle quali si vanno sempre più scaricando i disservizi e le insufficienze dell’intervento pubblico”. Da qui la necessità di intervenire per recuperare il potere di acquisto delle pensioni più basse; eliminare ogni forma di discriminazione fra lavoratori dipendenti ed autonomi anche per quanto attiene gli assegni familiari; riconoscere un sostegno per le famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza; definire i livelli essenziali di assistenza previsto dalla Legge 328/2000; potenziare i servizi di prevenzione presso gli ambulatori di medicina generale allo scopo di assicurare, agli anziani a basso reddito, gli accertamenti diagnostici in forma ambulatoriale, con riduzione delle liste di attesa, dei ricoveri in ospedale e della spesa sanitaria. Per Massimo Vivoli, vice presidente vicario della Confesercenti e presi-

dente della Fipac, l’organizzazione dei pensionati della confederazione “è la conferma del grave stato di difficoltà in cui sono costretti a vivere i pensionati in Italia. La crisi economica, aggravata dall’incertezza politica”. La crisi penalizza soprattutto le fasce sociali più deboli e gli anziani sono i primi a pagarne il prezzo”. “ Nel 2011 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche sfiora i 266 miliardi. Nel dettaglio, la spesa risulta pari a 265.963 milioni di euro, aumentata del 2,9% rispetto all’anno precedente, mentre la sua incidenza sul Pil è cresciuta di 0,2 punti percentuali (16,85% contro il 16,66% del 2010). Le pensioni di vecchiaia assorbono il 71,6% della spesa pensionistica totale, quelle ai superstiti il 14,7%, quelle di invalidità il 4,2%; le pensioni assistenziali pesano per il 7,9% e quelle di indennità per l’1,7%. A livello territoriale, sottolinea la rilevazione, il 47,9% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,6% nel Mezzogiorno. Nel 2011 l’importo medio annuo delle pensioni è pari a 11.229 euro, 352 euro in più rispetto al 2010 (+3,2%).

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Sommario AGRICOLTURA

13 olio:

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Aumentare la resa di estrazione fiori di puglia: Il mercato in caduta libera valutazione fitofarmaci: Nuovi criteri europei

AGROALIMENTARE

8 celiachia:

Aumento del 10% all’anno

17 unaprol:

ambiente

34 distretto nuova energia:

”Incentivi per le rinnovabili”

Presentati dati su export e consumi

speciale vinitaly

19 inaugurazione:

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Bene l’economia vitivinicola coldiretti: 50 anni di vini DOC preferenze regionali: Meglio i vini autoctoni novità scaccia crisi: Cresce il fatturato del vino

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28 convegno a monopoli:

Funzione primaria dell’olivicoltura

Si spende più per acqua che per olio

Ingannati 46% di italiani

41 INDAGINE COLDIRETTI:

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lavoro

35 campi:

Più assunzioni che licenziamenti

43 FRODI prodotti BIO:

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23 ismea al vinitaly:

Studi sul comparto vitivinicolo

2° Concorso Nazionale vitivinicoltura: Alimenta 18 settori lavorativi falso made in italy: Un furto da 200 milioni

24 valorizzazione rosati: 25

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eventi

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6 giro d’italia 2013:

Mola promuove territorio e prodotti

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fiere

38 cibus 2014:

Il meglio dell’agroalimentare italiano

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venti

Promuovere territorio e prodotti tipici

Giro d’Italia 2013, Mola “maglia rosa” pugliese

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l 9 maggio Mola di Bari vivrà una giornata per taluni addirittura storica. L’ evento è dato dalla partenza della tappa del Giro d’Italia (la 6°), che porterà i ciclisti e la carovana al seguito al traguardo di Margherita di Savoia. L’avvenimento sta ovviamente suscitando l’interesse non solo degli sportivi, ma anche di tanti cittadini molesi e dei paesi vicini. La macchina organizzativa locale che fa capo all’apposito comitato è impegnata su più fronti per assicurare la migliore accoglienza ai ciclisti, giornalisti, cronisti, tecnici, dirigenti, ecc..che compongono insieme alle forze di polizia la complessa carovana al seguito di una delle più famose corse a tappe che si svolge nel mondo. “Una opportunità anche per la promozione turistica, commerciale e culturale del territorio” sottolinea il sindaco Diperna. “Saranno coinvolte - continua il sindaco - istituzioni, cittadini, associazioni, commercianti, organi di informazione, scuole e tutto il territorio della provincia di Bari. Il Giro d’Italia e, quindi, anche la tappa di partenza da Mola, sarà seguito da 176 emittenti collegate da tutto il mondo, senza considerare l’impatto economico sul territorio determinato dalla grande partecipazione di pubblico, ma anche dalla corposa macchina organizzativa che segue i ciclisti in tutte le tappe e quello ambientale che vedrà la realizzazione di importanti interventi sull’assetto urbanistico e stradale. Quella tra Mola e il ciclismo è una grande storia d’amore, tra passione per uno sport duro ed esigente e la consapevolezza profonda della necessità di una mobilità sostenibile che contribuisca a migliorare la qualità della vita e l’integrazione sociale”. Molti gli eventi collaterali alla tappa: fra questi il Concorso Scuola destinato agli studenti di ogni ordine e grado di Mola di Bari, il Concorso Fotografi-

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di Vito Castellaneta

Il percorso del Giro d’Italia

co: “Mola nell’anno del Giro d’Italia”, il Concorso “Vetrine in Rosa” destinato alle attività commerciali di Mola di Bari. Per il 1° maggio è programmato il GIRAMOLA IN ROSA: Pedalata ciclistica – amatoriale nel percorso del Giro d’Italia e nell’area rurale di Mola di Bari. Promosso dall’AVIS sez. di Mola di Bari in collaborazione con il Comitato di Tappa. Infine il 4 maggio

è prevista la “Notte Rosa”: dalle 18.00 alle 01.00 il Centro Storico ed il Lungomare di Mola di Bari si coloreranno di rosa grazie ad appuntamenti sportivi, musicali, culturali ed artistici. Per l’occasione grande importanza è stata data alla promozione dei prodotti tipici enogastronomici locali: infatti per tutto il mese di maggio i visitatori potranno gustare “ Il

Il Sindaco di Mola di Bari, alla conferenza di presentazione del Giro d’Italia

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Giro del Gusto”, menù a tema offerto dai ristoranti di Mola di Bari segnalati con apposita locandina. Appuntamento dunque a piazza XX settembre ((dalle ore 9.00 apertura del villaggio riservato, dalle 09.30 apertura del villaggio open sul nuovo Lungomare, dalle ore 10.30 arrivo degli atleti, ore 13.30 partenza della Tappa in via Di Vagno; i ciclisti, giunti a Piazza Madonna di Loreto, attraverseranno quindi in passerella l’intero Lungomare. Km 0 e parten-

za effettiva della corsa in Viale Europa Unita, angolo via E. De Nicola) dove sportivi e cittadini pugliesi potranno vedere dal vivo alcuni fra i più grandi protagonisti del ciclismo mondiale che anche quest’anno parteciperanno in massa al Giro d’Italia: in primis il britannico Bradley Wiggins (vincitore del Tour de France 2012 e secondo opinione condivisa il favorito della corsa rosa 2013 dato che i chilometri a cronometro abbondano – sono 88 in totale – e le salite sono

sì dure e numerose, ma posizionate in modo tale che un passistone come l’inglese possa limitare i danni), seguito dal nostro Vincenzo Nibali (dovrà mettere in mostra tutta la grinta del Tour 2012 visto che inevitabilmente pagherà minuti nelle due crono – individuale e a squadre – e quindi dovrà recuperare in salita), Joaquin “Purito” Rodriguez, il “keniano bianco” Chris Froome, il colombiano Uran ed il vincitore dello scorso anno Ryder Hesjedal.

Il SAC “Mari tra le Mura” al Giro d’Italia

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l SAC “Mari tra le Mura” la “rete culturale “ che collega i comuni di Conversano, Mola di Bari, Polignano e Rutigliano e che vedrà presto la luce con le iniziative Ecometrò e Contemporaneamente parteciperà attivamente alla partenza della 6° tappa del Giro d’Italia 2013 che avrà luogo il prossimo 9

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maggio a Mola di Bari.Oltre alla presenza nello stand istituzionale all’interno del villaggio riservato, il SAC ha deciso infatti di donare all’ultimo arrivato della 5° tappa del Giro d’Italia Cosenza - Matera un fischietto in terracotta ed un soggiorno per due persone nei 4 comuni del SAC. E’ proprio vero che a volte gli ultimi...saranno i primi.

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groalimentare

Studi recenti sulla nuova realtà non celiaca rappresentata dalla sensibilità al glutine

Celiachia: oltre 135.000 diagnosi con un incremento del 10% all’anno

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erché le diagnosi di celiachia sono in grande aumento? E’ sufficiente la maggior attenzione verso questa intolleranza alimentare da parte della classe medica, unitamente alla disponibilità di test sempre più validi per svelarne l’esistenza, per spiegare questa vera e propria esplosione di casi di celiachia? Anche se lo sviluppo delle conoscenze ha favorito in maniera sensibile l’incremento delle diagnosi, altri fattori sono sicuramente coinvolti nell’incremento diagnostico della celiachia, malattia autoimmune che può essere definita come un’intolleranza permanente al glutine, componente proteica di alcuni cereali. Fra questi il dato che oggi la popolazione mondiale consuma una maggior quantità di cereali e che quelli attualmente utilizzati sono assai più

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ricchi di glutine di quanto non fossero quelli del passato. Questo aumentato carico di glutine potrebbe spiegare lo sviluppo progressivo di nuovi casi di intolleranza al glutine che hanno portato in pochi anni il numero delle diagnosi a raddoppiarsi arrivando a 135.000, con un incremento di circa il 10% all’anno negli ultimi 5 anni mentre il numero teorico di celiaci dovrebbe essere intorno ai 600.000 (dati 2011 dell’ultima relazione al Parlamento sulla celiachia presentata nel 2012). Le prolamine e le glutenine ad alto peso molecolare contenute nel frumento, nella segale, nell’orzo, nel farro e nel kamut sono in grado di innescare nei celiaci una serie di alterazioni del sistema immunitario in grado di portare ad un severo danno dell’intestino tenue con conseguente

perdita dei villi intestinali e comparsa di quella mucosa piatta che è la caratteristica istologica di questa patologia. Anche se l’intestino tenue rimane il principale, ed in molti casi, unico organo-bersaglio, la celiachia può assumere, in una discreta percentuale di celiaci, le caratteristiche di una malattia sistemica con interessamento di numerosi altri organi ed apparati, tra i quali le ghiandole endocrine, il sistema nervoso centrale e periferico, l’apparato cardiovascolare, il sistema connettivo e osteoarticolare, il fegato ed il sistema emopoietico. L’elemento scatenante la celiachia è, quindi, il glutine che per innescare i meccanismi immunologici patogenetici, necessita comunque di una particolare predisposizione genetica che viene a ricoprire un ruolo di primo piano nella diagnosi della malattia celiaca. Un’altra domanda di grande attualità è se si nasce celiaci, con sviluppo immediato dell’intolleranza al glutine nell’infanzia non appena vengono introdotti nell’alimentazione cereali che lo contengono, o se invece si diventa celiaci lungo il decorso della vita a fronte dell’intervento di fattori ambientali scatenanti. L’esperienza degli ultimi decenni ha chiaramente dimostrato che non si nasce celiaci, ma lo si diventa nel corso della vita e che qualwww.foglie.tv


siasi età della nostra esistenza può segnare l’inizio di questa malattia. “Anche alcuni fattori ambientali possono svolgere un ruolo determinante nello scatenamento della celiachia a cominciare dalle infezioni come quelle da Rotavirus o da Adenovirus e altri ceppi virali, così come gastroenteriti di natura batterica contratte dopo un viaggio in paesi con condizioni igieniche non ottimali o infezioni da parassiti. – spiega il Prof. Umberto Volta, Responsabile della struttura semplice di malattia celiaca e sindromi da malassorbimento al Policlinico S.OrsolaMalpighi di Bologna e Presidente dei consulenti scientifici nazionali dell’Associazione italiana celiachia (Csn-Aic) - Fra gli altri fattori ambientali in grado di provocare lo sviluppo della

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celiachia in soggetti geneticamente predisposti bisogna ricordare la fase del puerperio dopo una gravidanza trascorsa in modo del tutto regolare o stress legati a gravi dispiaceri (ad esempio lutti familiari) o ad interventi chirurgici. Di esempi di questo tipo tutti gli esperti di celiachia sono in grado di citarne a decine. E’ chiaro che tutto ciò non fa altro che confermare che per il manifestarsi della patologia è necessario un habitus genetico ben definito su cui agiscono fattori ambientali in grado di far insorgere la celiachia in qualsiasi età della vita, anche in quella geriatrica”. Ma l’ambito della patologia da glutine si è arricchito negli ultimi tempi di una nuova realtà rappresentata dalla sensibilità al glutine non celiaca

(SGNC) la cui definizione, condivisa da un panel di massimi esperti internazionali in materia alla 2nd Consensus Conference on Gluten-Related Disorders, tenutasi a Monaco di Baviera nel dicembre 2012, è quella di una sindrome caratterizzata da molteplici sintomi intestinali e/o extraintestinali correlati alla assunzione di glutine, che migliorano o scompaiono dopo l’eliminazione del glutine e che recidivano quando il glutine è reintrodotto nella dieta, in soggetti in cui è stata esclusa preventivamente la diagnosi di celiachia e di allergia al grano. L’attenzione crescente dei ricercatori di tutto il mondo e dei media per la SGNC hanno spinto l’Associazione Italiana Celiachia (AIC) e la Fondazione Celiachia (FC) a scendere in campo per cercare di far luce sui vari aspetti ancora oscuri di questo disordine correlato all’assunzione di glutine. AIC e FC hanno pertanto deciso di istituire il comitato scientifico laico sulla sensibilizzazione al glutine non celiaca sotto la coordinazione scientifica dei Professori Gino Roberto Corazza (Pavia) ed Umberto Volta (Bologna) e, come primo passo, del suddetto comitato, di promuovere una indagine prospettica sulla SGNC mediante la compilazione di un questionario inviato a centri di diagnosi per la celiachia. Il Prof. Umberto Volta sarà presente al convegno “Nutrizione & Crescita” per approfondire il tema della SGNC che si svolgerà il 17 maggio alle ore 14 nell’ambito di “Pianeta Nutrizione & Integrazione” - IV Forum Multidisciplinare sulla Sana Nutrizione, in programma alle Fiere di Parma (16-18 maggio 2013).

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olitiche

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Agricole

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gricoltura

Grazie agli ultrasuoni

Olio, aumentare la resa di estrazione in frantoio

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l mercato delle macchine ed impianti per l’estrazione dell’olio vergine dalle olive richiede innovazioni che consentano di incrementare le rese e nel contempo di preservare la qualità dell’olio presente nel frutto. Nel processo di estrazione dell’olio di oliva, è noto che per estrarre un surplus di olio è necessario prolungare i tempi di gramolazione o, in alternativa, incrementare le temperature di processo. Tuttavia tale scelta tecnologica può compromettere la qualità del prodotto soprattutto se lo spazio di testa della gramola non è saturato con gas inerte: possono infatti innescarsi processi di ossidazione a carico degli acidi grassi insaturi con conseguente diminuzione nel contenuto di sostanze polifenoliche e riduzione delle caratteristiche organolettiche e salutistiche del prodotto. Le attuali gramole da un punto di vista impiantistico sono scam-

biatori termici non efficienti a causa della limitata superficie di scambio termico rispetto ai grandi volumi di pasta. L’impiego degli ultrasuoni è stato testato in fase di gramolazione per verificarne l’effetto sui tempi di estrazione, sulle caratteristiche dell’olio e sulle rese di estrazione ottenute impiegando un impianto pilota. Le onde penetrando nei tessuti vegetali, cedono parte della loro energia sotto forma di calore. La forza esercitata dalle onde sonore sulle cellule vegetali determina fenomeni di vibrazione delle strutture cellulari che causano variazioni di pressione all’interno dei compartimenti. L’applicazione degli ultrasuoni sulla pasta di olive ha dimostrato un effetto positivo sulla fase di gramolazione. I tempi di riscaldamento della pasta si riducono e possono essere estratti quantitativi maggiori di sostanze nutrizionali e funzionali, quali clorofille, carotenoidi, polifenoli e

tocoferoli. Si ottiene inoltre una migliore estraibilità dell’olio. I risultati suggeriscono interessanti prospettive di scale up di questa tecnologia. Sarà importante poter verificare se gli stessi risultati saranno verificati in un impianto industriale in scala reale.

Il Coordinatore di Agrinsieme Giuseppe Politi

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gricoltura la Coldiretti chiede misure urgenti

In caduta libera il mercato dei fiori di Puglia

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n caduta libera il mercato dei fiori di Puglia che sta vivendo una crisi senza precedenti. Fermo in azienda l’80% della produzione che, in condizioni normali, avrebbe dovuto essere dovrebbe essere smaltita entro la prima settimana di aprile. “Colpevole la stagnazione dei mercati e il maltempo – denuncia il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – che ha colpito in maniera straordinaria il nord Italia e il Nord Europa, area di destinazione della quasi totalità delle piante ornamentali e da giardino prodotte in Puglia, gli imprenditori hanno registrato il blocco degli acquisti. Il quadro pericolosamente ingessato è alla base della richiesta di incontro che stiamo formalizzando all’Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni, per affrontare la vertenza in maniera urgente e straordinaria”. Il comparto dei fiori e delle piante ornamentali in Puglia ha raggiunto i 210 milioni di euro di valore, con un incidenza dell’11,4 percento del valore della produzione regionale su quella nazionale. Il dato sulle aziende è particolarmente significativo ed ha

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un maggior valore strutturale rispetto a quello sulle superfici che è maggiormente soggetto ad oscillazioni stagionali. “La situazione è divenuta incandescente – continua il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - a seguito della posizione espressa dai commercianti che hanno rappresentato “l’impossibilità di procedere alla preparazione dei giardini e dei balconi primaverili perché sommersi ancora dalle nevicate e dalle piogge alluvionali straordinarie”. Acquistare un fiore a chilometro 0, rigorosamente ‘Made in Puglia’, significa anche fare una scelta responsabile che salva il clima dall’inquinamento determinato dalle emissioni di gas serra, dovute ai lunghi trasporti che devono subire prodotti importati spesso da Paesi lontani, in cui tra l’altro non sono rispettati i principi base della protezione sociale del lavoro. Un viaggio che ha inizio nelle grandi aziende gestite da multinazionali dove sono denunciati trattamenti brutali contro i lavoratori e continua attraverso un percorso di migliaia di chilometri con l’inutile emissione di gas a effetto serra a danno del clima”.

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groalimentare

Gargano: “premiati sforzi del settore”

Unaprol presenta i dati su export e consumi interni olio

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a bilancia commerciale dell’olio nel 2012 fa registrare un segno positivo, secondo l’analisi degli scambi realizzata dall’osservatorio economico di Unaprol e diramata dal Consorzio Olivicolo Italiano nella giornata inaugurale di Vinitaly-Sol. Il surplus - secondo l’analisi - risulta pari a 114 milioni di euro ed e’ determinato da una contrazione del 4,5% degli esborsi per le importazioni e da un aumento del 2,5% del fatturato legato all’export. Nel 2012, infatti “l’Italia ha acquistato dall’estero olio per circa 1.100 milioni di euro, con introiti che hanno superato 1.200 milioni di euro. Le importazioni hanno superato di 183mila tonnellate l’export. I volumi importati, nel 2012, hanno quasi raggiunto il livello di 600 mila tonnellate, ma hanno registrato una flessione del 4,2% attribuibile in misura maggiore al segmento degli oli d’oliva. Gli approvvigionamenti dalla Spagna hanno subito una contrazione del 12%, determinate prevalentemente dalla di-

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minuzione della produzione spagnola”. Le esportazioni sono state pari a 416 mila tonnellate, con una progressione del 3,5% rispetto al 2011. Anche in questo caso - osserva l’Unaprol - e’ stata determinante la performance degli oli di maggior pregio (extra e vergini), che concorrono al 70% delle vendite all’estero. In particolare - precisa - “il Made in Italy vola con buoni risultati verso gli Usa, con 133 mila tonnellate di olio esportato (con una progressione del 5,3% in quantita’ e del 4% in valore), in Germania dove si sono raggiunti livelli di 48 mila tonnellate di olio esportate (+6,6% in volume e +3,2% in valore), e in Giappone, dove la performance e’ migliorata di molto, con una crescita del 24% in quantita’ e del 20% in valore. Tra i paesi nuovi consumatori si segnalano Cina e Russia, con un incremento dell’export del 18% sia in volume, sia in valore”. “E’ un segnale che premia gli sforzi delle imprese italiane che producono alta qualita’”, ha affermato il Presidente di Unaprol Massimo Garga-

no per il quale “questi dati confermano la carica positiva dei programmi di promozione del consumo consapevole realizzati in tutto il mondo dall’Unione Europea, dall’Italia e da Unaprol”. Quanto al mercato interno, “nel 2012 sono stati venduti in Italia piu’ di 217 milioni di litri di olio per un valore di 850milioni di euro”, segnala l’Unaprol precisando che “la categoria decisamente piu’ venduta e’ l’extravergine che concentra il 72% del fatturato con 157 milioni di litri venduti. L’olio di oliva si assesta introno al 13% e l’olio con il marchio ‘100% italiano’ raggiunge una quota del 12%. “Modeste le performance degli oli dop-igp e biologici”, aggiunge l’Unaprol nel rilevare che “rispetto al 2011 si evidenzia una leggerissima contrazione delle vendite, sia in volume, sia in valore (-1%). Le vendite, soprattutto di extravergine, si concentrano al Centro Italia ed in Sardegna, dove si riscontra una progressione del 3% sia con riferimento ai volumi, sia ai valori”.

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Vinitaly

Tajani, Catania, Zaia all’inaugurazione

“Economia vitivinicola bene e andiamo avanti”

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l Vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani, il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, hanno inaugurato la 47^ edizione di Vinitaly. “C’e’ una economia vitivinicola che sta andando bene e questo grazie soprattutto a quelle organizzazioni che hanno creduto al rapporto e al legame tra il territorio e le produzioni a km 0” ha detto Zaia, che ha anche lanciato un forte appello alla semplificazione ed ha sottolineato la necessità di orientare in modo oculato gli aiuti, senza disperderli erogandoli a pioggia. Tajani ha rilevato che i dati dell’export dell’agroalimentare confermano l’importanza del Made in Italy e che questo impone alla politica di saper dare delle risposte ai produttori, cosa che - ha affermato - la Commissione Europea sta cercando di fare con una serie di iniziative. Catania ha ricordato la riforma del 2008 dell’organizzazione comune di mercato del vino, difendendo le scelte fatte all’epoca. Abbiamo ridotto il potenziale vitivinicolo europeo ma abbiamo trovato un equilibrio sensato, una logica di mercato che remunera i produttori, ha affermato, ricordando la necessità di stare attenti a salvaguardare equilibrio tra domanda e offerta. Altra scelta vincente della riforma, per Catania, è stata quella di individuare linee di spesa per la ristrutturazione dei vigneti e la promozione. Con la riforma della Pac attualmente in discussione, ha continuato il Ministro, sono stati confermati questi orientamenti ed in più si

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Il Ministro Mario Catania durante la conferenza di presentazione

è superato il previsto smantellamento dei diritti di impianto. Abbiamo davanti un percorso di equilibrio del vigneto europeo, che non liberalizza il comparto e da’ garanzie di remunerazione ai produttori, ha asserito il Ministro. Quanto alla promozione, secondo il responsabile del dicastero agricolo, sinora non è stato fatto un uso ottimale delle risorse, essendoci stata troppa dispersione. Secondo Catania, inoltre, c’è bisogno di riflettere anche su altri temi, come quello dei vini varietali, non certo, pero’ - ha

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specificato - per abbandonare il legame tra produzioni e territorio che anzi va rafforzato. Il Ministro ha poi affrontato il tema della burocrazia, problema non solo del vino, come ha sottolineato, e rispetto al quale - ha fatto presente, citando l’esempio dell’abolizione delle province - bisogna avere tutti la volontà e la capacita’ di dare le risposte giuste anche sacrificando elementi del proprio patrimonio genetico.

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Vinitaly Convegno Coldiretti-Città del vino

50 ANNI DI VINI DOC

alle aziende vitivinicole sono nate opportunita’ di lavoro per un milione e duecentocinquantamila italiani nel 2012 con un aumento del 3 per cento rispetto all’anno precedente di quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attivita’ connesse, di servizio e nell’indotto”: è quanto ha reso noto il Presidente della Coldiretti Sergio Marini nel suo intervento all’incontro “50 anni di qualita’ e bellezza nei territori”, organizzato da Coldiretti e dalle Citta’ del Vino che ripercorre la storia del settore a 50 anni dalla produzione della prima bottiglia di vino italiano doc realizzata grazie al dpr 930 del 1963. Al convegno hanno preso parte, oltre a Marini, il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, il Procuratore Capo di Torino Gian Carlo Caselli e il Presidente delle Citta’ del Vino Pietro Iadanza. Oltre la meta’ (55 per cento) dei posti di lavoro nasce dalla produzione di vini a denominazione di origine doc o docg) i quali - ha sottolineato - hanno dato un impulso determinante allo sviluppo del settore negli ultimi cinquanta anni. Da allora, quando la maggioranza del vino esportato era sfuso, si e’ arrivati al record storico delle esportazioni italiane di vini “doc/docg” che nel 2012 hanno superato per la prima volta il tetto dei 2 miliardi di euro (2,086 miliardi) con un aumento dell’8 per cento, superiore a quello medio del vino. A cambiare e’ stata l’intera economia dei territori coinvolti come dimostra il fatto che, ad esempio, il valore di un ettaro di frascati ha superato il valore di 150mila euro con un aumento di 35 volte rispetto al 3 marzo 1966 in cui e’ stata riconosciuta la doc con decreto del Presidente della Repubblica avente data 3 marzo 1966. L’impegno per la qualita’ - ha osservato il Presidente della Coldiretti - ha accompagnato il

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passaggio da una economia di autoconsumo in cui il vino rappresentava un bisogno primario ad una in cui viene identificato con un elemento che concorre alla realizzazione personale. Il vino, e’ stato in grado di creare qualita’, benessere, occupazione e sviluppo economico nei territori dove si e’ insediato, ma anche integrazione, come dimostrato dal fatto che vi hanno trovato occasione di impiego soggetti diversamente abili, carcerati, ex tossicodipendenti, ma anche una vasta platea di lavoratori stranieri. Una opportunita’ occupazionale rilevante confermata dall’utilizzazione nel 2012 di 13.756.061 voucher equivalenti 10 euro dei quali 1.607.338 in agricoltura soprattutto nelle regioni del Veneto, Emilia, Toscana e Piemonte regioni ad importante vocazione vitivinicola. L’impatto positivo si e’ esteso pero’ oltre i confini della vigna poiche’ la raccolta di un grappolo alimenta opportunita’ di lavoro in molti altri settori. A beneficiarne e’ stato lo sviluppo locale dei territori del vino che si posizionano in vetta alle diverse classifiche sulla qualita’ della vita, ma sono anche meta delle vacanze di italiani e stranieri con il turismo eno-

gastronomico che ha raggiunto “in Italia un giro d’affari che va dai 4 ai 5 miliardi di euro l’anno - spiega il Presidente delle Citta’ del Vino, Pietro Iadanza capace di far muovere dai 4 ai 6 milioni di turisti, con una crescita che nel 2012 e’ stata del +12% sul 2011, in controtendenza all’andamento generale del turismo in Italia”. “Occorre - ha aggiunto Iadanza - investire nella qualita’, favorire il presidio dei luoghi, tutelare il paesaggio, valorizzare i saperi e i prodotti locali e mantenere viva la propria identita’, cercando di migliorarsi sempre anche con una strategia nazionale, perche’ si tratta di un settore strategico su cui puntare per aumentare in generale i flussi turistici”. www.foglie.tv


in Puglia il vino al primo posto è il Sangiovese tosco emiliano

Top regionali: gli italiani preferiscono i vini autoctoni

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e è l’export a trainare il settore, a livello nazionale è boom per gli acquisti di vini autoctoni con un aumento del 24 per cento di bottiglie stappate per il Pecorino ma anche del 14 per cento per il Pignoletto fino al 10 per cento di incremento fatto segnare da Falanghina e Negroamaro. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati SymophonyIri group relativi al 2012 , divulgata in occasione della chiusura del Vinitaly dalla quale si evidenzia un forte localismo nella scelta dei vini. Nel tempo della globalizzazione gli italiani – sottolinea la Coldiretti - bevono locale con il vino “chilometri zero” che è il preferito nelle scelte di acquisto in quasi tutte le realtà regionali, dal Piemonte dove la Barbera e il Dolcetto sono i piu’ gettonati alla Toscana dove in tavola si versa soprattutto Chianti e Morellino fino alla Sicilia con il Nero d’Avola e l’Alcamo in testa. Il forte legame del vino con il territorio di produzione, le abitudini di consumo, ma forse anche una maggiore attenzione dei cittadini al sostegno dell’economia locale

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in un momenti di crisi ha come risultato il fatto che le bottiglie piu’ richieste sono quelle prodotte a livello regionale, da Sud al Centro fino al Nord del Paese. Percorrendo la Penisola dall’alto in basso spicca come i veneti diano la loro preferenza ai Cabernet e ai Merlot, manifestando una certa simpatia per il Lambrusco dell’Emilia-Romagna. Vino quest’ultimo che domina incontrastato nelle preferenze degli emiliano-romagnoli che mettono al secondo e al terzo posto, rispettivamente il Sangiovese e il localissimo Pignoletto. Nelle Marche impera il Verdicchio mentre in terza posizione per quanto riguarda le preferenze c’è l’autoctona Passerina. Molto territoriali anche gli abruzzesi che acquistano preferibilmente Montepulciano, Trebbiano e Pecorino. Solopaca e Aglianico sono i vini particolarmente graditi dai campani, mentre i pugliesi mettono in tavola, oltre al Primitivo e al Negroamaro, anche il Sangiovese toscano o emiliano. Infine, se saltiamo nella seconda isola italiana, i sardi dimostrano un grande attaccamento alle proprie vigne riempiendo i bicchieri degli autoctoni Cannonau, Ver-

mentino e Monica di Sardegna. La domanda sostenuta di vini di produzione locale ha spinto la nascita a livello regionale di numerose realtà per favorirne la conoscenza, la degustazione e l’acquisto. Sono molte le aziende vitivinicole che aprono regolarmente od in speciali occasioni le porte ai visitatori per far conoscere la propria attività con i metodi di produzioni dal vigneto alla cantina. Sono circa 1300 i produttori di vino certificati che fanno parte della rete di vendita diretta di Campagna Amica attraverso punti vendita e mercati degli agricoltori dove vengono offerti solo vini locali a chilometri zero.

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Vinitaly

Le novità scaccia crisi del 2013: dal vino invecchiato fino allo spumante dietetico

è record di 9 mld (+5%), si brinda con primo spumante d’oro

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l fatturato del vino Made in Italy cresce del 5 per cento e raggiunge nel 2012 il valore record di 8,9 miliardi per effetto della grande capacità di innovazione degli imprenditori che ha consentito la conquista di nuovi mercati nonostante la crisi dei consumi interni. “Si tratta di esempi di successo che puntano a valorizzare la distintività del prodotto e il legame con il territorio e la cultura locale per vincere la competizione sul mercato globale” ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “il vino e con esso l’agroalimentare, possono essere i precursori di un nuovo modello si sviluppo per il Paese le cui radici affondino nella riconoscibilità territoriale, in processi produttivi sostenibili, in modelli aziendali a misura d’uomo, in parametri di qualità e genuinità assoluti”. Dal primo “spumante” con polvere d’oro a quello dietetico, dal vino invecchiato negli abissi marini a quello nei ghiacciai, dal ritorno del vino dei Celti al primo vino d’orchestra e molto altro ancora. La capacità di innovazione del vino appare evidente nell’abbinamento con la polvere d’oro contenuta nello spumante “L’Etoile” dell’Azienda “La Rocchetta” di Villongo (Bergamo). Le piccole stelle d’oro che fluttuano senza alterare profumo e gusto dello spumante non rappresentano soltanto un fatto estetico in quanto il prezioso metallo possiede virtù terapeutiche e proprietà antiossidanti. Ben 2760 metri di distanza separano i luoghi di maturazione di altri due particolari prodotti enologici: il Valtellina superiore dell’Azienda agricola Alberto Marsetti di Sondrio il cui affinamento decennale si realizza ai 2700 metri sul livello del mare della “Cantina Pirovano” al Passo dello Stelvio e lo spumante “Abissi” dell’Azienda Bisson di Chiavari (Genova) che matura per dodici mesi in mare a 60 metri di profondità. Per entrambi – precisa la Coldiretti – la condizione climatica è ot-

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timale, sia quella della pace e dei silenzi dell’alta quota, sia quella delle profondità marine dove il lieve movimento delle correnti culla e rigira delicatamente le bottiglie. Ma il vino è anche storia e cultura che riaffiorano nel vino dei Celti, un nettare lomellino dall’azienda di Robbio (Pavia) Molino Miradolo di Fulvio Pescarolo con la tecnica dell’Arbustum gallicum sviluppata dalle popolazioni celtiche più di 2.500 anni fa e ripresa. L’uva è torchiata a legna e vinificato secondo le descrizioni degli storici dell’epoca e successivamente viene travasata all’interno di speciali vasi in ceramica, che vengono collocati all’interno di una scatola di legno d’olmo riempita di paglia. Niente botti in acciaio, legno o cemento neanche per l’Azienda agricola Vilar di Gigi Spagnolli a Villa Lagarina (Trento) che mette a maturare il suo “Sass biank” Nosiola Igt Vallagari-

na in anfore di terracotta come si faceva 7000 anni fa in Georgia, nel Caucaso dove gli uomini sperimentarono le prime fermentazioni e quindi produssero i primi vini. Ha invece bisogno della musica per essere degustato, il vino di Claudia Adami, la più giovane “prosecchista” veneta, perché dalla vendemmia all’imbottigliamento tutte le fasi della produzione sono state accompagnare dalle note di un’orchestra. Un abbinamento, quello tra il vino e la musica proposto dal “Nona Sinfonia” che fa sì che ogni sorso diventi musica per il palato per una degustazione non banale, ma curata e consapevole. E’ per chi ha problemi di linea c’è anche la linea di spumanti denominati “Essenza zero”, realizzati dall’Azienda agricola Ricchi di Monzambano (Mantova) nel totale rispetto del metodo classico, senza zuccheri aggiunti. www.foglie.tv


Due studi su comparto vitivinicolo nazionale

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ISMEA AL VINITALY

’Ismea (istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), in occasione del Vinitaly, ha presentato due studi riguardanti il comparto vitivinicolo nazionale. Il primo, contenente “i numeri delle produzioni e del mercato dei vini dop e igp”, ha stimato “per la prima volta il valore alla produzione del vino sfuso” ed e’ stato presentato nell’ambito di un seminario dedicato alla struttura produttiva e all’andamento del mercato dei vini insigniti del riconoscimento comunitario. “Il fatturato ex-fabrica e iva esclusa dei vini in cisterna - si legge nell’analisi Ismea - stimato anche grazie alla capillare rete di rilevazione dei prezzi all’origine, risulta nel 2011 di circa un miliardo e mezzo di euro per il segmento dei vini Dop, di 800 milioni di euro per i vini Igp e di 500 milioni di euro per i vini comuni, arrivando a un giro d’affari complessivo all’origine di 2,8 miliardi. Relativamente alla produzione, le elaborazioni dell’istituto indicano un quantitativo potenziale (uva prodotta denunciata per coefficiente di resa in vinificazione) di circa 15 milioni di ettolitri di vino Dop e 14 milioni per gli Igp nel 2011, che insieme rappresentano oltre due terzi dell’intera produzione di vino italiana, che si attesta nell’anno in esame a 43 milioni di ettolitri. Relativamente al mercato, il 2012, sulla scia di un 2011 gia’ all’insegna di incrementi a due cifre dei prezzi alla produzione, e’ stato caratterizzato da ulteriori e rilevanti aumenti durante tutto l’arco dell’anno con un’impennata in concomitanza con l’inizio della vendemmia”. Il secondo studio, presentato nel corso dell’incontro “vino: big spender e mercati emergenti, andamento della domanda e posizionamento dell’Italia rispetto ai competitor”, ha delineato il “posizionamento del vino tricolore e dei suoi competitor nei mercati maturi e nei paesi che esprimono maggiori potenzialita’ di crescita”. “Nonostante la flessione dei volumi consegnati oltre confine - rileva l’Ismea – l’Ita-

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lia mantiene salda la sua leadership come primo fornitore mondiale di vino in termini quantitativi (in valore rimane ancora importante il gap con la Francia), e mette a segno nel 2012 un nuovo record di fatturato (4,7 miliardi di euro in aumento del 6,5% sul gia’ ottimo 2011)”. Lo studio sottolinea le ottime “performance” dei “big spender di sempre” Usa, Regno Unito e Germania, che “concentrano quasi il 40% della domanda internazionale di vino”, e dei “nuovi big” Cina e Russia, “con un quantitativo di poco al di sotto dei 5 e 4 milioni di ettolitri”. “Secondo Ismea, le maggiori potenzialita’, specie per le aziende italiane, si riscontrano

nei nuovi mercati dell’Europa dell’Est, comunitari e non, che negli ultimi cinque anni hanno incrementato notevolmente la propria domanda, con percentuali di crescita che vanno dal piu’ 38% della Repubblica Ceca (il mercato al momento piu’ importante dell’area, 14mo nel ranking mondiale degli importatori di vino nel 2012) al +25% dell’Ungheria”.

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Vinitaly

Scadenza delle iscrizioni il 24 aprile; premiazione il 18 maggio nel Castello di Otranto

La Regione Puglia per la valorizzazione del vino Rosato

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La seconda edizione del Concorso Enologico Nazionale dei Vini Rosati

olpisce per il colore, stupisce per la leggerezza. È il vino rosato, eccellenza vinicola protagonista del Concorso enologico nazionale di vini rosati, presentato al Vinitaly e promosso dall’Assessorato alle risorse agro-alimentari della Regione Puglia, in partenariato con Assoenologi, Accademia Italiana della Vite e del Vino e Unioncamere Puglia e autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole. Il concorso è giunto alla sua seconda edizione ma conta già numeri da primato grazie alle 280 cantine e 370 etichette partecipanti alla prima edizione e provenienti da tutte le regioni d’Italia che hanno consacrato l’iniziativa come un unicum a livello nazionale e punto di riferimento per la filiera del Rosato. All’evento di presentazione hanno preso parte Fabrizio Nardoni, assessore alle risorse agro-alimentari della Regione Puglia, il Senatore Dario Stefàno, ex assessore al ramo che fece nascere nel 2012 l’iniziativa e il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli. Testimonial d’eccezione due guru del settore: il direttore delle Guide de L’Espresso, Vini d’Italia e Ristoranti d’Italia, nonché appassionato di “Rosati” Enzo Vizzari, e lady-sommelier Master Class, Adua Villa, volto noto della televisione italiana, anche per la sua importante partecipazione a “La prova del cuoco”. «Siamo alla seconda edizione di un evento – dice l’Assessore regionale Fabrizio Nardoni – che abbiamo la volontà di far crescere consapevoli dell’imprimatur che siamo riusciti a porre sul riconoscimento di una qualità enoica di vino italiano che negli ultimi otto anni ha avuto trend di crescita sempre costanti. Una scelta che compiamo abbracciando l’intera prestigiosa gamma dei rosati d’Italia, ma con l’intenzione di affermare e far crescere una tendenza che inevitabilmente premierebbe una regione, la nostra, con le sue oltre due milioni di bottiglie l’anno e il 40% di produzione di tale segmento in tutta Italia . Un dato

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Guarda il video La conferenza di presentazione del Concorso Enologico dei Vini Rosati

che ha un valore ragguardevole anche in tema di export tricolore ed export pugliese. Ed è proprio sulla tendenza verso il mercato estero che quest’anno il Concorso dovrà fare un ulteriore salto di qualità». «Stiamo infatti predisponendo – continua l’assessore regionale pugliese – un programma di promozione per i “rosati” che conquisteranno il miglior palmares in tutte le esposizioni e fiere internazionali (specie quelle del Nord Europa in cui la richiesta di rosati si fa sempre più insistente - ndr) a cui la Regione Puglia non farà mancare la sua partecipazione. Perché un vino premiato – sottolinea l’assessore Nardoni - è giusto che consegua, oltre agli onori, anche indici di vendite e fatturato su alcuni mercati in cui sarà nostro impegno contribuire a farlo conoscere e valorizzare». Sono ammessi al concorso vini tranquilli, frizzanti, spumanti e divisi in diverse categorie: vini tranquilli Rosati, sia a denominazione di origine (DOP) che a indicazione geografica (IGP); vini frizzanti Rosati, sia a denominazione di origine (DOP) che a indicazione geografica (IGP), vini spumanti rosati a denominazione di origine (DOP); nella sesta e ultima categoria sia i vini spumanti Rosati a indicazione geografica tipica (IGT) che i Vini Spumanti di qualità Rosati (VSQ). Le cantine italiane potranno aderire al

concorso entro il 24 aprile per aggiudicarsi una delle 18 medaglie, 3 per le 6 categorie (oro, argento e bronzo). La selezione dei vini è prevista il 4 e il 5 maggio all’Hotel Mercure Villa Romanazzi di Bari; durante la due giorni i migliori vini rosati d’Italia passeranno al vaglio del palato, dell’occhio e dell’olfatto di una commissione composta dai maggiori esperti, enologi, giornalisti enogastronomici e addetti ai lavori. La premiazione si terrà, come nella scorsa edizione, nella splendida cornice del Castello Aragonese di Otranto il 18 maggio prossimo.

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Con la medaglia di Cangrande

Stefàno (sel) Benemerito della vitivinicoltura italiana

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er la 47a edizione del Vinitaly, il titolo di “Benemerito della Vitivinicoltura Italiana”, che ogni anno viene tradizionalmente consegnato con la medaglia di Cangrande, è stato attribuito al Senatore di Sel Dario Stefàno, già Assessore all’Agricoltura della Puglia. “Ricevo simbolicamente io questo titolo, che mi inorgoglisce, ma che condivido con tutti i produttori pugliesi, uno ad uno, perchè - ha spiegato Stefàno - lo considero un riconoscimento al lavoro che abbiamo fatto con tutto il sistema in questi anni e che ci ha consentito di fare il grande salto di qualità”. La consegna del Premio al Senatore Dario Stefàno

Il valore dei vigneti “doc” è aumentato di 35 volte

Raccolta di un grappolo alimenta ben 18 settori lavorativi

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’impatto positivo del vino si estende oltre i confini della vigna poiché la raccolta di un grappolo alimenta, secondo l’analisi della Coldiretti, opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/ formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/ salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie. A confermare l’effetto positivo è l’andamento delle quotazioni dei vigneti il cui valore in media è piu’ che rad-

doppiato (+109 per cento) secondo l’analisi della Coldiretti a vent’anni dell’avvio della Banca dei valori fondiari dell’Inea. Il vigneto Italia si dimostra un patrimonio solido anche in questi momenti di crisi come dimostra il crescente interesse di imprenditori extra-agricoli dal settore e i valori stellari che hanno raggiunto alcuni terreni: dagli 800mila euro all’ettaro del Barolo cru ai 600mila dei vigneti Doc della zona del lago di Caldaro in Trentino, dai 450mila euro dei terreni del Valdobbiadene Doc in Veneto fino ai 380mila euro per la Docg nelle colline di Montalcino in Toscana.

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Vinitaly

Ci sono anche le polveri magiche per Primitivo, Verdicchio, Frascati, Barolo e Sangiovese

Vino: da chianti bianco a kressecco un furto da 200 mln

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alle scatole magiche per produrre in pochi giorni stravaganti imitazioni dei vini Made in Italy piu’ rinomati come il Chianti bianco ai tarocchi ancora diffusi sui mercati nazionale ed estero come il Kressecco tedesco o il Barbera rumeno fino addirittura ai concentrati di Sambuca, Amaretto e Anisetta, il settore dei vini e dei liquori italiani taroccati sottrae almeno 200 milioni di euro all’anno alla produzione nazionale. E’ quanto stima la Coldiretti che, per denunciare le aberrazioni che rischiano di minare il successo del vino italiano nel mondo, ha allestito al Vinitaly “L’angolo della vergogna” nel proprio stand al Centro Servizi Arena - nel corridoio tra i padiglioni 6 e 7. La stagnazione dei consumi interni, insieme alla crescita dei mercati esteri, rende piu’ urgente l’intervento delle Istituzioni per tutelare le esportazioni di vino Made in Italy di fronte ai numerosi tentativi di banalizzazione delle produzioni nazionali. Oltre al danno economico, a preoccupare è soprattutto il danno di immagine che provocano tra i consumatori emergenti dove non si è ancora affermata la cultura del vino. Se l’Italia resta saldamente il maggior esportatore di vino nel mondo, dove quasi una bottiglia scambiata su cinque è Made in Italy, crescono parallelamente i casi di contraffazione a conferma del fatto che il vino italiano è il più amato, ma anche il più imitato all’estero dove sono molte diffuse “copie” che mettono a rischio l’immagine del prodotto e le opportunità di penetrazione dei mercati. La Coldiretti ha esposto al Vinitaly alcuni esempi del vino “tarocco” che invade il mondo. Si va dal Chianti californiano al Tuscan Moon, con la scritta Sangiovese prodotto in California, al Marsala wine prodotto negli Usa, ma ci sono anche il Barbera bianco prodotto in Romania, il Kressecco e il Meer-Secco realizzati in Germania, sino ad arrivare all’Amaretto Beneventi anch’esso commercializzato nel Paese della cancelliera

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Il Presidente Coldiretti Sergio Marini

Merkel. Il fenomeno del falso vino “Made in Italy” trova un forte impulso anche dalle opportunità di vendita attraverso la rete. Ad esempio, può essere facilmente

acquistato su internet dalla Scatter Creek Winery un falso Chianti che si chiama Key Auntie, prodotto negli Stati Uniti, che fa leva sulla pronuncia inglese del nome per ingannare i

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consumatori. Non solo nell’Unione Europea del rigore nei conti si permette che pseudo vino sia ottenuto da polveri miracolose contenute in winekit – anch’essi esposti dalla Coldiretti - che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu’ prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano. Se in Canada e negli Stati Uniti si sta registrando un vero boom con la moltiplicazione delle ditte produttrici (tra esse California Connoisseur e Vineco) è sconvolgente che anche in Europa sono stati addirittura aperti degli stabilimenti di lavorazione. In

un Paese che fa parte dell’Unione Europea come la Svezia è stato scoperta una fabbrica che a Lindome, vicino a Goteborg, produce e distribuisce in tutto il continente, e del tutto indisturbata, oltre 140mila wine kit all’anno dai quali si ottengono circa 4,2 milioni di bottiglie. I wine kit della società Vinland vengono venduti con i marchi Cantina e Doc’s che fanno esplicito riferimento alla produzione italiana, ma anche ad un marchio di qualità tutelato dall’Unione Europea, e promettono in soli 5 giorni di ottenere in casa imitazioni dei vini italiani piu’ noti per i quali vengono addirittura fornite le etichette da apporre sulle bottiglie. E

come se non bastassero i vini taroccati e i pessimi vini fatti con la chimica più che con il sole ci sono anche i falsi liquori. Dalla Svezia vengono infatti delle mini bottigliette da 20-25 Ml che presentano etichette che si richiamano ad alcuni nostri prestigiosi liquori e che, aggiunte ad alcune basi alcoliche come ad esempio la vodka, consentono di realizzare un “Amaretto”, una “Sambuca” o una “Ansiette” promossa con tanto di immagine di frate cappuccino.

Il Senatore Dario Stefàno dal Vinitaly

Puglia “location naturale” per vetrina fieristica dell’olio

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oncordo con Cia e Confagricoltura, Vinitaly è la vetrina mondiale del vino e non può dare all’olio italiano l’attenzione che merita”, ha detto il Sen. Dario Stefàno (Sel) a proposito della presa di posizione delle due Confederazioni secondo le quali il Salone dell’Olio di Oliva di Verona viene messo in secondo piano

dal Vinitaly, per cui è “urgente pensare o una diversa data o un’altra città”. Secondo Stefàno, “la Puglia è la location naturale per ospitare una vetrina mondiale dell’olio di qualità”.

Inaugura il Ministro Clini megascultura realizzata con i tappi Diam

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l Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha inaugurato al Vinitaly una megascultura realizzata con 400.000 tappi diam da Francesco Motolose per il progetto v.i.v.a. sustainable wine (valutazione dell’impatto della vitivinicoltura sull’ambiente). Il progetto, promosso dal Ministero, è stato condiviso con alcune delle più grandi aziende vitivinicole italiane, Università ed Enti di Ricerca come il centro di ricerca opera per l’agricoltura sostenibile dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

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groalimentare

“Nel mondo dell’olio: l’ulivo attraverso i secoli”

Un convegno a Monopoli per ribadire la funzione primaria dell’olivicoltura

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ccrescere il sapere critico sull’olivicoltura”. È lo spirito del convegno “Nel nome dell’olio: l’ulivo attraverso i secoli” – il primo di una serie – promosso recentemente dal Comune di Monopoli, in particolare dal consigliere comunale con delega all’Agricoltura e Sviluppo Rurale, Paolo Leoci, grazie alla collaborazione del CTG (Centro Turistico Giovanile). “Con questo evento – ha esordito Leoci – cerchiamo di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sull’argomento e poniamo le basi affinché le politiche programmatiche, le istituzioni a vario titolo, riconoscano la monumentalità del paesaggio olivicolo quale risultato dell’impegno umano. L’imprenditore infatti, di generazione in generazione , ha tramandato il sapere e il saper fare, custodendo un patrimonio anche culturale, storico e paesaggistico. Se all’olio viene attribuito il giusto valore economico – osserva – gli olivicoltori continueranno a preservare queste piante , come d’altronde hanno sempre fatto”. La via suggerita è quella di incentivare politiche di promozione e sviluppo tali da contrastare sia l’erosione genetica che il reddito dei produttori. Uno sviluppo che contempli la valorizzazione estetica ma anche quella produttiva. “La Puglia ha delle potenzialità che deve sfruttare al meglio - ha precisato nel suo intervento il coordinatore regionale dell’Associazione Città dell’Olio, Benedetto Miscioscia - . Sono onorato di rappresentare la regione che detiene il primato produttivo olivicolo nazionale. La sola città di Andria – ha ricordato – raggiunge la quantità di un’intera regione come la Toscana. Ma pur rappresentando un unicum nel panorama olivicolo nazionale, la Puglia deve fare ancora molto, non può produrre il 40% e confezionare solo il 10%. Ha delle produzioni di pregio, diverse varietà colturali, con impianti più intensivi nel nord barese e più a valenza paesaggistica nel

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di Paola Dileo

La grande partecipazione al Convegno

sud barese. Certamente in un mercato globalizzato far emergere le peculiarità delle varietà autoctone , valorizzare la biodiversità, può rappresentare una sfida importante per la nostra regione”. È quanto l’Associazione Città dell’Olio persegue già da qualche anno, spiega, “con l’azione sinergica delle varie istituzioni locali, abbiamo cominciato a proporre il sistema olio, in cui le diverse città olivicole pugliesi presentano un progetto organico, superando le inutili competizioni e sperimentando la formula olio-paesaggio, perche ogni olio s’identifica in una zona ben definita”. A seguire il prof. Alessandro Basso, dottore di ricerca Interfacoltà Agraria e Giurisprudenza ”Uomo e ambiente” dell’Università degli Studi di Foggia, si è soffermato sui concetti “olivicoltura monumentale e tutela del paesaggio”: “Parlare di olivicoltura in Puglia significa parlare di agricoltura, ambiente, civiltà e quindi uomo – ha premesso -. La Puglia è oggi la prima regione olivicola italiana per produzione di olive e di olio, con un aumento del 3% seguita solo dalla Calabria(il cui aumento è stato del 2%, prima regione nel 2009), un dato molto significativo se si considera che in

Italia c’è stata una riduzione complessiva del 6%. Il paesaggio olivicolo, ha evidenziato, è seminaturale, in quanto nasce e si sviluppa grazie all’intervento umano – a differenze di foreste e zone umide -, costituisce quindi un vero agroecosistema, ossia un sistema ecologico derivante dall’attività di coltivazione del terreno agrario. Ma come le macchie e le foreste, gli oliveti contrastano le emissioni di anidride carbonica, gli effetti dell’erosione eolica, idrica, la perdita di suolo e di sostanza organica. Per questo svolgono un’importante funzione di protezione ecologica e agro ambientale; un habitat rifugio di diverse specie animali e vegetali, un serbatoio di biodiversità. “La longevità di questi poderosi esemplari – ha rimarcato il prof. Basso - è riconducibile al portamento basitono dell’ulivo, l’accrescimento avviene a mezzo corde, che si sviluppano all’esterno dell’ asse principale, e i vasi linfatici corrono in tali corde. Ne deriva un invecchiamento del legno centrale , che resta così avvolto dal legno giovane. Quello vecchio affetto da carie o lupa, viene eliminato con interventi specifici come la slupatura. La monumentalità di queste piante – prosegue – deriva dalla www.foglie.tv


funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica, ma anche perché elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale. Inoltre, la presenza di uno o più ulivi secolari può rappresentare un valore aggiunto per il terreno in caso di compravendita, in quanto ritenuti beni rari. Mentre l’olio d’oliva extravergine ottenuto dalla molitura di drupe da piante monumentali, sembra avere elevate qualità organolettiche , a condizione che le olive non siano surmature.” Dal punto di vista normativo invece, si è ricordato che la L. R. 14 del 2007 con la pubblicazione definitiva dell’elenco degli alberi monumentali, ha di fatto sottoposto a vincolo paesaggistico questi uliveti, in quanto assimilati a beni diffusi del paesaggio e , come tali, devono essere individuati negli strumenti urbanistici comunali. Il dott. Enrico Lupi, presidente nazionale dell’Ass. Città dell’Olio e di RE.C.O.MED (Rete Città dell’Olio del Mediterraneo) ha insistito sulla necessità di attribuire agli ulivi secolari di Puglia un valore aggiunto di tipo economico “non possiamo eleggerli a totem

nel deserto, ritengo invece che un riconoscimento UNESCO possa tradursi in un aumento del valore economico del territorio – l’iter per la candidatura è stata avviato - , il valore paesaggistico coniugato al turismo enogastronomico , sempre più in ascesa, può essere la via da percorrere . Non solo – aggiunge – se il mercato nazionale registra una contrazione dei consumi, occorre uscire e penetrare i mercati esteri, dove c’è una maggiore propensione al consumo”. L’intervento di Lupi si è concluso con un riconoscimento a Monopoli Città dell’Olio: lo stemma dell’associazione e 5 segnali stradali- attrattori turistici – a suggello dello storico rapporto che lega i monopolitani a questa attività produttiva, un rapporto di cui le piante monumentali sono la più fedele rappresentazione , anche attestata dalla prima proiezione – per l’occasione – del mediometraggio “Un filo d’olio” del regista Lucio Giordano. Un’opera cinematografica ambientata, dagli anni ’50 ai nostri giorni, nelle campagne di Monopoli, Conversano e del nord brindisino.

Monopoli città dell’olio

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speciale vinitaly 2013

Assoenologi: incontro con il neo Assessore Regionale Fabrizio Nardoni

La Puglia del vino Anche quest’anno presente al salone internazionale

Puglia: dove la terra diventa vino

In occasione della 47° edizione del Vinitaly, Assoenologi di Puglia, Basilicata e Calabria ha incontrato l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia Fabrizio Nardoni e il senatore della Repubblica Dario Stefano. Durante l’incontro il neo assessore alle Risorse Agroalimentari ha illustrato le linee programmatiche per il prossimo futuro.

La Puglia del vino torna dal 7 al 10 aprile a Verona e lo fa con l’orgoglio di un prestigioso riconoscimento appena conquistato. La rivista internazionale Wine Enthusiast ha infatti da poco eletto la Puglia “Top wine destination 2013” eleggendola fra le dieci migliori mete dell’enoturismo a livello mondiale.

Nella seconda giornata del Vinitaly 2013 nel Padiglione 10 della Regione Puglia abbiamo incontrato e sentito autorevoli personaggi della scena italiana: Nichi Vendola, Antonella Clerici, Ferruccio Dardanello presidente di Unioncamere, Bruno Vespa e Red Canzian componente dei Pooh.

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gricoltura

A rischio soprattutto grano e orticole

Nuovi criteri europei di valutazione dei fitofarmaci

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ntro il 2013 la Commissione Europea presenterà specifici criteri scientifici per stabilire, prima di autorizzarne l’immissione in commercio, se un fitofarmaco determina effetti negativi sulla salute umana in attuazione di quanto stabilito dal reg. CE 1107/2009. I criteri generali sono attualmente in fase di elaborazione presso la Direzione Generale Ambiente e dovrebbero essere pubblicati a maggio 2013. L’ultima versione dei criteri per la valutazione dell’impatto di una sostanza attiva, stabiliti dalla DG Ambiente rischia di ridurre drasticamente la disponibilità di fitofarmaci in Europa determinando, così, un impatto sul settore agricolo, molto più ampio di quanto ci si aspettava al momento in cui è entrato in vigore il reg. CE 1107/2009. L’aumento delle malattie fungine avrà un impatto negativo sulla bilancia commerciale in

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quanto l’Europa rischia di veder diminuite le proprie esportazioni di grano e di registrare un netto aumento delle importazioni. Oltre a danneggiare le imprese agricole, ciò comporterà un aumento dei prezzi del pane e della pasta ed anche riduzione negli standard di qualità creando ripercussioni notevoli nell’agroalimentare italiano. L’aumento delle importazioni di grano comporterà anche un aumento dei prezzi della carne di maiale e del pollame nei supermercati. Anche sul piano ambientale, le conseguenze non potranno che essere negative. Con la riduzione del controllo delle malattie delle colture, la quantità di grano prodotto, a parità di acqua e azoto applicati, si ridurrebbe notevolmente. Di conseguenza, aumenterebbero gli effetti negativi delle emissioni di gas per tonnellata di grano in atmosfera. A livello europeo si stima che circa l’80 per cento dei fungicidi

non potrebbe più essere impiegato. L’impatto su colture importanti come cereali, patate ,colza e vite sarebbe tra il 10 e il 20 % e anche di più nel periodo estivo, con perdite fino al 50 % nelle annate nelle quali le patologie fungine delle piante sono più aggressive.

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REBEL® TOP (cyflufenamid 5.1%):

l’antioidico di ultima generazione, novita’ di Sipcam Italia per la difesa della vite. L’oidio della vite (mal bianco), nelle aree di coltivazione meridionali, può essere definito il patogeno chiave della coltura. Su vite, le infezioni di oidio possono interessare tutti gli organi della pianta, causando gravi danni alle produzioni in termini quantitativi e qualitativi. Con riferimento alla vite da tavola, la presenza, anche in forma lieve, di sintomi della malattia sul grappolo, deprezza fortemente la produzione. La corretta difesa della vite dall’oidio deve basarsi su interventi preventivi, sull’impiego, durante la stagione, di fungicidi antioidici caratterizzati da differente meccanismo d’azione, sul corretto posizionamento degli stessi in funzione dello stadio fenologico della coltura. Sipcam Italia, a partire dal 22 giugno 2012, ha arricchito e completato la propria gamma dei fungicidi antioidici con Rebel® Top, nuovo formulato antioidico a base di una innovativa sostanza attiva, il Cyflufenamid (s.a. originale Nippon Soda Co., Ltd), appartenente alla nuova famiglia chimica delle amidossime e dotato di elevata attività nel controllo dell’oidio di numerose colture. Rebel® Top, registrato su vite e melo, contiene 51.3 g/l di Cyflufenamid (5.1%). Cyflufenamid ha un meccanismo d’azione innovativo e differente da quello degli antioidici oggi disponibili

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(triazoli, strobilurine, SDHI, chinoline, benzofenoni); agisce su diversi stadi di sviluppo del fungo patogeno: austori, micelio e spore; è caratterizzato da favorevole profilo tossicologico, ecotossicologico ed ambientale; ha spiccata capacità di fissarsi alle cere cuticolari, importante attività translaminare ed è in grado di ridistribuirsi in fase di vapore. Rebel® Top è compatibile con i più innovativi programmi di difesa, rispetta i predatori naturali presenti nei vigneti, è innocuo sui fitoseidi; impiegato su vite da vino, non ha influenza sulla vinificazione, né sulle caratteristiche organolettiche dei vini. La moderna formulazione di Rebel® Top (emulsione acquosa) lo rende uno strumento di facile impiego, selettivo sulle colture e senza particolari attenzioni in fase di miscela con altri prodotti fitosanitari. Nell’ambito di strategie di difesa antioidiche, Rebel® Top può essere impiegato in maniera preventiva a partire dalla fioritura, in successione ad antioidici con spiccata attività sistemica, fino alla fase di pre-chiusura grappolo, sfruttandone così l’elevata capacità di proteggere i grappolini in sviluppo e le diverse parti erbacee. Studi specifici ne hanno evidenziato ottime capacità di controllo dell’oidio anche in presenza iniziale della malattia (attività curativa). Grazie a que-

ste caratteristiche, Rebel® Top è il partner ideale per i formulati a base di Quinoxifen (Macho®) in grado di controllare l’oidio preventivamente. Su vite, Rebel® Top si impiega ad intervalli di 10-14 giorni, alla dose di 500ml/ha, rispettando l’intervallo di sicurezza di 21 giorni. In etichetta è previsto un numero massimo di interventi pari a due.

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Distretto la Nuova Energia: spostare gli incentivi dalle fonti fossili alle rinnovabili

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postare gli incentivi dalle fonti fossili alle rinnovabili. Questa è una proposta che intende portare avanti il Distretto Produttivo pugliese delle Energie Rinnovabili e dell’Efficienza Energetica al mondo della Politica Regionale e Nazionale a seguito del documento programmatico definito “Agenda Verde” di cui si è fatto promotore nelle settimane scorse. Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le voci relativamente al costo degli incentivi al fotovoltaico ed alle fonti rinnovabili, incentivi che vengono additati dai detrattori come principale causa degli aumenti del costo dell’energia in bolletta. Tuttavia, al di là delle voci e delle accuse spesso infondate al settore, la situazione appare ben diversa e il Distretto pugliese, nella persona del Presidente – Giuseppe Bratta – cerca di rivendicarla con chiarezza e lucidità. “Appare necessario - sostiene Bratta - dimostrare e riaffermare quanto il fotovoltaico, e le rinnovabili in generale, siano un investimento economico e non solo. Il fotovoltaico è uno strumento che consente di produrre energia con bassi costi di distribuzione e senza alcun effetto collaterale.” L’intero solare installato in Italia in questi anni ha già portato i suoi effetti

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positivi. Si è ridotto il prezzo dell’energia sul mercato elettrico nella fascia più costosa (F1) grazie alla maggiore disponibilità di energia nelle fasce diurne che riduce le ore di funzionamento delle centrali termoelettriche, si è ridotta la quantità di energia elettrica importata dall’estero (gas e petrolio da Russia, Algeria, ecc..) con conseguenti benefici economici nel bilancio energetico nazionale. Nel solo 2012 l’Italia ha risparmiato circa 2 miliardi di euro sulle importazioni di Gas. Le fonti fossili godono ed hanno goduto negli anni di molti e molti più incentivi di quanto siano stati quelli per il fotovoltaico. I sussidi pagati per incentivare il fotovoltaico, sussidi ormai quasi terminati, non sono paragonabili a quelli pagati per le fonti fossili negli ultimi anni. Ecco qualche numero - Fonte Gse (Gestore dei Servizi Energetici): dal 1992 al 2011 le fonti “assimilate”, definite tali, hanno ricevuto ben 38,41 miliardi di euro. Miliardi che sono andati tutti agli operatori del settore fossile. Fonte Aeeg (Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas): il costo annuo totale dell’energia sussidiata col CIP6 è di circa 2,4 miliardi di euro di cui 800 milioni di euro di componente incentivante: la “Componente A3” della bolletta elettrica. L’Autorità afferma che

sono solo 8 grandi Aziende che beneficiano degli incentivi destinati alle “fonti rinnovabili e assimilate“. La proposta concreta e “coraggiosa” del Distretto - dichiara Bratta - è rivolta al futuro Governo e a tutte le forze politiche , affinché si proceda a spostare i contributi erogati alle fonti fossili in favore del rilancio della green economy con un sesto Conto Energia riservato ai soli impianti strutturali fotovoltaici in favore di privati ed Aziende che producono energia per i propri fabbisogni. Tale provvedimento permetterebbe l’indipendenza energetica di famiglie ed Aziende, la non chiusura di migliaia di piccole aziende della green economy e il rilancio dell’occupazione dell’economia “verde” che vede oltre 120.000 addetti a “rischio”.

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Lavoro: + 3,6 %

Nei campi, piu’ assunzioni che licenziamenti

di Donato Fanelli

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on la crisi è boom di assunzioni in agricoltura che è il settore che fa registrare il piu’ elevato aumento nel numero di lavoratori dipendenti con un incremento record del 3,6 per cento, in netta controtendenza con l’aumento dei licenziamenti. E` quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2012 in riferimento all’aumento del 13,9 per cento dei licenziamenti con oltre un milione di persone che hanno perso il lavoro per licenziamento collettivo, per giusta causa, individuale o per giustificato motivo. Il trend positivo dell’agricoltura è particolarmente importante perché - continua la Coldiretti - è il risultato di una crescita del 7,2 per cento al nord, dell’11,2 per cento al centro e dell’1 per cento al Sud. Si stima peraltro che abbia meno di 40 anni un lavoratore dipendente su quattro assunti in agricoltura, dove si registra anche una forte presenza di lavoratori giovani e immigrati che hanno

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abbondantemente superato quota centomila. Secondo l’analisi di Coldiretti a crescere in futuro sarà la domanda di livelli più elevati di professionalità con particolare riguardo a figure specializzate in grado di seguire lo sviluppo di specifiche coltivazioni, la conduzione di macchinari o la gestione di attività che oggi si sono integrate con quella agricola all’interno dell’azienda: dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del

latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici. La domanda di lavoratori si registra infatti per figure professionali tradizionali che vanno dal trattorista al taglialegna fino al potatore, ma anche per quelle innovative all’interno dell’impresa agricola come l’addetto alla vendita diretta di prodotti tipici, alla macellazione, alla vinificazione o alla produzione di yogurt e formaggi.

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Conferenza stampa di Fiere di Parma e Federalimentare

CIBUS 2014, il meglio dell’alimentare italiano

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ederalimentare, con coordinamento tra le aziende alimentari italiane, e Fiere di Parma hanno definito il profilo di CIBUS 2014 e gli eventi di preparazione alla più importante fiera italiana dell’agroalimentare. La principale richiesta delle 2300 aziende che espongono a Cibus è stata quella di proseguire nel percorso già intrapreso di favorire al massimo l’internazionalizzazione della fiera e quindi l’incontro con i buyer esteri. In questa prospettiva, Fiere di Parma e Federalimentare presenteranno i progetti riguardanti: • “Cibus Market Check 2013”, un programma di visite dei manager delle aziende italiane nei punti vendita delle catene distributive di vari Paesi esteri, con incontri paralleli con i loro buyers;

• “Thaifex 2013”, partecipazione di aziende italiane in collettiva “Anuga/Cibus” alla fiera alimentare di Bangkok dal 22 al 26 maggio; • “CIBUS GLOBAL FORUM”, il convegno internazionale su alimentazione, tradizione del made in Italy ed internazionalizzazione dell’agroalimentare italiano che si terrà a Parma il 16 e 17 maggio 2013, promossa dai Giovani Imprenditori di Federalimentare; • Cibus 2014, a Parma dal 5 all’8 maggio. Interverranno come relatori: Filippo Ferrua, Presidente di Federalimentare, Franco Boni, Presidente di Fiere di Parma, Antonio Cellie, CEO di Fiere di Parma, Daniele Rossi, Direttore generale Federalimentare, Annalisa Sassi, Presidente Giovani Imprenditori Federalimentare.

Il Ministero delle Politiche Agricole al Vinitaly-Sol&Agrifood

Mipaaf, la gdo fa rete con l’olio italiano

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ell’ambito delle iniziative organizzate dal Ministero delle Politiche Agricole al VinitalySol&Agrifood, si e’ svolto un incontro dal titolo “le aspettative della Gdo nei confronti dei piccoli e medi produttori oleari”. L’incontro - informa il ministero - e’ stato “un momento di discussione per riflettere su come difendere e promuovere al meglio il nostro olio, all’interno di una prospettiva che tenga conto anche della tutela del consumatore e della difesa del nostro patrimonio agroalimentare. In quest’occasione Auchan Italia - fa sapere il Mipaaf ha presentato la propria esperienza relativa al progetto ‘Sapori delle Regioni’, patrocinato dal Mipaaf e mirato a valorizzare i prodotti gastronomici tipici negli scaffali della catena in Italia e all’Estero, con

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l’obiettivo di non snaturare le peculiarita’ del fornitore, ma anzi di esaltarle”. L’appuntamento e’ stato “l’occasione per raccogliere il contributo anche di alcuni protagonisti del comparto che, nel parlare del rapporto tra Pmi e Grande Distribuzione, hanno messo in luce l’importanza di raggruppare i produttori in modo tale da riunire per singolo prodotto un unico interlocutore che possa interfacciarsi con la Gdo, facilitando cosi’ il rapporto con essa e garantendo la certezza di contratti che assicurano la vendita dei prodotti a prezzi di mercato. Tutto questo rappresenta - conclude il Mipaaf - uno strumento utile per garantire un controllo sulla vendita o sulla trasformazione dei prodotti e un sicuro benefit aggiuntivo per gli imprenditori”. www.foglie.tv


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L’impegno per la tutela dell’olio Made in Italy dalle frodi

Olio d’oliva: Marini bene impegno Catania per tutela prodotto italiano

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di Nicola Trisolini

’impegno per la tutela dell’olio Made in Italy dalle frodi e’ prioritario in un paese che e’ il primo importatore mondiale nonostante la disponibilita’ di una produzione nazionale da primato per qualita’ e quantita’”. Lo afferma il Presidente della Coldiretti Sergio Marini, esprimendo “apprezzamento per la positiva risposta del Ministro per le politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania all’interrogazione sulla tutela dell’olio extravergine di oliva italiano da frodi, sofisticazioni e con concorrenza sleale presentata da Ermete Realacci, insieme ai deputati Ermini, Parrini, Dallai, Gelli, Cenni, Donati e Taricco”. “Gli italiani - prosegue Marini - hanno speso piu’ per l’acquisto di acqua che per quello di olio di oliva

anche per l’invasione di prodotti low cost spacciati come made in italy, ma di qualita’ scadente, come dimostra il boom di sequestri di bottiglie irregolari effettuato dalle forze dell’ordine. Sul mercato si trovano oli di oliva venduti come italiani a prezzi che non riescono a coprire neanche i costi di raccolta delle olive perche’ speso nascondono l’inganno del falso Made in Italy. Troppo di frequente l’Unione Europea sotto le pressioni delle lobby si limita a contestare i dettagli senza rispettare il sacrosanto diritto dei cittadini ad avere informazioni leggibili in etichetta. Non e’ questione di essere europeisti o non europeisti, ma della necessita’ di portare finalmente l’Italia in Europa e collocare tra le priorita’ il nostro agroalimentare come risorsa strategica per il futuro del paese. E

tutto cio’ - conclude Marini - anche a rischio di andare in infrazione comunitaria sull’applicazione delle leggi”.

Al Vinitaly Sol&Agrifood indagine Coldiretti

Si spende più per acqua che per olio

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li italiani hanno speso piu’ per l’acquisto di acqua che per quello di olio di oliva, anche per l’invasione di prodotti low cost spacciati come Made in Italy, ma di qualita’ scadente”. Lo sottolinea la Coldiretti, sulla base di proprie analisi, presentate in occasione dell’incontro “l’extravergine tra origine e qualita’”, organizzato dal Corpo Forestale dello Stato e svoltosi al VinitalySol&Agrifood. “La spesa media delle famiglie italiane per l’olio di oliva e’ crollata ad appena 11,42 euro al mese ed e’ risultata inferiore a quella di 11,79 euro dell’acqua minerale”. “Con la crisi che costringe gli italiani a risparmiare, si e’ verificata una proliferazione sui banchi dei supermercati di oli d’oliva provenienti dall’estero, di dubbia qualita’, come dimostra il boom di sequestri di bottiglie irrego-

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lari effettuato dalle forze dell’ordine. Sul mercato si trovano oli di oliva venduti come italiani a prezzi che non riescono a coprire neanche i costi di raccolta delle olive. Ma risparmiare oltre un certo limite e’ pericoloso, perche’ si rischia di cadere nella trappola delle frodi alimentari e di mettere quindi a rischio la salute”. “L’olio di oliva e’ praticamente presente sulle tavole di tutti gli italiani con un consumo

di Rocco Resta

nazionale stimato in circa 12 chili a testa” e “l’Italia e’ il secondo produttore mondiale di olio di oliva”. La legge salva olio - afferma il Presidente della Coldiretti Sergio Marini - e’ “il risultato di una battaglia fatta dalla Coldiretti insieme ai consumatori, alle forze dell’ordine, al mondo della ricerca e alla magistratura verso la direzione della trasparenza e contro le lobby, a difesa dell’olio italiano di cui dobbiamo andare fieri”. L’unione Europea - prosegue Marini “spesso sotto le pressioni delle lobby si limita a contestare i dettagli senza rispettare il sacrosanto diritto dei cittadini ad avere informazioni leggibili in etichetta”. “Non e’ questione di essere europeisti o non europeisti, ma della necessita’ di portare finalmente l’Italia in Europa e collocare tra le priorita’ il nostro agroalimentare come risorsa strategica per il futuro del paese”.

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Quasi 50mila coltivatori lo producono in Italia

Frodi: ingannati 46% di italiani che acquistano bio

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iamo di fronte ad una truffa che inganna il 46 per cento degli italiani che acquistano almeno qualche volta alimenti biologici dei quali lo fa regolarmente ben il 12 per cento per un totale di 6 milioni di consumatori. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Swg sulle abitudini alimentari degli italiani in riferimento alle positive operazioni della Guardia di Finanza e dall’Ispettorato Centrale della Tutela della qualità e repressioni frodi che hanno sventato una truffa anche a danno dei quasi 50mila agricoltori italiani che coltivano prodotti biologici. L’identikit dell’acquirente regolare di prodotti

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di Antonio Resta

biologici, che è donna, di età compresa tra i 45 ed i 55 anni con una scolarità alta, svela – sottolinea la Coldiretti - una attenzione per l’alimentazione dei figli che rende la maxitruffa ancora piu’ grave. Non è un caso che proprio sotto il pressing delle mamme in Italia si contano quasi 1200 mense bio e vengono serviti quasi 1,2 milioni d pasti bio al giorno nelle mense scolastiche. Di fronte al ripetersi di frodi che riguardano l’importazione di prodotti falsamente biologici è necessario che sia facilmente riconoscibile in etichetta la produzione ottenuta con materia prima e standard nazionali, per consentire ai consumatori di fare scelte di ac-

quisto consapevoli sulla reale origine del prodotto acquistato. In attesa che questo avvenga il consiglio della Coldiretti è quello di acquistare i prodotti biologici direttamente nelle aziende, nelle botteghe e nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica che garantiscono l’origine nazionale degli alimenti in vendita. In Italia vendono direttamente prodotti biologici 2795 aziende agricole, 1541 agriturismi e 234 mercatini.

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Studio Finagri: professionalità in campo

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o Studio Finagri offre un servizio di consulenza altamente specializzata nel mondo della finanza agevolata ed all’assistenza alle aziende agricole, individuando la migliore soluzione per le necessità finanziarie dell’impresa, già costituita o da costituire, occupandosi di tutti gli aspetti necessari all’istituzione delle pratiche necessarie per l’ottenimento dei finanziamenti o dei contributi a fondo perduto, nelle varie forme ed intervenendo in tutte le necessità di servizi delle aziende agricole e delle industrie agroalimentari. Lo Studio Finagri, mette le aziende in primo piano, individuando con un certo anticipo le agevolazioni, i contributi e le relative aperture dei bandi, esaminando i dati raccolti nei precedenti colloqui (anche telefonici) con i clienti, approntando quando necessario: • studi di fattibilità economico-finanziari • assistenza tecnica e consulenza • istruttoria dell’Ente preposto I NOSTRI SERVIZI NELL’AMBITO DELLA CONDIZIONALITA’ Con l’introduzione della condizionalità nel regime di pagamento unico, le aziende agricole hanno avvertito la necessità di adeguarsi alle “nuove condizioni” dettate dalla regolamentazione. Del resto, questi adeguamenti sono stati resi necessari anche dall’incombenza di un abbattimento dei pagamenti diretti per errate procedure nell’ambito del regime di condizionalità. La Finagri srl, attenta ad offrire servizi che rispondessero alle normative cogenti per il settore agricolo, ha aggiornato il proprio staff di esperti per rispondere con professionalità alle nuove esigenze del settore.

Si e formata, così, fin dal 2005, un equipe di professionisti, a valenza multidisciplinare, per poter far fronte alle esigenze della condizionalità offrendo ed operando ad alto livello nei seguenti segmenti di servizi al mondo agricolo: - Gestione delle normative ambientali (habitat, Natura 2000, uccelli selvatici, siti SIC/ZPS, aree naturali protette, parchi) - Valutazione di incidenza ambientale per le aree protette; - Gestione delle normative per la protezione delle acque dagli inquinamenti comprese le procedure per le autorizzazioni a pozzi artesiani ecc.; - Implementazione delle norme per l’utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura; - Gestione delle aree vulnerabili ai nitrati; - Organizzazione e gestione di corsi per il conseguimento del patentino per l’acquisto ed utilizzazione dei prodotti fitosanitari; - Assistenza per la normativa sulla gestione dei rifiuti speciali e pericolosi; - Organizzazione di corsi e gestione delle tematiche relative alla sicurezza alimentare; - Assistenza per tutta la tematica relativa alla salute ed al benessere degli animali per le aziende zootecniche; - Implementazione di sistemi di tracciabilità e rintracciabilità; - Tutta l’assistenza per l’implementazione delle norme relative alle buone condizioni agronomiche ed ambientali. Un’esperienza consolidata, uno staff di professionisti di grande livello, una struttura adeguata logisticamente e la certezza di poter rispondere al meglio alle esigenze della condizionalità.

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